New Skins

di Roxanne Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Ottobre aveva portato con sé il primo vero freddo e le prime piogge d'autunno: Rose, che tremava persino nel suo mantello imbottito e con le mani coperte dai guanti in pelle di drago, tirò un sospiro di sollievo quando la professoressa Corner accese con un colpo di bacchetta un fuoco verdognolo che iniziò a volteggiare nell'aula di Antiche Rune, spandendo il suo calore confortante tra le mura di pietra umida.
Finalmente capace di concentrarsi a dovere sulla lezione, Rose ricominciò a prendere appunti, lanciando di tanto in tanto delle occhiate fugaci alle finestre battute dalla pioggia.
Se non smette di piovere io questo pomeriggio non ci vado a seguire Erbologia,” mormorò a un certo punto, rivolta a Scarlet. La sua migliore amica annuì con aria distratta; i folti capelli castani legati da un fiocco nero, il mento poggiato su una mano e le dita coperte di schizzi d'inchiostro, Scarlet aveva lasciato a metà i suoi appunti ed era intenta a rifinire i contorni di una natura morta sulla pergamena.
Sì, hai ragione. Però possiamo sempre evocare un fuoco come ha fatto la Corner e portarcelo dietro in un barattolo.”
“Ottima idea. Conosco l'incantesimo, è semplice...”
Ragazzi, fate tutti attenzione, per favore!”
Rose si voltò di scatto; Aimee Corner aveva chiuso il libro dal quale fino a quel momento aveva letto le sue spiegazioni e ora, seduta sul bordo della cattedra, osservava la classe con un'espressione speranzosa negli occhi.
Ricordate quando vi ho parlato della possibilità di dedicarvi a dei progetti extracurriculari?” iniziò la professoressa, ricevendo in risposta un coro di assenso. “Bene, la mia prima proposta è questa: una ricerca di approfondimento sulla storia e la scoperta delle rune Hälsinge, da consegnare entro il venticinque novembre. Ho qui con me una lista di testi di riferimento che potete trovare in biblioteca, ma ovviamente nulla vi vieta di consultare altri testi aggiuntivi a vostra scelta. La mia idea è che lavoriate in coppie o in gruppi di massimo tre persone. Dunque, chi di voi è interessato al progetto alzi la mano.”
Rose sollevò la sua e si guardò intorno, constatando con una punta di delusione che Scarlet non aveva fatto altrettanto.
“Solo quattro persone? Beh, non importa, almeno ci troviamo con i numeri. Sandrox e Tolipan, vi metto in coppia? Benissimo... a questo punto rimangono la Weasley e la Lennox. Ragazze, potete venire qui a prendere la bibliografia. Dopodiché, per la vostra gioia, possiamo considerare questa lezione conclusa.”
Scusami,” disse Scarlet mentre iniziava a sistemare i suoi libri in borsa. “In questo periodo ho un sacco di cose per la testa, non me la sento di dedicarmi anche a dei progetti extracurriculari...”
“Tranquilla, non fa niente,” la interruppe Rose con una scrollata di spalle. Nel momento in cui si voltò verso la cattedra vide Sophie Lennox dirigersi verso di lei, tenendo in mano la pergamena con la lista dei testi.
Ciao, ragazze,” le salutò allegramente Sophie. “Rose, se ti va possiamo già iniziare a organizzarci con lo studio. Sei libera questa settimana?”
“Fammi pensare... possiamo vederci giovedì alle quattro in biblioteca, che ne dici?”
“Sì, va bene. Lo ammetto, avrei voluto fare la ricerca con Scorpius ma lui mi ha abbandonata, dice che deve rimettersi in pari con i programmi di altre materie.”
Rose lanciò un'occhiata a Scorpius Malfoy che, come suo solito, stava uscendo dall'aula con lo sguardo assorto e apparentemente perso nel vuoto, senza unirsi alle chiacchiere degli altri studenti.
Non si fermerà mai a parlare con noi, vero?” osservò Scarlet.
Non so. Prima o poi, forse. Ma stai tranquilla, non ha niente contro di voi. Lo sapete, Scorpius è solo molto timido... come lo era tuo cugino, Rose, prima di uscire completamente fuori di testa.”
Rose si limitò a ridere mentre seguiva Sophie e Scarlet fuori dall'aula, per nulla infastidita nel sentir definire Albus fuori di testa. Aveva colto l'ironia benevola in quelle parole, uno di quei piccoli dettagli che la rendevano sempre più convinta che Sophie non fosse affatto male come persona – non poteva considerarla propriamente un'amica, la loro conoscenza non era mai andata davvero oltre la superficie, ma non se l'era mai sentita di definirla una stronza o un pezzo di ghiaccio come facevano in molti.
Sapete che esiste un corso di Alchimia per gli studenti del settimo anno?” stava dicendo Sophie, mentre le tre ragazze imboccavano il corridoio dell'aula di Incantesimi. “Però viene organizzato solo se c'è abbastanza domanda, infatti quest'anno non è partito. So che è presto per pensarci ma io sono convinta di volerlo seguire, a costo di farmi dare lezioni private da Lumacorno.”
Beh, secondo me in pochi vogliono caricarsi di un tale impegno durante l'anno dei M.A.G.O.,” osservò Rose. “A meno che tu non sia davvero appassionato della materia.”
La porta dell'aula di Incantesimi si aprì, lasciando uscire un gruppo di studenti di Tassorosso. Rose riconobbe Wanda McMillian, che camminava leggermente distanziata dalle sue compagne, e approffittò del momento in cui i loro occhi si incrociarono per rivolgerle un cenno del capo. Con sua sorpresa, Wanda non tirò dritto come ormai faceva sempre più spesso quando si incontravano in pubblico; virò il passo per avvicinarsi a lei e salutò Scarlet e Sophie con un “ciao” sbrigativo prima di rivolgerle la sua attenzione.
Ti va di fare un giro? Devo parlati di una cosa importante.”
Dopo un istante di esitazione, Rose annuì.
Sì, va bene. Ci vediamo a pranzo, Scarlet. Ciao, Sophie, a giovedì!”
Wanda inarcò le sopracciglia nel momento in cui la sentì salutare Sophie ma non fece alcun commento, neanche quando lei e Rose si ritrovarono a camminare sole lungo il corridoio e poi su per una stretta scalinata; Rose non sapeva se irritarsi o preoccuparsi davanti a quel silenzio.
Allora? Cosa è successo?” la incalzò.
“Tra un po' ti dico. Troviamo prima un posto comodo dove parlare.”
Rose trattenne l'istinto di alzare gli occhi al cielo. Sempre più spesso le “cose importanti” di cui Wanda aveva bisogno di parlarle – presentate a volte come questioni di vita o di morte – riguardavano semplici resoconti delle sue giornate, lamentele sulla scuola o pettegolezzi sulla vita amorosa degli altri studenti. Semplici pretesti per reclamare la sua compagnia; il che non sarebbe stato un male se nel corso del tempo Wanda non avesse iniziato a cercarla quasi unicamente quando si ritrovava sola e se l'atteggiamento che assumeva nei suoi confronti in presenza di altre persone non fosse diventato – per ragioni che Rose non riusciva a comprendere – sempre più scostante e indifferente, a tratti addirittura brusco.
Raggiunto il corridoio in cima alle scale, Wanda si sistemò a gambe incrociate sull'ampio davanzale in pietra di una finestra. Rose si poggiò con la schiena al muro e incrociò le braccia al petto; non le piaceva lo sguardo accigliato con cui la sua amica la stava osservando.
Come mai ti vedi con la Lennox giovedì?” iniziò Wanda.
Lo sapevo. Non ha niente di serio di cui parlarmi.
Dobbiamo lavorare insieme a una ricerca di Antiche Rune.”
“Beh, buona fortuna. Io quella non la sopporto, mi sta proprio sul cazzo. Sta sempre lì a parlare male della gente e a criticare chiunque, come se fosse l'unica persona intelligente sulla faccia della terra. Non capisco come faccia a essere amica della Callister, lei è sempre così carina con tutti...”
“Ti prego, non apriamo questo discorso,” replicò Rose, secca. “C'è un motivo per cui mi hai chiesto di parlare da sole o volevi solo farmi una predica sulle mie amicizie?”
Lo sguardo di Wanda si adombrò di colpo e le sue dita iniziarono a tamburellare nervosamente sulle ginocchia. Un attimo dopo Rose era seduta accanto a lei, una mano poggiata sulla sua spalla e il senso di colpa che le premeva sul petto.
Hey, che succede?” disse dolcemente. “Qualcosa di grave a casa?”
Non proprio grave. Stamattina papà mi ha scritto, ha detto che mamma finalmente si è fatta risentire.”
“Oh... e non porta buone notizie?”
“No. Lui le aveva chiesto se le sarebbe piaciuto organizzarsi per passare il Natale con noi, ti ricordi?
Le aveva detto che ovviamente avrebbe dovuto farlo per me, perché sarei stato felice di vederla, non certo per lui. E che non ci sarebbe stato niente di male se si fossero sforzati di andare d'accordo e comportarsi in maniera civile almeno per un giorno.”
Tuo padre ha ragione, certo.”
Rose strinse leggermente la spalla di Wanda, rendendosi conto che, fino a qualche tempo prima, non avrebbe avuto alcun remore ad abbracciarla in un momento simile.
Lei gli ha risposto che non è sicura di esserci perché vorrebbe passare il Natale in Portogallo col suo futuro nuovo marito. Ti rendi conto?”
La voce di Wanda tremò e Rose si aspettò di vederla piangere; ma i suoi occhi, seppur umidi, non versarono nessuna lacrima.
Per Merlino, mi dispiace... da quant'è che non la vedi?”
“Dall'estate scorsa. Sinceramente in questo momento non avrei voglia di rivederla neanche se fosse lei a farsi avanti, per me è solo una grandissima stronza.”
Rose si morse le labbra, incerta su quali fossero le parole giuste da usare. Dopotutto, erano anni che ascoltava gli sfoghi di Wanda sulla madre che l'aveva abbandonata fin da quando era bambina e che da allora non aveva avuto quasi più alcun ruolo nella sua vita.
Mi dispiace,” ripeté infine, consapevole di quanto suonasse banale quell'asserzione. “Sai che non posso immaginare cosa significhi. Ma magari tu e tuo padre riuscirete lo stesso a passare un bel Natale insieme. Lui non aveva iniziato una frequentazione quest'estate?”
“Sì, ma anche se non me l'ha detto direttamente da quello che ho traspare dalle sue lettere ho inuito che dev'essere già finita. Sai com'è mio padre. È sempre troppo assorbito dal lavoro per prestare la giusta attenzione a qualsiasi altra cosa... comprese le tipe con cui esce.”
La voce di Wanda suonò più calma, più ferma, e questo portò Rose a scostare la mano dalla sua spalla.
Prima o poi persino lui troverà la persona giusta,” disse sforzandosi di infondere un tocco di ironia nella voce. “Quando succederà vedrai che non ci penserà due volte a mettere il lavoro in secondo piano.”
“Ne dubito,” replicò Wanda con un sorriso amaro. “A meno che non decida finalmente di seguire una terapia. Io non credo molto a queste cose ma i tuoi genitori con la terapia hanno risolto i loro problemi, no?”
“Beh, risolto è un parolone. Continuano a farsi le loro belle litigate però le cose vanno molto meglio rispetto a prima. Forse non te l'ho mai raccontato ma una sera sono tornati a casa dopo un incontro con la terapista e sembravano una coppia di piccioncini, non li avevo mai visti andare così d'amore e d'accordo. Poi, ecco... sono saliti in camera e io e Hugo li abbiamo sentiti...”
Si interruppe, mentre Wanda rovesciava indietro la testa e scoppiava in una risata sinceramente divertita.
Oh, Merlino... voi cosa avete fatto?”
“Io mi sono chiusa in camera con la musica a palla e Hugo si è messo i paraorecchi che usa per le lezioni di Erbologia.”
Rose si unì alla risata di Wanda. Per un attimo, fu colta dall'illusione che la loro confidenza non si fosse mai incrinata. Che le loro discussioni sempre più frequenti non fossero mai esistite, che la distanza che le separava avrebbe potuto colmarsi.
Ma non era la prima volta che le cose tra loro sembravano tornare al loro posto per poi andare nuovamente in pezzi, rendendola sempre più stanca e demoralizzata nel tentare di raccogliere i cocci di un'amicizia che sembrava avere sempre meno senso di esistere.
Forse posso continuare a starle a fianco. Se lei sarà capace di cambiare, di tornare la persona che era prima.
Parole alle quali Rose, nonostante la leggerezza di quel momento, sapeva di non credere.


*

Note

Salve a tutti! Sono molto contenta di essere riuscita a pubblicare questo prologo perché era da tempo che volevo scrivere una Long (in questo caso MiniLong, probabilmente non andrò oltre i dieci capitoli) mettendo in campo i personaggi della mia Nuova Generazione, compresi i miei OC, ai quali tengo un po' come se fossero i miei figli. I personaggi saranno abbastanza numerosi perciò cercherò di introdurli pian piano andando a chiarire progressivamente quali sono le loro Case e i rapporti che legano ognuno di loro, sperando di non generare troppa confusione nei lettori e non risultare dispersiva.
Ogni capitolo seguirà diversi punti di vista, soprattutto quelli dei personaggi citati nell'introduzione. Ho deciso di non inserire il genere Romantico perché non sarà prevalente nonostante la presenza di accenni a coppie e interessi amorosi, la trama sarà principalmente una slice of life/coming of age in cui i personaggi attraverseranno dei percorsi di maturazione e cambiamento tipici della loro età legati soprattutto alla nascita di nuove importanti amicizie, da qui il titolo "New Skins." (A questo proposito mi sono ispirata anche al nome della serie tv adolescenziale "Skins" per cui ultimamente ho sviluppato una vera e propria ossessione, anche se in questa storia sono ovviamente assenti i temi più "trasgressivi" affrontati dalla serie)
Se siete arrivati fin qui spero che questo prologo sia stato di vostro gradimento, ringrazio in anticipo chiunque lascerà una recensione o deciderà di seguire la storia!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Il bolide sfrecciò a un soffio dal suo orecchio; Albus sferò di lato e arrestò bruscamente la scopa a mezz'aria, concedendosi un istante per buttare fuori il fiato.
Roxanne!” urlò in direzione della ragazza che volava verso di lui impugnando una mazza da Battitore. “Due centrimetri di differenza e mi avresti spaccato il naso! Si può sapere perché mi vuoi morto?”
“Perché sei un Cercatore pessimo e voglio farti sostituire,” ribatté Roxanne, ormai ferma davanti a lui. Subito dopo le sue labbra si tesero in un sorriso che lui non poté fare a meno di ricambiare. “Scusa, mi sono fatta un po' prendere la mano.”
“Cerca di stare attenta, vi servo tutto intero contro i Tassorosso.”
Planarono insieme in discesa, verso il centro del campo, e balzarono giù dalle scope accanto a Matt, che scuoteva la bacchetta per costringere il bolide che aveva quasi spaccato il naso di Albus a stare fermo nel baule.
Noi andiamo in dormitorio a finire i compiti, vieni con noi?” gli chiese Matt mentre entravano negli spogliatoi.
No, io pensavo di andare in Sala di Ritrovo,” rispose sovrappensiero Albus, riponendo la scopa e la divisa spiegazzata nel suo armadietto. “Mi faccio la doccia qui, non aspettatemi.”
Si precipitò verso i bagni, senza dare a Matt e Roxanne il tempo di replicare. Quando – vestito in felpa nera e jeans – tornò nello spogliatoio, lo trovò vuoto. Si diede un'ultima occhiata allo specchio della stanza, aggiustandosi una ciocca dei capelli perfettamente allisciati dietro l'orecchio, prima di gettarsi addosso il cappotto e uscire incamminandosi lungo il pendio erboso che portava all'ingresso del castello.
Si trovò a fischiettare allegramente tra sé e sé mentre camminava. Nonostante l'atmosfera tetra data dal grigio cielo autunnale e dagli alberi ingialliti, non poteva fare a meno di sentirsi di buonumore; il suo quarto anno si stava rivelando molto più divertente del terzo, da quando sua cugina e il suo migliore amico erano entrati nella squadra di Grifondoro. Avevano iniziato ad organizzare dei piccoli allenamenti privati tra loro oltre quelli con il resto della squadra, in vista della partita che avrebbe visto i Grifondoro contro i Tassorosso.
In più si sentiva animato dalla prospettiva di poter vedere Mary da lì a poco.
Mary, Tassorosso, di due anni più grande di lui, la ragazza più bella che avesse mai visto in vita sua. Era da tempo che tentava di beccarla da sola per chiederle di uscire, speranza prontamente delusa in quanto la ragazza era sempre circondata da gruppi di amiche. Aveva persino chiesto consiglio a James il quale aveva riso e gli aveva detto, con il solito tono di scherno; “Andiamo, Al, non sei neanche capace di chiedere a una ragazza di uscire con te?”
Un moto di fastidio gli contorse lo stomaco nel ricordare quelle parole. Nonostante lo scorrere del tempo, James continuava a trattarlo come se lui fosse ancora il ragazzino timido che aveva appena messo piede a Hogwarts – suo fratello sembrava del tutto cieco ai cambiamenti che pian piano avevano trasformato la sua personalità nel corso di quegli anni. Lo infastidiva oltremodo che James fosse convinto della sua incapacità di chiedere a una ragazza di uscire per quanto – o almeno così gli ripeteva Rose – sapeva che non avrebbe dovuto affatto curarsi del suo giudizio.
Quelle preoccupazioni svanirono nel momento in cui varcò la soglia della Sala di Ritrovo, gremita di studenti che studiavano ai tavolini accanto alle finestre o chiacchieravano intorno al fuoco. Si sentì richiamare da un gruppo di ragazzi di Corvonero del suo anno ma le loro voci sbiadirono quando scorse Mary seduta davanti al camino, sola, intenta a leggere un libro.
Grazie, Rose, grazie.
Era stata sua cugina a dirgli che, di tanto in tanto, vedeva Mary studiare da sola in Sala di Ritrovo intorno a quell'ora del mattino. Continuando a ringraziare Rose tra sé e sé, si incamminò verso la ragazza senza alcuna esitazione.
Ciao. Ti disturbo?”
Mary sollevò lo sguardo dal libro e gli sorrise – di un sorriso bellissimo che le illuminò gli occhi castano chiaro.
Ciao. No, figurati. Siediti pure qui,” rispose, indicando la poltroncina vuota accanto alla sua.
Albus si sedette, il cuore che iniziava ad accellerare i battiti.
Che cosa leggi?”
Il libro di Storia della Magia. Domani abbiamo un compito scritto, sto provando a ripassare qualcosa.”
“Anche noi abbiamo avuto un compito scritto di Storia della Magia la settimana scorsa. L'ho consegnato in bianco, ovviamente. Vedi, in realtà a me piace molto come materia. Però non mi piace essere forzato a studiare le cose per quanto mi appassionino. E poi penso sempre che potrei impiegare il mio tempo in cose molto più proficue, per esempio il Quidditch...”
“Certo, abbiamo la partita a fine novembre,” lo interruppe Mary – per quanto il suo tono fosse bonario, Albus si ritrovò a chiedersi se non fosse infastidita dalla sua parlantina.
Eppure lei continuava a sorridergli mentre parlavano; senza neanche rendersene conto Albus si lasciò andare a un fiume di parole, come la prima volta che l'aveva approcciata all'ingresso della Sala Grande. Lei portava una spilla dei Ballycastle Bats, la sua squadra di Quidditch preferita, e senza neanche riflettere lui le aveva chiesto dove l'avesse acquistata e da quanto tempo fosse una loro fan. Da allora si erano incontrati e parlati altre volte, sempre negli stessi toni amichevoli, ma mai soli – quel momento era l'occasione perfetta per chiederle di uscire. Ora o mai più.
Anche la vostra squadra si allena nei weekend come la nostra?” gli stava chiedendo Mary.
Sì, spesso. Però, sai, stavo pensando che ogni tanto potrei anche sacrificare un po' di tempo dedicato al Quidditch per...”
“Oh, aspetta un attimo.”
Mary si era voltata di scatto e aveva sollevato la mano in segno di saluto, gli occhi più luminosi che mai. Albus seguì il suo sguardo; suo fratello James e i suoi amici erano sulla soglia della porta e guardavano nella loro direzione.
Scusa, vado un po' di fretta. Mi ha fatto piacere parlare con te. Ci becchiamo in giro, va bene?”
“Sì, certo, non c'è problema,” rispose lui, la gola stretta in un nodo insopportabile, mentre Mary si gettava la spalla in borsa e si alzava di scatto, rivolgendogli appena uno sguardo sfuggente prima di affrettare il passo verso James e salutarlo con un bacio sulla guancia.

Un bacio sulla guancia,” ripeté Rose tra sé e sé, arrotolandosi un ricciolo rosso fuoco intorno al dito. “E lui le ha sfiorato la spalla, giusto? Non ci sono stati né abbracci né baci di altro tipo?”
“Esatto. Tu dunque non ne sapevi niente?”
Albus guardò speranzoso Rose, che solitamente era al corrente di gran parte dei pettegolezzi che circolavano per la scuola. Si trovavano in sala comune, seduti a un tavolino circolare sul quale Albus aveva sparso i suoi libri e dispiegato la pergamena ancora immacolata sulla quale avrebbe dovuto scrivere il suo tema di Trasfigurazione.
No, non ne sapevo nulla, te lo giuro. Altrimenti te l'avrei detto subito. Se davvero si stanno frequentando deve essere qualcosa di molto recente. Però... ecco, non è detto che stiano per forza insieme. Forse...”
“Mary non ha neanche sfiorato gli amici di James, li ha solo salutati a voce,” la interruppe Albus. “Si vedeva che tra loro c'era una confidenza diversa.”
“Beh, questo è vero.” Rose si strinse nelle spalle. “Però non saltare a conclusioni troppo affrettate. Cercherò di raccogliere qualche informazione in questi giorni e ti farò sapere, va bene?”
Albus annuì e tornò con lo sguardo alla pergamena, sentendosi cogliere da un lieve senso di colpa. Dall'inizio dell'anno scolastico era riuscito a stento a tenere in mano una piuma; il Quidditch e il tempo passato con i suoi amici avevano assorbito del tutto le sue energie e le sue attenzioni, al punto da essersi beccato almeno un paio di punizioni dal professor Wildred e persino un rimprovero dal professor Lumacorno, di cui era sempre stato un pupillo.
Forza, concentrati.
Intinse la piuma nel calamaio e iniziò a scrivere l'introduzione ma non riuscì ad arrivare neanche in fondo al primo rigo; la sua mente era invasa dal ricordo del bacio sulla guancia che Mary aveva dato a James.
Si disse che, forse, avrebbe potuto sopportare che a lei piacesse un altro, ma non suo fratello.
Certo, James non gli stava facendo alcun torto personale; non aveva idea che fosse Mary la ragazza per cui lui si era preso una cotta. Ciò che non sopportava era il pensiero che Mary potesse preferirgli la persona a cui lui si era paragonato – in negativo – per una vita intera.
Aveva passato anni recluso in se stesso per colpa di James, delle prese in giro che avevano prosciugato la sua autostima e la sua sicurezza. Innumerevoli volte aveva esitato a parlare in sua presenza per paura di essere interrotto perché James aveva la fastidiosa abitudine di interrompere le persone quando parlavano, soprattutto se si trattava di Albus; sembrava che non avesse mai avuto alcun interesse ad ascoltare ciò che suo fratello aveva da dire. Aveva soffocato più e più volte il suo bisogno di mettersi al centro dell'attenzione durante una conversazione di gruppo o un pranzo in famiglia perché James gli avrebbe rubato il posto in un battito di ciglia; James e i suoi monologhi, James che raccontava storie divertenti e che faceva ridere tutti, James che animava una stanza con la sua sola presenza.
Come lui non era mai riuscito a fare. O meglio, come solo recentemente aveva imparato a fare.
Gli ci era voluta una vita intera per uscire dall'ombra, per tornare a essere se stesso senza temere il confronto con suo fratello. Non voleva accettare l'idea che, senza neanche esserne consapevole, James gli avesse soffiato via la ragazza di cui si era innamorato.
Infatuato., si corresse. Non so se posso dirmi innamorato di lei. Non ancora, almeno.
Albus? So a cosa stai pensando. Smettila.”
Sbatté le palpebre per uscire dallo stato di trance in cui l'avevano immerso i suoi pensieri e si voltò a guardare Rose.
Non puoi sapere a cosa sto pensando.”
“Invece sì,” replicò lei. “Ti conosco fin troppo bene. Che cosa ti ho detto più e più volte? Non devi metterti a confronto con altre persone, tantomeno con lui.”
Non mi stavo mettendo a confronto con nessuno.”
“Andiamo. Non puoi neanche illuderti di riuscire a prendermi in giro.”
Rose aveva ragione. Non solo era dotata di un'empatia e un intuito che le permettevano di comprendere le emozioni delle persone che la circondavano; per lui era come una seconda sorella e il legame che convidiveva con lei era persino più solido e profondo di quello che sentiva di condividere con Lily.
“Va bene. Forse, ma solo forse, stavo pensando a...”
Si bloccò, le parole incastrate sulla punta della lingua. Era sempre stato molto bravo ad ascoltare gli sfoghi altrui, un po' meno a parlare delle proprie emozioni, soprattutto nel momento in cui ciò avrebbe significato esternare delle debolezze che lui non voleva accettare di possedere.
Ho capito, adesso non ti va di parlarne,” sorrise Rose, comprensiva. “Quando ne avrai voglia, fammi un colpo. Piuttosto, vuoi sapere cosa mi è successo ieri con Wanda?”
“Fammi indovinare. Vi siete date appuntamento e lei non si è presentata?”
“Esatto.” Gli occhi azzurri di Rose, solitamente pacati e gentili, iniziarono a infiammarsi e la sua voce ad accalorarsi. “Dovevamo vederci in Sala di Ritrovo, solo io e lei. Ovviamente non si è fatta viva, neanche per sbaglio. Stamattina a colazione mi ha detto di essere stata trattenuta da degli imprevisti. Pensa un po', abbiamo il Ministro della Magia a Hogwarts e non ne sapevamo niente!”
“Io credo che dovresti lasciarla stare. Vedi?” Un sorriso malizioso gli piegò le labbra. “Così come tu mi dici di non curarmi del giudizio di James e di non mettermi a confronto con lui, io ti dico che tu dovresti lasciar stare la MacMillan una volta per tutte. È lo stesso concetto. Perché io dovrei ascoltare te ma tu non ascolti me? D'altronde Roxanne e Louis ti dicono la stessa cosa. Non perdere tempo dietro a delle persone che non fanno altro che stressarti senza darti nulla in cambio. Capisco che durante i primi due anni siete state molto amiche e che avete condiviso dei momenti importanti, ma sei sicura che lei ti racconti la verità quando ti dice che tu sei l'unica a cui confida i suoi problemi personali? Dopotutto dovresti aver imparato che la MacMillan non è una persona molto sincera, anzi, per niente sincera da quello che intendo. Io penso che...”
“Va bene, Albus, va bene. Mi hai fatto questo discorso già un sacco di volte,” Rose gli diede un colpetto sulla spalla e si lasciò andare a un sospiro, esasperato quanto divertito. “Ti prego, smettila di parlare e scrivi il tuo dannato tema. Puoi copiare il mio se vuoi. Davvero, non capisco come fai ad avere i complessi di inferiorità nei confronti di James. La tua parlantina è peggiore della sua.”

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Secondo me devi invitarla a uscire la prossima volta che la vedi. Anche se ci sono le sue amiche davanti. Cosa t'importa?”
Albus annuì alle parole di Matt, gli occhi fissi su uno schema di allenamento che suo cugino Fred – il capitano della squadra – gli aveva consegnato quella mattina in sala comune. Non alzò lo sguardo, fingendo di essere perso nello studio degli schemi disegnati dal cugino; non voleva lasciar intendere che il pensiero di Mary riuscisse a distogliere la sua attenzione, seppur temporaneamente, persino dal Quidditch.
Da quando si era alzato quella mattina riusciva a pensare solo a lei; frammenti delle loro conversazioni passate e i suoi occhi luminosi continuavano a turbinargli nella mente. La voglia matta di rivederla – e soprattutto di chiederle finalmente di passare un finesettimana a Hogsmeade insieme – lo portò a indirizzare lo sguardo verso il tavolo di Tassorosso, ma non riuscì a distinguerla in mezzo alla folla di studenti. Forse doveva ancora arrivare in Sala Grande? Oppure si era già avviata a lezione?
“Allora, vi sbrigate a fare colazione oppure devo andare da solo?”
A riportarlo alla realtà fu la voce di Louis, venata del solito sarcasmo. Suo cugino, già pronto con la borsa dei libri in spalla, guardava annoiato Roxanne e Matt che si stavano affrettando a mandare giù le loro tazze di succo di zucca.
Andiamo, non voglio sentire Wildred che mi urla addosso anche stamattina perché sono in ritardo,” disse Roxanne, avvolgendo il suo toast al prosciutto in un fazzoletto e riponendolo in borsa.
Albus si concesse un'ultima occhiata vana alla tavolata di Tassorosso prima di alzarsi e seguire Louis, Matt e Roxanne verso l'uscita della Sala Grande.
Quando l'anno prossimo mi nomineranno Prefetto vi impedirò di portarvi il cibo a lezione.”
“Non ci credo affatto,” ribatté pronto Albus, dando una spallata leggera a Louis. “L'anno prossimo chiuderai un occhio ogni volta che ci vedrai utilizzare un prodotto dei Tiri Vispi e coprirai le nostre uscite notturne. Ancora meglio, parteciperai alle nostre uscite notturne.”
“Cosa ti assicura che lo farò?”
“Il tuo affetto per noi.”
Interessante. Sembri convinto che io provi affetto per voi.”
Albus si lasciò andare a un botta e risposta con Louis – mentre Roxanne e Matt chiacchieravano riguardo il prossimo allenamento con la squadra – finché non raggiunsero l'aula di Trasfigurazione.
La lezione del giorno verteva fortunatamente su un argomento pratico – Incantesimi Trasformativi – sul quale lui si era già esercitato a inizio anno durante una settimana particolarmente noiosa a causa della mancanza di allenamenti di Quidditch; il professor Wildred, che ultimamente per lui aveva solo commenti e sguardi di disapprovazione, gli rivolse occhiate soddisfatte mentre i suoi ricci si trasformavano in puntaspilli e boquet di fiori dai colori sgargianti esplodevano dalla punta della sua bacchetta.
Allora vedo che non abbiamo perso del tutto la mano,” fu il commento sarcastico del professore a fine lezione. “Ormai mi aspettavo ben poco da te, signor Potter.”
Dovrebbe sapere che sono un uomo dalle mille sorprese, professor Wildred!” esclamò Albus – facendo ridere un gruppo di compagni a lui vicini – prima di affrettarsi a raggiungere Matt e Roxanne che lo aspettavano sulla soglia dell'aula; Rose e Louis si erano già volatilizzati per andare al loro corso di Aritmanzia.
Troviamo un'aula vuota,” disse allegramente Roxanne non appena iniziarono a incamminarsi lungo il corridoio. “Manca ancora mezz'ora a Incantesimi e io devo assolutamente farvi vedere cosa mi ha dato Fred stamattina.”
Trovarono un'aula abbandonata proprio accanto a quella di Incantesimi, al piano inferiore. Albus si appoggiò contro il muro e guardò curioso Roxanne che, seduta su un banco, tirava fuori dalla tasca della veste un sacchetto ripieno di minuscole biglie viola scuro.
Caramelle dell'Invisibilità!”
Fantastico,” osservò Matt, gli occhi scuri che brillavano. “Quanto dura l'effetto?”
All'incirca un quarto d'ora o venti minuti. Fred mi ha spiegato che le stanno ancora mettendo a punto. Però potrebbero risultarci utili se vogliamo uscire dopo il coprifuoco, no? Visto che James ancora non si è convinto a prestarci il Mantello...”
“Che tra l'altro può coprire al massimo due persone,” concluse Albus. “Certo, un quarto d'ora di invisibilità non è il massimo, però potrebbero darci il tempo di scappare e rifugiarci da qualche parte se sentiamo qualcuno avvicinarsi nei corridoi. Mi fai vedere meglio?”
Roxanne annuì e gli porse la bustina, che lui si rigirò tra le mani, saggiando la consistenza morbida di quelle che a una prima occhiata gli erano sembrate delle biglie.
Che ne dite di organizzarci per una di queste sere?” disse in tono entusiasta, riportando lo sguardo su Matt e Roxanne. “Possiamo parlare con Ben e i suoi amici dopo la lezione di Incantesimi, loro volevano fare una serata nella Sala di Ritrovo. Per l'alcol possiamo chiedere a Fred. E per stare ancora sicuri posso provare a convincere di nuovo James a prestarmi il Mantello e la Mappa.”
“Certo che sì,” risposero Roxanne e Matt all'unisono.
Questo era ciò che gli piaceva di più di quei due; l'irrequietezza così simile a quella che lui aveva scoperto in se stesso, la disposizione a buttarsi a capofitto nella vita senza curarsi troppo delle conseguenze.
Per quanto adorasse Rose, che pur essendo una studentessa modello non aveva nulla del carattere rigido e inflessibile della madre, nell'ultimo anno – da quando aveva messo da parte i suoi libri per iniziare a vivere la vita reale – si era reso conto di aver altrettanto bisogno di Matt e Roxanne.
Loro gli permettevano di vivere senza pensare troppo, senza perdere tempo in eccessive elucubrazioni che gli avrebbero impedito di agire. Erano le persone giuste con cui ridere e parlare di Quidditch fino allo sfinimento, ignorando la pila di compiti che si accumulava sempre di più e che avrebbero copiato all'ultimo secondo. Le persone con cui organizzare una serata a base di alcol senza temere più di tanto le possibili punizioni che sarebbero sortite se fossero stati colti in flagrante.
Un'idea improvvisa lo fece fremere; avrebbe potuto invitare Mary alla serata. Perché no? Se lei fosse venuta avrebbero potuto bere insieme, entrambi si sarebbero sciolti, lui l'avrebbe baciata senza curarsi della presenza di altre persone...
Il cigolio della porta che si apriva, l'esplosione di una risata femminile. Albus si voltò e rimase raggelato; sulla soglia c'erano James e Mary, avviluppati in un abbraccio, una mano di lui affondata nei lunghi capelli castani di lei. I due si guardarono intorno e, dopo qualche istante, fu James a spezzare il silenzio imbarazzato che era calato su di loro.
Scusate, pensavamo non ci fosse nessuno!”
Senza aggiungere altro, si richiuse la porta alle spalle.
Albus rimase immobile, lo sguardo fisso nel vuoto, la mente talmente alla deriva nel tentativo di realizzare ciò che aveva appena visto da sentire appena il tocco rassicurante della mano di Matt che si poggiava sulla sua spalla.

La biblioteca era il posto che Rose preferiva di Hogwarts.
La seconda parte del suo tema sulle rune Hälsinge, vergata in una grafia perfettamente ordinata, giaceva sul tavolo da studio, a fianco di una pila di libri che lei aveva estratto dagli scaffali e di cui ora stava consultando i titoli, indecisa su quali prendere in prestito.
Hai intenzione di portarli tutti con te?” disse Sophie. Era seduta davanti a lei, intenta a riporre la sua piuma in un astuccio di pelle di drago vermiglia.
Purtroppo no, altrimenti mi si rompe la borsa.”
“Questo prendilo.
Dottrine Apocrife Orientali!” Sophie puntò il dito sul dorso impolverato di uno dei libri.L'ho letto l'anno scorso, è un testo ottimo.”
Rose non poté fare a meno di scrutarla con curiosità.
Non conosco molte persone che leggano libri simili a parte mia madre.”
“Io non conosco nessuno che legga libri simili, a parte te. Sai, ti ritengo una persona molto intelligente.”
Davvero?”
Battè le palpebre, sorpresa. Sophie Lennox era l'ultima persona al mondo da cui si sarebbe aspettata un complimento così improvviso.
Davvero. Lo so che sembro una stronza che guarda tutti dall'alto in basso ma in realtà io osservo molto gli altri. È anche un modo per capire se posso andare d'accordo o meno con qualcuno. Secondo me tu non sei una di quelle persone che impara le cose a memoria e le ripete a pappagallo come fa per esempio la Sandrox. Capisci e applichi veramente quello che impari e soprattutto ti appassioni alle cose. Per esempio, Rune Antiche. Non segui il corso solo per avere un bel curriculum scolastico, ti piace sul serio come materia.”
Beh... grazie. Io potrei dire lo stesso di te,” rispose Rose, aprendo le labbra in un sorriso. Le sembrava di aver compreso una cosa molto importante; Sophie le stava dicendo indirettamente che l'aveva osservata ed era giunta alla conclusione che loro due potessero andare d'accordo. Che lei le piacesse come persona, forse la stimasse addirittura.
Mi spieghi una cosa? Come fai a essere amica di una come la MacMillan?”
A quella domanda, il sorriso di Rose svanì lasciando il posto a un'espressione dubbiosa.
Come mai me lo chiedi? Hai avuto a che fare con lei?”
“Non direttamente ma purtroppo la sento parlare e ho ascoltato molte storie su di lei. Trovo sia una persona di una mediocrità imbarazzante.” Un'altra caratteristica di Sophie, prese nota Rose, era l'assoluta schiettezza. “Non c'è niente di profondo in lei. Solo un mucchio di insicurezze che la portano ad attaccarsi alle persone che ritiene in qualche modo illustri e importanti. Ti ricordi che i primi anni di scuola si vantava di essere tua amica perché sia suo padre che i tuoi genitori avevano fatto parte dell'Esercito di Silente e combattuto durante la battaglia di Hogwarts?”
“Sì, questo me lo ricordo. Però, ecco, erano i primi anni... eravamo ancora piccole, lei era ancora piccola...”
“Non che sia cambiata molto da allora. Se noti continua a passare da un'amicizia a un'altra e non è capace di mantenere un rapporto per più di pochi mesi. E si avvicina sempre a persone che in cambio possono darle qualcosa. Hai presente la mia amica Janet?”
“Sì, certo,” rispose Rose, ricordando la ragazzina bionda e minuta che girava sempre in compagnia di Scorpius Malfoy.
Non si sono mai parlate in tre anni. Poi, verso la fine dell'anno scorso, Wanda è diventata di colpo amichevole con lei. Abbiamo capito subito che il suo scopo era farsi aiutare in Aritmanzia perché si stavano avvicinando gli esami.”
“Questo non lo sapevo,” mormorò Rose. “Devo dire che anche con me ha fatto così in passato. L'ho aiutata spesso con lo studio perché lei non va bene a scuola come me. A un certo punto questa cosa ha iniziato a infastidirla. Pensa, a volte mi ha accusata di volerla aiutare solo perché in questo modo io vorrei dimostrarle di essere più brava di lei e pormi in una condizione di superiorità...”
“Invidia,” la interruppe Sophie, stringendosi nelle spalle.
Sì, questo lo penso anche io. Però... vedi, noi abbiamo un rapporto particolare. Ci siamo conosciute i primi giorni di scuola e lei si è sempre affidata a me ogni volta che aveva bisogno di parlarmi dei suoi problemi. Lo fa ancora adesso.”
Quindi tu senti in un certo modo il dovere di rimanere al suo fianco perché hai paura che se troncassi il rapporto lei potrebbe rimanere sola?”
Schiettezza e acume, rifletté Rose. Sophie aveva colto il vero cuore del suo problema pur conoscendo solo i contorni della situazione.
Esatto. Ogni volta che penso di volerla lasciar stare, lei torna da me piangendo perché ha qualche problema... non so, magari sta male perché il ragazzo che le piace non la considera oppure perché sua madre che l'ha abbandonata quando era piccola non si fa più sentire... e io non ho il cuore di dirle che non voglio avere più a che fare con lei.”
“Questa è una tua scelta,” osservò Sophie. “Non sono certo io a doverti dire di chi devi o non devi essere amica. Però riflettici sopra. Io non vorrei mai che qualcuno si sentisse in dovere di rimanere mio amico solo per compassione.”
Un'altra osservazione acuta che l'attraversò e le aprì gli occhi a una nuova consapevolezza; si rese conto per la prima volta, con una chiarezza abbagliante, che la compassione – ancora più dell'affetto – fosse probabilmente l'unico sentimento che ancora la legava a Wanda. Una compassione che le impediva di comprendere cosa lei volesse davvero da quel rapporto che ormai rapporto quasi non era più.
Hai ragione,” disse, guardando Sophie dritto negli occhi. “Non ci avevo mai pensato in questi termini. Comunque, tra poco dobbiamo scendere in Sala Grande per la cena. Perché prima non mi aiuti a scegliere quali libri portare? Mi fido del tuo giudizio.”
“E fai bene perché il mio giudizio è ineguagliabile,” rispose seria Sophie, strappandole una risata.
Mentre iniziavano a consultare insieme i libri impilati sul tavolo, Rose ebbe la ferma sensazione che quel pomeriggio in biblioteca sarebbe stato solo l'inizio di molti altri.

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