Terza stagione: Il domani.

di Alex Ally
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Le Lancette del Tempo ***
Capitolo 3: *** Tradimento ***
Capitolo 4: *** A mali estremi, estremi rimedi. ***
Capitolo 5: *** Fratelli Vs gemelli ***
Capitolo 6: *** Amore e rimpianti. ***
Capitolo 7: *** Terra ***
Capitolo 8: *** Shintaro(parte 1). ***
Capitolo 9: *** Shintaro(parte 2). ***
Capitolo 10: *** La battaglia degli scheletri(parte 1). ***
Capitolo 11: *** La battaglia degli scheletri(parte 2). ***
Capitolo 12: *** La battaglia degli scheletri(parte 3). ***
Capitolo 13: *** La battaglia degli scheletri(parte 4). ***
Capitolo 14: *** Nostro figlio ***
Capitolo 15: *** Occhi rossi ***
Capitolo 16: *** Creazione e distruzione ***
Capitolo 17: *** Il re degli inferi ***
Capitolo 18: *** Le Armi d'Oro ***
Capitolo 19: *** Per il bene del singolo ***
Capitolo 20: *** L'ultima spiaggia ***
Capitolo 21: *** Ghiaccio ***
Capitolo 22: *** Way of the Ninja ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.

Era scappato dal Primo Regno perchè non voleva essere usato in una guerra ed era giunto in un mondo nuovo deciso a lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita.
Secoli erano passati da quel momento e cosi tanto aveva visto e vissuto. La perdità della sua prima vera amica Nyad, gli Oni venuti a riportarlo indietro e L'Overlord... tutto questo eppure anche quando era riuscito a superare gli ostacoli che si era trovato davanti, anche quando aveva creato Ninjago, i maestri elementari e lo Spinjisztu sembrava che non fosse mai abbastanza.
Ma non gli importava, avrebbe pagatto qualunque prezzo per la pace, aveva lottato troppo per raggiungere quel risultato e non aveva intenzione di rinnunciarci.
«Come ti chiami?» chiese una voce alle sue spalle.
Voltandosi vide una ragazza con lunghi capelli castani e occhi scuri.
«Non ho un nome.» rispose lui.
Nessuno gli aveva mai datto un nome, nel Primo Regno era conosciutto solo come “il ragazzo proveniente da entrambi i mondi” a causa del fatto che fosse metà Oni e metà drago.
Ma un vero nome come lo intendevano gli umani che abitavano a Ninjago non l'aveva mai avuto.
«Allora te n'è darò uno io.» disse la ragazza. «Ti chiamerò Akira.»

Kaguya era il nome di quella ragazza e dopo quel primo incontro i due continuarono a vedersi finchè non accade l'inevitabille: i due si innamorarono e si sposarono.
Ebbero due bambini: il primo Garmadon aveva i capelli e gli occhi scuri della madre, aveva ereditatò l'essenza della distruzione da Akira.
Alcuni anni dopo ebbero un altro figlio, Wu somigliava di più al padre, ma al contrario di Akira i capelli del figlio erano di un biondo sporco non di una tonalità dorata come quelli del padre. Wu ereditò l'essenza della creazione.
Le essenze erano diverse dai poteri elementari, loro potevano venir ereditatà senza che il precedente detentore le perdese.
I quattro vissero felici in una casa lontano dalla città, ma come aveva già capito in passato gli umani avevano una vita troppo breve, troppo fragile.
Kaguya lasciò il marito e i figli poco dopo aver compiutto cento anni, sembrava cosi piccola e debole in quel letto mentre esalava il suo ultimo respiro. I figli ancora piccoli pianserò la perdita della madre e cosi fece Akira sentendo che anche una parte di lui era morta quel giorno.
Da quel momento in poi il Primo Maestro di Spinjistu si rifiutto di usare il nome datogli dalla sua amata Kaguya.

Angolo dell'autrice: salva gente! Scusate l'inmenso ritardo, ma ho avuto svariati problemmi tecnici(e di salute)che hanno causato enormi ritardi nella stesura. Ma ora sono qui e aprò questa mia terza e ultima stagione con un po' di retroscena del personaggio di cui sappiamo meno dell'intera serie. A presto!
P.S. Questa è la mia prima pubblicazione del 2024.

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Capitolo 2
*** Le Lancette del Tempo ***


Capitolo uno: Le Lancette del Tempo.

La vita al villaggio scorreva sempre uguale, giorno dopo giorno, ora dopo ora succedevano sempre le stesse cose.
Niente cambiava, tutto rimaneva inmutato. Qualcosa che Krux gradiva mentre Acronix lo detestava.
Odiava rimanere bloccato in quel posto, nemmeno i suoi poteri potevano fare qualcosa per rendere la sua vita meno noiosa. Voleva un cambiamento, uno qualsiasi non gli importava cosa gli bastava che la solita routine fosse finalmente spezzata.
Era l'unica cosa che voleva solo quella.
Ed un giorno sembro che il suo desiderio si fosse avveratto.

Della guerra che infligeva Ninajgo i due gemelli né avevano solo sentito parlare, ma il loro villaggio era cosi piccolo e remoto che non gli aveva toccatti personalmente. Proprio per questo erano sorpressi dell'arrivo di quel giovane di nome Wu che si era messo a pregargli e a supplicargli affinchè si unisserò all'alleanza degli elementi.
Inutile dire che Krux non era molto d'accordo con questo, ma Acronix voleva accetare ed era disposto anche ad andare da solo senza suo fratello.
Wu rimasse da loro per tre giorni durante i qualli i gemelli discussero dell'opportunità di aiutare o meno l'alleanza.
Alla fine Krux decise di accettera con grande gioia di Acronix solo che non lo faceva per le stesse ragione del fratello. Lui odiava i cambiamenti, se fosse stato per lui avrebbe vissuto il resto della sua vita nell comoda e famigliare routine giornagliera che faceva da quando lui e Acronix erano nati.
Però sapeva anche che, nonostante i suoi poteri, il tempo non si poteva fermare per sempre e per quanto sapesse che non ci fosse forza, o potere elementare, superiore al suo voleva vedere con i suoi occhi coloro che si prendevano cura del futuro di Ninjago.
Cosi se avesse ritenuto che stessero facendo un pessimo lavoro avrebbe potutto prendere in mano la situazione e rendere Ninjago ciò che secondo lui sarebbe stato meglio per tutti.
Una Ninjago come voleva lui.

Speciali.
Era cosi che i loro genitori gli avevano sempre chiamati, almeno prima che gli lasciassero per sempre, e adesso più che mai i gemelli capivano cosa significava.
Loro erano speciali, loro avevano dalla loro parte il potere elementare più potenete di tutti. Non dovevano stare nell'alleanza... loro potevano guidarla e nessuno avrebbe mai potutto fare qualcosa per fermargli. Erano semplicemente troppo forti per chiunque ed entrambi sapevano che era uno spreco non approfitarne.

Non sapeva come chiamare questa sensazione o come fosse nata, ma una cosa era certa: non poteva ignorarla.
Nessuno dei due poteva ignorare il fatto che ciò che temeva Krux fosse vero.
La guerra l'aveva dimostrato: i forti vincono, i debolli perdono.
Per prosperare, per evitare che il loro futuro fosse perdutto perchè al comando c'era qualcuno debole, impotente... non potevano permetterlo.
Loro avevano il potere, loro avrebbero dovutto assicurarsi che Ninjago rimanesse un luogo di pace.
Loro e nessun'altro.

«Stai scherzando?» domando Wu che non riusciva a credere alle sue orecchie.
«No.» disse Acronix. «Wu sono serio. Perchè dovremo usare i nostri poteri per prottegere gente che non se lo merita quando possiamo usargli per qualcosa di ben più grande? Abbiamo socnfitto noi le Serpentine quindi è giusto che sempre noi ci occupiamo di Ninjago da oggi in poi.»
«Usando i nostri poteri per costringere le persone a fare ciò che vogliamo?» disse Wu. «Apprezzo che ti preoccupi del futuro di Ninjago, ma la soluzione che stai suggerendo è un po' estrema.»
«Cosa c'è di estremo?» domando Acronix. «Io e Krux vogliamo solo governare Ninjago con il pugno di ferro in modo che noi e soltanto noi potessimo detenere il potere su di esso e su tutto coloro che ci vivono.»
«Acronix i nostri poteri non sono fatti per questo, noi gli usiamo per prottegere le persone non per commandarle.» disse Wu. «E sopratutto non possono essere usati alla leggera.»
«Parole grosse da qualcuno che non usa mai i suoi poteri.» disse Acronix e Wu impalidì.
«Non gli uso... non sono affari tuoi il perchè non gli uso.» disse Wu setendosi punto sul vivo.
«Eppure Garmadon i suoi poteri gli ha usati o sbaglio?» continuo Acronix. «Immagino che ci sia o meglio che ci sia stato un accordo tra di voi visto che nessuno gli usava mai... almeno finchè tuo fratello non ha deciso di rompere quella promessa.»
Wu abbasso lo sguardo non sapendo come rispondere.
Era vero, Garmadon aveva usato la sua essenza elementare contro Clouse infragendo il voto di non usare i loro poteri. Ma in fin dei conti Clouse se l'era meritato e quel voto era solo un tacito accordo mai espresso.
Non poteva avercela con Garmadon per quello... giusto?
«Senti Wu so com'è essere all'ombra di un fratello.» disse Acronix. «Ma so anche che se volessi tu potresti essere potente quanto me e Krux. Voglio che tu sia al... al nostro fianco.»
«Acronix ciò in cui credette tu e tuo fratello è sbagliatto.» disse Wu cercando di ignorare la prima aprte del discorso del maestro del tempo. «Il potere è vero, ci dà un vantaggio sugli altri, ma non è tutto e finchè non lo capirette il potere tuo e di tuo fratello sarà la vostra più grande debolezza.»
«Perciò tu non sei d'accordo con noi?» disse Acronix in tono amaro. «Se dovessi scegliere ti metteresti contro di me?»
«Si, lo farei.» rispose Wu. Acronix non disse niente limitandosi ad andarsene lasciando da solo il maestro della creazione il qualle si chiese se fosse meglio seguire l'amico.
Ma Acronix era cosi alterato che non l'avrebbe ascoltato perciò penso che fosse meglio lasciarlo solo in modo che sbollisse la rabbia e tornare a parlargli più tardi. Infondo conosceva Acronix e sapeva che non avrebbe mai datto seguito a ciò che diceva.
Lui e suo fratello erano brave persone.

«Allora ha accetato?» chiese Krux quando il gemello più giovane tornò nella stanza che condividevano.
Acronix scosse la testa evidentemente deluso del fatto che Wu avesse scelto di essere loro nemico, eppure era certo che avrebbe capito... perchè non aveva capito?
«Non importa, non abbiamo bisogno di lui.» disse Krux appogiando una mano sulla spalla del fratello. «Ricordati: controllo del tempo...»
«... Controllo di ogni cosa.» fini Acronix sorridendo.

Angolo dell'autrice: ed ecco il primo capitolo che presenta l'inizio di questa nuova minaccia... bè nuova si fa per dire. Allora prima di tutto mi scuso se il capitolo è di qualità inferiore rispetto ai mie soliti lavori, ma ho avuto molte difficoltà ha scriverlo e spero di essere riuscita a ricavarci almeno qualcosa di buono. Prometto che mi impegnirerò per far in modo che i prossimi siano meglio. A presto.

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Capitolo 3
*** Tradimento ***


Capitolo due: Tradimento.

Wu non sapeva cosa dire.
Guardo Dawn non riuscendo a credere alle proprie orecchie, la maestra dell'ombra era sempre stata un'amica fidata e alla quale teneva molto però non si sarebbe mai aspettato una dichiarazione d'amore da parte sua.
«Io...» inizio Wu, ma si fermo capendo che in realtà non aveva idea di come rispondere a Dawn. Si sentiva la bocca secca e in quel momento avrebbe dato di tutto per un bicchiere di thè.
«Wu non devi rispondermi adesso.» disse Dawn alzandosi. «So di averti presso alla sprovvista perciò prenditi tutto il tempo che ti serve. Io ti aspetterò, promesso.»
Detto questo la maestra dell'ombra usci dalla stanza lasciando Wu da solo.
Il biondo voleva prendere a testate il muro per come si era comportato da stupido. Se reagiva cosi ad una semplice dichiarazione non c'era da meravigliarsi se Misako aveva scelto suo fratello.
Decise che uscire l'avrebbe aiutato a schiarirsi le idee, ma non fu affatto felice di vedere Acronix ad attenderlo in cortile.
«Ciao, Acronix.» disse Wu, avrebbe voluto starsene da solo per un po' in modo da assorbire tutto ciò che era accaduto quel giorno.
«Perché quel muso lungo? Deluso dal fatto che Garmadon ti abbia fregato la ragazza?» disse Acronix ridacchiando.
«Non sono fatti tuoi!» grido Wu con un tono più brusco di quanto intendesse.
Si passo una mano tra i capelli cercando di calmarsi, Acroni stava solo cercando di aiutarlo a modo suo non meritava di essere trattato cosi.
«Ancora una volta tuo fratello si è preso ciò che voleva senza pensare a te.» disse Acronix. «Seriamente non capisco come fai a sopportarlo.»
«Acronix ora basta ti ho già detto che non voglio parlare di questo.» disse Wu.
«Andiamo Wu sto solo sottolineando l'ovvio.» continuo Acronix. «Comunque hai ragione parliamo d'altro. Ricordi il nostro discorso dell'altro giorno?»
«Quel discorso non avresti dovuto farlo nemmeno per scherzo.» disse Wu. «Te l'ho già spiegato i nostri poteri servono per proteggere le persone non per controllarle.»
«È un vero peccato.» disse Acronix sospirando. «Speravo che tu avessi cambiato idea, ma a quanto pare non è stato così.»
Wu stava veramente per perdere la pazienza, ma prima che potesse rispondere qualcuno lo afferrò da dietro.

Stringere Misako tra le sue braccia era un sogno diventato realtà, non poteva credere che fosse bastata quella lettera a far in modo che lo scegliesse.
Poteva rimanere lì con lei per sempre, niente contava più se non quel momento tra loro due.
«Hai sentito?» chiese Misako.
«No.» rispose Garmadon, ma in realtà anche a lui sembrava aver sentito qualcosa provenire dal cortile però non voleva che quel momento finisse.
«Forse dovresti andare a controllare?» disse Misako.
«Se sta succedendo qualcosa Wu è perfettamente in grado di cavarsela da solo.» disse Garmadon prima di baciare Misako.
“Che Wu inizi a risolvere i suoi problemi da solo.” penso Garmadon.

Wu venne sbattuto a terra malamente da Krux, i due gemelli gli avevano teso un'imboscata e lui era stato tanto stupido da cascarci.
Non aveva dato il giusto peso alle farneticazioni di Acronix pensando che fosse accecato dall'adrenalina causata dalla loro vittoria contro le Serpentine. Pensava di conoscerlo ed era certo che non fosse una cattiva persona, forse un po' rude, ma non cattivo.
E invece... invece era serio voleva veramente governare Ninajgo con suo fratello.
Come aveva potuto essere cosi cieco?
«Dimmi Wu: dov'è tuo fratello adesso?» disse Acronix afferrandolo per il colletto. «Come al solito quando hai bisogno di lui non c'è. Dico bene?»
Wu ringhio, odiava che si parlasse di suo fratello in quel modo eppure non riusciva a controbattere.
In quel momento però Acronix fu costretto a lasciar andare Wu. Ray, Maya, Libby e Haru avevano raggiunto il cortile e sembravano tutti più che pronti a combattere.
«In due contro uno non è leale.» disse Maya.
«Amici sono così felice di vedervi.» disse Krux come se non fosse successo niente. «Infetti avevo proprio bisogno di parlarvi: vedete io e mio fratello ci siamo resi conto che Ninjago non è in buone mani. Siamo noi che deteniamo il potere e solo noi possiamo fare in modo che il periodo radioso che stiamo vivendo continui. La famiglia reale è debole e ci porterà alla rovina facendo diventare la nostra terra solo una mediocre parodia di sé stessa. Quindi vi chiedo amici miei non è forse compito nostro impedirlo? Prendiamo il posto che ci spetta e nessuno potrà mai fermarci e chi tenterà di farlo allora lo sciancheremo.»
Un silenzio teso calo sul cortile, non tutti i membri dell'alleanza rimasti al monastero avevano sentito il discorso delirante di Krux, ma Wu ebbe comunque paura.
Se si era sbagliato su Krux e Acronix su chi altro si era sbagliato?
Senti il proprio cuore creparsi quando Ray fece un passo avanti.
«Quindi ci state chiedendo se siamo con voi o contro di voi?» chiese il maestro del fuoco.
“Ray ti prego non abbandonarmi anche tu...” penso Wu disperato.
«Esattamente.» rispose Krux facendo un sorrisetto sodisfatto.
Ray annui e poi diede un pugno in faccia a Krux.
«Allora siamo tutti contro di voi.» disse Ray. «E questo è per aver picchiato il mio amico.»
Acronix soccorso il gemello mentre lanciava sguardi mortali agli altri maestri elementari.
«Siete degli sciocchi!» grido. «Non avete speranze contro me e mio fratello!»
«Dimostratelo.» disse Haru.

Garmadon era appoggiato al muro dell'infermeria improvvisata del monastero.
Non poteva credere che i gemelli del tempo avessero tradito l'alleanza e lui non aveva fatto niente per aiutare suo fratello e i suoi amici. Aveva ignorato tutto per poter stare con Misako.
«Dobbiamo trovare un modo per fermargli.» disse Haru mentre Lilly fasciava un braccio del padre.
«Odio ammetterlo, ma quei due hanno ragione.» disse Ray. «Non possiamo affrontargli, sono più forti di noi.»
Wu non disse niente, si lascio curare da Dawn in silenzio, una parte di lui era felice che la maestra dell'ombra non avesse assistito ad un momento tanto umiliante, l'altra invece cercava una soluzione al loro problema.
Con i loro poteri, con il loro controllo del tempo Krux e Acronix erano terribilmente difficili da battere anche se avessero fatto loro qualche danno, Krux avrebbe riavvolto il tempo e sarebbe come se non fosse successo niente. Il loro tempo poi veniva bloccato permettendo ai gemelli di attaccarli quando erano completamente indifesi.
Doveva trovare una soluzione, doveva esserci un modo per fermargli, ma finché avessero avuto i loro poteri non sarebbero mai stati in grado di sopraffargli non importava se loro aveva il vantaggio numerico non sarebbe servito a niente contro i maestri del tempo.
All'improvviso mentre pensava a ciò a Wu venne un'idea.
«So come battergli.» disse all'improvviso facendo voltare tutti verso di lui.
«Come?» chiese Garmadon con tono diffidente. A Wu faceva male quel tono, ma lo ignorò.
«Dobbiamo togliere ai gemelli i loro poteri.» disse Wu. «Permanentemente.»

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Capitolo 4
*** A mali estremi, estremi rimedi. ***


Capitolo tre: A mali estremi, estremi rimedi.

Di sua madre aveva poco ricordi, il che era naturale visto quando presto, in base alla sua longeva vita, lei se n'era andata però una cosa la ricordava.
Un detto che una volta gli aveva detto: “Se vuoi sbarazzarti di un serpente taglia loro la testa.”
Strano che gli fosse venuto in mente adesso e non quando aveva affrontato le Serpentine. In ogni caso ormai aveva deciso: c'era solo un modo per battere le Lancette del Tempo, come volevano farsi chiamare, ed era togliere loro i poteri.
«Ti rendi conto di ciò che stai dicendo?» disse Garmadon che almeno aveva avuto la decenza di aspettare che fossero soli per urlargli contro.
«So benissimo cosa sto facendo.» ribatte Wu. «È l'unico modo per fermargli e inoltre non abbiamo tempo di cercare altre soluzioni!»
Era vero il tempo, molto ironicamente, era ciò che mancava loro. Dopo il primo scontro Krux e Acronix se n'erano andati dicendo che sarebbero tornati dopo una settimana per sistemare la questione in maniera definitiva ovviamente non l'avevano fatto per generosità, ma perché erano così certi della loro vittoria che intendevano quel tempo come una specie di scherzo crudele.
Quando l'aveva saputo Garmadon si infurio cosi tanto che voleva andare a stanare i due gemelli e risolvere la cosa in quel momento da solo proprio come il veleno gli stava suggerendo, ma anche con il male nelle vene Garmadon sapeva che il piano di Wu era troppo.
Per i maestri elementari i poteri erano qualcosa di molto di più della capacità di creare fuoco o ghiaccio. Era una parte di loro, una parte della loro identità senza di essi sarebbe stato come se fosse mancato loro un pezzo di sé stessi.
Come se avessero perso un braccio o una gamba e adesso Wu proponeva quella come soluzione.
«Non sai nemmeno come fare una cosa del genere!» disse Garmadon che sperava di dissuadere il fratello minore da un'idea cosi balzana.
«Lo troverò un modo.» replico Wu. «Se ti è possibile ti chiedo di fidarti di me.»
Wu mantené la sua parola e per i primi due giorni della settimana concessa si chiuse nella biblioteca del monastero senza uscire, fu solo il pomeriggio del terzo giorno che si fece rivedere.
Era ovvio che non avesse dormito per niente eppure stava sorridendo.
«Ho trovato il modo di togliere loro i poteri!» esclamo. «Abbiamo bisogno di trovare del Chronosteel.»

Il Chronosteel era un materiale cosi raro che ben pochi scritti ne parlavano, a quanto pare aveva il potere di assorbire una grande quantità di energia il che voleva dire che era il materiale perfetto per togliere a qualcuno i poteri elementari.
Non sapendo dove trovarlo Wu chiese aiuto a Tatyana, che era stata tra le prima a tornare a casa dopo la guerra, non fu facile ma la maestra del metallo trovo il Chronosteel.
Mancavano solo due giorni allo scadere della settimana.
«Come credi che questo mucchio di spazzatura ci possa aiutare?» chiese Garmadon indicando il Chronosteel sul pavimento.
«Ho chiesto a Ray e Maya di creare delle armi in modo che sia più facile usarlo.» spiego Wu.
Garmadon strinse i pugni, sembrava che suo fratello avesse proprio pensato a tutto eppure doveva esserci qualcosa che gli facesse cambiare idea. Che potesse fermarlo prima di compiere un atto cosi estremo e disperato.
«Senti Wu capisco che i gemelli siano una minaccia, ma non...» inizio Garmadon, ma Wu lo zitti.
«Non capisci vero?» chiese Wu con la voce che gli tremava. «Sono stato io a portargli qui, a fargli entrare nell'alleanza anche quando Mystakè mi aveva detto di non cercargli. Io l'ho ignorata e guarda... guarda cosa sta succedendo per colpa mia!»
Garmadon indietreggio a bocca aperta, non aveva mai visto Wu avere uno scoppio d'ira così violento.
«Devo essere io a risolvere la situazione, devo... almeno per una volta devo essere io a risolvere i guai che causo.» continuo Wu. «So che questo non ti piace e sinceramente non piace nemmeno a me, ma non ho trovato nessun'altra soluzione perciò ti prego... ti sto supplicando fratello... fidati di me. Almeno stavolta fidati di me.»
«Va bene Wu.» disse Garmadon abbracciando il fratello. «Mi fiderò di te, ok?»
«Grazie.» rispose Wu nascondendo la testa nella spalla del fratello nello stesso modo che faceva quando da bambino aveva gli incubi.

Maya sbuffo, nella fucina faceva un caldo infernale e si domandava come Ray riusciva a resistere lì dentro.
Probabilmente era il fatto che ormai ci fosse abituato, lei invece faticava a lavorare, ma dubitava che fosse solo colpa del caldo. In realtà non le piaceva ciò che stavano facendo, lei sapeva che se avesse perso i poteri in quel modo né sarebbe rimasta devastata.
Sapeva che un giorno, se avesse avuto dei figli, il suo potere sarebbe passato a loro però per lei era qualcosa di diverso dal fatto di sentirseli strappare via di forza. Ma sapeva che Wu non avrebbe mai fatto niente del genere se ci fossero state delle alternative e anche una parte di lei doveva ammettere che se i gemelli del tempo non veniva fermati in fretta molta più gente si sarebbe fatta male.
Si, a volte la vita ti metteva davanti a scelte difficili e non potevi fare altro che prenderle per quanto non ti piacesse.
Perché la vita a volte era semplicemente cosi, non si poteva fare altro.
Sospirando si rimise al lavoro avevano meno di un giorno per completare le armi prima che i gemelli tornassero al monastero.
«Maya posso parlarti un attimo?» chiese Ray fermandosi di colpo.
«Non puoi aspettare?» chiese Maya, ma Ray scosse la testa. «Va bene, ma fai in fretta.»
Non capiva cosa Ray poteva considerare così importante da dirle in una situazione del genere, non avevano tempo per fare una pausa e chiacchierare.
Il Chronosteel era così difficile da lavorare che i due doveva attingere ad ogni grammo della loro forza, sembrava che più ci mettevano le mani e più quel maledetto metallo gli sfiancasse.
«Sarò velocissimo.» disse Ray sorridendole. «Ti ricordi che in questi giorni, prima che i gemelli ci tradissero, lasciavo spesso il monastero senza dire a nessuno dove andavo?»
Maya annui, aveva chiesto al proprio fidanzato dove andasse però era stato parecchio evasivo e Maya era preoccupata per quell'atteggiamento come se fossero tornati ai vecchi tempi quando aveva paura che il suo passato potesse in qualche modo influire sul suo amore per lui.
«Bene.» disse Ray frugando in tasca. «La verità è che venivo qui a lavorare.»
«A cosa?» chiese Maya.
«A questo.» rispose Ray mostrandole un anello.
Maya lo guardo ad occhi aperti, Ray le stava veramente chiedendo ciò che pensava?
«Maya, volevo aspettare un momento migliore, ma dopo tutto questo ho paura che quel momento non arriverà mai perciò te l'ho chiedo adesso: vuoi sposarmi?» disse Ray.
Maya poteva sentire gli occhi riempirsi di lacrime, non riusciva a parlare per l'emozione.
«Si!» grido Maya saltando al collo del maestro del fuoco. «Si! Mille volte si! Voglio sposarti Ray!»

Stava per tramontare il sole dell'ultimo giorno e Wu era andato da Ray e Maya per vedere se le armi erano pronto.
«Le abbiamo chiamata le lame del tempo.» disse Ray con fatica, si vedeva che lui e Maya erano esausti sia fisicamente che mentalmente.
«Non sono come ringraziarti amico mio.» disse Wu prendendo le lame del tempo per poi correre verso il monastero.
Quando Wu fu andato via Ray e Maya crollarono sul pavimento della fucina.
Avrebbero voluto dare una mano nello scontro, ma non né sarebbero mai stati in grado cosi si limitarono ad augurare buona fortuna agli altri e a sperare che le armi che avevano forgiato funzionassero.

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Capitolo 5
*** Fratelli Vs gemelli ***


Capitolo quattro: Fratelli Vs gemelli.

Wu arrivo al monastero giusto in tempo per l'arrivo dei gemelli del tempo. Sperando che il suo piano funzionasse passo al fratello due delle quattro lame del tempo che Ray e Maya avevano forgiato.
«Questa è la vostra ultima occasione.» disse Krux appena mise piede al monastero. «Siete con noi o contro di noi?»
«Nessuno qui a cambiato idea.» disse Garmadon venendo appoggiato da tutti gli altri maestri elementari.
«In realtà sapevo che avreste risposto così.» disse Krux alzando le spalle.
La battaglia inizio, Garmadon e Wu contro Krux e Acronix.
Fratelli contro gemelli.
Minore contro minore e maggiore contro maggiore.
Acronix infatti si era lanciato subito contro Wu mentre Krux aveva ingaggiato uno scontro contro Garmadon.
Wu usò le lame del tempo per parare le spade di Acronix, ma era difficile. Sembrava che il suo avversario fosse particolarmente divertito del fatto di potergli fare male e in realtà non era cosi sorprendente visto che per qualche ragione Acronix aveva preso questo scontro molto sul personale infatti mentre attaccava non si lasciava sfuggire l'occasione per ridere di lui e prenderlo in giro.
Ovviamente non tralasciava nemmeno i suoi commenti sul fatto che Wu fosse uno schiocco a ripore così tanta fiducia in Garmadon.
«Parla quello che non va mai da nessuna parte senza il suo di fratello.» ribatte Wu mentre cercava di difendersi, Acronix non gli stava dando nemmeno una piccola possibilità di contrattaccare.
«È diverso.» rispose Acronix. «Io e mio fratello siamo uno squadra, lui merita la mia fiducia.»
«Anche io e Garmadon siamo una squadra.» disse Wu.
«Questo è quello che pensi tu, ma cosa pensa lui davvero?» disse Acronix ridacchiando. «Sai benissimo che alla prima occasione ti getterà via. Dimmi Wu non sei stanco di vivere all’ombra di Garmadon? Vederlo godersi la gloria mentre tu ottieni solo le briciole? Non sei stanco di essere la sua metà migliore? Di vedere che la franca grazie al veleno mentre tu devi subire ripercussioni? Non sei semplicemente stanco?!»
Wu sentendo ciò spalanco gli occhi e quel secondo di distrazione permise ad Acronix di lanciarlo a terra completamente indifeso, ma il maestro della creazione aveva la mente altrove in quel momento.
Non capiva perché non era riuscito a ribattere ad Acronix e si chiese se per caso una parte di lui fosse d'accordo... ma non poteva essere... giusto?
Lui... non avrebbe mentito c'erano volte in cui era seccato con suo fratello... molto seccato. E Acronix aveva ragione nonostante il veleno Garmadon aveva tutto.
Il fratello maggiore lo criticava sempre dicendo che era sempre stato il favorito del padre quando invece Wu sapeva bene che era vero il contrario, perché lui vedeva ciò che Garmadon non vedeva.
Il padre stava giorni sveglio senza dormire per trovare una cura al veleno del Devour tanto che era stato uno dei motivi principali per cui la sua salute si era affievolita. Come il padre guardava Garmadon con orgoglio velato anche quando discutevano fiero della forza del figlio e cosa più importante di tutte: Garmadon era cosi simile alla madre.
Aveva gli occhi di Kaguya perciò era ovvio che il padre avesse una predilezione per il figlio maggiore che gli ricordava in ogni momento l'amata moglie.
Ma Garmadon non vedeva tutto questo troppo occupato ad avercela con il mondo mentre Wu nonostante si impegnasse al massimo delle sue forze riceveva solo pochi segni di approvazione dal genitore. Ogni suo errore veniva aspramente criticato e punito mentre se a commettere un errore era Garmadon il padre lasciava perdere la cosa dicendo che era colpa del veleno e che si dovevano solo abituare alla situazione.
Anche adesso Misako aveva scelto Garmadon... lui era diventato di nuovo la seconda scelta. Uno scarto che nessuno degnava di un ulteriore sguardo... non era giusto!
Perché sempre lui?
Perché... perché Garmadon semplicemente non spariva!?
Un forte suono metallico interruppe i suoi pensieri e alzando lo sguardo vide che Garmadon aveva bloccato il colpo di Acronix.
Wu scosse la testa, non doveva pensarle queste cose non era giusto. Adesso doveva solo concentrarsi sulla battaglia che si stava svolgendo in quel momento.
Acronix si arrabbio non poco per quell'interruzione e cerco di colpire Garmadon con un attacco ancora più forte, ma il maestro della distruzione lo respinse scagliandolo lontano.
«Wu, stai bene?» chiese porgendo la mano al fratello minore.
Wu afferrò la mano del fratello per alzarsi ma a parte un breve cenno del capo non disse niente.
Non n'è aveva il coraggio.
Lo scontro continuo per un altro po' almeno finché non giunse il momento che tutti stavano aspettando: Krux e Acronix stavano per usare i loro poteri.
Adesso avrebbero scoperto se il loro piano avrebbe funzionato o meno.
Per quell'attimo infinito tutti i maestri elementari trattennero il fiato almeno finché i bagliori che di solito ricoprivano le mani dei gemelli quando usavano i loro poteri furono risucchiati all'interno delle Lame del Tempo.
«C'è l'abbiamo fatta...» disse Wu quasi sussurrando tanto che solo Garmadon che si trovava al suo fianco lo sentì.
«Cosa avete fatto?!» grido Krux prima che lui e suo fratello venissero bloccati dagli altri maestri elementari.
«Vi abbiamo tolto i poteri.» disse semplicemente Garmadon.
«Non potete farlo!» strillo ancora Krux mentre Acronix guardava Wu intontito come se non si fosse aspettato che quest'ultimo facesse qualcosa di simile.
Garmadon sorrise sodisfatto. Vedere i due gemelli agitarsi e strillare in quel modo era impagabile. Continuava a dire che non era giusto, che quei poteri erano loro e che non potevano tenerseli.
“Gli hai sconfitti perciò i loro poteri sono tuoi di dirito.” disse il veleno e il sorriso di Garmadon aumento pensando alla possibilità di tenersi quei poteri per sé.
Con l'elemento del tempo sarebbe stato invincibile, nessun nemico avrebbe mai potuto sconfiggerlo. Si lascio crogiolare da quel pensiero. Era cosi allattante e cosi facile da realizzare. Cosi, così facile...
«Garmadon!» disse Wu richiamandolo alla realtà. «Dobbiamo sbarazzarci di queste Lame, l'elemento del tempo è troppo pericoloso.»
Garmadon si morse il labbro, suo fratello aveva ragione perciò i due assieme usarono le lame per creare un vortice temporale per poi gettarle al suo interno in modo che si perdessero nel tempo per non venir mai più ritrovate.
«No!» gridarono i due gemelli prima di partire all'inseguimento delle lame.
Wu voleva fermargli, ma non ci riuscì.
Non voleva che finisse così pensava, sperava che senza poteri Kruz e Acronix potessero pentirsi, ma evidentemente il potere per loro era più importante persino della loro stessa sicurezza.
Dawn si avvicino a lui e gli mise una mano sulla spalla per consolarlo, Wu le sorrise poi rivolse un'ultima occhiata al vortice che si era portato via due suoi amici che avevano perso la retta via.
Sgrano gli occhi quando vide un'immagine, non riusciva a capirla molto bene: c'era una data, una strana cosa che voleva e... una casa in cielo di metallo?
L'immagine sparì così in fretta che Wu fu sicuro di essersela sognata. Decise quindi di non pensarci troppo e torno dentro al monastero con gli altri.
Soltanto molti anni dopo avrebbe finalmente capito il significato di ciò che aveva visto.

L'atterraggio non fu affatto morbido e con suo immenso dispiacere non c'era traccia né delle Lame del tempo né di suo fratello.
Borbottando Krux si guardo attorno per vedere dove fosse atterrato e vide che si trovava nella foresta ai piedi del monastero, ma non vide solo quello. All'interno del vortice temporale c'era un'immagine. Krux cerco di memorizzarla in quei pochi secondi in cui rimase in cielo prima di sparire.
Sorrise, non era finita.
Sapeva che quella data significava qualcosa e lui avrebbe aspettato pazientemente quel giorno per completare la conquista di Ninjago con Acronix.
Per ora avrebbe dovuto nascondersi.

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Capitolo 6
*** Amore e rimpianti. ***


Capitolo cinque: Amore e rimpianti.

La primavera era la stagione preferita di sua madre, diceva sempre che la primavera rappresentava i nuovi inizi perciò non c'era periodo dell'anno migliore per celebrare un matrimonio. O almeno Wu era sicuro che fosse quello che aveva spinto Garmadon a scegliere quel particolare giorno come data per le nozze sue e di Misako.
Già quel giorno Garmadon e Misako si sarebbero sposati, dopo anni di fidanzamento avrebbero finalmente fatto la mossa fatidica e lui... bè lui era felice per loro o almeno cercava di esserlo.
Non aveva mai visto Garmadon così felice e cercava in tutti i modi di esserlo lui stesso, non era giusto lasciarsi guidare da una meschina gelosia che, nonostante gli anni, non era riuscito a spegnere del tutto.
Wu si guardo allo specchio, l'ultimo matrimonio a cui aveva partecipato era stato quello di Ray e Maya poco dopo la battaglia contro i gemelli del tempo, aveva fatto da testimone dello sposo. La cerimonia dei suoi amici si era tenuta alla fucina di Ray mentre quella di oggi sarebbe stata lì al monastero.
«Wu posso entrare?» chiese Misako bussando alla sua stanza.
Wu le apri e rimase immediatamente a bocca aperta nel vederla in abito da sposa... era semplicemente bellissima e Wu non poteva fare a meno di sentire il suo cuore battere più velocemente di quanto avesse mai fatto in tutta la sua secolare vita.
Cercando di parlare nonostante la gola secca Wu chiese a Misako perché fosse venuta da lui poche ore prima della cerimonia. Misako abbasso lo sguardo e inizio a contorcersi le mani, era evidentemente molto nervosa.
«Ho paura.» confesso Misako. «Ho paura e... Wu dimmi che sto facendo la scelta giusta? Dimmi che non dovrei scappare in questo istante con...» Misako aveva lasciato la frase in sospeso, ma Wu capì lo stesso cosa voleva dire.
Gli stava chiedendo se era disposto a scappare con lei.
All'inizio Wu penso che finalmente era arrivato il momento in cui sarebbe stato lui al primo posto nel cuore di qualcuno. Misako aveva ancora dei dubbi su Garmadon e la paura la stava spingendo a fargli quella proposta e lui... poteva accettare e stare con lei.
Poteva stare con la donna che amava, bastava solo che parlasse che le dicesse ciò che provava e poi potevano stare assieme come Wu aveva sempre desiderato.
Bastava così poco.
Cosi tremendamente poco per realizzare quel suo desiderio che non riusciva a credere che stesse accadendo davvero.
Apri la bocca per parlare, ma poi la richiuse subito. Non poteva fare una cosa simile a suo fratello, sapeva per certo che Garmadon, anche con il male nelle vene, non avrebbe mai fatto qualcosa di così egoista come quella.
«Misako capisco i tuoi dubbi.» disse Wu prendendo le mani dell'amica tra le sue. «Tu e Garmadon state per fare un passo importantissimo quindi è normale che un po' di panico ti coglia, ma non dimenticare che lo stai facendo perché ami Garmadon e perché sai che con lui sarai molto più felice che con chiunque altro.»
«Hai ragione.» disse Misako sorridendogli. «Immagino che tutto lo stress dell'ultimo periodo mi sia finalmente arrivato. Grazie Wu.»
Misako diede un veloce bacio sulla guancia di Wu per poi uscire dalla stanza.
«Prego...» disse Wu passandosi una mano sul viso cercando di scacciare le lacrime.

Alle nozze c'erano molte persone anche se meno di quante i fratelli avessero effettivamente invitato. Ovviamente Ray e Maya si trovavano lì cosi come alcuni colleghi di Misako tra cui un tizio che se Wu non ricordava male si chiamava Sanders qualcosa. Anche Libby era presente anche se aveva un aspetto diverso dal solito, era più magra e più pallida dall'ultima volta che Wu l'aveva vista. Aveva profondi cerchi scuri sotto gli occhi e si vedeva la ricrescita dei capelli il che era strano, Libby non nascondeva il fatto di non essere una bionda naturale però faceva sempre attenzione al suo aspetto invece adesso sembrava uno zombie.
Quando Wu le aveva chiesto se stesse bene lei aveva semplicemente risposto dicendo che era stanca. Poi per il resto dei festeggiamenti si era tenuta ben lontana da lui come se stesse cercando di evitarlo.
Wu l'aveva trovato un po' strano, ma decise di non pensarci troppo infondo Libby era sempre stata molto più legata a Garmadon che a lui.
«Fanno veramente una bella coppia, vero?» chiese Mystake avvicinandosi a lui. «Si.» rispose Wu guardando verso il fratello e Misako.
A guardarlo adesso Garmadon non sembrava poi cosi diverso dalle altre persone e Wu si disse che aveva fatto la cosa giusta. Garmadon aveva bisogno di Misako, grazie a lei poteva controllare il veleno.
«So che fa male, ma fidati di me giovane Wu c'è sempre qualcosa lo qualcuno à fuori per ognuno di noi.» disse Mysakè dandogli in mano qualcosa prima di allontanarsi.
Wu guardo di cosa si trattasse e sgrano gli occhi. In mano aveva un fazzoletto con su ricamato un simbolo elementare: il simbolo dell'elemento dell'ombra.
Dawn.

Finalmente dopo anni sapeva cosa dirle, come risponderle.
Wu era partito senza nemmeno avvisare il fratello su dove stesse andando, voleva fare a Dawn una sorpresa e dirle che voleva iniziare una vita con lei.
Dawn lo amava, per lei Wu non sarebbe mai stato una seconda scelta e lui era disposto a lavorare ogni giorno per dimostrare a Dawn che ne valeva la pena. Se voleva si sarebbe anche trasferito alla fattoria della sua famiglia, avrebbe lavorato i campi con lei lontano dal monastero e dalla soffocante eredità di suo padre.
Si, più si immaginava a condure quella vita e più sapeva che lo avrebbe reso felice e soddisfatto.
Un nuovo inizio assieme a Dawn per dimenticare il passato e ricominciare da capo assieme.
Quando vide all'orizzonte la sagoma emergente dalla fattoria di Dawn accelerò il passo. Ma quando fu vicino all'ingresso lì vide.
Dawn con un bambino in braccio assieme ad un uomo e il modo in cui lo baciava lasciava poco spazio all'immaginazione.
Dawn aveva smesso di aspettarlo.

Non fu una sorpresa che Misako e Garmadon decidessero di andare a vivere per conto loro in una nuova casa, ma in realtà a Wu non importava.
Dopo anni a temere la solitudine adesso l'accettava senza problemi in realtà da solo stava meglio.
Niente persone che potevano farlo soffrire... o che lui potesse fare soffrire.
Si, era meglio se Wu stava da solo lontano da tutto e da tutti. Almeno cosi sarebbero stati tutti meglio.
Al monastero ormai viveva solo lui da alcuni anni e si era abituato al silenzio e alla solitudine. Un giorno usci a buttare della spazzatura e aprendo le porte del monastero vide una ragazza seduta sulle gradinate.
«Wu! Finalmente!» disse lei alzandosi in piedi e sorridendogli con un sorriso enorme.
Wu la scruto, era alta, robusta e con lunghi capelli neri raccolti in cima alla testa però non aveva idea di chi fosse.
«Ci conosciamo?» chiese Wu non capendo come quella ragazza sapeva il suo nome.
«Wu sono io.» disse la ragazza ridacchiando. «Sono Lilly!»

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Capitolo 7
*** Terra ***


Capitolo sei: Terra.

Non riusciva a crederci, quella giovane donna era davvero la piccola Lilly?
Non la vedeva dalla fine della guerra ovvero da quasi dieci anni ormai, ma non si aspettava un cambiamento del genere.
La piccola ragazzina malata e cagionevole adesso sembrava una guerriera in tutto e per tutto nell'aspetto.
«Lilly... che sorpresa. Cosa ti porta qui?» domando Wu guardandosi attorno, ma non vide Haru da nessuna parte il che gli fece capire che Lilly era venuta lì da sola.
Dopo tanto tempo era strano parlare di nuovo con una persona e in fin dei conti era felice che fosse venuta a trovarlo, ma non riusciva a capire il perché.
«Sono qui per diventare una ninja!» grido eccitata la ragazza. «Ho finalmente sviluppato i poteri di mio padre perciò sono qui per farmi addestrare.»
Wu sgrano gli occhi a quella richiesta, Lilly voleva che lui l'addestrasse. Ecco perché era venuta, ma lui... lui non era un sensei o almeno non lo era più.
Ci aveva già provato e aveva fallito, aveva deluso Morro rovinando la vita di quel ragazzo che aveva davanti a sé un futuro così brillante. Non poteva farlo di nuovo, non poteva rovinare di nuovo la vita di qualcuno e di certo non poteva farlo a Lilly.
«No.» disse secco. «Torna a casa.»
«Ma... ma perché?» chiese Lilly. «Wu te lo sto chiedendo per favore, addestrami voglio diventare una ninja!»
«Se vuoi imparare a combattere fatelo insegnare da tuo padre.» ribatte Wu. «Io non addestro nessuno punto e basta.»
«Voglio essere una ninja!» disse Lilly impuntandosi.
«Ascolta Lilly: io non ti insegnerò, ma visto che è già tardi per stasera puoi dormire qui, ma domani mattina te ne vai.» disse Wu.
«Non me ne andrò se prima non mi addestri.» disse Lilly seguendolo all'interno del monastero.
ùWu alzo gli occhi al cielo, Lilly poteva dire quello che voleva, ma lui non avrebbe cambiato idea.

I giorni seguenti per i due diventarono una routine, Lilly usava le vecchie attrezzature di addestramento mentre Wu si rifiutava di aiutarla o consigliarla sicuro che prima o poi si sarebbe arresa e avrebbe lasciato perdere tornandosene a casa lontano da lui.
A volte Wu vedeva la ragazza fare esercizio fisico per allenare il fisico, l'elemento della terra dava all'utilizzatore anche una grande quantità di forza fisica, ma bisognava comunque allenare il corpo. Una volta Wu aveva conosciuto un maestro della terra che non si allenava e il cui corpo era collassato proprio a causa della sua super forza, era contento che Haru avesse messo Lilly in guardia da ciò.
«Perché ci tieni tanto ad essere una ninja?» chiese Wu mentre porgeva a Lilly la cena.
Ovviamente anche se si rifiutava di farle da maestro Wu si assicurava sempre che il cibo al monastero fosse abbastanza per entrambi.
«Perché voglio diventare un eroe come mio padre.» rispose Lilly iniziando a mangiare.
«Non ti serve diventare una Ninja per esserlo.» specifico Wu.
«Lo so, ma io non voglio solo essere la maestra della terra... voglio essere qualcosa di più.» disse Lilly. «Voglio essere qualcuno su cui la gente possa contare, per tutta la vita sono sempre stata solo e unicamente una ragazzina malata e adesso voglio essere di più e quando lo detto a mio padre lui mi ha detto di venire qui. Perché qui posso diventare qualcosa di unico, qualcosa che mi renda speciale... voglio essere un ninja per aiutare gli altri, ma anche per me stessa voglio dimostrare che posso farcela. Che non sono più la piccola e fragile Lilly.»
Wu la guardo colpito da quei sentimenti, poi poggio il suo piatto e si alzo lasciando la cucina.
«Wu?» chiese Lilly vedendo che se né andava in silenzio.
«Domattina sveglia all'alba.» disse lui senza voltarsi. «Inizieremo il tuo vero addestramento allo Spinjisztu.»
Chiudendo la porta dietro di sé Wu poté sentire le gride euforiche di Lilly e non poté fare a meno di sorridere.
Non si sentiva ancora sicuro che riprendere il mestiere di sensei fosse la strada per lui, ma una cosa era certa: avrebbe fatto di tutto per non deludere anche Lilly.

Dopo mesi di duro lavoro Lilly era riuscita sia ad imparare lo Spinjisztu che a sbloccare il suo vero potenziale e Wu non poteva essere più fiero di lei.
Una parte di lui però era anche triste, Lilly ormai aveva appresso tutto ciò che c'era da sapere sull'essere una ninja il che significava che stava per andarsene e lasciarlo solo di nuovo. Anche se Wu aveva ormai accettato che rimanere solo era ciò che il destino voleva per lui non voleva dire che fosse felice di esserlo.
Quella sera a cena Wu, ignorando il suo dolore, disse a Lilly che il suo addestramento era finito e la ragazza era così felice di sentirlo che lo abbraccio talmente forte da mozzargli il fiato.
«Sono così felice Wu!» strillo Lilly. «Devo subito scrivere una lettera a mio padre per comunicarglielo.»
«Perché non dirglielo di persona?» chiese Wu.
«Che senso avrebbe andare lì per poi tornare al monastero subito dopo?» disse Lilly. «Meglio una lettera.»
Wu non poteva crederci, Lilly voleva rimanere... la sua allieva non l'avrebbe lasciato di nuovo solo.
Non riuscendo a trattenersi lascio scendere lacrime silenziose di pura gioia.

Si trovava in un villaggio non molto lontano da Ninjago, Lilly era andava per fare la sua solita ronda quando aveva sentito della musica che l'aveva incuriosita.
Vide che si trattava di una scuola di ballo e spiando dalla finestra notò come al centro ci fosse un ragazzo che ballava da solo nella sala buia.
Era veramente bravo e anche molto bello. Da quella volta Lilly aveva iniziato a sviluppare un interesse per la musica e per il ballo, andando spesso a vedere quel ragazzo ballare da solo. Aveva scoperto che era il figlio dei proprietari della scuola e che la usava per esercitarsi al di fuori degli orari di lezione. Lilly avrebbe fatto di tutto per conoscere il suo nome, ma non aveva il coraggio di avvicinarsi a lui e chiederglielo.
Per ora le bastava guardarlo ballare da lontano.

A Wu non ci volle molto per capire che Lilly fosse innamorata, conosceva i sintomi e le chiese chi fosse il fortunato. Quando Lilly confesso il suo segreto al proprio maestro Wu fu subito di incoraggiamento dicendo a Lilly di andare a parlare con questo ragazzo.
«No.» disse Lilly. «Non potrei mai farlo.»
«Lilly se non cogli questa possibilità adesso te né pentirai per sempre.» disse Wu. «Fidati di me è così.»
Ma dall'espressione di Lilly si capiva che non aveva intenzione di seguire il consiglio di Wu, se voleva la ragazza poteva diventare anche più testarda di una roccia.
Ma Wu aveva fatto una promessa: quella di non deludere Lilly e non avrebbe permesso alla sua allieva di fare gli stessi errori che aveva fatto lui in passato.

Non si aspettava di trovarsi quel ragazzo lì al monastero.
«Lilly vorrei presentarti Lou.» disse Wu. «L'ho chiamato per qualche lezione di danza privata, non ti dispiace, vero?»
«N... no.» disse Lilly scuotendo la testa.
Lou le sorrise tendendole una mano dopo un po' di esitazione Lilly accetto. Wu sorrise vedendo i due ballare assieme sorrise e se né andò per lasciarli soli.

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Capitolo 8
*** Shintaro(parte 1). ***


Capitolo sette: Shintaro(parte 1).

A Ninjago esistevano molte leggende, ma quelle preferite da Lilly riguardavano lo spinjiztu esplosivo. Una tecnica di cui persino Wu sapeva molto poco, ma Lilly voleva impararla e visto che il suo sensei non poteva aiutarla decise che c'era solo un posto dove andare.
Il tempio della terra, il tempio del suo elemento.
Solo che non sapeva dove fosse.
Quindi era partita, Wu l'aiuto a preparare i bagagli dicendole di fare attenzione e dandole ogni tipo di consiglio possibile per quanto riguardava i pericoli nascosti nelle varie aree di Ninjago. Non che le servì a qualcosa perché dopo settimane di ricerche e viaggi finì in un luogo dove quasi nessuno era andato.
In qualche modo Lilly era riuscita a trovare la strada per il leggendario regno d'avorio: era arrivata a Shintaro.

I ricordi di come fosse arrivata erano un po' confusi, si ricordava di aver sentito di montagne cosi alte che nessuno era mai riuscito a scalarle e cosi Lilly era andata lì sia per mettersi alla prova sia perché pensava fosse il posto giusto per le sue ricerche. Ma purtroppo quelle montagne erano veramente insormontabili, si era arrampicata per giorni finché alla fine era arrivata quasi alla fine delle sue proviste e non era ancora vicina alla cima.
In quel momento di disperazione si rese conto che le proviste non bastavano nemmeno per tornare indietro, era bloccata lì senza sapere cosa fare. Decise di andare avanti finché poteva, ma poi la fame e la stanchezza ebbero la meglio su di lei.
L'ultima cosa che ricordava prima dell'incoscienza era una strana figura vestita di bianco.
Pensando che fosse un angelo venuto a prenderla chiuse gli occhi lasciandosi scivolare nel sonno.
Invece si sveglio su un letto morbido e caldo in quella che era la stanza più lussuosa che avesse mai visto in vita sua. Non capiva quello che stava succedendo almeno finché nella stanza non entrarono due persone, un uomo e una donna, che decisamente non venivano da Ninjago.
«Vedo che ti sei svegliata.» disse la donna, aveva la carnagione pallida, bianca come la neve, lunghi capelli dorati ed era vestiti come quelle principesse che Lilly vedeva nei suoi libri di fiabe quand'era piccola.
«Io... chi sei tu?» chiese Lilly un po' nervosa, aveva sempre i suoi poteri in caso dovesse difendersi, ma il fatto di non sapere niente di questi suoi misteriosi soccorritori la preoccupava non poco.
«Io sono la regina Veridia e tu sei la benvenuta nel mio regno.» disse lei. «Ti abbiamo trovato svenuta sulle nostre montagne e cosi ti abbiamo portato qui.»
«Ma qui dove?» domando ancora Lilly.
«Ti trovi a Shintaro.» disse ancora Veridia.

Aveva sentito parlare di Shintaro, ma non avrebbe mai immaginato che un giorno ci sarebbe andata.
A quanto pare oltre al semplice svenire per la stanchezza aveva finito anche per prendersi un forte febbre e cosi Veridia le offri ospitalità finché non si fosse sentita meglio a patto pero di non dire a nessuno la strada per Shintaro. La regina ci teneva alla discrezione e per quanto le piacesse invitare persone dall'esterno sapeva della reputazione di Shintaro e non voleva che persone poco affidabili approfittassero delle risorse del suo regno.
Lilly acconsenti e scrisse a Wu e Lou dicendo loro solo che stava bene e che sarebbe tornata a casa presto. Visto ciò che le era capitato aveva deciso di interrompere il suo viaggio e tornare a casa appena fosse stata meglio.
Scrisse anche a Libby e spedi al lettera all'ultimo indirizzo conosciuto che aveva di lei, ma dubitava di ricevere una risposta.
Erano anni che nessuno sentiva qualche novità da parte di Libby e questa cosa la rattristava, per lei la maestra del fulmine era stata quasi una sorella maggiore durante gli anni della guerra delle Serpentine. Bè sperava che stesse bene visto che di più non poteva fare.
Nei giorni in cui rimase a Shintaro Veridia le fece fare un giro del palazzo raccontandole di come era diventata regina ancora giovane a causa della scomparsa dei genitori, le presento anche Vangelis, era il suo consigliere più fidato, ma visto gli sguardi che i due si lanciavano Lilly sospetto che fosse più di un semplice consigliere.
In ogni caso dopo un paio di settimane Lilly senti che stava finalmente guarendo perciò inizio a prepararsi per tornare a Ninjago anche se Veridia aveva insistito per farla accompagnare Lilly aveva rifiutato.
Non era più una bambina perciò non aveva bisogno di babysitter. Questo era infatti un comune argomento di discussione tra Lilly e Veridia e anche quel giorno nei giardini del palazzo stavano discutendo di ciò almeno finché Lilly non notò qualcosa che fino a quel momento le era sfuggito.
Veridia spiego che si trattava del vecchio passaggio per le miniere sotterranee di Shintaro chiuse ormai da anni. Non c'era niente lì e non ne valeva la pena nemmeno parlarne, ma Lilly si sentiva come attratta da quel luogo per questo la notte decise di andare a darci un'occhiata.

In realtà più andava in profondi e più doveva ammettere che Veridia aveva ragione: lì a parte le vecchie miniere non c'era niente.
Sperava di trovare qualcosa di interessante soprattutto dopo aver sentito la storia dello stregone Hazza D'ur, ma forse alcune leggende erano solo leggende e basta.
Stava per tornare in superficie quando senti un rumore alle sue spalle.
«C'è qualcuno?» domando avvicinandosi lentamente ad un'ombra che si muoveva in un angolo buio.
«Vieni fuori non voglio farti del male.» continuo Lilly prima di pentirsi di ciò che diceva quando si ritrovo davanti due giganteschi occhi verde brillante.
Urlo con tutto il fiato che aveva in gola quando un drago enorme come non ne aveva mai visto le ringhio contro.

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Capitolo 9
*** Shintaro(parte 2). ***


Capitolo otto: Shintaro(parte 2).

Corse, corse con tutte le sue energie mentre quel drago continuava ad inseguirla. Mentre scappava si chiedeva da dove quel drago spuntasse e perché la regina Veridia non le avesse detto nulla, ma infondo se fosse riuscita a mettersi in salvo avrebbe avuto tutto il tempo per cercare le risposte più tardi.
Più correva e più si sentiva le gambe farle male, non era normale. Era allenata a combattere, ma adesso quello sforzo la stava prosciugando di tutte le sue energie, persino i suoi polmoni erano in fiamme, non avrebbe potuto continuare a scappare ancora per molto.
«Da questa parte ragazza!» senti una voce e subito qualcosa le afferrò il braccio trascinandola lontano e al sicuro dal drago.
Lilly fece un profondo respiro per calmarsi e poi diede un'occhiata al suo salvatore, era un piccolo esserino viola con le orecchie a punta.
“Certo che Shintaro è un posto pieno di sorprese.” penso la maestra della terra.
Lilly notò che c'erano altri come lui e anche delle creature più alte e robuste con una carnagione tra il verde e il grigio, erano tutti riuniti in quello che sembrava un accampamento di fortuna.
«Tu vieni da sopra vero?» chiese l'esserino.
«Si, mi chiamo Lilly e sono la maestra della terra.» rispose lei.
«Io sono Gleck e faccia parte del popolo dei Geckles» disse Gleck «Loro invece sono i Munce. Ci stiamo nascondendo qui per sfuggire all'ira di Genera – Dolore.»
«Genera – Dolore è il drago che mi ha inseguita, vero?» domando Lilly e Gleck annui.
La maestra della terra vedendo come il campo improvvisato era pieno di Geckles e Munce spaventati e indifesi prese una decisione: avrebbe fermato quel drago.

Fermare Genera – Dolore risulto più difficile del previsto. Ad ogni scontro Lilly si ritirava perché cominciava a sentirsi male, il corpo le doleva o il suo respiro andava fuori controllo.
Non ci voleva un genio per capire che la sua vecchia malattia stava riaffiorando. Non era più risalita in superficie per giorni e si chiese se Veridia fosse preoccupata per lei o se lo fossero Wu e Lou ai quali non inviava più lettere per far sapere loco che stava bene.
Anche se in quel momento non stava bene, stava più lei nelle tende mediche che i feriti e nonostante sapessero poco di malattie umane anche i medici dei Munce e dei Geckles le dicevano che era meglio se smetteva di combattere. Ma come poteva lasciarli al loro destino?
Con i suoi poteri era l'unica in grado di affrontare quel drago e in tutta coscienza non poteva andarsene lasciando altre persone in pericolo.
D'altra parte Lilly sapeva bene che il suo corpo aveva un limite perciò prese una decisione: quando avesse sconfitto Genera – Dolore avrebbe smesso di essere una combattente, anche se amava ciò che faceva sapeva che continuare con il suo solito regime prima o poi avrebbe potuto anche ucciderla se non si dava una calmata.
Pensò che una volta tornata a Ninjago avrebbe potuto insegnare alla scuola di ballo di Lou in modo da non dover rinunciare del tutto all'esercizio fisico.
Si, avrebbe fatto cosi e l'idea non le dispiaceva nemmeno però prima avrebbe dovuto eliminare Genera – Dolore e per farlo avrebbe dovuto almeno capire come farlo.
Le servivano delle armi adatte e soprattutto un modo adatto di combatterlo, un modo di finirlo in fretta con la massima potenza per evitare di trascinare se stessa e il combattimento troppo a lungo. Si ricordo che una volta Wu le aveva detto che una volta toccato il fondo si poteva solo risalire... se era vero allora sarebbe andata ancora più in basso a cercare la soluzione dei suoi problemi.

Guardo ciò che aveva davanti a bocca aperta. Per tutto questo tempo aveva avuto il tempio della terra proprio sotto i suoi piedi e finalmente l'aveva trovato.
Proprio lì a Shintaro come se il fatto di esserci finita fosse stato destino e Lilly voleva credere che fosse proprio cosi.
Con le gambe che le tremavano per l'emozione entro rimanendo colpita dalle statue che si trovavano all'interno. Ma ciò che più la colpi fu lo scoprire che lì c'erano informazioni sullo Spinjisztu Esplosivo una tecnica della quale anche Wu sapeva ben poco.
Lilly sorrise, aveva trovato ciò che cercava e adesso poteva andare ad affrontare la sua ultima battaglia.

Per tutta la vita le era sempre stato detto di rimanere indietro, che non era in grado di farcela anche adesso i Munce i Geckles le stavano dicendo di non farlo, ma ormai Lilly aveva deciso.
Sperava che lo Spinjisztu Esplosivo bastasse contro Genera – Dolore, doveva bastare anche perché non aveva altre idee.
Ma la sfiducia che le stavano dando non aiutava per niente, sapeva che le semplici parole non sarebbero bastate quindi decise di dire loro una piccola innocua bugia. In una delle sue prime tappe del viaggio aveva incrociato la strada con un fabbricante d'armi da cui aveva acquistato due spade gemelle.
Disse ai Munce e ai Geckles che erano magiche: “le spade della liberazione” e che grazie al loro potere poteva sopperire alle mancanze fisiche della sua malattia. I due popoli ci credettero e iniziarono a credere nuovamente in lei.
Lilly felice di essere riuscita a ridare loro speranza andò a combattere più serena.
Si senti un ruggito al di fuori dell'accampamento e Lilly lo prese come un segnale per agire. Senza aspettare un altro secondo usci per attaccare il drago con le spade, combatte fin dall'inizio con tutto ciò che aveva.
Non si risparmio né con le spade né con i suoi poteri elementari, fu la battaglia più brutale che avesse mai combattuto però il suo modo di combattere lasciava anche molte aree scoperte e non fu raro che Genera – Dolore rendesse omaggio al suo nome ferendola.
Lilly però non si fermo e incoraggiata dai Munce e dai Genckles che stavano tifando per lei(anche se continuavano tutti a sbagliare la prima lettera del suo nome)decise che era arrivato il momento di farla finita.
Prese un respiro profondo ricordando nella sua mente tutto ciò che aveva imparato sia con Wu che da sola e attacco il drago con lo Spinjisztu Esplosivo.
Sentiva di aver messo tutta sé stessa in quell'attacco visto che alla fine anche lei si reggeva a malapena in piedi.
«Gilly c'è l'hai fatta!» disse Gleck andandole incontro.
«Non ancora.» disse Lilly avvicinandosi al drago per poi affondare le spade nel ventre della bestia mettendo fine alla sua minaccia una volta per tutte.

«Se mai vorrai troverai sempre un letto per te qui a Shintaro.» disse Veridia.
«Grazie non lo dimenticherò.» disse Lilly mettendosi la borsa in spalla e preparandosi per lasciare quel luogo incredibile.
Dopo aver battuto Genera – Dolore lascio le sue spade ai Munce e ai Genckles per far in modo che avessero sempre con loro qualcosa che gli desse speranza per il futuro. Aveva anche regalato a Gleck la sua collana per far in modo che lui di ricordasse di lei.
Poi quando fu risalita in superficie racconto tutto a Vangelis che fu il primo a trovarla.
Adesso dopo un’altra settimana spessa nell'infermeria del palazzo Lilly era veramente pronta a tornare a casa.
Non vedeva loro di riabbracciare Lou e di iniziare un nuovo capitolo della sua vita con lui.

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Capitolo 10
*** La battaglia degli scheletri(parte 1). ***


Capitolo nove: La battaglia degli scheletri(parte 1).

Incinta.
Quella parola, quella maledettissima parola le vorticava in testa come un tarlo eppure non riusciva a togliersela dalla testa. Misako diede un pugno al lavandino del bagno dove si era chiusa dopo aver avuto la conferma che nemmeno quel loro tentativo aveva funzionato. Lei non era incinta, non stava aspettando nessun bambino, non sarebbe ancora diventata madre.
Maya invece aveva comunicato di star aspettando un bambino mentre all'incirca l'anno prima Lilly aveva inviato una lettera a Wu in cui diceva di aver avuto un figlio.
Non era giusto... perché loro sì e lei invece no?
Aveva qualcosa di sbagliato?
Perché non riusciva a rimanere incinta?
Si guardo allo specchio, poteva vedere le prime rughe e le prime ciocche grigie tra i capelli. Stava invecchiando... presto non avrebbe più avuto la possibilità di diventare madre.
A quel pensiero non poté fare a meno di scoppiare a piangere, aveva realizzato molto in campo lavorativo, ma ciò non avrebbe compensato quel desiderio mancato di stringere il proprio figlio tra le sue braccia.

«Grazie per la visita Wu.» disse Ray mentre serviva una tazza di thè all'amico.
«È sempre un piacere venire a trovarvi.» rispose Wu.
Era da un po' che non andava a trovare Ray e Maya cosi aveva deciso di recarsi alla fucina per una visita. Inoltre voleva anche vedere come stava Maya, che aveva da poco annunciato la sua gravidanza. Era veramente felice per gli amici, lui invece all'idea di avere una sua famiglia ci aveva già rinunciato da un pezzo.
Dopo Misako e Dawn... in ogni caso a Wu bastano quei bambini che a volte venivano da lui per qualche lezione, l'esperienza con Lilly gli aveva fatto recuperare fiducia nel suo ruolo da sensei e se era ciò che il destino voleva da lui allora non avrebbe più tentato di opporsi.
Si era rassegnato al fatto che era impossibile.
«Avete già pensato a qualche nome?» chiese Wu quando anche Maya fu nella stanza.
«Si, se è femmina vorrei chiamarla Nya in onore di Nyad. La prima maestra elementare dell'acqua.» disse Maya. «Mio padre mi raccontava spesso storie su di lei.»
«Se è maschio invece?» domando Wu.
«Non ne siamo ancora convinti del tutto, ma io ho proposto di chiamarlo come mio padre.» disse Ray.
Wu annui, anche lui avrebbe voluto onorare suo padre in quel modo, ma non era possibile e per quanto riguardava Garmadon era certo che se mai lui e Misako avessero avuto un figlio non gli avrebbe mai dato il nome del padre.
Tra una chiacchierata e l’altra scese la notte e Wu rimase a dormire dagli amici. All'improvviso fu svegliato nel cuore della notte da un forte boato, affacciandosi alla finestra non poteva credere a ciò che vedeva. Degli scheletri stavano attaccando Ignacia. Suo padre gli aveva parlato degli scheletri, esseri che vivevano negli inferi il cui unico obbiettivo era la battaglia e la distruzione, ma Wu non riusciva a capire come avessero fatto a venire qui a Ninjago?
Non era possibile viaggiare tra i regni, l'unico modo che Wu conosceva per farlo era il thè del viaggiatore e per gli scheletri era impossibile procurarselo.
«Wu che succede?» chiese Ray raggiungendolo.
«Dì a Maya di non uscire per nessuna ragione.» rispose Wu. «Poi prendi un'arma perché dobbiamo scacciare questi mucchi di ossa.»
Ray fece come richiesto, Maya ovviamente obbietto, ma alla fine si convisse. Di solito non avrebbe avuto obbiezioni nel fatto che sua moglie partecipasse alle battaglie, ma visto la sua condizione attuale si sentiva più sicuro se non combattesse.
Ray e Wu uscirono per vedere la devastazione che stavano facendo gli scheletri, senza ulteriore indugio iniziarono a combattergli, ma anche quando riuscivano a colpirgli gli scheletri semplicemente si ricomponevano. I due allora decisero di provare una nuova strategia, quando Wu ne colpiva uno Ray usa il suo fuoco sulle ossa facendo in modo che fosse impossibile riattaccare i pezzi. Sembro funzionare tanto che gli scheletri andarono via in ritirata però era ovvia che non fosse la fine.
A Ninjago c'era una nuova minaccia da fermare.

«Ah, il giovane Wu! Cosa ti porta nel mio negozio?» chiese Mystake mentre Wu e il maestro del fuoco si facevano strada tra gli scaffali fino a lei. Non la sorprese quella visita, aveva sentito parlare degli attacchi degli scheletri quindi aveva immaginato che prima o poi Wu sarebbe venuto da lei.
«Ci serve il thè del viaggiatore.» disse Wu.
«Sapevo che l'avresti detto cosi te l'ho già preparato.» disse Mystake porgendogli un sacchetto, ma quando Wu fece per prenderlo Mystake gli afferrò il polso guardandolo dritto negli occhi. «Questa è l'ultimo del raccolto di quest'anno, perciò basta solo per un'andata e un ritorno, intesi? Non sprecatelo.»
Wu annui poi lui e Ray lasciarono il negozio.
«Wu senti... ma chi è di preciso quella donna?» chiese Ray.
«Un'amica.» rispose semplicemente Wu. «In ogni caso siamo noi adesso che abbiamo bisogno degli amici.»
I due sapevano che avventurarsi negli inferi da soli era troppo pericoloso, ma non sapevano a chi rivolgersi. Libby era sparita senza dare più sue notizie da anni, Lilly aveva smesso di combattere a causa della sua salute, non si sapeva dove si fosse cacciato Yukio e anche tutti gli altri erano irreperibili o non combattevano più.
Sembrava che dopo la fine della guerra a poco a poco i legami tra loro si fossero sciolti e proprio adesso che Ninjago aveva di nuovo bisogno di loro.
«Perché non chiediamo a tuo fratello?» domando Ray.
Wu si limito ad annuire.

Diede un pugno allo specchio rompendolo in mille pezzi.
Perché non volevano tornare normali?
Si sciacquo di nuovo il volto, ma ancora i suoi occhi erano rossi non marroni come dovrebbero essere.
Era così già da due giorni, si era svegliato con gli occhi rossi e non importava quanto tempo passava o cosa provasse non tornavano al colore naturale.
“Presto... presto non sarò più in grado di combatterlo.” penso Garmadon, ma una parte di lui si chiedeva se voleva combattere contro il veleno.
Già, in realtà era da un po' che la tentazione era sempre più forte... forse lui voleva che il veleno prendesse il sopravento, ma poi si ricordava che non poteva farlo.
Doveva ressistere, doveva combattere per Misako e per Wu.
“Ma se Wu non ci fosse allora forse potresti finalmente lasciarti andare… potresti fare tutto ciò che ti pare senza rimossi.” sussurrò il veleno. “Infondo è sempre stato lui al tua unica debolezza... perché non fare semplicemente in modo che scompaia?”
Garmadon strinse i pugni mentre un sorriso si formava sul suo volto... senza Wu... senza Wu sarebbe stato tutto più facile. I suoi problemi se n'è sarebbero andati... doveva solo sbarazzarsi di suo fratello.
E forse questo suo viaggio negli inferi era l'occasione giusta.

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Capitolo 11
*** La battaglia degli scheletri(parte 2). ***


Capitolo dieci: La battaglia degli scheletri(parte 2).

Gli inferi erano esattamente come si immagina. Spogli, deprimenti, bui. Non che gli importasse molto di come appariva il luogo tanto non ci sarebbe rimasto più del dovuto.
Dovevano solo trovare il portale che secondo Wu si era aperto permettendo agli scheletri di andare a Ninjago, scoprire il perché esistesse, chiuderlo e andarsene... quello era il piano di suo fratello e Ray. Garmadon invece aveva altri progetti come il fare in modo che Wu gli inferi non potesse mai lasciargli punto e basta.
I tre attraversarono le distesse deserte e rocciose degli inferi stando bene attenti a non farsi scoprire dagli scheletri e trovare ciò che causava il loro sconfinamento a Ninjago. Wu non aveva idee o ipotesi su come questo fosse possibile a parte il thè del viaggiatore c'era solo un altro modo per viaggiare tra i mondi, ma dubitava che fosse anche solo un'opzione.
«Secondo me dovremmo dividerci.» suggerì Garmadon. «In questo modo copriremo più terreno.»
«Secondo me invece è una pessima idea.» disse Ray. «Da soli saremmo più vulnerabili è meglio rimanere assieme.»
«Siamo tutti maestri degli elementi addestrati quindi non fare il fifone.» disse Garmadon per poi rivolgersi al fratello. «Wu tu cosa pensi che dovremmo fare?»
Wu guardo tra il suo migliore amico e suo fratello pensando che entrambi avevano ottimi argomenti, ma alla fine doveva essere lui a scegliere che strategia adottare.
«Gramadon ha ragione Ray. È meglio se ci dividiamo.» disse infine Wu.
«Sono felice che tu sia d'accordo con me, fratello.» disse Garmadon dandogli una pacca sulla spalla e sorridendogli.
Wu ricambio il sorriso, nonostante la situazione era felice. Sembrava che lui e Garmadon avessero ritrovato la sintonia di quando erano piccoli.

Non si fidava di lui, avrebbe dovuto perché lo conosceva da anni ed era suo amico, ma... non si fidava di lui punto e basta.
Ray non sapeva come descriverlo, ma non riusciva più a fidarsi di Garmadon come una volta. Non poteva dirlo a Wu perché sapeva che avrebbe difeso suo fratello, ma c'era anche la questione del veleno da affrontare e sinceramente Ray non voleva che trascurarla portasse a qualche guaio più grande. Anche se in quel momento gli veniva difficile pensare a qualcosa di peggio dell'essere negli inferi circondati da scheletri che potrebbero attaccargli a vista se non prestavi la massima attenzione.
Quasi come a rispondere ai suoi pensieri angoscianti senti dei passi e delle risate venire verso di lui, si nascose dietro ad una roccia e osservo come due scheletri stessero parlando di come nonostante il loro assalto a Ignacia fosse fallito si sarebbero rifatti con il prossimo.
Ray non ebbe alcun dubbio, per svelare il mistero avrebbe dovuto seguirgli.
Forse infondo l'idea di Garmadon di dividersi non era stata così male.

Eccolo lì, intento ad osservare l'ambiente circostante cercando risposte al suo quesito ignorando completamente la sua presenza.
Garmadon strinse forte il pugnale che si era portato dietro, la sua essenza elementare era troppo riconducibille a lui. Le sue mani tremavano mentre cercava di convincersi a portare avanti il suo piano.
Tutto il suo corpo voleva farlo, la sua testa gli diceva di non tirarsi indietro eppure non riusciva comunque a farlo. Ingoio a vuoto e dopo aver fatto un respiro profondo si avvicino lentamente a Wu.
Avrebbe agito in fretta, un solo colpo, nessun dolore inutile.
Abbasso il braccio, ma prima che potesse colpire fu scaraventato a terra con un peso addosso e vide che si trattava di Ray.
«Cosa pensavi di fare?!» grido il maestro del fuoco senza nemmeno cercare di nascondere la sua rabbia.
«Niente! Non stavo cercando di fare niente!» rispose Garmadon ben sapendo quanto poco plausibile suonasse la sua voce.
«Smettete di litigare!» disse Wu separandogli. «Non è il momento!»
«Lui stava per attaccarti!» disse Ray indicando Garmadon e nel contempo guardandolo con uno sguardo assassino.
«Non è vero!» sì difese il maestro della distruzione. «Mi è sembrato di vedere un ombra sopra a Wu, il coltello era per difesa.»
«Pensi che io creda a questa scussa da due soldi!?» continuo Ray facendo apparire una fiamma sulla mano, ma prima che potesse usare i suoi poteri Wu gli afferrò il polso.
«Ray, mio fratello non mi farebbe mai del male.» disse Wu con risolutezza.
Ray guardo l'amico per poi abbassare il braccio, lui sapeva cosa aveva visto però Wu era così sicuro che Garmadon non gli avrebbe mai fatto del male... in realtà Ray condivideva quel pensiero in passato, ma ora non n'è era più sicuro.
In ogni caso per il resto della missione avrebbe tenuto d'occhio Garmadon come un falco.
«Comunque sia.» inizio Ray. «Penso di aver trovato ciò che stavamo cercando.»
«Sul serio?» chiese Wu sorridendo all'amico e Ray annui.

Un portale, non poteva crederci eppure eccolo lì davanti ai suoi occhi... un vero portale che collegava gli inferi a Ninjago.
Ma com'era possibile?
«Come lo chiudiamo?» chiese Garmadon.
Wu guardo verso suo fratello sembrava cosi serio che a Garmadon parve di sentire un brivido lungo la schiena.
«Dobbiamo farlo assieme.» rispose Wu.
Wu spiego che lui e Garmadon potevano chiudere il portale grazie ad un incantesimo trovato nei vecchi appunti del padre; lo stesso che aveva adoperato per creare il Cristallo del Regno.
Per un secondo torno al giorno in cui suo padre aveva mostrato loro il Cristallo del Regno, era cosi fiero del suo lavoro però aveva detto che l'avrebbe nascosto per evitare che finisse in mani sbagliate. E nel dirlo il suo sguardo era rivolto al figlio minore. Ignorando il dolore che gli procurava quel ricordo Wu torno a spiegare il suo piano.
Lui non aveva abbastanza sangue di drago nelle venne per poterlo fare da solo come aveva fatto il padre, ma con Garmadon forse assieme sarebbero riusciti a usare lo stesso procedimento per chiudere il portale.
«Che c'entra il vostro sangue di drago?» chiese Ray lanciando un'occhiata a Garmadon.
«I dragi hanno la capacità di passare attraverso i regni.» spiego Wu. «Ma visto che siamo anche Oni e umani io e Garmadon non possiamo farlo naturalmente. Però nostro padre ha creato un oggetto che potesse permettere a chiunque di viaggiare tra i mondi quindi... bè penso che forse io e Garmadon possiamo fare qualcosa di simile, ma solo assieme.»
Ray annui, ciò che diceva Wu aveva abbastanza senso anche se aveva ancora delle riserve nel dare a Garmadon così tanta fiducia.
Wu e Garmadon si presserò le mani e iniziarono a recitare quel vecchio incantesimo in una lingua che Ray non riusciva a capire, vide come le essenze elementari dei due fluivano sottoforma di energia verso il portale. A poco a poco quello diventava sempre più piccolo finché non scomparve del tutto, era incredibile però c'è l'avevano fatta.
Ray sorrise agli amici, ma quest'ultimi erano troppo stanchi per ricambiare il gesto.
Loro non erano fatti per interferire con i portali verso gli altri mondi e questa loro piccola acrobazia aveva prosciugato loro quasi tutte le forze che avevano. Per fortuna avevano con loro il thè del viaggiatore per tornare a casa perciò non c'era alcun problema o almeno era cosi finché non apparvero degli scheletri nel momento esatto in cui aprirono il loro portale per tornare a casa.
Ray si guardo attorno preoccupato, il thè non sarebbe durato in eterno e Wu e Garmadon non erano in condizioni di combattere.
Lui da solo non sarebbe riuscito a tenere testa a tutti quegli scheletri.
Nel mentre Wu aveva gli stessi pensieri dell'amico, non erano in grado di difendersi, potevano solo scappare però sarebbero riusciti tutti a tornare a casa?
Non aveva dubbi a tal proposito, doveva farcela.
Con gli arti che gli facevano male ad ogni piccolo movimento si alzo in piedi afferro Garmadon per un braccio e corse con lui fino al portale per poi spingerlo dentro.
«Si sta chiudendo Wu muovi...» inizio Ray, ma Wu spinse anche lui nel portale per poi crollare a terra esausto.
Quando si chiuse Wu sorrise prima di perdere i sensi.

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Capitolo 12
*** La battaglia degli scheletri(parte 3). ***


Capitolo undici: La battaglia degli scheletri(parte 3).

«Fa qualcosa! Non m'interessa cosa ma falla!» grido Ray mentre strattonava Garmadon per il colletto della camicia.
«Non posso farci proprio un bel niente!» rispose Garmadon per poi essere gettato malamente per terra.
Non aveva energie per controbattere, ma anche se le avesse avuto ciò che chiedeva Ray era impossibile. Non poteva viaggiare tra i sedici regni liberamente, nemmeno suo padre era riuscito a farlo prima di creare il Cristallo del Regno e inoltre anche se avesse potuto dare quel potere ad un oggetto non avrebbe potuto farlo da solo.
Gli serviva Wu... ma Wu non era lì.
Ray ringhio e inizio a dare calci al terreno, Garmadon guardava tutto con un’espressione impassibile sul volto.
In qualche modo il suo piano aveva funzionato, era riuscito a sbarazzarsi di Wu, ma allora perché non si sentiva soddisfatto?
«Se tu non hai intenzione di aiutare tuo fratello allora lo farò io.» disse Ray per poi andarsene lasciando Garmadon da solo con i suoi dubbi.
Persino il veleno non riusciva a dargli una risposta su ciò che stava sentendo.

Cercare di tenere gli occhi aperti era già abbastanza stancante, ma l'essere legato e trascinato in giro da scheletri armati di lance... sì, bè quello era decisamente peggio.
L'unica cosa che voleva fare in quel momento era dormire, magari anche per alcuni giorni invece eccolo lì in quella che aveva tutta l'aria di essere una sala del trono.
«Quindi questo qui è uno degli intrusi.» disse una voce. Wu alzo a malapena lo sguardo e vide davanti a lui uno scheletro un po' più robusto degli latri, aveva un elmo nero con su un osso, ma la cosa che sorprese di più Wu era il fatto che avesse quattro braccia.
Non aveva mai visto nulla di simile in vita sua.
«Allora non dici niente?» disse lo scheletro con quattro braccia. «Perchè sei venuto fin qua giù?»
«Come avete fatto ad aprire quel portale?» domando Wu con un filo di voce.
Si levarono mormorii nell'aria, gli scheletri erano increduli che qualcuno ignorasse cosi spudoratamente il loro capo, ma Wu non aveva paura. Infondo cosa gli era rimasto ancora da perdere?
«Hai un bel coraggio a parlarmi così.» sibilo lo scheletro. «D'altra parte penso di poter rispondere alla tua domanda: un giorno un drago si presento qui, abbiamo tentato di catturarlo, ma riuscì a scappare però si dimentico di chiudere il varco che aveva aperto per scappare. Da quel giorno l'abbiamo usato per attaccare Ninjago, il posto da cui tu provieni, giusto?»
Wu annui.
“Quindi c'è un drago ferito che vaga per Ninjago... chissà che drago è?” penso Wu tra sé ignorando il resto del discorso dello scheletro.
Sapeva quello che voleva, ovvero che gli scheletri non erano in grado di aprire portali da soli.
Adesso Ninjago era al sicuro e a lui bastava, il resto non era importante.
Lo scheletro afferro il mento di Wu con una delle sue mani costringendolo a guardarlo negli occhi.
«Ho visto ciò che hai fatto.» disse. «Tu puoi chiudere i portali perciò puoi anche aprirli... penso che ci sarai molto utile.»
«Io non posso fare nulla del genere.» disse Wu.
«Sono certo che cambierai idea e ci dirai la verità dopo aver passato un paio di giorni chiuso in cella.» concluse lo scheletro mentre veniva portato via Wu senti qualcuno rivolgersi al capo con il nome “Samukai”.

«Vi avevo avvertito che quel sacchetto era l'ultimo!» strillo Mystake sbattendo il pugno sul bancone del negozio.
«Non puoi procurartene altro?» chiese Ray quasi disperatamente.
«Pensi che il thè magico cresca sugli alberi?!» disse Mystake. «No! Come con ogni thè bisogna coltivarlo e come ho già detto a Wu fino all'anno prossimo non potrò averlo!»
Fu il turno di Ray di prendere a pugni il bancone, Mystake lo guardo sembrava veramente devastato e distrutto, nei suoi occhi annebbiati di lacrime si poteva vedere la rabbia che provava. Rabbia verso sé stesso per la sua incapacità di aiutare il proprio amico.
Mystake sospiro, anche lei era preoccupata per Wu, anche se lui e il fratello le davano solo grane, anche se nonostante tutti i suoi avvertimenti non facevano altro che combinare guai erano un po' come i cuccioli che non aveva mai avuto.
«Se proprio ci tieni forse conosco un modo alternativo per andare negli inferi.» disse Mystake. «Ma dovrai promettermi che non dirai mai a nessuno ciò che sto per farti vedere, ok?»
Ray annui e Mystake lo guido fino al retro del negozio, uscirono dalla porta posteriore e si incamminarono tra i paesaggi innevati di Jamanakai finché non raggiunsero una radura.
Il maestro del fuoco si guardo attorno, ma non vide niente almeno finché Mystake non fece un fischio e subito dopo un possente ruggito si levo nell'aria e Ray sgrano gli occhi quando un drago rosso come il fuoco atterro proprio davanti a lui.
«Se vuoi un passaggio per gli inferi allora guadagnati la fiducia di questo drago.» disse Mystake senza mezzi termini. «Visto che avete lo stesso elemento forse potresti anche riuscirci.»
Non era stato facile avvicinarsi a quel drago, era logico considerando che Mystake era una Oni però il fatto che fosse ferito l'aveva reso più docile del previsto e lei era riuscita a curarlo guadagnandosi cosi la sua fiducia. In passato se avesse trovato un drago ferito l'avrebbe lasciato lì a soffrire o né avrebbe approfittato lei stessa, ma Ninjago l'aveva cambiata.
Il drago non era ancora in grado di tornarsene nel Primo Regno però era certa che avesse energie sufficienti per un viaggio negli inferi. A patto, ovviamente, che Ray riuscisse a convincerlo.
I draghi erano creature molto leali, ma anche terribilmente diffidenti.
Ray si avvicino lentamente e con calma al drago, aveva paura, dire il contrario sarebbe stata una bugia però doveva farlo.
Se quello era l'unico modo per salvare Wu allora non poteva tirarsi indietro.
Guardo il drago dritto negli occhi e quando quest'ultimo gli ruggì di nuovo contro non si mosse, rimase lì fermo immobile anche se voleva scappare non lo fece.
Anzi allungo una mano verso il drago, il quale lascio che Ray lo toccasse.
«Davvero impressionante.» commento Mystake.
Ray sorrise, sentiva come se tutta la paura fosse sparita, come se tra lui e quel drago si fosse appena formato un legame.
Adesso era pronto per tornare negli inferi e salvare Wu.

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Capitolo 13
*** La battaglia degli scheletri(parte 4). ***


Capitolo dodici: La battaglia degli scheletri(parte 4).

Fu di nuovo gettato nella sua cella, aveva perso il conto di quante volte era già successo.
Ogni volta Samukai gli chiedeva di aprire un portale in modo da lasciare gli inferi e andare negli altri mondi a conquistarli e Wu rispondeva sempre allo stesso modo ovvero che non poteva farlo. Il risultato era che veniva picchiato perché si rifiutava di fare come gli veniva richiesto.
Nemmeno se avesse avuto realmente il potere di viaggiare tra i sedici regni liberamente avrebbe aiutato Samukai, ma questo il sovrano degli inferi non voleva accettarlo.
“Pazienza...” si disse Wu mentre strisciava dolorante in un angolo della cella.
Prima o poi si sarebbero stancati... oppure lui non sarebbe più riuscito a resistere... chissà quale di queste due cose sarebbe arrivata prima?

Voleva vomitare.
Ray non si immaginava nemmeno lontanamente che viaggiare cavalcando un drago fosse un'esperienza cosi orribile.
Si sentiva lo stomaco sottosopra e le gambe non gli reggevano per quanto era stordito, decisamente era mille volte meglio il thè del viaggiatore. Anche se l'aria attorno a lui puzzava di marcio e di zolfo fece comunque un respiro profondo poi intimo al drago di rimanere nascosto finché non fosse tornato con Wu.
Il problema però adesso era trovare Wu, Ray non voleva nemmeno pensare che fosse troppo tardi perciò decise che un buon punto di partenza era scoprire dove gli scheletri tenevano i loro prigionieri.
E c'era un solo modo per scoprirlo senza margine d'errore.

«Se questo è il tuo modo di organizzare un salvataggio, lasciatelo dire: fa veramente schifo!» disse Wu appena Ray fu gettato nella cella assieme a lui.
Non si aspettava che qualcuno tornasse a salvarlo e per quanto fosse grato di questo gesto, non poteva trattenersi nel sottolineare quanto fosse mal concepito quel piano soprattutto quando Ray gli confermo che si era lasciato catturare a posta per trovarlo.
“Speriamo che il figlio sia più lungimirante del padre.” Penso Wu sospirando.
«Si, bè diciamo che sto improvvisando.» confesso Ray. «In ogni caso adesso possiamo andarcene.»
Wu abbasso lo sguardo con aria colpevole.
«Ray mi reggo a malapena in piedi.» disse Wu. «Sono veramente contento che tu sia tornato per me, ma è stato inutile… devi trovare un modo per andartene da solo.»
«Non sono tornato in questo mondo pieno di ossa marce per lasciarti di nuovo qui!» strillo Ray. «Perciò te lo dico in modo chiaro: o c’è né andiamo entrambi o non se né va nessuno perché non lascerò il mio migliore amico qui a marcire!»
Wu non disse niente veramente commosso da ciò che Ray aveva detto. Pensava fosse meglio rimanere indietro, lui infondo non contava al contrario di Ray e di suo fratello che avevano qualcuno da cui tornare, Ray stava anche per diventare padre!
Eppure… eppure lui non voleva lasciarlo. Non si era mai sentito così importante… cosi amato da… da sua madre ricordo Wu.
«Voi due siete veramente adorabili.» disse una voce che nessuno dei due si aspettava di sentire.

Samukai non era di buon’umore, non importava quanto torturasse il prigioniero quello lì non voleva parlare continuava a ripetere che non poteva aprire un portale per uscire dagli inferi nonostante l’avesse visto chiuderne uno.
Se pensava veramente che gli avrebbe permesso di fargli fare la figura dell’idiota si sbagliava di grosso. Forse adesso che erano riusciti a catturare anche quel suo amico allora finalmente avrebbe ottenuto dei risultati.
Pensava che non sapesse chi fosse? E invece Samukai l’aveva riconosciuto subito.
Quel ragazzo era l’immagine sputata di Akira, come poteva non vedere il legame tra i due.
«Mio signore!» grido uno scheletro entrando di corsa nella sala del trono.
«Cosa c’è? Come osi disturbarmi?» disse Samukai.
«I prigionieri! Loro sono…» inizio lo scheletro, ma fu interrotto dal muro della stanza che crollo a causa di un’esplosione.
Lì in cima alle macerie Ray e Garmadon si ergevano orgogliosi mentre le mani di entrambi brillavano dei rispettivi poteri elementari. Samukai gli guardo furioso, non solo erano tornati, ma avevano avuto anche l’audacia di attaccare lui e il suo esercito, non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
«Eliminateli!» grido Samukai prendendo a pugni i braccioli del suo trono.
I due maestri elementari si scambiarono una breve occhiata prima di iniziare le lotta con gli scheletri, ma nonostante la loro quasi vulnerabilità l’esercito degli inferi non aveva possibilità contro il fuoco di Ray e soprattutto contro la distruzione di Garmadon.
Ad un certo punto anche Samukai partecipo al combattimento e fu proprio Garmadon ad affrontarlo.
Dire che si trattava di uno scontro era una bugia perché Garmadon non diede mai al suo avversario la possibilità di contrattaccare. Fu una furia che per un attimo a Ray parve essere Garmadon stesso una creatura degli inferi al posto di Samukai.
Alla fine gli scheletri erano in cosi netto svantaggio che alcuni degli ultimi rimasti in piedi scapparono per salvarsi.
«Dove state andando?! Codardi!» grido Samukai un attimo prima di gridare di dolore.
Garmadon aveva afferrato due delle quattro braccia dello scheletro per poi strapparle e distruggerle con i suoi poteri. Il tutto mentre i suoi occhi rossi venivano illuminati dalle fiamme degli inferi e con un sorriso contorto che scopriva le sue zanne in volto.
Sembrava un demone. Samukai guardo quel guerriero cosi spietato sorprendendosi di ciò che stava provando: paura.
Una paura primordiale e talmente travolgente da non riuscire nemmeno a muoversi.
«Ricordati questo.» sibilo Garmadon sempre con quel ghigno demoniaco in volto. «Non osare mai più nemmeno pensare di ferire di nuovo mio fratello.» Detto questo Garmadon distrusse anche l’altro paio di braccia di Samukai lasciandolo urlare in agonia.
«Chi sei tu?!» ululo lo scheletro.
«Io sono Lord Garmadon.» rispose Garmadon fiero come non lo era da anni del titolo che Chen gli aveva dato.
Dopo di che se ne andò con Ray per raggiungere Wu e il drago del fuoco che gli avrebbe riportati a Ninjago. Garmadon aveva raggiunto Ray con un po' di thè del viaggiatore che conservava in caso per le emergenze, ma era meglio tenere la pochissima manciata rimastogli per il futuro perciò il drago era il mezzo migliore per andarsene.
Una volta tornati a casa Ray ebbe addirittura il coraggio di scusarsi con Garmadon per la sua sfiducia. Il maestro della distruzione accetto le scuse anche se in cuor suo sapeva che non si meritava quelle scuse.
Ray aveva ragione su di lui non meritava la sua fiducia e soprattutto voleva togliersi dai piedi il fratello minore, ma allo stesso tempo si era sbagliato sul fatto che avrebbe lasciato Wu alla mercè degli scheletri.
No, se tutto questo aveva insegnato a Garmadon qualcosa era che non avrebbe mai permesso a nessuno di ferire Wu.
Perché lui e solo lui avrebbe eliminato suo fratello. Lui e nessun’altro e chiunque avesse provato a dimostrare il contrario… bè allora avrebbe imparato cosa voleva dire veramente la parola “dolore”.

Samukai soffriva, ma sapeva che avrebbe potuto guarire. Altre nuove braccia per uno scheletro non erano un problema.
Il problema era Garmadon, non poteva tollerare quell’affronto. Prima o poi sarebbe finito nel suo dominio, lo sapeva e basta. Gli inferi o l’oltretomba, come a volte il suo regno veniva chiamato, avrebbero reclamato Garmadon e a quel punto lui si sarebbe vendicato.
Non si sarebbe mai più fatto sconfiggere da lui… mai più.

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Capitolo 14
*** Nostro figlio ***


Capitolo tredici: Nostro figlio.

Anche se era doloroso Misako aveva comunque deciso di andare a trovare Ray e Maya e il loro figlio appena nato. Garmadon non era venuto con lei e non poteva certo biasimare il marito per la sua scelta. A volte nel bel mezzo della notte lo trovava chiuso in bagno in apparente agonia, sapeva che era il male dentro di lui che cercava di prendere il controllo. Lottare contro il veleno era sempre più difficile eppure Garmadon continua a resistere, continuava a lottare… e lo faceva per lei.
Misako non poteva far altro che stargli accanto, ma si sentiva cosi inutile. Non riusciva ad alleviare le sofferenze di suo marito, non riusciva ad avere figli… si sentiva cosi… cosi spezzata. Ma decise comunque di mettere su un sorriso e di andare a condividere quel momento di gioia che due dei suoi amici più vecchi e intimi.
I pochi che ancora mantenevano i contati.
Entro in casa della coppia e subito vide che c’era anche Wu, il che non la sorprese visto quanto fosse legato a Ray.
«Buongiorno a tutti.» disse Misako avvicinandosi alla neomamma seduta al centro della stanza con in braccio il figlio. Misako si sporse per vederlo meglio, era così piccolo con qualche ciuffo castano e occhi dello stesso colore.
«Allora questo piccolino ha un nome?» chiese Misako.
«L’abbiamo chiamato Kai.» rispose Ray sorridendo orgoglioso al figlio. «È l’abbreviazione di Kaito, il nome di mio padre.»
Misako ascolto quella spiegazione con le lacrime agli occhi, quei tre sembravano cosi felici tanto che anche lei non poté fare a meno di essere contagiata da tanta gioia.
Forse più tardi sarebbe stata di nuovo amareggiata però almeno al momento non poteva, sentendo tutto l’amore e la gioia di quella famiglia.
Era un momento veramente magico.

Il cielo rombava a causa dei tuoni e dei fulmini, ma non voleva pensarci.
Gliela ricordavano troppo e lui non poteva vacillare, doveva farlo per il suo bene.
Si sentiva un mostro, ma non aveva scelta senza Libby non poteva crescere il loro bambino soprattutto perché non né aveva le risorse. Lui e Libby avevano grandi sogni, speranze e ambizioni… nessuna delle quali si era avverata. Si, all’inizio aveva avuto qualche piccolo ruolo in pubblicità, ma poi più niente e mentre Libby cuciva lui cercava altre possibilità. Aveva persino provato nei teatri, ma niente e alla fine dopo anni e anni senza un ruolo si era arrivati al punto in cui lui e Libby avevano sempre più difficoltà a livello finanziario.
Per un po' avevano anche vissuto e lavorato alla locanda di sua nonna, ma ahimè nemmeno quel piccolo momento di pace era durato… la locanda dopo la guerra aveva contratto dei debiti e purtroppo alla fine hanno dovuto rinunciarsi perché non erano in grado di pagargli.
Alla fine era successo, una cosa che non avevano programmato: Libby era incinta.
L’idea di un figlio non aveva mai sfiorato la mente di Cliff, ma quando il bambino era nato senti subito di amarlo.
Eppure sapeva che il suo amore non sarebbe bastato a suo figlio. Ad ogni passo che faceva si sentiva il cuore sempre più pesante e alla fine per un momento, per un lunghissimo momento penso di tornare indietro, ma non poteva farlo.
Libby non c’era più e lui aveva a malapena i soldi per nutrire sé stesso figuriamoci un bambino piccolo.
No, suo figlio sarebbe stato meglio con delle persone che potessero prendersi cura di lui. Persone che potevano crescerlo e amarlo.
Per questo si trovava qui, perché sapeva che qui suo figlio sarebbe stato bene. Certo forse alcuni non sarebbero riusciti a capire perché lui un attore squattrinato che viveva in una sudicia topaia avesse deciso di affidare il figlio ad una coppia che viveva in una discarica.
All’apparenza stava dando suo figlio a dei genitori che avrebbero avuto le stesse difficoltà finanziarie che aveva lui, ma Cliff lo sapeva meglio.
Conosceva questa coppia, una volta aveva soggiornato alla locanda di sua nonna perciò sapeva che erano brave persone. Delle brave persone che non potevano avere figli perciò era venuto qui.
Sapeva che nonostante il loro modo di vivere sarebbero stati in grado di crescere un figlio cosa che lui non poteva.
Con mani tremanti mise giù il fagotto che aveva in mano e suono il campanello all’ingresso della discarica.

Edna si sveglio chiedendosi chi nel cuore della notte avrebbe suonato il campanello che lei e Ed avevano meso all’ingresso.
Mettendosi la vestaglia usci per controllare, il marito aveva lavorato tutto il giorno perciò non voleva svegliarlo.
«C’è qualcuno?» chiese senza però ricevere risposta. Fu in quel momento che lo senti: flebile e debole, ma era certamente il pianto di un bambino.
Si porto una mano alla bocca sorpresa quando lo vide: un fagotto con dentro un bambino piccolo, ad occhio e croce di qualche mese appena con dei ciuffi castano rossichi e la bocca aperta mentre strillava così forte che Edna rimase sorpresa di tanta forza in un esserino cosi piccolo.
Guardandosi attorno Edna fu sorpresa di non trovare nessun’altro, chiunque fosse quel bambino era stato abbandonato.
Le si strinse il cuore a quel pensiero. Prese una decisione sicura che Ed sarebbe stato d’accordo con lei.
«Non temere piccolino.» disse Edna abbracciando il bambino mentre tornava all’interno del camper. «Ci occuperemo noi di te d’ora in poi… sei nostro figlio Jay.»

Da lontano vide la donna prendere in braccio suo figlio e tornare in casa. Anche se sapeva di aver fatto la cosa giusta si sentiva comunque male.
Se solo non avesse sprecato tutti quegli anni cercando di realizzare i suoi sogni, se avesse rinunciato a voler essere un attore prima allora magari avrebbe potuto crescerlo lui… magari Libby sarebbe ancora al suo fianco.
Ma era inutile piangere sul latte versato.
Diede un’ultima occhiata alla nuova casa di suo figlio prima di andarsene.
“Forse un giorno tornerò a prenderti.” Penso Cliff.

E quel giorno arrivò.
Qualche anno dopo Cliff torno alla discarica per riprendersi suo figlio, era riuscito a realizzare i suoi sogni.
Adesso era un attore famoso, ma cosa più importante adesso poteva prendersi cura di suo figlio. Ma quando arrivo da Ed e Edna vide il figlio piccolo giocare con i genitori adottivi. Non aveva mai visto un bambino cosi felice in tutta la sua vita.
Capì che non era giusto strapparlo a quella vita, non quanto era cosi ovvio il modo in cui era amato dai coloro che l’avevano cresciuto.
Cosi Cliff andò via augurando al figlio di poter vivere una vita felice e piena d’amore anche se non avrebbe comportato la sua presenza.
“Addio, figlio mio… ti voglio bene.” Penso Cliff mentre una lacrima solitaria gli scendeva lungo il volto.

Angolo dell'autrice: allora in questo capitolo diamo una pausa all’azione dei capitoli scorsi e ci concentriamo su altro. Ho voluto lasciare ambiguo il destino di Libby visto che non sappiamo cosa le sia successo davvero nello show, nel contempo non volevo dipingere Cliff in una luce troppo negativa perché non sappiamo le sue ragioni per aver abbandonato Jay. In ogni caso penso di dover anche specificare che tempo fa scrissi una fanfiction “Nel gioco” che trattava proprio la madre biologica di Jay, sappiate che quella storia non si svolge nello stesso universo di questa mia serie prequel. D’altra parte come ho detto ho lasciato il destino di Libby ambiguo perciò anche se io ho scritto non tenendo conto di quella storia, a parte qualche elemento headcanon sul personaggio, voi siete liberissimi di decidere da soli se legare tra loro queste mie opere oppure no. Per il resto vi saluto, mi scuso se vi ho annoiato con questo mia spiegazione lunga e soporifera, e a presto!

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Capitolo 15
*** Occhi rossi ***


Capitolo quattrodici: Occhi rossi.

Nonostante tutto quello che aveva passato, e che stava passando tutt’ora, non era mai stato così nervoso in tutta la sua vita.
«Fratello calmati, Misako è in buone mani.» disse Wu mettendogli una mano sulla spalla in segno di conforto, ma Garmadon trovando ripugnante quel gesto spinse via la mano del fratello minore con ben poca gentilezza.
La gentilezza di Wu lo irritava e disgustava al tempo stesso, ma quel giorno non voleva che l’odio per suo fratello minore gli rovinasse l’umore. Dopo tanto tempo finalmente stava per nascere suo figlio. Garmadon non si sentiva cosi eccitato da secoli, sarebbe stato un padre… lui un padre!
Lui e Misako l’avevano voluto cosi tanto e finalmente quando nessuno dei due più ci sperava era successo. Di sicuro avrebbe fatto il possibile per essere un padre migliore di quanto fosse stato il Primo Maestro di Spinjiztu per lui.
Wu non disse niente, il fratello stava diventando più scostante giorno dopo giorno e anche più distante da lui. Pensava che quando più o meno quattro anni prima avessero risaldato il loro legame dopo la vicenda degli scheletri, ma evidentemente si sbagliava. Ogni volta che era vicino a lui Garmadon non nascondeva affatto il suo voler essere ovunque tranne che vicino a Wu. Faceva male, ma ci aveva fatto l’abitudine.
Inoltre non poteva biasimarlo per essere cosi nervoso, Misako era già in tarda età perciò la sorpresa della sua gravidanza era arrivata con molto preoccupazione di parte di tutti per questo si trovavano al monastero con Mystake nei panni dell’ostetrica di Misako. Se ci fosse stato qualche problema la venditrice di thè era la persona giusta per risolverlo.
Dopo alcune ore di attesa che a Garmadon parvero interminabili Mystake usci dalla stanza, il suo sguardo era strano qualcosa che entrambi i fratelli notarono subito.
«Mystake è… è successo qualcosa?» domando Wu.
«No, Misako e il bambino stanno bene.» rispose Mystake. «Ma c’è una cosa un po'… strana.»
«Cosa?» chiese Garmadon preoccupato per la sicurezza sia della moglie che del figlio.
Mystake fece un respiro profondo poi pronnuncio le ultime aprole che entrambi i fratelli si sarebbero aspettati di sentire.
Garmadon entro nella stanza senza pensarci due volte, sbattendo violentemente la porta. Misako dormiva profondamente, evidentemente esausta per il tributo a cui aveva sottoposto il suo corpo, il bambino invece era stato adagiato in una culla vicino al letto.
Il maestro della distruzione si avvicino al figlio, pregando con goni fibra del suo essere che ciò che Mystake gli avesse detto fosse sbagliato.
Doveva essere sbagliato. Invece quando vide il figlio constato con suo grande orrore che era tutto vero.
Il bambino era piuttosto piccolo, capelli biondi, probabilmente ereditati dei geni del nonno paterno, mentre gli occhi… Garmadon non volva crederci, non poteva crederci.
Gli occhi di suo figlio erano rossi.

«Hai rovinato la vita di mio figlio!» strillo Garmadon.
«Fratello io…» inizio Wu, ma fu subito zittito da un pugno in pieno volto che lo fece cadere a terra.
«Tu niente!» grido ancora Garmadon. «Non m’interessano le tue stupide scusse! Mio figlio potrebbe avere il veleno del Devour nelle vene proprio come me e tutto per colpa tua! Possibile che tu sia cosi inutile! Ma perché mi sei capitato tu tra tutte le persone come fratello?!»
«Anch’io sono preoccupato per Lloyd, ma questo non è un buon motivo per lasciare che la tua rabbia ti controlli.» disse Wu massaggiandosi la mascella e alzandosi come se non fosse successo niente.
Garmadon per tutta risposa scoppio a ridere.
«Tu preoccupato per mio figlio?» disse Garmadon sorridendo in modo tale da esporre le zanne. «Ma non farmi ridere! A te non è mai importato nient’altro che te stesso! Forse sarebbe ora che imparassi a convivere con le conseguenze delle tue azioni! Tu brutto…»
Stavolta fu Garmadon a non riuscire a finire la frase perché Wu gli diede un calcio nello stomaco con una forza tale da mandarlo contro un muro.
«Chiudi il becco!» grido Wu con le lacrime agli occhi. «Non ti azzardare… non azzardarti mai più a chiamarmi egoista! Tu non sai… tu non sai a quanto cose e persone ho rinunciato per il bene di Ninjago... e per il tuo! Mi dispiace, ok?! Per ciò che ti è successo… so che il male che hai nelle vene è colpa mia, ma sono stanco che tu… che tutti mi usiate come carpio espiatorio per qualunque cosa di male di capiti!»
Garmadon si alzo non provando nulla davanti allo sfogo del fratello, semplicemente di lui non gli importava niente.
«So di aver commesso molti errori, ma sto cercando di rimediare!!» continuo Wu ignaro dell’indifferenza di Garmadon o più semplicemente si stava solo sfogando tirando fuori qualcosa che teneva dentro di sé da molto, molto tempo. «Eppure per te… per nostro padre non sarà mai abbastanza! Ti sei mai chiesto cosa provo io?! Quanto dolore ho provato? Anch’io sto soffrendo però al tuo contrario non c’è nessuno a cui importi! Al tuo contrario io devo sempre convivere con i miei errori! Tu invece… tu invece hai tutto e hai anche il coraggio di lamentarti! Sono stanco di te! Di questo monastero e di dover sempre essere io il “buono”!»
«Hai finito?» chiese Garmadon con voce monotona e indifferente. «Perché avrei cose più importanti da fare piuttosto che stare qui a sentirti piagnucolare come facevi da piccolo.»
Wu strinse i pugni e lascio il fratello maggiore da solo capendo che ormai quel legame che c’era tra loro non esisteva più.
Mentre tornava in camera sua gli balenarono nella testa le parole che Acronix gli aveva rivolto trent’anni prima: “Sai benissimo che alla prima occasione ti getterà via.”
E per la prima volta da quando le aveva sentite penso che fossero vero… sempre ammesso che non fosse già stato cosi e lui non se né fosse accorto.

Entrando con passo felpato in camera Garmadon si sedette vicino a Misako la quale aveva il piccolo Lloyd addormentato in braccio.
«Pensi che i suoi occhi siano un fattore che abbia ereditato il veleno?» domando Misako.
«Non lo so…» rispose Garmadon. Guardando il figlio Garmadon fece una promessa a sé stesso: non importava cosa sarebbe accaduto in futuro, non avrebbe permesso a niente e a nessuno di fare del male a Lloyd.
Non importava se per mantenerla avrebbe dovuto cadere ancora più in basso… infondo l’aveva già fatto.

Una delle sue cose preferite era vedere il figlio, di quasi un anno, giocare in maniera cosi allegra. Anche se all’inizio sia lei che Garmadon erano preoccupati che gli occhi rossi di Lloyd potessero indicare il fatto che avesse ereditato il veleno del Devour dal padre era ovvio che anche se fosse il caso non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Lloyd era un bambino allegro e sempre gentile con tutti, cosi dolce che riusciva a scogliere il cuore delle persone anche quelle che all’inizio aveva paura dei suoi occhi. Anche Mystake aveva confermato che il veleno non aveva alcun effetto su Lloyd, se anche ci fosse stato era cosi poco che non avrebbe causato alcun danno al bambino. Poteva crescere come un bambino normale, ma nemmeno la gioia per quella notizia era riuscita a riappacificare Wu e Garmadon.
Il che era un vero peccato visto che Lloyd adorava suo zio nello stesso modo in cui adorava suo padre, proprio per quello Misako e il bambino quel giorno erano al monastero. Stavano giocando a nascondino e Misako trovo Lloyd nella stanza in cui i due fratelli tenevano le Armi d’Oro.
Non riusciva proprio a capire perché suo figlio fosse cosi attrato da quel posto.
«Lloyd non dovresti stare qui è… pericoloso…» disse Misako vedendo come suo figlio allungava la manina piccola e paffuta fino a toccare le armi, le quali reagirono al tocco.
L’intera stanza si riempi di una forte luce verde e dorata che spari appena Lloyd lascio la presa scoppiando a ridere per quello spettacolo di luci che aveva appena visto. Misako d’altra parte non era affatto divertita da ciò che aveva visto… perché lei sapeva cosa significava.
E all’improvviso gli occhi rossi di Lloyd era l’ultimo dei loro problemi.

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Capitolo 16
*** Creazione e distruzione ***


Capitolo quindici: Creazione e distruzione.

“Perché non le hai ancora prese? Sono tue di diritto? Con quelle nessuno potrà mai più fermarti…”
Il veleno continuava a parlare e Garmadon cercava di ignorarlo. Non poteva cedere, non adesso che aveva Lloyd… doveva resistere… non doveva più cedere.
Non avrebbe permesso al veleno di controllarlo anche se… le Armi d’oro tutto quel potere sprecato come gingillo da appendere al muro.
Se le avesse avute lui… oh, le possibilità. Gli tornarono in mente i gemelli del tempo… loro non erano adatti a governare Ninjago, ma lui si… lui… lui amava la sua famiglia, ma in quel momento nella sua testa c’era solo il potere.
Quel potere che aveva sempre bramato e che finalmente era a portata di mano. Un potere con il qualle avrebbe anche potutto proteggere i suoi cari.
Alla fine il veleno fu più forte anche del pensiero di suo figlio e fu in quel momento in cui si arrese del tutto che i sussurri finalmente finirono. Perché quei sussurri divennero i suoi pensieri.
“Quelle armi sono mie… e le userò per ricreare Ninjago a mia immagine e somiglianza.” Penso Garmadon. “E distruggerò chiunque si metta in mezzo.”

Wu si sveglio di soprassalto.
Tutto il suo corpo tremava per la paura anche se non riusciva a capire il perché, era come qualcuno nel profondo di lui che stava cercando di dirgli qualcosa. Si alzo dal letto e dopo essersi vestito andò dove il suo istinto lo portava e quel posto era la stanza dove tenevano le Armi d’Oro.
Sentiva dei rumori al suo interno. Non gli fu difficile capire chi gli stessi facendo. Quel giorno al monastero c’erano solo lui e Garmadon, Misako e Lloyd si trovavano a casa loro.
Strinse i pugni quando un’ipotesi sul perché il fratello fosse in quella stanza gli attraverso la mente. Non era stupido sapeva che suo fratello stava lentamente cedendo al veleno, ormai era cosi potente che nemmeno il pensiero della moglie e del figlio potevano mettergli un freno.
Apri la porta e vide Garmadon con in mano la spada del fuoco e i nunchaku dei fulmini.
«Sai bene che quelle non devono essere toccate.» disse Wu.
«E dimmi a cosa serve un’arma se sta lì solo a prendere polvere.» rispose Garmadon fissandolo con i suoi occhi rossi e sorridendogli. «Sto solo facendo ciò che avrei dovuto fare molto tempo fa.»
«Non essere schiocco, nostro padre disse che il loro potere non poteva essere gestito da un solo uomo.» disse Wu in tono di rimprovero pregando che il fratello lo ascoltasse, mettesse giù le armi e tornasse tutto alla normalità.
«Era nostro padre lo schiocco!» grido Garmadon.
«Come osi mancare di rispetto a nostro padre!» ribatte Wu. «Abbiamo fatto una promessa le Armi non uscirano mai dal nostro monastero… almeno questa vedi di mantenerla!»
«E allora dovrò distruggerlo! Assieme a coloro che impediranno i miei piani!» grido Garmadon usando la spada del fuoco per colpire Wu con quell’elemento.
Il più giovane dei due fratelli uso il prorpio bastone di bambù per pararsi dal colpo che distrusse il bastone, ma che lascio Wu indenne. Il fuoco rimbalzo sulla parete colpendo le altre armi, lo shuriken del ghiaccio e la falce della terra che atterrarono vicino a Wu.
«Io non voglio combattere contro di te!» disse Wu.
«Come per molte altre cose nella tua vita caro fratellino… non hai scelta!» disse Garmdon per poi corrergli incontro con la spada del fuoco sguainata.
Wu uso la falce per parare l’assalto e poi uso i poteri dell’arma per colpire Garmadon il quale venne mandato contro la parete della stanza per poi atterrare nel cortile.
«Finalmente!» esclamo Garmadon con voce quasi trionfante. «Finalmente hai deciso di combattere! Sei l’unica persona qui a Ninjago a potermi dare una sfida! Perciò dammela!»
Wu schivo un nuovo attacco della spada del fuoco, e stringendo i denti salto in cortile per combattere con Garmadon.
Non voleva farlo, ma se era l’unico modo per far ragionare il fratello allora avrebbe combattuto. Le Armi d’Oro si scontrarono tra loro creando scintille, Wu stava cercando di mantenere una pozisione difensiva, ma non era affatto facile visto che suo fratello oltre alle armi del fuoco e del fulmine usava anche la propria essenza elementare.
«Andiamo Wu! Perché non mi mostri cosa sa fare l’essenza della creazione! Oppure sei il solito fiffone!» lo canzono Garmadon.
«Io non userò i miei poteri.» rispose Wu quasi ringhiando.
Wu cade a terra con la spada di fuoco a pochi centimetri dal suo viso.
«No, figuriamoci se il cocco di papà farebbe mai una cosa del genere.» disse Garmadon e fu a quel punto che Wu non ci vide più.
Urlando Wu si alzo da terra e inizio a combattere sul serio contro Garmadon, il maggiore sorpreso da quella reazione improvvisa si ritrovo in difficoltà e alla fine di ritrovo con la schiena contro il muro bloccato in quella posizione, non potendo muoversi e con la falce della terra premuta sul collo.
Wu lo guardava infuriato con gli occhi lucidi, uno sguardo che rendeva chiaro il fatto che il maestro della creazione non stava più ragionando lucidamente, ma che ogni suo gesto era guidato da pura rabbia.
«Che aspetti?» chiese Garmadon lottando per respirare ed evitando di muoversi troppo per evitare di venir ferito. «Vuoi darmi il colpo di grazia sì o no?!»
A sentire quelle parole Wu si allontano di scatto dal fratello… stava davvero… lui stava sul serio per… non voleva questo!
Scosse la testa indietreggiando lasciando suo fratello libero.
«Metti subito a terra quelle armi.» ordino Wu, sperando che ciò che era appena successo potesse convincere Garmadon a rinunciare ai suoi propositi.
Non che Wu avrebbe mai più fatto una cosa del genere, ma nel sentire la voce canzonatoria del fratello aveva lasciato che a guidare le sue azioni fosse la rabbia, una cosa che non si sarebbe mai più permesso di fare.
«Vuoi dire in questo modo?» disse Garmadon attaccandolo di nuovo. «Sapevo che non avresti avuto il coraggio di andare in fondo… sei e rimarrai sempre un codardo! Ma io non sono come te!»
In quel momento l’incrocio tra le Armi d’Oro provoco un fulmine che sali fino al cielo oscurandolo con nubi nere come la più profonda delle oscurità.
Wu alla fine fu disarmato, risultato non cosi sorprendente visto che aveva perso la voglia di combattere nel momento in cui aveva messo all’angolo il fratello maggiore.
«Arrivederci fratello.» disse Garmadon preparandosi a dare a Wu il colpo di grazia e come aveva detto prima lui non si sarebbe fermato.
Per un momento però fu invaso da dubbi, quello lì davanti era pur sempre il suo fratellino… voleva veramente eliminarlo?
Ma come già detto quei dubbi durarono solo un attimo prima che Garmadon abbasso la lama.
«Garmadon, ti prego non farlo.» supplico Wu, ma già sapeva che quella sua supplica non sarebbe servita a niente cosi chiuse gli occhi aspettando la sua fine per mano di suo fratello.
In quel momento però accade qualcosa, gli scritti sulla veste di Wu brillarono, erano un regalo del padre con sopra una scritta che allontanava il male.
E in quel momento suo fratello era il male.
Perciò l’incantesimo di protezione agì, un fulmine colpi Garmadon.
Fu cosi doloroso che Garmadon lascio andare le armi che aveva in mano mentre il terreno, anch’esso colpito inizio a tremare fino a creare una voragine al centro del cortile.
Wu guardo inorridito suo fratello soffrire e cambiare aspetto. Gli occhi rossi adesso risplendevano più che mai su quel corpo nero come la pece, la casa toracica perfettamente visibile e i capelli che si erano alzati, neri anch’essi, a causa dell’elettricità che gli era passata attraverso.
Il maestro della creazione fu paralizzato dalla paura quando riconobbe in quell’immagine ciò che in cuor suo aveva sempre temuto.
Suo fratello somigliava fin troppo ad un Oni puro sangue.
Si ridesto solo quando noto Garmadon indietreggiare fino alla voragine.
«No!» grido precipitandosi in avanti e allungando la mano verso quello di suo fratello. Riuscì solo a sfiorarla per nemmeno un secondo prima di vedere Garmadon cadere.
Wu cade inginocchio e si guardo le mani che tremavano.
Lui… lui aveva appena ucciso suo fratello.
Si porto le mani alla testa e grido, grido così forte che poteva essere scambiato per l’urlo di un animale. Ma l’unica cosa certa era il dolore che quel suono trasmetteva, un dolore così intenso e profondo impossibile da descrivere.
Quella notte di tempesta al monastero furono udibili solo pianti e urla di un fratello con il cuore distrutto.

Angolo dell'autrice: alcune scene e dialoghi di questo capitolo sono tratti dal corto “battaglia tra fratelli” che per l’appunto mostra lo scontro tra Wu e Garmadon. D’altra parte per quanto mi sia ispirata ad esso ho anche messo molte licenze poetiche per rendere lo scontro più interessante con scene e dialoghi in più. Spero che vi sia piaciuto e alla prossima.

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Capitolo 17
*** Il re degli inferi ***


Capitolo sedici: Il re degli Inferi.

Se il fulmine era doloroso la caduta fu decisamente peggio. O almeno era ciò che pensava fino all’atterraggio.
Quello fu la cosa peggiore e più dolorosa, non sapeva nemmeno per quanto tempo o quanto in basso era caduto. L’unica cosa certa era la schiena dolorante a causa dell’impatto e gli arti che gli bruciavano a causa del fulmine che l’aveva colpito.
Come aveva fatto a dimenticarsi di quello stupido incantesimo di protezione?!
Era stato veramente un’idiota e adesso si trovava… non sapeva dove si trovava, ma in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri.
«Io ti maledico Wu!» grido Garmadon con il pugno rivolto verso il cielo. «Un giorno tornerò a sfidarti e le armi dello Spinjistu saranno mie!»
“E quel giorno non avrò pieta.” Penso Garmadon maledicendo anche sé stesso.
Se solo non avesse avuto quel piccolo attimo di esitazione quando stava per dare il colpo di grazia a Wu… bè non avrebbe mai più fatto un errore simile.
In quel momento venne circondato da vari occhi rossi e gemendo capì dove era finito. A conferma dei suoi sospetti, gli scheletri uscirono dall’ombra facendo vedere le loro brutte facce.
«Guardate un po' è arrivato Garmadon.» disse Samukai facendosi strada verso di lui. «Devo dire che sei piuttosto cambiato. Dov’è il tuo patetico fratellino Wu?»
«D’ora in poi quel nome per me non ha più alcun significato!» disse Garmadon.
Wu l’aveva spedito lì, intralciando i suoi piani, mettendosi ancora una volta sulla sua strada. Ma quella era stata l’ultima… non avrebbe mai perdonato Wu per ciò che gli aveva fatto.
«Può anche essere ma sapevo che prima o poi le tue povere ossa avrebbero varcato i miei confini.» disse Samukai avvicinandosi a lui. «Indovina un po' avrai ciò che ti meriti!»
Samukai tiro fuori dei pugnali da dietro la schiena, ma Garmadon non ne fu affatto spaventato.
«Ancora arrabbiato per il nostro ultimo incontro?» chiese Garmadon. «Ma hai ragione: avrai ciò che ti meriti.»
«Tu osi provocarmi?!» chiese Samukai puntandogli un pugnale in volto.
«E come se ti provoco!» rispose Garmadon. «Infondo ti devo forse ricordare com’è finita l’ultima volta?»
Samukai dopo aver sentito il promemoria della sua ultima umiliante sconfitta attacco Garmadon, ma lui si limito a schivare i colpi.
Gli servi veramente poco per mandare Samukai a terra, in qualche modo al maestro della distruzione il capo degli scheletri pareva ancora più facile da sconfiggere rispetto all’ultima volta.
«Finiamola con questa buffonata!» disse Samukai alzandosi.
«Già, finiamola.» concordo Garmadon prima di utilizzare lo Spinjistu per mettere fine a quell’incontro una volta per tutte.
Garmadon rise quando Samukai fu scaraventato contro un muro seguito poco dopo dai suoi pugnali.
Ancora una volta l’aveva sconfitto e umiliato però non gli bastava. Vide l’elmo dello scheletro a terra, lo raccolse e se lo mise in testa.
«Sento che ci saranno grandi cambiamenti da queste parti.» disse Garmadon mentre gli altri scheletri iniziavano ad esultare.
C’era una legge lì all’Oltretomba: chi sconfiggeva il loro sovrano poteva reclamare tale titolo e quando lo scopri Garmadon non ci penso due volte prima di incoronarsi re degli inferi.

Bandito.
Non l’aveva capito subito, ma dopo un po' gli fu chiaro che lui negli inferi era semplicemente bandito. Il suo cuore batteva ancora, i suoi polmoni avevano bisogno di respirare, anche se l’aria lì puzzava da morire, e infondo avrebbe dovuto capirlo ben prima. L’incantesimo di protezione non poteva fare veramente del male, ma non importava perché essere bandito in un regno voleva dire non poterlo lasciare nemmeno se né avevi i mezzi.
E Garmadon i mezzi gli aveva. Una foglia rinsecchita, ma comunque funzionale di thè del viaggiatore che si era ritrovato in tasca. Con essa aveva aperto un portale, ma mentre gli scheletri ci passavano lui veniva respinto.
Non poteva andarsene.
Ma come cambiare quella situazione, era divertente il fatto che quasi tutto di riducesse sempre a loro: le Armi d’Oro, le uniche cose abbastanza potenti per aprire un portale per farlo andare via.
Ovviamente sapeva il rischio di fare una cosa del genere, molto probabilmente chiunque avesse tenuto assieme tutte le armi non sarebbe sopravvissuto allo scoppio di potere. Per fortuna aveva molti mucchi di ossa sacrificabili a sua disposizione.

Samukai era inutile!
Aveva usato la sua unica foglia per mandarlo in superficie a prender le Armi d’Oro eppure lui di era fatto sconfiggere da quel debole di Wu!
Garmadon diede un pugno al suo trono. Se solo avesse potuto prendersi quelle armi da solo l’avrebbe già fatto! Un tempo tutto questo non sarebbe stato nemmeno un problema! Poteva prenderle quando voleva… diamine ai vecchi tempi poteva anche farsele dare direttamente da Wu!
Quando quel pensiero gli attraverso la mente gli si formo un’idea. Aveva letto qualche libro di magia oscura da quando era lì… magia oscura sulle ombre.
Forse era giunto il momento di vedere se in quei giochetti era bravo quanto Clouse.

Essere un’ombra era una strana sensazione e per un attimo si chiese se era questo che provava Dawn quando usava i suoi poteri.
La sua ombra poteva lasciare gli inferi anche se per un periodo limitato, non poteva interagire fisicamente con niente, ma poteva osservare il mondo di fuori e comunicare… gli serviva solo questo. Muovendosi tra i muri e le ombre del monastero raggiunse la stanza di Wu, suo fratello stava meditando circondato da vari giochi per bambini che molto probabilmente erano proprietà di Lloyd.
In realtà quel pensiero gli valse un sorriso, nonostante tutto era felice che suo figlio continuasse a venir a giocare lì infondo anche se odiava quel posto e tutto ciò che rappresentava era ancora il luogo in qui era cresciuto.
«Wu.» chiamo suo fratello che si volto di scatto verso di lui. Sembrava sorpreso di vederlo.
«Garmadon… sei tu?» domando Wu con la voce che gli tremava. «Sei davvero tu?»
«Vorrei dire in carne ed ossa, ma come vedi non è così.» rispose Garmadon. «Wu ascolta ho bisogno del tuo aiuto.»
«Il mio aiuto?» chiese Wu confuso.
«Quando quel fulmine mi ha colpito mi ha bandito in un altro regno… ho bisogno che tu mi aiuti a tornare.» disse Garmadon. «Wu mi spiace per ciò che ho fatto, ho capito di aver sbagliato. Per favore Wu aiutami.»
Vide come Wu fosse in dubbio, ma se conosceva suo fratello allora sapeva che presto avrebbe ceduto e sarebbe cascato in pieno nella sua trappola. Poteva già assaporare la libertà.
«Cosa devo fare?» chiese Wu esattamente come Garmadon aveva predetto.
«Devi usare le armi d’oro per aprire un portale.» rispose Garmadon. «So che hai paura di usarle assieme, ma puoi sempre chiedere aiuto a Ray, so che sarà felice di aiutarti. Wu, tu, Misako e Lloyd mi mancate, prometto che mi impegnerò di più per tenere sotto controllo il veleno. Per favore aiutami a tornare a casa.»
Buttarla sul sentimentale avrebbe di sicuro eliminato ogni ultimo dubbio di Wu.
«Dove le devo portare?» chiese Wu alla fine.
Garmadon sorrise, suo fratello ci era cascato. La libertà era così vicina.
«Usa il thè del viaggiatore e portale qui all’oltrtomb…» Garmadon si zitti quando si rese conto di ciò che aveva detto.
«Ti trovi negli inferi… sei stato tu a mandare gli scheletri al monastero!» grido Wu passando da un’espressione dispiaciuta ad una di rabbia. «Hai tentato di ingannarmi!»
«È per colpa tua se sono finito qui!» grido a sua volta Garmadon.
«Ci sei finito da solo a causa delle tue scelte!» disse Wu.
«Bene!» grido Garmadon. «Adesso faccio un’altra scelta: quella di rinnegarti come fratello! Hai solo ritardato l’inevitabile Wu! Un giorno troverò il modo di andarmene! E quel giorno farò in modo che sia tu quello a finire all’oltretomba, ma non come me. Tu non finirai qui in esilio sappilo!»
Garmadon fece sparire la sua ombra tornando con la mente nel suo corpo negli inferi.
Non era riuscito a ingannare suo fratello, ma non importava. Prima o poi avrebbe trovato il modo, per ora doveva assicurarsi che i suoi scheletri fossero in grado di andare a Ninjago ogni qual volta fosse necessario.
Sorrise. La vendetta era un piatto che andava servito freddo… e lui aveva a disposizione tutto il tempo del mondo per completare i suoi piani.

Angolo dell'autrice: le scene iniziali del capitolo sono tratte del corto “La conquista dell’oltretomba.”

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Capitolo 18
*** Le Armi d'Oro ***


Capitolo diciassette: Le Armi d’Oro.

Appena l’ombra di suo fratello scomparve Wu diede un pugno al muro nell’esatto punto in cui Garmadon si era manifestato. Doveva trovare una soluzione, non poteva permettere che mettesse le mani sulle Armi d’Oro. Aveva sventato il primo attacco, ma sapeva che non sarebbe riuscito a farlo per sempre.
C’era una sola cosa che poteva fare, non aveva altra scelta.

«Mi stai dicendo che Garmadon è vivo!?» strillo Misako.
«Si, lui… lui è bandito nell’oltretomba, ma è vivo.» rispose Wu. «Pensavo fosse giusto che tu lo sapessi.»
Dopo molte settimane di angoscia e di lutto in cui Misako si era, giustamente, rifiutata di vederlo Wu era andato da lei per comunicargli quello che era stato il vero fato di Garmadon durante il loro scontro.
Non si aspettava minimamente che questa consapevolezza cambiasse qualcosa tra loro, ma Misako e Lloyd meritavano di sapere la verità, anche se quest’ultimo era ancora troppo piccolo per capire a pieno la situazione.
«Grazie per avermelo detto.» disse Misako. «Ora però penso che sia meglio se te ne vai.»
Wu annui e se ne andò, dopo aver chiusa la porta Misako si lascio crollare contro di essa.
Il fatto che Garmadon fosse vivo la rendeva felice, ma allo stesso tempo aveva confermato le sue peggiori paure: l’oscurità di cui parlava la leggenda del Ninja Verde era proprio suo marito.
Lloyd gattono fino alla madre per poi caderle in grembo ridacchiando.
“Non posso più rimanere qui.” Penso Misako.
Doveva trovare un modo per evitare che suo figlio e suo marito combattessero e non poteva farlo rimanendo in quella casa.

Nascondere le Armi d’Oro era l’unica soluzione che gli rimaneva, aveva giurato a suo padre di proteggerle e di non farle mai uscire dal monastero.
Ma per mantenere la prima promessa avrebbe dovuto infrangere la seconda. Fare una cosa del genere voleva dire viaggiare per varie aree di Ninjago, posti e luoghi remoti e difficili da raggiungere. Però Wu sapeva che non era abbastanza, doveva assicurarsi che le armi non potessero essere trovate, aveva bisogno di qualcuno che le sorvegliasse.
Ma chi?
Non poteva chiedere ad una persona qualunque, gli serviva qualcuno di cui fidarsi, ma che allo stesso tempo potesse sorvegliare le armi tutto il tempo senza mai allontanarsi da loro… non poteva chiedere una cosa del genere a quei pochi amici che gli erano rimasti.
Avrebbe anche potuto farlo lui, ma non poteva essere in quattro posti diversi contemporaneamente e tenere le armi tutte assieme era troppo pericolose, dovevano essere divise.
Per questo era andato da Mystake, se c’era qualcuno che poteva aiutarlo e dargli un consiglio era senza dubbio lei.
«Sto iniziando a pensare che dovrei farti pagare anche i consigli oltre al thè.» disse Mystake mentre versava del thè a Wu.
«Sono entrambi di una qualità innegabile.» commento Wu sorseggiando dalla sua tazza. «Ma un tuo consiglio mi farebbe veramente comodo.»
Mystake sorrise uno di quei suoi sorrisi che volevano dire tutto, ma allo stesso tempo non ti dicevano niente.
«Forse ho quello che fa al caso tuo.» disse poi bere la propria tazza thè. «Ma prima ho bisogno che tu risponda sinceramente ad una domanda: ti va di vedere il luogo di nascita di tuo padre?»

Wu si guardava attorno meravigliato, anche se sapeva alcune cose del Primo Regno non c’era mai stato e in realtà suo padre preferiva parlare del suo regno d’origine il meno possibile.
Ma per quanto capisse da dove provenivano le reticenze del genitore non poteva fare a meno di pensare che essere lì, un posto così profondamente legato a lui e alla sua famiglia fosse una fortuna, un evento per cui non avrebbe mai ringraziato abbastanza.
«Vedi di non rimanere indietro anche questa volta.» disse Mystake afferrando il polso di Wu e trascinandolo in avanti. «E soprattutto non rallentare il passo, non voglio imbattermi in qualche Oni o in qualche drago.»
«Ma… non siamo venuti qui proprio per i draghi?» chiese Wu mentre cercava di mantenere il passo.
I draghi erano la soluzione perfetta al suo problema, un drago per ogni arma che sarebbe riuscito a sorvegliarla senza problemi… era perfetto, ma visto che a Ninjago i draghi scarseggiavano Mystake l’aveva accompagnato nel Primo Regno per cercargli.
«Si, ma fidati quando ti dico che sono più quelli che ci attaccheranno a vista appena sentiranno su di noi odore di Oni che quelli che invece non lo faranno.» rispose Mystake. Wu annui, per loro quel posto rappresentava la speranza, ma se non stavano attenti avrebbe significato la loro condanna.
Mystake era un Oni e mentre lui era anche in parte drago il suo sangue Oni sarebbe di sicuro la prima cosa che i draghi avrebbero fiutato di lui… si, venire lì era stato un rischio, ma Wu sapeva che correrlo era l’unico modo.
Mystake ad un certo punto si fermo e si mise a fischiare, Wu la guardo con gli occhi spalancati. Aveva ripetuto per tutto il tempo di fare attenzione che niente o nessuno potesse anche solo immaginare la loro presenza e adesso si metteva a fischiare?
“Calma Wu, devi fidarti di Mystake.” Si disse cercando di non farsi prendere dal panico. “Lei sa cosa sta facendo, abbi solamente fiducia.”
Il cielo si oscuro e alzando gli occhi il maestro della creazione vide un’ombra che lo copriva… era l’ombra di un drago.
Wu inizio a tremare immaginandosi tutti i possibili scenari peggiori, ma quando il drago atterro fu invaso dal sollievo. Era lo stesso drago del fuoco che aveva aiutato Ray a salvarlo dagli scheletri in passato.
«Allora Wu c’è qualcosa che vuoi chiedere al nostro vecchio amico?» disse Mystake. Wu si avvicino al drago e lo guardo.
Era evidente che il drago lo riconosceva perché gli strofino contro il muso.
«Drago del fuoco devo chiederti un grosso favore.» inizio Wu. «Ho bisogno che tu protegga un’arma, vedi nel mio mondo ci sono quattro armi d’oro legate agli elementi della creazione. Devo nasconderle e per farlo ho bisogno di guardiani. Ti chiedo umilmente di essere uno di loro.»
Il drago non fece niente rimanendo fermo a fissare Wu almeno finché non ruggì al cielo con le ali spiegate. Altri tre draghi arrivarono mettendosi davanti a Wu che gli osservo nottando che si trattava di un drago del ghiaccio, uno della terra e uno del fulmine.
Sorridendo il maestro della creazione non poté pensare a nient’altro da dire se non una.
«Grazie.» disse con le lacrime negli occhi.

Posando la pena Wu guardo la mappa che aveva appena finito di tracciare.
Ricordava a memoria tutti i luoghi in cui aveva nascosto le Armi d’Oro, ma anche cosi si sentiva più sicuro se ci fosse stata una testimonianza scritta di dove si trovassero nel caso gli fosse capitato qualcosa. Perché per quanto volesse che nessuno mettesse mai più le mani sulle armi sapeva che un giorno sarebbero servite di nuovo.
Mise la mappa nella borsa e uscendo dalla stanza decise che c’era una sola persona della quale si fidava abbastanza da affidarla.

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Capitolo 19
*** Per il bene del singolo ***


Capitolo diciotto: Per il bene del singolo.

Quanto avrebbe voluto dire “te l’avevo detto”, ma evito capendo che questo avrebbe solo fatto sentire peggio Wu. Si sentiva così arrabbiato in quel momento sia con Garmadon che con sé stesso. Sapeva… lo sapeva che non ci si poteva fidare di lui, ma dopo che l’aveva aiutato a salvare Wu dall’oltretomba pensava di sbagliarsi e invece aveva sempre avuto ragione.
Era solo felice che Maya e i bambini non fossero in casa in quel momento visto che Ray era sicuro che non sarebbe riuscito a tenere a bada la sua rabbia ancora per molto. Se Garmadon fosse stato qui gli avrebbe volentieri dato un pugno senza alcuno scrupolo.
«Nascondere le armi non è la soluzione e tu lo sai!» sbotto Ray quando Wu finì di spiegargli il motivo della sua visita. «Se vuoi che Ninjago sia al sicuro dobbiamo risolvere il problema alla radice. L’esilio non fermerà tuo fratello, ma è comunque debole e intrappolato negli inferi se noi andassimo lì e…»
«No!» disse Wu. «Non posso farlo.»
«Ha tentato di ucciderti!» grido Ray. «Posso capire cosa provi, ma devi renderti conto che il fratello che conoscevi se n’è andato per sempre e non tornerà! Anche tu sai che il tuo piano è solo un rimandare il momento in cui Garmadon troverà il modo di tornare qui. So che non ti piace l’idea, ma l’unico modo per rendere veramente Ninjago un posto sicuro è… dobbiamo eliminare tuo fratello una volta per tutte.»
«Non farò del male a mio fratello!» strillo Wu. «Non posso Ray… non posso…»
Il maestro del fuoco guardo l’amico volendo ribattere che Garmadon non si era fatto alcuno scrupolo a tentare di fare del male a lui. Sarebbe stato tutto più semplice se fosse riuscito a convincere Wu a fare a modo suo, certo gli scheletri sarebbero stati un problema, ma Ray era sicuro che se avessero rimesso assieme l’alleanza Garmadon non avrebbe avuto possibilità. Forse se avesse insistito abbastanza sarebbe riuscito a convincere Wu, il suo migliore amico, la persona che era sempre stata disposta a tutto pur di salvare la sua casa, il regno di suo padre. Tutto… tranne fare del male a suo fratello.
Quello era un qualcosa che Wu non sarebbe mai riuscito a convincersi a fare non importava quanto fosse grave la situazione. Nonostante non se l’ho meritasse per niente Garmadon avrebbe sempre avuto l’affetto di Wu.
«Nasconderò la mappa per te.» disse infine Ray. «Ma lo faccio per te, solo per te.»
«Grazie Ray.» disse Wu con un filo di voce dando all’amico la mappa con la posizione delle Armi d’Oro. «Un’altra cosa, ma…»
«Non tornerai, vero?» disse Ray con in volto un’espressione rassegnata.
«Mi spiace, ma è meglio se non attiro troppa attenzione su di te e la tua famiglia.» disse Wu. «Sei il mio migliore amico Ray...»
«Ma non sono tuo fratello.» concluse Ray. «Lo capisco Wu, davvero lo capisco. E so che stai facendo tutto questo per il bene di tutti, Garmadon compresso.»
Wu si morse il labbro e poi abbraccio Ray. L’amico e la sua famiglia erano le ultime persone che gli erano rimaste, ma non poteva coinvolgergli ulteriormente.
Quando lascio la fucina consapevole che forse non ci avrebbe più messo piede pensò che forse sarebbe stato meglio per tutti se quel giorno l’incantesimo di protezione non avesse funzionato.

Maya si alzo presto quel giorno per preparare la colazione alla famiglia e non solo. Quel pomeriggio sarebbe venuti a trovargli il dottor Sanders e perciò Maya voleva preparare qualcosa anche per quell’incontro. Magari dei dolcetti da prendere con il thè, una ricetta che le aveva insegnato Libby durante la guerra. Lei e Ray avevano conosciuto il dottor Sander Sanders al matrimonio di Garmadon e Misako. Lavorava al museo come studioso, e da un paio di anni ne era diventato il direttore. Conosceva la storia antica di Ninjago come nessun’altro. Inoltre era sempre gentile facendo loro domande su come stavano crescendo Kai e Nya o sul loro lavoro.
Maya amava i suoi figli, ma era bello avere un amico che a volte faceva loro visita soprattutto dopo che Wu aveva tagliato i contati con loro. Suo marito gli aveva spiegato il perché Wu l’avesse fatto, ma Maya ancora non capiva. In un momento come questo non era forse più importante che mai restare assieme alle persone a cui volevi bene e che né te volevano?
Sospirando decise che non aveva senso soffermarsi su queste cose, Wu aveva preso la sua decisione e non poteva fare niente per fargli cambiare idea. Detestava sentirsi cosi impotente soprattutto quando una persona a lei cara stava soffrendo. 

Una delle cose che più amava era vedere i suoi figli che giocavano in cortile sorridenti e felici.
Non aveva avuto molto per questo Ray aveva promesso che si sarebbe assicurato di dare ai suoi figli la miglior infanzia possibile. Per questo non poteva fare a meno di guardargli giocare, immersi nel loro mondo infantile mentre lui e Maya si godeva quel thè pomeridiano con Sanders.
«I vostri figli sono davvero adorabili.» disse Sanders sorseggiando il suo thè. «Scommetto che sono il vostro orgoglio e la vostra gioia?»
«Bè non è che lo nascondiamo.» ridacchio Maya mentre Ray non disse niente pensando che quell’affermazione suonava alquanto strana. Non gli sembrava una domando normale.
«Sarebbe un vero peccato se dovesse succedere loro qualcosa… vero?» continuo Sanders. «Cioè chi sa quante persone la fuori stanno progettando di usarli per vendicarsi di voi.»
«Sanders… cosa stai dicendo?» chiese Ray sentendo il proprio disagio aumentare.
«Quello che ho detto.» rispose brusco Sanders. «So che non avete più i vostri poteri, sono passati ai due mocciosi! Siete deboli e inutili, incapaci di difendergli! Potrei far loro del male in questo esatto momento e voi non potreste farci proprio un bel niente! Ve lo meritereste dopo ciò che avete fatto a me a mio fratello!»
«Smettila Sanders!» grido Ray. «Se non la smetti subito con questo scherzo io ti…»
«Tu cosa?» chiese l’altro ridendo. «Non puoi fare niente! E la cosa più divertente è che non mi avete riconosciuto! Nessuno di voi l’ha mai fatto!»
Ray e Maya sgranarono gli occhi vedendo davanti a loro Krux, pensavano che lui e suo fratello se n’è fossero andati e invece lui era qui proprio davanti a loro… e per anni si era finto qualcuno di cui si erano fidati.
Ray si avvento su di lui, ma Krux gli punto contro una spada fermandolo.
«Cosa vuoi da noi?» domando il fabbro.
Era chiaro che se si era rivelato a loro aveva un piano in mente, Krux non era mai stato qualcuno che agiva senza prima riflettere.
«Sto progettando qualcosa… qualcosa di grande e ho bisogno di un paio di fabbri per completarla.» disse Krux.
«Non ti aiuteremo mai.» disse Maya.
«Penso che vi ho già esposto i termini dell’accordo in maniera piuttosto esplicita.» disse Krux indicando Kai e Nya che avevano continuato a giocare senza rendersi conto di ciò che stava accadendo attorno a loro.
«Non osare mettere le mani sui nostri figli!» grido Ray.
«Lungi da me l’idea.» disse Krux sorridendo. «Sempre ammesso che voi facciate esattamente ciò che vi dico… intesi?!»
Ray strinse i pugni, quanto avrebbe voluto spaccare il muso di quel traditore… ma non poteva.
Non poteva rischiare che succedesse qualcosa ai suoi figli. Per loro, per la loro sicurezza avrebbe sacrificato ogni cosa, non importa cosa.
Se la sua libertà… o il futuro di Ninjago.
In quel momento capì le motivazioni di Wu, era proprio come il suo amico. Pronto a pagare qualunque prezzo per tenere al sicuro chi amava.
Si scambio un rapido sguardo con Maya, sua moglie aveva gli occhi appannati dalle lacrime ma era chiaro che pensavano la stessa cosa.
Non avevano scelta. Krux non diede loro nemmeno la possibilità di dire addio ai figli mentre gli portava via.

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Capitolo 20
*** L'ultima spiaggia ***


Capitolo diciannove: L’ultima spiaggia.

Appena senti il rumore di cocchi rotti entro nella stanza il più velocemente possibile, come aveva previsto Lloyd aveva rotto di nuovo un reperto mentre giocava. Misako sospiro di sollievo quando vide che il figlio non mostrava alcun danno fisico, inizio a raccogliere i frammenti del reperto sperando di riuscire a farlo prima che qualcun altro se né accorgesse.
Si portava Lloyd con sé ovunque andasse anche quando si trovava al museo, sperava che grazie al suo lavoro lì avrebbe potuto ottenere nuova materiale di ricerca grazie al quale sarebbe riuscita ad impedire la Battaglia Finale. Ma avere Lloyd in giro non piaceva a molti suoi colleghi.
Suo figlio aveva quasi quattro anni e come molti bambini a quell’età non riusciva a stare fermo, era curioso di tutto e pensava che fosse tutto un gioco inutile dire che molto spesso finiva con il disturbare il lavoro all’interno del museo.
Ma che altra scelta aveva?
Nessuna era questa la verità, non aveva altra scelta perciò doveva semplicemente adattarsi alla situazione che stava vivendo. Per Lloyd infondo n’è valeva la pena.
«Misako!» la chiamo una voce molto arrabbiata, voltandosi la donna vide davanti a lei il dottor. Sanders con un’espressione per niente felice anzi tutto il contrario.
«È… è stato solo un’incidente, non volevo… non…» inizio a balbettare Misako colta dal panico, Sanders la interruppe con un gesto della mano.
«Nel mio ufficio adesso.» disse il direttore del museo con fare severo.
Misako ingoio a vuoto, era certa che sarebbe stata licenziata dicendo addio alla sua unica possibilità di salvare la propria famiglia.
Con passo pesante segui Sanders fino all’ufficio di quest’ultimo e si sedette rigida sulla sedia davanti alla scrivania assolutamente non pronta per il patibolo che l’attendeva.
«Misako, io ho il massimo rispetto per te e per il tuo lavoro, ma così non si può continuare.» inizio Sanders servendole una tazza di thè. «E proprio perché ti rispetto cosi tanto sia come collega che come amica te l’ho dirò senza mezzi termini: tuo figlio non può più rimanere qui.»
«So che Lloyd causa un paio di guai, ma è un solo un bambino.» cerco di giustificarsi Misako.
«Tuo figlio ha già combinato fin troppi guai per essere scusato.» continuo Sanders. «Devi lasciarlo a casa quando sei qui a lavorare, mi sono spiegato.»
«Sanders la prego, io non posso semplicemente…» inizio Misako fu nuovamente interrotta.
«Sono stato comprensivo il più possibile, Misako. Adesso basta.» disse Sanders prima di congedarla.
Misako usci dall’ufficio con il cuore pesante prima di andare in bagno a piangere. Se avesse potuto sarebbe stata ben felice di lasciare Lloyd a casa al sicuro, ma non poteva. Non aveva alcun sostegno. Nessuno che potesse occuparsi di lui mentre lei non c’era. Se l’avesse avuto fin dall’inizio non si sarebbe trovata in questa situazione tanto per cominciare.

«Mamma.» disse Lloyd per richiamare l’attenzione della madre.
Misako sospiro prima di prendere il figlio e facendolo sedere sulle sue ginocchia. Era notte fonda, ma Misako era ancora al museo intenta a consultare gli antichi scritti, ma più che altro cercava di trovare una soluzione al suo problema.
La soluzione più semplice, e ovvia, sarebbe quella di dare Lloyd a Wu, ma era un rischio troppo grande. Sapeva che Wu si sarebbe occupato di Lloyd, che l’avrebbe cresciuto con amore, ma se avesse scoperto che il nipote era il Ninja Verde allora tutti gli sforzi di Misako non sarebbero serviti a niente.
Anche Ray e Maya non erano un’opzione, da più di un anno erano scomparsi lasciando soli i loro stessi figli. Non poteva gravare Lilly di un altro bambino di cui prendersi cura, non adesso che la sua malattia stava diventando più grave e per quanto riguardava Libby… bè ormai di lei si erano perse le tracce molto tempo prima. E piuttosto che dare Lloyd ai suoi genitori Misako si sarebbe data da sola in pasto ad un drago.
C’era… c’era ancora un’opzione, ma Misako non voleva davvero prenderla in considerazione.
Poteva ancora aggiustare tutto, doveva solo impegnarsi di più e ci sarebbe riuscita. Non avrebbe ancora gettato la spugna. Aveva ancora altre possibilità, c’è l’avrebbe fatta, doveva solo crederci.

Un altro rifiuto, con questo si era quasi arrivati alla ventina.
Ormai non c’erano quasi più scuole a Ninjago da contattare, aveva provato anche quelle specializzate in determinati ambienti, me nemmeno loro volevano saperne di avere a che fare con il, parole loro, “moccioso di Garmadon.”
L’idea di un collegio o di una scuola privata non era male, Lloyd avrebbe avuto tutte le cure necessarie, lei avrebbe potuto continuare a lavorare e i suoi problemi sarebbero stati risolti… tranne che nessun collegio o scuola privata voleva accettare Lloyd.
C’era solo un posto in tutta Ninjago che non aveva rifiutato suo figlio e questo perché Misako non l’aveva nemmeno presa in considerazione, ma adesso… adesso forse era costretta a farlo.

La scuola di Darkley per cattivi ragazzi era una scuola il cui scopo era addestrare e preparare le future menti del male.
Fondata più di cento anni prima, la scuola sorgeva su una collina isolata per poter permettere ai genitori di garantire un brillante futuro malvagio ai figli. Quello era decisamente l’ultimo posto al mondo, o forse il penultimo se si contava la casa dei suoi genitori, in cui Misako voleva lasciare suo figlio, ma era anche l’unico posto in tutta Ninjago in cui poteva effettivamente lasciarlo.
Tento di ricordare a sé stessa che era solo per poco, qualche anno e poi sarebbe tornata. Eppure una parte di lei sapeva che questo addio era definitivo solo che non voleva ammetterlo.
Il direttore della scuola la aspettava davanti all’edificio, se non fosse a conoscenza della vera natura di quel posto poteva dire che quell’uomo aveva un’aria rispettabile, ma lei sapeva la verità.
Misako strinse la mano di Lloyd nella sua prima mentre percorreva gli ultimi passi verso la scuola.
Ricordo a sé stessa perché lo stesse facendo, che questo era l’unico modo per salvare la sua famiglia.
Lloyd troppo piccolo per comprendere cosa stesse esattamente succedendo attorno a sé non riusciva a capire perché sua madre fosse cosi nervosa. Ma non fece storie quando lei lo mise in braccia a quell’uomo con il vestito elegante.
E perché avrebbe dovuto?
La mamma aveva detto che sarebbe tornata presto e lui credeva a sua madre non gli aveva mai detto una bugia.
Così quando Misako si allontano Lloyd la saluto sorridendo, un saluto che Misako ricambio prima di sparire all’orizzonte.

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Capitolo 21
*** Ghiaccio ***


Capitolo venti: Ghiaccio.

La tempesta era diventata più forte e Yukio non sapeva dove andare per ripararsi da essa, in passato non avrebbe avuto alcun problema. Era il maestro del ghiaccio qualche fiocco di neve non l’aveva mai disturbato, ma ora… ora era vecchio e le sue forze stavano diminuendo giorno dopo giorno.
Lo sentiva il suo tempo stava per scadere e con lui se né sarebbe andato anche l’elemento del ghiaccio. Non aveva mai avuto una famiglia, non si era mai innamorato e messo al mondo dei discendenti. Sapeva che dopo la sua dipartita l’elemento avrebbe trovato un nuovo maestro del ghiaccio, ma forse ci sarebbero voluti secoli e lui sarebbe comunque stato colpevole di aver messo fine alla lingua di sangue originale.
Aveva sempre allontanato tutti, persino Isaac, aveva vissuto da solo e da solo sarebbe morto.
E quella era la cosa che più gli faceva male.
Stanco, sfinito e senza più alcuna voglia di andare avanti si sdraio sul terreno coperto di neve, era quasi simbolico finire la sua vita lì circondato dal suo elemento.
Yukio chiuse gli occhi aspettando che giungesse la fine.

Zane stava seguendo il falco costruito da suo padre, era in arrivo una tempesta perciò doveva tornare al laboratorio, ma l’uccello non voleva saperne di tornare. Il suo continuo girare attorno lo face quasi sembrare alla ricerca di qualcosa, suo padre diceva sempre che il falco aveva un intuito che lui non gli aveva costruito, ma che aveva sviluppato proprio come Zane era riuscito a sviluppare personalità e sentimenti.
«Stai cercando di mostrarmi qualcosa?» chiese Zane mentre il falco atterrava su un cumolo di neve.
Zane si avvicino e vide con sua sorpresa che quel cumolo di neve in realtà era una persona. Sembrava anziano, con capelli e barba bianchi come la neve dalla quale era circondato. Doveva fare qualcosa prima che la bufera peggiorasse.
Senza pensarci due volte si carico l’anziano privo di sensi e si diresse verso il laboratorio alla sua massima velocità.

Di solito non gli piaceva parlare male della gente, ma doveva ammettere che il loro ospite era piuttosto… bè strano. Da quando si era svegliato non aveva detto nemmeno una parola lanciando continuamente a lui e a Zane delle occhiate sospette. Una parte di Julien avrebbe voluto che se n’è andasse da casa sua, ma d’altra parte per quanto fosse uno sconosciuto di cui non sapeva nemmeno il nome non se la sentiva di lasciarlo in balia della bufera di neve che ancora imperversava fuori.
Yukio d’altro canto sarebbe stato ben felice di affrontare la bufera piuttosto che rimanere lì anche solo un secondo di più. Quel posto non gli piaceva, era strano cosi come quei due tizi che l’avevano salvato quando non avrebbe voluto esserlo. Al contrario di Wu lui non credeva al destino, chiunque fossero sti due che l’avevano salvato non avevano importanza, appena la bufera fosse finita avrebbe continuato il suo viaggio alla ricerca della sua destinazione finale.
«Se non mangi la tua salute potrebbe peggiorare.» disse il ragazzo dandogli un piatto di minestra.
Yukio storse il naso, da… da quel coso non voleva niente nemmeno il cibo. Chissà poi se era vero cibo o qualcosa di finto proprio come quello stesso ragazzo che gli sorrideva. Metallo e ingranaggi che si muovevano e parlavano come se fossero una persona vera, ma non era così.
E la cosa peggiore non era tanto averlo attorno, ma che quel Julien credeva alle proprie bugie trattando quella macchina come se fosse veramente suo figlio. Tutta questa mesca in scena lo irritava tantissimo e non vedeva l’ora di andarsene.
Spazientito Yukio lancio via il piatto di minestra con un gesto rapido e brusco mandandola sul pavimento.
«Posso portarti altro se…» inizio Zane, ma fu interrotto bruscamente.
«Non voglio niente che sia offerto da… da un coso come te!» disse Yukio.
«Non parlare così a mio figlio!» si intromise Julien.
«Questo affare non è tuo figlio! Non è nemmeno una persona!» strillo Yukio. «Al massimo potrebbe essere considerato un giocatolo venuto fuori male!»
Julien strinse i pugni pronto a ribattere, non era un combattente, ma nessuno poteva insultare suo figlio in sua presenza. Zane però fermo suo padre mettendosi tra i due.
«Padre, non puoi fare del male ad un ospite soprattutto se è un vecchio ferito che non può difendersi.» disse Zane cosa che fece solo arrabbiare di più Yukio.
Come si permetteva di rivolgersi a lui in quel modo? Non avrebbe sopportato tale umiliazione un solo secondo di più.
Quella notte mentre tutti dormivano Yukio usci dal letto e ignorando il suo stesso buon senso che gli diceva di fermarsi, usci dal laboratorio nascosto e si addentrò nella bufera.

Il bianco della neve, sia quella a terra che quella che vorticava in aria, rendeva il paesaggio attorno a lui quasi impossibile da riconoscere.
Yukio decise di andare semplicemente avanti finché avesse potuto. Passo dopo passo, la visuale scarseggiava sempre di più finché alla fine fu impossibile dire dove fosse finito o se stesse ancora facendo la strada che aveva iniziato. Continuo a camminare almeno finché non senti più la terra sotto i piedi.
Solo il vuoto.

Se il falco non l’avesse svegliato non avrebbe mai visto che il loro ospite se n’era andato.
Zane era uscito a cercalo lasciando suo padre al sicuro in laboratorio, sperava solo di trovarlo prima che fosse troppo tardi. Conosceva la foresta in cui era cresciuto a memoria perciò anche con la visuale ostacolata dalla bufera riusciva a muoversi senza problemi.
Alla fine riuscì a trovare il loro ospite, aggrappato ad un burrone mentre lottava per non cadere.
«Afferra la mia mano!» disse Zane sporgendosi verso di lui.
«Perché mi stai aiutando?» domando il vecchio non capendo perché dopo tutto ciò che aveva detto, Zane fosse comunque venuto ad aiutarlo.
«Non ho bisogno di un motivo per aiutare qualcuno.» rispose Zane. «È semplicemente la cosa giusta da fare.»
Yukio sgrano gli occhi e usando tutte le sue forze si allungo per prendere la mano che Zane gli stava offrendo.
Una volta in salvo Yukio guardo, forse per la prima volta davvero, il ragazzo davanti a lui.
Nonostante ciò che aveva detto e il modo in cui si era comportato Zane l’aveva salvato senza pensarci due volte. Forse quel robot era più umano dello stesso Yukio.

«Prima di andarmene volevo farti un regalo per sdebitarmi.» disse Yukio quando fu di nuovo libero di andare via.
La bufera non imperversava più, la foresta era di nuovo tranquilla.
«Non c’è n’è bisogno.» disse Zane, ma Yukio scosse la testa.
«Tu… tu mi hai fatto vedere il mondo in una maniera diversa, qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa.» continuo Yukio. «Personalmente non ho mai creduto nel destino, ma forse se ho incontrato te e tuo padre c’è un motivo.»
Yukio strinse la mano di Zane e quest’ultimo poteva sentire qualcosa muoversi dentro di sé in quel momento. Qualcosa di nuovo e potente, freddo come il ghiaccio, ma allo stesso tempo piacevole.
Yukio se n’è andò, il suo tempo era finito, ma quello di Zane come nuovo maestro del ghiaccio era appena iniziato.
Sapeva di certo che avergli dato i suoi poteri era stata la scelta giusta.
Forse la prima che faceva da anni.

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Capitolo 22
*** Way of the Ninja ***


Capitolo ventuno: Way of the Ninja.

L’aveva sempre saputo che questo giorno sarebbe arrivato, lo temeva eppure non fu sorpreso quando arrivò.
Era destino… un destino contro il quelle nessuno poteva combattere. L’aveva imparato a sue spesse già molto tempo fa.

Quel percorso in passato l’aveva già fatto molte volte, troppe da contare, per andare a trovare Ray e adesso lo stava facendo di nuovo anche se non poteva evitare di sentire un peso nello stomaco. Una sensazione sgradevole proveniente dal suo istinto più profondo che gli diceva di prepararsi al peggio.
Quando aveva capito che era arrivato il momento di riunire le Armi d’Oro aveva preso un’altra decisione: mettere assieme una squadra di Ninja per impugnarle e per proteggere Ninjago, qualcosa per il quale stava diventando troppo vecchio da fare da solo.
Aveva deciso di andare dai discendenti dei maestri dei quattro elementi della creazione, ma ciò che aveva trovato… gli aveva spezzato il cuore.
Prima di tutto era andato da Lilly, ma invece della sua vecchia allieva si era ritrovato davanti Lou. L’uomo lo fece accomodare e gli spiego come Lilly ormai non ci fosse più e che il figlio ora non fosse a casa, ma in una scuola privata. Wu allora dopo aver dato le sue condoglianze a Lou era andato a cercare Cole non trovandolo dove gli aveva detto il padre, ma su una montagna.
A quanto pare Cole aveva abbandonato gli studi alla Marty Ophenaimer, un accademia per arti dramamtiche, senza dirlo al padre e da allora aveva passato il tempo mettendosi alla prova con vette sempre più alte.
Era stato un po' titubante all’inizio, ma poi acconsenti a venire al monastero per farsi addestrare. In lui Wu vedeva la forza di volontà di sua madre, ma allo stesso tempo un muro dentro di sé che aveva ereto dopo la perdita di Lilly.
Wu cercava di stargli vicino, ma sapeva che solo il tempo sarebbe riuscito ad aiutare Cole non solo con il dolore per non aver più sua madre accanto, ma anche per il rapporto spezzato con suo padre. Ma se lo spirito di Cole era veramente anche solo la metà come quello di sua madre allora Wu non aveva alcun dubbio che ci sarebbe riuscito.

Trovare il maestro del fulmine fu più difficile.
A causa della mancanza di informazioni su Libby, Wu era andato a cercare direttamente nella locanda in cui lavorava durante la guerra. Ma dell’edificio non era rimasto niente, demolito anni fa. Aveva così pensato di cercare con una nuova ottica: invece di Libby avrebbe cercato suo marito anche se di lui sapeva ben poco ovvero che si chiamava Cliff e che era un’aspirante attore.
Era poco, ma Wu se lo era fatto bastare. Ma anche se era riuscito a mettersi in contato con un tale Cliff Gordon, un attore che secondo le sue ricerche era il candidato più probabile per essere il marito di Libby, l’attore gli aveva detto di non avere né moglie né figli.
Capendo di essersi sbagliato Wu ricomincio la sua ricerca almeno finché un giorno non gli fu recapitata una lettera. Non c’era scritto il mittente, ma al suo interno Wu trovo un indirizzo e la scritta “Qui si trova la persona che cerchi.”
Cosi Wu era andato all’indirizzo segnato, ma non trovo Libby o suo marito, d’altro canto aveva decisamente trovato il figlio.
Jay sembrava un ragazzo brillante e come la madre dotato di una parlantina senza freni, ma quando ci parlo compresse che era decisamente ben disposto a venire ad addestrarsi per essere un ninja ma che non sapesse niente sulla sua eredità… che i coloro che gli aveva presentati come suoi genitori in realtà non lo fossero.
All’inizio Wu era indeciso se dirglielo o meno, ma alla fine compresse che non era la sua storia da raccontare.
A volte tenerlo per sé era difficile perché Jay gli ricordava così tanto Libby, ma per il bene del ragazzo decise di stare zitto.

Yukio aveva lasciato questo mondo senza discendenti a cui passare i suoi poteri.
Eppure un maestro del ghiaccio c’era e Wu l’aveva già incontrato, un ragazzo che viveva nei boschi innevati con suo padre, ma quando torno lì a cercalo non trovo nessuno dei due.
Convinto che se n’è fossero andati da tempo, di certo non si aspettava di ritrovare il ragazzo a cui Yukio aveva dato i suoi poteri quasi subito.
Non era cambiato per niente, uguale a come l’aveva visto anni prima, ma la cosa più strana, perché Wu era l’ultima persona in tutta Ninjago a poter commentare l’invecchiamento di qualcuno, era che non si ricordava di lui.
Il ragazzo di Nome Zane era un orfano senza memoria e Wu credendo che questo fosse dovuto a qualche tipo di trauma decise di non fargli domande temendo di risvegliare in lui ricordi che non voleva ricordare.
A quel punto Wu aveva offerto a Zane la sua guida, una casa e dei compagni da chiamare fratelli. Il ragazza aveva accetato subito.

Adesso gli mancava solo un elemento quello del fuoco… quello di Ray.
Non sapeva quale dei suoi figli l’avesse ereditato o se Ray e Maya sarebbero stati disposti a far addestrare i figli da Wu, ma non poteva non tentare. Era anche un’occasione per rivedere i suoi vecchi amici dopo che aveva tagliato i ponti.
La fucina era uguale a come se la ricordava da quel lontano giorno in cui Ray l’aveva inaugurata. Da lontano vide un ragazzo dai capelli castani e una ragazza con un caschetto corvino che stavano discutendo, immagino che fossero Kai e Nya e si meraviglio di come fossero cresciuti.
Ma poi si accorse che non c’era traccia dei loro genitori, non era possibile che Ray lasciasse i figli a capo della fucina senza di lui, non conosceva nessuno che amava il proprio lavoro come il maestro del fuoco.
Un terribile sospetto si fece strada dentro di lui. Decise di chiedere informazioni ad un abitante di Ignacia.
«La fucina? Da quel che n’è so è gestita solo da quei due poveri ragazzi.» disse l’uomo.
«Solo loro? Dove sono i loro genitori? Dove sono Ray e Maya?» domando Wu, ma in cuor suo sapeva la risposta.
Non avrebbero mai lasciato soli i figli senza un motivo, se non erano qui con loro voleva dire… voleva dire che anche loro non c’erano più.
«Sono scomparsi anni fa.» rispose l’uomo scrollando le spalle come se niente fosse.
Wu lo ringrazio per le informazioni poi si diresse nuovamente verso la fucina.
Adesso aveva un motivo in più che reclutare i figli dei suoi amici, non c’era più in gioco solo la salvezza di Ninjago, ma anche il preservare l’eredità di Ray e Maya.
Suo fratello stava tornando e lui doveva essere pronto, la squadra che stava formando era quasi completa. Una nuova generazione di maestri elementari stava per sorgere.
E vedendo il fuoco che ardeva nello sguardo di Kai capì che era giunto il momento.

Angolo dell'autrice: siamo alla fine! Mentre scrivo queste ultime righe non posso fare a meno di commuovermi, è stato un lungo percorso e queste tre stagioni sono state uno dei miei progetti più impegnativi qui su EFP. Sono davvero felice di aver condiviso con voi la mia versione di un prequel di Ninjago, spero che vi sia piaciutto leggere queste stagioni come è piaciutto a me scriverle. Comunque adesso vi saluto ringrazio chi ha letto, chi ha recensito e bè… alla prossima!

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