~Unless you want me to~

di Funlove96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~What does it taste like?~ ***
Capitolo 2: *** ~A shining star I wanna keep for myself (as long as she wants me to)~ ***



Capitolo 1
*** ~What does it taste like?~ ***


Wermit Week ~ Day 1 ~ Cooking.



Si può essere gelosi di un pezzo di vetro?



Era questo ciò che si era chiesto negli ultimi minuti, dopo che era riuscito a guadagnarsi un posto fisso accanto ad uno dei tavoli del buffet, finendo dritto in un vero e proprio inferno che aveva in parte contribuito a creare. Era ancora imbarazzato per la scena a cui Shura aveva dato inizio, con loro al centro della sala soggetti agli sguardi di tutti gli invitati, acclamati con un grande applauso per il loro ruolo nello scontro contro Müller, ed erano stati bersagli di diverse attenzioni, molte delle quali non erano esattamente desiderate.
Per questo aveva cercato di isolarsi un po' di più, appartandosi vicino ad uno dei tavoli del buffet senza farsi notare troppo e riuscendo poi ad avvicinarsi ad una Hermit che aveva probabilmente deciso di fare un tour alcolico per la sala data la quantità di volte che l'aveva vista con un bicchiere in mano.

Erano almeno venti minuti buoni che la vedeva dare tutte le sue attenzioni a varie bevande -alcoliche soprattutto-, limitandosi al minimo indispensabile nell'interagire con gli altri ospiti quando questi le rivolgevano la parola mentre si servivano.
Ricordava molto bene come quelle stesse labbra sporcate appena di un poco di rossetto lo avessero stuzzicato poche ore prima, nascosti da occhi indiscreti.
E anche di lui che si tirava indietro come un idiota, finendo per darle forse l'idea sbagliata di ciò che intendeva, e non aveva ancora avuto modo di sistemare le cose, passando quelle ore con un misto di angoscia e timore nascoste come meglio poteva per non rovinare la festa ai suoi compagni.
L'aveva iniziato lui e sarebbe stato lui a porvi rimedio.
Una volta che avesse finito di fissare il bicchiere -ormai vuoto e adagiato sul tavolo, sostituito immediatamente da un altro- desiderando di spaccarlo in mille pezzi ovviamente...

Decisamente sì...



Sapeva di non essere capace a far combaciare le proprie parole coi gesti, c'era qualcosa che sbagliava ogni singola volta, realizzando subito di aver rovinato le cose, senza però capire come fare per risolvere la situazione.
E se c'era una cosa che lo infastidiva era volere con tutto sé stesso comunicare -comunicarle- qualcosa senza riuscire a fare ciò che gli serviva per farlo correttamente.
Ed era un sentimento che prevaleva nell'ultimo periodo, con Weisz che non poteva negare di conoscerne il motivo.

Hermit al contrario non sembrava curarsene troppo di quel -non tanto - piccolo dettaglio. Gli aveva già spiegato -quell'unica volta che era stato capace di domandarglielo chiaramente- di aver scelto per sé stessa in piena coscienza e mai gli era sembrata incerta o pentita fino a quel momento.
Lo aveva rassicurato fin da subito che, se avesse voluto tirarsi indietro, avrebbe potuto farlo, chiedendogli un'unica cosa: Dirglielo chiaramente e senza giri di parole.

Ma Weisz non voleva tirarsi indietro ...



La conosceva bene tanto quanto Hermit conosceva lui, e poteva dire con certezza che non fosse del tutto vero dal suo tentativo di isolarsi, goffamente nascosto da un atteggiamento simile al solito a cui lo aveva abituato. Solo una copia di quello che conosceva, abbastanza decente da ingannare qualcuno forse, ma pur sempre una copia che nulla aveva a che vedere con l'originale, destinata a distruggersi nel momento in cui quel qualcuno si fosse reso conto delle differenze che a lui erano saltate subito all'occhio...

Hermit lo stava proteggendo, assolvendo al suo ruolo pure al di fuori dell'Arsenal e tenendolo al sicuro quanto più poteva.

E questo non doveva succedere...



Forse lei non se ne era resa conto -come biasimarla, dato che glielo rendeva così difficile?- ma pure lui voleva -doveva- fare la sua parte. Era il suo dovere, in qualità di campione della giustizia, di persona a cui Hermit aveva dato la sua fiducia incondizionata, ma soprattutto di uomo che si era ripromesso di non divenire come colui che lo aveva messo al mondo. Non avrebbe più potuto tornare su Norma e guardare in viso sua madre con la coscienza insozzata dall'aver intrapreso -seppure in parte- la stessa strada di colui per cui l'aveva vista soffrire...

~~~~



Se ne stava appartata, lasciando che il viavai degli invitati che si avvicinavano al buffet di volta in volta andasse avanti senza disturbarla troppo, ricambiando i saluti di chi cercava di rompere un po' il ghiaccio. Era genuinamente felice di essere stata il centro dell'attenzione solo per brevi momenti dopo il discorso di Shura, poiché così non era stato difficile potersi isolare come desiderava. Le cibarie messe a disposizione aiutavano, anche solo per il fatto che le davano una ragione per saggiare le varie bevande con cui le aveva accompagnate. Almeno finché non aveva lasciato andare le scuse e si era servita semplicemente ogni alcolico che si trovava davanti.

Il suo sistema operativo le permetteva di non subire gli effetti dell'alcol allo stesso modo di un essere umano, per cui poteva Hermit permettersi di ingerirne grandi quantità senza stare troppo male. Se pure avesse esagerato, sarebbe andata lentamente in standby e il suo corpo avrebbe semplicemente rallentato qualsiasi funzione per favorire lo smaltimento dell'alcol in eccesso, restituendole la piena funzionalità man mano che abbassava il tasso alcolico si abbassava...

"Non è buffo?" si voltò con un'espressione interrogativa sul viso, spostando l'attenzione dal proprio bicchiere al ragazzo, il quale, dopo essere stato nelle vicinanze per un po', aveva deciso di avvicinarsi.
Aveva sentito la sua presenza accanto a sé in più di un'occasione ma aveva deciso di lasciare a lui il primo passo, qualunque esso fosse stato.
Non che il rifiuto che le aveva rifilato poco prima, quand'erano da soli, non fosse stato già abbastanza chiaro sulle intenzioni a cui doveva solo dare voce...

Le mostrava, senza curarsi troppo del bon ton -che però non sembrava essere qualcosa di troppo importante per nessuno degli invitati lì-, uno dei gamberetti appena preso dall'abbondante porzione che si era procurato, gustandoselo poi in un boccone, nella maniera meno signorile possibile.
Così tanto che Hermit quasi si domandò come avesse fatto a mantenere pulito il completo dai toni grigi e neri per tutto quel tempo considerando che l'altro non lo aveva tenuto addosso per molto.

"Semplici gamberetti nonostante in questo Cosmos ci siano specie di pesci mai viste altrove..." ridacchiò. "Ti aspetteresti chissà quali pietanze in un posto come questo e invece..." lo divorò ridendo un po' sguaiatamente mentre tornava a rovistare nel proprio piatto. "Qui qualcuno è un po' taccagno te lo dico io..." le sussurrò all'orecchio -ed Hermit sapeva non fosse solo per non farsi sentire- poco prima di riempirsi nuovamente la bocca...

Assaporò l'ultimo sorso dello Breteches rosé con cui si stava coccolando, lasciando che i suoi sensori raccogliessero le note degli agrumi che si intrecciavano coi frutti rossi, danzando qua e là per il palato.

"Weisz, almeno la metà dei pesci in questo Cosmos è tossica e non adatta al consumo alimentare..." iniziò, accettando così di portare avanti, per la prima volta in quelle ore, una conversazione più lunga. "Altri invece devono essere maneggiati da degli esperti per poter essere resi commestibili senza rischi..." concluse posando il calice ormai vuoto sul tavolo.

"Hanno fatto la scelta giusta nell'adottare questo tipo di menù..." gli si avvicinò di più rubandogli l'ennesimo gamberetto che stava per infilarsi in bocca -senza nemmeno finire di deglutire il precedente- e gustandoselo assieme alla faccia un po' offesa del ragazzo.
"Sarebbe troppo rischioso incorrere in una possibile intossicazione, anche se con del personale esperto a maneggiare il cibo, non credi?" concluse leccandosi le dita un po' unte del misto di spezie che insaporiva il piatto. "E poi è davvero tutto molto buono..."

Weisz annuì senza davvero essere interessato alla cosa, cercando con tutte le sue forze di non fissarle le labbra con cui lo stava torturando senza nemmeno toccarlo o esserne intenzionata.
"E del vino che mi dici invece? È buono anche quello?" ghignò prendendole il calice dalle mani, bevendone l'ultimo sorso rimasto e assaporandolo per bene.

Il sapore migliore del Cosmos...



Hermit fece qualche passo indietro, cercando di non mostrargli l'effetto che quel gesto aveva su di lei e spostando nuovamente l'attenzione sul buffet, dove individuò tra gli altri un Breteches rosato.

La vista della sua figura intera, avvolta nel tessuto dalle varie tonalità di viola gli staccò un altro pezzo di ragione. Gli aveva già fatto prendere un colpo non indifferente poco prima, quando l'aveva vista con quell'abito indosso e il tessuto color carne ricoperto di piccoli brillanti qua e là era stato la causa principale della sua disattenzione, in grado non solo di scombussolarlo in una maniera che non riusciva ancora a comprendere -seppure aveva rinunciato da molto a farlo quando si trattava di ciò che Hermit era in grado di fargli- ma anche scatenargli gelosìa al pensiero di non essere l'unico spettatore a cui era concessa tale visione...

Sapeva di non poterle fare scenate, era stato lui, circa due mesi prima -poteva davvero contarli al passato se erano tornati indietro nel tempo?-, a mostrare dubbi sul voler portare quella sorta di relazione agli occhi di tutti. Weisz non riusciva neanche a chiamare quelle sensazioni che lui stesso provava col loro nome senza sentirsi intimorito dal pensiero che, nel momento in cui l'avesse fatto, si sarebbe reso conto che era l'unico modo per descriverlo, non potendo più scampare a quella verità come aveva fatto fino a quel momento, delegando il compito ad Hermit.
Ed erano finiti così a dissimulare, lasciandosi andare solo quando sapevano di essere da soli...

"Eventi come questo non capitano tutti i giorni... " menomale, esclamò una vocina dentro di lui, davvero stanca di essere martoriata dalla stupidità che ancora lo bloccava dal fare quel passo che, pure lui lo sapeva, era quello giusto.
"Inoltre..." le dita diafane si posarono su uno dei calici lì davanti, optando stavolta per un Breteches rosso il cui sapore di curry si mescolava con quello delle more, e le note leggere di pepe le stuzzicarono i sensori in una maniera che non poté negare essere molto soddisfacente. "Reggo molto bene l'alcol..."
La guardò scettico, rimanendo però a fissarla posare le labbra sul calice, macchiandone il bordo di un leggero alone rosato quando il rossetto si posò su di esso, e gli sembrò che il vetro finemente lavorato lo stesse deridendo nel godere di lei a quel modo, quando lui, in teoria, aveva modo e maniera di farlo quando lo desiderava...

Non sapeva che fosse possibile ragionarne in quei termini -non per lui, che non era abituato a notare troppo quel tipo di dettagli-, eppure non avrebbe saputo descrivere il misto di dispiacere e desiderio che aveva provato di fronte a quella scena in nessun altro modo che non comprendesse la presenza di quella cosa che gli dava le fitte alla pancia e gli faceva tremare il respiro...
"Quello è letteralmente imbrogliare! Te ne stai solo lì a dormire tranquilla..."
Weisz lo sapeva, gli era capitato tempo prima di avere a che fare con Hermit in quello stato e a una piccola -piccolissima- parte di lui non era dispiaciuto lo spettacolo. Come non gli dispiaceva l'onere di avere il suo benessere tra le mani. Era il campione della giustizia ed era suo dovere prendersi cura degli altri, seppure non vi erano pericoli effettivi nell'immediato.

"Hermit ho bisogno di-" le note di una musica più lenta iniziarono a librarsi nell'aria, coprendo i mormorii e le chiacchiere varie che avevano animato la sala, per invitare i presenti a muoversi verso il centro e mostrare le proprie abilità in un ballo più dolce rispetto alle danze che avevano animato fino a quel momento i festeggiamenti.
Furono in molti a cogliere l'invito, notò con disappunto per essere stato interrotto, e tanti si erano mossi in pista ballando più o meno abilmente.
Che fosse per scarsa capacità oppure per semplice voglia di lasciarsi andare senza stare troppo dietro ad un'etichetta -mai esistita davvero in quella sala-, ognuna delle persone in pista sembrava divertirsi, lasciandosi andare e mostrandosi senza vergogna alcuna... A differenza di chi preferiva starsene in disparte, delegando agli altri il primo passo...

L'eroe di Arsenal se ne stava lì, nel bel completo grigio-scuro, intento a pulirsi le mani con un tovagliolo, non intenzionato ad unirsi ai balli a cui non aveva rivolto nemmeno un secondo sguardo dopo aver visto i loro compagni d'avventura scendere in pista. Nessuno sembrava aver fatto caso a ciò che accadeva sul fondo della sala, lasciando che il gesto sfuggisse ad occhi altrui.
Al ragazzo che, riponendo il piatto quasi vuoto sul tavolo dopo averlo tenuto distrattamente tra le mani per diverso tempo rinchiuso nelle sue elucubrazioni, si faceva finalmente coraggio di prendere con dolcezza la mano della dama che gli stava accanto, macinando i metri che lo separavano dal suo obbiettivo...

Non era davvero così idiota da lasciare che le cose andassero così... non stavolta almeno...



Continua ...





Angolo autrice:
Ed eccomi qui con una nuova raccolta dedicata alla prima edizione della Wermit Week!
Chissà come andrà a finire👀
Grazie mille per avermi letto ci vediamo domani!❤️

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Capitolo 2
*** ~A shining star I wanna keep for myself (as long as she wants me to)~ ***


Wermit Week ~ Day 2 ~ Star and Space.



I piccoli puntini luminosi facevano bella mostra di sé nel cielo notturno del Aoi Cosmos, osservando silenziosi ciò che accadeva sotto di loro. Situazioni che pochi avevano il privilegio di vedere e sentimenti che fuoriuscivano in tutta la loro pienezza solo nell'oscurità della notte, erroneamente convinti di non poter essere spiati...

I rumori dei festeggiamenti che avevano luogo pochi metri più in là le arrivavano un po' ovattati mentre il leggero vento che si alzava ogni tanto le sfiorava i capelli raccolti nelle due code alte e muoveva la gonna dell'abito, facendo svolazzare un poco gli strati della stoffa violetta in un movimento che contraddiceva la sua figura quasi del tutto immobile.
Se ne stava lì, come se anche il solo voltare lo sguardo avesse potuto infrangere quella piccola bolla che sembrava essersi creata attorno a loro, fuori dalla quale pareva esserci il disastro più assoluto.
Non le restava che osservare il panorama, comodamente seduta su una delle panchine metalliche che si trovavano lungo la grande balconata, riempiendosi gli occhi della città illuminata dalla notte... e cercare di illudersi per l'ultima volta...

Avrebbe voluto che le palpebre un po' pesanti che sentiva fossero dovute alle sue esagerazioni di poco prima.
Desiderava che i suoi sistemi si stessero semplicemente preparando a mandarla in standby per smaltire l'alcol in eccesso.
Avrebbe dato di tutto perché il suo corpo le facesse prendere una pausa -seppure forzata- per farla stare meglio dopo.
Sarebbe morta perché Weisz, che le stava di fronte a testa bassa senza dire una parola -le aveva solo detto che doveva dirle una cosa mentre la trascinava fuori-, la riportasse di nuovo in sala, prolungando ancora poco quella bella bugia.
Quella i cui silenzi tra loro due avevano fatto molto meno male, forse per via dei rumori più forti che li circondavano, o forse per gli strascichi di quella illusione che ancora era lì ad ingannarla che sarebbe andato tutto bene...

Il suo lato più razionale ci aveva tenuto però a ricordarle l'amara verità ancora una volta nel momento stesso in cui ricordò dove si trovavano.
Avevano cambiato universo, le cose erano differenti e una nuova possibilità di vivere si era presentata davanti a loro.
Non poteva pretendere che fosse una cosa da niente e tantomeno poteva incolparlo se desiderava cambiare le cose ora che ne aveva la possibilità...
Il fatto di aver costruito Arsenal insieme non le dava il diritto di prendersi la sua unica occasione di vivere facendo scelte differenti, frapponendosi tra lui e la sua decisione di porre rimedio ad un errore...

Si era volutamente illusa di non esserlo, bugia che si era raccontata ogni volta che la realtà le ribadiva come stavano le cose, ma doveva essere sincera con sé stessa e ammettere, di fronte all'evidenza, che era stata la scelta sbagliata.

Che Weisz fosse sensibile al fascino femminile era risaputo e lui stesso non si era risparmiato di dimostrarlo ad ogni occasione.
Si era illusa di poter vivere qualcosa che non le era concesso, credendo che bastasse il pensare di essere pronta ad affrontare anche il peggio nel caso fosse finita male, e ora ne pagava le conseguenze, standosene lì a osservare il cielo stellato senza davvero vederlo, intimorita dal solo pensiero di alzare lo sguardo e affrontare il dispiacere riflesso negli occhi di Weisz...

Perché c'era una cosa di cui Hermit era certa: Weisz non le avrebbe mai fatto del male, neanche se fosse stata lei stessa ad implorarlo. A prescindere da tutte le volte le aveva sbattuto in faccia la verità su certe mancanze che forse mai avrebbe potuto colmare, Weisz non l'avrebbe mai ferita.

Intenzionalmente...



~~~~



L'aveva osservata nell'oscurità della notte, sfiorata appena dalla poca luce che, dall'interno della sala illuminava un pezzo della grande balconata, si posava su di lei, mostrandone in parte la figura avvolta dal luccichìo dei piccoli brillanti che le ricoprivano il busto. I sensori sulle guance emettevano una luce che gli parve troppo fioca per come la conosceva e il senso di colpa gli diede un'altra stoccata proprio lì nella pancia. Una sensazione assai differente da quella di prima. Terribile allo stesso modo ma molto più chiara nel fargli capire da cosa fosse scaturita e chi ne fosse il vero artefice.

Lo odiava...



Era consapevole di meritarselo, che il pezzo di cuore che Hermit gli aveva dedicato era l'ultimo posto in cui aveva diritto di stare, e comunque aveva l'ardire di martoriarlo come gli pareva, non volendo però abbandonarlo...

Era egoista...



Non era abituato a non avere i suoi occhioni azzurri puntati su di sé. Quando pure non lo guardava direttamente, Weisz sentiva addosso la sua considerazione, crogiolandosi nella consapevolezza di essere parte dei suoi pensieri.
Il Cosmos era così grande che chissà quanti altri c'erano che avrebbero fatto di tutto per essere al suo posto, per avere qualcuno che li scegliesse nonostante tutto e li mettesse in un piccolo posticino al sicuro dentro il proprio cuore, lasciandoli lì a prescindere da tutto.
Nonostante i suoi difetti, Hermit lo aveva messo su un invisibile piedistallo, quasi fosse stato un essere perfetto, mentre lui nemmeno sapeva fare il minimo indispensabile per meritarlo...

E non gli importava...



L'aveva portata lui là fuori, in un attimo di coraggio che lo aveva assalito poco prima e ora sembrava averlo abbandonato, forse anch'esso stufo di cotanta stupidità.
Erano ormai dieci minuti che stavano lì, il silenzio intaccato solo dai rumori circostanti che nemmeno si distinguevano più tra loro, e Weisz non sapeva da che parte iniziare...

Lo sapeva...



Che idiota! accusò una veritiera voce nella sua testa quando le rivolse nuovamente lo sguardo, solo per vederla cambiare l'oggetto delle sue attenzioni. E di nuovo non era lui.
Lo meritava, ma non lo sopportava...

Il cielo -che assisteva silenzioso, divertito dalla sua disfatta-, le scarpette nere tacco dieci che le avvolgevano i piedi, le manine candide, impegnate a ricalcare i piccoli ricami dorati che facevano bella mostra di sé sulla stoffa viola scuro della fascia che dalla spalla destra le ricadeva morbidamente sul ventre, le ciocche che di capelli che il vento le faceva finire in faccia...
Ogni singola cosa beneficiava della piena attenzione di quegli occhioni azzurri meno che lui, e sebbene sapesse di non poterle dare torto, voleva così tanto che gli rivolgesse lo sguardo...

Ti prego guardami...



"Hermit" le si inginocchiò davanti prendendole le mani tra le proprie e ringraziando Madre che non le avesse tirate via.
Forse c'era ancora una speranza... se fosse riuscito a non rovinare tutto...

"Non so cosa dirti ok?" la guardò, cercando di ignorare il malessere che gli attanagliava lo stomaco nel vedere la frangia azzurra davanti a sé, ben sapendo che fosse sveglia poiché intravedeva la luce dei sensori nella semi oscurità. Semplicemente non voleva guardarlo...
"Non so come funzionino queste cose..."

E ho il terrore di peggiorare la situazione...



"So solo che sono tornato indietro di tre anni e mi sono accorto di aver perso soltanto tempo..."

Era il momento di affrontare la realtà, e per quanto ad Hermit non piacesse ciò che stava cercando di dirle, alzò la testa con tutto l'orgoglio che poteva metterci, e lo guardò dritto negli occhi, conscia di dovergli almeno questo per la difficoltà che non faticava a nascondere mentre assolveva l'unica promessa che gli aveva chiesto.

Si sentiva pronta a qualunque cosa fosse uscita dalle sue labbra...



"Voglio che mettiamo fine a tutto questo Hermit..."

Se avesse avuto un cuore umano a contrarsi nel petto al posto di una serie di circuiti atti a fare da centralina per il suo sistema operativo, Hermit l'avrebbe sentito distruggersi in mille pezzi...

Non lo era davvero...



Posò la fronte sulla sua costringendola a guardarlo mentre si malediceva mentalmente. Aveva visto il dolore nei suoi occhi e sapeva che nel momento in cui avesse lasciato andare quel contatto non l'avrebbe più recuperato.

Doveva essere chiaro almeno una volta...



"Voglio stare con te nel modo corretto!" esclamò facendo uscire dalle labbra la prima cosa sensata. "Voglio che mi parli, che mi guardi, che mi dica che sono un idiota quando dico una stupidaggine..." intrecciò le proprie dita con quelle di lei, non distogliendo mai lo sguardo. Era l'unico modo che aveva per mostrarle quanto fosse serio perché era un disastro sia a parole che a fatti, e poteva solo sperare che la sua bravura nel leggergli dentro lo aiutasse.
"Voglio che mi tocchi, che mi prendi in giro, che mi baci e sporchi la mia faccia di rossetto..."

Non uno stupido bicchiere...



"Voglio che mi mandi al diavolo se dico o faccio qualcosa di stupido..." le carezzò le braccia risalendo lentamente verso le spalle, un po' per timore che lo allontanasse e un po' perché voleva toccare quel pezzetto di Cosmos che gli brillava davanti da ore e che adesso riusciva finalmente a tenere stretto a sé. Lasciò che la sensazione della stoffa ricoperta di brillanti gli scivolasse lentamente sotto le dita, riempiendosi del tremore quasi impercettibile di Hermit. E lo stomaco si contorceva in una maniera fin troppo piacevole all'idea di essere l'artefice degli occhi grandi che ora lo fissavano spalancati, mostrandogli il suo riflesso come unico protagonista nel suo sguardo.
Finalmente! si disse carezzandole ora la schiena e riempiendosi quanto più possibile le mani con le -sue?- stelle...

Piccole scintille che gli scorrevano sotto la pelle...



Il respiro caldo le sfiorava il volto, facendo sì che i piccoli sensori del naso raccogliessero le piccole tracce dei gamberi, le spezie e la carne mescolati alle varie verdure dei cibi con cui si era servito durante la serata.
Non sembrava la cosa più romantica esistente se la guardava da quel punto di vista, ma non era che le importasse tanto la forma quanto ciò che aveva appena udito.
Non si era messa in quella situazione con Weisz immaginandosi qualcosa di perfetto, eppure le aveva appena dato qualcosa di meraviglioso...

Avrebbe accettato qualunque cosa lui volesse darle...



Le prese il viso tra le mani, carezzando coi pollici i sensori rossi sulle guance -gli sembrava che emettessero ora una luce ancora più intensa-, non sapendo come trasformare in parole ciò che voleva dirle: Si era ritrovato di nuovo davanti i tre anni che aveva passato sulla Edens Zero, e aveva deciso che voleva dedicarglieli tutti in modo differente da come aveva fatto finora.

Aveva avuto una nuova occasione per vivere la madre che gli era mancata, e aveva intenzione di mantenere il suo mondo felice che la benevolenza di Madre gli aveva in qualche modo regalato...

Non sapeva se sarebbe riuscito a mantenere le cose come desiderava o se avrebbe mandato tutto al diavolo -era certo avrebbe rovinato tutto anche se non voleva- ma ce l'avrebbe messa tutta per rimandare il disastro il più possibile.
Almeno fino a quando non sarebbe stato in grado di risolverlo in una maniera decente...

Voleva che accettasse tutto ciò che aveva da offrirle, seppure non era abbastanza e non poteva garantirglielo con certezza...



Rinnovò la muta promessa in quell'esatto momento che lei si sporgeva, afferrandogli i lembi della giacca grigiastra e tirandolo a sé per stampare le proprie labbra sulle sue.

~~~~



"Sembra a posto..." mugugnò aprendo il piccolo gancio dorato a forma di fiore per controllare che fosse ancora integro. "Certo che potevi stare più attento però..." lamentò, offesa dalla brusca interruzione di poco prima.

Aveva perduto il conto sia dei baci che si erano scambiati così come del tempo trascorso, impattando di nuovo con la realtà quando alcune ciocche si erano incastrate nel gioiello che decorava la fascia viola scuro sulla spalla, strattonandole i capelli in malo modo e costringendola a staccarsi dalle sue labbra.

"Scusa..." finì di lisciarle dolcemente i capelli con le mani mentre Hermit era impegnata a chiudere il gancio, sistemandosi la fascia sulla spalla sinistra e lisciandola con le mani. "Credo dovremmo tornare dentro, è passato un po' di tempo..."
Annuì notando solo ora come i rumori fossero diminuiti, segno che gli ospiti avevano forse iniziato a sentire il peso delle ore passate e che dovevano almeno accertarsi che i compagni non si preoccupassero.
Beninteso, se avessero trovato il tempo di accorgersi della loro assenza...

Le porse il braccio, che Hermit prese dopo un po' di titubanza, aggrappandovisi e lasciandosi portare di nuovo dentro la grande sala.

E le stelle se ne stavano lì a guardare risplendendo nel cielo notturno.

Quella più brillante di tutte però se ne stava tra le sue braccia, quelle di un idiota egoista che avrebbe trovato la maniera di rovinare tutto alla prima occasione, ma che non l'avrebbe lasciata andare per nulla al mondo...

Finché lei l'avesse voluto...

Fine.

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