If on a winter's night - una corona per l'avvento.

di PandaNemoMinerva
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sedia vuota ***
Capitolo 2: *** Medusa ***
Capitolo 3: *** Apocalisse ***
Capitolo 4: *** Il fantasma di ogni Natale ***
Capitolo 5: *** 5) Cioccolata calda ***
Capitolo 6: *** Figli delle stelle ***
Capitolo 7: *** 7) Blu ***
Capitolo 8: *** 8) Glitter - Gilderoy Allock ***
Capitolo 9: *** 9) Vin Brulé ***
Capitolo 10: *** 10) Termometro ***
Capitolo 11: *** 11) Mezzanotte ***
Capitolo 12: *** Danse macabre ***
Capitolo 13: *** Dipendenza ***
Capitolo 14: *** 14) palle di neve ***
Capitolo 15: *** Natale ad Hogwarts ***
Capitolo 16: *** Cenere ***
Capitolo 17: *** Spifferi ***
Capitolo 18: *** 18) Specchio ***
Capitolo 19: *** 19) Ritardo ***
Capitolo 20: *** 20) Mercatino di Natale ***
Capitolo 21: *** 21) Chiavi ***
Capitolo 22: *** 22) Nulla ***
Capitolo 23: *** 23) Vischio di Natale ***
Capitolo 24: *** 24) Vigilia di Natale ***



Capitolo 1
*** Sedia vuota ***



La cena della vigilia è molto più formale e fastosa delle solite feste a Villa Black.
Perché quella cena non è una cena, è un banco di prova. I Black, tutti, sono gli imputati e gli invitati in arrivo saranno giudici e giuria.
Walburga ha terrorizzato e frustato gli elfi affinché ogni mobile risultasse lucido, ogni posata scintillante, il cristallo dei calici divenisse quasi invisibile alla luce delle candele ed ogni cibo una delizia sopraffina.
Non si sa quanto si siano arricchiti i droghieri, i macellai ed i verdurieri di Diagon Alley con quel solo pasto o se sia rimasto qualcosa da comprare per le altre famiglie.
Però cannella, arancia e anice stellato, disposti nelle eleganti composizioni create da Walburga, non riescono a coprire l'odore della stoffa bruciata, o così vi sembra.
Come può un buco grande quanto una sigaretta puzzare così tanto, ricoprire tutta la casa ed ogni persona col suo fetore?
E come fate voi distinti Purosangue a conoscere un prodotto così dozzinale e Babbano? Merito e colpa di Sirius, del suo atto provocatorio di fumare in camera ed in biblioteca lasciando i mozziconi accanto agli eleganti resti dei sigari di Orion.
L'Elfo domestico incaricato annuncia l'arrivo dei primi ospiti. Sono i Malfoy, con i loro modi alteri e giudicanti.
Dopo di loro, snervanti come gocce cadenti da un lavabo rotto, giungono tutte le Famiglie più importanti, sono tutti curiosi ed impazienti di entrare in quei saloni, di osservare quelle persone.
Quei Purosangue con un figlio diseredato, cancellato, perso a sedici anni, e non un figlio qualsiasi bensì l'erede.
Che scandalo delizioso per animare un periodo fatto di cibo alla lunga indigesto, abiti scomodi, false amicizie e incontri formali.
Un pettegolezzo più succoso dell'arrosto, più goloso del pudding natalizio.
Regulus siede composto nel suo vestito nuovo, un vestito da uomo nonostante il corpo che lo indossa sia quello di un ragazzino, un vestito commissionato ed adattato anziché fatto su misura perché doveva indossarlo il primogenito Sirius e non il figlio cadetto.
Orion indossa una veste formale che il sarto ha ultimato in tutta fretta solo qualche ora prima, è taciturno e imponente.
Walburga si è paludata in sete e gioielli per mostrare la loro ricchezza ancora tutta lì, mica hanno perso per sempre un figlio, va tutto bene.
Sorride affabile e risponde con gelido garbo a chiacchiere e sguardi, incassa le dovute lodi come perfetta padrona di casa per l'eccellente menù e le splendide decorazioni.
Le forcine le fanno dolere il cuoio capelluto, i muscoli della bocca tirano ma lei seguita a sorridere.
Gli ospiti ridono, mangiano, conversano, intrecciano piani matrimoniali decidendo mariti e mogli per i loro figli.
La sala è piena dello scintillio dei gioielli delle signore e satura degli aromi del cibo, delle colonie maschili e dei profumi femminili.
Alphard partecipa per puro sfregio e si gode i suoi cocktail, il suo arrosto e le sue verdure al burro, sorride e loda le signore, fuma la pipa nel salotto con gli altri uomini. 
Per Orion e Walburga è come se il cagnetto di Madame Grengrass avesse lasciato una grandissima cagata sul tappeto persiano intessuto a mano.
Possono farci ben poco, solo fingere non stia succedento ed essere affabili.
Due buchi nell'arazzo, un doppio disonore sono troppo anche per loro, per quel sangue "Tojours Pur" che scorre via da ferite non previste, autoindotte dalla loro stessa famiglia.
Regulus è contento, grazie a quello zio malvisto il cibo ha un po' di sapore e consistenza: Sirius ha ancora un po' della sua vecchia famiglia che lo ama e dei soldi per provvedere a sé stesso, non è solo e perduto.
La sedia vuota destinata all'assente Sirius è stata tolta ma è come se fosse lì, sotto gli occhi di tutti.
Il posto vuoto del figlio fuggito, il segno del disonore.
Gli ospiti defluiscono letamente, sazi e non soddisfatti nel loro interesse morboso, nella loro curiosità verso qualcosa di deforme e grottesco per quella società dalle perfette apparenze.
Però i Black hanno superato la prova, i giudici e la giuria hanno emesso una sentenza positiva: non saranno degli emarginati, avranno ancora il loro pezzetto di posto al sole tra chi conta davvero, il loro tavolo al club e una futura moglie come si deve per Regulus.
Anche se quella sedia continua rimanere vuota e ben visibile dalla soffitta polverosa.
Regulus non ci si vuole sedere e nemmeno sulla poltrona nello studio di Orion ci si sente comodo, quella poltrona pochissimo usata destinata al primogenito affinché possa sedersi accanto al genitore per osservare ed imparare.
Dovrebbe rimanere come quella sedia: vuota, occultata lontano dalla vista. 

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Capitolo 2
*** Medusa ***


Medusa, secondo varie versioni, era una donna bellissima punita per aver giaciuto col dio Poseidone in un tempio di Atena; oppure punita sempre da Atena per aver tentato di competere con lei in bellezza.
Hermione conosceva quelle leggende, gliele raccontava suo padre quando era piccola.
Da grande aveva appreso le parti non edulcorate del mito: Poseidone magari l'aveva rapita e violata; Perseo, dopo averla uccisa, aveva portato in giro la testa decapitata usandola per pietrificare i nemici.
Ad Hermione dispiaceva per quella donna ferita e per il suo cadavere oltraggiato, solo uno dei tanti casi di donne infelici della mitologia.
In quei giorni aveva ripreso tra le mani un suo vecchio e consunto volume e rileggeva quella storia ogni giorno, la donna punita per aver fatto sesso con l'uomo sbagliato.
"Non fare la fine di Medusa, controllati." rimproverava sé stessa richiudendo quel monito scomodo tra la graffiata copertina rigida.
Medusa era bellissima, lei non lo era ma Astoria sì. Una eterea bellezza di vetro. Sarebbe rimasta bella per sempre, la morte l'avrebbe raccolta giovane, risparmiandole zampe di gallina e capelli bianchi, la pelle che perde tonicità e si rilassa.
Astoria era la moglie di Draco ed il loro giacere assieme era legittimo, consacrato. Così come lo era il suo dormire con Ron.
Però era difficile non provare una morsa di desiderio quando si incrociavano per i corridoi del Ministero e respirava la sua colonia.
Era difficile sia per lei che per lui.
Lui le lasciava scie bollenti lungo la scollatura della camicetta con le dita gelide. No, non aveva preso l'abitudine di sbottonare un bottone in più per prolungare il contatto.
Lui che la guardava in modo allusivo quando posava le labbra sul bordo del bicchiere di caffè e si leccava via il sapore zuccherino dalle labbra, oppure le si avvicinava abbastanza da farle sentire la sua fisicità asciutta e soda contro il tailleur.
Draco era cambiato dopo la guerra, aveva ammesso i suoi sbagli e si era scusato, aveva rinnegato le ideologie con cui era cresciuto per approcciarne di più tolleranti ed inclusive.
A malincuore, doveva riconoscere il fondamentale contributo di Astoria in questo.
Hermione sapeva di non essere bellissima e non era in gara con Astoria per la bellezza, e sapeva che Draco non l'avrebbe costretta se lei avesse detto no; ma sapeva che, come Medusa, sarebbe stata punita se avesse fatto qualcosa che non doveva.
Ad esempio, mandare un gufo a Draco parlando di una emergenza da risolvere nel suo ufficio (un ufficio vuoto, silenziato e con un ampio divano comodo) anziché stirare il bucato pulito.
Lei era una donna sposata e Draco era un uomo sposato. I suoi amici, i suoi familiari e la società avrebbero preso il posto di Atena punendola con sguardi di sdegno e commenti maligni, magari Astoria o Ron l'avrebbero affatturata o maledetta.




§°§°§°§


"Ti prego, dimmi che non ho intravisto il tuo reggiseno e che non indossi biancheria glicine."
Draco l'aveva trascinata in uno sgabuzzino vuoto e l'aveva intrappolata contro il muro, bloccando la porta col suo corpo.
"Dipende da te, vuoi una bugia in risposta?"
Non era sicura se lui avesse davvero risposto con un gemito soffocato ma era molto sicura dell'erezione premuta contro il suo ventre.
"Darei qualsiasi cosa per vederlo, per vedertelo addosso e poi togliertelo.
Ti prego, stanotte. Nel mio ufficio, in una stanza al Paiolo o dove vuoi tu."
Aveva portato le sue piccole dita sui bottoni della sua camicia button down, ringraziando non ci fosse luce a far brillare la fede, scoprendo la sua pelle pallida e non reistendo alla tentazione di annusare l'odore della colonia sciolta dal calore del collo.
L'odore la inebirava, così il sapore percepito sulla punta della lingua.
Si sentiva come una medusa, un essere reso molle dal desiderio che fluttuava in un oceano caldo ed invitante.
Riusciva a pensare solamente che "stanotte" significava attendere troppo a lungo.
Gli baciò il collo dicendosi che qualche bacio non avrebbe potuto compiere troppi danni.
Le mani di Draco corsero all'orlo della sua gonna, cercandolo e facendolo correre lungo le sue cosce.
"Non ti facevo tipo da autoreggenti, Hermione."
Come dire che le indossava solo da quando era iniziato tutto quello e col solo fine di fargliele scoprire?
Prima indossava solo basiche collant coprenti, nulla di sensuale.
Draco sembrava molto felice di quella inaspettata scoperta, esplorava il pezzo di coscia lasciato libero dalle calze e lei avrebbe voluto solo che spostasse le dita un po' più in alto.
Si chiese distrattamente se i loro respiri pesanti fossero udibili da fuori ma il pensiero non ebbe vita lunga, riusciva a concentrarsi solo su Draco che la toccava e respirava affannosamente contro la sua spalla e sul sapore della pelle di lui sulla sua lingua.
La sventurata Medusa col suo capo decapitato non riusciva più a preoccuparla.
La punissero pure, quel peccato valeva ogni pena.
L'odio di Ron e della sua famiglia, la sua testa metaforicamente portata in giro come traditrice, la perdita di ogni reputazione.
Una botta contro la porta li fece allontanare bruscamente l'uno dall'altra come se i reciproci corpi si fossero ricoperte di spine.
"Il carrello delle pulizie." dedusse Hermione.
Quella sgradita interruzione li aveva riportati alla realtà.
Se la porta si fosse aperta non avrebbero potuto negare l'ovvio, non con la camicia di Draco del tutto sbottonata e la gonna di Hermione arrotolata attorno alla vita.
Anche con il Ministero semivuoto la notizia si sarebbe sparsa a macchia d'olio.
Non restava altro che ricomporsi e tornare alla vita reale, ai rispettivi consorti.
Hermione afferrò una risma di carta "esci dieci minuti dopo di me."
Draco le afferrò in modo gentile il polso, impedendole di aprire la porta.
"Mi devi ancora una risposta, Hermione. Dimmi dove e quando vederci da soli, per tutta la notte."


§°§°§ Angolo Autrice °§°§°§
Non pensavo avrei mai scritto una Dramione ed invece eccola qui.
La parte due arriverà in qualche altro giorno del calendario. 
Spero vi sia piaciuta.
Panda.











 

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Capitolo 3
*** Apocalisse ***


Ti disse ti aspettare tranquillo e senza farti vedere, si chiuse la porta alle spalle e tu rimanesti solo, poco più grande di una comune biscia ma già temibile e mortale.
Lunghi, lunghi secoli di attesa cambiando pelle, strisciando nei tubi freddi, mangiando quel che capitava, incluso qualche incauto famiglio perdutosi nei meandri del castello.
Sentivi i pianti dei fanciulli che li cercavano, disperandosi ed agitandosi.
Ma tu dovevi sopravvivere.
Cacciavi e dormivi, dormivi e cacciavi, nel frattempo crescendo, diventando forte.
Poi tornò, come disse al tempo, anche se non era il tuo primo amico ma un suo discendente, un ragazzo dalla lingua seducente e idee molto chiare.
Fu il primo a trovarti, a riaprire quell'antico uscio dimenticato.
Arrivò, rimase per un po' e se ne andò di nuovo, anche lui.
E tu rimanesti di nuovo solo.
Lunghi anni di attesa cambiando pelle, strisciando nei tubi freddi, mangiando quel che capitava, incluso qualche incauto famiglio perdutosi nei meandri del castello.
Sentivi i pianti dei fanciulli che li cercavano, disperandosi ed agitandosi.
Ma tu dovevi sopravvivere.
Cacciavi e dormivi, dormivi e cacciavi, ed intanto crescendo, diventando forte.
Lo hai sentito di nuovo tra lo schiamazzare dei ragazzi.
E allora ti sei mosso per cercarlo, strisciando in quei percorsi ormai familiari, fiutando.
Aveva l'aspetto di una bambinetta dai capelli rossi ma era di nuovo lui.
In qualche modo, il discendente del tuo amico era tornato.
Avevi di nuovo qualcuno che ti parlava, ti capiva e non ti temeva.
Due Re in un castello, una nuova alleanza sigillata.
L'apocalisse sarebbe iniziata di nuovo, stavolta migliore, per i sanguesporco non ci sarebbe stato scampo, li avreste uccisi tutti.
Quella piccola popolazione sterminata, un messaggio ed un monito prima di passare al mondo fuori da quelle mura. Non ci sarebbe stato scampo per nessuno.
All'apocalisse sarebbero rimasti solo i degni Purosangue.
Tu saresti uscito da tubi e dai condotti per vivere come si confà al Re dei Serpenti, girando indisturbato per quei corridoi e quelle stanze mangiando a piacimento, enorme e temibile come solo un Re può essere.
Avresti comandato un'armata di serpenti, dalle innocue bisce alle maestose anaconde.
Ma non eri più amico, solo un servitore, un'arma.
Ti uccise un lampo di luce e nella tua vita non conobbi altro che tubi, segreti e solitudine.
Tutti i Re muoiono miseramente?



§°§°Angolo Autrice §°§°§°
Non so se ho tirato un po' per i capelli prompt e trama.
Il Basilisco è stato introdotto da Salazar Serpeverde e ho pensato che lo abbia abbandonato quando ha lasciato la scuola, senza però riuscire ad ucciderlo.
Magari pensava di poterlo controllare, quando prese l'uovo, o che l'animale sarebbe morto per mancanza di cure e cibo. Dicendogli di stare nascosto lo ha tenuto alla larga dagli studenti. Poi, anche se avesse pietrificato qualcuno, chi avrebbe fatto tante domande in una scuola di magia?
Nessuno pensa ad un Basilisco finché non lo capisce Hermione, ne passa di tempo...
Poi è arrivato Riddle che lo ha ritrovato e, una volta uscito dalla scuola come studente, gli ha detto di aspettare pensando sarebbe riuscito a tornare nelle vesti di professore.
Ho pensato che il piano di Riddle di uccidere i Sanguesporco fosse simile ad una apocalisse, in una società magica dove ormai i Purosangue sono pochissimi ed in un contesto chiuso come la scuola, e che magari avrebbe utilizzato quell'arma anche fuori dalla scuola. Forse sarebbe diventato un Horcrux al posto di Nagini...


 

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Capitolo 4
*** Il fantasma di ogni Natale ***


Natale si avvicina e tu senti il cuore tanto, tanto pesante.
Non riesci a guardare gli addobbi, l'albero imponente e scintillante, pensare ad un menù.
Ovunque posi gli occhi appare lei.
Una bambina dalla treccia rossiccia chiusa da quel fiocco altrettanto rosso perché quello era il colore del Natale, a riprendere il sottile rosso del tartan dell'abitino. Tu eri sempre più seriosa, con un vestitino blu scuro e i capelli lisci tenuti da una fascia di raso.
Era Lily quella che si scapicollava in giardino per ballare sotto i fiocchi di neve ed ammassarli per creare un pupazzo, Lily lasciava dei biscotti, carote e del latte caldo per Babbo Natale e le renne.
Tu la prendevi in giro chiamandola "mocciosa!" "Infantile."
Lei scuoteva la testa e provava a convincerti "Tunia, la magia esiste! Se la Professoressa McGraitt può trasformare un topino in una tabacchiera, Babbo Natale può essere reale! Anche lui è un essere magico, altrimenti come farebbe a dare tutti quei doni in una notte? Se usasse una Giratempo o..."
Tu allora non la lasciavi continuare, la chiamavi "mostro!" "Abominio" finché non correva in camera a piangere calde lacrime ed i vostri genitori facevano a turno per consolarla e rimproverarti duramente.
Ma tu sapevi la verità: nel mondo normale sono i genitori a comprare i regali, confezionarli nella carta colorata e metterli sotto l'albero.
Altrimenti perché il povero Sam, due case più avanti, non ricevette nulla l'anno in cui suo padre scappò via con tutti i soldi e la giovane babysitter?
Insomma, non poteva essere perché Babbo Natale era a conoscenza dei dispetti e dei piccoli soprusi operati ai danni dei bambini più piccoli, a scuola, per ottenere i loro giochi o la loro merenda.
Crescendo, aiutavi tua madre nella preparazione del cibo, insistevi per avere addobbi normali ,ovvero sobri ed ordinati, non le stramberie portate od inviate da Lily e nemmeno la sua accozzaglia di colori.
Ti preparavi per quando avresti avuto una tua famiglia normale ed una tranquilla casa normale in un buon quartiere; lei era rimasta il solito folletto vivace che al mattino si buttava in pigiama sulla coltre bianca fare un angelo di neve o preparava pacchetti personalizzati e biglietti decorati a mano seduta per ore ed ore alla scrivania.
A lei andava bene anche un fiore pressato od una tavoletta di cioccolata (quel Remus doveva esssere proprio un ragazzo tirchio ed egoista) mentre tu esigevi doni veri - più grandi e costosi erano, meglio era.


Adesso sei una donna adulta, hai il tuo normale marito sufficientemente benestante per vivere in una normale villetta nel Surrey.
E Lily è morta.
Nemmeno la morte l'ha resa normale, non del tutto: è un cadavere gelido ed immobile che si decomporrà come tutti ma la morte l'ha resa una specie di eroina per quelli del suo mondo.
Il suo nome vivrà per sempre, mentre il tuo svanirà entro qualche generazione come succede a tutte le persone normali, quelle vissute senza lode ed infamia.
Ma ogni Natale Lily torna in vita.
Addobbi l'albero e ricordi i suoi pacchiettini confezionati con cura ed in modo originale, i biglietti coi disegnini o le buste chiuse con l'anice stellato.
Nevica? Eccovi nel giardino mentre vi lanciate palle di neve, vestite l'uomo di neve o correte a scaldare i piedini gelati davanti al fuoco.
Cucini? Ricordi quei cracker che liberavano giocattoli che si muovevano da soli mentre o voce incorporea intonava le carole.
Il suo fantasma è ovunque, non riesci a soffocarlo con niente.
Tenti di cancellarlo viziando il tuo bambino normale ed ignorando il suo anormale figlio (non sei cieca, li riconosci, i segni) aggiungendo ad ogni anno un po' di più rispetto al precedente ma non funziona.
Ogni Natale il fantasma della giovane Lily, della tua sorella morta con cui avevi troncato i rapporti, torna a farti visita con la sua treccia rossiccia chiusa da un fiocco rosso.






 

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Capitolo 5
*** 5) Cioccolata calda ***


Non vuoi entrare nella stanza buia e fredda, non le vuoi le catene ai polsi.
Piangi e ti disperi mentre tuo padre ti trascina a viva forza verso la cantina.
Sei magro ma la tua forza aumenta col plenilunio.
Venerdì c'è il tuo cartone preferito e questa puntata è impredibile, devi scoprire se Batman riuscirà a a fermare il cattivo, vuoi vedere l'episodio bevendo la cioccolata calda con la panna ed i biscottini!
E poi devi mettere il pigiamino pulito e finire di leggere il tuo libro!
Le piccole dita arpionate allo stipite legnoso della porta della cantina, supplichi invano tua mamma di lasciarti stare in salotto con loro.
Prometti solennemente che sarai buono ma lei ti rivolge un sorriso tremulo.
"Sii buono, Remus, solo poche ore Sai che è necessario. Noi saremo proprio qui fuori."
Urli e strepiti, ti senti abbandonato persino da lei e tuo padre, una ad una, stacca le tue dita dalla porta.
Sei chiuso nella stanza buia e fredda nonostante gli incantesimi riscaldanti - il fuoco sarebbe troppo pericoloso, potresti ferirti gravemente ed i tuoi genitori non potrebbero entrare per aiutarti.
Batti i pungetti contro la porta di spesso metallo ma quella non si apre.


La luna è sorta, i tuoi arti si sono allungati, le tue ossa si stanno ripiegando e deformando, così i tuoi denti ed i muscoli, nervi e tendini.
Fa male. Molto male.
Sei arrabbiato. Molto arrabbiato.
Volevi vedere il tuo cartone animato e te lo hanno impedito!
Non puoi leggere il tuo libro, sei all'ultimo capitolo!
Vuoi graffiarli, mordere, ferirli.
Ti lanci contro la porta, latrando, e questa traballa nei cardini.
Ti graffi e ti mordi, ti lanci contro la porta per tutta la notte.
Fuori, i tuoi genitori siedono a terra, pallidi ed in lacrime.
Hanno messo incantesimi di allarme in caso fossi in percolo di vita ma arriva sempre il momento in cui lanciano un Silencio perché non sopportano di sentire.


L'alba ti accoglie tremante, sanguinante ed in lacrime.
La tua piccola cella è piena di sangue, peli, feci, brandelli di coperte e vestiti.
Sei nudo, lacero ed esausto.
I tuoi genitori aprono la porta e tu scoppi a piangere.
Sei contento di vederli, contento di non averli feriti od uccisi, contento che la porta abbia retto.
Non vedi tuo padre lanciare occhiate allarmate all'uscio: ancora un paio di colpi e si sarebbe scardinata quel che bastava per farti passare attraverso il pertugio.
Ti fanno il bagno, ti medicano morsi e lacerazioni, ti mettono abiti soffici e puliti.
"Te la senti di vedere la puntata? Ieri sera l'abbiamo registrata."
Annuisci entusiasta alla proposta di tua mamma e tuo papà porta cioccolata calda per tutti.
Dopo, ti porteranno a letto e ti leggeranno il capitolo, così potrai crollare addormentato sognando di pirati e tesori nascosti, non fineste murate e manette.
Una giornata, una mattina qualsiasi, della famiglia Lupin.









 

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Capitolo 6
*** Figli delle stelle ***


Bellatrix, stella della costellazione di Orione.
Draco, dalla costellazione del Dragone.
Alphard, la stella più brillante della costellazione dell'Idra
Sirius, da Sirio, stella della costellazione del Cane Maggiore
Regulus, da Regolo, stella della costellazione Leone nonché 21esima stella più luminosa del cielo notturno.
Andromeda, una costellazione o addirittura una Galassia.


Avete tutti qualcosa in comune, oltre i nomi delle stelle o delle costellazioni.
Siete (stati) Black. Siete (stati) Malfoy.
Avete brillato sfolgoranti e luminosi e siete caduti, avete conosciuto la rovina, la vostra luce si è spenta - a volte per sempre.




Bellatrix. Mangiamorte efferata e sadica, accusata di torture ed omicidi, uccisa da Molly Weasley.
Draco. Mangiamorte, figlio di Mangiamorte, salvato più volte dall'odiato Harry Potter; famiglia e reputazione rovinate dalla guerra. Inviso ai suoi stessi genitori per aver sposato Astoria.
Alphard. Bruciato via dall'albero genealogico dalla sua stessa sorella, morto solo.
Regulus. Mangiamorte e poi pentito, ha provato a sistemare le cose ed è morto invano di una morte orribile, condannando il fidato Elfo Domestico alla pazzia.
Andromeda. Rinnegata dalla sua famiglia a causa di un matrimonio d'amore, vedova e madre di una figlia morta.

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Capitolo 7
*** 7) Blu ***


È il colore della freddezza, della calma, della profondità del mare, del silenzio, della pace (insieme al bianco), della lealtà e dell'equilibrio (insieme al verde). È considerato anche simbolo di spiritualità, tranquillità, sensibilità e mistero. (tratto da Wikipedia)


Senti quelle parole uscire dalle bocche di alcuni Corvonero dalla divisa ordinata mentre vanno a far colazione.
Tua madre ti diede una spiegazione simile, moltissimi secoli addietro, quando le domandasti perché avesse scelto il colore blu come simbolo.
Sono, quei fanciulli, molto più figli di tua madre di quanto lo sei stata tu, da viva e da morta.


Non sei stata leale.
Non amavi il Barone ma la sua corte ti lusingava, ti piaceva avere un innamorato, rinfocolavi la sua passione in modo platonico quanto bastava affinché non volgesse lo sguardo altrove.
Ti piaceva molto anche giacere nel fieno con Angus, lo stalliere.
Cedesti, grigio e incorporeo fanstasma, alle lusinghe di un umano fresco di vita e conquiste, e compisti un peccato ancora più grave.
Anni dopo, tradisti anche lui, implorata da un giovane uomo dagli occhi verdi.




Non sei mai stata pacifica o fredda
Eri solo la figlia della intelligente ed ingegnosa Priscilla Corvonero ma tu volevi essere ammirata.
Ti divertivi a mettere zizzania tra le ragazze, far scoppiare bisticci ed amicizie dicendo malignità, rubavi i loro corteggiatori e li gettavi via. Volevi essere superiore.


Non sei mai stata sensibile o spirituale.
Rubasti il diadema di tua madre per trovare una fortuna non tua in Albania.
Divenisti venerata ed adorata come una dea.
Arrivò il Barone (vecchio e brutto, tu eri bellissima e lodata) a strapparti da quel sogno rubato domandandoti di rinunciare alle offerte ed ai doni ed ai baci focosi degli amanti.
In cambio ti offriva una madre malata da accudire ed una vita sotto l'oppressiva ombra del suo genio, il suo corpo maschile flaccido e malandato come unico abitante del tuo letto ed il suo palazzetto muffoso dove vivere.
A te, che eri adorata e compiaciuta et ornata di ricchezze nonché languidamente soddisfatta, offriva quella miseria perché era "il tuo dovere di brava figlia, di brava donna con principi e morale saldi" - un ritratto del tutto errato di te, giusto solo nella sua testa perché obbediente alla sua idea ed al ruolo imposto dalla società.
Gli ridesti in faccia finché il riso non si trasformò in un gorgoglio a causa del pugnale che t'aveva messo in petto - tanto tu, Helena, il cuore non ce lo avevi.


Guardi i grandi Corvonero, pronti a lasciare la scuola una volta superati gli esami, ed i primini ansiosi di imparare quanto più possono.
Loro sono degni del blu, di essere Corvonero, figli putativi della tua madre geniale.
Tu sei sempre stata solo Helena.
La figlia nata da tua madre e chissà chi, portavi il suo cognome e non quello dell'uomo che aveva contribuito a generarti.
Sei il rosso della passione, Helena.
Sei il nero della morte, Helena.
Sei il colore giallo dell'oro, Helena.
Sei il verde della invidia e degli smeraldi che adoravi, e forse è anche il colore di tuo padre, Helena.
Sei tanti colori ma non sei il blu, Helena.


 

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Capitolo 8
*** 8) Glitter - Gilderoy Allock ***


Corri scivolando sul selciato tentando di non far strusciare in terra la custodia dell'abito.
Passi sotto la sarracinesca abbassata a metà, trafelato, sudato ed ansante.
"Ho riportato il vestito" biaschi.
Senti il trucco colarti dal viso.
La donna al bancone, una matrona dai pochi capelli cotonati e trucco pesante, esamina il completo e scuote la testa.
"Mancano il bottone del pantalone e dei glitter alla giacca."
La fissi con tanto d'occhi. Il bottone mancava da prima, sei sicuro perché hai usato delle spille da balia per chiudere la patta.
Sul disegno glitterato della giacca avevi buttato una sciarpa per corprire i buchi vuoti.
Provi a convincerla delle precedenti condizioni ma lei picchietta col dito giallastro il vassoio dove devi posare i soldi.
Schiocca la lingua impaziente, più di una volta, e non puoi far altro: prendi il portafogli dalla tasca e aggiungi moneta dopo moneta.
Volevi concederti una piccola bistecca per cena, comprare prodotti per il viso di qualità media. Dovrai mangiare noodles istantanei ed usare la crema economica del market dietro casa.
Già ti brucia lo stomaco e senti il volto riempirsi di brufoli e punti neri.


Sei ben diverso dal Gilderoy Allock ben vestito che ha firmato una decina di copie in una piccola libreria locale e scattato foto con le felici vecchiette partecipanti.
Sei solo un uomo male in arnese dopo aver riportato l'abito preso a nolo in un negozio pulciso, un uomo che vive in un bugigattolo e si strucca con una saponetta che scortica come carta vetrata.


Ma arriverà anche per te il momento della fama, della ricchezza.
Cibo di prima qualità, abiti su misura ed indossati solo da te, orde di fan adoranti in e da tutta la Gran Bretagna.
Allunghi più che puoi il brodo pronto dei noodles mentre studi le informazioni sulla tua prossima vittima, la persona a cui ruberai successo e memoria.
Sai cosa ti comprerai con i primi soldi del nuovo libro: quella giacca coi glitter mancanti e la brucerai.
E' ora di puntare al successo.


 

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Capitolo 9
*** 9) Vin Brulé ***


Il vin brulé è l'unica bevanda abbastanza alcolica su cui puoi mettere le mani senza destare sospetti in quel nevoso pomeriggio dicembrino alla Tana mentre i bambini giocano e cucinano biscotti.
Manca poco a Natale, il tavolo è ingombro di fiocchi di carta, fiocchi di neve e musi di renna in feltro, bottoni e tanto altro, tutto l'armamentario standard di Molly Weasley necessario a decorare le calze da appendere al camino.
Prima lo hanno fatto i suoi figli, ora i suoi nipoti.
Da bambino passavi le ore a farla uguale a quella di Fred. Eravate gemelli, le vostre calze dovevano essere identiche e scambiarle era un bello scherzo da fare ai vostri genitori od ai parenti.
Adesso guardi un altro Fred, tuo figlio, decidere se sia meglio il candy cane o il piccolo abete.
Riesci a farlo solo bevendo il più possibile.
Fred II dovrebbe avere un altro nome, essere figlio di tuo fratello Fred e sua moglie Angelina.
Non tuo e di Angelina, non dovrebbe portare il nome di un ragazzo morto troppo giovane.
Tu non dovresti essere sposato con la fidanzata del tuo gemello morto. Lei ogni tanto, durante l'orgasmo, mugola il nome di Fred al posto del solito verso inarticolato.
"Andiamo a casa, sono stanca?"
Angelina imbraccia già il cappotto, pronto per essere indossato, la sua non è una richiesta.
Dovrai richiamare Fred, sentirlo piangere perché non ha finito la calza e vuole giocare ancora coi cugini, tornare in quella casa soffocante.
Ingolli un altro bicchiere di vino caldo e speziato.
"Ancora un'oretta, dai, Fred si sta divertendo."
"Mi fa male la schiena e qui c'è troppa confusione, George."
"Stenditi un po' di sopra, mamma ti farà un tea."
Angelina sbuffa indispettita e lancia in malo-modo il giaccone sul divano, si va chiudere in una delle stanze con un silenzio punitivo.
Ad Angelina non piace molto venire alla Tana, il chiasso caotico e tumultuoso della truppa Weasley, c'è sempre qualcuno che arriva o riparte ed il bollitore non si fredda mai.
Tu alla Tana passi ogni pomeriggio od ogni sera possibile. Nella baraonda perpetua è più facile isolarti, passare inosservato, deviare l'attenzione o far rispondere qualcun'altro, cercare Fred nei luoghi dei vostri ricordi.
E' nel ripiano dove Percy teneva i suoi libri e voi nascondevate lì cartacce di caramelle che si appiccicavano alle copertine facendolo arrabbiare.
Oppure lo intravedi nascosto sotto il tavolo per rubare gocce di cioccolato ed uvetta mentre vostra madre preparava il dolce.
Nel capanno di vostro padre quando smontava un aggeggio Babbano intento ad aggiungere viti e bulloni in modo che, quando lo rimontava, ne avanzassero e non capisse dove doveva metterli.
E' anche molto più facile bere qualche bicchiere od una bottiglia intera quando tu e Fred II dormite lì perché Angelina è di turno la domenica mattina,
C'è sempre così tanta gente che è davvero difficile trovare il responsabile.
Ti manca l'aria quando sei nel vostro appartamento, con Fred II ed Angelina - e tra dei mesi anche Roxanne a rubarti aria e vita.
Lei siede sul divano, coccola il pancione, guarda compiaciuta gli arredi (scelti da lei, pagati metà ciascuno) oppure Fred II giocare sul tappeto.
E' madre dei bambini che sognava di avere da Fred, guarda il volto del suo consorte straordinariamente simile a quello dell'uomo con cui sognava di convolare a nozze.
Ha trovato il modo di far avverare i suoi sogni, negare che l'amore della sua vita non ci sia più.
Tu vorresti urlare.
Non volevi scoparti la ex del tuo gemello, fare due figli che dovrebbero essere identici a lui ed invece sono identici a te, cambiare il pannolino di quello che doveva essere suo figlio, sedere su quello che doveva essere il suo divano indossando quelle che dovevano essere le sue pantofole.
Dopo il suo funerale tutti sembravano cercarti e guardarti perché così era un po' come rivedere lui, sentire meno la sua mancanza.
Angelina aveva potuto aggrapparsi al suo ricordo e non affrontare il lutto passando da lui a te.
Avevi provato a staccarti, dopo un po' di tempo, ma eri come un topo sulla colla: in trappola.
I tuoi genitori pressavano affinché non la lasciassi sola, non la ex fidanzata del tuo gemello morto, non potevano perdere anche lei che era un legame vivente con Fred e quel che rimaneva dei suoi sogni, dei suoi progetti da uomo.
Non sai come sei finito ad accettare i suoi baci, a sorridere quando tua madre ha reagito con lacrimosa gioia vedendovi assieme; a prenderti sulle spalle la vita spezzata del tuo gemello morto.
Tu sognavi di avere un figlio solo e chiamarlo Martin, vivere in campagna e non in un loft in Diagon Alley.
Ti sembra di non vivere più: la tua vita non è di Fred, la tua vita non è la vita di George.
Sogni solo un altro bicchiere di vin brulé ed un altro ancora per superare la giornata.




*°* Angolo Autrice *°*°
Questa storia nasce da molte chiacchierate con Robertar durante la lettura della sua "Nel buio."
A nessuna delle due sembrava sano e normale che George mettesse su famiglia con Angelina, la fidanzata di Fred durante gli anni ad Hogwarts.
Così ecco come è nata la storia. Non riesco ad immaginare che George sia felice vivendo la vita che sarebbe dovuta essere di Fred, pensando che il fratello deceduto ha baciato quelle labbra, stretto quel corpo.
Riguardo Angelina, ho pensato non riuscisse ad accettare la perdita di Fred: non ha scelto un ragazzo vagamente somigliante ma il suo gemello, la fotocopia quasi identica.
Spero vi sia piaciuta nonostante le tematiche.













 

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Capitolo 10
*** 10) Termometro ***


White's non era solo il più esclusivo circolo della Londra magica in cui si era ammessi solo con la raccomandazione di due soci ed un certo patrimonio da almeno tre generazioni, era anche un termometro della società e della politica.
Davanti ad un bicchiere di wiskey o di armagnac si decidevano le sorti di questo o quel candidato politico, di questo o quell'affare, se combinare o meno questo o quel matrimonio.
Cornelius Caramel fece il suo ingresso stringendo i pugni sudaticci nelle tasche del mantello.
Era nervoso a dir poco.
Albus Silente ed Harry Potter cianciavano sul ritorno di Voldemort, nientemeno, e lui era prossimo ad affrontare una nuova campagna elettorale.
Doveva tastare il terreno, capire chi era dalla sua parte e chi invece credeva a quelle voci, e senza mostrarsi preoccupato.
Venne accolto calorosamente, gli venne offerto da bere, si fumarono sigari e si fece tardi al tavolo da giuoco.
Uscì più tranquillo di quando era entrato, le tasche un po' alleggerite ed una discreta quantità di alcolici in corpo.
Nessuno credeva ad Albus Silente, nessuno voleva vivere un'altra guerra.




"Teniamocelo ancora per un po'. E' così attaccato alla poltrona che, per manovrarlo, sarà sufficiente instillargli lo spauracchio di Silente come Ministro."
"E nessuno crederà a Silente ed a quel ragazzino di Potter se usiamo la Gazzetta per screditarli."
"Caramel non aspetta altro, sta troppo comodo sulla sua poltrona."
"E non vorrà perdere il sostegno economico di famiglie influenti come i Malfoy."






White's era il termometro della più influente società magica, vita e morte (sociale e non) venivano decise nelle sue sale sontuose.

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Capitolo 11
*** 11) Mezzanotte ***


Mancano due minuti a mezzanotte, due minuti al giorno di Natale.
Sei ancora sveglia, Arthur ed i bambini dormono profondamente.
Stringi la tazza di tea tra le mani, il calore è un piccolo conforto.
Sai che al mattino i piccoli entreranno cantando in modo stonato ed Arthur li seguirà portando la colazione.
Ti daranno un mazzetto di fiori, baci appiccicosi di marmellata e bigliettini disegnati, poi scalpiteranno per correre di sotto ad aprire i loro regali.
Arthur ti aiuterà a preparare il pranzo, pollo arrosto e patatine ché è l'unico piatto che sa cucinare, e pranzerete usando il servizio buono.
Speri di ricevere un biglietto ed un regalo da Gideon e Fabian, vederli entrare dalla porta chiamando il tuo nome con voci squillanti ed allegre.
Ma Gideon e Fabian sono morti, non ti chiameranno più e non li vedrai più seduti al tavolo con un bicchiere di eggnog mentre chiedono il bis di dolce, pronti a scappar via per una nuova missione.
Non giocheranno più coi bambini e tu non dovrai più preoccuparti dicano qualcosa di inopportuno ai bambini - Bill è già abbastanza affascinato da maledizioni ed incantesimi antichi.


Rintocca il pendolo. Le lancette di Gideon e Fabian non si muovono più.
Buon Natale, Molly Weasley. Quest'anno il tavolo delle feste avrà due sedie in meno.





*°*° Angolo Autrice **°*°

A tutti coloro che trascorreranno queste feste con una sedia in meno a tavola, un abbraccio.

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Capitolo 12
*** Danse macabre ***


Non ti piace essere al Ministero, sotto gli occhi di tutti. Non sei a tuo agio in un ruolo di potere così manifesto e sotto i riflettori.
I fotografi non si fanno scrupoli a seguirti da dietro l'obiettivo delle fotocamere ma non osano immortalarti.
Il ballo sarebbe in maschera ma tutti sanno chi si cela sotto i volti di porcellana bianca, sotto i nastri di velluto o pizzo, sotto il domino.
Sei il Vicepreside di Hogwarts ma anche l'uomo che rifiuta di andare contro Grindelwald, alcuni malignano sul vostro periodo adolescenziale comune.
Cosa avranno potuto mai fare il ragazzo destinato ad essere un temibile Mago Oscuro ed il potente e saggio mago che tituba nell'affrontarlo?
Sodomia?
Rituali oscuri?
Baccanali?
Aberforth non ti parla, ti ignora quando passi per le vie di Hogsmeade.
Accetti un calice di idromele, più per avere qualcosa da fare che per reale sete.
Nessuno di loro capirebbe e Gellert sarebbe l'unico in grado di comprendere i tuoi sentimenti in una serata come questa.
Tu preferisci manovrare da dietro le quinte, invisibile e sconosciuto, recitando la parte del frivolo inconsapevole.


"E' idromele, quello?"
A parlare è una giovane donna dai capelli castani e vestita di verde chiaro.
La mascherina che le circonda gli occhi sembra fatta col trucco.
Ti offri di servigliene un bicchiere.
"Magari corretto con una piccola dose di Pozione Soporifera."
"Rovinerebbe il sapore."
"Oh ma non lo berrei io - ridacchia - lo offrirei al Viceministro. Un altro dei suoi discorsi tediosi e ci ucciderà tutti."
Non puoi far altro che concordare.
"Dovrebbe usarlo Grindelwald come arma di distruzione o tortura. Chiunque, pur di non ascoltarlo, preferirebbe unirsi alla causa."
Non sai come replicare, vorresti allontanarti ma l'orchestra riprende a suonare.
Ti ritrovi a ballare con quella sconosciuta, sarebbe troppo strano rimanere fermo in un angolo da solo.
Lentamente, qualcosa nel suo modo di danzare ti sembra familiare.
Solo suggestione.
Così come i sorrisi e gli ammiccamenti tipici di un flirt.
Quando lei preme il suo corpo contro il tuo con decisione sei sicuro non sia suggestione.
Cerchi di farti indietro, porre fine alla danza, ma stringe la tua mano con più forza.
"Non mi dica che stiamo dando scandalo, Vicepreside. Siamo un uomo ed una donna. Non due uomini."
Perché dovrebbe alludere a due uomini che danzano assieme proprio con te?
"Anche se non te la cavi male a condurre. Vale anche per il ballo."
Hai bevuto troppo, l'idromele è stato corretto con qualcosa.
"Oh suvvia, Albus, sto rispettando le consegne: è un ballo in maschera ed io sono mascherato da bella donna."
Gellert al Ministero.
Gellert che balla con te.
Canticchi a bassissima voce l'aria su cui ballavate da ragazzi in casa di Bathilda e poi nascosti nel vostro nido d'amore.
Quante volte avete ballato scalzi sulla musica gracchiante del vecchio grammofono?
"Non puoi stare qui! E' pericoloso!"
"E chi dovrebbe accorgersi? Chi potrebbe ferirmi?" Spocchioso e sfrontato come sempre.
"Una semplice Polisucco ha eluso i controlli all'ingresso e l'unica persona che potrebbe nuocermi è tra le mie braccia.
Posto che non occupi da troppo tempo, Albus. Né tra le mie braccia né al mio fianco."
Riesce a tubare e rimproverarti nello stesso momento.
"Seguimi, stanotte. Ci sarà un ballo solo per noi."
Ti guardi attorno allarmato ma nessuno bada a voi, Gellert ti trattiene più saldamente.
"Sei il solito pavido, Albus. Paura si sappia chi sei?"
Non rispondi. Hai il terrore che l'etichetta di omosessuale ti si appiccichi addosso in modo indelebile, che la tua reputazione ne sia macchiata.
Gellert invece si è sempre preso tutto quel che voleva.
"Suvvia, Albus, niente preoccupazioni. 
Solo io e te."



Non sai se l'hai immaginato o se sia successo davvero all'insaputa di tutti.
Sai solo che ti ritrovi con l'idromele ancora da bere ed il Viceministro che tenta di coinvolgerti in non sai quale discussione.
















 

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Capitolo 13
*** Dipendenza ***


Orfin ha ragione, la tua è una dipendenza.
Quando non potesti vederlo per una settimana, un paio di mesi addietro, pensasti di impazzire. Tremavi come una foglia secca nel vento.
Tom Riddle Sr. è l'unica cosa per cui ti svegli al mattino, l'unico motivo che la sera ti fa addormentare in fretta.
Di notte, come di giorno ma con gli occhi chiusi, sogni che lui ti saluti, ti sorrida garbato, ti offra aiuto e ti porti nella sua grande casa.
Immagini di incontrarlo davanti al pozzo ed allora ti solleverebbe dal peso del secchio colmo d'acqua.
Se lo incontrassi nel bosco, romperebbe per te i rami e le radici che ostacolano il passaggio.
Immagini parole, tono di voce, il profumo che avrebbe, il suo tocco delicato e non sconveniente.
Devi tirare via la cena dal forno o si brucerà e verrai picchiata da tuo padre e dai tuoi fratelli ma lui sta per passare lungo il sentiero.
Non devi nemmeno fare una scelta, sei già alla finestra.



*°*°*Angolo Autrice *°*°*°
Confesso che per il prompt "dipendenza" avevo pensato al continuo della storia Dramione, magari con una lemon. Invece ho scritto di Merope.
Sta diventando faticoso scrivere ogni giorno, ho finito le storie pronte e riesco a scrivere oggi per domani. Temevo di arrivare a questo punto e preferisco scrivere storie magari ""più semplici""  anziché saltare giorni.
Questo non significa che la Dramione sia finita, magari ci sarà qualche altra piccola scena e, finito il calendario, mi dedicherò a quella trama. Mi dispiace perché il primo capitolo era piaciuto  e non volevo lasciare nessun lettore appeso.
Un abbraccio a chi finora ha letto e magari recensito.
Panda.

 

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Capitolo 14
*** 14) palle di neve ***


Gli studenti sono felici della neve, la prima neve dell'anno. Tenerli sui banchi è difficile, la loro concentrazione volteggia assieme ai fiocchi di neve.
Decidete di concedergli il pomeriggio libero ed eccoli sciamare nel parco impazienti e festosi.
Scendi le scale lentamente, Tosca è già lì con Godric e Salazar.
Godric ride e sembra quasi uno dei ragazzi, il loro fratello maggiore; Salazar è in disparte, contrariato da quell'allentamento della disciplina.
Tosca si preoccupa che i più piccoli non prendano freddo, stringe sciarpe, raccoglie dalla neve guanti solitari e rimbocca mantelli.
Gli allievi improvvisano una battaglia a palle di neve e, per una volta, non ci sono colori. Conta solo divertirsi, ridere e gelarsi le dita.
Le allieve creano pupazzi e sculture di neve animate, fanno cadere fiocchi colorati.
Tu hai Helena nel ventre e guardi a distanza i giochi e le corse sfrenate, annusi il profumo della neve.


Godric e Salazar hanno iniziato lanciarsi palle di neve e non ride più nessuno.
Tosca è pallida ma non dipende dal freddo o dal fatto che abbia dato il suo mantello ad un bambino gracile del primo anno per farlo stare più caldo.
I ragazzi guardano in silenzio, i volti tesi ed ansiosi.
Loro non sono come i vostri studenti, non lanciano quei mucchietti di neve pressata per divertimento, lo fanno con cattiveria, per sfida.
Temi che tra un po' inizieranno a lanciarsi incantesimi o mischieranno sassi e pietre alla neve. Helena non si muove ma il pancione si contrae sotto il mantello.
Sai che è un po' colpa sua, di quel ventre sempre più tondo.
Godric e Salazar voglio primeggiare l'uno sull'altro da sempre, tu hai giaciuto con entrambi e non sai con chi hai concepito quella bambina.
Entrambi vogliono prendersene il merito, fare di quel ventre un vessillo di trionfo per sconfiggere l'altro s'un campo di battaglia fatto da fieno e piume.
Lasci a Tosca ed alla sua voce tremula il compito di provare a fermare quella lotta, di dirottare gli studenti verso camini accesi e sidro caldo per non peggiorare le rivalità.
Tu rimani in giardino a respirare il profumo della neve.












 

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Capitolo 15
*** Natale ad Hogwarts ***


"Credo di non riuscire bene a leggere la sua calligrafia, professor Allock.
Potrebbe spiegarmi cosa c'è scritto, per cortesia?"
Qualsiasi persona intelligente e di buon senso avrebbe lasciato l'ufficio della Vicepreside Minerva McGranitt con tante scuse, sarebbe corso fuori dalla scuola per giungere al Canale della Manica, lo avrebbe attraversato a nuoto per proseguire fino al Polo Sud in modo da trovare scampo dal quel minaccioso tono cortese e dal foglio posato sulla scrivania.
Ma Gilderoy Allock non era un uomo sveglio o dotato di buon senso, per cui si era accomodato meglio sulla sedia sfoggiando il sorriso smagliante con cui ammaliava le fan.
Ignorando che la Vicepreside Minerva McGranitt non fosse affatto una sua fan.
"Nessun problema Minerva, avrei dovuto usare caratteri più grandi.
Ho fatto richiesta alla scuola per l'acquisto di una decina di renne, sai Natale si avvicina."
"Una decina di renne? E per quale motivo?"
Il Polo Sud non sarebbe stato abbastanza lontano, imbarcarsi s'una missione spaziale e raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale.
"Per la slitta di Babbo Natale, che domande! Due sono di riserva, nella sfortunata eventualità che qualcuna si ammali o muoia."
"Slitta di Babbo Natale?"
"Una slitta gigante da mettere nel cortile o in Sala Grande, al posto del tavolo degli insegnanti.
Hagrid potrebbe travestirsi o potrei essere io Babbo Natale.
Regalerei mie foto autografate agli studenti, ne sarebbero entusiasti a dir poco, ci scommetto."
"Immagino.. E, finito Natale, che ne sarebbe delle renne?"
"Mah. Forse nella Foresta? Oppure potreste portarvele a casa...
Sì, sarebbero il mio regalo per voi affezionati colleghi.
Poi, qualche riga più sotto, ci leggi o è troppo in piccolo?
Dicevo, poi serviranno anche dei falegnami ed un geometra per progettare il Villaggio di Babbo Natale, dei tappezzieri ed un paio di interior designer per decorare le casette e bisognerà chiedere a Madama McClan di cucire il mio costume e quello degli Elfi..."
Lo sguardo della Vicepreside Minerva McGranitt avrebbe terrorizzato finanche l'alieno vivente sull'ultimo pianeta dell'universo, persino il pianeta si sarebbe autodistrutto, eppure Gileroy Allock continuava a cianciare.
Continuò per ore ed ore, proponendo di decorare tutti gli alberi presenti sul territorio della scuola, creare una pista di pattinaggio sul Lago Nero e di importare orsi polari e pinguini da far scorrazzare per i giardini ed i corridoi perché, dopotutto, erano animali glaciali e stavano bene con la neve.
"Certo, Gilderoy, aspetti pure la risposta del consiglio."
Allock se ne andò tutto pimpante e Minerva McGranitt, vicepreside di Hogwarts, si stropicciò gli occhi.
Doveva chiedere alla professoressa Pomona Sprite se aveva ancora un po' di quelle spore soporifere, giusto quel che bastava per far cadere in letargo Allock fino al termine delle festività.






 

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Capitolo 16
*** Cenere ***


Cenere.
Tuo marito è morto ed il suo cadavere è stato cremato.
Le sue ceneri riposano nell'urna posta sopra il caminetto. Non ci riesci, a farlo chiudere nel mausoleo, e rimanere sola.
Era un uomo imponente persino nella vecchaia, ora è solo cenere in un piccolo vaso nero.
Tuo figlio minore è probabilmente morto ma non puoi piangere sul suo corpo e nemmeno tumularlo degnamente, mettere le sue ceneri accanto a quelle del padre e, tra un po', raggiungerli.
Tu ed Orion ai lati e lui in mezzo come nel quadro di famiglia.
Tuo figlio maggiore è peggio che morto, di lui rimase solo un po' di cenere d'arazzo sul pavimento che gli elfi spazzarono con la scopa di saggina e gettarono via.
Della tua vita di moglie e madre rimane solo cenere.
Sei solo una donna sola in una casa troppo grande con un Elfo Domestico sull'orlo della follia.


 

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Capitolo 17
*** Spifferi ***


La Stamberga è più spifferi che casetta.
Avete fatto qualche miglioria, qualche aggiusto, ma non potete cambiare troppo la struttura o potrebbero nascere dei sospetti, senza contare che Remus distrugge sempre tutto.
Però non vi tirate indietro ed ad ogni inizio anno scolastico portate cuscini, coperte, qualche mobile semplice realizzato con pallet di legno, libri o generi di conforto.
Vi muovete di notte, di nascosto.
""Quest'anno mi sono fatto insegnare qualche incantesimo da mia madre."
"Ti metti a cucire le trapunte, James? Sai già che sarà la Evans a portare i pantaloni in casa, eh?"
" Non eri tu, Sirius, ad esseri portato un servizio da tea che nemmeno la McGranitt, l'anno scorso?"
"Un gentiluomo deve sempre avere certe comodità."
"Appunto, un gentiluomo, non un cane pulcioso."
Sirius ringhia.
Le coperte dell'anno scorso non sono state messe via bene e le pulci ci han messo su casa e bottega. Sirius ci si è sdraiato sopra, stamattina, e pare che il suo tramutarsi in cane lo renda attrattivo per pulci e zecche.
Remus sorride e sistema una rudimentale tenda sulla finestra malmessa, ci vorrebbe qualche asse per chiudere i buchi ed impedire la vista dall'esterno.
Prima arriva il fiatone di Codaliscia e poi eccolo sbucare, il viso paonazzo e sudato.
Ha un pacchetto avvolto con carta di giornale.
Lo apre con orgoglio.
Un ricamo fatto da chissà chi con la scritta "casa dolce casa."
"Coda, dovevi prendere qualcosa per rendere l'ambiente confortevole, non un ricamo fatto, a giudicare dall'aspetto, da un troll almeno duecento anni fa.
Una sedia, uno sgabello, ecco." James scuote la testa.
"Avrà di nuovo speso tutti i soldi in dolciumi ed era l'unica cosa che potesse permettersi." Siriu non ha bisogno di leggere fondi di tea per sapere com'erano andate le cose al mercatino.
Codalsiscia arrossice, le tasche gonfie di praline.
"Ma questa è casa nostra, in fin dei conti.
C'è la teiera di Sirius, le riviste da Quidditch di James, la cioccolata preferita di Remus."
"E la tua scorta di patatine, Pete." ride Sirius.
Remus prende il quadretto della discordia. Da vicino il ricamo è ancor più impreciso e senza grazia ma lo appende comunque.
La Stamberga sarà piena di spifferi ma è un rifugio caldo.
Il quadretto pencolante ha ragione, quel rifugio per tre animagus non registrati ed un lupo mannaro è casa loro.
Anche gli spifferi, mentre si sta trasformando, diventano una promessa di libertà ed avventure.

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Capitolo 18
*** 18) Specchio ***


James ed Albus giocano sul tappetone così ti puoi gustare un tea con tutta calma.
Prendi un sorso della bevanda bollente e li guardi, così piccoli e senza pensieri.
Ti manca quell'età innocente.
Sei stanca, a fine giornata, ma anche soddisfatta della famiglia che hai creato.
Albus va a prendere una costruzione più lontana delle altri e James rimane da solo sul tappetone, gli occhioni sgranati ed il cubo blu tra le manine grassocce.
Lo specchio riflette la scena di due bambini giocosi di cui ne rimane uno e tu pensi alla tua infanzia con Fred.
Eri la sua coccola, ti tormentava con gli scherzi e ti consolava quando avevi un dispiacere.
Non può conoscere i tuoi bambini, i suoi nipoti.
Però tu, Ginevra, sei così fortunata da avere altri fratelli a cui parlare dei loro progressi e con cui ritrovarti sebbene Fred ti manchi ogni giorno; i tuoi figli hanno diversi zii affettuosi.
Non vuoi che James o Albus rimangano a giocare da soli, od a parlare ad una foto animata.
La tua infanzia ha ricalcato un po' quella di tua mamma, entrambe avete perso dei fratelli giovani e col futuro davanti, e lei così ha perduto tutta la sua famiglia d'origine, e non vuoi lo stesso per i tuoi figli


Harry torna a casa dopo aver fatto un doppio turno, lo accogli con poche parole: "Voglio un altro figlio."


 

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Capitolo 19
*** 19) Ritardo ***


Remus è in ritardo per la cena.
Cerchi di non preoccuparti ma non ci riesci, ti preoccupi e pure tanto.
Teddy sente il tuo nervosismo e non si vuole attaccare al seno per la poppata, un incantesimo di stasi mantiene caldi i cibi che hai preparato.
Fissi la porta e vai avanti ed indietro nel piccolo open space guardando nervosamente l'orologio.
Minuto dopo minuto il tempo passa e tuo marito non c'è.
Non temi che sia morto, no, c'è una guerra in corso e ne accettate l'eventualità.
Temi che ti abbia abbandonato, che abbia abbandonato suo figlio.
Lo ha già fatto, dopotutto. Eri gravida di suo figlio e ti ha lasciata con poche parole in quello stesso open space dove, all'epoca, la vernice sui muri non si era ancora asciugata.
Poi è tornato, il capo cosparso di cenere e (forse) solo perché Harry non l'ha voluto con lui, però tu ad ogni suo ritardo provi la medesima paura ogni volta.
Paura di rimanere in quel monolocale con vostro figlio a cui non saprai spiegare perché suo papà non ci sia più - una morte da eroe sarebbe un meglio racconto, anziché la storia di pavido codardo.
Ad ogni suo ritardo corri in camera da letto e, ogni volta, controlli che il suo piccolo guardaroba sia ancora lì, che la valigia sia ancora sotto l'armadio ed il kit per la fuga rapida sia ancora nascosto nel pouf all'ingresso. Che non sia andato chissà dove senza di voi, ecco.


Remus rincasa sorridente, ti bacia e bacia un Teddy addormentato e sfinito dal pianto.
Non sa della preoccupazione che ti ha mangiato le viscere fino ad un istante prima, la ignora, e sai che non gliene puoi parlare, non ti fidi delle sue reazioni e temi che, davanti a questa difficoltà imprevista, andrebbe via di nuovo.






§°§ Angolo Autrice§°§
Devo scusarmi molto con voi.
Ho abbozzato questa storia ieri col pensiero di finirla e perfezionarla oggi, come fatto sinora, ma non ce l'ho fatta. Non ero nemmeno sicura di riuscire a pubblicare.
Oggi è morto il mio canarino Caravaggio, una pallina piumata di soli 21gr e fa tantissimo, tanto male.
Però scrivere, pubblicare mi è di conforto e non volevo lasciare un giorno senza storia ora che manca così poco alla fine.
Mi dispiace che questa sia meno curata delle altre, ho fatto del mio meglio.










 

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Capitolo 20
*** 20) Mercatino di Natale ***


Narcissa, incinta di sei mesi, sembrava un'anima vagante del Purgatorio.
Solo che lei vagava dalla cucina alla dispensa e non nell'aldilà.
"Ho fame, Lucius."
Quegli sbuffi ormai si potevano cronometrare con assoluta precisione.
"Ho fatto rifornire la dispensa proprio stamattina."
"Ma non c'è niente di buono."
Lucius avrebbe voluto chiedere quale fosse la definizione di questo buono peccato fosse ignota persino alla stessa Narcissa.
Le arachidi erano troppo salate, le mele troppo "fruttose" ed il cioccolato troppo dolce, la carne troppo pesante e il pesce troppo puzzolente.


Sarà divertente, aveva detto un sorridente Mr. Nott accompagnato dalla moglie.
Peccato che Lucius, in quel mercatino natalizio, non si divertisse affatto. Vendevano solo paccottiglia, niente di originale o di particolare pregio.
Però era l'ultima uscita come adulti prima che nascessero i bambini e nessuno voleva perdersela, il prossimo Natale ci sarebbero stati giocattoli, poppate e pannolini.
Le signore si erano allontanate mentre gli uomini si concedevano un bicchiere di vin brulé per scaldarsi.
Lucius trovò Narcissa nella parte dedicata ai baracchini ed ai chioschi del cibo.
Patatine fritte con formaggio e pancetta in una mano ed una mela caramellata nell'altra, mangiava di gusto come non succedeva da mesi.
Se quella era la sua definizione di buono sarebbero stati mesi difficili, quelli a venire: gli Elfi non li sapevano preparare le patatine fritte e le mele candite, figurarsi poi se sapevano cosa fosse il cheddar...
L'indicazione del Medimago di non prendere troppo peso sarebbe stato un altro paio di maniche.






 

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Capitolo 21
*** 21) Chiavi ***


Percy sapeva che l'invidia, la rabbia e la frustrazione erano sentimenti negativi ma non riusciva a fare a meno di provarli. Ed intensamente.
Guardava Ginny giocare con una palla sonora e Ron agitare il suo pupazzetto di plastica e provava l'impulso di strapparglieli di mano, calpestarli e strapparli per poi scoppiare a piangere.
I suoi genitori gli avevano dato un buffetto sulla guancia dicendogli che lui ormai era un ometto troppo grande per i regali di Babbo Natale.
Ma il suo modellino astronomico non era un giocattolo. I pianeti avevano ognuno la propria orbita personale e fedele alla realtà, il Sole si illuminava e così le stelle, qualcuna esplodeva o implodeva. C'erano anche asteroidi, comete e un buco nero.
Avrebbe migliorato i suoi voti in Astronomia con quello, forse sarebbe diventato un astronomo famoso.
Percy odiava essere povero. Vedeva i suoi compagni di scuola con le divise nuove, i libri intonsi e, sicuramente, in quel momento avevano scartato o stavano scartando pile di regali.
Voleva vivere un Natale normale come quello dei suoi amici, con un bel pranzo i dolci e aprire i regali assieme ai suoi fratelli e sorelle.
Nessuno di loro era troppo grande per i regali, era solo che i suoi genitori erano poveri e avevano troppi figli.
A volte Percy pensava che, se non fossero arrivati tutti gli altri, lui avrebbe potuto avere cose nuovi e regali di Natale.


Si era rifugiato nella camera che divideva con Charlie e Bill (nemmeno poteva avere una camera solo sua) non riuscendo a sopportare l'allegria dei più piccoli.
I libri di scuola erano aperti sul lettino. Percy adorava i suoi testi scolastici, per quanto di seconda mano. Erano le chiavi per aprire le porte del suo futuro: solo studiando giorno e notte avrebbe potuto avere buoni voti e, di conseguenza, un buon lavoro.
Lui non sarebbe stato povero, da grande.






Angolo Autrice:
Che dire, più si avvicina il Natale  e più esce fuori il Grinch che c'è in me.
Mi rendo conto che Percy sembri molto OOC, molto adulto e rancoroso. Ho pensato che, vivendo in una famiglia numerosa, sia cresciuto in fretta (prendersi cura dei più piccoli, rinunce varie) e si sia reso conto della realtà delle cose perché è molto intelligente ed analitico.  Anche qui, come un po' in Sippy Cup, ho immaginato la realtà non fiabesca di una famiglia con molti figli e pochissimi soldi e molte difficoltà nel dare loro tutto ciò di cui hanno bisogno, dalle necessità basilari a cose più """"frivole""""" come i regali di Natale.
Ho preso spunto dall'allontanamento radicale di Percy dalla famiglia durante il quinto libro, immaginando che non  abbia mai """"perdonato""" del tutto ai genitori di avergli fatto mancare certe coe e che si sia buttato nello studio per ottenere una vita il più possibile diversa da quella dei suoi genitori e dalla sua infanzia. 
Spero vi piaccia lo stesso anche se non è una storia chissà quanto allegra e cozy.

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Capitolo 22
*** 22) Nulla ***


Prompt: "Ho contato i regali di natale sotto l'albero e non c'è il tuo e lo so, lo so perché non c'è. Non riesco ad abituarmi, però."


Remus guardava l'angolo del suo minuscolo appartamento in cui avrebbe dovuto stipare il magro albero di Natale di cui era in possesso.
Non c'erano regali sotto l'albero, quell'anno. Non c'era nemmeno l'albero, solo lo scatolino mezz'aperto.
Era un orrendo Natale. James e Lily trovati e uccisi da Voldemort Codaliscia morto.
E l'assassino, il responsabile, il traditore era Sirius. Il suo Sirius.
L'anno scorso avevano fatto l'albero assieme, mettendoci il doppio del tempo perché continuavano a "distrarsi" vicendevolmente. La mezzanotte li aveva trovati stretti sul divano, occupati a scambiarsi un bacio che pareva infinito.
"Dovremmo rifarlo a capodanno, Remus. Sai, quel che fai a capodanno lo fai per tutto l'anno..." Sirius rideva malizioso mentre lo penetrava lentamente.
Ma a capodanno non erano riusciti a mantenere il proposito: era plenilunio.
Remus non era superstizioso ma si ritrovava a pensare a come sarebbe cambiata la storia se avessero passato il capodanno a fare l'amore e mangiare cibo natalizio, a continuare quel bacio che, alla fin fine, eterno non era stato.
Però il ricordo lo spezzava in due. Sirius progettava già di tradire James e Lily ed il piccolo Harry non ancora nato mentre brindavano e si scambiavano auguri?
A cosa pensava mentre, a mezzanotte in punto, porgeva a Remus il suo regalo?
Già ci pensava, era tutto deciso o era successo dopo?
Prima o dopo lo spettacolo dei fuochi d'artificio di capodanno?
E lui, Remus, perché non s'era accorto di abbracciare, fare l'amore e ridere con un assassino, di passeggiare e passare il bicchiere ad un traditore?
Remus si arrovellava, si logorava e non riusciva a credere che Sirius fosse stato capace di tradire i suoi migliori amici, di dire parole d'amore senza pensarle. Stringeva, stropicciava il maglione che gli aveva donato lo scorso anno, l'ultimo regalo, e si sentiva trafiggere da un dolore fisico d'amore ucciso e ingannato.
Però Sirius era ad Azkaban, chiuso in una cella e divorato dai Dissennatori, portato alla follia.
Non c'erano prove oggettive per scagionarlo, per dirlo innocente. Remus, col suo amore dubitoso, poteva far poco.
Rimaneva solo, con un albero chiuso nello scatolino (non sarebbe più riuscito ad aprirlo ed addobbarlo per molti anni ancora) e non riusciva a posare gli occhi dove Sirius deponeva il suo regalo, i fili di lana sotto le unghie.


*°* Angolo Autrice *°*°
Dopo la mia prima Dramione, qui nel calendario, ecco un'altra primizia. Una Wolfstar.
Non so nemmeno come mai abbia pensato a Sirius e Remus come coppia ed in una situazione infelice. Povero Remus, in questa raccolta lo maltratto non poco.
Ho provato a pensare a come si sia sentito dopo la morte di Lily e James e di Codaliscia e con Sirius in prigione. Non so se sia peggio avere degli amici morti oppure un amico reo di questo tipo di tradimento verso il suo fratello non di sangue, la persona che l'aveva accolto una volta lasciata Grimmauld Place. Mi sono chiesta se, dopo il fatto, ci fosse qualcuno a pensare Sirius innocente o se abbiano tutti subito creduto alla sua colpevolezza, se e quali prove c'erano per arrestarlo. 
Manca poco alla fine di questa esperienza, non ci credo.






 

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Capitolo 23
*** 23) Vischio di Natale ***


Nemmeno l'imponente e solenne Ministero aveva potuto esimersi dall'essere addobbato per Natale con festoni, abeti decorati, nuvole che facevano cadere neve finta in fiocchi bianchi e dorati.
Hermione trovava il tutto molto pacchiano, poco adatto al luogo.
Non viveva bene il periodo natalizio: doveva litigare con Ron che voleva comprare troppi giocattoli a Rose, doveva bisticciare con Molly sui troppi dolci dati alla bambina.
Tutti la trattavano come irragionevole e severa, lei voleva solo che sua figlia seguisse una alimentazione bilanciata e non crescesse viziata.
Rose era strapiena di bambole e pupazzi, inoltre era troppo golosa, avrebbe mangiato unicamente biscotti e dolcetti dalla mattina alla sera.
Alla Tana, Hermione si sentiva criticata e minata nel suo ruolo di madre, con Molly sempre pronta a suggerire questo e criticare quest'altro. Ma Ron non ci pensava nemmeno a trascorrere le domeniche e le feste lontano dalla cucina materna e dai suoi inviti a riposarsi - Hermione insisteva perché collaborassero alla pari nella cura di Rose e della casa e le orecchie del marito diventavano spesso paonazze.
L'unica cosa buona è che, con Rose intenta a giocare con gli altri bambini e Ron impegnato coi fratelli, lei poteva fantasticare su come sarebbe stato passare il Natale con Draco.
Niente critiche, niente bisticci; Hermione immaginava un pranzo sontuoso, aprire un elegante pacchetto contente un bel regalo (Ron le aveva fatto un set di bagnoschiuma) e soprattutto stare con Draco. Legittimamente, senza consorti di troppo e senza l'onta di essere amanti.
Ma Draco avrebbe festeggiato con sua moglie Astoria ed il loro figlio Corpuscolo, lei con suo marito Ron e loro figlia Rose.
Come doveva essere.
Anche se le cose tra loro fossero già divenute concrete, non avrebbe comunque potuto contattarlo o vederlo: Natale è per la famiglia, non per l'amante.




Un bussare alla porta del suo ufficio, la porta che si apre senza alcun invito ad entrare, ed ecco apparire Draco Malfoy.
Vestito elegantemente, un sottile sentore di colonia ed il viso tirato.
"Granger, sapevo saresti rimasta il più possibile."
"Sei rimasto anche tu fino a tardi, Malfoy."
"Che ci vuoi fare, direi che entrambi preferiamo lavorare anziché andare a casa."
"Quindi è il lavoro che ti porta qui?"
"No, sei tu. Volevo vederti prima della pausa festiva."
Hermione tacque e si alzò.
"Volevo vederti anche io, ho immaginato..."
"L'ho fatto anch'io, Granger. Sarebbe un bellissimo Natale."
Draco le rubò la risposta con un bacio.
Le indicò, quando il bacio s'interruppe per mancanza di respiro, il vischio che era apparso sulle loro teste. Un bacio era la regola, e così un altro ed un altro ancora.
Hermione si ritrovò seduta sul bordo della scrivania cercando di stringere il più strettamente possibile il corpo di Draco. Eppure non le sembrava mai di stringerlo abbastanza, di avere abbastanza del suo calore addosso, di toccarlo e baciarlo a sufficienza.
Li interruppe solo l'insistente picchiettare di un gufo contro la finestra.
Era il gufo di Ron, sicuramente un sollecito a tornare a casa per andare da Molly.
Draco si leccò le labbra, il cavallo dei pantaloni gonfio.
"Buon Natale, Granger. Pensami un po', io ti penserò ogni notte."












 

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Capitolo 24
*** 24) Vigilia di Natale ***


Non so questo che Natale sia, sono stati così tanti.
Non so quanti abeti sono stati decorati, quante carole sono state cantate, quanti doni sono stati aperti.
Quanti studenti ho accolto non li so davvero; molti ancora entreranno da quel portone, bambini, e molti ne usciranno, adulti. Tanti già ne sono entrati e ne sono usciti.
Quante corse, quanti passi, quante risa e quante lacrime.
Quanti doni aperti e quanti doni regalati.
Tanti Natali, tanti anni sono passati. Tanti ne verranno, quanti ne vorrete.
Non so quante storie ci saranno ancora, se saranno allegre, romantiche, paurose, tristi. Saranno quante ne vorrete, come ne vorrete.
Io sono e sarò sempre qui, sempre e per sempre Hogwarts.
Entrate, trovate la vostra casata, i vostri amici, e mettetevi a vostro agio.





*°*° Angolo Autrice *°*°
24 dicembre, Vigilia di Natale e fine del calendario dell'avvento.
Il prompt di oggi è a sorpresa e spero di avervi sorpreso - anche se non so se il castello sia valido come un personaggio.
Non ci credo ancora che questa avventura sia già finita, è stato faticoso scrivere ogni giorno e ci sono stati dei momenti in cui avrei voluto saltare ma al contempo questi giorni sono passati velocemente.
Io non amo il Natale, non è un bel periodo per me, e questa raccolta mi ha aiutata a renderlo migliore.
Ma un grande ringraziamento devo farlo a tutte le persone meravigliose che hanno letto e/o commentato le mie storie. Le vostre parole e la vostra presenza mi ha aiutato a continuare anche quando pensavo di non avere idee o che la storia del giorno non fosse granché, ho scoperto storie bellissime.
Auguro un buon Natale a tutt* voi, sperando sia il più possibile sereno e felice.
Un abbraccio enorme
Panda.


 

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