Nika, il Dio del Sole

di Padmini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ACE ***
Capitolo 2: *** ZORO ***
Capitolo 3: *** TUTTI GLI ALTRI ***
Capitolo 4: *** NON 3 GIORNI, 2 ANNI ***
Capitolo 5: *** DI NUOVO INSIEME ***
Capitolo 6: *** SORPRESA! ***



Capitolo 1
*** ACE ***


Buongiorno a tutti! 

Come ho scritto nella descrizione della storia, voglio scrivere qualcosa di diverso, di folle, che stravolge gran parte della storia di Oda e anche i poteri del frutto di Luffy, proprio per questo la fanfiction è una What if.

Pur modificando alcune situazioni vorrei riuscire a mantenere i personaggi con la loro personalità senza snaturarli.

Il titolo della fanfiction potrebbe darvi un indizio importante su come andrà avanti la storia, per ora vi lascio leggere, preparate i fazzoletti (spero). Buona lettura!

Mini

 

1. ACE




 

“Ace! Torna indietro! Ti sta solo provocando! Scappa!”

Ace non sentiva nulla, anche se tutti attorno a lui gridavano di fuggire, lui però non li sentiva, non sentiva nemmeno il respiro affannoso di Luffy al suo fianco, non lo vedeva e non lo sentiva, tutto la sua attenzione era su Akainu e su ciò che stava dicendo, non poteva sopportare che parlasse così di suo padre, di Barbabianca.

“Gold Roger, il Re dei Pirati” gridò Akainu “Dragon il Rivoluzionario” continuò “I figli di questi due uomini sono fratellastri … è davvero un pensiero spaventoso!”

La voce di Akainu risuonava nella testa di Ace provocandogli dolore fisico, non poteva tollerare oltre le sue parole.

“La vostra stessa discendenza è uno dei più gravi crimini! Anche se ogni altro pirata dovesse scappare” la voce dell’Ammiraglio era spaventosa, come una maledizione “Voi due non lascerete mai questo posto!”

Akainu fece una brevissima pausa, poi sussurrò.

“Osserva attentamente …”

Accadde tutto in pochi istanti, nessuno si sarebbe mai aspettato la mossa successiva di Akainu. Marco, che stava già volando verso il suo Compagno, lo afferrò per le spalle poco prima che l’Ammiraglio si voltasse invece verso Luffy, inerme e stremato dalla lotta.

Ace fece appena in tempo a vedere il pugno dell’uomo farsi di magma, avrebbe voluto fare qualcosa, avrebbe voluto mettersi in mezzo per proteggere suo fratello con il suo corpo, ma gli artigli di Marco lo tenevano ben stretto con un’ambizione che gli impediva di tramutarsi in fuoco e scappare per poter intervenire prima che fosse troppo tardi e …

 

Il mondo sembrò fermarsi, tutto era silenzioso, i colori avevano cessato di esistere, tutto era in bianco e nero, tranne il rosso, il rosso del magma, il rosso del sangue.

Quando Akainu tirò indietro il braccio trascinò dietro il corpo minuto di Luffy che restò così, sospeso, come quella volta ad Alabasta, trafitto dall’uncino di Crocodile. L’Ammiraglio guardò gli occhi del pirata che lentamente stavano perdendo la loro luce e, quasi disgustato, si liberò del suo corpo con un gesti stizzito del braccio, facendolo volare lontano, proprio nella direzione in cui Marco aveva trascinato via un impotente Ace, come segno di ulteriore sfregio.

Il corpo martoriato di Luffy cadde tra le braccia di Ace, respirava ancora ma era ovvio che non sarebbe durato molto.

“No … no .. NO!!” gridò Ace.

Ace non si accorse di tutto ciò che stava accadendo attorno a lui, non sapeva di essere ormai in salvo, lontano dall’azione, lontano dai pericoli, per lui a quel punto contava solo suo fratello. Mentre pirati morivano, fuggivano o venivano arrestati, lui aveva occhi solo per lui.

“A-Ace …” mormorò Luffy, sorridendo felice “S-sei salvo …”

Sembrava che non si rendesse nemmeno conto della sua condizione, sembrava che non stesse per morire, era solo felice di essere riuscito a salvare suo fratello.

"PERCHÉ SEI VENUTO QUI?” gridò Ace, in preda al panico “PERCHÉ SEI VENUTO A SALVARMI?”

Luffy non rispose subito, si limitò a sorridere.

“NON SEI PIÙ SOLO ORMAI!” continuò Ace, sempre più disperato “QUANDO ERAVAMO BAMBINI AVEVI SOLO ME E SABO … MA ORA? ORA HAI I TUOI COMPAGNI! A COSA TI POSSO SERVIRE, IO?!”

“T-tu sei mio fratello, Ace …” sussurrò Luffy, sempre più debole “Tu non mi servi … io ti voglio bene …”

Per poco Ace non svenne davvero, quelle parole, pronunciate con così tanta sicurezza, gli spezzarono il cuore. Luffy era lì perché gli voleva bene, perché era suo fratello, non aveva secondi fini, non ambiva ad altro se non al suo benessere, alla sua felicità.

“Luffy …” lo chiamò, ma lui non rispose, aveva chiuso gli occhi.

Ace trattenne il fiato, tutto si fece sfocato, poi nero, e non vide e sentì più nulla, non ebbe nemmeno la forza di gridare.

 

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Capitolo 2
*** ZORO ***


Eccomi qui con un nuovo capitolo! Spero davvero che vi piaccia e che abbiate voglia di lasciare anche una piccola recensione! Buona lettura!
Mini


 

2. ZORO
 

Zoro era stato il primo a saperlo, ancor prima che la notizia venisse diffusa dai giornali.

Mihawk era tornato dalla missione che lo aveva tenuto lontano dal castello e, non appena arrivato, lo aveva preso da parte, lo aveva fatto sedere e gli aveva raccontato tutto.

“Ho bisogno che tu stia calmo” disse, con la sua solita flemma “Non ho buone notizie per te.”

Zoro non rispose ma si mise in ascolto, di solito non gli interessava ciò che succedeva nel mondo, ma se ciò che sapeva Mihawk riguardava Luffy avrebbe prestato la massima attenzione.

“Conosci Ace, Pugno di Fuoco?” chiese.

“Certo” rispose Zoro, ricordando come la sua Vivre Card fosse leggermente bruciacchiata l’ultima volta che l’avevano vista.

“Mentre tu e gli altri eravate a Water Seven è stato sconfitto da Marshall D. Teach, detto Barbanera.”

Zoro impallidì ma non commentò.

“Barbanera lo ha consegnato alla Marina in cambio di un posto nella Flotta dei Sette, che ovviamente ha ottenuto, così Ace è stato condotto a Impel Down, in attesa dell’esecuzione.”

Zoro trattenne il fiato, aveva sentito parlare di Impel Down, era la prigione più terribile del mondo, dove i prigionieri invocavano la morte che li liberasse dalle sofferenze che la permanenza lì gli procurava.

“Come puoi immaginare, la missione che mi ha tenuto lontano riguardava proprio l’esecuzione di Ace.”

Zoro rimase ancora una volta in silenzio, mille pensieri gli vorticavano per la mente, ma non poteva correre dietro a ogununo, doveva restare attento per capire cos’era successo.

“Non so di preciso come il tuo Capitano sia venuto a conoscenza di questa situazione, sta di fatto che è riuscito in un modo che non è chiaro a entrare a Impel Down per cercare di liberarlo.”

Zoro strinse i pugni, immaginando Luffy in quell’inferno.

“Ovviamente ha fallito” continuò Mihawk “Ma non ha rinunciato. è riuscito a far evadere una quantità enorme di detenuti, tra qui alcuni membri dell’Armata Rivoluzionaria, e con loro si è recato a Marineford, dove Ace era già stato portato per essere giustiziato. Qui c’è stata una battaglia enorme, ovviamente si era palesato anche Barbabianca con la sua flotta e ci sono stati parecchi scontri tra i Pirati di Barbabianca e quelli evasi da Impel Down contro la Marina e noi della Flotta dei Sette. Durante la battaglia è venuto fuori che Ace è il figlio naturale di Gol D. Roger e che Luffy è figlio di Dragon il Rivoluzionario.”

Mihawk lasciò a Zoro un attimo di tempo per assimilare tutte quelle informazioni ma fu Zoro a incalzare, non gli interessavano le faccende familiari di Ace e Luffy e l’identità dei loro padri, voleva sapere altro.

“Cosa è successo dopo?” chiese “Ace è vivo? Sta bene? Luffy è riuscito a liberarlo?”

Lo spadaccino non poteva immaginare un mondo in cui il suo Capitano fallisse, doveva avercela fatta, doveva.

“Sì” rispose Mihawk, annuendo “Ace è vivo e libero, anche se in questo momento si sta nascondendo da qualche parte.”

“Sì!” esclamò Zoro, alzandosi in piedi “Lo sapevo! Lo sapevo! Non mi sarei aspettato niente di meno dal mio Capitano!”

Mihawk lo guardò male.

“Siediti.” disse “Non ho finito.”

Zoro obbedì, mentre un brivido freddo gli attraversò la schiena, lo sguardo severo di Occhio di Falco non prometteva nulla di buono.

“Ace è stato portato in salvo, ma Luffy non ce l’ha fatta, è stato brutalmente ucciso dall’Ammiraglio Akainu.”

Tutto era improvvisamente diventato ovattato, Zoro sentì un fischio e capì che stava per svenire, ma Mihawk gli diede una sberla così potente da farlo riavere.

“C-cosa …” mormorò, “Luffy … no, non può essere vero, non può essere morto …”

“Akainu lo ha trapassato da parte a parte con il suo braccio di magma.” disse Occhio di Falco “Non c’era nessuna possibilità che potesse sopravvivere.”

Zoro iniziò a tremare, sentiva freddo, la testa gli girava.

Luffy era morto.

Luffy era morto e non sarebbe tornato, non lo avrebbe più visto festeggiare dopo una vittoria, non sarebbe più potuto diventare il miglior spadaccino del mondo anche per lui. Tutto aveva perso senso. Il suo sogno, la sua vita … Fu la voce di Mihawk a riportarlo alla realtà.

“Ragazzo, cosa hai intenzione di fare?” chiese “Vuoi fermarti qui? Credi che il tuo mondo sia finito? Questo è solo l’inizio, moccioso!”

Zoro lo guardò con malcelato astio.
“Cosa credevi di fare? Pensavi che diventare il miglior spadaccino del mondo fosse una passeggiata? Pensavi di potertela cavare sempre e comunque? Non hai imparato la lezione che ti ho dato, quel giorno al Baratie?”

“Ma … il mio capitano …” iniziò lui, ma Mihawk lo interruppe senza pietà.

“Il tuo Capitano è morto perché non aveva paura della morte, perché non si è mai risparmiato, qualsiasi cosa accadesse. Ho letto cosa avete fatto durante il vostro viaggio, ma midavvero credi che sia tutto qui? Ciò che avete visto non è niente! Niente, di fronte al mondo che c’è là fuori! Ora come ora non potresti affrontare il Nuovo Mondo, non sei abbastanza preparato.”

Zoro aprì la bocca per rispondere, ma Occhio di Falco lo precedette.
“Non venirmi a dire ora che vuoi rinunciare, che la morte del tuo Capitano ha messo fine ai tuoi sogni perché mi deluderesti, Roronoa, mi deluderesti amaramente. Ho investito su di te, ho provato a darti fiducia, non deludermi.”

Zoro impallidì, non capiva cosa lui volesse dire, Mihawk lo intuì.

“Monkey D. Luffy era nel mirino della Marina e del Governo Mondiale già da tempo, già dai fatti di Sheltz Town a dir la verità. Era solo questione di tempo perché lo uccidessero.”

“Perché?” chiese Zoro, disperato “Perché lui? Perché è figlio di Dragon e nipote di Garp? è solo questo il motivo?!”

Mihawk scosse lentamente la testa.

“Non lo posso sapere con certezza, ma sospetto che ci sia altro sotto, qualcosa di cui nemmeno gli Ammiragli sono a conoscenza.”

“Qualcosa sotto?”

“Perché credi che un moccioso come lui fosse ritenuto così pericoloso?” domandò Mihawk con fare provocatorio “Non è solo per le sue parentele, non è solo perché è effettivamente forte e fino ad ora aveva combinato un bel po’ di disastri tra il Mare Orientale e La Rotta Maggiore. No, non è solo per questo. Sicuramente c’è altro. Credi che la mia presenza al Baratie fosse casuale? Secondo te Aokiji vi aspettava a Long Ring Long Land solo per Nico Robin? Perché credi che abbiano mandato Kuma a Thriller Bark?”

Tutte quelle domande confusero Zoro, la risposta era tutt’altro che facile e scontata.

“Se davvero hanno inviato prima te, poi Aokiji e infine Kuma ad ammazzarlo, perché non lo avete fatto? Anche se ho stima di Luffy sono anche realista, in quelle occasioni avreste potuto facilmente ucciderlo, eppure lo avete lasciato andare! Perché?”

Mihawk sogghignò.

“Non posso parlare a nome di Aokiji e di Kuma” disse “Per quanto riguarda me, lo fatto per un mio capriccio personale.”

Zoro lo fissò, senza capire se essergli grato o se volerlo prendere a pugni.

“Mi avete incuriosito” disse “Ammetto che dopo averti ferito avevo quasi intenzione di uccidere anche lui, ma ciò che vi diceste quel giorno mi colpì profondamente. Per questo dico che ho investito su di te, per questo dico che mi sono fidato. Eravate una bella squadra. Spero di non essermi sbagliato.”

Lo spadaccino rimase in silenzio, dilaniato dai propri sentimenti feriti.

“Spero che ora tu non sia tanto debole da rinunciare al tuo sogno, se lo facessi offenderesti la memoria del tuo Capitano.”

Zoro non rispose.

Da quando aveva memoria, aveva pianto solo in due occasioni: dopo la morte di Kuina e dopo la sconfitta ricevuta proprio dall’uomo che aveva di fronte; quella fu la terza volta.

Zoro pianse, pianse tutte le lacrime che aveva, sotto lo sguardo indulgente di Mihawk, pensando al suo Capitano, dedicando il suo sogno anche a lui.

 

Zoro fu il primo a saperlo, tutti gli altri ne sarebbero venuti a conoscenza leggendo un’edizione speciale del giornale, che parlava in modo dettagliato ed esaustivo di quella che sarebbe stata ricordata nella storia come “Guerra per la Supremazia.”

 

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Capitolo 3
*** TUTTI GLI ALTRI ***


Ecco un nuovo capitolo! Questa storia sta iniziando in modo molto triste e strappalacrime, ma vi assicuro che presto cambierà tono! Abbiate fede! Come sempre spero che vi piaccia!

Mini


3. TUTTI GLI ALTRI


Nami ricordava perfettamente quel giorno, quel momento in cui aveva capito di potersi fidare di Luffy; ricordava la sua sagoma, emersa dal cumulo di macerie che rappresentava ciò che restava di Arlong Park, il suo corpo così sottile ma allo stesso tempo capace di sopravvivere a qualsiasi nemico, ricordava perfettamente com’era, le braccia tese lungo i fianchi, la testa china per la stanchezza ma lo sguardo determinato di chi ha già deciso il suo destino e intende perseguirlo fino alla fine.

Nami ricordava perfettamente quella sagoma, anche da lontano Luffy era stato capace di farla sentire protetta, come un abbraccio che non ti lascerà mai andare.

Era appena arrivato il giornale, sebbene fosse abituata a leggerlo ogni giorno da anni, in quei giorni sfogliava le pagine con più avidità, con più preoccupazione, sperando di poter leggere qualcosa che riguardasse almeno uno dei suoi compagni.

L’edizione di quel giorno era particolarmente pesante, c’erano più pagine del solito, evidentemente era successo qualcosa di grosso. La prima pagina riportava la foto di Barbabianca, morto in piedi dopo aver subito numerosi colpi, il titolo recitava “LA GUERRA PER LA SUPREMAZIA”. Nami lesse in fretta senza tuttavia farsi sfuggire nessun dettaglio importante, il racconto dell’esecuzione fallita di Ace occupava le due pagine successive insieme alla spiegazione della sua parentela con Gol D. Roger e di quelle di Luffy con Garp e Dragon, il tutto accompagnato dalle foto degli Ammiragli e dei Vice Ammiragli presenti. Nami stava quasi per tirare un sospiro di sollievo, quando voltò pagina e la vide.

Avrebbe riconosciuto la sagoma di Luffy tra mille, la curva del cappello di paglia, i suoi capelli, il suo viso, le sue spalle, le braccia, le gambe, ogni dettaglio del suo corpo.

Quella foto le fece trattenere il respiro, le ricordò immediatamente quel giorno ad Arlong Park, quel giorno in cui lui le aveva gridato che erano compagni.

Dopo quel giorno aveva perso il conto di quante volte aveva visto Luffy sfinito dopo una battaglia, ma vincitore, quante volte lei gli era stata accanto, lo aveva confortato, era stata fiera di lui?

La posizione di Luffy in quella foto era quasi identica a quella che lei ricordava, ma le sue braccia pendevano senza forza ai suoi fianchi, la testa non era chinata solo per stanchezza e i suoi occhi avevano perso la loro scintilla di vita.

Luffy, sollevato di peso dalla potenza del braccio di Akainu era morto.

Non c’era altro da aggiungere.

Nami tremò, le sembrò di essere tornata indietro di tanti anni, quando Arlong aveva brutalmente ucciso Bellemere.

Nami pianse forte, come non faceva da anni, pianse perché si sentiva perduta, le sembrò che qualcuno le avesse strappato tutta la forza, tutta la determinazione che aveva maturato durante la sua vita, sembrò che nulla avesse più senso, ormai.


Usopp aveva detto la sua prima bugia quando sua madre aveva iniziato ad ammalarsi. Sebbene fosse un bambino era consapevole del fatto che la donna non avrebbe vissuto ancora a lungo, ma la sua mente, già provata dall’assenza del padre, voleva fuggire da quella realtà troppo difficile da gestire.

Per questo motivo aveva iniziato a mentire per cercare di far star meglio sua madre ma soprattutto per se stesso, per poter immaginare di vivere in un mondo totalmente privo di sofferenza.

Da quel momento le bugie erano state il suo scudo, lo avevano protetto dal dolore, gli avevano donato una finta gioia e in qualche modo lo avevano aiutato a sopravvivere.

Da quando aveva conosciuto Luffy, però, le bugie avevano iniziato ad avere un’altra funzione, da scudo si erano trasformate in una lancia capace di destabilizzare i nemici.

Usopp aveva smesso da anni di difendersi dietro alle bugie, eppure quel giorno, con le mani tremanti che reggevano il giornale, mentre osservava la foto del suo Capitano morente, gli venne spontaneo.

“Non è morto, lui non è morto, è vivo, sta solo fingendo, lui in realtà ci sta aspettando, si sta allenando in qualche isola misteriosa, magari con qualcuno di molto potente e tornerà da noi diverso, più forte!”

Mentre parlava, Usopp rideva ma tremava mentre le lacrime gli bagnavano il viso.

“Ne sono certo, Luffy tornerà!”


“Ha una lancia che gli spunta dritta dal cuore, non ha paura di morire!”

Sanji ricordava le parole di Zeff, ciò che aveva detto su Luffy e sapeva che corrispondevano a verità. Luffy non aveva mai mostrato debolezze, aveva alimentato il suo coraggio, gli aveva dato la forza di lasciare il Baratie, dove si sentiva al sicuro, per avventurarsi per mare alla ricerca dell’All Blue.

Era stato grazie a lui che era diventato più forte, che aveva cercato di superare i propri limiti.

In quel momento gli sembrò quasi di sentire la sua voce, chiudendo gli occhi gli appariva davanti intento a mangiare la sua ultima prelibatezza.

Luffy era stato uno dei pochi che aveva davvero creduto in lui … e ora non c’era più.


Chopper pianse, pianse a lungo. Non era vicino al suo capitano per poterlo curare, come faceva dopo ogni battaglia. Osservando le sue bende sognò di poterle usare per curare le sue ferite e si immaginò il suo viso sereno, esausto ma soddisfatto per la battaglia vinta.

Chopper sapeva che non sarebbe stato capace di trovare il coraggio di avventurarsi per i mari se non fosse stato per lui, in quel momento si sentì perso, solo, come quella volta nella foresta quando aveva appena mangiato il frutto del Diavolo, senza compagni, senza guida.


Nico Robin non era sola, i membri dell’Armata Rivoluzionaria l’avevano salvata, presto avrebbe perfino incontrato il mitico Dragon; si era sempre chiesta che aspetto potesse avere, da quando aveva scoperto che era il padre di Luffy aveva iniziato a fantasticare in merito, immaginando il suo Capitano invecchiato, giusto per avere un'idea, anche se vaga, del suo aspetto. Ora si sentiva imbarazzata, doveva ancora incontrarlo di persona, ma sapeva già che non avrebbe osato guardarlo negli occhi, non dopo ciò che aveva letto su ciò che era successo a suo figlio, al suo Capitano.

“Qualcosa non va?” le chiese un ragazzo giovane, che doveva essere entrato a far parte dell’Armata Rivoluzionaria da poco.
“Tutto bene” mentì Robin, mantenendo un’espressione il più possibile neutra, mentre dentro di sè si sentì sola e sperduta come quel giorno ad Ohara.

“Stavolta non sono sola” pensò “Ritroverò gli altri, vendicheremo Luffy, lo prometto.”


Franky non pianse, cosa strana da parte sua, ma lo shock fu talmente forte da paralizzarlo emotivamente. Aveva perso troppe persone a lui care nella sua vita: i genitori che lo avevano abbandonato, Tom, alla Franky Family aveva dovuto dire arrivederci, ma ora non erano lì con lui … e ora Luffy. Sotto tutto quel metallo batteva un cuore sensibile, forse quello più emotivo della ciurma, anche se in apparenza poteva sembrare un robot senza sentimenti, era il più emotivo, il più nostalgico. Franky pensò a Luffy, al suo sogno ormai andato in frantumi, alla Thousand Sunny, sola e in pericolo nell’Arcipelago Sabaody, al loro viaggio che era stato così bruscamente interrotto. Si chiese come stessero gli altri, se avessero saputo della notizia, se in qualche modo ce l’avrebbero fatta anche senza il loro Capitano … Tutte quelle domande non trovarono risposta, almeno per il momento.


Brook aveva già vissuto quella sensazione, da quando era entrato a far parte della Ciurma di Cappello di Paglia aveva sperato davvero di non doverla più rivivere, ma il cuore infranto per la morte di Yooki che era stato sanato dall’allegria di Luffy si era di nuovo spezzato a metà, stavolta forse senza speranza di poter essere guarito. Il frutto Yomi Yomi gli aveva dato la possibilità di vivere una seconda volta dopo la morte, ma ora il suo cuore (che non aveva perché era uno scheletro, yohohoho) sembrava morto di nuovo; sarebbe stato capace di farlo tornare in vita? Per tutti gli altri? Per Lovoon?



 

Sparsi nelle isole in cui erano stati spediti da Bartholomew Kuma, i pirati di Cappello di Paglia piangevano il loro capitano, per puro istinto, quella sera stessa, alzarono tutti lo sguardo verso la luna per trovare conforto e, in qualche modo, si sentirono più vicini.

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Capitolo 4
*** NON 3 GIORNI, 2 ANNI ***


Avevo iniziato a scrivere una fanfiction, poi ho iniziato questa e poi ho pensato: perché sprecare energie per scrivere due storie quando posso fonderle in una sola? Spero davvero che vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Per ora vi auguro buona lettura

Mini




 

4. NON 3 GIORNI, 2 ANNI

 

Ace si stava svegliando, i rumori attorno a lui gli arrivavano ovattati, come se fosse sotto una pesante coperta che gli dava una sensazione di calore e protezione che non aveva mai conosciuto prima, piacevole. Il benessere, però, fu bruscamente interrotto dalla realtà, la consapevolezza di ciò che era accaduto distrusse ciò che era rimasto della sua mente.

“LUFFY!” gridò “LUFFY!”

Si mise a sedere, non si sentiva ferito, non provava dolore fisico, ma gli sembrava che il cuore stesse per scoppiargli.

Stava per gridare ancora, quando qualcuno gli posò una mano sulla spalla: era Marco.

Il ricordo del suo compagno che lo trascinava via da Luffy era ancora vivido nella sua memoria e lo travolse come una valanga.

“MALEDETTO!! PERCHÉ MI HAI TRASCINATO VIA? PERCHÉ LO HAI FATTO?!”

“Ace, calmati.”

“COME FACCIO A CALMARMI, EH? COME! HAI CONDANNATO MIO FRATELLO A MORTE!!”

Marco non perse la calma, continuò a parlare a bassa voce, sperando che Ace volesse ascoltare.

“Ace, ascoltami, per favore.”

“NO! NO! NO! LA MIA VITA NON HA PIÙ ALCUN SENSO ORMAI! L’AVEVO PROMESSO!! L’AVEVO PROMESSO!!”

Marco non lasciò la presa, la sua mano come un’ancora per tenere Ace a terra, per non permettergli di sprofondare nel magma della disperazione, lo stesso magma che aveva ucciso suo fratello.

“Sono successe tante cose mentre tu eri svenuto” disse severamente “Dovrai starmi a sentire.”



 

Erano trascorsi alcuni giorni, Ace si trovava a bordo di una nave della Marina, accanto a lui c’erano Jimbe e Rayleigh. Nessuno aveva parlato durante la navigazione, a bordo il silenzio aveva regnato per tutto il tempo, tutti percepivano la solennità e l’importanza di quel momento. Solo quando si avvicinarono abbastanza da vedere in lontananza la sagoma di Marineford, fu proprio Rayleigh a rompere il silenzio.

Il Re Oscuro aveva notato quanto Ace fosse turbato, anche se riusciva a mascherarlo abbastanza bene.

“Non hai altra scelta” gli disse, intuendo i suoi pensieri “è la cosa più giusta da fare.”

Ace abbassò lo sguardo, quasi a voler evitare l’inevitabile, tra le mani teneva il cappello di paglia di Luffy, lo stringeva forte per tenere sotto controllo la tensione.

“Vedrai che andrà tutto bene, i compagni di Luffy capiranno.”

“Ma …” iniziò Ace.

“Non erano pronti” lo interruppe Rayleigh “L’ho visto subito, appena li ho visti alle Sabaody. Hanno forza di volontà sufficiente per perseguire i loro sogni, ma gli manca tutto il resto. Hanno bisogno di almeno due anni per potersi riprendere dopo questa batosta, detto in confidenza forse sono ancora pochi, ma loro sono motivati e sono certo che riusciranno a riprendersi più forti di prima.”

Ace sospirò e annuì.

Tutto ciò che accadde dopo venne riportato fedelmente dai giornali. Ace Pugno di Fuoco, incredibilmente sopravvissuto alla propria esecuzione, era tornato sul luogo in cui avrebbe dovuto essere ucciso per … per cosa? Nessuno era riuscito a capirlo fino in fondo, ma una particolare foto fece il giro del mondo. Dopo aver suonato la campana 16 volte, Ace si avvicinò a una voragine e buttò un mazzo di fiori in segno di rispetto per i caduti durante la Guerra per la Supremazia. La sua foto fece rapidamente il giro del mondo.

Ace Pugno di Fuoco non indossava il suo solito cappello ma quello di paglia del defunto fratello,quando ebbe gettato i fiori se lo tolse per portarlo al cuore e si scrollò di dosso il mantello che fino a quel momento gli aveva coperto spalle e braccia. Nel braccio destro la scritta ASCE era leggermente diversa, oltre alla S barrata ora c’era anche la E; era inoltre comparso un altro tatuaggio sull’altro braccio: 3D barrato e 2Y.

Quasi nessuno notò questi dettagli, Ace sperò che almeno otto persone invece lo capissero.



 

Zoro non si era ancora del tutto ripreso dallo shock, nonostante dentro di sé continuasse a voler realizzare il suo sogno, la morte del suo Capitano era stata un colpo troppo duro; continuava a ripetersi che lo avrebbe realizzato anche per lui, come aveva fatto con Kuina, ma il dolore era ancora fresco, aveva bisogno di tempo per guarire.

Inoltre, come se non bastasse, Zoro sentiva sulle spalle il peso della responsabilità del resto della ciurma: non aveva idea di dove fossero, non sapeva se stavano bene, l’unica cosa di cui era certo era che anche loro stavano soffrendo per la morte di Luffy.

Zoro si sentiva tagliato fuori dal mondo, per questo leggeva con avidità il giornale ogni giorno, ogni giorno, in cerca di notizie sui suoi compagni, ma quella mattina ne ricevette una che riguardava ancora una volta Luffy, anche se indirettamente.

Mihawk aveva già letto la notizia e Perona stava spiando dietro di lui mentre osservava la foto che ritraeva Ace: vederlo con il cappello del fratello tra le mani gli spezzò il cuore ancor di più, acuendo il dolore che provava. Avrebbe voluto distogliere lo sguardo, ma fu proprio Perona a notare qualcosa di strano sulle braccia del ragazzo.

“Cosa vorrà dire quel tatuaggio?” chiese “Su un braccio c’è la scritta ACE scritta male, nell’altro 3D barrato e 2Y? Cosa vorrà dire?”

Zoro tornò a guardare la foto, era vero, c’era quello strano tatuaggio.

“3D … tre giorni!” esclamò, e la voce di Luffy risuonò nella sua mente, mentre gridava a tutti di scappare e di ritrovarsi in quel posto tre giorni dopo “Tre giorni è barrato! Al suo posto 2Y … due anni! Ace ci sta dicendo che, per il nostro bene, è necessario che ci nascondiamo e ci alleniamo per due anni! A bordo della nave che lo ha portato a Marineford c’era anche Rayleigh …” disse Zoro, sorridendo “Scommetto che sarà stato lui a suggerirgli di inviarci quel messaggio in quel modo. Solo noi possiamo capirlo” spiegò, pensando ai suoi compagni “Va bene!” esclamò “Ci rivedremo tra due anni!”

Perona sospirò, Mihawk sorrise impercettibilmente, segretamente fiero del suo allievo.



 

Nami, Usopp, Sanji, Chopper, Robin, Franky e Brook erano in isole diverse, separati fisicamente ma non mentalmente, tutti loro, come Zoro, attendevano notizie, di qualsiasi tipo fossero, purché gli portassero novità sugli altri. Anche loro, come lo spadaccino, lessero l’articolo sulla bravata di Ace e videro la foto, giungendo alle stesse conclusioni; così, approfittando delle circostanze, decisero di allenarsi per diventare più forti. Magari due anni sarebbero stati sufficienti a prepararli per ciò che li attendeva nel nuovo mondo.



 

 

Era trascorso un mese dalla sua evasione da Impel Down e dai fatti di Marineford, Crocodile ancora pensava al suo incontro con Ivankov, al fatto che lei sapesse. Certo, non sapeva tutto, ma un segreto si tiene meglio al sicuro quando lo si nasconde da soli.

Ricordava perfettamente quel giorno di quasi 18 anni prima, aveva sofferto molto, ma non aveva avuto scelta, per la sua salvezza e per quella di sua figlia aveva dovuto chiedere aiuto a Emporio Ivankof e rinunciare a lei e alla sua femminilità. Dragon aveva tentato di convincerla a cambiare idea, ma lei non aveva sentito ragioni, non poteva continuare a portare il peso di quel nome, aveva deciso di fuggire, di stabilire da sola, anzi, da solo il proprio destino. Sarebbe stato il suo nome a spaventare la gente, non quello di suo padre.

Non era certa del fatto che essere diventata madre fosse stata una cosa buona, ma almeno Iva non aveva fatto domande sull’identità del padre e Dragon, come sempre molto riservato sulla sua vita personale, non ne aveva fatto parola con nessuno, di questo era certo.



 

Nico Robin non poteva credere che avrebbe davvero incontrato Dragon, era emozionata all’idea, anche se sentiva la mancanza dei suoi compagni sentiva che quella sarebbe stata una tappa fondamentale nella sua crescita, era un incontro che doveva fare, anche se la prospettiva di vederlo dopo aver saputo della morte di suo figlio le faceva sentire un nodo alla gola.

Erano appena arrivati nell’isola dove Dragon si nascondeva in quel periodo, l’avevano fatta accomodare in una casa piccola ma accogliente, lei pensava che presto lui le avrebbe fatto visita e quando sentì bussare alla porta si immaginò che fosse lui, ma quando aprì rimase interdetta.

“Ciao Robin” disse l’ospite “Immagino che tu ti aspettassi Dragon. Lui arriverà, non preoccuparti. Per ora, però, vorrei parlarti io.”

Era un ragazzo molto giovane, vestito con un completo blu e nero, quando era entrato si era tolto in segno di rispetto il cappello a cilindro, rivelando una chioma di biondi capelli ricci che incorniciavano un viso pulito, sincero.

“So che hai conosciuto mio fratello …”

 

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Capitolo 5
*** DI NUOVO INSIEME ***


Eccomi ancora qui! Non so se questa storia vi stia piacendo, io spero davvero di sì! Mi sto impegnando tanto, sono consapevole di non essere Oda e sicuramente qualche incongruenza con l’opera originale ci sarà, ma sto facendo del mio meglio per scrivere una storia interessante! Fatemi sapere cosa ne pensate! Ora però …



 

5. DI NUOVO INSIEME

 

Erano trascorsi due anni, due lunghi anni in cui Ace aveva atteso con ansia il ritorno dei compagni di Luffy. Durante tutto questo tempo Ace era rimasto nascosto, per precauzione in un’isola vicina ad Amazon Lily, su gentile concessione di Boa Hancock, e non aveva mai smesso di allenarsi e migliorarsi, anche grazie all’aiuto di Rayleigh aveva perfezionato le sue capacità e aumentato notevolmente la sua forza.

Erano cambiate tante cose da quei giorni ormai lontani, così tante che gli sembrava quasi di star vivendo la vita di un altro, ma ora tutto sarebbe tornato più o meno al suo posto.

Rayleigh lo aveva preceduto all’Arcipelago Sabaody da circa sei mesi e lui lo aveva seguito insieme alla sua compagna di allenamento giusto in tempo per ritrovarsi con tutti gli altri.

Era emozionato, li aveva incontrati l’ultima volta ad Alabasta, sapeva che nel frattempo la ciurma si era perfino allargata e non vedeva l’ora di incontrare ognuno di loro.

 

Shakky era impaziente, si era segnata sul calendario la data, sapeva che quel giorno sarebbero tornati tutti, finalmente, dopo due lunghi anni. Il luogo dell’appuntamento non era esattamente quello, ma sapeva che sarebbero andati da lei, per non attirare l’attenzione fino a quando non si fossero riuniti tutti.

Il primo ad arrivare fu Zoro, inaspettatamente, poi fu la volta di Nami, seguita da Chopper, Usopp  e Franky, che arrivarono insieme Robin arrivò circa mezz’ora dopo, dal momento che stava cercando di scappare dagli uomini del Governo che l’avevano riconosciuta; dopo di lei fu Sanji a varcare la soglia, preso in giro da Zoro. L’ultimo ad arrivare fu Brook, che finalmente era riuscito a seminare i suoi fan.

Tutti erano cambiati, erano cresciuti e diventati più forti, si vedeva da molte cose, soprattutto dai loro sguardi, determinati come non mai. Tutti erano felici di rivedersi dopo tutto quel tempo.

“Finalmente siamo tutti qui!” esclamò Usopp, entusiasta.

“Non tutti …” mormorò Nami.

Bastarono quelle due parole per spegnere ogni entusiasmo. C’erano tutti? No.

Luffy non c’era …e non sarebbe arrivato. Non servirono parole, tutti provavano gli stessi sentimenti: dolore, rabbia, desiderio di vendetta, ora che erano insieme, in un modo o nell’altro l’avrebbero ottenuta.

Shakky non disse nulla, ma non smise mai di sorridere perché sapeva che presto il loro umore sarebbe radicalmente cambiato.

Erano passati solo pochi minuti, quando entrarono Rayleigh, Ace e una misteriosa ragazza dai capelli neri.

Ace e Rayleigh si avvicinarono subito, la ragazza evidentemente era entrata insieme a loro per caso e andò a sedersi poco lontano.

Appena tutti videro i due pirati, esplosero in un impeto di gioia.
“ACE!!” gridarono Nami, Usopp, Zoro, Sanji e Chopper “RAYLEIGH!”

I due vennero accolti con calore, la gioia che provavano nel vederli era un balsamo contro il dolore per la perdita del loro Capitano.
“Ace!” esclamò Nami “Siamo così felici di vederti!”

Ace si lasciò abbracciare da tutti, sollevato di vederli di buon umore.

Nami, che aveva parlato per prima, si voltò verso gli altri e, rassicurata, tornò a guardare Ace.

“So di parlare a nome di tutti” disse seria “Quando ti dico che siamo felici che tu sia vivo e che non ti riteniamo responsabile per ciò che è successo a Luffy.”

Ace sapeva che non era vero, se non fosse stato così orgoglioso, se fosse scappato quando ne aveva l’occasione, Akainu non avrebbe avuto la possibilità di colpire nessuno dei due. Sapeva che ciò che era accaduto era in gran parte colpa sua ma le parole di Nami lo rassicurarono.

“A proposito di questo” disse Rayleigh “Ci sono alcune cose di cui dovete essere informati.”

Il Re Oscuro si avvicinò alla porta, girò il cartello con la scritta “chiuso”, chiuse a chiave, apparentemente dimenticandosi della presenza di una persona estranea, e tornò da loro.

“Prima di tutto: sapete cosa è successo a Crocodile?”

Tutti annuirono.

“A quanto pare in realtà è una donna!” disse Sanji, con gli occhi a cuoricino “Una bella donna tra l’altro! Me l’ha spiegato Ivankov mentre ero nella sua isola!”

“Sinceramente non ho capito fino in fondo” ammise Nami “So solo che da un momento all’altro era diventato una donna. I giornali non hanno detto altro.”

“Si tratta del potere del Frutto del Diavolo di Emporio Ivankov” spiegò Rayleigh “Immagino che Sanji sia più informato di me.”

“Sì, quando uscì la notizia Iva mi spiegò che circa diciannove anni fa aveva aiutato Crocodile a trasformarsi da donna a uomo e aveva fatto lo stesso con sua figlia.

“Crocodile ha una figlia?” chiese Zoro.
“Esatto, ora dovrebbe avere appunto sui diciannove anni, ma nemmeno Iva sapeva chi fosse, non sapeva nemmeno l’identità di Crocodile prima della trasformazione, solo che l’aveva pagata profumatamente per quel favore. Il problema” continuò il cuoco, accendendosi una sigaretta “è che se trascorrono seimilacinquecento giorni senza che la trasformazione venga confermata con una seconda iniezione di ormoni, questa viene annullata e chi è già stato trasformato non può più tornare ad esserlo.”

“Seimilacinquecento giorni?” chiese Nami “Come mai?”

“Non lo sa nemmeno Iva” spiegò Sanji “Lo ha notato negli anni, il suo potere viene annullato così.”

“Quindi ora resterà donna?” chiese Chopper.

“Esatto” rispose Ace “Di certo non per questo sarà meno pericolosa.”

Tutti restarono in silenzio, riflettendo sulle implicazioni di quella rivelazione.
“Mi chiedo perché ci abbiate voluto parlare di Crocodile” disse Robin “Ha in qualche modo a che fare con noi?”

Ace e Rayleigh si scambiarono un’occhiata, poi fu Ace a parlare.

“Sì, in qualche modo c’entra con voi, ma prima c’è qualcosa che dovete sapere.”

 

Due anni prima

Ace scoppiò a piangere.

“L’avevo promesso …” mormorò, la voce rauca per il troppo urlare “Avevo promesso che non sarei mai fuggito se ci fosse stato Luffy dietro di me, in pericolo … avevo promesso … e ora non potrò più proteggerlo … Cosa dirò ai suoi compagni? Cosa …”

“Gli dirai che il loro Capitano ti ha salvato la vita.” rispose Marco.

“Sì, ma a che prezzo?” domandò Ace, con il viso bagnato dalle lacrime.

Marco sorrise bonariamente.

“Se mi avessi lasciato parlare ti saresti risparmiato un brutto mal di gola. Guarda” disse, indicando alla sua destra.

Ace era stranito, non capiva di cosa Marco stesse parlando: era disperato per la morte del suo fratellino e lui pensava alla sua gola? Dal momento però che di Marco si fidava, guardò oltre e lo vide.

Lo vide.

Luffy.

Luffy era avvolto da molte bende ed era profondamente addormentato, respirava piano ma l’alzarsi e l’abbassarsi del suo petto rincuorò Ace.

“Lui …” mormorò, mentre le lacrime di gioia iniziavano a scorrere rapidamente sulle sue guance magre “Lui …”

“Luffy è vivo” spiegò Marco.

Ace si sentì ancor più confuso, ricordava nitidamente di averlo visto trafitto dal pugno di magma di Akainu.

“Cosa …” sussurrò, la voce ancora debole per le urla di poco prima “Come …”

“Ho una teoria” disse Marco “Anche se non posso esserne certo al cento per cento.”

Ace si mise seduto e restò in silenzio, quando Marco parlava era sempre molto chiaro e diceva cose intelligenti che valeva la pena ascoltare.

“Io suppongo che tutto derivi dal suo Frutto del Diavolo.” iniziò, ma Ace subito lo interruppe.
“Il suo frutto è il Gom Gom, un Paramisha. Cosa avrebbe di speciale?”

Marco lo fulminò con lo sguardo.

“Scusa.”

“Sì, in effetti è ciò che abbiamo sempre pensato” spiegò Marco “Ma dopo ciò che è successo sono andato a documentarmi, ho trovato un vecchio libro sui Frutti Del Diavolo nella nave di nostro Padre e …”

Marco si interruppe.

“Prima di andare avanti” disse “Devo dirti di nostro padre.”

Ace impallidì.

“Non mi dirai che …”

“Barbabianca è morto” rispose Marco “Era malato, anziano e nonostante questo ha combattuto fino alla morte per proteggerti, per proteggervi. Lui sapeva che lo One Piece esiste, sapeva che non lo avrebbe trovato lui, sapeva che doveva difendere noi perché lo trovassimo, per questo ha dato la sua vita.”

A Ace parve non importare più nulla di suo fratello, sapere che era vivo era un sollievo, ma la consapevolezza di aver perso suo padre gli aveva tolto il fiato.

“Padre …” mormorò, mentre nuove lacrime, stavolta di dolore, tornavano a scorrere come fiumi dai suoi occhi traboccanti di collera e rimpianto.

Ace si concesse di piangere a lungo, sotto lo sguardo rassegnato di Marco, quando però alzò gli occhi e vide ancora una volta suo fratello, debole ma vivo, decise di concentrarsi su di lui.

“Mi dispiace di averlo dovuto dire così” disse Marco.

“Come altro avresti potuto dirmelo?” rispose Ace “L’importante è che noi siamo vivi e che siamo insieme, sono certo che nostro padre avrebbe voluto questo, vederci uniti come una Famiglia.”

Marco sorrise, aveva temuto di aver perso Ace, invece era ancora lì, nonostante tutto ciò che gli era successo, non aveva perso il suo ottimismo.

“Piuttosto, cosa dicevi del suo frutto?” chiese,alzandosi per avvicinarsi al fratello.

“Nel libro di nostro padre non c’è alcun accenno a un frutto Paramisha Gom Gom” spiegò Marco “Per questo ho formulato un’ipotesi, anche basandomi sulla mia esperienza personale.”

Ace nel frattempo aveva raggiunto il lettino in cui era disteso Luffy, gli posò una mano sulla testa e cominciò ad accarezzarlo.

“Spiegati.”

“Io credo che si tratti di uno Zoan, uno Zoan mitologico.”

Ace si voltò di scatto, poi tornò ad osservare il fratellino.

“Addirittura uno Zoan?” chiese “Non mi sembra che possa trasformarsi!”

“Invece lo ha fatto, si è trasformato.” disse Marco.

Ace restò a bocca aperta.

“Adesso ti racconto cosa è successo. Dopo … be’, quello che sai, tu sei svenuto e ti sei ripreso solo ora, nel frattempo la battaglia ha continuato senza sosta, fino all’arrivo di Shanks, che è riuscito a terminare le ostilità. Di preciso non so cosa abbia fatto perché a quel punto ero già lontano con te. Ah, altra cosa di cui non ti sei reso conto, in questo momento siamo a bordo della nave di Trafalgar Law, è stato lui a soccorrerci e a portarci lontano da Marineford.”

“Law?” chiese Ace, sbalordito “Uno di quei Supernovellini?”

“Esatto, proprio lui. Non ho idea del perché abbia deciso di aiutarci, forse ha agito per via di Luffy, in fin dei conti erano insieme alle Sabaody quando è scoppiato quel casino per via del pugno al Drago Celeste.”

Ace spalancò gli occhi per la sorpresa.
“Cosa mi hai appena detto?” chiese “Cosa è successo? Chi ha dato un pugno a un Drago Celeste?”

Marco indicò Luffy spostando appena la testa.

“Caspita!” commentò “Certo che ne fa di casini, mio fratello!”

“Non distrarti!” lo riprese Marco “Come dicevo, Law ci ha fatti imbarcare e siamo scappati. Tu eri svenuto e lui era in condizioni pessime, aveva una ferita profondissima sul petto e sebbene il cuore non fosse stato sfiorato, era evidente che sarebbe morto entro breve. Anzi, a dirla tutta credevo che fosse già morto, invece nonostante il tempo trascorso era ancora vivo e respirava debolmente.”

Marco rabbrividì al ricordo di ciò che era successo.

“Te lo giuro, è stata questione di pochi minuti, dal suo corpo ha iniziato a fuoriuscire del vapore, almeno credo che fosse vapore, i suoi capelli sono diventati bianchi e tutto attorno a lui ha assunto la consistenza della gomma, si è creata attorno a lui l’aura tipica dello Zoan risvegliato e, cosa che più ha stupito me e Law, la ferita ha iniziato a rimarginarsi, lentamente ma con costanza, fino a sparire quasi del tutto, lasciando una stranissima cicatrice.”

Ace aveva ascoltato a bocca aperta per lo stupore.

“Per questo dici che si tratta di uno Zoan Mitologico?”

Marco annuì.

“Credo che sia un Hito Hito no Mii di un qualche genere, come quello di Sengoku, che gli permette di trasformarsi una divinità.”

“Un Dio?” chiese Ace, ridendo “Questo idiota?”

“Esatto” rispose Marco, sorridendo “A quanto pare deve essere un frutto particolarmente raro, visto che ha sia le caratteristiche dello Zoan che quelle del Paramisha e, in parte, anche quelle di una specie di Rogia. Altro non saprei dirti, inoltre si tratta solo di mie speculazioni, basandomi sul mio stesso frutto. Anch’io ho uno Zoan Mitologico e posso usufruire della trasformazione in Fenice e allo stesso tempo rendermi intangibile come un Rogia. Quello di tuo fratello sembra quasi come quello di Aokiji, che può essere distrutto ma poi si riforma. Almeno credo.”

“Quindi ora starà bene, giusto?” chiese, osservando le bende che gli ricoprivano il corpo magro.

“Non mentirò” disse Marco “Era messo parecchio male, ferita a parte. Era stato avvelenato da Magellan, aveva subito diverse ferite sia a Impel Down che a Marineford, il suo corpo ha bisogno di riprendersi, Law lo tiene sotto sedativi, aspetta che si sia ripreso del tutto.”

“Law …” mormorò Ace “Quindi siamo ancora nella sua nave?”

“Esatto” rispose Marco “In questo momento tutto il mondo lo crede morto, vista la situazione abbiamo creduto più opportuno nasconderci e attendere che vi svegliaste per capire come procedere.”

“Dove siamo ora?” chiese Ace, avvicinandosi all’oblò “Stiamo navigando o …”

“Siamo ancorati in una baia di Amazon Lily” spiegò Marco.

Ace nel frattempo aveva raggiunto l’oblò, di fronte a lui c’era la costa di Amazon Lily, in cima alla scogliera dei teli con il simbolo delle Piratesse Kuja impedivano l’accesso.

“Ma cosa …” chiese Ace “Non capisco …”

Marco aprì la bocca per rispondere, ma in quel momento sentirono la voce di Luffy, che si stava risvegliando.

“A-ace …” mormorò, con gli occhi ancora chiusi “Ace ..”



 

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Capitolo 6
*** SORPRESA! ***


Eccomi ancora qui! Sembra che questa storia non interessi molto, o sbaglio? Pazienza, ecco un nuovo capitolo, spero che vi piaccia!

Mini



 

6.  SORPRESA


Due anni prima

Lentamente, Luffy aprì gli occhi, sembrava tranquillo, come se si fosse risvegliato dopo un lungo e tranquillo sonno.

“Ace?” chiese ancora.

Ace, nel frattempo, era corso da lui.
“Come stai? Ti senti stanco? Hai male da qualche parte?”

Luffy si mise a sedere, si sentiva benissimo.

“Non capisco …” disse “Eravamo a Marineford, giusto? Oppure me lo sono sognato?”

Ace rise, Luffy stava bene, era sempre il solito.

“Te lo spiegherò con calma” disse, aiutandolo ad alzarsi “Ora devi solo pensare a non sforzarti.”

“Ce l’ho fatta, Ace?” chiese Luffy “Ti ho salvato!”

“Sì, mi hai salvato.” confermò “Ora però dobbiamo capire come muoverci perché tutti sanno che io sono vivo … e che tu sei morto.”

Luffy era sceso dal lettino e stava valutando la propria condizione: aveva il corpo completamente ricoperto di bende, dei suoi vecchi vestiti si erano salvati solo i pantaloni che indossava in quel momento. Stava già cercando il suo cappello, quando sentì le parole di Ace.

“Il mondo pensa che io sia morto?” chiese e, pronunciando quelle parole, si rese conto del loro vero significato “Allora … anche i miei compagni …”

Marco annuì.

“Non sappiamo dove si trovino attualmente, ma immagino che abbiano saputo ciò che è successo a Marineford. Sì, credono che tu sia morto.”

Luffy cadde in ginocchio, disperato.

“No, no, no … NO!” gridò “Non posso lasciarli così! Non posso … io devo tornare alle Sabaody, ci eravamo dati appuntamento lì … dovevamo …”

Luffy sembrava confuso, ancora stordito.

“Calmati” sussurrò dolcemente Ace, posandogli una mano sulla spalla “Devi ancora riprenderti, ci sono cose che devi comprendere di te stesso, devi prenderti del tempo.”

Luffy non rispose, lentamente si alzò, si voltò verso il fratello e gli sorrise. Non aveva capito bene cosa volesse dire con quelle parole, ma si fidava di lui e capì all’istante che fingere di essere morto sarebbe stata la cosa più saggia da fare.

“Almeno tu sei vivo! Per ora è solo questo che conta!” disse, sorridendo.

Ace sorrise in risposta e proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta ed entrò.

“A quanto pare vi siete svegliati entrambi, eh?” chiese Law, avvicinandosi a Luffy per esaminarlo “Sembra che ti stia riprendendo alla grande” commentò “Però dovrò visitarti per esserne certo. Voi due” disse, rivolto a Marco e Ace “Uscite immediatamente!”

Law era molto serio, perciò i due lo ascoltarono ed uscirono.

“Non possiamo scendere a terra, giusto?” chiese Ace “Solo sulla costa, al di qua di quei tendaggi”

“Esatto” rispose Law “Per quanto mi riguarda potete anche restare a bordo, basta che usciate subito di qui!”

Marco annuì e uscì subito, Ace fece l’occhiolino a Luffy e lo seguì, lasciandolo solo con Law, il quale gli si avvicinò subito.

“Distenditi” ordinò “Devo esaminarti.”

Luffy obbedì senza problemi, ma non smise per un secondo di osservare Law con sospetto.

“Perché …” iniziò, ma il medico lo interruppe.

“Perché vi trovate nella mia nave?” disse, anticipando la sua domanda “Molto semplice, vi ho salvati io.”

“Perché …” continuò Luffy, ma ancora una volta Law lo interruppe.
“Ho i miei motivi” rispose “Sentivo che era la cosa giusta da fare.”

Luffy notò immediatamente che le guance di Law erano diventate leggermente rosse, forse per il caldo o forse per l’imbarazzo ma, in questo caso, imbarazzo per cosa? Perché gli stava per chiedere il motivo che lo aveva spinto a salvarlo? Stava ancora ragionando su queste ipotesi, quando Law si chinò su di lui e, senza alcun preavviso, lo baciò.

Luffy rimase paralizzato per la sopresa, mentre la lingua del medico si insinuava tra le sue labbra. Il bacio durò qualche secondo, poi Luffy si voltò, rosso in viso e con la mente piena di domande.

“Stai bene” disse Law, serio “Ti lascerò alle cure di tuo fratello e del suo compagno, ma ti prometto che ci rivedremo.”

Detto questo, Law uscì dalla stanza, lasciandolo solo.

 

Due anni dopo

Tutti ascoltarono il racconto di Ace rapiti, si emozionarono ma solo alla fine realizzarono il significato di quelle parole.

“Aspetta. Ci stai dicendo che Luffy è vivo?” chiese Nami, quasi con il timore che lui rispondesse di no, ma Ace annuì.

“Luffy è vivo …” mormorò Zoro, emozionato “LUFFY è VIVO!!” ripeté, gridando, iniziando a piangere per la gioia.

Tutti iniziarono a piangere, le lacrime che avevano versato quando avevano pensato che fosse morto erano ora lacrime di gioia.

“Luffy è vivo …” sussurrò Nami “Ma … ora lui dov’è?” chiese “Perché non è qui con voi? Si è allenato anche lui con voi durante questi due anni?”

Ace e Rayleigh si scambiarono un’occhiata, Rayleigh annuì e Ace prese un profondo respiro prima di parlare.

 

Poco meno di due anni prima

Rayleigh di certo non era clemente con i suoi due allievi, aveva promesso di essere severo e aveva mantenuto la parola. Ace e Luffy insieme lavoravano giorno e notte, dormivano giusto il necessario e mangiavano il cibo frutto delle loro fatiche: erbe riconosciute e raccolte e animali uccisi con le loro mani.

“Mi sembra di essere tornati bambini” disse Luffy una sera, di fronte al fuoco, mentre mangiavano la cena insieme a Rayleigh “Ovviamente ora è tutto più difficile, ma lo spirito è quello!”

“Davvero?” chiese Rayleigh, piacevolmente colpito.

“Esatto!” esclamò Ace “Allora c’era anche Sabo …”

“Sabo …” mormorò tristemente Luffy.
“Sabo?” chiese Rayleigh “Chi sarebbe?”

“Era nostro fratello, ma è morto molti anni fa.” rispose Ace serio.

In quel momento Luffy emise un gemito di dolore.
“Smettila, idiota!” lo riprese il fratello, dandogli una pacca sulla schiena “Non vorrai ancora piagnucolare per quello che è successo a Sabo! Non avevi promesso che … che ti succede?” chiese, vedendolo sofferente, piegato su se stesso.

“Non lo so …” mormorò lui, con un fil di voce “Non mi sento molto bene …”

Mentre Luffy restava piegato in due, sotto gli occhi sbalorditi di Ace e Rayleigh il suo corpo iniziò a cambiare, le forme sottili iniziarono a plasmarsi per diventare più morbide, iniziarono a vedersi fianchi morbidi e un seno piccolo ma proporzionato e tutto il corpo presto si adattò: Luffy non aveva mai avuto un corpo particolarmente muscoloso, ma ora era diverso, si era trasformato in una ragazza.

“C-cosa è successo?” chiese, con una voce più acuta, femminile.

“Che cosa cavolo …” disse Ace, più confuso che mai.

“Non posso crederci …” disse Rayleigh “Che sia una conseguenza degli ormoni che ti ha iniettato Emporio Ivankov?”

Luffy non rispose, sotto shock per ciò che era appena accaduto, anche Ace era immobilizzato per la sorpresa, solo Rayleigh seppe mantenere il controllo.

“Calmati” le disse, prendendola per le spalle “Calmati. So che sei sconvolto, anzi, sconvolta, ma dovrai accettare questa situazione almeno fino a quando non capiremo le cause per cercare un eventuale rimedio.Fino ad allora continueremo gli allenamenti come se nulla fosse cambiato. Ti concedo una settimana per parlare con Hankock e farti dare qualche consiglio per gestire la tua nuova situazione. Domani, ovviamente” aggiunse “Ora andiamo a dormire, la giornata è stata lunga.”

Entrambi annuirono e, senza dire una parola, andarono a dormire.



 

Poco meno di due anni dopo

Ace sembrava nervoso, quasi imbarazzato, poi prese coraggio e iniziò a parlare.

“Ricordate che vi abbiamo parlato di ciò che è successo a Crocodile?”

Tutti annuirono, tranne Nami e Robin, che avevano già capito, trattennero il fiato per lo stupore.

“Sì” rispose Zoro, che ancora non aveva collegato “Vi abbiamo chiesto cosa c’entrasse con noi.”

In quel momento la ragazza che era con loro e che in quel momento stava chiacchierando con Shakky, si alzò e andò loro incontro. Tutti, vedendola, restarono senza fiato: indossava un paio di sandali neri, un paio di pantaloni anch’essi neri lunghi fino alle ginocchia, una camicia rossa con le maniche lunghe abbottonata appena sotto il seno, coperto da un top sempre nero, come i capelli, lunghi e leggermente mossi, che le arrivavano alla schiena e nascondevano appena un cappello di paglia con una fascia rossa, che divenne ben visibile quando lei li scostò. Il viso era sottile, gli occhi e la bocca erano molto femminili, l’unica cosa che in qualche modo ne spezzava l’armonia, ma al tempo stesso lo rendeva più interessante, era una cicatrice sotto l’occhio sinistro, cicatrice che tutti riconobbero all’istante.

“Avete sentito la mia mancanza?”




 

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