Scorci di anima

di Ily Briarroot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fruscio ***
Capitolo 2: *** Permesso ***
Capitolo 3: *** Cura ***
Capitolo 4: *** Lanterna ***
Capitolo 5: *** Candido ***
Capitolo 6: *** Retroscena ***
Capitolo 7: *** Grembo ***



Capitolo 1
*** Fruscio ***


Note: questa raccolta partecipa al Writober 2023 indetto da Fanwriter.it, un prompt al giorno per ogni capitolo.



FRUSCIO


Il silenzio che avvolge la villa è lugubre, quasi innaturale.
Il buio all'esterno delle vetrate non è il solito; sembra che stia aspettando, trepidante, di far uscire allo scoperto il male nascosto tra i cespugli e gli alberi.
Haibara si stringe le braccia intorno al corpo mentre un brivido le percorre la schiena.
Le sue sensazioni si sono rivelate errate poche volte dalla sua fuga dall'oscurità e ogni volta il dolore che colpisce il petto è sempre lo stesso.
Si guarda le spalle – ormai è un meccanismo naturale, quasi come respirare - e si accovaccia sul divano del dottor Agasa.
All'improvviso, il rumore di chiavi inserite nella serratura della porta d'ingresso la fa sobbalzare, il cuore batte così forte da riuscire a contarne distintamente i battiti.
La bambina si alza e raggiunge lentamente la porta, evitando ogni minimo rumore. Si solleva sulle punte dei piedi e guarda nello spioncino, spostandolo leggermente.
Sospira sollevata, lasciando andare il respiro trattenuto nei polmoni, e apre la porta dall'interno.

Haibara, meno male che hai aperto tu. Il dottor Agasa mi ha dato le chiavi ma vedo che sono inutili. Dovrebbe far aggiustare questa benedetta serratura e anche il prima possibile”.
La voce di Conan la raggiunge ancora prima di vederlo.
Lo osserva mentre, fermo sulla soglia, tira fuori le chiavi con l'espressione rassegnata sul volto.
Accade tutto in un istante.
Dietro di lui, percepisce un rumore leggero, un fruscio tra le foglie degli alberi. S'irrigidisce mentre torna l'orribile percezione di poco tempo fa.
Il bambino la guarda stupito, inarcando un sopracciglio. Comprende i segnali – la conosce, ormai – e rimane all'erta mentre nota il viso di lei impallidire di colpo.

Haibara?” la chiama appena, notando il suo sguardo spento.
Lei si riscuote un istante, iniziando a tremare.

K-Kudo... “.
Conan la scruta, dannatamente serio. È consapevole del fatto che lei sia ancora scossa dagli avvenimenti delle ultime settimane e che, per questo, preferisca restare in casa quando riesce, ma la paura che le legge negli occhi in questo momento è qualcosa di nuovo.
Le appoggia le mani sulle spalle, spingendola delicatamente dentro casa, e si chiude la porta alle spalle.

Stai bene?”.
Haibara solleva lo sguardo, mentre percepisce un calore morbido e avvolgente scaturire dalle sue mani a contatto col proprio corpo.
Non le ha fatto altre domande, ma sa che lui ha compreso.
Sa cosa c'è dietro ogni paralisi, ogni angoscia, oltre gli occhi sgranati dal terrore e l'ossigeno mozzato nei polmoni.
Ma il detective non approfondisce; non scava come è abituato a fare, non vuole infliggerle dolore nel dolore.
Sapere come sta, questo basta.
La brutta sensazione sparisce così come è arrivata, ma adesso non conta più.
Lei lo guarda con gli occhi spaventati di un cucciolo ferito e annuisce appena, aggrappandosi con le dita strette attorno alla stoffa della sua giacca.
Conan accenna un sorriso; sta bene. Non importa altro.
Sarà lei a parlargliene se vorrà, ma per ora va bene così.

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Capitolo 2
*** Permesso ***


PERMESSO



Avevano sempre battibeccato sulla questione antidoto, ne era consapevole.
Dopotutto, si trattava di un argomento assolutamente prioritario; non poteva lasciare che lui si facesse del male soltanto per il capriccio di poter tornare – seppur temporaneamente – al suo aspetto diciannovenne.
Ogni volta era la stessa storia; le chiedeva in ginocchio di poter assumere l'antidoto e lei non era mai riuscita a negarglielo a causa di un senso di colpa troppo grande da espiare.
Era colpa sua se la vita del detective si era interrotta due anni prima, in fin dei conti, e non era ancora riuscita a trovare una soluzione permanente.
Solo e unicamente colpa sua.
Haibara osservò la compressa nel palmo della propria mano, deglutendo a fatica.
Non voleva pensare che quella capsula minuscola potesse essere davvero la fine di quell'angoscia che la divorava da così tempo da non ricordare neanche come avesse fatto a non sprofondare e ad arrendersi una volta per tutte.
Non voleva pensare in generale, perché la speranza che riponeva in quella pillola era troppa e lei aveva sempre cercato di evitare d'illudersi nella vita.
La guardò ancora una volta, perfettamente conscia di ciò che sarebbe potuto accadere.
Tuttavia, quello di morire era un rischio che avrebbe accettato volentieri per Shinichi, senza neanche pensarci.
Gli effetti collaterali avevano più probabilità di svilupparsi, ma erano molto alte anche quelle di restare adulti in modo definitivo.
Quest'ultima non era un'ipotesi sulla quale si era soffermata volentieri.
Le piaceva la vita da Ai Haibara, l'infanzia che non aveva mai vissuto davvero, l'infanzia dell'amicizia, della pace e dell'affetto, l'infanzia priva di minacce e lavoro. L'infanzia della luce. Soltanto luce.
Non sarebbe più stato così, lo sapeva.
Nel migliore dei modi, sarebbe tornata Shiho Miyano; la ragazza sporcata da Sherry, da Gin, dall'oscurità di un mondo atroce. Senza casa, senza famiglia, senza la sicurezza di una vita felice. Senza Akemi.
Nel peggiore, era contenta di aver conosciuto l'amore. Quello vero, autentico; quello di un padre affettuoso nonostante l'assenza di legami di sangue, di bambini appiccicosi, di un amico, un riferimento, un pilastro senza il quale sarebbe stata persa.
Sorrise malinconicamente, mentre una lacrima minacciava di traboccarle dall'angolo degli occhi.
Si voltò, certa di essere da sola nella sua stanza, e avvicinò il palmo della mano alla bocca.
Fu un attimo.
La porta si spalancò di scatto e lei sussultò, mentre l'antidoto le sfuggiva di mano cadendo sul pavimento chiaro.
Un bambino apparve sulla soglia della camera, fissandola in silenzio per interminabili istanti.
Un silenzio teso, fatto di espressioni colpevoli e stupite.

Cosa stavi facendo?”.
Conan la raggiunse, notando lo sguardo di lei nascosto dalla frangia. Seguì la direzione del suo volto basso e solo allora notò la compressa bianca e rossa sul pavimento.

Ma quello è... ?”.
Fece per raccoglierlo, ma Haibara fu più veloce. Strinse a sé l'antidoto, infilandolo nella tasca del camice.

Nulla che ti debba interessare, Kudo”.
Era questione di poco prima che lui capisse tutto, lo sapeva; non sarebbe mai riuscita a sfuggire alla sua mente geniale.
Lo vide sgranare gli occhi e scuotere lievemente la testa poco dopo.

Quello era... l'antidoto? Sei riuscita a creare l'antidoto definitivo?”.
Conan alzò il tono senza volerlo, stupito da ciò che lei avrebbe fatto di lì a poco senza dirgli niente.

Haibara, mi rispondi?!”.
La scienziata sollevò lo sguardo, gli occhi spenti. Lo guardava senza vederlo realmente, sospirando nel tentativo di calmarsi.

Sì, è così. Almeno, in teoria. Non ne sono sicura finché non lo sperimenteremo su qualcuno”.
Perché non mi hai avvisato prima?”.
Perché volevo sperimentarlo su me stessa” gli rispose frettolosamente, sperando di chiudere l'interrogatorio.
Cosa mi nascondi? Ho sempre assunto io l'antidoto temporaneo, sai che il mio corpo è abituato e posso farlo ancora”.
No, non puoi”.
Haibara... “.
Ho detto di no!”.
Rimasero in silenzio per altri lunghi, interminabili attimi, ognuno perso nei meandri della propria mente.
Conan non comprendeva o – probabilmente – non voleva farlo davvero, perché ammetterlo equivaleva a rendere reale la paura che aveva nel pensare di perderla.

Quanto è alta la possibilità di morire?” le chiese improvvisamente, deglutendo a fatica.
Abbastanza”.
Haibara”.
È alta, va bene? È molto alta”.
Non me ne hai parlato per questo, vero? Volevi impedirmi di prenderlo, così da sacrificarti tu”.
Non pensavo di doverti chiedere il permesso, Kudo” rispose tagliente, nonostante il petto avesse iniziato a farle male per lo sforzo di evitare di piangere.
Non ho mai detto questo. Ma mi aspettavo almeno che mi avvertissi”.
Cosa sarebbe cambiato? Mi avresti fatto assumere l'antidoto?”.
No” rispose velocemente il detective, enfatizzando il suo pensiero con un gesto della mano, “non se ne parla. È una faccenda che riguarda me”.
Haibara sbattè le palpebre, stupefatta quanto ferita da quelle parole. Strinse la pillola nella tasca, trattenendo il magone che aveva in gola.

Ma guarda, pensavo fosse un problema che riguarda entrambi. Sono la creatrice del farmaco, forse te ne sei dimenticato” affermò, cercando di nascondere il tremolio nella voce. “Ma visto che è una faccenda che riguarda solo te, Kudo, spero di avere almeno il permesso di andare a farmi un bagno caldo”.
Uscì dalla camera senza guardarlo, nonostante percepisse lo sguardo imbambolato e confuso di lui su di sé.
Si chiuse la porta del bagno alle spalle, scivolando con la schiena contro il legno bianco e libera di lasciar andare via l'angoscia attraverso lacrime che le facevano male al cuore.


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Capitolo 3
*** Cura ***


CURA



Sospiri, cercando di non far caso alla stanchezza accumulata durante la giornata.
Hai approfittato dell'occasione dell'ennesima gita in campeggio per riposarti, per dare un po' di pace ai mille pensieri che ultimamente sono raddoppiati, ma dovresti sapere che i casi da risolvere ti seguiranno sempre.
Stavolta hai superato te stesso; dopo la risoluzione dell'omicidio, il criminale si è dato alla fuga nel bosco e sei riuscito a recuperarlo parecchio tempo più tardi, dopo un inseguimento tutto tranne che semplice.
Ti siedi sul letto della stanza in albergo, sbuffando, e facendo poco caso alla delicatezza con la quale ti sei lasciato cadere sul materasso.

Eppure ti piacciono i misteri da risolvere, dovresti essere contento di non annoiarti mai”.
La voce, quanto la frase sarcastica e pungente, ti fa voltare di scatto; sai benissimo a chi appartiene.

Non scherzare, Haibara. Non è sempre così piacevole” rispondi stizzito, guardando la bambina al tuo fianco.
La vedi ridacchiare, mentre studia i lividi sul corpo e i vestiti strappati a causa dell'azione di poco fa.

Sembra che tu abbia fatto a botte”.
Soltanto con qualche albero mentre correvo”.
Dai, fammi vedere il braccio” ordina lei improvvisamente, il tono diventato d'un tratto più dolce.
Cosa? Perché?”.
Lo vedo che non riesci a muoverlo, detective”.
Negando non servirebbe, lo sai bene. Haibara attende e tu allunghi il braccio sinistro nella sua direzione, posandolo sulle sue ginocchia.
Senti le sue dita fredde sollevare la manica della camicia, dopodiché il suo tocco delicato ti perlustra la pelle, scoprendo la ferita che ti eri imposto di nascondere.

Fortunatamente non è profonda, ma neanche piccolissima. Bisogna disinfettarla” dichiara, guardandoti dritto negli occhi. Per un istante riesci a specchiarti in quelli di lei e, per qualche strana ragione, percepisci il battito cardiaco accelerare.
Kudo, mi hai sentito?”.
Ah... sì”.
La segui con lo sguardo mentre si alza dal letto, sparisce dalla stanza e torna con una cassetta bianca tra le mani. A confronto, sembra ancora più esile e piccola di quanto già non sia – almeno fisicamente.
Accenni un sorriso, osservandola trafficare con garze, bende e disinfettanti, e le appoggi ancora il braccio in grembo mentre ti fidi completamente di lei.
Le sue mani si muovono, attente e scrupolose, e senza neanche rendertene conto rimani incantato dalla cura, dalla concentrazione e dagli occhi verdi che studiano attenti ogni millimetro di pelle ferita.
Non riesci a fare a meno di guardarla e Haibara se ne accorge dopo pochi minuti.

Cosa c'è, Kudo? Ho qualcosa in faccia?” ti chiede stizzita, fermandosi.
La sua voce ti distoglie dai tuoi pensieri e scuoti la testa, ridacchiando per spezzare la tensione.

Cosa? No, no. Scusami, ero distratto”.
Ti lancia un'altra breve occhiata sospettosa prima di riprendere il lavoro e tu torni a scrutarla senza neanche accorgertene.
Noti le sue guance assumere un leggero color porpora fingendo il massimo dell'indifferenza, la serietà nei suoi occhi che, improvvisamente, brillano di una luce particolare e la delicatezza in quel tocco esperto.
Sorridi di nuovo, meravigliato da quell'immagine, senza renderti conto del rossore che è apparso anche sul tuo viso.

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Capitolo 4
*** Lanterna ***


LANTERNA


Non ascoltare quella voce, Sherry.
Non voltarti.
Tu sei parte di questa oscurità, è questo il tuo mondo.


L'oscurità ha cambiato prospettiva, nella tua testa.
Credevi di poterla gestire, di essere sua amica. Eri convinta di far parte di lei, così come lei ha sempre fatto parte di te.
Finché non ti ha tradita, provocandoti un dolore dell'anima che non ti saresti aspettata.
Le hai dato tutto e adesso non ti rimane più nulla.
Ma sai che puoi fare quel passo, puoi provarci.

Non farlo, Sherry.
Se solo ci proverai, sai che le conseguenze saranno terribili.
Vuoi diventare una traditrice?
Ti hanno insegnato cosa significa tradire; quella gente non ha il diritto di vivere.
Ti hanno spiegato la sorte che tocca ai traditori.

Non fai più parte di questo, lo sai.
Non fai più parte di nulla.
L'autunno è arrivato velocemente, quasi due mesi senza Akemi.
Ogni cosa muore e si trasforma.
Il buio arriva, accompagnando il freddo.

Buio, buio. E ancora buio.
Buio ovunque.

Sopravvivere è tutto ciò che puoi fare, adesso.
Vai avanti per inerzia, senti di non avere la forza per opporti.
Non puoi andartene, non te lo permetterebbero mai.
I pensieri si annullano, il cuore ghiaccia.
I giorni passano e cerchi di non pensarci, per il momento.

Entri nella villa enorme, pronta per il sopralluogo.
Il nulla è ciò che ti guida; ordini superiori contro i quali non puoi competere.
I bambini che corrono per le vie si divertono con le loro zucche intagliate in mano, pronti a contrastare l'arrivo dell'oscurità grazie alle minuscole luci che brillano attraverso le bocche tagliate male nella buccia arancione.
Avevi pensato sarebbe stato inutile e invece ogni dubbio s'incastra alla perfezione.
Ti volti e la foto sulla scrivania che ritrae il giovane detective moro attira la tua attenzione; ti soffermi sui suoi lineamenti – e su quelli della ragazza alla sua destra – e comprendi.
Percepisci una spinta strana, da qualche parte dentro di te.
Una forza che hai creduto di non avere e che, probabilmente, era soltanto assopita.
Osservi quel volto e, improvvisamente, capisci che quel ragazzo rappresenta quel coraggio.

In fin dei conti, hai già deciso cosa fare.

Devi raggiungerlo, in un modo o nell'altro.
Lui, la tua unica lanterna nel buio.


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Capitolo 5
*** Candido ***




CANDIDO


Ancora una volta, non comprende il motivo di quel salvataggio dell'ultimo secondo.
Non capisce il suo rischiare la vita per lei, per una persona che gli ha rovinato la vita – un mostro, come l'aveva definita in passato.

Sa com'é, lo farebbe per chiunque perché è istintivo.
Dannatamente istintivo.
Già, ma lo sguardo che le rivolge fa trasparire tutt'altro.

Gli occhi di quel blu così puro la stravolgono interiormente; non si sente degna di far parte di quel mondo. Del suo mondo.
L'espressione candida che le rivolge è quasi morbida, quando le parla di destino.
Quando le mormora di non scappare.

Haibara non riesce a comprenderlo, ma lui si è già affezionato.
Lei non regge quell'anima pura, si sente a disagio, vorrebbe davvero andarsene perché non è quello il suo posto.
Ma non fa parte di alcun posto, ormai.

Non scappare dal tuo destino.

E ci crede, ci crede davvero.
Lui l'ha già salvata, ma ancora non se ne rende conto. 

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Capitolo 6
*** Retroscena ***


RETROSCENA



Conan solleva le palpebre all'improvviso nel momento in cui la sente mormorare una serie di parole sconnesse.
Si è addormentato sul ripiano della cucina – se ne accorge soltanto adesso – nonostante la convinzione di poter rimanere sveglio senza troppi problemi.
Si avvicina al letto sul quale è sdraiata e non ci vuole molto per capire che la febbre sta aumentando di nuovo; la fronte imperlata di sudore, il viso contratto e pallido, il continuo delirare della voce appena percettibile.
È un'influenza, una comune influenza, tuttavia la guarda e non riesce a spiegarsi il senso di frustrazione e impotenza che lo avvolgono nel vederla così fragile e indifesa.
Per la prima volta, riesce a comprendere tutta la pressione che Haibara sente su di sé e della quale non racconta facilmente.
Per la prima volta, non riesce a fare a meno di notare ogni suo cambiamento, dal respiro affannoso alla tosse, ogni mormorio senza un senso apparente.
Per la prima volta non riesce ad allontanarsi da lei, come se farlo possa significare lasciarla esposta a qualunque rischio.
Conan le sistema nuovamente il fazzoletto umido sulla fronte e la sente parlare ancora, gli occhi chiusi.

Haibara” la chiama, poggiandole una mano sul braccio, “cosa dici? Pensa a riposare”.
La vede scuotere la testa e agitarsi ulteriormente sul cuscino, mentre la mano rimane ferma a contatto con la sua pelle calda.

No... basta” la sente mormorare, ma il detective deve fare un grande sforzo per capirla in modo distinto.
Ehi, stai tranquilla. Hai la febbre alta” le spiega, tentando di calmarla. Le appoggia l'altra mano sulla spalla e la bambina riprende i suoi movimenti bruschi.
Lasciami... “ sussurra, prima di iniziare a ripetersi continuamente.
Ehi, sono io. Calmati”.
Non mi toccare!”.
Haibara alza la voce, accompagnando la frase con un movimento brusco della testa e tenta di voltarsi dall'altra parte. Respira affannosamente, adesso, e Conan sgrana gli occhi pensando di aver peggiorato la situazione.
Si allontana da lei di un passo e la vede tranquillizzarsi, il cambiamento è quasi immediato.
La osserva addormentarsi e si ricorda improvvisamente di una reazione simile solo poco tempo prima, un qualcosa a cui non aveva voluto prestare particolare attenzione.
Ha sepolto quel dubbio tempo fa, un dubbio pieno di retroscena che rimangono lì e che non le ha mai chiesto – per non farle del male, si era detto.

Adesso la guarda e comprende che, probabilmente, l'unico a non volersi fare del male è soltanto lui.

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Capitolo 7
*** Grembo ***


GREMBO

Forse dovresti prenderti un po' più di calma”.
Sgrani gli occhi, immobilizzandoti all'istante. Non ti volti a guardare Shinichi dopo l'ennesimo consiglio – non richiesto – simile agli ultimi cinque nell'arco di tre giorni.
Lo ha scoperto, d'altronde saresti stupita del contrario, e la vostra sta diventando una stupida lotta piena di non detti.
Non avresti voluto dirlo, non ancora.
Non così presto, quando hai appena iniziato ad assaporare la libertà, quella vera, e a capire cosa significhi realmente.

Kudo, sbaglio o sembra ci sia qualcosa che mi vuoi dire?”.
Con la coda dell'occhio, vedi il ragazzo bloccarsi sul posto, le mani nella tasca della giacca, gli occhi sollevati verso il soffitto in cerca di una scusa da poter usare al momento.

No, niente. Notavo che ultimamente sei molto impegnata, non ti fermi un minuto”.
Sospiri, incrociando le braccia.

Coraggio, dimmi come hai fatto a scoprirlo”.
Shinichi arrossisce, stupito dal fatto che tu abbia percepito ogni suo minimo pensiero.

Cosa dici? Non capisco”
Dai, Kudo, smettila di fingere. Sono giorni che sei fin troppo premuroso con me non appena mi muovo”.
Il detective s'irrigidisce; probabilmente non ha mai messo in dubbio di poter essere colto in flagrante a quel modo. Ripensi al momento in cui ti ha obbligata a sederti in panchina esonerandoti dal giocare a calcio con i bambini o quando ha deciso di cenare dal dottor Agasa improvvisando addirittura una bugia con Ran.

In realtà, io... “
Dai, parla. Non inventare scuse”.
Ti volti verso di lui e i vostri sguardi s'incrociano. La tenerezza del blu dei suoi occhi ti trafigge in profondità e fa male, nonostante tu abbia voltato pagina.

Ecco... non è stato complicato. È da due settimane che sei sempre stanca, hai spesso fame e mangi di tutto. Non è da te, ammettilo” riflette lui, poggiandosi le mani sulla nuca, “inoltre, Agasa mi ha detto che non sei stata bene di stomaco”.
Quindi non basta il detective impiccione, devo preoccuparmi anche di Agasa” concludi, inarcando un sopracciglio.
Shinichi ridacchia, tornando serio dopo pochi istanti.

E poi ti vediamo finalmente felice senza pressioni, né paure” afferma, facendoti un occhiolino, “questo significa che hai trovato la persona giusta”.
Il cuore accelera all'improvviso, pieno di quel sentimento che hai fatto di tutto per reprimere e che adesso ferma un magone in gola difficile da fermare.

A dire la verità, io non ho ancora deciso” rispondi, trattenendo ogni tremolio nella voce, “mi trovo in una situazione a cui non avevo mai pensato. Ho bisogno di un po' di tempo per decidere, per questo non l'ho detto a nessuno. E neanche tu lo farai”.
Sbuffi, scrutando ogni suo movimento.

D'accordo, è comprensibile. Ma devi promettermi che farai attenzione e che ti riguarderai, perché-”
Shinichi”.
Lo chiami per nome, stavolta, e lui rimane a fissarti. Sorridi perché quella premura ti fa star bene, nonostante tutto.

Grazie, ma va tutto bene”.
Ti allontani di pochi passi, ancora colma di quel calore. Lo percepisci ancora, dietro di te.

Ascolta soltanto una cosa, Shiho” mormora, cogliendoti alla sprovvista, “non importa cosa sceglierai, ma qualunque cosa sia sarà quella giusta. Devi essere pronta a vivere e ne sei in grado”.
Ti volti appena, le lacrime si riflettono nei tuoi occhi.
Ti sfiori istintivamente il ventre mentre dentro di te hai già deciso.
Grazie a lui.


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