The reason why

di SilkyeAnders
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Best friends ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: The mission ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: In the haste of the moment ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Best friends ***


ZELENA MON ALLERGY CH 1 BEST FRIENDS The reason why

Capitolo 1: Best friends

Il sole splendeva alto nel cielo di Oldmill Village, l'estate si palesava con il suo tipico biglietto da visita: il caldo torrido; non tirava un alito di vento e gli abitanti del luogo cercavano refrigerio in gelati enormi, giornate al mare e docce gelide.
Elena sedeva sul suo letto, le gambe accavallate e il ventilatore puntato in viso nel vano tentativo di non sudare.
Il suo sguardo vispo e attento vagava ora verso la sua scrivania, ora verso la finestra spalancata come fosse in attesa di qualcosa di veramente importante.
-Uffa! Ma quanto ci mette?- sbuffava.
Elena si alzò dal suo letto svogliatamente, rinunciare al fresco del ventilatore non era nei piani ma era necessario. Si diresse verso la propria finestra e si mise a guardare il vialetto della casa affianco.
Batteva il piede a terra con impazienza nella frenesia di quella interminabile attesa.
Lo sguardo le si illuminò non appena vide un'auto parcheggiare. Ne scese un ragazzino dai capelli blu che, a guardarlo bene, pareva scalpitante quasi quanto lei.
-Zick!- esclamò Elena, il tono entusiasta.
La ragazzina scese velocemente le scale a due a due ed arrivò in cortile ignorando i richiami confusi di sua madre.
Zick le corse incontro sotto lo sguardo divertito dei suoi genitori. Anche Julie, la madre di Elena, era uscita a vedere perché sua figlia fosse uscita in tale fretta e sorrise in modo comprensivo non appena vide i Barrymore dall'altro lato della strada.
Harvey, il padre di Elena, invece sembrava osservare Zick con una certa attenzione mentre, disperatamente accaldato, innaffiava le piante del proprio giardino.
I due bambini rimasero fermi uno di fronte all'altra per qualche istante prima di stringersi in un forte e familiare abbraccio.
-Mamma! Vado da Zick!- gridò Elena.
Julie si affrettò nella loro direzione, quando li raggiunse incrociò le braccia al petto.
-Elena, sono appena tornati dalle vacanze! Lasciali un po' tranquilli- disse.
-Oh, non preoccuparti Julie. Elena non è affatto un disturbo, e poi Zick non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con lei- rispose dolcemente Greta, la mamma di Zick.
Il ragazzino arrossì visibilmente :-M-mamma...- balbettò imbarazzato.
Julie rivolse a Greta un sorriso amichevole :-Capisco, bè... Se le cose stanno così non posso negarmi-.
-Grazie mamma!- esclamò Elena posandole un bacio sulla guancia e sparendo in casa Barrymore, accompagnata dal suo amico.
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-Zick, devi raccontarmi tutto delle tue vacanze!- esclamò la ragazzina.
I due amici erano seduti sul letto di Zick, l'uno di fronte all'altra.
-Non c'è molto da dire. Senza di te sono state piuttosto noiose- ammise il bambino.
-Lo stesso, aiutare mamma con i gemelli non è stato affatto divertente- sospirò Elena.
I due scoppiarono a ridere, ritrovando immediatamente la loro solita complicità.
-Come stanno i tuoi fratellini?- chiese Zick.
-Oh, benone! Vengono super coccolati e per ora sembrano due marmocchi tranquilli-.
-Hai detto bene, per ora! Vedendo te si spera che non prendano il tuo caratteraccio, né la tua passione per l'avventura o si cacceranno molto presto in un mare di guai-.
Elena sorrise maliziosamente alla battuta del suo amico :-Già, speriamo non sia di famiglia-.
I ragazzi rimasero a parlare del più e del meno finché non fu ora di cena.
Elena lanciò un rapido sguardo all'orologio appeso al muro della camera di Zick, non aveva affatto voglia di tornarsene a casa ma sarebbe stato scortese rimanere anche per la cena.
-Credo che ora dovrei andare- mormorò la ragazzina.
Zick la osservava giocare con i nastri che legavano i suoi capelli rossi, il modo in cui le sue piccole dita affusolate tiravano i lembi del fiocco lo incantava.
-Zick?-
-Eh? Ah! Certo, dovresti... E' ora di cena-.
Elena gli rivolse un dolce sorriso prima di abbracciarlo e correre di sotto, non mancando di salutare ogni mostro che incontrava lungo il suo cammino.
Bombo, il mostro mangia-scarpe, entrò in camera di Zick con ciò che avrebbe potuto essere definito come un sorriso sulle labbra :-Me felice che Elena tornare-.
Zick annuì :-Sì, anche io-.
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La mattina giunse più calda che mai, i raggi brillanti del sole filtravano dalle persiane fino in camera di Zick che, lamentosamente, portò una mano al viso per schermarlo da tutta quella fastidiosissima luce che gli aveva disturbato il sonno.
Poco dopo, fu un rumore a destare Zick. Era un rumore sordo che proveniva dal pianerottolo.
Aprì gli occhi, ormai spazientito ed esasperato. Il suo sonno era ormai svanito quindi si precipitò fuori dalla porta dove trovò Bombo con in mano le sue scarpe.
Zick gli porse la mano con fare austero :-Le mie scarpe. Ora!-
Il mostro lo guardò con occhi colpevoli :-Me affamato, me mangia scarpe!- rispose, come a far valere un punto di vitale importanza.
-Dammele!- sibilò Zick :-Non costringermi a usare il dom!-
Bombo spalancò la bocca, pronto ad ingoiare le scarpe del giovane domatore ma Zick balzò in avanti strappandogliele via dalle mani.
-Non è possibile fare questa scena ogni singola mattina- borbottò il ragazzino mettendosi rapidamente le scarpe ai piedi.
Meglio averle addosso nel caso in cui Bombo avesse tentato di nuovo di mangiarle.
Si sfilò il pigiama e si vestì in fretta, scese in cucina dove Greta stava preparando un'abbondante colazione.
-Buongiorno tesoro- lo accolse.
-Buongiorno mamma-.
Zick si sedette a tavola e osservò suo padre intento a bere il caffè :-'Giorno papà-.
-Ciao figliolo! Hai programmi per questa mattina?- chiese.
-No, dopo la colazione vorrei andare da Elena. Magari ci viene in mente qualcosa da fare-.
-Fate attenzione però, oggi fa molto caldo- disse Greta mentre serviva la colazione al figlio.
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Zick bussò timidamente alla porta, gli occhi fissi sul pavimento della veranda.
Solitamente, era Elena ad andare a casa sua. Non che si trovasse male a casa della sua amica ma non era molto abituato.
Il padre di Elena aprì la porta e guardò Zick severamente, non lo aveva mai fatto prima e il giovane domatore si sentiva estremamente a disagio nell'essere scrutato in quel modo.
-E-Ehm... Buongiorno, i-io...-
-Chi è papà? E' Zick? Fallo entrare!- esclamò la voce di Elena dall'interno.
Harvey tirò un sospiro indecifrabile prima di spostarsi per lasciar entrare il ragazzino. Elena gli corse incontro trascinandolo verso le scale che conducevano alla sua camera.
-Buongiorno Zick, lascia perdere mio padre. Fa così perché è convinto che tu sia il mio ragazzo. Gliel'ho detto almeno cento volte che non è così ma non vuole proprio darmi retta- spiegò la bambina.
Zick avvampò, le sue guance si tinsero di un intenso color cremisi.
-A-Ah... E come... P-Perché pensa che noi... Sì, bè che tu ed io...-
-Non ne ho idea, forse perché passiamo molto tempo insieme o forse perché non ho altri amici a parte te...-
Zick annuì :-Sono valide ragioni ma...-
-Sul serio, non dargli importanza. Gli passerà- asserì lei.
Zick rimase immobile, boccheggiando parole incomprensibili.
-Tutto bene?- chiese Elena passandogli la mano di fronte al viso.
Il ragazzo deglutì e le sorrise, cercando di non sembrare sospetto.
-Naturalmente-.
I due giunsero al corridoio e si incamminarono verso la stanza di Elena, una volta lì si sedettero sul pavimento accanto a Sfruscio, il micio di Elena.
-Cosa ti va di fare oggi?- chiese Zick.
Elena alzò gli occhi al cielo come se stesse vagliando le varie opzioni a disposizione :-Sarebbe il giorno perfetto per andare al mare, però è già mattina inoltrata... Rischiamo che faccia veramente troppo caldo-.
Zick annuì mentre, anche lui, sembrava intento a riflettere sulle varie possibilità. Gli occhi immobili sul soffitto.
-E se andassimo in piscina?- propose con energia.
-Sì! Che bella idea! E poi potremmo andare a prendere un gelato- incalzò Elena, gli occhi pieni di entusiasmo alla prospettiva.
-E' fatta. Vado a raccogliere l'occorrente e ci vediamo da me tra dieci minuti-.
Elena annuì, non era certa di riuscire a prepararsi in così poco tempo così mise in conto i soliti contrattempi del suo amico. Sicuramente avrebbe avuto un bel da fare con i mostri, come suo solito.
Elena decise quindi che sarebbe uscita di casa dopo quindici minuti.
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Bussò alla porta della stanza di Zick immaginando che lo avrebbe trovato a litigare con Bombo per un paio di infradito.
-E-Ehm...Solo un attimo- la voce attutita del ragazzino sembrava trafelata dall'altro lato della porta.
Elena alzò gli occhi al cielo, totalmente esasperata :-Muoviti, Zick!-
Lui aprì bruscamente la porta, un'espressione seccata in viso.
-Bombo?- chiese Elena divertita.
-Indovinato-.
-Wow! Che cosa ho vinto?-
-Mmh... Un gelato?-
I due scoppiarono a ridere, ormai scuola o no quello era diventato il loro rituale mattutino. Incredibile come Bombo non si lasciasse mai sfuggire l'occasione di infastidire Zick in qualche modo.
Naturalmente, entrambi sapevano che non lo faceva con cattiveria. Era un mostro goloso dopotutto.
Le borse cariche, costumi e crema solare alla mano e i due amici erano pronti per la loro giornata di ozio.
La piscina di Oldmill non era mai particolarmente affollata nemmeno in estate, per questo Elena e Zick amavano andarci. Erano certi di poter passare una giornata in tranquillità e, soprattutto, senza mostri. Questo ovviamente era più un pensiero di Zick ma Elena si trovava grossomodo d'accordo.
Scelsero il punto meno affollato per sistemarsi, Zick stese i loro asciugamani sulle sdraio in dotazione.
-Speriamo di non incontrare quei deficenti dei nostri compagni- sbuffò Elena.
-No, vedrai che qui staremo tranquilli-.
I ragazzini andarono ciascuno verso uno spogliatoio per cambiarsi e lasciare i vestiti che indossavano, entrambi si fecero la doccia prima di tornare in piscina.
-Oggi è proprio la giornata perfetta per fare un bagno- esordì Zick.
-Sì, è stata una trovata geniale!-
Entrambi corsero trepidanti verso l'acqua e non persero tempo nel tuffarsi e iniziare una gara di nuoto.
-Ho vinto- asserì Zick in tono tronfio.
-Tutta fortuna- sbuffò Elena incrociando le braccia al petto.
-Più che fortuna, direi che mi riesce tutto bene-.
-Accidenti Zick, che modestia!- scherzò Elena alzando gli occhi al cielo :-Sei proprio un testone!-
I due si accomodarono sulle sdraio e iniziarono a spalmarsi la crema solare. Zick doveva farlo ogni ora perché era molto pallido e di conseguenza temeva di bruciarsi immediatamente.
-Non starai esagerando?- chiese Elena sollevando un sopracciglio.
-Affatto! Se mi scotto che cosa dirò a mia madre? Lo sai quanto è protettiva nei miei confronti-.
Improvvisamente, una voce fin troppo familiare li destò dal loro relax.
-Credi che lei gli dirà mai che le piace? Ormai passano ogni secondo insieme-.
La stridula voce nasale di Patty riempì l'atmosfera.
-Ti prego, ti prego... Non dirmi che sono le gemelle del terrore quelle alle nostre spalle, ti prego!-
-Se vuoi non te lo dico- sospirò Zick.
-Secondo me è troppo strambo anche per lei- incalzò la voce di Mattie.
Elena tese l'orecchio, quelle due non le stavano affatto simpatiche ma era curiosa. Si rivolse verso il suo amico con espressione accigliata in piena concentrazione :-Di chi parlano secondo te?-
Zick le sorrise maliziosamente :-Non sapevo che ti interessassi di gossip da quattro soldi-.
-Non mi interessa, no! Però sono un po' curiosa, ammetto che sembra una storia avvincente- commentò Elena.
-Sei proprio una ragazza-.
Zick pronunciò queste parole come se fosse la prima volta che si rendeva conto della cosa.
-Che occhio- sbuffò lei, offesa.
Sentirono un gridolino soffocato e, con loro estremo orrore, Patty e Mattie gli si pararono di fronte :-Non ci credo! Stavamo giusto parlando di voi due- esclamò Mattie.
Elena e Zick ricordarono la scia della conversazione appena ascoltata, impossibile non arrossire in quella circostanza.
-Bè? Che volete?- chiese Elena, il tono di voce nervoso.
-Oh, niente di niente... Non volevamo certo rovinare il vostro appuntamento- disse Patty con un sorrisetto perfido in viso.
Zick avvampò, scosse il capo con veemenza ma, ovviamente, Elena prese parola ben prima che lui potesse articolare un solo pensiero sensato.
-Appuntamento? Ma che razza di idee vi fate?-
-Bè, in fondo siete sempre appiccicati- osservò Mattie con la sua vocetta odiosa.
-Siamo amici- si limitò a dire Zick :-Anche voi siete sempre appiccicate ma non mi pare che vi si scambi per coppia-.
-Cosa c'entra? E' diverso-.
-Non siete una coppia ma sicuramente sembrate gemelle siamesi- commentò Elena.
-Forse dovreste farvi una vita anzi che analizzare quella degli altri- aggiunse Zick.
-Che maleducati! Ecco che cosa succede quando si interrompe l'appuntamento di due innamorati- sibilò Patty trascinando via la sua amica.
-Non siamo fidanzati!- gridò Elena, suscitando l'attenzione dell'intera piscina.
-Shh! Sei matta? Perché urli così?-
-Quelle due mi danno sui nervi- sbottò la ragazzina.
-Lasciale perdere, non ne vale la pena-.
-Ma come fai a startene così tranquillo?-
-Semplice, non do importanza alle cavolate che dicono quelle come loro- spiegò lui scrollando le spalle.
Elena non disse nulla ma non sembrava affatto convinta. Non le piaceva che si speculasse sul tipo di relazione che avevano lei e Zick, in fondo erano ancora dei ragazzini ed era troppo presto per pensare a certe assurdità. Non che non ci avesse mai pensato, però non era il caso di dirlo a voce alta!
Zick era il suo migliore amico e non c'era niente tra loro, questo era evidente e doveva rimanere l'unica verità circa tutta quella faccenda.
Doveva essere così.
E poi, a lui piaceva Lay. Gli era sempre piaciuta nonostante fosse più grande, e certo che la cosa le dava molto fastidio ma non perché fosse innamorata di Zick o chissà che altra simile sciocchezza. Era solo perché Lay era troppo grande per lui ed Elena era protettiva nei suoi confronti. Ovvio, che altro motivo poteva esserci?
-Su dai, smettila di pensarci- disse Zick posandole una mano sulla spalla :-Ignorale-.
-Sì bè... E' facile per te dirlo- sbuffò lei.
-Ma perché ti impunti così? A cosa serve?-
Zick sembrava quasi offeso da tanta veemenza nel negare che avessero una relazione.
-Voglio solo che si sappia la verità, non piace che si mettano in giro false voci sul mio conto. O sul tuo!-
-Bè, grazie ma a me non interessa-.
-Però a me sì Zick!- esclamò lei sgranando gli occhi :-Insomma, pensa se quelle due diffondessero la voce che siamo una coppia-.
Zick sospirò :-Ma noi lo sappiamo che non è così, non capisco perché ti agiti tanto. Lasciale perdere, sul serio-.
Erano davvero troppe le persone che iniziavano a pensare simili assurdità: suo padre, Patty e Mattie e persino i mostri avevano fatto battute su questa situazione! Ma insomma, che avevano tutti?
Zick rimase fermo qualche istante a osservare Elena che aveva in viso un'espressione di profonda riflessione, chissà perché quella diceria l'aveva colpita così tanto? Dopotutto non era la prima volta che si insinuava che stessero insieme, è vero che ultimamente iniziava ad accadere spesso però...
Zick si disse che forse non avrebbe mai compreso fino in fondo Elena, o qualsiasi altra ragazza per ciò che poteva valere.
Loro comunque erano buoni amici, e basta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: The mission ***


ZELENA CAP 2 Capitolo 2: The mission


Era davvero facile per i Domatori cacciarsi nei guai, guai belli grossi a giudicare dall'espressione truce con cui Jeremy li stava osservando.
Teddy se ne stava rannicchiato su se stesso, dando l'impressione di essere molto più basso di ciò che era realmente. Elena non ricordava di averlo mai visto così mortificato e lo stesso valeva per Zick che aveva il capo chino come se avesse commesso un terribile errore.
Lei era arrivata da poco, sua madre l'aveva messa in punizione per una marachella di una settimana prima e le aveva proibito categoricamente di uscire. Sapeva che Zick e Teddy avevano in mente di svolgere una missione ma i loro padri sembravano furiosi quasi quanto Jeremy e non ci volle molto a Elena per comprendere che forse non avrebbero dovuto farlo.
Elena rimase in silenzio, in disparte, ad ascoltare il Tutore Massimo inveire contro i ragazzi. Avrebbe voluto tanto sapere in che razza di guaio si fossero cacciati, decise di concentrarsi su un punto indefinito alle spalle di Zob. Avrebbe chiesto tutto a Zick non appena fosse terminata la ramanzina.
Irresponsabili... Stupidi... Decisamente fuori dalle vostre possibilità...
Accidenti! Dovevano aver commesso un errore bello grosso per meritarsi simili epiteti. Elena decise che il punto indefinito alle spalle di Zob non era più interessante, così passò ad osservare i mostri che, poco più in là, assumevano l'espressione di chi provava del disagio fisico in una situazione tanto tesa.
-Sentito che roba?- bisbigliò Lay avvicinandosi a Elena.
-Ma che cosa è successo?- chiese la ragazzina di rimando.
-Non ne so molto più di te, sicuramente non è il bentornata che ti immaginavi-.
Elena annuì cercando di mascherare un sorriso divertito con la mano :-No infatti... Muoio di curiosità!-
-A chi lo dici! Bobby e io abbiamo fatto partire le scommesse-.
Elena sgranò gli occhi.
Ultimamente lei e Lay avevano iniziato a fare amicizia, o per meglio dire, stavano iniziando a conoscersi meglio. Elena continuava a trovarla fastidiosa e riusciva a sopportarla solo in piccole dosi, non riusciva davvero a capire cosa ci vedessero tutti in lei.
Probabilmente, e non faceva fatica a realizzarlo, era un po' gelosa a causa della bellezza e bravura di Lay. Elena si sentiva spesso poco utile non avendo poteri grandiosi come quelli dei Domatori e Lay era una Domatrice di talento, era più grande, più matura e decisamente piena di fascino.
In quel periodo Elena stava cercando di mettere da parte quella gelosia insensata e stava provando ad entrare in contatto con la ragazza, scoprendo che non era poi così smorfiosa come pensava lei.
-Che malignità- mormorò la bambina sopprimendo un'altra risatina.
-Su! Non dirmi che non ci hai pensato!-
Bobby le raggiunse poco dopo :-Credete andrà avanti ancora molto questo spettacolo pietoso?-
-Probabilmente sì, Jeremy sembra davvero furioso... Ma tu lo sai che cosa è successo?- chiese Elena.
-Non proprio... So solo che hanno preso parte a una missione e hanno combinato un guaio-.
-Chissà che hanno combinato quei due?-
-Forse hanno perso un dom box- azzardò Bobby.
-Non credo, secondo me invece hanno distrutto il luogo della missione- tentò Lay.
-Sono cose già successe, no? Per me si tratta di qualcosa di davvero grosso... Non mi viene in mente nulla che possa far infuriare Jeremy così, a meno che non abbiano corso un pericolo inutile-.
-Sai che forse hai ragione, Elena?- rispose Bobby :-Può darsi che abbiano partecipato a una missione troppo difficile per loro-.
-Credi? Eppure Zick ha affrontato pericoli molto consistenti nel corso degli anni- osservò Lay.
-Questo è vero ma esisterà pure un mostro che Zick non possa inscatolare-.
-Non so se esiste, ma so che Jeremy sta per liberarli... Non vedo l'ora di sapere che cosa è successo!- esclamò Elena.
-Come sai che sta per lasciarli andare?- chiese Lay.
-E' molto semplice, sta iniziando a balbettare. Vuol dire che non ha più niente da dire- sospirò Elena :-Ho ricevuto abbastanza ramanzine da Jeremy, so benissimo come iniziano e come finiscono-.
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Non ci volle molto prima che Teddy e Zick venissero finalmente lasciati in pace, entrambi avevano un'aria decisamente affranta e questo non faceva che incuriosire la giovane Rifugiatrice.
Dopo giorni passati lontana da quel mondo incredibile a cui Zick l'aveva introdotta, non poteva sopportare di non sapere quale fosse il motivo di tanto risentimento da parte dei Tutori e dei padri dei ragazzi.
-Zick, Teddy!- esclamò facendo loro cenno con la mano.
I due le lanciarono una rapida occhiata prima di abbassare il capo e camminare lentamente nella sua direzione.
-Che facce da cuccioli bastonati! Che è successo?-
Teddy sollevò lo sguardo, un moto di orgoglio ferito nei suoi occhi :-Ci siamo infilati in un guaio, ecco cosa è successo-.
-Questo lo avevo capito, vorrei più dettagli- azzardò la ragazzina.
Zick sospirò :-Abbiamo preso parte a una missione-.
-E fin qui non ci vedo nulla di così grave- rispose Elena.
-Non lo sarebbe stato di norma, il fatto è che abbiamo commesso alcuni errori-.
-Errori da pivelli, aggiungerei- sospirò Teddy.
-Ma non capisco, perché Jeremy è così arrabbiato? Capita a tutti di sbagliare, no?-
-A causa dei nostri errori sciocchi qualcuno stava per farsi davvero molto male- rispose Zick.
Teddy annuì :-Siamo entrati in competizione come nostro solito e... Bè, per poco mio padre non ci rimette la pelle-.
Elena sgranò gli occhi :-Potete raccontarmi per bene che cosa avete combinato, per favore?-

Zick reggeva in mano il dom box, pronto a catturare l'orrendo mostro che gli si era parato davanti agli occhi. Suo padre era poco più distante e affiancava Terrence sul flyvan, entrambi stavano volando in circolo pronti ad attaccare il mostro in modo tale che Zick potesse rinchiuderlo più facilmente.
Anche Teddy stava cercando di indebolirlo, attaccandolo alle spalle. Non era particolarmente felice che, come sempre, a Zick andasse tutta la gloria.
Fu nel momento in cui il mostro si gettò in avanti per attaccare Zick che Teddy decise che non sarebbe rimasto con le mani in mano. Si mise a rincorrere la bestia e attaccò, il mostro in un moto di furbizia si scanzò e il colpo di Teddy finì dritto dritto addosso a Zick, facendogli scivolare il dom box dalle mani.
Zick, innervosito dalla situazione, lanciò anche lui un attacco in direzione di Teddy che riuscì a deviarlo. Il problema nacque nel momento in cui il colpo di Zick virò verso l'alto, colpendo il flyvan di Terrence che scivolò iniziando la sua caduta. Fortunatamente, Zob fu abbastanza rapido da acchiapparlo al volo ma, nel mentre, il mostro riuscì a fuggire.

Elena rimase in silenzio ad osservare i due :-Tutto qui?- chiese dopo poco.
-Che vuoi dire con tutto qui?-
-Bè, mi pare vi siate cacciati in guai peggiori di questi... L'importante è che stiate tutti bene, no?-
-Sì, ma intanto il mostro è fuggito- sospirò Zick.
-Vorrà dire che lo recupereremo- rispose Elena.
-Scusa, perché parli al plurale?-
-Perché mi pare ovvio che non posso lasciarvi da soli, appena lo faccio combinate subito qualche disastro-.
-Se ora ci mettiamo a cercare quel mostro ci cacceremo nei guai un'altra volta!- esclamò Zick.
Elena alzò gli occhi al cielo :-Ma se andiamo a catturarlo non potranno dirvi nulla! La missione verrà portata a termine-.
-Ma non hai sentito come era arrabbiato Jeremy? E la faccia di mio padre l'hai vista? Se ci vedono uscire di qui...-
-Vorrà dire che non ci faremo notare- rispose Teddy prontamente.
Zick sospirò, era davvero saggio seguire quei due in quella missione suicida? Forse no ma, onestamente, doveva ammettere che aveva voglia anche lui di dimostrare che erano perfettamente in grado di portare a termine il compito assegnato.
-Questo sì, se a qualcuno di voi due imbecilli venisse in mente di dare prova di quanto sia maschio... Non fatelo- sbuffò Elena.
I due arrossirono di riflesso, effettivamente avevano rischiato di sfiorare la tragedia solo per dimostrare quanto fossero bravi e forti. Non aveva senso!
-A mia discolpa, stavo solo cercando di difendermi da questo sbruffone- osservò Zick indicando Teddy con il pollice.
-Ah sì? Bè in questo caso...-
Elena fulminò entrambi con lo sguardo, incrociando le braccia al petto :-Allora? Andrete avanti ancora molto?-
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I tre ragazzi si trovavano nell'ultimo punto in cui il mostro era stato avvistato. Elena aveva origliato mentre Jeremy ne discuteva con Zob e Terrence e aveva scoperto che il mostro fuggitivo si trovava nei pressi della zona commerciale di Oldmill.
-Sei sicura che si trovi qui?- chiese Zick.
-Più che sicura, ora zitto così magari riusciamo a sentire qualcosa di strano-.
-A parte la tua voce intendi?- la canzonò Teddy.
Elena si voltò appena per guardarlo in cagnesco, sguardo che rivolse anche verso Zick quando lo sentì ridere di quella pessima battuta.
-Smettetela tutti e due, fatemi concentrare!- sibilò la ragazzina.
Teddy passò avanti, schermando la visuale degli altri due e guardandosi attorno con fare circospetto. I suoi occhi scannerizzavano rapidamente l'area in cerca di qualcosa che potesse indicare il passaggio del mostro da quelle parti.
-Non mi pare sia da queste parti, come al solito non dovevamo fidarci di te Patata- sbuffò Teddy.
In quel momento, un forte rumore di vetri rotti pervase l'area attorno a loro e il mostro sgattaiolò rapidamente da dietro un vicolo :-Dicevi?-
Zick roteò gli occhi :-Non mettetevi a litigare anche voi due! Forza, andiamo a prenderlo!-
-Io lo distraggo- disse Elena correndo verso il mostro.
-Muoviti! Quella si fa ammazzare!- esclamò Teddy trascinandosi Zick appresso.
I ragazzi, alla fine di una lotta considerevolmente difficile e di un inseguimento stancante, riuscirono a catturare il mostro. Anche grazie a Elena che si era premurata di portarsi dietro qualche dom box, con le poche informazioni che le avevano riferito sarebbe stato un miracolo avere con sé quello giusto al primo tentativo.
Chiaramente, una volta tornati all'Antica Armeria si beccarono tutti e tre una bella sgridata per aver disobbedito agli ordini. Elena fu anche molto sorpresa quando tutti e tre ricevettero una punizione.
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-Non ci posso credere, esco da una punizione e mi caccio subito in un'altra. Porca bomba! Sono la solita sfortunata!- lamentò la ragazzina mentre strofinava energicamente una pentola incrostata.
-Se ci avessi dato retta ora nessuno di noi sarebbe in questa situazione- sbuffò Zick.
-Vorrei ricordarti che non eravate affatto obbligati a dirmi di sì- rispose l'altra.
Teddy scosse il capo :-Non capisco davvero perché punirci. Il mostro l'abbiamo preso, no?-
-Anche se ci era stato espressamente detto di non farlo- aggiunse Zick.
-Eppure l'abbiamo catturato! Siamo stati veloci e abbiamo rimediato al nostro errore, dovrà pur significare qualcosa!-
Elena abbandonò la pentola che stava cercando, invano, di pulire :-Sai che ti dico Taur? Per una volta sono d'accordo con te!-
-Se iniziate ad allearvi potrebbe essere un bel guaio- sospirò Zick rivolgendo loro un sorrisetto malizioso.
-Pensa al tuo piatto lurido tu!-
-Questa sbobba non verrebbe via nemmeno se ci buttassimo l'acido- sbuffò Teddy.
Zick scosse il capo, decisamente sfinito da tutta quella situazione :-Basta lamentarvi, rimettetevi a pulire! Prima finiamo e prima possiamo tornare a fare ciò che ci va!-
-Se finiremo, intedi dire!-
Effettivamente, la punizione fu più lunga del previsto. I ragazzi passarono l'intero pomeriggio a sfregare, pulire e rassettare le cucine dell'Antica Armeria.
-Mi fanno male anche muscoli che non credevo di avere- sospirò Elena, sedendosi su uno sgabello consunto.
-L'importante è aver finito- sbuffò Teddy.
-Sì, ma io ho una fame...- mormorò Elena reggendosi lo stomaco :-Sono le otto di sera-.
-Andiamo a vedere se i nostri genitori hanno portato qualcosa da mangiare- suggerì Zick.
I tre ragazzi si diressero versò la zona principale dove, come previsto da Zick, li stava aspettando del buon cibo.
-Papà... Signor Taur... Ecco non vi abbiamo ancora chiesto scusa per...- mormorò Zick.
-Non importa, figliolo. Anche noi siamo stati giovani, per quanto difficile da credere. Effettivamente, eravamo due bei combinaguai- rispose Zob carezzando i capelli del figlio :-Ora mangiate, ve lo siete davvero meritato dopo tutto quel lavoro-.
-Oh sì! Non me lo farò ripetere due volte!- esclamò Elena avventandosi su un panino.
-Elena, scusami se te lo chiedo ma... Hai avvisato tua madre che avresti rincasato tardi?- chiese Greta.
Elena sgranò gli occhi, afferrò il cellulare e notò le ventisei chiamate senza risposta di sua madre :-Oh no!- esclamò.
-Mi sa che finirai in punizione ancora per un po'- disse Zick sghignazzando.


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Capitolo 3
*** Capitolo 3: In the haste of the moment ***


ZELENA CAP 3 Capitolo 3: In the haste of the moment


Non aveva riflettuto.
Si rendeva sempre conto tardi delle cose, di solito le sue azioni erano impetuose e non ragionate. Puro istinto e niente pensiero.
Ecco perché finiva sempre in qualche guaio, perché non sapeva riflettere. O meglio, non è che non sapesse farlo ma spesso le risultava più facile evitarlo.
Magari per quel motivo, alla soglia dei suoi tredici anni, aveva accettato di uscire con Teddy Thaur quando lui glielo aveva chiesto. Zick aveva tentato di dissuaderla in ogni modo possibile ma Elena non era stata in grado di comprendere, in quel momento, che senso avesse quel suo impedimento categorico.
"Teddy è amico mio quanto tuo, se voglio uscirci ci esco", così gli aveva risposto. Stava già iniziando a pentirsene amaramente.
Seppure fosse vero che Teddy era suo amico, quello non era certo un valido motivo per accettare quello che aveva tutta l'aria di essere un appuntamento. E poi, non si era minimamente interrogata sul perché Teddy l'avesse invitata ad un appuntamento. Forse avrebbe dovuto.
Magari era solo una sua trovata geniale per rovinarle la giornata, solitamente non era particolarmente affabile con lei anche se aveva dimostrato in molte occasioni di considerarla una sua amica.
Ma ora come mai voleva passare ad un altro tipo di rapporto? No, non era plausibile... Forse si stava immaginando le cose.
Eppure Zick aveva manifestato proprio quella preoccupazione quando lei glielo aveva raccontato. "E come mai Teddy Thaur ti chiede di uscire?" le aveva chiesto, e lei non aveva saputo come rispondere.
Nella foga del momento lo aveva liquidato sbattendo la porta alle sue spalle e urlandogli contro che di lei non aveva capito nulla se pensava che sarebbe uscita con lui con qualche intento romantico, eppure che altro motivo poteva avere per uscire con lui?
Quindi, probabilmente, ciò la rendeva anche una incoerente.
Teddy era immobile al centro della piazza della città, gli occhi neri puntati verso l'alto mentre scrollava distrattamente le icone sul telefono.
Elena sentì il respiro smorzarsi, non sapeva se avesse a che fare con il primo freddo d'inverno o se fosse una reazione dovuta alla presenza del ragazzo. Teddy l'aveva invitata ad uscire e lei aveva detto di sì, quella era l'unica certezza in quella situazione.
Quasi come l'avesse sentita arrivare, Teddy abbassò lo sguardo e fissò nella sua direzione sollevando una mano per salutarla.
Sorrideva.
Sembrava sinceramente felice di vederla, incredibile.
-Elena! Non ci credo che alla fine sei venuta sul serio- esclamò Teddy correndole incontro.
Elena sorrise :-Perché non avrei dovuto?-
-Pensavo Zick fosse riuscito a persuaderti- osservò lui.
-Sai che non era d'accordo?-
-Logico, la prima persona con cui ho parlato prima di chiederti di uscire è stato proprio lui-.
Elena si allertò, questo Zick non glielo aveva detto.
-Ah, non ne sapevo nulla- mormorò :-Perché ne hai parlato con lui?- chiese.
Teddy si grattò la nuca in chiaro segno di imbarazzo, il suo sguardo sfuggente agli occhi inquisitori di lei :-Ecco, non ero certo che... Pensavo che tu e Zick, sì insomma che foste una coppia-.
-Anche tu? Ma allora è un vizio!- esclamò lei innervosita.
-Dai, non puoi biasimarmi! State sempre appiccicati-.
-Zick è mio amico, il mio migliore amico... Nient'altro- rispose lei, il tono leggermente più mortificato di quanto intendesse far trapelare.
Teddy non le confessò che in quel momento gli era sembrato che lei invece volesse ben altro.
Non sarebbe stato produttivo ai fini di ciò che lui voleva da lei, e cioè attenzione. Non l'avrebbe ammesso facilmente ma aveva sempre trovato Elena carina, si era accontentato per molto tempo di avere con lei una relazione costruita sui battibecchi e il finto disprezzo ma ciò che la ragazza non immaginava era quanto in realtà lui la stimasse.
La stimava tanto al punto di essersene innamorato.
Non aveva mai capito esattamente quando fosse successo, si era solo reso conto che un giorno era riuscito a fissarla per ben venti minuti senza mai stancarsi di farlo.
Anche ora la fissava, aveva un'espressione che Teddy non le aveva mai visto in volto. Capì che non aveva accesso a una gran quantità dei suoi pensieri, gli erano preclusi a prescindere.
-Quindi tu... Perché mi hai chiesto di uscire?- chiese titubante Elena.
-Mi sembra piuttosto ovvio, no? E' un appuntamento! Devo sempre spiegarti tutto, Patata- sentenziò lui.
-Un appuntamento... Con te?-
-Non ti va?-
-No, no non è questo... Va bene, suppongo-.
-Porca bomba! Che entusiasmo!- scherzò lui.
-Scusa, non credevo che... Insomma, non pensavo di piacerti- mormorò lei.
-Nemmeno io pensavo mi piacessi se proprio devo essere onesto, però...-
Elena abbassò lo sguardo, realizzò in quel momento che Zick era l'unico ragazzo con cui intratteneva conversazioni più lunghe di quaranta minuti. Non aveva mai pensato a cosa si potesse sentire essendo desiderati da qualcun altro.
Forse desiderio era una parola troppo forte per l'età che avevano, ma rendeva l'idea. Percepiva chiaramente un'emozione da parte di Teddy, la comunicava con tutto il corpo: con gli occhi, con le mani, con il sorriso. E per una volta Elena si concesse di guardarlo con attenzione.
-Che cosa avevi pensato di fare?- chiese lei, infilandosi le mani nelle tasche del giubbotto in cerca di calore.
-Intanto direi di andare in un posto chiuso, magari una merenda al bar?- propose lui.
Elena sorrise, un ragazzo di diciassette anni e già perfettamente maturo sotto molteplici punti di vista la stava invitando a fare merenda. Una semplice merenda al bar.
-Per me va bene- rispose.
La passeggiata verso il bar avvenì nel più imbarazzante silenzio. Elena si domandò se fosse sempre così difficile passare da una relazione amicale a una romantica, effettivamente si sentiva a disagio.
Lei e Teddy si erano avvicinati abbastanza negli ultimi tre anni ma non credeva davvero che il suo invito potesse celare intenzioni di altro tipo se non amichevoli, eppure lui le aveva confessato di provare qualcosa per lei. Le aveva detto che gli piaceva.
Si chiese che cosa sarebbe potuto accadere se avesse iniziato a frequentarlo, se si fossero messi insieme... Come sarebbero cambiate le cose? Sarebbe effettivamente cambiato qualcosa? Sicuramente sì.
Senza riuscire a controllarsi iniziò a pensare a Zick, fu quasi un'associazione immediata.
Se pensava a qualcosa che potesse cambiare definitivamente, probabilmente sarebbe stata proprio la sua relazione con lui. E la domanda che doveva farsi era: voleva che la sua relazione con Zick cambiasse?
A quel punto, il suo stomaco venne stretto in una morsa.
Voleva che cambiasse? Non riusciva a comprendere...
-Mi ascolti?-
Elena scosse il capo rapidamente come a destarsi dalla sua trance. No, non lo stava ascoltando.
-No, ero... Pensavo ad altro, che hai detto?-
Teddy non le avrebbe detto neppure che sapeva benissimo a cosa stesse pensando, o meglio, a chi. Faceva male ammettere a se stesso che, persino in quel momento, Elena riservava i suoi pensieri più profondi solamente a Zick.
-Dicevo che dopo, se vuoi, possiamo andare al cinema. Ieri non dicevi di voler vedere il nuovo film uscito da poco?-
-Te ne ricordi? Credevo non mi stessi nemmeno ascoltando- esordì lei.
-Io ti ascolto sempre-.
Non appena pronunciò quella frase, Teddy se ne pentì. L'espressione di Elena era cambiata, come se lui le avesse appena rivelato qualcosa che lei non avrebbe dovuto sapere o forse, con il senno di poi, non avrebbe voluto sapere.
-Elena, posso chiederti perché hai accettato di uscire con me?- chiese, il tono più duro di quanto intendesse.
-Bè, non c'è molto da dire. Tu me lo hai chiesto e io ho detto sì-.
-Solo questo?-
-Ecco... Sì, non c'è altro-.
-Quindi che te lo avessi chiesto io o qualcun altro per te non avrebbe fatto alcuna differenza- rispose lui asciutto.
-Non la metterei proprio in questo modo-.
-Ma è quello che hai detto, tra le righe, o no?-
Elena sospirò. Sì, effettivamente lo aveva dato ad intendere.
-Teddy, scusami... Davvero non mi aspettavo che volessi un appuntamento, pensavo uscissimo e basta... Non mi dispiace ovviamente, altrimenti non sarei qui ma...Insomma, devo abituarmi all'idea, tutto qui-.
Il ragazzo sembrò rilassarsi a quelle parole, non aveva preso in esame il disagio che lei avrebbe potuto provare stando lì con lui. Sì, era plausibile che non sapesse come comportarsi e, in fin dei conti, non lo sapeva benissimo nemmeno lui.
-Vorrà dire che proveremo ad abituarci insieme- propose.
Elena si rese conto solo in quel momento di quanto Teddy fosse cambiato crescendo.
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Zick la guardava con un sopracciglio sollevato come se lei gli stesse raccontando di aver visto le fate in giardino, cosa effettivamente possibile visti i loro passatempi.
-Quindi ti sei divertita?- chiese lui secco.
-Sì, bè... E' stata un'uscita molto semplice-.
-Non capisco davvero perché me lo racconti- sibilò lui.
Elena incrociò le braccia al petto :-Non dovrei?-
-Non mi interessa sapere di come amoreggi con Teddy Thaur-.
Elena alzò gli occhi al cielo, possibile che il suo migliore amico fosse così cocciuto?
-Ma se non racconto queste cose a te a chi potrei mai riferirle?- chiese lei seccata :-E poi scusa, tu sei anche amico di Teddy o no? Dovresti essere contento!-
E contento di che? Del fatto che la sua migliore amica uscisse con un suo amico e che, apparentemente, se la intendevano anche?
Zick non riconobbe, in quel momento, la gelosia che sentì montare dentro di sé ma riconobbe senza alcuna fatica la rabbia che essa gli provocava. Oggettivamente, Teddy non aveva fatto nulla di male. Gli piaceva Elena e le aveva chiesto di uscire insieme, fine della storia. A lui non sarebbe dovuto importare, e invece gli importava eccome!
Nella foga del momento, afferrò il braccio di Elena. Non con tanta forza da farle male ovviamente ma con determinazione :-Non sono contento per niente-.
Elena rimase ferma a guardarlo in faccia, occhi negli occhi, per quella che sembro una vita intera. Non aveva mai visto Zick con uno sguardo del genere, forse solo quando la difendeva dai mostri. Teddy però non era un mostro, era una persona per bene ed era anche loro amico.
-Zick, io davvero non ti capisco- sentenziò lei, divincolandosi dalla presa del ragazzo.
-Cosa c'è da capire? Non mi piace che Teddy ti inviti ad uscire, non ti ha mai trattata bene e ora d'un tratto ha deciso che gli piaci?-
-Non instillerai in me il seme del dubbio- rispose lei serrando ancora di più le braccia.
-Non voglio fare niente del genere, solo spingerti a riflettere- disse lui, il tono era serio e l'espressione altezzosa. Nessuna traccia dell'intensità di poco prima :-E poi, non è un po' vecchio per te?-
-Zick... Non mi piace questo atteggiamento- esordì lei.
-No, infatti è l'atteggiamento di Teddy che ti piace- rispose lui.
Elena non intendeva scendere al suo livello, quell'immaturità non avrebbe giovato a nessuno dei due. Non capiva nemmeno da dove nascesse tutto quell'astio improvviso e non era certa di volerlo capire arrivati a quel punto.
-Zick ma ti senti quando parli?- esclamò, totalmente innervosita da quella conversazione.
-Io mi sento, e tu? Tu ti ascolti quando parli?- chiese lui di rimando, il tono provocatorio.
Ma perché ora si erano messi a discutere? Di solito non litigavano mai così ferocemente, non su questioni tanto assurde almeno!
-Zick, è ridicolo! Non me ne starò qui a litigare con te sulle basi del nulla-.
-Allora sai dov'è la porta!- le disse lui in tono distaccato.
Elena avrebbe tanto voluto scuoterlo per le spalle e fargli entrare un po' di buon senso in quella testa dura che si ritrovava. Come poteva trattarla in quel modo?
Che fosse geloso? No, e di cosa avrebbe dovuto ingelosirsi? Zick la vedeva solo come un'amica, nulla di più e nulla di meno.
Che fosse preoccupato, allora? Bè, quell'ipotesi era già più accettabile. Probabilmente, essendo molto protettivo, si era messo in testa che Teddy avesse strane intenzioni o idee.
Più ci rifletteva e più aveva senso. Non era geloso, era in ansia per lei e per il suo benestare.
Elena realizzò solo in seguito che, con ogni probabilità, si stava dicendo quelle cose per calmarsi. Seppe solo dopo quanto aveva mentito a se stessa in tutti quegli anni trascorsi in compagnia di Zick.
-Senti, per come la vedo io tutta questa situazione è molto strana- il suo tono di voce ora era più calmo.
Elena scosse il capo energicamente :-No, non capisci! E poi, comunque, perché la ritieni così strana? Un ragazzo non può essere innamorato di me?-
-E questo chi l'ha mai detto? Io credo solamente che sia Teddy che non è in grado di innamorarsi-.
Elena si strinse nelle spalle, nel vano tentativo di aggrapparsi a qualcosa di concreto.
-Teddy è interessato a me, me lo ha detto lui stesso e se proprio vuoi saperlo, io gli credo!-
-Bene, credigli. Vedrai come va a finire-.
Zick strinse un pungo quasi istintivamente. Sapeva che si stava comportando nel peggiore dei modi ma quell'uscita proprio non gli andava giù.
Era stato messo al corrente dei sentimenti di Teddy, da lui stesso in effetti. Quindi sapeva quanto importante fosse Elena per il suo amico, eppure non riusciva a lasciarla stare con lui in pace.
Gli saliva la nausea se li immaginava assieme, come coppia.
-Elena...-
Zick si rese conto di non sapere come terminare la frase, avrebbe voluto parlare ancora e dire tutto ciò che aveva in mente di dire ma in realtà non sapeva nemmeno a cosa stesse pensando.
E così rimasero immobili l'uno di fronte all'altra, con le parole che morivano in gola e il desiderio di dirsi tutto ciò che non riuscivano nemmeno a pensare.
-Io non capisco che cos'è che ti fa così arrabbiare- sbuffò lei.
Zick la guardò, sembrava drenata di ogni forza. Non dava l'idea di voler proseguire quella conversazione, eppure gli aveva posto una sorta di domanda indiretta: "perché sei arrabbiato con me? Cosa ho fatto di male?", probabilmente era questo che avrebbe voluto domandargli anche se non lo stava chiedendo direttamente.
-Non lo so nemmeno io- ammise Zick, stavolta non distolse lo sguardo. Rimase concentrato su di lei, voleva che il messaggio passasse anche se non sapeva cosa volesse comunicarle esattamente.
-Ma allora non capisco... Come mai questa scenata?-
-Ti dico che non lo so!- stavolta alzò la voce, voleva che lei lo ascoltasse. Che lo ascoltasse sul serio.
Elena si bloccò, si bloccò in ogni senso possibile. Era immobile in quella discussione che sembrava troppo grande per lei, persa in quel momento a cui non riusciva a donare un senso. Forse, pensò poi, un senso non l'aveva a prescindere.
-Ma lui ti piace almeno?- chiese Zick, il tono più calmo.
-Non lo so... E' carino- ammise lei.
-Ah, carino...-
-Bè sì, anche tu dicevi lo stesso di Lay Mamery fino a qualche anno fa, no?-
-Non è mica la stessa cosa!-
-Ah no? E cosa c'è di diverso? Spiegami- incalzò Elena.
-Tanto per cominciare...- ma Zick non sapeva come proseguire. Elena aveva ragione, era esattamente la stessa cosa con l'unica differenza che Lay non gli aveva mai chiesto di uscire e, chiaramente, che c'era anche più differenza d'età fra loro due rispetto a Elena e Teddy.
E quindi Zick fece qualcosa di estremamente impulsivo, tanto che in seguito se ne pentì molto.
-Io ero innamorato di Lay, tu pensi che Teddy sia innamorato di te?-
Elena non era contenta di quel tono di scherno che il suo migliore amico stava utilizzando, e poi non le aveva mai detto di essere innamorato di Lay. Non seppe capire per quale motivo ma il suo stomaco sprofondò a quella dichiarazione.
Elena si rintanò nel silenzio, se non avesse parlato forse quel momento non si sarebbe mai concretizzato nella sua memoria e allora sarebbe stato tutto a posto.
-Non dici nulla?-
Elena scosse il capo :-Non ho nulla da dire-.
-Non ci credo-.
-Preferirei non parlare, allora-.
Zick intuì di averle fatto del male a quel punto. Non capiva come, né tantomeno perché ma sapeva che Elena stava soffrendo e che la colpa era solo sua.
-Zick, ora me ne vado... Ho da fare-.
-Ma sei appena arrivata-.
-Sì, è vero... Però me ne devo andare- mentì lei.
Non voleva stare lì con lui un minuto di più, nemmeno sapeva cosa l'avesse sconvolta tanto ma sapeva di non voler restare in quella stanza.
Si avvicinò a Zick, gli diede un rapidissimo abbraccio e gli posò un altrettanto rapido bacio sulla guancia prima di scomparire oltre la porta della sua camera.
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Elena tentò di evitarlo per i successivi sei giorni, quando gli parlava lo faceva sempre apparentemente controvoglia.
Davvero aveva fatto un danno così enorme solo nominando Lay? Non se ne era reso conto quando era successo sei giorni prima, aveva capito di averle fatto male ma non era riuscito a comprendere l'entità effettiva del danno da lui provocato.
Ora la osservava mentre parlava fitto con Teddy, non gli era dato sapere di cosa. E così, Elena diventò per lui inaccessibile.
La ragazza che conosceva meglio al mondo, ora lo stava tagliando fuori dalla sua realtà.
Ogni volta che Zick provava ad avvicinarsi a lei sentiva chiaramente una sorta di impedimento, era come se fosse cirocndata da uno scudo che non gli consentiva neppure di toccarla. Era stato cacciato fuori dal suo mondo con la forza e sapeva di non potervi rientrare utilizzando lo stesso metodo, doveva chiederle scusa e parlare con lei veramente. Cuore a cuore.
Zick però non sapeva parlare cuore a cuore, non esternava i sentimenti e non sapeva realmente come farlo.
Non riusciva a comprendere come poteva cacciarsi fuori da quella situazione intricata in cui lui stesso si era infilato.
Improvvisamente, senza che lui facesse nulla, fu Elena ad andare da lui :-Dai scemo, vieni a parlare con noi-.
-Ma... Credevo che tu...-
-Sì, ero arrabbiata. Mi è passata, succede così di solito o no?-
Zick ammiccò un paio di volte :-Sì... Immagino di sì-.
-Zick, sul serio! Non sono più arrabbiata, vieni di là con noi-.
-Con te e Teddy?-
-Ah, se hai intenzione di ricominciare allora sappi che...-
Zick la bloccò :-No, no... Volevo domandarti scusa per... Bè, non serve che io ti dica per cosa-.
-Ti chiedo scusa anche io, forse ho esagerato con i toni e non ho tenuto conto della situazione. Teddy ha ipotizzato che potessi essere geloso perché temi che la nostra amicizia possa essere compromessa, sottovalutata insomma... Non mi dimentico di te solo perché esco con Teddy, lo sai bene!-
Zick sgranò gli occhi, sì forse era geloso ma qualcosa in quella definizione gli risultava non congruo a ciò che sentiva dentro di sé.
-Meno male- disse semplicemente, con un filo di voce.
-Dai, stiamo parlando della prossima missione. Vieni a darci un paio di idee su come procedere!-
E allora Zick la seguì, non perché avesse effettivamente idee da offrire ma perché voleva starle accanto qualsiasi cosa lei facesse.



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