Oltrepassando i confini della città, Alex Green e i suoi sventurati compagni scoprirono di trovarsi ad Emery, nello Utah. Il cartello che recitava il nome del luogo era ricoperto di polvere e rampicanti, dando a presagire che nemmeno esso fosse popolato. Incastonata in un paesaggio desertico e arido, circondata da ampi spazi aperti, colline ondulate e un cielo vasto e aperto, Emery emanava un senso di isolamento e un'atmosfera che sembrava fuori dal tempo.
Camminando per le larghe strade deserte e spazzate dal vento che sollevava la polvere, il gruppo raggiunse la biblioteca, un edificio modesto e accogliente situato al centro della città. La sua architettura rifletteva uno stile tradizionale e semplice, con una facciata in mattoni rossi che conferiva un'atmosfera familiare e rassicurante nonostante l'oscurità perenne. Una piccola insegna in legno scuro con il nome della biblioteca si ergeva sopra l'ingresso principale.
Alex entrò per ultimo, assicurandosi di chiudere a chiave la porta e barricarla con un basso mobile lì vicino. Il suo sguardo si posò sulle finestre impolverate; in caso di un nuovo attacco da parte delle creature di sabbia, pensò che sarebbe stato prudente anche quelle.
«Wagner, aiutami a cercare qualcosa con cui barricare le finestre.»
Peter, che stava aiutando la ragazza a sedersi, si girò e annuì.
«Bella pensata, ragazzo.»
I due uomini si recarono sul retro della biblioteca, in cerca di materiali utili e trovarono alcuni scaffali da biblioteca montati a metà, gli attrezzi poggiati su un tavolo accanto; a quanto pare qualcuno aveva iniziato a montarli, ma poi aveva interrotto il lavoro.
«Queste andranno benissimo,» commentò Alex iniziando a smontare. Ridotti i mobili a semplici tavole, ne carico alcune sottobraccio e iniziò a trasportarle nella sala lettura principale. «Ci serviranno anche...»
«Martello e chiodi,» lo precedette Wagner, mostrando gli arnesi come trofei. «Tu porta le tavole e io le assicuro alle finestre.»
Dopo circa un'ora di lavoro, le finestre erano barricate e Alex cominciò a sentirsi un po' più al sicuro.
«Ha fatto un ottimo lavoro, signor Wagner,» osservò Alex.
«Sono carpentiere,» rispose Peter riponendo gli utensili.
Scartabellando tra i documenti storici della città venne alla luce la sua origine mineraria. Infatti, alle pendici delle montagne vicine vi sono ancora i resti della miniera che ha dato i natali a Emery. La cava era ricca di carbone; negli anni, scavando ulteriormente, vennero scoperti giacimenti di uranio, petrolio, sale, materiali da costruzione e minerali preziosi e semi-preziosi.
«Verrebbe da chiedersi come mai la città non si sia ingrandita più di tanto,« commentò Wagner.
«Questo articolo dice che ci sono stati dei problemi con le concessioni da parte dello Stato. L'azienda mineraria e il Governo non raggiunsero un accordo per continuare gli scavi,» rispose Alex.
«Ma non è stato quello a mandare in malora la miniera. Guarda.» Peter passò al giovane un altro articolo, più recente.
«Qui dice che i minatori iniziarono a morire come mosche e nessuno ne sapeva il motivo. Le ispezioni condotte non avevano portato a nessuna scoperta rilevante.»
«Il prete iniziò a insinuare che avessero scavato troppo a fondo e avessero raggiunto l'inferno.» Wagner fece una risata mista a un colpo di tosse. Alex lo guardò ilare.
«Non crede al soprannaturale, signor Wagner?»
«No,» replicò decisamente il vecchio, scuotendo il capo. «Comunque, dato che siamo incastrati in questa situazione e sembra che non ne usciremo per molto, puoi chiamarmi Pete,» concluse l'uomo anziano, porgendo la mano ad Alex.
«È un piacere, Pete,» sorrise il giovane Green. «Ascolta, credo che abbiamo esaurito le opzioni qui in biblioteca. Voglio uscire a cercare una via d'uscita da questo incubo.»
«Non posso lasciarti andare la fuori da solo, ragazzo,» protesta Wagner.
«E chi rimarrebbe a badare alla ragazza?» Entrambi gli uomini voltano la testa verso di lei.
«Devo ammettere che hai ragione,» sospira Peter, osservando pensierosamente la giovane donna, che dal momento in cui sono entrati ha continuato la sua routine di gemiti e dondolii.
«Bene. Faccio presto.» Alex si diresse verso la porta e scostò il mobile, quando si sentì trattenere un braccio, proprio mentre stava abbassando la maniglia della porta. Girò la testa e si ritrovò faccia a faccia con Peter, che lo fissava dritto negli occhi con espressione seria.
«Fa attenzione.»
Il ragazzo annuì ed uscì.
La miniera era troppo lontana da raggiungere, per il momento, quindi Alex decise di dirigersi alla chiesa; i registri della parrocchia avrebbero potuto contenere informazioni storiche non disponibili in biblioteca ed era il luogo più vicino alla biblioteca.
La chiesa di Emery, situata a una certa distanza dalla biblioteca, si ergeva imponente contro il cielo vasto e aperto del deserto. La sua architettura era di stile tradizionale, con una facciata in mattoni rossi che donava un aspetto accogliente nonostante l'apparente desolazione della città. La chiesa era adornata con vetrate colorate che lanciavano riflessi cangianti sulla strada di fronte.
Mentre Alex si avvicinava, notava i segni del tempo sulla struttura. Il tetto spiovente era punteggiato da alcune tegole mancanti, e l'intonaco delle pareti mostrava segni di scrostature. Tuttavia, la croce d'ottone sulla sommità della chiesa brillava ancora sotto la luce del sole.
L'ingresso principale della chiesa era affiancato da due alte porte di legno massiccio, e Alex notò che una di esse era socchiusa, con l'oscurità all'interno che si stagliava contro la luce del giorno. La chiesa emanava un'atmosfera di silenzio e mistero, con solo il sussurro del vento a interrompere il quieto deserto circostante.
Mentre Alex entrava nella chiesa, notava le pareti rivestite di legno scuro e i banchi di legno che si estendevano lungo l'ampio corridoio centrale. Vetrate colorate disegnavano immagini sacre e creavano giochi di luce sul pavimento. L'odore di incenso e di vecchio legno impregnava l'aria, conferendo un senso di solennità al luogo.
Nel presbiterio, l'altare principale si stagliava in un angolo, ornato di candele ormai consumate e fiori secchi. Alex si sentiva in qualche modo fuori posto in quel santuario silenzioso, ma aveva l'impellente desiderio di esplorare la chiesa alla ricerca di risposte o indizi sul destino di Emery.
Alex si introduce nell'ufficio del parroco; guardandosi attorno, nota un diario appoggiato sullo scrittoio, così vi si avvicina e lo apre per leggerlo.
Diario del Parroco Johnathan
Data: 15 Ottobre
Ho pregato per giorni e notti ininterrotti, implorando il Cielo di svelarmi i misteri di Emery. La città è avvolta da un velo di oscurità, e l'atmosfera qui è opprimente. Ho sentito le voci delle anime perdute sussurrare tra le mura della chiesa, e i miei sogni sono stati infestati da visioni terribili.
Data: 20 Ottobre
Non riesco a ignorare le connessioni sinistre tra la miniera e i misteri che circondano la città. I minatori che hanno scavato le profondità della terra hanno risvegliato qualcosa di antico e orribile. Sono convinto che abbiano sfondato il velo tra il nostro mondo e l'aldilà. Sono le anime dei minatori che camminano tra noi, affamate e vendicative.
Data: 25 Ottobre
Ho scoperto antichi testi e leggende che raccontano di una maledizione che si è abbattuta su Emery. Si dice che la terra stessa sia impregnata di rabbia e tormento. Non so se potrò mai trovare una via per placare la sua ira.
Data: 30 Ottobre
La città è condenmata. Non so quanto tempo potremo ancora resistere prima che le forze oscure che circondano Emery ci travolgano completamente. Ho cercato di tenere la fede, ma la paura e il terrore crescono ogni giorno. Cosa posso fare per proteggere il mio gregge?
Data: 1 Novembre
I segni del Male sono ovunque. Sono circondato da demoni di sabbia e ombra. Non ho più speranza. Ho fatto tutto ciò che potevo per proteggere i miei parrocchiani, ma ora temo che le tenebre abbiano vinto.
Data: 5 Novembre
Ho accettato il mio destino. Ho rinunciato alla fede, ma spero che qualcuno un giorno possa svelare il mistero di Emery e porre fine a questa maledizione. Che Dio abbia pietà delle nostre anime tormentate.
Alex finì di leggere il diario del prete, i pensieri cupi e angoscianti del parroco pesavano sul suo animo, e l'atmosfera nella chiesa sembrava essere diventata ancora più tetra. Il silenzio della navata principale era rotto solo dal suo stesso respiro affannato.
Tuttavia, l'orrore che sentiva all'interno della chiesa si trasformò in un terrore ancora più grande quando udì un suono inquietante provenire dall'esterno. Un sibilo sinistro e strascicante risuonò nell'aria, seguito da un'altra sinistra melodia composta da passi pesanti che si avvicinavano. Le creature di sabbia e ombra stavano attaccando la chiesa.
Il cuore di Alex iniziò a battere freneticamente mentre cercava una via d'uscita. La situazione era diventata critica. L'unico pensiero che gli venne in mente fu il messaggio scritto con vernice spray nera sul muro della chiesa: «Stazione di Polizia. Rifugio sicuro.«
Senza esitazione, Alex abbandonò il diario, lasciando il suo nascondiglio nell'ufficio del prete, e si diresse verso l'uscita principale. Il terrore lo guidò attraverso le porte aperte e all'aperto.
Mentre correva lungo il sentiero sterrato che portava alla strada principale, Alex notò i segni spray nero, le frecce e le scritte che indicavano la direzione verso la stazione di polizia. Seguendoli con determinazione, si rese conto che quella era la sua unica speranza di sfuggire alle creature che gli davano la caccia.
Le creature si avvicinavano sempre di più, i loro ruggiti di rabbia risuonavano nell'aria. Alex accelerò il passo, con la paura che gli avesse spezzato il fiato. Doveva raggiungere la stazione di polizia e sperare che il vice sceriffo, o ciò che rimaneva di lui, fosse ancora lì ad aspettarlo.
Il corridoio della stazione di polizia era cupo e freddo, i muri erano macchiati da anni di negligenza. Alex sentiva il cuore battere selvaggiamente mentre il vice sceriffo, un uomo determinato e risoluto, si stava preparando per l'inevitabile attacco delle creature che avrebbero presto sfondato la porta rinforzata.
Con un respiro profondo, il vice sceriffo afferrò l'impugnatura del suo fucile a pompa e si preparò a scagliare la porta aperta. Un boato rimbombò nell'aria quando la porta si aprì, rivelando una marea di creature oscure che si avvicinavano rapidamente. Gli occhi del vice sceriffo erano freddi e risoluti mentre premeva il grilletto del fucile.
I proiettili fischiarono nell'aria e colpirono le creature, che si dissolsero in nuvole di sabbia e ombra. Il vento si prese rapidamente le loro forme, e le loro voci sinistre si trasformarono in lamenti sussurranti. Era come se il vento avesse riacquistato ciò che era stato preso.
Tuttavia, una delle creature era più astuta delle altre. Aveva afferrato il braccio di Alex e lo stava trascinando indietro verso il caos inarrestabile del deserto. Alex urlò mentre cercava di resistere alla sua presa, ma sembrava che la sua fine fosse ormai giunta.
Ma il vice sceriffo non avrebbe permesso che ciò accadesse. Con una velocità sorprendente, si avvicinò alla creatura, imbracciò il fucile e sparò un colpo preciso. La creatura si disintegrò istantaneamente, rilasciando la sua presa su Alex.
La porta si richiuse con un tonfo sordo dietro di loro, e il vice sceriffo si girò verso Alex. Entrambi stavano recuperando il fiato dopo l'incontro con le creature oscure.
Il vice sceriffo si presentò come John Mitchell, e mentre la tensione si allentava, iniziarono a scambiarsi storie sulla loro incredibile situazione.
«Quindi ci sono altri due sopravvissuti?» domandò John.
«Sì, li ho lasciati in biblioteca, dopo averla barricata. Pensi che riusciremmo a portarli qui?»
«Sai sparare?» Il vice sceriffo Mitchell allungò una pistola ad Alex.
«No, ma posso imparare,» rispose determinato il giovane Green.
«Bene. Ti faccio un corso accelerato.»
Nel frattempo, Peter Wagner si era seduto accanto a Sarah, la ragazza misteriosa. Continuava a cercare di stabilire un contatto con lei, anche se sembrava ancora in uno stato di profonda confusione.
In silenzio, Peter le porse una bottiglia d'acqua, sperando che avrebbe bevuto un po'. Sarah accettò la bottiglia e bevve con gesti goffi, come se non avesse mangiato o bevuto per molto tempo. Poi, con una voce flebile e graffiante, pronunciò il suo primo suono coerente da quando erano arrivati a Emery.
«Sarah,» sussurrò, il suo volto si illuminò di speranza mentre guardava Peter. «Il mio nome è Sarah.»
Peter sorrise, sollevato nel cuore da questa piccola vittoria. Aveva finalmente scoperto il nome della ragazza, un passo in avanti nell'opera di comprensione della loro situazione e nel tentativo di aiutarla a recuperare la sua sanità mentale.
«Sarah, è un bel nome,» disse Peter gentilmente. «Siamo qui per aiutarti, Sarah. Tutto andrà bene.»
La scoperta del nome di Sarah rappresentava un raggio di speranza in mezzo all'oscurità e alla paura che li circondava. Era un piccolo segno di umanità in una situazione altrimenti sovrastante, e Peter era determinato a fare tutto il possibile per aiutare Sarah a superare gli orrori di Emery.
Peter si avvicinò con gentilezza a Sarah, cercando di stabilire un contatto più profondo con lei. La ragazza lo guardò con occhi spaventati, ma sembrava disposta a rispondere alle domande.
«Sarah, prima di tutto, sei al sicuro qui con noi,»disse Peter con calma. «Posso chiederti da dove vieni, cosa ricordi del tuo passato?»
Sarah iniziò a parlare con voce flebile, cercando di raccogliere i frammenti dei suoi ricordi. «Vengo da... una piccola cittadina,» mormorò. «Mi chiamo Sarah Foster, e... ero un'insegnante.»
Peter annuì con comprensione. «Va bene, Sarah Foster. Era una piccola città qui nello Utah?»
Sarah annuì, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. «Sì, si chiamava Emery.»
Peter era sbalordito. «Emery? La stessa città in cui ci troviamo adesso?»
Sarah annuì nuovamente, questa volta con più convinzione. «Sì, ma... tutto è cambiato. Era diverso. Non posso spiegare... le cose che ho visto.»
Peter cercò di tranquillizzarla. «Capisco, Sarah. Stai vivendo un'esperienza molto strana. Ma siamo qui per aiutarti a capire cosa sta succedendo.»
Le risposte di Sarah avevano sollevato nuove domande, e Peter sapeva che dovevano scoprire di più sulla storia di Emery e su come fosse legata alla situazione attuale. Ma ora avevano fatto un piccolo passo avanti nel comprendere chi fosse Sarah e da dove venisse. Era un inizio, anche se la verità che stavano per scoprire poteva essere ancora più spaventosa di quanto avessero immaginato.
Peter continuò a parlare con Sarah, cercando di raccogliere i frammenti dei suoi ricordi. Con gentilezza, le chiese: «Sarah, cosa è l'ultima cosa che ricordi prima di svegliarti in questa situazione?»
Sarah chiuse gli occhi per un istante, cercando di raccogliere i ricordi. Poi, con voce tremante, disse: «L'ultima cosa che ricordo è... essere andata a dormire nella mia casa a Emery. Era una notte come tutte le altre. Ma poi, quando ho aperto gli occhi, ero qui, in questa... realtà distorta.»
Peter annuì con comprensione. «Quindi, sei passata da una notte tranquilla nella tua città a trovarvi in questo incubo. E cosa hai visto da allora, Sarah?»
Le lacrime iniziarono a scorrere sugli occhi di Sarah mentre ricordava le creature, il deserto rossastro, e il senso di terrore che l'aveva avvolta da quando si era risvegliata. «Mostri... creature oscure. E il mondo è cambiato. Non riesco a spiegarlo.»
Peter sapeva che c'era qualcosa di molto più grande dietro tutto questo, ma doveva raccogliere ulteriori informazioni per capire appieno la situazione. La testimonianza di Sarah rappresentava un altro tassello del puzzle, anche se il quadro complessivo rimaneva ancora oscuro e spaventoso.
La biblioteca di Emery tremò sotto l'assalto delle creature oscure. Le finestre barricatate vibrarono mentre le creature tentavano di sfondarle, i loro lamenti sinistri riempivano l'aria. Dentro la biblioteca, Peter e Sarah erano stretti l'uno contro l'altro, i loro volti esprimevano terrore mentre le ombre minacciose danzavano fuori.
Le creature sembravano inarrestabili, e Peter sapeva che la situazione stava diventando insostenibile. Era impotente, incapace di proteggere Sarah da queste creature che sembravano venire da un incubo.
Ma improvvisamente, da fuori, risuonarono degli spari. Un boato di fucili e il ruggito delle creature si mescolarono nell'aria. La porta principale della biblioteca si aprì di scatto, rivelando le figure di Alex e John.
«Correte!» gridò Alex, tendendo una mano a Peter e Sarah. «Siamo qui per portarvi in un luogo più sicuro!»
Senza pensarci due volte, Peter e Sarah afferrarono le mani tese verso di loro e seguirono Alex e John fuori dalla biblioteca. Le creature di sabbia tentarono disperatamente di seguirli, ma i proiettili di John le facevano dissolvere in niente mentre si avvicinavano.
Riuscirono a raggiungere la stazione di polizia, con le creature dietro di loro, ma finalmente al sicuro all'interno. Era un attimo di respiro, ma sapevano che dovevano scoprire cosa stava succedendo a Emery e come avrebbero potuto sopravvivere a questa notte terrificante.
Alex raccontò a John ciò che aveva scoperto sulla storia della miniera di Emery e sul misterioso declino della città. Mentre parlavano, John ascoltava attentamente e annuiva occasionalmente. Quando Alex ebbe finito, John sembrò preoccupato ma non sorpreso.
«Conosco la storia della miniera,« ammise John. «E so che è un luogo pericoloso. Ma è anche l'unico posto in cui potremmo trovare delle risposte. Il problema è che le creature che popolano questa città ci metteranno i bastoni tra le ruote.»
Alex annuì. «Hai ragione. Abbiamo bisogno di un piano, e dobbiamo trovare un modo per tenere a bada le creature mentre esploriamo la miniera.»
Ora tocca a te. Quale mezzo possono usare Alex e John per respingere le creature mentre attraversano la città per fare provviste e raggiungere la miniera? Clicca per votare.
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