Pathfinder: L'Invasione delle Zanne di Ferro

di Justice Gundam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La notte delle Zanne di Ferro ***
Capitolo 3: *** Il ponte di Phaendar ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Pathfinder: L'Invasione delle Zanne di Ferro

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Prologo

 

Anno 4711 del Computo di Absalom.

In una regione remota del Mare Interno, sulle sponde del Lago Encarthan, sorge una piccola nazione chiamata Nirmathas, un paese di orgogliosi combattenti che meno di un secolo prima era riuscito a conquistarsi l'indipendenza dalla nazione imperialista di Molthune.

Fondato come una provincia di Taldor, Nirmathas venne assimilato dall'Impero di Cheliax quando quest'ultimo dichiarò la sua indipendenza come nazione e si staccò da Taldor. In seguito, dopo il caos conseguente alla morte di Aroden e alla guerra civile che portò all'ascesa del casato dei Thrune, Nirmathas finì sotto il controllo di Molthune, che a sua volta si era staccato dall'Impero di Cheliax.

Ma non ci volle molto tempo prima che il popolo determinato e fiero di Nirmathas si rendesse conto che non avevano fatto altro che cambiare un padrone per un altro, e che finchè non fossero riusciti a prendere in mano la loro situazione e a lottare per migliorarla, non sarebbe mai cambiato nulla. L'eccitazione per la tanto agognata libertà dal dominio di Cheliax si trasformò ben presto in delusione... ed essa lasciò ben presto spazio ad un profondo risentimento. I nirmathiani si resero conto che se non avessero fatto qualcosa e non avessero lottato per i loro diritti, sarebbero sempre vissuti sotto il giogo di qualcuno - una condizione che per loro era insopportabile.

Le prime scintille di ribellione cominciarono ben presto ad ardere.

Tutto iniziò con piccoli, irrilevanti atti di sabotaggio che non facevano molto di più che disturbare la attività degli ufficiali di Molthune - niente più che azioni indipendenti che esprimevano la frustrazione degli indipendentisti.

Ma col tempo, questi piccoli atti di ribellione si fecero sempre più frequenti, fino ad accendere il fuoco della ribellione.

Per Molthune, fu un fulmine a ciel sereno. A partire dall'anno 4648 del Computo di Absalom, la Guerra della Libertà nel nord di Molthune cominciò ad infuriare. Iniziò come una serie di inefficaci schermaglie ed attacchi disorganizzati, finchè un eroe, il guerriero mezzelfo Irgal Nirmath, leader di un gruppo di partigiani che usavano i fitti boschi del Nirmathas come campo di battaglia, non riuscì, grazie alla sua abilità strategica e alle sue accorte tattiche di guerriglia, a riportare una serie di impressionanti vittorie.

Gli occupanti del Molthune vennero ricacciati indietro, e sempre più patrioti si unirono alle fila dei seguaci di Nirmath, aumentando sempre di più la loro reputazione e la loro forza militare. Nel giro di sette anni, il Nirmathas era stato quasi del tutto liberato, e in un'ultima battaglia, i partigiani si preparavano a costringere gli occupanti oltre il confine di Molthune.

In un disperato tentativo di demoralizzare la ribellione, elementi occulti del governo di Molthune ricorsero a metodi drastici. Eserciti di mercenari goblinoidi, orchi ed altri umanoidi selvaggi vennero assunti per rafforzare le truppe molthuniane, e alla vigilia della battaglia finale, Irgal Nirmath vene assassinato da sicari assoldati da terze persone sconosciute.

Il governo di Molthune si aspettava che la perdita del loro idolo e comandante avrebbe gettato i nirmathiani nello sconforto, e avrebbe fatto volgere la battaglia decisiva a favore delle forze di occupazione.

Il governo di Molthune aveva fatto male i calcoli.

L'esercito di liberazione sembrò come galvanizzato. I nirmathiani combatterono con ancora più vigore e tenacia, decisi a seguire l'esempio del loro leader, che anche nella morte restava un simbolo del loro ardimento e del loro desiderio di libertà. Gli occupanti del Molthune, non aspettandosi una simile resistenza, cominciarono a vacillare, e infine vennero sconfitti e messi in rotta. Nonostante le terribili perdite, i partigiani avevano vinto, e Nirmathas potè ottenere la tanto agognata indipendenza.

Ma Molthune non si rassegnò mai alla perdita di Nirmathas. Nel corso dei decenni, la nazione ha continuato le rappresaglie, e la guerra è andata avanti con alterne fortune, ma senza che nessuna delle due parti riuscisse ad ottenere delle conquiste definitive. Numerose offensive militari sono state tentate da parte di Molthune, ma finora tutte si sono risolte in un nulla di fatto.      

Nel corso di tali schermaglie, una legione di mercenari hobgoblin al servizio di Molthune, conosciuta come la Legione delle Zanne di Ferro, si è distinta per le sue tattiche brillanti e spietate, e ad essa si devono numerosi successi delle forze armate molthuniane. Al momento, non si sa nulla dello status o dell'attuale ubicazione delle Zanne di Ferro, e nemmeno se la divisione sia ancora attiva. Ma questo non ha fermato le schermaglie ai confini, nè i tentativi di Molthune di riappropriarsi delle terre che considerano appartenere loro di diritto.

Nella decennale guerra tra Nirmathas e Molthune, una delle più lunghe e cruente della tormentata storia di Golarion, sta per essere scritta una pagina importante, e forse l'ultima.

 

oooooooooo

 

Nonostante la guerra tra Nirmathas e Molthune fosse sentita ovunque nel piccolo stato di ribelli e guerriglieri, c'erano ancora dei luoghi che vivevano in relativa tranquillità.

La piccola città di Phaendar è esistita per più di tre secoli, fin dalla costruzione dell'omonimo ponte sul fiume Marideth. All'inizio, Phaendar non era niente più che un punto di sosta sulla via commercile che l'Impero di Cheliax usava per trasportare merci alle sue colonie nelle regioni più a nord. Nel corso di tanti anni, la popolazione non ha mai superato i settecento abitanti, ed è cambiato molto poco anche con la guerra per l'indipendenza che continua ad impegnare Nirmathas.

Phaendar, in effetti, è una località di valore tattico e strategico trascurabile... e proprio per questo, è una meta prediletta da coloro che vogliono lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra, un passato difficile o i ricordi di una vita che li ha lasciati delusi e feriti...

 

oooooooooo

 

L'arco si tese lentamente sotto le attente mani del ranger che lo teneva con il piglio sicuro di un veterano, e lo sguardo acuto dell'uomo osservò le cime degli alberi leggermente piegate dal vento, valutandone attentamente l'intensità e la direzione. Con la pazienza e la calma di un esperto arciere, il cacciatore si immobilizzò e attese, stando attento anche a controllare il proprio respiro. Consapevole che avrebbe avuto una sola possibilità, restò in silenzio e tese tutti i sensi, lo sguardo fisso sul gruppo di fagiani che razzolavano a diversi metri di distanza, pronto a cogliere il momento giusto.

Per diversi secondi, nulla si mosse...

Poi, con un frullo d'ali, un grosso fagiano si involò, staccandosi da terra per non più di un metro. Per il cacciatore, fu il segnale. Mollò la corda dell'arco, e una freccia sibilò attraverso laria e trafisse la preda, che cadde a terra morta mentre il resto dei fagiani si dava alla fuga. Un attimo dopo, dalle fronde vicino al cacciatore uscì uno splendido esemplare di lupo dal mantello grigio e bianco, che corse verso il fagiano morto e lo afferrò tra le fauci, per poi riportarlo all'arciere.

"Ottimo lavoro, Feargus." disse l'uomo con voce profonda, accarezzando il lupo sulla testa mentre quest'ultimo appoggiava delicatamente a terra la preda. "Sembra che anche per stasera ci siamo procurati la cena, eh?"

ll suo fedele compagno emise un breve uggiolato di soddisfazione, e il cacciatore si chinò sulla loro preda, in modo da controllarne lo stato e vedere se era possibile recuperare la freccia. Vedendo che quest'ultima parte sarebbe stata difficile, l'uomo alzò le spalle e prese con sè il fagiano, poi fece cenno al lupo di seguirlo. "Okay, Feargus. Direi che siamo a posto, per adesso." affermò. "Torniamo pure a Phaendar. Credo che Aubrin sarà abbastanza colpita quando le mostreremo cosa siamo riusciti a prendere."

Il cacciatore si rimise in spalla l'arco, e lui e il suo compagno ripresero la strada verso il loro villaggio, incamminandosi tra gli alberi e i folti arbusti delle grandi foreste del Nirmathas. Ormai era parecchio tempo che frequentavano quelle zone, e la foresta attorno a Phaendar non aveva più segreti per loro...

"E' già passato tanto tempo da quando me ne sono andato da Riddleport..." pensò tra sè l'uomo, sfregandosi il mento coperto da una barba appena accennata, che si accompagnava bene con i suoi baffi altrettanto ben rasati e una chioma di capelli biondi scuri tagliati corti. Pur avendo da poco superato i quarant'anni, Damon Vancaskerkin si teneva ancora in forma, a parte qualche fastidio dovuto all'artrite di cui cominciava a soffrire - una conseguenza abbastanza comune di una vita passata tra i rigori delle terre selvagge. Era un uomo alto e robusto dall'espressione seria ed attenta, e pur non essendo quello che si sarebbe definito un adone, era comunque dotato un certo fascino. I suoi vestiti erano di colore neutro, pratici e adatti alla vita nei boschi, con un mantello con cappuccio per proteggersi dalle intemperie, ma non faceva nessun tentativo di nascondere l'arco composito, dall'aspetto un po' grezzo ma perfettamente funzionale, che portava alla spalla.

"Già, saranno passati sette anni, ormai... anche quegli scavezzacollo dei miei nipoti se ne sono andati da quel posto schifoso e hanno trovato fortuna altrove..." disse tra sè. "Sono contento per loro. Per quanto mi riguarda, beh... finalmente ho trovato un posto dove il nome della nostra famiglia non viene pronunciato con disprezzo. Anche se soltanto perchè non è conosciuto."

Damon fece un sorriso amaro - le sue esperienze a Riddleport gli avevano insegnato che dire "famiglia" era come dire "rottura di scatole" con una sola parola invece che tre, e questo era uno dei motivi per cui non si era mai sposato. Ma se non altro, i suoi nipoti da parte di suo fratello maggiore Saul erano una gradita eccezione a quella regola... e adesso che sapeva che anche loro si erano rifatti una vita altrove, si sentiva molto più tranquillo.

E Phaendar era il luogo adatto per passare il resto della sua vita, dopo tutto il sangue che aveva visto e le cose che si era trovato a fare. La guerra tende a sradicare completamente le illusioni e la fiducia in qualunque ideale per il quale venga fatta, e questa "guerra per la libertà del Nirmathas", per quanto legittima, non era un'eccezione. Per Damon, era stato soltanto un mezzo per guadagnarsi da vivere come mercenario, mettendo la sua abilità con l'arco al servizio dei partigiani e dei ranger di Chernasardo - i guerriglieri d'elite di Nirmarthas.

Ma ora, lui era soltanto Damon, cacciatore, guida e boscaiolo della piccola città di Phaendar. E per quanto lo riguardava, lo sarebbe rimasto per il resto della sua vita.

 

oooooooooo

 

Quella notte, nella piazza centrale di Phaendar...

L'intera cittadina era immersa nel silenzio e nell'immobilità, illuminata soltanto da una pallida luna piena e da innumerevoli stelle. Di tanto in tanto, qualche lieve suono o qualche movimento, da parte di qualche animale o di qualcuno che, ancora a quell'ora tarda, vagava per le strade della piccola città. A parte questo, però, Phaendar era immersa in una quiete che sembrava quasi fuori luogo, in un paese così turbolento e martoriato dalla guerra.

Un lieve suono di passi accompagnò l'arrivo di una figura vestita di abiti da contadino, con una camicia consunta, un paio di pantaloni di tela grezza e un paio di sandali. Camminando lentamente, in apparenza curvo sotto il peso degli anni e della fatica nei campi, l'uomo passò attraverso la piazza principale di Phaendar e si diresse verso un gruppetto di modeste case. Si mise una mano nella tasca destra con espressione indifferente... e dalla tasca cadde qualcosa che finì per terra con un tintinnio cristallino, appena percettibile.

Poi, l'uomo ingobbito raggiunse il gruppo di case più vicino e scomparve dietro un uscio, e Phaendar tornò nella quiete della notte...

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

 

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Capitolo 2
*** La notte delle Zanne di Ferro ***


Pathfinder: L'Invasione delle Zanne di Ferro

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 1 - La notte delle Zanne di Ferro

 

La tranquilla cittadina di Phaendar, una città di poco più di quattrocento residenti, sorgeva sulla riva meridionale del fiume Merideth, ad un tiro di freccia dalla misteriosa e minacciosa foresta di Fangwood. Per Phaendar, le merci di scambio arrivavano tramite un ponte - chiamato, in maniera non certo fantasiosa, Phaendar Bridge, l'unico punto in cui era possibile attraversare il grande fiume infestato di rapide per decine di miglia a nord e a sud. Per questo motivo, raramente a Phaendar si vedeva qualcosa di eccitante o emozionante. L'eccezione a questa regola era il Festival del Mercato: una volta ogni tre mesi, contadini, pastori e mercanti provenienti dalle praterie di Nesmian, taglialegna della foresta di Fangwood e commercianti delle Colline Vuote arrivavano a frotte nel piccolo villaggio per due giorni di festeggiamenti, scambi, trattative e divertimento. Il Festival del Mercato era un'occasione speciale per ricevere notizie dalle regioni vicine, comprare e vendere merci rare e trovare un po' di diversione in una vita fin troppo tranquilla e monotona. Anche commercianti della "grande città" di Tamran partecipavano all'evento, facendo sì che la sonnacchiosa cittadina raggiungesse il doppio dei suoi abitanti.

Non che questo cambiasse molto le cose per Damon e il suo fedele Feargus. Quella sera, l'ex-mercenario e il suo compagno erano tranquillamente seduti ad un tavolo nella taverna locale; la Radice di Faggio, un posticino che distaccava dal resto di Phaendar per la sua atmosfera festosa ed accogliente, e che in quei giorni faceva affari d'oro grazie all'afflusso di visitatori provenienti da molte altre zone del Nirmathas. Mentre attorno a lui molti ballavano e festeggiavano al suono di alcuni musicanti di modesto talento, Damon stava gustandosi un piatto di carne arrostita e un boccale di birra... e poco più in là, un nutrito gruppetto di avventori erano riuniti attorno ad un grande tavolo circolare di legno duro, ad ascoltare le storie di una celebrità locale - Aubrin la Verde, la più ammirata e rinomata cittadina di Phaendar.

"Allora, io sono lì, e mi metto a pensare: quando mai mi capita di nuovo l'occasione di parlare ad un orso?" stava raccontando in quel momento Aubrin, salendo sul tavolo per farsi vedere meglio, con un'agilità che pochi avrebbero immagino in una persona con una protesi alla gamba sinistra. Aubrin la Verde era una donna di colore sulla trentina d'anni dall'espressione acuta ed intensa, i capelli ricci tagliati corti, e un paio di orecchini ad anello, il cui nomignolo si doveva al colore dei suoi vestiti - una camicia dalle maniche lunghe con un paio di pantaloni ed un mantello imbottito di pelliccia. Portava al collo una catenina dorata alla quale era appeso un simbolo che ricordava un boccale di birra stilizzato: il simbolo sacro di Cayden Caillean, il dio del vino e della libertà, e la divinità a cui Aubrin era devota. Tuttavia, per quanto inusuale fosse il suo aspetto, il particolare che molti avrebbero notato per primo era la protesi che la giovane donna portava sulla gamba sinistra. Non si trattava di una mutilazione dovuta ad una battaglia o ad un incidente. Per puro caso, Aubrin era nata con la gamba sinistra incompleta e terminante al ginocchio, ma questa mancanza non l'aveva mai rallentata e non le aveva impedito di trovare un posto tra i ranger di Chernasardo.

"E così, prima che l'orso si rimetta in piedi e mi venga addosso, io guardo il plantigrado dritto negli occhi e gli faccio... hehehee... gli faccio..." Aubrin si prese un istante per modulare la propria voce, in modo da suonare aulica e solenne. "Hey, amico, guarda che tutto quello che voglio è il miele! Le api te le puoi tenere tu!"

La sala principale della Radice di Faggio esplose in un coro di risate, e Aubrin raccolse un boccale di birra schiumante e prese una lunga sorsata, poi si pulì la bocca con il dorso della mano e concluse la battuta. "Ah, ma non vi preoccupate! Tutto si è risolto per il meglio tra noi due! Siamo diventati... compagni, si può dire! Ed è saltato fuori che questo orso era in realtà un'orsa! E ha dato ad un suo cucciolo un nome in mio onore! Ora che ci penso, un giorno dovrei davvero fare visita al piccolo Ahia-Ci-Sono-Troppe-Api!"

A quel punto, neanche il riservato Damon riuscì a trattenere una risata a mezza bocca. Era questo il motivo per cui gli piaceva così tanto Phaendar - era una città in cui anche uno come lui poteva dimenticare il suo passato e fare una vita modesta ma tranquilla, un lavoro onesto per quanto poco vistoso, in un'atmosfera rustica ma accogliente. Tagliò un bel pezzo di carne arrostita e la diede a Feargus, che la divorò con gratitudine e agitò affettuosamente la coda.

"Hey, vedo che c'è anche il nostro amico cacciatore!" esclamò Aubrin, voltandosi verso Damon e agitando la mano libera per salutarlo con trasporto. "Perchè non vieni con noi, Vancaskerkin? Dividi con noi qualche storia!"

L'uomo sospirò con un sorriso amaro. Non ce l'aveva certo con Aubrin e il suo circolo di amici, ma rivangare quello che aveva fatto e visto nella sua carriera di mercenario non era esattamente la sua attività preferita. E certo non in mezzo a quella folla. "Grazie, signorina Aubrin, ma ho già fatto le mie scuse quando dico che non penso che vi piacerebbero le mie storie." affermò Damon. "Non sono un gran narratore. E le storie di guerra tendono a non attirare troppo la simpatia del pubblico."

"Scuse magre, Vancaskerkin!" esclamò con un allegro battito di mani la locandiera. Jet, un'alta signora di mezza età, di etnia mista Shoanti e Varisiana, con i capelli corvini legati in due trecce e una fascia di stoffa verde sulla fronte, era conosciuta per essere una delle più grandi fan delle storie di Aubrin la Verde. Anche perchè attiravano più clientela e le permettevano di servire più birre, soprattutto in un momento in cui Phaendar brulicava di forestieri e mercanti. "Perchè non ci racconti di quando hai incontrato Feargus, eh? Credo che a questi signori piacerebbe!"

Il lupo addomesticato mosse la coda e guardò il suo padrone come se volesse convincerlo a partecipare alla gara di racconti... e Damon alzò le spalle e accarezzò il suo compagno sulla testa. Questa era una proposta alla quale neanche un solitario come lui poteva resistere.

"Va bene, visto che me lo chiedete voi..." disse Damon, mettendo da parte il suo pasto consumato solo per metà. Con un cenno a Feargus, il cacciatore raggiunse la grande tavolata alla quale erano riuniti Aubrin e i suoi compagni. "Okay. Allora, voi mi conoscete abbastanza bene, credo. Sapete che sono di Riddleport, e me ne sono andato da lì perchè non mi andava di partecipare alle malefatte di mio fratello. Cercavo un lavoro... qualcosa di onesto, che mi permettesse di sopravvivere senza troppe difficoltà, e visto che me la cavavo con arco e frecce, mi sono unito ai partigiani di questo grazioso paesino."

"Viva il cacciatore di Riddleport!" esclamò un'entusiasta vocetta femminile.

Damon fece un mezzo sorriso e accarezzò Feargus sulla testa. "Io e un paio di reclute stiamo facendo un giro di perlustrazione sui boschi di Fangwood, vicino a Forte Ristin." raccontò, facendo il nome di una delle principali basi del ranger di Chernasardo, i principali difensori di Nirmathas. "Insomma, non si era visto nessuno da un bel po'. Ci era stato detto che da quelle parti si trovavano dei gruppetti di infiltrati molthuniani, ma... o l'informazione era sbagliata, o quella gente ha pensato bene di levare le tende e tornarsene a casa. Fatto sta che è tutto il giorno che andiamo su e giù come dei cretini per Fangwood, e arriva il momento di tornare alla base."

Damon prese un sorso di birra e continuò a narrare. "Insomma, siamo là che discutiamo se sia il caso di tagliare per Forte Nunder, quando sentiamo un po' di confusione provenire da una radura tra gli alberi... e andiamo a dare un'occhiata. Beh, non ci troviamo davanti qualcosa come una dozzina di quegli schifosi gnefri che si divertivano a tormentare alcuni cuccioli di lupo? Avevano ucciso la madre, e volevano fare lo stesso con i suoi piccoli. Ma ecco che noi interveniamo... erano in tre contro dodici, e ciò nonostante noi andiamo là e cominciamo a farli fuori! Io prendo il mio arco, incocco una freccia... e faccio un centro perfetto, giusto nell'occhio sinistro di uno di quei piccoli bastardi!"

"Bel colpo! Ben dato!" esclamò un giovane seduto poco lontano da lui. Gli gnefri, crudeli folletti della foresta imparentati alla lontana con i gremlin, erano notoriamente creature maligne e feroci, e a tutti gli abitanti di Phaendar faceva piacere sentire di quando venivano messe al loro posto.

"Prendiamo le nostre spade e ci lanciamo all'attacco... e in men che non si dica, la radura si riempie di gnefri morti." continuò Damon. "Per quanto riguarda noi, soltanto uno si è fatto male. Una di quei piccoli stronzi lo aveva colto di sorpresa e gli aveva ficcato uno spadino in uno stinco. Ma non è vissuta abbastanza a lungo da vantarsene. Insomma, non c'è stata storia. Abbiamo fatto fuori quegli gnefri e poi... beh, abbiamo pensato che quei lupacchiotti avrebbero potuto tornarci utili in futuro, quindi li abbiamo presi con noi, uno ciascuno, e li abbiamo allevati. E a me è toccato... proprio il migliore di tutti, vero, Feargus?"

Il lupo uggiolò soddisfatto mentre il suo padrone e amico lo accarezzava sulla testa. A volte Damon aveva davvero l'impressione che Feargus capisse tutto quello che lui diceva. "E così è andata. Niente di eclatante, come potete vedere. Ma questo piccolo episodio, che per un ranger di Chernasardo è roba di routine, mi ha fatto conoscere il mio migliore amico." affermò con un sorriso appena visibile.

Alcuni degli avventori applaudirono alla storia di Damon. "Aaah, proprio una storiella simpatica ci ha raccontato il nostro cacciatore!" affermò Jet, per poi volgere lo sguardo ad Aubrin, che stava prendendo una lunga sorsata dal suo boccale di birra. "Ma perchè non ci stupisci ancora con qualcuna delle tue imprese quando eri con quelli di Chernasardo? Tipo... quando per poco non vi imbattevate nello Sfregiatore?"

"Porca miseria, Aubrin!" esclamò la voce di un uomo, un po' alterata dall'alcol che aveva in corpo. "Davvero stavate per incontrare quel maledetto drago? Non è lui che per poco non ti portava via la vista, quella volta?"

"No, no, quello è stato un nido di ankheg!" rispose prontamente Aubrin. Anche la sua voce cominciava ad essere strascicata a causa delle birre che si era tracannata... "Ma che ho visto da vicino quel lucertolone dall'alito puzzolente... questo è vero!"

"E allora raccontacelo, Aubrin! Vogliamo sapere anche noi!" esclamò un ragazzo, battendo il boccale sul tavolo di legno per incitare la ranger. Altri avventori si unirono al coretto, e anche Damon dovette ammettere che era curioso di saperne di più. Erano pochi coloro che incontravano il crudele drago nero Ibzairiak lo Sfregiatore e sopravvivevano per raccontarlo... e ancora meno lo facevano con il corpo e la mente intatti.   

"Hahahahaaa! Va bene, va bene! Non fate casino, che adesso vi racconto tutto!" esclamò allegramente la ranger di colore. "Okay, ascoltatemi bene, che Cayden mi fulmini se non è vero..."

CRAAAAAAAASH!

E Aubrin venne fulminata.

Ma non da Cayden.

Tutto avvenne in una frazione di secondo, così rapidamente che per un attimo gli avventori non riuscirono neanche a rendersi conto che fosse successo.

La porta d'ingresso della Radice di Faggio era stata sfondata, ed era caduta a terra con uno schianto assordante...

E un attimo dopo, un giavellotto aveva attraversato il salone principale della taverna e aveva colpito Aubrin al fianco sinistro, penetrandole nel costato di diversi centimetri!

Un grido agonizzante risuonò nella sala mentre la ranger, gravemente ferita, crollava al suolo rovesciando ciò che era stato appoggiato sul tavolo... e prima che gli avventori potessero rendersi conto di cosa stava accadendo, due figure umanoidi dall'aspetto brutale e feroce fecero irruzione nella taverna, armate di spade e pesanti scudi metallici! Erano due umanoidi glabri dalla pelle grigia, dall'espressione maligna e dalle orecchie lunghe ed appuntite, che indossavano delle uniformi con sopra pettorali d'acciaio ottimamente tenuti, stivali pesanti e protezioni in ottimo acciaio sulle gambe e sugli avambracci!

"Hobgoblin..." mormorò Damon allarmato. Il cacciatore scattò in piedi ed afferrò istintivamente il suo arco, mentre Feargus si piazzava davanti al suo padrone e cominciava a ringhiare ai due ospiti non autorizzati, e diversi avventori si raccoglievano attorno ad Aubrin per prestarle soccorso, sperando che non fosse già troppo tardi. Con un ringhio, uno dei due aggressori sferrò un calcio ad una sedia vicina, mentre il suo compagno puntava la spada contro i clienti e ringhiava qualcosa in una lingua che per fortuna Damon riconobbe subito.

"Umani!" ringhiò uno dei due hobgoblin, parlando nella lingua dei goblin. "Noi, la Legione delle Zanne di Ferro, prendiamo possesso della vostra città! Uscite senza fare storie!"

"Che cazzo..." mormorò Damon, stringendo una mano sul proprio arco. Il cacciatore riuscì a gettare un'occhiata oltre i due hobgoblin... e con orrore, si rese conto che Phaendar stava bruciando! La città era immersa nell'infernale bagliore delle case che bruciavano, mentre dozzine, forse centinaia di soldati hobgoblin invadevano le strade! I festeggiamenti degli abitanti erano ora rimpiazzati dalle urla di panico di chi fuggiva e dalle grida dei moribondi, e le vie di Phaendar erano costellate di morti e feriti. La festante e pacifica comunità si era improvvisamente trasformata in un agghiacciante mattatoio, e nella taverna risuonavano già i rumori infernali provenienti dall'esterno.

"N-no..." mormorò una voce femminile tra gli avventori. "Phaendar... Phaendar è..."

"Il vostro ridicolo villaggio è ora di proprietà della Legione delle Zanne di Ferro!" ringhiò uno dei due hobgoblin, parlando un Taldanese abbastanza fluente. "La vostra scelta è semplice: o diventare nostri schiavi, o morire."

La locandiera, Jet, reagì con prontezza. Si abbassò rapidamente e afferrò una balestra nascosta sotto il bancone, la imbracciò e sparò un quadrello contro lo hobgoblin più vicino. Ma il soldato hobgoblin reagì con prontezza e alzò il suo scudo metallico, sul quale il dardo rimbalzò, lasciando soltanto un'ammaccatura.

"Ma andate a farvi fottere tutti quanti!" esclamò la donna, mascherando la paura. "Credete di venire qui... e fare quello che volete? Io non ci sto!"

"Oooh, abbiamo una dura qui!" sghignazzò il secondo hobgoblin, senza mai perdere di vista gli avventori terrorizzati e raccolti attorno al corpo apparentemente inerte di Aubrin. "Cosa credevi di fare, donnetta? E' il caso che qualcuno vi insegni qual'è il vostro posto! Voi umani avete oppresso per secoli noi goblinoidi... ma adesso le parti si sono invertite!"

"Io dico che questa donna sarà un'ottima schiava!" replicò il primo soldato hobgoblin, passando nuovamente all'acuta ed aspra lingua dei goblin. Con un ghigno feroce, si avvicinò al bancone della taverna, senza lasciare a Jet il tempo di ricaricare la balestra. Con un movimento fluido, puntò alla gola di Jet una lunga spada e le premette la punta sulla pelle del collo. Un rivoletto di sangue cominciò a scorrere dal punto in cui la lama aveva bucato la pelle, e Jet rabbrividì e lasciò cadere a terra la balestra. "Che ne dici, collega? Il tenente Scarvinious sarà contento di avere una che gli cucini qualcosa di meglio della sbobba di ogni giorno, eh?"

"Giusto! E magari darà anche a noi una ricompensa!" rispose l'altro con un ghigno di vittoria, per poi rivolgersi di nuovo agli avventori con cipiglio minaccioso. "Allora? Siete ancora qui, omuncoli? Fuori! Dobbiamo fare una cernita! Vedremo chi di voi andrà bene come schiavo, chi come cibo... e chi come bersaglio per fare pratica!"

"Aspettate!" esclamò Damon, facendosi avanti per cercare di sbrogliare la situazione... anche se effettivamente, aveva la netta sensazione che tutto quello che stava facendo era guadagnare tempo. Oh, beh... a volte, guadagnare il tempo necessario era tutto quello di cui c'era bisogno. Il cacciatore si voltò verso il resto degli avventori e fece un cenno di intesa, poi cercò di parlare con gli hobgoblin.

"Possiamo metterci d'accordo. Se sapessimo perchè siete qui, qual è il vostro scopo... magari potremmo venirvi incontro." affermò, parlando anche lui in goblinoide. "Non ci sarebbe bisogno di combattere inutilmente. Prima di tutto...perchè non lasciate andare quella donna e non ci permettete di prestare le prime cure alla nostra compagna?"

"Non c'è niente che voi possiate offrirci, omuncolo!" ringhiò lo hobgoblin che teneva in ostaggio Jet. "Noi siamo qui per il futuro della nostra razza! E tu, resta fermo dove sei, se non vuoi che apra la gola a questa signora!" Avvicinò ancora di più la lama al collo di Jet, che nonostante la paura mantenne il sangue freddo e prese un profondo respiro.

"Okay. Okay, stai calmo." disse Damon, mostrando le mani vuote per far capire agli hobgoblin che non aveva intenzione di fare scherzi. Nel frattempo, però, fece un segnale con le dita, e Feargus si acquattò dietro un tavolo, stando bene attento a non farsi notare dagli hobgoblin. "Allora... cosa sta succedendo? Potete spiegarmi cosa state facendo? Che cosa volete da noi?"

"Non c'è bisogno di spiegarvelo! Lo vedrete presto con i vostri occhi!" ringhiò il primo hobgoblin, mentre dall'esterno riprendevano le urla e il frastuono della battaglia che ancora si stava combattendo. Gli abitanti della piccola città cercavano disperatamente di mettere mano alle armi e opporre resistenza. "Ed ora, fuori tutti! Fuori, o cominciamo a tagliare un po' di teste!"

"Quindi, non c'è caso che ci possiamo mettere d'accordo pacificamente, giusto?" chiese retoricamente Damon.

Il secondo hobgoblin grugnì rabbiosamente. "Non hai sentito quello che abbiamo detto? Fuori! Ultimo avvertimento, o la vostra locandiera muore!"

Nonostante tutto, Damon riuscì a sfoderare un piccolo ghigno di vittoria. "Beh... peccato, signori. Forse avreste dovuto accettare." affermò. Quando gli hobgoblin corrugarono la fronte rabbiosamente, Damon schioccò le dita... e in un lampo, Feargus emerse dal suo nascondiglio e si gettò con tutto il suo peso addosso allo hobgoblin che teneva Jet in ostaggio! Il soldato hobgoblin, colto di sorpresa, ebbe appena il tempo di sgranare gli occhi prima che il possente lupo gli fosse addosso, e le sue poderose fauci si chiusero attorno alla sua gola per poi trascinarlo a terra con un tremendo frastuono metallico!

L'altro hobgoblin trasalì e afferrò un arco che portava a tracolla... ma Damon si mosse ancora più velocemente e raccolse il suo arco. Nel giro di due secondi, il cacciatore veterano prese una freccia dalla faretra, la incoccò rapidamente e scagliò un colpo mortalmente preciso, mandando la freccia nell'apertura tra il pettorale e l'elmetto dell'hobgoblin!

Con un ringhio strozzato, l'invasore si abbattè al suolo agonizzante, mentre il suo compare esalava l'ultimo respiro tra le fauci di Feargus. Immediatamente, due avventori andarono a controllare che Jet stesse bene, ma la locandiera era fortunatamente rimasta illesa, a parte un forte spavento, e indicò ai suoi clienti Aubrin, che era ancora a terra sanguinante.

"Bel lavoro, Feargus!" Damon si complimentò con il suo fedele compagno, poi rivolse la sua attenzione ad Aubrin. "Aubrin! Come sta?"

"Ha... ha subito un brutto colpo! Per poco questo giavellotto non la ammazzava..." mormorò un ragazzo, cercando in qualche modo di estrarre la punta acuminata dalle carni insanguinate della ranger. "Dobbiamo... dobbiamo fare qualcosa, e in fretta! Non... non so quanto potrà reggere in questo stato!"

"Maledizione, se solo avessi una pozione curativa..." disse Damon. Si mise a cercare tra il suo equipaggiamento, sperando di trovare una fialetta di pozione. "Dannazione, e pensare che me ne porto sempre dietro almeno un po'..."

"Aspettate! Qui ci penso io!" esclamò una voce femminile dal tono deciso. Una giovane donna dai capelli neri a caschetto e dall'aria vispa, vestita di un grazioso abito giallo con pantaloni neri e stivaletti alle caviglie, saltò agilmente oltre un tavolo, tenendo in mano una fialetta di liquido ambrato, e raggiunse il gruppo di avventori raccolto attorno ad Aubrin. Dopo aver fatto cenno di farle spazio, si chinò accanto alla ranger ferita e stappò la fialetta. "Okay, ascoltatemi... so che non sarà semplice, ma dobbiamo fare così se vogliamo salvare la signorina Aubrin. Signore... lei cerchi di estrarre quel giavellotto, mentre io mi occupo di versare questa pozione curativa in bocca alla signorina!"

"Okay, ragazza. Spero che tu sappia quello che stai facendo." disse Damon, mentre Jet si affrettava  ad assisterlo e a tenere ferma Aubrin. La ragazza più giovane fece un cenno con la testa e cominciò a versare il liquido guaritore in bocca ad Aubrin, goccia dopo goccia... mentre Jet e Damon cercavano di estrarre il giavellotto dal fianco della ranger. Damon tirò fuori un coltellino e lo usò per allargare un po' la ferita, in modo che la punta venisse fuori più facilmente... e quando Jet gli diede il segnale, tirò leggermente verso di sè, muovendo attentamente l'arma in modo da farla uscire più facilmente. Dopo qualche tentativo andato a vuoto, Damon riuscì finalmente ad estrarre il giavellotto, e il sangue iniziò immediatamente a sgorgare dal buco nel corpo di Aubrin. Il dolore improvviso fece riprendere almeno in parte la ranger, che spalancò gli occhi ed emise un grido angosciato, facendo per rialzarsi prima di essere tenuta ferma da Damon e dalla ragazza vestita di giallo.

"Aaaaah!" gridò Aubrin. "Che cosa... un attacco... siamo... siamo..."

"Aspettate, signorina Aubrin! Restate giù! Siete ferita gravemente!" affermò la nuova arrivata, per poi dare ad Aubrin quello che rimaneva della fialetta di pozione. "Ecco... adesso bevete questa... almeno vi consentirà di rialzarvi in piedi!"

"G-Grazie..." Aubrin afferrò la fialetta di pozione con una mano tremante e la vuotò d'un fiato, con il risultato che la ferita al fianco smise di sanguinare, e i tessuti lesi si rimarginarono almeno un po'. Aubrin strinse i denti, sentendo che una delle sue costole si era rotta nell'impatto, ma riuscì a riprendere fiato e a parlare. "Che cosa... sta succedendo? Ci... ci stanno... attaccando? Com'è... possibile?"

"Non lo so, Aubrin." replicò Damon, gettando un'occhiata ansiosa all'esterno della taverna. Il caos e il frastuono della disperata battaglia non si erano ancora smorzati, e anzi stavano crescendo sempre di più.  "Tutto quello che so, è che all'improvviso sono arrivati questi dannati hobgoblin, e adesso la nostra città è sotto assedio."

"Non si muova troppo, signorina Aubrin!" si raccomandò la ragazza mora, aiutando la ranger ad alzarsi in piedi. Dopo aver ripreso fiato, Aubrin si sedette su una sedia, e la giovane donna non perse tempo - tirò fuori dalla bisaccia un kit da guaritore e cominciò a medicarle la ferita. "Sembra che... ci sia un esercito di hobgoblin là fuori!"

"Come diavolo hanno fatto a coglierci di sorpresa così facilmente, maledizione?" imprecò Aubrin. "Con tutte le dannate praterie che ci circondano, i nostri osservatori avrebbero dovuto essere in grado di vedere un alce a due giorni di distanza... figuriamoci un intero esercito!"

"Che cosa facciamo, Aubrin? Che cosa possiamo fare?" esclamò una voce spaventata. Jet aveva recuperato la sua balestra e l'aveva ricaricata, per poi piazzarsi vicino agli avventori della sua locanda. Ma a parte lei, Aubrin, Damon, Feargus e la giovane donna che aveva medicato Aubrin, tutti erano spaventati e paralizzati dalla paura. Il caos che risuonava dalla città in fiamme, le urla, i lamenti, le imprecazioni e il terrificante suono di muri che crollavano ed armi che si scontravano risuonavano anche nella taverna... e non ci sarebbe voluto molto tempo prima che arrivasse qualche altro hobgoblin, sicuramente più attento e meglio armato.

Aubrin tossì e si premette una mano sul fianco leso. "Ho paura... ugh... che siano troppi..." mormorò, mentre la ragazza dai capelli neri premeva sulla ferita un panno umido e cercava come poteva di fasciarla. "Non possiamo sperare... di affrontarli... o di mandarli via... Dobbiamo fuggire. Prendere tutto quello che possiamo, e nasconderci nei boschi di Fangwood!"

"Che cosa? Vuole che... che abbandoniamo le nostre case? La nostra città?" esclamò una donna bionda. "Dovremmo... lasciarli a quei maledetti hobgoblin?"

"Non possiamo andarcene così? Come ce la caveremo, là nelle terre selvagge?" rispose un uomo. "Restiamo qui e combattiamo, dico io!"

"E a cosa servirebbe? Ci faremmo soltanto massacrare senza riuscire a fare nulla!" ribattè Damon. "Aubrin ha ragione... dobbiamo prendere tutte le provviste e l'equipaggiamento che possiamo, e rifugiarci nella foresta! Mi rendo conto che è un'idea che può fare paura... ma è sempre meglio che restare qui e morire di sicuro!"

Aubrin annuì con convinzione e, ora che la ragazza mora aveva finito di farle una prima medicazione, riuscì ad alzarsi sulle gambe non ancora ben ferme. "Sì... è proprio questo che voglio dire." affermò. "Ascoltatemi... io... conosco dei posti che potrebbero permetterci di sfuggire a quei dannati hobgoblin. E poi... dobbiamo far saltare il ponte già che ci siamo... altrimenti quegli stronzi si getteranno all'inseguimento prima ancora che noi possiamo anche solo iniziare a cercare un nascondiglio!"

"Far saltare il ponte? E come facciamo?" chiese la bruna.

Un abitante del villaggio rispose rapidamente alla domanda. "Vane l'alchimista!" esclamò. "So che stava lavorando ad una nuova mistura.... un esplosivo, mi aveva detto una volta! Forse... se è riuscito a completarla, può aiutarci a far crollare il ponte prima che gli hobgoblin possano inseguirci!"

"E' un po' un azzardo... ma non abbiamo tempo. Dobbiamo andare con questa idea, e sperare che funzioni!" affermò Jet.

Aubrin annuì. "E poi... ci sono altri due posti in cui dovremmo cercare... la Società Commerciale della signora Blondebeard... e il santuario! Lì... potremo trovare altro equipaggiamento e provviste che ci daranno una possibilità di sopravvivenza in più."

"Okay... anche se per farlo temo che dovremo attraversare le vie infestate di hobgoblin... Okay, voi restate qui, io provo ad arrivare dall'alchimista e lo porto qui. Se non torno entro pochi minuti, andate via senza di me." disse Damon. "Feargus, tieniti pronto! Questa volta è grigia davvero."

Il fedele lupo emise un ringhio, come per dire che era pronto a combattere... ma prima che Damon e Feargus potessero lanciarsi in una corsa pazza verso la dimora dell'alchimista, la giovane donna vestita di giallo si fece avanti. "Aspetti, signore. Vengo con lei, così mentre lei cerca l'alchimista, io mi occupo della società commerciale! E poi... per quanto riguarda il tempio, ce ne occuperemo subito dopo. Può essere un'idea?"

"Oh? Beh, un aiuto è sempre ben accetto, signorina...?" chiese Damon, rendendosi conto che non aveva neanche chiesto il nome della giovane donna.

Quest'ultima si schiarì la voce e si presentò. "Ah! Già, non mi sono... neanche presentata! Leona Agrirr, commerciante per vocazione!" esclamò, sfoderando un sorriso arguto e poi estendendo una mano. Damon le diede una rapida stretta, e Leona prese la spada di uno degli hobgoblin morti, barcollando per un attimo sotto il peso inaspettato della lama. Beh, al momento non c'era nulla di meglio. Anche se era una dilettante nell'uso di quel tipo di armi, era sempre meglio che niente.

"Bene! Allora raggiungiamo la piazza... e poi da lì, ognuno alla sua destinazione! Mi raccomando, massima attenzione!" affermò Damon. "Buona fortuna, signorina Leona!"

Leona annuì e lanciò uno sguardo di intesa alla clientela della Radice di Faggio, per poi affacciarsi alla soglia della taverna per cercare di capire come stava andando...

La giovane donna rimase travolta dall'orrore quando vide che Phaendar era ridotta ancora peggio di quanto lei osasse immaginare. Gli hobgoblin predoni si erano dati al saccheggio, uccidendo brutalmente quei pochi membri della milizia cittadina che erano riusciti a prendere le armi e contrattaccare. Alcuni hobgoblin si stavano trascinando dietro uomini, donne e bambini urlanti, portandoli via a forza, mentre altri portavano via provviste ed oggetti preziosi. Sembravano tante macchine da guerra, ben oliate, spietatamente efficienti ed incapaci di provare compassione. Chiunque osasse cercare di bloccare loro la strada veniva abbattuto senza alcuna esitazione.

"Oh, che Abadar ci protegga..." mormorò la ragazza, osservando con sgomento le strade ingombre di detriti e dei cadaveri sanguinanti dei miliziani. Di quando in quando, si vedeva tra i cadaveri quello di un hobgoblin, segno che i difensori di Phaendar avevano venduto le loro vite ad un prezzo quanto più alto possibile... ma era fin troppo chiaro come stesse andando la battaglia.

Damon prese un bel respiro e appoggiò una mano sulla spalla di Leona per farle animo. "Temo che... gli dei non ci salveranno, in questo momento. E' tutto nelle mani di noi uomini." affermò. "Okay, ascolta... posso capire che questa vista ti turbi. Non hai mai visto la guerra da vicino con i tuoi occhi, immagino. Io sì... e per questo ti posso dare un consiglio. Pensa a te stessa. Pensa a raggiungere la compagnia, e ignora tutto il resto. Non attaccare gli hobgoblin, e combatti solo per difenderti. Ricorda che loro sono più forti e più esperti di te... quindi non fare l'eroina, e concentrati sulla tua missione."

"Tutto... tutto chiaro!" rispose Leona, facendosi animo. Con un cenno sicuro della testa, la giovane mercante tenne stretta l'elsa della spada e si guardò attorno, attendendo il momento giusto in cui avrebbero potuto attraversare la piazza senza rischiare di restare coinvolti in uno scontro. Ad un cenno di Damon, lui, Leona e Feargus si precipitarono fuori dalla Radice di Faggio, cercando di attraversare di corsa la piazza. Un hobgoblin dalla pelle grigiastra e con un orecchio mozzato li vide e sguainò la sua daga per aggredirli... ma Damon rispose prontamente, incoccando una freccia e mandandola dritta nella fronte del soldato nemico!

All'interno della Radice di Faggio, Jet si prese carico della situazione e cominciò a richiamare tutti gli avventori. "Okay, gente! Avete sentito cosa dobbiao fare! Mentre tornano i nostri, dobbiamo organizzarci e fare le barricate! Proteggete Aubrin! Prendete tutti i tavoli e le sedie che potete, e usateli per sbarrare l'ingresso! E prendete un'arma, o almeno tutto quello che può servire come tale! Coltelli, forchette, bottiglie rotte... non mi importa! Tutto quello che può essere usato per ammazzare quegli schifosi! E andate a prendere tutti quelli che sono al piano di sopra! Dobbiamo essere tutti pronti a partire!"

Gli avventori eseguirono l'ordine all'istante e cominciarono a spingere tavoli ed armadi verso l'ingresso della taverna, in modo da impedire agli hobgoblin invasori di entrare. Altri tirarono fuori le poche armi che avevano - pugnali, bastoni e fionde con i loro proiettili, mentre Jet ricaricava la sua balestra e si acquattava accanto al banco della taverna...

 

oooooooooo

 

Leona stava correndo come mai aveva corso prima di allora. La giovane mercante era costretta a procedere a zig-zag tra le strade ingombre di morti e macerie, inciampando più di una volta o scivolando sulle pozze di sangue. Mentre cercava disperatamente di raggiungere la sede della società mercantile, si era anche trovata a dover scampare ad alcuni hobgoblin in cerca di vittime, che aveva evitato nascondendosi sotto un carro. In quel momento, acquattata nel suo nascondiglio improvvisato, Leona riuscì a guardare meglio un terzetto di invasori che le stava passando davanti... i primi due erano senza dubbio hobgoblin, ma il terzo era chiaramente diverso: molto più grande, alto quasi due metri, con una postura ingobbita e il corpo coperto da una folta pelliccia marroncina che spuntava da sotto l'uniforme e l'armatura. Leona raggelò e trattenne il fiato per un istante. Un bugbear. Questa armata di hobgoblin aveva anche dei bugbear nelle loro file... non era un buon segno, e senza dubbio voleva dire che questi hobgoblin avevano molte più risorse rispetto ad altre raccolte di umanoidi selvaggi come loro.

Del resto... si erano fatti chiamare la Legione delle Zanne di Ferro, giusto? Ma certo! Ora Leona ricordava dove aveva sentito quel nome... era il nome di quell'armata di goblinoidi che si era guadagnata una terribile fama per la spietatezza e la competenza con cui lavoravano per gli invasori del Molthune! E se non ricordava male, la loro comandante era una certa Generale Azaersi, nota per il suo genio tattico e la spietata efficienza con cui gestiva la sua armata, come una macchina perfettamente oliata.

L'idea di avere a che fare con le Zanne di Ferro disanimò Leona per qualche secondo, e la giovane mercante restò per diversi secondi acquattata sotto il suo nascondiglio, tremando per la paura. Ma l'urgenza della situazione scosse quasi subito Leona dal suo stato d'animo disfattista. Con abilità, scivolò via dal suo nascondiglio e si infilò in una piccola via che partiva dalla piazza e si faceva strada verso i quartieri residenziali. La società commerciale era lì da qualche parte, pensò Leona dopo aver cercato di riportare la paura sotto controllo. Se fosse riuscita a raggiungerla, le sue possibilità di uscirne viva sarebbero aumentate di molto.

Sentì il bugbear che si fermava di botto e tornava indietro, e il sangue le si gelò nelle vene, rendendosi conto che forse quel bestione aveva sentito il suo odore! Cercando di restare quanto più ferma possibile sotto il carro, Leona rivolse una breve preghiera a Desna affinchè la facesse uscire viva da quel disastro...

"Hey, che succede, Thragos?" ringhiò uno degli hobgoblin, sempre parlando nella loro lingua. "Hai sentito qualcosa?"

"C'è un odore strano qui!" rispose il bugbear. "Ho l'impressione che ci sia qualcuno nascosto qui sotto! Non dovremmo occuparcene, prima di andare avanti?"

"Hmm... no, non perdiamo tempo qui." rispose l'altro hobgoblin. "Anche se c'è davvero qualcuno nascosto da queste parti, non avrà l'ardire di ucire allo scoperto. Non sapendo che sarebbe fatto a pezzi dai nostri ragazzi. Su, forza! Dobbiamo prelevare quanto più possibile da questa città! Non ne avremo più l'occasione, dopo che il comandante Scabvistin farà... le opportune modifiche!"

Leona corrugò la fronte. Cosa voleva dire quell'hobgoblin? Ma non c'era tempo per cercare risposte in quel momento... doveva pensare ad andarsene da lì e raggiungere la società commerciale, prima che fosse troppo tardi. Restò ferma a guardare le gambe pelose del bugbear e quelle corazzate di schinieri degli hobgoblin che riprendevano la loro strada... poi, una volta sicura di non correre più rischi, Leona scivolò fuori dal suo nascondiglio, e si diresse furtivamente verso l'edificio vicino.

Un cartellone di legno piantato per terra indicava un grande edificio con annesso un piccolo labortorio di un fabbro, separati da un robusto muro di pietra. Una doppia porta di legno duro, ormai divelta ed inutilizzabile, dava accesso ad una grande forgia con i fuochi ancora accesi, e in un recinto per animali adiacente giacevano riversi due capre e un cavallo, uccisi dagli hobgoblin a colpi di spada e lancia. Le porte abbattute mostravano evidenti segni di lotta, graffi ed ammaccature, e una sedia sfasciata fuoriusciva da una finestra rotta. Il tetto era lambito da piccole fiamme nel punto in cui era stato lanciato un attizzatoio incandescente.

"Ugh... eccomi qui... ma temo... che quei dannati hobgoblin siano già arrivati." mormorò Leona, entrando rapidamente nel laboratorio e tenendo  ben stretta la spada che aveva sottratto agli hobgoblin di prima. La giovane mercante si guardò attorno, camminando con attenzione per evitare gli strumenti sparpagliati sul pavimento. "Signora Blondebeard! Signora Blondebeard, ci siete? Per favore, rispondetemi!"

Non ricevette risposta dalla diretta interessata... ma in quel momento, sentì un frastuono di mobili di legno sfasciati, e una serie di imprecazioni nella lingua dei nani e dei goblin provenienti dalla stanza attigua, che era stata chiusa... ma per fortuna, Leona notò, non era sprangata. Sentiva la voce aspra della proprietaria del luogo che scagliava una raffica di improperi contro gli hobgoblin, completi di affermazioni poco gentili riguardanti i loro genitori. E sentiva gli hobgoblin che ringhiavano di rabbia, seguiti da una serie di pugni che andavano a segno. Sgranando gli occhi per lo stupore e l'orrore, Leona aprì appena un po' la porta, il cui scricchiolio venne per fortuna coperto dal frastuono di ciò che stava accadendo nella stanza: un gruppo di hobgoblin in uniforme ed armatura stava minacciando la proprietaria del posto - Kining Blondebeard, una femmina di nano di mezz'età dal fisico robusto e dalla pelle pallida segnata da numerose cicatrici da bruciature, con i capelli argentati pettinati in maniera grezza ma efficiente in due larghe frange ai lati della testa. Era vestita di abiti da lavoro dai colori poco appariscenti, con una camicia grigia, un grembiule di cuoio annerito, pantaloni di feltro e pesanti scarpe marroni. In quel momento, presentava diversi lividi e tagli sul viso, sicuramente opera di quei due hobgoblin che la stavano minacciando, prendendola per il colletto e scuotendola con rabbia.

"Per l'ultima volta te lo chiedo, nanerottola." ringhiò il primo hobgoblin, un individuo alto e smilzo con delle verruche sul cranio pelato. "Dove hai nascosto i cittadini che si sono rifugiati qui? Dimmelo subito, prima che ti stacchi la testa!"

Prese la femmina di nano per il bavero della camicia e la scosse, per poi avvicinarle alla gola la lama di una scimitarra... ma nonostante tutto, Kining Blondebeard restava glaciale e decisa ad opporsi fino all'ultimo. "Heh... che gusto c'è se te lo dico?" lo canzonò nella sua lingua. "Se ci tieni tanto, perchè non te li cerchi da te, porco di un hobgoblin? Tanto, anche se ve lo dico, mi ammazzerete lo stesso!"     

"Ah, è così che la metti?" esclamò l'altro invasore. "Va bene, visto che vuoi fare la dura, è il caso che tu capisca chi è che comanda qui! Avanti, Arak, non perdiamo altro tempo con questa nanerottola! Facciamola fuori e cerchiamo noi gli altri cittadini!"

"Con piacere, Fehti!" esclamò il primo hobgoblin. La femmina di nano gli sputò dietro, decisa a battersi fino all'ultimo con tutte le esigue forze di cui era capace. Arak alzò la scimitarra per tagliare la gola alla donna...

Agendo soltanto d'istinto, volendo soltanto impedire che quegli invasori uccidessero qualcun altro, Leona uscì dal suo nascondiglio e si lanciò sugli hobgoblin con un acuto grido di rabbia, paura e disperazione, brandendo come poteva la spada. Era un attacco grossolano, spinto soltanto da un cieco istinto di autoconservazione... ma la sorpresa si rivelò essere il fattore determinante, e gli hobgoblin ebbero giusto il tempo di accorgersi di Leona prima che il suo affondo, più per fortuna che per altro, si infilasse tra le piastre dell'armatura di Arak. La gelida lama trafisse lo hobgoblin sotto le costole e colpì il cuore condannando a morte l'invasore, che emise un ruggito strozzato e crollò a terra in fin di vita. La sua scimitarra cadde a terra con un clangore metallico, e la sconvolta Leona mollò la spada, guardando con incredulità quello che aveva fatto. La femmina di nano era rimasta altrettanto sbalordita, convinta com'era che nessuno sarebbe venuta a salvarla e che sarebbe morta lì per mano di quegli invasori...

L'hobgoblin di nome Fehti si riebbe quasi subito dalla sorpresa. "Tu, maledetta... come hai osato ammazzare Arak?" ringhiò, alzando la sua lancia. "Crepa, donnetta!"

Fece uno scatto in avanti, ferocemente deciso a prendere la testa di Leona... ma la femmina di nano reagì a sua volta e raccolse da terra la scimitarra dell'altro hobgoblin.

"Sarai tu a crepare!" Con un ringhio feroce, Kining sferrò un fendente che si infilò tra il pettorale e l'elmo dell'hobgoblin, tagliandogli il collo in profondità e facendo schizzare un fiotto di sangue che imbrattò il pavimento, unendosi a quello dell'altro hobgoblin. Boccheggiando ed annaspando, Fehti crollò al suolo e si agitò debolmente ancora per qualche istante prima di immobilizzarsi... e Kining scosse il braccio per scrollare via il sangue dell'hobgoblin dalla lama, poi si voltò verso Leona. "Hey, signorina! Tutto a posto?"

Leona era rimasta come inebetita a guardare il risultato delle sue azioni: due hobgoblin a terra, inerti, in un lago di sangue, con delle espressioni di rabbia, paura ed incredulità per sempre congelati su quei loro volti brutali. Le sue mani tremavano, e sentiva che la cena le stava tornando su, ma prese fiato e si coprì la bocca con una mano, appoggiandosi ad un tavolo.

"Io... ugh... che cosa ho fatto..." mormorò con un brivido di orrore.

"Hey, sveglia!" Kining schioccò le dita vicino al suo orecchio, facendola scattare. "Sveglia, non abbiamo tempo di restare qui a farci venire le crisi! Se vuoi sapere cos'hai fatto, ti dico che mi hai salvato la vita, e sono in debito con te! Adesso forza! Prendiamo gli altri, portiamoci dietro tutte le provviste che possiamo, e leviamo le tende!"

"Ah... c-certo... signora Blondebeard!" rispose Leona, ancora non ben ferma sulle gambe. Kining Blondebeard, proprietaria della sede della Società Mercantile di Phaendar, si tirò dietro la giovane mercante mentre si dirigeva verso una porta sulla parete più distante da loro, nascosta alla mano peggio da una pila di cassette di legno. Leona si riebbe quel tanto che bastava per aiutare Kining a spostare le cassette e liberare finalmentela porta. La femmina di nano tirò fuori una grossa chiave di bronzo da una tasca dei pantaloni e aprì la porta con un paio di giri, per poi aprirla e chiamare le persone rimaste là dentro.

"Hey, gente! Adesso è il momento!" esclamò bruscamente, rivolta ai rifugiati - un gruppetto di una quindicina di abitanti di Phaendar tra uomini, donne e bambini. "Gli hobgoblin ci lasciano in pace per adesso! Se non ce ne andiamo ora, non ce ne andiamo più! Muovete il culo!"

Leona riprese fiato e andò a recuperare la spada, estraendola dal corpo dell'hobgoblin da lei ucciso con un brivido di orrore. Per quanto la gentilezza e la diplomazia non fossero esattamente il punto di forza di Kining Blondebeard, i suoi richiami stavano avendo effetto, e i rifugiati si erano messi in moto, raccogliendo tutto quello che potevano in previsione della fuga. Cibo, acqua, armi, corde, utensili di vario tipo, coperte, tende e anche alcuni piccoli oggetti magici come fiale di pozione. Ogni cosa, in quel momento, avrebbe potuto fare la differenza tra la vita o la morte di qualcuno.

Benchè la cosa non corrispondesse esattamente ai suoi principi, Leona si fermò a prendere quello che poteva dai corpi degli hobgoblin uccisi. Poi, ricordandosi degli animali morti nel recinto esterno, presa la spada e si affrettò all'esterno, stando bene attenta che non ci fossero altri hobgoblin in giro in quel momento. Una volta assicuratasi che la strada fosse sgombra, almeno per qualche istante, raggiunse il recinto e cominciò a tagliare i pezzi di carne più utili dalle capre e dal cavallo morti. Kining stava facendo un ultimo, rapido controllo per assicurarsi che tutti i rifugiati fossero usciti e che tutto ciò che di utile era rimasto nella sede fosse stato portato via.

"Okay, gente, adesso chi si ferma è perduto!" esclamò Kining, mentre Leona si riuniva al gruppo. "Sentite, dobbiamo andarcene di qui! Gli hobgoblin sono troppi per noi... e troppo forti! Dobbiamo raggiungere il ponte!"

"Ma prima dobbiamo riunirci con il signor Vancaskerkin e la signora Aubrin..." affermò Leona. "Sono andati alla farmacia di Vane l'alchimista per recuperare qualcosa che dovrebbe permetterci di far crollare il ponte dietro di noi!"

"Ma che cazzo... volete dire che dobbiamo abbandonare Phaendar?" esclamò una donna di mezz'età. "E... e come facciamo? Non possiamo vivere nelle foreste e nelle praterie!"

"Beh, qui non possiamo proprio vivere! Punto e basta!" replicò Kining.

Leona cercò di essere più diplomatica e convincere gli altri con le buone maniere. "Ascoltatemi, amici... lo so che l'idea di lasciare Phaendar vi può spaventare... e credetemi, anch'io sono terrorizzata! Ma... qui siamo in pericolo! Questi dannati hobgoblin sono spuntati fuori da chissà dove per ucciderci e farci schiavi, e non possiamo restare qui a combatterli! Dobbiamo... lasciare il nostro villaggio, cercare di sopravvivere come possiamo nelle terre selvagge. E cercare di capire cosa sta succedendo e perchè questi hobgoblin ci stanno attaccando! Un giorno... se riusciamo a sopravvivere, potremo tornare indietro con forze molto più consistenti e liberare Phaendar! Ma per fare questo... dobbiamo sopravvivere e sfuggire a questa armata! E l'unica possibilità che abbiamo... è nelle terre selvagge, dove avranno più difficoltà a seguirci!"

Leona si rendeva conto che la gente di Phaendar era ancora sconvolta, e non riusciva ancora a capacitarsi di quello che era successo alla loro città - era successo tutto così in fretta, che lei stessa era ancora scioccata ed incredula, e faceva fatica ad accettarlo. Ma non c'era altra scelta: se non fossero fuggiti da lì, sarebbero stati falciati dagli invasori o resi schiavi... e Leona non era sicura di quale delle due scelte fosse la peggiore. Meglio tentare il tutto per tutto.

"Adesso dobbiamo lasciare Phaendar... ma lo spirito della nostra città non morirà soltanto perchè noi non siamo più qui!" esclamò Leona. "Ascoltatemi... prima che arrivi un'altra ondata di quei maledetti, dobbiamo raggiungere il signor Vancaskerkin e gli altri, andare a recuperare quanta più gente possibile al santuario, e andarcene! Non sarà facile, lo so... ma se collaboriamo e non ci diamo per vinti, abbiamo una speranza!"

"Ugh, che discorso sdolcinato..." mormorò Kining. Ciò nonostante, le parole di Leona ebbero almeno l'effetto di smuovere i rifugiati e dare loro quel po' di convinzione che serviva a lasciare le loro case e tentare la sorte. Con espressioni cupe ma decise, gli abitanti di Phaendar raccolsero le loro provviste e i loro equipaggiamenti, e si misero a cercare qualche carro o qualche veicolo con cui trasportarli meglio.

"Bene... forza, ragazzi, più in fretta..." mormorò Leona. "Quei maledetti... ci saranno di nuovo addosso molto presto..." 

In lontananza, le urla di terrore di un gruppetto di miliziani annunciavano l'arrivo di un'altra divisione di hobgoblin...

 

oooooooooo

 

Damon scoccò una freccia con letale precisione, trafiggendo il torace di un hobgoblin che era sul punto di dare l'allarme ai suoi compagni all'interno della farmacia. Con un agile scatto, il ranger e il suo lupo addomesticato si avvicinarono al cottage dal tetto spiovente, uno dei pochi edifici della cittadina ad essere fatto di pietra. I muri bianchi erano ora macchiati di sangue e cenere, e la porta d'ingresso era stata abbattuta a colpi d'ascia, spargendo frammenti di legno dovunque. La cosa che allarmò subito Damon, tuttavia, fu vedere una serie di impronte insanguinate che entravano nella farmacia.

"Merda... temo che gli hobgoblin siano già stati qui..." mormorò rabbiosamente Damon tenendo pronta un'altra freccia. Con estrema attenzione, il cacciatore e il suo compagno si avvicinarono alla porta sfondata e cercarono di dare un'occhiata all'interno, da cui sentivano provenire delle voci concitate...

"A-Aspettate!" esclamò una voce maschile profonda, che Damon riconobbe essere quella del farmacista Vane Oreld, il proprietario di quel negozio. Aveva un tono inquieto e concitato, come se stesse cercando di calmare qualcuno. "Sono sicuro che se ne discutiamo, possiamo... AAAAAAARGH!"

La frase si interruppe in un grido agonizzante e in un inquietante suono di qualcosa di appuntito che si piantava in un corpo umano... e infine in un tonfo sordo, accompagnato da un coro di grugniti e sghignazzi maligni. Pensando che non fosse il caso di esitare ancora, Damon entrò di colpo nel negozio, tenendo la freccia incoccata e l'arco puntato...

E si trovò di fronte l'atroce spettacolo di Vane Oreld inchiodato ad un muro della sua farmacia, mentre tre hobgoblin dall'aria malvagia stavano in piedi con le armi sguainate vicino al bancone!          

          

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

 

 

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Capitolo 3
*** Il ponte di Phaendar ***


Pathfinder: L'Invasione delle Zanne di Ferro

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 2 - Il ponte di Phaendar

 

"Merda... pensare che quei dannati hobgoblin sono arrivati fin qui..." grugnì Damon, tenendo la spada sfoderata e affrontando i tre hobgoblin che avevano invaso la farmacia. Gettò uno sguardo a Vane, sperando che fosse ancora vivo - e in effetti lo era, ma non ne avrebbe avuto per molto se non fosse riuscito a fare qualcosa.

"Tu! Non cercare di fare l'eroe, grand'uomo!" ringhiò uno dei soldati hobgoblin. Con uno strattone, tirò verso di sè uno degli avventori: un giovane elfo dai lunghi capelli castani vestito principalmente di grigio chiaro, la camicia segnata da macchie nere e bluastre che dovevano essere state il risultato di qualche esperimento alchemico. L'ostaggio emise un gemito impaurito quando il soldato hobgoblin gli avvicinò pericolosamente la scimitarra al collo. Per far vedere che non era un bluff, l'hobgoblin toccò la pelle dell'elfo con il filo della lama, e fece scorrere un rivoletto di sangue lungo il suo collo. "Fai ancora un passo e taglio la gola a questo ragazzo. E i miei compagni qui presenti sono pronti a fare strage!"

"Okay. Okay, non facciamo sciocchezze." affermò Damon, alzando una mano per dirgli di mantenere la calma. Feargus ringhiò e si avvicinò all'hobgoblin, con il chiaro intento di saltargli alla gola, ma Damon gli fece cenno di non attaccare. "Io mi allontano... e voi lasciate andare quel ragazzo, eh? E magari ci permettete di aiutare quell'uomo che avete inchiodato al muro..."

"Heh. E credete che noi ci cascheremo?" sghignazzò un altro hobgoblin. "Fermi dove siete, e nessuno di voi faccia scherzi!"

Gli avventori lanciarono dei gemiti spaventati e si ritirarono ancora di più verso i muri e gli angoli della farmacia. L'elfo preso in ostaggio strinse i denti, ma ebbe il buon senso di non tentare nulla e di restare fermo dov'era. All'hobgoblin sarebbe bastato un gesto del braccio per aprirgli la gola...

Damon e Feargus restarono fermi a loro volta, frementi di rabbia impotente. Avrebbero voluto fare qualcosa per salvare gli ostaggi, ma gli hobgoblin non allentavano l'attenzione neppure per un istante, e una mossa avventata avrebbe significato il disastro.

Proprio quando la situazione sembrava essere giunta ad un impasse, accadde qualcosa che colse tuti di sorpresa, hobgoblin e cittadini.

L'alchimista gravemente ferito riuscì ad attingere ad un ultimo residuo di forza... e afferrò un bastoncino di legno che portava appeso alla cintola. Prima che l'hobgoblin più vicino potesse accorgersi del suo tentativo e fermarlo, Vane spezzò in due il bastoncino con un notevole sforzo e scagliò i due pezzi ai piedi dell'invasore. Immediatamente, un denso fumo biancastro si sollevò dai pezzi del bastoncino e si diffuse nella stanza, formando una nube di fumo inodore, ma talmente denso che gli hobgoblin non riuscivano più a vedere a mezzo metro da sè. Colti di sorpresa, i feroci goblinoidi esitarono... e anche se era sorpreso anche lui, l'ostaggio non perse tempo e reagì con prontezza.

Approfittando del fatto che il suo aguzzino aveva allentato la presa, il giovane elfo riuscì a sgusciare fuori dalla sua presa e sfoderò un corto pugnale che teneva rinfoderato alla cintura. Vibrò un colpo diretto al ventre del nemico, ma nella fretta non riuscì a mirare giusto, e l'hobgoblin, molto più esperto di lui, riuscì a fare in modo che il colpo rimbalzasse sulla sua armatura.

L'elfo si ritirò, cercando di nascondersi nella nebbia, ma l'hobgoblin alzò la scimitarra per vibrargli un colpo mortale...

Damon agì, con la prontezza di un soldato esperto. Prima che il nemico potesse sferrare il colpo mortale, lui e Feargus si gettarono in avanti, e Damon vibrò un letale fendente con la sua spada, colpendo a morte il primo hobgoblin. Feargus si lanciò contro l'hobgoblin più vicino, azzannandolo alla gola con un ringhio terrificante, mentre il terzo rimase sbalordito per un attimo e poi afferrò strettamente la sua scimitarra, cercando qualcun altro che potesse fargli da ostaggio. Ma i civili si erano portati a distanza di sicurezza dall'hobgoblin, e dopo aver messo a terra il primo avversario, Damon rivolse tutta la sua attenzione all'hobgoblin rimanente. Con uno scatto e un fendente preciso, mirò alla gola del nemico, uno dei pochi punti in cui l'armatura consentiva di dirigere un colpo... ma la spada di Damon venne intercettata dalla scimitarra del soldato nemico, che si riprese rapidamente dalla sorpresa e cominciò ad incalzare. Damon non si fece sorprendere e parò il colpo che l'avversario stava dirigendo verso la sua testa, e le due lame cominciarono a premmere l'una sull'altra... ma Damon, con un'abile trucchetto, intrappolò la scimitarra del suo avversario e la deviò verso il pavimento. La lama stridette quando andò a strisciare il pavimento, e l'hobgoblin perse l'equilibrio e non riuscì a difendersi dal colpo successivo. La spada di Damon gli trafisse la gola un attimo dopo, e l'hobgoblin si accasciò a terra con un gorgoglio, immobilizzandosi un attimo dopo. Il ranger si allontanò dai corpi degli hobgoblin, cercando di riprendere fiato. Questo era il terzo hobgoblin che uccideva in un solo giorno... e non ricordava di aver sparso tanto sangue da quando non aveva più un contratto con i ranger di Chernasardo.

Feargus mollò la presa sul secondo hobgoblin, che ormai aveva cessato ogni resistenza, e uno degli ostaggi aprì la finestra per far uscire il fumo che ormai aveva saturato la farmacia. Damon e l'elfo che era stato preso come ostaggio, da parte loro, si preoccuparono per Vane e corsero a vedere se si poteva fare qualcosa per lui.

"Signor Vane, resista." disse l'elfo, esaminando la lancia insanguinata che penetrava nel suo corpo. Storse il naso in un'espressione di dispiacere. Era una ferita mortale, e c'era poco da fare a questo punto, cosa di cui anche Vane si rendeva conto.

Con estremo sforzo, il farmacista alzò una mano e prese il braccio dell'elfo, che sobbalzò e lo guardò con espressione contrita mentre Vane pronunciava le sue ultime parole. "N-no... ascolta... prendi... quello che puoi... scappa... usa la mia miscela... per far saltare il ponte... non lasciare che questi bastardi... ugh... vi... inseguano..." Un fiotto di sangue uscì dalle labbra tese dell'alchimista e gli imbrattò i baffi, poi l'uomo reclinò la testa e spirò tra le braccia dei suoi soccorritori.

"Signor Vane!" esclamò l'elfo. Scosse l'uomo per cercare di farlo riprendere, ma Damon lo fermò, sospirò e scosse la testa. Inutile insistere, Vane era deceduto.

"Mi dispiace..." affermò Damon, sinceramente contrito. L'elfo strinse i denti in un'espressione di rabbia impotente, e alcuni degli abitanti di Phaendar riuniti lì cominciarono a gridare per la paura e lo sconforto.

"Il signor Vane è morto! E ora cosa facciamo?"

"Ci uccideranno tutti, lo so!"

"Che facciamo? E' la nostra fine!"

Abituato a simili scene, Damon riprese rapidamente il controllo e richiamò l'attenzione dei civili con un battito di mani. "Per favore, state calmi! Non riusciremo a salvarci di sicuro se ci lasciamo prendere dal panico! Non possiamo restare qui ancora a lungo, dobbiamo raccogliere tutto quello che possiamo e andarcene da questo posto. Tra non molto arriveranno altri di quei bastardi, e non saremo in grado di tenere loro testa. Elfo! Tu sai dove si trova la formula del signor Vane, e la sai usare? Dobbiamo usarla per far saltare in aria il ponte come ha detto lui!"

L'elfo riprese rapidamente il controllo delle sue emozioni e annuì stoicamente, ripromettendosi che in seguito avrebbe dovuto dirgli il suo nome. Essere chiamato semplicemente "elfo" gli dava un po' fastidio. "Sì. Il signor Vane tiene... teneva... la formula del suo esplosivo... e l'esplosivo stesso... nella cantina, dove non c'è il rischio che venga a contatto con fonti di calore. Ma è pericoloso... il signor Vane aveva messo una trappola per proteggere il suo esplosivo dai malintenzionati. Stia attento quando apre la porta della cantina, tagli i fili che vede!"

"D'accordo, grazie dell'avvertimento!" rispose Damon, per poi rivolgersi ai civili sconvolti e terrorizzati. "Okay, signori, aspettatemi qui per un paio di minuti. Vedo, prendo quello che ci serve e torno! Voi intanto barricatevi qui dentro! Non deve entrare neanche un hobgoblin, d'accordo?"

"S-sì, signor Vancaskerkin!" esclamò una donna di mezz'età, facendosi forza per non mostrare paura. "Avete.. avete sentito? Facciamo presto!"

I presenti si attivarono subito e cercarono di riscuotersi dalla paura e dallo sconforto. Collaborando e unendo le forze, cominciarono a trascinare dei mobili davanti all'ingresso della farmacia, usando anche i corpi degli hobgoblin uccisi per fare più massa. Senza attendere oltre, Damon si precipitò verso la cantina e, una volta giunto davanti alla porta, gli diede una scrupolosa occhiata per scovare la trappola di cui l'elfo farmacista gli aveva parlato. Dopo essere rimasto per un po' ad osservare, Damon fide alcuni fili legati alla maniglia e li seguì con lo sguardo. Un lieve brivido di corse lungo la schiena quando si rese conto che i fili erano collegati ad alcune ampolle poste strategicamente sopra la porta della cantina - e che ogni ampolla era stata riempita con uno strano liquido semitrasparente. Non appena qualcuno avesse cercato di aprire la porta troppo frettolosamente - come del resto eventuali ladri avrebbero fatto per ridurre al minimo il rischio di farsi beccare - le ampolle avrebbero rovesciato il loro contenuto sul malcapitato.

"Okay, non sono così curioso da sapere cosa è contenuto là dentro..." mormorò Damon. Si piazzò in un punto relativamente sicuro e tagliò i fili semitrasparenti con un colpo secco, poi entrò nella cantina e si mise a cercare. In effetti,più che una cantina sembrava un piccolo laboratorio alchemico, con tanto di provette ben ordinate su un tavolo, bricchi, fogli riempiti di annotazioni, pestelli e altri strumenti. Due bustine di pergamena erano state piazzate accanto ad una piccola libreria, e alcune terrine contenevano erbe sminuzzate e minerali triturati, esperimenti che dovevano ancora essere ultimati.

"Okay, adesso ho un'altra domanda... come lo riconosco questo esplosivo?" disse Damon tra sè, maledicendosi per non aver chiesto a Vane che aspetto avesse la sua invenzione. Certo, probabilmente non avrebbe fatto in tempo comunque...

L'ex-ranger si mise a cercare nel laboratorio, bene attento a non far cadere nulla. Non aveva idea di quali sarebbero stati gli effetti se qualcuna di quelle strane misture fosse caduta, e non aveva nessuna voglia di rischiare un'esplosione. Pensando che il tavolo di lavoro fosse il luogo più probabile, andò a darci un'occhiata e cercò di capire quali di quelle strane preparazioni potesse assomigliare ad un esplosivo.

"Accidenti... se solo ci fossero delle annotazioni o cose del genere..." disse tra sè Damon. Mentre rovistava tra gli strumenti sul tavolo, colse un particolare che attirò la sua attenzione: una parte del tavolo sembrava separata rispetto al resto del mobile - c'era una piccola fessura, e una parte della superficie era leggermente sopraelevata, di appena un paio di millimetri rispetto al resto. Incuriosito, Damon appoggiò una mano sul punto che risaltava e premette leggermente. Con un sonoro clac, il pannello si aprì, rivelando un piccolo cassetto nel quale erano contenuti un foglio di carta sul quale erano scritte varie annotazioni, e un flacone nel quale era contenuta una sostanza densa simile a una gelatina di colore giallognolo.

"E' questo, forse?" si chiese Damon. Prese il foglio e cominciò a leggerlo - con suo grande sollievo, il ranger scoprì che in effetti si trattava proprio dell'esplosivo di cui Vane aveva parlato prima di morire. Stando alle annotazioni, si trattava di una sostanza altamente volatile ottenuta mischiando olio da lanterna raffinato alchemicamente e letame essiccato di vari animali. "Okay... sembra che almeno questo lo abbiamo trovato. Forse è meglio prendere da qui tutto quello che è possibile. Non vorrei mai che gli hobgoblin lo usino per i loro esperimenti alchemici."

Damon diede un'occhiata a quello che poteva portare con sè, poi chiamò chi era rimasto nel negozio e fece loro cenno di sbrigarsi. "Presto, signori! Venite qui, c'è parecchia roba da prendere, e non è il caso di lasciarla agli hobgoblin!" esclamò. Un po' nervosamente, gli altri entrarono a turno nel laboratorio, e il primo di loro fu l'elfo che era stato preso come ostaggio dagli hobgoblin. "Signor Vancaskerkin, mi permetta... io ero allievo del signor Oreld, e credo di poter recuperare almeno in parte gli attrezzi di questo laboratorio." affermò.

"Va bene. Prendi quello che ti può servire. Potremmo avere bisogno di te e di qualche preparato durante la fuga." affermò Damon. "A proposito, non so neanche come ti chiami."

"Kin Zhonadrul. Piacere di fare la sua conoscenza. Peccato che sia stato in circostanze come queste." rispose il giovane elfo. "Non si preoccupi, comunque. Il signor Oreld mi ha insegnato abbastanza da permettermi di dare una mano."

"Qualsiasi cosa ci permetta di avere anche un piccolo vantaggio è bene accetta." rispose Damon con un cenno della testa. "Okay, Kin. Prendi quello che ti serve. E anche voi, signori. Portate via tutto quello di cui potreste avere bisogno, qualsiasi cosa pensate possa esserci utile... e poi filiamo di qui! Presto!"

"A-aspettate un momento!" esclamò una donna, riscossasi all'improvviso dallo shock. "C-Come sarebbe a dire, filiamo di qui? State... state dicendo che dobbiamo lasciare Phaendar?"

"Temo proprio di sì..." affermò Damon, con evidente riluttanza. "Siamo sotto attacco di un vero esercito di hobgoblin... e non credo neanche che siano soli! Non possiamo sperare di difendere Phaendar così come siamo. Dobbiamo andarcene... e cercare un modo di sopravvivere."

"Okay, signori..." disse Kin. "Io dico di affidarci al signor Vancaskerkin. Lui sa come muoversi in queste situazioni. Signor Vancaskerkin, come possiamo fare a lasciare Phaendar?"

Damon non ebbe esitazioni. "Credo che la cosa migliore da fare sia riunirci con gli altri superstiti e prendere il ponte di Phaendar." affermò. "Dopo averlo attraversato, faremo saltare il ponte con l'esplosivo del signor Oreld ed impediremo agli hobgoblin di inseguirci, almeno per un po'."

"Aspettate. Forse dovremmo andare a dare un'occhiata anche al santuario sul fiume." propose Kin. "Credo che qualcuno dei superstitipossa essersi rifugiato lì. E' un edificio abbastanza facile da difendere, e sono sicuro che gli adepti stiano facendo tutto il possibile per difenderli."

"Allora non perdiamo altro tempo e dirigiamoci al santuario." affermò Damon. "Recuperiamo tutto quello che c'è da recuperare... e poi leviamo le tende."

Damon, Kin e altri dei presenti diedero un'occhiata malinconica al corpo senza vita dell'alchimista. Non ci sarebbe stato nemmeno il tempo di dargli una degna sepoltura...

La barricata improvvisata che gli avventori avevano messo su cominciò a vacillare sotto i colpi che gli hobgoblin invasori sferravano dall'esterno, e Damon fece cenno ai fuggiaschi di fuggire dal retro, sperando che il nemico non avesse già trovato e bloccato anche quell'uscita...

 

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Leona deglutì nervosamente mentre lei, la signora Kining e i pochi superstiti che avevano trovato rifugio nella sede della società commerciale cercavano di destreggiarsi tra le strade ormai ingombre di corpi, macerie, equipaggiamento abbandonato e rottami. Stavano cercando come potevano di sfuggire all'attenzione degli hobgoblin, che per fortuna sembravano molto più interessati a razziare e si stavano concentrando sulle strade principali. Se non altro, questo voleva dire che le strade più piccole e i vicoletti tra le case erano più sicuri, e avrebbero permesso loro di raggiungere il santuario sulle rive del fiume Marideth senza troppi rischi...

La giovane mercante, tenendo ben stretto il suo pugnale, sgusciò fuori dalla stradina non appena fu sicura che non ci fossero più hobgoblin in giro. Per fortuna, il santurio era lì davanti a loro, per quanto fosse anch'esso sotto attacco da parte di quei terrificanti invasori.

Uno degli edifici più antichi di Phaendar, il santuario era uno dei pochi edifici del villaggio ad essere stato costruito per essere piacevole alla vista oltre che funzionale, utilizzando legname raccolto sulle rive del fiume Marideth, il corso d'acqua che separava Phaendar dalle strade principali. Un ponte di legno circondava la parte anteriore di una struttura ottagonale con ampie arcate che conducevano a un luogo di culto, dedicato a varie divinità... ma in modo particolare ad Erastil e a Desna. Alla sinistra del ponte si trovava un piccolo monumento in pietra incrostato di muschio, dedicato indubbiamente all'antico Culto del Verde. Uccelli intagliati, rami e frutti decoravano i sostegni in legno dell'ingresso del tempio.

Purtroppo, neanche quel luogo si era salvato dalla violenza degli hobgoblin: un abitante del villaggio giaceva a terra senza vita, rannicchiato sul ponte di legno davanti al tempio... e in lontananza si sentiva il frastuono della battaglia, mentre i pochi adepti rimasti facevano quello che potevano per difendere gli abitanti che si erano rifugiati là dentro. Ma l'enorme disparità numerica rendeva chiaro che non avevano nessuna possibilità di farcela...

"Oh, Desna misericordiosa ci salvi..." mormorò un halfling appena dietro Leona. La giovane donna sentì una terribile sensazione di panico diffondersi lungo gli arti e minacciare di paralizzarla... ma deglutì e cercò di farsi coraggio, mormorando una preghiera. Almeno non si vedevano hobgoblin lì attorno, dovevano essere tutti a combattere all'interno del santuario...

"Qualcuno di voi sa combattere?" chiese Leona, sperando in almeno un paio di risposte positive.

Per fortuna, Kining si fece avanti, tenendo in una mano un'accetta dall'aspetto pericoloso. La femmina di nano annuì cupamente mentre si piazzava a fianco di Leona. "Conta pure su di me. Voglio farla pagare a quegli stronzi per avermi umiliato e aver distrutto quello che ho costruito." affermò. Nessuno dei presenti ebbe nulla da ridire - Kining non era esattamente conosciuta per essere una persona generosa, e nessuno di loro si aspettava che si battesse se non per interesse o vendetta personale.

"Aspettate, ci sono anch'io!" disse un omone alto e robusto con un cespuglio di capelli castani mal pettinati, che teneva tra le mani una lunga lancia. "Il mio nome è Jocis... Ho... ho fatto un po' di addestramento nella milizia cittadina, tempo fa. Almeno qualcosa me lo ricorderò..."  

"Grazie. Credo che sarete molto utili..." mormorò Leona, cercando di non far vedere la sua paura mentre si rivolgeva al resto del gruppo di superstiti. "Comunque... voi restate uniti, e cercate di non esporvi. Cercheremo di entrare nel santuario, salvare tutti quelli che possiamo salvare, e andarcene."

"Io non mi accontenterò di salvare qualcuno." mormorò tra sè Kining. Mentre i superstiti si nascondevano come potevano, Leona, Kining e Jocis avanzarono verso il santuario, dal quale provenivano degli inequivocabili rumori di violenza e distruzione... e si introdussero dall'ingresso più vicino, trovandosi davanti uno spettacolo terrificante. La sala interna del santuario era stata vandalizzata, le statue di Erastil e Desna fatte a pezzi dalle spade e dalle asce degli hobgoblin, e sul pavimento erano sparsi i corpi senza vita di almeno una dozzina di accoliti, ognuno di essi disperatamente aggrappato alle armi improvvisate, pe gran parte bastoni e strumenti agricoli, con i quali avevano cercato di difendere il loro santuario. A giudicare dai corpi senza vita di hobgoblin che giacevano a terra, rendendo il pavimento scivoloso con il sangue che stavano spargendo ovunque, gli adepti avevano venduto a caro prezzo le loro vite.

Kining e Jocis strinsero i denti e afferrarono ancora più strettamente le loro armi, mentre Leona si mise una mano davanti alla bocca per la nausea e barcollò indietro. Sfortunatamente, c'erano ancora degli hobgoblin in vita all'interno del santuario... uno di essi indossava una corazza di cuoio borchiata e brandiva una lancia, mentre l'altro, o meglio dire l'altra, dava l'aria di essere più esperto, indossava un corpetto di cuoio ben trattato, e brandiva un grossa ascia ancora gocciolante di sangue, che in quel momento stava usando per minacciare gli ultimi due adepti ancora vivi.          

Immediatamente, gli hobgoblin si voltarono verso i tre intrusi. "Hm? E voi, che ci fate qui? Siete venuti a dare man forte a questi pusillanimi?" ringhiò la hobgoblin mentre sollevava la sua ascia in modo che Leona e i suoi compagni ne vedessero la lama affilata. "Siete arrivati tardi! Andatevene di qui, o inginocchiatevi e giurate fedeltà alla suprema Azaersi e alle Zanne di Ferro!"

"La tua Azaersi può andare a farsi fottere!" ringhiò Kining. Con un ringhio feroce, gli hobgoblin si scagliarono contro i tre compagni, e Kining sollevò la sua ascia per parare il colpo della hobgoblin. Le sue mortali lame si scontrarono a mezz'aria con un clangore assordante. Leona rabbrividì e fare due passi indietro, mentre Jocis si piazzava davanti a lei e sollevava la sua lancia per accogliere l'altro hobgoblin.

L'invasore fece una finta e cercò di scansare la lancia di Jocis, in modo da giungere al corpo a corpo. Sfortunatamente, si vedeva che Jocis non era un combattente addestrato, ma soltanto un miliziano che sapeva lo stretto necessario per cavarsela... mentre ognuno di quegli hobgoblin aveva chiaramente già visto più di un campo di battaglia.

"Sei mio, verme!" ringhiò la recluta hobgoblin. Innervosito, Jocis cercò di vibrare un affondo con la sua lancia, ma l'avversario riuscì a scansarsi con abilità e approfittò di quel momento per avvicinarsi e vibrare un fendente con la sua scimitarra. Jocis reagì appena in tempo e riuscì a scansare il colpo, ma la lama ricurva gli aprì comunque un taglio sulla parte superiore del braccio destro e lo costrinse a mollare la presa sulla sua arma. Con un ghigno di vittoria, il soldato hobgoblin si lanciò di nuovo all'attacco e mirò al collo della sua vittima...

"Aaaaaah!" Con un grido di rabbia e paura al tempo stesso, Leona si lanciò all'attacco e vibrò un affondo tenendo stretto il pugnale con entrambe le mani. Impreparato, lo hobgoblin venne colto di sorpresa, ma il corpetto di cuoio che indossava riuscì a frenare il colpo quel tanto che bastava per evitargli di essere ferito mortalmente. Leona perse la presa sul pugnale e restò bloccata al suo posto, paralizzata dalla paura e da ciò che aveva fatto, ma vedere lo hobgoblin che rivolgeva a lei tutta la sua collera fu sufficiente a scuoterla, e la giovane meercante si gettò di lato quando il nemico cercò di colpirla con la sua sciabola. La lama tranciò un lembo di vestito, ma il ferro affilato risparmiò le carni di Leona, e la sua mossa diede a Jocis il tempo di recuperare la sua lancia e vibrare un affondo che colpì lo hobgoblin sul lato sinistro, appena sotto la gabbia toracica. La punta trafisse il corpo dell'hobgoblin, che si irrigidì e sputò un fiotto di sangue, poi cessò ogni resistenza.

La hobgoblin con l'ascia, da parte sua, si stava rivelando un'avversaria decisamente più pericolosa per Kining. La femmina di nano era una combattente più esperta, ma la sua avversaria era a sua volta più abile dell'altro hobgoblin, e anche più spietata.

Comprendendo che non avrebbe potuto andare tanto lontano con la sola forza fisica, Kining cercò di sferrare un colpo alle gambe della hobgoblin, ma quest'ultima riuscì ad anticipare l'attacco e a pararlo con la sua ascia.

"Devo ammettere che non mi aspettavo... che ci fossero combattenti così abili in questo misero villaggio." affermò la hobgoblin con un ghigno crudele. "Ma questo per me significa soltanto che dobbiamo spazzarvi via quanto prima possibile. Se vi lasciassimo perdere, col tempoo potreste diventare una minaccia per le Zanne di Ferro."

"Ah, sì? Ora vedrai come ti minaccio io!" ringhiò Kining. Liberò la sua ascia e sferrò un colpo diretto alla gola della sua avversaria, ma quest'ultima riuscì a scansarsi all'ultimo momento, senza mostrare alcun segno di allarme o fatica. Spedì Kining a terra con un calcio al torace, poi si avvicinò sollevando la sua ascia mentre la femmina di nano era ancora stordita.

"Le erbacce vanno sradicate subito, prima che diventino un problema." affermò. "Ora muori!"

La hobgoblin calò con violenza l'ascia sulla sua vittima...

"Spiriti della natura, rendete il ferro come fuoco!" esclamò all'improvviso una vocina femminile, appartenente ad una dei due accoliti rimasti in vita. "Riscaldare Metallo!"

L'ascia si scaldò di colpo nella mano della hobgoblin, e divenne in un lampo rovente come se fosse stata appena tolta dalla forgia. Con un'esclamazione di dolore, la soldatessa hobgoblin fu costretta a mollare la presa sull'arma prima che il calore la ustionasse gravemente. Nonostante lo stupore, Kining non esitò e recuperò la sua ascia, poi vibrò un colpo fenomenale al torace della hobgoblin, penetrando nel pettorale di cuoio e spezzando le costole. Con un rantolo strozzato, la soldatessa hobgoblin crollò al suolo e mosse scompostamente le braccia per un istante, prima di immobilizzarsi con un brivido.

Kining estrasse l'ascia dal corpo dell'avversaria sconfitta e riprese fiato mentre alzava lo sguardo verso l'accolita che le aveva salvato la vita.  "Hey, ragazzina. Grazie. Ti devo un favore." affermò.

"Di... di niente." affermò l'accolita, mentre aiutava il suo compagno a rialzarsi. Era una giovane donna dai capelli biondi ed ondulati legati in una coda dietro la schiena, gli occhi di un impressionante colore verde brillante, e la pelle abbronzata, i cui lineamenti davano la netta impressione di una persona molto aperta ed ottimista. Indossava una veste sacerdotale di un colore grigio pallido che arrivava fino quasi alle caviglie, oltre che un paio di sandali di cuoio. "Ero sicura che.... sarebbe venuto qualcuno a darci una mano, e io e i miei compagni abbiamo cercato di resistere il più a lungo possibile..."

"Beh, non ha aiutato molto i tuoi compagni, vedo." affermò Kining con tono cinico. Leona stava recuperando il suo pugnale e si stava passando una mano sulla fronte per tergere il sudore, mentre Jocis estraeva la lancia dal corpo dell'hobgoblin abbattuto. "Ma lasciamo perdere. Dobbiamo andarcene di qui. Raccogliamo tutto quello che possiamo, raccattiamo i sopravvissuti e scappiamo. Questo posto non reggerà a lungo."

"Giusto... mi sembra giusto." disse la ragazza bionda, per poi estendere una mano verso Kining in segno di presentazione. "A... A proposto, il mio nome è Rhyna. Ero l'assistente del responsabile di questo santuario. Finchè... finchè lui non è stato ucciso dagli hobgoblin."

Leona rinfoderò il suo pugnale. "Piacere, Rhyna. Il mio nome è Leona... e forse conoscerai già la signora Kining e il signor Jocis." affermò. "Presto, adesso dobbiamo levare le tende. Ci sono altri superstiti qua fuori... e più aspettiamo, più rischiano di essere scoperti dagli hobgoblin. E temo che... tra non molto arriverà il grosso dell'armata e distruggerà ciò che rimane di Phaendar!"

"Certo... veniamo subito!" rispose Rhyna. "Presto, Hemer... chiama a raccolta tutti quelli che si sono rifugiati qui, e seguiamo Leona e gli altri."

L'altro accolito, un tipo dall'aspetto piuttosto anonimo, con la carnagione pallida, i capelli castani, una piccola cicatrice sul setto nasale e una versione maschile dell'abito sacerdotale che Rhyna indossava, rispose con un cenno della testa e corse in un corridoio per richiamare le persone che si erano rifugiate lì...

 

oooooooooo

 

Damon fece partire un'altra freccia mentre lui e pochi altri abitanti del villaggio cercavano disperatamente di tenere a bada gli hobgoblin invasori. Il fedele Feargus e Kin erano al suo fianco, e il lupo non perdeva tempo ad azzannare qualunque hobgoblin cercasse di avvicinarsi troppo... mentre Kin si difendeva come poteva con una scimitarra presa ad un soldato hobgoblin caduto. Il gruppo si stava difendendo con accanimento, ma Damon sapeva che presto o tardi avrebbero finito per soccombere al numero e alla forza dei predoni hobgoblin.

"Kin! Qui abbiamo bisogno di una mano!" esclamò il ranger. Un'altra freccia partì dal suo arco e colpì un hobgoblin tra gomito ed avambraccio, costringendo il predone a mollare la scimitarra con un ringhio di dolore.  

L'elfo strinse i denti e afferrò una boccetta piena di liquido semitrasparente dalla cintura, poi la scagliò contro un paio di hobgoblin che stavano per sparare con le loro balestre. La boccetta si infranse sul primo hobgoblin e cosparse entrambi di liquido infiammabile che reagì immediatamente a contatto con l'aria, avvolgendo entrambi in una fiammata. Ma la distrazione non durò a lungo. Un altro hobgoblin scagliò un quadrello da una grossa balestra e colpì in pieno petto uno degli abitanti del villaggio, che crollò al suolo e spirò tra le braccia di un suo compagno.

"Merda..." ringhiò Damon. Rivolse rapidamente l'arco contro l'uccisore, ma quest'ultimo reagì rapidamente e usò un carro come copertura, e la freccia lo mancò e andò a piantarsi in un barile vicino. Con un'esclamazione di trionfo, l'hobgoblin ricaricò la sua balestra e la puntò di nuovo contro gli abitanti di Phaendar...

Ma non fece in tempo a premere il grilletto prima che un quadrello proveniente da un'altra balestra gli si piantasse nel cranio con un fruscio sinistro. Ebbe appena il tempo di strabuzzare gli occhi incredulo prima di crollare al suolo senza vita, e Damon vide con suo grande sollievo che Leona e un nutrito gruppo di altri superstiti stavano arrivando in quel momento. Alcuni miliziani di Phaendar si prodigarono per cercare di rallentare gli hobgoblin, scagliando loro contro giavellotti, quadrelli di balestra, proiettili dalle loro frombole, o anche soltanto raccogliendo da terra sassi e rami, e scagliandoli contro gli invasori con le nude mani.

"Signor Damon! Siamo... siamo riusciti a trovare un po' di superstiti!" esclamò Leona, fermandosi a riprendere fiato davanti al cacciatore e al suo lupo.

"Ottimo lavoro. Ma adesso dobbiamo andarcene." spiegò Damon. "Da qui raggiungeremo il ponte... e dopo averlo attraversato, lo faremo saltare in aria."

Aubrin la Verde, la ranger con la protesi alla gamba che era con Damon alla Radice di Faggio, riuscì a prendere la mira e scagliare una freccia con il suo arco, pur non essendosi ancora ripresa dal colpo di lancia che aveva ricevuto. "Io cercherò di coprirvi. Ma non preoccupatevi per me, vi raggiungerò entro breve."

"No, è meglio se venite con noi!" ribattè Jet, la locandiera della Radice di Faggio. Anche lei si era portata dietro la sua balestra e la stava usando per tenere a bada gli hobgoblin, per quello che poteva fare. "Con quella ferita non credo che riuscirete a tenere il passo se doveste attardarvi. E abbiamo perso fin troppi compagni per lasciare che un altro di noi si sacrifichi!"

"La signora ha ragione! Non perdiamo altro tempo e ritiriamoci oltre il ponte!" esclamò Jocis. Prese un giavellotto, lo soppesò tra le mani e lo scagliò contro alcuni hobgoblin che si stavano spingendo troppo avanti. Riuscì a colpirne uno, ferendolo gravemente ad un'anca e costringendolo a fermarsi, ma altri hobgoblin si fecero avanti, con la disciplina e la compattezza di una macchina da guerra perfettamente oliata, e scagliarono tutti assieme i loro giavellotti verso il gruppo. Due abitanti di Phaendar vennero trafitti e caddero morti prima che il resto dei fuggiaschi riuscisse ad allontanarsi e ad affrettarsi verso il ponte sul fume Marideth.  

Damon si voltò indietro ancora un paio di volte e scagliò alcune frecce, in modo da abbattere gli hobgoblin che si avvicinavano troppo e ritardare l'inseguimento. Kin, da parte sua, tirò fuori un'altra boccetta piena di liquido infiammabile e la scagliò davanti alla formazione degli hobgoblin, dove esplose e creò un muro di fiamme che costrinse gli invasori a fermarsi e cercare di aggirare il fuoco. Damon li sentì ringhiare in lingua goblinoide oltre il ruggito delle fiamme, insinuando qualcosa di poco lusinghiero circa la parentela degli umani e degli elfi.

"Teneteli lontani!" esclamò Aubrin. La ranger, con un po' di sforzo, riuscì a prendere il suo arco e scagliare una freccia ben piazzata, che colpì alla gola un hobgoblin ricoperto di corazza di piastre. Jet e Kining cercarono di rispondere a loro volta sparando un paio di quadrelli dalle loro balestre, ma solo uno andò a segno - l'altro venne intercettato dallo scudo di un nemico.

Anche Rhyna cercava di rendersi utile - la giovane accolita non aveva a disposizione molti incantesimi, ma stava usando al meglio l'equipaggiamento di cui era dotata. Prese due bastoncini fumogeni da un risvolto della veste, li spezzò e li scagliò verso gli hobgoblin, dove iniziarono ad emettere dei getti di fumo bianco che offuscarono la vista degli invasori, e permisero al gruppo di guadagnare tempo e dirigersi verso l'uscita di Phaendar, correndo verso il ponte - un grande ponte di pietra che si sollevava ad arco sopra il fiume Marideth, con due alcove semicircolari sulla parte superiore, che una volta erano servite come cabine per i gabellieri che riscuotevano un pedaggio di ingresso. Adesso, pensò Damon con un po' di malinconia, erano considerati il miglior punto da cui pescare...

E con l'arrivo delle Zanne di Ferro, non avrebbero più svolto nemmeno quella funzione...    

"State attenti, sono sicuro che ci saranno altri hobgoblin da queste parti!" esclamò Damon imbracciando la sua spada. Feargus annusò l'aria e riconobbe l'odore degli invasori, poi lanciò un ululato di avvertimento.

I combattenti del gruppo, in particolare Damon e Kining, si fecero avanti, tenendo alta la guardia. Kining gettò una rapida occhiata ad un lato del ponte, e vide ciò che restava di una cabina di legno e di una sorta di gru primitiva - e la riconobbe come quella che aveva usato lei quando aveva dato una mano a restaurare il ponte, ancora tanti anni prima.

Come il ranger si era aspettato, vide del movimento provenire dalle alcove circolari... e un attimo dopo, tre hobgoblin, due dei quali erano chiaramente reclute di basso rango, emersero dalla cabina, ringhiando e cercando di intimorire i fuggiaschi. Immediatamente, Damon e Kining si misero in guardia... e dietro di loro, alcuni dei più combattivi tra gli abitanti di Phaendar si prepararono a sostenere l'attacco.

"Caporale Kergri! Qualcuno sta cercando di fuggire!" esclamò uno degli hobgoblin vestito con l'uniforme e l'equipaggiamento di una comune recluta. Senza attendere risposta, l'hobgoblin scagliò un giavellotto contro Damon, che riuscì a schivarlo con un abile scatto laterale.

Dietro le due reclute hobgoblin, apparve una loro simile bardata in una pesante armatura a piastre con tanto di manopole e schinieri d'acciaio, la testa protetta da un elmetto crestato, e armata di una balestra, con un piccolo scudo rotondo e una scimitarra di ferro battuto a freddo riposto sulla schiena. Al suo fianco avanzava un enorme cane da guerra con la pelliccia nera e un collare ricoperto di aculei, protetto da una bardatura di cuoio che copriva i suoi punti vitali.

"Hah! Sono quasi grata che abbiate deciso di cercare di battervela, miseri umani!" ringhiò la hobgoblin in armatura con un ghigno feroce che metteva bene in mostra i suoi lunghi canini. "Restare qui a fare la guardia cominciava ad essere noioso! Avanti, Kur! E anche voi due scansafatiche! Ma non uccideteli, se possibile! Molti di loro andranno bene come schiavi!"

L'altra recluta scagliò a sua volta il suo giavellotto, che fece un graffio sul braccio destro a Damon e mancò di pochissimo Feargus, mente la hobgoblin corazzata prese la mira e scagliò un quadrello dalla sua balestra, mirando a Kin. Il dardo ferì l'elfo al braccio sinistro, impedendogli di afferrare un altro dei suoi preparati alchemici.

"Ugh... maledizione!" imprecò Damon. "Se non riusciamo ad avere la meglio su quella lì in tempo, gli altri hobgoblin avranno il tempo di tornare indietro ed aggredirci! Dobbiamo passarle oltre a qualsiasi costo!"

"Per ordine del comandante Scarvinious, nessun abitante di Phaendar potrà passare oltre questo ponte!" esclamò Kergri. Per dare enfasi alle sue parole, la hobgoblin afferrò il suo scudo, sfoderò la scimitarra e percosse la lama sullo scudo, sollevando un infernale frastuono metallico. Il cane da guardia di Kergri fece per lanciarsi sul gruppo, ma Feargus si piazzò fieramente davanti a lui e ringhiò mostrandogli i denti. Kining afferrò strettamente la sua ascia... e Leona sollevò una balestra e la puntò verso i goblinoidi che stavano caricando. Malgrado la mira instabile e la paura che la stava prendendo, la giovane mercante premette il grilletto e scagliò un quadrello che volò verso il secondo hobgoblin, trafiggendogli una spalla! Il soldato goblinoide ringhiò di dolore e fu costretto a fermarsi per un attimo, ma gli altri hobgoblin e il cane da guardia non si fecero intimorire e proseguirono l'attacco.

Damon si fece avanti ed intercettò il primo fendente di Kergri con la sua spada, ma l'avversaria si era aspettata di trovarsi di fronte un combattente più rispettabile rispetto ad un comune contadino o boscaiolo, e si rimise in guardia rapidamente, poi sferrò un altro fendente mirando alla testa di Damon. Il ranger riuscì a schivare il colpo, ma la punta della scimitarra gli graffiò comunque la pelle, tracciando una lieve ferita sul suo zigomo sinistro. Il lieve dolore della ferita riuscì a dare la carica a Damon, che reagì con un poderoso fendente dall'alto verso il basso, cercando di colpire la spalla di Kergri. Ma la lama si scontrò con lo scudo della guerriera hobgoblin, che si era difesa efficacemente. Damon riuscì a farsi indietro appena in tempo per evitare un altro colpo di scimitarra, mentre Kergri avanzava con feroce sicurezza.

"Questa tizia è forte. Davvero forte." disse Damon tra sè. "Devo inventarmi qualcosa per batterla o sono morto."

Convinta di aver scosso la sicurezza del suo avversario, Kergri continuò a fare pressione. Ma questa volta non aveva di fronte un civile inerme o un miliziano inesperto - ma un combattente che si era fatto le ossa nelle infide strade di Riddleport e nelle guerre contro Molthune. Con un gesto sicuro, Damon schivò il colpo spostandosi quel tanto che bastava per non restare ferito e vibrò un colpo micidiale con la sua spada, mirando ai punti deboli del pettorale di Kergri. La hobgoblin riuscì a spostarsi e a far sì che la spada rimbalzasse sulle piastre della sua armatura, ma il colpo riuscì comunque a indolenzirla per qualche istante e farle perdere un po' del vantaggio che si era presa.

Kergri fece un passo indietro e alzò la scimitarra per scoraggiare un altro assalto, ma Damon era riuscito nel suo intento, e si limitò a fare una finta per tenere l'avversaria sul chi vive. Kergri scelse ancora di restare in difesa, e parò i fendenti con la sua scimitarra, poi cercò di mandare a segno un colpo al fianco del suo avversario, che si difese abilmente deviando il colpo e poi cercando di arrivare in faccia alla hobgoblin. Quest'ultima riuscì a parare il colpo successivo con il suo scudo e cercò di mandare a segno un affondo letale...

Damon agì con rapidità. Eseguì un rapido movimento e riuscì a scansare l'attacco, ma la lama affilata lo ferì comunque ad un fianco strappandogli un breve grugnito di dolore. Poi, Damon calò un formidabile colpo di spada sulla sua avversaria, e questa volta la lama riuscì ad infilarsi tra le piastre della corazza e penetrò nelle carni della hobgoblin! Ma l'armatura era comunque riuscita ad attutire il colpo, e la lama non penetrò abbastanza in profondità da procurarle una ferita mortale.

Ringhiando per la rabbia e il dolore, Kergri reagì sbattendo lo scudo in faccia a Damon, che si ritirò con un grugnito, perdendo sangue dal naso. Prima che Damon potesse reagire, Kergri chiamò a raccolta tutte le sue forze e si scagliò contro il ranger, cercando di trafiggerlo con la sua scimitarra. Damon riuscì in qualche modo ad evitare di essere infilzato, ma la lam ricurva gli aprì un'altra ferita, questa volta più profonda, sul trapezio destro. Il braccio perse sensibilità per un attimo, e Damon temette di dover mollare la spada... ma strinse i denti e chiuse le dita attorno all'elsa della sua arma, poi alzò di nuovo la spada per parare un altro fendente, e cominciò a spingere indietro la sua avversaria. A denti stretti, il ranger e la hobgoblin si fissarono dritti negli occhi, ognuno cercando di intimorire l'altro e fargli perdere confidenza.

"Tch... Arrenditi, umano!" ringhiò Kergri. "Ti offro la possibilità di vivere come nostro servitore! Se rifiuti, non ti resta che la morte!"

"Non sarai tu ad uccidermi!" ribattè Damon. Con uno sforzo di volontà, si diede una spinta e riuscì a far indietreggiare la sua avversaria, bloccandole la scimitarra con la sua spada. Kergri puntò i piedi a terra e cercò di disimpegnarsi, ma Damon non le diede il tempo e sferrò un calcio che la raggiunse all'addome, mozzandole il fiato in gola. Kergri barcollò e cercò di rimettersi in guardia, ma Damon riuscì a reagire un attimo più velocemente di lei, e sferrò un micidiale affondo!

La lama evitò le piastre della corazza e raggiunse la caporale hobgoblin alla gola, infliggendole una ferita mortale. Kergri spalancò gli occhi e digrignò i denti mentre veniva percorsa da un ultimo fremito, e Damon riuscì ad incrociare il suo sguardo pieno di odio prima che la hobgoblin crollasse a terra senza vita, con un tremendo frastuono di metallo sulla pietra. Damon recuperò la sua spada e riprese fiato mentre la ripuliva dal sangue, e accanto a lui, il cane da guerra degli hobgoblin emise un guaito di dolore e si allontanò da Feargus. Entrambi gli animali erano feriti e insanguinati, ma il lupo aveva chiaramente avuto la meglio, e adesso stava intimando al cane da guerra di restare indietro, mostrandogli le zanne ancora gocciolanti di sangue.

Kining evitò un affondo da parte del soldato hobgoblin rimasto e si fece avanti con un poderoso fendente della sua ascia. Questa volta, l'hobgoblin non riuscì a difendersi, e la terribile lama lo colpì mortalmente, facendolo crollare a terra in una pozza di sangue. Vedendo i loro oppressori crollare, i fuggiaschi di Phaendar non poterono trattenere una breve ovazione per Damon e Kining... ma non c'era tempo per i festeggiamenti, visto che ormai era solo questione di tempo prima che arrivassero altri hobgoblin. Gli invasori erano ancora impegnati a saccheggiare e a sradicare le ultime sacche di resistenza, ma sarebbero potuti arrivare da un momento all'altro...

"Complimenti, signori. Ben fatto!" affermò Kin, tirando fuori l'esplosivo che aveva preso dal laboratorio di Vane. "Adesso però dovete sbrigarvi ad attraversare il ponte, prima che arrivino gli altri hobgoblin! Io sistemerò l'esplosivo!"

"Okay... io ho lavorato su questo ponte, e credo di sapere qual è il suo punto più debole." affermò Kining. "Se metti l'esplosivo a ridosso delle impalcature di sostegno del ponte, dovrebbe essere in grado di farle crollare... e a quel punto, il ponte imploderebbe sotto il suo stesso peso." La femmina di nano non potè fare a meno di provare una certa amarezza all'idea di aiutare a distruggere ciò che lei stessa aveva aiutato a riparare, ma si rendeva conto che era la loro migliore possibilità di sfuggire agli hobgoblin e sopravvivere. "Avete una miccia, o cose del genere?"

"Temo di no... dovremmo improvvisare qualcosa." affermò Leona dopo aver dato una rapida occhiata alla sua bisaccia. "Ma adesso sbrighiamoci! Kin, io e te metteremo l'esplosivo in posizione! Poi mi occuperò di fare in modo che esploda!"

"Okay!" disse Damon, mentre Rhyna ed Hemer si occupavano di lanciare qualche basilare incantesimo curativo su di lui e sugli altri feriti. "Presto, attraversiamo il ponte! Non fermatevi! Non guardate indietro!"

La gente di Phaendar si fermò giusto il tempo di rivolgere un ultimo sguardo alle loro case che stavano bruciando o crollando, mentre gli invasori si davano al saccheggio. Il tempo di fissarsi un'ultima volta le loro case nella mente, prima di dover scappare... e poi, con il cuore pesante, cominciarono ad attraversare il ponte.

"Presto, signori, più presto!" esclamò Aubrin, arrancando a causa della sua protesi e della sua ferita che certo non era ancora guarita del tutto. "Presto! Quei dannato hobgoblin stanno già arrivando!"

In effetti, alcuni dei predoni hobgoblin si erano accorti che stava accadendo qualcosa al ponte, e si stavano già dirigendo verso di esso nel tentativo di fermare il gruppo di fuggiaschi. Aubrin afferrò il suo arco, incoccò una freccia e la scagliò contro il primo hobgoblin del gruppo, facendolo crollare al suolo... e ne scagliò quasi subito un'altra, ferendo gravemente al costato un altro nemico. Ma prima che lei potesse incoccare un'altra freccia, un dardo di balestra piovve pericolosamente vicino alla sua testa, e la ranger di colore indietreggiò con una smorfia di dolore.

"Ugh... maledizione... è proprio vero che sto perdendo la mano..." mormorò tra sè. Scagliò altre due frecce, giusto per costringere gli hobgoblin a restare a distanza, e si rivolse a Kin e a Leona. "Presto! Piazzate l'esplosivo e tagliamo la corda! Non c'è più tempo!"

"Lo sappiamo, stiamo facendo il prima possibile!" esclamò Leona. La giovane mercante scavalcò il bordo del ponte e si calò giù, aggrappandosi abilmente ai sostegni del ponte, e Kin le passò l'esplosivo. Con estrema attenzione, la giovane donna si infilò tra i ponteggi e, versando qualche goccia sulle impalcature in modo che facesse da miccia improvvisata, si trascinò fino quasi al centro della struttura, dove l'esplosione avrebbe potuto fare più danni.

"Okay, adesso viene la parte più difficile..." disse tra sè. Tremando per il nervosismo, Leona cercò di piazzare la boccetta di liquido in posizione. Per due volte rischiò di far cadere il recipiente e per due volte riuscì per un pelo ad evitare che ciò accadesse. Finalmente, riuscì a piazzare la boccetta in una posizione stabile, mentre le urla e il fragore dei suoi compagni che ancora cercavano di trattenere gli hobgoblin risuonavano tutt'attorno.

Leona tornò indietro in tutta fretta e si arrampicò nuovamente sul ponte. Un dardo scagliato da un hobgoblin le graffiò l'avambraccio sinistro, e la giovane emise un breve grido di dolore mentre Kin le si avvicinava. "Ugh... ce l'ho fatta! Presto, Kin, dobbiamo dare fuoco alla miccia e andarcene!" esclamò.

"Certamente! Adesso ci penso io!" rispose l'elfo. Tirò fuori dalla bisaccia una piccola bacchetta di legno contorto, e toccò il punto in cui Leona aveva iniziato a versare la sostanza infiammabile. Immediatamente, la miccia improvvisata prese fuoco, sprigionando scintille tutt'attorno, e Leona e Kin corsero via per raggiungere il resto del gruppo dall'altra parte del ponte! Alcuni hobgoblin si lanciarono all'inseguimento, ma si fermarono quando uno di loro vide le scintille che guizzavano oltre il bordo del ponte e proseguivano la loro strada lungo le impalcature.

"Attenti! Là sotto!" ringhiò uno dei predoni. "Hanno messo qualcosa di strano!"

"Che state facendo? Cercate di fermarlo!" esclamò un altro hobgoblin. La recluta più vicina cercò immediatamente di inseguire la fiammella ed estinguerla - ma non fu abbastanza veloce, e la miccia si consumò in pochi secondi. La fiamma raggiunse l'ampolla piena di esplosivo...

Leona, Kin e gli ultimi fuggiaschi erano appena riusciti a raggiungere la sponda opposta quando un boato terrificante investì i loro timpani, facendo loro temere che sarebbero rimasti assordati. Gli hobgoblin ringhiarono in preda alla rabbia e alla frustrazione quando un enorme pezzo di ponteggio venne fatto a pezzi dall'esplosione, che aprì numerose crepe e fessure nella struttura del ponte in pietra... e pochi attimi dopo, non riuscendo più a sostenere il proprio peso, il ponte crollò, facendo precipitare diversi hobgoblin nelle gelide acque del fiume Marideth.

Sulla sponda opposta, i superstiti di Phaendar osservavano come ipnotizzati il terribile spettacolo del ponte che collassava, oltre il quale le loro case, i loro campi e tutto ciò che conoscevano e amavano veniva consumato dalle fiamme o cadeva nelle mani della Legione delle Zanne di Ferro. Alcuni abitanti restavano stoici e cupi. Altri, invece, avevano rinunciato a controllarsi e stavano singhiozzando apertamente. Altri maledicevano gli hobgoblin, promettendo vendetta.  Per tutti, in ogni caso, era un momento di dolore e sconforto. Il momento di abbandonare le loro case e le loro vite, e iniziare una disperata fuga nelle terre selvagge.

Damon stesso non potè fare a meno di rivolgere un'occhiata malinconica al villaggio in cui aveva passato quegli ultimi anni della sua vita. Un'oasi di pace, dopo tante difficoltà e tanto sangue sparso. E ora, una guerra improvvisa aveva distrutto anche quello. A quanto pareva, non era destinato a trovare la pace tanto presto...

L'uggiolio di Feargus riportò Damon alla realtà. Il cacciatore veterano abbassò lo sguardo e fece una carezza al lupo, per poi annuire e richiamare l'attenzione degli abitanti che erano riusciti a raggiungere l'altra sponda assieme a lui. Leona, Kin, Jet, Rhyna, Hemer, Kining, Aubrey, Jocis... e assieme a loro, circa una trentina di persone. Non molti, rispetto ai circa quattrocento abitanti di Phaendar... ma ormai, quello che era fatto era fatto. Tutto quello in cui potevano sperare, in quel momento, era di mettere quanta più distanza possibile tra sè e gli hobgoblin prima che questi ultimi iniziassero l'inseguimento...

Mentre dall'altra sponda arrivavano imprecazioni ed insulti in lingua goblinoide, Aubrin prese in mano la situazione e attirò l'attenzione su di sè con un battito di mani.

"Amici!" esclamò la ranger di colore. "Amici, ascoltate! Mi rendo conto che siete sconvolti. E lo sono anch'io... la nostra città, le nostre case, tutto quello che avevano costruito con la nostra fatica e il nostro impegno... improvvisamente ci viene tolto da quegli invasori. Il vostro dolore è legittimo. Il vostro sdegno è legittimo, e io li condivido entrambi. Ma non è questo il momento di scagliarsi all'attacco e gettare via le nostre vite. Quelle maledette Zanne di Ferro credono di poterci piegare. Credono di spezzarci con la forza delle loro armi e la loro violenza. Ma noi, noi siamo il popolo di Nirmathas! Noi non cederemo a nessuno la nostra libertà! Noi non stiamo facendo altro che aspettare un'occasione migliore! Dobbiamo andarcene, per ora. Vivere nelle foreste e nelle praterie di Nirmathas, sfamarci con i frutti della terra e bere l'acqua piovana... ma intendetemi bene, amici, noi torneremo qui! Non vi so dire quando... ma saremo più forti! Avremo più alleati! E spazzeremo via questi invasori che credono di poter fare quello che vogliono della nostra terra e delle nostre case! Oggi è un giorno di dolore per noi... ma non lasciatevi prendere dalla disperazione! Ora dobbiamo sopravvivere! Ritirarci per combattere un altro giorno! Non vi posso fare promesse... se non una. Se nel profondo dei vostri cuori sentite ancora di essere liberi... allora possiamo ancora farcela!"

"Ma che ne sarà delle nostre famiglie? Delle nostre terre?" esclamò una voce maschile tra i pochi fuggiaschi. "La Legione si è portata via tutto quello che avevamo!"

Aubrey sospirò e stava per dare una risposta... quando Damon, sorprendendo la donna, si fece avanti e guardò verso la folla. La sua espressione restava stoica e severa, ma nei suoi occhi brillava una scintilla di decisione che raramente Aubrey ricordava di aver visto nello sguardo del cinico cacciatore.

"E noi ce lo riprenderemo!"        

                    

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

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