Lacerti

di Afaneia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 - Fruscio ***
Capitolo 2: *** #2 - Montagna ***
Capitolo 3: *** #3 - Cura ***
Capitolo 4: *** #4 - Ora blu ***
Capitolo 5: *** #5 - Violino ***
Capitolo 6: *** #6 - Salsedine ***
Capitolo 7: *** #7 - Consiglio ***
Capitolo 8: *** #8 - Medaglia ***
Capitolo 9: *** #9 - Caccia ***
Capitolo 10: *** #10 - Stella polare ***
Capitolo 11: *** #11 - Hurt/Comfort ***
Capitolo 12: *** #12 - Fake dating ***
Capitolo 13: *** #13 - Aurora polare ***
Capitolo 14: *** #14 - Kink ***



Capitolo 1
*** #1 - Fruscio ***


    Terzo giro, terza corsa!
    Sono giunta al terzo anno di partecipazione al Writober, sempre usando i prompt preparati da Fanwriter.it. Quest’anno hanno preparato addirittura cinque diverse liste da cui attingere, perciò non vedo l’ora di mettermi alla prova. Come sempre non so quanto resisterò, ma pazienza.
    Quest’anno penso di concentrarmi su The Legend of Zelda BOTW e Hyrule Warriors: The Age of Calamity (no: non ho ancora finito di giocare a The Tears of the Kingdom. Perciò vi prego niente spoiler!). La mia unica speranza è di riuscire a mantenere, quest’anno, il proposito che mi prefissi durante il primo anno di partecipazione ma che lo scorso anno ho miseramente fallito: inserire almeno una citazione di Aldo, Giovanni e Giacomo in una storia. Fatto quello, il Writober per me sarà stato veramente significativo.
    Vi lascio augurandovi buona lettura e buon Writober, soprattutto a tutti coloro che si cimenteranno nella scrittura!
 

 

 

#1 ~ Fruscio
(lista pumpNight)
 
    Si sveglia poco prima dell’alba, tutto immerso in una luce livida e in un’aria fredda che non conosceva. Si stira pigramente, allungando le gambe sotto la coperta.
    Non sa se si abituerà mai a queste strane amache. Ci si dorme bene, certo, ma ha la sensazione che sia come dormire in un letto troppo morbido – comodo all’inizio e poi all’improvviso ti fa male la schiena.
    Cerca di identificare quale rumore l’abbia svegliato, ma senza fretta. Si sente al sicuro, qui – non è sul campo di battaglia. Non ci sono pericoli, ora. Solo lo splendore livido dell’alba, la frizzantezza dell’aria.
    Quando si accorge che a svegliarlo è stato il fruscio leggero dell’amaca che oscilla nel vento gli viene quasi da ridere. Si ridistende sentendosi il cuore stranamente pieno di pace, percependo senza bisogno di toccarla, accanto a sé, la grande massa calda e confortante del corpo di Revali, e chiude gli occhi per rimettersi a dormire.
    Il Borgo dei Rito è un po’ freddo, è pieno di spifferi e di fruscii, ma Link non ricorda d’aver mai dormito meglio in tutta la sua vita.

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Capitolo 2
*** #2 - Montagna ***


#2 ~ Montagna
(lista pumpInk)
 
    Revali compare dal niente, getta legna sul fuoco e lo scruta in silenzio con disapprovazione. Link si stringe le braccia attorno al corpo e ignora la sua disapprovazione e il suo silenzio. Poiché non tollera d’essere ignorato, Revali mantiene la disapprovazione, ma abbandona il silenzio.
    «Non saresti dovuto venire.»
    «Molto utile.» Parlare è doloroso perché trema così forte dal freddo che anche le sue parole fuoriescono a balzelli nell’aria gelata. Il buonsenso gli dice che il sarcasmo non lo scalderà ma, poiché non lo farà neppure il silenzio, tanto vale non lasciarsi sfuggire l’occasione di rimbeccarlo. «Ora sì che abbiamo risolto qualcosa, non ti pare?»
    «Non posso risolvere il problema della neve» ribatte Revali gettandogli un’altra coperta. Link se la drappeggia addosso insieme a tutte le altre, ma già sa che non servirà a molto – quassù, sulle vette più alte di Hebra, fa troppo freddo. Revali ha ragione, anche se Link è troppo orgoglioso per ammetterlo ad alta voce – non sarebbe mai dovuto venire fin lì. Ma di lasciarlo andare da solo non se ne parlava neppure; e quando si è prospettata l’idea di questa missione, senza starci a pensar troppo ha alzato la mano e ha detto: ci vado io. E ora è troppo tardi per tornare indietro.
    Revali lo scruta in silenzio per un po’. Sta riflettendo.
    «Ci sarebbe…»
    «No» risponde Link girando di netto il capo per non guardarlo neppure. Quell’idea è intollerabile.
    Revali prende tempo per un po’, forse per dare all’idea intollerabile il tempo di attecchire. «Lo sai anche tu che è l’unico modo. Puoi per favore smetterla di fare il bambino?»
    Ci sarebbero tante cose da rispondere. Che non si sta affatto comportando da bambino, prima di tutto; e poi…
    Prima che faccia in tempo a pensar bene a quale delle tante cose rispondere, Revali protende un’ala verso di lui e lo stringe a sé, il freddo scompare improvvisamente da tutto il mondo e Link sente il sangue salirgli alle guance improvvisamente assai più caldo di prima.
    Revali non lo sta neppure guardando. Fissa ostinatamente il fuoco, impacciato, e dopo un po’ mormora: «Di questo non occorre che gli altri sappiano niente. Siamo intesi?»
    «Intesi» mormora Link, che quantomeno non trema più come prima. 
    Non trovano niente di più sensato da dire.

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Capitolo 3
*** #3 - Cura ***


#3 ~ Cura
(lista pumpNight)
 
    Zelda guarda verso di lui con occhi che voglion dirgli qualcosa ma la bocca ermeticamente chiusa.
    Che la gente non abbia il coraggio di dirgli qualcosa non è una novità, e di certo Revali non può dire di non esserci abituato; ma che la principessa esiti a parlare francamente con lui, decisamente, lo è. Revali conta fino a dieci, dopodiché, quando si volta e gli occhi della principessa sono ancora lì, ripone l’arco che stava provando e prende la parola.
    «Beh?»
    Non è questo il modo di rivolgersi a una principessa, e questo lo sanno entrambi. Ma poiché entrambi sanno anche che di complimenti e ossequi tra loro non c’è bisogno e che a certe convenzioni lui è troppo superiore per piegarsi, la cosa viene assimilata e accettata alquanto rapidamente e la conversazione può proseguire.
    «Ti prenderai cura di Link mentre sarà con te?»
    Per averlo fissato in silenzio tanto a lungo senza avere il coraggio di parlare, Zelda è stata piuttosto diretta. Revali distoglie lo sguardo da lei e torna a imbracciare il suo arco per verificarne le condizioni, metodicamente, come tutto quello che fa. Visto che è stata così diretta, le farà il piacere di fare lo stesso.
    «Certo che sì» risponde senza neppure guardarla, perché si sono detti tutto quello che avevano da dirsi.

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Capitolo 4
*** #4 - Ora blu ***


#4 ~ Ora blu
(lista pumpSky)
 
    È seduto sul bordo delle vaste ali di pietra, le sue gambe pendono e oscillano nell’aria gelata come rami in una brezza. Prova una strana pace: è al di sopra della terra, al di sopra della guerra. Tutto è sereno, quassù.
    «Mi sceglierei un posto un po’ più pericoloso per mettermi seduto, se fossi in te» dice Revali alle sue spalle. «Ho delle corde, tra qualche parte. Posso appenderti a testa in giù per una gamba, se ti fa piacere.»
    Link sorride tra sé. «È solo che non avevo mai visto il cielo di questo colore.»
    Revali si ferma a scrutare un po’ il cielo al suo fianco, in silenzio, pensierosamente. Link non si aspetta che parli ancora: non ha posto domande che attendano risposta. Non ci sono aspettative nell’aria. C’è solo la grande aria blu che li circonda, opaca e intensa come una tela dipinta.
    «La mia gente la chiama l’ora blu» dice Revali d’improvviso.
    Link non si era aspettato che parlasse di nuovo.
    «Che cosa?» chiede alzando lo sguardo. Revali sta osservando il cielo come se lui non fosse neppure lì; eppure è per lui che sta parlando.
    «Questo particolare colore del cielo, in questo momento della giornata» spiega. «Ora blu. È così che lo chiama la mia gente.»
    «Oh» mormora Link. Non sa bene cosa pensare. Questa banale informazione lo colpisce molto più di quanto aveva pensato in un primo momento, e impiega qualche istante a capire perché: Revali non gli mostra mai nulla della sua vita al di fuori della Calamità e dei Colossi Sacri. Non parla mai della sua vita al Villaggio dei Rito, né della sua gente. Per qualche strano motivo, quel dettaglio è stranamente intimo. «Non sapevo che avesse un nome.»
    «Ti sorprenderebbe sapere quanti nomi abbiamo per le condizioni del cielo» risponde Revali.
    Se Link non lo conoscesse bene, direbbe che nella sua voce c’è una vibrazione molto simile alla nostalgia.
    «Grazie di avermelo detto» dice, e lo pensa davvero.
    «Di niente» mormora Revali. Fa per voltarsi e tornare dentro, ma d’un tratto, per qualche ragione, si ferma. «Grazie a te. Era da tanto che non mi fermavo a guardare il cielo.»

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Capitolo 5
*** #5 - Violino ***


#5 ~ Violino
(lista pumpSky)
 
    «Tu suoni il violino?» esclama Link quasi senza parole.
    «Oh, no» ribatte Revali sarcasticamente mentre ripone con cura il violino all’interno della sua custodia. «Gioco a canasta. Cosa ti pare che sia questo?»
    Lo stupore per questa scoperta è tale che Link gli lascia passare anche il suo sarcasmo, per stavolta. Ha cose più importanti a cui pensare. «Lo sai suonare davvero?»
    Revali sta per rispondergli sarcasticamente ancora una volta, probabilmente qualcosa del tipo no, me lo porto dietro per il gusto di appesantirmi. Deve costargli un enorme sforzo di autocontrollo imporsi di rispondere in tono quasi neutro: «Sì. Quasi tutti i Rito suonano o cantano. Non lo sapevi?»
    Sì che lo sapeva, Link non è ignorante e non è cieco né sordo: al Borgo dei Rito li ha sentiti i Rito intonare i loro canti sacri, antichi, che raccontano storie. Ha ascoltato per ore, incantato, domandandosi quei canti da dove provenissero, se fossero una creazione del presente e del genio o piuttosto della storia stessa, che ha parlato al presente attraverso i suoi lunghi anni, interminabili.
    «Mi suoni qualcosa?» chiede senza preavviso.
    Revali lo soppesa per un po’ come a voler giudicare, solamente guardandolo, se lo stia prendendo in giro o meno.
    «Che cosa vorresti sentire?»

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Capitolo 6
*** #6 - Salsedine ***


Ok, di questa sono oscenamente soddisfatta.

#6 ~ Salsedine
(lista pumpSea)
 
    La gente di Vappesca li ha accolti con la semplicità che caratterizza la loro vita e il loro villaggio. Hanno cotto per loro pesci e molluschi sulla brace, glieli hanno serviti con frutta e pane abbrustolito e brocche di vino leggero e frizzante che scende come acqua. Hanno parlato con loro a lungo, hanno posto un sacco di domande sulla Calamità e le loro strategie, hanno chiesto rassicurazioni e hanno assicurato il supporto della loro gente. Hanno paura. Non sanno cosa sarà di loro, di Hyrule. Zelda è rimasta rimane molto a lungo seduta accanto al fuoco a parlare col capovillaggio, illustrando con le parole e con disegni sulla sabbia i loro piani di guerra; Link non ha lasciato il suo fianco neppure un istante, com’è giusto che sia. Ma quando la principessa e i campioni riposano nelle capanne adibite a ospitarli e il villaggio è immerso nell’oscurità e nel sonno, Link dispone guardie di sentinella lungo tutto il perimetro del villaggio e si allontana in cerca di un po’ di buio e di pace.
    Si sottrae ai fuochi del villaggio in silenzio, scivolando via sulla sabbia come risacca. Tutto è sereno nella grande notte caldissima sotto il cielo. S’incammina lungo la riva del mare a piedi nudi: l’acqua è rinfrescante eppure tiepida, luminosa sotto le stelle. Nella solitudine del mare Link si scioglie i capelli e si spoglia a poco a poco dei suoi vestiti, delle armi e della guerra.
    Quando s’immerge l’acqua lo accoglie e lo avvolge, lo accarezza e lo attira a sé. Link nuota nella striscia lattea di luce che la luna dipana sul mare, beve acqua che sa di sale; i suoi capelli si allargano neri intorno a lui nell’acqua che li rende oscuri. Quando riemerge per prendere aria si aggrappano alle sue guance e alla sua gola come viscide mani che lo trattengono.
    Link rimane immobile per un po’, in piedi nell’acqua bassa, saggiando dalle proprie labbra il mare che sa di sale. Tra un poco risalirà il mare fino alla spiaggia, dove l’estate asciugherà il suo corpo bianco sotto la luna, e tornerà al villaggio, alla guerra e alla morte. Va bene così: questa è la vita che si è scelto. La pace del mare è soltanto una parentesi in mezzo alla guerra.
    Quando si volta per riapprodare a riva Revali è seduto sulla spiaggia a osservarlo.
    Link rimane immobile nell’acqua bassa che lo avvolge sino ai fianchi. Dovrebbe muoversi, parlare, fare almeno una delle due cose; forse anche arrabbiarsi, perché Revali sa, lo deve sapere, che osservare così a lungo e intensamente una persona nuda che fa il bagno non è socialmente accettabile in nessun luogo del creato. Ma proprio perché Revali lo sa e deve saperlo, allora vuol dire che l’ha fatto intenzionalmente contro ogni convenzione sociale e dunque il suo gesto deve avere un qualche significato.
    Rimane immobile, indeciso, per un po’ sotto la luna e il vento; Revali non distoglie gli occhi dai suoi. È calmo, forse un po’ strafottente come al solito; ma nei suoi occhi Link non riesce a identificare nient’altro.
    Finisce per risalire lungo la bianca linea della luna verso la spiaggia, senza coprirsi né provare vergogna. Questo suo corpo bianco trasfigurato dal mare, questa notte, è remoto e distante come se neppure appartenesse a lui: domani, quando tuniche e cotte di maglia lo ricopriranno, non sarà neppure più lo stesso corpo di stanotte; e di un corpo non proprio non vale la pena provare imbarazzo né coprirlo. Allo svanire della luna e dell’incanto sarà come gettarlo via.
    Quando emerge dalle acque Revali lo fissa negli occhi senza alcuna traccia di vergogna.
    «Mi sono fermato a guardarti perché è stato come vedere una sirena» dice solamente. Non è una giustificazione: è una motivazione.
    «Non ero una sirena» risponde Link, anche se non è neppure ben sicuro che sia la verità.
    «Ora lo so» risponde Revali. «Ma fino a un certo momento non ne sono stato sicuro.»
    L’acqua che gocciola dalla punta delle sue dita increspate come da tiepide stalattiti d’un tratto gli sembra un terribile spreco. Link solleva la mano e sfiora con le dita il becco di Revali perché vuole che saggi la salsedine dalla sua pelle come lui l’ha assorbita dal mare: Revali s’irrigidisce ma non si sottrae.
    «Sai di sale» mormora solamente, e Link annuisce appena.
    «Hai continuato a guardare, però» dice ancora. Hanno cambiato argomento per un istante, ma entrambi stanno ancora parlando di quello. Ne hanno parlato persino assaporando il sale, anche se in una lingua diversa. «Anche quando ne sei stato sicuro.»
    «Certo» mormora Revali. «Perché eri molto bello.»

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Capitolo 7
*** #7 - Consiglio ***


#7 ~ Consiglio
(lista pumpNight)
 
    Non è precisamente che pensi che sia una cattiva idea. Ci mancherebbe.
    Al contrario, Revali è assolutamente certo, come lo è di poche altre cose al mondo, che questa sia una pessima idea. Il problema è che non è stata una sua scelta.
    È successo semplicemente che Daruk lo ha colto in un momento di debolezza e ne ha compresa subito l’origine, e battendogli sulla spalla una mano grande come un badile ha detto: «E tu diglielo che ti piace. Che c’è di difficile, roccia?»
    Colto alla sprovvista in un modo che non avrebbe creduto mai possibile, e forse spiazzato dalla sua franchezza tanto quanto dalla sua invadenza, Revali ha balbettato: «È che non so come fare.»
    «Beh, allora sei fortunato» ha detto Daruk. «Si dà il caso che il Grande Daruk sia il massimo esperto in circolazione sull’amore.»
    Su questo, rispettosamente e anche un po’ meno rispettosamente, Revali si permetteva di avere dei legittimi dubbi. Ma poiché quella mano grande come un badile era sempre lì sulla sua spalla e comunque lui non aveva niente di meglio da fare, ha commesso l’errore di girarsi verso di lui e dire: «Va bene. Sentiamo. Quali sono i consigli del Grande Daruk?»
    A quanto pare, come Revali ha scoperto nell’ora successiva, il Grande Daruk dispone davvero di tutta una serie di consigli da dargli. Hanno il sapore di antiche massime sapienziali tramandate nel tempo e, come quelle, per lui hanno anche il medesimo senso: nessuno.
    «Cerca di essere?» lo interroga Daruk sospettosamente dopo un po’.
    «Quello che sei» ipotizza Revali con cautela.
    La mano grande come un badile lo colpisce sulla nuca a tradimento. «Un tenero amante! Lo sanno tutti, anche i sassi!»
 
 
    Ce l’ho fatta. Sono la bimba più felice del mondo.
    Per chi non avesse riconosciuto la citazione, o non avesse ancora mai visto questo capolavoro: https://www.youtube.com/watch?v=Rc-5lMlOUJY

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Capitolo 8
*** #8 - Medaglia ***


#8 ~ Medaglia
(lista pumpInk)
 
    La principessa ha appuntato loro sul petto le medaglie che celebrano la salvezza di Hyrule. I Campioni l’hanno ringraziata reclinando il capo, silenziosamente, e poi tutto è finito. La Calamità è sconfitta per sempre.
    «Siamo ancora Campioni, ora?» gli chiede Revali ironicamente attirandolo a sé per un braccio.
    Link alza lo sguardo su di lui nella penombra della vasta sala del trono. Non sa bene cosa rispondere a questa domanda. Non che Revali sembri aspettarsi davvero una risposta.
    «Se Hyrule avrà ancora bisogno di noi, ci saremo» risponde semplicemente. È tutto quel che gli viene da dire.
    «Immagino di sì» mormora Revali. «Ci è andata meglio che a quegli altri, comunque. Quelli del futuro da cui sono venuti i giovani campioni che ci hanno affiancati.»
    Il futuro in cui i Campioni sono morti, prigionieri per sempre delle Bestie Sacre. Link rabbrividisce al solo pensiero di quanto orribile possa essere quel mondo. Per fortuna loro non dovranno mai vederlo.
    «Sono contento che tu non sia morto» mormora distogliendo gli occhi da lui.

    Revali l’osserva per un istante, nella gola gli vibra una risata profonda. «Solo io?»
    Link si guarda intorno per un istante, perché è una cosa un po’ meschina da dire e preferisce che non ci siano testimoni.
    «Per te un pochino più che per gli altri» risponde. «Te ne sei accorto, no?»

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Capitolo 9
*** #9 - Caccia ***


#9 ~ Caccia
(lista pumpInk)
 
    «È barbarico» sibila Revali con occhi fiammeggianti.
    Link sbuffa. «Sei veramente ipocrita. La tua gente è famosa per i piatti di pesce. Credi per caso che un beccaccino abbia più anima di una trota?»
    «Beh, scusami tanto se mi sento spiritualmente e fisicamente più vicino a un beccaccino che a una trota» sbotta Revali, e questo è quanto.
    Link esce come una furia perché di queste discussioni infinite, che oscillano dai massimi sistemi dell’universo ai massimi sistemi della vita quotidiana, veramente non ne può più.
    Quando ritorna verso l’ora del tramonto Revali finge ostinatamente di leggere e neppure alza lo sguardo su di lui quando entra. Sembra ben equipaggiato per tenergli il broncio per diverse ore.
    «Sono stato a pesca» lo informa Link sussiegosamente.
    «Ora la caccia si chiama così?» s’informa Revali girando pagina.
    «Sì, quando torni a casa con delle trote» ribatte Link porgendogli un secchio.
    Revali alza lo sguardo con studiata e ostentata calma.
    «Molto bene» risponde con sufficienza. «Allora immagino che non ti dispiacerà preparare la cena. No?»
    Con questo dannato Rito non c’è mai verso di vincere, pensa Link stizzito mentre si annoda il grembiule.

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Capitolo 10
*** #10 - Stella polare ***


#10 ~ Stella polare
(lista pumpSea)
 
    «Come fai a orientarti?» chiede Link guardandolo pigramente.
    «Con un minimo di coscienza del mio corpo e dello spazio che mi circonda, genio» ribatte Revali senza neppure voltarsi verso di lui, chino sui comandi di Medoh.
    Link non demorde. «No, seriamente. Ho letto che gli uccelli hanno una specie di bussola interna…»
    «Sono un Rito, non uno stupido uccello» sbotta Revali. Link sorride tra sé perché farlo innervosire gli piace da impazzire, nel breve attimo di silenzio che segue queste parole e che – Link questo lo sa benissimo – precede le successive. «E comunque quella funziona solo quando volo io. Non quando volo su Medoh. Così è come se stessi fermo. Il mio corpo non percepisce il volo.»
    Quindi tutto sommato a questo sardonico Rito non dispiace poi così tanto parlare dei suoi segreti (e la famigerata bussola interna, come volevasi dimostrare, ce l’ha anche lui). Link osserva con attenzione i suoi movimenti attenti, misurati e consapevoli, sopra gli incomprensibili comandi della Bestia.
    «Quindi?»
    «Quindi cosa?»
    «Quindi quando sei su Medoh come fai?»
    Revali sbuffa lasciando i comandi di Medoh. Le ali gli ricadono sui fianchi in un moto di stizza. «Senti, se vuoi farmi perder tempo…»
    «Oh, scusa tanto, sai» lo rimbecca Link. «Avrei dovuto capire che quassù in mezzo al nulla tu fossi pieno di cose da fare fino agli occhi.»
    Revali si volta. «Tu come ti orienti quando sei a terra, scusa?»
    Link alza le spalle e accenna alla tavoletta Sheikah. Revali la fissa per un po’.
    «Vuoi dire che senza quella non sai dove ti trovi?»
    «Beh… dipende da dove sono. A volte salgo in un posto alto e mi guardo un po’ intorno, o prendo dei punti di riferimento sul terreno. Ma tu, quando ti trovi al di sopra delle nuvole?»
    Revali lo osserva a lungo totalmente privo di espressione. Dopodiché, schioccando sonoramente la lingua contro il palato, si accosta con passo marziale ai larghi fianchi aperti di Medoh, che fende il cielo notturno al di sopra delle cose, e guarda fuori. «Mi stai dicendo che non ti sei mai orientato con le stelle?»
    «Beh…» Link si ricorda perfettamente che c’è stato un tempo, quand’era ragazzo, in cui suo padre prima e il suo maestro d’armi poi hanno cercato di mettergli in mano un astrolabio, asserendo che non si sapeva mai cosa poteva capitare. Ma a quell’epoca Link era un po’ più affascinato dalle lunghe spade a due mani e dalle cotte di maglia, e un po’ meno dai noiosi calcoli che stavano dietro all’utilizzo di quello strumento. «Non sono mai stato portato per la trigonometria.»
    «Che cosa c’entra la… oh, per l’amor del cielo. Vieni qui» ordina Revali, con tale autorevolezza che non gli si può dir di no. E non gli si potrebbe dire comunque, dato che Link lo ha tanto seccato per farsi spiegare come faceva. Già morendo in cuor suo al pensiero di un’interminabile lezione di astronomia, Link gli si avvicina malvolentieri. Revali accenna col capo al cielo infinito che li circonda e che tra un po’, Link di questo ne è certo, perderà tutto il suo fascino e la sua bellezza a favore di quadranti astronomici e altezze angolari. Revali ha tutta l’aria di un maestro severo che osservi un discepolo con disappunto. «Almeno la stella polare la saprai trovare.»
    «So trovare il Grande Carro» borbotta Link come se dovesse ammettere di non aver fatto i compiti.
    «Beh, è qualcosa in meno di niente» mormora Revali tra sé, forse più per incoraggiare se stesso che lui. «D’accordo. Vediamo un po'. Vieni qui. Mettiti davanti a me.»
    D’un tratto Link si ritrova davanti a Revali, con la schiena appoggiata lungo il suo petto robusto, e i suoi occhi scorrono lungo le sue ali tese mentre Revali gli indica un misterioso percorso nel cielo per arrivare dal Grande Carro alla stella polare. La sua vicinanza lo distrae un pochino più di quanto sia disposto ad ammettere.
    «Hai capito?» chiede Revali dopo un po’.
    Link, che si rende conto solo in questo momento di non aver ascoltato neppure una parola, tossisce per darsi un tono. «Quasi. Fammelo rivedere.»
    Il movimento di Revali torna indietro e si ripete, accompagna di nuovo il suo sguardo tra le stelle: Link vorrebbe disperatamente mantenere la concentrazione, e per un istante ci prova, davvero – ma il petto di Revali preme contro la sua schiena e loro non sono stati mai vicini così.
    «Link» chiede Revali all’improvviso, così, dal niente, e Link si rende conto con orrore che neppure sa se fino a quel momento Revali abbia parlato o ci sia stato silenzio. Era troppo preso dai suoi pensieri. «Non è che – per caso – ti stai distraendo?»
    Link apre la bocca, la richiude, sente il panico che sale – e poi si rende conto di una cosa. Che, nonostante i suoi dubbi, Revali dalla sua schiena non si è ancora spostato.
    «E non è che – per caso – questa situazione sta piacendo anche a te?» risponde.

 

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Capitolo 11
*** #11 - Hurt/Comfort ***


#11 ~ Hurt/Comfort
(lista pumpFic)
 
    Link ha le convulsioni e gli esce dalla bocca una schiuma bianca che Mipha asciuga freneticamente con l’orlo della sua tunica. Revali grida. Non si rende neppure conto di urlare: se accorge solamente quando le grandi braccia di Daruk lo strattonano indietro, lontano da Link, unendogli strette le ali dietro la schiena, e Urbosa gli schiocca le dita due, tre volte davanti agli occhi, sonoramente, ed è proprio come se gli tirasse uno schiaffo.
    «Mipha sta facendo quello che può, Revali» ribadisce in un tono che non ammette repliche. Anche lei ha il volto angosciato, Revali glielo legge negli occhi che è disperata e angosciata quanto lui; ma è lucida, lei. Come fa a restare lucida mentre Link sta morendo?
    «Revali, ti prego» singhiozza Mipha annaspando sul corpo di Link. Il potere della sua preghiera fluisce dalle sue dita come in un torrente; ma quando i suoi occhi si sollevano su di lui, sono pieni di lacrime. «La ferita era avvelenata!»
    È disperata, e per un istante Revali legge nei suoi occhi il suo stesso dolore, inumano e intollerabile, ma che in lei rimane silente e inespresso. Mipha lo ama, dice a se stesso in un impeto di gelosia e rancore. Mipha lo ama, proprio come dicevano i soldati; Mipha lo ama, ripete a se stesso in un impeto di compassione e di tristezza. Mipha lo curerà sempre e per sempre perché non può sopportare il pensiero di perderlo. Per questo Urbosa lo ha richiamato con tanta veemenza – per questo urlarle addosso non aveva alcun senso. Perché Mipha non aveva alcun bisogno di sentirsi dire da lui che doveva salvarlo.
    Revali si arrende per la prima volta in vita sua, e non a Urbosa né a Daruk, ma a Mipha. Del suo amore privo di speranza ed eternamente fedele prova troppo rispetto per non cedere. Dev’essersi rilassato d’improvviso: avvertendo il cedimento dei suoi muscoli Daruk lo lascia andare.
    Non rimane altro da dire. I mostri che li hanno attaccati si sono dispersi; Urbosa e Daruk si occupano di ripulire i dintorni dagli ultimi sbandati alla testa di un manipolo di soldati mentre Impa ordina di accamparsi per la notte. Mipha rimane china su Link per ore intere, curandolo incessantemente con l’ardore della sua preghiera. Revali non possiede i suoi stessi poteri. Tutto quello che può fare per aiutarla è inginocchiarsi al suo fianco e asciugare le labbra di Link per alleggerire il suo compito. Mipha lo ringrazia con lo sguardo senza parlare.
    Alla lunga Link smette di tremare: il potere di Mipha ha agito al di sotto della sua pelle, nei più profondi recessi della sua carne, e ha vanificato gli effetti del veleno. Link starà bene, adesso. Mipha rimane inginocchiata al suo fianco in silenzio: non intende lasciarlo neppure con lo sguardo. Revali si siede su una roccia a pochi passi da loro e inspira a grandi respiri lenti, regolari. Chiude gli occhi per un po’ nella consapevolezza che Link è salvo. Sta solo dormendo, adesso. Mipha l’ha salvato.
     Quando Link apre gli occhi nella notte ormai alta, Mipha gli scosta i capelli dalla fronte e mormora: «Link. Ti senti bene?»
    Link la guarda con occhi frastornati e pieni di dolcezza. «Che cosa è successo?» domanda, perché Mipha non era lì quando lui è svenuto e dunque lo sorprende vederla lì. «Sei venuta a salvarmi?»
    «Sht» lo ammonisce Mipha sorridendo appena. «Stai tranquillo e riposati, ora. Va tutto bene. Non è successo niente.»
    È a questo punto che Link ricorda che cosa è successo quando è stato ferito e afferrandole la mano esclama in un singulto: «Revali sta bene?»
    Qualcosa negli occhi di Mipha si spezza. Ma il suo amore è troppo grande e troppo generoso, disinteressato, e sforzandosi di sorridere divincola la mano da quella di Link e indicando nella sua direzione mormora: «È lì, vedi?     È tutto a posto, ma ora devi riposare.»
    Quando lo vede Link si rilassa all’istante. «Dormi, ora» ripete Mipha a voce bassa ma autorevole, e Link richiude gli occhi con un cenno di assenso. È esausto, estenuato dal veleno e dall’emorragia; ma starà bene, ripete Revali a se stesso. Sta già meglio. Si addormenta di nuovo, stavolta di un sonno un po’ meno insalubre.
    «Resti tu con lui?»
    Mipha sta parlando con lui, adesso. La sua voce conserva la stessa dolcezza di sempre, i suoi occhi la stessa franchezza; ma in fondo alle sue parole vibra un grande dolore. Link ha chiesto di lui. Per quante volte lei possa accorrere a salvarlo, Link chiederà sempre di lui. Revali vorrebbe dirle di no, chiederle di restare al suo posto: vorrebbe lasciarle almeno la consolazione di vegliarlo, poiché è tutto quello che potrà mai fare per lui. Ma anche quello sarebbe un inganno, una ferita cruda e inutile: alla fine è comunque lui che Link cercherà sempre al risveglio.
    «Mi dispiace, Mipha» dice. Per tutta risposta lei reclina il capo e sorride tristemente.
    «Non è colpa di nessuno» mormora. «Ma grazie.»
    Revali non ha detto per che cosa gli dispiace, così come lei non ha detto quale sia la colpa: questa sarà l’unica volta che ne parleranno, ma entrambi sanno cos’è. Mipha gli passa di fianco in silenzio, a testa bassa, e Revali aspetta d’esser rimasto solo prima di andare a inginocchiarsi di fianco a Link. Questo ragazzo inconsapevole che ora dorme sarà sempre grato a Mipha della salvezza che ogni volta le deve, ma chiederà ogni volta di lui - e a differenza di Mipha Revali è troppo egoista per non concedere a se stesso di esserne felice.

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Capitolo 12
*** #12 - Fake dating ***


#12 ~ Fake Dating
(lista pumpFic)
 
    Link si torce le mani mentre passeggia avanti e indietro. Revali lo guarda con curiosità ma, poiché non ha la minima intenzione di rendergli le cose più facili, incrocia le braccia dietro la testa e si appoggia al muro con tutto il proprio peso.
    «Non ti senti bene?» chiede con una premura che sa di derisione.
    Link si ferma, lo guarda pieno di preoccupazione, chiedendosi come introdurre l’argomento, e riprende a camminare su e giù. Revali scuote il capo tra sé e riprende ad attendere.
    «Impa ti ha raccontato la leggenda» esordisce Link infine.
    A quanto pare non era questo che Revali si era atteso da lui, perché impiega un po’ a capire di cosa si sta parlando. «Quella della principessa e dell’eroe con la Spada che esorcizza il male?»
    «Quella.»
    Revali scrolla le spalle. «Impa passa mai più di tre giorni senza raccontarla?»
    Link lo fissa con disappunto, perché questo è molto ingiusto nei confronti di Impa. Tuttavia non è questo il momento di affrontare questo argomento, perciò Link si accontenta del fatto che Revali sa di cosa sta parlando.
    «Dunque sai che l’eroe e la principessa si reincarnano di vita in vita…»
    «Link» lo interrompe Revali. «Se voglio una lezione di storia, so benissimo andare a scuola come fanno tutti gli altri. O da Impa, se è per questo. Magari arriviamo al punto, eh?»
    Il punto è proprio che il punto non è tanto facile da tirar fuori. «Qualcuno dice che l’eroe e la principessa si amassero, in quelle vite. I teologi di corte. Impa non è d’accordo con quest’interpretazione della leggenda, ma…»
    Si rende conto di essere arrossito solo quando Revali sorride. «Ma senti. Quindi il Link delle ere passate era un tipo affascinante, eh?»
    Il problema è che non c’è proprio niente da ridere. Link si arrabbierebbe, ma la questione è troppo urgente per perdersi in bisticci e dispetti come al solito. «I teologi dicono che il potere della principessa Zelda potrebbe risvegliarsi più in fretta, se io e lei ci sposassimo.»
    «Oh» dice Revali. Appare piuttosto colpito. «Beh, che si dice in questi casi? Auguri e figli maschi?»
    «Revali.» Link sente l’urgenza nella propria stessa voce. «Non voglio sposare Zelda. Non credo che lo voglia neanche lei, ma farà comunque tutto quello che le ordina suo padre, se serve.»
    Revali scrolla le spalle. «Diglielo, allora.»
    È proprio qui che la logica delle sue argomentazioni s’infrange. «Revali… io sono un capitano della guardia reale. Non posso dire di no. Se rifiuto un ordine del Re mi spetta la corte marziale.»
    «Oh» mormora Revali, stavolta in un tono assai diverso da quello che ha usato prima. «Giusto.»
    Non è che Link abbia molta voglia di chiedere quello che deve chiedere; una parte di lui vorrebbe ancora tirarsi indietro e lasciar perdere. Arrivati al punto in cui si è, però, è troppo tardi.
    «Ho bisogno che mi sposi tu. Se fossi già sposato l’ordine del Re non avrebbe alcun valore legale, perché neppure per suo volere si può infrangere un giuramento fatto alla Dea.»
    Revali ride. Ride, ma tanto a lungo e sonoramente che Link neppure sa come reagire: non che si fosse aspettato che lo prendesse seriamente fin dall’inizio, comunque. Ma la risata è tanto lunga e provocatoria, con punte d’isteria, che dopo un po’ Link si spazientisce e domanda: «Hai finito?»
    Revali ride ancora un po’, a onor del vero. Dopodiché si alza, si rassetta un po’ e dice in tono di commiato: «Bene, ci ho creduto fino a ora. Stavolta me l’hai fatta, lo riconosco. Adesso basta, eh?»
    «Revali» sibila Link. «Non sto scherzando.»
    «Neanche io. Sono certo che potrai trovare qualcun altro che ti faccia questo favore. O l’hai già chiesto ad altri e io sono la tua ultima spiaggia?»
    Revali gli volta le spalle e fa per lasciare i suoi alloggi.
    «Lo sto chiedendo a te perché mi fido solo di te» esclama Link. Revali si ferma bruscamente là dove si trova. «Come in guerra, Revali. Mi butterei nel vuoto da qualsiasi altezza se sapessi che sei pronto a riprendermi.  A chi altri dovrei chiederlo?»
    Revali tace talmente a lungo che Link si domanda se abbia sentito. Non sa come altro dirglielo: dopo averglielo chiesto lo ha pregato di quanto di più simile a una preghiera possa esistere tra di loro, ma dopo questo non gli rimane nient’altro da tentare che fronteggiare la corte marziale e sperare d’aver salvato la vita a qualche generale che ora gli deve un favore.
    «Va bene» dice Revali, e la sua risposta è talmente inaspettata che Link alza il capo di scatto e domanda: «Cosa?»
    «Ho detto che va bene» ripete Revali spazientito. «Possiamo evitare di far partire questo falso matrimonio col piede sbagliato, sì?»
    Link apre la bocca, ci pensa un po’ e la richiude.
    «Grazie» risponde. «Sai che non potrò mai ripagarti di questo favore.»
    «Bah» mormora Revali aprendo la porta, segno evidente che per lui questa conversazione è chiusa. «In fin dei conti… non sta bene per un Rito arrivare celibe alla mia età.»

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Capitolo 13
*** #13 - Aurora polare ***


#13 ~ Aurora polare
(lista pumpSky)
 
    Ha freddo – ha le mani gelate, il naso arrossato. Link si stringe addosso la pelliccia e si soffia sulle mani, dove il freddo ha inferto profonde spaccature. In questo momento odia tutto e tutti e particolarmente odia il maledetto Rito che non prova la minima sensazione di freddo e guida Medoh in mezzo alla tormenta come se si gettasse nel fuoco.
    «Dobbiamo tornare» grida. Ha la sensazione di sgolarsi invano contro il vento e la neve, persino all’interno di Medoh. «Possiamo fare rapporto. Non ci sono mostri in questa zona.»
    I Campioni che guidano i Colossi Sacri non sono suoi soldati: non sono suoi sottoposti e dunque non sono tenuti a obbedire ai suoi ordini. Purtroppo. Ogni tanto però gli piacerebbe che ascoltassero i suoi suggerimenti – quantomeno questo dannato Rito.
    Revali si gira appena verso di lui dai comandi di Medoh. «Tieniti impegnato e guarda fuori mentre gli adulti lavorano, eh, Link?»
    Maledetto quel Rito e la sua ostinata superbia. Link impreca silenziosamente tra sé mentre Medoh s’inclina paurosamente da un lato nell’impeto della violenta virata. È costretto ad aggrapparsi alle strutture Sheikah del Colosso per non scivolare fuori nell’aria gelata mentre Medoh vira – ed è allora che guarda fuori e vede il cielo farsi di fiamma, fiamme verdi e purpuree che lo attraversano come lunghissime ferite nella notte polare. Qualcosa in lui ha un sussulto mentre guarda fuori. Revali se ne accorge.
    «Che c’è, Link? Vuoi dirmi che in tutti i tuoi viaggi non hai mai visto l’aurora?»
    Le sue parole fuoriescono in una risata nell’aria gelata: a quanto pare l’idea che Link non si sia mai spinto così a nord nella notte che dura mesi gli appare tremendamente divertente. Link si arrabbierebbe, se solo trovasse la forza di distogliere lo sguardo dalla vampa del cielo – ma quella forza non la trova, ha gli occhi pieni di luci che danzano nella notte.
    «Fermiamoci» grida alla cieca, sperando che da qualche parte nel buio, alle sue spalle, nel ventre di Medoh, Revali lo senta.
    «Non avevi tanta fretta di tornare verso climi più assolati?»
    Proprio quando Link sta per rispondere e giustificare la propria decisione le sue orecchie sono colpite da un grande silenzio: i motori sono spenti, Medoh rallenta la sua corsa nel cielo. Sono al di sopra della tormenta, a quanto pare.
    Revali gli si accosta in silenzio: Link si volta un istante per guardarlo. Nei suoi occhi verdi baluginano le lunghe fiamme dell’aurora.
    «Ci fermiamo solo qualche minuto» lo avverte Revali senza guardarlo. «Non vogliamo che il Campione di Hyrule si congeli quel suo culo secco. Ma nemmeno che non veda la sua prima aurora polare. Giusto?»

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Capitolo 14
*** #14 - Kink ***


#14 ~ Kink
(lista pumpFic)
 
    Link spalanca una mappa sul tavolo, il suo attendente si precipita a bloccarne gli angoli perché non si arrotoli su se stessa. I suoi luogotenenti attendono una sua parola: Link indica sulla mappa a colpo sicuro, come se sapesse già quasi senza vederla quali punti indicare, dei punti nella terra di Oldin e di Akkala.
    Persino coi suoi sottoposti, persino quando dà ordini, le sue parole sono ridotte al minimo, forse per via della rigida filosofia marziale e militare impostagli da suo padre, che vede il silenzio come mezzo per mantenere la concentrazione. Per questo motivo i suoi soldati aspettano le sue parole ogni volta come una rivelazione.
    «I Lynel sono stati avvistati qui, qui e qui. Quassù un Hinox, ma io credo piuttosto uno Stalnox: la sentinella non era sicura, ma era notte, perciò ci sono buone probabilità. Rubeo, tu andrai con Daruk su Vah Rudania: prendi con te una trentina di uomini. Ciaran, tu condurrai i tuoi uomini qui, dove ti attenderà un contingente di Yiga guidati da Supa: Pruna sta già provvedendo a trasportarli. Voi invece…»
«Revali» mormora Impa. Sentendosi richiamato alla realtà da un universo di pensieri che apparteneva solo a lui, Revali abbassa lentamente gli occhi su di lei. «Tutto a posto? C’è qualcosa che non ti torna nel piano?»
    «No» mormora Revali tornando a guardare Link. Porta il suo elmo sottobraccio, dà ordini senza neppure aspettarsi di poter essere smentito. «No, è tutto chiaro. Stavo solo pensando.»
    Per la precisione stava pensando che, tutto sommato, potrebbero esserci situazioni in cui non gli dispiacerebbe prendere ordini da Link, al di fuori del campo di battaglia. Ma questo dettaglio, incidentalmente, rimane non detto.

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