Il mio urgano

di loverrrr
(/viewuser.php?uid=156509)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prologo parte 2 ***
Capitolo 3: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 4: *** Una piccola bugia ***
Capitolo 5: *** Mi sa che l'ho combinata proprio grossa ***
Capitolo 6: *** Cime Tempestose ***
Capitolo 7: *** Questa proprio non ci voleva ***
Capitolo 8: *** Un guaio dopo l'altro ***
Capitolo 9: *** Perdono ***
Capitolo 10: *** La mia vendetta ***
Capitolo 11: *** Adesso basta! ***
Capitolo 12: *** Non posso lasciarti andare ***
Capitolo 13: *** Ricominciamo da qui ***
Capitolo 14: *** Una pizza inaspettata ***
Capitolo 15: *** Come due calamite ***
Capitolo 16: *** Benvenuta in famiglia ***
Capitolo 17: *** All I need is love ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Edward, figlio del noto avvocato Carlisle Cullen, rinomato come l'avvocato delle celebrità e dei politici, era iscritto al primo anno di giurisprudenza alla Columbia. Insieme al suo amico d'infanzia James, condivideva il sogno di aprire uno studio legale nel cuore di New York e seguire così le illustri orme del padre.

Entrambi erano molto ricchi. Il padre di James aveva uno studio vicino a Central Park. Ma volevano pagarsi l'università lavorando. James faceva ripetizioni e lavorava come cameriere in una caffetteria vicino all'università, mentre Edward faceva lezioni private il lunedì pomeriggio e lavorava in una pizzeria ogni fine settimana.

Ogni giorno facevano le stesse cose: si svegliavano presto per studiare, facevano una colazione veloce e andavano all'università. Il lunedì pomeriggio Edward dava lezioni private mentre James lavorava in caffetteria. Poi tornavano a casa, e se non avevano esami imminenti, guardavano un film per rilassarsi.

C’era solo una cosa nella loro che andava nel verso sbagliato: l’amore. 

Dopo l'ultima relazione disastrosa con Tanya, Edward non voleva più sentir parlare di ragazze. Mentre James pensava solamente alla laurea e a realizzare il suo sogno insieme a Edward. Ma cosa sarebbe successo se l'amore avesse bussato alla loro porta? Vi aspetto numerosi/e per scoprire cosa succederà!!!


Ebbene sì, eccomi qui con un’altra fanfiction sempre dedicata ai nostri beniamini: Edward e Bella. Spoiler: ho messo giallo e erotico perché alcuni pensieri dei personaggi… si insomma se dicono certe frasi ho pensato che sarebbe stato meglio mettere erotico. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Prologo parte 2 ***


Eccoci con la seconda parte della presentazione dei personaggi. Riguardo le foto che vedete sono state create con l’intelligenza artificiale perché non ho trovato foto di Bella vestita da cameriera. Come nel capitolo scorso troviamo la presentazione di altri due personaggi. Dal prossimo inizierà la storia vera e propria. Grazie a chi la segue, la seguirà e a tutti per esserci sempre. Un bacio.




Bella e Victoria, due amiche d'infanzia di 23 anni, cresciute insieme e vicine di casa, condividevano un sogno fin dai primi giorni di liceo: iscriversi alla Columbia University di New York per studiare lingue straniere e diventare traduttrici. 

Tuttavia, ogni giorno questo sogno sembrava diventare sempre più difficile da realizzare. 

Le loro famiglie non avevano le risorse economiche per aiutarle e il loro lavoro come cameriere al New Moon pub permetteva loro di concedersi solo una pizza durante il fine settimana.

Per non parlare della sfiga in amore. Victoria sognava il principe azzurro in sella ad un cavallo bianco. Bella, invece, dopo essere stata tradita da Jasper con Alice, una vicina di casa di Jasper, aveva messo una croce sopra il genere maschile.

Se avessero saputo che il destino aveva in serbo due uragani, belli come il sole e molto facoltosi.

«Moriremo in questo pub» si lamentò Bella, finendo di pulire il bancone.

«Puoi dirlo» rispose Victoria con un sospiro.

«Se penso alla botta di fortuna avuta da mio cugino. Beato lui che studia lettere alla Columbia. Te l’ho detto che ha trovato lavoro nella caffetteria di fronte all’università?»

Bella non avrebbe mai dimenticato la gioia negli occhi di Mike e le lacrime di sua zia dopo aver detto a tutta la famiglia di aver vinto al bingo. 

«E come si trova?»

«Si trova bene, dai.»

«Bella, scusa potresti venire un attimo? Si è rotta la maniglia del bagno» la chiamò Emily. 

«Vengo subito, scusami Viky» disse e se ne andò.

Rimasta sola, Victoria si immaginò nella caffetteria dove lavorava Mike. Guardava attorno a sé, osservando la folla di studenti e docenti che entravano e uscivano di fretta. Alcuni ordinavano un caffè, altri un toast, e riuscì persino a sentire le urla di un cameriere che la chiamava per portare un'ordinazione al tavolo.

In quel momento, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di trovarsi lì e allora perché non andarci? Si ricordò che Bella le aveva dato il cellulare e, senza dirle nulla, inviò un messaggio a Mike (che poi cancellò) chiedendogli di telefonarla al suo numero di cellulare.

***

«Siete pronte per partire?» domandò Mike dall’altra parte del telefono.

«Io sì. Bella non sa ancora niente.»

«Non le hai detto niente?»

«Pensavo di portarla all’aeroporto con una scusa e poi di partire.»

«Ora ti devo lasciare, inizia il mio turno di lavoro. Vi aspetto dopo domani all’aeroporto di NY.»

«Anche io devo andare. A domani, Mike.»

Victoria chiuse il telefono e finì di preparare la sua valigia, carica di speranze e sogni. Mentre sistemava i vestiti, trovò un completo intimo sexy nel cassetto dell'armadio, un regalo scherzoso di Bella per il suo diciottesimo compleanno. Decise di metterlo in valigia come porta fortuna e chissà, magari avrebbe incontrato il suo principe azzurro. Victoria non aveva neanche la minima idea dell’uragano che attendeva lei e Bella a New York…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un nuovo inizio ***


Buona domenica e buon carnevale anche se inizierà tra poche settimane. Grazie per il riscontro positivo ai precedenti capitoli, dove i quattro protagonisti della storia si sono presentati. Da qui in poi inizia la storia vera e propria. Bella e Victoria ne combineranno veramente delle belle e anche James insieme a Edward. Vi aspetto nei commenti. Buona lettura.

 

 

Victoria e Bella osservavano lo stemma della Columbia University con espressione desiderosa, ma al contempo con un'ombra di frustrazione. 

Magari avessero potuto studiare lì; invece, erano destinate a lavorare alla caffetteria di fronte all'università.

Bella si immaginò durante la sessione di esami: lo stress, l'ansia e la speranza di superarli. Immaginò di recarsi in biblioteca con una pila di libri e i capelli raccolti con una matita. 

Per un attimo, le sembrò reale. Magari lo fosse stato. 

«Magari avessimo la fortuna di studiare qui, e invece…»

Victoria interruppe Bella. 

«Invece ci tocca lavorare come cameriere» disse con rassegnazione. 

«Oh, cavoli! Dobbiamo sbrigarci, Mike ci sta aspettando!»

Bella afferrò Victoria per un braccio e si voltò andando accidentalmente a urtare un ragazzo. Il caffè take-away che Edward teneva in mano si rovesciò, macchiando i loro vestiti e la sua mano.

Un istante di imbarazzo si dipinse sul volto di Bella, mentre Edward scrollava la mano per pulirla, con lo sguardo rivolto verso di essa. Sulla giacca aveva una grossa macchia marrone scuro e un'altra sulla camicia. Bella, invece, aveva una macchia sui pantaloni.

«Mi dispiace, non ti ho proprio visto.»

Edward non le diede nemmeno ascolto: iniziò a imprecare contro di lei dicendogliene di tutti i colori.

Bella mise le mani sui fianchi. «Guarda che non l’ho fatto apposta!»

«Dubito che il caffè si rovesci volontariamente addosso a una persona» controbatté lui.

«Se non te ne fossi accorto, anche i miei vestiti si sono sporcati.»

«Pensi che me ne importi qualcosa?» 

Edward alzò lo sguardo, rimanendo senza parole; gli si bloccò il respiro mentre osservava la ragazza di fronte a lui. Bella avvertì un avvampare di calore sul viso. I suoi occhi marrone cioccolato, grandi e bellissimi, catturarono l'attenzione di Edward, che la scrutò lentamente da capo a piedi. Con i capelli lunghi fino a metà schiena, le labbra piene, carnose e rosee, Bella sentì una forte voglia di intrecciare le mani tra i suoi capelli color miele con riflessi ramati.

«Perdonami. È che stamane ho due esami e quando ho degli esami sono sempre molto nervoso» riuscì a dire Edward scuotendosi da quella meravigliosa creatura davanti a lui.

Bella si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

«Non ti preoccupare. Avrei dovuto guardare se dietro di me c’era qualcuno.»

Edward allungò un braccio e si presentò.

«Edward Cullen, molto lieto.»

«Isabella Swan, piacere.»

Si strinsero la mano e furono pervasi una scossa improvvisa lungo tutto il corpo. Un colpo di tosse improvviso fece ricordare a Bella che Mike la stava aspettando.

«Devo andare, altrimenti Mike chi lo sente.» Bella rise subito dopo aver pronunciato quelle parole. «Ma è stato un vero piacere, conoscerti e scusami ancora.»

«No, scusami tu per essere stato maleducato.»

Edward le rivolse un sorriso che squagliò Bella come un ghiacciolo lasciato al sole d’estate e se ne andò. Victoria, vedendo che l’amica non si muoveva ed erano in mega ritardo, le afferrò un braccio e indietreggiò quasi trascinandola.

«Non è bellissimo?» 

«Bellaaaaaaa, Mike ci sta aspettando da più di cinque minuti» le ricordò a voce alta Victoria.

«Oddio, Mike!»

Bella e Victoria corsero alla caffetteria. 

«Ragazze, lui è Diego» Mike stava presentando i colleghi alle ragazze.

«Bella, piacere.»

«Victoria, molto lieta.» 

Si scambiarono una stretta di mano veloce.

«Lei è Carmen, Eric, Zafrina, James e infine ci sono io.»

Diego tornò subito dietro al bancone, aveva notato alcuni clienti avvicinarsi. 

«Venite ragazze, vi mostro la stanza dello staff.»

Bella e Victoria lo seguirono, quest’ultima pensava a uno dei ragazzi appena conosciuto. James l’aveva ipnotizzata, era bello da togliere il fiato: alto, labbra da baciare 24h su 24 e fisico da urlo.

Rimasta sola con Bella dopo che Mike le aveva dato le loro divise, disse: «Hai visto che figo?»

«Altro che figo! Edward è un Dio greco. No dico, hai visto che labbra?»

Victoria rise portando una mano davanti alla bocca, scuotendo leggermente il capo.

«Non parlavo di lui. Io mi riferisco a James, quel ragazzo alto, labbra da urlo.»

«James?»

«Ma sì, James. È uno dei nostri colleghi.»

«Sinceramente non ricordo. Li conosciamo appena e tu già ricordi il suo nome.»

«Beh, anche tu ricordi il nome del ragazzo incrociato davanti all’università.»

Bella arrossì e in un attimo abbassò lo sguardo, imbarazzata. 

«Io non ricordo affatto il nome di quel ragazzo.»

«Ma se poco fa hai appena detto che si chiama Edward.»

Victoria le diede poi una gomitata che fece ridere Bella. 

«E va bene, lo ammetto: ricordo come si chiama perché penso che sia molto carino.»

«Isabella Swan innamorata di uno studente universitario hehehe.»

«Ma quale innamorata e innamorata, Viky. Ho solo detto che lo trovo carino. Tu piuttosto, come farai a lavorare fianco a fianco con James?»

«Beh, io…»

«Ragazze tutto ok?» domandò Mike, bussando alla porta.

«Oh, sì sì. Arriviamo subito» rispose Bella.

Victoria si affrettò ad uscire quando Bella la chiamò indietro.

«Sì?» chiese voltandosi verso di lei.

«Grazie per avermi portata qui.»

«Sono sicura che New York ci darà tante soddisfazioni e qualcosa mi dice che troveremo anche l’amore» pronunciò le ultime parole con velo di malizia, facendole l’occhiolino.

«Dai scema. Andiamo a lavorare» disse scuotendo il capo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Una piccola bugia ***


Buongiorno. Ringrazio veramente di cuore chi ha letto e recensito la storia. Questo capitolo è breve però Bella ne combinerà una delle sue, e chissà come ne verrà fuori. Lascio a voi la parola.

 

 questo è Edward all'università.

 

L'appartamento di Bella e Victoria era modesto, composto da una camera con due letti singoli, un bagno di dimensioni limitate e una cucina open space che si affacciava sul soggiorno. Quest'ultimo era arredato con un divano accogliente, una TV e un tavolino centrale. 

Prima dell'arrivo di Bella e Victoria, Mike risiedeva nell'appartamento, ma per sostenere Diego con le spese, aveva scelto di trasferirsi a casa sua.

***

Il secondo giorno di lavoro era alle porte. Victoria e Bella erano super cariche, elettrizzate al pensiero di lavorare nella caffetteria di fronte al loro sogno più grande: la Columbia University. 

Le due amiche si fermarono a guardarla da lontano per una manciata di minuti, immaginandosi all’ultimo anno.

Bella si girò verso l'amica e strinse leggermente le labbra. Poi, con un gesto invitante, le fece cenno di seguirla e si diresse verso le strisce pedonali. Victoria la seguì.

«Dobbiamo andare in caffetteria, stamine ci siamo solo noi e Diego» ricordò.

«Non credo ci saranno problemi se arriviamo con cinque minuti di ritardo.» Bella sembrava molto sicura di sé mentre attraversava la strada e si dirigeva verso l'ateneo. 

Al contrario, Victoria, oltre a temere di arrivare in ritardo e ricevere un rimprovero, era preoccupata per ciò che avrebbe potuto succedere se qualche docente l'avesse sorprese. Quest’ultima si fermò.

«Io, ti aspetto qui.»

«Viky, stai scherzando? Abbiamo l’occasione di vedere la Columbia e tu vuoi restare fuori dall’ateneo?»

«Non possiamo entrare e siamo in ritardo.»

«Punto primo, io non vedo nessun divieto e punto secondo, Diego non si arrabbierà se ritardiamo di qualche minuto.»

«Va bene, va bene vengo. Ma solo cinque minuti.»

Bella si fiondò tra le braccia della sua amica. «Grazie, grazie, grazie.»

«Cinque minuti e poi andiamo, ok?»

Bella annuì. Entrarono nell'ateneo come se fossero due bambine in un negozio di giocattoli. 

L'atmosfera dentro la Columbia era indescrivibile: studenti e professori si muovevano rapidamente da una parte all'altra, tenendo in mano libri e zaini sulle spalle. 

Bella e Victoria si sentivano come se fossero dentro un sogno, catturate e affascinate da ogni singola cosa e persona che vedevano. Quest’ultima afferrò un braccio dell’amica per non svenire. 

«Ti prego, dimmi che sto sognando.»

«No, Viky. Siamo alla Columbia, e sono sicura che un giorno anche noi studieremo qui» disse, e poco dopo il suo respiro si bloccò, insieme al battito del suo cuore. 

Edward stava venendo avanti con in mano un paio di libri e lo zaino sulle spalle. Il ragazzo si avvicinò a loro.

«Isabella, giusto?»

«Edward, giusto?» replicò Bella.

«Sì. Scusami ancora per ieri. È tutta colpa di questi dannati esami.»

«Non ti preoccupare, anzi, scusami tu.» Bella gli rivolse un timido sorriso e indietreggiò lentamente. «Ora noi dobbiamo andare, ma è stato un piacere rivederti, Edward.»

«Anche voi studiate qui?» chiese Edward con curiosità.

«Ma sì, certo. Io e la mia amica... oh, che sbadata, non vi ho neanche presentati. Lei è Victoria» disse Bella, facendo un gesto verso l'amica.

«Molto piacere, Victoria.» 

«Edward, lieto» disse porgendo una mano. 

Victoria, stringendola, pensò di aver appena firmato un contratto con un grosso guaio. Si voltò verso l’amica. «Bella, dobbiamo andare. Ricordi l’impegno?»  

«Oh, sì sì. Andiamo subito. Edward, noi dobbiamo andare» disse Bella.  

Edward annuì comprensivo. «Anche io devo muovermi, ma è stato un piacere rivedervi. Se vi va, possiamo trovarci in biblioteca per studiare insieme. Immagino che anche voi siate iscritte a giurisprudenza.»  

«Perché no? A noi farebbe un sacco piacere, vero Victoria?»  

Victoria sorrise, confermando con un cenno del capo. «Assolutamente sì, Edward. Possiamo trovarci domani pomeriggio. Alle sedici? Ti va?»  

Edward sorrise a sua volta. «Ottimo! Allora ci vediamo domani ragazze, buona giornata.» Si congedò con un gesto e si allontanò con passo deciso.

Bella si voltò bruscamente verso Victoria, il suo sguardo preoccupato trasmetteva disapprovazione. «Ma sei scema? Cosa diavolo ti dice il cervello?»

Victoria alzò le spalle. «Cosa dice a te, Bella!»

«Mettiti nei miei panni. Cosa avrei dovuto dirgli?»

Le due amiche si trovarono in un silenzio teso, rotto solo dalle parole di Victoria. «La verità, ecco cosa avresti dovuto dirgli.»

Bella sbuffò, sfogando la sua frustrazione. «Adesso per colpa tua siamo nella merda. Grazie, Viky.»

Victoria incrociò le braccia, guardando intensamente l'amica. 

«Nella merda ti ci sei messa da sola raccontandogli una bugia. Per cui, domani alle sedici, vieni qui e gli dici come stanno le cose.»

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Mi sa che l'ho combinata proprio grossa ***


Buon San Valentino! Come regalo vi posto il quinto capitolo e vi pongo subito una domanda: secondo voi, Bella riuscirà a dire a Edward la verità? Oppure no? O se, invece, capiterà un imprevisto? Vi dico solo che ne vedrete delle belle. Non so quando aggiornerò ma non preoccupatevi perché anche se in ritardo, posterò. Un kiss e grazie a tutti/e per seguirmi.

 

 

 

 

«Ricorda cosa mi hai promesso, Bella» disse Victoria guardandola sospettosa, con le mani sui fianchi e una strana sensazione che l’avvolgeva.

«Dove pensi che stia andando? A fare la spesa?» rispose Bella in tono sarcastico, sfilandosi il grembiule che lasciò all’amica, e disse: «Vado e torno.»

«Vedi di non combinare altre stupidaggini» la pregò Victoria mentre Bella uscì dalla stanza dello staff.

Bella non sapeva cosa dire a Edward, così si recò in biblioteca nella speranza che un imprevisto avesse colpito il ragazzo. La biblioteca della Columbia era enorme, grande quanto il suo desiderio di iscriversi lì. 

Era così affascinata da quel posto che non riusciva a smettere di guardarsi intorno, tra enormi scaffali e studenti e docenti che entravano e uscivano. 

Si chiese perché fosse ancora in piedi. 

L’ansia che qualcuno potesse scoprirla c’era, non lo nascose, ma proprio perché non voleva farsi scoprire, doveva fingere di essere una normalissima studentessa. Infondo, cosa c’era di male nel sedersi a leggere un paio di libri? Prese coraggio, osservando una ragazza sedersi a uno dei tavoli liberi, quindi si avvicinò a uno degli immensi scaffali pieni di libri e lo squadrò da capo a piedi. Era altissimo e colmo di libri, così tanti che neanche in una vita intera sarebbe riuscita a leggerli tutti.

«Serve aiuto?» domandò una voce improvvisa.

Bella sobbalzò e portò di riflesso una mano sul petto, voltandosi. Era Edward.

«Scusa, non volevo spaventarti» disse Edward con un sorriso gentile. «Allora, sei pronta per una sessione intensa di studio?»

Oltre allo zaino, egli aveva tre libri enormi e un quaderno; Bella immaginò che fosse quello degli appunti, mentre cercava di pensare alle parole giuste da dire. Tuttavia, ogni frase che le veniva in mente sembrava solo peggiorare la situazione, rendendo ancora più evidente la figura poco carina di ieri.

«Oddio, che sbadata!» esclamò, picchiettandosi la fronte con una mano. «Mi sono dimenticata di avere un colloquio con un professore e… perdonami, Edward, ma devo proprio scappare» disse, passandogli davanti con fretta, e corse via come se avesse rubato un pacco di biscotti dal supermercato.

Appena fuori dalla Columbia University, prese un lungo respiro e si passò una mano tra i capelli. Di lì a poco, un ragazzo la fermò, chiedendole se sapeva dove trovare i moduli per l’iscrizione all’università. Non poteva andare meglio di così, pensò, mentre gli disse che aveva un impegno urgente; gli sorrise e tornò alla caffetteria.

Bella sperava di riuscire a nascondere il suo imbarazzo e l’ansia che ancora sentiva dentro di lei. Victoria l’assalì di domande, curiosa di sapere come fosse andato l’incontro, sempre che l’amica non avesse combinato un altro guaio. Infilandosi il grembiule, Bella disse in tono rassicurante: «Tranquilla, Viky. Gli ho detto che è stato uno scherzo e amici come prima.»

«Non mi stai prendendo in giro, vero?» domandò Victoria con un pizzico di titubanza nel tono della voce.

«Ma no, te l’ho detto. Si è fatto una risata, io anche e stop. Dai, torniamo a lavorare prima che mio cugino ci faccia licenziare.»

Victoria doveva crederle? L’amica sembrava così tranquilla, perché non avrebbe dovuto? Victoria si sentì sollevata, e ripresero a lavorare.

Circa un’oretta dopo, sopraggiunse James. Bello come il sole, alto e con un fascino da vendere, Victoria non riuscì a trattenere un sospiro mentre lo guardava salutare i colleghi.

«Non mi guarderà mai» disse con un mix di tristezza e rassegnazione nel tono della voce, finendo di pulire il bancone.

«Mai dire mai, Viky» la consolò Bella, appoggiando sul bancone una tazza di caffè bollente. «Ecco a lei» disse dopo averla poggiata, e il ragazzo, portando la tazza alla bocca, ringraziò.

«E poi sono sicura che è già impegnato.»

«Puoi sempre chiedergli di uscire, magari accetta e scopri che anche lui è pazzo di te» propose Bella mentre si accingeva a preparare un altro caffè bollente.

Victoria si voltò a guardare Bella. «Preferisco evitare scuse del tipo: “Mi dispiace, ma ho un altro impegno.”»

«Secondo me sbagli a pensarla in questo modo, buttati e vedi come va» disse l’amica, servendo il caffè. Sorrise alla ragazza, e il cliente successivo le chiese un toast, un caffè e un latte macchiato. «Arrivano subito!» Bella rispose con il sorriso, mentre Victoria si occupò prontamente di scaldare il toast.

«Allora, come stanno le mie cameriere preferite?» Mike si intromise nella conversazione, poggiando sopra il bancone un vassoio pieno di bicchieri sporchi.

«Non pensavo che fosse tutto così frenetico» confessò Bella.

«Frenetico è dire poco, Bella. Hai visto quante studenti e professori entrano ed escono dalla caffetteria?» esclamò Victoria.

«E ancora non avete visto i fine settimana, durante la sessione di esami» disse Mike.

«Sarà strapieno di studenti» fece Bella, servendo il caffè e il latte macchiato, mentre Victoria appoggiò il toast vicino alle due tazze. 

Il ragazzo che li aveva ordinati le ringraziò con un sorriso, poi si voltò e fece cenno all’amica di andare ad aiutarlo. Quest’ultima annuì raggiungendolo.

«Bella, mi aiuti per favore?» la chiamò Carmen. In mano aveva un vassoio con un sacco di bicchieri, tazze e due piatti uno sopra l’altro.

Bella fece cenno di sì con la testa, si pulì le mani sul grembiule, poi prese un vassoio e raggiunse la collega. 

«Grazie», disse Carmen.

«Figurati.» Bella poggiò il vassoio sul tavolo e ci poggiò i due piatti con alcuni bicchieri, poi lo alzò, incapace di muovere un solo passo. 

Edward era appena entrato e si stava avvicinando al bancone. 

Nel giro di poco tempo, lasciò il vassoio sopra al tavolo e, mentre corse nella stanza adibita allo staff, si levò il grembiule. Panico, ansia, paura. 

Bella sperava che Edward se andasse il prima possibile, prima che Victoria arrivasse e le facesse il terzo grado usando frasi del tipo: «Me lo avevi promesso, ora tu vai da lui e gli racconti la verità.»

Poco dopo, bussarono alla porta.

Victoria, con serietà, disse: «Sono io, aprimi.»

La porta si aprì lentamente, con Bella rannicchiata a terra, le gambe incrociate e lo sguardo basso e teso. Rimase in silenzio mentre l'amica chiudeva la porta a chiave. Poi, alzandosi, ammise: «Ho combinato un bel pasticcio.»

«Si può sapere cosa hai detto a Edward? Voglio la verità» disse Victoria, severa, con le mani sui fianchi.

A quel punto, Bella, sentendosi costretta, iniziò a gesticolare e disse: «Io volevo dirgli che era tutto uno scherzo, ci ho provato, ma…»

«Ragazze, tutto ok? Bella, stai bene?» Carmen, preoccupata, era andata a controllare che Bella non si fosse sentita male.

«Sì, ho avuto solo un capogiro. Tutto bene» la rassicurò Bella.

«Ok» disse Carmen.

«Due minuti e arriviamo» fece Victoria, poi si rivolse a Bella. «Devi dire la verità a Edward» disse in tono severo.

«Lo farò, ma ti prego, non oggi» la supplicò Bella scuotendo il capo in segno negativo.

«Prima l'ho visto parlare con James, di sfuggita, e questo significa che sono amici e se sono amici significa che Edward viene qui molto spesso. Ora, io fossi in te andrei di là e gli direi la verità.»

«Ho combinato un bel casino, vero?» 

«Direi proprio sì, Bella.»

Tuttavia, Victoria decise di non insistere. Nonostante Bella avesse combinato un guaio molto grosso, Victoria la considerava comunque la sua migliore amica e sapeva che, al suo posto, ella avrebbe fatto lo stesso. 

«Facciamo così: tu resta qui, io vado a dare una controllata e, se lo vedo ancora qui, dico a Carmen che ti sei sentita poco bene e chiedo a Mike un pomeriggio di permesso. D’accordo?» disse Victoria, cercando di alleviare la situazione.

Bella annuì con gratitudine. «Sei un'amica e giuro che domani, massimo dopo domani, parlerò con lui.»

Victoria le rivolse uno sguardo un po' intimidatorio e severo. «Promesso?»

«Promesso, Viky» rispose Bella, con sincerità.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cime Tempestose ***


Dopo non so quanto tempo, eccomi ad aggiornare. Nei capitoli precedenti abbiamo scoperto i personaggi e Bella ha combinato un altro dei suoi pasticci. Non oso immaginare cosa succederà nei capitoli successivi. Per ora vi lascio a questo e vi mando un bacio.

 

*Il giorno prima, orario di chiusura*

Victoria stava pulendo la macchinetta del caffè espresso. Si rivolse a Bella nella speranza di riuscire a farsi ascoltare. «Non puoi continuare a nasconderti e inventare scuse.» 

Bella si fermò a sistemare le tazze e guardò Victoria. «Stai parlando di Edward, non è così?» 

Victoria annuì con fermezza. «Dovresti assumerti le tue responsabilità.» Lo aveva detto con decisione, perché era ciò che pensava.

Bella esitò, poi ammise: «Lo so, hai perfettamente ragione. È solo che…»

«Che…?» insistette Victoria, cercando di ottenere una risposta chiara.

Bella abbassò gli occhi, sembrando un po' colpevole. «Mi prenderà per una ragazza che si è solo voluta prendere gioco di lui.» Aggiunse subito dopo, «Cosa non vera.» Bella aveva solo scherzato fingendosi studentessa della Columbia, nulla di più.

Victoria la guardò con comprensione. «E tu spiegagli come stanno davvero le cose.»

Bella alzò lo sguardo, preoccupata. «Qui? Davanti a tutti i clienti? Non se ne parla proprio.» 

Victoria sollevò un sopracciglio in segno di sfida. «Dovrai pur dirglielo, no? Perché... tu... glielo dirai, vero, Bella?»

Il viso di Bella tradì un senso crescente di colpa, anche se, almeno per il momento, non aveva combinato nulla di grave. «Pensavo di prendermi una pausa domani» disse, schiarendo la voce.

Victoria sospirò, scuotendo il capo, rassegnata all'idea che Bella avrebbe fatto di tutto per evitare Edward. Cerco di mantenere la calma. «Va bene, prenditi una pausa. Ma promettimi che entro la fine della settimana, andrai a parlare con lui.»

Bella annuì con risolutezza. «Promesso.»

*Il giorno prima, orario di chiusura*

 

Inizialmente, Bella aveva pensato di rimanere a casa fino alla sera, godendosi la tranquillità del suo rifugio. Ma poi, il richiamo affascinante di New York aveva preso il sopravvento.

Mentre Bella passeggiava per le strade del centro, guardava intorno con occhi curiosi e rimaneva incantata da ogni cosa che vedeva, specialmente dagli enormi grattacieli. Mentre continuava a camminare, il suo sguardo venne catturato da una libreria e non riuscì a resistere. 

Il negozio sembrava davvero grande, quasi quanto un centro commerciale, con scaffali che si allungavano in ogni direzione, tutti carichi di libri di ogni genere immaginabile. 

Passeggiando tra gli scaffali, scelse alcuni libri che da tempo desiderava leggere e altri che sembravano promettenti.

«Cime tempestose. Non sai quante volte io abbia letto questo libro» disse una voce maschile, molto familiare a lei.

Bella sperava che non fosse Edward, ma quando si voltò e lo vide davanti ai suoi occhi, iniziò ad avere paura che potesse tornare sull'argomento università, e allora sì che sarebbero stati guai per lei. Dunque, era giunto il momento di dire la verità.

«Non dirlo a me, ormai ho perso il conto. Edward, ascolta, c'è qualcosa che devo dirti» disse, il tono della sua voce si fece tremolante.

Edward, con un'espressione calma e rassicurante, rispose: «Se riguarda ieri pomeriggio, non ti preoccupare. Possiamo studiare un'altra volta, magari chiami anche la tua amica e io invito un mio amico.» Il suo tono era pacato e cercava di tranquillizzare Bella.

Bella, arrossando leggermente, abbassò lo sguardo e tentennò incerta. Riuscì a balbettare qualche parola di ringraziamento, mostrando chiaramente la sua imbarazzo e la difficoltà nel formulare una risposta coerente in quel momento. «Ora io, dovrei andare. Victoria mi sta aspettando e non vorrei fare tardi» disse indietreggiando.

Edward, notando l'imbarazzo di Bella, cercò di metterla a suo agio con un sorriso gentile. «Allora ci vediamo all’università e salutami la tua amica.»

Bella, ancora un po' imbarazzata, fece un cenno con la testa in segno di saluto. «Senz’altro, Edward, ci vediamo presto» disse con un leggero sorriso e si recò alla cassa.

Tornò a casa con la mente piena di pensieri su quell'incontro inaspettato con Edward.

***

Mentre Bella aveva tenuto nascosto a Victoria di aver incontrato Edward in biblioteca, consapevole del rimprovero che si sarebbe presa, Edward lo stava raccontando a James. Seduti sul divano a sorseggiare una birra dopo cena, James era sorpreso nel vedere l’amico così preso da una ragazza.

«Edward, posso sapere quale droga hai assunto?» chiese James, alzando un sopracciglio con evidente sorpresa.

Edward sollevò uno sguardo interrogativo. «Nessuna, perché?»

James scosse la testa incredulo. «Vuoi che ti ricordi com’è finita la tua precedente relazione?»

«Cosa c’entra Kate con Cime Tempestose?» Edward sembrava genuinamente confuso.

James sorrise sarcastico. «Hai dimenticato il suo grande amore per le tue carte di credito?»

Edward fece una smorfia di fastidio. «Lasciamo stare, guarda. Comunque,» si alzò in piedi, con un'ombra di determinazione negli occhi «qualcosa mi dice che lei è diversa dalle altre ragazze.»

James, osservando l'amico, notò un accenno di speranza nei suoi occhi. Si alzò e disse: «Te lo auguro» sbadigliò. «Io, vado a dormire. Sono stanchissimo.»

«Notte, James.» 

Dopo che James se ne andò, Edward si immerse nella lettura di Cime Tempestose, annotando su un quaderno tutte le cose che gli sembravano interessanti.

Quando aprì gli occhi, mancavano dieci minuti alle otto; era steso sul divano con il libro aperto e poggiato sul suo petto. Venne svegliato dalla luce del sole che arrivava dalla finestra. Si stiracchiò, sfregandosi gli occhi.

«Buongiorno! Allora, come va con la lettura?» disse James entrando in salotto.

Edward prese il libro e constatò che gli mancavano solo venti pagine alla fine. «Sono a buon punto» disse alzandosi. Si stiracchiò nuovamente.

Per non perdere il segno, piegò la pagina, lo poggiò sul divano, poi andò in cucina insieme a James a preparare un caffè. 

Arrivò puntuale all'università; fortunatamente quel giorno le lezioni iniziavano verso le dieci e mezza, dunque ebbe tutto il tempo per finire di leggere il libro e segnarsi tutti gli appunti in un quaderno che aveva comprato in cartoleria prima di arrivare in ateneo. 

Nel frattempo, James era andato a prendere alcuni libri che gli servivano per il ragazzo a cui dava ripetizioni. Poi disse all'amico che si sarebbero visti direttamente in aula.

Sopraggiunta l'ora di andare a lezione, Edward chiuse il libro, lo mise nello zaino insieme al quaderno e si precipitò in aula, correndo per non arrivare in ritardo.

«Eccoti!» Edward gli sorrise, spostando lo zaino per lasciargli il posto libero.

James si sedette, salutandolo. «A che punto sei arrivato con il libro?»

«L’ho letto tutto e ho anche scritto i miei appunti» disse Edward, tirando fuori il quaderno che aprì e passò all’amico.

«Però, ci hai messo veramente poco a terminarlo.»

«Non potevo certo fingere di averlo letto. Metti che Isabella mi chiede qual è il mio personaggio preferito o qual è il capitolo che mi è piaciuto di più.»

«Come hai detto che si chiama?» domandò James, il suo sguardo divenne un mix tra sospettoso e indagatore.

«Cime Tempestose.»

«No, parlavo della ragazza.»

«Isabella, perché?»

«No niente, così.»

«Cosa stai pensando?» domandò Edward, curioso e sospettoso allo stesso tempo.

«Ma no, niente. È una stupidaggine.»

«E sarebbe?»

«Da qualche giorno sono venute a lavorare due ragazze nuove e una di loro si chiama Isabella.»

Edward rise. «Non credo sia la stessa persona. Isabella, quella che conosco io, frequenta la nostra stessa facoltà.»

«Cosa centra? Anche io frequento questa facoltà e lavoro alla caffetteria.»

«Naaa, ti starai sicuramente sbagliando.»

Nel mentre, arrivò il professore. Aveva ragione James? Quest’ultimo si convince che la sua era solo una stupidaggine, dando ragione a Edward. Al contrario, Edward era convinto che si trattasse sicuramente di una pura casualità.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Questa proprio non ci voleva ***


Dopo secoli torno ad aggiornare. Non preoccupatevi se vedete che ci metto un po’ di tempo, ma aggiorno. Ricapitolando: Bella e Edward si sono incontrati ancora ma Bella non ha avuto il coraggio di dirgli la verità e nemmeno a Victoria ha raccontato dell’incontro. Cosa succederà? Come spoiler vi dico che questo capitolo è solo l’inizio di quello che succederà nel prossimo.

 

 

 

Edward non si separava mai dal quaderno dove aveva appuntato tutte le cose che gli erano piaciute di Cime Tempestose; lo teneva nello zaino come se fosse un portafortuna e, ogni volta che lo guardava, sorrideva pensando all’incontro inaspettato con Isabella.

Anche lei, quando prendeva in mano il libro Cime Tempestose, tornava con la mente all’incontro avvenuto tra lei e Edward, e sorrideva come una ragazzina di quindici anni che guardava la foto del suo attore preferito. 

Tuttavia, Bella sapeva che non poteva continuare a mentirgli. 

Non solo perché avrebbe ingigantito ancora di più la bugia detta, ma anche perché se lei non avesse parlato, sicuramente lo avrebbe fatto Victoria mettendola ancora più in imbarazzo.

Un sospiro di preoccupazione le sfuggì dalle labbra, una mano le scivolò tra i capelli. Oltre ciò, non aveva ancora detto a Victoria dell’incontro e i sensi di colpa stavano iniziando a diventare sempre più forti.

Bella, in cucina con una tazza di caffè fumante tra le mani e lo sguardo rivolto verso la finestra, disse: «Viky, senti, io dovrei dirti…» ma fu prontamente interrotta da quest’ultima che arrivò alle sue spalle facendola sussultare. Viky indossava ancora il pigiama.

Bella portò istintivamente una mano sul petto e si voltò a guardare l’amica.

«Non vorrai mica prenderti un altro giorno di pausa?» esclamò Viky

«A dire il vero, io… ehm, io… stavo solo facendo delle prove. Sì, delle prove per quando parlerò con Edward» si inventò Bella, cercando di mantenere un tono rilassato.

«Quindi, gli parlerai oggi stesso?» chiese Viky con un sorriso beffardo.

«Se verrà alla caffetteria, sì.»

«Così mi piaci, Bella! Facciamo colazione e andiamo?»

Victoria si rasserenò, sperando che Bella non stesse mentendo. Le due amiche fecero colazione insieme, discutendo di tutto tranne che dell'incontro di Bella con Edward. Ogni tanto, lo sguardo di Victoria si posava su Bella, cercando di cogliere qualche indizio sulla sua presunta conversazione con Edward.

***

Arrivare alla fine della serata era stato un sollievo per Bella, poiché Edward non si era fatto vedere in caffetteria. Era contenta di aver evitato un potenziale incontro imbarazzante e sperava che lui non si presentasse nemmeno il giorno successivo. Andò a letto con il cuore un po’ più leggero e si svegliò di buon umore e molto positiva. Si preparò prima dell’amica, fece colazione e scese. Ad attenderla davanti alla caffetteria c’era Mike. Quest'ultimo stava aprendo il locale

«Ehi cugina!» la salutò Mike.

«Cugino, ciao!» rispose Bella con un sorriso.

«Tu e Victoria siete qui da poco, ma vi siete ambientate subito. Mi fa un sacco piacere» disse Mike tirando fuori le chiavi della caffetteria.

Dall'altra parte della strada, Edward notò Bella e la chiamò con un allegro «Isabella, ciao!». 

Bella, fingendo di non vederlo, abbassò lo sguardo, sperando che lui si limitasse a un saluto da lontano.

Tuttavia, Edward attraversò la strada e si avvicinò a lei con un sorriso. «Ciao, Isabella!»

Bella, cercando di gestire la situazione imbarazzante, rispose: «Oh, eh, ciao Edward. Come stai?»

«Bene, grazie. Cosa ne dici se...» Edward stava per chiedere a Isabella se voleva fare colazione insieme, ma fu interrotto da Mike, che doveva andare di corsa ad aprire la caffetteria.

«Oh, scusate, devo andare. Bella, noi ci vediamo dopo.»

Bella annuì. «Arrivo subito» disse con voce lievemente tremolante, ancora imbarazzata.

«È il tuo ragazzo?» domandò Edward con un tono di voce curioso e imbarazzato allo stesso tempo.

Bella sentì le guance arrossare di colpo. «Oh, no no. Mike è mio cugino» spiegò, cercando di non tremare con la voce.

James arrivò all'improvviso, cogliendo Bella di sorpresa e aumentando il suo imbarazzo. Notando la situazione, James le rivolse un sorriso rassicurante nel tentativo di metterla a suo agio.

«Ciao ragazzi!» salutò, rivolgendosi sia a Edward che a Bella. 

Edward, con un'ombra di confusione, chiese: «Voi due vi conoscete?» 

Bella rispose prontamente, cercando di mantenere la calma: «Me lo ha presentato Mike, loro sono grandi amici.» 

La sua risposta non sembrò convincere del tutto Edward e, improvvisamente, un ricordo balenò nella sua mente: James gli aveva accennato di una sua collega di lavoro di nome Isabella.

Bella, cercando di minimizzare l'evidente imbarazzo, li salutò velocemente, inventando di aver dimenticato il cellulare a casa. Corse verso casa, incontrando Victoria sulla strada. La bloccò e iniziarono a parlare.

«Ehi, Bella, tutto bene? Perché corri così?»

«Oh, Viky, ho combinato un casino. Ho visto Edward e James insieme, e... non sapevo cosa dire...»

«Bella, cos’hai combinato stavolta? Non dirmi che ti sei inventata altre bugie?»

«Fortunatamente non ho detto niente, ma credo che lo farà James e c’è dell’altro» rivelò. 

Victoria, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio, aspettò spiegazioni. «Sarebbe?»

«Io volevo rimanere a casa, ma poi il fascino di New York mi ha spinta a fare una passeggiata e mentre camminavo, sono finita in una libreria enorme. Poi, improvvisamente, ecco Edward davanti a me.»

Victoria, stremata dalle bugie di Bella, divenne seria. «Gli hai raccontato un’altra bugia, non è così?»

Bella proseguì raccontando dell'incontro nel negozio di libri, della scala, e di come Edward l'avesse interrotta mentre cercava di scusarsi. «E ora, sono sicura che James dirà a Edward che lavoro alla caffetteria.»

Victoria, preoccupata, serrò le labbra. «Io te l’avevo detto di parlare subito con Edward, ma tu, come sempre, hai voluto fare di testa tua.»

Bella abbassò lo sguardo. «Lo so, ho sbagliato.»

«Ora andiamo a lavorare prima che Mike ci faccia un rimprovero, e se sarà necessario, parleremo con James. Tu gli spiegherai la situazione e lui parlerà con Edward» disse Victoria, cercando di rassicurare Bella.

Quest’ultima, annuì solamente e si recò alla caffetteria insieme alla sua amica.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Un guaio dopo l'altro ***


Buon pomeriggio ^_^ finalmente (lo dico ogni volta perché non riesco ad aggiornare presto come vorrei) eccomi con l’aggiornamento. Eravamo rimasti che… Bella incontra prima Edward, poi Mike e James. Se ricordate, mentre Edward era rimasto sorpreso del fatto che Bella e James si conoscessero, James non aveva detto nulla a riguardo.  

Nel capitolo precedente…

James arrivò all'improvviso, cogliendo Bella di sorpresa e aumentando il suo imbarazzo. Notando la situazione, James le rivolse un sorriso rassicurante nel tentativo di metterla a suo agio.

«Ciao ragazzi!» salutò, rivolgendosi sia a Edward che a Bella. 

Edward, con un'ombra di confusione, chiese: «Voi due vi conoscete?» 

Bella rispose prontamente, cercando di mantenere la calma: «Me lo ha presentato Mike, loro sono grandi amici.» 

La sua risposta non sembrò convincere del tutto Edward e, improvvisamente, un ricordo balenò nella sua mente: James gli aveva accennato di una sua collega di lavoro di nome Isabella.

Bella, cercando di minimizzare l'evidente imbarazzo, li salutò velocemente, inventando di aver dimenticato il cellulare a casa. Corse verso casa, incontrando Victoria sulla strada. La bloccò e iniziarono a parlare.

Nel capitolo precedente…

E in quello precedente ancora, James aveva fatto notare a Edward che Isabella era il nome di una sua collega. Quindi mi viene un dubbio: che James abbia capito tutto? Scopriamolo in questo capitolo.

 

 

Bella evitò ogni tipo di contatto con James fino alla fine del turno. Pur non avendone la certezza, sospettava che lui avesse rivelato a Edward la verità durante la pausa pranzo. 

Dopo essere rientrata a casa con Victoria, ricevendo un altro rimprovero durante il tragitto dalla caffetteria a casa e, dopo cena con un panino preparato al volo, si fece una doccia e si sdraiò a letto. 

Prese sonno subito. Al risveglio, fu disturbata dal suono insistente della sveglia del cellulare; si girò e si rigirò più volte nel letto prima di decidere di alzarsi. Victoria stava facendo colazione.

«Buongiorno! Come sta la studentessa?» chiese in tono sarcastico, porgendole una tazza di caffè bollente.

Bella prese la tazza e ne bevve un sorso mentre cercava di tenere lontano dalla sua mente il pensiero Edward/James. Si sedette borbottando un: «Lasciamo stare che è meglio.»

«Dai scherzavo. Oggi dobbiamo rimanere fino all’ora di chiusura, Zafrina mi ha chiesto se possiamo sostituirla e le ho detto che non c’erano problemi.»

Ci mancava anche Zafrina. Pensò Bella facendo colazione. Tuttavia rispose all’amica che non c’erano problemi. Arrivarono puntuali al lavoro e trovarono Mike che stava pulendo il bancone. 

«Ehilà, newyorkesi!» Le salutò Mike alzando lo sguardo. Ovviamente, scherzava.

«Magari lo fossimo veramente» disse Bella, andando ad aiutarlo.

«E studiassimo alla Columbia. Deve essere bellissimo poter passare lì ore ed ore a lezione, in biblioteca» aggiunse Victoria, con lo sguardo che guardava il soffitto, come se stesse sognando, e per un attimo le parve di essere lì.

Quelle parole colpirono dritte nel cuore di Bella, aumentando il peso che teneva nello stomaco da giorni. 

«Parli così perché non sai la fatica che faccio per prepararmi agli esami. A proposito, tra mezz’ora devo andare perché voglio arrivare un po’ prima per ripassare in biblioteca. Ma torno nel pomeriggio, così vi do una mano visto che Zafrina ha avuto un imprevisto.»

Il discorso di Mike scosse Bella dalle parole di Victoria, e si dedicò a sistemare alcuni tavoli rimasti sporchi dalla sera precedente, non prima di aver dato una gomitata all’amica per riportarla alla caffetteria. 

La caffetteria si riempì rapidamente con studenti e professori che entravano e uscivano. Bella alzò lo sguardo dal lavello e vide entrare James. Si disse di rimanere calma. James salutò a poco a poco tutti i colleghi.

«Ciao Bella!» esclamò con un sorriso amichevole.

Bella, cercando di non balbettare e di non dare a vedere quanto la sua presenza la mettesse in ansia, ricambiò il saluto immaginando di avere di fronte un qualsiasi cliente. «Ehi, James.»

«Mi cambio e arrivo.»

Bella annuì e guardandolo andare via si lasciò sfuggire un sospiro dalle labbra. James aveva mantenuto un atteggiamento amichevole, fingendo di non sapere nulla riguardo alla bugia che lei si era inventata. Furbo sì, ma stupido no. Quando ieri mattina era arrivato alla caffetteria e aveva visto Edward parlare con la sua collega, James era stato molto astuto, avrebbe potuto smascherarla davanti a Edward, ma perché farlo quando poteva divertirsi?

Uscì dalla stanza e iniziò a lavorare. L’ora di pranzo arrivò in un attimo.

«Bella, facciamo una pausa?» propose Victoria, poggiando sul bancone un vassoio con alcuni bicchieri e piatti.

«Ecco a te, buona giornata» Bella sorrise e diede il resto alla cliente, poi si voltò per guardare l’amica. «Sì, dai.»

Mike era stato avvisato da Victoria e aveva concesso alle ragazze venti minuti di pausa. 

«Sono stanchissima» disse Victoria raccogliendosi i capelli in una coda bassa.

«Io non vedo l’ora che arrivi questa sera per piazzarci davanti alla tv, mangiando schifezze.»

«Pizza e patatine?»

«Naturalmente, dolcezza! Lo sai che adoro le patatine fritte, specie se le mettono sulla pizza» disse, ridacchiando, e girò lo sguardo verso le strisce pedonali.

Sbiancò di colpo vedendo Edward al semaforo parlare al telefono con lo sguardo rivolto verso il basso.

«Scusami, Viky» disse Bella, entrando frettolosamente nella caffetteria come se volesse scappare di nuovo di fronte al suo problema, e si chiuse in bagno.

Victoria la seguì.

«Bella, apri. Sono io!» disse con tono serio, traspariva un certo rimprovero nella sua voce.

«Edward, è qui» disse agitata, con le mani poggiate sul lavello e lo sguardo rivolto verso il basso, visibilmente turbata.

Victoria addolcì il tono della voce. «Lo so. Direi l’occasione perfetta per dirgli finalmente la verità. Me lo avevi promesso, ricordi?»

«Ok, esco.» 

Bella tolse le mani dal lavandino ed uscì. 

Edward era seduto su uno degli sgabelli liberi, chiacchierando con James mentre sorseggiava un caffè.

«Augurami buona fortuna» disse guardando l’amica.

«Buona fortuna.» Victoria le sorrise quando un ragazzo le chiese un menù al tavolo cinque.

«Arriva subito» rispose al giovane e si affrettò a servirlo. «Ecco a voi, ragazzi» disse, lasciando il menù sul tavolo.

Si voltò e osservò con sgomento Bella seduta al tavolo con Edward, senza il solito grembiule. 

«Scommetto che Bella non è iscritta alla Columbia, vero?» disse James con tono beffardo, trovandosi accanto al bancone con una tazza di caffè in mano.

Victoria desiderò sprofondare sotto la sabbia e cercò di giustificare la situazione. Si voltò verso James e disse:  «Ecco lei…» 

«Scusa Viky, come mai Bella è seduta a parlare con un ragazzo, senza indossare il grembiule?» domandò Mike con uno sguardo perplesso, reggendo un vassoio di bicchieri vuoti che poggiò sul bancone. 

Prese la parola James. «Mike, non mi avevi detto che tua cugina studia alla Columbia!» disse con un tono scherzoso.

«Mia cugina una studentessa della Columbia?» esclamò con sgomento Mike, voltandosi a guardare James con un’espressione confusa. «Pff, no. Assolutamente no.»

«E va bene, lo ammetto: Bella ha combinato un casino» disse Victoria, gesticolando e la voce tremante per l’imbarazzo.

«Si è finta una studentessa e Edward ci è cascato in pieno» spiegò James.

«Bella, non voleva che le cose andassero in questo modo. È che… quando siamo arrivate qui, ha voluto fare un giro dell’università e…» 

«Vi ho assunte perché so qual è il vostro sogno e ho sempre creduto in voi. Questo da mia cugina non me lo sarei mai aspettato» disse Mike in tono deluso.

«Ti chiedo scusa anche a nome suo. Bella, non aveva idea che le cose sarebbero andate così» disse Victoria dispiaciuta.

«Per oggi fingerò che Bella sia una cliente, ma che non accada mai più e stasera voglio parlarle» disse serio Mike.

Victoria rispose con un semplice «Grazie» sentendo il cuore più leggero.

Mike tornò a servire ai tavoli.

«James, scusami e scusala. Bella a volte è un po’ pasticciona» disse Victoria con lo sguardo rifletteva una miscela di mortificazione e dispiacere.

James replicò ironico: «Pasticciona è poco.»

Victoria tentò di attenuare la tensione. «Lo dirai a Edward?»

James guardò con scetticismo. «Dovrebbe farlo lei, non credi?»

Victoria sospirò. «Spero non combini altri guai» aggiunse con una punta di preoccupazione nel tono della voce.

«James, puoi venire un attimo?» Carmen lo chiamò dal tavolo vicino all’entrata.

«Arrivo!» rispose e la raggiunse.

Victoria rivolse lo sguardo al tavolo dove Bella chiacchierava serenamente con Edward.

«Sicura che non vuoi un caffè? Un toast?» domandò Edward.

«Sono a posto così, tranquillo» rispose Bella, accennando un timido sorriso.

«Mi ha fatto piacere rivederti» rivelò lui, finendo di bere il caffè. 

Bella, imbarazzata, rispose: «Anche a me, Edward.» 

«Dovremmo rifarlo. Intendo, vederci ancora. Ma questa volta senza incontri casuali» disse cercando di sdrammatizzare con una dolce risata. 

Il telefono di Bella vibrò. Si scusò tirandolo fuori dalla tasca dei jeans, lo teneva sempre lì in caso di emergenza. Victoria era nella stanza adibita allo staff e la stava chiamando; sembrava molto arrabbiata.

«Si può sapere cosa diavolo ti è preso? Mike è incavolato nero!» 

Bella schiarì la voce. «Oh, Viky. Oddio scusami, ho dimenticato dell’appuntamento!» esclamò passandosi una mano tra i capelli mentre si alzò. «Due minuti e arrivo.» Chiuse la telefonata, notando che anche Edward si era alzato. «Edward, perdonami. Ma devo proprio andare» si avvicinò, gli diede un bacio sulla guancia e uscì dalla caffetteria, svoltando verso sinistra…

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Perdono ***


Per farmi perdonare, visto che le volte precedenti ho aggiornato tardi, eccomi con il nuovo capitolo. Dal titolo sicuramente avrete già capito qualcosa, quindi non farò spoiler. Vi lascio alla lettura.

 

L’umore di Bella era grigio come il cielo di New York. Guardava fuori dalla finestra della cucina e pensava a James, Edward, Mike. Bevve un altro sorso di caffè, poi sospirò.

«Mi sa che oggi piove» sbuffò Victoria entrando in cucina, andò a prendere una tazza e la riempì di caffè.

Bella si voltò avvicinando la tazza al mento, e disse: «Ho preso una decisione: Oggi voglio parlare con Edward. Vada come vada, è giusto che lui sappia la verità. Non posso più continuare a tenermi tutto questo peso.»

L’espressione sul viso di Victoria diventò pensierosa. «Mi pare di aver già sentito questa frase, o sbaglio?»

«Questa volta sono seria. Dico veramente, non ce la faccio più e sono sicura che lui capirà che non volevo prenderlo in giro» spiegò, poi bevve un altro po’ di caffè.

Finita la colazione, Bella sperava che Victoria le credesse, si preparano e scesero alla caffetteria. 

«Mike, posso parlarti un secondo?» chiese Bella.

Il ragazzo sorrise alla cliente, poggiando la tazza di caffè sul tavolo, poi volse lo sguardo verso Bella e il suo sorriso si trasformò in un'espressione di delusione.

«So che sei arrabbiato con me, e hai tutte le ragioni per esserlo. Mike, ho sbagliato a comportarmi cos e volevo chiederti un permesso.»

«Cos’è, vuoi raccontare altre bugie?»

«No. Voglio andare da Edward e raccontargli tutta la verità» spiegò Bella con voce tremolante.

«Oppure, vuoi mentirgli come hai fatto finora?» aggiunse Mike, scettico.

«Mentirmi? Di cosa sta parlando, Bella?» chiese Edward, alle sue spalle. La squadrò dalla testa ai piedi, notando il grembiule che indossava e chiedendosi come mai avesse quella mise.

Bella si voltò, sorpresa e nervosa, incrociando lo sguardo di Edward. Sentì il cuore accelerare mentre cercava di trovare le parole giuste. «Edward, posso spiegarti.»

Mike li lasciò soli. Bella, ancora sotto lo sguardo penetrante di Edward, si sentì intrappolata in un groviglio di emozioni contrastanti: la paura di ferirlo, unita alla vergogna per avergli mentito. Sentì il bisogno di trovare le parole giuste, di affrontare la verità, ma la sua voce sembrava essersi arenata nella gola.

«Che succede, Bella?» chiese Edward, cercando di leggere la verità nei suoi occhi.

Bella esalò profondamente, raccogliendo il coraggio. «Edward, ho agito in modo impulsivo e… ti ho mentito.»

Edward, alla confessione di Bella, sentì come se il mondo si fosse fermato per un istante. Il suo sguardo penetrante si intensificò, rivelando una miscela di sorpresa e delusione. L'aria intorno a loro sembrò carica di tensione mentre il peso delle parole di Bella si faceva sentire.

Il silenzio prolungato fu spezzato dal respiro profondo di Edward, che cercò di mantenere la calma prima di rispondere. «Mentito? Bella, perché?» chiese con voce ferma, il tono tradiva una certa amarezza, ma anche la volontà di comprendere.

Lei si passò una mano tra i capelli e iniziò a gesticolare nervosamente. «Io e Victoria non studiamo alla Columbia» confessò finalmente. «In realtà lavoriamo entrambe qui, e... e ho avuto paura di dirtelo, perché temevo che la verità potesse ferirti.»

«Quindi, è per questo che sei scappata via quel giorno in biblioteca?» chiese Edward, cercando di comprendere le ragioni dietro il comportamento di Bella. 

La ragazza, mortificata e dispiaciuta, annuì. «Edward, mi dispiace. Non volevo mentirti.» Le sue parole erano cariche di sincerità.

Edward la guardò per un momento, poi, con un sospiro, disse: «Hai avuto tante occasioni per dirmi la verità e hai continuato a raccontarmi bugie. Come pensi che mi senta?» La sua voce era calma, ma si percepiva un certo senso di delusione.

Bella abbassò lo sguardo, sentendosi travolta dal peso delle sue azioni. «Lo so, Edward. Non ho giustificazioni per quello che ho fatto. Mi dispiace profondamente per averti mentito. Non volevo ferirti. Potrai mai perdonarmi?» Alzò leggermente lo sguardo, mentre Edward indietreggiò lentamente, mantenendo uno sguardo serio.

«Mi dispiace…» disse e se ne andò.

«Edward, aspetta…» Bella provò a fermarlo.

«Lascia, vado io» disse James.

«Hai fatto la cosa giusta, Bella» Victoria cercò di confortarla mentre James usciva. 

«Ed io che come uno stupido mi sono letto Cime Tempestose sperando di fare colpo su di lei» mormorò Edward con una nota di amarezza mentre camminava nervosamente davanti alla caffetteria, avvolto da una grande delusione.

«Sospettavo che Isabella e Bella fossero la stessa persona. Mi dispiace che le cose siano andate così» disse James.

«Non è stata colpa tua, James. Tu mi avevi avvertito. Sono io il cretino che si è illuso» rispose Edward con un tono di amarezza. 

«La colpa è solo mia, Edward. Non potendomi permettere l’università ho pensato: “Cosa c’è di male se mi fingo per un giorno una studentessa della Columbia?”» spiegò Bella fuori dalla caffetteria con lo sguardo dispiaciuto. 

Edward si fermò e la guardò negli occhi. «Ci siamo visti un sacco di volte, avresti potuto raccontarmi tutto. Invece, hai preferito continuare a raccontarmi bugie» disse furibondo.

«Non volevo che andassero così le cose.»

«Non volevi, oppure ti divertiva prendermi in giro? Senti, Isabella, ne ho abbastanza delle tue bugie e della tua presenza. Per cui, lasciami in pace e vai a prendere in giro qualcun altro» Edward la guardò duramente, poi si rivolse a James. «Noi ci vediamo dopo» e se ne andò, senza voltarsi indietro.

«Mi dispiace, Bella» disse James a Bella.

Ella sospirò con lo sguardo fisso su Edward e rispose a James: «Dispiace anche a me.»

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La mia vendetta ***


Buona sera/buongiorno. Questa storia mi sta prendendo tantissimo e non potete immaginare come andrà avanti; più leggo i prossimi capitoli e più mi piace sempre di più. Vi lascio al capitolo e vi aspetto nei commenti, fatemi sapere cosa ne pensate.

 

 

 

Bella, frustrata e arrabbiata con sé stessa, sperava segretamente di poter tornare indietro nel tempo, per cancellare le bugie raccontate a Edward. «Dio!» esclamò, lasciando trasparire la sua frustrazione, continuando a strofinare la spugna sul manico della tazza. «Devo trovare il modo di farmi perdonare da Edward» disse.

Victoria mise una mano sul braccio dell’amica, cercando di calmarla. Bella si voltò verso di lei con uno sguardo cupo e disse: «Avevi ragione tu, dovevo parlargli subito. Ma ogni volta che lo vedevo… e poi, lui cominciava a parlare… e… non sai tutti i discorsi che mi ha fatto riguardo Cime Tempestose» sospirò, ricordando le conversazioni con Edward.

«Ti prego, non nominare quel libro perché ne ho le scatole piene» intervenne James con un brontolio, appoggiando sul tavolo un vassoio pieno di bicchieri vuoti.

Victoria si voltò verso di lui. «Non credo sia il caso di creare discussioni.»

«Invece, James dovrebbe prendermi a sberle. Ho rovinato tutto con Edward, e ora non vuole più vedermi» si lamentò Bella, riprendendo a strofinare il manico della tazza con più forza.

«Il fatto è che Edward è sempre stato sfortunato in amore. La sua ex stava con lui solo per i soldi e la fama di suo padre» continuò James. «E quando ti ha conosciuta, era così felice di aver finalmente trovato una ragazza seria, dedita allo studio. Bella, tu lo hai ferito molto.»

«Ferito? James, io ho tradito la sua fiducia. Mi sono comportata come una stronza e dubito che riuscirò a farmi perdonare. Ma ci sarà pur un modo?» chiese Bella, con voce piena di rimpianto. Mentre pronunciava l'ultima frase, Bella sfregò così forte il manico della tazza che si ruppe. Sospirò. «Lo vedete? Io so solo combinare guai.»

«Forse, un modo c’è» disse James, cercando di tirare fuori una soluzione.

«Farò tutto quello che vuoi. Tutto pur di riconquistare la sua fiducia» disse Bella determinata.

«Ok. Edward lavora ogni fine settimana alla pizzeria Volturi come cameriere e lavapiatti. Ho saputo…» James esitò prima di confessare, poi proseguì: «Ok, me lo ha detto lui, che stanno cercando due cameriere e… pensavo che… tu e Victoria…»

«Sì, ci sto! Dimmi quando mi devo presentare per il colloquio» disse Bella d'un fiato, entusiasta all'idea di un piano per riconquistare Edward.

«Se vuoi, ti posso accompagnare anche oggi stesso dopo l’orario di lavoro» si offrì James.

«Ottimo! Victoria viene con me, vero?» Bella si voltò verso l’amica, sperando di sentirle dire di sì.

«Un lavoro extra ci farà comodo, per cui, d’accordo» rispose Victoria, riconoscendo l'opportunità che si stava presentando.

«Oh, grazie Viky. Grazie davvero» esclamò euforica Bella, abbracciando Victoria, riconoscente per il suo sostegno.

***

Il colloquio con i proprietari della pizzeria Volturi andò alla grande; presero entrambe e diedero loro appuntamento per il prossimo sabato. La pizzeria distava venti minuti dalla loro abitazione, ma con un taxi o un autobus l’avrebbero raggiunta in poco tempo. Bella sperava che Edward non avrebbe fatto scenate, ma era pronta anche ad essere umiliata davanti a tutti, pur di riconquistare la sua fiducia.

Victoria la rassicurò: «Andrà tutto bene, vedrai.»

Bella non ne era proprio convinta, ma ringraziò l’amica per il suo supporto mentre scesero dall’autobus. Era giunto il momento di entrare in pizzeria, salutare i nuovi colleghi e mettersi al lavoro. 

Dopo aver indossato il grembiule e infilato una penna con un taccuino nella tasca del grembiule, Bella e Victoria uscirono dalla stanza adibita allo staff. A pochi metri da loro, Edward e un loro collega, Eric, stavano venendo avanti.

«Edward, loro sono…»

«Cosa ci fai qui?» chiese Edward, stringendo le mani a pugno dal nervoso.

«Io e Bella abbiamo letto in rete che stavano cercando due cameriere e…»

Victoria fu interrotta da Edward, non proprio amichevolmente.

«Bella, ti ho fatto una domanda: cosa ci fai qui?»

«Hai ragione, sono stata una vera stronza con te e sono la prima ad odiarmi per quello che ti ho fatto. Ma ti prego, lasciami spiegare» disse Bella con uno sguardo che rifletteva tutto il suo dispiacere.

«Hai tutto bene, sei stata una stronza» le disse Edward con occhi carichi di odio e di risentimento. Poi, le passò davanti e andò a cambiarsi.

«Anche qui me la dovevo ritrovare. Quella stronza!» brontolò nervosamente, infilando il grembiule.

«Edward, io e Ben non pensavamo che voi due vi conosceste. Se vuoi posso dirgli di cambiare i turni» fece Eric. Lui era capo sala, mentre Ben si occupava della gestione del personale.

«Lo sai cosa mi ha fatto? Si è finta una studentessa della Columbia per prendermi in giro» raccontò Edward con frustrazione e odio. «Ah, ma questa me la paga cara. Si sbaglia se pensa che mi basti mandarla a quel paese» aggiunse mettendo il taccuino e la penna nel grembiule.

«Quindi, con i turni come facciamo?» chiese nuovamente Eric.

«Lasciali pure così. Adesso è arrivato il mio momento» disse con una punta di vendetta negli occhi e uscì.

Eric sperò che non combinasse casini durante il servizio, altrimenti addio lavoro. La pizzeria si riempì in poco tempo, e Bella sperava di riuscire a trovare un minuto di pausa per poter parlare nuovamente con Edward. Al contrario, Edward ignorava Bella mentre girava tra i tavoli meditando vendetta.

La fine del turno arrivò, Bella uscì dalla stanza dello staff, accompagnata dal pensiero di lasciare quel lavoro. Perché continuare a servire i tavoli in pizzeria, se Edward le rivolgeva solo sguardi di odio?

«Mi dispiace di averti trascinata qui Viky» disse Bella, salendo in taxi. «Credevo che sarei riuscita a parlare con Edward, invece...» abbassò lo sguardo, rattristata «Credo sia il caso di lasciare il lavoro. Scusami per averti trascinata qui»

«Dispiace anche a me, Bella. Ma non ti preoccupare, qualunque decisione tu decida di prendere, io sarò al tuo fianco.»

***

Un altro fine settimana era alle porte e Bella era indecisa sul tornare a lavorare in pizzeria. Al contrario, Victoria ci aveva riflettuto bene e un altro lavoretto non era poi così male. Sommando i soldi del lavoro alla caffetteria, più quelli della pizzeria, avrebbero potuto mettere più denaro da parte per l’università. Il problema, però, era convincere Bella.

«Victoria ha ragione, cosa ti frega di Edward? Sbaglio, o sei venuta qui per realizzare insieme alla tua migliore amica il vostro sogno?» Mike era arrivato a casa loro in soccorso di Victoria.

«Mi frega perché Edward mi piace e sto male a lavorare nello stesso posto, sentendomi una merda perché l’ho trattato male!» confessò Bella frustrata, alzandosi di scatto dal divano.

«Fallo per me. Ti prego, Bella» la supplicò Victoria.

«Lo so che tu ci tieni molto e, credimi, anche io ci tengo al nostro sogno. Ma…»

«Allora, fallo. Vieni a lavorare lì e fregatene di Edward» nel tono della voce di Victoria c’era tutto il desiderio di diventare traduttrice, e Bella, non se la sentì di infrangere il sogno dell’amica.

Si voltò verso di lei. «Va bene» disse cercando di sorriderle.

«Grazie.»

«Infondo, hai ragione tu, e anche tu Mike. Siamo venute qui per diventare traduttrici, no? Perché dovrei farmi rovinare questo sogno da un Edward qualunque?» disse Bella, cercando di convincersi.

«Così mi piaci, cugina!» esclamò Mike, dando una pacca sulla spalla di Bella.

Dopo un abbraccio di gruppo, Mike le accompagnò in pizzeria. Bella non si lasciò trasportare dalla tristezza, bensì cercò di focalizzarsi sul suo sogno: diventare una traduttrice. 

Tuttavia, quando incrociò lo sguardo di Edward, ecco che i sensi di colpa tornarono a farle visita. Il giovane avvocato era intenzionato a non degnarla di uno sguardo o, nel caso in cui lei si fosse girata a guardarlo, era pronto a lanciarle uno sguardo carico di odio; questa era la sua vendetta.

Il servizio era giunto al termine, mancavano solo da pulire alcuni tavoli e Bella doveva prendere una pezza. Si rivolse a Edward, il quale stava sistemando dei bicchieri sopra un vassoio. Insieme a lui era rimasto Eric, e naturalmente Victoria, ma erano andati a pulire il forno e sistemare alcuni cartoni delle pizze.

«Edward, scusami, tu per caso sai dirmi dove si trovano le pezze nuove? Le altre sono tutte a lavare» gli chiese con gentilezza, cercando di ignorare la tensione tra loro. Si era detta di non farsi rovinare il suo sogno da un Edward qualunque, nonostante il suo stomaco fosse ancora attanagliato dai sensi di colpa.

«No, però so dirti dove si trovano le stronze perché ne ho una qui davanti a me» rispose Edward, con rabbia.

Lei scappò via e si rifugiò in bagno, dove scoppiò a piangere.

*TOC, TOC!*

«Victoria, vai via!» singhiozzò. Era sicura che fosse lei.

Victoria aprì la porta, e trovò Bella seduta per terra con le ginocchia al petto. «Ehi…» mormorò, abbassandosi per avvicinarsi.

Bella l’abbracciò, tra i singhiozzi. «Ho sbagliato, è vero. Ma perché trattarmi in questo modo? È tutta la sera che mi guarda con odio e prima mi ha dato di nuovo della stronza» cercò di dire, tra le lacrime.

«Sono sicura che gli passerà. Ora, però, ci asciughiamo queste lacrime e diamo le nostre dimissioni.»

«Viky, cosa stai dicendo? E il nostro sogno di diventare traduttrici? Lo desideriamo dai tempi del liceo» Bella sciolse l’abbraccio e guardò l’amica con sgomento.

«Il nostro sogno è importante, ma non quanto la nostra amicizia e se lavorare qui significa vedere la mia migliore amica piangere, be’…»

Victoria venne interrotta dal rumore di un piatto caduto a terra, che la fece sussultare insieme a Bella. 

Edward indietreggiò, schiacciando alcuni pezzi del piatto. Si sentiva una merda, uno stronzo per le parole dette poco fa a Bella; soprattutto, non immaginava che lei avesse un sogno così tanto grande.

«Edward, tutto bene?» Eric era preoccupato.

«Scusa, ora raccolgo.»

«Lascia stare, faccio io. Tu, vai pure a casa.»

«Grazie» Edward gli sorrise e andò a cambiarsi.

Accartocciò il grembiule sulla sedia, invece che rimetterlo al suo posto quando nelle orecchie gli arrivò la voce di Eric.

«Ragazze, qualcosa non va? Non vi trovate bene con qualche collega?» chiese Eric, dispiaciuto.

«Ma no, Eric. Victoria è solo un po’ stanca e stava pensando di mollare il lavoro, tutto qui» Bella sorrise al ragazzo. «Però, non ti devi preoccupare. Noi rimaniamo.»

Eric, sospirò. «Mi fa piacere, anche perché siete molto brave e al momento non ci possiamo permettere di rimanere scoperti.»

«Grazie a te per averci prese. A sabato prossimo» replicò Bella e uscì con Victoria.

«Bella, ma sei sicura?» chiese Victoria, preoccupata.

«Sì, stai tranquilla.»

Fuori dalla pizzeria, Mike le attendeva con due panini e due bibite. «Eccovi ragazze!» disse andando incontro alle due.

«Ehi, cugino!» esclamò Bella.

«Allora, com’è andata?» chiese Mike.

«Edward mi ha data della stronza e Victoria voleva licenziarsi, ma nel complesso tutto bene.» rispose Bella.

«Oh, vi ho portato due panini.»

«Grazie, ho una fame. E tu, Viky?»

«Io? Sto morendo di fame!» confermò Victoria.

Mike porse alle ragazze i due panini. «Le bibite sono in macchina.»

Bella e l’amica diedero subito un morso ai panini; poi li misero dentro al sacchetto e salirono in auto.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Adesso basta! ***


Buona domenica pomeriggio. Questo capitolo (intendo scriverlo) è stato pari a un parto perché l’ho scritto e riscritto più volte. Penso che già dal titolo si capisca di cosa tratterà. Ho cercato di sperimentare (mi riferisco alla mia scrittura) inserendo qualche descrizione in più, concentrandomi su cosa accade e altre cose. Lascio a voi ^^ la lettura.

 

Nella tranquilla atmosfera della biblioteca, il sussurro dei libri sfogliati e il leggero scricchiolio delle pagine girate creavano un sottofondo rassicurante. Gli studenti concentrati erano intenti sui loro libri e appunti, con lo sfiorarsi regolare delle penne sul foglio che si univa al dolce suono degli appunti scritti a mano con attenzione. Ogni tanto, il tintinnio di una matita caduta o lo sbattere leggero di una porta che si chiudeva interrompevano brevemente il silenzio, ma l'atmosfera complessiva rimaneva pacifica e concentrata.

Edward stava cercando di concentrarsi sui libri sparsi davanti a lui, ma la sua mente era occupata unicamente da Bella. Come aveva potuto trattarla in quel modo? Tirò un sospiro.

Nel frattempo, nella caffetteria, il vociare dei clienti, il fruscio dei giornali e il suono dei bicchieri che si scontravano riempivano l'aria.

Carmen era alla cassa, occupata a far pagare dei clienti, mentre Victoria si destreggiava tra i tavoli, portando caffè e dolci ai clienti. Diego era nel retro, lasciando Bella sola di fronte al grill, intenta a preparare due toast al formaggio. La sua mente, però, era completamente assorbita da Edward. Come aveva potuto mentirgli? Bella si ritrovò a fissare distrattamente la piastra calda, la mente in tumulto, quando sentì un odore bruciato che le assalì le narici. I toast stavano iniziando a carbonizzarsi!

Carmen si voltò, catturata dall’odore di bruciato e si affrettò a chiamarla. «Bella, i toast!»

Bella sobbalzò, colta di sorpresa dalla voce di Carmen, e si girò con un'espressione di disorientamento. Si affrettò a tirare via i toast dalla piastra, ma era ormai troppo tardi: erano completamente bruciati.

«Accidenti, devo rifarli!» disse in un sospiro.

La tensione era così intensa che, mentre preparava nuovamente i toast al formaggio, Bella poteva sentire il battito accelerato del suo cuore. Guardando i toast bruciati, Bella si sentì come se non fosse capace di fare altro che combinare guai, e tutte le bugie dette a Edward le tornarono in mente.

Un lento sospiro le sfuggì dalle labbra mentre cercava di sistemare il danno appena fatto, ma non riusciva a scacciare Edward dalla sua mente. Nemmeno Edward riusciva a pensare ad altro; sembrava che le loro menti si fossero messe d’accordo per tormentarli tutto il giorno. Ogni volta che Bella si fermava per un istante, la sua mente tornava a ripercorrere le bugie dette e si chiedeva se avrebbe mai potuto rimediare. Anche quando il turno finì, i pensieri su Edward non la lasciarono, continuando a turbare la sua mente mentre si preparava a lasciare la caffetteria.

«Bella, qualcosa non va? È tutto il giorno che ti vedo strana» domandò preoccupata Victoria, iniziando a preparare la cena; quella sera toccava a lei.

«Edward» confessò Bella, sedendosi in cucina. «Non ho smesso di pensarci un attimo.»

«Ora capisco le matite spezzate e gli appunti un po’ stropicciati» disse James, mettendo in tavola l’insalata di pollo.

Edward tirò un lento sospiro mentre prese la ciotola, se ne versò un po’ sul piatto, poi la mise al centro della tavola. «Non riesco a smettere di pensare a come l’ho trattata in pizzeria.»

«Caso mai, come ti ha trattata lui visto che ti ha dato della stronza» puntualizzò Victoria, portando in tavola l’insalata di riso.

«Io non sono stata da meno, riempiendolo di bugie, una dietro l’altra» lo stomaco di Bella cominciò a poco a poco a chiudersi.

«Vero, ed è anche vero che io ti avevo detto più volte di parlargli. Però, anche lui, trattarti in quel modo» disse preparando i piatti. All’improvviso il suo sguardo si fece pensieroso. 

«Me lo sono meritata, invece. Come mi è venuto in mente di dire che studiavo alla Columbia. Dio, che stupida!» Più che una risposta a Victoria, quello fu un rimprovero rivolto a sé stessa.

«Edward ti ha dato della stronza, giusto?» esclamò Victoria.

Bella annuì, domandandosi cosa volesse dire. Guardava la sua amica con sguardo curioso, ma al tempo stesso aveva una leggera preoccupazione. «Sì, e allora?»

«Noi gli faremo vedere come si comporta una vera stronza!» esclamò Victoria.

Bella cercò di interromperla, agitando le mani in segno di disapprovazione, ma Victoria era irremovibile. 

«No, Edward non può passarla liscia, non il modo in cui ti ha trattata in pizzeria.»

Bella continuò a cercare di dissuaderla, ma non riuscì a farle cambiare idea. Victoria aveva già deciso il suo piano di vendetta.

***

Edward non era più andato alla caffetteria dove lavorava Bella, poiché temeva di peggiorare ancora di più la situazione. Bella, invece, non riusciva a togliersi dalla testa la vendetta organizzata da Victoria. Se da una parte pensava che fosse sbagliato, dall'altra sapeva che, in fondo, l'amica aveva ragione. Tuttavia, ogni volta che qualcuno entrava in caffetteria sperava che fosse Edward. Nemmeno lei era andata a cercarlo perché, proprio come lui, non voleva creare altri guai.

***

Edward arrivò puntuale in pizzeria, seguito poco dopo da Bella e Victoria, accompagnate da Mike, il quale avrebbe poi provveduto a riprenderle alla fine del turno.

«Ricorda cosa mi hai promesso» disse Victoria, fermando Bella sulla porta e afferrandole un braccio.

Bella si girò verso di lei, mostrando un'espressione un po’ contraria. «Ignorerò Edward per tutta la sera e, se lui tenterà di avvicinarsi per parlare, gli risponderò con freddezza e seccamente» disse con voce risoluta, come se stesse recitando una poesia imparata a memoria.

Victoria sorrise soddisfatta. «Brava, così mi piaci!» esclamò mentre raggiungevano gli altri colleghi.

Sotto quel sorriso, però, si nascondeva più di una vendetta; il piano architettato da Victoria avrebbe punito Edward come meritava. Finito di apparecchiare gli ultimi tavoli, Bella si voltò per avvicinarsi al forno delle pizze e intravide Edward venire avanti con un vassoio pieno di bicchieri puliti.

Lo ignorò completamente, procedendo come se lui non ci fosse, accelerando il passo. Edward non la fermò; non era il momento di creare discussioni, anche perché l’ultima cosa che voleva era perdere il lavoro.

Sebbene non avesse bisogno di lavorare, non voleva pesare sulla sua famiglia, ma essere autonomo. Sistemò i bicchieri e si dedicò alla pulizia del bancone. D’improvviso ebbe un flashback di quando le aveva dato della stronza, ma cercò di allontanare quel pensiero dalla sua mente.

«Edward, puoi aiutarmi a portare due casse di birra?» Paul lo scosse dai suoi pensieri tormentati. Annuì e lo seguì.

Nel frattempo, la pizzeria cominciava a riempirsi di clienti affamati, che affluivano con l'appetito aguzzato dal profumo invitante delle pizze appena sfornate. I tavoli iniziarono a essere occupati, e l'atmosfera si animò con il vociare delle persone e il tintinnio dei bicchieri.

«Grazie a te, arrivederci» Bella ringraziò il cliente con un sorriso cordiale mentre prendeva la mancia e la infilava nella tasca del suo grembiule.

«Wow, cinque dollari di mancia!» esclamò Victoria poggiando sul bancone un vassoio pieno di bicchieri.

«Speriamo che la serata continui così.» 

«Speriamo, anche perché più soldi entreranno, più avremo possibilità di raggiungere la quota per l’iscrizione alla Columbia» disse Victoria, annuendo con un sorriso soddisfatto mentre iniziava a sistemare i bicchieri.

Bella fece una smorfia. «Non nominare l’università» disse, quasi come se avesse rinunciato al suo sogno di diventare traduttrice.

«Bella, ci sarebbe un problema con il tavolo cinque» disse Edward con un tono di voce gentile.

Bella sollevò lo sguardo e lo fissò freddamente, cercando di nascondere il suo disagio. «Che tipo di problema?» chiese.

Edward annuì verso il tavolo lontano. «Sembra che abbiano ordinato la pizza senza formaggio e ora stanno chiedendo di cambiarla.»

Bella sospirò, chiaramente irritata, evitando di incontrare il suo sguardo, e con passo deciso si diresse verso il tavolo cinque per risolvere il problema.

Edward sembrò esitare per un momento, come se volesse chiamarla per parlare, ma poi rimase in silenzio, osservandola mentre si occupava del cliente.

Sospirò e tornò al lavoro, mentre un sorriso di soddisfazione si dipinse sul volto di Victoria quando vide lo sguardo di Bella diventare confuso. Lei sapeva esattamente il perché di quello sguardo, in quanto aveva provocato quel disguido. Paul e Edward si trovavano insieme, lei si avvicinò e disse loro che i ragazzi al tavolo cinque avevano fatto un errore nell'ordinazione. Edward si offrì di occuparsi della situazione, pensando che potesse essere un'occasione per parlare con Bella.

«Non solo mi ha offeso, ma poco fa ho anche fatto una figura di merda con la coppia del tavolo cinque» si lamentò Bella tornando al bancone, il tono della sua voce carico di frustrazione.

«Perché?» chiese Victoria, fingendosi confusa.

«Ah, ma si sbaglia se sto zitta. Adesso, Edward mi sente» disse, e andò a cercarlo. Mise le mani sui fianchi, e disse: «La coppia al tavolo cinque non ha ordinato nessuna pizza senza formaggio.»

Edward stava piegando alcuni cartoni vuoti delle pizze, ma smise improvvisamente quando sentì la voce di Bella. Si voltò verso di lei e la guardò, cercando di capire cosa fosse successo. «Come no?» esclamò.

«No, Edward. Mi hai fatto fare una pessima figura e per scusarmi dovrò chiedere a Eric se possiamo offrirgli il dolce.»

«Guarda che…» iniziò Edward, ma fu interrotto.

«Ti pregherei di lasciarmi in pace. Non ti è bastato offendermi l’altra volta?» disse Bella con tono risentito.

«Bella, guarda che c’è stato un fraintendimento. È stata Victoria a dirmi che la coppia al tavolo cinque aveva sbagliato ordinazione» spiegò Edward.

«Ora te la prendi anche con lei? Sei incredibile, davvero» disse Bella, visibilmente arrabbiata, e se ne andò.

Edward la osservò tornare in pizzeria, spezzando un cartone della pizza. Il suo pensiero corse immediatamente a Victoria e cominciò a sospettare che dietro il comportamento di Bella ci fosse lei. Lasciò il cartone vuoto vicino agli altri ancora da piegare e si diresse da Victoria, determinato a ottenere spiegazioni. Afferrò un braccio della ragazza, facendola voltare di scatto. 

«Sei stata tu, non è così?» insinuò con fermezza.

Victoria alzò le sopracciglia con aria innocente. «Come, prego?»

Edward non si lasciò ingannare. «Non fingere di non aver capito, Victoria. So che sei stata tu a inventarti che la coppia del tavolo cinque aveva sbagliato ordinazione.»

«Io? Cosa diavolo stai insinuando, Edward?»

«Sto dicendo la verità e tu lo sai molto bene, per cui smettila di mentire.»

Bella arrivò di fretta, quasi facendo cadere un bicchiere dal vassoio. Lo poggiò sul tavolo e si rivolse a Edward: «La lasci in pace, per favore?»

Edward si voltò verso Bella. «È stata lei a…»

Bella lo interruppe con fermezza. «Non mi interessa chi ha fatto cosa e perché lo ha fatto. Lascia in pace sia me che Victoria» disse, poi se ne andò.

Sospirò appena si trovò davanti al forno delle pizze, sperando di riuscire ad arrivare alla fine del turno senza impazzire. Tornò ad occuparsi dei tavoli, sparecchiare e servire; si dedicò poi a piegare altri cartoni vuoti della pizza e aiutò Paul a sistemare i bicchieri nella lavastoviglie. Tutto questo senza degnare Edward di uno sguardo. Quando capitava che si incrociavano, lei accelerava il passo fingendo di non vederlo, concentrata solo sul lavoro.

Pulito l’ultimo tavolo, Bella si assicurò che anche il resto dei tavoli fossero sistemati, poi raggiunse Victoria dietro al bancone.

«Sono stanca morta» disse, uno sbadiglio sfuggì dalla sua bocca.

«Non dirlo a me, Bella. E ho anche fame» rispose l’amica, strofinando bene la pezza sul bancone.

«Lascia, ti aiuto» Bella le sfilò la pezza e finì di pulire; dopodiché controllò che la lavastoviglie fosse carica, asciugò e sistemò alcuni bicchieri rimasti dentro, facendosi aiutare da Victoria.

Mentre le passò l’ultimo bicchiere, il suo sguardo venne catturato da Edward. Sembrava che il neo avvocato andasse di fretta; salutò Paul con un sorriso e uscì dalla pizzeria. Ad attenderlo, c’era James.

«Com’è andata?» chiese, dirigendosi verso di lui.

Nel salutarsi, dalla giacca di Edward cadde il quaderno che portava sempre con sé dove aveva preso appunti su Cime Tempestose, ma egli non se ne accorse poiché era impegnato a raccontare la sua serata di lavoro.

«L’amica di Bella mi ha fatto litigare con lei» spiegò mentre si dirigeva verso l’auto.

«Direi bene.»

«Direi uno schifo, altro che bene» disse, aprendo lo sportello.

Salirono in auto e sfrecciarono verso casa. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Non posso lasciarti andare ***


Buona sera ^__^ aggiorno il capitolo e subito vi pongo una domanda: come andrà a finire? Voi non lo sapete ancora perché dovete leggerlo, ma alla fine sono sicura che vi farete questa domanda. Bella finora ha fatto la birichina, lui (Edward) lo ha scoperto e ha litigato con lei. Poi si è messa in mezzo Victoria, ma in buona fede. E adesso? Sono curiosa di sapere cosa ne pensate voi.

 

 

 

Il cielo sopra New York era cupo e minaccioso, con il vento che soffiava forte e agitava le insegne dei negozi e gli ombrelli dei passanti per strada. Sembrava che la pioggia stesse per arrivare da un momento all'altro, trasformando le strade affollate in un caos di ombrelli e persone in movimento.

Edward era in mega ritardo e mancava meno di mezz'ora all'inizio della prima lezione. Solitamente, era sempre puntuale all'università, ma non riusciva a trovare il quaderno dove aveva appuntato tutte le cose che gli erano piaciute di Cime Tempestose e non sarebbe uscito di casa finché non lo avrebbe trovato.

La sua camera era completamente sottosopra: libri sparsi sul pavimento, vestiti gettati sul letto, fogli sparsi ovunque. I cassetti del comodino erano aperti; le tende erano tirate, filtrando una luce grigia e malinconica. Sembrava che un tornado fosse passato per la stanza senza lasciare pietra su pietra.

Edward si muoveva freneticamente, rovesciando scatole e spostando oggetti, ma non riusciva a trovare quel dannato quaderno.

Mentre rovistava tra le sue cose, il telefono squillò nella sua tasca. Sospirò, anche se assomigliava più ad uno sbuffo dettato dalla frustrazione, e lo tirò fuori; era James.

«Ciao, James» disse cercando di nascondere la frustrazione nella sua voce, passandosi una mano tra i capelli.

«Quanto ci metterai ad arrivare all'università? Io sono già arrivato e ho preso i soliti posti.»

Edward sospirò nuovamente, guardando fuori dalla finestra e vedendo la pioggia iniziare a scendere. «Ci mancava anche la pioggia stamattina» borbottò.

«Non lo hai ancora trovato, vero?» chiese James.

«Lasciamo perdere. Il tempo di farmi una doccia e arrivo.»

Dopo aver messo giù il telefono, Edward si sistemò rapidamente e si diresse verso l'università. Tuttavia, non riusciva a scrollarsi di dosso il pensiero di quel maledetto libro.

«Hai controllato bene nei cappotti, nei pantaloni?» chiese James uscendo dall’aula con la giacca in mano e lo zaino in spalla.

«Sì, ho controllato ovunque. È come se quel libro si fosse volatilizzato nel nulla» rispose con un sospiro di frustrazione, aggiustandosi lo zaino sulle spalle.

«Forse dovresti dare un’altra occhiata nella macchina» suggerì James.

«No, ti dico che ho già guardato. Non c'è proprio.»

«Beh, magari riapparirà improvvisamente.»

«Lo spero» disse sospirando.

«Io vado alla caffetteria. Ci sentiamo più tardi» disse  con un sorriso rassicurante. 

«Grazie, a dopo.»

«In bocca al lupo con le ripetizioni!» James si voltò e si allontanò verso la caffetteria, mentre lo salutava con la mano.

«Grazie, ne avrò bisogno!» Edward si avviò in biblioteca, dove lo aspettava un ragazzo.

Ogni lunedì, Edward dedicava due ore alla ripetizione di filosofia a Marcus, salvo quando uno dei due aveva un impegno improvviso.

«Ciao Marcus, come stai oggi?» chiese, cercando di focalizzarsi sulla lezione mentre si sedeva.

Il ragazzo aveva già tirato fuori il materiale di filosofia, pronto per iniziare la lezione. Edward, che al liceo era stato un brillante studente non solo di filosofia ma anche di algebra.

«Ciao Edward, tutto bene, grazie” rispose Marcus con un sorriso.

Edward gli rivolse un sorriso gentile e gli chiese se fosse pronto per iniziare. Marcus annuì.

Quel giorno, la biblioteca non era molto affollata di studenti. C'era un'atmosfera tranquilla e silenziosa, si sentivano solamente il sussurro dei libri e il leggero ticchettio della pioggia sulle finestre. Aveva appena iniziato a piovere, ma era una pioggia molto leggera. 

«Speriamo non peggiori» disse Mike tra sé e sé, lasciando sfuggire un sospiro mentre si avvicinava al banco del caffè con un vassoio vuoto.

«Poco fa ho controllato nell’app meteo e segnala forti temporali» rispose James, porgendo la tazza di caffè a un cliente. «Ecco a te.»

«Non mi riferivo al tempo, stavo pensando a mia cugina» aggiunse Mike con un tono più serio, mentre la pioggia iniziava a cadere più intensamente.

«Ti riferisci a lei e Edward?»

Mike annuì. «Sì» disse sospirando. «Mi dispiace per come sono andate le cose tra di loro.»

«Dispiace anche a me, ma cosa possiamo fare?» chiese James.

«Potreste evitare di parlarne, ad esempio» disse Bella con un tono un po' secco, appoggiando sul bancone il vassoio pieno di tazze vuote.

«Perdonaci, Bella» disse James con un'aria contrita.

«Sì, scusa cugina» aggiunse Mike.

Bella sospirò, rendendosi conto di essere stata un po’ troppo maleducata. «No, scusatemi voi, ragazzi» disse addolcendo il tono della voce. 

Un tuono improvviso la fece sobbalzare. «Vado a buttare la spazzatura prima che scoppi un temporale.»

Andò nel retro, prese il sacco dell'umido e l'ombrello appoggiato contro il muro. Poi uscì nella pioggia leggera che cadeva dal cielo grigio. 

Accidenti! Sbuffò. I secchi erano pieni e non poteva far altro che attraversare la strada. Ma il solo pensiero di guardare verso l'università le fece stringere il petto, riportandole alla mente Edward: non riusciva a dimenticarlo, né il modo in cui aveva trattato Victoria. Tuttavia, lo fece. Arrivata dall’altro lato, i secchi dell'umido si trovavano dall'altra parte della strada girando sulla sinistra, sollevò il secchio dell'umido con un sospiro di frustrazione, cercando di allontanare Edward dalla sua mente. Mentre si avviava rapidamente verso il semaforo, Bella sentì una voce chiamarla mentre attraversava la strada. Era Edward. 

Per un istante, il suo cuore balzò nel petto, ma si costrinse a ignorarlo. Tuttavia, quando Edward iniziò a parlare, le parole penetrarono nel suo cuore.

«Mi dispiace per come mi sono comportato con te» disse Edward, la voce carica di sincerità.

Bella non si voltò, i suoi occhi rimasero fissi davanti a sé mentre le lacrime minacciavano di traboccare. Sentiva il bagnato profumo di pioggia che proveniva da Edward, il che significava che era rimasto senza ombrello.

«Ti amo da quando ti ho vista la prima volta» continuò Edward, la voce morbida.

Bella non riusciva a rispondere. Lasciò che le lacrime le rigassero il viso mentre attraversava la strada rapidamente. Entrò passando dal retro e Victoria le andò subito incontro.

«Tutto bene?» chiese, notando la tristezza nei suoi occhi. 

Bella asciugò frettolosamente le lacrime e cercò di sorridere. «Niente, solo un po' di pioggia.» 

Ma Victoria la conosceva troppo bene per credere a quella bugia. «Bella, per favore, dimmi la verità. So che c'è qualcosa che non va.» insistette, guardandola negli occhi.

Bella esitò per un istante, poi scoppiò in lacrime e si lasciò andare tra le braccia dell'amica. «Edward mi ha detto che mi ama e io... non so cosa fare. Mi sento così confusa.» 

Victoria la strinse ancora di più. «Bella, c'è qualcosa che devo dirti» sussurrò, sentendosi colpevole. «È tutta colpa mia.» 

Bella alzò lo sguardo sorpresa. «Cosa intendi?» 

Victoria abbassò lo sguardo, sentendosi a disagio nel rivelare la verità. «In pizzeria, l’altra settimana, Edward aveva ragione a prendersela con me. Sono stata io a dire che al tavolo cinque avevano ordinato una pizza senza formaggio. Volevo farti litigare con lui e…»  

Bella rimase senza parole, incredula di quanto stava ascoltando. «Non posso credere che hai fatto una cosa del genere, Viky» sussurrò, sentendosi tradita.

Victoria si mordicchiò il labbro, visibilmente pentita. «Lo so, Bella. Mi dispiace tanto. Ero arrabbiata con Edward per come ti aveva tratta e ho agito d’impulso.»

Bella guardò intensamente Victoria. Poi, sospirò.

«Devo parlare con Bella, dove?» chiese Edward con urgenza, la sua voce quasi impaziente.

«Ma guarda te, sei tutto bagnato! Cosa ti è successo, Edward?» domandò James, con tono sorpreso.

«Non ha importanza, devo parlare con Bella. È importante.»

«È andata a buttare la spazzatura» rispose, cercando di mantenere la calma.

«Lo so, ci siamo visti» Edward replicò rapidamente, mostrando fretta.

«Cosa succede qui?» chiese Mike.

«Devo solo parlare con Bella, dov’è?» ribadì Edward.

«Non c’è.» Mike rispose seccamente.

«Lo so, è andata a buttare la spazzatura. Posso aspettarla?» Edward chiese con un tono di speranza.

«Edward, senti, so che…» Mike cercò di intervenire calmando il tono della sua voce.

Prima che Mike potesse aggiungere altro, Bella arrivò. Il suo sguardo si incrociò con quello di Edward, e un brivido corse lungo la schiena di entrambi. Si avvicinarono lentamente, come attratti da una forza invisibile...

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Ricominciamo da qui ***


Buon venerdì e Buona Pasqua a tutti voi che mi seguite, vi ringrazio per le views, i commenti e chi ha messo la storia tra le sue preferite e le seguite. Non manca moltissimo alla fine della storia, questo è uno degli ultimi capitoli. Verso la fine ci sarà una piccola parte divertente. Cos’altro dire? Vi lascio alla lettura e vi rinnovo con amore tantissimi auguri di Buona Pasqua.

 

 

 

Prima che Mike potesse aggiungere altro, Bella arrivò. Il suo sguardo si incrociò con quello di Edward, e un brivido corse lungo la schiena di entrambi. Si avvicinarono lentamente, come attratti da una forza invisibile.

Bella iniziò a parlare, con voce profonda. «Basta bugie, basta litigi e smettiamola di punzecchiarci in pizzeria. So di essermi comportata male con te, come anche tu. Ma penso che…»

«Che ci siamo scusati abbastanza, non trovi?» esclamò Edward. 

«Sì, hai ragione.»

«Ricominciamo da qui, ti va?» Allungò una mano verso di lei, e disse: «Edward Cullen, piacere.»

Lei abbassò lo sguardo e le sfuggì una risata, scuotendo il capo, mentre sentiva gli occhi dei clienti puntati su di lei. Gli altri studenti e clienti intorno a loro li guardavano con curiosità. Alcuni parlavano tra di loro sottovoce, mentre altri fingevano di mangiare le ordinazioni solo per osservarli di nascosto.

Edward continuò: «Sono al primo anno di giurisprudenza, sogno di aprire uno studio tutto mio e verrei tutti i giorni in questa caffetteria solo per vederti. Ho un quaderno dove ci sono appuntate tutte le cose che più mi sono piaciute di Cime Tempestose…»

«Tu hai un quaderno dove hai appuntato tutte le cose che più ti piacciono di Cime Tempestose?» esclamò Bella con incredulità, alzando lo sguardo.

«Sì, cioè, lo avevo perché ora non lo trovo più. Ma non è questo il punto, Bella. Io ti amo e sono pronto a tutto pur di farmi perdonare da te. Ops, dimenticavo che abito con James e non mi piace il cibo piccante.»

Bella esitò per un attimo, indecisa su cosa fare: perdonarlo o non perdonarlo? Poi, con un rapido battito di ciglia, afferrò la sua mano con sicurezza, attirandolo delicatamente a sé mentre i loro sguardi si incontravano. Senza esitazione, lo baciò appassionatamente, trasmettendo il suo amore. Un caloroso applauso echeggiò nella caffetteria, seguito da qualche fischio, ma loro due erano così presi dal bacio che non se ne resero nemmeno conto.

Fuori, la tempesta infuriava: il vento ululava tra gli alberi, e la pioggia cadeva a dirotto, creando un'atmosfera cupa e inquietante. 

I lampi illuminavano il cielo buio, seguiti subito dopo dal rombo assordante del tuono e le finestre della caffetteria tremavano leggermente sotto la forza del vento, mentre il rumore del temporale invadeva l’ambiente.

«Evviva!» esultò entusiasta Victoria, battendo forte le mani con un sorriso a 32 denti stampato sul viso. 

Per un istante, rivolse lo sguardo verso James, che applaudiva. Quanto avrebbe voluto che in quel momento Edward fosse lui e Bella fosse lei. Un lieve senso di gelosia la invase per un attimo.

«Non trovi anche tu che siano una splendida coppia?» commentò James, avvicinandosi all'orecchio di Mike mentre applaudiva. Ebbe la sensazione che qualcuno lo stesse guardando.

«Eh sì, hai proprio ragione» rispose Mike, con un sorriso di approvazione.

«Ti amo, Bella» soffiò Edward sulle sue labbra.

«Ti amo anch'io, Edward» mormorò lei mentre si stringeva al suo petto. Un bacio lieve si posò tra i suoi capelli.

Edward starnutì, e fu allora che Bella avvertì un senso di bagnato sul grembiule. Lo guardò negli occhi.

«Sei completamente bagnato. Dovresti cambiarti, farti una doccia prima che ti prenda un raffreddore» disse, sollevando lo sguardo verso Edward con una leggera espressione di preoccupazione. 

Con uno sguardo innamorato, Edward disse rassicurante a Bella: «Non ti preoccupare.» Poi, con un rapido gesto, le afferrò il braccio e si avvicinò alla porta. «Mike, Bella viene con me.»

«Ehi, ma…» Mike non ebbe nemmeno il tempo di terminare la frase prima che Edward e Bella erano già fuori dalla caffetteria.

«Edward, dove stiamo andando?» chiese lei, correndo mano nella mano sotto la pioggia.

«Voglio che tu conosca tutto di me e della mia vita» rispose Edward, voltandosi per un secondo verso di lei.

Arrivarono dove Edward aveva parcheggiato l'auto, completamente zuppi. Salirono. Bella non fece domande ma si fidò ciecamente di Edward. 

L'auto si fermò nel cuore di New York, in una zona circondata da imponenti grattacieli, che si erigevano maestosi verso il cielo. Bella si guardò intorno curiosa e si domandò dove fossero diretti. La voce di Edward la scosse. «Andiamo?»

Bella annuì, silenziosamente e lo seguì. 

L’entrata del grattacielo le mise curiosità. «Dove siamo?» chiese.

«Ti piacerà, spero» rispose voltandosi verso di lei, mentre apriva la porta. 

Il grattacielo era enorme e altissimo. Bella entrò per prima, seguita da Edward che chiuse la porta dietro di loro prima di dirigersi verso l’ascensore.

«Questa è casa mia, mia e di James. Ci viviamo insieme dal primo giorno dell’università» spiegò, aprendo la porta.

«Wow!» esclamò Bella. 

Affascinata da ogni cosa intorno a lei, si fermò a guardare il panorama dalla finestra della cucina e poi dalla finestra della sala. Il cuore le saltò un battito: si trovava di fronte a una vista mozzafiato di tutta New York dall'alto, che la lasciò senza fiato.

«Ti direi di uscire sul terrazzo, ma fuori c'è una tempesta» disse Edward con dispiacere, ricordandosi che erano entrambi zuppi. «Vado a prendere un asciugamano, aspettami» disse, dirigendosi verso il bagno.

Poco dopo, Edward tornò con due asciugamani.

«Edward, ma è magnifico qui!» esclamò Bella.

«Grazie. Io e James ci teniamo molto» disse dirigendosi verso il soggiorno. Starnutì, e anche Bella lo fece. 

«Credo sia il caso che ci facciamo una doccia» continuò Edward andando in bagno. 

«Mi sa di sì.»

«Vai prima tu, io intanto preparo un tè caldo. Poi, mi lavo.» 

«Va bene. Grazie, Edward» rispose lei, starnutendo nuovamente. 

Edward la lasciò sola, ma tornò poco dopo. Bussò e disse: «Nella mia stanza ti ho lasciato un pigiama, così i tuoi vestiti si asciugano.» 

«Grazie» rispose con un leggero imbarazzo, mentre apriva l’acqua.

Si docciò velocemente, poi andò in cucina.

«Ho messo i vestiti sul termosifone del bagno» disse sedendosi.

«Mi lavo e arrivo. Intanto, mangia un biscotto e bevi un po’ di tè» disse, e prima di andare al bagno, le lasciò un bacio sulla fronte.

Quando tornò, Bella stava sorseggiando un po’ di tè. 

«Ci voleva una doccia» disse sedendosi.

Prese la tazza di tè e ne bevve un sorso. 

«Si, concordo.»

«Spero che il pigiama ti vada bene.»

Lei annuì, addentando un biscotto al cioccolato. «Sì, è perfetto. Se non avessimo fatto una doccia staremmo starnutendo ogni due minuti.»

Un altro tuono riecheggiò, facendoli voltare verso la finestra della cucina. 

«Che tempaccio, accidenti! Speriamo che alla caffetteria vada tutto bene.» Bella era preoccupata, specie per Victoria.

«Oddio, chissà cosa penserà Mike di me.»

Lo sguardo di Bella diventò pensieroso. Alzò la tazza di tè, avvicinandola alla bocca. «Uhm… be’… che sei un po’ matto?» 

«E tu, cosa pensi di me?» domandò curioso.

«Che sei un po’ matto, ma già l’ho detto. E che infondo, se non ti avessi mentito, non mi avresti fatto una dichiarazione d’amore alla caffetteria.»

«Certo, mi hai fatto credere che fossi iscritta alla Columbia. Ma… anche io devo confessarti una cosa» disse, poggiando la tazza sul tavolo.

«Fammi indovinare: anche tu non sei iscritto all’università?» Ovviamente, Bella scherzava.

Edward scoppiò a ridere, abbassando il capo. «Ti ho mentito riguardo Cime Tempestose. L’ho letto in una sola notte e in un quaderno mi sono appuntato tutte le cose che mi sono piaciute. Te lo vorrei far vedere, ma non lo trovo più. Sono due giorni che lo sto cercando.»

«Mi avevi detto che era il tuo libro preferito» esclamò, fingendo di esserci rimasta male.

«Lo so, mi dispiace. Volevo fare colpo su di te e…»

Bella, vedendolo in difficoltà, prese la parola. «Ti perdono, ma solo perché lo hai letto in una notte. Peccato per il quaderno, avrei voluto leggere ciò che avevi scritto.»

Edward, sospirò. «Lascia stare. Sono stato due giorni a rovistare per tutta casa, in macchina; ovunque, ma non riesco a trovarlo.»

«A proposito di quaderni. Sabato scorso, io e Viky abbiamo trovato un quaderno vicino alla pizzeria, ma non siamo riuscite a leggerne il contenuto. Qualcuno deve averlo pestato e l’ha bagnato. Volevamo portarlo in pizzeria, forse Eric sa di chi è.»

«Non credo sia il mio, se è ciò che stavi pensando. Io lo porto sempre via, però lo metto dentro la borsa o nella tasca dei jeans. Non penso mi sia caduto» suppose.

«Stasera sali un attimo a casa e te lo faccio vedere. Ah, scusa in anticipo per il disordine, ma casa nostra è grande quanto il tuo soggiorno e…»

«Non ti devi affatto scusare. Sarà sicuramente calda, accogliente e deliziosa come te.»

Bella arrossì di fronte a quel complimento e finì di sorseggiare il suo tè, addentando l'ultimo biscotto rimasto nel piatto. Voleva sparecchiare e pulire i piatti, ma Edward la mandò sul divano a scegliere un film da guardare. Poco dopo, si unì a lei. Nonostante l'idea iniziale fosse quella di guardare un film, arrivati a metà (avevano scelto una commedia romantica), Bella si voltò verso di lui e gli chiese di raccontare qualcosa in più della sua vita. 

«Dunque, vediamo un po’… cosa posso dire su di me? Sono figlio unico, mio padre è un noto avvocato, sicuramente lo avrai sentito nominare in tv; si occupa principalmente di celebrità e pezzi grossi della politica. Poi… non voglio assolutamente che papà mi mantenga agli studi, infatti lavoro in pizzeria nei fine settimana e do ripetizioni al lunedì pomeriggio… mhmm, poi vediamo… passo le mie giornate a studiare e la mia precedente relazione non è andata proprio come speravo. Poi… beh, insieme a James sogno di aprire uno studio in centro e basta. Questo è quanto. Ora tocca a te.»

Accidenti, quante cose. Pensò Bella, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Allora, beh… mi chiamo Bella, ma questo già lo sai. Vivo con la mia migliore amica e lavoro nella caffetteria di fronte all’università, dove lavora anche mio cugino Mike, ma anche questo, già lo sai. Poi, dunque, vediamo…» ci pensò sopra per qualche istante. «Mio padre è uno sceriffo, mamma è la classica casalinga e sono separati. Che altro dire su di me? Lavoro anche in pizzeria, mi piace molto leggere e niente, penso di aver detto tutto.»

«Hai dimenticato la cosa più importante: tu e Victoria avete un sogno.»

«Un sogno che non credo si realizzerà mai» disse rattristata.

«E perché?»

«L’università ha un costo troppo elevato e noi non possiamo permettercelo.» 

Abbassò lo sguardo mentre una carezza si posò sul suo viso. Poi si voltò e incrociò il sorriso di Edward, che la fece sorridere a sua volta. 

«Io sono sicura che il vostro sogno si realizzerà, così come sono sicuro che anche io e James riusciremo ad aprire il nostro studio» disse Edward con convinzione. «Sarà uno studio magnifico, ma quando sceglierete la segreteria vorrei essere presente» disse, stendendo la testa sulle gambe di Edward, che l'attirò tra le sue braccia e le lasciò un bacio tra i capelli. 

«Sarà come piace a te, non ti preoccupare.» 

«E possibilmente maschio, oppure una donna sulla sessantina. Le ragazze giovani hanno poca esperienza» aggiunse scherzando. 

Un altro bacio si posò tra i suoi capelli. 

«Hanno poca esperienza, oppure sei un po’ gelosa?» 

Bella si voltò a guardarlo. «Tu come la prenderesti se alla caffetteria ci lavorasse un playboy?» 

«Recepito il messaggio. Comunque, dubito che lavorerebbe ancora al bar» rispose Edward, facendola ridere. 

Bella decise di rientrare a casa per l'ora di cena. Edward le aveva proposto di fermarsi o di andare a cena fuori, ma non voleva disturbare dato che c'era anche James, e uscire non le sembrava sicuro visto il maltempo.

«Alla buon’ora!» esclamò Victoria.

«Guarda un po’ chi si vede» esclamò Mike con le mai sui fianchi. Dall’espressione del suo viso sembrava arrabbiato.

«Mike, perdonami. Non sarei dovuta scappare con Edward» Bella cercò di giustificarsi, sperava di essere perdonata.

«Non saresti dovuta scappare con Edward? Bella, hai mollato il lavoro senza chiedere il permesso. Se fossimo stati solo noi due alla caffetteria?»

Bella abbassò lo sguardo.«Lo, mi dispiace» rispose.

«Dai cugina, scherzavo!» Mike le andò vicino e diede una leggera gomitata sulla sua spalla. 

«Bella, siediti. Io e Mike vogliamo sapere tutto» disse Victoria con curiosità.

«Sei sicuro che vuoi sapere proprio tutto, James?» esclamò Edward.

«Si, certo. Perché? È successo qualcosa che non devo sapere?»

«Be’, ecco… noi… lo abbiamo fatto più di una volta e… ehm… la prima è stata sul divano» confessò con un’espressione imbarazzata. 

«Voi due cosa?» esclamò James, alzandosi di colpo.

«E poi, lo abbiamo fatto sul tavolo della cucina, nella doccia e…»

«Sul tavolo della cucina, no. Dai, Edward!»

Edward scoppiò in una risata fragorosa. «Secondo te porto Bella a casa e lo facciamo dovunque? Abbiamo solo chiacchierato e guardato un film. Stai tranquillo, James.»

«E io che come uno stupido ci sono cascato in pieno» disse scuotendo il capo.

«Spero che Mike non sia arrabbiato con Bella. Mi dispiacerebbe molto. Domani voglio andare alla caffetteria per scusarmi con lui. Sai se sarà lì?»

James si sedette. «Si, c’è nel primo pomeriggio.»

«Perfetto!»

«Invece non è affatto perfetto» ribatté Victoria con tono contrariato.

Mike era andato via da un po' e le ragazze stavano bevendo una tisana calda. Bella voleva organizzare un doppio appuntamento: Victoria avrebbe fatto coppia con James, mentre lei con Edward. Ma convincere Victoria non era affatto facile. Edward sperava di riuscirci. Anch'egli aveva avuto la stessa idea, pensando che James e Victoria sarebbero stati una coppia deliziosa. Chissà se ci sarebbero riusciti…

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Una pizza inaspettata ***


Buon pomeriggio. Ci tenevo moltissimo a ringraziare raggio di luna per tutto, non pensavo che la mia storia sarebbe piaciuta così tanto. Grazie e grazie anche a chi la sta leggendo silenziosamente. Grazie. Questo è uno degli ultimi capitoli. Aggiorno solo ora perché l’ho sistemato togliendo dialoghi inutili (non avevano senso, se non quello di allungare il brodo, se si dice così.) Vi lascio alla lettura.

 

 

Edward si avvicinò al tavolo dove Bella stava servendo una coppia di ragazzi. «Buongiorno, vorrei un caffè e un bacio.»

Bella arrossì mentre poggiò l'ordinazione sul tavolo, poi si dedicò interamente a Edward, riempiendolo di piccoli baci a stampo. Si lasciò andare un po' di più, dimenticandosi di essere al lavoro; fu Mike a ricordarglielo, schiarendo la voce mentre passava davanti a loro con un vassoio pieno di bicchieri vuoti.

«Edward, prendi un caffè?»

«Sì, grazie.»

Quel giorno alla caffetteria c'erano Mike, Diego, Carmen, Bella e Victoria; James era in biblioteca. Bella si era concessa cinque minuti pausa.

«Grazie, Bella.» Edward bevve un sorso di caffè. «Cosa ne dici se una una di queste sere uscissimo a mangiare una pizza insieme a James e Victoria?» Edward pensava che sarebbe potuto sbocciare l’amore tra i due.

«È un’idea magnifica!»

«Prenoto per questa sera?»

Lo sguardo di Mike fece ricordare a Bella che doveva tornare al lavoro. Salutò Edward con un veloce bacio, mentre lui rimase altri cinque minuti. La fine del turno arrivò in un baleno.

«Bella, dove pensavi di andare a mangiare stasera?»

«Vicino casa c’è una pizzeria molto carina e i prezzi sono molto abbordabili» rispose uscendo dalla caffetteria.

«Mamma mia, è da un secolo che non usciamo fuori.» Victoria si riferiva anche, e soprattutto, al periodo in cui vivevano a Forks.

La pizzeria non era molto lontano da casa. Arrivarono e Bella si voltò intravedendo la sagoma di Edward e James entrare in pizzeria.

«Oh, ciao Bella!» Edward la salutò, sembrava sorpreso di vederla lì. 

«Anche voi qui a cena?» 

«Marcus, il ragazzo che tengo a ripetizioni, mi ha consigliato questa pizzeria» spiegò Edward, senza toglierle gli occhi di dosso. 

Lei annuì. «Ragazzi, vi va di cenare insieme?» Bella si rivolse poi a Victoria, chiedendole se per lei era un problema e Victoria le disse di no. 

«Chiedo se c’è un tavolo libero, allora» disse Edward.

Bella lo seguì. «Dici che ci uccideranno?»

«Spero di no. Nel caso… mi dai un bacio?»

«Anche due, Edward» Lo baciò, percependo due sguardi posati su di loro, e immaginò che fossero dei loro amici.

James e Victoria li fissavano con un'espressione imbarazzata, senza sapere cosa dire. Lei avrebbe voluto baciarlo, mentre lui, non essendo molto esperto con le ragazze, temeva di fare brutta figura.

«Una domenica di queste, se tu e Bella siete libere, e se vi va, potremmo fare un giro della città. Edward e io potremmo farvi da guide turistiche» propose James. Quel silenzio imbarazzante stava diventando quasi insopportabile.

Victoria si girò a guardarlo, entusiasta. «Sarebbe fantastico!» esclamò.

«Cosa sarebbe fantastico, Viky?»

Victoria si voltò verso l’amica. «James mi ha proposto di fare un giro della città tutti e quattro insieme una di queste domeniche» spiegò.

«E bravo, James!» esclamò Edward, tenendo la mano di Bella.

Di lì a poco, un cameriere li fece accomodare al loro tavolo. Edward si sedette davanti a Bella, mentre James si sedette davanti a Victoria. Mentre Edward e Bella si guardavano complici, James e Victoria si sentivano due pesci fuor d’acqua.

«Così…studi giurisprudenza alla Colombia» chiese Victoria per allentare la tensione.

«Sì, sono al primo anno e spero presto di laurearmi per realizzare il mio sogno.» Dal tono della voce di James e da come gli brillavano gli occhi, ella rivide in quelle parole, il sogno che condivideva con Bella.

«Qual è? Se non sono…troppo indiscreta?»

«No, figurati. Io e Edward vogliamo aprire uno studio tutto nostro.»

«Ma dai.»

«Tu, invece?»

Mentre chiacchieravano, la tensione cominciava a sciogliersi. Poco dopo, un cameriere arrivò con dell’acqua ghiacciata in bicchieri trasparenti e quattro menù, posti ordinatamente sul tavolo di legno levigato. James prese un menù e lo passò a Victoria con un sorriso gentile, notando un leggero rossore sulle sue guance. Edward fece lo stesso con Bella.

«Edward, ti va se prendiamo due gusti diversi di pizza e dividiamo?» Bella alzò lo sguardo dal menù, Edward fece lo stesso.

«Sì dai. Tu che pizze avevi visto?»

«Una valdostana e una con rucola e prosciutto crudo. Però, se tu vuoi cambiarne una, per me non ci sono problemi.»

«No, va bene amore.» Edward chiuse il menù con un sorriso, poi rivolse per un secondo lo sguardo verso James e Victoria. 

I loro amici sembravano essere su di un altro pianta, era incredibile la moltitudine di cose che avevano in comune; James non pensava di trovare un’altra persona a cui piacesse la pizza marinara, che fosse appassionata di giochi rompicapo e di film gialli.

«Non sai quante volte io abbia visto la finestra sul cortile, James.»

«Scherzi? È uno dei miei film preferiti insieme ai soliti sospetti e profondo rosso.»

«Profondo rosso è qualcosa di…stupendo. Adoro quel film!»

«Una di queste sere potremmo rivederlo, se ti va. A casa ho il dvd.»

Victoria annuì. «Sarebbe fantastico, super. Hai visto la donna che visse due volte? Ogni tanto lo danno in seconda serata, però non è niente a che vedere con profondo rosso.»

James e Victoria conversavano come se si conoscessero da anni. Nel frattempo, arrivò un cameriere. 

«Edward, amore cosa prendi?» chiese Bella.

«Quello che hai scelto tu va bene. Voi, ragazzi?»

«Per me una marinara» rispose James.

«Anche per me, grazie» disse Victoria.

«Mamma mia, James. Proprio la marinara devi prendere?» Edward non ne poteva più, ogni volta che ordinavano una pizza, lui prendeva sempre quella: la marinara.

«Guarda che anche la marinara ha un suo perché» esclamò James.

Prese la parola Victoria. «È quello che dico, James. Ma ogni volta che ne parlo con lei, finiamo per litigare.»

«Bah, io non vi capisco» disse Edward, perplesso.

«Lasciamoli stare, amore. Raccontami un po’ la tua giornata. Com’è andata all’università?»

Edward si dedicò completamente a Bella, dimenticandosi che i loro amici fossero presenti. Non mancarono dolci sguardi e teneri baci. Quando arrivarono le pizze, Edward e Bella le divisero, mentre James e Victoria erano immersi in una conversazione tutta dedicata ai giochi rompicapo. 

«È un enigma matematico. Devi trovare il numero mancante in una sequenza, ma è molto più complicato di quanto sembri» spiegò James. La pizza sul tavolo era ancora fumante, ma non per molto tempo se i due non avessero smesso di chiacchierare. 

«Hmm, suona intrigante, James.»

«Sì, lo è davvero!» James si decise finalmente a tagliare un pezzo di pizza, ma quando stava per portarlo alla bocca, le parole di Victoria lo bloccarono. 

«Mesi fa ho provato un rompicapo davvero difficile. Si chiama “Il Labirinto delle Menti.” È un'enigma logico che…umpf, non sai quanto ci ho messo per risolverlo.»

James poggiò la pizza sul piatto. «Figo, di cosa si tratta?»

«Devi risolvere una serie di indovinelli per avanzare attraverso un labirinto virtuale. Ogni passaggio richiede una soluzione logica e ci sono diversi livelli di difficoltà.»

«Oddio, non oso immaginare quanto tempo ci hai messo per risolverlo.»

«Circa un’ora, ma alla fine ce l'ho fatta!» rispose Victoria.

«Bella, pensi che riusciranno a mangiare la pizza?»

La curiosa voce di Edward fece voltare Bella verso di lui, mentre stava mangiando e osservava James e Victoria. «Penso di no, amore. Cosa dici? Li lasciamo qui e andiamo a fare una passeggiata?»

«Perché una sola, quando possiamo passeggiare fino al resto dei nostri giorni?»

«Mi stai dicendo che vuoi restare con me per sempre?» Bella non era affatto sorpresa, come si potrebbe pensare; bensì era della stessa idea.

«Può darsi. Ti dispiacerebbe la cosa?»

Lei finse di pensarci sopra, poi disse: «No, affatto.»

Edward si alzò leggermente dalla sedia e si chinò per baciare la sua donna, con un sorriso complice sulle labbra. Un bacio dolce, leggero e pieno d’amore.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Come due calamite ***


Buon martedì, come state? Eccomi con l’aggiornamento. In questo capitolo ne vedrete delle belle, e James e Victoria… be’, non vi dico altro e vi lascio alla lettura. Un bacione grandeeeeeee….

 

 

Edward entrò nella caffetteria e si avvicinò a Bella, che stava pulendo il bancone.

«Vorrei un caffè e un bacio. Anzi, no.» Edward ci ripensò. «Due baci e un caffè.»

Bella ignorò di essere sul posto di lavoro, sporse il viso in avanti, sorrise e lo baciò. «Ciao amore, ti faccio subito il caffè» disse a fior di labbra.

«Hai dimenticato l’altro bacio.»

«Oh, sì, giusto» e lo baciò nuovamente.

Un minuto dopo eccola con due caffè, di cui uno per lei. Osservando Victoria servire ai tavoli, Bella pensò alla cena di sabato scorso e introdusse il discorso. La pizzata era andata alla grande, tanto che lei e Edward erano andati via dalla pizzeria prima di James e Victoria. Edward rimase poco tempo alla caffetteria, doveva tornare all’università per la solita ripetizione con Marcus.

«James è proprio un figo spaziale» commentò Victoria mentre lo guardava servire un cliente.

«E perché, Edward? Quando mi stringe mi sento così al sicuro… protetta» rispose Bella.

«Senti, ma…tu e lui avete già…si insomma…» farfugliò, smettendo di lavare un piatto.

Bella poggiò l’ordinazione di un cliente sul tavolo, poi si rivolse all’amica, avvicinandosi al suo orecchio. Bisbigliò: «Viky, che razza di domande sono?»

«Be’, perché…»

«Ho capito: vuoi casa libera, eh?»

Victoria provò un tale imbarazzo che desiderò sprofondare sotto la sabbia. «Che dici, Bella? Ma no, io non lo ti chiederei mai una cosa simile.»

«Comunque…io e Edward…visto che ci tieni molto a saperlo…»

«Bella!!!!!!»

«Dai che scherzavo, o forse…mhmm Viky, tu non puoi…»

«La smetti? Anzi, senti, cambiamo discorso?»

«Va bene, va bene. Ma sappi che Edward è dolcissimo e anche molto passionale.»

«Bella!!!!!!» brontolò di nuovo Victoria.

***

Victoria era rimasta incantata dalla casa di James e Edward. «James, è stupenda!»

«Grazie, Viky» rispose finendo di versare il dolce nei bicchieri.

James era un esperto in dolci e in cucina in generale. Infatti, quando organizzavano delle cene, che avveniva raramente, era sempre lui a occuparsi della spesa e della cucina. Edward e Bella, accoccolati sul divano, stavano godendosi un momento di relax e non erano per niente imbarazzati. Lui riprese l’argomento Cime Tempestose.

«È un peccato che il quaderno sia illeggibile. Sai, avevo appuntato tutte le cose che mi sono piaciute.»

Bella alzò lo sguardo, sorridendo. «Ancora non riesco a credere che tu abbia letto in una sola notte Cime Tempestose.»

«Volevo conquistarti. Avrei fatto di tutto pur di riuscire ad invitarti fuori a cena.»

«Amo quel libro, ma più di ogni altra cosa e persona, amo te.»

«Anch’io ti amo, Bella» disse baciandola.

«Mhmm, senti ma...cosa ne dici se domenica prossima andiamo a fare un giro per la città?» propose poggiando di nuovo la testa sul suo petto.

«Perché no?» Edward si voltò verso la cucina, dove James e Victoria stavano ridendo a crepapelle. «Sono carini insieme, non trovi?»

«Sì, molto.»

Una risata fragorosa echeggiò nella stanza, ricordando ai due innamorati che non erano soli. Bella e Edward raggiunsero i loro amici controvoglia.

«Di cosa parlavate ragazzi?» chiese Edward.

«Giochi rompicapo» rispose James.

«James ne conosce un sacco e una sera di queste potremmo…»

«Viky, no. Lo sai che sono negata con la logica e cose di questo genere. Piuttosto, cosa ne dite se domenica andiamo a fare un giro per New York?»

«Bella, che idea magnifica!»

«Magnifica e anche meglio della tua, senza offesa James» disse Bella, sentendosi stringere da dietro.

«Oh, cavoli! Bella, ma è tardissimo e domani tocca a noi aprire la caffetteria» esclamò Victoria.

«Oddio, me ne stavo dimenticando. Amore, ci accompagni a casa?» chiese voltandosi verso Edward. Lui annuì.

«Victoria, se vuoi posso accompagnarti io a casa» disse James.

«Va bene, grazie.»

«Allora, noi andiamo» fece Edward.

Lui e Bella andarono, lasciandoli da soli. Contrariamente ai loro amici, James e Victoria non volevano affrettare le cose. Entrambi con il cuore a mille, silenziosamente indossarono il cappotto e Victoria prese la borsa.

«Sei gentile ad accompagnarmi.»

«Mi fa piacere» disse James, accennando un timido sorriso, mentre prendeva le chiavi di casa e dell’auto.

Scesero in garage e trovarono Edward e Bella ancora all'interno dell'auto, intenti a scambiarsi appassionati baci, ma decisero di non disturbarli e salirono nell’auto di James. Lungo il tragitto fino a casa di Victoria, i loro sguardi si incontravano di tanto in tanto, comunicando senza bisogno di parole.

«Grazie per il passaggio e per la serata. Sei bravissimo in cucina» disse Victoria, liberandosi dalla cintura di sicurezza.

«Mi fa piacere che ti sia divertita.»

«James?» 

«Sì?»

«Rimani fermo, perché hai una cosa vicino al…» Victoria, con il cuore che le balzava nel petto e una tremenda ansia, prese coraggio e, come una ventosa, attrasse il ragazzo verso di sé e lo baciò. Inizialmente fu un bacio a stampo, con le loro labbra immobili, ma poi, gradualmente, divenne più naturale e tenero, fino a trasformarsi in un bacio appassionato. Quando staccarono le labbra, si guardarono osservando il rossore sui loro volti, ma non si imbarazzarono. Non appena i respiri tornarono regolari, si baciarono di nuovo.

«Bella, amore…saliamo, dai…»

Naso contro naso, le loro labbra si sfioravano appena. Lei avrebbe voluto dire di sì, ma James? «Edward, cosa dici?»

«Dico che ti voglio da morire, e che anche tu mi vuoi da morire. Dai, amore saliamo su» la pregò, guardandola intensamente negli occhi.

«Io…Edward, e James?» farfugliò.

«Di lui non ti devi preoccupare, e poi è anche casa mia.»

Casa mia, casa tua, casa sua. Bella non riuscì a resistere al fascino dei suoi occhi, al tono della sua voce, e in fondo non poteva che dargli ragione: anche lei lo desiderava. Diede voce al suo desiderio, baciandolo appassionatamente. Ma uno dei primi pensieri di Bella, quando la mattina dopo si svegliò accanto a Edward, fu rivolto a James. Molte domande tormentavano la sua mente, alcune anche imbarazzanti, ma non disse nulla e si dedicò alle coccole mattutine. Uscire dal letto e concentrarsi sul lavoro e sullo studio, dopo la notte appena trascorsa e le coccole, non fu affatto semplice. Il pensiero di Edward era rivolto a Bella quando vide James sedersi affianco, con un’espressione sul viso un po’ imbarazzata.

«Come mai stamattina il caffè non c’era?» 

James era solito preparare il caffè, tranne quando doveva aprire la caffetteria, ma dato che quel giorno era compito di Victoria e Bella, Edward si era insospettito. 

«Oh, ehm… credevo di averlo fatto. Sicuro che non c’era?» Sembrava proprio che James fosse in difficoltà, e lo era. Lui non sapeva come raccontare all’amico che ieri sera aveva dormito a casa di Victoria, proprio come lei non riusciva a trovare le parole per raccontare la stessa cosa a Bella.

Quest’ultima vedendo l’amica in difficoltà, centrò la questione. Era bastato guardare Victoria dritta negli occhi per capire che ieri notte… «James ha dormito a casa nostra.»

In quel preciso istante, Victoria temette che il vassoio pieno di tazze sporche le cadesse dalle mani, ma cercò di tenerlo ben saldo mentre cercava di replicare a quell’affermazione. 

Parlò nuovamente Bella, non solo per spronare l’amica a raccontare, quanto per rassicurarla che non doveva affatto sentirsi in imbarazzo; soprattutto con lei. «E sì, io ho dormito da loro. Edward è così…dolce…passionale…e James? Dai, racconta un po’.» Nel tono della sua voce c’era anche un pizzico di malizia.

«Ma i fatti tuoi, no?» borbottò James, lanciando a Edward uno sguardo non proprio che amichevole.

«Passi la notte a casa della tua ragazza e io che sono il tuo migliore amico, tra l’altro ti ho sempre raccontato tutto, nemmeno un dettaglio» si lamentò Edward.

James non era affatto come Edward, lui non aveva mai pensato all’amore; Victoria era arrivata come un uragano e lo aveva sconvolto… letteralmente. Ciò che provava per lei era un sentimento così forte, intenso; un sentimento che nella sua vita non avrebbe mai pensato di trovare.

«Non vorrai mica dirmi che avete parlato tutto il tempo di giochi rompicapo?» Edward non ci avrebbe mai creduto.

«Ci siamo baciati» disse alla fine James. 

«E poi?»

«A dire il vero, è stata…lei a baciarmi» confessò. Il viso rosso dall’imbarazzo.

«Victoria, non ti facevo così spigliata!»

«Ho pensato a quando tu e Edward vi siete baciati qui e…»

«E poi? James, così non ci capisco più niente.»

«E poi basta, Edward.»

«Come basta? Hai solo detto che vi siete baciati.»

«È più che sufficiente. Ora, se non ti dispiace, dovrei andare al lavoro e tu, se non mi sbaglio hai una ripetizione con Marcus.»

«Ehi, ma…»

James non aggiunse altro. Anche se Edward continuava a voler sapere, lui non preparò le sue cose, ribadendo che non avrebbe detto nient’altro, e se ne andò. Edward, però, non si sarebbe arreso e prima dell’indomani si sarebbe fatto raccontare tutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Benvenuta in famiglia ***


Buongiorno 🤗 come state? Io sono leggermente triste perché questa storia sta per volgere al termine. Questo è il terzultimo capitolo. Spero che vi piaccia ☺️ intanto vi ringrazio tantissimo per le visual e per tutti coloro che hanno letto la storia senza recensirla, chi l'ha messa nelle seguite, tra i preferiti e chi ha segnalato la storia tra le scelte. Grazie davvero di cuore. ❤️ Se vi va, ho pubblicato un'altra storia che si chiama «Scambio di coppia.» Vi lascio al capitolo. 





Edward non voleva lasciare Bella uscire dal letto. Ogni volta che lei cercava di liberarsi dalle coperte, lui la stringeva ancora di più, determinato a non lasciarla andare.

«Devo andare al lavoro e tu all’università» ricordò Bella, cercando di non ridere.

«Invece devi rimanere qui, tra le mie braccia, e io merito una doppia razione di coccole» rispose lui.

Bella, rimanendo tra le sue braccia, lo guardò con un sorriso enorme e disse: «Mhmm… va bene, ma solo cinque minuti.»

Cinque minuti che si trasformarono in dieci. Fecero una colazione veloce e poi Edward accompagnò Bella alla caffetteria.

«Lo so, sono in ritardo» ella cercò di giustificarsi con Mike, il quale di tanto in tanto si affacciava fuori dalla porta per controllare se vedeva arrivare sua cugina.

«Ti sembra questa l’ora di arrivare?»

«Scusa, non ha suonato la sveglia» disse Bella dirigendosi verso la stanza dello staff per cambiarsi, e Mike la seguì.

«Quindi, tu e Edward fate sul serio?» domandò Mike, dimenticandosi che sua cugina aveva fatto tardi.

«Sì. Domenica prossima i suoi hanno organizzato un pranzo e Edward mi ha chiesto di andarci.»

«Non pensi che sia un po’ troppo presto per le presentazioni in famiglia?»

«Ci conosciamo da poco, è vero, ma sento che Edward è il ragazzo giusto» disse indossando il grembiule e Mike l’aiutò ad allacciarlo.

«E io sono felice per te, Bella» disse con voce gioiosa.

Bella si voltò sorridente. «Grazie.»

***

«Mi raccomando: niente sesso sul divano e in cucina; ci tengo a quel tavolo» disse Edward a mo' di rimprovero, puntando l’indice della mano sinistra contro James. Ovviamente, scherzava.

«Spiritoso» borbottò James, arrossando leggermente sul viso a causa della presenza di Bella e di Victoria, che nel frattempo erano andate al bagno.

«Amore, sono pronta!» disse Bella, arrivando all’improvviso davanti alla porta della cucina.

«Eccomi!» Edward si voltò verso James prima di andare via, ricordandogli nuovamente, in tono scherzoso, di non fare sesso sul divano e in cucina.

«Ciao Edward» lo salutò James con voce leggermente irritata, chiudendo la porta.

Bella rise.

«Stai una favola, Bella» disse Edward, con gli occhi puntati su di lei mentre guidava. Quel jeans e quella camicia le davano un tocco casual e raffinato allo stesso tempo.

«Grazie, anche tu stai benissimo» rispose Bella.

«Mamma mi ha detto che ha cucinato un sacco di cose e ti ha preparato il tiramisù.»

«Non doveva. Perché le hai detto che è il mio dolce preferito?» chiese Bella, sentendosi un po' in colpa.

«Mia mamma è fatta così e sono sicuro che il tuo regalo le piacerà un sacco. Lei adora cucinare, quindi delle presine con inciso il suo nome e quello di papà sono perfette.»

Arrivarono puntuali. La casa dei genitori di Edward era situata vicino a Central Park ed era enorme, su due piani. Sotto c'erano le camere da letto, mentre sopra c'era la cucina, il soggiorno, tre stanze e tre bagni.

Contrariamente a come si pensa, ovvero che le persone ricche e dell'alta società sono molto snob e piene di sé, Esme e Carlisle erano persone molto alla mano, che detestavano le feste e i vestiti eleganti. Naturalmente, sul lavoro non potevano vestirsi casual, ma nei giorni di ferie, via camicie e cravatte.

«Finalmente ti conosco. Bella, giusto?» chiese Esme, accogliendola in casa con un sorriso. Esme indossava un paio di jeans e sopra una maglietta nera, mentre Carlisle indossava un abito casual.

«È un vero piacere, signora Cullen» rispose Bella con un leggero rossore sulle guance, porgendole un piccolo pacchettino bianco con un fiocco bianco. "Per lei. Ho pensato di portarle un piccolo pensiero."

«Oh, cara. Ma non dovevi.»

«Spero le piaccia» disse seguendo Esme fino in soggiorno. 

«Caro, è arrivata Bella e Edward» annunciò Esme. 

Carlisle si alzò dalla poltrona e andò incontro alla ragazza. «Carlisle, molto piacere» le porse la mano.

«Piacere, signor Cull…»

«Ah, niente signor Cullen e signora Cullen. Esme e Carlisle, d’accordo?» Bella annuì stringendogli la mano.

«Edward, Carlisle, guardate che bel pensiero che mi ha portato Bella. Cara, sono splendidi!» esclamò Esme, mostrandoli al marito e al figlio.

«Edward mi ha detto che ti piace molto cucinare e così ho pensato di farti incidere l’iniziale dei vostri nomi» spiegò Bella.

«Io adoro cucinare. A proposito, Edward ti ha detto che ho preparato il tiramisù?» chiese Esme.

«Sì, e non dovevi. Andava bene anche un gelato» disse Bella.

Esme le sorrise. «Ci sediamo a tavola?»

Sebbene se lo potessero permettere, i coniugi Cullen non avevano una cameriera, solo una colf che andava a pulire casa una o due volte alla settimana. Bella, seduta vicino a Edward, si alzò per aiutare Esme a portare i piatti in cucina.

«Cara, grazie.»

«È tutto buonissimo, Esme.»

«E vedrai il polpettone. Spero ti piaccia.»

«Sì, assolutamente. Grazie ancora per aver preparato il tiramisù, non dovevi» disse Bella. 

Portarono il polpettone. Bella prese i piatti e conclusero la cena con due fette di dolce a testa. Tra un boccone e un sorso di vino, Bella raccontò di sé, della sua famiglia e dei suoi progetti. 

Esme e Carlisle l’ascoltavano, osservando di tanto in tanto lo sguardo di Edward e vedendolo così felice, non poterono che esserlo per lui. Carlisle rivide negli occhi di suo figlio lo stesso amore che lui provava per Esme, così come lei rivide negli occhi di Bella lo stesso amore che lei provava per suo marito.

«È stato un vero piacere, cara» disse Esme.

«Sì, anche per me» rispose Bella con un sorriso.

«Mamma, papà. Grazie per l’invito e…»

«Edward, tesoro? Cosa ne pensi se li invitassimo a cena da te? Casa mia purtroppo non è grande e né così splendida, ma potremmo invitarli da te. Mi farebbe molto piacere» propose Bella, voltandosi verso Edward.

«Bella, accettiamo molto volentieri» disse Carlisle.

«Sì, assolutamente. Grazie dell’invito, Bella» disse Esme.

«Mi fa piacere, davvero» disse Bella.

Edward e Bella li salutarono nuovamente con la promessa che Edward si sarebbe messo d’accordo con la madre per la cena. Scesero mano nella mano.

«I tuoi sono fantastici!»

«Mi fa piacere che siete andati subito d’accordo, e grazie per l’invito a cena. Hai visto gli occhi di mamma?»

«Volevo ricambiare e penso che io ed Esme abbiamo tante cose in comune.»

«Dormi da me?» domandò aprendo lo sportello dell’auto.

«Non trovi che sia un po’ imbarazzante con James e Victoria nell’altra stanza?» commentò Bella, salendo in auto.

«Tu dici che lo hanno già fatto?» Edward entrò in auto e chiuse lo sportello. Una pacca gli arrivò sulla spalla.

«Cosa dici, Edward? Sono cose loro, private per giunta» disse imbarazzata.

«Be’, posso accompagnarti a casa e controlli se Victoria è a casa, e se non c’è, salgo su e mi fermo» propose allacciando la cintura, e partendo.

Bella ci pensò sopra per qualche istante e, nonostante si fosse sentita in imbarazzo quando lui le avesse parlato di James e Victoria, in quel momento l’imbarazzo svanì.

«Cosa ne dici?» chiese spostando per un secondo lo sguardo verso di lei.

«Infondo, è anche casa mia no? Per cui andata!»

«Allora, speriamo che la tua amica non ci sia. E poi, abitando sotto la caffetteria domani mattina voglio una tripla razione di coccole.»

«Posso dartene anche cinque razioni, perché domani apre Mike e io entro alle dieci.»

«Amore, così mi inviti a nozze.»

Bella rise e gli diede dello scemo. Arrivata a casa, Victoria non c’era. Bella si affacciò dalla finestra e fece cenno a Edward di salire.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** All I need is love ***


Buona sera, come state? Io ho iniziato a pubblicare una nuova storia, se vi può interessare si chiama “scambio di coppia” e dal titolo penso abbiate capito la trama della storia. È molto simpatica come storia, ma non ci sono scene erotiche perché (lo ammetto) non sono tantissimo brava con le descrizioni di quel tipo. Comunque, tornando a questa storia, siamo arrivati al penultimo capitolo. Volevo ringraziare tutti voi che l’avete letta senza lasciare una recensione, chi l’ha aggiunta alle seguite, le preferite e Raggio di Luna per averla segnalata al sito per le scelte. Questo gesto per ma ha rappresentato tantissimo, grazie di cuore. Vi lascio al capitolo, se vi va alla mia nuova storia e vi aspetto nelle recensioni.



 

 

«Ragazze, noi dobbiamo andare» disse James. 

Victoria lo baciò al volo. «Buona giornata, amore.» 

Bella fece altrettanto con Edward, lasciandogli svariati baci a fior di labbra, dopodiché lo guardò attraversare la strada, desiderosa che arrivasse presto la fine del turno. 

Prima di salutare Edward e di lasciarlo entrare in biblioteca - dove avrebbe passato l’intero lunedì pomeriggio - James gli diede una busta.

Edward la guardò curioso e si chiese cosa vi fosse dentro. Soldi no, di sicuro, e nemmeno bollette o altre cose da pagare. Mentre l’apriva, chiese a James cosa fosse. 

«Sabato prossimo tu e Bella sarete ospiti nella suite del Plaza Hotel. Ho pensato di farvi un piccolo regalo dopo quello che tu hai fatto a me presentandomi Victoria.»

«Grazie, ma non posso accettare. Anche perché in pizzeria come faccio?»

«Ti sostituisco io.»

«Ma dai, no. Così mi metti in imbarazzo.»

«Se non fosse stato per te non avrei mai conosciuto Victoria, te lo devo.»

«Cosa centra? E comunque è merito di Bella, è lei che mi è venuta addosso» precisò Edward.

«Quella ragazza è un vero e proprio uragano» commentò James. 

Edward rise di fronte a quella frase e non poté che dargli ragione.

Quel lunedì a New York il cielo non era coperto da molte nuvole, c’era molta luce solare e l'aria sembrava chiara e limpida.

Bella servì un cliente al tavolo e tornò dietro al bancone. Victoria stava preparando un caffè. Si rivolse a Bella: «James è stupendo, non trovi?»

«E perché, Edward? No dico, parliamone» disse Bella.

«Hai dimenticato che sono anche ricchi» ricordò Victoria, servendo un cliente al bancone.

Bella, che stava lavando alcune tazze, si fermò a riflettere su quella frase detta dalla sua amica. Edward le aveva detto di provenire da una famiglia molto ricca e quando erano andati a cena dai suoi, lo aveva visto con i suoi occhi.

Ma ella non aveva mai pensato, neanche per un momento, alla sua ricchezza.

«Scusami, ma non sono d’accordo e voglio sperare che Edward non pensi una cosa del genere, perché non è affatto vera. Io lo amo per la persona che è, non per i suoi soldi» puntualizzò mentre si puliva le mani sul grembiule.

«Torno subito. Cinque minuti, massimo dieci e sono qui» disse, togliendosi il grembiule.

«Bella, dove vai?»

Bella si precipitò alla Columbia ed entrò in biblioteca, dimenticando che fosse un luogo dove il silenzio era d’obbligo. Cercò con lo sguardo il tavolo dove era seduto Edward e, una volta trovato, lo raggiunse camminando a passo svelto.

«Ti devo parlare» disse con un tono di voce che suggeriva premura.

Edward alzò lo sguardo, sorpreso di vederla, e si preoccupò. L’espressione sul viso di Bella non lasciava trasparire nulla, a parte il tono della sua voce. Edward si alzò. «Bella, tutto bene?» domandò con preoccupazione.

«Edward, io voglio che tu sappia una cosa. Ma non qui, è troppo personale.»

Edward si rivolse al ragazzo prima di seguire Bella fuori dalla biblioteca. «Cos’è succ…»

Lei lo interruppe. «Io ti amo per la persona che sei, con i tuoi pregi e con i tuoi difetti. Non sto con te per i soldi o perché la tua famiglia è altolocata. E non voglio che lo pensi.»

Con un sorriso, Edward le afferrò il viso tra le mani. «Non lo penso affatto, Bella. Lo so che stai con me perché mi ami. Vieni qui» e la baciò teneramente, poi la strinse al suo petto, accarezzando i suoi capelli con movimenti delicati.

«Perché è la verità, Edward. Io ti amo per ciò che sei e non per la tua ricchezza.»

«Ma anche se fossi povero, io sono già ricco. Ho te, che vali più di tutto l’oro del mondo» disse con il cuore che gli batteva a tremila.

Il suono improvviso di un clacson gli ricordò che Marcus lo stava aspettando in biblioteca e, a malincuore, dovette salutare Bella. La ragazza tornò alla caffetteria con il cuore più leggero.

***

«Se non gli piacessi? James, sei sicuro che i tuoi genitori…»

James la guardò con uno sguardo così rassicurante che avrebbe tranquillizzato persino una persona con una pistola puntata alla tempia. Mentre lui era sicuro che la cena sarebbe andata più che alla grande, Victoria temeva che sarebbe stata cacciata di casa.

Ella non immaginava neanche quanto i genitori del ragazzo fossero entusiasti di conoscerla e non ci credette nemmeno quando James la riaccompagnò a casa.

La madre di James, oltre che complimentarsi con lei per la torta di ricotta che aveva portato (la definì squisita e volle anche la ricetta), disse al figlio di non farsi scappare una ragazza così a modo e così graziosa.

Victoria arrossì di fronte a quelle parole; non proveniva di certo da una ricca famiglia di industriali, e la casa dei suoi genitori era grande quanto la cucina e il soggiorno di casa loro messi insieme.

Ma si dovette ricredere sulla famiglia di James e, prima di salire a casa, dopo una dubbia razione di baci, si scusò con lui per aver pensato che i suoi genitori l’avrebbero sicuramente non accettata in famiglia.

***

Erano passate due settimane dalla cena a casa dei genitori di James, e Victoria non aveva mai smesso, nemmeno per un attimo, di raccontare alla sua amica come fosse andata la serata.

Bella era felice per lei, così come lo era anche per sé stessa; le loro vite avevano preso una direzione che non si sarebbero mai aspettate, tutto grazie allo scontro avvenuto tra Bella e Edward.

Le due amiche stavano pranzando prima di rientrare alla caffetteria.

«Perché ridi, Bella?»

«Pensavo all’incontro tra me e Edward, tutto qui» replicò Bella, bevendo un po’ d’acqua.

«È stata una benedizione quell’incontro. Ma non ti dimenticare, cara, che se io non ti avessi mai portata a New York, ora non saremmo felicemente fidanzate» puntualizzò Victoria, come se volesse prendersi tutto il merito della faccenda.

«Anche questo è vero, sì. Sei stata grande, Viky!»

«Uhm, mi stavi raccontando della cena con i genitori di James.»

«Ah sì. Dicevo… sua mamma è una donna veramente fantastica e anche suo padre; devi vedere che persone, ma di una simpatia e cordialità.»

«Come Esme e Carlisle. Mi hanno subito fatta sentire parte della famiglia, e pensa che tra due settimane Esme ci ha invitati nella loro casa a Philadelphia.»

«Io pensavo di invitare sua madre e suo padre a cena, magari potrei farlo quando tu e Edward non ci siete. Cosa ne pensi?»

«Sarebbe un’ottima idea. Basta che poi tu e James non fate cose strane.»

Naturalmente, Bella stava scherzando, ma l’amica non prese affatto quella battuta come tale; bensì diventò tutta rossa sul viso. A Victoria imbarazzava molto parlare di certi argomenti.

«Ecco le nostre principesse» disse Edward, arrivando con James. Andò vicino a Bella e le scroccò un bacio sulla guancia, poi disse: «Ciao amore, quanto ti sono mancato?»

«Mhmm, tanto. E io?»

«Tanto, tanto» disse. «Io e James ci siamo presi qualche minuto di pausa e abbiamo pensato di prendere un caffè con voi.»

«In realtà, tra poco inizio il turno e, più che un caffè, ci vorrebbe un bel bacio» disse James con lo sguardo rivolto verso Victoria.

Ella rimediò all’istante. «Ora va meglio?»

«Sì, molto meglio.» E si baciarono di nuovo.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Epilogo ***


Eccomi qui, con l’epilogo di questa storia che mi ha appassionata sin dall’inizio. Finalmente ho scritto una storia dove Jacob non era presente e non c’erano intrighi tra lui e Edward. Ultimamente mi stanno piacendo molto le storie dove Edward e James sono amici, non so il motivo. Ci tengo tantissimo a ringraziare voi che avete letto silenziosamente la storia (quindi senza lasciare recensioni), chi l’ha messa tra le seguite, le preferite, e Raggio Di Luna per averla segnalata alle scelte o tra le scelte non so come si chiama questa sezione. Grazie di cuore. Mi fa piacere sapere vi piacciono le mie storie, il mio stile e che le mie idee, a volte un po’ troppo fuori dal normale, vi piacciano. Un bacione grandissimo a tutti voi che l’avete seguita e, se vi va, trovate nella mia pagina una mia nuova storia.

 

 

Edward era in segreteria dell’ateneo e stava sfogliando dei moduli con sguardo attento e concentrato. Appena terminò di leggere, alzò lo sguardo in direzione di Bella ma lei non lo fece nemmeno iniziare a parlare. Lei sapeva che Edward voleva solo vederla felice, e lei per prima voleva realizzare il suo sogno. Ma non di certo in questo modo. Lo guardò negli occhi.

«Poter studiare qui sarebbe…»

«Sarebbe un sogno, Bella. Il tuo sogno e io voglio solo che tu realizzi. Nulla di più, amore.»

Edward sperava di riuscire a convincere Bella a fargli firmare i moduli per l’iscrizione alla facoltà di lingue straniere. Andarono avanti a discutere per un po’, creando una fila di persone dietro di loro che sbuffava chiedendo a gran voce quando avrebbero smesso di battibeccare. 

Edward affievolì il tono della voce.

«Dimmi solo di sì, Bella.»

«Non lo so, Edward» tentennò nuovamente.

«Sì che lo sai, amore. Tu vuoi diventare traduttrice e io voglio aiutarti a realizzare il tuo sogno. Lascia che firmi l’iscrizione all’università, fallo per me, per te soprattutto.»

«Tu lo sai, io non sto con te per i soldi e non voglio che tu…»

Edward la zittì portando due dita sulle sue labbra; il suo sguardo si fece più intenso e Bella pensò veramente di accettare. «Bella, lo so che non stai con me per i soldi. Lascia che realizzi il tuo sogno?»

Lei tentennò qualche istante, con il cuore che balzava nel petto; poi annuì timidamente. Edward sorrise. «Lo devo prendere come un sì?»

«Riavrai tutti i soldi indietro e ogni esame prenderò il massimo dei voti, e se non dovessi superare…»

«Andrai alla grande, fidati di me.»

«Edward, non fingere di non aver sentito ciò che ti ho appena detto.»

«Prenderai il massimo dei voti ad ogni esame, ho sentito» ripeté lui a mo’ di pappagallo, mentre lo sguardo di Bella non era affatto tranquillo né contento.

«Non mi riferivo a quello. Edward, io ci tengo a ridarti tutti i soldi.»

«Secondo te lo faccio per riavere i soldi indietro? Bella, amore mio…»

Bella lo supplicò nuovamente finché lui non cedette, ma solo per finta. Firmate le carte e parlato con la signora della segreteria, e firmati i moduli dell’iscrizione, uscirono mano nella mano, incrociando James e Victoria, entrare anche loro mano nella mano. L’amica di Bella notò che ella teneva tra le mani un fascicolo con scritto “Columbia University”, e ciò le bastò per capire che si era appena iscritta all’università. Bella notò lo sguardo di Victoria sul fascicolo.

«Eh sì, amica, da oggi sono una studentessa della Columbia.»

James lasciò un bacio sulla tempia di Victoria, poi disse come molto entusiasmo e gioia: «Tra poco lo sarà anche la mia Victoria.»

«E bravo James» commentò Edward, dando all’amico una pacca leggera sulla spalla.

«Come noi stiamo realizzando il nostro sogno, è giusto che anche loro realizzino il loro. Vero, ragazze?» esordì James.

«Sì, vero amore» rispose Victoria.

Era tutto perfetto come nei sogni di Bella e Victoria: entrambe fidanzate con due splendidi ragazzi e iscritte al primo anno di lingue straniere per realizzare il loro più grande sogno: diventare traduttrici. 

***

La casa di Edward e James era diventata anche di Bella e Victoria. Entrambe, infatti, avevano lasciato qualche cambio così da potersi fermare quando volevano. Finito di sparecchiare, si sedettero tutti e quattro a vedere un film sul divano. Edward chiamò Bella da parte, e andarono nella sua stanza da letto. Egli aprì il cassetto del comodino. «Per te» disse, tirando fuori una scatolina. «Spero ti piaccia.»

Bella aprì curiosa la scatolina. «Sarà sicuramente stupendo» disse. 

Tirò fuori una collana con il certificato Tiffany, assieme a un braccialetto, sempre della stessa collezione. La collana e il braccialetto erano elegantemente lavorati in oro bianco, con dettagli arricchiti da pietre preziose e caratterizzati da linee pulite e minimaliste. La collana presentava un pendente delicato e luminoso, mentre il braccialetto era sottile ma elegante, adatto a essere indossato in ogni occasione.

«Ti piacciono? Perché, se non ti piacciono, poss...» 

«Come potrebbero non piacermi? Sono meravigliosi, Edward!» Bella poggiò la scatolina sul letto e lo baciò sulle labbra dolcemente. «Grazie, amore.» Un sorriso spuntò sul volto del ragazzo e anche sul viso di Bella. «Quando li ho visti, ti ho subito pensato.»

«Mi aiuti a indossarli?»

«Certo, dammi.»

Edward l’aiutò a indossarli, dopodiché tornarono in soggiorno. Bella notò che Victoria aveva la stessa collana con lo stesso identico bracciale e capì che Edward e James si erano messi d’accordo. Lei e Victoria si scambiarono uno sguardo complice, mentre James fece l’occhiolino a Edward, il quale ricambiò. Poi, tutti e quattro tornarono a guardare il film.

«Bella, te l'hanno mai detto che sei un uragano?»

Lei volse lo sguardo in direzione di Edward. «Lo sono davvero?»

«Oh, sì che lo sei.»

«Ma cosa vai dicendo, James? Io non sono affatto un uragano» brontolò Victoria, mettendo il broncio.

«Tu una ne pensi e cento ne fai. Hai dimenticato come tu e Bella vi siete trasferite qui? E chi ha cercato di convincere Bella a dire la verità a Edward? Sempre tu. Oppure, vogliamo parlare di quando…»

Victoria lo baciò d’impulso, dimenticandosi della presenza dei loro amici. «Ti amo, ti amo, ti amo, James.»

James, pazzo di lei, approfondì il bacio. «Anch’io ti amo, Victoria.»

Un fischio arrivò nelle loro orecchie, seguito da un colpo di tosse. «Ehm, ragazzi, ci saremmo anche noi» disse Bella.

James e Victoria, imbarazzati, si ricomposero.

«Non so te, James» iniziò a dire Edward, per ricordargli della proposta che volevano fare alle ragazze.

«Cosa, Edward?»

«Ho la sensazione che questa casa sia un po’ vuota. Tu non credi?»

«Sai che ci stavo pensando anch’io?» rispose James.

«Be’, ma allora potremmo…» disse Edward.

«Cosa ne pensate ragazze?» chiese James alle due.

«Riguardo cosa?» domandò Bella.

«Vorremmo che voi veniste a vivere qui» disse James.

Gli occhi delle ragazze brillarono di gioia e un sorriso si diffuse sul loro volto. Si gettarono tra le loro braccia e iniziarono a riempirli di baci ovunque sul viso, soffermandosi poi sulle labbra.

«Mille volte sì, James» disse Victoria, perdendosi nel suo sguardo e nei suoi occhi.

«Sapevo che avresti detto di sì» disse James, baciandola.

«Non potevo rifiutare, amore. Dove abitiamo c’è un bagno solo e ogni mattina facciamo la lotta per decidere chi delle due deve andare per prima» disse Bella in tono scherzoso, lasciando un bacio sulla punta del naso di Edward.

«Bella! Io credevo che…»

«Amore, stavo scherzando. Accetterei di vivere con te anche se abitassi sotto un ponte.»

«Meno male, per un attimo ho creduto che tenessi più al bagno che a me.»

«Ma tu sei e resterai sempre la persona più importante della mia vita, Edward.»

«E tu, sei e sarai sempre il mio uragano, Bella» disse con un sorriso, dandole poi un lungo bacio…

E fu così che… direi di andare con ordine.

Purtroppo, James e Edward non riuscirono a realizzare il loro sogno di aprire uno studio tutto loro. L'idea iniziale era quella di acquistare un attico in centro e trasformarlo in uno studio. Ma il giorno della laurea avvenne un fatto che… Carlisle si avvicinò ai ragazzi con alcune carte in mano. Aveva preso una decisione molto importante per la sua carriera, ma anche per quella di suo figlio e di James, considerato da lui come un secondo figlio.

«Ci ho pensato tanto in questo anno e…» prese un lungo respiro da ciò che stava per dire, poi consegnò i fogli a Edward. «Vorrei cedervi lo studio» disse d’un fiato.

«Papà, ma sei sicuro?»

«Carlisle, ci hai ragionato bene?»

James era stupefatto quanto Edward.

«Basta cause, tribunali e celebrità. Voglio dare spazio ai miei figli» continuò rivolgendosi a James. «Lo sai che per me sei sempre stato come un figlio.»

«Papà, ma…»

«Carlisle, non so proprio cosa dire.»

«Potete dire di sì e firmare le carte» disse Carlisle.

«Prima tu, James?» domandò Edward al suo più caro amico, diventato ora socio in affari.

Due settimane dopo, Edward e James erano già impegnati nella fase di ristrutturazione dello studio, desideravano aggiungere un tocco moderno all'arredamento. Naturalmente, con l'aiuto delle loro splendide fidanzate, che scelsero le segretarie assicurandosi che non fossero troppo “stile Barbie.”

Quanto a Bella e Victoria, si laurearono anche loro a pieni voti, realizzando così il sogno di una vita: diventare traduttrici. Tuttavia, non riuscirono a restituire i soldi ai loro fidanzati, i quali non ne vollero sapere. Abitavano ancora tutti e quattro nella stessa casa?

Edward aveva deciso di lasciare la casa a James e Victoria, comprando un attico vicino allo studio, anche per avere un po’ di privacy con la sua splendida compagna. E Mike? Il ragazzo, oltre ad aver conosciuto l’amore della sua vita durante un seminario, era diventato socio della caffetteria dove prima di essersi laureato lavorava insieme a sua cugina e Victoria. Edward e James avevano rilevato il posto cambiandogli nome: «Caffetteria degli uragani.» Un nome un po’ insolito, ma per loro aveva un grande significato.

Bella e Victoria uscirono dal bagno, avevano una notizia molto importante da dare ai loro rispettivi fidanzati. James e Edward erano seduti sul divano e le stavano aspettando per guardare un film.

«Vi dobbiamo dare una notizia bomba» disse Bella.

«Il presidente degli Stati Uniti vi ha chiesto di tradurre una conferenza?» esclamò James.

«Molto meglio, vero Bella?»

Bella annuì. «Tra nove mesi arriveranno due piccoli uragani.»

Edward balzò in piedi, sicuro di aver capito proprio bene: Bella e Victoria erano incinte. «Dici sul serio? Bella, tu sei…»

«Due piccoli uragani? Victoria che sta succedendo?»

«Succede, amore mio,» Victoria si avvicinò al compagno e gli sorrise dolcemente, poi continuò «che la casa si allargherà e oltre che diventare papà, diventerai anche zio.»

Un sorriso enorme si stampò sul volto di James, che si alzò dal divano e strinse Victoria. «È meraviglioso, Viky. Grazie, amore.»

Edward, l’orecchio teso vicino alla pancia e un sorriso gigantesco sul suo viso, disse dolcemente: «Ciao uragano di papà, lo sai che anche la tua mamma è un uragano?»

Bella rise mentre intrufolava una mano tra i suoi capelli, Edward si alzò e le prese il viso tra le mani a coppa. «Grazie, Bella. Ti amo e ora che diventeremo genitori, ti amo ancora di più e non vi farò mai mancare niente.»

«Lo so, Edward. Anche io ti amo, come amo il nostro piccolo urgano» disse guardandolo amorevolmente negli occhi, poi lo baciò.

Fine. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4074582