Tra Stelle e Cicatrici

di dirkfelpy89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Vecchie Ferite ***
Capitolo 3: *** Eastsea Manor ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 



La porta si aprì con uno schianto e la ragazza entrò ondeggiando lievemente. Si voltò, richiuse con malagrazia l'uscio, e poi avanzò, sempre oscillando pericolosamente, verso il letto.
Il monolocale dove Ninfadora Tonks viveva da quando aveva iniziato l'accademia era piccolo, comodo e soprattutto strutturato in modo che la ragazza potesse inciampare il meno possibile.
Finalmente riuscì ad arrivare alla sua salvezza, il comodo letto a due piazze che si era portata direttamente da casa, e, dopo essersi seduta, si tolse i tacchi alti, massaggiandosi le piante dei piedi nel tentativo di acquistare un po' di sensibilità alle estremità indolenzite.
Era stata una serata perfetta.
No, perfetta sarebbe stata un insulto, meravigliosa risultava molto più calzante!

I Mad Witches avevano spaccato e lei era riuscita a partecipare all'unica data della band in Inghilterra solo grazie a Damon e le sue conoscenze.
Il Billy's Lair pieno fino a scoppiare, la musica alta, lei che ballava con Jessica e Damon allo sfinimento, il whisky incendiario a basso prezzo che scorreva a fiumi…
A pensarci bene, persino meravigliosa non era una definizione adeguata!

Sì, Tonks si ritrovò a pensare, spogliandosi e mettendosi a letto, era decisamente brilla ed esaltata da quella serata.
Lasciò vagare lo sguardo per i pochi metri quadrati di quel monolocale. Era piccolo ma perfetto.
Un camino collegato alla Metropolvere, una cucina bisognosa di una bella ripulita, qualche mobile e una serie spaventosa di vestiti e cose fuori posto. A sua madre sarebbe venuta un colpo... ma ora lei non c'era a controllarla.
Osservando l'orologio, vide che si erano fatte le tre di mattina. Sorrise, per fortuna il giorno dopo non ci sarebbe stata l'Accademia. Forse avrebbe dato una bella sistemata.
Forse.

/ / / / / / /

Toc, toc, toc.

Ninfadora si svegliò di soprassalto, tirandosi su, a sedere, come una molla.
Erano le sei di mattina e un gufo stava picchiettando su l'unica finestra del monolocale.
“Ma che cavolo…” la ragazza si alzò e, inciampando su una sedia, si affrettò ad aprire la finestra e far entrare l'animale il quale, in maniera molto professionale, lasciò il messaggio sopra un tavolo per poi volare fuori.
Ninfadora chiuse i vetri e poi corse ad aprire la busta dall'area ufficiale.
Una missiva dal ministero alle sei del mattino, che cosa diavolo aveva combinato?

“Allieva Tonks,
La sua presenza è richiesta il prima possibile all'ufficio Auror presso il Ministero della Magia.
Con urgenza, Rufus Scrimgeour.”

Fine, non c'era scritto nient'altro, nulla che potesse spiegare quella convocazione così inaspettata e urgente.
Tonks cercò, per quanto possibile, di ricordare se avesse mai combinato qualche disastro così grave da spiegare quella convocazione ma era inutile. Non connetteva ancora.
Non berrò mai più, pensò.
In maniera quasi automatica, la ragazza si osservò allo specchio: aveva tutti i capelli in disordine, era riuscita a dormire solo tre ore, gli occhi pesti e la bocca che sapeva ancora di whisky.
Non il massimo per un'udienza, nella quale non sapeva che cosa si sarebbe discusso, con il suo futuro capo.

Non poteva comunque attardarsi troppo, quella lettera gridava "muovi il culo!" perciò si affrettò a farsi una rapida doccia, e dopo aver bevuto un sorso di pozione anti-sbornia e indossata, un po' storta, la divisa da allieva Auror, prese un pugnetto di Polvere Volante ed entrò nel camino.
“Casa di Damon!” Disse, il più chiaramente possibile, gettando la Polvere.
Sparì con uno schiocco.

Riapparve sdrucciolando fuori dal camino dell'amico.
Cercando di fare meno rumore possibile, anche se sapeva che Damon possedeva un sonno molto pesante, si rialzò da terra.
Odiava essere così invadente ma l'amico lavorava già al Ministero, la sua famiglia era una di quelle che contava, e il camino di casa sua era già collegato con il Ministero, la via più veloce per Ninfadora se non voleva materializzarsi a Londra, entrare in quello sciocco bagno pubblico e scomparire in un gabinetto.
Spolveratasi la divisa, la ragazza tese le orecchie. Silenzio, il ragazzo doveva essere crollato. Sollevata, Dora prese un'altra manciata di Polvere che gettò nel camino, questa volta la destinazione era l'atrio del Ministero della Magia.

/ / / / / / /

Il silenzio del Ministero fu un toccasana per la giovane allieva Auror.
Tra il fatto che aveva dormito solo tre ore, la pozione anti-sbornia che ancora non aveva fatto effetto, due viaggi tra camini e l'ansia di sapere perché diavolo Scrimgeour le volesse parlare alle sei di mattina, un forte mal di testa stava per nascere e attaccare le tempie di Ninfadora.

Mentre avanzava all'interno dell'atrio, con il solo rumore dei passi dei suoi anfibi a farle compagnia, la ragazza non poté non notare come quel posto assumesse un'aria totalmente diversa senza una folla di maghi e streghe che parlavano, spingevano e rumoreggiavano costantemente.
Appariva quasi piacevole persino l'ascensore dalle grate d'oro che la portò velocemente alla propria destinazione.

Arrivata vicina alla porta del dipartimento Auror, le cose cambiarono totalmente.
Aprendola, poté notare una piccola folla di maghi e streghe correre avanti e indietro per i corridoi e i cubicoli, decine di promemoria volare a poche centimetri di altezza dalle loro teste.
Cosa diavolo era successo?
“Tonks, ti vuole Rufus,” esclamò Proudfoot, avanzando con un mucchio di fogli di pergamena tra le braccia.
“Ma cosa…”
“Ti spiegherà tutto lui,” borbottò l’altro, sparendo dietro il suo cubicolo.

Nelle poche occasioni nelle quali Dora aveva avuto occasione di incontrare di persona Rufus Scrimgeour la sua impressione era stata semplice: un gran rompiballe. Niente a che vedere con Moody…
Cercando di attrarre meno attenzione possibile, la ragazza si avvicinò all’ufficio privato di Scrimgeour. Si bloccò, però, a poca distanza dalla porta a vetri chiusa perché, a quanto pareva, quella stanza era già occupata.
“Non è possibile, Ministro, glielo ripeto!”
“E io ripeto che voglio che sia fatta chiarezza!”
“Sei Tonks, giusto?”

L’allieva per poco non saltò dallo spavento. Si voltò e vide un Auror che conosceva di vista: alto, ben piazzato ma con la voce calma e rassicurante. Kingsley.
“Sì, io, mi scusi ma Scrimgeour mi ha…” balbettò, cercando di non arrossire come una scolaretta beccata a origliare. Ma l’altro sorrise.
“Sì, lo so. Non appena il nostro Ministro avrà finito di… dialogare con Rufus, ti spiegheremo tutto.”
Ninfadora fece fatica a non sorridere a quelle parole. Si sentiva in parte sollevata, a quanto pareva non l’avrebbero cacciata. Ma che cosa diavolo era successo, perché quella fiumana di Auror a un’ora così proibitiva?

Fortunatamente il… dialogo tra Capo Dipartimento Auror e Ministro durò poco, dopo qualche minuto un Cornelius Caramell decisamente rosso in volto uscì dalla stanza mentre Scrimgeour, pallido e malaticcio, invitò, con un cenno della mano, Kingsley e Ninfadora a entrare.
Era la prima volta che la ragazza metteva il piede nell’ufficio del suo capo. Avrebbe potuto descriverlo come terribilmente spartano, pochi fronzoli e foto personali. Non si aspettava niente di diverso.
Rufus si sedette sbuffando e allentandosi il nodo della cravatta nera. Kingsley prese posto davanti alla scrivania e, con un cenno della mano, invitò l’altra a fare lo stesso.

“Allora, Shacklebolt, a che punto siamo?” Scrimgeour chiese, asciugandosi la fronte con un fazzolettino. L’Auror, con un colpo di bacchetta, fece apparire dal nulla un grosso fascicolo che porse al Capo Dipartimento.
“Abbiamo già messo in moto tutti gli Auror in permesso temporaneo, organizzato squadre da tre per inviarle in ogni angolo del paese. Stiamo parlando con il Dipartimento dei Trasporti Magici per aumentare la sorveglianza sulle Passaporte illegali e sulla Metropolvere,” Kingsley snocciolò.
“Bene, bene. Ora,” e gli occhietti di Scrimgeour si posero su quelli di Ninfadora, “ti starai chiedendo il perché di questa convocazione.”
La ragazza si riscosse, e annuì. “Sì, signore.”
“Bene, bene,” l’uomo borbottò, alzandosi in piedi. Da vicino le borse sotto gli occhi erano ancor più evidenti.

“Sirius Black è evaso, questa notte, da Azkaban.”
Quella rivelazione, nuda e cruda, senza preamboli a prepararla, gelò il sangue dell’allieva Auror, quelle parole così difficili da comprendere.
Sirius Black. Il cugino di sua madre che, da bambina, veniva a farle visita e la portava su in cielo con quella strana moto Babbana volante.
È evaso. Aveva tradito il suo migliore amico, James Potter. Se lo ricordava, sempre in compagnia di Sirius. Uniti, inseparabili. O forse no.
Questa notte. Mentre lei pensava a divertirsi, Sirius era alla macchia e chissà quale piano aveva in mente.
Da Azkaban. La prigione dei maghi con i Dissennatori e altre schifezze. No, non era possibile.

“Ma… come…”
“É quello che ci stiamo chiedendo,” rispose Kinglsey.
"Shacklebolt è stato messo a capo della ricerca e cattura di Sirius Black, tutti gli Auror sono stati richiamati, anche gli insegnanti di Accademia, le lezioni sospese,” aggiunse Scrimgeour.
“Sì… ma, perdonatemi, non credo che mi abbiate convocata qui solo per annunciarmi la sospensione delle lezioni,” la ragazza borbottò.
Kingsley ridacchiò mentre il Comandante Auror strinse le sopracciglia in un cipiglio che assomigliava terribilmente a sua madre.
“Non è il caso di fare dell’ironia. Sua madre è Andromeda Black, giusto?”

Quella domanda colse Ninfadora di sorpresa.
“Sì… ma lei cosa c’entra?”
“Sappiamo che Black aveva un buon rapporto con lei, l’unica parente con la quale lui fosse in contatto,” spiegò Shacklebolt.
“Ma non crederete mica che…”
“No, in questo momento però sarebbe vitale scoprire il più possibile su Black. I posti che frequentava da ragazzo, i luoghi e le persone a lui più cari,” il collega spiegò, sorridendo. “Avere più informazioni possibili, in questa fase delle investigazioni, può rivelarsi fondamentale.”
Ninfadora rimase in silenzio, soppesando quelle parole.
Pensare a sua madre invischiata nelle indagini degli Auror le appariva surreale, d’altra parte l’Auror aveva ragione, Andromeda forse era l’unica persona rimasta in vita a conoscere il cugino meglio di tanti altri. E in quelle fasi iniziali, più informazioni avevano, meglio era.
“Proverò a parlarle…”
“Ce la porti con le buone, prima di essere costretti a convocarla ufficialmente,” esclamò il Capo Dipartimento. “E ora fuori di qui!”

“Non ti preoccupare, tua madre dovrà parlare solo con me e le farò solo qualche domanda,” Kingsley le sussurrò, non appena uscirono dall’ufficio. “E di solito Rufus è più… beh, per qualsiasi cosa, mandami un gufo.”
Ninfadora vacillò di fronte a quella mole di informazioni ma, sforzandosi, tentò di annuire.
“Non ti preoccupare, lo prenderemo,” affermò Kingsley, dandole una piccola pacca sulle spalle prima di sparire nel dedalo di cubicoli.

No, il problema non era solo la fuga di Black, la ragazza si ritrovò a pensare, strascicando i piedi verso l’uscita. Avrebbe costretto la madre a riaprire una vecchia ferita, una cicatrice che comunque, se stuzzicata, minacciava ancora di sanguinare.
E non poteva affrontare tutto quello con solo tre ore di sonno.

/ / / / / / /

Ricaricate le pile dopo il Writober torno con questo progettino abbastanza ambizioso che, se vorrete seguirmi, ci porterà lungo la travagliata storia di Tonks e Lupin.
Storia che era in progetto da questa estate ma che con il Writober, e l’occasione di scrivere un paio di capitoli su questi due, ha infine visto la luce.
Spero vi possa piacere, fatemelo sapere!

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Capitolo 2
*** Vecchie Ferite ***


Capitolo 1, Vecchie Ferite

 



Ninfadora si materializzò direttamente di fronte all'ingresso di casa dei suoi genitori con un piccolo pop.
Vacillò e cadde a terra, lunga distesa, la mancanza di sonno si stava facendo sentire ma la ragazza non poteva crollare. Non ancora.
Dopo il colloquio con Kingsley e Rufus Scrimgeour, alla ragazza era stato concesso una breve pausa per tornare a casa, e cambiarsi i vestiti, per poi subito materializzarsi dai suoi.

“Ma porc… non i jeans nuovi!” Sbottò, rialzandosi, cercando di ripulirsi. In quel momento, la porta di casa si aprì e suo padre apparve sulla soglia.
“Ahah, sapevo che eri tu!” Esclamò, aiutando l'unica figlia ad alzarsi da terra e abbracciandola forte.
“Sì, ovviamente sono io… solo Tonks può fare un fracasso simile alle sette di mattina,” Ninfadora sbottò, entrando in casa.
Ted ridacchiò mentre chiuse la porta.
“Hai fame?”
“No, grazie…”
“Non mi dirai che sei tornata solo ora dal concerto!” Esclamò l'uomo, sedendosi sul divano del salotto.
Dora prese posto accanto a lui.
“No, in effetti è finito alla tre. Mamma dov'è?”
“Arrivo!” Una voce a lei familiare arrivò dal piano di sopra.

“C'è qualcosa che non va, Dora? Lo sai che amiamo le tue visite, ma, insomma, arrivare qui alle sette di mattina non è da te!” Disse Ted, accendendosi una sigaretta.
La figlia sbuffò, incrociando le braccia al petto.
L'arrivo di Andromeda bloccò sul nascere le nuove, irritanti, domande del padre.
La donna scese, indossando un leggero vestito estivo da strega, incredibilmente all'opposto del marito, in pigiama, e della figlia, in jeans e maglietta.
Dora non riusciva proprio a capire quale parte di Andromeda Black avesse ereditato nel suo patrimonio genetico perché madre e figlia non potevano essere più agli opposti.

La donna abbracciò la figlia e poi prese posto accanto al marito, osservando Dora intensamente.
“Tuo padre ha ragione, Ninfadora…”
“Dora.”
“...sai che amiamo le tue visite ma sembri strana, è successo qualcosa?”
La ragazza annuì, cercando di trovare le parole adatte. Scoprì ben presto che non ne esistevano e quindi optò per un approccio diretto.
“Ti ricordi di Sirius Black?” Chiese, infine.
L'espressione di sua madre si irrigidì all'istante.
“Sì, era… è mio cugino. Che cosa è successo, è morto?“
Andromeda tentò di suonare indifferente eppure la figlia riuscì a notare un leggero tremore nella voce. Sospirò.
“No, è evaso stanotte.”

Il silenzio calò nel piccolo salotto, Ted osservò la moglie e poi la figlia a turno come un giudice di un match di tennis particolarmente veloce.
“Ma è impossibile, non stava mica ad Azkaban? Da lì nessuno può fuggire, ci sono i Dissennatori!” Esclamò, incredulo.
“Già, lo so, ho appena parlato con il comandante degli Auror e il nuovo responsabile che si occuperà della cattura di Black e mi hanno confermato che, sebbene non sappiano ancora come, Sirius ha trovato un modo per scappare e ancora non è stato ritrovato,” Ninfadora rispose, pronta.
Ted prese la mano della moglie ma questa gli scivolò via, sembrava improvvisamente tramutatasi in una statua di ghiaccio.
“Hai parlato con il comandante degli Auror? Ma perché?” L'uomo infine chiese, voltandosi nuovamente verso la figlia.
Eccoci, il momento peggiore di tutta quella faccenda, l'elefante nella stanza.
“Al Ministero sono convinti che Black cercherà di mettersi in contatto con te, mamma, Kingsley Shacklebolt, il responsabile della cattura di Sirius, vorrebbe parlarti il prima possibile.”

Un nuovo silenzio di tomba accolse quelle parole.
“Non penseranno mica che tua madre sia in qualche modo… lei e Sirius… semplicemente oltraggioso!” Ted balbettò, in preda alla rabbia, ma un lieve tocco sulla spalla lo bloccò.
Andromeda si era ripresa e adesso osservava la figlia, intensamente.
“Sirius è davvero scappato?” Chiese, la voce poco più di un sussurro.
“Sì.”
“E questo Shacklebolt è convinto che potrei aiutare il ministero,” concluse.
“Sì, mamma. Si tratta solo di rispondere a qualche domanda, immagino,” rispose Ninfadora.
La madre sospirò profondamente.
“D'accordo, direi che sia il caso che faccia del mio meglio per aiutarvi.”
“Ma… Meda…”
“Ted, sono pronta per questo", Andromeda pose una mano su quella del marito, il quale appariva decisamente contrariato. “In fondo al mio cuore ho sempre temuto che una cosa del genere potesse accadere, prima o poi.”
"Sì, ma non andrai al Ministero… con Malfoy e tutti quei bastardi che vi gironzolando di continuo!” L'uomo borbottò.
“Non ho paura di loro,” replicò la moglie.
“Ma io sì.”

"Posso mandare un messaggio a Kingsley, sono sicuro che risponderà il prima possibile e non gli dispiacerà vedervi fuori dal Ministero,” propose Ninfadora.
Ted annuì e osservò intensamente la moglie la quale, infine, sorrise.
“D'accordo.”

/ / / / / / /

La ragazza si affrettò a scrivere una breve pergamena e a inviarla al Ministero tramite il piccolo gufo di famiglia, poi si rimise a sedere, il salotto pervaso da un'atmosfera carica di silente tensione.
I dieci minuti successivi furono tra i più lenti della loro vita, mille pensieri diversi attraversavano le menti di tre occupanti di quella casa.
Andromeda non riusciva a non provare una profonda tristezza, ripensando a Sirius, una figura del suo passato che aveva cercato con tutti i mezzi di dimenticare e che, poi improvvisamente, tornava nella sua vita senza il benché minimo preavviso. Ted, d'altra parte, faceva fatica a trattenere la paura e la rabbia. No, sua moglie non si sarebbe recata in quel covo di serpenti che prendeva il nome di Ministero della Magia. E se quel Black poi avesse cercato davvero di mettersi in contatto con loro? Avevano bisogno di sicurezza e di protezione.

Ninfadora fece per proporre di mettere dell'acqua calda sul fuoco, quando un allocco entrò dalla finestra aperta e andò a posarsi sul bracciolo della poltrona dove la ragazza si era quasi addormentata.
Portava un messaggio che la famiglia si affrettò a recuperare e, mentre l'allocco si alzò nuovamente in aria, Ted, Andromeda e la figlia erano già chini sulla breve risposta di Kingsley.

“Sta bene,
Incontriamoci tra un'ora esatta nel piccolo parco davanti al Ministero.
Kingsley.”


Come riscossosi da un lungo torpore, solo in quel momento Ted si accorse di indossare ancora il pigiama dell'Arsenal. Saltò su come una molla e annunciò: “vado a prepararmi!” prima di correre al piano superiore.
Madre e figlia rimasero da sole per la prima volta, quella mattina.
Andromeda distolse in fretta lo sguardo e, improvvisamente, la ragazza si rese conto di volerne sapere di più, perché mai aveva visto la madre tanto turbata.
"Mamma…”
"Devo andare in cucina a sistemare i piatti,” la donna si alzò improvvisamente e, senza aggiungere altro, corse fuori dal salotto.

“Devi capirla,” sussurrò Ted qualche minuto più tardi, quando scese dal piano superiore, vestito in maniera più congrua, e notando la figlia da sola in salotto.
“Lei e Sirius sono cugini ma a legarli c'era molto più del sangue. Entrambi diseredati dalle loro famiglie, in un certo senso Black ha aiutato molto tua madre nei momenti bui.”
Ninfadora rimase in silenzio, si ricordava vagamente di Sirius ma la madre aveva sempre evitato l'argomento e ora iniziava a comprendere davvero il perché.
“Erano molto legati?”
“Sì, quando Andromeda ha scoperto che Sirius aveva tradito James e Lily, e che in realtà era una spia del nemico, l'ho vista davvero molto provata,” aggiunse il padre. “Si sentì nuovamente tradita da qualcuno che aveva a cuore e che numerose volte era stato ospite in casa nostra.”
“Non oso immaginare…”
“Per questo non te ne ha mai parlato, io ho rispettato la sua volontà ma, forse, è giunta l'ora che tu capisca,” disse Ted, dando una pacca sulla spalla della figlia. “Io sono convinto che ancora, in fondo al suo cuore, voglia bene a Sirius e che si rifiuti di credere che suo cugino abbia tradito la causa.”
Ninfadora stava per ribattere quando Andromeda fece il suo ingresso in salotto, pettinata e con tutta l'aria di essere pronta ad affrontare quell'incontro.
“Andiamo?”

/ / / / / / /

Il parco che si trovava vicino all'ingresso del Ministero della Magia era piccolo eppure ben curato, un polmone verde per tutti quei dipendenti che trovavano la mensa del ministero troppo caotica.
In effetti, non appena i tre Tonks si materializzarono all'interno di quel parco, la ragazza poté notare due o tre colleghi, che aveva visto di sfuggita nei corridori, mangiare panini dall'aria appetitosa della piccola boulangerie presente a pochi isolati da lì.
Non notò solamente i colleghi affamati, ma anche, seduto su una panchina un po' in disparte dalle altre, la nera pelata di Kingsley Shacklebolt.
Fece strada, seguita da Ted e Andromeda, e non appena l'Auror si accorse della loro presenza, fece loro un cenno con il capo per invitarli a sedere.

Ninfadora prese posto alla destra di Kingsley, mentre sua madre alla sinistra. Ted fece per rimanere in piedi, visibilmente agitato, ma alla fine, convinto dalla moglie, si sedette sulla panchina.
La ragazza, con la coda dell'occhio, vide Kingsley estrarre la bacchetta e fare alcuni movimenti veloci e precisi.
“Bene, adesso nessuno potrà ascoltarci,” esordì nella sua voce profonda e rassicurante. "Signori Tonks, grazie per aver risposto in maniera così rapida alla mia richiesta di un colloquio.”
“Si figuri,” borbottò Ted.
“Vostra figlia vi ha raccontato che cosa è accaduto la scorsa notte?”
“Sì,” sussurrò Andromeda. “Sirius è scappato da Azkaban.”

L’ Auror annuì, evidentemente soddisfatto per aver terminato così velocemente le tediose premesse.
“Mi può dire che tipo di rapporto esisteva tra lei e il signor Black?”
La donna rimase per qualche istante in silenzio, infine sospirò e iniziò il suo racconto.
“Siamo cugini, entrambi diseredati dalla famiglia, ed è stato questo forse a unirci più di tutto. Quando sei una pecora nera tendi immediatamente ad andare d'accordo con altre pecore nere. Sirius era il benvenuto durante le vacanze estive, anche se fino a quando viveva con i suoi genitori doveva inventarsi delle bugie per venirmi a trovare. Ma da quando è diventato maggiorenne spesso era nostro ospite il sabato.”
Kingsley estrasse un taccuino,una penna, e prese qualche appunto.
“Poi è iniziata la guerra, le visite sono diminuite ma mai cessate del tutto. È stato lui a rivelarmi che suo fratello era morto, e che lui, Sirius, faceva parte dell'Ordine della Fenice. Negli ultimi anni era sempre accompagnato da un ragazzo occhialuto, James Potter, lo presentava come il suo migliore amico, un vero fratello. Non avrei mai immaginato…” L'espressione altera di Andromeda per qualche secondo si sgretolò e Ninfadora poté finalmente capire le parole del padre e toccare con mano quanto quella storia avesse colpito la madre.

“Quando è stata l'ultima volta che l'ha visto?" Chiese Kingsley.
“Una settimana prima che i Potter…” non ci fu bisogno di terminare la frase.
“Come le sembrava?”
“Normale… per come può essere un ragazzo che vive una guerra dove costantemente vede i suoi amici morire,” rispose Andromeda. “Sembrava più cupo del solito, questo sì, ma non aveva l'aria di essere pronto a tradire il suo migliore amico.”
Un nuovo silenzio cadde mentre l'uomo annotò alcune informazioni sul suo taccuino.

“Secondo lei, Black potrebbe cercare di mettersi in contatto con lei?” Chiese.
“Ci deve solo provare!” Sbraitò Ted ma Andromeda scosse la testa.
“Potrebbe farlo… ma non credo, sa bene che dopo tutto quello che è successo io non…”
“Sa dove potrebbe nascondersi?” la interruppe Kingsley. “Abbiamo controllato nel suo appartamento, ovviamente, nel vecchio quartiere generale dell'Ordine della Fenice, a Godric’ Hollow, ma senza trovare alcuna traccia.”
“Sono i posti che le stavo per suggerire io…”
“Magari in qualche dimora della famiglia Black?” Propose l'Auror ma l'altra scosse la testa.
“Un membro rinnegato non può entrare in una delle dimore della famiglia senza permesso, e dubito che i miei genitori, se sono ancora in vita, vorranno concedergli asilo. Nelle ville abbandonate normalmente inseriscono un allarme per scacciare eventuali ladri,” rispose la donna. “Forse è possibile che Grimmauld Place si apra per lui, era la dimora dei suoi genitori, ma se conosco bene Sirius eviterà quel posto.”
“E perché?”
“Gli evocherebbe solo brutti ricordi e se Sirius è uscito da Azkaban dubito che vada a infilarsi in una nuova prigione che odia tanto quanto quella vecchia.”

Kingsley rimase in silenzio, grattandosi il mento, pensieroso.
“Credo che valga la pena fare un tentativo,” propose.
“Se conosco bene mio zio, dopo il tradimento di Regulus avrà riempito quella casa con ancor più incantesimi di protezione. Dubito che chiunque non sia un Black ancora presente sull'albero genealogico possa entrarci. E poi, come le ho già detto, penso che Sirius preferirebbe vivere sotto i ponti piuttosto che tornare là,” rispose Andromeda, sicura.
Un nuovo silenzio si posò sulla panchina.
“In ogni caso, credo che sia doveroso mettere delle protezioni su casa nostra,” propose Ted, “nel caso quel Black provi a contattarci.”
Kingsley annuì, mosse ancora la bacchetta e fu come se una bolla intorno a loro scoppiasse.
Tutti i rumori della Londra Babbana tornarono improvvisamente a colpire le orecchie dei quattro occupanti della panchina.

“Devo tornare al lavoro e riferire al mio capo,“ l'Auror affermò, alzandosi in piedi, imitato dagli altri tre. “Appena possibile, invieremo un esperto di magia difensiva per proteggere casa vostra. Grazie per il vostro aiuto, qualora vi venisse in mente qualsiasi altra cosa che potesse aiutarci con l'indagine, non esitate a contattarmi.”
L'uomo strinse a turno le tre mani della famiglia Tonks e poi si avviò verso l'uscita del parco.

Il ritorno a casa fu silenzioso ma pregno di cose non dette.
Non appena si materializzarono nel soggiorno, Andromeda si affrettò a salire al piano superiore.
“Mamma, cosa…” Ninfadora fece per seguirla ma Ted la bloccò con una mano.
“Vatti a riposare, Dora, ne avete tutte e due bisogno, dopo questa giornata.”

E la ragazza obbedì, in effetti stava per crollare dal sonno.
Abbracciò il padre, e poi si smaterializzò per apparire quasi istantaneamente all'interno del suo piccolo appartamento.
Si spogliò, fece una lunga e rilassante doccia e poi decise di infilarsi direttamente nel letto e recuperare le ore di sonno perse.
Si ricordava vagamente le ultime visite di Sirius Black, si ritrovò a pensare, una volta a letto.
In una delle ultime, lei era addirittura montata su quella strana moto, in compagnia di Sirius e del suo amico occhialuto.
Se si concentrava, riusciva a sentire ancora le risate divertite dei due ragazzi. Parevano davvero affiatati eppure già allora forse Black era una spia del nemico. Aveva venduto il suo migliore amico, sua moglie e il figlio di appena un anno.
A quanto può arrivare lo schifo di una guerra?

/ / / / / / /

Primo capitolo vero e proprio di questa storia, Andromeda è un personaggio che adoro e che sarà una figura importante in questa storia, non conosciamo benissimo il rapporto tra lei e Sirius ma ovviamente immagino sarà stata devastata dalla notizia dell'apparente tradimento di suo cugino.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!

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Capitolo 3
*** Eastsea Manor ***


Capitolo 2, Eastsea Manor

 



“Ok, voglio che mi ascoltiate attentamente perché non lo ripeterò una seconda volta.”
La voce di Kingsley echeggiò tra i folti alberi di quella zona selvaggia sulla costa del Galles.
Andromeda e Ninfadora annuirono, lo sguardo attento e concentrato sull'uomo.

“L'operazione si dividerà in tre fasi,” continuò l'Auror, “nella prima controlleremo la zona esterna del maniero. Nella seconda passeremo in rassegna gli interni e nella terza cercheremo eventuali passaggi segreti. É chiaro?”
“Sì,” rispose Andromeda.
“Voi rimarrete fuori dal cancello, potrete entrare una volta che la seconda fase sarà terminata. Lanceremo in aria delle scintille blu e solo allora ci raggiungerete.”
“Ok.”
“Faremo esplodere delle scintille rosse in caso dovessimo trovare Black e allora dovrete rimanere qui fino a nuova comunicazione. Se trascorsa…” Kingsley controllò il suo orologio, “mezz'ora non vedrete alcuna scintilla nell'aria, scappate via di qui, materializzatevi al Ministero e chiedete aiuto.”

Andromeda questa volta non annuì ma si accigliò e chiese, la voce bassa e tesa: “Black è solo, forse senza bacchetta, non penso potrà scappare da una squadra di Auror.”
“Una persona braccata è una pericolosa,” rispose Shacklebolt. “Black non ha niente da perdere, è un topo in trappola… ma i topi mordono e possono far male.”
La donna sembrò voler aggiungere qualcos'altro ma, dopo qualche istante di evidente lotta interiore, non lo fece e si limitò a rimanere in silenzio.

Dopo un breve inchino, Kingsley raggiunse gli altri cinque Auror, scelti appositamente tra quelli più esperti del dipartimento.
Ninfadora osservò attentamente il rituale dei sei: una squadra d'assalto da sempre funzionava secondo regole ben precise e dettagliate.
Per le missioni più difficili e impegnative c'era sempre un comandante (in questo caso Kingsley), un esperto di pozioni e incantesimi curativi che potesse immediatamente prendersi cura di eventuali feriti (Bellingham), un tiratore scelto dalla mira infallibile (Leinter), un esperto di trappole, creature magiche ed esplosivi (Proudfoot), e due Auror ‘di prima linea’, i primi ad intervenire e i più forti fisicamente della squadra (Jenkins e Williamson).
La preparazione avveniva sempre in religioso silenzio, la concentrazione ai massimi livelli, il piano d'azione ripetuto, nelle teste di tutti i membri della squadra, all'infinito.

“Spero che ne valga la pena," sussurrò Andromeda, osservando i rigorosi preparativi.
“Questa può essere la nostra ultima opzione, hai avuto un'idea geniale, mamma,” rispose Tonks.
Ed era vero.

Dopo l'incontro con Kingsley, Andromeda era cambiata. Si fece immediatamente più taciturna, malinconica; quando si trovava insieme al marito e alla figlia cercava in tutti i modi di dissimulare il suo malessere ma ciò avveniva con risultati decisamente scarsi.
Quello strano comportamento era andato avanti per una settimana fino a quando, durante la rituale visita domenicale della figlia, la donna aveva dichiarato, a tavola: “c'è un posto dove Black potrebbe nascondersi.”
Ted e Ninfadora erano rimasti di stucco, i cucchiai a mezz’aria.
“Ci ho pensato a lungo, ma potrebbe essersi rifugiato nella casa di zio Alphard.”
“Chi?”
“Alphard… era lo zio di tua madre e di Sirius," l'uomo era intervenuto, dopo aver osservato intensamente la moglie. “Fu diseredato perché lasciò tutti i suoi averi a Black, se non mi ricordo male.”
“Esatto, quando un membro adulto veniva diseredato dalla famiglia tutti i suoi averi conseguentemente uscivano dalla proprietà dei Black,” aveva spiegato Andromeda. “Zio Alphard non aveva figli, la sua casa non piaceva a nessuno… ci scommetto che Walburga e papà se ne saranno disfatti.”
“Ma allora… forse Black puoi entrarci liberamente!” era stata la risposta sorpresa di Ninfadora.

La fase successiva avvenne molto velocemente. I Tonks avevano nuovamente mandato un messaggio a Kingsley, ci fu un nuovo incontro e la consapevolezza che quella potesse essere una pista decisamente percorribile.
In men che non si dica, in un paio di giorni appena, il Ministero aveva organizzato quella missione a Eastsea Manor.

Le voci degli Auror distolsero le due donne dai loro rispettivi pensieri.
“È l'ora di agire. Signora Tonks, apra questo cancello, per favore.”
Andromeda rabbrividì leggermente e, dopo un ultimo sguardo alla figlia, avanzò, seguita da Ninfadora.
Il cancello che delimitava la tenuta era ormai arrugginito, oltre di esso si trovava un grande giardino un tempo curato, adesso ormai inselvatichito, e in fondo potevano scorgere a malapena, sulla cima di un'alta scogliera, un'antica abitazione in rovina.
“Se questa casa non è più protetta dagli incantesimi dei Black,” dichiarò Proudfoot, “lei potrà entrare… e anche noi.”

La donna osservò intensamente quella cancellata ormai corrosa dal tempo. Quante volte l'aveva aperta per andare a visitare zio Alphard e il suo allevamento di Crup!
Quanto aveva pianto Sirius, venendo a conoscenza della morte dell'uomo.
Sirius.
Senza esitare ulteriormente, Andromeda pose una mano sul freddo ferro e spinse. Il cancello si aprì.

“Bene, adesso tocca a noi,” intervenne Kingsley, spingendo delicatamente la donna da parte. “Jenkins e Bellingham con me a destra, gli altri a sinistra, camminate dietro gli alberi. Ritrovo davanti alla porta dell'abitazione tra dieci minuti!”

E così, senza aggiungere nient'altro, la squadra scelta si mosse nel silenzio più assoluto. Le due donne rimasero fuori dal cancello, scorgendo a malapena le sei figure nella luce del primo mattino.
“Se non si trova qui, non so proprio dove altro potrebbe essersi nascosto,” sussurrò Andromeda.
“In realtà, me l'ha detto Kingsley quando siamo arrivate," rispose la ragazza, “pare che negli ultimi giorni della sua lunga permanenza ad Azkaban, Black fosse ossessionato con Hogwarts. Parlava spesso, nel sonno, della scuola.”
La madre si accigliò.
"Perché mai Sirius dovrebbe essere ossessionato da Hogwarts?”
“Beh, a Hogwarts c'è Harry Potter,” rispose Ninfadora. “Nessuno chiaramente me ne ha parlato direttamente, le poche informazioni che possiedo sono riuscita a origliarle nei corridoi del ministero, ma pare proprio che Caramell e Scrimgeour siano convinti che Black cercherà di infiltrarsi nella scuola.”
“Harry Potter… Merlino, quanto era felice Sirius quando mi disse che la moglie di James era incinta,” sussurrò Andromeda, dopo qualche secondo di penoso silenzio. “Non riesco a crederci, povero ragazzo…”

“Parlano di mettere dei Dissennatori intorno alla scuola, ma a quanto pare Silente non è molto d'accordo,” aggiunse Ninfadora, cercando di scaldarsi le mani e osservando l'orologio.
“Quelle orride creature… intorno a così tanti ragazzi, capisco quanto mio cugino possa includere terrore, ma arrivare a tanto…”
“Le famiglie si sentiranno più sicure, almeno secondo Scrimgeour.”
“Io non sarei mai sicura intorno a quelle creature,” sbottò la donna.
“Fatto sta che se Black non si trova qui abbiamo esaurito ogni possibile opzione. E in tal caso c'è ben poco che possiamo fare, dobbiamo solo attendere un eventuale errore di Black,” rispose la figlia.

Proprio in quel momento, numerose scintille blu apparvero in alto nel cielo ancora scuro.
“Avanziamo,” propose Ninfadora, estraendo la bacchetta e scortando la madre su per il prato ormai inselvatichito.
Ci impiegarono diversi minuti perché la salita era abbastanza irta e le erbacce si aggrappavano con ostinazione all'orlo dei vestiti delle due streghe.
“Là ho baciato per la prima volta tuo padre, “ sussurrò Andromeda, indicando un grosso salice piangente.
“Tu zio…”
“Sapeva, sì. Ma pensava che fosse il capriccio di una ragazzina, non la scelta matura e ponderata di una giovane donna.”
Non dissero nient'altro e, dopo qualche secondo di pausa per riprendere fiato, le due tornarono ad avanzare.

Fuori dalla porta si trovava Kingsley, l'espressione concentrata e la bacchetta ancora in mano.
“Abbiamo esplorato l'esterno dell'abitazione e il suo interno ma non siamo riusciti a trovare nessun segno di presenza umana,” asserì. “Sa se ci sono dei passaggi segreti?” Chiese, rivolto ad Andromeda che subito annuì.
“Ne conosco uno che porta dalla sala da pranzo a una libreria segreta. Lo zio vi nascondeva il whisky incendiario e tutta la robaccia che sua sorella, mia zia, riteneva non adatta a una famiglia Purosangue.”
“Bene, faccia strada.”
Gli interni di Eastsea Manor non erano in condizioni migliori rispetto ai giardini: l'intonaco dalle pareti e dal soffitto era crollato in quasi tutte le stanze e i corridori che percorsero, i pochi mobili presenti rovinati dalle tarme oppure ricoperti da diversi centimetri di spessa polvere.
Nella grande sala da pranzo trovarono il resto della squadra.
“Abbiamo lanciato numerosi incantesimi protettivi,” dichiarò Leitner. “Non è possibile materializzarsi o smaterializzarsi nel perimetro del maniero e qualunque persona dovesse mai mettervi piede farà scattare un’allarme collegato direttamente con il quartier generale Auror.”
Andromeda indicò un grande quadro vuoto appeso accanto al camino.
“Eccolo là. Togliete il quadro e troverete il passaggio segreto.”

A quelle parole l'atmosfera rilassata all'interno della stanza tornò a farsi cupa e tesa. I cinque Auror estrassero immediatamente le bacchette mentre Kingsley, con più delicatezza possibile, spostò la cornice, appoggiandola per terra. In effetti, trovarono una piccola apertura nel muro che dava su una strettissima rampa di scale.
“Se è lassù, ormai non potrà più scappare ma ha una buona posizione per la difesa,” analizzò Proudfoot.
“Avanziamo compatti, incantesimi difensivi pronti, bacchette sulla spalla dell'Auror di fronte,” sussurrò Kingsley. “No, tu no,” sbottò, notando come Ninfadora avesse a sua volta estratto la bacchetta.
“Ma io…”
“Rimani qui con me,” esalò Andromeda. “È troppo pericoloso.”
La ragazza fece per ribattere ma bastò un'occhiata del gruppo di Auror per farle capire che non era l’ora di polemizzare con sua madre e che fosse meglio tacere.

“Uno… due… tre!”
Scandì Shacklebolt.
Al “tre”, gli Auror, in rigorosa fila indiana, entrarono nel corridoio e salirono rumorosamente le scale.
Andromeda e Ninfadora trattennero il respiro ma dalle scale non venne nessun rumore di lotta apparente.
Rimasero ferme, immobili nel silenzio innaturale di Eastsea Manor. Dopo un’attesa che parve lunga un'ora, la ragazza fece per scattare in direzione dell'apertura nella parete quando Kingsley ne sbucò fuori.
“È stato qui,” esclamò mentre altri tre Auror rientrarono nella sala da pranzo, coperti di polvere.

“Ne siete sicuri?”
“Sì, c'erano ancora i segni di un fuoco magico, resti di cibo e coperte,” mormorò Jenkins, tossendo.
“Le coperte erano fredde, così come i resti di cibo e la cenere, ma abbiamo trovato tracce di piedi nello spesso strato di polvere sul pavimento,” spiegò Kingsley. “A occhio e croce direi che se n'è andato di qui quattro giorni fa, forse cinque.”

Alle sue spalle, Ninfadora sentì la madre indietreggiare.
“Oh no, se io…” sussurrò, una mano alla bocca, “se io mi fossi ricordata prima… ma non ci pensavo da anni!”
Si stava dando la colpa. La sua intuizione si era rivelata giusta ma troppo tardiva, Black gli era sfuggito tra le mani come fumo.
“Signora Tonks, non deve farsene una colpa, qui nessuno la accusa,” Kingsley si avvicinò e le pose una mano sulla spalla. “Anzi, ha dato una grande mano alle indagini perché, se non avesse avuto questa intuizione, brancoleremo ancora nel buio.”
“Sì ma è stato tutto inutile…”
“Setacceremo quel passaggio segreto a fondo, anche l'intero maniero se serve. Forse potremmo ottenere degli utili indizi!”
“Quel che è certo è che i nostri presentimenti erano giusti, King,” si intromise Leitner. “Black è in viaggio, forse verso Hogwarts.”

/ / / / / / /

Ci volle del tempo per tranquillizzare Andromeda ma alla fine, dopo un ulteriore ispezione del maniero, Proudfoot accompagnò madre e figlia lontano da Eastsea Manor.
Il ritorno a casa si rivelò piuttosto penoso: le numerose rassicurazioni degli Auror e della figlia non avevano convinto la donna che la fuga di Black fosse colpa sua. Che se non fosse stata così sciocca da dimenticare zio Alphard e il suo vecchio maniero, forse Sirius sarebbe tornato nelle mani del Ministero.

“Non è colpa tua, Meda. Quegli sciocchi al Ministero, avrebbero dovuto occuparsene loro!” Esclamò Ted. “Come hanno fatto a dimenticarsi che Sirius aveva uno zio al quale era molto legato?”
Andromeda annuì ma non sembrava affatto convinta e, dopo aver consumato un triste pranzo silenzioso, si ritirò in camera sua.
“Dalle del tempo,” esordì l’uomo, non appena la porta della camera da letto padronale si chiuse. Ninfadora fece per seguire la madre ma poi, convinto dalle parole del padre, si mise rumorosamente a sedere sul divano, le mani sul volto.
“Mi rattrista vedere mamma così, non è da lei,” sussurrò infine, scuotendo tristemente la testa. “Non l'ho mai vista nascondersi in camera sua.”
“Questa faccenda l'ha colpita nel profondo. E adesso deve affrontare un terrore che ha tenuto nascosto nel suo cuore per quasi dodici anni.”

“Mamma è a pezzi, Black in fuga e il Ministero quasi sicuramente porrà dei Dissennatori a guardia di Hogwarts,” mormorò Tonks, “si prospetta proprio un bell'anno.”
“Sì, sono preoccupazioni che però non ti dovranno coinvolgere più di tanto, Dora. Il tuo lavoro adesso è quello di terminare l'accademia, lascia che siano Kingsley e gli altri a catturare Black,” esclamò Ted, “e lascia che sia io a prendermi cura di tua madre,” concluse con un sorriso.
Padre e figlia si abbracciarono e rimasero stretti a lungo, sul divano sfondato di casa Tonks.

Quando Ninfadora tornò a casa erano ormai le nove di sera. Dopo aver salutato il padre, la ragazza non se l'era sentita di tornare subito nella sua casa solitaria.
Aveva percorso Diagon Alley in lungo e in largo per due volte, osservando le vetrine mangiando un triplo gelato di Florian Fortebraccio. Solo dopo alcune ore solitarie, esausta, aveva infine deciso di rincasare.
Tirò fuori le chiavi da una tasca dei jeans e fece per inserirle nella serratura quando si rese conto che, da sotto la porta, stava filtrando un po' di luce.
Eppure lei le aveva spente quando, quella mattina, era uscita di casa.
Di questo ne era sicura.

Estrasse automaticamente la bacchetta, mormorando “Alohomora” sulla porta che si aprì lentamente.
Poteva sentire distintamente dei rumori provenire dalla cucina. E se fosse stato Black?
Non doveva trovarsi in condizioni fisiche ottimali, dopo una fuga che ormai durava da diversi giorni, forse non aveva nemmeno una bacchetta…
Ma poteva comunque essere pericoloso: un pluri assassino ha altri modi per uccidere che certamente possono non involvere una bacchetta magica.

Sospirò, sudando fredda e avanzando in punta di piedi, per poi tornare a puntare la bacchetta verso la porta socchiusa della cucina. Doveva verificare se effettivamente fosse Sirius Black.
Con la morte nel cuore, esalò: “chi è là?”
La porta si aprì, Ninfadora si concentrò, pronta a lanciare addosso all'intruso uno Stupeficium ben assestato.
“Ehi… mi arrendo!”
Dal piccolo vano era spuntato un ragazzo con lunghi capelli neri, viso olivastro e due splendenti occhi azzurri.
La ragazza sbuffò sonoramente, abbassando la bacchetta.

“Idiota, non potevi avvertirmi?”
“Ci ho provato, è da questo pomeriggio che ti cerco!” Spiegò il ragazzo, pulendo le mani a uno strofinaccio. “Eri irraggiungibile, sono andato dai tuoi ma mi hanno detto che te ne eri andata via dopo pranzo. Alla fine ho pensato che in ogni caso saresti tornata a casa per dormire.”
“Ma come hai fatto a entrare?”
“La porta era aperta.”
Ninfadora imprecò. Era stata così presa dalla missione di quella mattina che aveva commesso un errore da principiante.
Il ragazzo, sorridendo, le si avvicinò e la baciò sulle labbra.
“Ammetto che avevo sperato in un'accoglienza migliore da parte della mia ragazza, dopo una settimana di forzata lontananza.”
“Sì, scusami ma in questi giorni ho avuto la testa altrove, Karim. Se aspetti un po' mi preparo e andiamo…”

Il ragazzo però la interruppe, abbracciandola forte.
“Tuo padre mi ha raccontato tutto, prima, quando sono passato dai tuoi. Mi dispiace, sono un fidanzato pessimo, avrei dovuto essere qui, dalla tua parte,” sussurrò, sciogliendo l'abbraccio e baciandola ancora.
“E perderti il ritiro? No, non avrei potuto permettertelo.”
“Sai che roba, perdere il ritiro precampionato di una squadra che quasi sicuramente retrocederà in terza divisione.”
“Ma tu sei il loro Cercatore…”
“Tu sei più importante,” esclamò il ragazzo. Colmò nuovamente la distanza tra i due e la coppia tornò a baciarsi, in maniera sempre più passionale, le braccia di lei avvinghiate attorno al collo del Cercatore, quelle di Karim intorno alla vita della ragazza.
Staccarsi si rivelò particolarmente difficile.
“A dirla tutta… non me la sento di uscire, stasera,” mormorò la ragazza.
“Nemmeno io,” esclamò Karim, prendendo in braccio Ninfadora e avanzando, a tentoni, verso la camera da letto.

/ / / / / / /

La mattina successiva, dopo aver fatto colazione insieme, Karim uscì presto per tornare a casa e trovare i suoi numerosi parenti.
Quel sabato avrebbero potuto recuperare con tutta calma la serata mondana che Ninfadora programmava da giorni: la ragazza non era in servizio e le partite del campionato di Quidditch di seconda divisione sarebbero iniziate da lì a un paio di settimane.
Nonostante si frequentassero ormai da diverse settimane, Tonks era ancora incerta dei suoi sentimenti verso il giovane Cercatore: stavano bene insieme, possedevano un'ottima intesa fisica, ma non provava dentro di sé quelle laceranti farfalle nello stomaco che l'avevano accompagnata durante la sua prima storia d'amore.

Dopo aver salutato il ragazzo sulla soglia di casa, fece per rientrare quando la sua attenzione venne attratta dalla presenza di un grosso cane nero dall'altra parte della strada, seduto composto vicino ad un'alta siepe
“Ehi, bello!” Esclamò.
L'animale sussultò, spaventato, e si ritirò velocemente, lontano dalla ragazza.
“Così grande e così fifone,” mormorò Tonks, sorridendo, richiudendosi la porta alle spalle.

Stupidostupidostupidoidiotaidiotaidiota.
Sirius corse il più velocemente possibile, cercando al contempo di non attirare l'attenzione dei pochi passanti, sino a quando non trovò un comodo cespuglio dentro il quale nascondersi.
Aveva rischiato troppo.
Stava diventando forse un idiota sentimentale?

Rimase in agguato, le orecchie tese, ma non colse nessun segno di materializzazione nei paraggi e dopo qualche minuto si rilassò.
Avrebbe dovuto correre dritto al suo obiettivo, ma non era così semplice. La scuola avrebbe aperto solo a Settembre e doveva muoversi continuamente per far perdere le sue tracce.
Prima di recarsi verso la Scozia però, ed era uno stimolo più forte di lui, Sirius voleva sincerarsi delle condizioni degli unici parenti che ancora aveva a cuore. Da giorni teneva sotto controllo Andromeda ma non aveva rischiato avvicinarsi: percepiva forti incantesimi difensivi nell'aria vicino l’abitazione della cugina e non era sicuro di come avrebbe reagito la donna.
Si rallegrò, però, vedendola ancora in forma e con accanto Ted Tonks e sua figlia.
Si rivelò ancora più difficile rintracciare Ninfadora, solo il suo olfatto sviluppato glielo aveva permesso, dopo giorni di ricerca. Era ormai diventata una giovane donna, aveva una casa sua, un fidanzato, frequentava l'accademia Auror, da quello che riusciva a capire.
Tutto ciò lo rendeva estremamente orgoglioso e triste allo stesso tempo.
Quanti anni di vita aveva sprecato.

Il sole era ormai alto nel cielo, la temperatura si stava alzando e l'ombra offerta dal cespuglio tentò terribilmente l'Animagus.
Ninfadora era a contatto con il dipartimento Auror, se avessero scoperto che lui, Sirius, poteva trasformarsi in cane, sicuramente l'avrebbe come minimo inseguito.
Ma ciò non era accaduto e quindi questo voleva dire solo una cosa: Remus aveva mantenuto quel segreto.
Remus.
Più di tutti avrebbe voluto rifugiarsi dal vecchio amico ma sapeva che non era possibile e la cosa lo feriva più di ogni altra.
Peter, doveva trovare e ucciderlo e forse le cose sarebbero cambiate, forse Remus gli avrebbe creduto.
O forse no, ma allora la sua vendetta sarebbe stata comunque compiuta. Il gioco sarebbe valso certamente la candela.
Avrebbe affrontato con piacere la morte, una volta divorato quel topo

Cullato dall'ombra e da una leggera brezza, l'Animagus si addormentò per svegliarsi solo a pomeriggio inoltrato.
Si scosse, infuriato con se stesso per tutte quelle ore perse, e, approfittando dell'oscurità, uscì fuori dal suo nascondiglio e tornò a correre verso un'unica direzione.
Private Drive.
Harry.

/ / / / / / /

Karim è un personaggio che ho creato non appena questa storia si è iniziata a formare nella mia mente. Sarà un personaggio abbastanza importante, anche se chiaramente non quanto Remus e non come il primo amore di Tonks (e chi sarà mai?)
E poi Sirius che controlla come stanno gli unici parenti che ha ancora a cuore è un headcanon che ho da anni e sono finalmente contento di averlo potuto mettere per iscritto.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, mi sono divertito a immaginarmi come una squadra d'assalto Auror potesse funzionare, ringrazio GYHoogy2020 per la recensione e chi ha messo la storia tra le preferite e le seguite, ci vediamo al prossimo capitolo!

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