Tra le mura del diavolo e dei ricordi

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un madornale errore ***
Capitolo 2: *** Il ricordo di una bambina all'apparenza felice ***
Capitolo 3: *** La dannazione del sangue e della morte ***
Capitolo 4: *** Il segno del male ***
Capitolo 5: *** Le fiamme dell'inferno ***



Capitolo 1
*** Un madornale errore ***


Soave, Verona

Appena vede la cinta muraria.
Appena vede risalire quell’edificio così maestoso e così silenzioso, Lucifer si blocca all’istante.
Ancora non sa perché si trova in quel luogo, lontano dalla sua Los Angeles in un luogo che sperava tanto non potesse più vedere.
Ma appena Chloe vide che c’è qualcosa che non va in lui, subito si preoccupa.
< Lucifer, perché ti sei fermato? >
< Io… credo di non sentirmi tanto bene. >
E in effetti era proprio così.
Era piegato in due dal dolore senza che qualcosa l’avesse colpito davvero.
Non si era mai sentito in quel modo, a parte quando il suo passato tenebroso non ha avvolto il suo sorriso sornione e la sua voglia di essere superiore a tutti.
Eppure quei ricordi non potranno mai rimanere all’oscuro di tutti, soprattutto di Chloe.
< Detective, forse è meglio se vai avanti. Io ti raggiungerò al più presto. >
< Forse devo chiamare un’ambulanza. Non hai una bella cera. >
< Sto bene > rispose insistentemente il diavolo < Sto bene. E adesso lasciami in pace. >
Lucifer non voleva essere così irascibile, ma voleva essere puntiglioso e non essere contraddetto.
ma Chloe, per quanto dura e amorevole potesse essere in quel frangente, non aveva nessuna intenzione di ascoltarlo.
< Ascoltami, detective: c’è un corpo che ha assoluto bisogno di essere scoperto. Non vorrai mica dirmi che vuoi fermarti proprio adesso dopo un così lungo viaggio. >
< Io mi preoccupo solo per te. Perché non riesci a capirlo? >
< Perché so benissimo cavarmela da solo. Se ti ho detto che tra poco ritornerò ad essere me stesso… >
< Npo. Tu non mi hai detto questo. >
< Sai che c’è? Ti confesso che odio la tua insistenza, detective. >
< Pensa pure quello che vuoi ma io non ti lascio piegato in due inspiegabilmente da un dolore che non comprendo. >
< Visto che non mi comprendi, ti consiglio di lasciarmi in pace. >
< Lucifer, perché non vuoi essere aiutato? >
< Perché non ne ho bisogno. Davvero. >
< Sei davvero incredibile, lo sai? >
Spazientata dalle sue parole, il detective si recò all’interno del castello del piccolo borgo, senza degnarsi di voltare lo sguardo verso un diavolo che per la prima volta nella sua esistenza, stava soffrendo davvero.


Non aveva nessun tipo di parole.
Non voleva credere a quello che stava guardando con i suoi occhi mai i suoi ricordi stavano inspiegabilmente riprendendo vita.
Il tutto era dato dal fatto di suo fratello maggiore A… e dalla cinica e terribile M…
Sembrava che la loro presenza lo potesse rincuorare in qualche modo, ma tutto ciò era il preambolo per un peccato mai dimenticato e che ancora oggi lo faceva soffrire.
Il corpo di quello sconosciuto non lo faceva minimamente sentire diverso.
Il ricordo di una bambina misteriosa a cui era legato molto lo faceva sentire diverso. Abbattuto.
E tali accusatori erano giunti in quel presente mentre Chloe era all’oscuro di tutto e il suo dolore riprendere quella luce soffocante che Lucifer aveva pensato che tutto ciò non sarebbe mai tornato a farlo soffrire in quel modo.
Eppure adesso Lucifer doveva affrontare quellle paure. Con o senza l’aiuto di chi davvero circondava la sua esistenza.

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Capitolo 2
*** Il ricordo di una bambina all'apparenza felice ***


Venti anni prima

Una vita passata che avrebbe presto distrutto in lui le sicurezze che negli ultimi anni l’avevano reso diverso, quasi all’apparenza felice.
Eppure l’incontro di quella bambina l’aveva cambiato per sempre.


Nemmeno lui lo sapeva, ma Lucifer si trovava dinanzi ad un orfanotrofio.
Vedere quei bambini in quell’edificio triste in attesa che una famiglia li potesse dare un futuro diverso da quello che avevano, faceva stringere il cuore al vecchio diavolo, così all’apparenza molto fragile.
Rimanere in loro compagnia lo faceva sentire diverso e coloro che insegnavano in quell’orfanotrofio lo sapeva bene.
Lucifer non si era mai sentito così bene con sé stesso prima d’ora.
Ma tutto s’interrompe la mattina di u giorno d’inverno mentre viene circondato da tutti i bambini che correvano in quei corridoi così freddi.
Sembrava davvero una giornata diversa dalle altre, ma quello che toccò i loro pensieri e i loro cuori li avrebbero cambiati per sempre.
Lucifer si trovava dinanzi a loro mentre con le sue mani insanguinate stava piangendo dalla disperazione.
Una bambina di nome Trixie, se ne stava accovacciata piena di sangue e con gli occhi chiusi.
la bambina era morta e nessuno sapeva dare alcuna risposta sull’accaduto. Nemmeno Lucifer.
Si fecero molte indagini al riguardo, ma il vecchio diavolo non riuscì mai a superare quel momento e ad aiutare la polizia del luogo e la morte della bambina cadde in un oblio dove nessuno avrebbe mai pensato di poter risolvere.
L’esistenza così felice era stata spazzata in così poco tempo e il vecchio diavolo non tornò mai quello di un tempo.
Se ne andò da quel luogo in maniera così silenziosa che nessuno seppe più niente di lui.
Troppo turbato, troppo arrabbiato con sé stesso per come si era evoluta la faccenda.
ma molti di quei bambini dove la loro infanzia si era conclusa per sempre, credevano molto che Lucifer sapeva cose che non riusciva nemmeno a confessare.
Cose che avrebbero per sempre cambiato il corso di quel presente diventato passato e dannato.
Un presente così terribile che tutti loro ne parlarono per molto tempo.


Lucifer non voleva svegliarsi da quell’incubo.
L’immagine di quella povera bambina morta era ancora presente nei suoi occhi e questo Chloe non riusciva a capirlo.
< Lucifer, che cosa ti sta succedendo? Parlami. >
< Mi dispiace Decker, ma devo andarmene alla svelta da qui. Questo posto… mi ricorda troppo il passato. >
< Un fatto del tuo passato? Questa sì che mi è nuova. >
< Ti prego di non scherzare, detective. >
< Io non voglio scherzare. Io e tutti gli altri non sappiamo niente del tuo passato. E a questo punto non so se è un bene oppure un male. >
< Ricordo ancora la piccola Trixie… >
< Trixie? Mi stai parlando di una bambina che ha il solito nome di mia figlia. >
< Ho paura che in quel passato dannato, tua figlia era già presente. >
Chloe, scossa dalle parole di Lucifer, non riusciva a capire che cosa stesse dicendo realmente.
< Lucifer, ti rendi conto che Trixie ha otto anni? Mi stai parlando di una cosa successa molto tempo fa’. >
< E tu come fai a saperlo? Non ho mai precisato il tempo in cui stavo… >
< Cercati di calmarti, ok? Ti stai sicuramente confondendo con un’altra persona. Ne sono certa. >
< No. la bambina che qui è morta è uguale a Trixie. E aveva il suo solito nome! >
Chloe, non volendo credere a quella parole, intimò Lucifer di lasciare subito quel luogo e di tornare subito a casa.
< Perché me ne dovrei andare? Ti sto forse dando dei problemi, detective? >
< Ancora non ma sono sicura che me ne darai molti. >
< Detective, devi ascoltarmi… >
< No! adesso smettila, Lucifer. Qui stiamo parlando di un cadavere non c’è niente da scherzare. >
< Ma io non sto scherzando! >
< Non mi distrarrai parlando di un passato che non può minimamente interessarmi. Vuoi solo cercare di distrarmi. Ormai ti ho capito. >
ma Lucifer, per la prima volta innocente, si sentiva inspiegabilmente solo e abbandonato.
Una situazione alquanto controversa che non poteva dimenticare in nessun modo.
Soprattutto quando le sue stesse punizioni lo continuavano ad infamare come un assassino un codardo della peggior specie.

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Capitolo 3
*** La dannazione del sangue e della morte ***


“Lasciatemi in pace!”
Lucifer, dopo essersi allontanato dalla detective, continuava a soffrire indicibilmente come non gli era mai accaduto.
La sua mente urlava pietà e il suo dolore conosceva un silenzio troppo opprimente.
Ma la visione di Amenadiel e di Mazikeen era molto vivida.
< Che cosa volete da me? >
< Perché sei tornato qua? Il tuo peccato non doveva essere ricordato così > gli fece Amenadiel.
< Non l’ho scelto io > rispose Lucifer < E’ stato un caso che un’altra persona sia morta qua dentro. >
< Un caso? Io non ci giurerei. >
< Hai qualche idea al riguardo, Mazikeen? >
< Certo che sì, Lucifer: dovrai soffrire in eterno perché hai visto morire quella bambina e non hai fatto niente per salvarla. >
< Non ho fatto niente perché quando l’ho trovata, lei era già morta! >
< Bugiardo! >
< Adesso finitela. Tutti e due > fece Amenadiel < Lucifer, se hai bisogno d’aiuto, sai bene che puoi contare su di me… >
< NO! io non ho bisogno di nessuno! non ho bisogno di nessun aiuto! >
Lucifer era profondamente scosso e disperato.
Ritornare a ripensare a quel passato così vivido nei suoi occhi lo rendeva vulnerabile e irascibile. E questo lo sapeva bene anche suo fratello, troppo buono e comprensivo per lasciarlo da solo.
< Scappare non ti servirà a niente! > gli gridò suo fratello fermandolo all’istante < Tu pensi che sia tuo padre a farti soffrire in questo modo. Oppure che siano i tuoi ricordi… Ma la pace e il silenzio sono durati troppo tempo. Ed è giunto il momento di risolvere questo caso. >
< Io non posso farlo! Non ci riuscirei! >
< Provaci! Non sei solo! >
< Invece lo sono perché nessuno vuole davvero aiutarmi! A cominciare dalla detective. >
< Allora vedi di fare affidamento su di noi > fece Mazekeen con tono meno duro < Siamo la tua famiglia, Lucifer. Lo sai molto bene che non ti abbandoneremo in nessun modo. >
Lucifer, che non fu minimamente rincuorato da quelle parole, desiderò ardentemente riavere le sue ali per poter fuggire da quel presente che lo stava distruggento velocemente.
Ma lui doveva combattere. Sognando anche la sua stessa fine.
< Puoi parlare con il fantasma di quella bambina. Sono sicura che ti aiuterà a risolvere questo dannato misfatto. >
< Ma quale fantasma, Mazekeen? La bambina non mi si presenterà mai più ai miei occhi, tranne quando vedo il suo corpo accasciato e pieno di sangue. La mia anima dannata non conosce pena più dura… Adesso vi prego di lasciarmi da solo. >
< Così non risolverai questo misfatto > gli fece Mazekeen scomparendo improvvisamente subito dopo insieme ad Amenadiel e lasciando da solo Lucifer ancora interdetto e senza parole.
Le sue dannazioni oltre a rimbombare nella sua mente, erano così vivide e presenti.
E questo il detetctive Decker lo sapeva molto bene.
< Lucifer, perchè stai gridando? >
< Cosa? >
< Con chi stavi parlando? >
Mentre il buio fece spazio a quella giornata così fredda, Lucifer capì quasi di essersi sognato tutto.
Ora agli occhi di Chloe era solo un povero pazzo che non riusciva a trovare la pace necessaria e quel presente così opprimente di quel dannato orfanotrofio era solo il preambolo di una scia di sangue ancora molto fresca.
< Detective, ho bisogno di rientrare nell’orfanotrofio. >
< Per fare cosa? Non ci sono prove di chi abbia ucciso quella donna. Abbiamo bisogno della balistica e se ci sono dei collegamenti con la vittima. >
< Io non posso apsettare così tanto. Ho bisogno di sapere in questo momento. >
< Sapere cosa, Lucifer? >
< Il conto con il mio passato è ancora aperto. Ma tu non puoi capire, detective. >
Rientrando dentro senza che Chloe potesse accompagnarlo, la furia irascibile e la pazzia di Lucifer sarebbero stati il fuoco dominante in un luogo dannato che solo Lucifer poteva scrivere la parola giustizia.


Camminando a piccoli passi verso lo stesso luogo del delitto di vent’anni fa’, il corpo di quella misteriosa donna giaceva ancora morto dinanzi ai suoi occhi.
Il sangue era ancora fresco e quella dannazione non sarebbe stata placata con così poco.
Le domane erano molte e le risposte molto poco.
Nessuno aveva intenzione di entrare in quel luogo e le voci che giravano in quel posto erano fin troppo dannate e maledette.
< So che mi stai aspettando da molto tempo per vendicarti > fece Lucifer parlando tra sé < Vieni fuori e fatti avanti. Rimanere nell’ombra non ti servirà a niente. >
Il coraggio del diavolo non poteva venire meno, nemmeno in quel momento.
Lucifer attendeva impazientemente la sua dannazione presentarsi proprio in quel luogo così dannato.
> Ho aspettato per anni che tu ti facessi vedere a la tua figura e ombra dannata non può essere dimenticata. >
Il sole di quella giornata fredda era stato il segno necessario che Lucifer aveva tanto atteso.
Ma la sua resa dei conti non sarebbe giunto immediatamente come lui poteva credere.

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Capitolo 4
*** Il segno del male ***


Rimanendo lì disteso per gran parte di quella nottata, alla fine Lucifer decise di recarsi nella vecchia camera della piccola Trixie.
Nel corso di tutti quegli anni, sembrava non essere cambiato niente in quell’orfanotrofio, a parte la freddezza e la dannazione che si portava dietro da così tanto tempo.
Tutto sembrava essere rimasto uguale e il male dominava in quel luogo così dannatamente ostile.
Lo sapeva benissimo Lucifer che la dannazione non l’avrebbe mai abbandonato.
E una volta entrato nella camera della bambina, vide con grande sorpresa che la stanza era rimasta così com’era per tutti quegli anni.
la polvere ricopriva quel luogo così immutato ma che ancora riusciva a sentire le parole della piccola che aveva una gran voglia di giocare con lui.


“Lucifer, ho fatto questo disegno per te” fece la bambina porgendogli il foglio colorato.
“Oh. È davvero bellissimo” fece Lucifer “Siamo io e te che stiamo giocando in giardino?”
“Sì. Mi sono immaginato un luogo verde all’aperto, anche se qui non ne abbiamo. È il mio sogno più grande: poter giocare con te all’aria aperta.”
Commosso da tali parole, Lucifer non seppe cosa dire a quelle parole.
“Ma come? Non desideri trovare una famiglia che possa adottarti?”
“Perché dovrei avere una famiglia se ho te?”
“Trixie, sai molto bene che non possiamo rimanere insieme per sempre…”
A quelle parole, Trixie poteva offendersi.
Ma il suo broncio era mischiato alla sua voglia di rimanere felice e in sua compagnia.
E quel momento rimasi indelebile nella mente del diavolo.
Così indelebile che non poteva credere potesse essere un ricordo pieno di bontà.


< Ogni tanto pensi a me? >
Voltandosi spaventato, Lucifer stava cercando di capire chi stesse parlando.
< Chi c’è?! Fatti avanti! >
< So che è molto tempo che non ci vediamo, ma potresti essere lo stesso un po’ gentile. Oppure hai dimenticato tutta la nostra amicizia? >
Lucifer non poteva credere che potesse essere la sua Trixie.
< Non è possibile… >
< Mi vedi sotto una figura diversa, ma sono veramente io, Lucifer. Non riesco a rispecchiarmi come vorrei. Forse perché anch’io sono diventata trasparente. >
Lucifer, riaccendendo la luce in quel luogo dimenticato, non poteva credere che dinanzi a lui c’era Trixie in versione fantasma.
< Ma tu non sei… >
< Morta? Perché dovrei esserlo? Per te sono reale! Oppure è solo quello che vuoi tu, Lucifer. Non sei contento? >
< Certo > rispose il diavolo interdetto < Peccato che non posso toccarti. >
< E con ciò? Almeno ci possiamo vedere… Perché tu, oltre a vedermi, hai bisogno di risposte. Non è forse così, Lucifer? >
< Perché… solo adesso riesco a vederti? Perché solo adesso vuoi aiutarmi? >
< Perché la mia dannazione è vagare in questo luogo > gli spiegò la bambina < Ma tu te ne sei andato troppo presto. Volevo voltarti alle spalle quei momenti così duri che hanno spezzato la tua vita sulla terra per sempre. >
< Sì. E ancora oggi penso di nuovo a te, Trixie. Il mio dolore non può essere minimamente placato. >
< No, Lucifer. Non sarà più così. >
< Che intendi dire? Sai chi ti ha ucciso? >
< Il tuo più grande nemico è vivido in queste dannate mura. E lui ti aspetta. Ti osserva. >
Dicendo quelle ultime parole con tono flebile come se il male più oscuro si stia per abbattere su di lui ancora una volta, stavolta Lucifer aveva gli occhi bene aperti.
< Forse ho capito di chi stai parlando, Trixie. >
< Lo so che lo sai. Tu, anima dannata, sei invischiato con altre anime dannate. Solo dopo la mia morte sono riuscito a capirlo. >
< Mi dispiace davvero che tu stia continuando a soffrire ancora per colpa mia. >
< Se era questo il mio destino, va bene così. In fondo che mi serviva continuare a vivere se non potevo essere felice con te, Lucifer? >
< Ma tu potevi essere felice, Trixie. >
< No, Lucifer. Smettila di mentirmi. >
< Sai una cosa? Sei troppo intelligente per avere gli anni che hai. >
< E li avrò per sempre? Come Peter Pan. Però in versione fantasma > ribadì Trixie smorzando il momento davvero teso e surreale.
< Già… Ma ancora non capisco come puoi essere davvero così felice. >
< Non posso continuare ad essere triste. Lo sono stata per più di vent’anni. E anche tu devi voltare pagina una volta per tutte. Vuoi vendicarmi? Hai la possibilità di farlo. Perché come ti ho detto, lui ti sta osservando. >
< E perché io non riesco a vederlo? >
< Prova a spegnere le luci e… >
Improvvisamente, le lampadine che illuminavano la stanza della piccola si fulminarono contemporaneamente e la sicurezza di Lucifer andò ad affievolirsi.
Non sentendo più la bambina, Lucifer si sentì impaurito e ancora da solo, ma pronto per ricevere una visita inattesa.
< Trixie, non te ne andare. Non ora. >
< Non dovrai più pensare a lei, ma a noi due, Lucifer. Finalmente la resa dei conti dopo tanto tempo. >
Mentre il fuoco del male illuminava quel luogo così buio e dannato, Lucifer sentì rincuorarsi improvvisamente nel vedere il suo più grande nemico proprio dinanzi a lui.
< Ho atteso millenni per poterti uccidere ancora. E stavolta la tua anima dannata non conoscerà la tua agognata voglia di libertà e di distruzione.
< Provaci, dannato diavolo. Io ti sto aspettando da molto tempo. >
< Avrei dovuto capire che eri tu… Ma non pensavo che il male più grande mi potesse aver seguito fino a qui. E poi perché la bambina? Perché proprio Trixie? >
< Perché era il tuo amore ritrovato. Ti rendeva vulnerabile. Ed era questo l’unico preambolo per cui tu potevi soffrire. >
< Hai giocato con la mia felicità… E adesso giocherai con la tua dannazione. >
< Oh, ma io sono già dannato. E sarò finalmente io a riportarti verso quel male così profondo a cui non potrai mai sottrarti. >
< Già. Per colpa tua, Caino. >

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Capitolo 5
*** Le fiamme dell'inferno ***


Lucifer e Caino, pronti ad affrontarsi, sentivano qualcosa che li stava improvvisamente bloccando.
Gli occhi addosso di una bambina che aveva sofferto le pene della morte e che non voleva assolutamente più vedere alcun segno di violenza.
< Dovete smetterla! Subito! >
Le parole gridate dalla bambina risuonavano come un preambolo per una fine che doveva assolutamente essere annunciata.
Lucifer, dal canto suo però, non voleva farsi vedere debole dal suo nemico, ancora ricoperto da un astio che non aveva fine.
< Trixie, tu non capisci… >
< No, Lucifer. Siete voi a non capire! Sono già morta una volta a causa di chi voleva il mio male. E il male non può essere curato con altro male. È giunta l’ora di finirla una volta per tutte. >
Fidandosi dell’istinto di Lucifer, gli occhi imploranti di Trixie si diressero verso Caino che non batteva ciglio di fronte alle parole della piccola.
< Caino, io ti perdono. >
< Che cosa? >
< Hai capito bene: basta questa violenza. Mi hai ucciso. La tua punizione sarà essere ricoperto da dalle fiamme dell’inferno e del dolore. Solo così capirai che i tuoi mali non potranno mai essere definitivamente espirati. >
Caino non sapeva cosa dire.
Sentire quelle parole da una bambina così piccola l’aveva bloccato, ma lo aveva anche indotto a riflettere.
Voleva improvvisamente toccare quella bambina in segno di una capace che non sarebbe mai giunta in quel modo, ma quel tocco sotto gli occhi increduli di Lucifer erano una carezza che il diavolo non poteva sottrarsi, nemmeno in quel momento toccante mentre il buio veniva inondato dalla luce più veritiera e da una vita che non poteva essere dimenticata.
< Lucifer, hai visto? Il male non può essere crudele per sempre. Questo ne è la prova. >
< Trixie, io… >
< Non devi dire niente, Caino. Dal tuo dolore e dai tuoi occhi lucidi ho capito quello che mi vuoi dire. >
< Non sarà mai perdonato questo dolore… Ma forse posso continuare a vivere in qualche modo. Senza però dimenticarti, Trixie. >
< Lo spero bene. >
Mentre Lucifer rimaneva ancora a bocca aperta, vide Caino che gli protrasse verso di lui una mano come segno di pace e di una tregua che sarebbe durata per sempre.
< Che cosa fai, Caino? >
< Dai, smettila. So che lo vuoi anche tu e non fare finta di non capire. >
< Una stretta di mano? Ma io…>
< Lucifer, se rifiuti la stretta di mano di un tuo nemico sincero, allora vuol dire che sei tu quello in torto e che continuerai a combattere una guerra che non potrai mai vincere perché io ormai sono morta. Ed è questo l’odioso presente per te. >
Lucifer, non sapendo cosa dire, strinse quella mano come segno di tregua e di resa sotto i suoi occhi, ma l’improvviso abbraccio di Caino aveva cambiato per sempre quella guerra ormai estinto e conclusa.
< Perdonami, ti prego. >
< Io… Caino… >
< Forse mi vedrai come un pazzo. Forse mi vedrai come un abile falso bugiardo… Ma ti prometto che il malesi allontanerà per sempre dal tuo presente. Te lo prometto con tutto il mio cuore. >
Se non lo conoscesse, Lucifer avrebbe pensato che Caino non era davvero più destino all’inferno, ma ad una strada di cura del dolore dove il cielo splendente sarebbe stata la sua possibile rinascita.
Ma chi nasce crudele e senza ritegno, non può scomparire in quel luogo dove lo spiraglio di luce sembrava cogliere anche l’inferno.
< Adesso cosa farsi, Caino? > gli domandò Lucifer.
< Veglierò sul tuo presente. Come un fratello che non ho mai avuto.>
E scomparendo proprio in quel momento, Lucifer non riuscì ad avere il tempo di dire addio alla piccola Trixie mentre il suo spirito stava per toccare il cielo.
< Trixie! Non te ne andare! >
< Lucifer, dì solo alla detective che la sua bambina è molto forte. E che sarà lei a trovare la sua felicità. Addio, Lucifer. >
E nel dire ciò, Lucifer fu colpito ancora dal buio, contornato dal silenzio che voleva dire pace.


Andando a trovare la detective nella sua abitazione, Lucifer si sentì immensamente felice e appagato per come si erano svolti gli ultimi fatti che avevano reso i suoi vent’anni pieni di dolore.
< Ah, sei tu, Lucifer. >
< Volevo chiederti scusa, detective. Per come oggi mi sono comportato. >
< Non ti preoccupare. Ho già dimenticato. >
E nel vedere la piccola Trixie correre verso di lui, il giovane diavolo non poté che abbracciarla stretta stretta.
< Una bambina che ti assomiglia molto e ti ha augurato il meglio, piccola mia. E te lo meriti tutto, piccola mia. >
< Grazie, Lucifer. Ma non pensare solo a me. Ti va di fare una partita a monopoli? Ma ti avverto: questa volta vincerò io. >
< Questo lo vedremo. Sempre che tua madre sia d’accordo. >
< Una partita veloce perché è già tardi e domani devi andare a scuola, d’accordo scimmietta? >
< Va bene. Ma tanto sai meglio di me che finiremo tardi, sai mamma? >
< Guarda che se mi dici così… >
< Scherzavo! Rispose sorridente la bambina < Andiamo! Ho assolutamente voglia di vincere! >

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