Kings of Time

di RKM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tokki ***
Capitolo 2: *** In viaggio ***
Capitolo 3: *** Canto del cigno ***
Capitolo 4: *** Come lacrime nella pioggia ***



Capitolo 1
*** Tokki ***


Newton stringe nervosamente le mani attorno al volante, nel tentativo di contenere la leggera sbandata della Dick Torpin sulla strada già coperta da un candido velo di neve. Sta guidando verso Hambleden, a casa dei suoi nonni, che hanno invitato lui e Anathema a trascorrere la vigilia di Natale tutti assieme. Per quella sera le previsioni davano neve e ci avevano azzeccato: ha iniziato a nevicare dal momento in cui hanno messo piede in auto e la strada davanti a loro brilla alla luce dei fari fiochi.

 

Nell’abitacolo regna il silenzio: Newton rivolge uno sguardo timido alla sua sinistra, dove un’imbronciata Anathema occupa il sedile del passeggero, braccia conserte e sguardo stolidamente fisso sul finestrino, anche se il buio inghiotte ogni cosa che valga la pena vedere su quella strada alberata. Anathema ha appena rivolto parole di fuoco a Newton, reo di aver perso l’ennesimo posto di lavoro perché non riesce ad avvicinarsi ad un pc senza causarne l’autocombustione spontanea.

 

Un sospiro profondo e infreddolito le sfugge dalle labbra: Anathema è furiosa, di una furia silenziosa; da quando aveva dato fuoco alle nuove profezie della sua antenata, Agnes Nutter e aveva deciso di andare a vivere con Newton, le sue fioche ambizioni per il futuro avevano subito una lenta e inesorabile discesa verso l’ignoto. La sua famiglia è ricca, grazie ai fortunati investimenti guidati dalle previsioni di Agnes e lei potrebbe tranquillamente vivere di rendita e non fare nulla tutto il santo giorno. Nessuno pretende nulla da lei. Ma da quando l’Apocalisse è stata sventata, un grande vuoto ha occupato un posto fisso nel suo addome e niente riesce a darle anche solo la parvenza di riempirlo un pochino: aveva passato tutta la vita seguendo la rotta tracciata per lei da Agnes.

Agnes sapeva cosa lei avrebbe dovuto fare e dove avrebbe dovuto essere, ad ogni istante del suo cammino per trovare l’Anticristo.

Quando poi finalmente tutto si è risolto e si è trovata tra le mani le nuove profezie di Agnes, una sola scelta si è parata davanti ai suoi occhi: voleva smettere di essere il burattino di qualcun’altro e prendere in mano la propria vita. Dare fuoco a quelle carte era stata la cosa più liberatoria che avesse mai fatto e si era sentita viva per la prima volta in tutta la sua vita.

 

Ciò che non aveva previsto era il morso acre della mancanza di uno scopo: non si era mai posta il problema di cosa le piacesse o meno fare nella vita e tutto ciò che sapeva fare era legato al mondo dell’esoterismo e dell’occulto.

Quando poi ha deciso di rimanere nel Regno Unito con Newton, ha provato a rimboccarsi le maniche e iniziare a scrivere la propria storia, ma si è scontrata con la dolorosa realtà del mondo lavorativo, dove non basta avere tanta buona volontà e un bel visino se non sai fare nemmeno una fotocopia.

Così, ha pensato di giocare le uniche carte in proprio possesso ed ha iniziato a proporsi come cartomante ed occultista a domicilio.

Oh, i clienti non mancano: prevalentemente donne, dalla mezza età in avanti, in cerca di un compagno di vita o di indizi per smascherare la collega invidiosa, la vicina di casa pettegola, l’amante del marito. Anathema è un’occultista fatta e finita e le sue predizioni sono belle e accurate: conosce la risposta esatta per ogni domanda che le viene posta. Il problema è che, la maggior parte delle volte almeno, le sue clienti non vogliono sentire la risposta corretta o quella che potrebbe risolvere definitivamente tutti i loro problemi; vogliono sentirsi dire ciò che desiderano, che sperano, che sospettano, stravolgendo il significato di ogni parola che Anathema pronuncia. E’ estenuante, frustrante e la fa sentire miserabile oltre ogni misura. A volte Anathema torna a casa così sfinita da non avere la forza nemmeno per mangiare un boccone degli squallidi pasti che Newton si ingegna per preparare. Altre sere invece, dall’ingresso si dirige direttamente al bagno, esce dai vestiti ed entra nella doccia, dove piange le sue lacrime più amare: Newton sente ogni tanto i suoi singhiozzi sovrastare il getto dell’acqua corrente e ne rimane così amareggiato da non riuscire a mangiare, trovandosi poi a dover buttare via quei già poveri resti che campeggiano tetri nei piatti spaiati dell’appartamento che hanno affittato.

 

Ogni giorno, Anathema si trova ad affrontare la mancanza di uno scopo e dopo averne inseguito uno così grande per tutta la sua vita, si sente persa come dentro ad un labirinto di specchi, che le rimandano solo e unicamente immagini di sé stessa e nient’altro.

 

Dopo l’ennesima curva, uguale a tutte le altre curve appena passate, la Dick Torpin inizia a sussultare: prima piano, poi sempre di più, con foga, come se stesse tossendo dopo che le è andato un boccone di traverso. Newton si allarma: “Che succede?”. Anche Anathema si volta a guardare interrogativa lui e il cruscotto, mentre la cacofonia meccanica giunge ad un climax e poi si arresta: la Dick Torpin, sfinita, si ferma in mezzo al nulla, su quella strada buia costeggiata di abeti innevati.

“Oh, andiamo!”: Newton batte frustrato una mano sul volante, ma questo non basta sicuramente a far ripartire la Dick Torpin, che ha ceduto sotto la morsa del freddo e della strada dissestata. “Che cosa sta succedendo?!” si allarma Anathema, quasi gridando. “Io...io non lo so”: Newton scuote la testa senza voltarsi verso di lei, sperando che fissare il cruscotto faccia improvvisamente ripartire l’auto.

“TI AVEVO DETTO DI CONTROLLARLA PRIMA DI PARTIRE!” tuona Anathema, che ormai ha toccato il fondo della sua frustrazione.

Newton cerca di difendersi: “Ma...ma io l’ho fatta controllare…”.

“Non sei capace di fare niente, NIENTE! Né di tenerti una macchina, né un lavoro! NIENTE! Sei solo un PERDENTE! E io non ce la faccio più a stare con un miserabile perdente come te!”.

Con un solo movimento fluido, Anathema afferra la borsetta e slaccia la cintura, mentre con l’altra mano apre la portiera e scivola fuori dalla macchina. La lamiera cigola indifesa quando la portiera viene sbattuta con veemenza.

“Aspetta! Anathema!”: Newton incespica nella cintura mentre si incastra nella manopola del finestrino; con il gomito apre accidentalmente la portiera, perde l’equilibrio e si ritrova a ruzzolare nella neve morbida, insaccato nella cintura che lo stritola beffarda. Si divincola goffamente e si rialza svelto, guardandosi intorno: Anathema è già sparita, inghiottita dalla notte. Newton osserva i fiocchi di neve cadere lenti nella luce fioca e asimmetrica dei fari della Dick Torpin che inerme e incolpevole si è impantanata proprio lì, nel nulla, insieme alle speranze di Newton di recuperare il rapporto con quella donna bellissima che era piombata nella sua vita, illuminandola di riflesso.

Newton potrebbe seguire le impronte lasciate da Anathema: sa che nella neve fresca sono ancora visibili – l’ha sentito dire una volta in un telefilm – e gli basterebbe farsi luce con il cellulare. Fa freddissimo e nuvolette di condensa si affollano intorno al suo viso.

Dentro di sé, però, Newton non trova il coraggio per affrontare il suo sguardo, non ancora: sa perfettamente che Anathema ha ragione quando gli dice che lui è un perdente, perché lo è. E’ un perdente nato e l’unica azione significativa compiuta nella sua vita è stata distruggere il sistema di comunicazione che controllava il lancio dei missili nucleari nella base aerea di Tadfield. Distruzione, tra l’altro, completamente accidentale: lui, quei computer, voleva solo ripararli.

Sconfitto e sconsolato da questi pensieri bui, Newton si siede di nuovo sul sedile e riesce in qualche modo a sciogliere i grovigli della cintura, che si riarrotola mesta. Chiude piano la portiera e guarda fisso davanti a sé. Spegne i fari, nella speranza che risparmiare quel poco di batteria possa in qualche modo contribuire al riavvio miracoloso dell’auto. Con ben poche speranze in cuore, gira la chiave: il motore borbotta appena e poi tace.

Newton incrocia le braccia sul petto e sospira sconsolato: sarà prudente lasciare che Anathema si avventuri fuori, al buio e nella neve fresca? Ha molta fiducia in quella donna volitiva e passionale e nelle sue capacità di giudizio: sa che è molto più facile che sia lui a finire nei guai nel tentativo di riportarla là. A che pro, poi? Per stare, stretti e arrabbiati, in un abitacolo freddo ad aspettare che qualcuno li recuperi?

A proposito...perché non chiamare un carro attrezzi? E’ la vigilia di Natale, ma qualcuno ci sarà disposto a venire in soccorso a due ragazzi spaesati. Newton estrae dalla tasca il suo smartphone e prova subito a chiamare il numero di emergenza, ma sgrana gli occhi quando vede che non c’è il minimo accenno di segnale: non solo è bloccato nella neve su una strada sconosciuta, al buio e al freddo, ma è pure isolato dal mondo.

Il ragazzo alza gli occhi al cielo e grugnisce esasperato: grandioso! Non può fare niente per risolvere la situazione se non aspettare e sperare in un miracolo. Abbassa lo sguardo sullo schermo del suo smartphone, dove fa bella mostra di sé una foto di loro due assieme, sorridenti e abbracciati in un pomeriggio di sole. Sblocca lo smartphone e scorre pigro nella home: se non fosse per Anathema, lui avrebbe ancora il suo vecchio Nokia con tastiera fisica, una reliquia di cui va ancora molto orgoglioso. Anathema l’aveva convinto a provare uno di quei nuovi telefoni che invadevano ormai tutti i negozi di elettronica e all’inizio lui temeva di fargli fare la stessa fine di un qualsiasi pc nelle sue mani. Contrariamente a ogni logica però, dopo una prima titubanza si era trovato a familiarizzare con il design compatto e le icone colorate e in breve si era ritrovato a installare dallo store dei giochini per passare il tempo, tra un colloquio e l’altro.

Ecco, se veramente Newton potesse affermare di avere un talento, sarebbe quello per i giochi per il telefono: ne gioca di tutti i tipi e si posiziona sempre piuttosto in alto nelle classifiche, senza troppo sforzo. Piccolo e inutile, ma pur sempre un talento.

Il suo gioco preferito si chiama Kings of Time. La premessa del gioco è semplice ma originale: un Mastro Orologiaio ha creato per la sua città l’Orologio più bello di tutti i tempi ed è stato proclamato Re degli Orologi. Il suo regno è prospero e i suoi sudditi sono felici e sempre in orario. Un giorno però, un Orologiaio Malvagio, invidioso del successo del Re degli Orologi, sottrae un piccolo ma fondamentale ingranaggio, facendo così fermare l’Orologio. Il ruolo del giocatore è di superare tutti i livelli, per raggiungere l’Orologiaio Malvagio e sconfiggerlo, recuperando infine l’agognato ingranaggio. I livelli si superano combinando insieme ingranaggi, lancette e pendoli dello stesso tipo, forma o colore. Il giocatore può contare su due formidabili aiutanti, Tikki e Tokki, che gli forniscono armi, potenziamenti e bonus. Newton è imbattibile a quel gioco e giusto il giorno prima ha superato l'ultimo livello e ha recuperato l'ingranaggio, spedendo l’Orologiaio Malvagio nella Terra Senza Tempo, dove tutto rimane sempre fermo. Una sorte orribile.

 

Newton apre l’applicazione di Kings of Time, in cerca di una distrazione dai suoi pensieri impietosi. Anche senza segnale, gli ultimi livelli che ha giocato sono disponibili per essere avviati di nuovo. Sotto la giacca pesante indossa un maglione che gli da un prurito insistente, ovunque: è un regalo di Anathema dello scorso Natale e a lui piace molto, nonostante gli accostamenti di colore orrendi e le due sottospecie di alci che lo decorano. Gli sembrava la cosa giusta da indossare per quella cena di Natale a cui forse non arriveranno mai.

 

Nonostante il prurito, un brivido gli corre lungo la schiena: a macchina spenta il riscaldamento non funziona. Newton appoggia il telefono in uno dei vani portaoggetti della Dick Torpin e si stringe nel cappotto. Chiude gli occhi, chiedendosi se non sia davvero il caso di uscire a cercare Anathema, ma qualcosa cattura la sua attenzione, come un bagliore percepito da dietro le palpebre chiuse. Quando riapre gli occhi, nota che lo schermo del suo smartphone brilla come non ha mai fatto prima. Incuriosito, allunga una mano verso lo smartphone e se lo avvicina al volto, mentre l’indice dell’altra mano gli spinge gli occhiali lungo il dorso del naso. Non capisce cosa sta guardando, ma vede una luce perlescente, che sembra stia lasciando il posto ad una figura che gli sembra familiare. Newton strizza gli occhi, mentre i contorni della figura si fanno sempre più distinti: può riconoscere una forma rotonda, delle braccia stilizzate che terminano in mani guantate di bianco, una specie di baffo a saetta che termina con una freccia, che buffo! Sembra una lancetta, proprio come i baffi di Tokki, si sorprende a pensare Newton, che spalanca gli occhi per la sorpresa quando davanti a lui si materializza proprio la mascotte del suo gioco preferito, la sveglia antropomorfa Tokki.

Forse ho giocato un po’ troppo in questi giorni, è il caso che mi prenda una pausa, sussura Newton tra sé e sé, ma Tokki inizia a parlare e riempie di dubbi la testa del ragazzo: "PulsyTheBest! Sei tu?" chiede Tokki con una vocetta nasale. Newton trasalisce: "PulsyTheBest" è il suo nick nel mondo di gioco. Non c'è dubbio che Tokki stia cercando proprio lui. "S-sì... Sono... Sono io..." risponde esitante. Sarà una trovata pubblicitaria? Cosa non si inventano oggigiorno per farti acquistare la versione Pro delle app!

Tokki riprende a parlare e la sua voce tradisce un’urgenza disperata: "Ti prego, aiutaci! Il nostro mondo è in pericolo e tu sei l'unico che può salvarlo!"

"Come mai lo chiedi proprio a me?" chiede Newton sospettoso.

"Sei al primo posto nella classifica mondiale da ben quattro giorni!" ed è vero: dopo un furioso testa a testa con un altro giocatore, residente nel Regno Unito esattamente come lui, da ben quattro giorni Newton è solidamente al primo posto nella classifica mondiale.

"Cosa... Cosa vuoi che faccia?" chiede Newton, pentendosi immediatamente di averlo chiesto.

"Devi venire con me!" lo implora Tokki, tendendo verso di lui una manina guantata che sembrerebbe proprio uscire dallo schermo dello smartphone, se Newton non sapesse che è impossibile.

 

Newton guarda quella manina bianca e pensa che, in fondo, dopo tutte le cose pazzesche vissute qualche tempo prima, questa non è davvero così strana: aveva seguito le profezie di una Strega vissuta quattro secoli prima e aveva sventato l'Apocalisse; per farlo, aveva aiutato una donna bellissima, con cui aveva fatto sesso per la prima volta in vita sua, solo poche ore dopo averla conosciuta (questa è la cosa a cui ad oggi crede ancora meno di tutte); aveva incontrato due angeli e un giovanissimo Anticristo che aveva riscritto la realtà a suo piacimento... Perché dunque non aiutare Tokki? Gli sta anche molto simpatico.

 

Newton si decide così a stringere quella manina guantata di bianco che Tokki tende verso di lui; immediatamente, qualcosa di molto strano accade: le loro mani iniziano a brillare. Una luce intensa si fa strada tra le loro dita giunte, come se nell’incavo tra le mani stringessero una stella. Newton nota un calore invitante che pervade le sue dita e si propaga lungo la mano, scivolando lungo il braccio e fino alla spalla, estendendosi al volto: in un baleno, tutto il suo corpo viene investito da questa luce accecante. All'improvviso Newton si sente risucchiare in un posto molto lontano dalla Dick Torpin. Con un poco dignitoso YEEEHHHOOOOOHHHH, Newton si abbandona alla caduta, agitando braccia e gambe. Cade per un tempo infinito, ruzzolando a mezz'aria, per poi atterrare malamente sulla schiena con un tondo sordo.

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Capitolo 2
*** In viaggio ***


Il dolore della caduta ruba il respiro dai polmoni di Newton, che geme malamente mentre si rialza goffamente. Per qualche miracolo, gli occhiali gli sono rimasti saldi sul naso. Con non poca fatica, si mette seduto, massaggiandosi la zona lombare. Si guarda intorno, prima distrattamente, poi intenzionalmente: tutto intorno a lui sembra profondamente diverso, profondamente….sbagliato. La penombra ricopre ogni cosa come un velo, sfumando i contorni delle cose intorno a lui. Newton riesce a distinguere solo strane sagome squadrate o rotondeggianti, che non hanno proprio nulla di umano, né di naturale.

Uno schiocco di dita rompe il silenzio: una luce soffusa riempie lo spazio intorno a Newton, che non riesce a capire da dove venga. Sembra che sia semplicemente...tutt’intorno a lui.

Ora Newton vede molto meglio e gli basta una rapida occhiata per splancare gli occhi per la sorpresa: tutte le sagome squadrate e rotonde che coglieva nella fioca luce altro non erano che sveglie, torri, orologi a cucù e quadranti di ogni tipo. Tutto gli è familiare, ovunque i suoi occhi colgano un dettaglio: sono tutti elementi che ha incontrato nei livelli del suo videogioco preferito, Kings of Time. Newton si alza, gira su sé stesso incredulo e apre le braccia: non può che arrendersi all’evidenza!
Qualcosa però rimane profondamente sbagliato e Newton ci mette un paio di minuti ad inquadrare cosa sia, ma poi ce la fa: in Kings of Time, ogni livello ha sfondi colorati e allegri, tutto è perennemente in movimento e ogni cosa funziona con la precisione di un orologio ben calibrato. Ogni cosa lì si muove in sincrono con le altre, in un perfetto equilibrio che si mantiene da solo.

Ora però, tutto è fermo, spento, abbandonato. Molte cose sembrano rotte, vuote. Non un alito di vita soffia su questo luogo. Una grande angoscia stringe il cuore di Newton, che all’improvviso si sente come se avesse appena saputo della morte di un caro amico d’infanzia. Nel gioco, il Regno risuona di musica e risate, c’è allegria e gioia ovunque. Qui, invece, tutto è silenzio, angoscia, tetra attesa della fine.

“E’ tutta colpa dell’Orologiaio Malvagio” esordisce Tokki in un soffio. Persino la sua voce, di solito squillante e nasale, è bassa, lenta e grave. “Nessuno si sarebbe mai aspettato che qualcuno potesse scappare dalla Terra Senza Tempo; eppure, lui c’è riuscito”.

“Come ha fatto?” chiede Newton, che ormai non si stupisce nemmeno di vedere Tokki a grandezza naturale, cioè circa un metro e venti centimetri d’altezza.

“Nessuno lo sa. Ciò che sappiamo tutti, però, è che è tornato, per vendicarsi e lo ha fatto in un modo terribile!”.

“Ha...rubato un altro ingranaggio?” azzarda Newton.

“Ha fatto molto di peggio! Ha privato la Torre dell’Orologio della sua ancora!”.

“A-ancora…?”.

“Sì, esatto! Senza quella, l’Orologio si è fermato e con lui tutto il Regno!”.

“Scusami Tokki, ma...come fa un orologio...ad avere...un’ancora?!”.

“L’ancora è un meccanismo fondamentale negli orologi a pendolo! Quell’ancora in particolare, è unica nel suo genere! E’ progettata per resistere all’usura e alle forti pressioni, le sue palette sono due cilindri di zaffiri purissimi! Non è possibile sostituirla perché nessun altro materiale potrebbe reggere lo sforzo!”.

Newton si ferma a pensare a quel che la mascotte ha appena detto e si rende conto che...ha senso. Il Mastro Orologiaio ha costruito un gigantesco orologio a pendolo, che riesce a essere enormemente preciso, in barba alle dimensioni, proprio perché il suo creatore si è procurato i materiali migliori in tutto il Regno. Viene mostrato nell’intro del gioco ad ogni avvio.

“Il Regno è immobile, il sole non sorge più e regna una notte continua e implacabile. Di questo passo, presto il Regno degli Orologi diventerà come la Terra Senza Tempo e per tutti noi...sarà la fine”.

Newton guarda Tokki con occhi spalancati: è qui da pochi minuti, ma ha la sensazione netta e precisa che quel posto faccia parte della sua vita da moltissimo tempo. In effetti, è così: gioca a Kings of Time da quando l’app è approdata sullo Store e anche se ora non saprebbe dire quanto tempo sia, sicuramente è abbastanza per dispiacersi del suo declino. Newton si guarda intorno, ancora spaesato: non può semplicemente lasciare che il Regno degli Orologi vada alla deriva, deve fare qualcosa. Tikki, Tokki e tutti gli abitanti del Regno gli hanno regalato tante ore spensierate e gli hanno tenuto compagnia, lo hanno rallegrato e sarebbe ignobile non fare nemmeno un tentativo per aiutarli.

“Tokki!”: una voce sottile e quasi femminile arriva alle orecchie di Newton da qualche punto dietro di lui. Si gira e sgrana ancora di più gli occhi: davanti a lui, nel suo metro e ottanta di grandezza naturale, c’è l’altra mascotte del videogioco: Tikki, un orologio a pendolo con voce femminile, alta e graziosa.

“Tu devi essere PulsyTheBest! Oh, che gioia che tu sia venuto! Forse il Regno ha ancora una speranza!”: Tikki prende una mano di Newton e la incastona tra le proprie; Newton si sorprende di non avvertire alcun calore provenire da quelle mani guantate di bianco. Tikki gli suscita un’immediata simpatia, così le sorride. “Io sono Tikki, ad ogni modo!”.

“Ti ringrazio per la fiducia, Tikki, ma onestamente...non ho la più pallida idea di cosa potrei fare per aiutarvi...p-però...VOGLIO aiutarvi!” si affretta ad assicurare Newton.

“Splendido! Puoi cercare l’Orologiaio Malvagio allora! L’abbiamo visto scappare verso la Collina degli Istanti Eterni! Forse si è rifugiato lassù, nella Rocca del Tempo Che Non Torna Più Indietro!”: Tikki punta un indice guantato ad indicare un edificio massiccio e imponente che, abbarbicato in cima ad una collina, domina la Città degli Orologi. “Possiamo arrivarci in fretta se passiamo per il Bosco dei Minuti Lunghissimi!”.

“A-ehm...ecco, io...non s-sono molto e-entusiasta di...andare da solo in un bosco che non conosco” balbetta Newton, già tremando all’idea dei pericoli sconosciuti che possano annidarsi fra gli alberi. Questa parte del Regno non era mai comparsa nel videogioco e questi nomi non gli suonano per niente familiari.

“Ma tu non sarai solo! Io verrò con te!”esclama Tikki.

“Verrò anche io! Insieme possiamo farcela!” gli fa eco Tokki, la voce un po’ più acuta adesso.

“A-allora è deciso...andiamo!”: Newton si sente più tranquillo, adesso che sa che Tikki e Tokki saranno al suo fianco.

 

L’improbabile trio si addentra così nel Bosco dei Minuti Lunghissimi.

Newton si guarda intorno, aspettandosi di sentire il buio pieno dei rumori inquietanti che si sentono in qualsiasi altro bosco, foresta o giardino durante la notte. Tutt’intorno però tace: nel fioco chiarore che penetra tra le fronde, Newton aguzza la vista e sgrana gli occhi quando realizza che ogni cosa, intorno a lui, è artificiale. Per la precisione, ogni cosa è meccanica: gli alberi, gli animali, i fiori...su ogni cosa fanno bella mostra di sé viti, bulloni e ingranaggi. Tutto fermo e immobile, proprio come in città.

I nostri procedono veloci nel bosco; parlano poco, badando a dove mettono i piedi. Il silenzio morde le loro orecchie, ma non osano parlare.

Qualcun’altro però lo fa al posto loro: all’improvviso una voce agghiacciante, metallica e distorta, come il rumore di mille cacciaviti incastrati tra altrettante ruote dentate, rimbomba nel bosco: “Dunque i miei sospetti erano fondati! Il campione del Mondo di Fuori è venuto fin qui per cercare di salvare questo piccolo, miserabile Regno!”.

“E’ l’Orologiaio Malvagio!” grida Tikki.

“Correte!” incalza urgente Tokki.

I tre iniziano a correre a perdifiato, incespicando e saltellando. La voce li insegue minacciosa: “Non ce la farai mai...non sei nessuno...questo regno sarà mio e mio soltanto!”. Una risata ghiacciata riempie il Bosco, mandando brividi feroci lungo la schiena di Newton. Poi uno scoppio, un lampo e del fumo: i nostri si fermano tossendo. Si guardano intorno e sventolano le mani: subito si accorgono che qualcosa è cambiato...un ticchettio, prima sommesso, poi sempre più insistente, ha scacciato il silenzio.

E’ un attimo: gli alberi tutt’intorno a loro iniziano ad agitare freneticamente i rami; i fiori al suolo fanno ruotare le loro corolle di petali in girandole mortali; animali di ogni tipo fanno capolino nella notte, con bagliori sinistri negli occhi. Ovunque guardino, i nostri tre eroi vedono solo pericoli a perdita d’occhio. Tikki e Tokki si stringono a Newton: “Farmi a-a-ammazzare non era proprio il mio p-p-piano per questa V-Vigilia di N-Natale” balbetta il ragazzo.

“Tikki, presto! La Borsa Bonus!”: Tokki aveva previsto che avrebbero avuto bisogno di rinforzi e se ne sono procurati un bella scorta.

“Ecco, prendi!”. Tikki apre la borsa e Newton riacquista il sangue freddo alla prima occhiata: questo è pane per i suoi denti!

“PulsyTheBest, cosa suggerisci?”.

Newton non si aspettava che Tokki gli chiedesse un suggerimento: “Potremmo usare...una Bomba a Tempo 0! Manca molto per uscire dal Bosco?”.

 

Bomba a Tempo 0: ferma il tempo di gioco per 60 secondi. Il giocatore che l’ha lanciata è l’unico a poter agire durante questo periodo di tempo: può creare combinazioni, usare potenziamenti, sbloccare abilità.

 

“No davvero. Il margine è là, davanti a noi”.

“Allora basterà”. Newton fruga nella Borsa Bonus e trova quel che stava cercando: una sfera nera e lucida con un pulsante rosso sopra. Guarda le due mascotte negli occhi e parla con voce stranamente ferma: “Adesso dobbiamo correre – un respiro pesante gli corre tra le labbra – Pronti?”.

 

Un’esplosione, una nuvola di fumo bianco, brillantini argentati ovunque e tutto torna ad essere immobile com’era fino a pochi minuti prima. Newton, Tikki e Tokki schizzano a perdifiato tra gli alberi di nuovo immobili, schivando rami nelle posizioni più assurde e animali che erano sbucati fuori dal niente.

I secondi scorrono veloci mentre i tre macinano terreno. Il limitare del bosco è a pochi metri da loro e l’aria brucia nei polmoni di Newton come se respirasse da una fornace. Un “puf” sordo segnala che la bomba ha esaurito il suo effetto: tutti i ticchettii di tutte le creature del Bosco ripartono all’unisono e la gazarra riprende dallo stesso momento in cui si è interrotta. Tokki salta sulla schiena di un tasso meccanico, Tikki si lancia in scivolata per schivare due fendenti da un albero di fronte a lei e Newton incespica e rotola, evitando le lame rotanti di due cespugli di fiori quasi per un pelo: riesce a tuffarsi oltre il limitare della foresta, mentre dei minacciosi petali rosa gli falciano l’orlo di una gamba del pantalone. Se finora Newton poteva ancora avere dei dubbi sul fatto che si trovi o meno in un sogno, ora sono completamente dissolti. Respira forte per recuperare fiato e la testa gli gira. Non è esattamente quel che si dice un uomo d’azione...ma quando si era trattato di decidere quale bonus usare e come, non aveva avuto dubbi, né su cosa fare, né su come farlo.

Le elucubrazioni di Newton vengono interrotte dalla mano guantata di Tokki che si insinua nel suo campo visivo, offrendogli aiuto per tirarsi in piedi: Newton alza gli occhi verso di lui e afferra la sua mano, sollevandosi. Si spazzola della polvere immaginaria dai vestiti e si guarda intorno: si trovano in una radura aperta, fiocamente illuminata da una luna meccanica che esattamente non si capisce come possa riflettere alcuna luce.

“Dove...dove siamo?” chiede Newton, spaesato.

“Questa è la Radura del Tempo Perso e la Collina degli Istanti Eterni è proprio davanti a noi. Se proseguiamo dritti, arriveremo in un baleno” annuncia Tikki, trionfante.

Newton non è d’accordo: “Non...non è la migliore delle strategie, perché siamo allo scoperto. Sarebbe meglio costeggiare il bosco”.

“Per tornare a litigare con gli alberi assassini? Assolutamente no!”.

“Io propongo di deviare per il Lago dei Bei Tempi Andati. Sarà più lunga, ma più sicura” propone Tokki.

“Mi piace quest’idea” conviene Newton.

“Ma ci metteremo TANTISSIMO!” obietta Tikki.

 

La loro discussione viene interrotta da un feroce clangore metallico proprio sopra le loro teste. Sembra che il cielo si stia squarciando: è di nuovo la voce dell’Orologiaio Malvagio.

Siete ancora vivi...anche tu, campione del Mondo di Fuori. Ma è stata solo questione di fortuna!

I tre si guardano intorno e volgono lo sguardo al cielo, ma trovano solo la luna mesta.

“Come fa a sembrare sempre così vicino a noi quando parla?” chiede Newton.

“Non lo so e non mi piace”: Tokki gli si fa vicino e allunga un braccio verso Tikki. I tre si stringono schiena contro schiena.

Ah, è stato molto divertente attaccarvi dove potevate muovervi liberamente e stanarvi. Ora però siete allo scoperto...ed io mi sono stancato...quindi ADDIO!”. Un’altra volta quella risata che graffia l’anima e offende lo stomaco. Il trio continua a guardarsi intorno e questa volta è Tokki a percepire il pericolo per primo: “Oh no...oh no! PRESTO! AL RIPARO!”.

Newton segue il suo sguardo e si paralizza per l’orrore: non uno, non tre, bensì uno stormo intero di quelli che sembrano essere corvi, meccanici e giganteschi, sta volando verso di loro. Tikki gli cade addosso nel tentativo di scappare via, Tokki li ha già distanziati di qualche metro, andando verso la pineta che costeggia il Lago dei Bei Tempi Andati: Newton incepisca e cade a sua volta sulla schiena. Terrorizzato, osserva impotente i corvi farsi sempre più vicini. Le loro grida garrule gli riempiono le orecchie.

“PulsyTheBest!”: Newton si riscuote quando Tikki, accovacciata di fianco a lui, lo scuote. I due si alzano in fretta e incespicando corrono via, infilandosi alla cieca dentro la pineta, seguendo l’esempio di Tokki.

I corvi gridano, ma non rinunciano a raggiungere le loro prede: atterrano, piegano le ali e partono all’inseguimento, correndo sulle loro zampette metalliche ed infilandosi nella pineta a loro volta.

Il silenzio è inframezzato solo dai loro passi di corsa e dal fiato corto di Newton, dai rami che si spezzano e dagli animali che scappano sentendo avvicinarsi questi passi.

Lo stormo agisce in maniera feroce, accerchiando i nostri beniamini e cercando di spingerli verso un’area senza via d’uscita.

Tokki però non ci sta: “Tikki! La Borsa Bonus!”.

Tikki si slaccia il borsello dal fianco e lo lancia a Tokki. “PulsyTheBest! Big Bang o Granata Dimenticata?”.

 

Big Bang: una volta lanciato, Big Bang distrugge qualsiasi cosa presente sul campo di gioco e il giocatore che l’ha usato accede direttamente al livello successivo; i contatori dei valori salute e vite rimanenti vengono ripristinati ai livelli di default.

 

Granata Dimenticata: questo potenziamento si attiva 15 secondi dopo essere stato lanciato sul campo di gioco e distrugge ogni cosa in un raggio di 5 caselle.

 

“La seconda!” grida Newton sfidando i propri polmoni al collasso.

“E granata sia!”: Tokki afferra un piccolo dodecaedro blu scuro con un anellino; se lo porta alla bocca e ne stacca l’anello coi denti, per poi farlo rotolare con noncuranza dietro di loro. “AL RIPARO!” grida prima di rifugiarsi davanti ad un tronco d’albero. Tikki e Newton fanno lo stesso.

I corvi passano ignari, pensando di aver stanato le loro prede e sembrano non accorgersi del puntino blu che corre tra le loro zampe.

Newton conta mentalmente fino a 15, cercando di ignorare i cigolii e i versi striduli dei corvi che si fanno sempre più vicini, sempre più vicini…

...13...14...15! Non succede nulla però.

Newton fa appena in tempo a lanciare uno sguardo interrogativo a Tokki che la granata esplode: il contraccolpo lo fa cadere sulla schiena e un dolore acuto gli trapassa le costole. Gli gira la testa e le orecchie gli ronzano. Le voci di Tikki e Tokki borbottano appena, ovattate come tuoni di un temporale lontano. I due lo aiutano a rialzarsi e insieme, zoppicando e incespicando, si allontanano camminando alla cieca nel fumo che si dirada piano piano. Non sentono nessun rumore alle loro spalle oltre al crepitio delle fiamme: la Granata Dimenticata deve aver fatto piazza pulita di tutti i corvi.

 

Il trio avanza scompostamente e con fatica: sono stanchi, doloranti e continuano a inciampare, non vedendo niente. Il terreno si fa limaccioso, per cui intuiscono di stare andando nella direzione giusta: una volta arrivati al Lago dei Bei Tempi Andati, basterà costeggiarlo per arrivare alla Collina degli Istanti Eterni.

La stanchezza si fa sentire e i passi del trio si fanno pesanti: alzare i piedi dal terreno diventa davvero dura. Devo essere davvero stanco, per fare così fatica...si dice Newton.

I loro passi si fanno sempre più lenti e diventa arduo convincere le ginocchia...no, questo è davvero troppo strano: Newton si decide a esaminare il terreno di fronte a loro e lo trova davvero chiaro e nota che i piedi affondano completamente.

“Ragazzi...scusate...non vi sembra che il terreno qui abbia qualcosa di...diverso?” dice con voce tremante alle due mascotte.

Tokki sospira e abbassa distrattamente lo sguardo, per poi trasalire: “Per tutte le lancette! Siamo in trappola!”. Tikki segue il sguardo e lancia un grido, lasciando per un attimo la presa su Newton, che perde l’equilibrio e cade goffamente a terra, trascinando con sé anche Tokki, che non riesce a reggersi sulle gambe. Tikki si tuffa ad aiutarli, ma non riesce a fare leva sul terreno, perché è troppo molle e instabile.

“Cosa...cosa sta succedendo?!” grida Newton, cercando di puntellarsi sui gomiti ma senza successo.

“Sono le Sabbie che Scorrono Troppo Piano e noi ci siamo impantanati dentro! E’ la fine!”.

Gli occhi di Newton si allagano subito per il terrore: sono bloccati dentro a delle specie di sabbie mobili, non esiste via di scampo.

E’ finita.

Game Over.

Non rivedrà mai più sua madre, i suoi nonni…

Non bacerà mai più Anathema…

Tikki scoppia a piangere quando si accorge che non riesce più a tirare fuori la mano dalla sabbia. Tokki si guarda intorno cercando un ramo basso a cui aggrapparsi ma non ne trova.

Pensa Newton, pensa...ci dev’essere qualcosa che potete fare…

“Ma certo!”: Newton ha un’illuminazione improvvisa. “Se usiamo Big Bang, tutto ciò che ci sta intorno verrà distrutto, comprese…”.

“Comprese le Sabbie che Scorrono Troppo Piano! Ma certo! Oh, sei veramente un campione, PulsyTheBest!” esclama Tokki.

Con non poca fatica, lottando contro la sabbia che gli ha inghiottito un gomito, Tokki riesce ad aprire la Borsa Bonus: scava con le dita fino a trovare quel che cerca: una piccola sfera di vetro con dentro quelle che a prima vista sembrano galassie sospese in un cielo stellato.

“Preparatevi” sussurra e allunga una mano verso Newton. Il ragazzo la afferra e poi si volta verso Tikki, offrendole l’altra mano. Lei lo guarda con occhi da cerbiatto spaventato e lui la rassicura: “Funzionerà”. Tikki annuisce e afferra la sua mano.

Tokki lascia cadere Big Bang sul terreno: immediatamente la sfera viene inglobata dalla melma. Una bolla d’aria risale alla superficie e scoppia con un sommesso “pop”. I tre aspettano trattenendo il fiato, ma sembra proprio non succedere niente.

Tokki alza gli occhi verso i due compagni d’avventura: “Beh...finchè è durato, è stato bello...giocare con voi…”.

Newton fa per rispondere, ma si blocca e aguzza le orecchie: “Ascoltate! Non sentite anche voi questo rumore?”. Una specie di rombo, sordo e sottile all’inizio e poi sempre più profondo, riempie l’aria, la terra, le loro ossa. E’ come se un gigantesco motore si stesse avviando. La sorpresa si dipinge all’istante sul volto dei tre. “Reggetevi forte!” urla Tokki e la sua voce si perde nel boato fragoroso che segue subito dopo.

Newton chiude gli occhi e si sente sbalzare, ma non è una situazione sgradevole: gli ricorda la sensazione che gli dava essere lanciato in aria da suo padre, quando era molto piccolo e lui era ancora vivo. Ogni volta, aveva l’assoluta certezza che suo padre l’avrebbe preso al volo.

 

Il volo è breve, brevissimo: in pochi secondi i tre atterrano sui propri piedi. Newton apre gli occhi e si trova davanti un portone di legno a due ante, ad arco, gigantesco. Si guarda le mani, poi si tocca la faccia, le braccia, la schiena: non ha più nessun dolore! Il potenziamento Big Bang ha ripristinato anche la sua salute al massimo. Ah! Adora questo gioco!

Tikki e Tokki gioiscono e si abbracciano, saltellando e squittendo. “Ce l’abbiamo fatta!” grida Tikki.

“E siamo arrivati in cima” conclude Tokki, volgendo lo sguardo in basso: i tre sono atterrati in cima alla Collina degli Istanti Eterni, proprio di fronte alla Rocca del Tempo Che Non Torna Più Indietro.

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Capitolo 3
*** Canto del cigno ***


La Rocca del Tempo Che Non Torna Più Indietro si erge minacciosa di fronte a loro. Il portone d’ingresso è serrato e i nostri tre eroi non hanno la minima idea su come aprirlo. Si avvicinano guardinghi, per ispezionarlo.

Il legno delle ante è scuro e levigato e i bordi sono ribattuti con una qualche lega dorata che brilla sinistra alla luce della luna. Non ci sono maniglie, né battenti: apparentemente, la porta può essere aperta solo dall’interno o…

“...o con qualche meccanismo nascosto” conclude Tokki, che sta ragionando ad alta voce. Newton si è inginocchiato per provare a sbirciare sotto il portone, invano.

“Ragazzi! Guardate qui!”: Tikki si è allontanata di qualche metro e sta indicando il terreno ai suoi piedi. Quando Newton e Tokki le vanno incontro, capiscono subito cosa Tikki voglia mostrargli: il terreno sconnesso e chiazzato d’erba che circonda la rocca lascia il posto a delle pietre grigie, disposte a formare un quadrato di circa 3 metri di lato. Sembrano essere le stesse pietre delle mura della Rocca.

All’interno del quadrato giacciono quelle che sembrano essere mattonelle, decorate con delle fantasie che sembrano simili tra loro, ma in realtà sono tutte diverse. Ce ne sono otto.

“Credete che significhi qualcosa…?” dice Tikki, incerta. Tokki scuote la testa, pensieroso. Newton fissa le mattonelle in silenzio per lunghi secondi, studiandone le decorazioni. “No...non può essere…”. Le due mascotte si voltano verso di lui con aria interrogativa: “Ci capisci qualcosa, PulsyTheBest?”.

Newton allarga le braccia, venendo a patti con la sua intuizione: “E’ un puzzle!”.

“Cosa intendi?”: Tokki non ha familiarità con la parola e non sa se sia una cosa buona o cattiva.

“E’ un puzzle”, ripete Newton, entusiata. “Le mattonelle possono essere disposte a formare un’immagine! Quando l’avremo risolto, magari...succederà qualcosa!”.

“Si aprirà il portone!” esclama Tikki, saltando.

“Va bene, ma come si risolve questo...pasol?” chiede Tokki, non particolarmente convinto.

“E’ un puzzle. Dobbiamo spostare le mattonelle, usando lo spazio vuoto per fare posto man mano”.

“Non ho capito niente, ma sei il campione del Mondo di Fuori e sai come tirarci fuori dai guai. Mostrami ciò che devo fare!”.

Newton vorrebbe replicare a quest’attribuzione di competenze che reputa eccessiva, ma l’urgenza ha la meglio e i tre si chinano subito a studiare i disegni sulle mattonelle. A prima vista sembrerebbe rappresentare una torre con orologio, il logo del gioco. Newton afferra il bordo di una delle mattonelle per tirarla a sé e scopre di non potercela fare: la lastra di pietra è incredibilmente pesante; solo quando Tokki si china a spingerla, i due riescono nell’impresa di metterla nella posizione corretta.

Ora però ne mancano altre sette e richiedono tutte diverse manovre. Tokki e Newton si scambiano un’occhiata incredula.

“Di questo passo, non ce la faremo mai”, osserva Newton sconsolato.

“Se queste lastre scorrono, possono anche essere sollevate, magari?”, suggerisce Tikki.

“Sì, ma...sarebbe come...barare”, risponde titubante Newton, che non si sente a suo agio all’idea di usare scorciatoie e mezzucci nemmeno nel Mondo di Fuori. Tikki però è ben determinata a mettere in pratica la sua idea e forte del suo metro e ottanta e della sua piantana massiccia, infila le dita guantate sotto una delle mattonelle e prova subito a tirare verso l’alto. Sembra quasi riuscirci: la lastra si solleva di un paio di centimetri.

Prima però che i tre possano esultare, un filo di fumo inizia ad uscire da sotto la mattonella e uno scoppio sordo ferisce le loro orecchie: Tikki viene sbalzata con violenza verso la parete della Rocca, dove si schianta con un sonoro crack.

“TIKKI!” gridano in coro Newton e Tokki, mentre corrono verso la loro amica, che è scivolata lungo la parete e giace malamente su un fianco, gli arti scomposti. Un lamento flebile giunge dalle sue labbra.

Newton si inginocchia davanti a lei; Tokki l’accarezza piano lungo la piantana, gli occhi spalancati dal terrore: una grossa crepa è ben visibile lungo il fianco e probabilmente corre anche lungo la parte posteriore.

“Tikki, ci senti? Puoi parlare?”, chiede Newton con voce tremante.

Tikki apre appena gli occhi: “Io...sì…”.

“Tokki, abbiamo dei Bonus Salute?”.

“Sì”.

“Bene. Abbiamo un Doppio Bonus?”.

“Non...non ricordo”: Tokki slaccia delicatamente la Borsa Bonus dal fianco di Tikki; la apre e inizia a rovistare all’interno, con mani incerte: “Abbiamo...un Bonus Standard, un Bonus Totale e un Bonus Infrangibile”.

 

Bonus Salute: ripristinano i contatori vita e salute del giocatore e delle mascotte

 

- Bonus Standard: ripristina metà del contatore salute del giocatore

- Bonus Totale: ripristina integralmente il contatore salute del giocatore

- Bonus Infrangibile: ripristina integralmente i contatori vita e salute del giocatore

- Doppio Bonus: ripristina integralmente i contatori salute del giocatore e della mascotte

 

“Niente Doppio Bonus?” chiede Newton incredulo, gli occhi sgranati.

Tokki continua a cercare, poi scuote la testa: “...no. Niente Doppio Bonus”.

Newton guarda Tikki, spaesato e triste: il Doppio Bonus è l’unico Bonus Salute che ha effetto anche sul contatore salute delle mascotte. Quando il contatore salute della mascotte si azzera, questa sparisce e torna a disposizione del giocatore solo quando si completa la serie di livelli che si sta giocando.

 

Tokki si porta il pugno alla bocca e soffoca un singhiozzo. Newton chiude gli occhi e pensa: deve esserci una possibilità.

D’un tratto, l’illuminazione.

“Tokki! Forse c’è un altro modo per aiutarla! Dobbiamo provare a risolvere il puzzle!”.

“Oh...forse...potrebbe valere come passaggio al livello successivo…”. Gli occhi lucidi della sveglia si accendono di speranza: contrariamente a quanto succede per il giocatore, i contatori salute delle mascotte vengono ripristinati una volta passati al livello successivo; se completano il livello in fretta, possono salvare Tikki.

“Sì, forse...forse sì!”.

“Andiamo allora! Tikki, resisti, torniamo subito!”: Tokki corre verso il puzzle, seguito a ruota da Newton, che cade letteralmente in ginocchio di fronte alle mattonelle ed elabora la sequenza più rapida di passaggi per ricreare il disegno.

I due amici tirano, spingono, corrono e incespicano, lanciando occhiate preoccupate a Tikki che giace immobile a occhi chiusi, lì dove l’hanno lasciata e cercando di convincersi che non è troppo tardi per aiutarla.

 

“Avanti Tokki...un ultimo...sforzo!” mugola Newton, ormai senza più forze, esortando la mascotte per ingiungere anche a sé stesso di resistere. L’ultima piastrella striscia piano piano in posizione e con un piccolo tup la sua corsa si conclude.

Tokki si lascia andare sul terreno, in ginocchio, esausto. Newton, con il fiatone, scivola sulla schiena: lo sforzo e la paura gli accorciano il respiro e il debito d’ossigeno gli regala mille scintille che danzano davanti ai suoi occhi.

“Perchè non succede niente?”, si chiede il ragazzo, con voce strascicata e lamentosa.

“E’ tutto inutile!”, sbotta Tokki. Non osa nemmeno alzare lo sguardo su Tikki per paura di non trovarla più lì.

 

Un cigolio sordo, profondo e potente si fa strada nelle loro orecchie, lento, inarrestabile e soprattutto vicino: i due amici spalancano gli occhi per la sorpresa e alzano le teste verso il portone, che si sta spalancando per loro, proprio come avevano previsto. Il rumore è assordante e copre anche i passi di Tikki, che incerta si avvicina ai suoi amici, incredula di essere ancora in grado di camminare. Quando i due la vedono, le saltano incontro, dimenticandosi della fatica e della stanchezza: sono di nuovo assieme e si sono guadagnati l’accesso alla Rocca del Tempo Che Non Torna Più Indietro.

 

L’interno della Rocca è buio: non c’è nemmeno una luce accesa, una fiaccola, una torcia, nulla di nulla. Non appena però i nostri varcano la soglia, tutto si illumina di una luce diffusa, proprio come quella che ha accompagnato i primi passi di Newton nel mondo di gioco. Il portone si chiude piano dietro di loro: non possono tornare indietro, devono solo procedere avanti.

Newton guarda le ante serrarsi con un misto di angoscia e terrore: se fino a quel momento aveva avuto la possibilità di tornare sui propri passi, ora la cosa è definitivamente da escludersi. Si volta a guardare il corridoio che si apre davanti a loro: un largo tappeto rosso con i bordi dorati sarà la guida per i loro passi.

Alle pareti sono appesi enormi arazzi che hanno qualcosa di familiare agli occhi di Newton: man mano che cammina, lascia scorrere lo sguardo fin dove può spaziare e ad un certo punto si ferma a fissare un pannello sul quale è inequivocabilmente ricamata una versione molto prosperosa di Lara Croft.

Newton la fissa per diversi secondi, poi finalmente capisce: tutti quegli arazzi raffigurano immagini del profilo di utenti del gioco. Questa è una Hall of Fame. Il canto del cigno del gioco. L’ultima tappa.

Un nodo gli chiude la gola, mentre i tre camminano in silenzio: qualsiasi cosa succederà, questi saranno i suoi ultimi momenti nel mondo di Kings of Time. Questo aggiornamento è stato un ultimo regalo degli sviluppatori. Non che in futuro non possa venire rilasciato qualche livello speciale, certo, non è da escludersi...ma nemmeno da sperarci.

Newton si sente il cuore gonfio: questo è il suo gioco preferito, gli ha tenuto compagnia, lo ha entusiasmato e ora lo sta anche arricchendo come non avrebbe mai immaginato. Ha provato un senso di euforia simile solo dopo aver sventato l’Armageddon. Dopo quello, lo squallore era tornato prepotente nella sua vita, nonostante la presenza di Anathema all’inizio gli avesse alleggerito quel tormento perenne che abita il suo petto, quel senso di inadeguatezza e inutilità.

A che serve aver salvato il mondo, se non lo sa nessuno oltre a te e alla tua ragazza?

A che serve essere ancora al mondo, se non riesci a viverci decentemente?

 

Il filo dei suoi pensieri autocommiserativi si spezza all’improvviso quando, senza accorgersene, i tre arrivano alla fine del corridoio: il tappeto prosegue sotto il battente di una porta chiusa.

I tre amici si guardano; sanno che dietro quella porta c’è l’Orologiaio Malvagio.

Un cenno d’intesa, qualche occhiata d’approvazione, la mano di Newton sulla maniglia: i tre non osano decidersi. Fino a questo momento, è stato tutto fin troppo tranquillo, per cui devono prepararsi al peggio e potrebbero non avere tempo di pensare a cose come...un addio. Hanno appena rischiato di perdere Tikki e la serietà della situazione è piombata su di loro come delle nuvole nere che si accumulano in fretta all’orizzonte, minacciando un temporale.

 

“Quindi...ci siamo”, comincia Newton, il braccio che quasi trema per la tensione mentre la mano stringe livida il pomello della porta.

“Sì”, prosegue Tokki.

“Ragazzi, io non so come ringraziarvi”, si inserisce Tikki. “Sono tanto contenta di aver vissuto tutto questo con voi!”.

“Anche io”, risponde Newton, con voce rotta, la bocca piegata in una smorfia.

“PulsyTheBest”: Tokki mette la sua manina guantata sulla mano di Newton. “E’ stato un grande onore giocare insieme a te, campione del Mondo di Fuori. Comunque vada, porterò sempre con me il ricordo di quest’avventura”.

“Anche io”: Tikki pone la propria mano in cima alle altre due. “Grazie ancora per avermi salvata, non lo dimenticherò”.

“Grazie a voi. Nemmeno io dimenticherò mai tutto questo”, replica Newton. “Ve lo prometto”.

Con un movimento deciso del polso, Newton gira il pomello: la porta si spalanca piano davanti a loro con un cigolio. Una stanza buia li attende e i tre varcano la porta senza nessuna indecisione.

 

La porta si chiude docile dietro di loro e per un attimo il buio li coccola, morbido come una coperta. Poi, pian piano, luci alle pareti si accendono in coppia, davanti a loro, due a due, per un corridoio che pare infinito.

Lungo le pareti, sono disposte quelle che sembrano bizzarre statue di clown e tante teste a molla che sbucano da altrettante scatole a manovella. Sembrerebbe quasi un circo, ma è tutto caricaturale e grottesco: le espressioni dei clown sono deformate in smorfie terribili e le loro membra cadono come se fossero fatte di cera e si fossero sciolte; alle teste a molla mancano occhi, nasi, orecchie, persino la bocca: in alcune un vago sorriso è solo disegnato, in altre uno squarcio si apre proprio là e ne fuoriesce quella che sembra essere ovatta sporca.

Tutto sembra abbandonato e macilento, a dispetto delle luci bianchissime alle pareti, che appiattiscono le ombre e feriscono gli occhi dei nostri tre eroi, che proseguono nel corridoio guardandosi le spalle.

 

Man mano che i nostri avanzano in silenzio sul tappeto, altri oggetti si profilano nel corridoio: grandi palle decorate a spicchi rossi e verdi, sporche o bucate e flosce; quelli che sembrano essere animali di legno, giganteschi, grotteschi e orribilmente spezzati: giraffe, elefanti, leoni; gabbie rovesciate. Newton si sente come Gulliver nella terra di Brobdingnag e si aspetta di trovarsi una mano gigantesca che tenti di afferrarlo e trascinarlo con sé.

 

“Fermi! Ascoltate!”: Tikki li blocca con un gesto della mano. All’improvviso, tutti e tre diventano coscienti di una serie di ticchettii che vengono da ogni direzione, tutto intorno a loro.

“Sta succedendo qualcosa” conferma Newton, a occhi sgranati.

Tokki si volta subito a guardare le grottesche decorazioni alle loro spalle. “Sembra tutto tranquillo però”.

Tikki si guarda intorno agitata: “Che cosa facciamo?”.

 

Prima che qualcuno possa risponderle, una serie di scricchiolii, cigolii, schiocchi e rumori terribili che graffiano l’anima inizia a riempire l’aria, in una cacofonia angosciante: i tre si voltano e vedono con orrore che le statue, gli animali, persino le palle stanno iniziando a muoversi.

“CORRETE!” grida Newton, ma quando fanno per scattare, il pavimento si apre davanti a loro, rivelando lingue di fuoco inframezzate da minuscole, ridicole piattaforme fin troppo distanti le une dalle altre. Il tappeto cade e prende fuoco un metro dopo l’altro: le fiamme risalgono lungo il tessuto e divampano davanti ai tre, che indietreggiano gridando e stringendosi l’un l’altro.

 

“E’ uno scherzo”: Newton è attonito, la faccia stravolta dal terrore, le fiamme che si riflettono nelle lenti dei suoi occhiali. Non può credere a ciò che sta vedendo. Non è reale.

Eppure...eppure il calore della lingua di fuoco alta più di lui gli arriva netto e preciso sulla pelle. Sente tremare i suoi due amici. Sente il proprio cuore in gola. E’ tutto reale. Reale quanto la sua carne e le sue ossa.

 

Lentamente, goffamente ma inesorabilmente, le caricature circensi si stanno avvicinando a loro. I nostri devono prendere una decisione: avanzare tra le fiamme oppure affrontare la minaccia alle loro spalle.

 

Oppure usare un Bonus.

 

“La Borsa Bonus!”, grida Newton.

“Sì! Certo! Ecc…”: Tikki si fissa con orrore il fianco nudo. Alza gli occhi verso Tokki, che realizza: “Oh...io...devo averla lasciata a terra quando...stavamo cercando di curarti”.

I tre si scambiano una sguardo terrorizzato.

 

Newton respira a fatica. Ha gli occhi sbarrati e alza le mani di fronte a sé, quasi a voler pregare: “Ok, ok, calma, ragion…”.

“NON ABBIAMO TEMPO PER RAGIONARE!”: Tokki lo interrompe con furia e afferra il bavero della sua giacca, urlandogli a pochi centimetri dalla faccia nel tentativo di distoglierlo dal panico. “Scegli: o quelli o il fuoco. Scegli, campione del Mondo di Fuori”.

 

Newton lo guarda sconvolto ancora per un momento, poi si passa una mano sulla bocca e respira forte, chiudendo gli occhi: può farcela, se mantiene la lucidità. Possono farcela. Si volta a guardare verso i mostri, che sono lenti e goffi, ma forti; soprattutto, alle loro spalle non c’è via di uscita.

Newton sposta lo sguardo verso le fiamme che divampano alte di fronte a loro: il gioco li spinge in quella direzione, quindi è lì che devono andare. Sono senza bonus ma troveranno un modo per arrivare fino alla fine.

 

“Salteremo nelle fiamme”, annuncia Newton, con voce bassa e ferma.

“E sia”. Tokki lascia andare l’amico e si avvicina al bordo della gigantesca apertura nel pavimento, tenendosi il tappeto in fiamme sulla destra. Le piattaforme da lì sembrano decisamente più vicine le une alle altre. Ne può contare sei.

 

“Avanti, prendiamo la rincorsa. Vado prima io”: Tokki non perde tempo e indietreggia di qualche passo. I clown vanno decisamente più veloci delle altre deformità circensi e sono ormai a pochi metri da loro. Newton li osserva con apprensione e si perde la partenza di corsa dell’amico, che con poche, agili falcate copre la distanza con la buca e si lancia in un salto nel vuoto, atterrando con un piede sulla piattaforma e dandosi lo slancio per saltare alla piattaforma successiva. Tikki grida vedendo la scena e Newton si gira a guardare. Tokki atterra anche sulla seconda e in automatico salta verso la terza, spinto per inerzia: sembra quasi acquistare velocità man mano che salta in avanti.

 

Newton lo guarda, prima incredulo e poi euforico: “Continua così! Tokki, CONTINUA A SALTARE!”. Tikki lo guarda con apprensione, le manine guantate a coprirle la bocca.

Tokki atterra agile sulla terza piattaforma, poi sulla quarta e sulla quinta. Si sta quasi divertendo. Salta agile verso la sesta e si sente già quasi al sicuro, non può prevedere cosa sta per succedere.

Le fiamme si agitano sotto di lui e il calore rende le suole delle sue scarpe molli e appiccicose: mentre sta atterrando sulla sesta piattaforma, incespica, quasi cade e si ferma.

Newton si mette le mani nei capelli, Tikki soffoca un grido. Tokki vede il margine sicuro dell’apertura nel pavimento davanti a lui ed è una tentazione troppo invitante per non cedervi: prende la rincorsa su quel ridicolo metro quadro e si butta con tutto lo slancio che può. Gli amici lo guardano senza respirare per paura di appesantirlo.

 

Tokki purtroppo ha preso male le misure: manca clamorosamente il bordo con i piedi; mentre sta cadendo, riesce ad allungare le braccia e con le mani miracolosamente fa presa sul bordo, schiantandocisi contro: il contraccolpo contro il suo petto gli ruba il fiato e gli crepa il vetro, ma in qualche modo riesce a rimanere aggrappato, mentre le fiamme divampano proprio sotto di lui.

 

Newton e Tikki incitano l’amico a non mollare, ma le loro grida si perdono nel frastuono alle loro spalle. Tokki stringe gli occhi per lo sforzo e cerca di issarsi sul bordo del pavimento. Le fiamme quasi lambiscono i suoi piedi e lui piega le ginocchia, ringraziando la propria bassa statura mentre cerca di ignorare il calore soffocante che lo circonda.

 

Un rumore sordo, più forte degli altri, stimola Newton a guardarsi le spalle e quando lo fa, lancia un grido: una delle palle sta rimbalzando dritta verso di loro. Anche Tikki si volta e quando vede cosa sta succedendo, si lancia su Newton per spostarlo dalla traiettoria della palla, riuscendoci: la palla rotola e attraversa il muro di fiamme di fronte a loro, affondando nella buca sul pavimento e prendendo fuoco. Le fiamme divampano ancora più di prima.

 

“Non ce la faremo mai!” grida Newton disperato, cercando di rialzarsi.

“PulsyThe Best! Guarda!”: Tikki sta puntando un indice guantato verso il punto in cui la palla è andata a cadere poco prima. Le fiamme hanno smesso di divampare alte e si sono quasi acquietate sotto i miseri resti sciolti della minaccia rotolante.

Newton si avvicina al bordo: non riesce a vedere il fondo ma non è così profondo. Forse, se riescono ad attirare le altre creature fino a farle cadere…

 

“E’ una fine orribile” commenta il ragazzo, con voce fioca.

“Se l’è meritata!” replica Tikki. “Se la meritano tutti”, prosegue, con una strana luce negli occhi.

Tokki digrigna i denti per lo sforzo. Dalle crepe sul petto cadono piccolissime schegge che gli scivolano di dosso, mentre si piega per tirarsi su, ma senza riuscirci.

 

I clown sono ormai dietro di loro. Tikki li affronta a testa alta e sguardo sprezzante. Allarga le braccia: “Cosa state aspettando? Venite a prendermi!”. La lingua di fuoco si alza alle sue spalle, circondandola di un alone rosso che sa di epico. Aspetta che i clown si avvicinino, senza tentennare, invasa da una furia che non sapeva di poter provare.

Un giullare macilento carica un colpo con un braccio orribilmente piegato ad angolo retto, curvandosi su Tikki: la mascotte osserva la scena come se fosse al rallentatore e quando il braccio è a pochissimi centimetri dal suo volto, scatta di lato. Il clown incespica, cade e rotola goffamente tra le fiamme, terminando la propria corsa lungo disteso nella buca, occupandone più di metà in lunghezza e soffocando le fiamme con il proprio corpo, mentre si sgonfia piano.

 

Newton guarda la scena a bocca aperta, mentre Tikki prende la rincorsa e saltra fra le fiamme, atterrando sul corpo gorgogliante della grottesca creatura circense. “Avanti! Sono qui!”: Tikki incalza le altre creature, che si stanno avvicinando mosse da una forza ignota, incuranti delle fiamme pronte a ghermirli. Allo stesso, identico modo, Tikki riesce a far capitolare un altro clown, creando una passerella per arrivare dall’altro lato.

 

Tokki non riesce a tirarsi su, per quanto si impegni: troppo preso dallo sforzo per accorgersi di ciò che succede intorno a lui, sente sempre più caldo e sta quasi per lasciarsi andare. Schegge sempre più grandi si staccano dal vetro che copre le lancette sul suo petto. Si sente più debole ad ogni secondo che passa, ad ogni scatto della sua lancetta più lunga.

 

“PulsyTheBest! Vieni!”: Tikki agita le braccia in direzione di Newton, che si alza in piedi e si volta a guardare le caricature circensi. Ora sono gli animali di legno a farsi più vicini, zoppicando, strisciando e saltando. Deve decidersi a saltare in mezzo alla lingua di fuoco. E’ terrorizzato come mai in tutta la sua vita. Nelle sue orecchie rimbombano solo il suo respiro e il battito del suo cuore. Tutto intorno a lui gli appare sfocato.

Lo sguardo di Newton vaga distrattamente verso il lato opposto della buca ed è li che si rianima: con la coda dell’occhio vede Tokki con le braccia completamente distese, come se ormai avesse perso le speranze e si stesse lasciando andare.

In altri frangenti, una vista del genere lo avrebbe demoralizzato e gli avrebbe tolto ogni voglia di continuare a lottare. Ora però, vedere il suo amico in tale difficoltà ha l’effetto diametralmente opposto: Newton si sente ispirato da un coraggio che non pensava potesse appartenergli. Senza rincorsa, senza pensare a cosa sta facendo, il ragazzo parte e si getta tra le fiamme, alzando d’istinto le braccia per ripararsi il volto dal calore. In una frazione di secondo, si ritrova sulla passerella di carcasse e la percorre in pochi balzi, superando Tikki che lo guarda fiera e correndo ad aiutare Tokki.

 

Tokki chiude gli occhi, ormai completamente sfinito: le dita tremano per la tensione e ormai non riesce più a tenersi. Inutile continuare a resistere: fa un ultimo, grosso respiro prima di decidersi a mollare la presa.

Proprio in quel momento, una mano grande e forte gli circonda un braccio. A seguire, un’altra mano sull’altro braccio. Tokki apre gli occhi sorpreso e incontra lo sguardo fermo di Newton, chinato su di lui. “Resisti! Ti tiro su io!”.

Newton fa leva sulla schiena e solleva l’amico oltre il bordo, trovandolo più leggero di quanto si aspettasse. Tokki lo lascia fare, docile e incredulo e quando si ritrova inginocchiato sul pavimento, tremante ma al sicuro, lascia andare quel sospiro che stava trattenendo e scoppia in un grido di sollievo. I due amici si abbracciano, incuranti dei frammenti del petto di Tokki che pungono Newton attraverso la lana del maglione.

 

Tikki li guarda sollevata, i pugni alzati per esultare: non si accorge di quel che sta succedendo alle sue spalle.

Newton alza lo sguardo verso l’amica e nota la giraffa di legno ormai a pochi passi da lei: passando attraverso le fiamme alte, l’animale ha preso fuoco e sembra una creatura uscita dall’Inferno. La smorfia di terrore che il suo viso assume allerta Tikki, che si gira, appena in tempo per vedere la giraffa che sta caricando sulle zampe posteriori. L’animale la colpisce al petto, facendola cadere.

Newton grida e Tokki si gira a guardare: la giraffa incespica e scivola sul fianco della carcassa, trascinando Tikki con sé, tra le fiamme.

Una manina guantata è l’ultima cosa che i due amici vedono di lei.

 

 

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Capitolo 4
*** Come lacrime nella pioggia ***


I due amici gridano in preda all’orrore, alla rabbia, al dolore, stringendosi ancora più forte: hanno appena visto Tikki cadere tra le fiamme.

 

Stanno ancora elaborando quello che è successo, quando un leone di legno fa il suo ingresso sulla passerella di carcasse: la sua criniera ha preso fuoco mentre attraversava il muro di fiamme e in qualche modo a Newton viene in mente Graogramàn, la Morte Multicolore. Avanza lento e fiero, assolutamente incurante di tutto ciò che succede intorno a lui. Le fiamme sembrano quasi non riuscire a divorarlo e incorniciano il suo muso volitivo.

 

Newton lo guarda quasi in trance, poi si riprende e spalanca gli occhi per la paura: “Tokki...Tokki, alzati, dobbiamo andarcene!”. A fatica il ragazzo si alza in piedi, staccandosi dall’abbraccio con la sveglia, che rimane a terra. Newton lo guarda e vede i suoi occhi vuoti e spenti.

 

“Tokki, ti prego, alzati! Dobbiamo scappare!”, lo prega Newton, chinandosi su di lui e lanciando occhiate rapide al leone, che ha quasi percorso tutta la passerella ed è sempre più vicino ai due.

“Non ne vale la pena…”, emette flebile Tokki.

Newton lo guarda, disperato e con mille domande negli occhi: “Non...non ne vale la pena?”.

Tokki scuote piano la testa: “A che serve? Non ne usciremo mai vivi. Tanto vale stare fermi e aspettare che vengano a finirci”.

“Finirci…?”: Newton alza lo sguardo verso il leone, che ha già poggiato una zampa sul pavimento e guarda verso di loro. Non dev’essere una bella fine, venire sbranati a morte da lui.

 

Tokki rimane a terra, lo sguardo fisso davanti a sé. Non ha la minima intenzione di muoversi. Newton non sa cosa fare: andarsene e lasciare l’amico al suo destino? Nemmeno da pensarci: non sarà molto coraggioso, ma Newton è leale e fedele.

Newton alza la testa verso il leone, mentre un’idea gli balza in mente: forse potrebbe sfruttare il gioco, esattamente come ha fatto Tikki; inizia a camminare lontano da Tokki, agitando le braccia: “Ehi! Mi vedi, CuorDiLeone? Sono proprio qui!”, inizia a gridare.

 

Il leone lo segue con lo sguardo, fermandosi sul posto.

Newton continua a gridare: “Mi vedi? Sono grosso e...e saporito, non sono tutto vetro e ingranaggi come lui...sono più buono!”; indietreggia piano, studiando l’animale.

Il piano di Newton funziona: il leone inizia a camminare verso di lui.

“Bene così, bravissimo, adesso...vieni a prendermi!”: Newton si volta di scatto e inizia a correre lungo il tappeto rosso, con gli occhi che saettano in tutte le direzioni, pronto a schivare qualsiasi imprevisto.

Il leone inizia semplicemente a correre, ad ampie falcate.

 

Newton corre a gambe in avanti sul tappeto rosso e sente subito i polmoni bruciargli per la fatica. Sembra non succedere niente e il corridoio davanti a lui è vuoto e infinito. Il leone si fa sempre più vicino e in un attimo gli sarà addosso. Non ha nessuna speranza di uscirne vivo. Non si accorge del clic che il pavimento fa sotto uno dei suoi piedi, mentre corre per la sua vita.

 

Il leone è a meno di un metro da lui e Newton può sentire il brontolio sordo emesso dall’animale: è un suono ancestrale, accende i suoi sensi e li mette tutti in allerta, contemporaneamente. I suoi occhi si fanno grandi di paura mentre sente quasi il fiato dell’animale su di sé.

All’improvviso scoppi, qualcosa che saetta da un lato all’altro del corridoio, rumore di qualcosa che si frange contro una superficie, un guaito e un sonoro tonfo da dietro le sue spalle: Newton si butta per terra, con le mani sopra la testa, senza osare sbirciare cosa stia succedendo.

 

Passano un paio di lunghissimi minuti. Newton è ancora lì rannicchiato e sente solo trapestii distanti e dei passi che si avvicinano: probabilmente altri nemici stanno arrivando. Il ragazzo però non osa alzare lo sguardo. Dove sarà Tokki? Forse è il caso di farsi forz…

 

Una mano sulla sua lo sorprende, liscia e fresca: Newton alza la testa, si volta a guardare chi lo stia toccando e vede Tokki, che lo guarda con un’espressione indecifrabile.

“PulsyTheBest...stai bene?”, chiede la sveglia, con un filo di voce.

Il ragazzo si ricompone: “Sì, credo...credo di sì. Dov’è finito il leone?”.

“E’ qui alle tue spalle”, indica Tokki.

 

Newton si volta in direzione del dito guantato e sgrana gli occhi per la sorpresa: schiantato sulla parete, con gli arti in posizioni innaturali, c’è il leone che li stava seguendo. Sembra essere coperto da una sostanza che l’ha letteralmente appiccicato al muro.

“Ma è...è ancora…?”.

“Non lo so e non mi interessa indagare”, sentenzia Tokki, ritrovando il suo tono di voce naturale.

Newton volge lo sguardo in tutto il corridoio: diverse altre chiazze simili a quella sono disposte a distanze regolari lungo tutto il muro di fronte a loro.

“Wow...ho avuto fortuna”, sottolinea il ragazzo a voce bassa.

“Sei stato coraggioso...e mi hai salvato la vita due volte”.

“Ah, che vuoi che sia”, minimizza Newton, in preda come sempre alla sindrome dell’impostore. Ora che lo guarda dal basso in alto, Newton si rende conto che il vetro che copre il quadrante sul petto di Tokki è in frantumi, con una grossa porzione di vetro mancante. Le lancette continuano comunque a girare. “Tokki...sei ferito!”.

 

“Ah, non è niente”: Tokki agita la mano destra per sottolineare il concetto e scuote la testa. “Non badare a me, Campione del Mondo di Fuori. Dobbiamo superare il livello!”.

“Per riportare Tikki in vita, certo!”: Newton si alza, risoluto: è contento che il suo amico abbia ritrovato la voglia di lottare.

 

La tregua però dura poco: un rumore poco distante li riporta alla realtà della situazione e ai nemici che stanno avanzando sulla passerella improvvisata.

“Cosa facciamo, PulsyTheBest?”.

“Continuiamo a correre verso il fondo del corridoio”.

 

I due amici si lanciano per il corridoio, senza un piano preciso e senza sapere cosa aspettarsi ma almeno sono insieme. Una dopo l’altra, nel corridoio scattano nuove trappole: una sassaiola che quasi prende Newton in testa; lame taglienti che falciano provvidenzialmente un paio di teste a molla pronte a ghermire i due amici; frecce che inchiodano un clown alle pareti.

 

I due amici esultano: la fine del corridoio finalmente compare a qualche decina di metri di distanza da loro, con una porta spalancata; i nemici sono stati quasi tutti eradicati.

Quasi.

Una serie di boati ritmici, accompagnati a tremiti del pavimento, si fa strada nel campo uditivo dei due amici.

 

“Cosa sta succedendo?”.

 

“Ne so quanto te, PulsyTheBest!”.

 

I due amici si voltano nella direzione da cui sono venuti e si rendono conto, con orrore, che non è ancora finita: un enorme elefante di legno, massiccio e largo quasi quanto il corridoio, sta caricando verso di loro.

“Corri, Tokki, corri!”.

 

Newton e Tokki corrono nel corridoio e l’ennesimo clic sotto il piede leggero della sveglia fa scattare l’ultima, singolare trappola: portelloni si spalancano dalle pareti, frangendosi al suolo con baccano e una quantità pantagruelica di biglie di vetro si rovescia sul pavimento, in una cacofonia liscia e roboante.

Entrambi gli amici scivolano immediatamente e cadono a terra, Newton sulla schiena e Tokki sul petto. La sveglia geme di dolore, mentre il rumore di vetri infranti si mischia a quello del rollio di migliaia e migliaia di biglie di vetro.

Newton si guarda intorno, incredulo: “Non possiamo passare! Scivoleremo ad ogni passo!”.

Tokki incespica e si mette faticosamente a sedere, il quadrante ormai completamente privo di vetro. Si toglie una sfera che è saltata dentro l’intercapedine del suo addome: “Non sarà facile neanche per lui raggiungerci…”, ipotizza la sveglia, guardando verso l’elefante in corsa.

 

Alcune biglie hanno percorso il corridoio alla velocità della luce e sono arrivate all’elefante di legno: l’animale in carica le schiaccia senza colpo ferire, frantumandole con il proprio peso. Per lui, le sfere di vetro non sono un problema.

“Grandioso”, commenta amareggiato Newton.

“Non c’è niente che possiamo fare?”, chiede Tokki, disperato.

 

Newton ha il respiro grosso: l’adrenalina, la paura che monta dentro di lui, la disperazione e il senso di urgenza gli stanno rubando i pensieri dalla testa. Chiude gli occhi e cerca di rallentare la corsa dell’aria dentro e fuori dai suoi polmoni: il ragazzo sa che una soluzione esiste e deve essere a portata di mano.

Pensa, Newton, pensa… il ragazzo vaga con la mente, concentrandosi sulle biglie che scivolano sul pavimento. Scivolare, qualcosa che scivola… immagini di pattinatori sul ghiaccio gli si parano davanti agli occhi e Newton li scaccia con stizza. Un pallone sporco su un prato erboso calciato da una scarpa con dei chiodini sulla suola entra di prepotenza nel suo campo visivo mentale e viene prontamente scacciata a sua volta. Le biglie che scivolano gli fanno venire in mente qualcosa, ma cosa?

 

D’un tratto la sua mente gli propone, vivida e colorata, l’immagine di un Fidget Spinner che ruota tra un pollice e un dito medio: una scintilla si accende. “I cuscinetti a sfera!”.

“Che cosa?!”, trasalisce Tokki, distratto dai suoi pensieri tristi.

“I cuscinetti a sfera!”: Newton salta in piedi entusiasta, incespica ma riesca a mantenere la postazione eretta. “Sono sfere che fanno scorrere due superfici una sull’altra, eliminando l’attrito! E’ il motivo per cui cadiamo quando camminiamo sopra queste biglie!”.

“Non capisco, ma dimmi se posso fare qualcosa!”: anche Tokki si alza in piedi, riuscendoci al primo tentativo.

 

“Ci serve qualcosa di piatto! Possiamo usarlo per scivolare sulle sfere!”.

 

“Quello potrebbe andare bene?”: Tokki punta un indice guantato alle spalle di Newton, che si volta e nota uno dei portelloni che, aprendosi, è rovinato completamente a terra.

I due amici lo raggiungono a fatica, camminando lentamente mentre il rimbombo dei passi dell’elefante si fa sempre più vicino: ormai è a una decina di metri da loro.

 

“Come facciamo a usarlo, PulsyTheBest?”.

 

“Suppongo che la maniera migliore sia usarlo come una tavola da surf!”, esclama Newton, completamente incredulo delle proprie parole: non ha nemmeno idea di come si usi propriamente una tavola da surf. Antisportivo per eccellenza, Newton ha sempre preferito leggere e studiare (inutilmente) informatica; mentre tutti i suoi compagni di scuola si impegnavano in qualche sport, rimorchiavano ragazze e si facevano nuovi amici, Newton li guardava sognante da dietro le pagine di un libro, su cui poi si rituffava mesto. Non aveva mai pensato a sé stesso come ad una persona popolare, simpatica o anche solo atletica.

 

“Non capisc...ah, non importa! Spiegami cosa fare e lo farò!”.

 

“Salta con me quando te lo dico io!”: Newton è in preda all’adrenalina, al terrore e all’esaltazione; non ha più nulla da perdere e sente che in qualche modo il gioco lo stia supportando in tutte le sue idee folli. E’ in ballo, tanto vale ballare.

Il ragazzo imbraccia il portellone, trovandolo sorprendentemente leggero: forse la sua idea può davvero funzionare.

I due non hanno più tempo: l’elefante di legno è a pochi metri da loro e un bagliore furioso negli occhi lo rende incredibilmente feroce. Il pavimento trema in maniera percettibile sotto le scarpe.

 

Newton ruota su sé stesso come se dovesse lanciare un disco, tenendo il portellone piatto davanti a sé. L’elefante è arrivato ormai vicino al mare di biglie e il rumore del vetro in frantumi è stordente e doloroso.

“Tokki!”: Newton carica il lancio e lascia andare il portellone, che atterra sulle biglie e inizia a scivolare in avanti, come senza peso. Il ragazzo piega le ginocchia, salta nella stessa direzione e dopo un volo infinito atterra sul portellone, insieme a Tokki: i due rovinano uno addosso all’altro e la lastra di metallo beccheggia pericolosamente, rallentando, mentre loro mantengono faticosamente la posizione eretta.

Le biglie però li mandano comunque in avanti, sempre più veloce: l’idea di Newton funziona!

 

L’elefante di legno barrisce ed è un suono violento e rabbioso: le biglie schizzano da sotto i suoi piedi e scoppiano, mentre i due amici stanno prendendo confidenza con il movimento e basculano piano a destra e sinistra, cercando di governare la lastra che viaggia a tutta velocità sul mare imbizzarrito di sfere.

 

“Ci siamo quasi!”: grida Newton, sempre più esaltato.

“Ce l’hai fatta anche stavolta, PulsyTheBest!”.

L’elefante però non intende lasciarsi sfuggire i due bersagli e carica la testa all’indietro per poi allungare la proboscide in avanti, che scatta con un colpo di frusta e colpisce i due amici alla schiena. Newton e Tokki caracollano tra le biglie, mentre il portellone vola a un paio di metri da loro.

 

L’elefante in un attimo é su di loro: tenta di alzarsi sulle zampe posteriori ma il soffitto è provvidenzialmente troppo basso per permetterglielo. Imbufalito, solleva la zampa destra e cerca di abbatterla sui due amici che, sbalzati a terra, cercano di rialzarsi, invano.

Newton grida quando vede la massa di legno abbassarsi su di lui e rotola di lato, appena in tempo per evitare di venire schiacciato. L’elefante rialza la zampa e inarca la schiena, livido di rabbia, goffo e pesante: non ha libertà di movimento e la cosa lo fa infuriare ancora di più. Sbatte la zampa sul pavimento alla cieca, facendo schizzare via decine di sfere.

 

“PulsyTheBest! Guarda! Ha perso il controllo!”, grida Tokki, con una vena di trionfo.

“Forse possiamo usarlo a nostro vantaggio!” replica Newton. Il ragazzo rotola verso la porta, che dista solo pochi metri da loro. L’elefante sgroppa sulla schiena, sbattendo contro il soffitto e barrendo per il disappunto: la furia lo rende impreciso e non riesce più a mirare decentemente.

 

“Tokki! Vieni!”: Newton tende la mano alla sveglia, che non riuscendo a rotolare era rimasta indietro. Tokki cerca di alzarsi in piedi ma non riesce. L’elefante continua a sgroppare e colpisce il pavimento alla cieca, pericolosamente vicino alla sveglia.

“Aiutami, PulsyTheBest!”, grida Tokki in preda al panico, mentre cade per l’ennesima volta, atterrando sulla schiena liscia.

A quella vista, Newton ha un’idea: “Tieniti forte!”, grida all’amico, mentre rotola verso di lui.

 

L’elefante sta caricando l’ennesima zampata e questa volta è proprio sulla verticale di Tokki, che si vede arrivare il piede davanti agli occhi e inizia a gridare, terrorizzato. Newton arriva a portata di braccio dalla sveglia, gli afferra una mano guantata e lo spinge via con decisione: Tokki scivola sulle biglie senza peso e varca la soglia della porta, sparendo nel buio, in salvo.

Newton ora è da solo nel corridoio, con un elefante su tutte le furie e senza un piano per uscirne vivo. Mentre sta cercando di pensare, si accorge che l’elefante ha ricordato di avere una proboscide prensile: l’appendice lignea si avvolge attorno ad una sua caviglia e prima che possa rendersene conto, il ragazzo viene sollevato da terra.

 

Newton grida di terrore e si porta le mani al volto in un riflesso istintivo, mentre l’animale lo alza davanti ai suoi occhi e lo fissa con odio.

Il ragazzo smette di gridare, sentendosi fermo e respirando forte apre le mani davanti al proprio volto per sbirciare: due grandi occhi color mogano lo stanno osservando, incerti su cosa fare.

Le due creature si squadrano per un lunghissimo secondo.

Newton ha il fiato corto e la voce gli esce tremando: “Ciao...bell’elefantino...tu non vuoi davvero farmi del male, non è così?”. Il ragazzo rivolge all’animale un sorriso sghembo.

 

Possono due sfere di mogano trasmettere emozioni? Newton giurerebbe di sì: le vede ponderare sulle sue parole, come se l’elefante lo capisse. Tuttavia dura solo un attimo: la fronte dell’animale si aggrotta con odio; la proboscide lo solleva violentemente in alto e carica il colpo per sbattere Newton sul pavimento. Il ragazzo grida con tutta l’aria che ha nei polmoni: sa che è la fine.

 

La proboscide dell’elefante si abbassa all’improvviso e Newton sente il colpo di frusta propagarsi in tutta la gamba destra, ma se ne accorge appena, nella percezione dell’imminente impatto al suolo. Si sta schiantando e grida terrorizzato, per una frazione di secondo che dura un’eternità.

 

Newton però non raggiunge mai il suolo: tutto si congela all’improvviso. La proboscide si blocca e persino il suo corpo rimane sospeso a mezz’aria.

Dopodichè, come nella funzione rewind di un vecchio registratore, tutto quello che è successo negli ultimi secondi inizia a ripetersi al contrario, proprio come un nastro che si riavvolge.

Così, Newton si sente risalire, poi calare di fronte al muso dell’elefante, poi appoggiare a terra e la proboscide si slaccia dalla sua caviglia. Non sente nemmeno più dolore alla gamba. L’animale indietreggia appena di un paio di passi, con una specie di goffo trotto ed infine si congela.

 

Newton trema, incredulo e terrorizzato: tocca il pavimento e si accorge che le biglie sono immobili.

Il ragazzo alza lo sguardo verso la soglia del corridoio buio e lì vede Tokki: con una mano si regge a fatica sullo stipite della porta, mentre con l’altra sta forzando il movimento della propria lancetta dei minuti all’indietro, trattenendola. La manovra sembra dargli molto dolore, poiché il suo viso è piegato in una smorfia innaturale e gli occhi sono solo fessure.

 

Abilità nascosta della mascotte: Tokki è in grado di governare il tempo all’interno del gioco, mandandolo indietro o in avanti o fermandolo, a piacimento del giocatore. Una volta utilizzata la sua abilità, la mascotte non sarà più disponibile come personaggio all’interno del gioco fino al termine della partita. L’abilità, tuttavia, potrà essere attivata ancora tramite Artefatti fino alla fine del livello.

 

“Tokki…”, sussurra Newton, alzandosi. Si accorge di poter camminare sulle biglie di vetro, che sotto le suole delle scarpe pungono dolorose come i sassi di un vialetto di sanpietrini. Ancora scosso da violenti brividi, tra paura e adrenalina, si avvicina all’amico e lo vede quasi sopraffatto dal dolore.

“Tokki…”. Newton si inginocchia davanti a lui e osserva la sveglia come se la guardasse per la prima volta: il vetro completamente distrutto lascia libero accesso al quadrante e le lancette nere di ferro battuto, decorate da eleganti riccioli, recano iscrizioni dorate in una lingua antica, quasi invisibili.

Tokki, esattamente come l’orologio a pendolo sabotato dall’Orologiaio Malvagio, è una creazione del Mastro Orologiaio, una creazione unica nel suo genere realizzata con materie prime provenienti da tutto il mondo.

A quanto pare, anche magiche: le lancette di Tokki governano il tempo all’interno del gioco e la sveglia ha potuto così salvare Newton.

 

Questo gesto gli sta però costando tutte le sue forze: la manina guantata stringe parossisticamente la lancetta e il guanto si è lacerato nello sforzo, rivelando giunture meccaniche e perni, che nello sforzo intenso si sono scheggiati e deformati.

Newton prende con delicatezza la mano di Tokki tra le proprie e ne apre le dita senza nessuno sforzo, come se fossero naturalmente docili al suo cospetto. Tokki singhiozza di dolore e lascia andare la lancetta dei minuti, mentre quella dei secondi ricomincia a scorrere: l’elefante riprende con la sua carica monca e imbizzarrita ma ormai i nostri sono al riparo, lontano da lui.

 

Le gambe di Tokki cedono e lui crolla, quasi senza più energie; Newton è lì per lui, pronto a prenderlo tra le braccia per evitargli l’impatto con il pavimento: lo solleva come se fosse un bambino piccolo e se lo stringe al petto, per poi alzarsi in piedi e voltare le spalle all’elefante, che furioso si accorge di loro due e inizia a correre per raggiungerli. Newton si allontana dall’uscio e la porta si chiude alle sue spalle: dall’altra parte, l’elefante barrisce imbestialito e scarica la propria frustrazione tirando colpi alla porta e alla parete, invano.

 

I due amici avanzano nel buio mentre i piedi calpestano l’infinito tappeto rosso che li ha guidati fino a lì. Tokki mugola piano e Newton rallenta, calibrando ogni passo per dare meno scossoni possibili all’amico: il ragazzo sente un peso in gola, come un uovo sodo che non va né su né giù. Le lacrime gli bussano alle porte della coscienza ma lui non ha intenzione di aprire: vuole mostrarsi forte con la sveglia che sta lottando con tutte le sue forze, anche se entrambi sanno che sta perdendo.

 

Davanti a loro si profila una piccola porta di legno a doppio battente, finemente lavorata, con rilievi decorati in oro. Due torce sono appese ai lati e il loro fioco bagliore riscalda appena gli animi dei due amici. Una poltroncina foderata di velluto rosso e avviluppata da tralicci lignei e nodosi staziona lì a fianco e Newton ci si siede piano, cullando appena l’amico, che privato del vetro risulta incredibilmente leggero.

 

“Tu lo sapevi, non è così? L’hai sempre saputo…”, sussurra piano Newton, una volta seduto, la voce distorta nello sforzo di non piangere.

 

“Sì...il mio creatore mi ha dato un segreto da custodire ad ogni costo e sapeva che un giorno avrei dovuto farvi ricorso”.

 

“Sapevi anche--”: Newton non osa nemmeno far uscire quelle parole dalle labbra. “Sapevi anche che…”.

 

“...sì”.

 

“Perchè l’hai fatto?”; la voce del ragazzo si rompe appena sul verbo: gli argini hanno ceduto e le lacrime iniziano a rigargli le guance.

 

“Perché sapevo...che era questo...il momento giusto...per farlo”: la parole emesse dalla sveglia escono lentamente e a spezzoni; sta esaurendo le ultime energie, spegnendosi lentamente e a Newton ricorda qualcosa che ha visto molto tempo prima, forse un film. Il ragazzo accarezza la sommità della sveglia, piano e pensa che avrebbe voluto accarezzare anche la testa di suo padre, esattamente così, se solo glielo avessero lasciato vedere, quell’ultima volta.

 

“Poi...perché...era giusto…”, continua a fatica Tokki.

 

“Giusto?”, dice Newton con voce acuta e ormai apertamente lacrimevole.

 

“Sì...tu hai rischiato...tutto...per noi…”: Tokki alza appena la manina lacera e Newton la afferra e la stringe. “Mi spiace che ora...dovrai continuare...da solo…”.

 

“Tokki, non pensarci adesso, troveremo una soluzione, magari qui oltre questa port…”: Newton fa per alzarsi, ma un gemito più forte degli altri scuote la sveglia e il ragazzo si immobilizza, temendo di avergli fatto del male.

 

“Campione...del...Mondo...di fuori…”: la sveglia riprende con dolore a parlare; “...è stato...un vero...onore...giocare...insieme...a te”.

 

Tokki sorride mentre queste parole lasciano le sue labbra in un soffio; sorride ancora, mentre i suoi occhi si chiudono e la sua mano si lascia andare mollemente, nella stretta di Newton. Infine, anche i lineamenti del volto si distendono e mentre le lancette sul quadrante inspiegabilmente non smettono di girare, Newton sa con precisa cognizione di causa che il suo amico è andato in un posto dove non potrà raggiungerlo. Le loro strade si dividono qui.

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