William Andrew Solace

di Tramontana79
(/viewuser.php?uid=1263468)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Buongiorno guys!!
Volevo solo dire un paio di cose: 1) questo capitolo l'avevo su word da un po' di tempo, ho avuto poco tempo di revisionarlo quindi è un po' meh. Cercherò di pubblicare i prossimi al più presto. 2) in questa fanfiction Nico non è mai stato innamorato di Percy, perché Nico non mi sembra il tipo di persona che si innamora in poco tempo di tante persone... capirete leggendo.
Commentate!

-Ho detto di no! Non lo farò neanche morto! No e ancora no!
-Ma dai, Nico… - disse Leo con un sorriso sghembo. -Ci divertiremo…
-No! Non ho intenzione di andare ad una stupida festa di halloween perché tu devi vedere la tua ragazza!
-Non è la mia ragazza! – protestò il ragazzo.
-E non lo sarà mai, se continui a seguirla in questo modo. – disse Jason apparendo dietro al riccio.
-Io… non… non la seguo!
-Ah no? Scusa, devo interpretato male allora. Pensavo la stessi seguendo quando ti sei imbucato alla sua festa di compleanno il mese scorso dopo che non ti aveva invitato, oppure quando ti ha “casualmente” visto al centro commerciale. In 3 negozi diversi.
-In realtà io…
-…e non la stavi spiando neanche quando eri dietro di lei al cinema domenica? O nello stesso ristorante cinese l’altro ieri? O sta mattina, quando…
-Ok, ok, va bene, ho capito, ma mi avevi promesso di non nominare mai più quel momento. – disse Leo interrompendo il biondo.
-Che è successo? – chiese Nico, improvvisamente interessato.
“Dopo”, gli disse Jason con un gesto mascherato da uno sbadiglio seguito da un lungo sgranchimento delle braccia. -Comunque, Leo, se vuoi ti accompagno io alla festa. È vicino alla spiaggia, non molto lontano da dove vive Piper.
-Grazie, ma volevo che Nico venisse. Devo presentargli una persona.
- “Una persona”? – chiese Nico, alzando un sopracciglio.
L’amico annuì. -Una persona. Dai, Nico, non devi per forza travestirti. Puoi venire anche solo per una mezz’oretta, a divertirti e rilassarti come dovrebbe fare un normale ragazzo della tua età.
-Cosa intendi? Che ubriacarsi fino allo svenimento è un comportamento normale? Che dovrei fare quello che fanno gli altri per non rimanere solo? Flash news: sono già solo. – disse il moro girandosi e tornando in classe. la campanella suonò e Leo sospirò, guardando il biondo.
-Ci vediamo al solito posto dopo scuola, lo convinceremo a venire.
-Tutto il gruppo?
-Tutto il gruppo.
Jason fece un cenno di intesa all’amico, e corse a cercare Piper.
-Pip! – disse, trovandola comodamente seduta ad uno dei tavolini del bar.
-Jas! Che ci fai qui? Non dovresti essere a lezione in questo momento?
-Avevo un’ora buca. Tu, invece? Non dovresti avere storia della moda?
-Storia della moda è noiosa.
Il ragazzo sorrise. -Ne ero sicuro. – la madre della sua ragazza la obbligava a fare corsi supplementari per farla diventare come lei, una famosa stilista. Le raccontò in breve la veloce conversazione che aveva avuto precedentemente con Leo, e la vide alzare gli occhi al cielo.
-Chi è l’altro povero sciagurato che dovrà sorbirsi le idee perverse di Leo insieme a Nico?
-Non lo so, suppongo che lo scopriremo insieme. Tu ci sarai, sabato sera?
-Si… la mia streghellastra ha già preso i costumi abbinati per noi e le sue oche starnazzanti.
Jason ridacchiò. -Oh, è tardi, devo tornare a lezione, sono in bagno già da 45 minuti. Ci vediamo, Jas! – gli scoccò un bacio veloce sulla guancia e corse via.
Si guardò intorno e fece la cosa più sensata, dopo diverse notti insonni piene di studio e allenamenti aggiuntivi: appoggiò la testa sul tavolino e si addormentò.
Si svegliò solo diverse ore dopo, con la vibrazione del telefono, e si accorse di aver saltato fisica e chimica.
Bro dove sei abbiamo, mitologia in questo momento!! Il prof Chirone si sta insospettendo, che faccio???
Sbadigliò e rispose al messaggio dell’amico.
Bro, mi sono addormentato, ho saltato tipo tre ore di lezione. Coprimi, se mio padre lo scopre mi uccide!
Mise velocemente i libri nello zaino e si avviò velocemente verso l’aula.
Ehm… bro, non ti scomodare a venire.
Perché?
Potrei aver detto a Chirone che avevi la diarrea… scusa!!! Ero sotto pressione e non sapevo cosa inventarmi.
Jason si raddrizzò gli occhiali storti sul naso.
Fa niente, bro, va bene, grazie. Ci vediamo dopo.
Si avviò verso il parco, verso la panchina che aveva formato il loro gruppo. Si stese sopra il legno umido e, usando lo zaino come cuscino, si addormentò, sognando il loro primo incontro.
Era cominciato tutto così, un caldo pomeriggio estivo, con lui che dormiva su quella panchina, sognando la ragazza dei suoi sogni: una ragazza straniera figlia di una donna famosa nel mondo della moda, ma tutto il contrario della madre. Fu Percy il primo a notarlo, steso su quella panchina… Jason si svegliò giusto in tempo per vederlo mettere una monetina nel suo cappello messo in bilico sullo zaino, appoggiato al legno.
-Chi sei? – gli chiese, anche se sapeva benissimo chi fosse.
-Percy Jackson. – rispose lui. Naturalmente. Percy Jackson, capitano della squadra di nuoto e futura stella del basket, anche se non si poteva dire lo stesso dello studio. -Mamma, mi ha detto di non parlare con i barboni…
-Percy, andiamo nella stessa scuola da tre anni.
-Com’è che hai detto che ti chiami?
-Non l’ho detto. – allungò una mano. -Sono Jason Grace.
Lui guardò sospettoso il suo braccio, come per capire se stesse mentendo o no, e alla fine gli strinse la mano. -Aspetta, giochi nella squadra di rugby del quartiere? Il ragazzo che dirige i romani a scuola?
Si riferiva al nuovo progetto scolastico, che divideva la scuola nei sostenitori dei romani e in quelli dei greci. Avrebbe dovuto essere un’attività inclusiva, ma ebbe l’effetto opposto.
-Si, sono io.
-Jason? – una terza voce si aggiunse al gruppo.
-Annabeth…
-Hai saltato l’allenamento?
-No?
Lei lo guardò storto. -È per Piper, vero?
-Piper? – urlò Leo, apparso all’improvviso. -Chi nomina la mia migliore amica?
-Io. – rispose Annabeth. -Leo Valdez, giusto? Calipso mi aveva parlato di un riccio strano che la osservava durante meccanica. Aspetta, la chiamo.
-Si! No, aspetta. No!
-Troppo tardi. – il telefono aveva finito di squillare, e la ragazza aveva risposto che sarebbe venuta con alcuni amici.
-Allora io chiamo Piper.
-No! – mugolò Jason.
Dopo neanche 20 minuti furono tutti lì, intorno a quella panchina, a chiacchierare come se fossero amici da tempo, come se non appartenessero a gruppi diversi e fazioni diverse.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


-Dite che dovremmo svegliarlo?
-Nah…
-Secondo me sì.
-JASON! – il biondo cadde dalla panchina, atterrando di faccia su un mucchio di foglie bagnate.
-Ma dai, Pip! – la rimproverò Jason, pulendosi la faccia e gli occhiali. -Che schifo…
Si rimise gli occhiali e guardò, imbronciato, tutto il gruppo che si stava sbellicando dalle risate. Reyna, Frank, Hazel, Piper, Percy, Annabeth e soprattutto Leo, che si era buttato a terra e stava rotolando tra l’erba fangosa.
-Non è divertente. – brontolò.
-Invece sì. – disse Leo. -Allora, il piano è questo: qualcuno tira fuori un piano decente per obbligare Nico a venire alla festa così non dovrò farlo io.
Reyna, fermando l’impulso di tirare un cazzotto al riccio, alzò la mano. -Si, signorina Ramirez-Arellano?
-Non potremmo semplicemente dirgli che andiamo a mangiare una pizza tutti insieme e poi lo portiamo lì?
-E come, scusa? Quel nano è più scaltro di tutti noi messi insieme. – intervenne Percy. -Anzi, penso non ci convenga parlarne così apertamente, potrebbe essere in ascolto.
Piper sbuffò. -Dimentichi che mio padre è l’attore più in voga del momento, e che mia madre è una modella super-famosa e blah, blah, blah. Ci presteranno una limousine con i vetri posteriori completamente oscurati.
Hazel alzò un dito. -Si, signorina Lavesque?
-Ma perché mio fratello deve andare a quella festa?
-Oh, lo scoprirete. – disse con un sorriso malizioso in viso.
***
-Percy! Sbrigati! – urlò Leo dalla limousine.
-Eccomi, eccomi, ci sono! Ho preso questi. – disse, mostrando una paillette di trucchi e dei pennelli. Piper li prese e fissò Nico.
-Oh, no. No, no, no. Avevate detto che potevo non truccarmi.
-Nico. Non protestare e avvicinati.
-Ma stiamo andando in pizzeria, non c’è bisogno di…
-Nico. Ora. – il moro sospirò e si avvicinò a Piper.
Quando il ragazzo vide l’enorme villa chiuse di scatto la portiera della macchina.
-Voi. Voi, piccoli traditori…
-Già. E ormai siamo qui, in costume, quindi scendi dalla macchina.
-Posso vedere l’esito del trucco, almeno? – si guardò in uno specchietto passatogli da sua sorella. -Wow… - constatò. Piper era riuscita in pochissimo tempo a colorargli la faccia così da sembrare scheletrica.
-Lo so. Adesso esci da questa limousine prima che chiami Leo per farti prendere in braccio.
Nico scese dall’auto e chiuse la portiera, rimanendo incantato dalla grandezza dell’abitazione di fronte a lui.
-Wow, ma di chi è questa villa? È gigantesca! – disse Percy facendo eco ai suoi pensieri.
-Drew Tanaka. La mia popolare, snob, stupida streghellastra. Se incontrate le sue oche, annuite a tutto quello che dicono e andate oltre.
La porta era aperta e loro entrarono, prendendo parte alla festa.
-Ok! – urlò Annabeth, cercando di sovrastare la musica alta. -Andiamo in giro a coppie o in gruppi da tre. Se non vedete più nessuno, godetevi la festa o tornate vicino all’ingresso. Ci vediamo tra un paio d’ore!
Leo prese Nico per un braccio e lo trascinò in mezzo alla folla, seguito da Calipso.
-Nico! – disse il ragazzo vicino al suo orecchio per farsi sentire. -Devo farti conoscere una persona!
Il moro non ebbe neanche il tempo di protestare che una voce catturò la sua attenzione.
-Leo?
-Will! Amico! Will, lui è Nico di Angelo. Nico, lui è Will Solace.
-Piacere. – Will gli sorrise, e Nico si sentì stringere lo stomaco. Rabbrividì a quella reazione, e si affrettò a stringere la mano che il biondo gli stava offrendo. Constatò che il ragazzo era piuttosto alto, anche se non più del dovuto, e aveva dei magnetici occhi color cielo estivo. Per non parlare dei capelli color grano appena raccolto, in netto contrasto con l’incarnato abbronzato e il sorriso bianchissimo. Non era la prima volta che vedeva quel biondo, ne era sicuro, solo che non si ricordava dove.
-Beh, io e Cal andiamo a ballare. Divertitevi, voi due! – gli gridò Leo prima di sparire tra la gente.
-Ma… Leo! Aspetta, dove vai…
-Quindi siamo noi le vittime adesso, huh?
-Le… vittime?
-Non lo sapevi? Secondo te chi ha fatto mettere insieme Jason e Piper? E Frank e Hazel?
-Pensavo che Leo si fosse preso una cotta per Hazel
-Infatti, ma poi ha incontrato Calipso e… beh, quello che è successo lo sappiamo entrambi.
-Quindi tu mi stai dicendo che Leo ci sta… oh, no, no no no no, perché?
-Beh, grazie. So di essere così affascinante, non c’è bisogno di ricordarmelo. – ribatté Will, alzando gli occhi al cielo.
Nico arrossì violentemente. -No, non intendevo questo, è solo che… -
-Lascia stare, ho capito, ti prendo solo in giro. – Nico forzò una risatina, ma poi si accorse che l’altro ragazzo lo stava fissando.
-Ho qualcosa in faccia…?
Il biondo assottigliò lo sguardo e poi schioccò le dita. -Ecco dove si avevo già visto! Tu abiti vicino a Percy Jackson, vero?
-Si, sono il suo vicino. Perché? Aspetta, Will sta per William?
Sorrise. -Esattamente. Sono il soldato William Andrew Solace, il valoroso arciere e medico collega del marinaio Percy Jackson e dell’abile giocatore di carte Mitomagia Nico di Angelo.
Nico ridacchiò. Si ricordava benissimo quando, anni prima, lui e Will andavano da Percy a giocare, ma… wow, era diventato irriconoscibile! Il color castano-rossiccio dei suoi capelli era diventato un oro brillante, mentre il piccolo e paffutello William Andrew era diventato… un sicuramente non piccolo e ancora più sicuramente non paffuto Will Solace. Erano già abbastanza grandi per giocare a travestirsi, avevano Nico 12 anni, Percy e Will 13 anni, ma gli piaceva fare finta di vivere in un altro mondo, senza tristezza, con Bianca… si riscosse dai quei pensieri e tornò a guardare Will, che raccontava sorridente qualcosa a proposito di una figuraccia fatta da Percy nello spogliatoio della piscina, dopo gli allenamenti.
Passarono la serata a fantasticare sui momenti che avevano passato insieme, e dopo un po’ sentì una stretta allo stomaco. Will non lo sapeva, non lo avrebbe mai saputo, ma molti anni prima si era preso una piccola cotta per lui. Avevano perso contatti, pensava gli fosse passata, ma… anche se era cambiato molto riusciva a scorgere qualcosa del vecchio William dentro di lui.
Il biondo allargò il suo sorriso, e Nico sentì le farfalle nello stomaco che non sentiva da tanto tempo. No, Nico. No. Non puoi prenderti un’altra cotta per lui. Soprattutto non ora che è tra i più popolari. Non ti vedrà mai in quel modo. E gli piacciono le ragazze, al 100%
Ripensò a quella frase quando, due ore dopo, si ritrovarono a ballare stretti nella folla e quando, poco dopo mezzanotte, il biondo gli scoccò un leggero bacio sulla guancia.
Dopo quest’ultimo gesto lui arrossì violentemente, augurandogli la buonanotte con un veloce balbettio e osservando l’espressione serena e tranquilla che aveva. Era quasi arrivato all’angolo, quando si girò e sorrise a Nico. Lui rispose al sorriso, accorgendosi delle farfalle che si erano impossessate nuovamente del suo stomaco, e che forse non l’avevano mai lasciato. Forse non avrebbe avuto nessuna possibilità, ma a lui andava bene così. Un sorriso faceva già tanto.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4070713