The King of Asil

di AmiliaCross
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Buster si sentiva come se stesse sprofondando nell'acqua, era una sensazione dolce e accogliente. Lo avvolgeva in un tiepido abbraccio e lo cullava con calma, come una madre che attendeva che il sonno raggiungesse il proprio neonato. 
Era questo che si provava a morire? 
Buster pensò che fosse così gentile da fargli desiderare di morire per mille altre volte. Dopo aver combattuto una malattia mortale per tutti quei mesi, una sensazione talmente piacevole come quella lo colse alla sprovvista. 
Per diverso tempo la sua mente non aveva elaborato alcun pensiero concreto, godendosi il riposo.
Non aveva paura, ma questo non era dovuto a ciò che stava provando in quel momento. 
No, lui sapeva che con la morte la sua vita sarebbe cambiata solo nel meglio. 
Era grato all'umanità, la quale meschinità e curiosità l'aveva spinta ad infrangere una delle leggi più antiche e irremovibili. 
L'uomo aveva combattuto la morte con la sua arma più forte, la scienza, e l'aveva battuta. La Macchina dei Sogni era un meccanismo complesso, che superava anche la più utopistica delle aspettative, un'arma che mirava alla più antica e profonda fobia di ogni essere vivente. 
Attorno a Buster l'oscurità danzava creando figure senza una forma precisa, probabilmente un'illusione della sua vista affaticata nel vedere solo quel colore scuro. Stava aspettando impaziente che qualcosa cambiasse davanti a sé. 
A breve, pensò, si sarebbe risvegliato in un mondo nuovo, vivendo una vita nuova.
Prima che morisse, i medici dell'ospedale gli avevano spiegato il funzionamento di quella macchina. Buster non avrebbe ricominciato di nuovo da zero, come un neonato. Ma bensì come il diciannovenne che era nel momento della morte.
Se fosse stato in grado di percepire il suo corpo in quel momento, avrebbe potuto dire di sentire il cuore battergli contro il petto per l'agitazione.
"Ho sopportato tutta questa sofferenza per troppo tempo." pensò. "Finalmente avrò una ricompensa."
La parte migliore di quando gli avevano spiegato ciò che gli sarebbe accaduto dopo la morte, fu quando Buster dovette compilare un modulo in digitale per la descrizione del mondo nel quale desiderava vivere.
Perché sì, la parte che tutti preferivano della Macchina dei Sogni era il fatto che la reincarnazione non fosse casuale. Il testamento di molte persone si era allargato alla descrizione di ciò che avrebbero voluto dopo la morte.
C'era chi desiderava diventare un calciatore famoso, una volta morto la Macchina dei Sogni lo avrebbe fatto risvegliare in un mondo dove egli era già facente parte di una buona squadra di calcio.
La gente non temeva più dunque l'arrivo della morte, ma il timore di non poter scegliere in tempo.
Avendo i giorni contati, Buster ebbe tutto il tempo per pensare a ciò.
Mentre la sua coscienza aspettava il risveglio, pregustava già quello che da lì a poco sarebbe accaduto, rammentando le scelte che aveva compilato nel modulo.
Una bella villa al mare, possibilmente senza troppi vicini attorno. Aveva richiesto di avere anche una famiglia benestante, così da non doversi affaticare per trovare un lavoro. E per ultimo, ma non per importanza, donne.
"Una bella vita adagiata con tante belle ragazze tutte per me. Mi sembra il minimo da richiedere... Praticamente tutto ciò che non ho avuto nella mia vita precedente."
A Buster pareva una richiesta alquanto umile, poiché al fin fine non era nemmeno estremamente complessa.
Esigente, forse, ma non esagerata.
Il ragazzo era decisamente impaziente, voleva svegliarsi al più presto. Era la stessa situazione di chi si ritrova in un sogno spiacevole e non riesce ad uscirne, pur sapendo di star dormendo.
La sua mente semi sveglia si perse in diversi pensieri, passando il tempo giocherellando con le immagini che il suo cervello gli faceva vedere.
A tali forme si aggiunse una melodia lontana, che pian piano iniziava a rendersi più udibile. Aveva un ritmo abbastanza vivace, che si ripeteva di continuo. Sembrava quasi...
"La sveglia!"
Le palpebre pesanti si schiusero stanche, permettendo alla luce mattutina di entrare nel campo visivo del ragazzo. Con la vista ancora offuscata dal sonno, trovò difficile identificare ciò che gli si trovava attorno.
Le coperte aggrovigliate attorno al suo corpo erano soffici e calde, capaci di far desiderare anche alla più energica delle persone di passare altri cinque minuti a dormire.
Lentamente, costrinse i suoi occhi a mettere a fuoco. Stava aspettando di vedere quanto grande e lussuosa fosse la sua nuova camera da letto.
Di fronte a sé, stava guardando un soffitto pallido, circondato da quattro mura strette dello stesso colore smorto. Appena volse lo sguardo di lato, poté vedere un armadio di legno scuro vicino al bordo del letto. La distanza fra quest'ultimo probabilmente era a malapena sufficiente per far aprire le ante completamente.
"Che razza di posto è questo? Sarebbe questa la mia stanza di lusso?" 
Quando si tirò su col busto, parte della coperta cadde oltre il bordo del materasso. Quel movimento gli recò un tremendo capogiro. 
Si era mosso normalmente, eppure si era accorto che in quel movimento vi era molta più forza del dovuto. 
"Dannazione. Sono stato sul letto d'ospedale così tanto che non ricordo nemmeno com'è avere un corpo sano e forte."
Nella sua vita precedente egli aveva vissuto in una famigliola modesta, né ricca ma nemmeno eccessivamente povera. 
Quella stanza era grande la metà di quella che aveva prima di morire. Pensò che, in confronto, le camere d'ospedale fossero fra le tre le più vicine ad essere paragonabili alla stanza di un castello.
Abbassò lo sguardo sul proprio corpo, osservando con interesse come questo fosse più in forma del precedente. Aveva dormito con solo un paio di pantaloni addosso, ora che non aveva più le coperte su di sé iniziava ad aver freddo. 
Si alzò con calma, reggendosi al bordo in legno del letto. Una volta in piedi vide il proprio riflesso attraverso uno specchio ovale appeso al muro. 
Alzò entrambe le mani sul proprio capo, intrecciando le dita con dei soffici capelli. Buster trovò strano quel tocco, non era più abituato ad avere dei capelli sulla testa. Capelli lisci e corvini, un colore non naturale, probabilmente una tinta che mostrava sfumature bluastre in contrasto col sole. In quel momento erano abbastanza arruffati per aver dormito. 
Il suo aspetto era completamente diverso da quello che aveva nella sua vita precedente. Pelle candida e liscia, con un paio di occhi verde smeraldo. 
"Cavolo, non ho più una faccia da sfigato! Cosa ho fatto di male per non avere un aspetto tanto affascinante fin dall'inizio?"
Nonostante la prima impressione su quel mondo non fosse stata una delle migliori, rimase soddisfatto del proprio aspetto. Osservandosi per un po' allo specchio, notò diversi particolari nella sua visuale.
In alto a sinistra vi erano due barre orizzontali una sopra l'altra. La prima era verde, con accanto le iniziali 'P.V.' , quella in basso aveva un colore azzurro cenere e portava di lato le iniziali 'P.S.'.
Dall'altra parte, in alto a sinistra, vi era un piccolo quadratino bianco.
Buster provò a spostare il capo in diverse direzioni, ma questi rimanevano incollati alla sua visuale. Prima era evidentemente rimasto troppo sconvolto dallo squallore di quella stanza per non accorgersene.
"Sembra un videogioco." fu il pensiero che gli era passato per la mente, mentre posava il suo sguardo verso il quadratino in alto. Fissandolo per una manciata di secondi, si aprì davanti a sé una schermata semi trasparente. 
La parola 'Menù' era scritta esageratamente grossa in alto, mentre a caratteri più piccoli sotto recitava la seguente frase: 'Benvenuto nel regno di Asil. Qui puoi controllare il tuo stato e tutte le informazioni riguardante le tue abilità, i luoghi e i personaggi che incontri!' 
La sezione principale comprendeva i due terzi della schermata completa. Sotto questa descrizione vi erano replicate le due barre che Buster aveva visto poco prima. 
"Oh, a quanto pare P.V. sta per 'punti vita' e P.S. sono dei 'punti spirituali'. Cos'è questo? Sono finito veramente un in un videogioco!" 
Il ragazzo alzò una mano davanti a sé, questa passò attraverso la schermata. Si domandò se anche altri potessero vederla oltre a lui. 
Capì di poter interagire con essa solo con lo sguardo. 
Nel lato sinistro della schermata vi stavano 4 finestrelle che avrebbero aperto diverse altre schede: profilo, personaggi, abilità, mappa. 
Come se fosse la pagina web di un omonimo social network, al di sopra di essi vi stava un riquadro circolare con una sua immagine in primo piano. 
Buster pensò che fosse il caso di dare un'occhiata prima di iniziare ad esplorare i dintorni.
Seguendo l'ordine delle finestrelle partendo dall'altro, selezionò quella che l'avrebbe portato alla sezione dedicata alle sue informazioni personali. Una seconda finestrella bianca si sovrappose al posto della prima.
Gli parve di star guardando il profilo di qualcuno su un sito d'incontri.
Il riquadro circolare della foto era ripetuto anche in quella pagina, accompagnato da una serie di informazioni.
"Buster Oak... Okay, nome ed età sono gli stessi che avevo anche prima, perciò non dovrebbero esserci problemi per abituarsi a un nuovo nome. Anche la data di compleanno non è cambiata."
Controllò ogni voce, quali gruppo sanguigno, allergie e preferenze alimentari.
"Non ho allergie? Wow! Prima ero allergico ad una marea di cose. Aspetta, che significa che amo il tonno? A me il tonno fa schifo!"
Stava ancora contemplando quali dati fossero cambiati e quali invece erano rimasti gli stessi, quando si accorse di una sezione più grande riguardante la sua storia.
"Ma certo. Ho diciannove anni, perciò si suppone che io abbia già un passato prescritto qui."
Quella era la parte più complicata secondo Buster.
Poiché la reincarnazione non lo avrebbe fatto ripartire come neonato, era possibile che un passato della sua persona in quel mondo fosse già stato implementato per lui.
Dal punto di vista di Buster, era come se avesse preso il posto di un altro ragazzo. O più semplicemente, come quando all'inizio di un videogioco viene mostrato il passato del protagonista, per poi dire al giocatore 'Bene. Ora hai libera scelta su come continuare, buona fortuna!'
Dal punto di vista degli altri abitanti di quel mondo, dunque, egli non appariva dal nulla da un momento all'altro.
Questo non avrebbe complicato le cose se una persona avesse chiesto alla Macchina dei Sogni di avere una vita da attore miliardario, magari già in possesso di una villa e con una buona fama.
Anche se, in quel momento, Buster iniziò al domandarsi se la Macchina dei Sogni non facesse di testa sua.
"Chissà quanti sono in situazioni come la mia? Non c'è proprio modo per contattare i piani alti? Qualcuno che sistemi questo errore?"
Buster mise da parte le sue domande per concentrarsi e leggere la storia che stava scritta su quella finestrella.
A quanto pare non raccontava ogni cosa nel dettaglio, ma riportava solo gli eventi più significativi. Stava leggendo la storia di un orfano cresciuto in una città portuale.
"Amici, lavoro, pesca, ancora lavoro... Niente ragazze?"
Una piccola fiamma alimentata dalla rabbia si accese nello stomaco di Buster. Nulla di quello che aveva richiesto prima di morire si era avverato. Non aveva una casa di lusso, nessuna ragazza che gli girasse attorno stando a quel Menù... L'unica cosa coerente era la vicinanza con il mare.
"Come se questo potesse compensare le cose!" con un colpo della mano tentò di colpire la finestrella del Menù, che però venne solo attraversata dall'arto.
Imprecò ad alta voce, spaventandosi da solo nel sentire come anche la sua voce fosse cambiata. Era più profonda, perfetta per un ragazzo della sua età. Aveva sempre pensato che la sua voce nella sua vita precedente fosse troppo giovanile per i suoi gusti. 
Pensò che arrabbiarsi non avrebbe risolto i suoi problemi, perciò con una freccetta in alto della finestrella tornò al Menù principale. 
"La situazione di partenza non è delle migliori. Però ho sempre un bell'aspetto e un lavoro. Posso trovare un modo per migliorare le cose."
Con questo piccolo pensiero motivazionale passò a controllare la sezione dei personaggi. Al suo interno vi era un elenco numerato. Ciascun elemento aveva un riquadro con una foto e a lato un nome. Buster provò a selezionare il primo nome nella lista, aprendo così una nuova pagina che mostrava i dati della singola persona. 
Si dovette sedere nuovamente sul bordo del letto per trovare le forze di controllare bene il tutto, voce per voce.
Passò parecchio tempo, ma Buster era intenzionato a controllare tutto per non trascurare nulla. Ma esaminando persona per persona comprese che l'elenco non era casuale. 
Questo era ordinato ponendo ai primi posti le persone aventi un maggior numero di informazioni. Coloro che possedevano le schede più riccamente complete erano poco più di cinque.
"Oh, quindi questi dovrebbero essere i miei amici? Non è pessimo come inizio".
Più andava avanti a controllare, più le schede si facevano corte e con poche informazioni. Nella maggior parte di queste vi era solo il nome della persona e che tipo di pesci o esche era solito comprare.
Evidentemente venivano salvate solo le conoscenze che Buster aveva appreso su ogni persona nel suo ipotetico passato in quel mondo, così come funziona un normale cervello umano.
"Certo che così è più semplice ricordare la faccia di una persona solo dal nome se si ha questo elenco."
Egli non aveva ancora finito di contemplare quella lista quando un rumore esterno lo riportò con i piedi per terra.
Con uno scatto si alzò dal letto, chiudendo la finestrella del Menù con una 'X' sull'angolo in alto a destra. Lo stesso rumore si ripeté una seconda volta con più enfasi, qualcuno stava bussando alla porta.
Buster parve metterci alcuni istanti prima di ricordare che dinnanzi a quella situazione sarebbe dovuto andare ad aprire la porta. Il suo cuore fu attraversato da una piccola scarica di agitazione, quella sarebbe stata la prima persona che avrebbe incontrato in quel nuovo mondo.
Quando afferrò il ferro freddo della maniglia le sue dita tremolavano appena, la porta si aprì con un cigolio.
Il ragazzo che stava bussando dall'altra parte della porta era poco più alto di Buster. Indossava un indumento simile ad una camicia grigia, accompagnata da un giacchetto nero leggero. I pantaloni di stoffa dello stesso colore arrivano poco più in su delle ginocchia.
La sua pelle era piuttosto pallida, resa ancora più chiara dalle vesti scure.
Il volto del giovane aveva lineamenti fini, circondato da dei capelli lisci e biondi che gli ricadevano al lato del viso. In parte erano legati dietro il suo capo, da sciolti avrebbero raggiunto le sue spalle.
Il ragazzo aveva un braccio alzato come se fosse stato interrotto dall'atto di bussare nuovamente alla porta. Nel vedere che l'altro aveva dato un segno di vita rise. Il sorriso che mostrò in quel momento era caldo come un raggio di sole.
-Allora sei sveglio. Non ti avevo ancora visto e pensavo fossi caduto in letargo.- parlò, la sua voce era delicata.
Il vero Buster non aveva mai incontrato quel giovane di persona, eppure riconobbe il suo volto fra quelli dei personaggi che aveva appena controllato nella lista del Menù.
"Mardic Goldeneyes, se non ricordo male." ripeté a mente il nome del giovane che aveva di fronte. Egli era il primo della lista, nonché quello con un maggior numero di informazioni riportate dal Menù.
Buster rammentò velocemente ciò che aveva letto a riguardo.
In quel mondo Mardic sarebbe dovuto essere il migliore amico di Buster. Entrambi orfani, erano amici fin dall'infanzia. La descrizione di quel personaggio si concentrava perlopiù sul carattere del giovane, assieme ad alcuni eventi che i due avevano condiviso.
Buster non si era soffermato per troppo tempo su questi dettagli, poiché la maggior parte raccontava di come i due lavorassero assieme al porto della città, allenandosi nel tempo libero ed esplorando le terre nei dintorni.
Nella sua vita precede Buster non aveva avuto molti amici. Con l'inizio dell'adolescenza si era rinchiuso in casa vivendo la classica vita da asociale. Anche se quel sistema gli aveva donato alcuni amici per la sua nuova vita, non aveva la più pallida idea di come interagire con loro.
Per un istante fu tentato di chiudere la porta in faccia al ragazzo e tornare sotto le coperte. Magari stava ancora sognando, probabilmente si sarebbe svegliato presto nella villa che gli aspettava realmente.
-Buster?- Mardic richiamò nuovamente il ragazzo, riportandolo con i piedi per terra. Il più basso sobbalzò, innescando nel biondo una piccola risata.
-Come mai oggi non ti sei svegliato presto? Solitamente a quest'ora sei già ad allenarti nella radura.-
Buster scosse la testa, dovendosi subito inventare una scusa. -Non preoccuparti, sto bene. Sono solo un po' più stanco del solito, ho pensato quindi di dormire qualche ora in più. Avevo bisogno di recuperare qualche ora di sonno.-
Sentì gli occhi del ragazzo scrutarlo per un po', come per assicurarsi che stesse effettivamente bene. Questi avevano un innaturale colore dorato, il ché rendeva il suo sguardo ancora più profondo. Guardandolo in volto era difficile non soffermarsi ad osservare quel paio d'occhi per più tempo del dovuto.
-Sei per caso andato a letto tardi ieri sera?-
Buster si morse l'interno guancia. La storia sul suo profilo non raccontava di certo per filo e per segno cosa avesse fatto ogni singolo giorno. Pensò di dover fare attenzione ai discorsi per non risultare strano. -Non è quello il punto. Non ho dormito molto bene gli ultimi giorni, tutto qui. Forse il materasso sta diventando più scomodo.-
Scrutò il volto del maggiore, per vedere se la risposta fosse credibile o meno per lui.
Mardic aveva mostrato per un singolo istante un'espressione accigliata, ma era sparita ben presto dietro quel sorriso allegro.
-Credo che dovrai fartelo passare per buono, dobbiamo risparmiare i soldi. Comunque sei già in ritardo, vedi di fare in fretta a vestirti.-
Con quelle ultime parole aveva dato un lieve pugno alla spalla di Buster. Quest'ultimo pensò, a quel punto, che forse aprire la porta e presentarsi con solo i pantaloni addosso e i capelli scompigliati non l'aveva aiutato a dare una bella impressione. Brontolò: -Aih. Certo che faccio presto. Per chi mi hai preso, una ragazza? E poi in ritardo per cosa? È ancora presto per il nostro turno di oggi.-
Mardic parve rivolgergli un'espressione carica di compassione, come se stesse parlando ad un bambino. -Questa mattina sei proprio con la testa fra le nuvole, eh? Se rimani ancora qui non avremmo molto tempo per il mercato. Su forza, datti una sistemata. Io ti aspetto qui fuori, se non fai in fretta andrò da solo.-
E così, il corvino si ritrovò a chiudere la porta della stanza mentre l'altro ragazzo scendeva le scale per raggiungere il piano terra.
Buster non era dell'umore giusto per andare al mercato. 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

La luce del sole sorto ormai da un paio d'ore si rifletteva sugli occhi dorati di Mardic. Il biondo attendeva l'amico al di fuori dell'abitazione, la schiena poggiata al muro bianco di questa e le braccia comodamente intrecciate sopra il capo.

Fu questo che Buster vide quando scese le scale uscendo a seguito dalla porta principale.
-Non avevi detto che saresti andato da solo?- scherzò il corvino.
Egli aveva cambiato i suoi abiti da notte con altri vestiti. A suo malgrado, all'interno dell'armadio non aveva trovato nulla di lussuoso.
Solo diverse felpe, giacchette, pantaloni e magliette che sembravano tutte uguali.
Ma non aveva altri abiti a disposizione per il momento, perciò dovette accontentarsi.
-Avevo il timore che questa mattina potessi perderti.- Mardic rispose con la stessa ironia che aveva ricevuto. Si spostò dalla sua comoda posizione. -Forza, hanno finito di sistemare gli ultimi banchi già da diverso tempo.-
Il mercato, giusto. Buster non aveva molta voglia di mettersi ad osservare le bancarelle, in quel momento aveva altre priorità in mente.
Vi erano diverse sezioni del Menù che ancora non aveva visto per bene, quella delle abilità e della mappa.
Si domandava cosa contenesse la prima. Quel Menù gli ricordava molto le impostazioni di un videogioco, se il mondo nel quale era rinato era simile allora egli possedeva anche abilità speciali?
"Chissà quali sono allora? Posso volare? Padroneggiare il fuoco? Se non ho cominciato questa nuova vita avendo soldi e donne a disposizione posso forse non abbattermi del tutto."
Il ragazzo aveva deciso di controllare meglio questi dettagli, rimandando però la faccenda a quando si sarebbe separato da Mardic, così da avere una sosta di completa calma per riflettere.
Per quel momento decise di seguirlo lungo la strada che il biondo aveva intrapreso. Avrebbe dovuto comportarsi come suo amico, ma Buster non credeva ancora completamente di esserne in grado. Non dopo aver passato diversi anni interagendo solo e unicamente con la propria famiglia.
Ma il ragazzo che camminava accanto a lui in quel momento aveva un'espressione abbastanza allegra e serena.
"Da quel che ho letto non ha un carattere troppo complicato. Non sarà un'impresa impossibile."
Le strade di quella città parevano alquanto strette per i gusti di Buster. Un singolo edificio non era di per sé molto grande, ma il ragazzo poté notare che man mano che camminavano questi parevano essere costruiti l'uno sopra l'altro, creando abitazioni più grandi. Sembravano grosse case di lego bianche incastonate fra di loro. Buster ipotizzò che si stessero dirigendo dalla periferia verso il centro della città.
Al di sopra di sé poté osservare diversi stendardi collegati da un edificio all'altro, con triangolini colorati. Alcune abitazioni in alto erano addirittura collegate fra loro da dei ponti, unendo così le case da un lato all'altro della strada. Il vetro delle finestre rifletteva la luce in molteplici colori. Diversi balconi ricchi di piante e fiori davano altrettanti dettagli colorati a quell'immagine.
I tetti delle abitazioni erano alti e appuntiti, un esagerato numero di camini si innalzava fra di essi. In molti rilasciavano nel cielo scie di fumo bianco. Un agglomerato di colori e dettagli esagerati capaci di attirare e confondere la vista come l'immagine di una spirale bianca e nero in movimento.
Buster non aveva mai visto abitazioni simili e ne restò meravigliato.
Accanto a sé la risata di Mardic risuonò al di sopra del clamore della città. Il corvino si accorse solo allora dello sguardo che aveva addosso. L'amico gli stava rivolgendo la stessa espressione compassionevole di quella mattina.
-Mi chiedo cosa avrai mai fatto questa notte per avere uno sguardo tanto scombussolato e distante.- Esordì il biondo.
Buster si preoccupò di riportare lo sguardo davanti a sé. Raddrizzò la schiena rilassando poi i muscoli della faccia affinché il suo volto ritornasse ad avere un'espressione normale.
-Te l'ho già detto. Il materasso era scomodo, ho dormito male.- fu la risposta che Buster scelse.
-Sembra quasi che tu non abbia mai visto Borrian.-
Quello appena pronunciato dal giovane era il nome della città nella quale si trovano i due ragazzi. Buster aveva appreso quelle formazioni grazie al Menù, mentre controllava in breve tempo i dati sulle persone conosciute.
"Ovvio che non la conosco, sono appena resuscitato in questo mondo!" avrebbe tanto voluto rispondere, ma sapeva di non poter rischiare così tanto. "Tu conosci me, ma io non conosco te e il resto di questa città. Aah... Com'è strano."
Buster si giustificò così con una risata. -Ma che stai dicendo? Sto solo osservando i dintorni. Hai detto tu per primo che volevi vedere il mercato, questa mattina me ne ero solo dimenticato.-
Stava guardando davanti a sé, ma per qualche istante si sentì addosso ancora lo sguardo del biondo. Buster pregò in silenzio che questo non cogliesse qualche anomalia nel suo comportamento. Sul Menù che aveva controllato prima di uscire di casa vi stava riassunto gran parte del personaggio che avrebbe dovuto interpretare. Eppure non vi era alcuna notizia sul suo carattere, ed egli non era sicuro al 100% che il Buster che in quel mondo conoscevano avesse il suo stesso modo di fare.
Se fosse stato una persona completamente diversa? Lo avrebbero preso per matto.
"Beh... La gente può cambiare, anche se non succede da un giorno all’altro."
I dubbi del giovane furono momentaneamente interrotti dalle successive parole di Mardic: -Esatto! Vediamo che vendono di interessante!-
Le strade di quella città non solo erano strette, ma molte erano addirittura divise da un canale. Buster si era sporto per vedere oltre al bordo del marciapiede. L'acqua non sembrava troppo profonda, ma era ben pulita e si potevano vedere diverse rocce nel fondo. Alcuni pesci colorati nuotavano tranquilli fra di essi. Il ragazzo si dovette allontanare quando una piccola gondola passò per quel canale, trasportando un uomo occupato a remare e a dirigere l'imbarcazione, assieme a due donne sedute comodamente dall'altro lato all'ombra dei loro ombrellini di pizzo beige. Spettegolavano e squittivano come due topine ben vestite, fecero l'occhiolino a Buster non appena lo notarono. Il ragazzo si allontanò, paonazzo in volto.
Il mercato tanto nominato da Mardic comprendeva una serie di bancarelle poste ai lati delle strade, accanto alle abitazioni. Molte di queste occupavano parecchio spazio. Buster e Mardic non erano gli unici a percorrere le strade della città, perciò a volte risultava difficile passare senza dover urtare qualcuno.
Vi erano molti vicoli ed incroci. Il corvino pensò che quella mattina se Mardic lo avesse lasciato da solo, si sarebbe realmente perso fra tutte quelle strade.
Fino a quel momento aveva già posato lo sguardo su diverse bancarelle. Queste avevano colori vivaci, sgargianti ed esagerate decorazioni con l'unico scopo di attirare l'attenzione. E Buster pensò che ci avevano proprio preso.
Il ragazzo non sapeva dove posare lo sguardo, i mercanti richiamavano ad alta voce per attirare ulteriormente l'attenzione dei paesani.
-Miele fresco di alta qualità!-
-Signora, le piacerebbe dare un'occhiata a questi cappelli?-
-Abiti all'ultima moda! Edizione limitata, signori!-
-Amuleti a prezzi speciali! Ne abbiamo di ogni tipo!-
Buster aveva pensato di non essere dell'umore giusto per il mercato, ma ora che aveva visto così tante merci sconosciute avrebbe preferito fermarsi per curiosare meglio.
Aveva passato diversi anni in ospedale, perdendosi molto del mondo, ma aveva capito subito che molte delle merci in vendita non esistevano sulla sua Terra.
La bancarella accanto a lui era allestita con un telo rosso acceso, al di sopra vi stavano pietre e metalli dagli strani colori e dalle insolite forme.
Quella davanti a loro invece assomigliava più ad un capanno allestito sotto ad un ombrellone giallo. Qui vi stavano diverse gabbie. Gli occhi di Buster dovettero soffermarsi più volte ad osservare prima di comprendere che gli animali al loro interno erano di diverse specie a lui sconosciute.
Mardic parve notare dove lo sguardo dell'amico era rivolto in quel momento.
-Vuoi un animaletto da compagnia?-
Chiamare quegli esseri "animaletti da compagnia" era abbastanza esagerato per Buster. Nella gabbia più vicina ai due vi stava una piccola creaturina dal pelo color cenere. Questa assomigliava molto ad uno scoiattolo, ma la coda era decisamente più lunga e sottile, facendo pensare ad uno strano incrocio fra questo animale e una lucertola gigante. Da quando si erano avvicinati, il ragazzo lo aveva visto più volte aprire la bocca per emettere piccoli versi striduli, simili al cinguettio di un canarino non del tutto in salute. I denti al suo interno, piccoli ma decisamente affilati, avevano fatto desiderare al ragazzo di gettare via la chiave che apriva quella gabbia.
-Sono a posto così.- rispose il Buster. -E poi non dovevamo risparmiare soldi? Piuttosto che spenderli in questo modo preferisco avere degli abiti e una stanza migliore.-
Mardic sembrava avere intuito tale risposta già da prima che l'altro potesse replicare. -Ciò che abbiamo è già fin troppo.-
I due concordarono in silenzio di porre fine alla discussione con un semplice sguardo. Proseguirono dunque lungo il sentiero.
Oltre alle abitazioni vi stavano diversi negozi che spiccavano particolarmente fra di queste. Tutto attorno a loro sembrava voler richiamare l'attenzione, tutti sembravano voler vendere qualcosa.
Buster suppose che in quella città l'economia e i mercanti trovassero ogni giorno il proprio posto.
Non era difficile da immaginare, ma quella era una città abbastanza movimentata.
"Se è così perché mi sono svegliato in un buco di stanza? Quel luogo sembrava più un alloggio per barboni senza una casa. Non potevo avere un posto anche io qui in centro?"
Il ragazzo aveva già abbandonato la speranza che quello fosse solo un sogno, nell'attesa di risvegliarsi nel vero mondo che aveva richiesto prima di morire. Si sentiva ingannato, ma non poteva sapere se quello fosse tutto il risultato di un errore umano, o se la Macchina dei Sogni non funzionava davvero come gli era stato promesso.
Il ragazzo alzò lo sguardo verso l'alto. Oltre i camini e i tetti appuntiti delle abitazioni, un azzurro chiaro e pulito da ogni nuvola ricopriva il cielo. Un caldo raggio di sole riusciva a superare tutte quelle abitazioni per accarezzare dolcemente la pelle del giovane. Questa luce era abbastanza calda, Buster suppose che fossero agli inizi della primavera.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che egli era riuscito a godersi una giornata simile, se non da dietro il vetro di una finestra d'ospedale. Riusciva ancora a ricordare cosa si provasse a correre nei prati verdi, con il vento che passa fra i capelli e i vestiti? Non ne era certo.
Fra il clamore vivo della città, fra schiamazzi, chiacchiere e risate, ebbe l'occasione per schiarirsi le idee.
Egli era stato accecato fino a quel momento dall'idea di voler una villa al mare, con tutto il lusso che aveva richiesto, che non aveva ancora pensato al dettaglio più importante.
Era ancora vivo. Gli era stata data l'opportunità di scampare ad una morte che gli era già stata annunciata da mesi, senza dover più trascinare con sé il fardello avere di una malattia terminale.
Ma in quel momento il ragazzo non ebbe abbastanza tempo per pensare a quanto egoista fosse stato tale pensiero.
Una piccola massa di vestiti verdi gli era appena corsa addosso, colpendolo dritto al petto.
-Aih!- seguì lo schiamazzo di una voce fine e acuta.
Ciò che lo aveva colpito non era altro che una piccola bambina di circa sette anni. Buster abbassò lo sguardo per assicurarsi che questa stesse bene, ma la giovane si alzò subito da terra, scusandosi e raggiungendo di corsa un gruppetto di bambini. Parevano giocare ad un gioco simile all'acchiapparella.
Quel colpo lo aveva fortunatamente riportato con i piedi per terra, facendogli interrompere quei pensieri. Decise di rimandare anche questa faccenda a più tardi.
-Forse dovremmo raggiungere una zona meno affollata.- Buster si rivolse all'amico. Voltandosi, tuttavia, non riuscì a vedere nessuno che somigliasse a Mardic fra la folla circostante.
Cercò con lo sguardo in diverse direzioni, non sapendo se l'altro fosse rimasto indietro, o se fosse andato avanti senza accorgersi della sua assenza.
"Cavolo, non dirmi che ora mi sono perso veramente."
Cercare di orientarsi fra la folla nel mercato era impossibile. Buster aveva percorso quel tragitto con la testa fra le nuvole, non era sicuro di poterlo fare a ritroso per tornare al sicuro nella sua povera stanza.
L'unica soluzione in quel momento, era quella di continuare ad avanzare.
Il ragazzo superò quella catena di vicoli e strade strette, raggiungendo una piazza circolare, molto più spaziosa. Gli edifici circondavano la piazza, al suo centro vi stava una fontana grossa e vistosa.
Un serpente di pietra bianca saliva attorcigliato a quello che sembrava un albero. Da sette dei suoi rami uscivano piccole cascate di acqua chiara e pulita.
Il ragazzo si avvicinò, sedendosi ad una delle panchine in pietra che stavano attorno alla fontana. Non si sorprese nel vedere piccole pietre colorate e monete sul fondale di questa.
Perlomeno sapeva così che alcune abitudini e modi di fare non erano completamente differenti dal mondo nel quale era nato.
"Dovrò imparare ad orientarmi al più presto. Non posso continuare a perdermi senza la guida di quel ragazzo."
Successivamente a quel momento, Buster ebbe il dubbio di averlo evocato proprio col pensiero.
Udì la voce del biondo dietro di sé, ma prima ancora di potersi voltare qualcos'altro rientrò nel suo campo visivo.
-Eccoti qui! Potevi avvisare prima di allontanarti.- Mardic aveva raggiunto il ragazzo alle sue spalle, in quel momento stava reggendo davanti al volto di Buster uno strano dolce.
Questo era avvolto attorno ad un bastoncino di legno. Lo percorreva a spirale, così come il serpente con l'albero nella fontana alle loro spalle. Sembrava fatto con lo stesso materiale dello zucchero filato, ma più compatto. Sopra vi stava una glassa simile al cioccolato.
Un veloce sguardo concesse a Buster di capire che Mardic aveva comprato due di quei dolci, uno a testa. Probabilmente era questa la ragione per la quale i due si erano persi di vista.
-Non sono un bambino, non ho bisogno di tutta questa supervisione. Sei tu ad essere sparito da un momento all'altro.- Mentì il corvino, sapeva bene che ancora non conosceva le strade di quella città, tantomeno il resto del mondo all'esterno.
Afferrò la base del bastoncino, la pelle delle sue mani incontrò un lieve strato di zucchero appiccicoso che era rimasto attaccato anche alla base del legno.
-Non abbiamo ancora fatto colazione.- prese parola l'amico. Senza che nessuno lo interpellasse, si sedette dall'altro lato della panchina. -Ho visto questi dolci e sembravano invitanti. Non dire a Cora che ho speso altri soldi alle bancarelle.-
Buster non prestò molta attenzione a ciò che l'altro stava dicendo, lo sentì solo dire che ci teneva a non vedersi più i capelli tagliati durante la notte.
In quel momento la mente di Buster era catturata da ciò che stava avvenendo ad un lato distante a loro della piazza.
Un piccolo palco in legno era stato costruito momentaneamente, probabilmente in corrispondenza dei giorni riservati al mercato. Sopra di esso, un uomo dai sgargianti vestiti stava parlando ad un pubblico che attendeva al di sotto. Il corvino non riusciva ad udire le parole che questo stava rivolgendo al popolo. Dietro di lui vi stava una fila di uomini e donne, chi più giovane e chi più avanti con l'età. Tutti questi erano caratterizzati da una pelle pallida, bianca, vestiti leggeri e poco curati.
A seguito di un cenno da parte del presentatore, da questa fila avanzò un bambino. Aveva un caschetto nero non molto curato, alcuni ciuffi di capelli gli ricadevano sugli occhi. Egli fece un giro su sé stesso come per farsi vedere meglio dal pubblico, fu solo allora che Buster si accorse che tutti loro tenevano le mani dietro la schiena non per comodità, ma perché queste erano legate da una corda.
Mardic notò dove lo sguardo dell'amico fosse in quel momento ed intervenne prima che l'altro potesse esprimere il proprio commento.
-Penso che dovremmo muoverci. Ci staranno aspettando al porto.-
Buster riuscì a leggere fra le righe di quella frase. Nemmeno a Mardic faceva piacere assistere ad una vendita di schiavi.
La panchina fu presto lasciata dai due, che si trascinarono a dietro il loro silenzio.
Il ragazzo aveva ancora in mano il dolce che Mardic aveva comprato per lui. L'aspetto era invitante, quando egli diede il primo morso pensò di aver trovato il suo nuovo cibo preferito. Quel dolce era caldo, probabilmente era stato preparato sul momento. Il suo sapore era delicato, con un ripieno di cioccolata che si scioglieva non appena entrava in contatto con la bocca.
Anche senza un commento espresso ad alta voce, Buster e Mardic concordarono che quella fosse un'ottima colazione.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


L'aragosta all'interno dell'acquario batteva di continuo le sue chele contro il vetro, replicando troppe volte quel fastidioso ticchettio.

Buster si stava divertendo ad infastidire l'animale dall'altra parte della vetrata, avvicinando le dita alla superficie e illudendo quella bestiola di poterlo prendere.
Aveva un colore diverso dalle aragoste che aveva sempre visto. Era di un bel viola acceso, con diverse sfumature e striature blu, che riflettevano la luce. Ma per il resto del suo aspetto, non aveva notato nulla di differente. Si era domandato se fosse lo stesso per quanto riguardava il sapore, ma il ragazzo non ne aveva mai assaggiata una nemmeno nella sua vita precedente.
Quando l'aragosta iniziava a stufarsi, Buster batteva con le nocche contro il vetro, in modo da richiamare di nuovo la sua attenzione.
Dall'altra parte del magazzino, una scarpa attraversò l'intera stanza colpendo dritta in testa il ragazzo.
Il corvino si lamentò -Aih! Non si lanciano le scarpe in testa agli amici!-
-Sì, se questi amici perdono tempo invece di lavorare.-
-Non sto perdendo tempo. Sto facendo compagnia a Betty.-
La tiratrice di scarpe non era altro che una ragazzina alta poco più di un metro e mezzo, dai capelli color carota. Questi ricadevano a caschetto attorno al suo volto paffuto, una frangetta scomposta quasi ricopriva i suoi sgargianti occhi ambrati.
-Betty?- un'espressione accigliata dipinse il volto della ragazza. -Hai veramente dato un nome a quell'aragosta?-
-Suvvia, Cora. Non fare tutte queste storie. La povera Betty può sentirti, così ci rimarrà sicuramente male.-
Una seconda scarpa volò da una parte all'altra del magazzino.
Il ragazzo così fu costretto a tornare al suo lavoro, smettendo di importunare le povere aragoste nell'acquario. Quel giorno aveva il compito di occuparsi delle pulizie del magazzino e del negozio. A prima vista aveva pensato che fosse il compito più semplice, ma non aveva immaginato che si potessero ritrovare in giro scarti di pesce, lasciati lì per giorni ad accumulare una puzza nauseante.
Il negozio in cui si trovava in quel momento era accanto al porto della città di Borrian, abbastanza distante dal centro. Esso vendeva parecchi articoli per la pesca, dalle reti alle esche. Ma ancor più richiesta dal popolo era la vendita di pesce fresco, pescato direttamente dai dipendenti del negozio. Alcune specie le vendevano anche vive, come animaletti da compagnia.
Perciò in quel posto vi era sempre un via e vai di richieste, fra clienti e dipendenti era raro trovare un poco di calma nelle ore lavorative.
Ma fortunatamente il personale non mancava.
Buster riprese la scopa che aveva accostato al muro qualche attimo prima. Il magazzino era ampio, pieno di scaffali contenenti scatoloni sempre pieni. Diversi acquari stavano accanto alle pareti, alcuni vuoti, altri con pesci di ogni tipo e dimensione che nuotavano tranquilli al loro interno. Il ragazzo sapeva che questi avrebbero avuto un futuro come animaletti da compagnia, ma non avrebbe potuto garantire lo stesso per le aragoste che aveva stuzzicato fino ad un attimo prima.
-Dovremmo vendere anche queste vive. Sono divertenti.-
Cora ignorò completamente quel commento.
Si affrettò a raggiungere il punto in cui le sue scarpe erano atterrare a terra, infilandole nuovamente ai suoi piedi.
Indossava una camicetta bianca a maniche corte, sopra ad un semplice paio di jeans dalle molte tasche. Mentre era china a terra per allacciare i lacci, alcuni oggetti sporgevano un poco da queste.
Buster poté riconoscere un paio di cacciaviti, della corda da spago e diversi pezzi di metallo.
Le mani che stavano intrecciando con dei fiocchi i lacci delle scarpe avevano qualche callo e taglio qua e là, dita di chi da anni ha sempre lavorato manualmente.
La ragazza parlò nuovamente. -Di chi sarà il turno di pesca domani?-
-Credo che andranno Shato, Aideen e Sorin.-
Dopo aver spazzato per bene il pavimento, il ragazzo poté rimettere via la scopa al suo posto.
-Ricordami di dir loro di andare più ad est.- Cora stava controllando diversi cartoni, aprendoli, controllando il contenuto e annotando poi qualcosa su un piccolo taccuino. -Ultimamente pescare vicino al porto non da più molti risultati.-
-Sono già arrivate le prime lamentele, fammi indovinare.-
La rossa concesse uno sguardo al ragazzo che esponeva esplicitamente il proprio pensiero. -Non me ne parlare.-
Erano passate poco più di due settimane dal primo arrivo di Buster in quel mondo. Il ragazzo aveva ormai smesso di lamentarsi sull'ingiustizia della Macchina dei Sogni, decidendo di usare al meglio il tempo, piuttosto che piangersi addosso.
Era riuscito ad ambientarsi in poco tempo, anche se più di una volta gli era capitato di sbagliare la strada che lo avrebbe portato dalla sua casa al negozio nel quale lavorava.
I dipendenti non svolgevano un singolo ruolo ciascuno, dandosi invece il cambio giorno per giorno. Perciò il ragazzo aveva ben potuto notare il caratteraccio di alcuni clienti quando stava al bancone delle vendite.
"Il pesce che mi hai venduto l'altro giorno aveva un sapore strano."
"Questo è troppo piccolo, dovrei sfamarmi così?"
"Hai davvero intenzione di darmi quel coso enorme? Pensi davvero che io riesca a mangiare tutto?"
"Questo pesce puzza troppo."
È ovvio che puzza, avrebbe tanto voluto replicare, è pesce! Se non ti piace buttati in acqua e pesca da solo!
Nel magazzino del negozio, il ragazzo diede una mano a risistemare uno scatolone su uno scaffale troppo alto per Cora.
-Non dovresti caricarti così tanto di lavoro quando tuo padre non c'è. Lascia che ti aiuti a gestire le cose.-
Cora sorrise. -Ce l'ho fatta per anni, posso resistere ancora qualche giorno. Se proprio vuoi aiutarmi perché non vai a lavare le reti di ricambio? Stanno iniziando ad avere un odore sgradevole.-
Buster si maledisse per aver aperto bocca.
Quando il ragazzo terminò quel lavoro era appena iniziata l'ora di pranzo. All'esterno del negozio una vecchia scalinata portava ad uno spiazzo di terra a pari livello con il mare.
Lì non vi era alcuna impalcatura per le navi, a differenza del resto del porto. Una semplice piazzola in pietra.
Un tavolino da picnic in legno ospitava due giovani che si erano appena seduti per pranzare. Buster riuscì a raggiungere i suoi amici con qualche minuto di ritardo.
Mardic e Cora stavano seduti l'uno di fronte all'altra, il centro del tavolo era già stato apparecchiato con bicchieri di plastica, una bottiglia d'acqua e panini avvolti in fazzoletti di carta.
Mardic sorrise raggiante al ragazzo. -Finalmente ci hai raggiunto anche tu, ti stavamo aspettando.-
La ragazza invece replicò con ironia. -In realtà stavo per dare il tuo pasto ai gabbiani.-
Comparando questi due discorsi di benvenuto, il ragazzo scelse di sedersi al fianco del biondo.
-Come sei gentile, Cora.- Buster prese dalla borsa il proprio panino, togliendo la carta che lo ricopriva.
Un paio di grossi gabbiani bianchi volò fino a riva, poggiandosi sulla sabbia bagnata.
Questi posarono i loro occhi scuri sui tre ragazzi seduti a pranzare, come se già sapessero che qualche briciola sarebbe stata messa da parte per loro.
-Di nuovo panino al tonno?-
Alla lamentela di Buster sopraggiunse la risata di Mardic. -Pensavo che ti piacessero. Da piccolo hai sempre fatto storie per mangiare solo tonno.-
Il corvino stava osservando il panino che reggeva fra le mani nella speranza che questo scomparisse da solo. In quelle settimane si era sforzato per non avere un comportamento strano agli occhi degli altri, non avrebbe potuto di certo dire "Hey, non sono lo stesso ragazzo che conoscete da anni, ho solo preso questo posto dopo essere morto nella mia vita precedente. Mi spiace, ma non so come funziona questa storia."
Eppure, con il tonno non riusciva a fingere. Non lo sopportava.
Cora non sembrava molto felice di dover sprecare del cibo. -Se hai intenzione di buttarlo allora sappi che da domani dovrai procurarti da mangiare da solo, con i tuoi soldi.-
Il corvino poté solo sopprimere il senso di disgusto e mangiare in silenzio i primi morsi. Pensò di non essere nella posizione di potersi lamentare più di tanto.
Se Buster in quel momento si trovava con una casa e un lavoro, era dovuto solo alla ragazza che aveva di fronte.
Secondo le preziose informazioni riportate dal Menù, la finestrella con la quale il ragazzo poteva interagire con lo sguardo, ella era Cora Gate, una delle amiche più importanti per lui. Nella lista dei personaggi conosciuti ricopriva il secondo posto, dopo Mardic.
La maggioranza delle informazioni sul suo conto riguardavano il lavoro o le giornate spese a giocare nei campi ai confini della città, da piccoli.
Il suo era un carattere molto vispo ed estremamente iperattivo. Dopo averla incontrata dal vivo aveva ben potuto notare come anche nelle ore di pausa questa iniziasse a trafficare con strani oggetti, senza mai riuscire a stare ferma.
Si era domandato più volte da dove tirasse fuori tanta energia e vitalità.
Ma oltre a questi dettagli, vi stava scritta una storia più significativa sul passato che Buster avrebbe dovuto avere in quel mondo.
Stando a ciò che aveva letto del proprio "personaggio", Buster rimase orfano da piccolo e fu preso in custodia dalla famiglia di Cora quando i due avevano rispettivamente 3 e 4 anni. I genitori di entrambi i ragazzi erano amici, perciò non pensò che fu una scelta troppo strana.
Ma più informazioni otteneva da ciò che aveva letto e più non riusciva a pensare ai genitori di Cora come ai direttori di un orfanotrofio.
Un paio di anni dopo, un gruppo di due fratelli aveva raggiunto la città di Borrian senza una famiglia che potesse badare a loro. Essi non erano altro che Mardic e il fratello maggiore, di nome Marrion.
La famiglia Gate fu la prima a farsi avanti anche questa volta, dimostrando la propria generosità e donando aiuto così a questi tre piccoli orfani.
Aveva dato loro una casa, prendendo delle stanze per i tre in un umile appartamento alla periferia della città, la stessa stanza nella quale Buster si era svegliato al suo arrivo.
Buster aveva potuto leggere che la madre di Cora aveva avuto un buon trascorso con i servizi sociali, probabilmente era questo che aveva concesso ai Gate di costruire una casa famiglia. Ma i dettagli di ciò ancora rimanevano a lui sconosciuti.
E questa era la storia che aveva unito quei ragazzi in una bella amicizia.
Da quando il corvino era arrivato aveva incontrato diverse volte altri ragazzi della loro compagnia, compreso il fratello maggiore di Mardic. In quel momento egli era occupato altrove con un altro compito, ma lo avrebbe probabilmente rivisto la sera tornando a casa con il biondo.
In quel momento, avvolto nei propri pensieri, il ragazzo poteva sentire i discorsi che gli altri due stavano portando avanti anche senza il suo intervento.
-Se ho dato più turni alla cassa a te piuttosto che agli altri è perché so che sei quello con più pazienza qui dentro.- Cora stava rimproverando il biondo.
-Cosa c'entra? Rimane il fatto che alcuni clienti restano dei barbari.-
-Ed è per questo che è meglio che sia tu a gestirli. Sei molto più bravo con le parole. E di sicuro sei più veloce di Buster.-
Il corvino si limitò a mostrare la propria partecipazione alla conversazione con uno sguardo acido verso la ragazza.
A prendere le sue difese fu Mardic. -Veloce o meno, anche Buster il suo lavoro lo fa bene.-
La ragazza dai capelli color carota mostrò tutto il suo disaccordo con uno schiocco della lingua. Lanciò l'ultimo pezzo del panino all'interno della sua bocca, finendo così il suo pranzo.
Pur avendo un anno in meno di Buster, ed essendo anche la più giovane fra i dipendenti in quel locale, Cora non aveva problemi a prendere le redini e portare avanti gli affari di famiglia quando il padre non c'era. Succedeva molto spesso che egli viaggiasse per affari al di fuori della città di Borrian e, dopo la morte della madre, la ragazza non avrebbe potuto tirarsi indietro.
Il corvino la vedeva sempre scattante e pronta, mai un istante ferma. Ma si domandava se effettivamente riuscisse a gestire per bene tutto quel peso, e per quanto sarebbe riuscita ad andare avanti.
Il suo primo incontro con la ragazza quando era arrivato in quel nuovo mondo non era stato uno dei migliori. Se Buster avesse letto meglio riguardo al carattere e alle abitudini di Cora tramite il Menù, quel giorno avrebbe evitato di portare avanti una conversazione con lei flirtando.
L'esito della situazione si potrebbe descrivere con una semplice frase: "Buster comprese quanto pericolosa potesse essere una scarpa, e quanto precisa fosse invece la mira della ragazza."
Mentre i due discutevano al suo fianco, Buster spostò i suoi occhi verdi prima su uno e poi sull'altra.
Il volto della rossa era ricoperto di lentiggini, come se un pittore avesse fatto gocciolare un pennello intriso di pittura sulle sue guance. Ma ogni qualvolta parlava con Mardic un lieve rossore poteva essere ben scorto su tali guance.
E non era dovuto solamente all'eccessiva abbronzatura che la rossa tendeva a prendere.
"È ovvio che le piace." aveva intuito Buster. "Arrossisce sempre quando parlano... Mardic invece mostra la stessa gentilezza con tutti, perciò non saprei dire. Però quel giorno quando ci ho provato con Cora ho visto il suo sguardo inasprirsi per un po'."
Il ragazzo non era il classico tipo interessato ai gossip, in quelle due settimane non pensava di essere riuscito ad entrare abbastanza in confidenza con il biondo tanto da discutere di queste cose.
E così, almeno per il momento, Buster aveva rinunciato al cercare una ragazza in quel mondo. Ma questo non lo fermò dal curiosare in silenzio nelle vite dei suoi amici.
Mentre i due accanto a lui ancora discutevano animatamente, Buster scelse di concedere loro un po' di tempo da soli senza interferire nella conversazione.
Aprì la finestrella del Menù davanti al suo volto, abbandonando le speranze di poter finire quel pranzo. Aveva scoperto di essere l'unico a poterla vedere, e potendo interagire solo con lo sguardo evitava di compiere figuracce nel farsi vedere mentre toccava vari punti nel vuoto davanti a sé. Li sì che lo avrebbero preso per matto.
Non sapeva se ciascuno degli abitanti di Asil avesse un proprio Menù, ma al momento non era entusiasta di domandarlo ad alta voce.
Fissò per un poco la finestrella bianca introduttiva, non era cambiata di una virgola con la sua frase di benvenuto. Buster si chiese per quanto ancora avrebbe dovuto ricevere questo loop di benvenuti ogni qualvolta apriva il Menù.
Volendo distrarsi dalla coppietta al suo fianco e da quel pranzo per lui disgustoso, decise di esplorare la sua parte preferita del Menù, la sezione delle abilità.
La prima volta che ne aveva letto il contenuto aveva provato l'ebrezza di sentirsi all'interno di un videogioco fantasy.
La finestrella davanti ai suoi occhi era divisa in più sezioni, ognuna di esse portava il nome della corrispondente abilità. Una volta selezionata sarebbe stato possibile leggere i dettagli a riguardo.
Al momento, solo due di queste erano attive. Le altre avevano un colore grigiastro senza alcun nome.
"Queste saranno le abilità da sbloccare." aveva ipotizzato Buster.
La prima abilità sbloccata aveva il nome di "Rigenerazione personale", la sua descrizione riportava una serie di livelli, alcuni da sbloccare, altri già raggiunti. Accanto ad ogni livello vi stava una piccola descrizione riguardo ciò che avrebbe potuto svolgere con tale capacità.
Buster attualmente aveva raggiunto il livello 2, essendo solo a metà dei livelli disponibili.
In tal modo egli poteva curare i piccoli tagli superficiali, non più grandi di qualche centimetro. Buster aveva già testato questa abilità, scoprendo con sua gioia che il Menù non mentiva, nel giro di pochi minuti questi tagli si rimarginavano senza lasciare alcun segno. Raggiungendo il livello più alto di questo potere avrebbe potuto curare anche ferite più gravi, comprese ossa rotte.
Un piccolo avviso nel Menù avvertiva che per gli ultimi due livelli sarebbe stato necessario l'utilizzo di un gran numero di Punti Spirituali.
"Ecco a cosa servono. Usando questa abilità posso rigenerarmi e guadagnare di nuovo Punti Vita. Sbloccando questi due livelli sarà come scambiare Punti Spirituali con dei Punti Vita. Inizio a capire più o meno come funziona."
Per la fortuna di Buster vi stava l'iconico pulsante con una "i" per altre informazioni.
Egli aveva appreso che per ricaricare i Punti Vita bastava semplicemente riposare, mangiare o dormire. Per quanto riguardava i Punti Spirituali potevano essere ripristinati tramite la meditazione. Quest'ultima era anche la chiave per salire di livello con le abilità.
Buster non aveva mai praticato meditazione prima di allora, ma morendo dalla voglia di sbloccare nuove abilità non poteva fare altro che imparare!
Già si stava domandando che poteri avrebbe imparato, ma soprattutto cosa avrebbe dovuto fare.
Stava giusto per dare l'ennesima occhiata alla sua seconda abilità sbloccata quanto una gomitata al fianco lo destò dai propri pensieri.
Chiuse alla svelta la finestrella del Menù in modo da poter vedere cosa stava succedendo accanto a lui.
-Vedi?- la voce della ragazza sembrava scocciata. -Non ci sta nemmeno ascoltando.-
Buster la ignorò, domandando il perché l'avessero chiamato. Mardic rispose con la sua solita calma, probabilmente non aveva problemi a ripetere le stesse cose più di una volta. -Ci stavamo domandando quale fosse la tua opinione riguardo alla storia della successione.-
Il corvino non aveva seguito nemmeno metà del loro discorso, perciò non riuscì a capire a cosa si stesse riferendo l'amico.
-Di che successione parli?-
-Del nostro Re, di quale altra successione dovremmo parlare?- Cora si poggiò con la schiena contro la sedia, incrociando le gambe sopra il tavolo come se fosse divenuto il suo comodo poggiapiedi. -Stavamo parlando del Torneo.-
Anche con questa spiegazione, Buster non seppe che aggiungere. Fino ad allora nessuno aveva mai parlato di alcun torneo, tantomeno di monarchia. All'interno del suo tanto fidato Menù non aveva letto nulla a riguardo.
-A me sembra insensato.- aveva preso parola Mardic. -Si sanno almeno con quali criteri si dovranno battere?-
-Non penso che saranno solo combattimenti corpo a corpo, ma sarebbe bello assistere dal vivo, non pensi anche tu?-
-No, non mi piacerebbe. E poi chissà quanto costa l'ingresso, possiamo davvero permettercelo?-
Ormai la conversazione era tornata ad includere solo Mardic e Cora, ma l'attenzione di Buster era stata catturata. Senza badare a cosa avrebbero pensato i due espresse ad alta voce la sua domanda.
-Di che torneo state parlando?-
Mardic e Cora si guardarono l'uno con l'altra per un istante, successivamente la ragazza aprì bocca. Ma al posto delle sue parole, nell'aria risuonò forte il suono di una sirena d'allarme.
Sui volti dei tre ragazzi comparve comune un'espressione confusa e allarmata.
Prima che qualcuno potesse pronunciare alcuna parola, l'acqua del mare esplose attorno al porto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Un forte boato accompagnò il suono della sirena d'allarme, che risuonò forte per tutta la città di Borrian.
Quella che sembrava un'esplosione aveva innalzato grosse onde che si erano abbattute sul porto. Le imbarcazioni più piccole erano già sparite sotto a diversi litri d'acqua.
Il gruppo dei tre amici che fino a poco prima stava conversando tranquilli rimpianse di aver scelto di pranzare a livello del mare.
Ciò che Buster vide per primo fu una colonna d'acqua alta circa tre metri dirigersi verso di loro a grande velocità. Avrebbe voluto alzarsi e correre, ma i muscoli del suo corpo non rispondevano ad alcun comando. 
"Sono appena scampato alla morte una volta, non voglio ripetere tutto ciò di nuovo."
L'onda che si stava dirigendo verso di loro si stava spostando con una velocità tale che li avrebbe sicuramente schiacciati nel giro di pochi secondi contro la parete di pietra dietro di loro.
Accanto a lui, Mardic salì con un balzo sopra al tavolo, scavalcandolo e atterrando dalla parte opposta. Buster pensò che fosse folle tentare di scappare ora che l'onda era così vicina. 
Raggruppò tutte le sue forze e per prepararsi all'impatto, ma quando giunse il momento l'acqua non li toccò. 
A pochi metri lontano da Cora e Buster, l'onda si era fermata come se avesse incontrato un muro invisibile. Scie di corrente roteavano visibili al suo interno, trasportando anche sabbia, alghe e qualche rifiuto abbandonato al mare. 
Sotto a questo muro d'acqua, Mardic si reggeva dando loro le spalle, le mani rivolte verso l'alto. Anche senza toccarla direttamente sembrava reggere l'intera struttura per evitare che l'onda raggiungesse i tre. 
Buster era a conoscenza di questa abilità, ma ne rimaste tuttavia sorpreso non avendolo mai visto usarla. 
Il ragazzo davanti a loro possedeva la capacità di comandare a proprio piacere i liquidi, anche se non sempre riusciva a mantenere il pieno controllo. Questa era l'ennesima informazione che Buster aveva appreso dal Menù. 
"Forte, vero?" si era detto Buster. "Un videogioco fantasy un po' troppo realistico."
Ma quel muro d'acqua doveva essere parecchio pesante e complicato da reggere. Le braccia del ragazzo tremavano, sembrava stesse reggendo da solo il peso di tutti quei litri d'acqua. 
-Mardic!- la ragazza chiamò preoccupata l'amico. 
Finalmente il corpo di Buster decise di rispondere correttamente ai suoi ordini, tornando a muoversi. Non c'era più tempo da perdere.
Si alzò, afferrando la ragazza per un braccio in modo che potesse alzarsi anche lei dalla sedia. -Forza, torniamo su!-
Il corvino non fu affatto dispiaciuto nel dover abbandonare lì il suo panino al tonno. 
Raggiunse di corsa le scale che portavano alla piazza. Rialzata di diversi metri dal livello del mare, l'acqua lì non li avrebbe raggiunti.
Finalmente dopo un paio di scalini la ragazza che stava trascinando decise di fare anch'essa la sua parte e correre velocemente al riparo.
Buster la lasciò passare per prima, fermandosi a metà scalinata per guardarsi indietro.
Mardic stava indietreggiando lentamente verso le scale, reggendo contemporaneamente l'acqua per non essere sommerso. Procedeva troppo lentamente per i gusti di Buster, poteva solo immaginare quanto fosse pesante reggere il peso dell'acqua.
In cima alla piazza, Cora gridava per incoraggiare il biondo.
-Forza Mardic ci sei quasi! Attento al primo gradino. Perfetto continua così!-
Il ragazzo era quasi arrivato a metà scalinata quando crollò sotto il peso della parete d'acqua. Questa lo immerse fino alle spalle, facendolo scivolare sulle scale. Fortunatamente la forza dell'impatto che aveva creato l'onda era diminuito dopo aver fermato l'acqua in quel modo, perciò il colpo non fu dannoso. 
Buster si buttò in avanti per aiutare l'amico. Reggendosi con una mano alla ringhiera della scalinata, allungò una mano verso di lui. Una salda presa lo raggiunse dopo pochi istanti e il corvino riuscì ad aiutare Mardic a reggersi sulle scale. 
I due raggiunsero la piazza con i vestiti bagnati dalle spalle fino ai piedi, ma fortunatamente incolumi.
Cora si gettò fra le braccia di Mardic, ringraziandolo per averli aiutati e insultandolo subito dopo per aver rischiato di finire sotto quell'onda. 
Era successo tutto talmente in fretta da scombussolare a pieno la testa dei tre. La sirena ancora risuonava forte come prima e i ragazzi ancora non sapevano cosa fosse successo. 
-Dobbiamo tornare al negozio e fare uscire tutti.-
Mardic replicò la proposta di Cora, staccandosi gentilmente da quell'abbraccio. -Aspetta, non sappiamo che sta succedendo.-
-Ragazzi.- Buster cercò di richiamare l'attenzione dei due, con scarsi risultati. 
-Eh?- la testardaggine della rossa aveva ripreso piede nonostante la paura. -Non mi interessa. C'è un allarme, devono uscire tutti dal negozio.-
Il corvino richiamò nuovamente i due. Questa volta fu Mardic ad interromperlo. -Smettila di pensare al negozio! Non sappiamo che tipo di emergenza è, se escono potrebbero essere in pericolo. Quell'esplosione sembrava arrivare da...-
Buster perse la pazienza, urlando. -Ragazzi! Abbiamo un problema più grosso del negozio ora!-
Il tono della sua voce era arrabbiato per l'essere stato ignorato fino ad allora, ma era evidente e ben chiara anche la sensazione di paura che stava cercando di nascondere. 
Cora e Mardic si decisero a dargli ascolto, e allora notarono dove il corvino stesse indicando con una mano. 
Il boato era risuonato in direzione del lato ovest del porto, che si trovava abbastanza distante da loro per non farli rientrare al centro dell'esplosione. Molte delle navi che erano rimaste a galla erano in subbuglio, oscillando sull'acqua ancora increspata dalle onde che l'esplosione aveva procurato. In breve tempo i tre capirono cosa stesse creando tutto quel baccano.
Dalla superficie dell'acqua emerse lentamente un corpo rosso, grosso il doppio della nave più spaziosa che stava nel porto. Da questo due lunghe ali si dispiegarono, scuotendo l'acqua che avevano accumulato fra le pieghe della pelle. Così facendo, altre navi finirono per ribaltarsi in acqua. Gran parte della flotta che era ancorata lì erano navi mercantili, ancorate al porto di una città commerciale come Borrian.
Ma non era raro trovare anche navi da crociera, o barche a vela. Queste erano state le prime ad affondare.
All'estremità del corpo rosso, un lungo collo si alzò dalla profondità del mare, innalzando una testa munita di affilate zanne.
Buster sentì la ragazza sussultare accanto a sé. -Cosa ci fa un Drago qui?-
La paura impressa nella sua voce era un sentimento condiviso fra i tre in quel momento. Quella creatura era di dimensioni enormi, solo guardarne l'aspetto da lontano aveva nuovamente bloccato la mente e i muscoli di Buster. 
-Non c'è tempo da perdere.- Mardic si rimboccò le maniche prendendo le redini della situazione per primo. -Buster, Cora, voi andate a radunare il resto dei nostri colleghi. Io provvederò a far evacuare i nostri clienti. Ci incontriamo al colle dall'entrata della città.-
Il tono del ragazzo era fermo e deciso, in quel momento stava scavalcando la paura e lo shock iniziale creando una via d'uscita da quella situazione. 
Buster non poté che annuire e correre insieme a loro verso il negozio. Al loro interno vi erano ancora diversi clienti presi dal panico, spaventati per l'esplosione nessuno sapeva cosa fare.
Appena Mardic si separò dai due, Cora iniziò ad imprecare. -Dannazione. Non sono tutti qui.-
Al negozio erano rimasti quattro dipendenti, ma quel giorno altri due avrebbero dovuto esserci all'appello. Con un veloce sguardo ai presenti Buster poté dire con certezza i loro nomi. -Marrion e Shato oggi erano in turno per la pesca. Dovrebbero essere rientrati da poco.-
I dipendenti si erano radunati attorno a loro per sentire gli ordini del loro capo provvisorio, Cora. In quel momento cadde il silenzio. 
Marrion e Shato in quel momento avrebbero dovuto trovarsi al porto, esattamente dove l'esplosione aveva colpito. 
Probabilmente la paura aveva finalmente fatto risvegliare i nervi della ragazza. -Ascoltatemi tutti, dobbiamo evacuare il negozio immediatamente. Lasciate indietro tutto. Buster, Aideen. Conto su di voi, dirigetevi al porto e conducete fuori città anche Marrion e Shato.-
-Ma...- Buster avrebbe voluto replicare, ma gli occhi della ragazza davanti a sé lo bloccarono. 
Essi erano lucidi e spaventati, ma fermi e decisi. Si sentiva responsabile per i suoi dipendenti, voleva sperare che i due non fossero morti nell'esplosione. Il corvino non si sentì di ricordarle questa ipotesi. 
-Andrò a cercarli.- e così anche loro si separano. 
Aideen era una ragazza dalla corporatura robusta e forte, non era un caso che Cora avesse scelto lei per quel compito. Aveva la stessa età del ragazzo, i capelli castani tagliati in un taglio corto e spigoloso. 
I due si affrettarono a raggiungere i pressi del porto, dove le navi venivano assalite da quell'enorme drago. Ora che era più vicino agli occhi di Buster era possibile notare molti più dettagli di quella bestia. La pelle sembrava ricoperta di scaglie grosse e appuntite, come enormi macigni dallo stesso colore della lava. Gli occhi dell'animale brillavano dorati, era una luce minacciosa, ma ammaliante ed ipnotica alla medesima maniera. 
-Non dobbiamo avvicinarci direttamente o ci attaccherà.-
Buster era pienamente d'accordo con la proposta di Aideen. Il Drago emise un ruggito talmente forte da far raggelare il sangue nelle vene del ragazzo. Ma ciò che più lo spaventò fu sentire diverse altre risposte risuonare da altre direzioni. 
Buster e Aideen si guardarono l'uno con l'altra. -Non dirmi che...-
-Ce ne sono altri.-
Quello che stavano subendo pareva un vero e proprio attacco da dei Draghi, e quello che stava distruggendo il porto non era il solo! Se fossero stati tutti della stessa grandezza Borrian non avrebbe avuto molte possibilità di rimanere incolume.
I due si erano nascosti dietro una pila di scatoloni di legno posta davanti ad alcuni casolari. A circa centro metri da loro vi era l'ingresso di ciò che rimaneva del porto. Diversi detriti erano volati da una direzione all'altra. 
Buster si sporse oltre alla sommità del loro nascondiglio, sperando di intravedere i due colleghi che stavano cercando. Purtroppo a quell'ora il porto era solito essere ricolmo di gente. Aveva pregato internamente di non dover vedere alcun cadavere lì attorno, ma purtroppo per lui quella richiesta non era stata eseguita.
Sia lui che Aideen in quel momento stavano sperando di non riconoscere i volti dei loro compagni fra quelli che si trovavano a terra.
Durante questa tetra ispezione, qualcosa comparve nella visuale del ragazzo.
In alto a destra, sotto il quadratino bianco che fungeva da pulsante per accedere al Menù, era apparso un punto esclamativo rosso. Un altro pulsante.
Buster si concentrò su di esso in modo di indagare sulla sua identità. Davanti al suo volto si aprì una finestrella simile a quella del Menù principale, ma al posto di tale scritta vi era impressa la parola "Eventi" con gli stessi caratteri e la stessa dimensione.
La frase sottostante recitava "Benvenuto nella sezione degli eventi! Qui potrai vedere l'elenco degli eventi sbloccati e quelli terminati. Per una permanenza ad Asil ancora più completa!"
A seguito vi erano alcuni rettangoli grigi messi uno sotto l'altro, come caselle da sbloccare. Il primo di questi cambiò aspetto colorandosi visto in quel momento. La scritta che vi era impressa sopra era "Assalto a Borrian. Obiettivo: sopravvivere".
Buster non ne fu affatto felice. "Che significa questo!? Cosa sono questi eventi? Io ho richiesto una vita dopo la morte, non di prendere parte ad un videogioco!"
Il ragazzo si era lamentato per molto quando non aveva ricevuto la villa dei suoi sogni, ma avena appena iniziato ad ambientarsi riuscendo a trovare piacevole anche questa diversa realtà.
Il pensiero di dover prendere parte ad un attacco da parte di simili bestie non rientrava affatto nella sua idea di "tranquillità".
Aideen al suo fianco sembrò non notare lo stato irrequieto del ragazzo, perlomeno in quel momento egli avrebbe avuto una buona scusa per mostrarsi tale.
-Non ci sono qui.- aveva detto a bassa voce la ragazza.
-Non riesco a vedere nemmeno la nostra barca, che sia già affondata? E se invece fossero ancora in mare? In quel caso dovrebbero...-
Aideen lo interruppe. -È impossibile che fossero ancora a largo. La loro pausa pranzo comincia ora.-
-In questo caso da qualche parte dovrebbero...-
-Non ci sono. Torniamo al punto di ritrovo.-
Il corvino non si diede per vinto. Rispose con schiettezza e senza più la pazienza di prima. -Non mi interessa cosa pensi. Ci è stato chiesto di cercarli e li cercheremo per bene. Anche a costo di andare là in mezzo.-
Buster in quella settimana non aveva parlato molto con quella ragazza. Ella se ne stava sempre sulle sue, svolgendo il lavoro senza dire una parola e sparendo subito una volta finito. Aveva dei metodi alquanto scorbutici, per questo Cora non le aveva mai affidato alcun ruolo che le permettesse di interagire direttamente con i clienti.
Anche in quel momento a Buster parve di parlare con la parte rugosa di una vecchia spugna.
-Non possiamo andarcene prima di esserne sicuri.- Buster era terrorizzato da quell'enorme bestia, ma l'idea di abbandonare tanto facilmente due suoi colleghi, e amici, gli piaceva ancora meno.
La Macchina dei Sogni non solo gli aveva dato una nuova vita dopo essere stato sconfitto dalla sua malattia. Ma gli aveva donato anche l'opportunità di colmare il vuoto e la solitudine che prima non era stato in grado riempire con delle amicizie. Anche solo dopo una settimana era rimasto sorpreso da come fosse semplice e bello condividere il proprio tempo con qualcuno. 
La ragazza dai capelli castani non sembrava condividere tale pensiero eroico e altruista. Anche senza bisogno di parole, Buster poté leggere dallo sguardo che ella le stava rivolgendo un bel "io te l'ho detto".
Senza aggiungere altro, Aideen gli voltò le spalle e corse in un vicolo, oltre ad una curva. Voleva dirigersi da sola verso il punto d'incontro, al di fuori della città. Buster non poteva lasciarla andare così, dopo aver sentito il ruggito di altri Draghi poteva dire che separarsi e rimanere da soli non fosse per niente sicuro. Il ragazzo non aveva però la certezza che il punto di ritrovo lo fosse altrettanto. 
-Aideen, aspetta!- maledicendo il carattere rude e frettoloso della giovane, uscì dal proprio nascondiglio per correrle dietro.
Voltò l'angolo per intraprendere la strada scelta dalla ragazza, ciò che vide lo bloccò nuovamente sul posto. 
Il Drago che si trovava al centro della strada non era grande quanto la stessa bestia che stava distruggendo il porto, eppure era almeno tre volte un cavallo. La sua pelle era di un colore scuro, tendente al grigio, scaglie appuntite tanto da sembrare fatte di roccia. Aveva le ali dispiegate lateralmente, esse raggiungevano entrambi i lati della strada, toccando gli edifici.
Sotto le sue quattro zampe, vi era un corpo immobile. Buster poté riconoscerne l'identità solamente grazie ai vestiti. La testa di Aideen si era ritrovata sotto a pesanti e appuntiti artigli, schiacciata da questa presa mortale. Era diventata un ammasso irriconoscibile di carne, sangue e capelli. Il tessuto celebrale che si spezzava dal corpo cadeva a terra in una pozza cremisi. Il rumore del cranio che si frantumava giunse orribilmente alle orecchie di Buster.
Quando era accaduto? La ragazza si era allontanata solo un breve istante da lui!
I suoi occhi non riuscirono a staccarsi da quello spettacolo che si stava svolgendo davanti a lui. La bestia dagli occhi scarlatti aprì le fauci, gustandosi a piccoli morsi la carne che aveva tritato con gli artigli. Non sembrava voler divorare intero il cadavere, ma gustarselo per bene morso dopo morso. 
"Muoviti. Muoviti. Devi andartene di qui." Perché il suo corpo si era di nuovo bloccato? Il ragazzo voleva scappare, ma temeva che il minimo movimento gli avrebbe fatto fuoriuscire il vomito che aveva sentito raggiungere la sua gola dopo aver assistito a quello scenario.
Il Drago che aveva di fronte tuttavia non avrebbe aspettato i suoi comodi, poiché già dopo un paio di morsi si era accorto di essersi guadagnato uno spettatore. Gli occhi scarlatti della bestia si spostarono in direzione del corvino, aveva trovato una nuova preda da potersi gustare. 
Esso posò il corpo della ragazza a terra, schiacciandolo sotto il peso di una propria zampa. Il rumore di diverse ossa rotte riecheggiò nell'aria. La sirena ancora suonava, o forse era Buster che se lo stava immaginando? 
"Non posso farmi uccidere qui. Devo tornare al punto di incontro, con Mardic, Cora e gli altri..."
Il ragazzo non si era mai chiesto cosa venisse dopo una seconda morte. Forse il capolinea definitivo? 
Il Drago di fronte a lui se la stava prendendo particolarmente comoda, vedendo la propria vittima rimanere immobile e spaventata. Quando Buster alzò lo sguardo vide la bocca della bestia aprirsi, mostrando una doppia fila di denti seghettati. Poi, esplose. 
Si udì il rumore di uno sparo e le fauci del Drago si aprirono a dismisura, staccandosi dalla testa e dal collo. Con un tonfo il corpo decapitato cadde a terra, immobile e privo di vita. Sangue caldo macchiò il volto del giovane. 
-Colpito!-
-Presto, ci sono dei feriti!-
Finalmente diverse voci umane riuscirono a far scorrere il sangue nelle vene del ragazzo. Dal fondo della strada vide una squadra di una decina di uomini in divisa azzurra. Essi correvano con grossi fucili sottobraccio, era stato proprio uno di questi a sparare un istante prima ed uccidere la bestia che lo stava per divorare vivo.
I poliziotti sembravano essere guidati da due giovani ragazzi, probabilmente avevano avvisato le forze dell'ordine dopo l'esplosione per soccorrere i feriti. 
-Il Drago è morto ma fate attenzione a non avvicinarvi troppo.-
-La ragazza è andata, qui non c'è più niente da fare.-
Il gruppo lo aveva ormai raggiunto, e i due ragazzi che li avevano guidati fino a lì si affrettarono a fare lo stesso. Buster avrebbe tanto voluto poter sentirsi sollevato nel riconoscere i loro volti.
Il più alto fra i due prese parola per primo. -Buster, per un pelo! Dove sono gli altri? Che è successo al negozio?-
-... Il negozio?-
Marrion Goldeneyes era un ragazzo di 22 anni più alto di Buster. Come fratello di Mardic, egli sembrava una sua copia ma più grande e con un portamento più classico. I suoi capelli biondi erano più corti rispetto a quelli del fratello, ben pettinati e ordinati nonostante la corsa. Probabilmente si era preoccupato di sistemarli anche mentre avvisava la polizia di tutti i cadaveri presenti nel porto. Portava un paio di occhiali da vista scuri sul volo, il vestiario era semplice ma elegante. Un uomo dal carattere e le abitudini rigide. 
Il secondo ragazzo che li accompagnava era un poco più basso del primo, anch'esso più grande di un anno rispetto a Buster. Schioccò le dita davanti alla faccia di quest'ultimo. -Sveglia!-
Tutto il suo aspetto era pallido da poter riflettere il sole. I suoi capelli corti erano di un bianco talmente puro da far credere che fossero finti. Non ci si poteva aspettare altro da uno Spirito dei Cristalli. Così come il nome lasciava intendere, il corpo del ragazzo era composto proprio da quest'ultimi. 
Quell'individuo era un vero e proprio mistero agli occhi di Buster, e le informazioni scarse e superficiali riportate dal Menù non erano di grande aiuto.
Dal loro primo incontro l'aspetto di Shato Winterlock l'aveva sempre ingannato, non riusciva a capire se questo fosse un ragazzo o una ragazza. Ma poiché tutti i suoi amici, e Shato compreso, avevano utilizzato principalmente pronomi maschili nei suoi confronti, egli si era semplicemente adeguato.
Il corvino sentì l'acido salire lungo la propria gola, ma si sforzò di parlare. -Mardic e Cora hanno fatto evacuare tutti. Io e Aideen vi stavamo cercando.-
L'attenzione di Shato era stata catturata dal grume di carne che era diventato il cadavere di Aideen. -Uh uh! Morta morta lei!-
-Non sono riuscito a fermarla in tempo...- prima che Buster potesse continuare con le proprie scuse, il maggiore pensò bene di interromperlo.
-Non possiamo fare altro. Ora dobbiamo tornare dagli altri.-
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il punto di ritrovo era su una collina verdeggiante fuori dalla periferia della città di Borrian. Era un luogo dove il gruppo di tre amici spesso si radunava per passare delle giornate di giochi o allenamenti. Essa era circondata da un bosco che più di una volta era stato da loro esplorato. Mardic particolarmente era sempre stato quello con più curiosità e spirito di avventura. Amava esplorare le grotte e i nascondigli che si potevano trovare in diversi punti del bosco, anche se questo non ricopriva molta terra ciò non gli vietava di nascondere diversi segreti.

Quel terreno verdeggiante si trovava a qualche chilometro dall'entrata della città. Da quel punto si poteva vedere la strada principale che dava all'esterno entrare e diramarsi fra le abitazioni, affiancate ai canali attraverso i quali le gondole erano solite passare.
Oltre a questa, il mare.
Ma da quell'altura, tuttavia, il paesaggio al quale si poteva assistere quel giorno era diverso. Dalla città si innalzavano in diversi punti nubi di fumo scuro che raggiungevano il cielo. Le sommità di molti edifici erano andati danneggiati sotto i colpi e gli artigli di diversi Draghi.
Quasi tutta la popolazione era riuscita ad evacuare in fretta la città, anche grazie alle forze dell'ordine che avevano preso le redini della situazione. Essi erano dotati di fucili abbastanza potenti da far saltare in aria la testa di un Drago di medie dimensioni con un colpo solo. Tuttavia Buster sapeva che la bestia che era apparsa fra le navi del porto sarebbe stata più complicata da abbattere.
Durante il tragitto verso la periferia della città, i tre ragazzi avevano dato soccorso a diverse persone che ancora non erano riuscite a scappare.
Buster stava reggendo fra le proprie braccia una bambina poco più piccola di cinque anni. L'aveva trovata a terra mentre piangeva accanto ad un cadavere schiacciato da delle macerie, purtroppo non aveva potuto fare nulla per la madre di questa piccina. Anche quando furono arrivati al di fuori della città la piccola continuava a piangere, i capelli castani le si erano appiccicati al volto per via delle lacrime costanti.
Raggiungere quell'altura come punto di ritrovo molto probabilmente era stato un pensiero comune di molti altri abitanti, poiché diverse persone erano già radunate fra il verde prato a dare soccorso ad alcuni feriti.
-Mardic e Cora dovrebbero aver già condotto qui gli altri.- annunciò Buster. Davanti a sé, Marrion e Shato stavano aiutando un anziano che era rimasto ferito ad una gamba, fungendo entrambi da bastone per farlo camminare.
La popolazione di Borrian che era fuggita in quel posto stava già preparando un piccolo spazio per i feriti, utilizzando giacche e coperte. I due ragazzi aiutarono l'anziano a coricarsi su uno di questi teli, lasciandolo nelle mani di chi avrebbe potuto guarirlo meglio di loro.
La bambina che il corvino reggeva fra le braccia non sembrava ancora intenzionata a staccarsi di dosso.
Marrion si sistemò gli occhiali sul naso. -Sono qui da qualche parte.-
-Eheh.- rise Shato. -Carota in arrivo.-
Prima che i due potessero comprendere le sue parole, un ammasso di vestiti e capelli arancioni si lanciò contro il petto di Marrion. Questo per poco non perse l'equilibrio, ma riuscì a contenere la ragazza che lo stava abbracciando con forza.
-Quanto tempo ti serviva ancora prima di arrivare, eh?! - Cora sembrava stesse rimproverano il ragazzo, ma nella sua voce non riuscì a nascondere la preoccupazione e il sollievo nel vederlo ancora in vita.
Marrion non poté che posare una mano sulla nuca della ragazza, decisamente più bassa di lui, per consolarla. -Abbiamo aiutato queste persone ad arrivare fino a qui. Fortunatamente oggi siamo rientrati prima perché non riuscivamo più a trovare pesci da pescare. La nostra barca però è andata distrutta.-
-Lascia stare la barca, sono felice di rivedervi. Abbiamo fatto evacuare tutti al negozio appena in tempo.-
-Stanno tutti bene?-
La ragazza non sembrava intenzionata a lasciare l'abbraccio col biondo. -Sì, siamo riusciti a scappare tutti.-
-Mary? Mary Sei tu?-
La voce di un uomo risuonò dietro le spalle del corvino. Egli si voltò, osservando lo sconosciuto correre nella sua direzione. Ma a breve si accorse che non era lui ad essere al centro della situazione. La ragazzina fra le sue braccia sembrò non dare più attenzioni a Buster. Chiamando "padre" l'uomo che stava correndo loro incontro, si sporse nella sua direzione.
Il ragazzo fu sollevato nel poter restituire la figlia a quell'uomo, che ancora sotto shock lo ringraziò più di una volta.
Eppure Buster non ebbe il cuore di dire a quell'uomo la sorte che era capitata alla moglie. Così come non aveva scusanti per la morte di Aideen.
Una mano si posò su una sua spalla, la presa era salda ma delicata. Lì accanto, la voce di Mardic richiamò il suo nome. -Buster.-
Il corvino si voltò. Il volto dell'amico sembrava più rilassato rispetto alla piega che aveva assunto all'inizio di quella catastrofe. Ma era evidente per Buster che il sorriso che aveva ora serviva solo a mascherare tutta la sua preoccupazione.
Il ragazzo ricambiò la stessa stretta sulla spalla del biondo. -Ci vuole molto di più per farmi fuori.-
-Credevo di dover tornare indietro a cercarti.-
-Lo avresti fatto per davvero?- le parole di Buster in quel momento erano ironiche. Aveva tardato nel tornare al punto di ritrovo, ma non si aspettava che qualcuno tornasse indietro per cercarlo.
Eppure in quel momento il cenno di consenso del biondo superò le sue aspettative. Provò un senso di leggerezza, un toccasana per i nervi tesi.
-Aideen? Dov'è Aideen?- Cora lasciò finalmente libero Marrion, spostando il suo sguardo da una parte all'altra.
-Lei è...-
-...Stata uccisa da un Drago.- ad interrompere Buster fu Marrion, prendendosi la responsabilità di comunicare tale notizia. -La polizia non è riuscita a raggiungerla in tempo.-
Fra i ragazzi cadde il silenzio. Buster sentì un nodo alla gola, pensava che forse se le avesse parlato in modo diverso convincendola a non scappare da sola ella sarebbe ancora viva.
Nell'aria era palpabile lo sconforto che i sopravvissuti di Borrian emanavano. Gli occhi di Mardic tuttavia mostravano ancora più preoccupazione nel guardare il proprio migliore amico. Quando Buster vedeva il suo sguardo rivolto verso di sé aveva l'impressione che si stesse proponendo per abbracciarlo e consolarlo. Tutti lì attorno si stavano dispiacendo per Aideen, ma il biondo sembrava l'unico a capire che questa morte pesava ancora di più sulla coscienza di Buster.
Cora, tuttavia, non era da meno. -Era una mia responsabilità.- La si sentì sussurrare piano.
Il primo a portare un altro argomento nella discussione fu Shato. Lo si sentì fare un fischio di ammirazione mentre osservava la città nella valle. -Lucertole rimangono giù! Non volano qui.-
Il vocabolario dello Spirito dei Cristalli era parecchio strano, così come le sue abitudini e comportamenti. Buster pensava che avesse qualche problema di testa, o forse si era incastrato qualche cristallo nel suo cervello. In quel momento si era messo a saltellare da un piede ad un altro, la pelle bianca rifletteva i colori dell'arcobaleno al sole.
Tuttavia i ragazzi poterono notare un fondo di logica nel suo discorso.
-È vero.- Marrion era sempre il primo a capire le sue parole. -I Draghi non ci stanno seguendo, rimangono in città.-
-Che cosa significa?- Buster non capì. -Perché non ci attaccano più?-
-Sembrano più interessati...-
-...Alla città.- Mardic terminò il discorso del fratello. -Questo non era un attacco casuale.-
Accanto al tasto per la sezione eventi, nella visuale del ragazzo comparve un pallino rosso che stava ad indicare una notifica.
Aprendo quella parte del Menù poté osservare un timbro con una spunta verde apparire sopra alla casella che segnava l'evento "Assalto a Borrian".
Buster divenne piuttosto creativo con le imprecazioni in quel momento. Così decise di buttarsi sull'ironia. "Il lato positivo è che non posso più lamentarmi dello squallore della mia casa... se non ho più una casa."
Il ragazzo sapeva che l'amica in quel momento fosse piuttosto scossa, ma vi era una domanda che prima o poi qualcuno avrebbe dovuto fare in quel momento. -Ora che si fa? Non credo sia una buona idea tornare subito indietro per vedere cosa è rimasto intatto.-
Cora parve riflettere sulla questione. Accanto a lei già da qualche minuto si era fermata una ragazza che le stava accanto donando il proprio conforto come meglio poteva. Ella era Portia Gilder, nientemeno che la migliore amica della rossa.
La giovane era davvero molto bella, agli occhi del corvino. La pelle scura, con dei lunghi e ricci capelli bruni. In quel momento i suoi occhi ambrati erano coperti da un velo di tristezza, ma solitamente risplendevano di una taciturna vitalità.
Non lavorava nel negozio con loro, ma essendo amica di Cora aveva più volte incontrato il corvino. Portia aveva un portamento fine e raffinato, una donna che irradiava una luce pura e pulita, piuttosto matura per i suoi 18 anni.
Nonostante questo, sembrava sempre essere in secondo piano. Anzi, sembrava volersi mettere in quella posizione di proposito, probabilmente per timidezza. Buster non aveva mai sentito la sua voce, nessuna parola era uscita dalla sua bocca da quando la conosceva. Probabilmente, pensava Buster, era muta.
Teneva stretta la mano dell'amica, in silenzio, come se non volesse lasciarla da sola.
Lo sguardo di Mardic era rivolto in lontananza verso il porto. -Quel Drago, il più grosso, sembra essere sparito. Ma il porto non è affatto in buone condizioni. Ho paura che il negozio sia rimasto coinvolto.-
Finalmente Cora ritrovò in sé la forza che l'aveva sempre spinta a muoversi, era rimasta ferma ed in silenzio per molto tempo. -Dovrò avvisare mio padre. Va informato prima di decidere come procedere.-
-Possiamo contattarlo con..-
-I nostri cellulari sono rimasti su quel tavolo, saranno ormai stati trascinati dall'acqua quando l'onda ci ha colpito. Non abbiamo i soldi per prenderne altri ora. Andrò personalmente da lui, non farà altro che preoccuparsi se prima non vede di persona che siamo tutti sani e salvi. Era partito a Delok per affari. Con il treno è solo a quattro ore di viaggio.-
Un loro collega si intromise nella conversazione. -Molti edifici e case sono andate distrutte. Dovremmo davvero ricostruire il negozio?-
Lo Spirito dei Cristalli accarezzò con una mano il braccio del ragazzo che aveva appena parlato, aggrappandosi in seguito ad esso. -Sorin, tu forte per ricostruire tutto. Guarda, muscoli muscoli belli e grossi.-
Quel gesto riuscì a mettere in imbarazzo Sorin, che si affrettò a prendere le distanze da Shato. Quest'ultimo cambiò subito il soggetto delle proprie attenzioni.
Prese delicatamente la mano libera di Cora, portandosela al petto all'altezza del cuore. -Cora saggia, io seguo te.-
Marrion comprese l'intento del ragazzo e si aggiunse. -Verrò anche io con te.-
-"Anche noi", vorrai dire.- aveva aggiunto Mardic.
Portia in tutta risposta strinse la mano della ragazza, dichiarando il proprio contributo.
A tal punto anche Buster non poté tirarsi indietro. -Tre ore di viaggio saranno sicuramente stancanti e noiose da fare da soli. Come faresti senza la mia compagnia?-
Al termine della conversazione, Cora aveva accettato di farsi accompagnare dai suoi cinque amici, lasciando al resto dei suoi dipendenti il compito di sistemare come meglio potevano il negozio e dare una mano con la riparazione della città.
Si era deciso di raggiungere Delok tramite il treno, la stazione ferroviaria più vicina era a circa mezz'ora di cammino. Pertanto i ragazzi avrebbero dovuto partire subito in modo da poterla raggiungere entro l'ora di cena.
Essa infatti non raggiungeva direttamente la città portuale dal quale i giovani erano partiti, ma un piccolo villaggio poco distante con un grumo di case. Buster non fece caso al nome di questo.
Oltre alle abitazioni non vi erano molte particolarità degne di nota, se non un edificio simile ad una chiesa e la stazione ferroviaria. Il ragazzo si domandò che religioni praticassero in quel mondo, e se tali fossero le stesse che egli conosceva.
Buster e gli altri ragazzi non persero tempo a visitare il villaggio, dirigendosi subito verso la stazione. L'edificio non era molto grande. Aperto al pubblico vi era semplicemente un bar dove era possibile acquistare i biglietti per il viaggio, per l'attesa erano libere alcune panchine di fronte ai binari, con l'apposito riparatore per la pioggia.
Quella giornata di inizio primavera aveva portato in cielo diverse nubi grigie e il corvino aveva il presentimento che questi ripari sarebbero serviti presto.
Marrion aveva proposto di dividersi i soldi per pagare il viaggio, l'attesa per aspettare l'arrivo del treno era abbastanza per poter comprare i biglietti con tutta calma. Dopo diverso tempo di attesa giunse finalmente il treno.
Le cabine al suo interno erano separate e con massimo 4 posti ciascuno, pertanto decisero di separarsi lasciando sole le ragazze nella cabina a fianco la loro, con un po' di privacy.
Prima di prendere posto, tuttavia, Buster riuscì a scorgere lo sguardo che ambedue le giovani avevano mostrato al saluto di Marrion.
"Cavolo, queste due non sanno proprio nascondere certi sentimenti."
Non ne avevano parlato chiaramente, ma era evidente dai loro comportamenti in quell'ultima settimana come entrambe le ragazze avessero perso la testa per il biondo.
"Cora reagisce così di fronte ad entrambi i fratelli." aveva concluso Buster con le sue osservazioni. "Portia sembra guardare solo Marrion. Sono certo che anche Mardic e Marrion se ne sono resi conto. Considerando come sono amiche quelle due sapranno già di avere una cotta per lo stesso ragazzo."
Traendo tali conclusioni, il ragazzo si sorprese del fatto che le due ragazze fossero in ogni caso buone amiche, senza doversi picchiare a vicenda per aggiudicarsi il posto migliore. In un certo senso, si sentiva escluso.
Per consolarsi, prese il posto accanto al finestrino. Al sedile di fianco si sedette Marrion, di fronte a loro, faccia a faccia, vi stavano Mardic e Shato. La cabina era piuttosto stretta, il legno scuro scricchiolava ad ogni oscillazione del vagone e dalla finestra entrava un fastidioso spiffero freddo. Con un treno dal simile aspetto Buster non si sarebbe sorpreso di finire in un'iconica scuola di magia.
Per diverso tempo dopo la partenza del treno in quella cabina regnò il silenzio. Fra i quattro ragazzi nessuno sembrava sapere come iniziare un discorso.
Probabilmente era per via dell'atmosfera cupa che i giovani si erano ancora portati a dietro da Borrian. Tutto questo però sembrava non toccare il cuore di Shato. Egli sembrava invece entusiasta di quel viaggio, ma usò la scusa di quel silenzio per annunciare il fatto che gli era venuto sonno. Buster lo vide coricarsi tranquillamente sul suo sedile, usufruendo delle gambe di Mardic come cuscino per il capo. Quel ragazzo, pensò il corvino, non conosceva la definizione di "vergogna" o "spazio personale". Dal suo lato, Mardic invece non pareva infastidito e si era messo a giocherellare con i capelli bianchi del giovane.
-Domani è Ostara.- aveva finalmente interrotto il silenzio quest'ultimo.
Buster non aveva mai sentito prima quel nome. -Ostara?-
-L'Equinozio di Primavera.- spiegò Marrion a bassa voce, per non svegliare Shato. -Purtroppo dubito che quest'anno potremo decorare le uova come sempre.-
Il ragazzo pensò che la gente in quel posto avesse probabilmente diverse usanze che egli ancora non conosceva. Ma quella non era l'unica cosa che aveva lasciato un interrogativo nella sua testa.
Pertanto decise di parlarne. -Prima di quell'esplosione al porto tu e Cora stavate parlando di un Torneo, di che si tratta?-
Marrion stava scrutando il corvino attraverso gli occhiali con uno strano sguardo che fece rabbrividire il ragazzo. -In che senso "di che si tratta"? Sai, ultimamente sei un po' strano, Buster. Mi stavo chiedendo se...-
-È stanchezza.- Buster stava pensando già ad una scusa da usare quando fu Mardic ad interrompere il fratello. -Cora gli ha assegnato molto lavoro ultimamente, anche io spesso mi dimentico le cose.-
Sul volto del biondo era tornato un sorriso solare e allegro, come per mostrare al fratello maggiore che non aveva nulla da temere. I suoi occhi dorati di spostarono a seguito per scrutare il volto del corvino, senza troppi problemi si occupò di rispondere alla domanda che egli aveva appena posto. Il tono non era affatto quello di chi era scocciato di ripetere le stesse cose più di una volta. Se Buster glielo avesse chiesto, Mardic avrebbe risposto alla stessa domanda infinite volte con lo stesso entusiasmo. -Stavamo parlando del Torneo che si svolgerà fra poco più di un mese, in corrispondenza di Beltane. È da molto ormai che stanno organizzando tutto alla capitale, De'Asil.-
Gli occhi verdi di Buster mostrarono una nota di curiosità. -E in cosa consiste?-
-Il Torneo servirà a decidere il nostro nuovo sovrano. È stato il nostro ultimo Re, Nikos Longfire, a scegliere questo metodo per la successione.-
-Se è una monarchia non dovrebbe esserci una successione di sangue?-
Mardic sembrava divertirsi a giocare con i capelli di Shato. -Ogni sovrano prima di lasciare il posto può scegliere come avverrà la successione. Nessuno sa perché non abbia lasciato la corona in mano alla propria famiglia. Fatto sta che i Longfire ora non ne sembrano molto felici.-
-Cercheranno sicuramente di vincere il Torneo.- commentò Marrion. -Ma il popolo dei Draghi non è più quello di una volta. È passato nemmeno un anno dalla morte del Re e già pensano di poter comandare con i loro metodi. Se pensiamo a ciò che è successo oggi...-
Buster sembrò iniziare a mettere al loro posto i pezzi del puzzle mancanti. -Quindi l'attacco di oggi potrebbe essere stato causato perché il popolo dei Draghi non è contento della successione?-
I due fratelli annuirono allo stesso momento. Mardic riprese la parola. -I Longfire sono dei Nobili del popolo dei Draghi, hanno molta influenza sul loro esercito ed ora che non c'è un vero e proprio Re non ci sono chiare restrizioni per nessun popolo. Nikos Longfire era diverso, era un Re giusto nei confronti di tutto il popolo di Asil. Se ha scelto questo metodo di successione è probabile che stesse cercando un modo per non lasciare il trono alla sua famiglia.-
Senza alcun preavviso sopraggiunse anche la voce di Shato alla conversazione. -Drago di oggi molto grande. Per Shato, Drago Nobile.-
I tre rimasero in silenzio qualche istante, cercando di capire se lo Spirito dei Cristalli fosse sveglio o stesse semplicemente parlando nel sonno. Questo tuttavia non si mosse, anche senza dormire sembrava gradire le attenzioni che Mardic stava dando ai suoi capelli.
-Shato ha ragione.- commentò Marrion. -Quel Drago era molto grosso ed è comparso dal nulla. Non mi sorprenderebbe se venisse fuori che quello era un Drago di sangue nobile.-
Il viaggio durò all'incirca quattro ore, più del previsto. Fra le diverse fermate alle varie stazioni lungo il percorso ferroviario, non poteva mancare l'indesiderata sosta per via di un guasto. Passarono attraverso una lunga foresta e aggirarono una catena montuosa. I due fratelli seguirono l'idea di Shato dormendo, ma Buster scelse di rimanere ad osservare il paesaggio oltre al finestrino.
Delok era una città molto più grande e famosa di Borrian. Persino gli edifici della periferia sembravano appartenere a famiglie benestanti. Le abitazioni erano costruite con pietre chiare, forme e decorazioni più semplici di quelle della città natale del corvino, vi erano così molti meno dettagli a riempire eccessivamente la visuale.
Ma quando i ragazzi arrivarono alla città il sole era già tramontato, pertanto la priorità non era quella di fare i turisti.
Cora proclamò che sarebbe andata a parlare col padre da sola, ma che egli si trovava al momento in una riunione. Non sapendo quanto tempo le sarebbe servito propose ai ragazzi di cercare nel frattempo una locanda dove alloggiare.
Marrion scelse di andare con lei.
Il Lizard Boots sembrava il locale più accogliente che giunse per primo sulla loro strada. Il salone principale era occupato da diversi tavoli rotondi, con in fondo un lungo bancone per il bar. Le stanze da letto affittabili occupavano dal primo al quarto piano. Essendo il più lucido e responsabile al momento, Mardic si occupò delle prenotazioni, mentre gli altri ragazzi si accomodarono ad uno dei tavoli per la cena.
-Le stanze rimaste sono massimo da due posti, a letti separati.- annunciò il minore dei due fratelli al suo ritorno. -Le ragazze avranno una stanza loro, Shato tu sarai in camera con Buster. Non voglio casini come all'ultimo compleanno, ci siamo capiti?-
Shato rispose con una linguaccia. -Voglio Marrion, lui è più gentile con me.-
Mardic dovette arrendersi, sospirando.
Il suo sguardo era indecifrabile, Buster non riuscì a coglierne il significato. Non era forse felice della scelta delle stanze?
"Non credo di russare così tanto mentre dormo."
Svolsero la cena in quel locale parecchio rumoroso, pieno di gente di ogni tipo. Ad ogni tavolo c'erano clienti che non si preoccupavano di parlare ad alta voce. Buster ebbe pena per il giovane violinista che in un angolo stava cercando di dare un fondo musicale alla sala che ricopriva completamente la sua musica.
Al centro della taverna si era creato un bel pubblico che stava ascoltando il racconto di qualcuno, era difficile sentirne a pieno le parole.
Al suo tavolo la situazione non era migliore. Shato aveva giocato tutto il tempo con il cibo che aveva nel piatto, creando una piccola montagna di carne e insalata. Probabilmente stava cercando di capire quanti pezzi poteva mettere uno sopra l'altro prima di far crollare il tutto. Non contento, aveva ordinato anche diversi boccali di birra. In quel momento stava incoraggiando il biondo a finirne uno.
-Forza, vent'anni e non hai ancora toccato un alcolico. È ora di rimediare.-
-Non mi piace questa birra.-
-Forza forza, se Mardic non beve allora Shato sarà offesa tutta la settimana!-
Buster preferiva star fuori da quella scenata.
Portia invece era l'unica assieme al corvino ad aver consumato il proprio pasto con calma e in silenzio. Il ragazzo pensò che in tutto quel baccano la ragazza potesse quasi scomparire.
Eppure in circa un'ora quell'atmosfera sembrava essere riuscita a placare i brutti pensieri che avevano messo radici nelle menti di quei giovani ragazzi. O perlomeno questo era ciò che pensava Buster mentre a piccoli sorsi beveva la propria birra.
"Come prima volta che bevo non è male."
Con i sensi lievemente offuscati per l'alcool si mise ad ascoltare con più interesse i discorsi dei presenti ai tavoli a fianco ai loro.
-E poi cos'è successo?-
-Ovviamente hanno posto resistenza. Pur negando, avevano la scritta "colpevoli" dipinta sulle loro facce. Ma i loro proiettili non mi facevano altro che solletico!-
-Sei sempre il solito. Non ci aspettavamo altro da te, Vaion.-
I presenti iniziarono ad acclamare, ripetendo quest'ultimo nome come la folla ad uno stadio di fronte al loro idolo. Buster vide con la coda dell'occhio un uomo alzarsi in piedi su un tavolo, probabilmente era colui che la gente stava acclamando. Il corvino rimase a bere con comodo la sua bevanda.
-Sì.- l'uomo sul tavolo acclamò a sua volta sopra tutte le altre voci sottostanti. -Ricordatevi tutti il mio nome, perché da oggi in avanti lo sentirete tutti i giorni. Io sono Vaion Longfire, il vero erede al trono!-
La folla esultò nuovamente. -Forza Vaion!-
-Lunga vita al nostro futuro Re!-
-Ricordati di noi quando salirai al trono!-
-È vero, io ti ho offerto sempre da bere! Prendi un altro bicchiere!-
-Nessuno vorrebbe un Re stupido come te.-
Buster rischiò di strozzarsi con la birra. Quest'ultima affermazione era riuscita a guadagnarsi il silenzio totale, ma non era questo che lo aveva fatto sussultare.
Guardò subito il posto del biondo accanto a sé, questo era vuoto così come il calice di birra. "No no no no."
Tutti al suo tavolo si voltarono verso il centro della discussione e i dubbi di Buster si avverarono.
Colui che aveva parlato per ultimo non era altri se non il suo amico, Mardic.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


La schermata principale del Menù era disposta da altre quattro sezioni esplorabili: il profilo, i personaggi, le abilità e una mappa.

Riguardo quest'ultima, una volta aperta era possibile visualizzare l'intera mappa del regno di Asil.
Essa aveva al suo lato sinistro un grosso continente circondato su ogni lato dal mare. Il resto delle terre era formato perlopiù da isole. In alto a destra vi era la più grande, composta per la maggior parte da un terreno prevalentemente montuoso. In basso a destra si poteva trovare invece un arcipelago. Del tutto pianeggiante, con lunghe spiagge. Questi erano i primi che risultavano all'occhio, a seguito vi erano almeno sette isole più piccole, sia attorno al continente che all'isola più grande.
Accanto alla mappa vi erano alcuni pulsanti che potevano cambiare il modo in cui questa veniva mostrata. Il primo era un disegno che rappresentava le pianure, le spiagge e le increspature con diversi strati uno più scuro dell'altro per mostrare le diverse altezze delle montagne.
Era possibile ingrandire alcuni punti per poter vedere nel dettaglio una determinata zona. In tal modo era possibile visualizzare anche i nomi delle catene montuose, dei laghi o delle foreste.
Un secondo pulsante mostrava la mappa suddivisa in regni di colori diversi. Ogni colore era associato ad una razza.
Ad avere il maggior numero di terre erano rispettivamente la razza dei Draghi e degli Elfi. Il primo era rappresentato da un rosso scuro e occupava quasi tutta l'isola più grande. Inoltre vi era segnato anche una grossa parte del continente, in alto a est.
La rispettiva controparte a ovest aspettava agli Elfi, rappresentati da un colore verde sulla mappa. In ordine di grandezza dei territori a seguito vi era il regno degli Umani, quello dei Mannari, gli Spiriti degli Elementi, le Sirene, i Vampiri ed infine le Banshee.
I primi tre occupavano il resto delle coste del continente. Le Sirene, col loro bell'azzurro della mappa, occupavano l'intero arcipelago.
Ai Vampiri, era stato assegnato un solo minuscolo pezzo di terra nell'isola dei Draghi. Infine, alle Banshee aspettava una singola isola a nord del continente.
Al centro dei Asil vi era tuttavia un grosso spazio di terra colorato di un rosa pelle. Stando alla leggenda dei colori lì a lato quello era un territorio neutro, accessibile a tutte le razze ma dove nessun nobile di esse poteva esercitare il proprio potere, ad eccezione del sovrano. Zoomando al suo centro Buster poteva leggere i nomi delle città. Con un pallino rosso a segnarne la posizione vi era De'Asil, la Capitale e la dimora del Re.
Quel Menù sembrava riportare molte notizie interessanti, si poteva addirittura scegliere di modificare l'opacità delle linee nere che segnavano il confine fra i vari regni!
Dopo aver saputo che l'ultimo sovrano era un Nobile della razza dei Draghi, Buster si era domandato se tutto quel rosso scuro della mappa non fosse dovuto proprio a questo fatto.
Soffermandosi con lo sguardo sul nome di ogni razza, era possibile aprire un secondo pannello che riportava una descrizione di questi.
La razza dei Draghi, ad esempio, non era esattamente come Buster se la era aspettata la prima volta che ne aveva sentito parlare, giunto in quel posto.
Si potrebbe dire che il loro regno può essere suddiviso in tre categorie sociali. Al posto più basso vi sono i Draghi Puri, ossia i Draghi con l'aspetto della grossa creatura alata che tutti conoscono. Questi possono essere di dimensioni piccole o medie, ma non superano i tre metri di altezza. Al secondo posto vi stanno quelli che vengono chiamati Reptiles. Appartengono alla razza dei Draghi, ma non sono altro che creature dall'aspetto metà umanoide e metà da rettile. Essi possono comprendere sia il linguaggio dei Draghi Puri che quello degli umani. Infine vi erano i Nobili. Ciò che li differenzia da questi ultimi due ranghi è che questi hanno sia un aspetto umano che uno da Drago, ed è possibile per loro mutarlo a proprio piacimento. I Nobili possono trasformarsi in Draghi di dimensioni maggiori rispetto ai Draghi Puri. A seguito di una nota "Curiosità" vi stava annotato che il record del Drago più grande era stato tenuto da Asterin Longfire, con 60 metri di altezza sulle quattro zampe e 110 in lunghezza.
Il Drago che Buster aveva visto al porto era molto più piccolo di questa Asterin, tuttavia era più che sicuro che si trattasse di un Nobile.
Ma ciò che ormai aveva capito era che la famiglia Longfire era gente dalla quale dovevano assolutamente tenersi alla larga.
Ciò che stava accadendo all'interno della locanda del Lizards Boots non sarebbe mai dovuto cominciare.
Mardic aveva appena offeso un Nobile dei Draghi di fronte all'intera folla che lo stava acclamando fino ad un istante prima. Il silenzio era calato, il pubblico di Vaion si era voltato per osservare chi fosse questo individuo così coraggioso, o stupido, da compiere un simile gesto. In molti rimasero sorpresi nel vedere un semplice ragazzo sui vent'anni. Egli se ne stava in piedi senza alcun tremore o insicurezza, i capelli biondi in parte legati dietro la nuca e sulle guance un lieve rossore causato dall'alcool. Per quanto Buster conoscesse il carattere del giovane, non si sarebbe mai aspettato un simile comportamento da lui. Maledisse mentalmente lo Spirito dei Cristalli e la sua idea di portare alcolici a tavola.
Vaion saltò con un abile e leggero balzo dal tavolo fino a terra, avvicinandosi a passo lento al suo nuovo avversario.
Era un ragazzo di circa cinque anni in più rispetto a Mardic, sicuramente non oltre da come ne dimostrava, eppure era notevole alto. Aveva la pelle chiara, con dei capelli rossi scalati che gli incorniciavano il volto, fino a scivolare oltre le spalle. Un taglio ordinatamente scompigliato, acconciato con una piccola coda larga a lato del capo.
Anche senza sapere il suo nome era ben possibile ipotizzare che fosse di sangue nobile osservando semplicemente i suoi abiti.
Ogni suo movimento era ricolmo di un'innaturale grazia, seguiva riga dopo riga di un rigido copione. Come se trattasse ogni cosa come fragile porcellana e un suo movimento sgarbato potesse ferire allo sguardo. Era un uomo dall'aspetto affascinante, Buster non poté negarlo, era difficile staccargli gli occhi di dosso una volta inquadrato.
Vaion e Mardic erano ormai l'uno di fronte all'altro, ma quest'ultimo non mostrò alcun segno di timore o pentimento.
La voce del Drago era bassa e persuasiva. L'atmosfera era diventata tesa, ma il tono del rosso rimaneva calmo senza perdere la propria autorità. -Potresti ripetere? Credo di aver capito male.-
Mardic non si fece problemi a ripetere. -Nessuno vorrebbe un Re stupido come te.-
Per un attimo Buster temette che il Nobile potesse colpire l'amico, ma egli agì in modo totalmente diverso. Emise una risata bassa, ma non sembrava affatto ironica. Anzi, pareva stupito e divertito nel poter assistere alla scenata di un individuo simile. -E sentiamo, secondo quali fatti stai basando questi tuoi pregiudizi?-
-Ti ho sentito poco fa mentre raccontavi le tue gesta.-
-Combattere contro chi mi manca di rispetto mi renderebbe un Re stupido?-
Quello che stava usando il rosso non era affatto un tono d'accusa, come se stesse parlano tranquillamente ad un bambino stolto. Le carte che Vaion stava giocando erano ben chiare: mostrarsi superiore a quelle accuse senza far trapelare la minima rabbia gli stava permettendo di risultare più maturo del proprio avversario e mantenere così l'appoggio del pubblico lì attorno.
Ma Mardic non sembrò voler ritirare le proprie parole. -Hanno sentito tutti quando hai raccontato di aver distrutto un'intera città per questo! Perché ora non ripeti tu ciò di cui ti stavi vantando un attimo fa?-
Ma Vaion sembrava solo ancora più felice di poter mettersi nuovamente in mostra. Recuperò dal tavolo il proprio bicchiere, oscillando elegantemente il vino rosso pregiato che vi stava al suo interno. -Ma certamente. Un vile mercante... Anzi, un truffatore ha avuto il coraggio di poter trattare e vendere merci pregiate con la mia gente. Fino a questo punto non vi era alcun problema. Tuttavia ha fatto l'errore di volermi ingannare, scambiando la merce dopo il pagamento con delle copie fasulle e prive di alcun valore.-
L'intero salone in quel momento si era già zittito da un bel pezzo, la conversazione dei due aveva attirato anche l'attenzione del barista dietro al bancone. Persino il violinista aveva momentaneamente fermato la sua suonata pur di non risultare d'intralcio. Buster pensò che fosse dovuto principalmente alla presenza di un Nobile come un Longfire. Anche senza considerare la sua influenza, egli era un parente del loro ultimo Re, sarebbe stato inopportuno rischiare di interrompere un suo discorso proprio durante una conversazione simile.
Aveva lasciato l'ultima frase con una nota alta per far intendere che il suo discorso non era finito. Sfruttò il tempo di un sorso al suo vino per creare un piccolo momento di pausa, in modo da attirare l'attenzione dei curiosi che già si chiedevano cosa avrebbe detto dopo.
A seguito proseguì. -Così mi sono vendicato, facendo in modo che non potesse più truffare nessun altro. Le cose hanno finito per ingigantirsi e coinvolgere parte della sua città, proprio questa mattina. Mi sembra il minimo per aver mancato di rispetto ad un Longfire. Il mio è più che lontano da un gesto barbarico... O stupido, come tu dici. Finché non vi è alcun sovrano a difendere il regno, il lavoro sta al regno stesso! Che Nobile sarei se stessi indifferente, con gli occhi bendati di fronte a questi crimini? Quanta altra gente avrà truffato? Quanti altri sarebbero caduti nello stesso inganno dopo di me? Ho solo avuto la fortuna di avere la giusta posizione per rendere giustizia quando altri non potevano, o non volevano. Se la città ne è rimasta coinvolta è solo colpa di chi ha posto resistenza.-
Buster, che aveva visto quello scenario con i propri occhi, poteva ben dire che la verità era lontana da quelle grandi e nobili parole. Lasciare che delle bestie gironzolassero in città attaccando le persone e distruggendo le case non era una reazione dovuta ad una resistenza. Ma Vaion non solo sapeva come raccontare la storia a proprio favore, ma si stava anche spianando un buon sentiero nella sua campagna elettorale!
Le diverse risate che si udirono non aiutarono Mardic a cambiare d'umore. -Vuoi vendicarti di un singolo uomo e distruggi un'intera città? Mi sembra evidente a questo punto quanto tu manchi di morale! Quale era il nome della città?-
-Non lo ricordo, non ho badato a questa piccolezza. So solo che è stato divertente distruggere tutte le loro navi.-
Tutti al tavolo di Buster sentirono un nodo allo stomaco. Il corvino si voltò ad osservare i suoi compagni, nessuno di loro aveva il coraggio di fermare l'amico. Shato era tornato a giocare con la carne facendo finta di non sentire nulla. Portia come sempre non aveva posto una sola parola, osservando il tutto con una mano a coprirle la bocca, immobile.
Se quello che avevano di fronte era il responsabile dell'attacco alla loro città, allora avrebbe dovuto fermare ogni tipo di disputa per evitare di far ripetere la storia.
Avevano atteso forse fin troppo tempo. Quando Buster si alzò dalla sedia riuscì a raggiungere appena in tempo il biondo, afferrando il braccio che già stava caricando per colpire il Nobile. Mardic probabilmente non si era aspettato un intervento da parte dell'amico, guardandolo in quel momento era come se avesse momentaneamente dimenticato ciò che avrebbe voluto dire al Drago. -Oh, ciao. Hai le mani fredde.-
-Mardic che pensi di fare?- rimproverò con un sussurro il maggiore.
-Sto parlando con questo tizio qui.-
Qualche timido brusio riempì la sala.
-Bene, ora smettila.-
Buster fece l'errore di guardare in volto Vaion. Essendo ora più vicino al Nobile era più facile percepire l'aura pesante e forte che emanava. Per quanto i suoi metodi potessero risultare eleganti e raffinati, egli era chiaramente un individuo pericoloso. Il corvino ne aveva avuto la prova osservando come, nel suo aspetto da Drago, poteva affondare tranquillamente tutte quelle navi. E da come l'aveva raccontato, sembrava quasi che in quel momento stesse addirittura giocando senza fare sul serio. Data l'influenza che si era guadagnato in quel posto, Vaion probabilmente era ancor più bravo a manipolare la gente con le parole. In quella discussione, Mardic aveva già perso nel momento in cui aveva aperto bocca.
Buster cercò di non farsi intimorire dagli occhi color cremisi di Vaion, puntati ora su di lui. -Scusate, il mio amico ha bevuto troppo questa sera. Dimenticate tutto ciò che ha detto!-
Quando cercò di tirarlo nuovamente verso il tavolo, Mardic si oppose con tutte le sue forze. -No! Non dovete dimenticare niente!-
Il corvino fino ad allora non aveva mai pensato di provare il desiderio di picchiare quel suo amico. Ma per quanta forza egli ci mettesse, il biondo non era intenzionato a lasciare quel suo posto, tantomeno a rinunciare alle proprie accuse.
-Ho detto che uno così non ha alcun diritto di essere Re!-
-Non è vero, non lo pensa veramente. Non ascoltatelo.-
-Sì che lo penso!-
Quella loro breve lite fu interrotta da una risata. Entrambi si voltarono nella sua direzione, scoprendo che essa proveniva da Vaion. Ancora una volta era perfetta, senza alcun segno di forzatura o ironia. Ascoltando semplicemente quella risata chiunque avrebbe pensato ad un ragazzo che stava ridendo di gusto per una barzelletta divertente che gli era stata raccontata. -Che spasso! Non speravo di divertirmi così tanto questa sera. Vediamo se riesco ad indovinare anche il resto del discorso. Scommetto che questa è la parte in cui ti proclami migliore di me come possibile sovrano, o sbaglio?-
Sul volto di Mardic era rimasta impressa per tutto questo tempo una smorfia arrabbiata, con una chiara aria di sfida, impassibile anche se il suo avversario aveva il supporto di tutto il pubblico lì attorno.
All'ennesimo strattone da parte di Buster, egli sembrò realizzare solo in quel momento chi fosse l'amico che stava cercando di allontanarlo da quel posto. Invece di liberarsi dalla sua presa afferrò una delle sue mani che lo stavano trattenendo.
Il corvino si sentì tirare il braccio, Mardic aveva alzato le loro mani in alto come per mostrare a tutti anche la presenza dell'amico.
-No.- annunciò alzando maggiormente la voce, volendo farsi sentire da ogni persona presente in quella sala. -Non sarò io a sfidarti. Lui è Buster Oak, ricordatevi il suo di nome, perché sarà lui a diventare Re al posto di questo sbruffone!-
Buster sentì il suo "No!" soffocare all'interno della propria gola. Mardic continuò, puntando un dito accusatorio verso il rosso. -È molto più intelligente ed onesto. Lui non distruggerebbe mai un'intera città pur di vendicarsi per un torto fatto da una singola persona. Inoltre ha rischiato la vita per salvare diversa gente questa mattina, mentre tu distruggevi la nostra città!-
Lo sguardo di Vaion era lo stesso di una persona che aveva già compreso molte cose ancor prima che gli venissero dette. -Questa sembra più una vendetta personale, chiuderò un occhio. Tuttavia il sovrano sarà colui che vincerà il Torneo, intendete davvero sfidarmi pubblicamente?-
"No!" gridava la mente di Buster. "Non ho alcuna intenzione di sfidarti."
Ma la risposta di Mardic fu diversa. -Sì.-
Nell'esatto istante in cui il biondo disse tale parola, nella visuale di Buster un piccolo cerchietto rosso apparve accanto al punto esclamativo a segnalare una notifica. Il ragazzo ebbe un pessimo presentimento.
Aperta la sezione degli Eventi, il secondo rettangolino grigio sotto all'evento "Assalto a Borrian" prese colore.
Il nome del nuovo evento che si era formato era "Torneo a De'Asil. Obiettivo: impedire la vincita di Vaion".
A differenza del suo primo evento, questa volta vi erano elencate anche le conseguenze che sarebbero seguite a seconda del risultato.
Con un esito negativo, vi sarebbe stata la sottrazione del 100% dei suoi Punti Vita e Spirituali. L'azzeramento di quelle barre, così come in ogni gioco, segnalava solo una cosa: Game Over.
In caso di esito positivo, invece, sarebbe giunta una ricompensa in denaro. Buster non aveva mai visto così tanti zeri uno dopo l'altro.
Tuttavia in quel momento non si fece accecare da quel denaro, erano decisamente maggiori le probabilità di sconfitta che quelle di vincita.
Reagì tardi. Aveva già abbassato a forza la mano da un pezzo, gridando più di una volta che non avrebbe accettato la sfida. Tuttavia attorno a loro tutti gli ospiti del bar stavano già esultando e ridendo. Era impossibile ritirare il guanto di sfida. Anche guardando i suoi amici al tavolo comprese che da quando Mardic aveva aperto bocca la prima volta, sarebbe stato difficile per loro tirarsi indietro dopo aver attirato in quel modo l'attenzione. Anche se fossero andati via, aver insultato pubblicamente un Nobile tanto irascibile non li avrebbe fatti scappare molto lontani.
Shato si era messo ad esultare come se non avesse capito ciò che stava accadendo, battendo le mani al tavolo e ridendo, mentre Portia non aveva avuto il coraggio di mettersi in mezzo.
Anche in mezzo a quel baccano Buster sembrò riconoscere il rumore dei passi di Vaion quando lentamente si avvicinò al gruppetto dei due amici. Il rumore dei tacchi tintinnò fra le sue orecchie.
Il rosso si era avvicinato a meno di mezzo metro per scrutare il volto del corvino. Quando si chinò un poco per arrivare alla loro altezza, Buster sentì un profumo simile alla legna bruciata, accompagnato dal leggerissimo odore del vino. Gli occhi color cremisi di Vaion erano profondi e pungenti, accennati da una leggera linea di eyeliner nero che li circondava con eleganza.
Vaion era bello, ma Buster ebbe l'impressione che egli potesse divorarlo vivo in quell'istante.
Il nobile Drago accennò un elegante sorriso. -Non vedo l'ora di combatte con te al Torneo. Spero proprio che tu ci arrivi tutto intero.-
Il mattino successivo, Cora non si risparmiò affatto nel colpire più di una volta la testa di Mardic con una scarpa.
-Cosa credevi di fare, stupido?-
Il volto di Mardic era segnato dalla stanchezza e dalla confusione post-sbornia. Come prima bevuta, non gli era andata molto bene. Dopo aver sfidato pubblicamente un Nobile della razza dei Draghi, Buster dovette trascinarlo fino alla sua camera per evitare che combinasse altri guai. Era diventato talmente appiccicoso che il corvino faticò a staccarselo letteralmente di dosso una volta messo a letto. In compenso, dopo tutti i calci ricevuti, aveva dormito come un angioletto fino al mattino.
-Ve l'ho detto. Quelle cose le avevo pensate, ma non credevo di averle fatte realmente.- la sua voce era un pochino più bassa del solito, comprendendo ciò che aveva fatto. Quando il gruppo si riunì a Cora, dovettero spiegare l'accaduto sia a lei che al diretto interessato, che fino a qualche istante prima era convinto che tutta la discussione con Vaion fosse stata solo un gioco della sua mente. Ma la rossa aveva dato la stessa dose di botte ad entrambi i colpevoli, compreso Shato che aveva portato l'alcool al tavolo.
Date le loro espressioni, probabilmente non avrebbero mai più bevuto in vita loro.
Shato si era messo a piagnucolare pur di non ricevere quelle botte. Purtroppo per lui, non aveva funzionato. -Mi picchi solo perché non hai potuto vedere! Spettacolo divertente. Shato si è divertito. Mardic buffo e carino se beve!-
Marrion mostrò il suo disaccordo con un sospiro.
-Va bene.- Cora tentò di non demoralizzarsi. -Non è una catastrofe. Vi hanno solo sentiti un gruppetto di persone, che sarà mai? Nessuno fra un mese si ricorderà di questo evento, quel Vaion avrà sicuramente molti altri sfidanti.-
Buster non era sicuro di poter rivelare loro del Menù e della sezione degli Eventi. Ma quest'ultimo che era comparso parlava in modo chiaro, ignorare la faccenda l'avrebbe portato alla morte.

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