Puzzle di matrimonio

di sissi149
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rosso di sera ***
Capitolo 2: *** Permesso ***
Capitolo 3: *** Vecchio ***
Capitolo 4: *** Lanterna ***
Capitolo 5: *** Bianco ***
Capitolo 6: *** Retroscena ***
Capitolo 7: *** Sud ***
Capitolo 8: *** Nero ***
Capitolo 9: *** Fulmine ***
Capitolo 10: *** Orizzonte ***
Capitolo 11: *** Secondo ***
Capitolo 12: *** Cucchiaio ***
Capitolo 13: *** Primo ***
Capitolo 14: *** Promessa ***
Capitolo 15: *** Lento ***
Capitolo 16: *** Delicato ***
Capitolo 17: *** Catena ***
Capitolo 18: *** Deserto ***
Capitolo 19: *** Schiaffo ***
Capitolo 20: *** Rifugio ***
Capitolo 21: *** Pettegolezzo ***
Capitolo 22: *** Fratello ***
Capitolo 23: *** Ghiaccio ***
Capitolo 24: *** Tremore ***
Capitolo 25: *** Manette ***
Capitolo 26: *** Mandorla ***
Capitolo 27: *** Ruvido ***
Capitolo 28: *** Bandiera ***
Capitolo 29: *** Argilla ***
Capitolo 30: *** Domino ***
Capitolo 31: *** Luna piena ***



Capitolo 1
*** Rosso di sera ***


Writober, Giorno 1, prompt Rosso di sera




Jun passeggiava per le strade di Kinvara senza una meta precisa, mentre il tramonto di fine estate cominciava a tingere il cielo di toni più caldi. Aveva voglia di non pensare a nulla per un po’ di tempo, dopo essersi assicurato dell’arrivo di buona parte degli amici nella cittadina o nei paesi della zona. Gli ultimi giorni erano stati frenetici, anche se doveva ammettere che la grossa fetta dei preparativi era stata appannaggio di Yayoi e della parte irlandese della famiglia.
“Hey, sei alla ricerca della calma prima della tempesta?” La voce di Matsuyama lo fece sobbalzare.
“Cosa ci fai in giro? Pensavo stessi disfacendo i bagagli.”
“Già fatto, sto esplorando il luogo.”
Misugi sorrise:
“Aspetta di vedere domani la location definitiva.”
Passeggiarono per qualche minuto in silenzio, finché non incontrarono qualcun altro dei compagni di nazionale a zonzo per la cittadina.
“Misugi, non starai cercando una via di fuga, spero. Dopo che sono arrivato fin qui per te.”
“Non si può proprio stare in pace questa sera!” Sbottò il numero 14, rimpiangendo quasi di essere uscito.
Matsuyama intervenne per metterci una pezza:
“Stavamo cercando di vedere questo splendido tramonto, prima di essere interrotti, Hyuga.”
“Dimenticavo che a volte siete come Cip e Ciop.”
Hikaru era sul punto di rispondere male a Kojiro e alle sue battutacce di pessimo gusto, ma l’attaccante lo prevenne:
“In Italia si direbbe una cosa tipo rosso di sera, bel tempo si spera.”
Jun inarcò le sopracciglia:
“E sarebbe a dire?”
“Che domani farà bel tempo Misugi – rispose calmo Hyuga, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans – Quindi vedi di stare tranquillo: gli dei sono dalla tua parte.”




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E siamo di nuovo ad ottobre per un altro giro di Writober. Credevate di esservelo risparmiato, ma questo inizio di domenica ha sballato un po' tutti i tempi. XD
Vi lascio giusto due indicazioni di servizio:
- Per riuscire ad armonizzare meglio i prompt con il tema ho pescato tra le quattro liste messe a disposizione, seguendo però il criterio di rispettare i giorni indicati, cioè per oggi 1 ottobre ho scelto uno dei quattro prompt corrispondenti al giorno di oggi.
- La storia è ambientata quattro anni dopo il Rising Sun per cui le carte sono scompigliate rispetto alla situazione in cui ci ha lasciato Takahashi, contando soprattutto che avevo scritto la shot con la proposta di matrimonio ben prima che uscisse il videogioco con l'indicazione che Misugi sarebbe andato a giocare in Olanda. Ho deciso di rimanere fedele alla mia serie "Two world collision", se volete una sorta di linea temporale parallela/alternativa a quella ufficiale. In questa linea temporale Jun gioca nel Paris Saint Germain insieme a Taro.

Buon Writober a tutti!
 

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Capitolo 2
*** Permesso ***


Writober, Giorno 2, prompt Permesso




Yayoi aprì gli occhi nella loro camera alla locanda e si stiracchiò leggermente, facendo attenzione a non svegliare Jun. La luce invernale filtrava delicatamente attraverso le aperture degli oscuranti. Sollevò la mano cercò di intravedere il claddagh ring che Misugi le aveva dato la sera precedente: finalmente avevano deciso che si sarebbero sposati. Al solo pensiero il cuore le batteva forte, come la prima volta che aveva capito di essere innamorata del calciatore che lottava per realizzare i suoi sogni.
Strinse al petto il piumino quasi ad attutire il trambusto interiore.
Jun le depositò un bacio sulla spalla rimasta scoperta.
“Allora sei sveglio!”
Yayoi si girò sul fianco verso di lui, mentre l’uomo accendeva l’abatjour sul comodino, risistemava il cuscino e si appoggiava a guardarla.
“Buongiorno.” Sussurrò Aoba a fior di labbra.
“Stavo pensando che forse dovrei chiamare tuo padre.”
“Tu appena sveglio pensi a mio papà? Devo preoccuparmi?”
Jun si ritrovò in vistoso imbarazzo, quasi balbettando una risposta:
“Ecco… mi sembra giusto… chiedergli il permesso di sposarti.”
“E se dicesse di no?”
L’uomo boccheggiò, il fiato interrotto di colpo. Yayoi si mise a ridacchiare al vederlo così in difficoltà.
“Dirà di sì, anche se, visto che la proposta l’ho fatta io, dovrei essere io a chiedere il permesso ai tuoi genitori!”
“E se dicessero di no?” Ribatté Jun, a tono, per provocarla.
La donna si strinse nelle spalle e si fece più vicina.
“Ti rapirei e ti porterei in qualche castello in rovina, a sposarci come due fuggitivi.”
“Guarda che ti prendo in parola!”
Le loro labbra si incontrarono nel primo bacio del mattino.





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Come, dicevate? Ah, ieri eravamo alla sera prima del matrimonio e oggi siamo la mattina dopo il fidanzamento? Non ve l'ho detto, ma non seguiremo l'ordine cronologico! Questo è uno dei motivi per cui ho scelto Puzzle come parola chiave del titolo.

Il claddagh ring è l'anello tradizionale irlandese e può essere usato anche per fidanzamenti e matrimoni. Vi lascio il link per la gioielleria di Thomas Dillon a Galway che forgia questi anelli dal 1750. clicca qui
 

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Capitolo 3
*** Vecchio ***


Writober, Giorno 3, prompt Vecchio





Yayoi era in camera, avvolta da una vestaglia di seta e intenta a terminare la colazione. L’abito da sposa era appeso all’anta dell’armadio, ancora avvolto nella busta protettiva. Miyuki era già con lei, che sistemava sulla toilette gli accessori per acconciarle i capelli e per il trucco.
“Si può entrare?” la voce di Briana giunse allegra oltre la porta.
“Vieni pure!” Risposero all’unisono le due sorelle. Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere: nonostante la differenza d’età erano sempre state molto legate.
Briana entrò reggendo un grosso involucro.
“Buongiorno a tutte!”
Yayoi si alzò in piedi con gli occhi che scintillavano:
“Hai portato quello che penso?”
La cugina annuì, distendendo il pacco sul letto ed aprendolo delicatamente, rivelando il velo di famiglia, indossato da tutte le spose dall’inizio del ‘900. Era un modello semplice, che si adattava a qualsiasi abito avessero scelto. L’ultima ad indossarlo era stata proprio Briana quattro anni prima.
“È ancora più bello di come ricordavo!” Commentò Yayoi, portando le mani davanti alla bocca.
“Sarai meravigliosa Yacchan! – Miyuki l’abbracciò con entusiamo – E con il velo siamo a posto con il ‘qualcosa di vecchio’.”
“Tra poco arriveranno anche mamma e zia e cominceremo ad aiutarti a vestirti.”
La porta fu scossa da dei leggeri colpetti:
“Sono Misaki, sono venuto a prendere l’anello.”
Miyuki si sciolse dall’abbraccio della sorella ed andò alla porta, mentre Briana ricopriva il velo per nasconderlo alla vista.
“Buongiorno Taro-Kun”
“Buongiorno ragazze, mi dispiace interrompervi, ma sono stato spedito qui da Hikaru.”
“È tutto a posto?” Domandò Yayoi.
“Sì, lui è già con Jun e, siccome io alloggio più vicino a voi, ha chiesto a me di fare questa commissione. In realtà non ho ben capito, dato che la fede di Misugi mi risulta l’abbia già lui.”
Aoba gli sorrise, sfilando il Claddagh ring dalle dita e riponendolo in una piccola scatolina, in attesa del momento in cui durante la cerimonia Jun glielo avrebbe rinfilato all’anulare sinistro, questa volta, con la punta del cuore rivolta verso il polso.
“Si tratta di tradizioni irlandesi. Ecco qua.”
Misaki afferrò la scatolina bianca e ringraziò con un leggero inchino.
“Sei stupenda, Misugi è fortunato. Ci vediamo dopo.”
Miyuki richiuse la porta alle sue spalle.
“Dove eravamo rimaste? Che dici, vuoi provare il velo anche senza vestito?”
Yayoi annuì felice come una bambina in un negozio di caramelle.





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E siamo tornati di nuovo a poco prima del matrimonio. Lo so, vi farò impazzire con questi salti temporali. XD
Qui abbiamo una tradizione che ho inventato per questa famiglia che ho costruito ed immaginato come molto unita e pronta ad aiutarsi a vicenda.
Yayoi ha scelto di usare come fede nuziale il Claddagh datole da Jun e temporaneamente lo affida ai ragazzi.
Nelle varie ricerche che ho fatto, ho trovato discordanze su come e su quale mano vada indossato a simboleggiare il fidanzamento, mentre tutti i blog e siti sono concordi che per indicare lo status di donna sposata vada portato all'anulare sinistro con la punta del cuore verso il polso.
 

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Capitolo 4
*** Lanterna ***


Writober, Giorno 4, prompt lanterna





La sera stava scendendo rapidamente sul castello e sotto al tendone bianco installato nella corte interna, il cielo virava verso toni sempre più blu, ma le danze parevano non volersi interrompere e forse erano appena entrate nel vivo. Le dita di Briana si muovevano veloci sulla tastiera del violino, seguite dall’archetto, scandendo insieme al tamburo il ritmo del reel che tutti stavano ballando.
Jun faceva volteggiare Yayoi tra le braccia e perfino Tsubasa aveva abbandonato i suoi modi composti per seguire Sanae nella mischia delle danze tradizionali.
Al termine del brano Declan salì quasi saltando sul palco e afferrò un microfono:
“Siete stanchi?” Domandò come se fosse il leader di una rock band durante un concerto.
“No!” Risposero quasi tutti in tempi diversi.
“Volete continuare a ballare?”
“Sì!”
“E allora forse dovremmo accendere le luci!”
Batté le mani un paio di volte e sotto al tendone si accesero diversi fari, mentre il prato della corte si riempì di lanterne di carta bianca, in stile giapponese. Alcune erano per terra, altre appese a fili che erano stati tirati nel cortile ed ai bordi del tendone mentre tutti erano impegnati, non accorgendosi di quello che succedeva loro intorno. Sembrava che il posto si fosse trasformato in un castello incantato.
Questa volta l’”Oh” di stupore da parte degli ospiti fu all’unisono. Lo stesso Jun trattenne il fiato mentre teneva stretta a sé la moglie.
“È stupendo!”
“Non te lo aspettavi vero?”
“No, ma c’è una ragione se ti ho lasciato carta bianca su queste cose.”
Ancora una volta erano riusciti a unire i loro mondi e le loro tradizioni in qualcosa di unico.




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Qui siamo già a ricevimento inoltrato, ma non temete, con questi salti riusciremo comunque a vedere tutti i momenti salienti.
 

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Capitolo 5
*** Bianco ***


Writober, Giorno 5, prompt Bianco





Yayoi e i due cugini erano andati a Dublino, nell’atelier di una famosa stilista della capitale per scegliere l’abito da sposa. La donna era riuscita ad ottenere una data a marzo, per poter procedere con calma, escludendo però la partecipazione di Miyuki, impegnata con gli esami di fine scuola superiore e la mamma, impossibilitata a prendere un volo intercontinentale con così poco preavviso.
Aveva già provato diversi abiti, ma nessuno le aveva fatto esclamare ad alta voce che fosse quello giusto, eppure non aveva avanzato richieste particolarmente elaborate: gonna morbida e non troppo ampia, per potersi muovere senza sembrare una meringa, e il bianco. Doveva essere bianco. Aveva sempre saputo, fin da quando aveva tre anni che si sarebbe sposata in bianco.
Era davanti ai cugini con un abito senza spalline ed il corpetto a pieghe.
“Che dite?”
Briana rispose per prima:
“Ti sta benissimo! Come tutti gli altri del resto.”
“Ti valorizza il fisico – proseguì Declan – Stringe al punto giusto sui fianchi.”
“Fratello, ti prego, mi sembri uscito da quel programma americano!” Briana mollò una pacca sulla gamba dell’uomo.
Yayoi ridacchiò per il piccolo battibecco. In quel momento le mancavano i fratelli ed i loro consigli, le sarebbe andato bene perfino Jack se non poteva esserci Miyuki.
“Scusate il ritardo, spero di non essermi persa troppo!”
“Sacchan! – Yayoi scese dalla pedana e corse ad abbracciare la vecchia amica d’infanzia – Che bello averti qui!”
“Lo sciopero di oggi ha reso un delirio riuscire a prendere un aereo, ma non sarei mancata per nulla al mondo!”
Aoba strinse più forte l’abbraccio con la giovane Ozora.
“Fatti guardare, sei bellissima, ma non ti convince, vero?” A Sakura era bastato solo uno sguardo di sfuggita per capire che il vestito non soddisfaceva Yayoi.
“Sai, ti ho sempre immaginato con qualcosa di più bohémien, con un po’ di pizzo. Entrando ne ho visto uno che ti starebbe d’incanto.” Aggiunse sfilandosi la sciarpa dal collo.
Yayoi era dubbiosa, ma tanto valeva provare qualcosa di diverso rispetto a quello che aveva fatto fin’ora.
Pochi minuti dopo la donna era di nuovo sulla pedana davanti agli altri con l’abito suggerito da Sakura e… lo adorava, era un vero e proprio colpo di fulmine: i pizzi floreali in bianco candido spiccavano sulle braccia e sul bianco tendente all’avorio posto al di sotto, la gonna era scivolata come voleva lei. Era perfetto.
Portò entrambe le mani al petto.
“È quello giusto, vero?” Le domandò Declan.
Yayoi annuì, non aveva quasi la forza di parlare, riuscì solo a sussurrare, mentre veniva travolta dall’abbraccio collettivo:
“Grazie Sacchan.”





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Mi unisco alle parole di Yayoi nel ringraziare Sacchan, o meglio la sua creatrice La_Sakura per avermela gentilmente concessa: non potendo avere la sorella o la mamma vicina, Ewan ha insistito che ci fosse un'altra figura conosciuta fin dall'infanzia da Yayoi e chi meglio della sorella di Tsubasa poteva prestarsi a questo compito? Grazie davvero.
In una raccolta del genere non poteva mancare la scelta dell'abito da sposa e qui abbiamo un abito molto simile a quello che ho immaginato per Yayoi. Come la ragazza, non appena l'ho visto ho detto "è lui!" "é quello di Yayoi!"
 

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Capitolo 6
*** Retroscena ***


Writober, Giorno 6, prompt Retroscena




 
“C’è una cosa che mi chiedo da mesi – disse di punto in bianco Yayoi, mentre erano seduti su una panchina dei giardini delle Tuileries – quando ti ho chiesto di sposarmi, tu avevi già un claddagh. Dove l’hai recuperato?”
Jun sorrise sornione:
“Mi dispiace, ma ho promesso che non avrei raccontato a nessuno questa storia.”
“E a chi l’avresti promesso?”
“A Jack?”
“A Jack?!” Yayoi lo guardava con gli occhi sbarrati.
Misugi si perse nei ricordi.
 
Era rientrato a Tokyo per la pausa natalizia del campionato francese, carico di regali per la sua famiglia e per quella di Yayoi, dato che la ragazza non aveva potuto prendere sufficienti giorni liberi in ospedale in quel periodo. Gli era dispiaciuto non poter passare il Natale insieme, ma la donna aveva insistito al punto da dichiarare che si sarebbe ritenuta parecchio offesa se non avesse raggiunto le famiglie in Giappone con i saluti da parte di entrambi, che era partito convinto.
L’accoglienza a casa Aoba era stata calorosa come sempre, meno quella di Jack, abbastanza prevedibilmente.
Un pomeriggio stava camminando per le vie di Tokyo, quando trovò il fratello di Yayoi appostato a pochi isolati dalla casa dei suoi genitori, facendolo sobbalzare.
“Jack! Hai bisogno di qualcosa?”
“Che intenzioni hai con mia sorella?” Chiese in tono secco e senza preamboli.
Misugi istintivamente arretrò di un passo.
“Cosa vuoi dire? Come se non fossero dieci anni che Yayoi ed io usciamo insieme.”
“Esattamente! – ribatté l’altro – Hai intenzione di trascinare per l’eternità questa frequentazione o vuoi deciderti a sposarla?”
“Francamente, Jack, non mi sembrano affari che ti riguardano.”
“Mi riguardano eccome se si tratta della felicità di mia sorella.”
Il poliziotto gli si stagliò davanti in tutta la sua altezza e Jun non faticò ad immaginarsi come un sospettato preso in custodia potesse capitolare davanti alle pressanti domande di quell’uomo.
“Sai benissimo che non la farei mai soffrire.”
“Le stai negando una cosa che desidera. Io posso capire fino ad un certo punto la paura e altre amenità del genere, ma non chiedermi di starmene qui a guardare senza fare niente, soprattutto perché ti stai impuntando a non volerti sposare, quando è evidente che lo desideri anche tu.”
Jun strinse i pugni e guardò dritto negli occhi Jack, non ci stava a farsele cantare così.
“Se fossi davvero libero di prendere questa decisione, avrei sposato tua sorella anni fa, per cui non venire a farmi la paternale su cose che non conosci davvero.”
Restarono immobili a sfidarsi per qualche secondo, incuranti della gente che passeggiava loro attorno, poi Jack si voltò di colpo.
“Seguimi.” Disse, partendo senza aspettare di essere effettivamente seguito.
Aoba lo portò in un quartiere in cui non era mai stato, fino a fermarsi davanti ad un piccolo gioielliere.
“Il proprietario è irlandese ed è specializzato in gioielli tradizionali. È l’unico in tutto il Giappone in grado di realizzare un autentico Claddagh ring.”
“Un cosa?”
“Adesso tu entri con me e ne scegli uno, poi vedi di farci la cosa giusta a breve.”





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E così veniamo a sapere chi ha dato a Jun la spinta giusta per prendere seriamente in considerazione il matrimonio e aggirarsi con un claddagh ring in tasca in attesa del momento in cui avrebbe definitivamente vinto le sue paure. Se non ci fosse  Jack andrebbe inventato. XD
Che poi Yayoi abbia anticipato i tempi sono dettagli. XD
 

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Capitolo 7
*** Sud ***


Writober, Giorno 7, prompt Sud





“Abbiamo un problema!” Esordì Declan entrando nel salotto dell’appartamento di Yayoi a Dublino.
“Solo uno?” Domandò Aoba scettica, incrociando le braccia: l’organizzazione di quel matrimonio si stava rivelando più complicata del previsto ed erano solo all’inizio. Perché non aveva dato ascolto alla signora Misugi e non si era affidata ad un wedding planner professionista?
Briana le cinse le spalle con un braccio per non lasciarla cadere vittima dello sconforto.
“Che succede Declan?”
“Il castello di Howth sarà chiuso tutta l’estate per opere di restauro.”
Yayoi si afflosciò sul divano.
“E con questo abbiamo escluso tutte le possibilità nella zona di Dublino. Tanto vale tornare all’idea del tendone delle feste in paese.”
Declan si sedette accanto a lei dal lato destro:
“Sai quanto adorerei questa cosa, ma la locanda di mamma non potrebbe mai ospitare tutti i vostri ospiti internazionali. Dovremmo stiparli in cantina!”
La donna diede un buffetto sul braccio al cugino:
“Stupido!”
“Io avevo guardato altre opzioni – intervenne Jun dal collegamento via Skype – il Castello di Dunluce mi sembra fantastico.”
Declan scattò in piedi furioso:
“Mai! Non vi sposerete mai in territorio del Regno Unito!”
Misugi era perplesso, non capiva perché Declan si scaldasse tanto.
“Cosa ho detto di male?”
Yayoi si rivolse allo schermo:
“Jun, Dunluce è in Irlanda del Nord. Adoro quel posto, ma Declan non approverebbe mai.” Scoccò un’occhiata al cugino.
Quest’ultimo si stava ricomponendo.
“Dovremmo provare qualcosa a Sud – propose – come il castello di Ross, sul Lago di Lein.”
Briana scosse la testa:
“Avevo già guardato, non accettano matrimoni.”
“E va bene! – Declan non era intenzionato a darsi per vinto – Troveremo qualcosa, dovessi passare in rassegna tutti i castelli dell’Irlanda!”
Al contrario di lui, Yayoi cominciava a credere che l’idea di sposarsi in un castello fosse irrealizzabile.
“La baia di Galway va bene, o rischio qualche altro strafalcione? – domandò Jun – Internet mi dice che ci sarebbe un castello piuttosto famoso e…”
“Dunguaire! – esclamò Briana animandosi di colpo – Come ho fatto a non pensarci prima? Una mia amica gestisce le visite al castello, sono sicura che riuscirà a trovare un modo per riservarcelo per una giornata. La chiamo subito!”
Per la prima volta quella settimana, Aoba si sentì speranzosa di trovare il posto giusto per il matrimonio.






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Ecco la scelta del luogo, che ha rischiato di far saltare un po' tutto: quella che era nata come una battuta per caso di Yayoi nella seconda Flashfic è piaciuta ad entrambi che hanno fatto di tutto per trovare una soluzione, anche riunioni di famiglia via skype, con il rischio che il cugino extrapatriottico prendesse un colpo. (Vi anticipo che Declan che ne riserverà delle belle).
Posto che Dunluce è stupendo sulla scogliera ed ha il fascino del castello in rovina, Dunguaire è un'alternativa altrettando valida: qui per galleria fotografica. Facendo scorrere si possono vedere anche inquadrature dall'alto in cui si vede la corte interna dove è stato allestito il tendone di cui alla flashfic 4.

 

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Capitolo 8
*** Nero ***


Writober, Giorno 8, prompt Nero




Louis se ne stava mezzo stravaccato su un divanetto, con la gamba destra accavallata sulla sinistra, il braccio sinistro disteso lungo lo schienale e un flute ripieno di champagne nella mano destra.
“Delizioso!” Commentò dopo aver assaggiato l’ennesimo sorso.
“Dovresti darti una calmata con quello!” Lo redarguì Taro dall’altro divanetto.
“Oh Misaki, dovresti goderti di più i piaceri che ti vengono offerti gratis.”
Il giapponese avrebbe voluto ribattere, ma la tenda del camerino di Jun si aprì, bloccando la loro piccola discussione.
Louis portò di nuovo il calice alla bocca, guardò Misugi di traverso per mezzo secondo e sentenziò:
“Assolutamente no! Ti fa sembrare un pinguino! Non vorrai renderti ridicolo!”
Jun incrociò le braccia al petto:
“Si può sapere chi ti avrebbe invitato a venire qui?”
Napoleon fece spallucce:
“Nessuno, ma non potevo lasciarvi da soli: fareste solo un casino senza di me.”
A malincuore Misugi dovette ammettere a sé stesso che Louis non aveva tutti i torti: con addosso quel frac si sentiva impacciato, troppo per poterlo indossare per il suo matrimonio. Avrebbe rischiato di passare la giornata a non desiderare altro che potersi cambiare.
“E sentiamo, cosa suggeriresti tu?”
Il francese si drizzò a sedere composto, lasciando perdere il flute.
“Un completo classico nero, taglio semplice, senza troppi fronzoli e code. Non ti si addicono.”
“Nero?”
“Con il nero non sbagli mai, Misugi. Certo, a te starebbe bene anche un bel blu, se proprio volessi osare.”
Taro guardò l’amico:
“Sono stranamente d’accordo con lui.”
“E allora che completo classico sia.”
Concluse Jun, facendo un cenno ad uno degli assistenti del negozio per chiamarlo e spiegargli cosa avrebbe gradito provare.
Louis tornò a dedicarsi allo champagne, imitato anche da Taro, con cui fece tintinnare il calice.
“Alla tua Misugi.”





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Per par condicio, se con Bianco avevamo avuto la scelta dell'abito di Yayoi, con Nero abbiamo Jun nello stesso momento, anche se l'atmosfera è piuttosto diversa. XD Ma forse una mina vagante come Louis è quello che ci vuole per stemperare le tensioni. XD
PS: Ricordo che questa storia segue una timeline alternativa rispetto a quella ufficiale post Rising Sun, perché le basi sono state gettate prima che uscissero notizie in merito, per cui Napoleon è rimasto a Parigi e non si è trasferito a Marsiglia.
 

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Capitolo 9
*** Fulmine ***


Writober, Giorno 9, prompt Fulmine





“Si informano i passeggeri che a causa del maltempo i piani di volo sono mutati e siamo in procinto di atterrare a Londra Hetrow. Una volta a terra il nostro personale vi fornirà indicazioni ulteriori.”
Misugi si lasciò appoggiare completamente contro il sedile, quell’inconveniente non ci voleva proprio. Capiva benissimo il perché di quella scelta: dal finestrino aveva visto un fulmine pericolosamente vicino all’aereo. Forse in tarda serata avrebbero fatto in modo di farli ripartire, una volta terminata la tempesta. L’alternativa era prendere un nuovo volo per Parigi l’indomani mattina, magari avrebbe avuto il tempo di fare un saluto a Matsuyama.
All’improvviso l’idea di una sosta a Londra non era così cattiva.
Un’ora più tardi raggiungeva l’appartamento di Hikaru.
“Scusa l’improvvisata, ma hanno deviato il mio volo, tanto vale che riparta con calma domani in mattinata.”
Matsuyama scosse la testa, mentre lo invitava ad accomodarsi e preparava il bollitore con l’acqua.
“Figurati, mi fa sempre piacere vedere un amico. Poi so come vanno queste cose, con Yoshiko che vola in giro per il mondo.” Concluse strizzando un occhio.
“È sempre molto impegnata, vero?”
“Già. Tu invece sei stato in vacanza romantica dalla tua bella a Dublino?”
Jun annuì, afferrando la tazza di tè che gli veniva porta.
“Ti volevo parlare anche di questo, averi un grosso favore da chiederti.”
Hikaru vide l’espressione parecchio seria dell’amico e si preoccupò:
“È successo qualcosa? Hai una faccia.”
Misugi esitò un istante, alla ricerca delle parole adatte, non aveva immaginato di parlarne così presto, non l’avevano ancora detto nemmeno alle loro famiglie. Scelse di non fare molti giri di parole:
“Avrei bisogno di un testimone di nozze e mi chiedevo se fossi disponibile.”
Matsuyama per poco non si rovesciò addosso il tè bollente.
“Dici sul serio? – quasi gridò – Hai finalmente deciso di sposarti, zuccone?”
Il sorriso di Jun era radioso e non lasciava dubbi sulla felicità del momento.
“Hai capito cosa va a combinare il nostro principe in Irlanda!” Matsuyama era incontenibile.
“Hikaru, non hai ancora risposto.”
“Amico mio, sarebbe un onore essere il tuo testimone.”
I due si abbracciarono felici.






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Di nuovo un salto indietro nel tempo, pochissimi giorni dopo la proposta/decisione di sposarsi: Jun deve rientrare a Parigi da Dublino.
In maniera un po' rocambolesca vediamo come ha trovato il suo testimone di nozze. ;)

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Capitolo 10
*** Orizzonte ***


Writober, Giorno 10, prompt Orizzonte






Erano usciti all’esterno del castello per realizzare delle fotografie subito dopo la cerimonia: il panorama fuori dalle mura era molto più interessante e se preso dall’angolatura giusta potevano avere sia il castello che si stagliava contro il cielo che il mare della baia di Galway che correva fino all’orizzonte.
Il momento era stato organizzato ad incastro: mentre loro erano impegnati con il fotografo, gli invitati venivano intrattenuti da una visita guidata alle stanze interne del castello e gli inservienti lavoravano sotto al tendone per allestire i tavoli per il ricevimento.
“Forza ragazzi, guardatevi negli occhi. Sposo, le mani sulla vita della signora.”
Il fotografo guidava gli scatti con poche indicazioni essenziali, i due neo sposi erano talmente assorbiti l’uno nell’altra che non aveva bisogno di chiedere particolari sforzi per le loro espressioni innamorate.
Il rumore del motore di un auto che passava distrasse Jun:
“È un peccato che la strada sia così vicina.”
“Lo so. Se il castello fosse stato un po’ più appartato avremmo potuto sfruttare di più l’esterno e la vista.”
“Ora guardate verso di me.”
Si voltarono verso il fotografo, proseguendo il servizio.
Realizzarono diversi scatti, in pose più o meno naturali, col bouquet, senza bouquet, col velo sul viso di Yayoi, in piedi, appoggiati alle mura del castello, in ogni modo possibile venisse in mente al fotografo ed al suo assistente.
“Bene, direi che ora è il caso che la sposa tolga il velo definitivamente.”
Come se fosse stata appostata, Miyuki apparve davanti a loro ed aiutò Yayoi a togliere il velo ed a sostituirlo con un cerchietto di pizzo che si abbinava perfettamente all’abito, sistemandole anche i capelli raccolti in boccoli su un lato.
“Sei sempre più bella.” Le sussurrò Misugi in un orecchio.
Non visto il fotografo catturò l’attimo con maestria.
Dopo diverso tempo l’uomo mandò a chiamare i testimoni, nel frattempo spiegava:
“Più tardi possiamo uscire per altri scatti come questi con la luce del tardo pomeriggio o del tramonto, come preferite.”
Erano in posa con i testimoni, il castello sullo sfondo, quando dal portone uscì un uomo correndo che si piazzò davanti a loro sollevando le braccia e facendo il gesto della vittoria con entrambe le mani.
“Aoi!” Gridò Misugi, mentre Matsuyama bofonchiava:
“Mannaggia, devo 50 sterline a Wakabayashi: avevo puntato su Ishizaki per il photobombing!”






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Ok, il momento di oggi avrebbe dovuto essere all'insegna del romanitcismo: mare, castello, sposi impegnati a rimirarsi negli occhi, invece sul finale la vena caciarona di alcuni membri della nazionale ha preso il sopravvento. XD
Matsuyama ragiona in sterline, perché gioca e vive nel Regno Unito e non è abituato a pensare in euro come sarebbe più corretto in Irlanda. Speriamo che Declan non l'abbia sentito. XD
 

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Capitolo 11
*** Secondo ***


Writober, Giorno 11, prompt Secondo






L’allenamento del giovedì era terminato da poco, non era stato molto intenso, per smaltire le fatiche della trasferta di Champions League che gli aveva fatto ottenere il passaggio ai quarti di finale. Jun e Taro misero i loro borsoni nel bagagliaio dell’auto di quest’ultimo: abitavano a poca distanza l’uno dall’altro e spesso ne approfittavano per recarsi all’allenamento usando un solo mezzo.
“Non vedo l’ora di buttarmi sul divano davanti ad una serie tv, non voglio ancora pensare a chi potremmo trovarci davanti col sorteggio del prossimo turno.” Dichiarò Taro, allacciandosi la cintura ed avviando il motore dell’auto.
“Ah-ah.” Jun annuì distrattamente, guardando fuori dal finestrino.
Mentre Misaki si immetteva nel traffico parigino, continuò la sua disamina:
“Quest’anno siamo parecchio in forma in Europa e sarebbe fantastico poter arrivare a giocare la finale davanti al nostro pubblico di casa, quando ci potrebbe ricapitare Parigi?”
“Uhm.”
Fermo ad un semaforo, Taro si voltò verso il compagno di squadra, preoccupato dai mugolii e dai versi che gli arrivavano in risposta, come se Misugi non lo stesse realmente ascoltando.
“Jun, è tutto a posto? Sei strano ultimamente. Non fraintendermi, in campo sei parecchio ispirato, ma fuori mi sembri sempre con la testa da un'altra parte.”
Sentendosi preso in causa, Jun si svegliò dal torpore
“Dicevi?”
“Appunto!”
Il semaforo divenne verde e Taro fece ripartire l’automobile.
“Scusami, sono preso da parecchie questioni e non è facile gestire tutto a distanza.”
Misaki si allarmò ulteriormente:
“Problemi con Yayoi?” Ne sapeva fin troppo bene di pene d’amore e relazioni a distanza e non voleva che all’amico capitasse qualcosa di simile.
Misugi scosse la testa.
“No, che vai a pensare! In realtà stiamo organizzando il matrimonio e… Misaki, le strisce pedonali!”
Taro quasi inchiodò per non investire un’incauta vecchietta che si era gettata sul passaggio pedonale.
“Uau! Congratulazioni! Farete a Tokyo?”
“In Irlanda: Yayoi ha tutta la famiglia materna là e so che faranno gran parte del lavoro organizzativo con lei. A volte vorrei poter fare di più che video riunioni via skype. Altri direbbero che mi va di lusso a non dover discutere di fiori e centrotavola.” Cercò di alleggerire sul finale.
“Ti capisco, ti sembra di essere un po’ tagliato fuori.”
Misugi sospirò:
“Esatto. E anche con Hikaru a Londra non possiamo fare molto.”
“Fammi indovinare: il tuo testimone?”
“Sì e….”
Taro percepì il disagio salire in Jun, mentre inseriva la freccia per svoltare verso il quartiere di residenza del compagno di squadra.
“Non devi giustificarti per la tua scelta, ti serve una persona con cui ti senti a tuo agio per quel ruolo.”
“Potresti spiegarlo a mio cugino?”
Per qualche metro regnò il silenzio.
“Sai, forse ti servirebbe una sorta di secondo testimone, magari non ufficiale, che ti spalleggi qui a Parigi in questi mesi, anche solo se avessi bisogno di sfogarti.”
Misaki accostò l’auto e Misugi si apprestò a scendere.
Dopo aver recuperato il borsone dal bagagliaio tornò ad affacciarsi al finestrino:
“Misaki, vuoi essere il mio vice testimone?”






________________________________________
La questione del testimone ha rischiato di generare una faida tra il mio suggeritrama Ewan ed i personaggi: in questa timeline Taro sarebbe stato un ottimo testimone anche per la vicinanza fisica con Jun ed Ewan avrebbe voluto così, a quel punto Hikaru si è risentito parecchi perché gli avevo promesso da anni che in caso di matrimonio di Jun sarebbe stato lui il testimone. Con questo prompt abbiamo sistemato un po' le cose, con Taro nominato testimone in seconda per supportare Jun nelle questioni pratiche che può affrontare da Parigi (vedi ad esempio la scelta dell'abito qualche capitolo fa) ed essere più vicino ai suoi eventuali scleri.
Non ricordo se l'avevo già specificato, ma in questa timeline al momento Jun e Yayoi per motivi lavorativi vivono uno a Parigi e l'altra a Dublino e  negli ultimi quasi quattro anni hanno vissuto una relazione a distanza, sfruttando tutte le possibilità di vedersi e sentirsi offerte loro.
 

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Capitolo 12
*** Cucchiaio ***


Writober, Giorno 12, prompt Cucchiaio




Buona parte degli ospiti stava approfittando della pausa nelle danze per rinfrescarsi all’open bar allestito in un angolo. Briana stava riponendo con cura il violino nella sua custodia, per la seconda parte del programma musicale avrebbero suonato dei musicisti diversi, così da potersi godere anche lei la festa.
“Sei stata fantastica come sempre, sorella.” Si complimentò Declan, seguito a ruota dal marito di Briana.
“Siete due adulatori!” Ribatté la donna, affidando senza tanti complimenti il suo strumento musicale al consorte.
Il piccolo battibecco venne interrotto dall’arrivo della torta nuziale che catalizzò l’attenzione di tutti, portandoli a riaccomodarsi al tavolo.
“Briana, il cucchiaio della nonna c’è, vero?”
“Certo fratellino, per chi ci hai preso?”
La torta fu portata al tavolo di Jun e Yayoi. Era bianca a più piani, con una decorazione semplice: delle silhouette nere per ogni piano che ripercorrevano la storia d’amore degli sposi da bambini fino al matrimonio, circondate da trifogli verde smeraldo.
“Vista dal vivo è ancora più bella che nelle foto dimostrative che mi hai mandato.” Sussurrò Misugi mentre poneva la sua mano sopra quella della moglie.
“Chissà a chi finirà la fetta con il quadrifoglio!”
Insieme fecero affondare il coltello nella torta. Gli applausi scrosciarono nella sala.
“Cosa?”
“In mezzo ai trifogli abbiamo fatto mettere anche un quadrifoglio. Qualcuno sarà fortunato!”
“Quello fortunato sono io ad aver sposato te.” Rispose Jun baciandola a fior di labbra.
Yayoi sistemò una fetta nel piattino portole da uno dei camerieri insieme ad un vecchio cucchiaio d’argento. Lo utilizzò per offrire un assaggio della torta al marito, imboccandolo dolcemente. Poi lui avrebbe fatto lo stesso con lei.
“Questa invece è la benedizione di prosperità della nonna.”



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Torniamo ai festeggiamenti con un'altra tradizione della parte irlandese della famiglia di Yayoi, il cucchiaio fortunato della nonna! Questa è proprio una cosa solo della loro famiglia, mentre i trifogli sulla torta sono uno dei simboli dell'Irlanda, che risale a San Patrizio. Chissà a chi sarà finita la fetta fortunata col quadrifoglio? ;)
Se volete vedere la torta che mi ha ispirato cliccate qui 

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Capitolo 13
*** Primo ***


Writober, Giorno 13, prompt Primo






“Gentili ospiti – Declan stava prendendo con fin troppa serietà il suo ruolo di maestro delle cerimonie, come si era pomposamente autoproclamato – la pista da ballo è finalmente disponibile: vogliamo accogliere la sposa e lo sposo per il loro primo ballo.”
Jun prese Yayoi per mano e la accompagnò al centro della pista.
Yayoi gli mise le braccia attorno al collo in attesa che cominciasse la musica: non sapeva cosa aspettarsi, Misugi aveva insistito per essere lui a scegliere il brano per il primo ballo ed aveva mantenuto il mistero fino all’ultimo. Yayoi era stata ben felice di accontentarlo, ma avrebbe voluto sapere in anticipo la scelta del marito, non tanto per mancanza di fiducia, quanto per curiosità. Sapeva solo che Briana era coinvolta nella questione.
Jun le afferrò la vita.
“Sei pronta?”
“Con te, sempre.”
Briana mise il violino sulla spalla ed iniziò con una melodia dolce che Yayoi riconobbe subito: adorava quella canzone, eppure non avrebbe mai osato sperare di poterla danzare per il suo matrimonio.
Iniziarono a muoversi insieme, quasi dimenticandosi di tutti i loro invitati che li guardavano.
Dopo una prima esecuzione della strofa solo strumentale, non prevista nella versione originale, un cantante intonò il testo.
Mano a mano che le parole procedevano, la donna sentì gli occhi inumidirsi e una lacrima di commozione scese lungo la guancia destra. Misugi la asciugò con un bacio, continuando a danzare.
“Ho sempre pensato che questa canzone racconti in modo perfetto ciò che non sempre riesco a dirti a parole. L’ho sempre considerata nostra e non avrei voluto altro per il primo ballo.”
Yayoi abbassò la testa e per un istante pensò di buttarsi sul petto di Jun come se esistessero solo loro due: quella canzone era la più bella dichiarazione d’amore che l’uomo potesse mai farle e se era fedele ad ogni singolo verso, conteneva una grande promessa per il futuro.
Misugi non le staccava gli occhi di dosso e la conduceva dolcemente.
"Ti amo."
Si baciarono proprio mentre le ultime note del violino sfumavano nell’aria.





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In questa raccolta non poteva mancare uno dei momenti più romantici del ricevimento, il primo ballo!
Nella canzone scelta da Jun io vedo molto quello che lui può pensare di Yayoi.
Per ascoltare
cliccate qui Ed Sheeran - Perfect

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Capitolo 14
*** Promessa ***


Writober, Giorno 14, prompt Promessa





“È il momento delle promesse – annunciò il celebrante – so che ne avete preparate di personalizzate.”
I due annuirono simultaneamente.
Jun prese le mani della fidanzata tra le sue:
“Yayoi, sei stata un raggio di luce e di speranza nella mia vita, perfino nei momenti più bui. Ti prometto che, per quanto mi sarà concesso, farò lo stesso per te, ti sarò accanto in ogni ora e in ogni minuto. Mi impegnerò a renderti felice, perché è quello che meriti. Se ripenso a noi, alla nostra storia, mi rendo conto che fin dall’inizio, in modi diversi che sono cambiati e cresciuti nel tempo, sei stata, sei e sarai la sola e unica custode del mio cuore.”
L’uomo riuscì a terminare prima che un nodo di commozione gli serrasse la gola.
Il celebrante fece un cenno a Yayoi, perché fosse lei a pronunciare la sua promessa.
“Jun, ti amo e ti prometto che mi prenderò cura di questo amore ogni giorno, in ogni piccolo gesto. So che il matrimonio è un grande salto nel buio e so quanto tu detesti non sapere dove una strada ti porterà. Tuttavia non c’è nessun altro con cui farei questo salto. Niente è per sempre – si fermò un secondo – per questo voglio che tu sia il mio niente[1].”
Misugi strinse più forte le sue mani, avrebbe voluto baciarla subito e stringerla a sé, dimenticandosi dell’ordine del rito.
Lo schiarirsi della voce del celebrante lo riportò al presente:
“Jun Misugi, vuoi tu prendere questa donna per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà, fin che morte non vi separi?”
“Lo voglio.” Rispose senza esitazione.
“Yayoi Amy Aoba, vuoi tu prendere questo uomo per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà, fin che morte non vi separi?”
“Lo voglio.”
Tra gli invitati, sia la signora Misugi che la signora Aoba trattenevano a stento le lacrime nel vedere i rispettivi figli coronare il loro sogno e dedicarsi a vicenda quelle parole.
“Ora lo scambio degli anelli.”
Un paggetto portò i due anelli su un cuscino.
Misugi afferrò il claddagh ring che aveva donato a Yayoi la notte in cui avevano deciso di sposarsi:
“Yayoi, con questo anello io ti sposo.” Glielo infilò all’anulare sinistro, con la punta del cuore rivolta verso il polso.
La donna fece lo stesso con l’anello nero, decorato in oro bianco con i simboli del claddagh, che Misugi aveva scelto come fede nuziale.
“Jun, con questo anello io ti sposo.”
Era quasi fatta, mancava solo…
 

[1] La frase è di Frida Kahlo.





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Lo so, avrei dovuto pubblicarlo ieri questo, ma ho avuto parecchi da fare e avrei potuto dargli solo una revisione veloce. Essendo uno dei capitoli più importanti per me, ho preferito riguardarlo con calma stamattina.
L'interruzione è voluta perché ciò che avverrà immediatamente dopo sarà raccontato in un altro prompt (a breve, prometto).
In ogni modo, Hikaru e Taro non hanno perso gli anelli! XD
cliccando qui potete vedere l'anello scelto da Jun: il nostro Misugi ha abbracciato completamente il lato irlandese della sua Yayoi.
 
 

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Capitolo 15
*** Lento ***


Writober, Giorno 15, prompt Lento






Tsubasa, Sanae, i bambini e Genzo erano a pranzo in un locale tradizionale a Galway, in attesa che arrivasse l’orario per fare il check-in al The g Hotel & Spa. Al gruppetto si erano aggiunti Taro e Sakura, atterrati da Parigi mezz’ora prima rispetto a loro.
“Alla fine voi alloggerete a Kinvara?” Stava domandando Tsubasa alla sorella.
“Sì, abbiamo trovato posto molto vicino a dove ha prenotato la famiglia di Yayoi. Anche Misugi non è lontanissimo.”
Ozora annuì:
“So che molti dei ragazzi hanno scelto di alloggiare nei paesi limitrofi al castello.”
Dalla sedia di Genzo provenne un grugnito, come ogni volta che negli ultimi mesi si nominava la parola “castello”.
“Con i bambini così piccoli noi abbiamo preferito un hotel qui in città.” Spiegò Sanae, sistemando la bavaglia ad un Hayate ribelle.
“Mamma, sono grande per la bavaglia!”
Genzo allungò le gambe sotto il tavolo e sorrise sornione:
“Io non potevo rinunciare a tutti i comfort ed alla spa, già devo sopportare un matrimonio rurale.”
Sakura sollevò gli occhi al cielo prima di alzarsi da tavola:
“Vado un attimo alla toilette.”
“Mamma, quando arriva da mangiare? Io ho fame.” Si lamentò Daibu con vocetta stridula.
“Porta pazienza amore, tra poco pranzeremo.”
Genzo sorseggiò la birra che aveva davanti, prima di commentare acido:
“Il bambino ha ragione, in questo posto il servizio è veramente lento.”
“Forse perché siamo gli ultimi arrivati nell’ora di punta – suggerì gentilmente Taro – non puoi pretendere di passare davanti a tutti.”
Tsubasa cercò di deviare la conversazione:
“Se vogliamo parlare di lentezza, era ora che Misugi si decidesse a sposarsi, la cosa stava diventando sconveniente.”
Sanae trattenne il fiato e Taro si irrigidì sulla sedia.
“Tsubasa, ne abbiamo già parlato – disse quest’ultimo – ognuno ha i suoi tempi e non intendo tornare più sull’argomento.”
Ozora stava per ribattere, ma venne anticipato da Genzo:
“Ci sono battaglie che non puoi vincere, Tsubasa.”
Il ritorno di Sakura pose fine alla discussione.
“Mi sono persa qualcosa?”
“Niente di importante – le rispose Taro – il solito Wakabayashi che pretende il servizio da hotel a cinque stelle ovunque.”





____________________________________
Dopo due capitoli abbastanza romantici, ci voleva qualcosa per spezzare e le lamentele di Genzo sono sempre a disposizione. Ovviamente, l'hotel scelto da lui e dalla famiglia Ozora è a 5 stelle, non potevano accontentarsi degli alloggi nei paesi. Galway e l'hotel prescelto distano circa 30 minuti di automobile dal castello di Dunguaire, fattibilissimo da fare in giornata.
Come sempre ringrazio La_Sakura per permettermi di utilizzare la sua Sacchan.

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Capitolo 16
*** Delicato ***


Writober, Giorno 16, prompt Delicato






Misugi aveva appena terminato di indossare il completo e stava attendendo il momento di spostarsi al castello insieme ad Hikaru, Taro e al cugino Hiroshi che ancora non si rassegnava al fatto di essere stato escluso dall’essere il testimone.
“Puoi sempre cambiare idea.” Stava proprio dicendo quest’ultimo.
“No.” Ribatté secco Jun, domandandosi perché gli avesse permesso di restare ad aiutarlo a prepararsi.
Sentirono bussare alla porta e la signora Misugi entrò nella stanza.
“Mamma!” Jun si alzò per accoglierla.
“Potrei restare un momento sola con mio figlio?”
“Certamente signora Misugi.” Gli uomini si allontanarono, con Hikaru che quasi spingeva il riottoso Hiroshi.
Rimasti soli la donna si avvicinò a Jun e lo accarezzò su una guancia con estrema delicatezza:
“Il mio bambino è diventato grande e sta per sposarsi.”
Jun fermò la mano della madre, lasciando appoggiata la sua guancia, era da quando era piccolo che non l’aveva più accarezzato così. Ora lui era più alto di lei di tutta la testa, eppure gli era mancato tanto quel gesto.
“Mamma – sussurrò a fior di labbra – So che avresti preferito facessimo tutto in Giappone.”
La donna guardò il figlio con tenerezza.
“Jun, ho imparato da tempo che ciò che ti rende felice non sempre coincide con i miei desideri.”
L’uomo parlò apertamente:
“Non avrei voluto farti stare così in pena, avrei potuto essere un figlio migliore.”
“Non avrei voluto un figlio diverso e poi, da chi credi di aver preso la tua testardaggine?”
Jun sorrise alla madre, continuando a bearsi del suo tocco delicato.
“Sono molto felice per te: in Yayoi non hai trovato solo una compagna, ma un’intera famiglia che ti ha accolto e ti ha dato ciò che noi non abbiamo potuto.”
Misugi lasciò andare la mano della mamma e protestò:
“Cosa dici? Tu e papà non mi avete mai fatto mancare nulla!”
La signora Misugi fece qualche passo indietro, voltandosi per far scorrere lo sguardo sul vassoio delle tartine lasciate a disposizione.
“Tranne dei fratelli o un rapporto più frequente con i tuoi cugini. Non è un caso che tu abbia scelto il tuo testimone fuori dalla famiglia.”
Jun non sapeva cosa rispondere a quella confessione della madre.
“Mamma, io…”
La donna tornò a guardarlo e poggiò la mano sul suo avambraccio.
“Va bene così Jun, è come doveva andare. La nostra famiglia è un po’ rigida, sono felice che tu abbia potuto vedere anche un altro modo di essere famiglia e abbia trovato tanti amici sinceri.”
“Prima hai detto che non avresti voluto un figlio diverso, io non avrei voluto dei genitori diversi da te e papà.”
Jun strinse forte a sé la madre:
“Ti voglio tanto bene, mamma.”
Restarono abbracciati per alcuni minuti.
“Mamma, devo chiederti un ultimo favore: conserva un po’ delle tue lacrime per la cerimonia.”
La signora Misugi accarezzò nuovamente il volto del figlio, del suo bambino delicato che era diventato un meraviglioso uomo.









_________________________
Sappiate che mi sono commossa da sola mentre scrivevo questo capitolo, un momento intimo tra madre e figlio in cui entrambi parlano apertamente.
In una storia di matrimonio, oltre agli sposi, ci sono anche le famiglie ed avremo occasione di dare voce anche agli altri genitori.

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Capitolo 17
*** Catena ***


Writober, Giorno 17, prompt Catena





…“Jun, con questo anello io ti sposo.”
Era quasi fatta, mancava solo l’ultimo passaggio.
Il celebrante prese di nuovo la parola:
“Per terminare le loro promesse, gli sposi hanno scelto di aggiungere alla cerimonia il rito tradizionale dell’handfasting, che celebreremo con l’aiuto dei testimoni.”
Yayoi e Jun si presero di nuovo per mano, questa volta incrociandosi, in modo da tenere ognuno con la propria mano destra la destra dell’altro, stessa cosa con la sinistra, sovrapponendole poi.
Hikaru avanzò con un lungo nastro rosso e lo avvolse per tre volte attorno alle mani degli sposi e lo legò come aveva provato nei giorni precedenti seguendo il video dimostrativo che gli aveva spedito la sorella di Yayoi, non si sarebbe mai perdonato se avesse sbagliato qualcosa.
Poi fu il turno di Miyuki di fare la stessa cosa con un nastro bianco, tre giri attorno alle mani e chiusura, come una catena.
“Ricordi le parole?” Bisbigliò Yayoi.
Jun annuì quasi impercettibilmente, quel poco sufficiente perché solo lei vedesse.
Insieme pronunciarono la formula rituale:
“Tu sei sangue del mio sangue, e ossa delle mie ossa.
Ti dono il mio corpo perché noi due possiamo diventare uno solo.
Ti dono il mio spirito fino alla fine della nostra vita.”
Anche chi non era abituato all’handfasting rimase colpito dal rito e dalle parole.
“E ora che ogni cosa è compiuta – continuò il celebrante – col potere conferitomi dalla Repubblica d’Irlanda, vi dichiaro marito e moglie. Potete baciarvi.”
Jun non ce la faceva più ad aspettare, non attese nemmeno il tempo di sfilare le mani dai nastri, baciò Yayoi di slancio, poco importava se tutti stavano guardando e si aspettavano qualcosa di più contenuto.
Non appena le labbra del marito si posarono sulle sue, Yayoi sentì il cuore esplodere nel petto.
Finalmente ce l’avevano fatta.





_______________________________
E come promesso la diretta conclusione del prompt 14 con questo rito tradizionale.
Da ciò che ho letto, l'handfasting si può svolgere in vari modi, arrivando a prevedere anche 13 nastri di colori diversi, ognuno simboleggiante un augurio o qualitò diversa (es. amore, salute, prosperità). Quando si usano due nastri solitamente si sceglie il rosso per l'uomo e il bianco per la donna.
Sempre da ciò che ho letto, l'handfasting, quando celebrato da un ministro civile, in Irlanda è riconosciuto legalmente alla stessa stregua di una cerimonia nuziale "standard", quindi può essere celebrato anche da solo. In altri luoghi può essere inserito nella cerimonia "standard" come momento simbolico.
Le parole pronunciate da entrambi sono quelle principalmente utilizzate in questa cerimonia, a differenza delle promesse scritte ad hoc per loro.
 

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Capitolo 18
*** Deserto ***


Writober, Giorno 18, prompt Deserto





“Che vuol dire che Yayoi non farà il lancio del bouquet?” Yukari sembrava scandalizzata.
“Vuol dire che si terrà il bouquet!” Rispose Yoshiko, che aveva portato la notizia.
“Ma un matrimonio senza lancio di bouquet è come un deserto senza sabbia, una ciambella senza buco…”
“Tsubasa senza palla?” Suggerì Sanae, facendo ridere Yoshiko.
“Esattamente.”
Kumi intervenne per spegnere le lamentele dell’amica
“Non capisco cosa ti cambi se non ci sarà il lancio: tu sei già sposata!”
“È una questione di principio.” Ribatté Yukari decisa.
Nessuna di loro si accorse di Genzo che si allontanava sorseggiando con non curanza un boccale di birra, raggiungendo le Tre M che chiacchieravano tra loro.
“Questa birra è veramente deliziosa!” Si annunciò agli amici.
“La producono lo zio ed il cugino di Yayoi.” Gli rispose subito Jun.
Misaki riconobbe dallo sguardo di Wakabayshi che qualcosa bolliva in pentola:
“Immagino tu non sia venuto solo per decantare le qualità della birra.”
“Vi informo che le signore laggiù sono in fermento.”
Taro alzò gli occhi al cielo e Hikaru sbuffò, mentre Misugi pareva non poter essere scalfito da nessun imprevisto.
Matsuyama si prese la briga di domandare al portiere di spiegarsi:
“Che succede?”
“Sembra che la sposa non lancerà il bouquet.”
Ora aveva catturato anche l’attenzione di Jun che subito si congedò.
“Scusate, con permesso.”
“Elegante pure quando si allontana di fretta.” Commentò Genzo.
Misugi trovò la moglie che chiacchierava con la cugina e Katagiri.
“Posso parlarti un momento?” Le chiese.
Si allontanarono di qualche passo dal tendone e si domandarono simultaneamente:
“Va tutto bene?”
Si sorrisero a vicenda.
“Dicono che non vuoi più lanciare il bouquet e qualcuna ci è rimasta male.”
Yayoi sospirò, sfiorando con le dita il bocciolo di rosa che il marito portava all’occhiello della giacca.
“Posso immaginarlo, ma preferisco conservarlo: è stato fatto con dei fiori molto speciali e non sarebbe giusto darlo via.”
Jun prese la sua mano e baciò la punta delle dita.
“Come desideri. Potremo trovare un’alternativa.”
Entrambi si ritrovarono di colpo presi in un abbraccio da dietro.
“Ah, voilà les jeunes mariés!”
Misugi si voltò:
“Louis, sei ubriaco?”
“Mais, non!”
Lo sposo assottigliò lo sguardo e mise le mani sui fianchi.
“Solo un poco brillo. La festa è ancora lunga e devo mantenermi in forma per fare conquiste!”
Come era arrivato, sparì in mezzo agli altri invitati.
“Che dici, potremmo lanciare lui al posto del bouquet.”
“Jun!”
Yayoi nascose il volto contro il petto del marito mentre rideva immaginando Napoleon che volava oltre le mura della corte.








________________________
Vi dirò, per oggi con nessuno dei prompt delle quattro liste è scappata la scintilla vera e propria, così ho rigirato il prompt per una carrellata su alcuni degli invitati al matrimonio.
Louis non si è imbucato come in altre occasioni, ma dato che, sempre con i suoi modi, ha dato una mano in alcune situazioni, alla fine Misugi l'ha invitato insieme ad altri compagni del PSG.
Prossimamente scopriremo anche perché Yayoi ha deciso all'ultimo di tenere il bouquet e non lanciarlo.

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Capitolo 19
*** Schiaffo ***


Writober, Giorno 19, prompt Schiaffo


Se volete la colonna sonora per il prompt, cliccate qui



Sotto il tendone era tutto pronto per l’arrivo della sposa: Jun attendeva trepidante vicino al fondo con Hikaru al suo fianco e il cerimoniere poco più in là. La madre di Yayoi arrivò leggera, sussurrando un “ci siamo quasi” prima di sedersi al pianoforte a mezza coda posizionato su un lato.
Mikami, seduto tra gli invitati si ritrovò con la bocca spalancata:
“Ma quella è.. è…” Balbettò.
“La signora Aoba, la mamma della sposa.” Gli rispose Genzo.
“È Catrine O’Carolan!” L’uomo era quasi senza fiato.
Genzo sollevò un sopracciglio e si voltò verso il suo mentore:
“La pianista? Quella di cui hai la discografia integrale custodita sotto chiave?”
Mikami annuì.
Miyuki comparve all’ingresso del tendone, sorridente e con indosso un lungo abito verde smeraldo.
Fu il segnale per tutti di alzarsi.
La signora Aoba iniziò a suonare un mashup tra il famoso Canone in re e River flows in you.
Miyuki percorse la passerella con passo sicuro fino a raggiungere il punto preciso in cui si sarebbe officiata la cerimonia.
All’ingresso arrivò Yayoi sottobraccio al signor Aoba che la scortò per tutto il tragitto. Era bellissima con il velo calato sul viso, l’abito morbido in pizzo ed un bouquet di rose rosa tra le mani.
Jun deglutì a vuoto, incantato dalla visione.
“Hikaru – bisbigliò – dimmi che non sto sognando e che è tutto vero.”
“Uno schiaffo potrebbe aiutare?”
“Credo di averne proprio bisogno.”
“Guarda che potrei farlo davvero!”
Yayoi era giunta davanti a loro: con un gesto delicato il padre le sollevò il velo e la baciò su entrambe le guance, poi prese la sua mano destra e la pose tra le mani di Misugi.
“Ti affido mia figlia.”
Yayoi aveva gli occhi che brillavano e Jun le sorrideva teneramente.
Le ultime note del pianoforte evaporarono nell’aria e la cerimonia poté iniziare.







_______________________________
Con uno dei nostri soliti salti torniamo ai primi momenti della cerimonia.
Un mashup è quando due brani diversi vengono mescolati realizzando un nuovo brano con delle transizioni molto morbide, a differenza del medely che è più un accostamento di diversi brani in sequenza.

Se c'è una cosa che è sempre stata fissa, ancora prima di costruire questa linea temporale irlandese, è che la mamma di Yayoi fosse una pianista. In questo caso una pianista anche abbastanza quotata che ha conosciuto il signor Aoba durante un ciclo di concerti in Giappone. Quando sono arrivati i figli ha ridotto la sua attività concertistica ad alcuni periodi durante l'anno, in favore dell'insegnamento nell'equivalente giapponese del conservatorio.
 

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Capitolo 20
*** Rifugio ***


Writober, Giorno 20, prompt Rifugio







Declan aprì la porta del suo ufficio al birrificio, dove svolgeva i compiti amministrativi che il padre gli affidava e trovò Yayoi seduta per terra ai piedi della scrivania, con una birra in bottiglia in mano. Ebbe una fortissima sensazione di deja vù: quattro anni prima aveva trovato la sorella esattamente nello stesso posto e, poteva scommetterci, nelle stesse condizioni.
“Ti prego, non dirmi che quella viene dalle casse che devono partire tra un’ora.”
La donna scosse la testa ed allungò una seconda bottiglia al cugino.
Declan sospirò e si rassegnò a dover passare la successiva mezz’ora sul pavimento. A quanto pareva le donne della famiglia amavano trovare rifugio nel birrificio.
Stappò la propria birra con l’apribottiglie che teneva al portachiavi e si sedette accanto a Yayoi.
“Allora, Amy, che succede?”
“Forse ho sbagliato, aveva ragione Jun a dire che era meglio non sposarsi. È tutto troppo… troppo.”
Yayoi bevve un lungo sorso.
“Ogni volta che sistemo qualcosa, che penso di avere fatto un passo avanti, saltano fuori altre mille cose a cui non avevo pensato. A questo punto dovrei già avere quasi tutto pronto, invece mancano vari dettagli. Mi sento sopraffatta e…”
“Ne hai parlato con Jun?”
Ancora una volta Aoba scosse la testa:
“Ti sei dimenticato che la prossima settimana ha la finale di Champions League? Non voglio dargli questo pensiero poco prima della partita più importante della stagione.”
“Invece dovresti farlo, ne sarebbe felice.”
“Di sapere che sto perdendo il controllo?” Chiese scettica.
Declan spiegò pazientemente:
“No, sarebbe felice perché ti sei confidata con lui. Ascolta: io non conosco tutti i dettagli, ma solo perché il tuo fidanzato ha avuto grosse difficoltà in passato e l’hai visto nei suoi momenti più fragili, non vuol dire che debba sempre essere tu quella forte.”
Yayoi sospirò profondamente:
“Declan, queste sono sciocchezze in confronto”
“Appunto! – la interruppe bruscamente il cugino – Jun ti dirà che stai facendo un ottimo lavoro e che non gli importa niente se qualcosa sarà fuoriposto. Amy, vi sposate perché vi amate, non per i centrotavola!”
La donna restò a lungo in silenzio, soppesando a una a una le parole di Declan.
“Da quando sei diventato così saggio?” Domandò infine.
“Da quando Briana ha quasi mandato a monte il suo matrimonio per il panico.”
Per la prima volta negli ultimi giorni Yayoi sentì la tensione abbandonarla e si lasciò andare ad una piccola risata.
“Però ti chiedo una cosa: non dire a mia sorella che te l’ho raccontato.”
“Paura che te la faccia pagare? Solo se tu terrai la bocca chiusa su oggi con Jack.”
“Andata!”
Dopo aver suggellato il loro patto, Yayoi poggiò la testa sulla spalla del cugino.
“Declan, grazie.”
“Figurati, Lasair.”








______________________________________
Due velocissimi chiarimenti per chi non segue la serie: Declan, come quasi tutti i personaggi irlandesi della derie, chiama Yayoi con il suo secondo nome di Amy, perché obiettivamente per dei madrelingua inlgesi è più facile da pronunciare. In più per le cugine in momenti particolari usa dei soprannomi affettuosi in gaelico irlandese, in questo caso per Yayoi abbiamo "Lasair" che corrisponde a fiamma, a quanto sostiene google traduttore, con un riferimento giocosa al colore dei capelli.
Tra corsi e ricorsi, scopriamo che le due cugine, pur essendo cresciute in continenti diversi hanno parecchie reazioni affini.

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Capitolo 21
*** Pettegolezzo ***


Writober, Giorno 21, prompt Pettegolezzo






Jun era a Tokyo da qualche giorno per sistemare alcuni documenti necessari per lo svolgimento del matrimonio all’estero. Ne aveva anche approfittato per vedere vecchi amici e compagni di studio.
Quella mattina stava facendo scorrere le notizie sul suo computer portatile nel grande salotto di Villa Misugi, mentre il padre leggeva un quotidiano seduto in poltrona. Stava consultando il principale sito sportivo per restare informato sulle ultime evoluzioni del calcio mercato, quando un titolo in evidenza attirò la sua attenzione. Aprì l’articolo e rimase orripilato, lasciandosi andare ad un grugnito di disappunto e rabbia.
Il signor Misugi si sporse da un lato del suo giornale:
“Cosa succede figliolo?”
Jun voltò il computer in modo che anche il papà potesse leggere. Sotto il titolo JUN MISUGI HA UNA NUOVA FIAMMA? Appariva una serie di sue fotografie del giorno precedente, mentre pranzava con Sakamoto, una vecchia compagna del liceo con cui aveva mantenuto una buona amicizia. Più in basso il giornalista si lanciava in fantomatiche ipotesi su questa frequentazione, arrivando persino a sostenere che era da tempo che la sua relazione con Aoba proseguisse solo per facciata.
Jun non sapeva quale delle infinite stupidaggini contenute in quell’articolo gli desse più fastidio.
Il signor Misugi mise da parte il quotidiano e guardò il figlio.
“Immagino siano tutte fesserie.”
“Certo che sì, papà! Io e Sakamoto ci siamo incrociati per caso in centro e abbiamo deciso di mangiare qualcosa insieme per aggiornarci. A quanto pare, qualche pseudo giornalista ha deciso di scriverci sopra un romanzo fantasy.”
Si stava certamente scaldando, per questo il padre decise di indagare più a fondo.
“Di solito non presti attenzione a questo genere di pettegolezzi.”
Jun sospirò:
“Lo so, probabilmente mi da fastidio che mentre stiamo organizzando il matrimonio ci sia chi scrive queste cose e insinui che il mio rapporto con Yayoi sia destinato a fallire.”
“Capisco la tua frustrazione, ma chi vi conosce sa benissimo il contrario: siete perfetti insieme.”
Jun lo guardò stupito:
“Lo pensi davvero papà?” Il genitore, nonostante l’avesse sempre sostenuto in tutte le sue scelte di vita, non si era mai sbilanciato così apertamente.
“Certo, vi ho visto crescere fin da quando da ragazzini vi giravate intorno senza che nessuno di voi due avesse il coraggio di fare il primo passo. Eravate uno spettacolo da guardare, era come vedere un film sapendo già dove il regista sarebbe voluto arrivare.”
Jun meditò le parole del padre.
“Era così evidente già allora?”
“Lo nascondevate bene, siete entrambi riservati, nemmeno tua madre l’aveva capito all’inizio, eppure quando io vi vedevo insieme, sentivo che qualcosa succedeva. Chiamalo istinto paterno, se vuoi.”
“Vorrei che tutti avessero la tua certezza.”
“Non serve che l’abbiano tutti, serve che l’abbiate tu e Yayoi.”
Jun ebbe un veloce flashback di due ragazzini che si scambiavano il primo bacio, poi di due adulti che si baciavano sotto il cielo d’Irlanda promettendosi che si sarebbero sposati.
“L’abbiamo papà, l’abbiamo.”









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Dopo il confronto madre-figlio, abbiamo anche un confronto padre-figlio, con il signor Misugi che ci rivela di aver avuto l'occhio lungo. E di esseresi pure divertito al riguardo. XD
Mi sono resa conto, guardando i prompt e la struttura pensata, che ci troviamo in una fase in cui per alcuni giorni avranno spazio le famiglie, ieri il cugino, oggi il papà di Jun, domani....
Per la cronaca, Sakamoto è un'amica di Jun, Yayoi sa perfettamente che i due si sono visti perché Misugi gliel'ha tranquillamente raccontato nel raccontargli la sua giornata a Tokyo. Ai due non sfiora nemmeno l'idea di fare qualcosa contro i rispettivi partner tant'è che si sono seduti in un locale all'aperto e ingenuamente non hanno pensato al paparazzo e al giornalista acchiappaclick. Lei è anche tra gli invitati al matrimonio.

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Capitolo 22
*** Fratello ***


Writober, Giorno 22, prompt Fratello





Il ricevimento era in corso, i camerieri avevano appena servito la portata di carne, quando Jack fece tintinnare con la forchetta il suo calice. Ottenuto il silenzio, si alzò in piedi.
“Prima che i testimoni comincino con i loro discorsi strappalacrime – esordì – lasciate che sia io a raccontarvi qualcosa.”
Yayoi guardò scettica verso il fratello ed il suo fuori programma: sapeva che Jack non faceva propriamente i salti di gioia per il matrimonio, non pensava avrebbe fatto un discorso.
Jun le mise una mano sulla sua, sorridendole.
“Essere un fratello maggiore certe volte è una grande fregatura: oltre che a te stesso devi badare ai più piccoli. Se poi sono sorelle, ad un certo punto ti senti in dovere di tenerle lontane da personaggi sospetti. È evidente che con Yayoi non ho fatto un buon lavoro.”
Una piccola risata si diffuse tra una parte degli ospiti, mentre la restante era perplessa per questa uscita.
“Seriamente, so di non essere stato il più semplice dei fratelli, che avrei dovuto fidarmi di più delle tue capacità di giudizio, ma tutto ciò che ho fatto è stato perché tengo a te sorellina. A mia ulteriore discolpa: se Jun è sopravvissuto a me, vuol dire che è veramente quello giusto.”
L’uomo afferrò il calice e lo sollevò.
“Per questo propongo un brindisi agli sposi: a Yayoi e Jun.”
“A Yayoi e Jun!” Rispose all’unisono tutto il tendone.
“Benvenuto in famiglia, fratello.” Jack bevve un sorso di vino.
Dal tavolo degli sposi, Jun sollevò leggermente il proprio calice in direzione del cognato, accogliendo la sua benedizione.





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Il prompt di oggi arriva quasi in zona Cesarini, con il discorso mezzo serio di Jack, che in fondo deve un po' mantenere le apparenze di fratello protettivo e geloso di qualsiasi essere maschile si avvicini alle sorelle. ;)

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Capitolo 23
*** Ghiaccio ***


Writober, Giorno 23, prompt Ghiaccio






Yayoi si stiracchiò, sciogliendosi di dosso il leggero torpore che l’aveva colta dopo la cena leggera, come se tutto il vortice dei preparativi avesse smesso di colpo di girare, per ripartire più veloce che mai l’indomani.
Miyuki la raggiunse sedendosi accanto a lei sul letto della camera doppia che condividevano, come quando erano più piccole.
“Ci siamo quasi.” Le disse.
“Già, non mi sembra neanche vero. A volte ho temuto che questo giorno non arrivasse mai.”
“Ti meriti tutta la felicità del mondo Yacchan!”
Yayoi strinse a sé la sorellina.
Il telefono interno della stanza squillò e la più giovane Aoba si allungò per sollevare la cornetta.
“Pronto? – Restò ad ascoltare qualche istante – Va bene, scendiamo subito.”
Yayoi le lanciò uno sguardo interrogativo.
“C’è la signora Misugi, dice che vuole vederti.”
“Va bene. Sarà per il bouquet.”
La futura suocera l’aveva convinta che le avrebbe fatto molto piacere offrirle il bouquet per la cerimonia dopo essersi fatta descrivere cosa avrebbe desiderato. Pensava gliel’avrebbe fatto recapitare direttamente l’indomani mattina dal fioraio che avrebbe allestito anche al castello, le aveva lasciato tutti i contatti appositamente.
Scese le scale seguita dalla sorella e trovò la madre di Jun che l’attendeva nella hall, con un contenitore frigorifero accanto ai piedi. Il marito era a poca distanza da lei, intento a chiacchierare con suo padre e poteva scommettere che a breve sarebbero spariti a degustare birra irlandese.
“Buonasera signora Misugi. Voleva vedermi?”
“Buonasera cara. Ti ho portato qualcosa che spero apprezzerai.”
La donna sollevò il coperchio della ghiacciaia.
“So che le avresti volute bianche, ma erano tutte passate. Queste invece erano ancora perfettamente utilizzabili ed ho colto le migliori una a una appena prima di partire.”
Yayoi guardò nel contenitore: su uno strato di mattonelle di ghiaccio erano posate diverse rose di un rosa delicato. Alcune erano ancora in boccio, altre appena schiuse e per l’indomani sarebbero state pronte.
Sentì un groppo alla gola:
“Signora Misugi, non saranno le sue rose? Quelle del suo roseto?”
Yayoi sapeva quanto la donna tenesse a quelle piante, erano il suo orgoglio da mostrare e tutti gli ospiti di Villa Misugi.
“Sono proprio loro. Non avrei mai permesso che la futura moglie di mio figlio arrivasse all’altare con degli anonimi fiori.”
Aoba era senza parole.
“Sono stupende, non so che dire.”
Lei e Jun si frequentavano da anni e tra le loro famiglie si era creato un rapporto di stima reciproco, erano già da tempo una sorta di famiglia allargata e la madre di Misugi non aveva mai espresso delle riserve su di lei, tuttavia non avrebbe mai pensato che le avrebbe fatto dono delle sue rose per il giorno in cui le avrebbe ‘portato via’ il figlio. Era profondamente commossa dal gesto di quella donna che, a dirla tutta, la prima volta che l’aveva vista, l’aveva spaventata per la sua compostezza.
“Non devi dire niente, cara.”
“Grazie, grazie davvero!”





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Qui sveliamo il perché all'ultimo Yayoi non abbia voluto fare il lancio del bouquet, non voleva privarsi di un regalo della signora Misugi e del suo significato. Per Yayoi le rose della signora Misugi valgono più di qualsiasi altro pensiero "costoso".

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Capitolo 24
*** Tremore ***


Writober, Giorno 24, prompt Tremore





La stanza a fianco dell’atrio del castello di Dunguaire era confortevole al punto giusto per attendere l’inizio della cerimonia per Yayoi e il padre, senza essere visti dagli invitati.
“Vado a vedere se sono arrivati tutti nella corte.” Annunciò Miyuki.
Yayoi era impaziente di iniziare la cerimonia, non ce la faceva più ad attendere.
“Stai tranquilla, andrà tutto bene.” Le disse il signor Aoba.
“Lo so, papà, solo che non vedo l’ora…”
“Non vedi l’ora di andartene via.”
Yayoi si bloccò di colpo dal suo avanti ed indietro per la stanza e guardò il genitore.
“Cosa dici, papà?”
“Per quanto io sia davvero felice per te, una parte di me non può fare a meno di pensare che stai per lasciare il nido definitivamente. È giusto così, è la ruota della vita.”
La donna annuì: viveva lontano dalla famiglia d’origine già da quattro anni, ma il compimento della cerimonia avrebbe reso più definitiva la separazione.
“Sai, Yayoi – proseguì il padre – mi rendo conto solo ora che tu te ne stai andando, di quello che devono aver provato i genitori di tua madre quando l’ho portata dall’altra parte del mondo.”
“Vorrei che i nonni O’Carolan fossero qui.”
“Lo vorrei anch’io: sono sicuro che sarebbero orgogliosi che la loro nipote abbia scelto la loro terra per sposarsi e avrebbero amato conoscere Jun.”
Yayoi infilò le proprie mani tra quelle del padre, sentendole tremare parecchio.
“Papà, le tue mani. Cosa ti sta succedendo?” Era allarmata.
“Va tutto bene, è solo l’emozione per la mia bambina che si sposa.”
“Ne sei sicuro?”
“Passi troppo tempo in ospedale.”
La donna sbuffò, per quell’adagio che aveva origini antiche:
“Papà, è il mio lavoro.”
“Lo so e sono fiero di te. Lo sono sempre stato.”
Yayoi chinò il capo, cercando di nascondere una lacrima che stava spuntando.
La porta si aprì e Miyuki fece capolino:
“Sono tutti pronti, mamma sta prendendo posto al pianoforte.”
Il Signor Aoba raddrizzò la schiena e con mani tremanti sistemò il velo a coprire il volto della figlia per l’ingresso sotto il tendone.
“Andiamo a farti sposare.”
Yayoi prese sotto braccio il papà, mentre la sorella le porgeva il bouquet con le rose della signora Misugi.
“Sappi che non ti avrei mai lasciato andare per qualcuno che non ti merita davvero.”
“Ti voglio bene,  papà!”





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Fin'ora avevamo visto dei momenti genitore-figlio solo dal lato Misugi, qui invece diamo la possibilità di parlare al signor Aoba, che potrebbe tranquillamente gareggiare con lo sposo in fatto di emozione. XD
 

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Capitolo 25
*** Manette ***


Writober, Giorno 25, prompt Manette





La serata era stata più volte sul punto di degenerare, nonostante Jun avesse chiesto qualcosa di tranquillo e non troppo sopra le righe. Il salotto di Villa Wakabayashi era tappezzato di bottiglie di birra ed alcolici vari ormai vuote. Quanto meno non erano finiti a coprirsi di ridicolo in pubblico. Ed era solo il primo addio al celibato della serie…
“È il momento del regalo!” Annunciò Ishizaki, correndo a prendere un sacchetto di carta da cui estrasse un piccolo pacchetto.
“Ehm, Ryo – sussurrò Tsubasa – sei sicuro di aver preso il pacchetto giusto?”
“Ovviamente.”
Jun afferrò quanto gli veniva porto.
“Ragazzi, non dovevate.”
“Certo che dovevamo!” Proclamò Genzo dalla poltrona del padrone di casa, mentre sorseggiava un drink da un bicchiere in vetro decorato.
Jun scartò il pacchetto ed estrasse una scatola marrone senza logo. La aprì e dentro trovò…
“Sul serio?” Chiese sollevando un paio di manette in modo che tutti vedessero.
Il coro che si levò per la stanza fu quasi unanime:
“Ryo!!!”
“Quanto la fate lunga! Non si può mai scherzare con voi.”
“Tira fuori subito il vero regalo!” Gli intimò Tsubasa con un ringhio che non si era mai sentito nemmeno su un campo da calcio.
Louis emerse dal suo torpore etilico per commentare:
“A me non dispiacerebbero quelle… come si chiamano? Ishizaki, hai tutta la mia approvazione.”
Taro lo fulmino con lo sguardo:
“Ma perché il PSG ti ha riacquistato dal Marsiglia? Non poteva lasciarti dov’era?”
“Me lo chiedo anch’io! – commentò Wakabayashi, ancora scottato per la sconfitta in Champions League ad opera del trio Misaki, Misugi e Napoleon – E soprattutto mi chiedo come ti ho permesso di entrare in casa mia.”
“Perché ho portato i rifornimenti alcolici.” Ghignò indicando la cassa di champagne con cui si era presentato alla villa e che ora conteneva una sola bottiglia superstite.
Nel frattempo Tsubasa era riuscito a recuperare l’altro pacchetto che era molto sottile e con una superficie maggiore.
“Ecco, questo è il vero regalo!”
Questa volta Misugi aprì con molta cautela. Il pacco conteneva un grande collage di foto di lui e di tutti i compagni della nazionale raccolte negli anni, dal primo torneo di sesta elementare, ai ritiri più vari, alle competizioni internazionali, fino ad una foto che gli era stata scattata a tradimento in occasione dell’ultima amichevole giocata quella primavera. Il tutto era corredato da dediche, pensieri e auguri più o meno seri da parte di tutti.
“È bellissimo! Grazie.”
Jun era veramente colpito dalla sincerità di quel dono.
“Qui c’è bisogno di un altro brindisi – tuonò Genzo, sempre più preso dal suo ruolo di padrone di casa – Monsieur Champagne, apri quell’ultima bottiglia.”





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L'avevo o non l'avevo detto che il buon Ryo avrebbe trovato il modo di combinarne una delle sue? Il suo intento era chiaramente scherzoso, considerando anche che erano a Villa Wakabayashi, protetti da occhi indiscreti. Il buon Genzo ha pensato bene di offrire il suo super privé personale per questo addio al celibato.
E Louis, zitto zitto, si è imbucato pure qua... XD
 

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Capitolo 26
*** Mandorla ***


Writober, Giorno 26, prompt Mandorla





Una volta terminati gli esami, Miyuki aveva approfittato delle vacanze di primavera per una vacanza riposante prima dell’inizio dell’università e per raggiungere Yayoi: non l’aveva ancora vista di persona dopo la notizia.
Al suo arrivo a Dublino la sorella gli aveva fatto trovare del latte di mandorla caldo e si erano buttate sul divano in chiacchiere.
“Yacchan, non riesco a credere che tu e Jun-Kun vi sposerete!”
Yaoi ridacchiò:
“Quando la smetterai di chiamarlo Jun-Kun e lo chiamerai semplicemente Jun?”
Di tutti loro, Miyuki era quella che utilizzava più spesso i tradizionali epiteti giapponesi.
“Non so se potrei mai.”
“Miyuki, farà parte della famiglia.”
“Lo so. È solo che…” La giovane donna arrossì di colpo.
“Che cosa?”
Miyuki scosse la testa, ma Yayoi sapeva come far parlare la sorellina: prese un cuscino e minacciò:
“Sono armata!”
“Penso alla prima volta che l’ho visto a casa nostra e credevo fosse un principe uscito da qualche libro per magia. Non sapevo nemmeno come parlargli.”
Yayoi scoppiò a ridere alla confessione di Miyuki.
“Non sei arrabbiata, Yacchan?”
“E perché? Faceva questo effetto a molte e lo fa tutt’ora. Tu andavi ancora all’asilo, è normale che ti avesse impressionata.”
“Soprattutto a confronto con quel bruto di Jack.”
Yayoi era definitivamente piegata in due dalle risate.
“Non credo che al fratellone farà piacere sapere questo!”
Miyuki si aggiunse alla risata, pensando a quanto Jack poteva essere permaloso.
Dopo che si furono ricomposte, la più giovane delle sorelle Aoba affrontò un discorso più serio:
“Mi dispiace di non aver potuto venire ad aiutarti a scegliere l’abito.”
Yayoi passò una mano sul braccio di Miyuki.
“Avevi una ragione più che buona per non esserci.”
“Lo so – la giovane donna raccolse le ginocchia al petto – ma mi sembra di essermi persa qualcosa di importante a non essere lì con te.”
“Ci sarai per tutto il resto, sarai lì nel momento fondamentale.”
Miyuki alzò la testa e guardò la sorella maggiore perplessa, poi, vedendola così serena, comprese:
“Yacchan, dici sul serio? Pensavo avresti chiesto a Briana o a qualcuna delle tue amiche del calcio.”
Yayoi scosse la testa:
“Solo la mia sorellina può farmi da testimone.”
Le due donne si abbracciarono forte.






_______________________________
Ci voleva anche un momento tra le due sorelle, anche se avevamo già visto Miyuki nel ruolo di testimone, era giusto mostrare come Yayoi avesse comunicato la cosa alla sorellina.

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Capitolo 27
*** Ruvido ***


Writober, Giorno 27, prompt Ruvido





Genzo entrò in casa di ritorno da allenamento, seguito da Tsubasa: quel pomeriggio Sanae e i gemelli erano alla festa di compleanno di un amichetto dell’asilo, per cui aveva qualche ora libera.
Il portiere gettò con non curanza sul mobile dell’ingresso il plico che aveva estratto dalla cassetta delle lettere, pronto per essere cestinato.
“Non le guardi nemmeno?” Gli chiese Tsubasa, appendendo la giacca leggera all’attaccapanni.
Wakabayashi  alzò le spalle.
“Bollette e pubblicità di articoli che non mi interessano. Chi spedisce ancora per posta ordinaria?”
“Un controllo veloce non guasterebbe.”
“Fai come se fossi a casa tua.” Concluse Genzo, stravaccandosi sul divano dopo essersi liberato delle scarpe.
Ozora afferrò le lettere e cominciò a farle scorrere, finché non arrivò ad una busta verde chiaro con l’indirizzo scritto a mano, la voltò alla ricerca del mittente e rimase stupito. Poi la lanciò sul divano all’amico.
“Guarda cosa stavi per perderti!”
Genzo, anche se preso alla sprovvista, afferrò la busta al volo.
“E che sarebbe?”
“Non lo so – rispose Tsubasa – ma la mandano Misugi e Aoba.”
Genzo era perplesso e curioso, aprì senza esitazione: si ritrovò in mano un cartoncino ruvido in verde scuro con una sola parola al centro:
“Pósadh”
“Che razza di lingua è?”
Ancora più perplesso lo voltò e trovò un testo in giapponese ed inglese. Mano a mano che leggeva i suoi occhi si ingrandivano, facendo preoccupare il centrocampista.
Dopo alcuni secondi di silenzio, Tusbasa domandò nervoso:
“Cosa scrivono?”
“Si sposano.”
Tsubasa tirò un sospiro di sollievo:
“Era anche ora.”
“In… un… castello…” Boccheggiò il portiere
Ozora non era sicuro di aver capito bene:
“Cosa?”
“In un castello – ripeté Genzo – poi sarei io quello megalomane.”
Tsubsa guardò l’amico con un’occhiata strana:
“Tu ricevi un invito ad un matrimonio da amici e l’unica cosa di cui ti preoccupi è la location?”
“Converrai con me che un castello è qualcosa di un filo esagerato anche per un calciatore.”
Ozora assottigliò lo sguardo:
“Genzo Wakabayashi, sei forse geloso?”






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Genzo e Tsubasa non si smentiscono mai e devo dire che stanno trovando più spazio del previsto.
Recupero del prompt di ieri, in serata arriverà anche quello di oggi e un po' di risposte arretrate alle recensioni, promesso.
 

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Capitolo 28
*** Bandiera ***


Writober, Giorno 28, prompt Bandiera






“Assolutamente no, Declan, scordatelo!”
“Amy, sii ragionevole.”
“Non metterò una gigantesca bandiera dell’Irlanda sotto il tendone!” La donna incrociò le braccia al petto risoluta, c’era un limite perfino per il patriottismo del cugino.
“Darebbe un tocco in più!”
Yayoi alzò gli occhi al cielo, pentendosi di aver permesso a Declan di rimanere quella sera, quando lei e Jun avrebbero fatto il punto sull’allestimento dell’area ricevimento: il personale del castello di Dunguaire aveva suggerito loro di installare un tendone gazebo nella corte interna, per essere al riparo da eventuali problemi meteorologici.
Il familiare squillo di skype annunciò l’arrivo di Misugi. Con un click del mouse Yayoi mise in collegamento il fidanzato.
“Ciao a tutti!”
“Jun! – Declan si piazzò davanti alla telecamera del portatile – Devo chiederti una cosa importante.”
“Niente bandiere!” Lo bloccò il calciatore, senza lasciargli il tempo di iniziare la sua arringa.
Declan sbatté un paio di volte le palpebre e tentò di proseguire nel perorare la sua causa:
“Vi siete entrambi coalizzati contro di me?”
Aoba allargò le braccia:
“Sai com’è, il matrimonio è il nostro.”
“Allora arrangiatevi da soli.”
Declan recuperò la giacca e lasciò l’appartamento di Yayoi.
“Non l’ha presa molto bene.”
“Gli passerà, tra un paio di giorni mi telefonerà per sapere che abbiamo deciso.”
La donna ruotò lentamente il collo per sciogliere i muscoli.
“Come va a Parigi?”
“Bene, oggi abbiamo fatto rifinitura e domani partiamo per la trasferta. Taro ti manda i suoi saluti.”
“Ricambia.”
“Il pronto soccorso?”
“Sono stati giorni stranamente tranquilli, fino a mezz’ora prima della fine del mio turno quando è arrivata un’emergenza importante.”
Misugi annuì dall’altra parte dello schermo, gli spiaceva non poter essere a casa da lei ad accoglierla quando faceva più tardi del previsto.
“Ho visto le foto che mi hai mandato: per me i colori vanno bene, i toni del verde mi piacciono.”
“Sono contenta, hai preferenze?”
“Fai tu, mi fido del tuo gusto. L’unica cosa che non userei è il servizio di piatti numero 3, ha qualcosa che non mi convince.”
Sulle labbra di Yayoi affiorò un sorriso.
“Tra tutti era quello che mi entusiasmava meno. Bene, numero 3 eliminato.” Tracciò una linea con un pennarello nero sulle stampe che aveva effettuato.
“Cosa guardiamo adesso?”





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Siamo tornati di nuovo a vedere Yayoi e Jun interagire tra loro, un po' ci erano mancati. Qui siamo ancora nel bel mezzo dei preparativi, ma vi prometto che torneremo avedere la loro festa priam della fine di questo Writober.
 

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Capitolo 29
*** Argilla ***


Writober, Giorno 29, prompt Argilla





La festa era quasi giunta al termine e Yayoi e Jun stavano distribuendo agli invitati le bomboniere che avrebbero tenuto a ricordo di quella giornata. Erano custodite in eleganti scatole bianche, sul coperchio, incisi a piccoli caratteri rossi, spiccavano solo i nomi degli sposi.
Nonostante la lunga giornata, i due non avevano ancora smesso di sorridere ad ogni persona che si presentava loro davanti.
“Grazie per essere stato con noi, mister Mikami.” Misugi strinse la mano all’uomo, mentre Yayoi gli porgeva la scatola.
“Te lo meriti ragazzo. Vi meritate entrambi la felicità.”
Più in là, Yukari borbottava contro il marito che stava già tentando di aprire la bomboniera.
“Ryo, sei proprio indecente! Non puoi aspettare almeno di avere lasciato il castello?”
“Voglio vedere cosa c’è dentro, e lo vuoi anche tu!”
La donna sbuffò, ma non fermò Ishizaki, permettendogli di togliere il coperchio alla scatola.
All’interno trovarono due piccole ciotole: una era in ceramica tradizionale giapponese, con tanto di lavorazione kintsugi, l’altra in ceramica tradizionale irlandese. Erano accompagnate da un piccolo panetto di argilla non ancora cotto e da un bigliettino con una semplice frase:
“Diversi, ma uguali.”
Ryo commentò divertito:
“È proprio da Misugi andare sul filosofico.”
Yukari non era molto d’accordo con l’ironia del marito:
“Ryo, dovresti prenderlo più sul serio: è un messaggio bellissimo, che dovremmo ricordare più spesso.”
Si voltò verso i due neosposi che avevano quasi terminato la distribuzione: erano bellissimi da vedere, radiosi e sorridenti, felici di aver unito i loro due mondi in uno solo.






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Per chi non lo sapesse, l'argilla è uno degli ingredienti base per realizzare la ceramica, quindi il senso della bombiniera di Jun e Yayoi è: anche se siamo diversi (ceramiche irlandesi e giapponesi), nasciamo dalla stessa materia prima (argilla).

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Capitolo 30
*** Domino ***


Writober, Giorno 30, prompt Domino






Le dita di Yayoi si muovevano rapide e delicate sulla tastiera del pianoforte, mentre eseguiva uno dei suoi brani preferiti di Chopin e si perdeva nella musica.
La signora Aoba la osservava, non vista, dalla porta della stanza: dei suoi tre figli, Yayoi era l’unica che aveva ereditato il suo amore per il pianoforte, Jack non era mai stato nemmeno sfiorato dall’idea di suonare e Miyuki, dopo qualche tentativo, aveva presto dirottato il suo interesse verso la danza classica. Del resto lei aveva lasciato massima libertà ai figli nel scegliere i loro interessi.
L’ultimo accordo si spense nell’aria.
“Hai sempre avuto un ottimo tocco.”
Yayoi sobbalzò:
“Mamma! Non ti avevo sentita arrivare!”
“Lo so. È così anche per me quando sono con il pianoforte.”
La signora Aoba si accomodò sullo sgabello ed iniziò a suonare uno dei suoi cavalli di battaglia. Come un effetto domino, le due donne si alternarono nell’eseguire i loro brani preferiti, per finire con un pezzo a quattro mani: era un modo di comunicare tutto loro.
“Mi manca tanto suonare sul pianoforte. A Dublino ho una buona tastiera elettronica, ma non è la stessa cosa. Perfino il vecchio pianoforte mezzo scordato della locanda della zia è tutta un’altra storia.”
“Signorina, non offendere lo strumento su cui tua madre ha iniziato a suonare!”
La donna assunse un finto tono severo, sapeva che la figlia apprezzava il vecchio pianoforte verticale, difatti, Yayoi ribatté pronta:
“Non oserei mai.”
La figlia si alzò e camminò per la stanza, fermandosi alla parete dove erano appese le sue foto e quelle dei fratelli, una specie di riassunto illustrato delle loro vite. Indugiò su quella che la ritraeva il giorno del suo diploma in pianoforte, accanto a lei la mamma.
“Ti dispiace che non ne abbia fatto una professione, come te?”
“Assolutamente no, quella era la mia strada, tu devi seguire la tua, ovunque ti porterà.”
Yayoi annuì.
La signora Aoba si avvicinò a quella figlia che spesso era come un suo specchio, in cui rivedeva le sue stesse scelte:
“Sai Yayoi, io vedo molto di me, della me più giovane, in te e capisco meglio di quanto tu creda le tue scelte, perché sono mosse dalle stesse motivazioni che a suo tempo avevano guidato me.”
Yayoi sentì una lacrima scivolare su una guancia.
“Facciamo un altro quattro mani, mamma?”





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La mamma di Yayoi era l'unico genitore che non avevavmo ancora visto da vicino e la vediamo in un dialogo mediato dalla musica, dal loro linguaggio: non hanno bisogno di tante parole, come accaduto in altri momenti genitore-figlio, sono le note e la musica a parlare per loro.

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Capitolo 31
*** Luna piena ***


Writober, Giorno 31, prompt Luna piena






Quasi tutti gli invitati se ne erano andati, erano rimasti solo i famigliari più stretti e quei pochi che volevano vedere gli sposi partire, era girata voce ci fosse un’ultima sorpresa.
“La carrozza è arrivata.” Annunciò il signor Misugi.
Davanti al castello una carrozza scoperta, trainata da un solo cavallo, attendeva gli sposi.
Jun salì per primo, poi offrì a Yayoi la mano per aiutarla a raggiungerlo ed accomodarsi sul morbido sedile.
La signora Aoba si avvicinò con una stola bianca che mise sulle spalle della figlia:
“L’aria della notte è fresca per stare solo con il pizzo sulle braccia.”
“Grazie, mamma.”
La carrozza partì: avrebbero percorso in quel modo, sotto le stelle e la luna piena, la breve distanza che li separava dal cottage dove avrebbero trascorso la notte, lontani da tutti gli altri.
Yayoi appoggiò la testa sulla spalla sinistra del marito e respirò profondamente.
“Sei stanca?” Le chiese dolcemente Misugi.
“Sono felice. E tu?”
“Immensamente.”
Jun intrecciò la propria mano con quella della moglie.
“È andato tutto come volevi?”
“Molto meglio.”
Si scambiarono un bacio e subito dopo un altro.
“Vorrei poter restare più di tre giorni.”
“I campionati sono alle porte, dovete rientrare tutti.”
“Voglio un congedo matrimoniale!”
Yayoi si tuffò sul petto di Jun ridendo.
“Se vuoi venire a Dublino ad aiutarmi con gli ultimi scatoloni, sei il benvenuto.”
Jun le accarezzò la testa e giocò con i suoi capelli.
“Non sai quanto vorrei poterlo fare, invece ancora una volta devi fare quasi tutto da sola.”
“Sai che non mi pesa, si tratta solo di paio di settimane, il tempo di chiudere il mio contratto con l’ospedale e finire di svuotare l’appartamento.”
“Le due settimane più lunghe di sempre.”
Le rubò un altro bacio.
“Ruffiano!”
“No, è diverso: ti amo.”
“E io amo te.”
Questa volta fu la donna a gettarsi sulle sue labbra.
“Yayoi, quando saremo entrambi a Parigi, non passerà giorno senza che ti dimostri di meritarmi che tu sia con me.”
“Non devi dimostrarmi niente: ti amo e ti amerò ogni giorno.”
Ripresero a baciarsi e ribaciarsi, cullati dal dondolio della carrozza.
Il cocchiere, a cassetta, sorrideva e scommetteva tra sé che quell’amore sarebbe durato per sempre.





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E non si poteva chiudere che con loro due che si rinnovano amore in ogni attimo.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia che avrebbe dovuto essere una storia per una coppia, invece è diventata una storia di famiglia, di famiglie di nascita e famiglie acquisite perché ora gli Aoba-Misugi sono diventati una sola grande famiglia.

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