Birds of a feather

di Vento di Levante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Edward ***
Capitolo 2: *** Stede ***
Capitolo 3: *** Izzy ***
Capitolo 4: *** Fireworks o La vie en rose ***



Capitolo 1
*** Edward ***


Birds of a feather | 1
Edward

 

///

Anche se le notti di Edward Teach cominciavano tutte in modo diverso, quando il sonno finalmente lo prendeva finivano tutte per assomigliarsi.

Tutte erano fatte di risvegli improvvisi e di strani sogni dalle lunghe spire, di sudori freddi e angosce piene di schegge che gli blindavano il respiro in scatole sempre più piccole, finché stanco di dibattersi non si rialzava in cerca di qualcosa da fare, di qualcosa da mordere, di un modo qualsiasi per zittire il lamentarsi delle ossa il contrarsi dei muscoli e l'infiammarsi del cervello.

///

Edward non era stato un bambino difficile.

Solo un po' piagnucoloso, quando era davvero molto piccolo; solo un po' pauroso, un po' irrigidito dal freddo della casa dove non c'era mai un fuoco, dove ogni passo doveva essere in punta di piedi e dove era meglio non parlare troppo forte, non occupare troppo spazio.

Una volta sola sua madre l'aveva picchiato; ma doveva essere proprio piccolo, perché lo ricordava appena.

Ricordava il pavimento umido, il muro gelido contro le vertebre, la fronte premuta sulle ginocchia mentre urlava che voleva lo lasciassero solo; e poi, non appena otteneva che la porta si chiudesse sulla stanza vuota, ricordava le urla che gli laceravano la gola per la paura di rimanere solo.
Ricordava il buio, gli occhi di sua madre quando alla fine, esasperata, gli aveva dato il ceffone che l'aveva poi zittito.

Ma dopo quella volta, tutto era andato liscio come l'olio; Edward aveva smesso di urlare e scalciare e di volere cose opposte contemporaneamente, suo padre era morto, lui era fuggito sulla prima nave che lasciava il porto. Solo molto tempo dopo aveva saputo che era morta anche sua madre.

Tutto liscio come l'olio.

///

Una! Cosa! Sola!

Una sola rotta! Una e precisa!

Una linea dritta, pulita come una lama di coltello!

Guarda! Come tutto diventa chiaro! Quando vuoi! Una! Cosa! SOLA.

Le tempeste gli sono sempre piaciute, non è vero!? Perché devi fare UNA COSA SOLA ed è non scivolare, non finire in mare, perché è tutto così chiaro e netto, non è vero!?

E adesso che non c'è più NESSUNO - GUARDA - hai UNA! SOLA! COSA! - da fare, adesso, devi solo continuare sempre dritto come un colpo di pistola - sì, la senti ancora, nelle gengive dietro gli occhi l'esplosione breve enorme alle tue spalle ah, sei stato un figlio di puttana fino alla fine, a rendermi le cose più difficili proprio adesso, ma chissà, chissà se poi ci avessi provato, chissà adesso di chi sarebbe il cervello schizzato giù nel fondo della nave mmh? (Volevo che lo facessi oh no non volevo che lo facessi volevo fermarti volevo che mi fermassi volevo volevo volevo volevo -) AH, UN ULTIMO SFORZO, UNA!
COSA!
SOLA! - ed è smuovere questa fottuta bocca di cannone - perché figurarsi, se uno solo di questi idioti ha un briciolo del fegato di Izzy - ma la luce nera negli occhi di Jim sembra promettente ti sembra promettente ti ricorda qualcosa ti ricorda qualcuno e ti ricorda che quando hai una sola cosa da fare tutto diventa così fottutamente facile, tutto fottutamente liscio come l'olio, come il ponte di una nave nella burrasca, come il sangue del tuo secondo che dilaga a terra come la traiettoria di un proiettile -

*BLAM*

"HAH..! PICCOLO INDISTRUTTIBILE BASTARDO!"

E poi

- ah, ecco che finalmente scivoli; perché non sei stato capace - non sei mai stato capace di fare una, sola, cosa; non sei capace di volere abbastanza una, sola, cosa, e alla fine tutto ti sfugge; tutto corre via come la pioggia che cade dritta e tu rimani lungo disteso a terra e forse era questa, fin dall'inizio, proprio questa quell'una, sola, cosa, e forse ci hai messo così tanto a capirlo perché non sei stato mai capace di guardarla in faccia; ma adesso eccoti, alla resa dei conti, eccoti scivolare via mentre la notte si disfa in rivoli lunghi d'acqua scura, e guarda un po', se alla fine non è proprio Jim.

"Finalmente."

///

 

 

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Capitolo 2
*** Stede ***


Birds of a feather | 2
Stede

 

///

Da bambino trascorreva in acqua interi pomeriggi.

Sua madre ne era terrorizzata.

Se ne stava ad aspettarlo sotto il sole, sudando nei propri incongrui abiti di nobildonna; un parasole di merletto in una mano e l'altra a schermarsi gli occhi dalla luce bianca.
Rimaneva per ore sulla riva a guardarlo nuotare, colma d'ansia, finché il naso non le si colorava di rosa, finché Stede non usciva dall'acqua ridendo, con i polpastrelli delle dita increspati e una stanchezza beata nelle ossa.

Quando era bambino, il mare era suo amico.

Forse per questo, quando dopo molti anni trascorsi senza nuotare era finito fuori bordo, aveva vissuto come un tradimento il risucchio delle profondità salate, il proprio respiro troppo breve, il proprio corpo pesante e goffo.

Il mare di cui un tempo si fidava non lo sorreggeva più.

Fu una sensazione simile, quella che gli serrò la gola quando rimise piede sulla Revenge.

///

Che fosse accaduto qualcosa di terribile, non era difficile da immaginare.

E forse una parte di lui l'aveva saputo subito, dal sospiro del vento fra le vele lacere, dai cocci taglienti dei vetri e dalle lame dei coltelli, dagli sguardi dell'equipaggio feroci e vuoti.

Ma Stede Bonnet era, al fondo di tutto, un ottimista.

Nulla di meno di un ottimismo sconfinante nell'idiozia sarebbe bastato a portarlo dove si trovava adesso; così, anche di fronte a tutti i sintomi della catastrofe, in fondo al petto di Stede aveva continuato ad ardere la fiammella della speranza.

Il primo, vero colpo lo aveva ricevuto dagli occhi smarriti di Israel Hands.

Un quieto colore grigioverde, freddo come un'alba di pioggia, in cui non sopravviveva nulla dell'energia nervosa che Stede ricordava.

Ma l'intera ciurma della Revenge appariva stravolta; e Izzy, a quanto pareva, aveva pagato un prezzo ancor più alto degli altri.
Ripetendoselo, Stede era riuscito a proteggere ancora per un poco la fiammella che si faceva sempre più fioca.

Poi era sceso nella stiva.

///

Stede Bonnet coltivava la propria capacità di credere nell'impossibile come un'abilità pratica, da tenere costantemente in esercizio.

Nessuno credeva che sarebbe davvero salpato con una nave piena di libri e di trabocchetti e di vasi di marmellata d'arance; nessuno credeva che sarebbe sopravvissuto in mare aperto, nessuno credeva che sarebbe tornato a casa e poi ripartito di nuovo.

Nessuno credeva che sarebbe più riuscito a lasciare Nassau, o che avrebbe mai rintracciato la Revenge.

Nessuno credeva che avrebbe più avuto indietro Ed.

E invece ora Stede sorride stupidamente fra sé, a dispetto del proprio zigomo dolorante, mentre come un drago acciambellato sul proprio tesoro custodisce gelosamente il sonno di Edward.

Vivo.

Stede sorride.

Fra poco risalirà in coperta.
Fra poco uscirà dalla stiva e lo annuncerà all'equipaggio (lo annuncerà a Israel Hands).

Ma per adesso rimane qui ancora per un po'; si trattiene dentro questa realtà così impossibile che quasi non osa lacerarne l'involucro.
Resta nel ventre della Revenge come nell'uovo di un mondo ancora inesplorato e fragile.

Resta a covare con gli occhi il volto di Edward addormentato, a guardare il colore tornare sulle sue guance; resta ad ascoltare il suo respiro profondo e regolare, a stringere la sua mano e a baciarne una ad una le nocche sbucciate.

Tutte le cose che vorrebbe dirgli, tutte quelle che spera di raccontare e progettare e vivere insieme a Ed gli salgono intorno come l'alta marea; su tutte, in questo momento domina il bisogno di sentirlo vicino, di stringerlo a sé, di addormentarglisi accanto.

Ma non ancora.
Stede dovrà aspettare che Ed si svegli; dovranno parlare di tante cose; ricostruire così tanto, fare così tanta strada.

Ma Stede Bonnet è, prima di tutto, un ottimista.

Quindi, per ora rimarrà a vegliare; aspetterà che Ed riemerga, pazientemente in attesa sulla riva del suo sonno.

///

 

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Capitolo 3
*** Izzy ***


Birds of a feather | 3
Izzy

 

///

Per lunghi anni, ogni mattino nella vita di Israel Hands si era svolto così.
Al primo sospetto di aurora apriva gli occhi, uscendo da un sonno buio e denso come piombo; e come prima cosa, controllava se il proprio amore per Edward Teach fosse ancora lì.

Ci conviveva come con una vecchia ferita.
Da tempo non sperava più che potesse smettere di dolere; semplicemente, aveva imparato a sopportarne la muta, costante presenza.

Dopo che con stanca rassegnazione aveva dovuto constatare che, sì, gli importava ancora di quella fottuta bestiaccia, si alzava sospirando e andava nella cabina del capitano.

A volte, entrando, Izzy doveva guadare una distesa di bottiglie vuote; a volte trovava Edward sveglio, imbronciato davanti a una finestra, a guardare il mare con l'aria di non aver chiuso occhio.

A volte, ed erano le mattine più dure, Israel entrava e lo trovava addormentato, riverso sulla branda o con il capo sullo scrittoio, in una nube di capelli sciolti che si confondevano nella barba come quelli di un San Giovanni Battista.
Era facile dimenticarsi di quanto Edward fosse indisponente, quando dormiva con l'innocenza di un bambino, i lineamenti resi più dolci dal sonno e il respiro così quieto da fare appena rumore.

Izzy riscuoteva entrambi da quell'incantesimo con un secco battito di mani, e Edward si svegliava di soprassalto come un gatto spaventato. Una volta aveva fatto un balzo tale da sbattere contro l'ennesimo, inutile trofeo appeso proprio sopra il suo letto, un palco di corna ritorte che si erano poi staccate crollandogli addosso. Izzy aveva riso così tanto che era finito per terra.

...Anche quando non dormiva, però, nella sua tana piena di gingilli che non servivano ad altro che a riempirsi di polvere, Edward non si decideva a cominciare il giorno a meno che non fosse Izzy a chiamarlo.

Una volta dato il via al tran tran quotidiano, però, le ore scorrevano facili come un meccanismo ben oliato; un saccheggio di seguito all'altro, un'isola dopo l'altra, finché all'apice della loro fama non dovevano neppure più sguainare la spada per far capitolare intere flotte.

Se questo da un lato aveva reso la crescita della leggenda di Blackbeard una marea inarrestabile, dall'altro aveva precipitato Edward in una noia così profonda da trasformarlo sempre più di frequente in un gremlin dispettoso e crudele.

Qualche volta, la stupida violenza che accartocciava uno dentro l'altro i loro giorni aveva fatto illudere Israel che l'amore per Edward fosse stato corroso da amarezza e disillusione.

E invece ogni mattina guardava fra le ceneri, e lo ritrovava lì.

///

Quando era andato a salutarla per l'ultima volta, sua madre dormiva.

Era sera, ed erano soli in casa, e Israel non avrebbe più avuto un'occasione come quella per scappare. Doveva fare presto, prima che sorgesse la luna, tagliare correndo fra il granturco ancora alto.

Ma sua madre stava morendo.

Così Israel, col suo piccolo fagotto già sulle spalle, era entrato nella sua stanza. Il lume ardeva così fioco che appena si distinguevano il riflesso dello specchio sulla credenza, il luccichio del bicchiere vicino al letto, e gli occhi febbrili di sua madre, quando li aveva aperti lentamente su di lui.

Nel suo volto smagrito parevano enormi.
Erano dello stesso colore dei suoi.

Non appena l'aveva visto, aveva capito subito; e gli aveva sorriso.

"Vieni qui, pulcino," aveva sussurrato, con il luccichio nello sguardo di quando da bambino lo afferrava per fargli il solletico. Israel si era avvicinato al suo capezzale con la gola serrata.

Sua madre aveva preso le sue mani fredde fra le proprie, brucianti di febbre, e con solennità lo aveva benedetto.
Poi si era sfilata dal dito l'anello nuziale e glie lo aveva premuto sul palmo. "Ti vorrò per sempre bene come oggi," aveva bisbigliato; non aveva le forze di sollevarsi dai cuscini, così tremando Israel si era chinato per permetterle di baciargli la fronte. "Non dimenticarlo, bambino mio."

Quella notte, mentre correva nei campi bagnati dalla luna piena, Israel aveva imparato l'esistenza di un amore che segna come fuoco, e che nessuna distanza, nè il tempo, nè la morte possono toccare. 

///

And so no longer live I in fear
Them are too greedy to pay my asylum bills
This is my life and freedom's my profession
This is my mission throughout all flight duration

There is a core and it's hardcore
All is hardcore when made with love
The love is a voice of a savage soul
This savage love is undestructable

Gogol Bordello - Undestructable 

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Capitolo 4
*** Fireworks o La vie en rose ***


Birds of a feather | Fireworks
o La vie en rose

 

///

Fra le braccia di Ed, l'impeto di Stede si scioglie come un'onda che si dissolve in schiuma.

Edward vale tutto.

Il panico che ferma il cuore, ogni dolore, l'anima: tutto, per quest'uomo nel cui abbraccio finisce una vita e ne comincia un'altra, per i suoi baci che sanno di fuoco e sale, per affondare le dita nella trama spessa dei suoi capelli.

Stede ucciderà e morirà per proteggere uno solo dei brevi respiri che si inseguono nel petto di Edward; e sentendo finalmente il suo peso abbandonarsi fra le proprie braccia, comprende la gratitudine della terra arida investita dalla pioggia.

///

A Ed quell'odore era mancato da impazzire.

Fino a che punto, però, lo capisce solo adesso che lo può di nuovo respirare fra i capelli, sulle tempie di Stede.

È l'odore più buono del mondo; rassicurante come una coperta calda, eccitante e pericoloso come alcool a stomaco vuoto; è nel respiro di Stede, nel tepore dietro il suo orecchio, nel calore elettrico del suo collo; e adesso che Stede è di nuovo suo, vivo e saldo fra le sue braccia, Ed vuole impregnarsi completamente di quell'odore; se ne vuole ubriacare, vorrebbe entrarci dentro, farci la tana e non uscirne più.

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Ogni muscolo, ogni fibra del corpo di Stede risponde alle mani di Edward come a un incantesimo.

Già svaniscono gli eventi di quella notte; ma quando una carezza gli strappa un sibilo di dolore, Edward sussulta.

Si ferma, cercando lo sguardo di Stede; con gesto esitante gli sfila la camicia, per esaminare la ferita alla luce della lampada.

"Non è niente," sussurra Stede in un soffio; ma quando Edward gli preme fervidamente un bacio sul cuore, non riesce a reprimere un singhiozzo. Non è dolore, non è paura; è un'emozione pesante come un'ancora, leggera come bolle che risalgono alla superficie.

///

"Stede," mormora Ed, senza sapersi staccare da quel calore, da quell'odore.

Il fremito che ottiene in risposta gli disegna sulle labbra un sorriso, e Edward lo preme sulla pelle di Stede, inspirando profondamente.

"Stede," sussurra ancora, scivolando lentamente giù dal suo petto fino all'ombelico, fino a sfiorare la soffice peluria bionda; e le mani di Stede sono nei suoi capelli, sul suo collo, l'odore di Stede è ovunque e il modo in cui sussulta, quando Ed preme i denti nella sua carne, gli fa venire voglia di - ma Stede lo afferra, lo trascina su, lo cattura in un bacio divorante.

///

Stede non può sopportare per un altro istante di non sentirsi Ed addosso; qualsiasi cosa lo separi dalla sua pelle è un crudele ostacolo, così raccoglie Edward fra le braccia, insinua le mani sotto i suoi abiti, sentendo crescere la fame ad ogni bacio.

Finché a un tratto le mani di Ed sono alla sua cintura, e come un colpo di martello Stede comprende che, sì, sta succedendo.

Non così.

"...nel mio letto," ansima fra un bacio e l'altro; e il respiro di Edward inciampa, si accorcia e poi riprende, mentre guardandolo con occhi immensi Ed si lascia guidare all'alcova.

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E Stede lo preme fra cuscini di seta come una fottuta regina, gli afferra i capelli come a una puttana; e sentendo i suoi denti scorrere sulla gola Ed uggiola pietosamente, si arrende docile come un mercantile assaltato.

Poi, proprio nel mezzo della propria disfatta, una lunga carezza sul volto gli riapre gli occhi; lo riporta allo sguardo di Stede, così implorante, così desolato di desiderio, che dalle profondità del petto di Ed nasce un riso inaspettato.

Nasce l'impeto di un bacio in cui trascina Stede giù con sé, in cui sprofondano tenendosi stretti, felicemente immemori e stupidi e innamorati.

///

 

 

NdA: questa è una specie di piccolo esercizio, ogni blocchetto conta cento parole esatte.

 

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