Si vis amari, ama

di Mai Valentine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caffè e Saké ***
Capitolo 2: *** Buon Compleanno ***
Capitolo 3: *** Si vis amari, ama ***



Capitolo 1
*** Caffè e Saké ***


Caffè e Sakè
 
 
 
Le gambe strette al petto, lo sguardo verso il cielo ad ammirare la luna. I lunghi capelli corvini ricadevano sulle spalle.  La tazza di caffè vuota era abbandonata sulle assi della nave.  Robin non pensava che le parole di Zoro potessero ferirla, scalfirle l’anima e riportare alla memoria tutto ciò che cercava di dimenticare notte dopo notte. Il loro rapporto era sempre stato complicato dal primo giorno, ambiguo dopo Skypiea. A volte i loro odori si mischiavano, mescolandosi e il caffè assumeva le note dolciastre del sakè. A volte lei aveva dei segni rossi sul collo, altre lui graffi sulla schiena. C’era un tacito accordo tra loro, si trovavano di notte, quando tutti dormivano, nell’ acquario bar o nella coffa e consumavano la loro passione. Corpo contro corpo. Labbra contro labbra. A volte lui si addormentava sul suo seno e lei gli accarezza i capelli canticchiando una antica ninna nanna di Ohara. Altre dormivano schiena contro schiena fino all’alba per poi separarsi. Non avevano mai definito il loro rapporto, oltre a considerarsi amici. 
 
***
«Cosa vuoi che siamo, donna?» gli aveva chiesto una mattina poco prima dell’alba,  il giorno prima di approdare a  Sabaody.
«Amici?» gli aveva risposto cercando di ricomporsi con ancora i battiti del cuore accelerati per l’orgasmo. 
«Non chiedi altro?» 
«Zoro sono abbastanza grande da capire cosa possiamo essere e cosa no. Ho nove anni più di te» aveva sorriso accarezzando la schiena con la punta delle dita. Zoro aveva sussultato ma si era alzato e senza dire più una parola era andato via. 
***
 
Dopo quella notte non si erano più incontrati. Aveva dovuto aspettare due anni.  A Saboady si erano lanciati sguardi fugaci. Sull’isola degli uomini pesce erano stati subito divisi, poi la sua reazione contro quel polipo spadaccino.  Infine, era calata la notte e lei era andata a cercarlo, per ringraziarlo ma non avevano parlato molto, erano stati i loro corpi a farlo. Gli erano mancati i loro momenti fugaci.  Erano stati amanti per tutte le notti di navigazione fino a Punk Hazard ed erano stati scelti per esplorarla insieme. La fortuna gli aveva sorriso. In debito con loro da due anni. Fino a quel momento. Quando la reazione di qualche ora fa l’aveva stupita.  Aveva bevuto più del solito dopo una gara di bevute con Nami ma le  parole trapelavano altro, se la sua mente fosse stata poco meno razionale avrebbe detto che erano intrise di gelosia.
 
***
Erano tutti ancora in cucina. Sanji puliva i piatti aiutato da Nami. Usopp raccontava storie delle sue avventure a Chopper e a Momonosuke che lo guardavano con occhi rapiti. Brook suonava il suo violino allietando la serata. Rufy si era legato al frigo, gridando che aveva ancora fame.  Robin era seduta tra Franky e Law. sul tavolo il suo diario rivelava tutti gli appunti presi sui poignegriffe, sospirava. A interrompere il silenzio era stato Trafalgar Law.il misterioso chirurgo della morte.
«Dove hai imparato a leggerli» disse. Aveva alzato gli occhi verso il suo interlocutore, sorpresa. Anche Franky era stupito di quell’osservazione fino a quel momento non aveva mostrato nessuna curiosità per nessuno di loro.
«Perché la nostra Robin è unica. Super!» Gridò
«Grazie» gli aveva sorriso Robin. Sanji aveva iniziato a gridare contro il cyborg che quel sorriso era solo per lui finché Nami non gli aveva chiesto di prepararle qualcosa di dolce e del caffè e Sanji si era perso in complimenti sulla sua dea mentre Rufy piagnucolava disperato.
«Allora - continuò ignorando il caos alle sue spalle - dove hai imparato?» disse ticchettando le dita sul tavolo.
«A Ohara, la mia isola, da un gruppo di archeologi, di nascosto - sospirò - Ero sempre sola e loro sono stati la mia unica compagnia, fino al Buster Call» e Trafalgar notò l’incupirsi dello sguardo e la posizione chiusa delle braccia poi un improvviso sorriso «è vero ho dovuto aspettare vent’anni ma ne sono valsi la pena, ho trovato la mia famiglia» Franky scoppiò in lacrime, per poi abbracciarla. Sanji si avventò contro il cyborg per essere subito fermato nuovamente da Nami.
 Law alzò le spalle «Dopo desidero parlarti… in privato». Brook intervenne con un commento non richiesto «Yohoho un appuntamento segreto» e Zoro al suono di quelle parol  si era sollevato dal divano spingendo in terra  il samurai Kin’emon che gli russava accanto. Gli occhi di Roronoa erano rossi e fissavano prima Law, Robin e Franky.
«Vedo che ti interessa essere circondata dall’attenzione di uomini più grandi. Con quanti sei stata prima?»
Calò il silenzio. Neanche più Rufy si lamentava di aver ancora fame. Usopp e Chopper si erano voltati verso Zoro con la bocca aperta. Brook tappò le orecchie a Momonosuke.  Robin si era alzata dal suo posto e lanciando un sorriso di circostanza aveva risposto con un nodo alla gola «tanti». Zoro abbassò lo sguardo stringendo i pugni, solo in quell’istante si rese conto di aver esagerato, quando aveva visto il sorriso spegnersi sul volto dell’archeologa e i suoi occhi intristirsi. Franky in un impeto di collera aveva sollevato Zoro dai lembi della maglia «che diamine ti prende. Non sei per niente SUPER!»
 Nami gli aveva lanciato un coltello proprio in mezzo le gambe. Sanji era partito all’attacco con il suo diable jambe. «Come ti permetti marimo di dire una cosa del genere».  Zoro aveva parato il colpo con le sue spade «Non sono affari tuoi stupido cuoco». Nella confusione Robin abbandonò la cucina nel più silenzioso dei modi. Law l’aveva seguita con lo sguardo per poi vederla sparire oltre la porta. 
***
Era sulla coffa da diverse ore e il caos si era calmato da un pezzo ma la sua memoria affondava i denti nel passato; in quegli anni di solitudine dove per fame e per sopravvivere aveva fatto di tutto. Con i suoi compagni non ne aveva mai parlato apertamente, solo qualche piccolo accenno con Nami e ovviamente con Zoro. Per questo le faceva ancora più male. Ricordava ancora le mani di quegli uomini sul corpo e le voci affannose ma mai i loro volti perché quando accadeva chiudeva gli occhi. Anche con Crocodile.  Sospirò ancora. Sentì sul suo corpo la stanchezza e la ferita alla spalla bruciarle più di prima e anche leggere le risultava difficile. Gli occhi poi si aprivano e chiudevano e il mare diveniva sempre più un punto lontano. 
 
***  
Una mano ruvida e calda le sollevò la coperta fino al mento. Si era addormentata, sì ma per quanto? In Robin scattò subito il senso di colpa e frustrazione ma quando si voltò vide che Zoro era seduto accanto a lei con un thermos di caffè e una caraffa di sakè. 
«Scusa se ho tardato ma la dannata coffa si è spostata» disse con voce profonda e seria. Lei lo scrutò, abbozzò un sorriso. Zoro le passò una tazza di caffè caldo. «Perché sei qui?» gli chiese. L’odore dell’alcool era forte ma delicato le narici, era l’odore distintivo di Roronoa Zoro quando non combatteva. «Perché volevo allenarmi e poi ti ho vista e ho pensato di portarti il caffè ma la coffa si era già spostata di nuovo». Sebbene non le confidò che il piccolo suggerimento gli era stato fornito da sopraciglio riccio che aveva beccato in cucina di notte, con Nami.
«Grazie» disse Robin.
«Dannazione donna, dovresti essere arrabbiata con me, non dirmi grazie!» rispose con rabbia.
«Lo sono Zoro perché tu più di tutti dovresti sapere cosa ho fatto per sopravvivere ma apprezzo questo tuo tentativo di rimediare» Zoro si zittì incrociando le braccia e chiudendo l’unico occhio sano godendo del profumo della sua compagna. 
«Mi dà fastidio come ti guarda. Lui è più grande di me, no?» disse con gran fatica, sentendo lo stomaco sotto sopra. Era come se un nemico lo avesse aperto in due e fatto uscire tutte le sue viscere e i suoi pensieri. Robin lo fissò spalancando gli occhi grandi e azzurri. «E anche Franky» continuò. Robin fece scivolare la tazza in terra. «Non che questo significa che io sia geloso» si giustificò Zoro. Robin gli prese la mano stringendola nella sua. Roronoa per nascondere l’imbarazzo portò alla bocca la coppa di sakè. Avevano dormito insieme numerose volte ma quei gesti innocenti bruciavano come il fuoco di Punk Hazard. «Ricordi ancora quella conversazione?» domandò Robin sorpresa. Zoro sbuffò. «Sì» rispose seccamente senza aggiungere altro tracannando ancora alcol. «Zoro guardami» disse con dolcezza tanto da farlo tremare. Zoro si girò verso Robin, i suoi grandi occhi azzurri brillavano per le lacrime. Buttò giù la saliva sentendo un nodo alla gola. Ora perché stava piangendo? Non aveva mai pianto, mai, neanche davanti a lui. Prima.  Dannata donna! Pensò con disperazione. Robin vedendo il voltò di Zoro inasprirsi per la preoccupazione lo baciò. Era un bacio diverso dagli altri che avevano condiviso. Era un bacio dolce, da amanti. Zoro ricambiò travolgendola donna con il suo corpo trattenendola per i polsi. “Mi farai uscire pazzo” disse con il fiato corto tra l’eccitazione e la rabbia. Proprio a volte non la comprendeva. Robin capì che a quel punto doveva essere chiara con lui e mettersi a nudo più di quanto avesse già fatto. «Voglio te Roronoa Zoro ma non è giusto legarti a me. Il mondo è vasto oltre questa nave e prima o poi incontrerai una principessa e non una come me» disse con voce spezzata. Zoro la liberò dalla sua forte presa «Robin trovo presuntuoso da parte tua decidere per me la mia donna ideale e poi ho qui te, la bambina demoniaca che cosa vuoi che me ne faccia di una principessa». Robin gli accarezzò il viso senza barba sfiorandogli le labbra umide mentre il suo petto si alzava e abbassava. «Possiamo essere qualunque cosa tu voglia, dannazione» disse von voce profonda che a Robin fece perdere un battito. «Va bene Zoro, allora saremo come il caffè e il sakè». Zoro alzò un sopracciglio confuso «qualunque cosa voglia dire va bene così».  Si baciarono ancora una volta tenendosi stretti l’uno tra le braccia dell’altra fino all’alba.

Angolo Autrice 

Era davvero da tanto tempo che non scrivevo più su EFP e sono tornata con  una raccolta di  FF su Zoro e Robin dopo aver ripreso l'anime e la lettura del manga. Spero vi piaccia.

A presto. 

Mai Valentine
 

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Capitolo 2
*** Buon Compleanno ***


                                                          Buon compleanno


Era notte fonda sulla Sunny e nessun rumore. Solo il profondo russare di Rufy. Il nuovo re dei pirati, si era addormentato sulle assi del pavimento dopo una notte di baldoria, sopra la pancia di Jinbei. Chopper gli dormiva accanto e ogni tanto il capitano, sognando cibo, gli leccava la fronte. Nami era tornata nella sua stanza mentre Robin si era offerta di ordinare e rassettare la cucina, sebbene il cuoco avesse protestato veementemente. L’archeologa gli aveva ricordato la possibilità di passare una notte, da solo, con la navigatrice. Sanji, rosso in volto era scappato volteggiando sulle gambe per raggiungere Nami. Ora, Robin passeggiava sulla Sunny. Doveva dare il suo regalo di compleanno a Zoro. Aveva deciso di consegnarlo dopo la festa. Non voleva che gli altri lo convincessero a fare qualcosa contro la sua volontà, solo perché in obbligo. I suoi pensieri incerti erano stati spazzati via alla vista di Chopper, Rufy e Jinebi che dormivano insieme, poi con fare materno aveva posato sul loro corpo una coperta che aveva preso dalla sedia a dondolo. Tutti dormivano tranne lei, Sanji e Nami, e Zoro. La luce di una candela nella coffa la convinse ad andargli a far visita. Le gambe tremavano. Salì le scale che la portavano nel luogo della guardia notturna e del loro santuario. Zoro era intento nei suoi allenamenti, dopo aver mangiato e bevuto, rinforzare il corpo e lo spirito era la cosa giusta da fare. Nonostante qualche sbadiglio di tanto, in tanto. Distrattamente tra un peso e l’altro guardava anche la porta, di solito quando lui era di guardia Robin non si faceva attendere e invece, oggi, anche nel giorno del suo compleanno ritardava. Non era poi davvero così interessato a festeggiare i suoi natali ma di certo a Robin, sì. No, non lo avrebbe mai ammesso apertamente. Il suo unico scopo era ormai difendere il titolo di miglior spadaccino del mondo e re dell’inferno, conquistato con fatica, non certo perdersi dietro le gonne delle donne. Di una donna. In un impeto di rabbia lanciò il manubrio contro la porta che si aprì in quell’istante. Robin si scostò rapidamente per evitare il colpo. Zoro impallidì e arrossì allo stesso tempo. «Non credo che Franky sarebbe felice di sapere che ti diverti a sfondare le porte della Sunny oltre al fatto che potevo morire e ti sarebbe toccato pulire tutto il sangue». Zoro bofonchiò mezze scuse rosso in volto ma non disse nulla. Riprese ad allenarsi. La presenza di Robin lo innervosiva ed eccitava allo stesso tempo. L’archeologa sorpresa dall’atteggiamento strano del ragazzo decise di sedersi e sfogliare le pagine del libro che aveva abbandonato sul pavimento solo qualche sera prima. Anche lei era nervosa e poco concentrata alla lettura. Preferì ammirare il corpo dello spadaccino, i muscoli che si alzavano e abbassavano, le goccioline di sudore che bagnavano il pavimento e il suo volto contrito dalla fatica. Zoro si rese conto che la donna lo stava osservando. «Che hai da guardare» disse brusco. Non gli piaceva quando lei si perdeva ad ammirarlo, proprio no, il suo stomaco andava in subbuglio e il suo cuore perdeva qualche battito. «Non sei più loquace del solito ma a quest’ora ci saremmo già allenati in un altro modo, insieme». Robin cercava di allentare la paura. Zoro non rispose, l’ultima parola pronunciata con una certa lascività lo aveva reso ancora più nervoso. Robin scrollò le spalle e riprese la lettura. Avevano solo poche ore prima festeggiato tutti insieme e ognuno aveva dato il regalo allo spadaccino, in realtà tutti tranne Robin. Zoro non capiva il perché, non che gli importasse, almeno non del regalo in sé ma perché cosi poteva avere qualcosa dell’archeologa da tenere vicino. Dannazione, stava diventando un vero idiota e sicuro non voleva essere come il maniaco del cuoco, nonostante i molti loro anni di relazione. Sbuffò e nervosamente lasciò cadere i pesi sedendosi accanto alla donna dagli occhi chiari. Robin sollevò lo sguardo verso il ragazzo. Non l’aveva mai visto così nervoso in sua presenza, neanche la notte della loro prima volta. Robin gli accarezzò la schiena facendo su e giù con le dita. Zoro si rilassò sotto quel tocco delicato e femminile. Per Ener, quanto amava le dita di Robin sulla pelle! «Zoro il mio regalo è proprio qui, in questa stanza per questo non te l’ho consegnato prima». Zoro sgranò gli occhi, scattando all’in piedi. «Sei fuori strada se pensi che mi importi». Robin accavallò le gambe spingendo il busto in avanti. «Sicuro Roronoa Zoro?». La vena sulla fronte gli pulsava maledettamente. Quella donna sapeva come farlo andare su tutte le furie, in tutti i modi. Robin si alzò e dai sedili del divano e tirò fuori due involucri di carta colorata. Zoro pensò a come diamine non aveva fatto ad accorsene prima. Aveva perlustrato la coffa da cima a fondo tranne quel piccolo, insignificante punto. «Sorpreso?» domandò la donna, sorridendogli. Zoro sentiva il cuore battere a mille quando Robin gli consegnò tra le mani i regali ma non fece trapelare nessuna emozione. Almeno così credeva. «No, per nulla» rispose con finta indifferenza. Le mani lo tradirono, gli tremavano un po’ ma Robin non disse nulla. Zoro scartò con una certa fretta i doni. La saliva si era fermata in gola, il pomo d’Adamo faceva su e giù. «E’ uno scherzo?» domandò con voce profonda. Robin scosse in segno di diniego la testa guardandolo dritto negli occhi. «E’ un test di gravidanza» disse con voce tranquilla ma dalla strana inclinazione, come se fosse intimorita. «Lo so che cos’è!» disse rosso in volto e agitato. Le mani gli sudavano come mai in vita sua. Neanche quando aveva sconfitto Mihawk e preso il titolo di miglior spadaccino del mondo. Con un filo di voce continuò «quindi io e te». Robin annuì «ma solo se vorrai» disse con il cuore che gli batteva in gola. Zoro si precipitò verso Robin prendendola tra le braccia. Il sorriso sul volto dello spadaccino allontanarono tutti i dubbi e le incertezze. Con sorpresa di Robin, Zoro corse giù per le scale della coffa, fino ad arrivare alla stanza delle ragazze che con un calcio sfondò la porta. Sanji scattò dal letto mentre Nami copriva il suo corpo nudo. «Ehi, cuoco diventerò padre prima di te!» gridò. Sanji sgranò gli occhi mentre tutta la ciurma si svegliava per il gran baccano. «Cosa hai fatto alla cara Robin chawan!» e iniziarono a litigare. Robin fu posata sul letto accanto a Nami. Tutta gli uomini entrarono nella stanza. Rufy con in bocca il braccio di Chopper, bofonchiò «chi mangia padre?». Chopper colpì Rufy liberandosi dalla presa. Nami ormai al limite della pazienza scatenò Zeus che incenerì tutti. Solo mezz’ora dopo, Robin con calma e sorseggiando un tè in cucina, spiegò che presto avrebbero avuto un nuovo membro nella ciurma che ora cresceva nella sua pancia. Il padre era Zoro. Rufy scosse la testa confuso. Jinbei gli promise che in seguito gli avrebbe spiegato come nascevano i bambini ma che adesso bisognava festeggiare, ancora una volta. Nella confusione Robin trascinò Zoro fuori dalla cucina sul ponte della Sunny sussurrandogli all’orecchio «Buon compleanno, Zoro».
        
***
 
Nove mesi dopo Robin aveva dato alla luce le due gemelle Roronoa. Kuina dai capelli bianchi e Olvia dai capelli verdi e alla parete della piccola stanza di Zoro e Robin era appeso il secondo regalo dell’archeologa: un quadretto con tutta la ciurma e una piccola scritta in calce: a te, Roronoa Zoro. Tua Robin.




Angolo Autrice 

Mai Valentine: Sicuramente sarà un po’ banale aggiornare nel giorno del compleanno di Zoro, tuttavia e un capitolo nato e scritto in poco tempo. Ovviamente, non sappiamo quando Rufy diverrà il re dei pirati e tutti realizzeranno i loro sogni ma mi andava di scrivere qualcosa di tenero. Un caro saluto a tutti.

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Capitolo 3
*** Si vis amari, ama ***


Premessa: AU.
 
Si vis amari, ama
 
Un piccolo albero di natale abbelliva la scrivania della professoressa. Nico Robin ascoltava con un sorriso misterico lo studente che si affaccendava a strappare alla fredda e severa docente di storia contemporanea un diciotto. Allo scoccare delle 18.30 Robin si tolse gli occhiali, scarabocchiò su un foglio il voto: venti. Lo studente sgranò gli occhi. Balbettò. Era impossibile prendere un voto così alto. «Ho premiato la tua volontà a presentarti il 23 dicembre. Era un test e l’hai superato». L’allievo ringraziò la docente, corse per i corridoi deserti dell’università gridando per la gioia. Robin prese il telefono dalla borsa: 14 chiamate perse, 200 messaggi whatsapp. Rispose velocemente all’ultimo messaggio «ci vediamo domani sera ». Posò il cellulare e si diresse verso l’uscita. Il vento gelido le scompigliò i capelli, si strinse ancora di più nel cappotto di lana. Entrò in auto, il telefono squillò. Lesse il nome sullo schermo e rispose. «Ehi, donna che ne diresti di vederci?». Robin infilò le chiavi nel cruscotto e mise in moto per accendere il riscaldamento. «Sempre così diretto?». Nessuna risposta poi un grido. «Dove sei?» domandò preoccupata. «Al solito posto, in ospedale. C’è stata una rissa. Senti non è nulla di grava ma il capo mi ha dato una mezza serata. Allora, esci con me?». Di nuovo silenzio. Sentì la voce maschile dall’altro lato borbottare parole sconnesse. «Sì, Zoro esco con te. Aspettami che vengo a prenderti». Staccò la chiamata e partì verso l’ospedale che distava a un quarto d’ora.

***

Zoro Roronoa attese al bar dell’ospedale. Ticchettava nervosamente le dita sul tavolo. Robin era in ritardo, sbuffò rumorosamente.  Una voce lo chiamò da lontano e non ebbe neanche il tempo di girarsi che Chopper, specializzando in chirurgia ortopedica e suo amico, gli saltò addosso piangendo. Il giovane dottore fece voltare verso di loro tutti i pazienti e la cosa peggiore per Zoro fu vedere Trafalgar Law. Law era il più bravo neurochirurgo della città ed ex fidanzato di Robin. Zoro rincuorò l’amico spiegandogli che non si era fatto niente ma Tony Tony Chopper gli fece notare che tre costole rotte, una spalla lussata e sette punti in testa non erano poco. Roronoa Zoro sbuffò, era un poliziotto e farsi male faceva parte del suo lavoro. Un’infermiera chiamò urgentemente Chopper, un paziente in pronto soccorso aveva riportato fratture multiple e veniva richiesto un presto intervento. Tony diede ordini ben precisi prendendo in mano la situazione scappò in pronto soccorso salutando di fretta. Law e Zoro rimasero soli. Si guardarono per un istante. Fu strano per il poliziotto trovarsi faccia a faccia con l’ex della sua… due messaggi: sono fuori, piove. Roronoa aprì la maniglia della porta, la mano di Law gli afferrò il braccio «l’uscita è di là» disse indicando la porta con scritto EXIT.
Robin aprì la portiera e Zoro si tuffò in auto. La professoressa si fece avanti per baciarlo ma il poliziotto scostò il viso mentre la radio trasmetteva le note di una famosa canzone d’amore. «Forse non avevi così tanta voglia di vedermi» disse nascondendo la delusione dietro a un sorriso. «Già» disse afferrando la maniglia per andarsene ma Robin lo trattenne «Ho visto Hiyori, ti manda i più cari auguri di buon natale». Roronoa sgranò gli occhi, Hiyori la sua ex che incontrava Robin. Pensò, infondo per le due donne non era poi neanche così strano vedersi lavorando nella stessa università e nello stesso dipartimento. Sbuffò. «Law. Ho visto Law» rispose incrociando le braccia. «Mi ha augurato buon natale?» domandò con un tono di voce divertito. «Smettila di prendermi in giro, donna». Robin chiese scusa. «Zoro io incontro quasi tutti i giorni Hiyori, tu ogni tanto Law. Dobbiamo conviverci e poi sono loro ad averci fatto del male. Li abbiamo trovati a letto insieme». Zoro sospirò allungando le gambe, odiava dover darle ragione. «bene, resto» disse il poliziotto. Robin arricciò le labbra divertita. Zoro capì che stava tramando qualcosa la mefistofelica donna. «Pensavo, potremmo andare da me. Piove troppo» disse Robin. Roronoa imbarazzato mugugnò un sì, colpito e affondato.

***

Un gatto grasso corse incontro alla professoressa miagolando rumorosamente. Robin lo accarezzò abbandonando la borsa in terra. Zoro guardò gli addobbi natalizi provando un brivido freddo, su una mensola un babbo natale senza testa ballava a ritmo di oh- oh -oh. La docente si voltò verso Zoro invitandolo a sedersi sul divano e a fare come se fosse a casa sua. Il poliziotto rimasto solo accese la televisione facendo zapping tra i canali quando notò che dalla borsa della donna sbucava una lettera. Zoro guardò a destra, poi a sinistra e di Robin ancora nessuna traccia, prese la lettera e lesse il contenuto. «Lo sai che spiare è sbagliato». Roronoa sobbalzò e lentamente si girò verso la donna che lo fissava tenendo tra le mani la testa del babbo natale. Zoro cercò di giustificarsi poi prese in mano la situazione «perché Crocodile ti ha scritto una lettera d’amore?» disse fingendo disinteresse. «Perché spera di dormire con me» rispose Robin. Zoro si zittì. Crocodile, finanziatore dell’università di Robin era un uomo ambiguo, scaltro, immischiato fino al midollo nella malavita; grazie ai suoi loschi affari aveva quasi fatto fallire la famiglia Nefertari, suoi onesti rivali nello smaltimento dei rifiuti. Era da diversi anni che il gruppo di Zoro stava lavorando al caso Alabasta per incastrarlo ma ciò che più lo turbava adesso erano le parole sdolcinate, con un lieve tono di minaccia che scriveva a Robin. Strinse i pugni stropicciando la carta. La donna gli prese la mano. «Non preoccuparti, saprò cavarmela e poi prima o poi so che lo incastrerete. Ora, cosa ne dici pizza o sushi?» Robin sapeva già la risposta ma Zoro la sorprese e con un gesto improvviso l’abbracciò con forza in un gesto di protezione. La professoressa superando il momento di incertezza si lasciò cullare dalle braccia dell’uomo. *

***

Il fattorino suonò il campanello tre volte, stava per andar via quando gli aprì la porta un uomo dall’aspetto nerboruto. Zoro con faccia truce prese le due pizze,  diede la mancia e chiuse la porta. Ritornò a letto. Robin lo guardava con un dolce sorriso. Roronoa perse un battito ma cercò di nascondere i suoi sentimenti. «Diavola è la tua, questa è mia». La donna scoppiò in una risata nel vedere il poliziotto scrutare con sguardo indagatore la sua pizza. Zoro era un uomo da cibi tradizionali giapponesi ma l’unico ristorante che faceva ancora consegne a domicilio a quell’ora di sera era: Da Capone Bege Pizzeria e quindi si era dovuto accontentare di quel concentrato di carboidrati. Cenarono a letto, di solito Robin non lo permetteva ma ora si sentiva troppo stanca. Calò il silenzio. Rorona si grattò nervosamente il collo. La professoressa capì che l’uomo doveva chiederle qualcosa ma non ne aveva il coraggio. «C’è qualcosa che mi vuoi domandare Mr Bushido?». Zoro sollevò lo sguardo sulla donna «domani – tossì – verresti con me alla festa?».
«Certo, andremo tutti insieme no?» rispose giocherellando con il gatto. Rorona si maledisse, sapeva già che si sarebbe pentito «intendo come coppia» disse deglutendo a fatica. Robin alzò un sopracciglio «in realtà mi stavo domandando quando me l’avresti proposto» sogghignò. Zoro rosso in volto sbraitò parole sconnesse. La donna sapeva  il motivo per cui Roronoa era così turbato avevano 9 anni di differenza: lui 25, lei 34. Lei era una professoressa universitaria, Zoro un poliziotto e Zoro aveva paura della differenza del loro status sociale. Robin accarezzò il volto dell’uomo «Roronoa Zoro accettò il tuo invito». Si baciarono dolcemente. «Si vis amari, ama» disse Robin addormentandosi sul petto di Zoro.


Angolo Autrice: Ho deciso di concludere qui la raccolta e di non spingermi oltre. Ringrazio chiunque abbia speso un pochino di tempo nel leggere queste tre brevi storie su una coppia che ho ripreso ad amare rivedendo l’anime (lo so, Oda ha detto niente relazione tra Mugiwara). Vi ringrazio e auguro a tutti un felice Natale e un sereno anno nuovo.

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