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di dragun95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

 
 
 
L’aria della Terra cava era diversa da quella in superficie. Non aveva quel sentore di inquinato e tossico causato dai fumi di scarico, delle macchine e fabbriche. Era totalmente pura e ricca di energia che sembrava quasi farla vibrare.
Un luogo incontaminato dove le mani dell’uomo non erano arrivate rischiando di contaminarlo. Inoltre l’ambiente da film fantascientifico, era quello che Paula apprezzava di più di quel mondo sotterraneo. Era così strano per lei alzare la testa e vedere la terra al posto del cielo, gli dava come l’impressione di essere finita in un’altra dimensione.
 
Paula era un membro della D.A.S.A.O. Una giovane ventenne alta nella media e molto atletica dalla carnagione color cappuccino. Il viso delicato era incorniciato da lunghi capelli marrone scuro, occhi neri e delle lentiggini che sembravano decorarle il viso.
 
La giovane tornò a concentrarsi sul suo tablet. Riprendendo a distanza di sicurezza, tramite la videocamera incorporata un branco di Behemoth che stava pascolava. Adorava quei grossi Titani che sembravano un incrocio tra un bradipo gigante e un elefante.
Anche per via del loro carattere docile e per niente aggressivo. Rimase a riprenderli con tutta la calma del mondo, quando un’ombra la coprì e lei alzò di scatto la testa. Quel gesto istintivo, le fece incontrare la figura di un grosso volatile, ma le piume invece di sembrare morbide dall’aspetto sembravano coriacee come un’armatura naturale.
 
Titanus Avis rock” sorrise riconoscendo la sagoma della creatura che aveva già catalogato. Forse stava andando a caccia di qualcosa da mangiare. Anche se lei non voleva rischiare di entrare nel suo menù, era arrivata l’ora di tornare indietro. Come se le avessero letto nel pensiero, il suo auricolare squillò per segnalargli una chiamata in arrivo.
 
-Chi parla?- domandò aprendo il canale di comunicazione.
 
<< Paula sei ancora fuori? >> disse una voce maschile con accento scozzese che conosceva.
 
-Sto tornando Professore, ho finito di raccogliere i dati-
 
<< Torna in fretta alla base. Abbiamo trovato dei resti nuovi che devono essere analizzati >>
 
-Arrivo subito!- rispose con eccitazione prima di chiudere la chiamata. Altri resti, voleva dire scoprire un’altra storia di quell’ecosistema. Rimise il tablet nel suo zaino e salì a bordo del suo veicolo per l’esplorazione della Terra cava, o come lo chiamava lei: Magnet VS.
Sembrava un quad dal muso appuntito come una freccia, con una serie di tubi azzurri al posto delle ruote e dei piccoli reattori sul retro.
 
Si tirò indietro i lunghi capelli legati in una treccia e si infilò il casco prima di mettere in moto il veicolo. Accendendolo tramite il riconoscimento della sua impronta digitale e mettendo sulla schermo digitale incorporato, il percorso fino alla base.
Appena venne accesa, la Magnet VS iniziò a fare un rumore elettrico, mentre l’energia circolò tra i tubi illuminandoli ancora di più. La forte energia annullò parzialmente la forza di gravità, grazie al magnetismo, facendo staccare il veicolo dal suolo. E iniziare a volare per raggiungere la base.
 
Quando viaggiava su uno di quei veicoli super tecnologici, gli sembrava di essere un personaggio di un film e di trovarsi su un set cinematografico, con intorno delle telecamere a riprenderla. Ma quella era la vita reale. Continuò fino a raggiungere una grande cascata.
 
-Richiesta di apertura rampa d’ingresso- comunicò all’auricolare. La parete della cascata si aprì rivelando un ingresso nascosto, mimetizzato nella roccia. La Magnet VS, entrò e si fermò all’area dei veicoli di ricognizione. Scese dal veicolo togliendosi il casco, mentre degli addetti alla manutenzione si avvicinavano per prendere in custodia il mezzo per controllarlo.
Lei invece andò verso la porta salutando le guardie armate stanziate all’hangar con un gesto che venne ricambiato.
 
La Dasao era riuscita a costruirsi una base sfruttando delle gallerie nella cascata e scavandone altre per farci entrare tutti i loro apparecchi di ricerca ed attrezzature. In questo modo le creature autoctone della Terra cava, non li avrebbero trovati e attaccati ritenendoli una minaccia o delle possibili prede.
 
-Sei tornata Paula- la salutò un uomo giapponese che la stava aspettando.
 
-Salve dottor Yano. Ecco i dati che ho raccolto- gli passò il suo tablet e l’uomo osservò tutto ciò che aveva registrato.
 
-Benissimo. Il professor Ewan ti aspetta al nuovo sito di scavo al secondo piano inferiore. Spera che tu possa “Vedere” qualcosa- lei non trovò però molto divertente quel vedere tra le virgolette. Lo trovava come una presa in giro.
 
-Grazie dell’informazione, scendo subito- disse sbrigativa percorrendo il corridoio fino ad un ascensore.
Sentì il suono dei meccanismi dell’ascensore attivarsi e portarla verso il basso. Anche se trovava che avrebbero potuto metterci della musica d’aspetto.
Quando le porte si aprirono venne accolta da un gruppo di guardie che gli bloccavano l’accesso puntandogli contro le armi. Considerando i reperti inestimabile era comprensibile che avessero delle guardie pesantemente armata.
 
-Identificati!- disse una di queste.
 
-Paula Vilca della divisione Mens- la guardia gli scansionò il viso per il riconoscimento facciale. Quando ebbe la conferma che fosse lei gli fece cenno di proseguire.
Viste le pareti e il soffitto pieno di stalattiti doveva trattarsi di una caverna all’interno della cascata forse dietro di essa. Alcuni uomini stavano illuminando i resti e scattando delle foto per catalogarli.
 
-Finalmente sei arrivata Paula- disse un ragazzo di qualche anno più grande. Will Lair era un arrogante assistente di qualche anno più grande di lei, abbastanza carino con dei capelli neri e occhi azzurri come il ghiaccio.
 
-Ciao Anche a te Will- lo salutò lei infastidita dal suo tono. Fece per rispondergli in maniera acida, quando si sentì abbracciare. Ritrovandosi stretta da Asami.
 
-Sei arrivata finalmente Paula!- adesso aveva ben quindici anni e risultava molto più vivace. I capelli erano ancora più lunghi, a parte una piccola treccia dietro alla nuca, si era fatta più alta e matura negli standard degli adolescenti.
 
-Ciao anche a te- la saluto abbracciandola: -Dov’è il professore?- chiese staccandosi e guardandosi in giro, non trovandolo.
 
-Ci sta aspettando al sito interessato, poco più avanti. Per cui muoviamoci- rispose il ragazzo al posto di Asagi. La castana storse le labbra facendogli la linguaccia, prima di essere presa a braccetto dall’amica e trascinata.
 
-Adam non è ancora tornato?- chiese la mora. L’altra scosse la testa, sapeva quanto l’amica fosse affezionata al giovane ricercatore di Titani. Anche lei l’aveva incontrato e doveva ammettere che era piuttosto sveglio, anche se gli sembrava troppo impacciato nel loro primo incontro.
 
-Tranquilla Asa. Sono certa che tornerà presto- gli disse facendogli l’occhiolino. La giovane orientale arrossì sbuffando per quel commento.
 
 
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Fare esercizio era molto importante, glielo dicevano sempre ad Adam. Anche se preferiva starsene rintanato nel suo laboratorio a studiare. Faceva anche esercizio così da non perdere la resistenza, abbastanza accettabile che possedeva.
Alla fine lo trovava utile, soprattutto quando dovevi scappare da un mostro gigante che voleva ucciderti. Come in quel caso.
 
Continuò a correre sulla neve senza voltarsi indietro, anche perché sapeva che la cosa che li stava inseguendo era dietro di loro. Si era unito ad una spedizione in cerca di altri varchi per raggiungere la Terra cava nei continenti ghiacciati del globo.
Ed invece avevano trovato un maledetto Frost Vark.
 
“Quanto bisogna essere iellati per trovare un Titano al primo colpo?” si chiese voltando indietro la testa.
Era gigantesco, anche se non quanto Godzilla. Aveva una postura quadrupede con il corpo ricoperto di placche ossee triangolari stratificati verso l’esterno. Questa corazza naturale lo ricopriva dalla testa alla punta della coda, l’asciando esposto il muso che presentava delle vibrisse come la talpa dal naso a stella. Solo che questi avevano le punte luminescenti.
 
Era un esemplare magnifico, anche se avrebbe preferito vederlo a distanza di sicurezza. E quella di certo non lo era. L’organismo terrestre enorme non identificato o MUTO per abbreviare. Li stava inseguendo da quando avevano sconfinato nel suo territorio. La creatura aprì la bocca iniziando a fare una specie di risucchio, attirando nella sua bocca tutto il calore che trovava.
Il biondo guardò impotente, alcuni soldati della Dasao dietro di lui essere trasformati in statue di ghiaccio da quella spaventosa abilità.
 
-Quanto dista il veicolo dell’estrazione?- grido a chi gli stava in testa.
 
-Dieci metri- anche se quella creatura non era una scheggia sulla terra, lo era però sotto il ghiaccio. Se si fosse messo a scavare sarebbero stati fottuti. Iniziò a riflettere cercando di trovare un modo per distrarlo. Sapeva che si nutriva di calore e che individuava le prede, tramite la termolocalizzazione. Ma quella era anch’essa una debolezza.
 
-Qualcuno di voi ha un razzo di segnalazione o una granata incendiaria. Qualcosa che emani calore?- gridò subito il biondo vedendo il titano che si avvicinava.
 
-Si abbiamo i razzi di segnalazione-
 
-Lanciatemene uno!- ordinò il biondo continuando a correre, sentendo però il fiatone per lo sforzo.
 
-Cosa?-
 
-Ho detto lanciatemi un lanciarazzi- l’uomo più vicino fece come aveva detto, lanciandogli la pistola lanciarazzi. Adam la prese traballante sente e voltandosi indietro. Il Frost Vark si immerse sotto al manto di neve. Ma era esattamente quello che voleva. Tirò indietro il cane e sparò un colpo mandandolo più indietro che poteva.
La scia sotterranea del MUTO, virò cambiando direzione e tornando indietro ritornando in superficie. Per nutrirsi del calore del razzo di segnalazione. Era riuscito a distrarlo per qualche prezioso istante, mentre davanti a loro il veicolo di estrazione si faceva più vicino.
 
-Richiedo l’utilizzo di un colpo accecante!- disse il capo squadra in testa. Il veicolo aprì uno degli scomparti dei missili ai lati sparando un colpo. All’impatto l’effetto fu uguale a quello di una granata stordente, solo cento volte più forte. Adam e il resto della squadra vennero buttati a terra, mentre il Frost Vark cadde di lato agitandosi, per il forte rumore.
Le orecchie del giovane ricercatore, stavano fischiando per l’esplosione. Tanto che il ragazzo fece fatica a rimettersi in piedi e tenere l’equilibrio sulle gambe. La mano del caposquadra gli afferrò il braccio trascinandolo verso il veicolo.
 
-Portaci via di qui. Ora!- il pilato iniziò a prendere quota, mentre il Titano si rimetteva dolorosamente in piedi. Ma quando li vide il veicolo era ormai fuori dalla sua portata. L’unica cosa che poté fare fu ruggire di rabbia, prima di ritornare sotto il manto di neve.
 
-Ricerca movimentata, eh?- chiese il pilota guardando quelli che erano riusciti a tornare. Il caposquadra lo mandò a quel paese, per poi guardare il biondo, che si teneva le orecchie doloranti.
 
-Tutto bene?- chiese lui guardando il biondo. Quel colpo lo aveva quasi assordato, ma se non altro ciò gli aveva dato la forza per prendere una decisione che valutava da un po'. E che ogni volta aveva sempre rimandato.
 
-Ora basta…- inizio attirando l’attenzione dell’uomo: -…io mi prendo una pausa- disse prima di lasciarsi andare appoggiando stancamente la schiena contro la parete del veicolo e guardando fuori dal finestrino. Cercando di ignorare il ronzio nelle orecchie.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Da amante del Monsterverse eccomi tornato con una storia riguardante questo universo.
Questa storia si baserà su due punti di vista differente, quello di Paula nella Terra cava e quello di Adam che invece si trova in superficie. Qui abbiamo visto alcuni Titani uno nuovo e uno apparso nella serie “Monarch: legacy of monsters”.
 
La storia sarà ispirata in parte alla serie e al trailer del nuovo film che uscirà l’anno prossimo. Ma la trama sarà completamente inventata da me.
Che dire se non che spero che questo inizio vi sia piaciuto e abbia attirato la vostra curiosità. Ci vediamo al prossimo aggiornamento. A presto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

 
 
 
La caverna sotterranea sembrava estendersi per chissà quanto con varie gallerie. Avevano trovato numerosi resti e ancora non l’avevano esplorata tutta. Mentre proseguivano seguendo i fari che avevano istillato per l’illuminazione, tutti restavano guardinghi.
Non sapevano cosa ci potesse essere lì sotto. Uno dei pericoli delle caverne erano gli Hellhawk, dato che quegli uccellacci infestano le grotte della Terra cava. Anche se avevano sistemi di sicurezza apposta per loro, erano sollevati che non ce ne fosse bisogno.
 
-In cosa consistono i resti scoperti?- chiese la ragazza per spezzare il silenzio che si era creato. Ed anche per avere informazioni. Il moro però sembrò seccato.
 
-Quando arriveremo vedrai- Paula sapeva che era scontroso, ma avvolte gli sembrava che lo fosse solo con lei. Eppure non gli aveva fatto niente, ed era così da quando era entrato nella Mens. La divisione ESP della Dasao.
 
-Potresti essere più gentile Will- lo riprese Asagi con un piccolo broncio. Lui alzò le mani senza voltarsi in segno di scuse e le due risero divertite. Era bello vedere di come la più giovane della Mens riuscisse a tenere in riga tutti.
 
I nuovi resti furono facili da trovare. Erano quelli che si trovavano più in profondità nell’area che avevano esplorato. Più si avvicinò e più vide la parte superiore di un grosso teschio illuminato dagli apparecchi elettrici.
 
-Cos’abbiamo qui?- chiese entusiasta. Da quello che si poteva vedere sembrava la parte superiore della testa di un serpente, con vicino anche dei resti ossei di quelle che parevano appendici.
 
-Sembra il teschio di un serpente, forse un ofide- rispose Will osservando la struttura della parte del teschio che sporgeva.
 
-Ottima intuizione ragazzo mio- si complimentò il professor Ewan che li stava aspettando vicino ai resti.
Il professore era un uomo sulla cinquantina dai capelli grigi e i folti baffi che gli ornavano il naso, degli occhiali da vista rotondi erano posti davanti agli occhi azzurri per aiutarlo a vedere meglio.
 
-Salve professore-
 
-Ben arrivata Paula. Questi sono i resti di cui ti avevo parlato-
 
-Riuscirai a “vedere” qualcosa?- il tono del suo compagno non gli piaceva, avrebbe voluto tirargli un calcio.
 
-Non ascoltarlo e usa la tua “magia”!- la incoraggiò Asagi con gli occhi che sembravano brillargli. La castana sorrise spostandosi la coda sulla spalla come a voler simboleggiare di dare uno schiaffo al ragazzo, mentre si avvicinava. Prese un profondo respiro per darsi forza, sperando che avrebbe funzionato anche quella volta. Ed infine posò la mano sul teschio.
Una forte scarica elettrica la colpì direttamente al cervello costringendola a chiudere gli occhi. I suoi occhi iniziarono a vedere qualcosa sulle sue retine come un film che veniva trasmesso sullo schermo del cinema.
 
 
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La vista da quell’appartamento era magnifica. In genere non avrebbe potuto permettersi di alloggiare in un albergo di quel livello. Un regalino che Julien gli aveva dato da parte del capo della Dasao, stando a quanto diceva la francese era molto soddisfatto dei suoi sforzi.
Anche se lui non l’aveva mai incontrato di persona, solo sentito la sua voce ed era sempre distorta. Come se preferisse restare nell’ombra e questo era molto strano. Il suo cervello gli diceva di non fidarsi, ma il suo corpo chiedeva una pausa.
 
Dopo essersi fatto un bel bagno caldo si sentì subito rinato. Anche perché in genere a causa delle sue ricerche avvolte si asteneva dal lavarsi per alcuni giorni. Si sedette sul letto morbido e comodo rimbalzando appena, accendendo la televisione per vedere che cosa trasmettessero. Girando i vari canali trovò un’intervista in diretta ad una persona che conosceva bene: Ilene Andrews.
Membro di spicco della Monarch, nota come “la donna che sussurrava a Kong” e una delle persone più famose dell’organizzazione.
 
“Che avrà da dire?” si domandò aumentando il volume.
 
  “Al momento le ricerche della Terra cava procedono, così da poterne scoprire i segreti “ disse lei sotto lo sguardo delle telecamere e dei reporter, ansiosi di catturare qualunque sua parola.
  “Lei non ritiene che le creature che la abitino siano pericolose?” chiese una reporter
  “Di certo potrebbero esserlo. Ma poiché si trovano nella Terra cava. Dubito che possano arrivare qui in superficie” cercò di rassicurarli la donna.
  “Eppure alcune sono riuscite ad emergere, durante la battaglia di Boston” la contraddisse un’altra voce.
  “È vero la Terra cava è ricolma di tesori naturali, come oro e petrolio?”
 
Spense immediatamente dopo quella domanda. Aveva sentito tutta l’avidità e la brama di possesso del genere umano. Stavano parlando di un luogo per tratti incredibile e di pura fantascienza e subito pensavano a farci su dei soldi.
Doveva ringraziare Walter Simmons, l’amministratore delegato della Apex Cybernetics. Non che il creatore di Mechagodzilla. Era anche per quelli come lui che volevano sfruttare le risorse naturale per arricchirsi e ottenere potere, che odiava le aziende.
 
-Che mi potevo aspettare? Infondo la più grande arroganza dell’uomo è immaginare la natura sotto il suo controllo- mai parole furono più sagge. Scosse la testa, prendendo dei vestiti asciutti dal suo bagaglio. Visto che aveva dei giorni di vacanza, salvo imprevisti straordinari, si sarebbe finalmente rilassato.
Ma come poteva spendere quel tempo, era la domanda che si stava chiedendo.
 
“Potrei andare in spiaggia?” l’idea della Florida o le Hawaii, non erano male. Caldo, sabbia, ragazze in costume, cibo da strada. Mentre ci rifletteva sentì il suo telefono suonare. Lo prese in mano vedendo un numero che non conosceva.
 
-Pronto, chi parla?-
 
<< …ciao Adam…sono papà >> quelle parole furono sufficienti a chiuderli lo stomaco, serrò la mascella stringendo la presa sull’apparecchio. La serata stava iniziando lentamente a peggiorare.
 
-Che cosa vuoi papà?- aveva l’impulso di riattaccargli il telefono in faccia, ma era la prima volta che lo sentiva dopo anni. Sarebbe stato troppo scortese per lui, o forse no.
 
<< Ti prego non riattaccare. Volevo sapere come stai >> disse subito il genitore, sapendo che non lo voleva stare ad ascoltare.
 
-Me la cavo. Invece quella “persona” è ancora dentro?- Finn capiva benissimo a chi il figlio si stava rivolgendo.
 
<< Non lo so. Abbiamo divorziato due anni dopo che te ne sei andato >> ciò lo stupì un po', soprattutto perché credeva che il padre non ce l’avrebbe mai fatta a fare quel passo. Si tirò su gli occhiali che gli erano scivolati sul setto nasale. Guardando le numerose cicatrici che gli deturpavano mani e braccia fino ai gomiti. Chiuse gli occhi prendendo un profondo respiro, ignorando il brivido che gli salì lungo la schiena.
 
<< Mi sono risposato con una donna che mi ama e piaccio molto anche a sua figlia >> continuò con un tono un po' in imbarazzo.
 
-Congratulazioni. È la prima cosa sensata che hai fatto dal nostro ultimo incontro- quanto era passato da quel giorno, forse più di sei anni che aveva tagliato i ponti con lui.
 
<< Ti chiamo perché volevo chiederti…uhm. Se non sei troppo occupato con qualunque cosa tu stia facendo. Che ne diresti di venire a passare qualche giorno insieme a me e conoscerle? >> il suo cervello ci mise molto di più del solito ad assimilare quelle parole e ad elaborarle. Forse perché era una delle poche volte in cui non sapeva bene cosa rispondere.
 
 
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Sentiva di far fatica a respirare, qualcosa gli stava stringendo il collo per cercare di strozzarla, voltò lo sguardo vedendo una grossa figura vagamente eretta su di lui, ma non riusciva a distinguerne la sagoma. Paula cercò di calmare il panico crescente in lei, anche perché quelli erano solo visioni.
Il Warbat o Nozuki come preferiva chiamarlo lei avvolse le sue spire sul braccio che lo stava strozzando per provare a fermare il suo aggressore. Quest’ultimo lo sbatté con violenza inaudita a terra, il serpente venne sbattuto al suolo un paio di volte e Paula sentì dei crampi al corpo. In concomitanza alle ossa che si spezzavano.
 
Quel povero titano le stava prendendo di brutto. Il Nozuki aprì le ali membranose e si mosse in avanti per mordere il suo assalitore con le sue zanne velenifere. Ma questi lo colpì alla mascella spezzandogliene una.
Paula trattenne un lamento alla bocca. Mentre l’aggressore si liberava dalle spire, grazie all’intontimento del colpo che aveva sferrato. Afferrò le ali del titano e stringendo gli spezzò le ossa alari. Nozuki sibilò di dolore per poi essere scagliato giù dall’altura dove si trovavano.
 
L’ultima cosa che Paula vide furono due grandi occhi azzurro elettrico.
 
 
Quando tornò in sé era ancora lì, con la mano poggiata sui resti del teschio del Titano e gli altri intorno che la guardavano. Scosse la testa sentendosi intontita, venendo però subito sostenuta da Will per evitare che inciampasse e cadesse rovinosamente a terra.
 
-Per quanto sono stata immobile?- chiese lei sentendo un gran mal di testa.
 
-Più di dieci secondi- rispose il moro. Ma a lei sembrava che il tutto fosse durato quasi un’intera ora. Ma con le sue Visioni era sempre così, le immagini e i ricordi che le attraversavano la mente le facevano sempre perdere la cognizione del tempo. Il professor Ewan si fece subito avanti.
 
-Che cosa hai visto?- Paula si staccò da Will riprendendo fiato.
 
-Sono i resti di un Warbat. L’ho visto combattere contro un altro Titano che lo ha gettato giù da una sporgenza…mmagino che poi si sia rintanato qui da un altro ingresso e sia morto per le ferite- ipotizzò lei. Il professore si portò la mano al mento annuendo, alcune delle appendici vicine al teschio presentavano fratture. Chiaro simbolo di un combattimento.
 
-Chi era l’altro Titano con cui combatteva?- domandò Asagi, ansiosa di saperlo. Mentre già si immaginava lo scontro tra le due creature. L’altra però scosse la testa.
 
-Era una sagoma indistinta, l’unica cosa che ho visto di lui erano gli occhi azzurri che sembravano pulsare di energia-
 
-Come al solito le tue “Visioni”, non servono ad un tubo!- la provocò Will credendo che la sue abilità di Retrocognizione, fosse troppo fumose. Questa volta gli rispose, pestandogli un piede e facendolo saltare sul posto per il dolore.
 
-Ora vedi anche tu qualcosa?- gli domandò di rimando. Lui inforcò gli occhi pronto a ricambiare. Ma Asagi si mise in mezzo ai due per non farli litigare. Non gli piaceva vedere gli alti litigare.
 
-Basta litigare o preferite essere sgridati!- disse seria guardandoli negli occhi. I due guardarono l’amica e subito smisero ogni azione aggressiva che avrebbero potuto avere nei confronti dell’altro. A vederli così al professore sembrava che loro fossero gli adolescenti e Asagi l’adulta.
 
-Occhi azzurri…dovremmo cercare nel nostro database se ci sono corrispondenze con i Titani registrati finora- disse il professore richiamandoli con un colpo di tosse.
 
-Con questo unico punto di partenza, credo potremmo avere troppi risultati- disse Will.
 
-Un passo alla volta Will. Abbiamo altri campioni e dati da esaminare. Ma per ora torniamo di sopra- Asagi prendendoli entrambi a braccetto. Loro si guardarono in cagnesco, ma senza staccarsi. Su una cosa loro erano d’accordo ed era di non far arrabbiare o piangere la loro compagna più giovane.
Dentro all’ascensore nessuno parlo, aspettando che si fermasse per poter scendere. Ma quel silenzio stava iniziando a diventare fastidioso.
 
-Allora come se la passa Kong in questi ultimi tempi?-
 
-Direi bene. Lui e la Monarch stanno esplorando la Terra cava, proprio come noi-
 
-Credo che Kong stia cercando altri suoi simili- disse Asagi soprappensiero.  
 
-Non per essere pessimista. Ma siamo sicuri che ce ne siano?- quella era una delle domande che la maggior parte del personale della Dasao si stava chiedendo. Se della specie di Kong e Godzilla esistano ancora esemplari della loro specie.
Sapevano dell’antica guerra tra le due razze e anche che Skull island fosse un frammento della terra cava finito in superficie, su cui c’erano gli esemplari della specie Titanus Kong. Ma erano stati tutti decimati dagli Strisciateschi, fino a lasciare in vita solo il re di Skull island.
 
-La Terra cava è grande. E poi la speranza è l’ultima a morire- disse sicura Paula. Non avevano ancora esplorato del tutto quel mondo e c’erano ancora moltissime domande, se c’erano altri membri della razza di Kong, li avrebbero trovati.
Appena le porte dell’ascensore si aprirono, il professor Ewan si scusò con i ragazzi.
 
-Io vado a comunicare la scoperta. Intanto potete iniziare a guardare il database se volete- disse salutando i tre.
 
-Andiamo in uno dei centri di osservazione e consultiamo i database-
 
-Non sei tu al comando!- rispose brusco Will, iniziando un’altra discussione con la ragazza. Asagi sospirò, proprio non capiva perché quei due fossero così incompatibili, come l’acqua e l’olio. Prese dalla tasca dei pantaloni il cellulare infilandosi le cuffie Bluetooth nelle orecchie. Giusto in tempo per ascoltare il suo podcast.
 
<< Salve amici che mi seguite. Bernie Hayes è qui a mettervi al corrente delle ultime notizie. Di cui la prima di tutte è la solita degli ultimi anni >>
 
Adorava quel tipo. Un ex impiegato della Apex Cybernetics, poi divenuto membro della Monarch, dopo che aveva scoperto del progetto di Mechagodzilla, per poi dare una mano ai due Titani nel combattere il Titano meccanico.
Anche se secondo le loro fonti e spie ci fosse anche la figlia dell’attuale direttore della Monarch: Adison Russell . Certo era ancora un complottista e la maggior parte dei suoi discorsi riguardavano cose che lei non capiva. Ma parlava sempre in favore dei Titani e per questo lei lo apprezzava.
 
<< In molti credono che la Terra cava sia abitata dagli alieni. Io non li ho ancora visti…ma se ci sono li troverò per voi! >> iniziò il suo discorso: << E poi diffidate su chi vuole sfruttare questo posto, rischieremmo solo di contaminarlo con il nostro lerciume >> mentre ascoltava qualcosa la colpì. Non era un colpo fisico, ma più qualcosa nello spirito. Era sicura, anzi no era certa che si trovasse lì nella Terra cava e che qualunque creatura la stessa emanando, stava soffrendo.
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il nuovo capitolo. Qui vediamo la capacità di Paula, la Retrocognizione. So che può sembrare strano in questa storia, ma secondo me ci stava.
E se da una parte il gruppo della Dasao trova solo domande, dall’altro Adam riceve una chiamata da parte del padre. E da quanto abbiamo visto non gli piace molto, chissà perché? E a questo si aggiunte la strana sensazione sentita da Asagi.
 
Con queste domande, io vi ringrazio di essere arrivati in fondo e vi saluto al prossimo capitolo.
A presto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

 
 
 
Dopo un viaggio di otto ore di aereo alla fine era arrivato. Dopo aver fatto la dogana recuperò il suo bagaglio, dando uno sguardo al telefono che aveva tenuto spento lungo tutto il volo.
Suo padre gli aveva mandato un messaggio dicendogli che gli aveva prenotato un passaggio per farlo portare a casa loro. Dopo averlo letto diede un’occhiata allo schermo con i voli. Gli stava venendo voglia di mandargli un messaggio per dirgli che non poteva venire e prendere un volo diretto per le Hawaii.
 
“Un po' di fiducia posso riprovare a dargliela” anche se l’idea di rivedere il genitore gli faceva chiudere lo stomaco, non poteva andarsene dopo quel viaggio così lungo. Anche se una parte di lui non capiva come aveva fatto a farsi convincere.
Stare a rimuginarvisi sopra al momento non gli sembrava importante. Appena fuori dall’aeroporto si guardò intorno ignorando la calca di gente in arrivo tenendosi stretto il suo bagaglio.
Fuori c’erano alcuni pulmini e veicoli dei parenti o degli autisti che avevano prenotato per portarli ad una determinata destinazione. Si alzò gli occhiali guardando le persone che reggevano dei cartelli con sopra il cognome di chi avrebbero dovuto trasportare. E ne vide uno con il suo nome scritto sopra.
Si avvicinò al veicolo facendo un segno di saluto all’autista.
 
-Il signor Adam Strife, immagino?-
 
-Si, sono io- rispose mostrandogli i documenti per confermare la sua identità. Dopo aver confermato ciò lo fece salire, mettendo la sua valigia nel bagagliaio. Il biondo si accomodò sul sedile posteriore, mentre il veicolo si partiva entrando in strada.
 
-Quanto ci vorrà per arrivare?- chiese al guidatore.
 
-Se non troviamo troppo traffico, un’oretta o poco più- sospirò a quella risposta, almeno era andato in bagno dopo essere sceso dall’aereo.
Prese le auricolari infilandole nelle orecchie e cercando qualche canale radiofonico sul suo telefono tanto per ammazzare il tempo. Diede anche uno sguardo al suo orologio digitale per vedere se la Dasao avesse rilevato movimenti di Godzilla.
Era dagli eventi della battaglia per il titolo di Alpha, che il lucertolone non si faceva vedere o sentire. Immaginava che lo scontro con la sua versione meccanica lo avesse danneggiato parecchio. Ma erano passati quasi più di tre anni, ormai avrebbe dovuto essersi ripreso.
 
“Anche se non sappiamo quanto sia la sua capacità di assimilazione delle radiazioni. Sarebbe qualcosa da studiare!” ed ecco un altro appunto mentale che avrebbe dovuto presentare quando avrebbe finito la sua piccola vacanza.
 
<< Lui, è il nostro unico sovrano, fratelli e sorelle! >> sentì dire una voce da una trasmissione che riconobbe.
<< Qui è Chūji il Devoto. Tutti dicono che il nostro Dio sia misericordioso. Ma non capiscono che l’unico vero signore e padrone del mondo è il grande Godzilla >> quel tipo era apparso da quasi due anni e subito aveva iniziato a sproloquiare che Godzilla fosse l’unico e solo Dio del mondo.
<< Lui è il nostro padrone misericordioso che ci consente di vivere in casa sua. Dovremmo tutti prostrarci e onorare tanta libertà nel suo dominio >> in quel singolo momento gli sembrava di sentire tutta la pazzia che quel tipo si stava portando dietro: << Affiduciatevi fratelli e sorelle. Egli è il nostro salvato che ha distrutto il Distruttore con il suo sacro respiro…lui è il nostro messia sceso in terra >>
 
Cambiò frequenza stufandosi di quella merda. Gli sembrava di sentir parlare un fanatico religioso, che poi non era tanto diverso. Solo che quel Chūji aveva avuto l’inquietante o pazza dipende dai punti di vista, idea di sostituire Gesù o Dio con il re dei Titani. Aveva anche sentito che a causa di quello era nato un culto che ruotava intorno a lui.
Non sapeva se fosse la cosa peggiore, divinizzare quel lucertolone come facevano in tempi antichi. Ma quelli erano altri tempi. Ma almeno il suo pensiero era diverso da quello dell’ecoterrorista Alan Jonah. Anzi Chūji lo accomunava a Giuda, per aver osato liberare il diabolico usurpatore per distruggere il mondo. Quel paragone era l’unica cosa su cui forse, era d’accordo con quel fanatico devoto.
 
“Mi chiedo perché ancora non sono riusciti a farlo chiudere in un ospedale psichiatrico?” non era di certo un suo problema e poi si trovava lì solo per rilassarsi, o almeno ci avrebbe provato.
 
 
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Il pranzo era una delle cose che preferiva dopo la colazione. Ad Asagi piaceva molto riempirsi la pancia, forse perché in passato per lei era difficile mangiare tanto. Mandò giù la ciotola di ramen, mentre prendeva un raviolo al vapore con le bacchette. Altro personale della struttura si stava avvalendo della mensa per pranzare doveva ammettere che il menù era molto vario.
 
Vicino a lei Paula si stava mangiando il suo piatto di pollo. Senza proferire alcuna parola, concentrata solo sul cibo.
 
-Come va la ricerca nel database?-
 
-Nessun riscontro tra i Titani catalogati. A quanto pare hanno il colore degli occhi scuri- rispose Will sbuffando. Avevano passato le ultime ventiquattr’ore o più a cercare nel database i Titani dagli occhi di colore azzurro. Come quello della visione di Paula e inutile dire che non aveva portato risultati.
 
-Non può essere di Godzilla?- provò a dire la giapponese. Visto che quando usava il suo soffio atomico gli occhi gli brillavano di azzurro.
 
-Non credo- rispose la castana prima di spiegarsi: -Se fosse stato lui avrebbe usato il soffio atomico, invece il Nozuki è stato sconfitto a mani nude- quello non era lo stile del lucertolone. Anche se poteva usare il corpo e le zanne per combattere, la sua maggior arma offensiva era proprio il suo soffio atomico. Cosa che usava spesso dalle registrazioni dei suoi scontro con gli altri suoi simili. Gli venne naturale pensare che fosse un Titano diverso.
 
-Da quello che hai visto tu. Ma non si hanno prove che le tue visioni siano giuste- gli ricordò Will. Il suo viso divenne rosso di rabbia sentendosi offesa dalle sue parole. Prese un pezzo di pollo, lanciandolo addosso al moro. Lui però si spostò per non essere colpito e il cibo prese invece il professore sporcandogli la camicia. La ragazza si morse l’interno della guancia mentre il professor Ewan guardò prima la macchia di unto sulla camicia e poi lei.
 
-Signorina, giocare con il cibo e qualcosa di infantile. E sprecarlo è altrettanto oltraggioso!- Paula abbassò lo sguardo dispiaciuta, e poi l’uomo spostò lo sguardo su Will.
 
-In quanto a te Will. Eviterei di fare provocazioni solo per divertimento-
 
-Ma è stata lei…- iniziò il ragazzo venendo prontamente interrotto.
 
-E tu hai acceso la miccia. Se vuoi dimostrare di essere migliore o più maturo evita di provocare gli altri- il moro strinse i denti per la rabbia ma non si azzardò a rispondere. Paula invece trattenne un sorriso vittorioso senza però farsi vedere. Asagi non disse niente limitandosi a finire di mangiare e portare il suo vassoio alla parte del ritiro per essere lavato.
Uscita dalla mensa si diresse in una delle stanze di ricerca, trovando il personale che stava ancora lavorando.
 
-Ciao Asagi-
 
-Buongiorno…c’è una postazione libera?- la persona che aveva salutato gliene indicò una vuota. La ragazza ringraziò andando a sedersi, aprendo sullo schermo dei file dal database. Iniziò a sfogliare i vari file sui Titani e il bioma della Terra cava che avevano raccolto in quei tre anni.
Quando aveva del tempo libero andava a studiare i file, ormai li aveva imparati quasi a memoria. Anche se forse era strano per una ragazza della sua età. Il professor Ewan e Julien gli dicevano che dovrebbe staccare un po' e stare con ragazzi della sua età. Ma a lei piaceva stare lì, dove non si sentiva fuori posto e strana, non come in superficie.
 
Scosse la testa infilandosi le auricolari nelle orecchie, facendo partire il brano registrato. Non era musica ma più i versi registrati di qualche animale o meglio i versi del Titano Mosura o meglio nota come Mothra. Non sapeva perché ma sentire i suoi versi aveva lo stesso effetto di ascoltare musica rilassante.
 
Lasciando perdere la ricerca del misterioso Titano dagli occhi azzurri, si concentrò su un altro tipo di file. Riguardante il Monte Everest in Nepal, dove la Dasao aveva scoperto un altro ingresso per la Terra cava. In mezzo a quel passaggio avevano trovato sui muri delle pitture rupestri molto antiche.
Prese a sfogliare le immagini scattate nel sito, guardando i disegni dei vari Dei guardiani. Tra cui anche Godzilla e Mothra. Di certo il popolo che lo aveva fatto doveva averne visti tanti. Si soffermò su una in particolare, un dipinto rupestre di quella che sembrava una grossa lucertola di colore bianco con una lunga coda con quattro punte.
Lei non sapeva bene perché fosse così attirata da quell’immagine, era come se la stessa chiamando. Come quando percepiva la presenza e gli stati d’animo dei Titani. Aveva cercato se avessero informazioni su quel Titano, ma erano tutte approssimative, tutto quello che lo riguardava era antico e molto confuso. Come il resto delle origini di tali creature e del loro luogo di origine. L’unica cosa che aveva estratto da altre fonti trovate nel mondo era come veniva chiamato dalle tribù antiche.
 
Shimo” ripeté quel nome, come aspettarsi che lui avrebbe risposto. Non sapeva perché era così pensierosa su tale creatura, forse avrebbe dovuto chiedere aiuto agli altri. Ma non voleva disturbarli, avevano già le loro cose.
 
 
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Finalmente era arrivato alla destinazione finale. Immobile come una roccia, Adam guardava la casa a cui il taxista lo aveva portato. Ed ora che era lì non sapeva che cosa fare, andare alla porta e bussare o restare immobile sperando che suo padre si fosse dimenticato del suo arrivo.
Non era il tipo e se fosse rimasto lì fisso i vicini avrebbero potuto chiamare la polizia, visto che non era una faccia conosciuta. Fece qualche passo verso l’ingresso, sentiva le gambe pesanti come roccia, come se il suo corpo non volesse farlo.
 
Arrivato alla porta con sforzo che per lui fu immane suonò il campanello. Quel suono acuto gli fece storcere le labbra. Aspettò una manciata di secondi prima che suo padre aprisse la porta.
 
-Adam, ben arrivato- lo salutò suo padre con un sorriso.
 
-Ciao…papà- lo salutò lui freddamente. Il genitore gli sorrise. Suo figlio assomigliava molto a lui, ad eccezione delle corta barba e dei capelli che erano di colore marrone rossicci e gli occhi verdi.
 
-Prego entra- disse facendogli spazio per farlo entrare. Lui prese un respiro per farsi forza ed entrò. L’ingresso era semplice, da quello aveva l’impressione che fosse una casa fatta con lo stampo come quelle delle serie televisive. Si tolse le scarpe lasciandole all’ingresso, dopo molto tempo passato in asia aveva finito per rispondere meccanicamente a quell’abitudine. Il padre si accorse di quel gesto.
 
-Ho passato qualche anno in oriente. Prendendo qualche abitudine- disse sbrigativo. L’uomo annuì imbarazzato, forse perché era da troppo che non vedeva il figlio. E forse anche perché era agitato nel presentargli la sua nuova compagna.
 
-Sarai stanco dopo il lungo viaggio. Ti porto la valigia nella camera degli ospiti- lui gliele lasciò volentieri, anche se avrebbe voluto chiudersi in camera sperando che lo chiamasse la Dasao per qualcosa novità che lo avrebbe fatto tornare a lavoro.
 
-Oh è arrivato- disse una voce femminile. Dall’entrata che dava dal salotto arrivò una donna afroamericana dai capelli marrone scuro tagliati a caschetto, occhi verdi e labbra leggermente carnose. Doveva trattarsi della sua matrigna.
 
-Tu devi essere Adam, piacere io sono Yasmin- lo saluto allungandogli la mano. Lui la guardò, scrutando la donna da capo a piedi ed infine gli strinse la mano.
 
-Piacere mio- il tono non era freddo ma distaccato, un po' come se quella conoscenza non gli importasse poi molto.
Dopo le presentazioni si accomodarono in cucina, dove la donna gli preparò del caffè. Era abbastanza amaro ma non troppo per i suoi gusti in verità era buono. Anche se forse quei pensieri era un modo per non guardare la scena di suo padre e la sua nuova moglie che amoreggiavano. Lo stavano facendo sentire come se fosse di troppo in quella stanza.
 
-Spero che il viaggio non sia stato pesante e che non ti distragga da…quello che fai di solito- disse la donna forse cercava solo una domanda per rompere il ghiaccio e anche per conoscerlo meglio.
 
-Non si preoccupi. Mi ero giusto preso una pausa dal mio lavoro- rispose lui cercando di essere cordiale.
 
-E che lavoro fai di preciso. Tuo padre mi ha detto che sei un genio- Finn abbassò la testa arrossendo lievemente.
 
-Ho un alto QI, si. Sono un ricercato-
 
-In quale campo di ricerca hai scelto di studiare?- domandò suo padre curioso. Sapeva che da quando suo figlio era bambino era fissato per la scienza e la conoscenza e che avrebbe voluto fare qualcosa inerente a quei campi. Ma dopo i fatti di quando aveva solo diciotto anni non sapeva come avesse improntato i suoi studi.
Adam sembrò pensarci sopra a come rispondere e cercando di prevedere il colpo che avrebbero ricevuto dalla sua risposta.
 
-Ricerche sui Titani- i due si guardarono leggermente confusi da quella risposta.
 
-Con Titani intendi la mitologia greca?- il biondo scosse la testa.
 
-Intendo i mostri giganti noti anche come Kaiju. Sai Godzilla e gli altri Enormi organismi terrestri non identificati …ormai sono noti dopo i casini degli ultimi anni- ricordando i disastri di Boston e Hong Kong incentrati proprio su tali creature.
Dai loro sguardi capì che stavano metabolizzando ciò che gli aveva detto e che non sapevano come rispondergli. Visto che l’opinione pubblica era divisa tra l’argomento “Titani”, su chi come la Monarch che voleva proteggerli e su chi altri che voleva invece sterminarli per paura. In effetti non sapeva come la pensava suo padre riguardo tale argomento, ma dalla sua espressione deduceva che nemmeno lui lo sapeva.
 
-Uhm…wow è un campo di ricerca…molto…-
 
-Interessante, presumo- concluse Yasmin al posto del marito. Ma dal tono della sua voce, era chiara la mancanza di una risposta davvero efficace. Il ragazzo ridacchio divertito.
 
-Non ne avete idea- trattenne una risata finendo la tazza di caffè: -Papà mi ha detto che hai una figlia-
 
-Si, è uscita per andare a comprare degli ingredienti per la cena di stasera. Dovrebbe tornare a momenti credo- non disse niente limitandosi ad annuire, anche perché voleva far rilassare l’aria tesa che si era venuta a creare. Possibile che la sola parola di Godzilla o Titani era simbolo di agitazione, non riusciva a capirlo.
Dopo cinque minuti si sentì la porta di casa aprirsi e qualcuno entrare.
 
-Sidney è tornata-
 
-Mamma, ti ho comprato gli ingredienti che mi hai chiesto- la nuova arrivata entrò in cucina, soffermandosi subito sul ragazzo biondo e sconosciuto seduto al tavolo.
 
-Sidney, lui è mio figlio Adam- lo presentò suo padre.
La ragazza era più giovane di lui, doveva avere non più di diciassette anni. Aveva un fisico abbastanza sviluppato e formoso dalla carnagione scura, il viso era incorniciato da dei capelli lunghi marrone scuro con alcune ciocche legate in treccine di colore viola, occhi verdi e labbra leggermente carnose. Vestiva con una giacca in jeans, maglietta viola e jeans strappati e scarpe da ginnastica, senza contare gli accessori e gli orecchini.
 
-Piacere di conoscerti Sidney- rispose Adam, ma lo sguardo infastidito della ragazza, gli fece sembrare di non essere il benvenuto.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il nuovo capitolo della mia storia sul MonsterVerse per questo nuovo anno. Ammetto che questo capitolo è incentrato più su Adam così come quello prima era su Paula e il gruppo della Terra cava.
Non garantisco che questo ordine sarà sempre così, visto che proverò a variare. Comunque qui vediamo che Adam rivede finalmente suo padre e fa la conoscenza della sua Matrigna e sorellastra, la quale non sembra felice di vederlo. Dall’altra parte invece Will e Paula non fanno che litigare, con il ragazzo che dimostra la sua antipatia nei confronti della ragazza, chissà cosa gli avrà fatto?
Infine Asagi che consulta i database, rimanendo affascinata da un Titano di nome Shimu. Che secondo alcune voci e teorie quest’ultimo dovrebbe apparire nel nuovo film Godzilla e Kong: il nuovo impero. Ma sono solo teorie e speculazioni, niente di confermato.
 
Con questo io finisco qui e vi do appuntamento al prossimo capitolo.
A presto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

 
 
 

Non sapeva bene perché non riuscisse a dormire, anche se nel profondo Will sapeva cosa fosse. Era vergogna. Per la discussione che aveva avuto in mensa due giorni prima, quando il professore lo aveva ripreso dandogli dell’immaturo. E quello lo stava facendo rodere dall’interno.
Si rigirò nel letto della sua stanza, cercando di prendere sonno. Ma quelle parole non facevano altro che continuare a rimbombargli in testa, come un martello.
 
“Come può darmi dell’immaturo. Non lo sono per niente!” si mise seduto di scatto portandosi la mano a tirarsi indietro i capelli. Sentiva di avere la gola secca e sul suo comò c’era una bottiglietta d’acqua. Ma non aveva voglia di alzarsi.
Allungò la mano iniziando a concentrarsi. La bottiglia si mosse appena, iniziando a spostarsi da sola lungo il mobile. Quando arrivò al bordo sarebbe dovuta cadere a terra, ma invece restò sospesa a mezz’aria. Il moro strinse gli occhi cercando di concentrarsi il più possibile per continuare a spostare mentalmente la bottiglia. Lo sforzo però non era poco viste le vene in evidenza sulla fronte. La bottiglia si mosse verso il letto, ma dopo trenta centimetri cadde a terra con un tonfo.
 
Will ringhiò frustrato, alzandosi per recuperarla. La sua facoltà extra sensoriali era la telecinesi. Ma anche se i film e fumetti la mostravano come un’abilità formidabile, era tutt’altro nella realtà.
Per usarla doveva restare concentrato per tutto il tempo, anche la più minima distrazione avrebbe fatto smettere la sua capacità. La concentrazione e stress psichiche erano tali che a lungo andare gli iniziava a far male la testa. E il peso e dimensioni dell’oggetto influivano anche sulla sua forza di concentrazione. Aprì la bottiglia e tracannandone il contenuto con avidità.
 
Dopo essersi dato una sciacquata per non puzzare come un’animale, uscì dalla sua stanza incamminandosi per il corridoio. Aveva voglia di continuare quella maledetta ricerca, anche perché la sensazione di fastidio che sentiva non era sparita. Per cui decise di provare a scacciarla tenendosi impegnato.
Arrivato alla porta del laboratorio poggiò la mano sul pannello, aspettando che venisse scansionata.
 
<< Accesso abilitato >> disse una voce digitale mentre la porta si apriva permettendogli di entrare. Nel laboratorio c’erano altre tre persone già a lavoro. Lui però notò che una quarta stava dormendo sulla console. Asagi era addormentata sulla tastiera con i capelli davanti al viso e un camice sulle spalle, chiunque glielo avesse messo non voleva che prendesse troppo freddo.
 
-Asagi- la chiamò lui senza però riuscire a svegliarla. Per poi scuoterla leggermente a quel punto l’asiatica strizzò gli occhi e stiracchiando le braccia verso l’alto. Guardando il corvino.
 
-Gniorno Will…- lo salutò trattenendo uno sbadiglio e stropicciandosi gli occhi .
 
-Ti sei addormentata allo schermo?- ma era chiaro dal segno della tastiera sulla guancia che era così. La giovane si limitò ad annuire, negarlo alla fine sarebbe inutile. Si alzò dalla sedia andando al mini frigo della stanza. In cui ricordava di aver lasciato una bibita energetica.
Intanto l’altro guardò cosa l’adolescente stesse controllando prima di addormentarsi. Erano utte le informazioni che avevano sul: Titanus Shimo.
 
Il fatto che stesse ancora studiando quei reperti, lo fece preoccupare. La giovane era una grande estimatrice di tutti i Titani, ma quello in particolare stava diventando la sua ossessione.
 
-Lo stai ancora…studiando-
 
-Si, peccato le poche informazioni che abbiamo- sbuffò l’asiatica gonfiando le guance. Avrebbe tanto voluto poter vedere di persona la parte della grotta dove avevano trovato i disegni rupestri. Ma sapeva che anche se voleva non poteva lasciare la struttura di monitoraggio da sola. Per la Dasao, Asagi era una risorsa molto preziosa. Will si guardò intorno prima di fare una domanda.
 
-Dov’è Paula?-
 
-È uscita per il suo solito percorso mattutino. Sai le sue abitudini- lui annuì con uno sbuffo.
Quella ragazza era solita uscire per vedere la Terra cava e respirarne l’ambiente, ma non andava mai oltre il perimetro di sicurezza intorno alla base. I mezzi di trasporto per gli spostamenti brevi erano ben equipaggiati ma non di certo per gli scontri con le creature autoctone dell’ambiente.
 
-Secondo me un giorno si farà divorare. Te lo dico io!- quel luogo era diverso dal Perù da cui la castana proveniva, prenderlo alla leggera sarebbe stato un suicidio.
 
-Ti preoccupi per lei?-
 
-Certo che no. Come ti viene in mente!- disse serio con un’espressione infastidita: -Ha visto altro?- l’asiatica scosse il capo. A quella risposta lui sospirò affranto ma in fondo anche compiaciuto per il fallimento dell’abilità esper della ragazza. Dopotutto era molto più utile della sua capacità molto scarsa e inutile. Scosse la testa, imponendo alla sua testa di non perdersi in quei pensieri. Aveva del lavoro da fare, cercare di identificare il Titano dagli occhi azzurri.
Si sedette alla postazione vicina a quella di Asagi iniziando a visionare tutto. Quando il suono di un telefono risuonò nella stanza e tutti si voltarono verso l’adolescente. Mise giù la bibita energetica e prese il suo apparecchio di comunicazione, fornitogli dalla struttura.
 
-Che succede?-
 
<< Abbiamo una chiamata in entrata dalla nostra rete sicura. Si tratta del membro di ricerca Adam Strife che la sta cercando >> disse la voce dell’operatrice. Sul volto di Asagi si dipinse un sorriso.
 
-Passamelo pure- disse lei aspettando che la mettessero in linea: -Adam ciao, come va la vacanza?-
 
Will non ci badò molto, continuando il suo lavoro. Non conosceva Adam Strife, ma da quello che aveva sentito su di lui, era un brillante giovane ricercatore di Titani. Un altro particolare era che Julien Durand, uno degli importanti capi sezioni della Dasao. L’aveva reclutato su diretto ordine del Direttore. E già questo era un evento particolare che faceva vociferare molti.
 
 
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-Possiamo parlare d’altro?- gli chiese il biondo dall’altra parte dell’apparecchio, osservando i fogli sparsi sul letto.
 
<< Successo qualcosa? >> gli chiese Asagi. Lui non rispose, osservando i dati che gli erano stati mandati da un suo contatto. Questi riguardavano dei picchi di energia che salivano e scendevano, forse erano dei portali per la Terra cava. La Dasao e la Monarch ne aveva trovati alcuni in tutto il mondo.
 
-Tutto bene…hai sentito qualcosa di Godzilla?- domando tirandosi su gli occhiali: -Asagi ci sei?- era strano che non le rispondesse subito.
 
<< Si, ma ti rispondo solo se mi dici la verità. Perché sento che mi nascondi qualcosa! >> il biondo rimase immobile con il telefono all’orecchio. Non gli andava di condividere i suoi affari personali o familiari, già ne aveva abbastanza da solo. Ma era come l’abilità esper di Asagi nel sentire le emozioni e gli stati d’animo non riguardassero solo i Titani ma anche le persone.
 
-Mio padre si è risposato…buon per lui. La sua nuova moglie è gentile, ma non credo di piacere a sua figlia- da quando Sidney lo aveva visto gli era stato chiaro che per lei, lui non era il benvenuto. Anche se non ne capiva il motivo.
 
<< Hai una sorella? >> sentì dire Asagi con un tono stupito e molto sorpreso.
 
-Sorellastra- precisò lui, scuotendo la testa. Non ne aveva proprio voglia di parlarne. Soprattutto anche perché stava ancora cercando di assimilare la cosa. Sebbene fosse uno che assorbiva tutti gli insegnamenti come una spugna, quello non riusciva proprio a digerirlo e non sapeva bene perché gli desse così tanto da riflettere.
 
-Ho risposta alla tua domanda. Ora tocca a te, hai sentito qualcosa?- la giovane sembrò un po' titubante a rispondergli.
 
<< Si, ho sentito qualcosa. Ma non credo fosse Godzilla o Kong >>
 
-…un altro Titano?- anche se una parte di lui aveva accettato le abilità della giovane, la sua parte logica era ancora scettica se credergli o no.
 
<< Possibile, l’ho sentito solo pochissime volte e dura solo un’istante. Ma era certo che stesse soffrendo >> questo fece impensierire ulteriormente il biondo.
 
-Lo hai detto al professor Ewan o a Julien?-
 
<< Non vorrei metterli in allarme. Dopotutto anche qui nella Terra cava, c’è la legge del più forte >> quello che diceva era vero, poteva essere solo un Titano che lottava per il cibo o il territorio. Una cosa normale in natura.
Prima che potesse rispondergli, la porta si aprì e Sidney entrò nella stanza. Adam sobbalzò leggermente colto alla sprovvista.
 
-Ehy Nerd, che fai?- chiese lei con un tono che diceva che in realtà non gli interessava. Ma allora perché glielo stava domandando.
 
-Sto parlando al telefono e poi quando si entra in una stanza si bussa!- gli rispose a tono, la castana sbuffo incrociando le braccia al petto.
 
-Questa non è casa tua!-
 
-Vero ma tua madre mi ha dato questa camera finché sto qui. Inoltre è una questione di buone maniere, se le conosci- il tono non piacque per niente alla ragazza, che si avvicinò provando a dargli un calcio. Ma lui intuendo quella mossa di aggressione si spostò evitandolo. Sidney gli ringhiò.
 
-Dovevi dirmi qualcosa o volevi solo disturbarmi?-
 
-Fanculo…- gli disse andando alla porta per poi dirgli: -Mia madre ha detto di scendere tra dieci minuti. Ma io non ti chiamo se non vieni, quindi ricordatelo da solo Nerd!- concluse sbattendo la porta mentre usciva. Dall’altro capo del telefono, Asagi aveva sentito tutto quanto e poteva intuire cosa fosse successo.
 
<< Vi siete presi bene >> se ne uscì trattenendo una risatina. Anche se non aveva esperienza, pensò che quelle scaramucce fossero la norma per due fratellastri che si conoscevano da poco.
Ma per lui non lo era per niente. Non capiva proprio perché c’è l’avesse tanto con lui, suo padre forse lo aveva descritto in modo terribile. Certo si erano lasciati in malo modo, ma sapeva che non era il genitore che parlava male del figlio. E comunque in quella situazione in molti con un minimo di sale in zucca avrebbero fatto come lui.
 
-Non so quanto posso sopportarla- ammise. Erano solo due giorni che era lì e già l’aria che c’era gli faceva venire voglia di fare le valige e andarsene.
 
<< Non dovete per forza piacervi, ma solo convivere per un paio di giorni >>
 
-La cosa non mi aiuta, Asagi- rispose lui togliendosi gli occhiali e strofinarsi gli occhi con il polso.
 
<< È tuo padre Adam. Vuole riallacciare il rapporto con te. Dagli una chance >> la cosa continuava a non piacergli. Erano passati anni e forse nel profondo anche lui lo voleva. Ma quella Sidney lo stava davvero innervosendo.
 
-Va bene. Tu però fammi sapere se senti o scoprite qualcosa!- gli raccomandò prima di salutarla e chiudere la chiamata. Prese i fogli sul letto sistemandoli in un plico ordinato e li poggiò sulla scrivania.
Fatto ciò cercò una maglietta pulita da mettersi prima di scendere a cena. Anche se teneva per la maggior parte del tempo il camice da laboratorio, mentre era a casa preferiva non usarlo. Uscì dalla stanza scendendo al piano inferiore e andando in cucina, trovando Yasmin a destreggiarsi con i fornelli, appena lei lo notò gli sorrise.
 
-Spero ti piaccia il mio Gumbo di gamberi- gli sorrise imbarazzato. Il piccante non era proprio il suo retrogusto preferito. Ma avrebbe visto quando lo avrebbe assaggiato.
 
-Figliolo, potresti aiutarmi? I piatti sono laggiù- gli chiese suo padre apparecchiando la tavola. Lui annuì lievemente prendendo i piatti dalla credenza indicata e sistemandoli a tavola. Mentre aiutava era sicuro di sentire lo sguardo di suo padre su di sé. Poteva intuire il disagio, ma non il resto del suo stato d’animo. In quel momento avrebbe voluto avere la stessa percezione di Asagi.
 
-Allora…uhm lavori ancora in banca?- gli chiese cercando di rompere il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare. Finn sorrise anche lui imbarazzato.
 
-Si. Ma due anni fa sono stato promosso a direttore-
 
-Oh…un bel salto di qualità- l’uomo rise annuendo. Erano da nove anni che non lo vedeva o sentiva. Ed era felice di poter fare nuovamente due chiacchiere. Anche se non era sicuro di cosa il figlio pensasse di lui.
 
-È pronto?- chiese Sidney entrando in cucina, controllando chissà quali messaggi con il suo cellulare e andando, andando a sedersi al suo solito posto e non degnando il “fratellastro” di neanche di un fugace accenno.
 
 
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Paula era seduta sul ramo di un albero con un’imbracatura di sicurezza. Erano passate diverse ore da quando aveva lasciato la base per fare le sue solite spedizione di osservazioni. Era sempre stata una ragazza attiva e preferiva muoversi negli spazi aperti e stare sul campo.
Rimase ad osservare la creatura, poco distante tra il resto degli alberi. Si trattava di un esemplare di Brambleboar, una creatura che come diceva il suo nome ricordava un grosso suino come un facocero con due lunghe zanne ricurve che sbucavano dalla mascella e delle protuberanze simili a rovi che iniziavano dal capo scendendo lungo la schiena. Un esempio della superfauna della Terra cava.
 
Rimase ad osservare l’esemplare che stava usando i tronchi degli alberi per levigare le protuberanze a rovi. Un po' come facevano alcuni mammiferi per segnare il territorio. Era un comportamento naturale di molti animali. Paula ne prese subito nota sul suo tablet.
Si concentrò sul prendere nota, cercando di ignorare le emicranie che aveva. Le aveva quasi ogni volta che usava la sua Retrocognizione. Ma aveva il presentimento che le venissero solo quando si trattava di ricordi brutti o tristi.
 
“Devo prendermi un’aspirina quando torno” si disse tornando ad osservare il Brambleboar. Il quale dopo aver finito di marchiare il territorio alzò la testa annusando l’aria. Trattenne il respiro continuando ad osservarlo. Anche se era sicura che non potesse sentire il suo odore, dato la speciale divisa progettata dalla Dasao per le esplorazioni. La quale oltre ad essere dotata di qualche congegno high-tech, era stata pensata per nascondere l’odore di chi la indossava, con uno più naturale.
L’animale scosse la testa un paio di volte per poi andarsene. Ritornò a respirare, mettendosi in piedi e controllando che non ci fosse nessun’altra creatura nelle vicinanze, prima di scendere.
 
Si avvicinava al punto in cui il suinide spinato si stava grattando. Guardò la corteccia graffiata notando che dentro c’era rimasto anche qualcos’altro. Lo prese con le dita iniziando a tirare per farlo uscire. Dopo qualche minuto finalmente riuscì a staccarlo, si trattava di un frammento di spina del Brambleboar.
 
-Un nuovo campione da studiare- prese un sacchetto per i rifiuti organici che si usavano negli ospedali e ci infilò dentro la spina, prima di metterla nello zaino incorporato nella divisa.
 
“Si è fatto tardi, forse dovrei…rientrare” una fitta la colpì costringendola a portarsi la mano alla testa e ad appoggiarsi all’albero più vicino. Mentre il dolore si faceva strada nella sua testa, sentì una sensazione di furia che non le apparteneva. Iniziò a sentire stranamente caldo, come se fosse in un forno e delle nuove immagine gli apparvero nella testa.
 
 

Le sue orecchie udirono urla e versi animaleschi, che la incitavano. Si guardò intorno notando di trovarsi in un’ambiente vulcanico in quello che sembrava una specie di avvallamento nel terreno formatosi naturalmente. Anzi gli dava l’impressione di trovarsi in un’arena.
Un ruggito la costrinse a voltarsi trovandosi davanti niente di meno che Godzilla. Ma ad una maggior occhiata non si trattava di lui. Forse un altro membro della stessa specie, ma questi era ferito.
 
Che fosse stata opera sua?
 
Il Titanus Gojira, ruggì avventandosi contro di lei. Ma un lungo braccio ricoperto da una pelliccia rossastra gli colpì il muso con un pugno facendo indietreggiare la possente creatura. Il Titano scosse la testa mentre le placche sulla sua schiena iniziavano ad illuminarsi. Appena aprì la bocca per sparare il suo soffio atomico, la creatura con cui stava rivivendo la situazione con i suoi occhi, fece un impressionante balzo arrivando dietro al suo sfidante.
 
Allungò il braccio facendo saettare una frusta ossea che si avvolse intorno al collo del grosso rettile. Con uno strattone venne fatto cadere indietro mentre la creatura richiamava la frusta a sé, per poi avventarsi sulla testa del Gojira.
 
 
 

Uscì da quel ricordo sentendo l’aria che gli tornava nei polmoni. Quello che aveva appena visto, non era legato ai resti del Nozuki. Doveva trattarsi forse delle reminiscenze intrecciate, o almeno questo era il termine con cui le chiamava lei. L’apparecchio di comunicazione squillò costringendola a rispondere subito.
 
-Chi parla?-
 
<< Dove cazzo sei finita?! >> gli chiese la voce di Will, piuttosto alterata. Allontanò l’apparecchio dall’orecchio facendo una smorfia.
 
-Sono fuori per delle osservazioni- disse lei sbuffando infastidita.
 
<< Sono passate ore. Ci hanno segnalato una perturbazione in avvicinamento nella tua direzione, quindi faresti meglio a rientrare o ti becchi la tempesta >> ora sì che gli stava davvero voglia di mandarlo a quel paese.
 
-Grazie tante, QANRA!- gli rispose prima di riattaccargli il telefono in faccia. Non riusciva proprio a capire perché la trattasse in quel modo. Fosse stato una persona “normale” avrebbe potuto capirlo, ma anche lui aveva capacità esper come lei e questo la faceva infuriare.
Prese un profondo respiro per far sbollire la rabbia. Non era il caso di farlo lì fuori, si doveva essere sempre vigili quando si esplorava la Terra cava. Ma di sicuro gli avrebbe fatto volentieri qualcosa quando sarebbe tornata.
 
In quel momento si sentì il rombo di un tuono, forse stava per mettersi a piovere. Lì la pioggia era qualcosa di strano. In genere l’acqua cadeva dalle nubi a causa della forza di gravità, ma a causa della forte inversione gravitazionale, pioveva sia sopra che sotto.
Si tirò su il cappuccio/casco pronta ad andare, quando nell’aria si udì un verso che le fece accapponare la pelle. Si guardò intorno cercandone l’origine, ma dal suono gli sembrava un suino che veniva sgozzato. Forse il Brambleboar di prima e dal suono voleva dire che era vicino.
Prese subito il fucile che portava appeso alla schiena, togliendone la sicuro e puntandolo davanti a lei. Sentiva la paura crescergli nel petto, continuando a guardarsi intorno. Non sapeva che cosa lo avesse attaccato, ma non lo avrebbe di certo scoperto. Iniziò subito a muoversi velocemente per raggiungere il veicolo per l’esplorazione. Sentendo il cuore in gola ad ogni passo che faceva.
 
Improvvisamente si fermò di colpo, perché il suo sesto senso gli diceva che era osservata. Con il labbro tremante spostò la testa di lato vedendo tra gli alberi quello che non avrebbe voluto vedere: Una creatura della Terra cava.
Aveva un corpo lungo e sinuoso come una lucertola ricoperto da delle sottili piume marroni e squame sul ventre, la testa sembrava l’incrocio tra quella di un uccello e un rettile con un muso a becco aguzzo e dei grandi occhi arancioni da rettile.
 
“Oh cazzo” fu l’unico pensiero che gli venne in mente.



 
 
Note dell’autore
 
Dopo un po' finalmente riesco a far uscire il nuovo capitolo. Qui vediamo anche il pensiero e l’abilità di Will: La Telecinesi. Anche se non sembra piacergli molto la sua abilità, visto quanto è scarsa.
In superficie intanto Adam ha un rapporto teso con la sorellastra appena conosciuta, il quale lo considera un estraneo e un nerd. Chissà se impareranno ad accettarsi durante la convivenza, di certo suo padre cista provando a riprendere il rapporto col figlio. Infine abbiamo Paula che durante un’osservazione ha delle visioni riguardante un membro dei Gojira e un altro con una frusta ossea (chissà chi potrà essere?).
 
Prima di lasciarvi volevo aggiungere che il Brambleboar è una specie introdotta nella serie TV “Monarch: Legacy of monsters” invece quello nell’ultima parte è una mia invenzione. Ma lo si vedrà meglio nel prossimo capitolo.
Ringrazio chiunque legga la storia e a presto.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

 
 
 
L’istinto di una persona davanti ad un grande animale selvaggio era quello di restare completamente immobile, forse per via dello shock. Paula non fece eccezione mentre guardava la creatura della Terra cava che la fissava. E già questo era un brutto segno.
 
“Un Basiliscus…proprio ora” la creatura era alta tre metri. Piccolo per gli standard di quell’ambiente, ma per lei era un gigante. Il muso sporco di sangue, forse aveva lottato con il Brambleboar che stava controllando.
Deglutì, mentre cercava di muoversi lentamente per andarsene senza insospettire la creatura. Sfortunatamente questa non gli toglieva gli occhi di dosso facendo saettare la lingua biforcuta fuori dalla bocca. Si impose di non sembrare spaventata o avrebbe potuto fiutare la sua paura. Certo era più facile a dirsi che a farsi.
 
“Il veicolo dista quasi trecento metri. Con uno scatto potrei farcela? No lui sarebbe più veloce. I proiettili elettrici possono fermarlo? Dovrei tentare è la mia unica alternativa” una valanga di pensieri tra domande e auto risposte le riempirono la testa.
Il Basiliscus invece aprì il becco munito di piccoli denti seghettati emettendo un verso che sembrava un incrocio tra un sibilo e il gracchiare di un uccello. Quello risvegliò Paula che vide la creatura sputargli contro.
Si gettò di lato per evitarla mettendosi a carponi, prendendo subito il fucile e puntandolo verso il muso della creatura. Lanciò uno sguardo alla sostanza biancastra che gli aveva sputato contro, notando che sembrava si stesse solidificando. Doveva essere il modo in cui immobilizzava la sua preda. La lucertola piumata la guardò girando gli occhi facendo saettare la lingua.
 
Portò la mano a girare il tasto del display sul lato del fucile per tararlo sulla potenza massima. Sentiva le mani tremargli così come tutto il corpo per la paura. Quella creatura avrebbe potuto mangiarla in un sol boccone.
 
Appena il Basiliscus fece un passo verso di lei, premette il grilletto. La canna sparò un proiettile elettrico che prese in pieno il muso dell’animale. Questo rizzò la testa agitandosi per la scarica che stava ricevendo.
A quell’occasione Paula si voltò per darsela a gambe il più velocemente possibile. Ogni secondo che guadagnava era un tesoro prezioso. Dietro di sé un verso acuto la mise in guardia. La lucertola piumata si era già ripreso e non sembrava per niente felice della scarica.
 
Non si voltò nemmeno continuando a correre più veloce, grazie anche alla paura e l’adrenalina che le stava scorrendo in quel momento. Ma la sua moto era ancora lontana, doveva provare a seminarlo.
 
“Vediamo come se la cava a zig zag” si spostò di lato in mezzo agli alberi, mentre la creatura la seguiva artigliando la corteccia. Si girò sparando nuovamente colpendolo alla zampa, facendolo arrestare per il dolore alla zampa. Il Basiliscus ruggì sputando la sua sostanza bianca proprio mentre la castana si riparava dietro ad un albero.
Prese un profondo respiro prendendo una granata stordente dalla cintura e dopo aver tolto la sicura, la lasciò dove si trovava correndo in avanti. La lucertola si avvicinò per provare a ghermirla con gli artigli, mentre la granata esplodeva.
 
La Dasao forniva corsi di autodifesa, uso delle armi e anche addestramenti militari di base, anche al personale che non faceva parte della divisione armata. E mai come in quel momento gli sembrò tempo ben speso. Si guardò indietro vedendo il Basiliscus che agitava la testa, forse stordito dalla granata.
 
-Magnet VS, accensione- disse sul comunicatore da polso accendendo la moto da remoto ed affrettando la sua corsa. Aveva il sospetto che non appena quella cosa si fosse ripreso sarebbe venuto a cercarla più furioso che mai.
 
I trecento metri più veloci della sua vita ma finalmente vide il suo veicolo. Il suo sollievo però durò poco.
Il Basiliscus uscì dagli alberi bloccandole la strada, quella bestia l’aveva aggirata per tendergli un’imboscata. Si fermò di colpo cadendo all’indietro, mentre l’ombra della creatura la copriva. Strinse la presa sul fucile, ma era quasi certa di poter fare ben poco se non farlo incazzare dio più.
Si specchiò nelle pupille arancioni da rettile, sentendo il cuore stretto in una morsa dalla paura. Stava davvero per morire lì, divorato viva.
 
-Dios yanapaway- prego con le pupille ridotte a due fessure e il dito tremante sul grilletto. La creatura della Terra cava sibilò aprendo la bocca per sputarle contro la sostanza che secerneva. Chiuse gli occhi pronta a sparare. Il Basiliscus però si fermò alzando la testa per fiutare l’aria con la lingua, come se avesse sentito qualcosa. Dopo di che alzò la testa verso il cielo.
Paula seguì la stessa direzione, vedendo una creatura alata scendere in picchiata verso di loro. La lucertola piumata si alzò sulle zampe posteriore proprio mentre la nuova creatura si buttava su di lui.
 
La ragazza guardò le due creature rotolare per poi staccarsi per poter combattere. Quella nuova la riconobbe come un esemplare di Ion dragon. Doveva essere sui quattro metri, decisamente ancora un cucciolo. Forse aveva attaccato perché affamato o per il territorio. Ma non era mai stata felice di vedere quel muso attaccabrighe come in quel momento.
Il piccolo dragon ruggì alzandosi in volo quando il Basiliscus gli sputò addosso. Gli afferrò la testa con gli artigli delle zampe e con un battito d’ali lo sollevò da terra per poi sbatterlo al suolo.
Vedendoli impegnati, spostò lo sguardo sul veicolo, era la sua unica occasione. Facendo forza si rimise in piedi scattando come una scattista olimpica verso il veicolo e saltando letteralmente sulla sella. Subito diede gas e la moto si sollevò da terra. Per poi scappare via mentre le due creature erano intente a combattersi.
 
-…l’ho scampata per il rotto della cuffia!- il cuore gli stava ancora martellando nel petto minacciando di saltargli fuori. Aveva rischiato grosso questa volta, doveva stare più attenta.
Si lanciò un ultimo sguardo indietro, l’unica cosa che voleva era tornare alla base e dimenticare quello spiacevole incontro. Inoltre era certa che il professor Ewan l’avrebbe ripresa per il suo ritardo e la sconsideratezza.
 
 
֍֎֎֍֍
 
 
-Grazie per aiutarmi a lavare i piatti-
 
-Nessun problema. Mi ospita in casa sua è il minimo- Adam sorrise alla matrigna. Quel gesto che però era all’apparenza semplice, a lui costava molta fatica. Forse perché non l’aveva accettata come tale, colto troppo alla sprovvista. Ma dopotutto Yasmin era una persona cordiale e gentile, tutto il contrario della figlia. Che era sdraiata sul divano, smanettando sul cellulare, come ogni adolescente.
 
“Fortuna che non ero come lei alla sua età!” pensò, anche se avrebbe preferito rimuovere quel periodo della sua vita. Il solo pensiero era come un coltello che lo lacerava dall’interno.
 
 
  << Nelle ultime ore un Titano è stato avvistato, emergere presso la spiaggia di Honolulu >> questa notizia fece ruotare le orecchie del biondo come radar.
  << Un’altro caso dei mostri che spuntano da tutte le parti. Tu cosa ne pensi Kelsi? >> chiese l’uomo rivolto alla sua collega.
  << Il governo si sta mobilitando. Ma anche se non ci sono vittime la gente è spaventata e chiede l’intervento di manovre pesanti per risolvere il problema >>
  << Quindi tu saresti a favore di usare armi di distruzione contro queste creature? >>
 
Il solo sentire quella domanda fece innervosire il ragazzo che strinse forte la spugna facendo fuoriuscire la schiuma: -Papà fammi un favore e cambia canale. Non mi va di sentire questa merda!- era stato volgare, forse un pochino. Ma non ci riusciva ad ascoltare sciocchezze simili.
 
-Non ti piacciono i programmi di satira?- gli chiese Sidney. Anche se nemmeno lei stava effettivamente prestando attenzione al programma. Troppo noioso per i suoi gusti.
 
-Dipende dall’argomento. Come questa stronzate di usare le armi contro i Titani- era un’idea controproducente. Considerando che erano poco efficaci, li avrebbero solo fatti incazzare. Ormai era palese che gli umani erano più inclini ad attaccare senza pensare ad altre alternative, pensando di essere nel giusto. Ma era così che iniziavano le guerre.
 
-Non ti facevo un pacifista dei mostri, dopo quello che hanno fatto a Boston e Hong kong! Al loro posto useresti anche tu delle armi per farli fuori?-
 
-Mentalità da adolescente violenta- lei si fermò dal guardare il telefono lanciandogli un’occhiataccia.
 
-Che vorresti dire?- chiese irritata. Sua madre e Finn guardarono la scena un po' preoccupati. Quei due stavano rischiando di saltarsi al collo a vicenda.
 
-Su ragazzi non litigate- cercò di calmarli Yasmin, che di certo non voleva quello per concludere la serata.
 
-Ferma mamma, voglio sapere cosa questo Nerd sta insinuando!- la fermò sua figlia, decisa. Adam non ci pensò su due volte per prendere la palla al balzo. Gli stava servendo quell’opportunità su un piatto d’argento.
 
-Penso che la tua propensione ad attaccare per prima sia sbagliata. Ma d’altro canto non posso aspettarmi altro, sei ancora un adolescente ed è chiaro che pensi che i Titani siano tutti una minaccia. Ma non è così, ti fai influenzare dalle stronzate che girano in rete-
 
-Quindi secondo te…io sarei una stupida che non sa pensare con la sua testa?- il volto di Sidney divenne rosso per la rabbia.
 
-No, sto dicendo che siamo molto soggetti all’influenza dei media. Che avvolte rilasciano mezze verità o fonti inaffidabili…se vuoi andare sul sicuro ti consigliere il podcast di Bernie Hayes – si asciugò le mani prendendo il suo telefono: -Qual è il tuo numero così ti invio il link?-
 
-Come se mi interessassero le tue cose da Nerd su quei cavolo di mostri. Me ne vado in camera- disse esasperata andando con passo pesante in camera sua, mentre sua madre cercava di fermarla. Il biondo scosse la testa riprendendo a lavare i piatti.
 
“Io cercavo di essere gentile” quella ragazza aveva seri sbalzi d’umore. Suo padre gli si avvicinò indeciso su come iniziare quello che voleva dirgli.
 
-So che sono l’ultima persona a chiedertelo. Ma c’era proprio bisogno di intavolare una discussione che sarebbe finita in un diverbio?- non rispose subito limitandosi a guardarlo per poi tornare sui piatti.
 
-Hai ragione, sei l’ultima persona a dovermi fare questa domanda- il tono era serio e freddo come il ghiaccio: -inoltre sono libero di esprimere la mia opinione e punto di vista. Se gli altri non la pensino come me sono affari loro!-
 
Finn non poté ribattere. Lui gli aveva insegnato a sostenere sempre il proprio punto di vista, indipendentemente da quello che pensavano gli altri intorno. Da un lato era felice che avesse mantenuto quel suo insegnamento, ma ciò poteva creare attriti come quello di prima.
 
-Lo so…vorrei solo che tu e Sidney non litigaste tutto il tempo- ammise il genitore. Anche se aveva immaginato che avrebbero cozzato l’uno contro l’altro come delle biglie.
 
-Se ti da fastidio. Posso fare le valigie e andarmene domani stesso…così quella ragazzina sarà contenta- propose lui finendo di lavare i piatti e mettendoli sul lavello ad asciugare.
 
-Non intendevo questo. Dico solo di…- il telefono gli squillò nella tasca, lui lo prese per vedere chi fosse: -Ah…è una chiamata da lavoro. Scusa devo rispondere- gli disse suo padre prima di dargli le spalle per rispondere.
Nel profondo il biondo sospirò infastidito. Alla fine il lavoro era sempre la cosa che metteva davanti al resto. Su questo non era cambiato. Anche se ora lasciava a casa la sua nuova moglie e figlia e non lui con quella donna.
 
Visto che aveva finito con i piatti, poteva concedersi un momento. Si andò a sedere al tavolo, tirando fuori il suo telefono e le cuffie bluetooth infilandole nelle orecchie.
 
<< Salve cari amici che seguite il mio Podcast, qui è Bernie Hayes che vi parla >> si presentò lui
<< Come avrete sentito è apparso un nuovo Titano. Immagino che molti pensino già a premere il pulsante delle armi. Ma vi chiedo è davvero questo che voglio? Pensateci bene, è vero che dicono di volerci proteggere. Ma secondo me hanno il secondo fine di infinocchiare le Monarch per scavalcarla e avere il monopolio sulla Terra cava>>
 
Quel tipo era un autentico complottista, ma Adam doveva trovare che diceva cose molto sensate. E che rispecchiavano quello che pensava anche lui sullo sfruttamento della Terra cava da parte delle multinazionali.
 
 
֍֎֎֍֍
 
 
-Quindi hai avuto un’altra visione. Questa volta riguardava un membro della razza di Godzilla- Paula annuì. Appena tornata alla base, ignorando le riprese di Will, si era diretta da Ewan per dirgli di ciò che aveva visto.
 
-Era più un frammento collegato- avvolte aveva altre visione anche se non toccava niente. Questo era dovuto al fatto che tali visioni potevano collegarsi a quelle che vedeva attraverso gli occhi o delle altre creature, della visione precedente. E avvolte queste apparivano improvvisamente come un fulmine a ciel sereno.
Il professore rimase pensieroso a quella rivelazione. Così come il resto delle persone nella stanza. Alcuni erano della divisione Mens e altri invece del personale della struttura che stava elaborando i dati riportati dalla castana. Il fatto però che avesse visto un Titanus Gojira era qualcosa che faceva venire altri punti di domanda. Soprattutto visto che il Titano visto dalla ragazza aveva gli occhi azzurri e l’unico momento in cui a Godzilla venivano era quando si caricava per sparare il suo raggio.
 
-Ma da quello visto, la creatura in questione non era un membro dei Gojira-
 
-Aspettate un’attimo- si intormise Will: -Hai detto di aver visto una corda ossea!?- non voleva ancora parlarci con quel tipo, era ancora arrabbiata con lui. Ma sfortunatamente doveva rispondergli.
 
-Sembrava una corda fatta d’ossa e ho visto di sfuggita anche qualcosa che emanava un bagliore azzurro-
 
-Molto utile, davvero- sospirò il ragazzo. Non aveva ancora capito come funzionava la sua abilità Esper, ma di sicuro creava più confusione che altro. La castana si sentì offesa, piantò i palmi sul tavolo alzandosi di scatto.
 
-Senti bene hatun uma…- ma il professore batté il palmo sul tavolo facendoli fermare.
 
-Basta. Non abbiamo tempo di litigare ora!- i due deglutirono tornando al loro posto. Non gli andava di prendersi una ramanzina, di nuovo.
 
-Però se questo Titano sa adoperare degli oggetti. Questo restringe il campo ad un solo esemplare- ammise infine Roderich, un’altro collaboratore del professore. Questi annuì.
C’era un solo Titano nei loro database, che sapesse usare degli utensili come arma: Titanus Kong.
Paula sentì l’eccitazione crescere sapendo che si stavano riferendo a Kong. Il signore della Terra cava e il suo Titano preferito in assoluto.
 
-Però la pelliccia di Kong non è rossastra- ammise, ricordando di aver intravisto una mano da primate con della pelliccia rossa. Quel particolare la stava facendo scervellare. Possibile che fosse di un’esemplare diverso o forse la pelliccia cambiava colore con l’età. Non era così strano nel regno animale.
 
-Lascia perdere la pelliccia per ora. Ci servono tutte le informazioni su Kong e sulla sua rivalità con la specie di Godzilla- disse Ewan. Tutti sapevano dell’antica rivalità tra le due specie di Titani che li aveva quasi portati all’estinzione. Dato che i resti erano molto antichi. Magari quel frammento di memoria poteva risalire al periodo dell’antica guerra.
 
-Crede che c’entri il periodo dell’antica rivalità?-
 
-Considerando quello che Paula ha visto è di quanto quei due si odino. Potrebbe essere che il Titano che ha ucciso il Warbat, risalisse a quel periodo- se così fosse, sarebbe stata una grande scoperta. Un possibile scontro all’ultimo sangue tra quei due titani, finito con la morte di un Gojira.
 
-In questo caso, ci servirebbero i dati raccolti dalla mitologia Iwi- si intromise Asagi, che era lì insieme a loro. Tutte le informazioni dell’antica rivalità le avevano ricavate da informazioni sottratte alla Monarch e agli abitanti di Skull island.
 
-Mi sembra un buon inizio, quante informazioni abbiamo?-
 
-Tutte quelle raccolte dalla dottoressa Ilene Andrews – tutti i dati delle sue ricerche riguardavano le interazioni con la cultura Iwi. Asagi sapeva che il popolo di Skull island era stato spazzato via da una violenta tempesta perenne che si era abbattuta sull’isola. Causata da quel disastro vivente di Ghidorah.
 
-Allora come prima cosa controlleremo quello che abbiamo. Contatterò la base sull’Himalaya per farci mandare ulteriori dati che potrebbero mancarci e informarli su come sta procedendo la ricerca.- concluse Ewan. A tutti fu una decisione sensata.
Asagi però non stava ascoltando, troppo immersa nei suoi pensieri. I quali erano incentrati sull’unica superstite del popolo Iwi: Jia. La bambina era stata salvata da una triste fine, grazie a Kong e alla dottoressa Ilene che l’aveva adottata e presa con sé. Inoltre aveva accompagnato Kong direttamente nella Terra cava per la prima volta.
 
“Se non sbaglio dovremmo avere più o meno la stessa età” quel pensiero gli fece venire un sorriso. Avrebbe tanto voluto parlarci e interagire con lei. Era certa che sarebbero potute diventare amiche.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Dopo tempo ecco che riesco a pubblicare il nuovo capitolo.
Nello scorso abbiamo lasciato Paula a vedersela con la fauna della terra cava, per sua fortuna la rivalità e aggressività del Ion dragon l’ha salvata (il Basiliscus è una creatura inventata da me).
Adam invece sta avendo problemi a stare in famiglia e diciamo che Sidney non gli rende le cose facile. Il padre cerca di aiutare, ma è chiaro che il figlio non l’ha ancora perdonato, per qualunque cosa abbia fatto.
Infine vediamo una riunione alla base della Dasao, a quanto pare sembra che vogliano indagare sull’antica rivalità tra Godzilla e Kong. E sembra che Asagi sia interessata a Jia.
 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo al prossimo. A presto.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

 
 

 
Aprì gli occhi battendo le palpebre un paio di volte, forse era stato il fastidioso rumore elettrico a svegliarlo. Si guardò intorno, rendendosi conto di essere in una stanza ma non quella della casa di suo padre. Era fredda e scura, illuminata solo da una lampadina da due soldi appesa al soffitto.
Provò a muoversi senza però riuscirci, abbassando lo sguardo notò con orrore di essere legato ad una sedia completamente nudo.
 
“Ma che cazzo?” istintivamente si agitò per provare a liberarsi. Ma le cinghie che lo tenevano legato alla sedia erano troppo strette, ottenendo solo di ferirsi. Il suo respiro iniziò a farsi affannoso, mentre la paura iniziava a prendere il sopravvento. Qualcuno lo aveva rapito durante il sonno.
Ma chi poteva essere stato? Possibile che fosse uno scherzo di Sidney.
Non lo sopportava, ma sarebbe arrivata al punto da legare e denudare qualcuno. Forse non era così insolito come scherzo per un adolescente, come quando gli avevano fregato i vestiti dopo la palestra. Comunque sia ora iniziava seriamente ad averne abbastanza di quella fottuta adolescente.
 
-Va bene Sidney, meglio per te che mi liberi. Perché ti avverto che denuncerò te e i tuoi amichetti coinvolti!- gridò minaccioso. Forse per fargli capire che non scherzava.
 
Nessuno rispose, aspettò che degli adolescenti saltassero fuori per riprenderlo con una videocamera. Ma non arrivò nessuno. Preso ancora di più dal panico, iniziò nuovamente ad agitarsi, nel disperato tentativo di liberarsi. Ottenendo solo di ferirsi fino a farsi sanguinare i polsi.
Alla fine si dovette fermare con il fiato corto e il cuore che gli martellava nel petto come un tamburo. Iniziò seriamente a pensare di essere stato lasciato lì a morire. Il solo pensiero gli fece venire una tale paura, da fargli venire un attacco di panico. Sentì la testa che girargli e un conato di malessere che iniziava a invaderlo come un virus.
 
In quel momento una porta si aprì rumorosamente. Il biondo deglutì sembrando riscuotersi e guardando la porta con un sorriso. Pensando di essere salvo. La sua espressione però mutò quando una figura si presentò all’ingresso.
 
-Co…co..cosa?- provò a mettere a fuoco la figura che era entrata nella stanza, riuscendoci solo quando si espose alla luce della lampadina. Era una figura vestita da suora con indosso una maschera bianca che piangeva.
 
“E questa chi diavolo sarebbe? Una fanatica fuori di testa?” quello per lui sarebbe stato lo scenario peggiore, soprattutto perché non ci si ragionava facilmente con una persona simile. La donna si fermò a mezzo metro dal biondo, che ora iniziava ad avere una paura blu, chiedendosi che cosa voleva fargli.
 
-Pentiti!- sussurrò la suora con un tono flebile. Pentirsi, quella parola riaccendevano in lui ricordi che aveva seppellito nel profondo. Per paura che potessero fargli troppo male. Scosse la testa, cercando di vincere la paura che lo stringeva come delle corde che volevano soffocarlo.
 
-Di…cos..a..stai…parla…ndo?- balbettò appena per poi sentire un forte dolore alla guancia, lanciando un grido. La donna misteriosa aveva tirato fuori un rosario con una piccola croce, che aveva appena usato per colpirlo.
 
-PENTITI, TU DEMONE MALVAGIO!- urlò a pieni polmoni tutta la sua rabbia, sferzando il rosario sugli occhi spaventati di un povero Adam.

 
 

Si svegliò di soprassalto, mettendosi seduto di scatto. Ansimò cercando di prendere aria, ma era chiaro che aveva le palpitazioni. Provò a calmare la respirazione e riprendere il controllo, ma un forte senso di nausea lo colse e lui si sporse dal letto per vomitare.
Sputò a terra respirando affannosamente. Aveva ancora negli occhi l’immagine di quella suora pazza. Aspettò un paio di istanti, ma le palpitazioni non accennavano a finire. Stava avendo paura di non riuscire ad avere il controllo del suo corpo.
Con forza si alzò dal letto rischiando di scivolare sul suo stesso vomito, arrivando ansimando alla porta ed aprendola di colpo uscendo dalla stanza. Fu costretto ad appoggiarsi al muro a causa delle vertigini, mentre cercava ancora una volta di calmarsi.
 
-Adam- volse lo sguardo vedendo una figura sfocata, non avendo gli occhiali da vista. Ma dalla voce era chiaro che era la sua matrigna.
Yasmin si avvicinò aiutandolo a stare in piedi. Lo guardò notando che aveva il fiato corto ed era sudato e che si portava la mano al petto come se avesse un forte dolore. Lei lo fece subito sedere con la schiena alla parete e cercando di tenerlo fermo senza fargli male.
 
-Adam, guarda me- gli disse prendendogli il viso per farsi guardare.
 
-Stai avendo un attacco di panico. Devi calmarti…conta con me, va bene?- lui annuì ancora con il fiato corto.
 
-1…2…3…4…5…6…7…- iniziò a contare aiutandolo in questa semplicissima attività. Restò con lui per cinque minuti e solo allora, finalmente smise di avere quell’attacco. Il suo respiro tornò regolare e finalmente poté tirare un respiro di sollievo, sentendo di avere nuovamente il controllo sul suo corpo.
 
-Come ti senti?- gli chiese preoccupata.
 
-…bene…ora sto bene…- si rimise in piedi un po' barcollante.
 
-Hai spesso questi attacchi?- gli chiese la donna: -Sono un’infermiera- lui scosse la testa.
 
-Un terribile…incubo. Davvero terribile…- respirò a fondo per cercare di mantenere il controllo, barcollando verso il bagno per lavarsi la faccia. Aprì il rubinetto e si bagno la faccia come a provare a sciacquare via il ricordo dell’incubo, ancora vivido nella sua mente. Yasmin lo seguì per vedere che stesse effettivamente bene.
 
-Sicuro di stare bene?- il biondo non seppe bene cosa rispondere. A livello fisico era abbastanza sicuro, ma a quello mentale.
 
-Ho vomitato sul bordo del letto…mi dispiace- disse in imbarazzo. Non era riuscito a controllare il suo corpo ed ora ecco che stava causando delle preoccupazioni che non voleva dare. Lo faceva sentire a disagio, essere aiutato da lei.
 
-Non preoccuparti, non è un problema così grande- rispose gentilmente la donna. Lui sorrise imbarazzato, per poi notare di essersi sporcato un po' la maglietta del pigiama, che era diventata tutta appiccicosa a causa del sudore. Lanciò uno sguardo alla sua matrigna per dirgli che voleva lavarsi.
 
-Certo…fai pure io vado a pulire la stanza. Vuoi che chiami tuo padre?- lui scosse la testa. Farlo preoccupare per lui era qualcosa che non voleva, ne faceva volentieri a meno di metterlo in mezzo.
 
-Preferisco che continui a dormire per questa sera- era certo che lei glielo avrebbe fatto sapere. Era suo figlio e si sarebbe di certo preoccupato per lui. Anche se l’ultima volta che lo aveva visto sembrava più preoccupato per qualcun altro.
 
-Va bene, allora ti lascio. In caso senti di avere un altro attacco chiamami subito- lui alzò il pollice e allora lei lo lasciò solo chiudendo la porta del bagno. Adam iniziò a spogliarsi lasciando i vestiti zuppi di sudore sul pavimento ed aprendo l’acqua della doccia. Ci si infilò sotto rilassandosi al contatto dell’acqua calda con il suo corpo. Almeno poteva aiutarlo a rilassarsi. Si passò le mani tra i capelli chiudendo gli occhi per evitare che ci andasse l’acqua e lasciare che il sudore venisse sciacquato via.
Scosse la testa, cercando di ignorare il ricordo di quell’incubo. Concentrando invece lo sguardo sul suo avambraccio destro sulla parte interna dov’era il tatuaggio di una scritta: LONG LIVE THE KING. Se lo era fatto in onore del re dei mostri, in segno di rispetto nei suoi confronti. Lo stesso rispetto che provava anche colui che per lui era un maestro.
 
“Che notte del cazzo!” pensò. Era sicuro che dopo quell’incubo non sarebbe più riuscito ad addormentarsi. Forse avrebbe potuto spendere quel tempo in modo costruttivo. Controllare il suo collegamento con la Dasao per sapere gli spostamenti dei Titani in superficie e tracciarli sulla sua mappa digitale. O magari poteva continuare il suo piccolo Hobby.
 
 
֍֎֎֍֍
 
 
-Zo Zla Halawa -
 
-Cosa?- chiese qualcuno nella stanza.
 
-Scusi professore. Stavo leggendo il nome con cui gli Iwi chiamano Godzilla- si dispiacque Will.
Dopo che il professore aveva condiviso le informazioni ottenute con la base della superficie. Questa gli aveva inviato tutti i file riguardanti l’antica guerra del potere. E tutti erano stati incaricati di leggerli per trovare dei possibili collegamenti. Ma tutti i documenti anche se dettagliati, riguardavano solo la storia attuale di Skull island.
 
-Qui ci sono un mucchio di informazioni raccolte da Ilene Andrews. Ma alla fine sono racconti tramandati dagli Iwi- ammise un altro membro dei Mens.
 
-Dice qualcosa riguardo al motivo dello scoppio della guerra?- chiese Ewan strofinandosi gli occhi per la troppa lettura. Tutti però scossero il capo.
 
-Qui dice che la guerra sarebbe iniziata per il predominio. Quando gli antenati di Godzilla impararono a controllare il soffio atomico…- Paula capiva la questione di prevalere sull’altro e che le guerre cominciavano con poco. Almeno per gli umani, ma qui si parlava di Titani. Possibile che fosse bastato questo per portare due razze a combattersi quasi fino all’estinzione.
 
-Ci servirebbero più informazioni accurate-
 
-E dove sperate di trovarle di preciso?- iniziò qualcun altro. Estrarre informazioni concrete da dei testi antichi non era una cosa facile. Soprattutto quando questi erano in parte incompleti. Ma senza quelli la loro ricerca della verità sarebbe stata ancora più difficile. Ewin mise giù il plico di fogli portandosi una mano al mento per pensare. Per avere più informazioni avrebbero dovuto trovare dei reperti o testi antichi, lasciati dai popoli di quel periodo e non erano cose che sbucavano fuori come se niente fosse.
 
-Uhm, scusate…- Asagi alzò la mano per richiamare l’attenzione di tutti: -Se parliamo di Kong, non sarebbe il caso di controllare i luoghi dove la sua specie ha vissuto- era un ragionamento logico.
 
-Asagi quello che dici non è sbagliato...ma qui nella Terra cava il tempio dei Kong è stato distrutto da Godzilla e in superficie Skull island è diventata inospitale a causa della tempesta perenne di Ghidorah. Non abbiamo altri posti dove sappiamo che i Kong abbiano vissuto- gli ricordò Will, alzandosi per non stare ancora seduto. Con tutto il tempo in cui era rimasto sulla sedia, gli sarebbe venuto il culo piatto. La giapponese alzò l’indice scuotendolo per dirgli di no.
 
-Quello che hai detto è vero, ma seguitemi un attimo. Skull island, sarebbe un frammento della Terra cava arrivato in superficie giusto- tutti annuirono, cercando di intuire che cosa volesse dire: -E sappiamo che dovrebbe esserci un Tunnel cavo che collega l’isola al suo luogo originale. Se riusciamo ad arrivare dove i Kong sono arrivati in superficie…-
 
-Potremmo trovare una nuova area della Terra cava e forse altri indizi- concluse Paula poggiando le mani sul tavolo. Tutti si guardarono iniziando a parlare di questa idea. Ma sapevano che l’approvazione doveva venire dal direttore della Mens, ovvero Ewan.
 
“Uhm, l’idea non è del tutto da scartare. Se riusciamo ad attraversare il tunnel di Skull island e a trovare una nuova zona” era azzardata come proposta, ma non avendo altre informazioni da usare gli sembrava una buona proposta.
 

-Perché devo venire anch’io?!- si lamentò Will. Il professore aveva contattato la base operativa in superficie per discutere del loro piano. Alla fine dopo più di due ore gli era stato concesso di mandare qualcuno della sua divisione. Ciò voleva dire tornare in superficie, ed era per questo che si trovavano nell’hangar.
 
-Me lo sto chiedendo anche io!- rispose secca Paula. Non gli andava di viaggiare con quel maleducato irritabile.
 
-Perché Paula è indispensabile grazie alla sua Retrocognizione. Inoltre il Professore, dice che vi farà bene tornare in superficie dopo mesi qui sotto!- nessuno dei due era entusiasta di stare insieme. Ma per fortuna con loro c’era Asagi, la giovane sapeva di poter sentire quando le cose si sarebbero messe male. Ed anche di riuscire a calmarli.
 
-Allora quale di questi è il nostro mezzo di andata?- chiese la castana vedendo i vari veicoli nell’hangar. Roderich ne indicò uno nero lucido. Aveva la forma di un elicottero solo più largo e piatto con al posto di pale e rotori delle grosse ali a mo’ di ala di pipistrello.
 
-Wow bell’elicottero- ammise il moro avvicinandosi.
 
-Elicottero! Questo è un Ascensium Gravit, nessun elicottero può reggervi il confronto- a parlare fu una persona scesa dal veicolo. Un uomo abbastanza alto con un viso dai lineamenti marcati con dei capelli biondo scuro tenuti indietro e occhi azzurro verdastro.
 
-Ragazzi vi presento Kai Von Fersen. Membro anche lui della Mens ed eccellente pilota- lo si poteva capire dall’uniforme che indossava. L’uomo guardo i tre membri del personale che avrebbe dovuto riportare in superficie. Sapeva che facevano parte della sua stessa divisione, ma se non ci aveva mai parlato o interagito fino a quel momento.
 
-Quindi devo portarvi in superficie. Va bene allora muovete le chiappe e salite a bordo!- tagliò corto Kai invitandoli a salire. Si capiva che quel tipo non voleva fargli da babysitter. Paula e Will andarono subito iniziando a litigare su chi prendesse il posto di co-pilota.
 
-Scordatelo, lo prendo io!-
 
-Solo perché sai guidare la Magnet VS. Non ci vuole certo un genio per quella!- gli rispose lui, ricevendo un ringhio in risposta. Asagi sospirò andando a sedersi lei al posto di co-pilota per farli finire di litigare.
 
-Sedetevi entrambi e allacciate le cinture. Ne avrete bisogno- li rimproverò subito il pilota. I due si lanciarono uno sguardo andando a sedersi. Kai scosse la testa prendendo il suo posto e lanciando uno sguardo ad Asagi che gli rispose alzando il pollice.
L’uomo mise in moto il mezzo. Le ali ripiegate si raddrizzarono mentre dei motori magnetici anti gravità facevano alzare il veicolo. Il portone dell’Hangar posto dietro alla cascata si aprì e l’Ascensium gravit fu libero uscire.
 
Non ci volle molto per trovare un varco. La Dasao aveva voluto costruire la base a pochi chilometri di distanza. Appena ci furono sopra, videro quello che sembrava un enorme vortice azzurro e bluastro all’interno del terreno.
 
-Bene, stiamo per entrare- li avvisò Kai. Azionando le ali del veicolo che si aprirono a quattro formando una X, e producendo energia per avvolgere il veicolo così da sopportare l’inversione gravitazionale. Asagi si infilò le cuffie nelle orecchie, facendo partire una musica tra la sua playlist.
 
-Non mordetevi la lingua. Non mi va di doverla raccogliere per poi portarvi a farvela riattaccare- gli altri due si guardarono come per capire se stesse scherzando o meno. Ma prima che potessero dire qualcosa Kai si fiondò nel vortice.
Appena entrati tutti sentirono la spinta gravitazionale che li spingeva indietro, intorno a loro si vedeva solo un insieme di colori azzurri, blu e viola che vorticavano e si muovevano come se avessero vita proprio. Will strinse forte il sedile tenendosi fino a conficcare le unghie nei braccioli. Sentiva tutto il suo corpo tremare quasi fino a sdoppiarsi e le interiora che gli si rivoltarono. Lanciò uno sguardo verso Paula vedendola nella sua stessa situazione.
 
 
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Arrivato il pomeriggio si sentiva ancora un vero straccio. Dopo l’attacco di panico della scorsa notte, non era più riuscito a chiudere occhio e si era messo a lavorare sperando che la fatica lo colpisse. Ironia della sorte non aveva funzionato.
Allungò la mano prendendo la tazza di caffè, vedendo che era vuota. Forse avrebbe dovuto passare alle bevande energetiche, tanto per cambiare.
 
-Adam…tutto bene?- suo padre arrivò in cucina, guardandolo preoccupato. Era forse la ventesima volta che glielo chiedeva da quella mattina. La sua matrigna gli aveva raccontato dell’attacco di panico che aveva avuto. Non l’aveva fatto con cattiveria, aveva il diritto di sapere se suo figlio stava bene o meno.
 
-Si è stato solo un’incubo- tagliò corto, non gli andava di tornare sull’argomento. Avrebbe volentieri voluto dimenticarlo, piuttosto che parlarne.
 
-Yasmin è un’infermiera, se vuoi può prenotarti una visita per…- iniziò suo padre venendo interrotto.
 
-Non c’è né ho bisogno! Questa è la prima volta che mi capita. Se non mi credi posso darti la mia cartella medica aggiornata- il genitore deglutì. Avrebbe voluto rispondergli, ma per lui era un chiaro riferimento al fatto che non lo vedeva da anni e che non si erano mai interessati i suoi problemi.
Finn alla fine sospirò abbassando lo sguardo sconsolato, capendo che il figlio non gli avrebbe dato retta.
 
-Va bene. Io devo andare in banca per un controllo speciale. Ci vediamo stasera- diede un bacio a Yasmin ed uscì. Il biondo sentì la porta chiudersi ma non gli diede troppo peso, continuando a lavorare al computer.
 
-Non vuoi uscire? Oggi è una bella giornata- lui scosse la testa, non gli era mai piaciuto uscire, preferiva restare al chiuso con le sue ricerche.
 
-Uhm, non so. Preferisco continuare a lavorare al mio hobby- gli rispose gentilmente. Yasmin si avvicinò curiosa di vedere che cosa stesse facendo.
Sullo schermo c’era la pagina di una grossa creatura felina dal manto color sabbia, ricoperta sulla schiena di protuberanze ossee più scure e delle grosse ali piumate color rosso sabbia e arancio. Intorno alla testa presentava una criniera marrone cadente verso il basso con delle corna rosso sabbia che gli ornavano il capo come una corona.
 
-Che creatura sarebbe questa?- chiese leggendo in alto a sinistra sopra all’immagine Titanus Sekhmet.
 
-Ah è uno dei Titani di cui parlavo. Nel tempo libero faccio un’enciclopedia con tutte le informazioni che ho su di loro- Yasmin annuì, non sapendo bene cosa rispondergli. Aveva visto un Titano solo alla televisione, sempre Godzilla. Ma la spaventava a morte l’idea che una creatura di quelle dimensioni arrivasse dove viveva. Adam le lanciò uno sguardo per cercare di capire che cosa pensasse, quando l’occhio gli cadde sul suo braccio in parte scoperto e ricoperto di vecchie cicatrici.
La donna si affrettò a nasconderle e con un sorriso, gli chiese.
 
-Vuoi del caffè?- nel suo tono si potè sentire una punta di agitazione che al biondo però non scappò. Ma fece finta di non notarlo.
 
-Si grazie- lei allora andò dall’altra parte della cucina a preparlo. Era chiaro che non voleva parlarne e lui non voleva costringerla: -Dov’è finita Sid? Non la vedo da un po'- chiese infine per cambiare discorso.
 
-È uscita con delle amiche a vedere un film- gli porse la tazza di caffè e lui la bevve tutta d’un fiato senza neanche preoccuparsi che fosse bollente o meno. Sospirando estasiato per la caffeina, gli sarebbe di certo servita a restare sveglio.
 
-Mi dispiace ancora per quello che è successo- ammise senza riuscire a guardare Yasmin, forse troppo in imbarazzo.
 
-Non devi scusarti…un attacco di panico può succedere a chiunque- anche se essendo un’infermiera, sapeva come si sviluppava un attacco di panico. Qualcosa doveva averlo davvero spaventato. Ma anche se voleva chiedergli cosa fosse era certa che la sua curiosità non sarebbe mai stata soddisfatta.
 
“Dopotutto non sono sua madre”.
 
Il giovane smise di battere sui tasti. Voleva continuare a lavorare, ma i segni sul braccio di Yasmin non facevano che farlo riflettere. Dato che aveva già visto segni simili da molto vicino.
Si tolse gli occhiali da vista, strofinandosi gli occhi come con i gomiti sul tavolo. Come a cercare la forza per far uscire dalla sua bocca quelle parole, che avevano lo stesso effetto di qualcosa incastrato in gola.
 
-Mio padre…quanto ti ha raccontato di me e del mio passato?- disse infine rimettendosi gli occhiali. Yasmin abbasso lo sguardo torturandosi le mani. Era chiaro di averla messa in agitazione con quella domanda, ma dopo una manciata di secondi di totale mutismo, riuscì a far uscire dalla sua bocca una flebile risposta
 
-Tutto quanto…- .
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Dopo un lungo lavoro di meningi ecco il nuovo capitolo.
Iniziamo con Adam che dopo un incubo ha un attacco di panico, per sua fortuna c’è Yasmin che è un’infermiera. Anche se il suo incubo è stato piuttosto particolare.
Poi nell’avamposto della Terra cava la divisione Mens decide come procedere per ottenere informazioni. E ciò comporta ritornare in superficie a Skull island. Inoltre facciamo la conoscenza di un altro membro di questa divisione e pilota Kai. (spero che il pezzo del vortice mi sia venuto bene, non è semplice descrivere qualcosa visto nei film).
Il capitolo si conclude con Adam ancora scosso per il sogno avuto e la sua matrigna che cerca di aiutarlo. Dalla frase finale nel prossimo si preannuncia le risposte ad alcuni misteri personali.
Ma staremo a vedere, per ora ringrazio chi ha letto fin qui e ci vediamo al prossimo capitolo. A presto.

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