Lacerti di Afaneia (/viewuser.php?uid=67759)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 - Fruscio ***
Capitolo 2: *** #2 - Montagna ***
Capitolo 3: *** #3 - Cura ***
Capitolo 4: *** #4 - Ora blu ***
Capitolo 5: *** #5 - Violino ***
Capitolo 6: *** #6 - Salsedine ***
Capitolo 7: *** #7 - Consiglio ***
Capitolo 8: *** #8 - Medaglia ***
Capitolo 9: *** #9 - Caccia ***
Capitolo 10: *** #10 - Stella polare ***
Capitolo 11: *** #11 - Hurt/Comfort ***
Capitolo 12: *** #12 - Fake dating ***
Capitolo 13: *** #13 - Aurora polare ***
Capitolo 14: *** #14 - Kink ***
Capitolo 1 *** #1 - Fruscio ***
Terzo giro, terza corsa!
Sono giunta al terzo anno di partecipazione al
Writober, sempre usando i prompt preparati da Fanwriter.it.
Quest’anno hanno
preparato addirittura cinque diverse liste da cui attingere,
perciò non vedo l’ora
di mettermi alla prova. Come sempre non so quanto resisterò,
ma pazienza.
Quest’anno penso di concentrarmi su The Legend of
Zelda BOTW e Hyrule Warriors: The Age of Calamity (no:
non ho ancora
finito di giocare a The Tears of the Kingdom.
Perciò vi prego niente
spoiler!). La mia unica speranza è di riuscire a mantenere,
quest’anno, il
proposito che mi prefissi durante il primo anno di partecipazione ma
che lo
scorso anno ho miseramente fallito: inserire almeno una citazione di
Aldo,
Giovanni e Giacomo in una storia. Fatto quello, il Writober per me
sarà stato
veramente significativo.
Vi lascio augurandovi buona lettura e buon Writober,
soprattutto a tutti coloro che si cimenteranno nella scrittura!
#1
~ Fruscio
(lista
pumpNight)
Si sveglia poco prima dell’alba, tutto
immerso in una luce livida e in un’aria fredda che non
conosceva. Si stira
pigramente, allungando le gambe sotto la coperta.
Non sa se si abituerà mai a queste strane
amache. Ci si dorme bene, certo, ma ha la sensazione che sia come
dormire in un
letto troppo morbido – comodo all’inizio e poi
all’improvviso ti fa male la
schiena.
Cerca di identificare quale rumore l’abbia
svegliato, ma senza fretta. Si sente al sicuro, qui – non
è sul campo di
battaglia. Non ci sono pericoli, ora. Solo lo splendore livido
dell’alba, la
frizzantezza dell’aria.
Quando si accorge che a svegliarlo è stato
il fruscio leggero dell’amaca che oscilla nel vento gli viene
quasi da ridere.
Si ridistende sentendosi il cuore stranamente pieno di pace, percependo
senza
bisogno di toccarla, accanto a sé, la grande massa calda e
confortante del
corpo di Revali, e chiude gli occhi per rimettersi a dormire.
Il Borgo dei Rito è un po’ freddo, è
pieno
di spifferi e di fruscii, ma Link non ricorda d’aver mai
dormito meglio in
tutta la sua vita.
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Capitolo 2 *** #2 - Montagna ***
#2 ~ Montagna
(lista
pumpInk)
Revali compare dal niente, getta legna sul
fuoco e lo scruta in silenzio con disapprovazione. Link si stringe le
braccia
attorno al corpo e ignora la sua disapprovazione e il suo silenzio.
Poiché non
tollera d’essere ignorato, Revali mantiene la
disapprovazione, ma abbandona il
silenzio.
«Non saresti dovuto venire.»
«Molto utile.» Parlare è doloroso
perché
trema così forte dal freddo che anche le sue parole
fuoriescono a balzelli
nell’aria gelata. Il buonsenso gli dice che il sarcasmo non
lo scalderà ma, poiché
non lo farà neppure il silenzio, tanto vale non lasciarsi
sfuggire l’occasione
di rimbeccarlo. «Ora sì che abbiamo risolto
qualcosa, non ti pare?»
«Non posso risolvere il problema della
neve» ribatte Revali gettandogli un’altra coperta.
Link se la drappeggia
addosso insieme a tutte le altre, ma già sa che non
servirà a molto – quassù,
sulle vette più alte di Hebra, fa troppo freddo. Revali ha
ragione, anche se
Link è troppo orgoglioso per ammetterlo ad alta voce
– non sarebbe mai dovuto
venire fin lì. Ma di lasciarlo andare da solo non se ne
parlava neppure; e
quando si è prospettata l’idea di questa missione,
senza starci a pensar troppo
ha alzato la mano e ha detto: ci vado io.
E ora è troppo tardi per tornare indietro.
Revali lo scruta in silenzio per un po’.
Sta riflettendo.
«Ci sarebbe…»
«No» risponde Link girando di netto il
capo per non guardarlo neppure. Quell’idea è
intollerabile.
Revali prende tempo per un po’, forse per
dare all’idea intollerabile il tempo di attecchire.
«Lo sai anche tu che è
l’unico modo. Puoi per favore smetterla di fare il
bambino?»
Ci sarebbero tante cose da rispondere. Che
non si sta affatto comportando da bambino, prima di tutto; e
poi…
Prima che faccia in tempo a pensar bene a
quale delle tante cose rispondere, Revali protende un’ala
verso di lui e lo
stringe a sé, il freddo scompare improvvisamente da tutto il
mondo e Link sente
il sangue salirgli alle guance improvvisamente assai più
caldo di prima.
Revali non lo sta neppure guardando. Fissa
ostinatamente il fuoco, impacciato, e dopo un po’ mormora:
«Di questo non
occorre che gli altri sappiano niente. Siamo intesi?»
«Intesi» mormora Link, che quantomeno non
trema più come prima.
Non trovano niente di più sensato da dire.
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Capitolo 3 *** #3 - Cura ***
#3 ~ Cura
(lista
pumpNight)
Zelda guarda verso di lui con occhi che
voglion dirgli qualcosa ma la bocca ermeticamente chiusa.
Che la gente non abbia il coraggio di
dirgli qualcosa non è una novità, e di certo
Revali non può dire di non esserci
abituato; ma che la principessa esiti a parlare francamente con lui,
decisamente, lo è. Revali conta fino a dieci,
dopodiché, quando si volta e gli
occhi della principessa sono ancora lì, ripone
l’arco che stava provando e
prende la parola.
«Beh?»
Non è questo il modo di rivolgersi a una
principessa, e questo lo sanno entrambi. Ma poiché entrambi
sanno anche che di
complimenti e ossequi tra loro non c’è bisogno e
che a certe convenzioni lui è
troppo superiore per piegarsi, la cosa viene assimilata e accettata
alquanto
rapidamente e la conversazione può proseguire.
«Ti prenderai cura di Link mentre sarà con
te?»
Per averlo fissato in silenzio tanto a
lungo senza avere il coraggio di parlare, Zelda è stata
piuttosto diretta.
Revali distoglie lo sguardo da lei e torna a imbracciare il suo arco
per
verificarne le condizioni, metodicamente, come tutto quello che fa.
Visto che è
stata così diretta, le farà il piacere di fare lo
stesso.
«Certo che sì» risponde senza neppure
guardarla, perché si sono detti tutto quello che avevano da
dirsi.
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Capitolo 4 *** #4 - Ora blu ***
#4
~ Ora blu
(lista
pumpSky)
È seduto sul bordo delle vaste ali di
pietra, le sue gambe pendono e oscillano nell’aria gelata
come rami in una
brezza. Prova una strana pace: è al di sopra della terra, al
di sopra della
guerra. Tutto è sereno, quassù.
«Mi sceglierei un posto un po’ più
pericoloso per mettermi seduto, se fossi in te» dice Revali
alle sue spalle.
«Ho delle corde, tra qualche parte. Posso appenderti a testa
in giù per una
gamba, se ti fa piacere.»
Link sorride tra sé. «È solo che non
avevo
mai visto il cielo di questo colore.»
Revali si ferma a scrutare un po’ il cielo
al suo fianco, in silenzio, pensierosamente. Link non si aspetta che
parli
ancora: non ha posto domande che attendano risposta. Non ci sono
aspettative
nell’aria. C’è solo la grande aria blu
che li circonda, opaca e intensa come una
tela dipinta.
«La mia gente la chiama l’ora blu» dice
Revali d’improvviso.
Link non si era aspettato che parlasse di
nuovo.
«Che cosa?» chiede alzando lo sguardo.
Revali sta osservando il cielo come se lui non fosse neppure
lì; eppure è per
lui che sta parlando.
«Questo particolare colore del cielo, in
questo momento della giornata» spiega. «Ora blu.
È così che lo chiama la mia
gente.»
«Oh» mormora Link. Non sa bene cosa
pensare. Questa banale informazione lo colpisce molto più di
quanto aveva
pensato in un primo momento, e impiega qualche istante a capire
perché: Revali
non gli mostra mai nulla della sua vita al di fuori della
Calamità e dei
Colossi Sacri. Non parla mai della sua vita al Villaggio dei Rito,
né della sua
gente. Per qualche strano motivo, quel dettaglio è
stranamente intimo. «Non
sapevo che avesse un nome.»
«Ti sorprenderebbe sapere quanti nomi
abbiamo per le condizioni del cielo» risponde Revali.
Se Link non lo conoscesse bene, direbbe
che nella sua voce c’è una vibrazione molto simile
alla nostalgia.
«Grazie di avermelo detto» dice, e lo
pensa davvero.
«Di niente» mormora Revali. Fa per
voltarsi e tornare dentro, ma d’un tratto, per qualche
ragione, si ferma.
«Grazie a te. Era da tanto che non mi fermavo a guardare il
cielo.»
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Capitolo 5 *** #5 - Violino ***
#5 ~ Violino
(lista
pumpSky)
«Tu suoni il violino?» esclama Link quasi
senza parole.
«Oh, no» ribatte Revali sarcasticamente
mentre ripone con cura il violino all’interno della sua
custodia. «Gioco a
canasta. Cosa ti pare che sia questo?»
Lo stupore per questa scoperta è tale che
Link gli lascia passare anche il suo sarcasmo, per stavolta. Ha cose
più
importanti a cui pensare. «Lo sai suonare davvero?»
Revali sta per rispondergli
sarcasticamente ancora una volta, probabilmente qualcosa del tipo no, me lo porto dietro per il gusto di
appesantirmi. Deve costargli un enorme sforzo di
autocontrollo imporsi di
rispondere in tono quasi neutro: «Sì. Quasi tutti
i Rito suonano o cantano. Non
lo sapevi?»
Sì che lo sapeva, Link non è ignorante e
non è cieco né sordo: al Borgo dei Rito li ha
sentiti i Rito intonare i loro
canti sacri, antichi, che raccontano storie. Ha ascoltato per ore,
incantato,
domandandosi quei canti da dove provenissero, se fossero una creazione
del
presente e del genio o piuttosto della storia stessa, che ha parlato al
presente attraverso i suoi lunghi anni, interminabili.
«Mi suoni qualcosa?» chiede senza
preavviso.
Revali lo soppesa per un po’ come a voler
giudicare, solamente guardandolo, se lo stia prendendo in giro o meno.
«Che cosa vorresti sentire?»
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Capitolo 6 *** #6 - Salsedine ***
Ok, di questa sono oscenamente
soddisfatta.
#6 ~ Salsedine
(lista
pumpSea)
La gente di Vappesca li ha accolti con la
semplicità che caratterizza la loro vita e il loro
villaggio. Hanno cotto per
loro pesci e molluschi sulla brace, glieli hanno serviti con frutta e
pane
abbrustolito e brocche di vino leggero e frizzante che scende come
acqua. Hanno
parlato con loro a lungo, hanno posto un sacco di domande sulla
Calamità e le
loro strategie, hanno chiesto rassicurazioni e hanno assicurato il
supporto
della loro gente. Hanno paura. Non sanno cosa sarà di loro,
di Hyrule. Zelda è
rimasta rimane molto a lungo seduta accanto al fuoco a parlare col
capovillaggio, illustrando con le parole e con disegni sulla sabbia i
loro
piani di guerra; Link non ha lasciato il suo fianco neppure un istante,
com’è
giusto che sia. Ma quando la principessa e i campioni riposano nelle
capanne
adibite a ospitarli e il villaggio è immerso
nell’oscurità e nel sonno, Link
dispone guardie di sentinella lungo tutto il perimetro del villaggio e
si
allontana in cerca di un po’ di buio e di pace.
Si sottrae ai fuochi del villaggio in
silenzio, scivolando via sulla sabbia come risacca. Tutto è
sereno nella grande
notte caldissima sotto il cielo. S’incammina lungo la riva
del mare a piedi
nudi: l’acqua è rinfrescante eppure tiepida,
luminosa sotto le stelle. Nella
solitudine del mare Link si scioglie i capelli e si spoglia a poco a
poco dei
suoi vestiti, delle armi e della guerra.
Quando s’immerge l’acqua lo accoglie e lo
avvolge, lo accarezza e lo attira a sé. Link nuota nella
striscia lattea di
luce che la luna dipana sul mare, beve acqua che sa di sale; i suoi
capelli si
allargano neri intorno a lui nell’acqua che li rende oscuri.
Quando riemerge
per prendere aria si aggrappano alle sue guance e alla sua gola come
viscide
mani che lo trattengono.
Link rimane immobile per un po’, in piedi
nell’acqua bassa, saggiando dalle proprie labbra il mare che
sa di sale. Tra un
poco risalirà il mare fino alla spiaggia, dove
l’estate asciugherà il suo corpo
bianco sotto la luna, e tornerà al villaggio, alla guerra e
alla morte. Va bene
così: questa è la vita che si è
scelto. La pace del mare è soltanto una
parentesi in mezzo alla guerra.
Quando si volta per riapprodare a riva
Revali è seduto sulla spiaggia a osservarlo.
Link rimane immobile nell’acqua bassa che
lo avvolge sino ai fianchi. Dovrebbe muoversi, parlare, fare almeno una
delle
due cose; forse anche arrabbiarsi, perché Revali sa, lo deve
sapere, che
osservare così a lungo e intensamente una persona nuda che
fa il bagno non è
socialmente accettabile in nessun luogo del creato. Ma proprio
perché Revali lo
sa e deve saperlo, allora vuol dire che l’ha fatto
intenzionalmente contro ogni
convenzione sociale e dunque il suo gesto deve avere un qualche
significato.
Rimane immobile, indeciso, per un po’
sotto la luna e il vento; Revali non distoglie gli occhi dai suoi.
È calmo,
forse un po’ strafottente come al solito; ma nei suoi occhi
Link non riesce a
identificare nient’altro.
Finisce per risalire lungo la bianca linea
della luna verso la spiaggia, senza coprirsi né provare
vergogna. Questo suo
corpo bianco trasfigurato dal mare, questa notte, è remoto e
distante come se
neppure appartenesse a lui: domani, quando tuniche e cotte di maglia lo
ricopriranno, non sarà neppure più lo stesso
corpo di stanotte; e di un corpo
non proprio non vale la pena provare imbarazzo né coprirlo.
Allo svanire della
luna e dell’incanto sarà come gettarlo via.
Quando emerge dalle acque Revali lo fissa
negli occhi senza alcuna traccia di vergogna.
«Mi sono fermato a guardarti perché è
stato come vedere una sirena» dice solamente. Non
è una giustificazione: è una
motivazione.
«Non ero una sirena» risponde Link, anche
se non è neppure ben sicuro che sia la verità.
«Ora lo so» risponde Revali. «Ma fino a
un
certo momento non ne sono stato sicuro.»
L’acqua che gocciola dalla punta delle sue
dita increspate come da tiepide stalattiti d’un tratto gli
sembra un terribile
spreco. Link solleva la mano e sfiora con le dita il becco di Revali
perché
vuole che saggi la salsedine dalla sua pelle come lui l’ha
assorbita dal mare:
Revali s’irrigidisce ma non si sottrae.
«Sai di sale» mormora solamente, e Link
annuisce appena.
«Hai continuato a guardare, però» dice
ancora. Hanno cambiato argomento per un istante, ma entrambi stanno
ancora
parlando di quello. Ne hanno parlato persino assaporando il sale, anche
se in
una lingua diversa. «Anche quando ne sei stato
sicuro.»
«Certo» mormora Revali.
«Perché eri molto
bello.»
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Capitolo 7 *** #7 - Consiglio ***
#7 ~ Consiglio
(lista pumpNight)
Non è precisamente che pensi che sia una
cattiva idea. Ci mancherebbe.
Al contrario, Revali è assolutamente
certo, come lo è di poche altre cose al mondo, che questa
sia una pessima idea.
Il problema è che non è stata una sua scelta.
È successo semplicemente che Daruk lo ha
colto in un momento di debolezza e ne ha compresa subito
l’origine, e
battendogli sulla spalla una mano grande come un badile ha detto:
«E tu
diglielo che ti piace. Che c’è di difficile,
roccia?»
Colto alla sprovvista in un modo che non
avrebbe creduto mai possibile, e forse spiazzato dalla sua franchezza
tanto
quanto dalla sua invadenza, Revali ha balbettato:
«È che non so come fare.»
«Beh, allora sei fortunato» ha detto
Daruk. «Si dà il caso che il Grande Daruk sia il
massimo esperto in
circolazione sull’amore.»
Su questo, rispettosamente e anche un po’
meno rispettosamente, Revali si permetteva di avere dei legittimi
dubbi. Ma
poiché quella mano grande come un badile era sempre
lì sulla sua spalla e
comunque lui non aveva niente di meglio da fare, ha commesso
l’errore di girarsi
verso di lui e dire: «Va bene. Sentiamo. Quali sono i
consigli del Grande
Daruk?»
A quanto pare, come Revali ha scoperto
nell’ora successiva, il Grande Daruk dispone davvero di tutta
una serie di
consigli da dargli. Hanno il sapore di antiche massime sapienziali
tramandate
nel tempo e, come quelle, per lui hanno anche il medesimo senso:
nessuno.
«Cerca di essere?» lo interroga Daruk
sospettosamente dopo un po’.
«Quello che sei» ipotizza Revali con
cautela.
La mano grande come un badile lo colpisce
sulla nuca a tradimento. «Un tenero amante! Lo sanno tutti,
anche i sassi!»
Ce
l’ho fatta. Sono la bimba più felice
del mondo.
Per
chi non avesse riconosciuto la citazione,
o non avesse ancora mai visto questo capolavoro: https://www.youtube.com/watch?v=Rc-5lMlOUJY
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Capitolo 8 *** #8 - Medaglia ***
#8 ~ Medaglia
(lista
pumpInk)
La principessa ha appuntato loro sul petto
le medaglie che celebrano la salvezza di Hyrule. I Campioni
l’hanno ringraziata
reclinando il capo, silenziosamente, e poi tutto è finito.
La Calamità è
sconfitta per sempre.
«Siamo ancora Campioni, ora?» gli chiede
Revali ironicamente attirandolo a sé per un braccio.
Link alza lo sguardo su di lui nella
penombra della vasta sala del trono. Non sa bene cosa rispondere a
questa
domanda. Non che Revali sembri aspettarsi davvero una risposta.
«Se Hyrule avrà ancora bisogno di noi, ci
saremo» risponde semplicemente. È tutto quel che
gli viene da dire.
«Immagino di sì» mormora Revali.
«Ci è
andata meglio che a quegli altri, comunque. Quelli del futuro da cui
sono
venuti i giovani campioni che ci hanno affiancati.»
Il futuro in cui i Campioni sono morti,
prigionieri per sempre delle Bestie Sacre. Link rabbrividisce al solo
pensiero
di quanto orribile possa essere quel mondo. Per fortuna loro non
dovranno mai
vederlo.
«Sono contento che tu non sia
morto»
mormora distogliendo gli occhi da lui.
Revali l’osserva per un istante, nella
gola gli vibra una risata profonda. «Solo io?»
Link si guarda intorno per un istante,
perché è una cosa un po’ meschina da
dire e preferisce che non ci siano
testimoni.
«Per te un pochino più che per gli
altri»
risponde. «Te ne sei accorto, no?»
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Capitolo 9 *** #9 - Caccia ***
#9 ~ Caccia
(lista
pumpInk)
«È barbarico»
sibila Revali con occhi fiammeggianti.
Link sbuffa. «Sei veramente ipocrita. La
tua gente è famosa per i piatti di pesce. Credi per caso che
un beccaccino
abbia più anima di una trota?»
«Beh, scusami tanto se mi sento
spiritualmente e fisicamente più vicino a un beccaccino che
a una trota» sbotta
Revali, e questo è quanto.
Link esce come una furia perché di queste
discussioni infinite, che oscillano dai massimi sistemi
dell’universo ai massimi
sistemi della vita quotidiana, veramente non ne può
più.
Quando ritorna verso l’ora del tramonto
Revali finge ostinatamente di leggere e neppure alza lo sguardo su di
lui
quando entra. Sembra ben equipaggiato per tenergli il broncio per
diverse ore.
«Sono stato a pesca» lo informa Link
sussiegosamente.
«Ora la caccia si chiama così?»
s’informa
Revali girando pagina.
«Sì, quando torni a casa con delle
trote»
ribatte Link porgendogli un secchio.
Revali alza lo sguardo con studiata e
ostentata calma.
«Molto bene» risponde con sufficienza.
«Allora immagino che non ti dispiacerà preparare
la cena. No?»
Con questo dannato Rito non c’è mai verso
di vincere, pensa Link stizzito mentre si annoda il grembiule.
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Capitolo 10 *** #10 - Stella polare ***
#10
~ Stella polare
(lista
pumpSea)
«Come fai a orientarti?» chiede Link
guardandolo pigramente.
«Con un minimo di coscienza del mio corpo
e dello spazio che mi circonda, genio» ribatte Revali senza
neppure voltarsi
verso di lui, chino sui comandi di Medoh.
Link non demorde. «No, seriamente. Ho
letto che gli uccelli hanno una specie di bussola
interna…»
«Sono un Rito, non uno stupido uccello»
sbotta Revali. Link sorride tra sé perché farlo
innervosire gli piace da
impazzire, nel breve attimo di silenzio che segue queste parole e che
– Link
questo lo sa benissimo – precede le successive. «E
comunque quella funziona
solo quando volo io. Non quando volo su Medoh. Così
è come se stessi fermo. Il
mio corpo non percepisce il volo.»
Quindi tutto sommato a questo sardonico
Rito non dispiace poi così tanto parlare dei suoi segreti (e
la famigerata bussola interna, come
volevasi
dimostrare, ce l’ha anche lui). Link osserva con attenzione i
suoi movimenti
attenti, misurati e consapevoli, sopra gli incomprensibili comandi
della
Bestia.
«Quindi?»
«Quindi cosa?»
«Quindi quando sei su Medoh come fai?»
Revali sbuffa lasciando i comandi di
Medoh. Le ali gli ricadono sui fianchi in un moto di stizza.
«Senti, se vuoi
farmi perder tempo…»
«Oh, scusa tanto, sai» lo rimbecca Link.
«Avrei dovuto capire che quassù in mezzo al nulla
tu fossi pieno di cose da fare
fino agli occhi.»
Revali si volta. «Tu come ti orienti
quando sei a terra, scusa?»
Link alza le spalle e accenna alla
tavoletta Sheikah. Revali la fissa per un po’.
«Vuoi dire che senza quella non sai dove
ti trovi?»
«Beh… dipende da dove sono. A volte salgo
in un posto alto e mi guardo un po’ intorno, o prendo dei
punti di riferimento
sul terreno. Ma tu, quando ti trovi al di sopra delle nuvole?»
Revali lo osserva a lungo totalmente privo
di espressione. Dopodiché, schioccando sonoramente la lingua
contro il palato,
si accosta con passo marziale ai larghi fianchi aperti di Medoh, che
fende il
cielo notturno al di sopra delle cose, e guarda fuori. «Mi
stai dicendo che non
ti sei mai orientato con le stelle?»
«Beh…» Link si ricorda perfettamente che
c’è stato un tempo, quand’era ragazzo,
in cui suo padre prima e il suo maestro
d’armi poi hanno cercato di mettergli in mano un astrolabio,
asserendo che non si sapeva mai cosa poteva
capitare. Ma
a quell’epoca Link era un po’ più
affascinato dalle lunghe spade a due mani e
dalle cotte di maglia, e un po’ meno dai noiosi calcoli che
stavano dietro
all’utilizzo di quello strumento. «Non sono mai
stato portato per la
trigonometria.»
«Che cosa c’entra la… oh, per
l’amor del
cielo. Vieni qui» ordina Revali, con tale autorevolezza che
non gli si può dir
di no. E non gli si potrebbe dire comunque, dato che Link lo ha tanto
seccato
per farsi spiegare come faceva. Già morendo in cuor suo al
pensiero di un’interminabile
lezione di astronomia, Link gli si avvicina malvolentieri. Revali
accenna col
capo al cielo infinito che li circonda e che tra un po’, Link
di questo ne è
certo, perderà tutto il suo fascino e la sua bellezza a
favore di quadranti
astronomici e altezze angolari. Revali ha tutta l’aria di un
maestro severo che
osservi un discepolo con disappunto. «Almeno la stella polare
la saprai
trovare.»
«So trovare il Grande Carro» borbotta Link
come se dovesse ammettere di non aver fatto i compiti.
«Beh, è qualcosa in meno di niente»
mormora Revali tra sé, forse più per incoraggiare
se stesso che lui.
«D’accordo. Vediamo un po'. Vieni qui. Mettiti
davanti a me.»
D’un tratto Link si ritrova davanti a
Revali, con la schiena appoggiata lungo il suo petto robusto, e i suoi
occhi
scorrono lungo le sue ali tese mentre Revali gli indica un misterioso
percorso
nel cielo per arrivare dal Grande Carro alla stella polare. La sua
vicinanza lo
distrae un pochino più di quanto sia disposto ad ammettere.
«Hai capito?» chiede Revali dopo un po’.
Link, che si rende conto solo in questo
momento di non aver ascoltato neppure una parola, tossisce per darsi un
tono.
«Quasi. Fammelo rivedere.»
Il movimento di Revali torna indietro e si
ripete, accompagna di nuovo il suo sguardo tra le stelle: Link vorrebbe
disperatamente mantenere la concentrazione, e per un istante ci prova,
davvero
– ma il petto di Revali preme contro la sua schiena e loro
non sono stati mai
vicini così.
«Link» chiede Revali all’improvviso,
così,
dal niente, e Link si rende conto con orrore che neppure sa se fino a
quel
momento Revali abbia parlato o ci sia stato silenzio. Era troppo preso
dai suoi
pensieri. «Non è che – per caso
– ti stai distraendo?»
Link apre la bocca, la richiude, sente il
panico che sale – e poi si rende conto di una cosa. Che,
nonostante i suoi
dubbi, Revali dalla sua schiena non si è ancora spostato.
«E non è che – per caso –
questa
situazione sta piacendo anche a te?» risponde.
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Capitolo 11 *** #11 - Hurt/Comfort ***
#11 ~ Hurt/Comfort
(lista
pumpFic)
Link ha le convulsioni e gli esce dalla
bocca una schiuma bianca che Mipha asciuga freneticamente con
l’orlo della sua
tunica. Revali grida. Non si rende neppure conto di urlare: se accorge
solamente quando le grandi braccia di Daruk lo strattonano indietro,
lontano da
Link, unendogli strette le ali dietro la schiena, e Urbosa gli schiocca
le dita
due, tre volte davanti agli occhi, sonoramente, ed è proprio
come se gli
tirasse uno schiaffo.
«Mipha sta facendo quello che può,
Revali»
ribadisce in un tono che non ammette repliche. Anche lei ha il volto
angosciato, Revali glielo legge negli occhi che è disperata
e angosciata quanto
lui; ma è lucida, lei. Come fa a restare lucida mentre Link
sta morendo?
«Revali, ti prego» singhiozza Mipha
annaspando sul corpo di Link. Il potere della sua preghiera fluisce
dalle sue
dita come in un torrente; ma quando i suoi occhi si sollevano su di
lui, sono
pieni di lacrime. «La ferita era avvelenata!»
È disperata, e per un istante Revali legge
nei suoi occhi il suo stesso dolore, inumano e intollerabile, ma che in
lei
rimane silente e inespresso. Mipha lo ama, dice a se stesso in un
impeto di
gelosia e rancore. Mipha lo ama, proprio come dicevano i soldati; Mipha
lo ama,
ripete a se stesso in un impeto di compassione e di tristezza. Mipha lo
curerà
sempre e per sempre perché non può sopportare il
pensiero di perderlo. Per
questo Urbosa lo ha richiamato con tanta veemenza – per
questo urlarle addosso
non aveva alcun senso. Perché Mipha non aveva alcun bisogno
di sentirsi dire da
lui che doveva salvarlo.
Revali si arrende per la prima volta in
vita sua, e non a Urbosa né a Daruk, ma a Mipha. Del suo
amore privo di
speranza ed eternamente fedele prova troppo rispetto per non cedere.
Dev’essersi rilassato d’improvviso: avvertendo il
cedimento dei suoi muscoli
Daruk lo lascia andare.
Non rimane altro da dire. I mostri che li
hanno attaccati si sono dispersi; Urbosa e Daruk si occupano di
ripulire i
dintorni dagli ultimi sbandati alla testa di un manipolo di soldati
mentre Impa
ordina di accamparsi per la notte. Mipha rimane china su Link per ore
intere,
curandolo incessantemente con l’ardore della sua preghiera.
Revali non possiede
i suoi stessi poteri. Tutto quello che può fare per aiutarla
è inginocchiarsi
al suo fianco e asciugare le labbra di Link per alleggerire il suo
compito.
Mipha lo ringrazia con lo sguardo senza parlare.
Alla lunga Link smette di tremare: il
potere di Mipha ha agito al di sotto della sua pelle, nei
più profondi recessi
della sua carne, e ha vanificato gli effetti del veleno. Link
starà bene,
adesso. Mipha rimane inginocchiata al suo fianco in silenzio: non
intende
lasciarlo neppure con lo sguardo. Revali si siede su una roccia a pochi
passi
da loro e inspira a grandi respiri lenti, regolari. Chiude gli occhi
per un po’
nella consapevolezza che Link è salvo. Sta solo dormendo,
adesso. Mipha l’ha
salvato.
Quando
Link apre gli occhi nella notte ormai
alta, Mipha gli scosta i capelli dalla fronte e mormora:
«Link. Ti senti bene?»
Link la guarda con occhi frastornati e
pieni di dolcezza. «Che cosa è
successo?» domanda, perché Mipha non era
lì
quando lui è svenuto e dunque lo sorprende vederla
lì. «Sei venuta a salvarmi?»
«Sht» lo ammonisce Mipha sorridendo
appena. «Stai tranquillo e riposati, ora. Va tutto bene. Non
è successo
niente.»
È a questo punto che Link ricorda che cosa
è successo quando è stato ferito e afferrandole
la mano esclama in un singulto:
«Revali sta bene?»
Qualcosa negli occhi di Mipha si spezza.
Ma il suo amore è troppo grande e troppo generoso,
disinteressato, e
sforzandosi di sorridere divincola la mano da quella di Link e
indicando nella
sua direzione mormora: «È lì, vedi?
È tutto a posto, ma ora devi
riposare.»
Quando lo vede Link si rilassa
all’istante. «Dormi, ora» ripete Mipha a
voce bassa ma autorevole, e Link
richiude gli occhi con un cenno di assenso. È esausto,
estenuato dal veleno e
dall’emorragia; ma starà bene, ripete Revali a se
stesso. Sta già meglio. Si
addormenta di nuovo, stavolta di un sonno un po’ meno
insalubre.
«Resti tu con lui?»
Mipha sta parlando con lui, adesso. La sua
voce conserva la stessa dolcezza di sempre, i suoi occhi la stessa
franchezza;
ma in fondo alle sue parole vibra un grande dolore. Link ha chiesto di
lui. Per
quante volte lei possa accorrere a salvarlo, Link chiederà
sempre di lui.
Revali vorrebbe dirle di no, chiederle di restare al suo posto:
vorrebbe
lasciarle almeno la consolazione di vegliarlo, poiché
è tutto quello che potrà
mai fare per lui. Ma anche quello sarebbe un inganno, una ferita cruda
e
inutile: alla fine è comunque lui che Link
cercherà sempre al risveglio.
«Mi dispiace, Mipha» dice. Per tutta
risposta lei reclina il capo e sorride tristemente.
«Non è colpa di nessuno» mormora.
«Ma
grazie.»
Revali non ha detto per che cosa gli
dispiace, così come lei non ha detto quale sia la colpa:
questa sarà l’unica
volta che ne parleranno, ma entrambi sanno cos’è.
Mipha gli passa di fianco in
silenzio, a testa bassa, e Revali aspetta d’esser rimasto
solo prima di andare a
inginocchiarsi di fianco a Link. Questo ragazzo inconsapevole che ora
dorme
sarà sempre grato a Mipha della salvezza che ogni volta le
deve, ma chiederà
ogni volta di lui - e a differenza di Mipha Revali è troppo
egoista per non
concedere a se stesso di esserne felice.
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Capitolo 12 *** #12 - Fake dating ***
#12 ~ Fake Dating
(lista
pumpFic)
Link si torce le mani mentre passeggia
avanti e indietro. Revali lo guarda con curiosità ma,
poiché non ha la minima
intenzione di rendergli le cose più facili, incrocia le
braccia dietro la testa
e si appoggia al muro con tutto il proprio peso.
«Non ti senti bene?» chiede con una
premura che sa di derisione.
Link si ferma, lo guarda pieno di
preoccupazione, chiedendosi come introdurre l’argomento, e
riprende a camminare
su e giù. Revali scuote il capo tra sé e riprende
ad attendere.
«Impa ti ha raccontato la leggenda»
esordisce Link infine.
A quanto pare non era questo che Revali si
era atteso da lui, perché impiega un po’ a capire
di cosa si sta parlando.
«Quella della principessa e dell’eroe con la Spada
che esorcizza il male?»
«Quella.»
Revali scrolla le spalle. «Impa passa mai
più di tre giorni senza raccontarla?»
Link lo fissa con disappunto, perché
questo è molto ingiusto nei confronti di Impa. Tuttavia non
è questo il momento
di affrontare questo argomento, perciò Link si accontenta
del fatto che Revali
sa di cosa sta parlando.
«Dunque sai che l’eroe e la principessa si
reincarnano di vita in vita…»
«Link» lo interrompe Revali. «Se voglio
una lezione di storia, so benissimo andare a scuola come fanno tutti
gli altri.
O da Impa, se è per questo. Magari arriviamo al punto,
eh?»
Il punto è proprio che il punto non
è tanto facile da tirar
fuori. «Qualcuno dice che l’eroe e la principessa
si amassero, in quelle vite.
I teologi di corte. Impa non è d’accordo con
quest’interpretazione della
leggenda, ma…»
Si rende conto di essere arrossito solo
quando Revali sorride. «Ma senti. Quindi il Link delle ere
passate era un tipo
affascinante, eh?»
Il problema è che non c’è proprio
niente
da ridere. Link si arrabbierebbe, ma la questione è troppo
urgente per perdersi
in bisticci e dispetti come al solito. «I teologi dicono che
il potere della
principessa Zelda potrebbe risvegliarsi più in fretta, se io
e lei ci
sposassimo.»
«Oh» dice Revali. Appare piuttosto
colpito. «Beh, che si dice in questi casi? Auguri e figli
maschi?»
«Revali.» Link sente l’urgenza nella
propria stessa voce. «Non voglio sposare Zelda. Non credo che
lo voglia neanche
lei, ma farà comunque tutto quello che le ordina suo padre,
se serve.»
Revali scrolla le spalle. «Diglielo,
allora.»
È proprio qui che la logica delle sue
argomentazioni s’infrange. «Revali… io
sono un capitano della guardia reale.
Non posso dire di no. Se rifiuto un ordine del Re mi spetta la corte
marziale.»
«Oh»
mormora Revali, stavolta in un tono assai diverso da quello che ha
usato prima.
«Giusto.»
Non è che Link abbia molta voglia di
chiedere quello che deve chiedere; una parte di lui vorrebbe ancora
tirarsi
indietro e lasciar perdere. Arrivati al punto in cui si è,
però, è troppo
tardi.
«Ho bisogno che mi sposi
tu. Se fossi già sposato l’ordine del Re non
avrebbe alcun valore legale,
perché neppure per suo volere si può infrangere
un giuramento fatto alla Dea.»
Revali ride. Ride, ma tanto
a lungo e sonoramente che Link neppure sa come reagire: non che si
fosse
aspettato che lo prendesse seriamente fin dall’inizio,
comunque. Ma la risata è
tanto lunga e provocatoria, con punte d’isteria, che dopo un
po’ Link si
spazientisce e domanda: «Hai finito?»
Revali ride ancora un po’,
a onor del vero. Dopodiché si alza, si rassetta un
po’ e dice in tono di
commiato: «Bene, ci ho creduto fino a ora. Stavolta me
l’hai fatta, lo
riconosco. Adesso basta, eh?»
«Revali» sibila Link. «Non
sto scherzando.»
«Neanche io. Sono certo che
potrai trovare qualcun altro che ti faccia questo favore. O
l’hai già chiesto
ad altri e io sono la tua ultima spiaggia?»
Revali gli volta le spalle
e fa per lasciare i suoi alloggi.
«Lo sto chiedendo a te
perché mi fido solo di te» esclama Link. Revali si
ferma bruscamente là dove si
trova. «Come in guerra, Revali. Mi butterei nel vuoto da
qualsiasi altezza se
sapessi che sei pronto a riprendermi.
A
chi altri dovrei chiederlo?»
Revali tace talmente a
lungo che Link si domanda se abbia sentito. Non sa come altro
dirglielo: dopo
averglielo chiesto lo ha pregato di quanto di più simile a
una preghiera possa
esistere tra di loro, ma dopo questo non gli rimane
nient’altro da tentare che
fronteggiare la corte marziale e sperare d’aver salvato la
vita a qualche
generale che ora gli deve un favore.
«Va bene» dice Revali, e la
sua risposta è talmente inaspettata che Link alza il capo di
scatto e domanda:
«Cosa?»
«Ho detto che va bene»
ripete Revali spazientito. «Possiamo evitare di far partire
questo falso
matrimonio col piede sbagliato, sì?»
Link apre la bocca, ci
pensa un po’ e la richiude.
«Grazie» risponde. «Sai che
non potrò mai ripagarti di questo favore.»
«Bah» mormora Revali
aprendo la porta, segno evidente che per lui questa conversazione
è chiusa. «In
fin dei conti… non sta bene per un Rito arrivare celibe alla
mia età.»
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Capitolo 13 *** #13 - Aurora polare ***
#13 ~ Aurora polare
(lista
pumpSky)
Ha freddo – ha le mani
gelate, il naso arrossato. Link si stringe addosso la pelliccia e si
soffia
sulle mani, dove il freddo ha inferto profonde spaccature. In questo
momento
odia tutto e tutti e particolarmente odia il maledetto Rito che non
prova la
minima sensazione di freddo e guida Medoh in mezzo alla tormenta come
se si
gettasse nel fuoco.
«Dobbiamo tornare» grida.
Ha la sensazione di sgolarsi invano contro il vento e la neve, persino
all’interno di Medoh. «Possiamo fare rapporto. Non
ci sono mostri in questa
zona.»
I Campioni che guidano i
Colossi Sacri non sono suoi soldati: non sono suoi sottoposti e dunque
non sono
tenuti a obbedire ai suoi ordini. Purtroppo. Ogni tanto però
gli piacerebbe che
ascoltassero i suoi suggerimenti – quantomeno questo dannato
Rito.
Revali si gira appena verso
di lui dai comandi di Medoh. «Tieniti impegnato e guarda
fuori mentre gli
adulti lavorano, eh, Link?»
Maledetto quel Rito e la
sua ostinata superbia. Link impreca silenziosamente tra sé
mentre Medoh
s’inclina paurosamente da un lato nell’impeto della
violenta virata. È
costretto ad aggrapparsi alle strutture Sheikah del Colosso per non
scivolare
fuori nell’aria gelata mentre Medoh vira – ed
è allora che guarda fuori e vede
il cielo farsi di fiamma, fiamme verdi e purpuree che lo attraversano
come
lunghissime ferite nella notte polare. Qualcosa in lui ha un sussulto
mentre
guarda fuori. Revali se ne accorge.
«Che c’è, Link? Vuoi dirmi
che in tutti i tuoi viaggi non hai mai visto
l’aurora?»
Le sue parole fuoriescono
in una risata nell’aria gelata: a quanto pare
l’idea che Link non si sia mai
spinto così a nord nella notte che dura mesi gli appare
tremendamente
divertente. Link si arrabbierebbe, se solo trovasse la forza di
distogliere lo
sguardo dalla vampa del cielo – ma quella forza non la trova,
ha gli occhi
pieni di luci che danzano nella notte.
«Fermiamoci» grida alla
cieca, sperando che da qualche parte nel buio, alle sue spalle, nel
ventre di
Medoh, Revali lo senta.
«Non avevi tanta fretta di
tornare verso climi più assolati?»
Proprio quando Link sta per
rispondere e giustificare la propria decisione le sue orecchie sono
colpite da
un grande silenzio: i motori sono spenti, Medoh rallenta la sua corsa
nel
cielo. Sono al di sopra della tormenta, a quanto pare.
Revali gli si accosta in
silenzio: Link si volta un istante per guardarlo. Nei suoi occhi verdi
baluginano le lunghe fiamme dell’aurora.
«Ci fermiamo solo qualche
minuto» lo avverte Revali senza guardarlo. «Non
vogliamo che il Campione di
Hyrule si congeli quel suo culo secco. Ma nemmeno che non veda la sua
prima
aurora polare. Giusto?»
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Capitolo 14 *** #14 - Kink ***
#14 ~ Kink
(lista
pumpFic)
Link spalanca una mappa sul
tavolo, il suo attendente si precipita a bloccarne gli angoli
perché non si
arrotoli su se stessa. I suoi luogotenenti attendono una sua parola:
Link
indica sulla mappa a colpo sicuro, come se sapesse già quasi
senza vederla
quali punti indicare, dei punti nella terra di Oldin e di Akkala.
Persino coi suoi
sottoposti, persino quando dà ordini, le sue parole sono
ridotte al minimo,
forse per via della rigida filosofia marziale e militare impostagli da
suo padre,
che vede il silenzio come mezzo per mantenere la concentrazione. Per
questo
motivo i suoi soldati aspettano le sue parole ogni volta come una
rivelazione.
«I Lynel sono stati
avvistati qui, qui e qui. Quassù un Hinox, ma io credo
piuttosto uno Stalnox: la
sentinella non era sicura, ma era notte, perciò ci sono
buone probabilità.
Rubeo, tu andrai con Daruk su Vah Rudania: prendi con te una trentina
di
uomini. Ciaran, tu condurrai i tuoi uomini qui, dove ti
attenderà un
contingente di Yiga guidati da Supa: Pruna sta già
provvedendo a trasportarli.
Voi invece…»
«Revali»
mormora Impa.
Sentendosi richiamato alla realtà da un universo di pensieri
che apparteneva
solo a lui, Revali abbassa lentamente gli occhi su di lei.
«Tutto a posto? C’è
qualcosa che non ti torna nel piano?»
«No» mormora Revali
tornando a guardare Link. Porta il suo elmo sottobraccio, dà
ordini senza
neppure aspettarsi di poter essere smentito. «No,
è tutto chiaro. Stavo solo
pensando.»
Per la precisione stava
pensando che, tutto sommato, potrebbero esserci situazioni in cui non
gli
dispiacerebbe prendere ordini da Link, al di fuori del campo di
battaglia. Ma
questo dettaglio, incidentalmente, rimane non detto.
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