Il cavaliere della Falena

di whiterose21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un non morto senza memoria ***
Capitolo 2: *** Fasi iniziali ***
Capitolo 3: *** Domhall ha una guardia del corpo ***



Capitolo 1
*** Un non morto senza memoria ***


(Autore: per ora è in lavorazione, aggiungere qualche commento di aiuto o apprezzameto grazie, l'opera è solo di fatasia non esiste alcun cavaliere della falena o altro che vi sembra strano nella lore di Dark Souls, io vi auguro buona lettura, ho cambiato un po' la storia rendendolo un Isekai per una sfida scusate)
Si sveglio così con uno straccio tribale confusa e apatica alzandosi vide altri simili a sé ma lei comincio a pensare pur non avendo ancora l anima dentro di sé ritrovando altri vicino a sé che erano dormienti simili in stracci tribali, senza identità, senza che fossero uomini o donne, ma lei, sapendo di essere una lei, comincio a ricordare qualcosa di una vita diversa. 

Si guardò intorno, osservando gli altri esseri simili a lei, tutti avvolti in stracci tribali, privi di identità e di anima. Mentre tentava di raccogliere i frammenti dei suoi ricordi dispersi, una sensazione di familiarità la pervase. Nonostante la confusione e l'apatia, sapeva di essere diversa, di essere un'individuo con una storia, con una vita precedente.
Mentre i ricordi dolorosi affioravano nella mente, una sensazione di rabbia mista a cinismo si insinuò nel suo cuore.

"Sono morta... per mano di coloro che credevo fossero miei compagni. Che ironia amara. Essere vittima di bullismo e finire così... una caduta accidentale? O una crudele punizione per il mio aspetto?"

"Ma dove sono finita dovrei essere in quel mattatoio che chiamano scuola, invece sono in questa caverna al buio e con questa gente tribale, ricordo che ho 20 anni, frequento le superiori, il mio compleanno è il 2 Marzo..."
Con il ricordo della sua vita precedente che affiorava sempre più chiaramente, Lora si sentì pervasa da un misto di tristezza e rabbia. Ricordò gli anni di bullismo e di tormenti che aveva subito, la sensazione di essere isolata e diversa dagli altri. La sua mente rifletteva su come il suo amore per i videogiochi, in particolare per Dark Souls, fosse stato un rifugio, un modo per sfuggire alla dura realtà che la circondava.

"Sono Lisa... ero... vittima di bullismo... ho sofferto tanto... e poi... la caduta. La fine così assurda di una vita segnata dal dolore e dall'ingiustizia."

La sua mente si chiuse attorno a quei ricordi dolorosi, ma qualcosa in lei si ribellò contro il destino che le era stato inflitto. Una fiamma di determinazione si accese nel suo cuore, mentre sospirava e cominciava a muoversi.

"Ma perché sono qui? Cosa devo fare in questo luogo oscuro e desolato? E... chi sono io veramente in questo mondo?"

Ancora confusa, Lora continuava a cercare risposte, ignara del fatto che il suo destino fosse intrecciato con quello del suo alter ego nel mondo.
Mentre osservava l'inizio di tutto, il tumulto delle fiamme che si sprigionavano illuminò il buio intorno a lei. Vide un essere composto di Scheletri nel matello nero come la pece, il suo corpo sottostante era uno scheletro gigante lo riconobbe come Nito, si avvicinò alla fiamma per primo, seguito dagli altri Signori, e un senso di riconoscimento la colse. Era come se avesse vissuto quelle scene, quelle immagini, migliaia di volte prima.

"Dark Souls... questo è Dark Souls!" pensò, la consapevolezza scintillante come una lama affilata nella sua mente confusa.

Ma nonostante questa improvvisa rivelazione, Lora rimaneva incerta. Non comprendeva ancora appieno il significato del suo ritorno in questo mondo familiare e ostile. La sua mente ripercorse le parole di introduzione del gioco, come se fossero incise nella sua memoria.
"Nell’Era degli Antichi, il mondo era informe, avvolto dalla nebbia. Una terra di grigie rupi, Alberi Archetipo e Draghi Eterni. Ma poi ci fu il Fuoco, e con il fuoco venne la disparità. Calore e freddo, vita e morte, e naturalmente, luce e oscurità. Poi dalle tenebre, Essi emersero, e trovarono le Anime dei Signori all’interno della fiamma. Nito, il Primo dei Morti, La Strega di Izalith e le sue Figlie del Caos, Gwyn, il Signore della Luce Solare, e i suoi fedeli cavalieri. E il Furtivo Pigmeo, così facilmente dimenticato.

Con la forza dei Signori, sfidarono i Draghi. I potenti fulmini di Gwyn spogliarono le loro scaglie di pietra. Le Streghe tessero grandi tempeste di fuoco. Nito scatenò una miasma di morte e malattia. E Seath il Senza Scaglie tradì i suoi, e i Draghi non furono più. Così iniziò l’Era del Fuoco."
Ricordava quelle parole a momoria Ricordava quelle parole a momoria era l'intro del gioco di Dark Souls, e ora la stava vivendo in prima persona c'erano altri che si stavano muovendo erano quelli che sarebbero diventati alleati di Gwyn o di Izalith, mentre lei le bastò prendere l'anima oscura e andarsene per decidere del suo futuro.
Lora decide di vivere una vita pacifica, lontana dalle battaglie e dalle ambizioni dei Lord. Si ritira in una grotta appartata, dove il tempo sembra scorrere diversamente, dove può riflettere sul suo destino e su quello del mondo che la circonda.
Mentre Gwyn e gli altri Lord combattono e costruiscono i loro regni, Lora rimane una spettatrice esterna. Ma sa che non potrà rimanere in disparte per sempre. Il destino ha in serbo per lei una parte da protagonista, e il momento in cui dovrà scendere in campo si avvicina inesorabilmente.
Mentre fuori imperversava la guerra tra Lord e draghi, Lora si stufava spesso di osservare, e spesso rimaneva nei suoi pensieri spesso pensava a sua madre, suo padre e a sua sorella, ma sapeva che in quel mondo non ci sarebbero stati era sola, davvero doveva tenere di più ricordi possibili con la sua famiglia, spesso si ritrovò a piangere in quei giorni, spettacoli pietosi con pensieri solitari ma non voleva schiararsi.
La fuori era una guerra di potere e ambizione, una lotta  dei Lord per il dominio su un mondo che sembrava sempre più frammentato e caotico. Lora sapeva che la guerra avrebbe portato solo distruzione e riformazione in quel mometo storico, eppure c’era una parte di lei che non poteva fare a meno di sentirsi affascinata da quella lotta titanica.
“Che cosa sto aspettando?” si chiedeva. “Che cosa spero di trovare alla fine di questa guerra?”

Le risposte non erano facili da trovare. Lora sapeva che il suo destino era legato a quello del mondo, ma non sapeva ancora quale ruolo avrebbe dovuto giocare. La sua Anima Oscura le conferiva un potere che non aveva ancora compreso appieno, e la paura di quel potere la teneva ancorata alla grotta.

Mentre i giorni passavano, Lora iniziò a sentire un cambiamento dentro di sé. Il silenzio della grotta non era più solo un rifugio, ma un luogo di trasformazione. Iniziò a capire che la sua solitudine era sia una maledizione che una benedizione. Le dava il tempo di ascoltare la propria voce interiore, di comprendere i suoi desideri più profondi e le sue paure più oscure.

“La guerra finirà,” si disse. “E quando finirà, dovrò decidere che tipo di persona voglio essere in questo nuovo mondo.”

Lora sapeva che la fine della guerra avrebbe portato nuove sfide e opportunità. Avrebbe potuto scegliere di rimanere nascosta, di vivere in pace con i suoi pensieri e i suoi ricordi. Oppure avrebbe potuto uscire allo scoperto, affrontare il mondo e cercare di plasmarlo secondo la sua visione.

Per ora, però, Lora scelse di attendere. Di ascoltare il silenzio e di imparare da esso. Di prepararsi per il giorno in cui avrebbe dovuto fare la sua scelta.
Immersa nei suoi pensieri, Lora si lasciava trasportare dalla lore del gioco che ora era la sua realtà. La storia di Lordran e dei suoi abitanti era diventata parte della sua esistenza, e mentre rifletteva sulle sue opzioni, sentiva il peso delle decisioni che avrebbe dovuto prendere.

Le Catacombe erano un luogo che non poteva considerare; non era morta, e l’oscurità che permeava quelle cripte non faceva eco al suo spirito. Izalith, con i suoi segreti di piromanzia e le sue fiamme caotiche, era altrettanto inadatto. Lora conosceva i sortilegi del fuoco, anche quelli che non erano ancora stati rivelati al mondo, come la tempesta di fuoco del caos. Ma mostrare la sua vera forza avrebbe attirato attenzioni indesiderate e sfide che non era pronta ad affrontare.

Lordran, con i suoi villaggi sparsi e la promessa di una grande capitale come Anor Londo, sembrava l’unico luogo adatto. Era un regno in costruzione, un luogo dove poteva nascondersi in vista aperta, osservando gli eventi senza essere coinvolta direttamente. Gwyn, il Signore della Luce Solare, avrebbe fondato Anor Londo, e sarebbe stato un luogo di potere e di splendore. Ma per Lora, sarebbe stato un rifugio, un posto dove poter riflettere sul suo passato e sul futuro che voleva costruire.

Con queste riflessioni, Lora prese la sua decisione. Si sarebbe incamminata verso Lordran, con la determinazione di trovare un nuovo inizio, lontano dalle battaglie e dalle ambizioni dei Lord. Sapeva che il cammino sarebbe stato difficile, ma era pronta ad affrontare le sfide che l’attendevano, armata solo della sua volontà e della saggezza acquisita nel silenzio della sua solitudine.
Mentre Lora si avventurava verso Lordran, il cuore del regno che stava emergendo dalle ceneri della guerra tra Lord e Draghi, non poteva fare a meno di notare la grandiosità e l'imponenza della terra che si stava formando. Villaggi iniziarono a sorgere, segni di vita e di speranza in un mondo appena nato.

Tuttavia, sapeva bene che il vero fulcro del potere era ancora da trovare. Anor Londo, la città dorata e maestosa, dominava l'orizzonte con la sua magnificenza. Era lì che Gwyn e i suoi seguaci si erano stabiliti, pronti a governare il nuovo regno con mano ferma e determinazione.
Lora decise invece di concentrarsi sul viaggiare tra i villaggi per trovare un luogo dove stabilirsi, che professione fare, come non risultare evidente a nessuo che era più potente di quello che appariva, molto snella, un volto simile a tutti gli altri, capelli di un argento antico e occhi di un blu scuro era ciò che potevano differenziarla ma con un cappuccio e un profilo sempre basso tutto sarebbe andato per il meglio e anche il non mostrare i suoi poteri e limitarli c'erano tanti incantesimi più deboli da sfoggiare e tanta abilità più semplice di spada, nessuno avrebbe mai immaginato il suo livello e la sua natura.
Così ha cominciato il suo viaggio fermandosi al villaggio di Astora, famosa patria dei personaggi di cui Lora conosceva alcuni NPC simpatici, Solaire, Oscar e anche Andre, ma in quel era non sono nati, ma si era incuriosita.

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Capitolo 2
*** Fasi iniziali ***


!(Capitolo 2 di prologo sperimentale su questa sfida, questo fa vedere molto sul pensiero di Lora e sul suo comportamento, buona lettura, ricordo che non esiste nessun cavaliere della falena, quesa crazione e una Fanfiction challenge che ho tratto da un post di Istagram)

Lora aveva lasciato la sicurezza della sua grotta e si incamminò verso Lordran, il cuore pulsante di un mondo che stava ancora prendendo forma. Il viaggio non fu facile; il terreno era accidentato e selvaggio, e ogni passo sembrava un promemoria del suo isolamento. Ma c’era anche una sensazione di eccitazione, la promessa di un nuovo inizio che le dava la forza di andare avanti.

Quando finalmente raggiunse i confini di Lordran, il panorama che si aprì davanti ai suoi occhi era mozzafiato. Le torri di Anor Londo svettavano all’orizzonte, bagnate dalla luce dorata del sole che filtrava attraverso le nuvole. Era un luogo di bellezza incommensurabile, ma anche di potere e pericolo.

Lora si fermò un momento per osservare la città da lontano. Sentiva gli echi delle battaglie che avevano scosso quelle terre, il fragore dei combattimenti tra i Lord e i loro eserciti. Ma ora c’era calma, e la pace sembrava quasi irreale, anche se sa che è solo la prima ferma prima della ripresa di quella guerra.

Astora:

"Eccola qui la patria dei primi personaggi che ho incontrato nel gioco, ovvio che è ancora in costruzione ma almeno hanno qualche casa, taverna, locanda e c'è pure qualche fabbrica artigianale"

Lora rimase affascinata dalle storie di coraggio e onore che permeavano la cultura di Astora. Ascoltava con attenzione i racconti dei cavalieri che avevano combattuto draghi e salvato principesse, e si chiedeva se anche lei avrebbe potuto vivere avventure così eroiche.

Ma nonostante l’ammirazione per i cavalieri di Astora, Lora si sentiva ancora una forestiera. La sua natura diffidente e il suo passato doloroso la rendevano cauta nel formare legami troppo stretti. Tuttavia, la gentilezza e l’accoglienza degli Astoriani iniziarono lentamente a sciogliere il ghiaccio intorno al suo cuore.
Ma le esperienze che spesso Lora ha tirato un sospiro di sollievo e nella frase "è quello giusto" si è poi trovata male quindi sa che dovrà andare a viaggiare per altri villaggi, il seguente forse Carim e sapeva cosa trovarsi in quel luogo più o meno.
Lora camminava per le strade di Astora con passo leggero, i suoi occhi scrutavano ogni angolo del villaggio che si stava espandendo davanti a lei. Nonostante la bellezza del luogo e l’energia positiva degli abitanti, una parte di lei rimaneva in allerta, un residuo della diffidenza che aveva costruito nel corso degli anni.

“Questo posto ha qualcosa di magico,” pensava, “ma non posso permettermi di abbassare la guardia. Ogni volto sorridente potrebbe nascondere un nemico, ogni gesto gentile potrebbe essere un inganno.”

Mentre osservava i lavoratori impegnati nella costruzione di nuove abitazioni, Lora rifletteva su quanto fosse facile per gli altri mostrare la loro gioia e il loro entusiasmo per il futuro. Lei, invece, si sentiva come un’ombra tra loro, una figura silenziosa che passava inosservata, che osservava ma non partecipava.

“Costruiscono case, ma io… costruisco muri,” mormorava tra sé. “Muri intorno al mio cuore, per proteggermi da ciò che non conosco e da ciò che temo.”

Nonostante il suo cinismo, non poteva negare la meraviglia che provava nel vedere Astora crescere e prosperare. C’era qualcosa di profondamente umano e toccante nel vedere persone che lavoravano insieme per un obiettivo comune, per creare qualcosa di duraturo.

“Magari un giorno,” si lasciò sfuggire in un sussurro, “potrei trovare il coraggio di unirmi a loro, di essere parte di qualcosa di più grande di me. Ma per ora, sono solo un’osservatrice, e forse è tutto ciò che sarò mai.”

E così, Lora continuava il suo cammino, un passo dopo l’altro, attraverso il villaggio di Astora. Ogni sorriso che incontrava era un promemoria della vita che avrebbe potuto avere, e ogni pietra posata era un simbolo delle possibilità che il futuro poteva ancora riservarle.

Carim:
Lora si avvicinò a Carim con la stessa cautela che aveva mostrato in ogni nuova tappa del suo viaggio. Il regno di Carim era noto per i suoi individui enigmatici e le sue pratiche religiose oscure, un luogo dove la luce e l’ombra si intrecciavano in modi imprevedibili.

“Carim… un nome che evoca mistero,” rifletteva Lora mentre i suoi passi la portavano attraverso le strade in costruzione. “Ogni pietra qui sembra sussurrare segreti che solo pochi eletti possono comprendere.”

Osservava gli abitanti con uno sguardo distaccato, notando la loro devozione e il fervore con cui seguivano i loro rituali. C’erano sacerdoti con tonache elaborate che recitavano preghiere arcane, e cavalieri con armature scure che vagavano con uno scopo ignoto.

“Queste persone… vivono in un mondo a parte,” pensava Lora. “Un mondo dove la fede è più tagliente di qualsiasi spada, e i segreti sono più preziosi dell’oro.”

Nonostante l’atmosfera di fervore religioso, Lora non poteva fare a meno di sentire un brivido lungo la schiena. C’era qualcosa di inquietante nell’aria, un senso di pericolo celato dietro ogni angolo. Eppure, era proprio quella sensazione di pericolo che la spingeva a esplorare ancora di più.

“Che cosa nascondono questi muri?” si chiedeva. “Quali storie si celano dietro gli sguardi di questi uomini e donne?”

Lora continuava a camminare, i suoi occhi sempre aperti e la mente sempre vigile. Sapeva che non avrebbe partecipato ai loro riti o condiviso le loro credenze, ma era determinata a imparare tutto ciò che poteva da Carim, a scoprire i segreti che avrebbero potuto aiutarla a comprendere meglio il mondo in cui si era ritrovata.
Thorlund:
Lora attraversava le terre di Thorolund, un regno noto per la sua devozione e i suoi missionari zelanti. Le sue strade erano costellate di pellegrini e predicatori, ognuno con una missione divina da compiere. Lora, con il suo passato di diffidenza e solitudine, si muoveva tra loro come un fantasma, osservando senza essere vista.

“Thorolund,” pensava, “un luogo di fede incrollabile. Ma la fede può essere una lama a doppio taglio, tagliente e pericolosa quanto qualsiasi spada.”

I suoi occhi scrutavano i volti dei passanti, cercando di leggere le loro storie nelle rughe della loro pelle e nel fervore dei loro occhi. Vedeva la loro determinazione, la loro speranza, e si chiedeva se avrebbe mai potuto condividere quella stessa certezza.

“Costruiscono non solo edifici ma anche convinzioni,” rifletteva mentre osservava i lavoratori al lavoro. “E io? Costruisco muri intorno al mio cuore, per proteggermi da ciò che non capisco.”

Nonostante la sua natura cauta, Lora non poteva negare l’ammirazione per il senso di comunità che permeava Thorolund. C’era una bellezza in quel senso di appartenenza, qualcosa che lei aveva sempre desiderato ma che le era sempre sfuggito.

“Magari un giorno,” sussurrava a se stessa, “potrei trovare la mia fede, non in un dio o in una missione, ma nella gente, nella loro forza e nella loro capacità di credere in qualcosa di più grande di loro stessi.”

E così, Lora continuava il suo cammino, un’osservatrice silenziosa in un mondo di fervore e costruzione, imparando e crescendo con ogni passo che faceva.
Catarina:
Lora si avventurò nel regno di Catarina, noto per i suoi abitanti dall’indole allegra e per i cavalieri in armature a forma di cipolla. Le strade erano piene di vita, con mercanti che vantavano le loro merci e bambini che giocavano tra le piazze in costruzione.

“Questo posto sembra diverso,” pensava Lora, osservando con occhi diffidenti. “C’è una leggerezza nell’aria che non ho mai sentito prima.”

Nonostante la sua natura cauta, non poteva fare a meno di notare la gioia genuina degli abitanti di Catarina. Ogni risata e ogni sorriso sembrava sfidare le ombre del suo passato, invitandola a condividere la loro felicità.

“Ma posso davvero permettermi di abbassare la guardia?” si chiedeva. “Posso fidarmi di questa apparente spensieratezza, o è solo un’altra maschera?”

Mentre camminava tra le bancarelle del mercato, Lora rimaneva un’osservatrice silenziosa, analizzando ogni interazione e ogni scambio. Vedeva la solidarietà tra i cittadini, il modo in cui si supportavano a vicenda nella costruzione del villaggio.

“Costruiscono più di semplici case,” rifletteva. “Costruiscono comunità, legami… forse anche qualcosa che potrei chiamare casa.”

Eppure, il suo cuore era ancora un campo di battaglia, dove la diffidenza combatteva contro il desiderio di appartenere. Lora sapeva che il tempo sarebbe stato l’unico a dire se Catarina avrebbe potuto diventare il luogo che potesse chiamare casa.
Vinehim:
Lora si avvicinò a Vinheim, un luogo noto per la sua prestigiosa Dragon School e per gli studiosi che dedicavano la loro vita alla magia e al sapere. Le strade erano tranquille, con studenti assorti nei loro libri e maghi che discutevano di teorie arcane.

“Vinheim,” pensava Lora, “un regno dove il potere non si misura in forza fisica, ma nella profondità della conoscenza.”

Nonostante la sua diffidenza, Lora non poteva fare a meno di ammirare la dedizione degli abitanti di Vinheim alla loro arte. Ogni gesto e ogni parola sembravano essere parte di un intricato balletto di intelligenza e scoperta.

“Ma posso davvero fidarmi di ciò che vedo?” si chiedeva. “La conoscenza può essere un’arma tanto pericolosa quanto qualsiasi spada.”

Mentre osservava i maghi e gli studenti, Lora rimaneva un’osservatrice silenziosa, una figura che passava inosservata tra le ombre della conoscenza. Vedeva la passione nei loro occhi, il desiderio di scoprire i segreti dell’universo.

“Costruiscono torri di libri e formule,” rifletteva, “mentre io costruisco muri intorno al mio cuore. Forse un giorno potrò trovare la chiave per aprire quelle porte, per comprendere questo mondo di magia e mistero.”

E così, Lora continuava il suo cammino attraverso Vinheim, imparando e osservando, sempre con la speranza che un giorno avrebbe potuto abbattere i muri che aveva costruito e unirsi alla danza della conoscenza.
Zena:
Lora si avventurò nel regno di Zena, un luogo di commercianti e collezionisti, dove ogni oggetto aveva una storia e ogni mercante una voce pronta a raccontarla. Le strade erano animate da un costante brusio, un coro di negoziazioni e di storie di viaggi lontani.

“Zena,” pensava Lora, “un mercato mondiale in miniatura. Ogni bancarella è un portale verso terre che non ho mai calcato.”

Con la sua diffidenza come scudo, Lora si muoveva tra la folla, i suoi occhi scrutavano ogni volto e ogni merce esposta. Non era lì per comprare o vendere, ma per osservare, per imparare i segreti che si celavano dietro le facciate colorate delle botteghe.

“Posso fidarmi di questi sorrisi e di queste mani aperte?” si chiedeva. “Ogni oggetto qui potrebbe essere una reliquia di un passato glorioso o un semplice trucco per attirare gli ingenui.”

Nonostante il suo cinismo, non poteva negare l’ammirazione per l’ingegnosità degli abitanti di Zena. Ogni oggetto venduto era un pezzo di un puzzle più grande, una storia che aspettava di essere ascoltata.

“Costruiscono relazioni così come costruiscono i loro banchi,” rifletteva Lora. “E io? Costruisco muri, ma forse è tempo di costruire ponti.”

E così, Lora continuava il suo cammino attraverso Zena, un’osservatrice silenziosa in un mondo di commercio e racconti, sempre con la speranza che un giorno avrebbe potuto abbattere i muri che aveva costruito e trovare un posto nel mosaico di storie che era Zena.
Anor Londo:
Lora si avvicinò ad Anor Londo con un misto di timore e meraviglia. La città degli dei splendeva con una luce che sembrava non appartenere a questo mondo, i suoi palazzi e le sue cattedrali si ergevano maestosi contro il cielo. Tuttavia, Lora sapeva che, in quanto umana, la sua presenza in quel luogo sacro era un rischio.

“Anor Londo,” pensava, “un luogo di potere divino, dove anche l’aria che respiro potrebbe rivelarmi.”

Con l’anello dei cacciatori della foresta al dito, Lora camminava invisibile tra gli dei e i loro servitori. Ogni passo era calcolato, ogni respiro controllato, per non disturbare l’ordine celestiale che regnava sovrano.

“Qui, ogni ombra potrebbe essere un nemico, ogni eco un avvertimento,” rifletteva mentre si muoveva furtiva. “Devo usare ogni mia abilità per rimanere nascosta, per osservare senza essere vista.”

Nonostante la sua invisibilità, Lora sentiva il peso degli sguardi divini, come se potessero percepire la sua essenza mortale. Osservava gli dei nei loro rituali solenni e i loro abitanti in attività quotidiane, costruendo e mantenendo la grandezza di Anor Londo.

“Costruiscono un regno eterno,” sussurrava a se stessa, “mentre io costruisco solo barriere tra me e il mondo.”

Eppure, nonostante la paura e la diffidenza, Lora non poteva fare a meno di ammirare la magnificenza di Anor Londo. C’era una bellezza in quella città che andava oltre la comprensione mortale, una bellezza che parlava di un’era d’oro lontana e di un potere che sfidava il tempo.

“Un giorno,” si prometteva, “troverò il mio posto, non tra gli dei, ma tra le storie e i misteri che questa città custodisce.”

E così, Lora continuava il suo cammino attraverso Anor Londo, un’ombra tra le luci divine, sempre alla ricerca di quel senso di appartenenza che le era sempre sfuggito.

Con cautela, Lora iniziò a esplorare i dintorni. I villaggi erano semplici, con case costruite in pietra e legno, e la gente che vi abitava sembrava dura ma giusta. Non si fidava ancora di avvicinarsi troppo, ma osservava da lontano, imparando le loro abitudini e i loro modi di vivere.

Passò i primi giorni a vagare senza meta, evitando il contatto diretto ma cercando di capire di più su questo mondo. Scoprì che, nonostante le battaglie e le ambizioni dei Lord, c’era una sorta di ordine, un sistema di valori che regolava la vita quotidiana delle persone.

Una sera, mentre si nascondeva tra le ombre di un boschetto, Lora vide un gruppo di viaggiatori accamparsi. Erano stanchi e feriti, probabilmente reduci da qualche battaglia lontana. Lora sentì un impulso di avvicinarsi, di offrire aiuto, ma il suo cinismo e la sua diffidenza la trattennero.

Tuttavia, quella notte, mentre ascoltava le loro storie attorno al fuoco, qualcosa in lei cambiò. Si rese conto che, nonostante tutto, c’era ancora speranza, c’era ancora bontà nel mondo. E forse, solo forse, poteva trovare un posto anche per sé.

Nei giorni seguenti, Lora iniziò a interagire con i viaggiatori, mantenendo sempre una certa distanza emotiva, ma offrendo la sua conoscenza e le sue abilità. Con il tempo, guadagnò la loro fiducia e iniziò a sentirsi parte di una comunità, anche se il suo cuore rimaneva nascosto dietro un muro di cinismo e cautela.

Il suo arrivo a Lordran non fu segnato da grandi eventi o rivelazioni. Fu un processo lento, un cammino fatto di piccoli passi verso l’accettazione e la comprensione. Lora aveva trovato un nuovo inizio, non come una potente guerriera o una maga temuta, ma come un’osservatrice silenziosa, pronta a scoprire il suo ruolo in un mondo che stava ancora cercando di definire se stesso.
 

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Capitolo 3
*** Domhall ha una guardia del corpo ***


Mentre Lora attraversava le terre di Astora, il cielo era oscurato dal fumo delle battaglie lontane. La guerra aveva lasciato il suo segno ovunque, e i viaggiatori erano pochi e diffidenti. Fu in questo clima teso che Lora incrociò il cammino di un mercante di Zena, vestito di viola con un elmo a forma di drago, era Domhnall, lo conosceva dal gioco, il cui carretto in quella era storica, era stato rovesciato da un gruppo di disertori divenuti briganti.

Lora conosceva poco del soggetto, non parla molto però le è stato utile contro il boss del drago famelico possedendo la resina dorata e sa che se si tratta di guadagnarci lui è il primo a cui fare affidamento, altro che non sbagli di dialogo.

Lora, con la sua abilità nel combattimento, e la sua arma sostitutiva alla falce dell'assorbimento, la Yato una Katana lunga dell'est affilata non esitò a intervenire. Con movimenti rapidi e precisi, disarmò i briganti e li sgozzò sul posto, lasciando il terreno insaguinato, ma salvando Domhnall e la sua merce. Il mercante, vedendo in lei non solo una guerriera potente ma anche un’opportunità di protezione in tempi così incerti, le fece un’offerta.

-Signorina Lora,- disse Domhnall, con un tono di voce che tradiva la sua ansia, -questi sono tempi difficili per chi come me cerca di guadagnarsi da vivere onestamente. Ho bisogno di qualcuno con la vostra forza per proteggere me e le mie merci. Vi prego, accettate di essere la mia guardia del corpo.-

Lora guardò l’uomo, valutando la sincerità nelle sue parole. La guerra aveva reso tutti sospettosi e le alleanze erano fragili come il vetro, e quello era solo uno stallo. Tuttavia, sapeva anche che in tempi di conflitto, le azioni e la forza sia magica che fisica potevano fare la differenza tra la vita e la morte.

-Domhnall di Zena,- rispose Lora, -accetto la vostra offerta, ma a condizioni mie. Proteggerò voi e la vostra merce, ma non parteciperò a inganni o atti disonorevoli ai miei danni. La mia spada serve chi mi dimostra che posso fidarmi.-
Domhall fissò Lora sospettoso e chiedendosi - mi scusi lei non si è presentata ma come conosceva il mio nome?- chiese l'uomo.
Lora lo fissò gelida mentre aiutava a rimettere la merce sul carro -Sono una veggente, e poi si parla di un mercante molto riservato su clienti tirchi, e comunque io sono Lora- si presentò.

E così, in un mondo lacerato dalla guerra, Lora divenne la guardia del corpo di Domhnall, promettendo di difendere ciò che era giusto e di mantenere la sua integrità, nonostante le tentazioni e le sfide che avrebbe incontrato lungo il cammino.
"Mentre la tregua si prolungava, mi trovai ad adattarmi a un ruolo inaspettato, quello di guardia del corpo per Domhnall di Zena. Non era esattamente quello che avevo pianificato quando ero una semplice giocatrice, ma nell'universo di Dark Souls, le cose tendevano a prendere una piega inaspettata.

Mi sforzai di sfruttare al massimo questo periodo di stallo, utilizzando le mie conoscenze del gioco per aiutare Domhnall nelle sue attività commerciali. Studiai le rotte commerciali, le mappe e i percorsi, pianificando strategie per evitare insidie e proteggere il nostro carico.

Essere sempre vigili era fondamentale. Anche se la guerra era temporaneamente sospesa, il pericolo era sempre in agguato. Rimanevo costantemente in allerta, pronta a reagire a qualsiasi minaccia si presentasse lungo il nostro cammino, i banditi e i ladri erano all'ordine del giorno ma io sono un livello 350, anche se ho dovuto contenere la mia forza non era uno sforzo enorme liberarmi di loro.

Ma non era solo una questione di difesa. Durante le interazioni con le varie fazioni e i comandanti, mi sforzavo di costruire rapporti e alleanze che potessero essere utili per il nostro viaggio e per la causa più ampia.
Per questo mi ha aiutato Domhall, le sue lezioni di oratoria mi tornavano utili, un mercante sa parlare tutte le lingue anche quella dei contadini, e ciò che appresi da lui lo sfruttai negli incontri con le fazioni.

Naturalmente, ci furono momenti di conflitto. Dovevo affrontare minacce con fermezza, ma cercavo sempre di risolvere le situazioni con il minimo conflitto necessario, preferendo la diplomazia alla violenza quando possibile, ma in questo mondo raramente la diplomazia funzionava.

E mentre proteggevo Domhnall, riflettevo sulle mie scelte e sul mio ruolo in questo mondo. Mi rendevo conto che ero diventata più di una semplice guardia del corpo; ero diventata più consapevole cosa significasse fidarsi.

Ma sapevo anche che la guerra sarebbe presto ripresa. Mi preparavo per i giorni difficili che avrebbero seguito, allenandomi, affinando le mie abilità e assicurandomi che Domhnall e io fossimo pronti per qualsiasi eventualità."
La strada per la città ad Anelli era un susseguirsi di paesaggi mozzafiato e sguardi ammirati. La mia fama, sembra, mi precedeva, diffondendosi come il vento tra le foglie degli alberi. Ero diventata un’attrazione, un mistero, una leggenda che camminava tra gli uomini.

Quando quell’uomo tentò di attaccarmi, la sua spada si frantumò contro la mia armatura come se fosse stata fatta di nulla più solido dell’aria stessa. La folla intorno a noi si fermò, i loro occhi spalancati in incredulità. Per un momento, il tempo sembrò fermarsi, e poi, come un unico essere, iniziarono a sussurrare tra loro.

Domhnall, il mio compagno di viaggio, non poté fare a meno di commentare. “Lora, la tua forza è diventata leggenda,” disse con un sorriso che non riusciva a nascondere il suo orgoglio.

Io annuii, consapevole del potere che avevo e del peso che ogni mia azione portava. “La fama può essere un’arma a doppio taglio,” risposi. “Può proteggerci tanto quanto può esporci a nuovi pericoli.”

Domhnall rise, un suono caldo che si diffuse nell’aria fresca del mattino. “Non preoccuparti,” disse. “Con te al nostro fianco, sono sicuro che possiamo affrontare qualsiasi cosa ci riservi il destino.”
Sospirai e chiusi gli occhi, ormai tutti avrebbero parlato della donna che ha una resistenza simile a quella di Havel detto la roccia."
 

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