Dove amare non è amore

di Raphaelgirl87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


L acqua calda che le correva sul corpo sotto la doccia era la cosa più simile a una carezza che Ester riceveva in quella giornata da quando si era svegliata per l ennesima volta in quella squallida stanza che era tutto il suo mondo da qualche mese a questa parte.... I giorni e le notti ormai erano pressoché identici da troppo tempo, si accorgeva del loro cambio dal lento lampeggiare notturno dell' insegna al neon dell' hotel che quasi pulsava come se fosse un cuore, come se prima dicesse si e subito dopo no....

L hotel Diamante.

La stanza numero 26.

Tutto ciò che conosceva dell' Italia dove era approdata qualche mese fa, tentata da un offerta di lavoro di uno sconosciuto.... Era stata una facile preda, del resto avevano bisogno di un entrata in più, lei era la prima di cinque tra fratelli e sorelle, il padre, per un infortunio, aveva perso il lavoro da.molto tempo in quel piccolissimo paesino dell Est Europa dove vivevano e la mamma non aveva mai fatto altro che la moglie e la mamma di tutti loro..... Ester aveva diciotto anni ormai ed era stufa di assistere impotente ai mugolii per la fame dei suoi fratelli e delle sue sorelle durante la notte, a sentire.la.mamma.piangere. dalla sua stanza.perche ogni mese dovevano scegliere se fare la spesa o pagare la bolletta del gas, era stanca del freddo che sentiva nelle ossa ogni giorno perché il riscaldamento era acceso al minimo.... "Adesso basta! Andrò via in Italia e penserò alla mia famiglia" aveva pensato la ragazza quando, l ultima notte passata a casa sua, mentre nel suo letto stringeva al petto la sorella più piccola che non riusciva ad riaddormentarsi per lo stomaco vuoto, prese la decisione di accettare la proposta di quel signore molto ben vestito che l' aveva incrociata per strada mentre portava a casa la scarna spesa che era riuscita ad acquistare:

"Vieni con me.....tu e le tue sorelle....iniziate a venire e lavorare voi, poi faremo venire anche i tuoi genitori....avrete un bel lavoro, molto ben pagato.....non dovrete piu patire la fame...."

E lei, a quella voce suadente aveva creduto, forse anche perché quel giorno era così triste e aveva dovuto ricacciare le lacrime per non aver potuto acquistare un pacco di biscotti, uno dei suoi preferiti....non ne poteva più di privazioni. Ma non avrebbe mandato le sue sorelle allo sbaraglio, prima sarebbe partita lei da sola.

L autobus per quella città di mare dell' Italia sarebbe partito quella sera stessa, a mezzanotte. 

Aveva sempre desiderato vedere il mare, lo aveva sempre solo sognato, in quel paese in mezzo alle montagne, tra le capre.... Soprattutto avrebbe potuto aiutare concretamente la sua famiglia, poteva comprare le scarpe nuove ad Aurel, quella bambola che Dana voleva tanto.....Quel profumo buono al suo caro papà, che non comprava piu da tanto per risparmiare..... Quella crema che la mamma metteva sempre sulle guance la sera, forse per quello era sempre così bella.....

 Era un occasione da non perdere, Ester, semplicemente, con l audacia della sua giovane età, andò a casa, posò la spesa sul tavolo, comunicò la sua decisione alla sua famiglia e fece un piccolo zaino con i suoi pochi vestiti, baciandoli tutti e andando via di casa velocemente, noncurante delle loro proteste, delle lacrime dei fratellini e delle sorelline.

"Vi scriverò, appena arrivo in Italia, lo faccio per voi, presto starete bene...." Aveva urlato loro mentre già era in strada, senza guardarli in faccia, per non avere neanche il minimo ripensamento.... Non si era girata neanche un momento a guardare la sua casetta, le tende con i fiori alle finestre, i gerani che la mamma amava coltivare sul balcone.... Nessuno di loro doveva vederla piangere

"Presto sarò in Italia -pensò, asciugandosi le lacrime- avrò una casetta, potrò fare venire tutti a vedere il mare...."

Così non sarebbe stato.

Non aveva mai visto il mare. Mai. Neanche una volta.

Erano mesi che non aveva avuto più la possibilità di scrivere neanche una lettera alla sua famiglia.

Non avrebbe mai più pensato di finire in un girone infernale, che avrebbe vissuto da così vicino quell' incubo chiamato prostituzione....

Ester lasciò che l acqua le scorresse ancora addosso, aveva ancora un po' di tempo prima del suo prossimo appuntamento, sperando vivamente fosse l ultimo di quella giornata....si sentiva così stanca, così svuotata....si toccò piano li sotto, dove risiedeva quella sua femminilità così defraudata, proprio lì in quel punto dove ancora le doleva dall incontro precedente....non era la prima volta che un cliente non era gentile con lei.... Anzi erano ben rari quelli educati, che la trattavano come.un essere umano....Molto spesso, in quello squallido hotel, passavano rozzi individui, spesso sporchi e puzzolenti, arroganti e presuntuosi, mentre lei doveva essere sempre impeccabile, ben vestita, truccata, sempre accondiscendente, sempre gentile..... E piu erano laidi e piu pretendevano....le richieste andavano da baci al sesso orale a penetrazioni di vario genere....Ester aveva smesso di contare le volte che, sdraiata su quel letto in balia di quelle mani voraci, di quelle bocche mai sazie, restava a guardare un punto imprecisato del soffitto, pregando con tutta se stessa che arrivasse presto il culmine del.loro piacere, che si rivestissero e lasciassero i soldi sul comodino, andandosene....così che lei potesse buttarsi sotto la doccia, a lavare via quello schifo raccogliendo le forze per accoglierne un altro, così e così via....Quante mani di quegli uomini aveva visto cinte dalla fede nuziale.... E ogni volta lei si era domandata come era possibile che quegli uomini potessero tornare a casa la sera, con quale cuore baciassero una moglie,dei figli.... Quegli uomini non valevano neanche un unghia di suo padre, delle sue mani ruvide dal troppo lavoro, di quelle carezze rare ma piene d amore, dei suoi:"Te iubesc, fiica mea*" sussurrati prima di andare a dormire, sia a lei che ai suoi fratelli

Il senso di colpa per ciò che faceva, per il dolore che stava causando a quelle donne era lacerante....Si sentiva uno schifo, veramente uno schifo.....ma lo faceva solo per la sua famiglia, per i suoi fratelli.... Quei soldi servivano a loro..... 

Ma quel giorno....

Quel giorno quel cliente le aveva fatto tanto male.

Era entrato dentro di lei senza complimenti, senza un preliminare, senza niente, semplicemente aveva tirato giù i pantaloni e via, forte solo del fatto che era semplicemente merce per lui....aveva pagato e lei doveva dargli ciò che lui voleva.... niente di meno, niente di più....

Ma il dolore che aveva provato era stato terribile, la giovane ragazza aveva appena mugolato un :"Ti prego, mi fai male così...."

In tutta risposta, Ester aveva ricevuto una sberla su quel suo viso diafano, quel suo viso che aveva imparato a curare con amore dalla sua mamma....che le mancava così tanto.....

"Zitta, troietta, se non l hai capito sono io che comando qui. Tu pensa solo a soddisfarmi"

E così aveva fatto lei, aveva ricacciato le lacrime in gola, ultimando quell' incontro meccanicamente.....Ma li, sotto quel getto di acqua calda, era crollata in lacrime....perché aveva preso consapevolezza di cos era.

Non voleva pensarci mai, perché le faceva male al cuore.

Ma quello stronzo aveva ragione.

Era una puttana.

Niente altro che una puttana....

Come avrebbe voluto andare via, prendere.il.volo.come.le.rondini che facevano il.nido sotto la tettoia a casa sua....Ogni volta che le vedeva librarsi nel cielo le sembrava di respirare la loro stessa libertà.... Non come ora che si sentiva soffocare in quella stanza, con quei fiori che venivano cambiati ogni settimana e lei a momenti neanche lì degnava di uno sguardo....

"È permesso?"

Una voce maschile chiese gentilmente fuori dalla sua porta....Ester imprecò leggermente, il suo cliente era in anticipo....doveva asciugarsi e rendersi presentabile.....

"Tesoro, entra pure, prenditi un drink, io devo solo farmi bella per te" gli disse, asciugandosi le lacrime e cercando di recuperare.il.tono.di voce suadente che usava con i clienti....

"No, signorina, è il servizio in camera, volevo portarle la biancheria pulita"

La ragazza sospirò di sollievo, avrebbe avuto ancora un po' di tempo per sistemarsi, prima del suo prossimo.incontro

"Entri, entri pure!" Gli urlò, mentre si asciugò velocemente e indossò intimo e una sottoveste pulita.... Si recò al comò, mentre si lego i capelli sulla testa lasciando.intravedere il lungo collo, mentre il gentile signore alle sue spalle le stava rifacendo il.letto con le lenzuola.pulite.... Come assomigliava al suo caro padre nei gesti, nei movimenti lenti ma misurati, nella.schiena curva per.il.troppo.lavoro .... L unica differenza è che quel signore indossava un basco e una mascherina chirurgica, come quelle che si indossavano durante la pandemia di Covid di qualche anno fa.....

Ester scrollò le spalle e, compiendo gli stessi gesti meccanici di ogni giorno, aprì il suo rossetto per passarlo sulle labbra, mentre si accorse che il signore, dopo aver posato gli asciugamani nuovi in bagno si stava avviando verso la porta.... Improvvisamente si sentì chiamare, proprio da lui, con un nome che le risultò fin troppo familiare:

"A inghiti...."

Rondinella....

No, non era possibile....

C era solo una persona che la chiamava così al mondo

"Papă...."

Ester si alzò in piedi per guardare negli occhi il padre che, con gli occhi colmi di lacrime, le fece segno di stare zitta con il dito e le fece scivolare un biglietto tra le mani, lasciando la sua camera....

La ragazza restò impietrita, avrebbe voluto abbracciarlo più di qualsiasi cosa al mondo....L aveva trovata! Come era possibile?

Sedendosi, apri il biglietto e capí tutto, mentre il cuore prese a batterle più forte nel petto

"Ester figlia mia, ti ho ritrovato finalmente. Non mi sono mai arreso alla tua scomparsa, ti ho cercato giorno e notte senza sosta, finché non ho scoperto cosa ti hanno costretto a fare per amore nostro....voglio solo dirti che non hai colpa tu, la colpa è solo mia, se avessi lavorato tu ora non saresti qui.... sono sotto copertura dalla polizia, ma se mi ascolti e fai come ti dico, stanotte stessa sarai libera. 

È una storia lunga, non posso dirtela ora. Solo fidati di me. Appena leggi questo biglietto, vieni via dal hotel. Scendi dalla finestra, sei al piano terra, non ti noterà nessuno e vieni al faro al molo. Lo vedi dalla tua finestra, non puoi sbagliarti. Mi troverai la. Ti avrei portato via, già ora, ma se lo avessi fatto sarebbe saltato tutto. Faremo.arrestare tutti questi delinquenti, ma tu ora fidati di me. Vieni al faro. Ti aspetto.

Ti amo. 

Papà"



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Capitolo 2
*** Seconda parte ***



"Un faro? Dalla.mia.finestra si vede un faro?"

Si domandó Ester volgendo.lentamente lo.sguardo verso la finestra dietro di lei. Non ci aveva mai fatto caso, non aveva mai sbirciato da quella finestra. Non ne aveva mai avuto il tempo. La sua vita ultimamente scorreva un cliente dopo l altro e ,nel breve intramezzo in cui era sola, era troppo stanca per fare anche solo un gesto così banale come affacciarsi.fuori.

Sentendo l.adrenalina circolare dentro se, la ragazza si avvicinò alla finestra e l aprí.

E lo vide.

Finalmente.

Davanti ai suoi occhi, nel lievissimo.chiarore che annuncia l arrivo imminente dell' alba ma ancora si culla nel buio della notte, si stagliava la sagoma meravigliosa e movimentata del mare. 

Il pochissimo traffico di quell' ora le permetteva di sentire lo sciabordio delle onde come se lo avesse proprio sotto la sua finestra, mentre poco distante da lì, il faro della città lanciava a intervalli ripetuto il suo fascio di luce sul quelle acque scure.

Era lo spettacolo più bello che avesse mai visto in tutta la sua vita, ed Ester sentì gli occhi che le si riempivano di lacrime, mentre respirò a pieni polmoni quell'aria salmastra, leggermente fresca .....da quanto tempo non respirava? Era la sensazione più bella del mondo e come le era mancata, in quei mesi dove aveva vissuto in apnea, con la testa sotto l acqua......

Talmente era persa in quell' armonia meravigliosa, che il colpo che sentì alla porta la fece sobbalzare:

"Ester?Ester?"

Cazzo.

Cazzo.

Il Cobra.

Quell'uomo orribile che l' aveva adescata, che l aveva portata via da tutto ciò che amava, che l aveva illusa, ingannata, che la stava uccidendo giorno dopo giorno, lentamente, come possono fare solo.le.persone sadiche che godono della sofferenza altrui.

Guardò l ora velocemente sulla sua sveglia, perché pure il telefono le aveva sequestrato, quel pezzente.

Le quattro di notte.

Cazzo, di già.

Era l ora dove lui veniva a riscuotere quello che gli spettava. Sapeva bene quale era la routine: se l incasso era stato buono, veniva semplicemente posseduta e basta, senza troppi complimenti..... Se non era così.....

Ester sentì le lacrime salirle agli occhi, mentre si toccava una lunga bruciatura di sigaretta sulla coscia.... E ancora era stato il suo momento più gentile....

Perché c erano state anche botte, umiliazioni, calci, frustrate....e la volta peggiore di tutte, quella dove, davvero non per colpa sua, la giornata era stata particolarmente vuota e i pochi clienti che aveva avuto si erano rifiutati di pagare il prezzo pieno, a loro dire insoddisfatti della prestazione perché era troppo fredda....come poteva però fingere qualcosa? L amore sicuramente era una cosa bellissima, ma con una persona che ti ama.

E lei non li amava, nessuno di loro, anzi li detestava con ogni parte di sé.

In.ogni.caso,la ragazza non poteva dimenticare come venne sbattuta sul letto, con una mano stretta sul collo, mentre, nella frenesia di respirare, era riuscita a sentire solo poche parole, dette con un tono di voce gelido:

"Tu sei mia, cazzo, mia! Lo capisci? Abbiamo un accordo, tesoro, un accordo dove tu sei tenuta a portarmi un tot di incasso al giorno.....vedi di soddisfarmi, stellina, altrimenti.....finirà male....mi appartieni, posso fare letteralmente il cazzo che voglio di te.....non sei niente, non sei più assolutamente niente....."

E l aveva lasciata andare, tirandosi giù i pantaloni ed entrandole semplicemente dentro, mentre lei non aveva avuto la forza neanche di dire una parola, tanto era occupata solo a tornare a respirare, dopo quei lunghissimi minuti di apnea....

In quelle ore di distanza tra l arrivo del Cobra e l entrata del suo primo cliente non era neanche riuscita a piangere, si era semplicemente addormentata,perché sfinita non per altro, in un sonno senza sogni, sentendosi veramente annientata e pregando dentro se con tutta se stessa quel Dio che la mamma pregava sempre con quelle preghiere ortodosse che la rendesse una rondine, così come.la.chiamava sempre.il.papá, che la facesse volare via da lì.....

Incredibile come quel Dio, inaspettatamente, avesse ascoltato la sua preghiera.....

"Ester, apri, cazzo! Che ti prende!"

La voce del Cobra si stava alzando di volume e i colpi sulla porta diventavano sempre più ripetuti e violenti.... Ma la ragazza improvvisamente capì una cosa.

Non voleva aprire.

Non quella volta.

Guardò il bigliettino tra le sue mani, il biglietto del suo amato padre. 

Era da lui che andava sempre quando, da bambina, si sbucciava le.ginocchia.o i gomiti, mentre correva.in bici per.le.campagne attorno al.suo.paese o scivolava giù dall albero di mele del suo giardino, era lui che le disinfettava le ferite e, mentre le accarezzava il viso asciugandole le lacrime, le ripeteva con voce dolce:

"E în regulă, draga mea, e doar o mică boală, va trece în curând*...."

E lei ogni volta gli credeva, perché non c era letteralmente nessuno in cui avesse più fiducia al mondo....

Ignorando i continui colpi alla porta e benedicendo la sua attitudine a chiuderla a chiave tra un incontro e.l.altro, la ragazza si sporse leggermente dalla finestra.

Era davvero solo un piccolo salto.

Davvero pochi, pochissimi metri.....

E poi sarebbe stata libera.

Libera.

Libera.

"Apri piccola puttana maledetta o sfondo la porta!"

La voce di Cobra era ora piena di rabbia.

Doveva agire in fretta prima che fosse troppo tardi. Prima che lui entrasse dentro.

Non sapeva cosa sarebbe successo di lei, se lui avesse mai oltrepassato quella porta.

Ester apri il piccolo frigo con dentro gli alcolici, non beveva.mai, ma ora aveva assolutamente bisogno di un bicchiere.

Ne versò uno a caso in un bicchiere e lo scolò tutto di un fiato, sentendo il.liquido bruciarle in gola, indossò un lungo golfino nero sulla.sottoveste e, con gesti veloci, apri la finestra e scavalcò il davanzale. 

Il piccolo vuoto davanti a sé le diede una leggera vertigine, ma ricacciò la nausea.

Aveva passato a piedi l.inferno, poteva farcela.

Ester prese un respiro profondo, guardando il mare davanti a sé, col.cielo che si stava schiarendo lentamente sempre.di più nelle prime brume dell'.alba.

Ne prese un altro.

Poi con un balzo si lasciò cadere, atterrando scompostamente in piedi. Era fuori da quel hotel. 

Subito un uomo le si avvicinò vestito da.poliziotto, prendendola vicino a.se, mentre con un cenno del capo, diede un comando silenzioso a degli agenti vicino a lui che sfondarono la.porta al grido di "Fermi tutti! Polizia!"

"Ester, non avere paura, sono il comandante di questa città,mi chiamo Stefano, coraggio cara, sei stata bravissima, è tutto finito, è tutto finito.... Ora ti portiamo da tuo padre....." Le disse quell' uomo gentile, tenendola abbracciata a se, mentre la ragazza si stava sciogliendo letteralmente in singhiozzi li stretta al suo petto......

Con la coda dell' occhio, dopo pochi minuti, Ester vide il Cobra, quell'uomo che tanto temeva, trascinato in manette fuori dall' hotel dai poliziotti e fatto sedere a forza sulla loro volante, mentre millantava ogni genere di minaccia, ignorato letteralmente dagli agenti che gli ricordavano che era arrestato per tratta umana e sfruttamento della prostituzione e che era meglio si trovasse un bravo avvocato.

l.incubo era finito.


L.alba era esplosa di luce, colorando di rosso e oro il cielo e il mare attorno a sé, mentre Ester, dopo aver salutato con gratitudine quel comandante gentile e il suo collega, che l avevano accompagnata con la macchina della polizia li davanti al tratto di rena vicino al faro, stava passeggiando sulla spiaggia dirigendosi verso il punto di incontro che le aveva dato suo padre. 

Ester era rimasta stupita dalle parole che le aveva rivolto Stefano, quando le aveva detto che grazie al suo gesto coraggioso, era stato scoperchiato un vaso di Pandora terribile di centinaia e centinaia di ragazze costrette come lei a vendersi. Ora sarebbero state tutte libere e reinserite in società, anche grazie a lei.

Si strinse nelle spalle.

Era felice di questo, ma non volle prendersi il merito.

Lei non aveva fatto niente di che.

Era solo saltata dalla finestra di un hotel perché voleva essere libera.

Voleva rivedere suo padre.

E vedere finalmente il mare.

La giovane ragazza, stretta nel suo golfino, a piedi nudi, camminava lenta sul bagnasciuga, per fare si che i suoi occhi non.perdessero.neanche un attimo, un fotogramma di quella bellezza indescrivibile che le riempiva il cuore...

Era proprio vero che, chi aveva creato il mondo, sicuramente ne era innamorato....Come poteva essere altrimenti? Solo uno che guarda con gli occhi dell' Amore sa creare un cielo così immenso, così pieno di colore e di luce e .....il.mare.....

Oh, il.mare.....

Ester pensò che le parole, tutte le parole del mondo, di tutti gli idiomi, di tutte le lingue, non avrebbero mai potuto descrivere l incredibile spettacolo che aveva davanti agli occhi, quella distesa d acqua così calma, così pacifica, quell'.odore salmastro che le entrava nei polmoni e pareva darle vita a ogni respiro....

In quel silenzio meraviglioso,una voce tanto amata le giunse alle orecchie

"Ester, copilul meu....**"

Le lacrime scesero copiose sul viso della ragazza, quando si girò e vide poco distante da sé la figura di suo padre, anche lui in lacrime

Semplicemente, gli corse incontro e i due caddero in ginocchio stretti l uno all altro in un abbraccio pieno d amore, dove entrambi facevano a gara a baciarsi le guance, la fronte, i capelli, dove le carezze sulle loro teste si sprecavano e le lacrime di entrambi si confondevano sui loro volti e le uniche parole che uscivano dalle loro bocche erano una dolce cantilena di"Papă...." E "Comoara mea***" ripetute con dolcezza....

Finché una voce dolce di donna non interruppe con rispetto quel momento dolce

"Ester?"

"Si?" Disse la ragazza, asciugandosi le lacrime e guardando quella donna che la guardava con tenerezza, restando però stretta al suo papà

"Sono Anna,piacere cara, sono della comunità Talita Kum, ci occupiamo di proteggere le ragazze come te che hanno subito l.inferno della prostituzione....vieni con me, vi porto nell' appartamento dove per ora vivrai con tuo papà.... piano piano faremo salire tutta la tua famiglia....I tuoi fratelli più piccoli andranno a scuola e tu, tuo padre e tua madre troverete un lavoro...

Non ti succederà più niente di male, stai tranquilla.... È tutto finito....ora conoscerai la parte buona di questo paese..... Non siamo tutti cattivi te lo garantisco"

La ragazza le sorrise, sapeva che quella donna aveva ragione....Stretta a suo padre, la ragazza risalì la spiaggia, in direzione del piccolo van della comunità.... 

Anche se, non come voleva, aveva comunque ottenuto ciò che sperava per la sua famiglia, un futuro senza privazioni, senza più notti insonni per la fame, un futuro dove tutti loro potevano studiare e lavorare....

Dove chissà avrebbe magari trovato qualcuno che l avrebbe amata.

Che le avrebbe dato un bacio vero.

Un bacio che sapeva di tenerezze.

Un bacio che sapeva di carezze.

"Te iubesc, fiica mea...." Le sussurrò il papà, mentre Ester si poggiò sulla sua spalla, sorridendo finalmente dopo tanto tempo

"Și eu te iubesc tată****" gli rispose la ragazza dolcemente.

La loro nuova vita era appena iniziata


 


*Va tutto bene, mio piccolo tesoro, è un piccolo male, passa presto 

**bambina mia

***Tesoro mio

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