Ida Stilinski

di Nome_Cognome
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao! 

Sono Ida Stilinski, ho 5 anni e vivo a Beacon Hills, nella terza casetta a partire dal confine ovest della riserva, insieme a papà, lo sceriffo, e Stiles, il mio fratellone.

La mamma è volata in cielo quando sono nata; non l'ho mai incontrata ma papà e Stiles mi hanno raccontato di lei qualche volta, così mi sembra di conoscerla, almeno un pochino.

Mi piace leggere, giocare ai videogames, nuotare e guardare i film dei supereroi con Stiles. Il mio preferito in assoluto è Superman, anche se mio fratello prova sempre a convincermi che Spiderman è meglio.

Papà dice che anche io ho un superpotere: sono capace di vedere il buono nelle persone. Proprio come Superman, però, ho la mia Kryptonite: si chiama leucemia, Mia per gli amici. Ce l'ho dall'inizio dell'estate e per tutte le vacanze ho fatto avanti e indietro dall'ospedale insieme a papà o zia Melissa, la mamma di Scott, il migliore amico di Stiles, per fare la chemioterapia. Il dottore dice che, anche se mi fa stare male, è necessaria per tenere a bada Mia perché, se ci sono poche cellule cattive, ti senti solo debole, ma se sono tante, la situazione diventa pericolosa.

Uh, Stiles mi sta chiamando. "Ida?" fa capolino con la testa nella mia stanza "Vestiti, usciamo." dice sorridendo "ma Stiles… è notte e papà ha detto che devi riposarti perché domani c'è scuola." gli ricordo: voglio finire il mio capitolo di Harry Potter, non andare in giro con lui e Scott "eddai Ida… se domani lo leggiamo insieme Harry Potter?" domanda "fai anche le voci?" chiedo "Sì, faccio anche le voci…". 
Incrocio le braccia perchè così non mi basta "promettilo.". Stiles alza una mano e mette l'altra sul cuore "prometto solennemente che domani leggerò Harry Potter facendo le voci. Contenta? Adesso però cambiati, ci vediamo giù.". Mi alzo dal letto e mi stiracchio prima di prendere un paio di pantaloni della tuta neri, la mia maglietta di Superman, una felpa rossa e l'immancabile bandana per coprirmi la testa: prima di Mia avevo tanti bei riccioli castani, ho pianto tanto quando papà me li ha tagliati dopo che avevano iniziato a cadere ma mi ha assicurato che ricresceranno e saranno più belli di prima.

Scendo di corsa le scale trovando Stiles ad aspettarmi all'ingresso già vestito.
"Sei pronta?" domanda entusiasta e annuisco.
"Dove stiamo andando?" gli chiedo mentre cerco il mio canale radio preferito "A fare un'avventura…" risponde senza dettagli. Quando Stiles non straparla vuol dire che sta nascondendo qualcosa: stiamo per combinarne una grossa, me lo sento. "Dove?" lo guardo dal sedile e non mi perdo le sue mani che si stringono al volante "Nella riserva…" ammette alla fine. "Nel bosco di notte? Stiles ci sono un sacco di storie di paura che iniziano nel bosco di notte e, di solito, non finiscono bene." mi lamento "Tranquilla Ida, ci siamo io e Scott a proteggerti." dice "Davvero? E cosa facciamo se incontriamo un animale selvatico? O l'assassino con la motosega e l'uncino o-o ci rapiscono gli alieni…" la jeep si ferma e Stiles mi appoggia le mani sulle spalle come fa sempre quando vuole calmarmi "andrà tutto bene Ida, fidati di me. Adesso, da brava, rimani un attimo in macchina che vado a chiamare Scott, ok? Torno subito…". Dopo qualche minuto, come promesso, Stiles torna insieme a Scott "hey Scricciolo! Come stai?" mi saluta il mio amico "Ciao Scott!" sorrido contenta e lo abbraccio dal sedile di dietro "Sto bene, grazie…" rispondo mentre Stiles avvia la jeep e ci porta alla nostra prossima destinazione: la riserva.

"Dobbiamo farlo per forza?" chiede Scott una volta scesi nel parcheggio "Dici sempre che in questa città non succede mai niente…" ribatte Stiles incamminandosi verso gli alberi. Scott mi guarda perplesso prima di prendermi per mano e seguire mio fratello "volevo riposare per l'allenamento di domani" dice "giusto! Perché stare seduto in panchina è veramente faticoso." risponde Stiles "No invece, quest'anno giocherò, anzi, sarò tra i titolari!" Scott sembra convinto; so che quest'estate si è allenato parecchio mentre mio fratello ha preferito 'oziare sul divano', come dice papà.
"Questo è lo spirito giusto! Devi avere un sogno, anche se non si realizzerà mai…" colpisco il braccio di Stiles con la mano "ahi! Che ho fatto?" lo scuote leggermente guardandomi confuso "Non essere così cattivo." gli dico montando una delle mie migliori occhiatacce. Scaliamo una collinetta e Scott si ferma appoggiandosi al tronco di un albero per usare il puff "stai bene?" lo raggiungo un po' preoccupata "Sì, è tutto ok." mi accarezza la guancia "Anche se, magari, dovrebbe essere quello che soffre d'asma a tenere la torcia, eh?" si schiarisce la voce ma Stiles è concentrato su qualcosa che sta succedendo più avanti. Lo raggiungiamo e ci buttiamo per terra sotto una radice, quando alzo lo sguardo vedo tante piccole luci che ci vengono incontro. Mio fratello spegne la torcia "andiamo!" esclama alzandosi per correre "aspetta! Stiles!" Scott lo richiama ma lui è già lontano. Lo seguiamo correndo "Stiles!" provo a chiamarlo anche io cercando di tenere un tono di voce basso visto che sembra che non siamo soli. Ad un certo punto qualcosa mi strattona di lato: alzo gli occhi e trovo Scott che mi fa segno di stare in silenzio. Siamo nascosti dietro un albero e, tendendo l'orecchio, riconosco una voce familiare "Aspetta, aspetta! Questo piccolo delinquente appartiene a me." è papà "Papà! Che si dice?" risponde infatti Stiles "allora, tu, ascolti tutte le mie telefonate…" ahia, lo sceriffo è arrabbiato "no… non quelle noiose…" si difende mio fratello "dove sono andati a finire i tuoi complici?" trattengo il fiato per fare meno rumore possibile "Chi, Scott e Ida? Scott è a casa, ha detto che… si voleva riposare per il primo giorno di scuola e… e Ida è con lui, già… sono solo io, nel bosco, da solo…" balbetta 
Stiles.
"Scott? Ida? Dove siete!" le mani di Scott si stringono sulle mie spalle e ci irrigidiamo entrambi: chiudo gli occhi sperando che papà non becchi anche noi "Scott!" urla ancora ma poi le torce si spengono e papà sparisce con Stiles. "Accidenti!" sospira Scott quando sono lontani "e adesso? Cosa facciamo?" gli chiedo; inizio ad avere paura e si sente anche un tuono in avvicinamento. "Adesso… ehm… torniamo a casa, ok? Torniamo a casa… vieni, sta vicina a me…" mi prende la mano e ci incamminiamo, cercando di capire da che parte sono andati gli altri, per trovare la strada di casa. Ad ogni rumore ci guardiamo intorno e io mi spiaccico sempre di più contro la gamba di Scott finché non si ferma: ha bisogno di usare il puff.
C'è un rumore strano sembra come i cavalli quando corrono; rimaniamo immobili aspettando che vada via ma, d'un tratto, davanti a noi, compaiono dei cervi in corsa. Scott mi butta per terra e mi protegge con il suo corpo finché gli animali non sono passati.
"Tutto a posto? Sei ferita?" mi chiede aiutandomi a rialzarmi "No, sto bene… ma voglio tornare a casa…" rispondo con la voce che mi trema. "Ida, ehi! Stiamo bene, ok? Non piangere. Adesso torniamo a casa e poi facciamo una bella lavata di capo a tuo fratello, mh?" annuisco e sorrido leggermente. Mi appendo alla mano di Scott e lo seguo in silenzio finché non lo sento cacciare un urlo; da lì diventa tutto confuso: mi sento trascinare, cado e chiudo gli occhi mentre rotolo giù per una discesa. Quando li riapro sono da sola, mi fa male la gamba e sento qualcosa di caldo e bagnato che scende fino al piede. Mi alzo a fatica aiutandomi con il tronco di un albero "Scott?" chiamo senza ricevere risposta e inizio a piangere: non voglio rimanere qui da sola. Quando sento un verso che fa 'auu' come quello del lupo mi rannicchio contro il mio alberello e cerco di non muovermi o fare rumore; magari i lupi sono come il t-rex: se stai fermo non ti vedono. Delle foglie si muovono dietro di me e inizio a tremare nascondendo la testa sotto le braccia per ripararmi.
"Serve aiuto?" è una voce che non conosco, sollevo piano piano la testa e vedo due scarpe da ginnastica e dei jeans neri davanti a me; guardo un po' più in alto e mi trovo di fronte ad un ragazzo di quelli grandi: è gigantesco, sembra anche più forte di papà, ha la giacca nera tipo quella dei motociclisti, i capelli neri e gli occhi verdi.

"I-il mio papà è lo sceriffo…" lo avverto; il ragazzo si inginocchia davanti a me "non ho alcuna intenzione di farti del male." dice "Non dovrei parlare con gli sconosciuti…" gli rispondo "Non dovresti nemmeno stare sola nel bosco a quest'ora scommetto." ribatte "No, infatti…" gioco con le foglie secche accanto all'albero.
"Ti sei fatta male?" chiede; guardo la gamba e poi lui, indecisa se fidarmi. Sono qui da un po' e Scott non mi ha ancora trovata, forse è meglio stare con questo ragazzo piuttosto che da sola con i lupi. Annuisco in silenzio "posso vedere?" si avvicina piano e annuisco ancora liberando la gamba. Mi giro dall'altra parte per non guardare: non mi piace il sangue. "Ok, ascolta: abito qui vicino, posso medicarti lì e poi riportarti a casa." lo guardo incerta "Se ti fa piacere, mi chiamo Derek. Così sono un po' meno sconosciuto?"
"Ida…" rispondo "d'accordo Ida, ti suona bene come piano? O, se preferisci, posso lasciarti qui tutta sola." faccio no con la testa e mi affretto per cercare di alzarmi. "Vieni qui…" mi prende in braccio "non è il caso che cammini.".

Dopo un po' arriviamo ad una casa: è da sola in mezzo al bosco e sembra uno di quegli edifici di Chicago Fire, la serie tv che guardo con Stiles prima di cena, dopo che è scoppiato l'incendio. "È questa casa tua?" chiedo "Sì, non è bellissima, lo so, ma casa è sempre casa." mi risponde e, nonostante il sorriso, capisco che è triste, si vede dagli occhi; me l'ha insegnato papà: la verità è sempre nascosta negli occhi. "Scusa, non volevo farti venire in mente cose tristi…" gli dico sinceramente "non sono triste." ribatte facendomi sedere su un divano mezzo squartato e andando dall'altro lato della stanza per prendere quello che gli serve a medicarmi "sì invece. Anche mio fratello fa quella faccia lì quando qualcuno dice che Roscoe è un rottame…" torna davanti a me "Roscoe?"
"Sì, la nostra jeep, quella tutta azzurra: è l'unica in tutta Beacon Hills, non puoi non averla mai vista." gli spiego mentre apre una valigetta bianca con sopra la croce rossa "comunque… era della mia mamma, che adesso non c'è più… è molto vecchia e dentro c'è più scotch che pezzi buoni ma per noi è importante; un po' come la tua casa per te." sorride e, stavolta, sorridono anche gli occhi.
Mi solleva piano il pantalone "questo brucerà un po'." mi avverte prima di rovesciare il disinfettante sulla gamba cerco di non mettermi a urlare o piangere: i bambini coraggiosi non lo fanno. "Non sono profondi ma sanguinano parecchio…" commenta ad alta voce con un tono mezzo incerto e mezzo sorpreso "è ok in realtà; è solo colpa di Mia… poi mi aggiusto anche io, promesso." gli dico. "Mia?" domanda mentre fascia la gamba "Uhm… giusto… dimentico sempre che quelli nuovi la chiamano con un altro nome, ehm… leucemia… è colpa sua se quando mi faccio male succede così e se… non ho i capelli…" faccio passare distrattamente la mano sulla testa e mi accorgo di avere perso la bandana.
"Oh no!" esclamo "che succede?" Derek si ferma subito e mi guarda preoccupato "Ho perso la bandana nuova: me l'ha regalata il papà al mio compleanno." dico tirando su il cappuccio della felpa "ehi, sta tranquilla… domani, con la luce del sole, proverò a cercarla e, se la trovo, prometto di riportartela, ok?"
"Ok…"
"Ecco qui, abbiamo finito. Torniamo a casa?" annuncia e annuisco "Vivo nella terza casetta a partire dal confine ovest della riserva." affermo "Che precisione." dice "In realtà non sono tanto sicura che è proprio così… ma Stiles dice che il sole sorge a est e tramonta a ovest e, siccome di sera sparisce sempre dietro gli alberi della riserva, quello deve essere l'ovest… credo…" gli spiego "sì, immagino abbia senso. Comunque tranquilla: so dove vive lo sceriffo." mi sorride. 

"Grazie Derek." dico quando la macchina si ferma davanti a casa "Non c'è di che ma, la prossima volta, dì a tuo fratello di stare lontano dai boschi di notte." annuisco e faccio ciao con la mano prima di scendere.

"Ida! O mio Dio! Sei intera e stai bene!" esclama Stiles abbracciandomi felice. "Scott mi ha chiamato: è tornato pochi minuti fa. Quando mi ha detto che ti ha persa, stavo per mobilitare una squadra di ricerca. Dio, mi hai fatto morire di paura!" continua a stringermi forte; so che mio fratello mi vuole un bene dell'anima e, anche se a volte fa delle cose un po' stupide, lui ha un cuore grande così: dev'essersi spaventato davvero tanto questa volta.
"Sto bene Stiles, sono a casa…" lo abbraccio anche io.

"Papà è tornato in centrale ma mi ha promesso che domani mattina viene a salutarci prima di andare a scuola." dice "Va bene…" andiamo al piano di sopra e mi augura la buona notte.
"Ehm… Stiles?"
"Dimmi…"
"Puoi dormire con me stanotte?" gli chiedo anche se, di solito, lo faccio solo quando ho gli incubi "ma certo Scricciolo. Prendo il pigiama e arrivo." mi bacia la fronte e va nella sua stanza.

Note a fine capitolo:
Ci tenevo giusto a dire due parole per spiegare meglio il personaggio di Ida, che è una bambina molto matura per la sua età. Questo suo tratto è dovuto al costante relazionarsi con Stiles e i suoi amici da cui apprende e imita i comportamenti e il modo di esprimersi anche se, in fondo, resta pur sempre una bambina.
E niente... questa storia giaceva nel mio vecchio PC da anni ma non ho mai avuto il coraggio di pubblicare. Spero possa piacere.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


"Stiles? Ida? È ora di alzarsi!" la voce di papà rimbomba nella stanza insieme al russare di Stiles. "Ragazzi!" urla di nuovo e mio fratello si sveglia di soprassalto cadendo dal letto. "Ouch! Sono sveglio, sono sveglio…" mi sporgo dal materasso e lo vedo alzare le mani in segno di resa. "Ottimo. Non vorrete fare tardi il primo giorno di scuola…" nego con la testa "vi ho preparato la colazione." accarezza la testa di Stiles e lascia un bacio sulla mia. 

"Ida, tesoro, ricordati di prendere le medicine, ok?" 

"Sì papà…" 

"Buona giornata e, mi raccomando, fate i bravi. Vi voglio bene…" dice prima di andare al lavoro "anche noi!" rispondiamo insieme io e Stiles dalla stanza. Oggi è il mio primo giorno di liceo: quest'anno non ci sono i fondi per organizzare l'asilo qui a Beacon Hills e, siccome non possiamo permetterci una babysitter, papà ha fatto i salti mortali per ottenere dei permessi per mandarmi a scuola con Stiles. 

Indosso un paio di jeans neri, la maglietta con il gattino che si specchia nella pozzanghera e ha il riflesso della tigre, una felpa bordeaux e la bandana dello stesso colore. Prendo il mio astuccio, l'album da disegno e Harry Potter e sono pronta per andare.

Arriviamo a scuola, "Ciao Scott!" gli corro incontro e lo atterro abbracciandolo "Hey! Ciao Scricciolo!" mi saluta. "Guardate qui che roba…" solleva la maglia e ci mostra un enorme cerotto bianco sul fianco destro "Uhu!" Stiles si avvicina per toccarlo ma Scott si tira indietro "Era buio ma sono quasi certo fosse un lupo." dice riprendendo lo zaino. "Un lupo ti ha morso?" domanda mio fratello e il suo amico annuisce "No, non è possibile." risponde Stiles sicuro "ho sentito ululare!" ribatte Scott "Non può essere!" ripete mio fratello "Come sarebbe non può essere? L'ho sentito." insiste. 

"E’ vero Stiles, l'ho sentito anche io: faceva auuu…" cerco di imitare il verso che ho sentito ieri notte ma Stiles mi tappa la bocca con una mano quando alcuni studenti si voltano nella nostra direzione. "Sentite voi due: in California non ci sono più i lupi, ok? Da oltre sessant'anni." ci spiega "Davvero?" Scott sembra un po' preoccupato "Sì, davvero! Non ci sono lupi in California." li lascio al loro battibecco per andare ad accarezzare un gattino che si è avvicinato. 

"IDA! Muoviti, c'è lezione!" mi urla Stiles e lo raggiungo per entrare a scuola.

Sono seduta di fianco a mio fratello e sto colorando un disegno mentre ascolto quello che dice il professore "come tutti voi sapete, è stato ritrovato un cadavere, nel bosco, la scorsa notte…" alzo la testa ma Stiles mi mette le mani sulle orecchie per impedirmi di ascoltare la parte successiva del discorso e gli lancio un'occhiataccia quando le toglie. Dopo qualche istante, il preside, in giacca e cravatta, entra in aula per presentare la nuova alunna, Allison Argent: è una bella ragazza, capelli castani e occhi marroni. Le faccio ciao con la mano e lei mi saluta prima di occupare il posto dietro Scott che le presta la penna.

La mattinata prosegue bene e nel pomeriggio accompagno i ragazzi agli allenamenti di lacrosse. Il coach mette Scott in porta mentre Stiles si siede con me in panchina: speriamo in bene, Scott ci tiene così tanto.

Quando il coach fischia il nostro amico sembra avere qualcosa che non va: si tiene la testa, barcolla e, come risultato, la prima palla gli finisce in faccia tra le risate generali. Si rialza e si prepara per ricevere il secondo tiro e, magicamente, questa volta prende la palla. 

"Sì!" esclama Stiles "Vai Scott!" gli dico io. Uno dopo l'altro para tutti i tiri, compreso quello di Jackson, il capitano della squadra, e alla fine dell'allenamento c'è tutta la gradinata che esulta.

Dopo scuola siamo di nuovo nel bosco per cercare il puff di Scott: a quanto pare, l'ha perso al passaggio dei cervi ieri notte. 

"Non so che cosa fosse: è come se… se avessi avuto tutto il tempo di prendere la palla e questa non è la sola cosa strana; posso sentire delle cose che non dovrei sentire, degli odori…" dice Scott mentre attraversiamo un ruscello "degli odori? Di che tipo?" chiede Stiles "Tipo le gomme alla menta che hai in tasca." risponde "Io non ho…" mio fratello cerca in tasca ed estrae una vecchia gomma da masticare "gomme alla menta." conclude guardandolo strano. "È cominciato tutto con quel morso?" ora Stiles è entrato in modalità interrogatorio, lui è così: la sua testa lavora a mille all'ora e, quando trova qualcosa che lo interessa, gli è difficile tenere a freno la curiosità. "Se si trattasse di un'infezione? O se fosse la scarica di adrenalina che precede uno shock?" domanda Scott preoccupato. 

"Credo di averne sentito parlare, è un particolare tipo di infezione…" annuncia Stiles attirando la nostra attenzione "sul serio?" 

"Sì, sì, credo che si chiami… licantropia." dice "Che cos'è è grave?" 

"Sì, gravissima ma solo una volta al mese." 

"Una volta al mese?" 

"Mhmh… la notte di luna piena… auuu!" replica il verso del lupo e Scott lo spinge via mentre io mi limito a guardarlo male. "Hey, siete voi che avete sentito ululare." ci dice "Potrei avere qualcosa di veramente serio." ribatte Scott "lo so! Sei un lupo mannaro!" ringhia facendo gli artigli con le mani. "Eddai Stiles… basta prenderlo in giro…" gli dico "ok, ok, stavo solo scherzando… ma se mi vedete fondere tutto l'argento che trovo in giro è perché venerdì ci sarà la luna piena.".

Scott si ferma vicino ad un albero e si accovaccia spostando le foglie per iniziare la sua ricerca mentre io mi siedo con la schiena contro un altro tronco ad aspettarli.

Ad un certo punto, vedo Derek in lontananza: è fermo e osserva Scott e Stiles mentre chiacchierano di qualcosa. Lo saluto con la mano e lui ricambia, poi, mi fa segno di rimanere in silenzio; rido perché mi sa che quei due stanno per beccarsi una bella strigliata.

Quando Stiles si accorge della presenza di Derek quasi salta via, chiama Scott con una pacca sulla spalla ed entrambi si girano. 

"Che ci fate qui, eh?" Derek si avvicina con le mani nelle tasche e devo ammettere che fa un po' paura. Mio fratello si passa una mano tra i capelli: lo fa sempre quando è nervoso. "Questa è proprietà privata." dice "Ah, scusa… non lo sapevamo…" si difende Stiles "stavamo solo cercando una cosa ma… non fa niente…" aggiunge Scott ma Derek tira fuori dalla tasca qualcosa e glielo lancia: è il suo puff. 

Dall'altra tasca estrae un pezzo di stoffa che conosco bene "la mia bandana!" esclamo correndogli incontro prima che Stiles possa prendermi. "Ida che fai! Vieni subito qui!" urla ma non lo sto a sentire. Derek me la riconsegna "lo sapevo che la ritrovavi! Grazie…" gli abbraccio la vita e lui mi batte un paio di colpi sulla spalla, deve andare. 

"Ciao Ida…" 

"Ciao ciao Derek!" si gira e se ne va da dov'è venuto.

Torno saltellando da Stiles e Scott che stanno parlando "quello è Derek Hale, ti ricordi, vero? Ha solo qualche anno in più di noi." dice mio fratello "E allora?" domanda Scott "La sua famiglia… morirono tutti in un incendio anni fa.". Davvero? Mi giro verso il punto dove è scomparso il ragazzo: povero Derek, mi dispiace tanto, sembra una così brava persona. "Perché è tornato?" chiede di nuovo Scott "La vera domanda è come fai tu a conoscerlo?" Stiles si gira verso di me. "È mio amico." rispondo alzando le spalle e saltellando nella direzione della jeep "andiamo?" dico facendo sbuffare mio fratello "Sì, andiamo.".

 

È il giorno della prima partita che deciderà chi andrà in prima squadra e chi no: Scott è andato bene lo scorso allenamento, secondo me può farcela; Stiles, invece, beh è Stiles e, per quanto gli voglia bene, so che non è esattamente tagliato per gli sport in generale.

Pochi minuti dopo l'inizio, Scott viene abbattuto da Jackson ma, quando si rialza e recupera la palla, fa qualcosa di impossibile: attraversa tutto il campo schivando gli avversari, salta gli ultimi tre e arriva davanti alla porta da solo prima di segnare.

Io e Stiles ci guardiamo perplessi mentre gli altri esultano: è davvero possibile diventare così tanto bravi in così poco tempo? La risposta è: probabilmente no.

Dopo il lacrosse torno a casa con Stiles; papà è ancora in centrale così ne approfittiamo per fare delle ricerche. Nonostante abbia preso in giro Scott l'altro giorno, mio fratello sta iniziando a convincersi che questa storia della licantropia non sia così assurda come credeva. Mi lancia dei libri sul letto "cerca qualsiasi riferimento a licantropi o lupi mannari. Tutto quello che riesci a trovare può essere prezioso." mi ordina "ma Stiles…" 

"a-a… niente ma Stiles. Non ti ho insegnato a leggere prima della scuola per niente e poi lo stiamo facendo per Scott, ricordi? Non vuoi aiutarlo?" domanda "E va bene…" mi siedo sul suo letto e inizio ad aprire i manuali. "Brava scricciolo. Se fai un buon lavoro prometto che prendiamo la pizza per cena.".

Alla fine abbiamo trascorso tutta la notte a cercare informazioni sui lupi mannari, o meglio, Stiles è stato sveglio tutta la notte, io mi sono addormentata su un libro; ci ho anche sbavato un po' sopra e, comunque, della pizza non se n'è vista traccia. In testa ho un milione di parole: Licaone, luna piena, maledizione, licantropo, mutaforma, proiettili d'argento e chi più ne ha più ne metta. Quando arriva Scott, Stiles è su di giri: lo ha chiamato poco fa per mostrargli il risultato delle nostre ricerche.

"Oh, finalmente! Entra, devi vedere una cosa: ho passato la notte a prendere informazioni su libri e siti web." mi schiarisco la voce per attirare la sua attenzione e lo guardo con il broncio e le braccia incrociate "giusto, scusa. Io e Ida abbiamo cercato le informazioni…" annuisco e sorrido "quanti caffè ti sei bevuto?" chiede Scott "Parecchi ma non importa. Ora ascolta…" risponde Stiles "sono riusciti a capire chi è l'assassino?" domanda di nuovo "Quello del cadavere che diceva il professore il primo giorno?" intervengo facendo sgranare gli occhi ad entrambi "Non dovresti ascoltare queste cose: sono robe da grandi." mi rimprovera mio fratello "e comunque no, stanno ancora interrogando delle persone, anche Derek Hale." spiega "Quello che abbiamo visto nel bosco." afferma Scott "Derek non è un assassino." dico io "Sì, ok, ma non si tratta di questo!" taglia corto Stiles. 

"E di che cosa?" 

"Ti ricordi? Ti ho preso in giro… e invece non avrei dovuto." Scott lo guarda strano, mi sa che non ha capito "Il lupo, il morso nel bosco…" spiega Stiles "e sto leggendo tutta questa roba…" gli fa vedere i fogli che ha in mano prima di metterli da parte sulla scrivania e alzarsi in piedi "lo sai perché i lupi ululano?" 

"Non lo so…" 

"è un segnale: quando un lupo è da solo, ulula per segnalare la sua posizione al branco; quindi, se senti un lupo ululare, significa che potrebbe esserci anche il suo branco lì vicino." dice Stiles "un branco di lupi?" Scott è sempre più confuso "No, di lupi mannari." gli risponde mio fratello.

Il nostro amico non sembra prenderla bene, purtroppo. "Hai finito di farmi perdere tempo in questo modo? Devo andare a prendere Allison tra un'ora!" si innervosisce. "Oggi ti ho visto in campo Scott: quello che hai fatto non era solo incredibile; era impossibile." prova a convincerlo Stiles "Era solo un bel lancio…" risponde Scott "no! Era un lancio formidabile! Il modo in cui ti sei mosso, la velocità, i riflessi… la gente non diventa così da un giorno all'altro. E poi ci sono le tue visioni, i sensi sviluppati… non hai nemmeno più bisogno del tuo inalatore!" continua "Va bene! Ma io non ho tempo adesso, ne parliamo domani." gli dice Scott. 

"Domani? Ma no! Stanotte ci sarà la luna piena!" esclama mio fratello "Che stai cercando di fare! Finalmente sono tra i titolari, ho un appuntamento con una ragazza stupenda, tutto nella mia vita è diventato perfetto. Perché stai cercando di rovinarmelo?!" 

"Sto cercando di aiutarti. Sei cambiato Scott; la luna piena ti provocherà dei cambiamenti fisici ma ne avrai anche quando il tuo desiderio di sangue sarà incontrollabile…" mi congelo sul posto: questa cosa fa decisamente paura. 

"Desiderio di sangue?" 

"Sì, il bisogno di uccidere…" mi tappo le orecchie con le mani: non voglio più sentire, questo discorso non mi piace. Continuo a guardare i due ragazzi discutere senza capire bene cosa stia succedendo finché vedo Scott appendere Stiles alla parete e caricare un pugno; urlo e chiudo gli occhi spaventata. Quando li riapro Stiles è ancora nello stesso posto ma, per fortuna, è intero, la sedia della scrivania è rovesciata e Scott si trova sulla porta. 

"Scusate…" dice prima di allontanarsi. "Stiles?" corro incontro a mio fratello che mi abbraccia "Sto bene Ida, è tutto ok piccolina…" mi accarezza la testa "tutto ok…".

Lo aiuto a risollevare la sedia e noto con terrore dei graffi "guarda…" dico a Stiles ruotando lo schienale nella sua direzione. "O mio Dio…" sussurra tra sé e sé mio fratello. 

"Pensi che Scott ucciderà qualcuno stasera?" chiedo preoccupata "No, farò in modo che non succeda." dice prendendo dei vestiti per cambiarsi. "Devo andare Ida. Papà torna tra qualche minuto, rimani qui tranquilla e non aprire la porta a nessuno, chiaro?" 

"Ok… e Stiles… sta' attento." mi raccomando. Mi bacia la fronte e mi saluta "tornerò tardi, non stare ad aspettarmi. Buona notte Ida." 

"Ciao Stiles…"

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Stiles mi ha raccontato cosa è successo la scorsa notte: a quanto pare, Derek è un lupo mannaro, Scott dice che è stato lui a morderlo e ad uccidere la ragazza, ma io non ci credo. Altra importante novità è che esistono i cacciatori di lupi mannari; il papà di Allison è uno di loro e ha una pistola che spara le frecce.

Sto seguendo l'allenamento di lacrosse insieme al coach; oggi si gioca uno contro uno da fondo campo. Jackson sembra in forma: ha respinto tutti, finora, difendendo molto bene la porta.
S
cott viene abbattuto, come tutti gli altri, finendo a pancia all'aria come una tartaruga capovolta. "McCall! McCall!" il coach si avvicina a Scott e lo seguo per vedere se sta bene. Il mio amico si tira in piedi: se non altro, non ha niente di rotto. "Mia nonna sa andare più veloce di così ed è morta!" esclama il coach ma, dalla mia bassa statura, mi accorgo che Scott ha gli occhi di un colore diverso: sono gialli; oh no! 
"Credi di poter andare più veloce del cadavere sepolto della mia nonna trapassata?" sento l'insegnante continuare a parlare mentre cerco di attirare l'attenzione di mio fratello per segnalare il pericolo ma Stiles è distratto a guardare gli uccellini. "Sì coach." il tono di Scott mi fa paura "bene. Allora rifallo." gli ordina il coach; no, no, no, ucciderà qualcuno, me lo sento. "McCall ci prova un'altra volta! McCall ci prova un'altra volta!" e Scott si riposiziona sulla linea di partenza. Al fischio, tira dritto verso Jackson e lo manda al tappeto prima di cadere lui stesso tenendosi la testa. Corro da Scott insieme a Stiles che, nel frattempo, è tornato dal mondo degli unicorni. "Non lo controllo… sta per succedere…" dice sofferente "come? Proprio qui? Adesso?" chiede Stiles senza ottenere una risposta. 
"Andiamo, alzati!" mio fratello accompagna il suo amico in spogliatoio e li seguo ma nella corsa mi accorgo che, in piedi di fianco alle gradinate vuote, c'è uno che sembra Derek che ci sta guardando.
Non faccio in tempo ad entrare nello stanzone che sento Scott urlare "STA' LONTANO DA ME!" e lo vedo iniziare a seguire Stiles. "Stiles!" grido attirando l'attenzione del licantropo "Ida scappa! Chiudi la porta!" Scott sta per saltarmi addosso ma Stiles lo distrae battendo le mani. "Hey bestione! Guarda qui!" quando si gira corro fuori dallo spogliatoio e mi chiudo la porta alle spalle. Idea! Se Derek è come Scott allora può aiutarci. Sfreccio fuori verso le gradinate, dove mi sembra di averlo visto prima, ma non c'è più nessuno. Non ho tempo di mettermi a cercarlo: Stiles ha bisogno d'aiuto! Prendo una stecca da lacrosse e torno dentro. Quando arrivo agli spogliatoi, trovo mio fratello appoggiato al muro del corridoio con in braccio un estintore.
Entriamo insieme e troviamo Scott seduto sulla panchina: è confuso e non si ricorda niente di quello che è successo. "Hai cercato di ucciderci. Te l'ho già detto: è la rabbia, sono le pulsazioni che aumentano, fanno da innesco…" spiega Stiles "il lacrosse è così: è uno sport violento, non l'hai notato?" ribatte Scott "Beh, sarà molto più violento se finirai per uccidere qualcuno in campo. Non puoi giocare sabato, te lo devi scordare." gli dice Stiles "ma sono tra i titolari…" 
"da oggi non più…" 
Povero Scott, un po' mi dispiace per lui ma mio fratello ha ragione: è troppo pericoloso. 

Dopo gli allenamenti io e Stiles andiamo a vedere cosa è successo a Jackson: inutile dire che mio fratello si ritrova sommerso da una pioggia di insulti del suo capitano prima di riuscire ad ottenere l'informazione che gli interessa. A casa videochiamiamo Scott "che cosa avete scoperto?" ci chiede con una faccia stanca "Niente di buono, Jackson si è lessato una spalla" risponde Stiles "Per colpa mia…" 
"Perché è un idiota!" gli tiro uno scappellotto perché ha detto una brutta parola. "Ahi, ahi! Scusa, niente brutte parole." sorrido soddisfatta. "Ma potrà giocare?" chiede Scott "Ancora non si sa. Adesso, però, contano su di te per sabato…" mentre Stiles parla noto qualcosa di strano nello schermo; gli tiro la manica della maglia e indico quell'ombra con il dito. Mio fratello si avvicina per vedere meglio e poi inizia a digitare sulla tastiera "sembra che…" 
"...ci sia qualcuno dietro di te." ma il secondo messaggio continua a caricare e poi il collegamento salta.

"Stiles richiamalo!" dico scuotendo lo schermo del computer per cercare di farlo funzionare. "Ida! Ida! Ferma! Così lo distruggi! Adesso lo chiamo col telefono…" dice. Scott non risponde alla prima telefonata e nemmeno alla seconda "dobbiamo andare a aiutarlo!" corro al piano di sotto per prendere le chiavi della jeep e le lancio a Stiles, che si trova ancora sulle scale, colpendolo dritto in faccia. "Muoviti!" gli urlo mentre infilo le scarpe "Ida ti calmi un secondo?" 
"No! E se lo ha preso l'assassino del cadavere nel bosco? Non voglio trovare Scott come il cadavere nel bosco…" mi guarda e schiaccia qualcosa sul telefonino. "Hey Ida…" è la voce del nostro amico "Scott! Non sei morto!" esclamo contenta "No scricciolo, sto bene ma grazie per esserti preoccupata per me." dice. "Cos'è successo? Chi era?" domando "Solo un amico che voleva farmi uno scherzetto, tutto qui…" risponde. "Non è presto per halloween?" chiedo "Sì, è quello che gli ho detto anche io…" afferma "ok, allora se stai bene ci vediamo domani a scuola?" 
"Sì scricciolo, a domani." salgo nella mia stanza a prepararmi per la notte e leggere un po'.

Il giorno dopo, a scuola, vedo papà nei corridoi ma, prima che possa andare a salutarlo, Stiles mi trattiene per il cappuccio. "Aspetta un attimo qui…" dice prima di rivolgersi a Scott "riesci a sentire quello che stanno dicendo?". Scott si concentra "sarà imposto il coprifuoco…" afferma alla fine. "Incredibile! Mio padre sta cercando un animale rabbioso e invece il cazzone che ha fatto fuori quella ragazza è in giro a fare quello che vuole!" esclama Stiles e gli colpisco il braccio "linguaggio!" gli ricordo "Per essere team Iron-Man assomigli sempre di più a Steve Rogers, sai?" ribatte e lo guardo storto. 
"Comunque non puoi raccontare a tuo padre la verità su Derek." dice Scott "Ancora? Derek non ha ucciso nessuno, è una brava persona." gli rispondo sicura. "Ida, ascolta, è bellissimo che tu riesca sempre a vedere l'arcobaleno dove c'è la tempesta ma, a volte, le persone non sono quello che sembrano, ok?" dice Stiles "Io ci ho parlato, l'ho guardato negli occhi, come dice papà: lui non è cattivo." Stiles mi guarda e poi guarda Scott; quest'ultimo si inginocchia davanti a me "Hey, Scricciolo: perché non vai a salutare lo Sceriffo? Sarà contento di vederti…" e so che, quando dice così, è perché non vogliono che senta quello che devono dirsi. "Ok…" mi incammino nel corridoio per raggiungere papà.

"Oh, hey Ida!" 
"Papà!" gli corro incontro e mi prende in braccio baciandomi la testa. 
"Come va tesoro?" 
"Tutto bene…" 
"Dov'è tuo fratello?" 
"Sta parlando con Scott. Avevano bisogno di stare un po' da soli…" gli dico mentre lo stringo. "Vuoi venire in centrale con me per oggi?" annuisco entusiasta. 
"Devi promettere di fare la brava però: ho molto lavoro da fare." 
"Non ti disturbo, promesso papà".
Vado ad avvertire Stiles del cambio di programma e salgo sulla volante con papà. In centrale saluto tutti: essere la figlia dello Sceriffo è un po' come essere una superstar qui. Mi siedo dietro il bancone d'ingresso a disegnare mentre Otara, una degli agenti di papà, lavora al computer. Uffi, oggi ci sono tutti i pennarelli scarichi, ma non li cambiano mai? 
"Ehm… Otara?" 
"Dimmi tesoro…" 
"Questi pennarelli non funzionano. Posso andare a prendere quelli nuovi?" 
"Sì, ti ricordi dove sono?" 
"Di sotto, in fondo, sullo scaffale in mezzo." rispondo sicura. "Va bene allora, và pure a prenderli." 
"Grazie".

Non ho difficoltà a trovare i pennarelli ma, mentre sto tornando indietro, mi fermo a leggere le etichette sugli scaffali: l'ultima volta che sono stata qui sotto non sapevo farlo.
Non è molto interessante però, visto che su ogni ripiano c'è sempre la stessa scritta: FASCICOLI DA ARCHIVIARE. Mi guardo un po' in giro leggendo qua e là le scritte sugli scatoloni che, invece, sono diverse; uno in particolare attira la mia attenzione: INCENDI. Stiles ha detto che la famiglia di Derek è morta in un incendio tanti anni fa, chissà se qui ci sono anche loro. So che non dovrei farlo ma è più forte di me; guardo la porta del seminterrato chiusa e mi affretto ad aprire lo scatolone: dentro ci sono tante cartellette gialle tutte divise per lettera. Faccio scorrere le dita tra i divisori A, B, C, D, E, F, G, H; mi fermo qui e vedo che c'è un solo fascicolo, lo estraggo e leggo la scritta che c'è davanti: HALE. Sto per aprirlo quando sento il rumore di passi che scendono le scale: chiudo lo scatolone, lo spingo dentro e nascondo la cartelletta sotto la maglietta rabbrividendo alla sensazione del cartoncino freddo sulla mia pelle. Chiudo la felpa appena in tempo, prima che la porta si apra. Otara compare sulla soglia "Oh, allora li hai trovati! Pensavo li stessi fabbricando." dice. "C'erano tante scatole: volevo scegliere quella buona…" le rispondo "coraggio, torniamo di sopra. Qui fa freddo, ti beccherai un bel raffreddore, altrimenti…" sorrido e le dò la mano per seguirla di sopra stando bene attenta a reggere il fascicolo con l'altro braccio.
Passo il resto del pomeriggio a disegnare e, mentre papà si cambia, prima di tornare a casa, approfitto di un momento di distrazione generale per nascondere la cartelletta nel mio zainetto.

Dopo cena sono troppo stanca per fare qualsiasi cosa; dev'essere Mia che fa i capricci ma tra un po' ho l'appuntamento per la chemioterapia perciò non mi preoccupo. Decido comunque di dare una sbirciatina al fascicolo. Lo apro e la prima cosa che mi trovo davanti, oltre a un'enorme quantità di fogli con le scritte piccole, è una busta bianca con su scritto EVIDENCE. Rovescio il contenuto sul letto: sono vecchie fotografie, alcune rovinate, credo, dall'incendio; c'è poi una specie di ciondolo. È un tondino rotondo e piatto; davanti, in rilievo, ci sono 3 spirali unite al centro mentre dietro è liscio ma c'è una scritta che sembra fatta con quegli inchiostri che si illuminano al buio: Claudia S. è riportato in centro in bella grafia e intorno al cerchio, più in piccolino c'è Hale Pack 220406.
Sembra che la proprietaria si chiami come la mia mamma, ma che significa pack? E quel numerone ha qualcosa di familiare anche se non saprei cosa; devo parlarne con Stiles: lui ne sa sicuramente di più di me. Mio fratello non è ancora tornato ma sono determinata ad aspettarlo. Combatto con la stanchezza per cercare di trovare qualcosa in questo fascicolo che lo convinca che Derek non è un assassino ma, prima che lo sappia, sono nel mondo dei sogni.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La mattina mi sveglia l'incessante bussare di papà sulla porta. 
"Ida? Svegliati! Dobbiamo andare a prendere tuo fratello." afferma dal corridoio. Mi accorgo di essermi addormentata sulla scrivania con il fascicolo degli Hale aperto sotto di me e in bella vista. "Ida! Non farmi venire a tirare giù le coperte: sono in ritardo!" ribadisce. "Sono sveglia, ho sentito; arrivo subito papà!" rispondo velocemente. "Ti aspetto giù!"
"Va bene!" urlo verso la porta. Come prima cosa, rimetto in ordine la cartelletta e la nascondo nel mio zaino; mi stiracchio un po' per provare a cancellare i dolori alle ossa, che in questi giorni mi tormentano, mi vesto in fretta e scendo da papà. 

"Scusa se sono stato un po' brusco stamattina, tesoro, è che siamo davvero di fretta oggi." dice. "Nessun problema." gli rispondo sollevando le spalle. Mia oggi fa le bizze più del solito ma non lo dico: papà ha un sacco di lavoro da fare e si preoccupa già troppo per noi. 
Saliamo sulla volante e papà accende la radio ma, quando arriviamo a destinazione, inizio ad agitarmi: questa è casa di Derek. Cosa ci facciamo qui? 
Scendo e vedo un sacco di agenti al lavoro nel giardino intorno all'abitazione, poi, dalla casa, ne escono un paio seguiti da un altro che accompagna un Derek ammanettato. Lo guardo passarmi accanto "perché lo arrestano?" chiedo a papà mentre lo caricano sulla volante. "Aspetta qui Ida, ok?" mi dice "Ma papà non…" lo vedo allontanarsi insieme ad altri agenti diretti nella casa "... mi hai risposto…" concludo parlando con il vento. 
Guardo in direzione della volante e vedo Stiles entrarci, guarda caso, per parlare con Derek. Quando papà se ne accorge, lo tira fuori trascinandolo per la giacca e lo porta dove ci sono io: è in arrivo una bella sgridata, me lo sento.

"Stai qui, fermo." gli ordina. "Che cosa pensi di fare?" chiede. "Voglio dare una mano…" risponde Stiles. "Ok. Che ne dici di aiutarmi a capire esattamente come hai fatto a trovare… Ida le orecchie…" metto le mani sulle orecchie per qualche istante e le tolgo quando Stiles riprende a parlare. 
"Cercavo l'inalatore di Scott…" 
"Quando l'avrebbe perso?" 
"L'altra notte…" 
"La notte che ti ho trovato nel bosco?" 
"Sì." mi copro gli occhi con una mano: neanche io sono così tonta. "La notte in cui mi hai detto che eri solo e Scott era a casa sua con Ida?" 
"Sì!" finalmente mio fratello si accorge dell'errore. "No! Oh merda!" esclama. "Quindi mi hai mentito…" lo riprende papà "dipende cosa intendi con mentire…" Stiles usa confusione. "Beh, io intendo non dire la verità, tu che intendi?" ma papà non si lascia abbindolare. "Secondo me tu… hai bisogno di riposo, sì, sei stressato." riprova Stiles. "Sparisci…" papà si massaggia le tempie con le mani mentre Stiles usa fuga. 
Provo a seguirlo ma vengo bloccata "dove pensi di andare, tu? Sali in macchina." papà mi apre la portiera della volante e faccio del mio meglio per ignorare Derek, nei sedili posteriori. "Tuo fratello ti sta portando sulla cattiva strada: prima non mi dicevi le bugie." abbasso la testa e gioco con il bordo della maglietta. "Sei in punizione." di fronte alla sua affermazione sgrano gli occhi: papà non ci ha mai messo in punizione. 
"Cosa?" 
"Hai sentito bene signorina: questo weekend niente televisione o videogiochi." dice autoritario mentre avvia l'auto "ma…" provo a ribattere "ti prego Ida, non ho bisogno di un'altra discussione." afferma con una faccia stanca anche se la mattinata è appena cominciata "ok papà…" rispondo voltandomi a guardare il paesaggio che corre fuori dal finestrino.

Quando arriviamo in centrale papà porta Derek nella stanza degli interrogatori mentre io aspetto su una sedia: mi sento stanca e mi fa male tutto; non a caso, dopo poco, mi addormento. Rivedo Scott trasformato in licantropo che insegue Stiles negli spogliatoi; si è accorto di me e adesso mi sta guardando. Si avvicina, vorrei correre ma non riesco a muovermi: sono terrorizzata. Quando lo vedo balzare nella mia direzione con la bocca spalancata e i denti aguzzi, chiudo gli occhi, urlo e cerco di difendermi in qualche modo. 

"Ida! Ida smettila! Sono papà, sono papà!" quando riapro gli occhi sono tornata nel mondo reale e, davanti a me, c'è la faccia preoccupata di papà. Gli salto in braccio senza dire niente: ho avuto così tanta paura. "È tutto ok tesoro, era solo un brutto sogno…" mi accarezza la schiena mentre appoggio la testa sulla sua spalla e gli stringo la giacca della divisa.
"Sceriffo?" chiama una voce "Dimmi Hacke." gli concede papà. "Mi sono informato come richiesto: deve farla deporre nella stanza interrogatori e non può essere lei a questionarla." risponde l'uomo "d'accordo, grazie…" sospira papà.
"Hey, Scricciolo, avrei bisogno di un piccolo favore…" alzo la testa puntando il mio sguardo nel suo. "Devi rispondere ad un paio di domande. Niente di difficile ma, mi raccomando, devi dire la verità, d'accordo?" annuisco. "Dì le cose come stanno: potrebbe fare la differenza per la vita di una persona. Papà non si arrabbierà, promesso." mi stringe il mignolino e gli sorrido "Ok papà". 

Mi conduce in uno stanzino grigio con al centro un tavolo di metallo: da un lato un poliziotto con la divisa mi guarda seriamente, dall'altro c'è Derek e, accanto a lui, una sedia libera. "Sono qui fuori, ok tesoro?" annuisco a papà e lo osservo uscire chiudendo la porta.
"Accomodati." mi invita il poliziotto e, senza farmelo ripetere due volte, cerco di arrampicarmi sulla sedia da grandi. Derek usa il suo braccio libero per aiutarmi a salire "grazie…" gli dico. "Non la tocchi!" strilla invece l'agente "Metterò a verbale quello che ha fatto." sembra arrabbiato. "Mi ha solo aiutata: sono bassa, non ci arrivo…" provo a spiegare "tu devi parlare solo quando ti viene chiesto di farlo." mi rimprovera e ammutolisco immediatamente.
"Come ti chiami?" domanda "Ida." rispondo semplicemente. "Devi dirmi il tuo vero nome, al completo." ribatte "Oh… scusa… mi chiamo Ermenegilda Adelaide Stilinski ma mi chiamano tutti Ida." riprovo.

"D'accordo Ida…" mi agito leggermente sulla sedia, non mi piace stare qui. "Conosci questo signore?" domanda puntando il dito verso Derek e annuisco. "Ho bisogno una risposta verbale." dice "che vuol dire verbale?" chiedo un po' confusa "che devi usare le parole." spiega "ah…"
"Allora riproviamo, conosci questo signore?" 
"Sì…" 
"Bene. Adesso parliamo un po' di quello che è successo quando sei rimasta nella riserva con Scott McCall. Eri con lui, dico bene?" annuisco un po' intimorita. 
"Voce..." mi ricorda "Sì, ero con Scott." 
"Ti sei mai separata da lui?" 

"Sì, ad un certo punto siamo scivolati e dopo che sono rotolata giù dalla collina non l'ho più trovato." 
"E poi?" 
"C'era un lupo e quindi…" 
"Aspetta, hai visto un lupo, con i tuoi occhi?" 
"No, ma l'ho sentito: faceva ‘auuu’… come un lupo…" gli spiego e si passa una mano sul viso. "Va bene. Hai sentito questo verso e cos’hai fatto?" 
"Mi sono nascosta vicino ad un albero grosso." 
"Come hai conosciuto il signor Hale?" 
"Mi ha trovata lui…" 
"Ti ricordi cosa indossava quando l'hai visto?" 
"Uhm… le scarpe nere, i pantaloni neri, la maglietta bianca e una giacca nera uguale uguale a com'è adesso…" soppeso guardandolo. "Hai notato qualcosa di strano? Qualche macchia sui vestiti? O sulle mani?" 
"No…" rispondo "e ti sei fidata subito di lui? Non avevi paura che fosse una persona cattiva?" 
"Lo so che non devo parlare con gli sconosciuti ma Scott non tornava e poi Derek ha detto che non voleva farmi male e il mio papà dice che le persone cattive sono davvero davvero poche, la maggior parte fa solo delle scelte sbagliate." 
"Quindi non avevi paura?" continua l'agente. "Sì… di rimanere da sola, con la gamba che sanguina, in mezzo al bosco pieno di lupi, di notte…" Derek sorride, sembra contento. "Quindi è vero che il signor Hale ti ha portata a casa sua e medicata?" 
"Sì." 
"e poi ti ha riportata a casa?" 
"Sì." 
"Ti ricordi com'è la sua macchina?" 
"È bella, è tutta nera e non devo arrampicarmi per salire come faccio sulla jeep di Stiles; però Roscoe non si batte… scusa Derek…" il mio amico mi sorride e scuote la testa. "D'accordo, dal momento che anche il suo alibi è confermato, può andare signor Hale." afferma l'agente liberando il suo braccio dalle manette che lo ancorano al tavolo.

"Vieni con me a compilare il rilascio per questo ragazzo?" domanda papà entrando dalla porta. "Non sei arrabbiato, vero? Hai fatto giurin giurello." gli ricordo. "Sono solo felice di riaverti a casa…" mi prende in braccio. "Prego, il mio ufficio è il secondo sulla sinistra." dice a Derek che ci segue. Incrocio il suo sguardo dalla spalla di papà e giuro di aver visto i suoi occhi cambiare di colore e diventare azzurri per un istante, ma i lupi mannari ce li hanno gialli, come Scott. Mi stropiccio gli occhi: forse sono troppo stanca e mi sono confusa.

Rilasciato Derek, io e papà andiamo a vedere la partita. Come al solito, Stiles è in panchina ma anche Scott, in campo, non se la passa meglio: siamo a metà partita e non ha ancora toccato palla. Mia sembra non volermi dare tregua oggi e mi addormento, di nuovo, nel bel mezzo del gioco.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Questa mattina, Scott è fuori di testa: dice che ha sognato di aggredire Allison sullo scuolabus e lei non risponde ai millemila messaggi che le ha mandato. Fortunatamente non è una 'spaventosa coincidenza', come ha detto Stiles, perché Allison sta bene ma, comunque, qualcuno si è fatto male: il signor Myers, l'autista dello scuolabus.
Adesso Scott è convinto di essere stato lui e vuole andare da Derek per chiedergli aiuto. Stiles dice che è una pessima idea perché, loro due, hanno provato a mandarlo in prigione e secondo me ha ragione: Derek sarà arrabbiatissimo.
Nonostante tutto, Scott decide di provare ad andare da lui dopo la scuola, così, durante la lezione di matematica, scrivo un biglietto di scuse, per cercare di aiutarlo, e lo decoro: con papà funziona, di solito.
Quando suona la campanella dò il foglio a Scott "che cos'è scricciolo?" domanda. "Un biglietto di scuse per Derek. Vedrai che con questo ti perdona: con papà funziona sempre." gli rispondo sicura. 
"Oh… ehm… grazie…" dice. "Fa’ un po' vedere?" chiede Stiles prendendo il foglio "SCUSA SE STILS E SCOT TI ANNO MANDATO IN PRIGIONE SONO BRAVI MA SONO UN PO TONTI. CIAO." dopo aver letto mi guarda male. "Che c'è?" chiedo "Scrivi giusto tonti e non i nostri nomi?" incrocio le braccia offesa. "Ormai è tutto decorato: non lo rifaccio." rispondo "oh, giusto: e cosa rappresenterebbe di preciso?" mi chiede e questa volta sono io che lo guardo male: Stiles non riesce mai a capire i miei disegni. "Questa è la casa di Derek…" indico con il dito "ma le manca mezzo tetto e hai colorato solo una finestra su quattro!" ribatte. "Beh, perché la casa di Derek è così." gli dico. "Poi fammi pensare… questo verde di qua è un albero?" 
"Sì… e poi in mezzo c'è il lupo." aggiungo. "Perché ha gli occhi azzurri?" alzo le spalle "così…" 
"D'accordo… grazie Ida, lo userò, promesso." Scott si riprende il foglio e lo mette nello zaino prima di partire per la sua missione. Lo saluto con la mano e torno a casa con Stiles.

Prima di sera, siamo al parcheggio degli autobus: Derek ha detto a Scott di tornare lì per ricordare cosa è successo ma abbiamo dovuto andare via presto perché stava arrivando qualcuno.
A
 quanto pare, Scott era insieme a Derek ma non stava attaccando il conducente, stava tentando di salvarlo. È una buona notizia perché ora può uscire con Allison e, probabilmente, non uccidere me o Stiles.

Dopo cena Stiles sale in camera sua a fare i compiti mentre io sfoglio il fascicolo dell'incendio nella mia. C'è scritto che sono morte 11 persone; chissà se erano tutti come Scott e Derek. 
C'è la deposizione di una certa Laura Hale: 'Dichiara che Laura Hale, 18 anni, e Derek Hale, 15 anni, si trovavano presso l'istituto Beacon Hills High School alle ore 11.17 del 22 aprile 2006'. Noto con tristezza che è successo lo stesso giorno di quando sono nata io, lo stesso di quando la mamma è volata in cielo. Papà mi fa sempre festeggiare il giorno dopo; di solito, il mio vero compleanno lo usiamo per ricordare la mamma: andiamo a trovarla, le portiamo dei bei fiori, le raccontiamo cosa succede; magari, il prossimo anno, potremmo farlo anche per la famiglia di Derek. 
Chiudo la cartelletta per preparami a dormire e sul retro noto la scritta 'classificato: incendio colposo'. Devo ricordarmi di chiedere a Stiles cosa significa colposo e devo far vedere a Derek la collana, magari può restituirla a Claudia S., chiunque sia, ma, per il momento, è meglio se vado a dormire. Tolgo le calze e mi arrampico sul materasso, nascondo il ciondolo con le tre spirali, che ho deciso di tenere al sicuro sul mio collo visto che non posso dimenticare la testa a casa, sotto la maglietta e spengo la luce.

Apro gli occhi e intorno vedo solo alberi e foglie secche, dove sono? Sto congelando: ho indosso solo il mio pigiama di Pisolo con i pantaloni lunghi e le maniche corte e sono in giro con i piedi nudi. Ho paura di essere all'inizio di un brutto sogno, per verificare, mi conto le dita delle mani: Stiles dice che nei sogni ne hai sempre qualcuna in più. Conto due volte ma sono sempre solo 10; per sicurezza controllo anche quelle dei piedi ma, anche lì, è tutto normale. Vuol dire che sono nel mondo reale? Mi stringo le spalle con le mani e incrocio le braccia davanti al petto per cercare un po' di caldo; muovo qualche passo ma mi blocco quando sento un rumore "S-Stiles?" domando al nulla tremando "Papà?" chiedo di nuovo quando non ottengo risposta. Mi guardo intorno e, nell'oscurità, noto due puntini rossi; se ne stanno lì, sospesi in aria: magari sono due lucciole, mi ricordo che ieri, a lezione di scienze, la professoressa di Stiles ha parlato di questi insetti luminosi. Sento un altro rumore, è simile a un ringhio ma non riesco a capire da che parte arriva. Non ho il tempo di realizzare cosa stia succedendo che mi ritrovo a terra con la pancia all'aria. C'è qualcosa di pesante che mi schiaccia e faccio fatica a respirare; apro gli occhi e mi trovo davanti ai due puntini rossi e una fila di denti che quella dello squalo di Nemo non sembra più tanto spaventosa al confronto. Ho paura e non riesco nemmeno ad urlare. Quella cosa nera si avvicina al mio collo, non so cosa stia facendo ma sento qualcosa di bagnato sulla maglietta. Avvicina un artiglio e chiudo gli occhi per non guardare: mamma, ti prego, non voglio sentire male. 
D'un tratto, sono libera di respirare, apro piano gli occhi e scopro che quel qualsiasi cosa fosse se n'è andato, o forse no, perché sento ancora le foglie muoversi: qualcuno mi si sta avvicinando 
"Ti prego…" mi rannicchio su me stessa piangendo disperata "Ida! Cosa ci fai qui?" nella mia visuale sfocata compare Derek e non riesco a fare altro che continuare a piangere forse anche più forte di prima. "Shhh calma… è tutto finito, vieni qui." mi solleva e mi avvolge nella sua giacca prima di prendermi in braccio. 
"Guardami, hey! Sei ferita?" 
"N-non lo so…" singhiozzo "ok, ok, stai tranquilla, respira, sei al sicuro adesso." mi accarezza la schiena come fa papà per tranquillizzarmi dopo che ho avuto un brutto sogno. Arriviamo alla sua auto, accende il riscaldamento al massimo e continua a stringermi finché non mi calmo un po'. "Và un po' meglio?" faccio sì con la testa. "Come ci sei arrivata fino a lì?" mi chiede. "A v-volte cammino quando dormo… p-papà ha m-messo i numeri nell'etichetta d-dei pantaloni…" provo spiegare tra un tremito e l'altro. "Posso vedere?" mi chiede e faccio di nuovo segno di sì. "Chiama Stiles…" non voglio far preoccupare papà che ha il turno al lavoro "d'accordo".

Stiles POV

Ida è scomparsa da un'ora. Scott, al bowling con Allison, Lydia e quel borioso di Jackson, non si sogna nemmeno di rispondermi. Io ho fatto la prima cosa che mi è saltata in mente e mi sono messo a bordo della jeep sperando di poterla vedere sbucare fuori da qualche strada; forse avrei dovuto avvisare subito papà in centrale.
Sto per comporre il numero quando una chiamata da sconosciuto arriva sul mio cellulare.
"Pronto? Avete trovato mia sorella? Si chiama Ida: è piccolina, occhi verdi con un po' di grigio, ha un neo vicino all'angolo della mandibola a destra e uno sulla clavicola sinistra, indossa un pigiama blu e azzurro con la maglietta a maniche corte e i pantaloni a scacchi, non ha i capelli ed è la bambina più adorabile di questa terra, vi prego, ditemi che sta bene…" dico tutto d'un fiato senza sapere se il motivo della telefonata sia davvero quello.
"Stiles, sono Derek Hale, Ida è con me e…" 
"Derek? Stammi bene a sentire: se ce l'hai con me, va bene, ma Ida non c'entra niente. Torcile anche solo un pelo e giuro che…" non mi lascia finire di parlare "l'ho trovata nel bosco, in pigiama e scalza, sto cercando di farti un favore e riportartela a casa, perciò, vedi di collaborare e sta' zitto." mi mordo la lingua per il bene di Ida. 
"D'accordo ma se ha anche solo un graffio…" dico "non le è stato procurato da me. Fatti trovare a casa." conclude e riattacca.
Spingo l'acceleratore a tavoletta per tornare a casa il più in fretta possibile.

Ida POV

Quando Derek riattacca mi fa sedere sul sedile accanto al suo e dirige la macchina verso la strada asfaltata. "Hai ragione: tuo fratello è un po' tonto ma ti vuole un gran bene." dice. "Hai ricevuto il biglietto?" chiedo "Sì, senza quello Scott non se la sarebbe cavata così facilmente." risponde e sorrido contenta di aver aiutato il mio amico. Ad un certo punto, Derek sembra diventare più teso "che c'è?" chiedo "Credo che qualcuno ci stia seguendo…" risponde. "Allora non andiamo a casa mia e neanche a casa tua: se no poi vengono a prenderci di notte…" affermo terrorizzata. "Un benzinaio… bene…" mette la freccia e ci fermiamo in un'area di servizio. "Mettiti qui sotto." mi fa accovacciare tra il sedile e il cruscotto sul tappetino "Qualsiasi cosa senti, qualsiasi cosa, rimani in silenzio e non uscire finché non te lo dico io, chiaro?" dice prima di coprirmi con la sua giacca nera per nascondermi. Mi tappo le orecchie e chiudo gli occhi attendendo il ritorno di Derek; d'un tratto, sento un forte colpo e il rumore di un vetro rotto insieme a qualcosa che cade sulla giacca con cui sono coperta. Mi mordo il labbro per evitare di fiatare ma, dopo qualche istante, la giacca si solleva e torno a vedere il volto di Derek. "Mi dispiace per l'imprevisto. Stai bene?" domanda. "Sì…" dico quando mi rimetto a posto sul sedile. 
"Chi era che ti seguiva?" chiedo "Cacciatori." risponde. 
"Come il papà di Allison?" 
"Proprio lui".
"Sei in pericolo?" domando ancora "Non devi preoccuparti per me." dice rimettendo in moto. "L'ho sognato? Quello con gli occhi rossi…" trovo il coraggio per fargli questa domanda che mi tormenta: mi è già successo di credere di essere sveglia quando mi trovo ancora in un sogno e magari la regola delle dita di Stiles non funziona sempre. Si gira a guardarmi un paio di volte prima di rispondermi "no, purtroppo, non era un sogno." lo guardo preoccupata. "Senti, per il momento, non pensarci, ok? A casa con tuo fratello starai al sicuro.".

Stiles POV

Vedo i fari di una macchina fermarsi nel vialetto di casa e mi precipito fuori per vedere quell'energumeno di Derek scendere portando in braccio la mia sorellina. "Ida!" urlo sollevato di vederla ancora intera "Stiles!" piange e stringe la mia maglietta con le sue manine. "Sei a casa, va tutto bene, tutto bene…" le ripeto baciandole la testa. Invito Derek ad entrare un po' per cortesia un po' perché esigo sapere che cos'è successo ad Ida; tanto papà non tornerà fino a domattina. Riesco a calmarla in pochi minuti e a farla addormentare: dev'essere stravolta poverina. Le cambio il pigiamino controllando che non sia ferita e la metto a riposare sul divano per tenerla d'occhio.
"Ok, sta effettivamente bene, perciò, grazie per averla riportata…" dico quando raggiungo Derek in cucina. 
"Sai cosa le è successo?" 
"L'Alpha l'ha attaccata ma, per qualche ragione che devo ancora capire, ha lasciato perdere." afferma. "L'Alpha?" chiedo "Sì, quello che ha morso Scott." risponde. "Non sei stato tu?" sono un po' confuso: su questo punto Scott sembrava essere piuttosto sicuro. "No, non sono stato io a mordere il tuo amico: io sono come lui, un betha; non ho la facoltà di creare altri licantropi." mi spiega. "E allora chi è stato? E perché proprio Scott? E mia sorella? Sei sicuro che non ci siano altri modi per diventare licantropi? Sai com'è, mi devo già occupare delle crisi di nervi di un lupo mannaro adolescente; non credo di essere pronto a gestirne anche uno in miniatura senza contare che…" 
"Se non la smetti di parlare, ti apro in due la gola, con i denti." mi interrompe mostrando le zanne e ammutolisco. "Ida non è stata ferita: non c'è pericolo che diventi come noi." dice raccogliendo la maglietta sporca del pigiamino di mia sorella che ho abbandonato per terra. "Cercate di stare fuori dai guai." afferma prima di dirigersi verso la porta. "Aspetta… a che ti serve quello?" indico l'indumento che tiene in mano "A trovare l'alpha." mi risponde andandosene.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Ida POV

A scuola, Scott ci racconta del suo incontro-scontro con Derek e delle novità che ha scoperto. Mio fratello ha, ovviamente, un sacco di domande ma viene interrotto dal suono della campanella. Pensa che il momento migliore per parlare con il suo amico sia, ovviamente, mentre il professore sta riconsegnando i compiti, perciò, attiva la modalità investigatore. 
"Se Derek non è l'alpha e non ti ha morso lui, allora chi è stato?" 
"Non lo so…" 
"L'alpha ha ucciso il conducente?" 
"Non lo so…" Stiles si ferma un attimo e sbuffa: odia quando non riesce ad ottenere una risposta ma non si arrende "e il padre di Allison sa che…" 
"NON LO SO!" Scott urla attirando l'attenzione di tutta la classe. Stiles si risistema sulla sedia rimanendo zitto e il professore arriva a consegnargli il compito: ha preso una A; papà sarà felice di saperlo stasera. Lo vedo sporgersi per controllare il risultato di Scott "amico mio devi studiare di più…" gli dice e il nostro amico sbuffa sbattendo la verifica sul banco in malo modo.
"Eddai era una battuta… Scott è solo un compito, lo recuperi subito. Vuoi che ti dia una mano a studiare?" gli chiede. "No, oggi studio con Allison dopo la scuola." risponde Scott. "Questo è il mio ragazzo!" esclama Stiles su di giri "studieremo e basta." ribatte "oh, io non credo…" dice mio fratello. 

"Tu non credi?" 
"Sono costretto a vivere la mia vita attraverso la tua. Se oggi vai a casa sua e sprechi questa colossale opportunità, io t-ti giuro Scott che ti faccio castrare!" Stiles sembra arrabbiato. "Ok. Solo… smettila con le domande, basta." risponde subito Scott. "D'accordo, niente più domande. Non parliamo più dell'alpha o di Derek, specialmente di Derek, che ancora mi spaventa…" afferma mio fratello. 
"Che vuol dire castrare?" chiedo quando hanno finito il loro discorso. Stiles mi guarda sgranando gli occhi mentre sento Scott ridere da davanti "ne parliamo quando sarai più grande Ida, ok?" 
Odio quando mi dicono che devo aspettare di essere più grande. "Chiederò a qualcun altro." rispondo allegra saltellando fuori dall'aula al suono della campanella e ignorando i richiami di Stiles. Corro alla jeep inseguita dal mio fratellone "Tu, piccola peste! Prima o poi mi farai venire un infarto a furia di correnti dietro." dice aprendo la portiera. Fa la retro ma, appena schiaccia l'acceleratore per ripartire, qualcuno si butta in mezzo alla strada. 
"ATTENTO!" gli urlo nello stesso istante in cui frena di colpo. Slaccio la cintura e mi metto in piedi sul sedile sporgendomi verso il parabrezza per vedere la persona che è caduta davanti a noi, mentre le macchine di dietro iniziano un concerto di clacson.
Riconosco Derek: che gli succede? Sta male? 
"Non ci credo, questo tizio è ovunque!" borbotta Stiles mentre scendiamo dalla macchina per vedere cos'è successo. "Mi hanno sparato…" afferma Derek facendomi preoccupare. "Non ha una bella cera…" Stiles dice esattamente quello che sto pensando anche io.
"Perché non guarisci?" gli chiede, invece, Scott. "Non ci riesco… era… un proiettile diverso…" fa fatica a parlare: si vede che sta molto male. "Era argento, vero?" domanda Stiles. "No, idiota…" Derek gli risponde male. "Aspetta, aspetta… ha detto che ti restavano 48 ore…" afferma Scott. "Che cosa? Chi? Chi ha detto 48 ore…" adesso sembra spaventato "Quella che ti ha sparato…" risponde sempre Scott e Derek illumina gli occhi d'azzurro: allora non avevo visto male quel giorno in centrale. 

"Ma che stai facendo!? Smettila Derek!" Scott si guarda intorno preoccupato: che facciamo se si trasforma?
"Sto cercando di dirti che non ci riesco!" ribatte Derek. "Ida, vai dietro: lo carichiamo in macchina." mi ordina Scott. 

"Dobbiamo scoprire che proiettili usano." afferma Derek una volta seduto sul sedile. "E io che cosa dovrei fare?" gli chiede Scott. "Lei è una Argent, sta con loro." dice lui. "Perché dovrei aiutarti?" ma Scott, che stai dicendo? "Hai bisogno di me." ribatte Derek.
"Mi ha aiutata quando ero da sola nel bosco. Per favore Scott…" lo supplico con la miglior faccia da cucciolo bastonato che riesco a montare. Il mio amico mi guarda e sbuffa "Oh, andiamo! E va bene, va bene, ci provo. Portatelo via." afferma alla fine.

"Ti odio da morire Scott!" esclama Stiles prima di avviare il motore e sfrecciare via dal parcheggio.

Mio fratello controlla il telefono ogni tre per due e, quando gli arriva la risposta di Scott, sbuffa scontento e getta il cellulare nel porta oggetti. "Hey, smettila di sanguinare sui sedili, ok? Siamo quasi arrivati…" dice a Derek. "E dove?" chiede il licantropo. "A casa tua." risponde mio fratello come se fosse ovvio. "Non puoi portarmi lì." afferma. "Non posso portarti a casa tua?" ribatte Stiles. "Non quando non posso difendermi." gli spiega. 
Accosta la jeep a lato della strada "Che succede se Scott non trova il proiettile magico, mh? Stai morendo?" chiede Stiles.
"No!" esclamo io da dietro: non voglio vedere il mio amico morire. "Ho ancora un'ultima risorsa…" ci rivela Derek. "Che vuol dire! Quale ultima risorsa?!" Stiles sta sclerando, come dice sempre lui.
Derek scopre il braccio e io mi sporgo da dietro per vedere "Oh mio Dio!" Stiles si allontana verso il finestrino appena vede la ferita: lui non sopporta il sangue. 

"Che cos'è? È contagioso?" mi porta una mano sul petto e mi spinge indietro. "Sta' lontana Ida, tu sei pure immunodepressa." mi ordina. 
"Oddio, forse è meglio se scendi…" dice "metti in moto! Ora." ordina Derek e Stiles si innervosisce "non credo dovresti abbaiare ordini nelle tue condizioni, ok? In effetti, penso che, se volessi, potrei trascinare le tue chiappe mannare in mezzo alla strada e lasciarti là." "Metti in moto… o ti apro in due la gola, con i denti." ohi, ohi, Derek si è arrabbiato.

Siamo in giro da parecchio tempo ed è ora di cena; apro lo zaino e trovo un pacchettino di taralli e un paio di confezioni di grissini che ho rubato dalla mensa. "Vuoi qualcosa?" chiedo a Derek mostrandogli il cibo. "No, grazie, non sono affamato." mi risponde; si vede che sta peggiorando. "Perché offri prima a lui, eh?" chiede Stiles facendomi sbuffare.
"Perché lui è l'ospite e tu no… scegli." gli dico e si prende i grissini. "Abbiamo saltato la cena già troppe volte questa settimana…" commenta mentre io mi risiedo e apro i taralli. 

"Hey signorina! Attenta a non sbriciolare in giro, eh?" mi riprende e alzo gli occhi al cielo continuando a mangiare. Dopo un po', arriva la chiamata di Scott e ascolto Stiles parlare.
"Che cosa dovrei farci con lui, dimmelo…"
"Tra l'altro sta iniziando a puzzare…"
"...di morte" 
"Non è vero!" aggiungo dal mio posto.
"Che diciamo al tuo capo?" sbuffa e passa il telefono a Derek.
"Non crederai mai dove mi ha detto di portarti…" commenta.

"Lo hai trovato? Senti: se non lo trovi io sono morto, ok?"
"Allora pensa a questo: l'alpha ti ha chiamato contro il suo volere e lo farà ancora e, la prossima volta, o ucciderai con lui o ti farai uccidere. Se vuoi sopravvivere, hai bisogno di me. Trova il proiettile." ok, adesso non so se avere più paura per Derek o per Scott, in ogni caso, ho paura.

Arriviamo alla clinica veterinaria nel silenzio più totale e Derek si accascia sulle confezioni di cibo per animali. Il telefono di Stiles squilla "Aconito noveboracense, ti dice niente?" domanda mio fratello al licantropo. 
"È una specie rara di strozzalupo, devo avere il proiettile." risponde Derek con un tono stanco. "Perché?" chiede Stiles. "Perché senza morirò." aiuto. 
"Ida, apri la porta, noi ti seguiamo." mio fratello mi dà un mazzo di chiavi e poi prende Derek sotto un braccio per sollevarlo. Il licantropo toglie la maglia e la ferita è decisamente molto peggio di prima: ci sono tutte delle vene nere che attraversano il braccio; non è molto bella da guardare.
"Sai, non sembra una cosetta da curare con un po' di echinacea e una bella giornata di riposo…" commenta Stiles. "Quando l'infezione raggiungerà il cuore, mi ucciderà…" ribatte Derek mentre cerca qualcosa nei cassetti.
È girato di schiena e vedo il suo tatuaggio: è uguale al simbolo che c'è sulla collana che ho trovato nel fascicolo. "Le spirali…" mi lascio sfuggire a bassa voce ma, fortunatamente, nessuno deve avermi sentito perché Stiles continua la sua conversazione.
"Il termine positività non è nel tuo vocabolario, vero?" 

"Se non arriva con il proiettile in tempo, c'è un'ultima risorsa…" 
"E cioè?" Derek, con il fiatone, tira fuori da un armadietto una specie di pistola con la lama: non ho mai visto una cosa del genere. 
"Mi devi amputare il braccio." afferma seriamente. Passa quell’arnese a Stiles mentre si lega al braccio uno di quei lacci che usano anche all'ospedale per fare i prelievi. Mio fratello prova ad accenderlo ma lo rimette subito sul tavolo. 
"Oh, ti prego, no…" si gira un istante a guardarmi e lo vedo terrorizzato, come lo sono io d'altronde. "Che si fa se ti dissangui?" chiede. "Guarirà se funzionerà." risponde il licantropo. "Senti: non so se ce la faccio…" gli dice. "Perché no?" ribatte Derek e a questo potrei rispondere anche io, a dire la verità. 
"Beh, per tutto quel tagliare la carne, segare l'osso e specialmente per il sangue!" afferma Stiles. "Sviene alla vista del sangue?" Derek mi guarda seriamente e annuisco senza aggiungere una parola. "No, ma potrei alla vista di un braccio amputato!" si difende mio fratello, ma lo so che è una bugia: quando mi accompagna lui a togliere il sangue non entra mai con me. 
"D'accordo… d'accordo, allora facciamo così: o tu mi tagli il braccio o io ti taglio la testa." lo minaccia. "Senti, non me le bevo più le tue minacce…" al che Derek afferra il colletto della maglia di mio fratello facendomi indietreggiare spaventata. 
"Ok, ok, le ho bevute ed assimilate, davvero, lo farò." ma il licantropo ha un attimo di esitazione. 
"Che fai?" riconosco quei movimenti: li ho visti un sacco di volte quando la gente vomita durante la chemioterapia e, beh, immagino che sembro anche io così, da fuori, quando mi succede. "Stiles sta per…" non faccio in tempo a finire di avvertirlo che Derek vomita un liquido scuro. 
"Oh mio Dio! Che cavolo è quello?" chiede Stiles, che sembra anche lui sull'orlo di stare male. 
"E’ il mio corpo: sta cercando di guarire." risponde Derek ancora piegato in due al lato del tavolo. "Non sta facendo un buon lavoro…" commenta mio fratello. 
"Adesso, devi farlo adesso." gli dice. "O-onestamente non credo di farcela…" balbetta in risposta. "FALLO E BASTA!" urla Derek. 
"Puoi farcela Stiles…" gli dico passandogli quell'arnese e faccio il giro del tavolo per stringere la mano a Derek, come fa papà con me quando ho paura di fare qualcosa all'ospedale. 
"O cavolo, o cavolo…" chiudo gli occhi per non guardare.

"Stiles!" questa è la voce di Scott: è arrivato Scott! 
"Si può sapere che state facendo?!" domanda e mio fratello sospira di sollievo. "Mi hai evitato una vita intera piena di incubi." dice. 
"Ce l'hai?" chiede Derek e mi stringe la mano prima di lasciarla. 
"Che cosa vuoi farci?" domanda Stiles. "Voglio… voglio…" il licantropo non fa in tempo a finire la frase che cade a terra svenuto e il proiettile finisce dentro una grata del pavimento. 
Mi inginocchio di fianco alla testa di Derek per provare a farlo tornare in sè. "Derek? Derek, ti prego, svegliati…" piango mentre Stiles lo schiaffeggia e Scott tenta di raggiungere il proiettile. "Scott? Cosa facciamo?" chiede mio fratello in panico. "Non lo so! Non riesco a prenderlo!" ribatte il nostro amico. "Non si sveglia: credo stia morendo… credo sia morto…" dice mio fratello. "Non è morto!" urlo scoppiando in un pianto isterico. 
"Tenete duro!" e dopo qualche istante "L'ho preso, l'ho preso!" esclama Scott e il pugno in faccia di Stiles sveglia Derek.
Non riesco a smettere di piangere mentre apre il proiettile con i denti e ne rovescia il contenuto sul tavolo.
"Vieni qui, Ida…" Stiles si mette a distanza trattenendomi con una mano sul petto. Derek dà fuoco alla polvere che ha estratto, la raccoglie e la mette nel foro lasciato dal proiettile. Tappo le orecchie e mi giro contro i pantaloni di Stiles, quando cade iniziando ad urlare. Mi rigiro solo quando vedo mio fratello gesticolare: Derek è in piedi con il braccio completamente guarito e mi fiondo ad abbracciarlo sfuggendo alla presa di Stiles. 

"Ida! Torna qui!" mi rimprovera mio fratello ma non lo sto a sentire. 
"E’ tutto ok, sto bene." Derek mi accarezza la testa.
"Ok, ti abbiamo salvato la vita, quindi, ora, devi lasciarci in pace, hai capito? E, se non lo fai, tornerò dal padre di Allison è gli racconterò ogni cosa…" dice Scott e non capisco perché sia così arrabbiato ma, adesso che il pericolo è passato, mi importa poco. Mi sento stanca e i dolori, che per qualche istante erano scomparsi sostituiti dalla paura di perdere Derek, ritornano a farsi sentire. Sono già diversi giorni che non sto bene, in realtà, ma non voglio dirlo a papà e Stiles: si preoccupano già troppo per me e poi non è così insopportabile; posso resistere.

"Ida!" sento la voce di mio fratello ma è lontana, le gambe sono molli come la gelatina e, da un momento all'altro, tutt'intorno diventa buio.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Stiles POV
"Ida!" vedo la mia sorellina accasciarsi trattenuta da Derek che le evita una rovinosa caduta e la sdraia per terra. "Ida? Ida, sono Stiles! Ehi, svegliati!" la scuoto leggermente ma non ottengo nessuna risposta. "Ida, ti prego…" la supplico tenendole la testa tra le mani e sento il panico assalirmi: avrò un attacco, ne sono certo. "Chiamo un'ambulanza." mi avvisa Scott. "Sei impazzito? Se mio padre scopre che non siamo a casa ci uccide!" ribatto. "E cosa intendi fare? Stare lì a guardarla? Non si sveglia Stiles! Dobbiamo chiamare qualcuno!" Scott è raramente così agitato e la cosa è preoccupante. "Tirala su e dammi le chiavi della tua auto: vi accompagno in ospedale." ordina Derek.
"Stai scherzando? Io non…" 
"Ti interessa di più l'auto di tua madre della vita di tua sorella?" mi blocca lasciandomi spiazzato: come fa a sapere che è di mia madre? Da lui mi sarei aspettato uno degli insulti stile Jackson: rottame, carretta e via dicendo. Prendo le chiavi dalla tasca e gliele consegno senza rispondere, poi, sollevo Ida da terra e seguo Scott e Derek all'esterno.

Il pronto soccorso dell'ospedale di Beacon è un caos: a quanto pare, c'è stato un brutto incidente sulla statale con parecchi feriti. Non sanno dove mettere le persone tanto che stanno utilizzando barelle stivate nelle camere dei lungo degenti per evitare di intralciare i corridoi. Ci viene assegnata la 6b e un'infermiera si raccomanda di chiamare se Ida dovesse mostrare ulteriori segni di malessere in attesa che un medico la visiti. Alzo un attimo lo sguardo e osservo il muro della stanza pieno di disegni chiaramente fatti da bambini. Quando mi volto, scopro che sia Scott che Derek ci hanno seguiti e stanno guardando qualcosa, o meglio, qualcuno. Mi avvicino e noto un uomo sulla quarantina, su una sedia a rotelle, con lo sguardo fisso verso la finestra: dev'essere il paziente a cui abbiamo invaso la stanza. "Ci scusi per l'intrusione…" non mi risponde né mi guarda. 
"Non può risponderti." mi avvisa Derek in tono mortifero senza staccare il suo sguardo indurito da quella figura. "Lo conosci?" chiede Scott. "E’ mio zio, Peter Hale." risponde. 
"E… anche lui è come te? Un licantropo?" domanda ancora il mio amico. "Lo era… adesso è a malapena umano. Cinque anni fa, mentre io e mia sorella eravamo a scuola, casa nostra è andata a fuoco. Rimasero intrappolate undici persone; lui fu l'unico a sopravvivere." ascolto il racconto in silenzio: me lo ricordo quel giorno, mi ricordo di essere rimasto in sala d'attesa, da solo, per ore, mentre mia madre dava alla luce la mia sorellina e ci lasciava pochi minuti dopo. 
"Perché sei sicuro che siano stati loro?" domanda sempre Scott. "Erano gli unici a sapere di noi." 
"Forse avevano una ragione…" 
"Ad esempio? E questo come lo giustifichi?" ruota la sedia nella nostra direzione esponendo il lato ustionato del corpo dello zio: è una vista abbastanza rivoltante se devo essere sincero. "Dicono che uccidono solo adulti e con prove certe ma in quell'incendio morirono anche persone normalissime. E’ questo quello che fanno e anche Allison è come loro." afferma come se fosse sicuro ma viene interrotto dall'arrivo dell'infermiera. 
"Parenti?" chiede. "Io del signor Hale ma stavo per…" Derek non fa in tempo a finire la frase che "perfetto, allora lo mette a letto lei stasera." taglia corto. "Veramente…" il licantropo riprova ma viene prontamente ignorato. "Voi due siete con?" si rivolge a me e Scott. 
"La bambina, Ida, è mia sorella…" rispondo e mi lancia un plico contenente un braccialetto con i dati di Ida, etichette fogli e una penna. "Sa già come funziona?" domanda. "Sì…"
"Meglio, perché ho un sacco di lavoro da sbrigare, arrivederci." esce velocemente senza lasciare a nessuno il tempo di ribattere. 

Scott riceve una telefonata da Allison "scusa fratello, devo tornare a casa." mi dice mortificato. "Sei serio Scott? Mi lasci di nuovo da solo? Con non uno bensì due licantropi?" sono leggermente irritato. "Mi dispiace…" ripete voltandosi. "Scott!" provo a richiamarlo. "Aggiornami su Ida, ok?" dice prima di sparire anche lui. "Sì certo!" urlo esasperato alla folata di vento che si è lasciato dietro.
Sbuffo e, senza guardare né Derek né il suo inquietante zio, mi metto all'opera per sistemare Ida: le allaccio il braccialetto, copio i dati sull'etichetta e me la incollo sulla maglietta prima di passare alla compilazione dell'anagrafica e di tutti i moduli che mi sono stati consegnati: papà è impegnato con l'incidente ma ho sempre con me tutti i dati necessari nel caso di un'emergenza, come questa.

Quando noto che mia sorella si sta agitando lascio perdere le scartoffie per andarle vicino. "Ida?" le accarezzo la testa ma non ottengo risposta e, anzi, continua a rigirarsi sulla barella. Decido di premere il bottone per chiamare aiuto ma dopo 5 minuti non si è ancora presentato nessuno; esco quindi in corridoio incontrando medici e infermieri che, puntualmente, ignorano le mie domande finché una delle infermiere mi intima di aspettare nella stanza che a breve arriverà qualcuno ad assistermi.
"Prova dolore." afferma il lupo scorbutico appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto. "Come fai a saperlo? A parte che si agita come un'anguilla, ma potrebbe anche trattarsi di un brutto sogno." ribatto tornando a coccolare la mia sorellina per cercare di tranquillizzarla. "Paura e dolore hanno due odori diversi." spiega. "Se vuoi, posso aiutarla." dice.
"Attenderemo un medico, grazie." declino l'offerta, ma, poi, guardo Ida contorcersi in preda alla sofferenza ed è quanto di più straziante si possa immaginare. Faccio vagare ripetutamente lo sguardo tra lei e il lupo "ok, d'accordo… fà quello che devi." acconsento alla fine. Lo vedo avvicinarsi e avvolgerle un braccino con la mano; le sue vene si tingono di nero e, come per magia, la mia sorellina sospira sollevata rilassandosi immediatamente.
"Come ci sei riuscito?" chiedo sbalordito.
"Possiamo assorbire il dolore altrui." risponde senza troppi giri di parole.
"Wow… dovrei dirlo a Scott: potrebbe diventare il nostro anti-dolorifico personale." penso ad alta voce. 

"Ci sono dei limiti: assorbire il dolore ci rende deboli, più… umani e, se si esagera, si può anche rischiare di morire." dice saccente. "Ah…".

Nello stesso istante, il dottore fa capolino dalla porta.
"Permesso… signor Hale, buonasera." dice rivolto allo zio di Derek. "Ciao Stiles!" mi saluta. "Buonasera dottor Rhodes." ricambio. "E lei è?" chiede al licantropo. "Derek Hale: sono il nipote di Peter." dice. "Oh, è un piacere. Dottor Connor Rhodes." gli allunga la mano e Derek la stringe. "Mi scuso per la nuova disposizione: suo zio tornerà ad avere la sua singola il prima possibile." afferma. "Per me non ci sono problemi e credo nemmeno per Peter." risponde Derek. 

"Allora veniamo a Ida direi…" si avvicina alla barella. "Ida? Mi senti?" domanda senza ottenere risposta. "D'accordo, proviamo così." sfrega le nocche sul suo petto. "Ida? Sono il dottor Rhodes, mi senti?" mia sorella muove una mano verso il polso del dottore cercando di allontanarlo infastidita ma senza troppa convinzione. "Oh, bene, ti dò fastidio, ok. Dò uno sguardo veloce agli occhi, d'accordo?" le solleva prima una palpebra e poi l'altra puntando una lampadina all'interno di ciascuno dei due occhi. "Ok, riesci a farmi una linguaccia?" il dottor Rhodes è bravissimo con i bambini: l'ho visto spesso con Ida e ha sempre tirato fuori il meglio anche nelle situazioni peggiori, ma vederla così, non responsiva, mi preoccupa terribilmente: non è mai successo. Inizio a muovere nervosamente la gamba in su e in giù e a passarmi ripetutamente la mano tra i capelli. 
"Niente linguaccia. Allora che ne dici di aprire solo la bocca?" chiede sempre con quel suo tono gentile passando un dito sulle labbra secche finché, in pratica, non è costretta a farlo. "E’ molto disidratata." commenta prima di rivolgersi a me.
"Hai notato qualcosa di strano negli ultimi giorni? Stanchezza, affaticamento… o, magari, si è mai lamentata di avere dolori?" domanda. "No, io… mi sembrava normale…" rispondo cercando di mettere a fuoco mia sorella nell'ultima settimana e constatando che, sfortunatamente, non le ho prestato molta attenzione di recente.
"D'accordo, ha sempre mangiato regolarmente?" 

"Ehm… credo… credo di sì…" 
"E oggi?" 
"Non abbiamo fatto merenda e a cena ha mangiato un pacchettino di taralli." 
"E c'è un motivo in particolare? Aveva nausea o vomito o semplicemente poco appetito?"
"No, niente di tutto questo. Io… sono stato impegnato e… giuro che l'avrei fatta mangiare subito appena tornati a casa solo che è svenuta e poi siamo venuti qui e-e forse sono stato troppo distratto questa settimana, forse quello che le ho detto è sbagliato, magari stava male e non me ne sono accorto e…" inizio a straparlare e sento l'attacco di panico in arrivo.
"Stiles, Stiles, guardami!" il dottore mi appoggia le mani sulle spalle. "E’ tutto ok, respira… così, bravo…" cerco di fare dei respiri profondi seguendo le sue direzioni.
"Ci sei?" chiede quando mi sono calmato un pochino e annuisco. "Non è per una cena saltata che Ida sta così, ok? Non è colpa tua Stiles, anzi, mi sembra che tu stia facendo un ottimo lavoro; non tutti avrebbero accettato di portarsi appresso una bambina così piccola e in questo stato, per tutto il giorno, come fai tu." alzo lo sguardo dal pavimento. "Sì, tuo padre mi ha detto della vostra situazione…" mi spiega leggendo la domanda nei miei occhi.

"Ascolta, che ne dici se vai alla caffetteria a prendere qualcosa da mangiare mentre io finisco di visitare tua sorella e le faccio gli esami?" propone.
"Preferisco rimanere qui." rispondo e, con la coda dell'occhio vedo Derek abbandonare la stanza.
"D'accordo, però, più tardi, mangi qualcosa, ok?" mi dice.
"Certo, non si preoccupi…" affermo cercando di abbozzare un mezzo sorriso.
"Ok Ida, adesso sentiamo se il tuo cuore e i polmoni suonano bene…" si sistema il fonendoscopio e le solleva la maglietta per eseguire al meglio l'auscultazione e trovo ammirevole come continui a rivolgersi a lei spiegandole tutti i passaggi nonostante non gli risponda. "Sembra che sia tutto a posto. Adesso mettiamo la farfallina e poi ti lascio riposare tranquilla, promesso." le dice preparando un catetere venoso a 3 vie.
Vorrei andarmene: odio gli aghi, con Ida ci sta sempre papà in questi casi, ma lui non c'è e la mia sorellina detesta le iniezioni ed i prelievi, almeno quanto me, quindi, decido di farmi forza per rimanerle accanto. "Posso… uhm… tenerle la mano? Non è proprio una fan degli aghi, come me d'altronde." dico al dottore che mi sorride "ma certo…". Le prendo la manina e le accarezzo il dorso per farle sapere che io ci sono e non vado da nessuna parte. 

Chiudo gli occhi senza lasciarle la mano, finché il dottor Rhodes non ha finito. 
"Ecco fatto: sei stata bravissima." 

Le attacca una flebo di salina e si congeda velocemente per portare le provette in laboratorio sperando che riescano ad analizzarle in tempi brevi.

Quando Derek rientra, sono abbastanza sorpreso, non mi aspettavo fosse ancora in giro; o forse avrei dovuto: suo zio è ancora nella carrozzina, fuori dal letto; non può certo dormire così. Lancia qualcosa nella mia direzione ma io, a differenza di Scott, non sono molto coordinato e me lo lascio sfuggire facendolo precipitare sul petto di Ida, la quale, però, non fà una piega. Lo raccolgo e lo esamino scoprendo un panino farcito. "Era l'ultimo rimasto." dice solamente.
"Ti stai sdebitando?" chiedo.
"Lo faccio per le mie orecchie: il rumore del tuo stomaco che brontola è fastidioso." ribatte.
"Ma davvero…" affermo non sorpreso. Mangio con voracità nonostante l'ansia che continua a dilaniarmi e il licantropo che mi fissa con il solito sguardo omicida.
"Sai? Mi chiedo come tu possa piacere così tanto ad Ida…" affermo; perchè, davvero, fisico a parte, cosa che non credo pesi molto nella valutazione di una bambina di 5 anni, Derek è una persona a dir poco odiosa. 

"E, a quanto pare, non sono neanche l'unico." ribatte rivolto ad uno dei disegni sulla parete. "Che intendi?" chiedo abbandonando la mia postazione per andare a vedere: l'opera raffigura 4 omini, circondati da un mare di verde, uno scivolo, una palla e 3 alberi. Il dettaglio inquietante sono i nomi riportati sopra la testa di ognuno dei 4 personaggi con l'inconfondibile grafia di mia sorella: PITER, IDA, STILS, PAPÀ.
"Mio Dio! Il suo amico che non parla…" inizio a collegare i racconti di Ida con la realtà dei fatti: quando è in ospedale le piace leggere e disegnare per il suo amico che non può farlo; ma non pensavo si trattasse di lui. 
"Non è possibile! Ha un radar per voi Hale, altrimenti non me lo spiego. Dio, e se tuo zio si stufasse di sentirla blaterare le sue storie assurde e decidesse di squarciarle la gola?" inizio ad andare leggermente in panico all'idea che mia sorella abbia fatto compagnia ad un licantropo ma, poi, osservo lo sguardo indurito di Derek e ammetto che, forse, sto esagerando: in effetti, quell'uomo è costretto da anni su una sedia a rotelle senza poter muovere un muscolo.
"D'accordo, scusa, ma, conoscendo mia sorella, può essere fastidiosa a volte… evidentemente non abbastanza da risvegliare il lupo mannaro che c'è in tuo zio ma…" mi fulmina di nuovo con lo sguardo. "Ok, ok, sto zitto, ho capito". 

Il dottore ritorna con una sacca di sangue ma non dice nulla sulle condizioni di Ida: sostanzialmente, non devo preoccuparmi perché mia sorella si riprenderà a breve e il resto lo discuterà con mio padre. Trovo frustrante questa cosa di non poter avere informazioni per il semplice fatto che sono minorenne ma, per il momento, mi basta che la mia sorellina stia bene.

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Stiles POV

Dopo circa mezz'ora dall'inizio dell'infusione Ida sembra già riprendere colore e si rigira tranquilla per trovare una posizione comoda: nel farlo, qualcosa esce dalla maglietta. Sembra un ciondolo, ma sono abbastanza certo che lei, solitamente, non indossi collane. "Che roba è?" sussurro tra me e me avvicinandomi per osservare l'incisione delle tre spirali sulla parte anteriore di un tondino che, dietro, non reca alcuna iscrizione o indizio. Sbianco quando realizzo che quel simbolo l'ho visto poche ore fa: tatuato sulla schiena di Derek Hale; lo stesso licantropo che ha appena terminato di rimboccare le coperte allo zio e ora mi guarda con il suo cipiglio inquietante. 
"Stiles?" sento la vocina di Ida richiamarmi. 
"Sono qui Ida, stai bene." le dico lasciandole un bacio sulla fronte mentre si appende debolmente al mio braccio.
"Dove l'hai presa quella." Derek si è spostato di fianco alla barella e io non me ne sono nemmeno accorto; se non fosse un lupo mannaro, potrebbe essere un buon ninja o roba del genere. "Ida, dimmi dove l'hai trovata." le ordina con tono fermo indicando la collana e Ida aumenta la morsa attorno al mio braccio. "Derek, la stai spaventando!" ribatto irritato. 
"M-mi dispiace… ho-ho fatto una cosa brutta…" risponde con un tremolio nella voce prima di vuotare il sacco. "Ho rubato il fascicolo dell'incendio di casa Hale dalla centrale." ammette. "Stai scherzando, spero!" dico tra di denti: nemmeno io mi sono ancora spinto a tanto. "Perché lo hai preso?" domanda, invece, Derek con un tono quasi tranquillo. "Non lo stavo cercando, l'ho trovato per caso. Io non volevo prenderlo, volevo… solo trovare qualcosa per fargli vedere a Stiles che non eri una persona cattiva…" abbassa la testa, sa di aver combinato un casino. "Mio Dio, Ida! Se papà se ne accorge ci ammazza. Ti rendi conto che quello che hai fatto è reato?" affermo arrabbiato cercando di tenere la voce bassa prima che qualcuno ci senta. "Scusa…" risponde mortificata ma, per una cosa del genere, le scuse non basteranno, se papà dovesse venire a saperlo. Si toglie la collana e la porge a Derek "l'ho trovata in una busta che c'era dentro la cartellina gialla: c'è scritto che è di Claudia S. Ho controllato e tra le vittime non c'è; magari la conosci e gliela puoi ridare…" dice e, alla menzione di quel nome, nella mia mente scatta un campanello d’allarme; ma non sono l'unico sorpreso a quanto pare. "Come fai a sapere che è di Claudia S?" domanda Derek di getto. "C'è scritto dietro." risponde mia sorella come se fosse ovvio. "No Ida, dietro non c'è niente." ribatto frustrato da tutta questa situazione. "Sì invece!" esclama convinta riprendendo il ciondolo da Derek e girandolo per farmi vedere. "Guarda…" dice indicando il centro "vedi? Claudia S." e poi inizia a girare quel tondino in senso orario "Hale Pack 2, 2, 0, 4, 0, 6." finisce di leggere ma io non vedo un accidenti di niente su questo coso: inizio a pensare che sia Mia a parlare; a mamma capitava spesso di fare sogni vividi durante la malattia. "D'accordo Ida, hai bisogno di riposo." affermo mettendola sdraiata. "Tu non mi credi!" di nuovo quella frase, la stessa di mamma. "Fai una bella dormita. Domani sistemeremo tutto, ok?" ribadisco tirando su le coperte e mi giro verso Derek restituendogli il ciondolo. 
"Senti, mi dispiace. Non so dove sia andata a prendere questo coso ma, per esperienza, non fare caso a quello che ha detto: mia madre delirava spesso quando aveva il cancro; è Mia a parlare, non Ida." e quando succede così può solo significare che, quello che il dottore sta cercando di nascondermi, è che, in realtà, Ida sta peggiorando. 
"Non c'entra niente Mia! Non sono pazza Stiles: io lo vedo davvero!" ribatte mia sorella da dietro. "Sta' calma e riposa Ida. Il dottore ha detto che devi riposare." dico cercando di accarezzarle la testa e lei mi allontana: lo sapevo, finirà come la mamma.
Passano minuti di silenzio interminabile: sto aspettando che Derek se ne vada per dare sfogo, in maniera contenuta, a tutto quello che provo in questo momento ma, a quanto pare, il licantropo sembra intenzionato a rimanere a fare il palo. "Puoi andartene?" domando scortesemente in un sussurro mentre una lacrima, perfida traditrice, mi riga il volto. 
"No, non sei pazza." afferma tutto d'un tratto Derek e mia sorella si gira con gli occhi pieni di lacrime. "La mia famiglia dava questo ciondolo ai membri del branco esterni, quelli a cui mia madre decideva di donare il morso: c'è il simbolo della nostra famiglia e dietro il nome dell'iniziato, in questo caso tale Claudia S e la data di iniziazione 22 aprile 2006." inizia a spiegare. "Sì, certo, quindi è un caso che questa 'iniziata' abbia lo stesso nome di mia madre e sia stata morsa il giorno esatto in cui lei è morta. Ascolta, se lo stai dicendo per farla sentire meglio, Derek, ti prego, lascia perdere." ribatto stressato. 
"E’ successo il giorno dell'incendio: mia madre disse che, dopo la scuola, ci avrebbe presentato un nuovo membro del branco; avevo dato per scontato fosse morta o morto. Solo chi fa parte del branco può vedere l'iscrizione che c'è dietro." continua e so cosa sta insinuando. "E quindi mia madre sarebbe diventata un licantropo? Proprio sotto il naso mio e di mio padre, lo sceriffo di Beacon Hills, senza che ci accorgessimo di nulla? Oh, sì e fammi indovinare: la vostra capacità di super rigenerazione non è stata sufficiente a salvarla ma sarebbe bastata per portare alla luce mia sorella scommetto." dico sarcastico. "E’ una possibile spiegazione del motivo per cui Ida riesce a vedere questa iscrizione." afferma. "Questa storia è assurda! Mia madre non è mai stata un licantropo così come mia sorella il cui problema, se non l'avessi ancora notato, è il cancro, non certo una mensile crescita anomala di peli, zanne e artigli." ribatto guardandolo negli occhi con rabbia: se c'è una persona di cui non sopporto si parli male, quella è mia madre. 
"Ok, sapete che c'è? Basta, io per oggi me ne chiamo fuori. Continuate con i vostri stupidi giochetti da Cappuccetto Rosso e il lupo cattivo." mi passo una mano tra i capelli ed esco a prendere aria in corridoio.

Ida POV 

Stiles se n'è appena andato fuori dalla camera sbattendo la porta: ho combinato un disastro. Non ho capito molto del discorso tra lui e Derek, mio fratello ha la tendenza a parlare super veloce quando è arrabbiato ma, se c'è una cosa che ho inteso è che, il giorno che sono nata, è successo qualcosa con la mamma, qualcosa di cui Stiles non è felice e qualcosa è successo anche a me. "Non devo vedere quelle cose: è sbagliato… io sono sbagliata… è per questo che Stiles è andato via, vero?" mi rivolgo a Derek. "Tuo fratello non è andato via; aveva solo bisogno di schiarirsi le idee e tu, Ida, non sei sbagliata." risponde. "Cos'è successo alla mia mamma?" domando. "È complicato, non ne sono sicuro nemmeno io." confessa. Seguo con lo sguardo il tubicino rosso che parte dal mio braccio e arriva alla sacca appesa in alto "se io muoio voglio che mi prometti una cosa." dico riportando lo sguardo nei suoi occhi. "Che cosa?" chiede. "Che proteggerai il mio fratellone dai mostri cattivi." affermo convinta facendolo sorridere. "D'accordo, te lo prometto." risponde. "Non così! Devi farlo per bene." gli allungo il mignolino della mano senza ago "così so che la manterrai." gli spiego. "Giusto, scusami…" dice incrociando il suo mignolo con il mio "ti prometto che, se non potrai farlo tu, proteggerò tuo fratello dai mostri cattivi." afferma e mi sembra sincero. "Grazie…" gli dico. "Coraggio, adesso riposa; il dottore ha detto che ne hai bisogno." mi accompagna con la mano in posizione sdraiata e mi rimbocca le coperte. "Buonanotte Derek." 
"Buonanotte." mi accarezza la testa e in un batter d'occhio sono nel mondo dei sogni.

Derek POV

La metto a letto e si addormenta immediatamente. Le lascio la collana, in fondo è di sua madre e lei appartiene al branco tanto quanto vi apparteneva Claudia; inoltre, credo possa essere stata quella il deterrente che ha impedito all'alpha di attaccarla.
A che pensava mia madre quando ha deciso di donare il morso a quella donna? Non bastavano lupi mannari adolescenti e un alpha psicopatico in circolazione, no, adesso c'è anche la bambina.
Tra l'altro, quel ragazzino mi sta facendo perdere la pazienza: si può sapere dove diamine si è cacciato? È fuori da un'eternità e non posso lasciare una bambina in questo stato, da sola.
Faccio a malapena in tempo a chiedermelo che il mio naso ha già fiutato la risposta: un puzzo di ansia misto a tristezza e lacrime ha già invaso la stanza. Apro la finestra di uno spiraglio per preservare quel che resta, se qualcosa davvero resta, dell'olfatto di Peter e mi dirigo in corridoio mantenendo un orecchio in ascolto su quello che succede nella stanza.
"Senti, non so quale sia il problema, ma tua sorella si è addormentata. Non sono un grande esperto, ma dovresti essere lì a controllare, nel caso succedesse qualcosa." almeno potrò andarmene a casa in pace, ma questo dettaglio ho l'accortezza di non aggiungerlo. 
"Sì, adesso vado…" si asciuga le lacrime con la manica della felpa e lo guardo dirigersi goffamente verso la porta della stanza finchè non sparisce al suo interno. Non ho bisogno di chiedergli cosa lo sconvolga tanto: il tanfo della malattia è forte su Ida; mi è abbastanza chiaro che stia peggiorando. Quello che non riesco a capire, però, è perchè mi importi così tanto di quei due; il mondo è crudele: c'è chi lo impara presto e chi ha la fortuna di non accorgersene nemmeno; Stiles ha già capito come funziona e Ida, che lo sappia o meno, ha già un piede nella fossa. Devo cercare di tenermi fuori da questa cosa, non posso rischiare di affezionarmi a quella bambina; non è una questione che mi riguarda e non mi deve interessare, punto.

Stiles POV

Quando rientro nella stanza trovo mia sorella addormentata e con le coperte rimboccate. Ho ascoltato la telefonata di mio padre con il dottore: la ricerca di un donatore è ancora lunga e le terapie previste per tenere in vita Ida sono, a suo dire, devastanti perché una bambina di 5 anni possa sopportarle senza soffrire terribilmente. Entro pochi giorni papà dovrà scegliere se continuare i trattamenti o lasciarla morire perché, sì, sottoporla alle cure palliative significa questo.
A mio avviso dovrebbe poter decidere lei cosa fare della sua esistenza, anche se, forse, chiedere ad una bambina di scegliere tra morire presto e senza dolore o affrontare atroci sofferenze con la possibilità di morire comunque, non è esattamente una cosa facile. Sono abbastanza certo che papà prenderà la sua decisione senza coinvolgere né me né tantomeno lei e credo anche di sapere già cosa deciderà: non ha mai fatto mistero che, se avesse potuto, avrebbe desiderato alleviare le sofferenze della mamma perché potesse trascorrere dignitosamente il tempo che le restava. Una parte di me, però, è convinta che Ida debba sapere quali sono le sue opzioni in modo che possa quantomeno manifestare il suo dissenso riguardo quello che è, a tutti gli effetti, il suo prossimo futuro; così, decido di seguire il mio istinto: voglio spiegarle tutto e voglio farlo ora; in questo modo, avrà tempo per elaborare, o per pensarci quantomeno.
"Ida?" la scuoto leggermente. "Ida svegliati, sono Stiles." mugugna un po' ma alla fine apre gli occhi e si gira nella mia direzione; mio Dio, spero di stare facendo la cosa giusta.

Ida POV

Stiles è tornato finalmente! Non so perché mi abbia chiamato con tanta urgenza, ma sono felice di vederlo. "Stiles! Non sei più arrabbiato?" domando insicura. "No scricciolo, non sono arrabbiato…" mi risponde. "Ascolta Ida… devo… devo dirti una cosa…" corruccio le sopracciglia: perché è così agitato? "Si tratta di una cosa che riguarda Mia…" afferma e poi si blocca; lo guardo passarsi la mano tra i capelli, lo fa sempre quando è nervoso: è una brutta notizia. "Ho fatto game-over e non ho più vite, giusto?" gli chiedo. "Complimenti! Era quasi una battuta sarcastica…" mi dice tra le lacrime. "Quanto tempo ho ancora?" domando cercando di non fargli vedere che sono triste anche io. "Dipende…" risponde attirando la mia attenzione. "Da cosa?" 
"Da quello che deciderai di fare."
"Come posso spiegarti…" si ferma a pensare. "Ah! Trovato!" esclama. "Allora, la situazione in cui ti trovi ora è un po' come se, giocando a Super Mario, sulla wii, sei arrivata a sfidare Bowser nel suo castello ma hai solo il mini-Mario…" inizia. "Non buono…" commento. "Già, non buono, purtroppo. Ora, ricorda che stai giocando da sola: puoi scegliere di chiuderti nella bolla…" continua. "Ma, se sto giocando da sola, così, muoio di sicuro." ribatto. "Sì, però non sentiresti male, almeno, non tanto quanto ne sentiresti se ti prendessi un gusciotto spinato in faccia." risponde. "E poi c'è l'altra opzione: continui a schivare il gusciotto finché non arriva Mario Elica ad aiutarti; è molto difficile, potrebbe volerci tanto tempo e potresti morire prima che arrivi." spiega. "Ehm… non so se ho capito tanto bene…" dico sinceramente. "Sì, immaginavo. Ascolta, la sostanza di tutta questa storiella è che hai due opzioni: se decidi di chiuderti nella bolla, come hai detto tu, purtroppo, muori di sicuro, però, il dottore può darti delle medicine speciali che tolgono tutti i dolori; non sentirai più nessun male e vivrai il tempo che ti resta con me e papà senza soffrire." annuisco più a me stessa che a lui. "Altrimenti, puoi provare a resistere finché arriva il tuo gemello di sangue…" 
"Mario Elica!" esclamo avendo finalmente capito cosa intendesse mio fratello. "Sì, esatto, ma per sopravvivere dovrai prendere delle altre medicine che ti faranno stare tanto male." afferma. "Come la chemioterapia?" domando. "Forse anche peggio." mi risponde. "Peggio?" chiedo un po' impaurita. "Già… con queste potrai stare qui di più, ma non è detto che Mario Elica arrivi in tempo, Ida." lo guardo, ora ho le lacrime agli occhi anche io. "Ho paura, Stiles…" ammetto iniziando a piangere. Mio fratello mi stritola in un abbraccio "lo so Scricciolo, lo so…" ripete accarezzandomi la testa e poi la schiena. 
"Guardami…" mi solleva il capo. "Io e te questa cosa non dovremmo saperla: il dottore ha chiesto a papà di decidere perché lui è quello grande che si occupa di me e di te." mi dice. "E tu come hai…" 
"Come ho fatto non è importante. Te l'ho detto perché penso che sia giusto che tu lo sappia e possa decidere quello che sarebbe meglio per te." 
"Ma se papà non sa che lo so, come faccio a dirgli quello che ho deciso?" 
"Non devi preoccuparti, a quello ci penso io, ti chiedo solo di pensarci Ida, pensa e decidi quello che credi sia meglio per te. Non devi dirmi niente ora, sappi solo che, qualsiasi cosa sceglierai, io ti starò vicino e ti aiuterò, se mi vorrai, ok?" lo abbraccio più forte che riesco. 
"Ti voglio bene Stiles..." 
"Anche io, tanto…" ricambia la stretta.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Oggi, a lezione di chimica, Lydia e Jackson sono assenti. Stiles mi ha detto che ieri sera, dopo che mi sono addormentata mentre eravamo in appostamento con papà, qualcuno ha rapinato il negozio dei DVD ed è uscito sfondando tutta la vetrina. Jackson e Lydia erano lì e hanno visto tutto; per questo Stiles li sta cercando: deve sapere cos’è successo.  Anche di Scott, stamattina, non c’è traccia.
"Vi ricordo che, stasera, i professori incontreranno i genitori: gli studenti con la media al di sotto della sufficienza dovranno partecipare. Non farò nomi, in quanto la vergogna che provano per loro stessi è abbastanza come punizione." spiega il professor Harris fermandosi proprio davanti a Stiles che, in questo momento, è impegnato a sottolineare il libro. "Qualcuno ha visto Scott McCall?" domanda guardandomi dritto negli occhi mentre mio fratello riemerge dal suo mondo e sembra accorgersi solo ora dell'assenza del nostro amico. Fortunatamente, la porta che viene aperta distrae tutti. Tiro un sospiro di sollievo: probabilmente Scott era solo in ritardo; ma dura poco perché, invece di Scott, entra Jackson. Il professore si avvicina a lui per dirgli qualcosa e poi "cominciate a leggere il capitolo 9. E, signor Stilinski…" io e Stiles alziamo la testa contemporaneamente. "Cerchi di posare l'evidenziatore qualche volta: è un libro di chimica, non un album da disegno." afferma rimanendo voltato di spalle. Mio fratello soffia in alto il tappo dell'evidenziatore prendendolo al volo con una mano facendomi ridacchiare e poi si mette a parlare con Danny.
"Danny? Posso farti una domanda?"
"No."
"Teee la faccio comunque… ehm… per caso hai incontrato Lydia, oggi?"
"No."
"Posso farti un'altra domanda?"
"La risposta è sempre no." ma Stiles sa essere così insistente a volte.
"Sai che è successo a lei e Jackson ieri notte?"
"Lui non… me lo direbbe."
"Ma è il tuo migliore amico!" Danny non risponde e torna a sottolineare il suo manuale.
"Un'ultima cosa…" Stiles si sta sporgendo un po' troppo. "Che c'è!?" domanda il ragazzo scocciato. "Tu mi trovi attraente?" chiede prima di precipitare dalla sedia e scatenare l'ira di Harris. 
"STILINSKI!" 

Dopo la lezione, finalmente, riusciamo a contattare Scott.
"Finalmente! Hai visto i miei messaggi?" strilla Stiles in mezzo al corridoio pieno di persone. "Sai che sta succedendo? Lydia è assente, Jackson sembra una bomba ad orologeria pronta ad esplodere…" 
"KA-BOOM…" rido appesa alla camicia di Stiles che mi guarda dall'alto della sua statura. "Sì, esattamente, grazie Ida… e comunque un altro ragazzo è… è trapassato, mi capisci? Tu devi fare qualcosa!" Scott gli riattacca in faccia e mio fratello fa una di quelle sue espressioni buffissime che gli vengono solo quando è arrabbiato con il suo migliore amico.
“Che vuol dire trapassato?” gli chiedo, ma Stiles ignora la mia domanda trascinandomi a mensa.

Dopo scuola Stiles mi riaccompagna a casa e mi ordina di rimanerci finché non torna: andrà da Lydia per vedere come sta. Decido di raccogliere un po' di foglie secche in giardino: è una settimana che papà ce l'ha chiesto, ma siamo sempre stati troppo impegnati per occuparcene. In mezzo al mucchio trovo una foglia particolare: è di una sfumatura di rosso bellissima, ma il vento me la strappa via di mano. La inseguo di corsa, forse un po' troppo a lungo perché, quando finalmente si posa, mi guardo intorno e scopro di trovarmi in mezzo alla riserva, da sola, di nuovo. So che dovrei rimanere ferma dove sono e aspettare che qualcuno venga a prendermi, ma c'è qualcosa in me che mi suggerisce di muovermi e, anzi, anche in una direzione precisa. Dopo poco tempo arrivo in un posto ben conosciuto: sono a casa di Derek.
C'è qualcosa che non va: una donna e due uomini armati di fucile si avvicinano alla porta di casa e la sfondano. Oh no! Derek è nei guai: cosa faccio? Cosa faccio?
Provo ad avvicinarmi cercando di essere il più silenziosa possibile; sento un urlo e mi acquatto per terra tappando le orecchie. Quando capisco che nessuno si è accorto di me, proseguo fino ad arrivare vicino ad una delle finestre mezze distrutte.

Stiles POV

La cosa sul cellulare di Lydia non è chiaramente un leone di montagna; non so chi le abbia inviato quel messaggio ma, per fortuna, sono riuscito ad eliminarlo prima che lo vedesse. Lascio l'ennesimo messaggio in segreteria a Scott e lancio il telefonino sul letto prima di accorgermi che la casa è un po' troppo tranquilla.
"Ida?" busso alla camera di mia sorella e, dal momento che non ricevo risposta, decido di entrare: la stanza è vuota così come il bagno annesso. Corro per tutta la casa, ma di mia sorella non c'è traccia: dove diamine si è cacciata questa volta?
Salgo in camera e richiamo Scott con l'unico risultato di urlare un nuovo messaggio minatorio dopo il bip. Proprio nell'istante in cui mi siedo disperato alla scrivania, papà irrompe nella stanza spalancano la porta; dico, non si bussa più in questa casa?
"Dimmi che avrò delle buone notizie alla riunione con gli insegnanti." afferma. "Che intendi per buone notizie?" domando rigirando nervosamente una gomma tra le mani. "Intendo che hai il massimo dei voti e nessun problema in condotta." risponde. "Dovresti rivedere i tuoi parametri." ribatto sarcastico come al solito. "Non dire altro." se ne va con una faccia delusa: meraviglioso, ci mancava solo questo.

Ida POV

Non riesco a vedere cosa stia succedendo dentro ma percepisco che Derek è in serio pericolo. Ho paura, ma sento di doverlo aiutare, perciò, entro in casa attraverso una stretta fessura nella parete: ci passo a malapena, ma riesco a superarla. Mi fermo quando sento un ruggito che però si trasforma subito in un lamento di dolore: si distingue chiaramente qualcuno cadere per terra; e poi, la risata di una donna.
"900000 volt: non sei pratico di elettricità, vero? Né di fuoco… ho intenzione di rivelarti un piccolo segreto, sai? Potrebbe aiutare entrambi." 
Da dove mi trovo ora, riesco a vedere Derek a terra, sembra debole, sta cercando di rialzarsi ma non ci riesce. "Sì, tua sorella è stata fatta a pezzi e usata per cercare di catturati. Spiacevole e, francamente, un po' troppo ‘non aprite quella porta’, per i miei gusti, ma è la verità." continua la donna. "Ora, veniamo alla parte che potrebbe farti impazzire: non l'abbiamo uccisa noi. Credi che menta?" chiede. "Non sarebbe la prima volta…" la voce del licantropo si sente a malapena. "Oh, tesoro, perché non senti il battito del mio cuore e mi dici se è così, d'accordo?" ora che si avvicina a Derek, riesco a vederla meglio: è una donna bionda, ha gli occhi chiari ed è molto bella; sembrerebbe quasi un angelo se non fosse che sta facendo del male ad un mio amico. Non sento quello che gli sussurra all'orecchio, ma sento chiaramente quello che dice dopo. "C'erano dei morsi sul corpo di tua sorella: che cosa credi che fosse, un leone di montagna? Perché non ci aiutiamo a vicenda? Potresti ammettere quello che hai sempre pensato, cioè che è stato l'alpha ad ucciderla. Tutto quello che devi fare è dirci chi è e noi lo sistemeremo; problema risolto, saremo tutti più contenti." raccolgo un sasso da terra: posso provare a colpirla, magari avremo tempo di scappare, ma mi fermo perché anche lei ha smesso di parlare; spero non si sia accorta di me. Rimango immobile nel mio nascondiglio trattenendo il fiato ed ascoltando il rumore dei suoi passi. Uno, due, tre, quattro e poi si ferma.
"A meno che… non lo sappia nemmeno tu." ride. "Indovina chi è appena diventato inutile." afferma e la vedo girarsi: questa è la mia occasione.
Non faccio in tempo a caricare il colpo che mi sento sollevare e osservo file di alberi passare veloci davanti a me mentre in lontananza si sentono quelli che, a tutti gli effetti, sono colpi di arma da fuoco.
Vengo posata a terra accanto al tronco di un grosso albero. "Si può sapere che diavolo ci facevi in casa mia?!" mi rimprovera Derek. "Non lo so… volevo… solo aiutare…" rispondo un po' intimorita. "Come sei arrivata lì? Perché diamine non sei con tuo fratello, mh?" non l'ho mai visto tanto arrabbiato con me, ho paura a parlare. "Rispondimi Ida!" batte un pugno sulla corteccia, proprio di fianco alla mia testa, e chiudo gli occhi appiattendomi il più possibile con la schiena contro la superficie dura. "Ti hanno vista? Qualcuno ti ha vista?" scuoto la testa facendo segno di no. "Apri gli occhi, guardami." ordina e mi costringo ad eseguire trovandomi di fronte a due occhi azzurri e brillanti. "Conosci la strada per arrivare a casa mia?" 
"N-no…" balbetto con le lacrime agli occhi.

Derek POV

Quando la bambina inizia a piangere, il lupo lascia alla mia parte umana il comando: mi rendo conto che è spaventata a morte e vorrei non averla ridotta in questo stato ma, nelle situazioni di pericolo imminente, è più facile che emerga la parte animale; soprattutto ora che non ho un alpha.
Mi è abbastanza chiaro anche il motivo per cui Ida sia qui: è un istinto primordiale quello di precipitarsi in soccorso ai membri del branco in difficoltà; è una chiamata a cui non si può sottrarsi e questo non fà che confermare la sua appartenenza al branco di mia madre. Ora, però, la situazione si complica perché non ho più solo Scott a cui badare: avere a che fare con un licantropo adolescente può essere particolarmente irritante ma, appunto, si tratta pur sempre di un licantropo; lui può difendersi, può guarire. Ida, invece, è solo una bambina, malata per giunta e decisamente non adatta al nostro mondo.
Mi abbasso alla sua altezza: continua a piangere ma, nonostante l'evidente paura, cerca ancora di sostenere il mio sguardo; è coraggiosa e leale fino al midollo, una buona scelta per un branco che però, purtroppo, non esiste più. "N-non lo faccio più… dav-vero… m-mi dispiace…" balbetta tremante e mi si stringe il cuore a vederla così. "E’ tutto ok." le dico cancellando le lacrime dal suo viso. "Non volevo spaventarti, solo… quelle persone… sono pericolose. Se ti vedono, se sanno che mi conosci, potrebbero farti del male e io non voglio che succeda, lo capisci?" annuisce. "Quella signora…" 
"Devi stare lontano da lei, chiaro? Soprattutto se indossi quella collana." la interrompo prima che possa continuare. "E di quello che hai visto o sentito oggi, non devi fare parola con nessuno." aggiungo. "Nemmeno con Stiles?" domanda incerta. "Nemmeno con Stiles." rispondo e sento il suo cuore sussultare. "Promettilo Ida." le ordino e vedo che ha qualche difficoltà a farlo perciò le allungo il mignolo come aveva fatto lei quella sera in ospedale. "Ti ho dato la mia parola, ricordi? E la manterrò; tutto quello che ti chiedo è un piccolo favore in cambio." mi sembra di averla convinta tanto che incrocia il suo mignolino con il mio. "Non dirò niente a nessuno, promesso." i battiti sono regolari, sta dicendo la verità: è importante che i due idioti non sappiano nulla di me e Kate. "Bene. Adesso torniamo a casa: tuo fratello ti starà cercando." annuisce e la prendo per mano prima di condurla alla macchina.

Ida POV

Il viaggio di ritorno è silenzioso, Derek mi lascia davanti al vialetto di casa e, poco dopo, Stiles mi fa una delle sue solite prediche su quanto sia stupido andare in giro da sola e quanto non sopporti Derek e bla, bla, bla.
Papà rientra giusto in tempo per farlo smettere di parlare. "Oh, ciao tesoro, non ti ho vista pomeriggio: come stai?" mi domanda baciandomi la testa. "Bene papà." lo abbraccio. "Rimani a cena?" chiedo speranzosa: è un po' che devo parlargli di quella cosa. "Stasera c'è l'incontro genitori-insegnanti; sarà per un'altra volta piccolina." risponde e mi abbatto leggermente. Ci lascia in salotto per andare a rinfrescarsi in bagno. 
"E’ tutto ok, Ida?" chiede Stiles. "Volevo dirgli… sai…" gli lascio intendere. "Non ne abbiamo più parlato in effetti… senti, magari possiamo organizzare una cena in famiglia per il fine settimana." propone. "Papà ha sempre i turni nel weekend." scuoto la testa. "Vorrà dire che ne salterà uno." ribatte. "No, glielo dico stasera, basta aspettare." rispondo convinta e mi precipito in corridoio davanti alla porta del bagno. "Ida, aspetta un attimo! Non è meglio se…" ma lo blocco subito. "Ormai ho deciso Stiles. Non ho bisogno di aiuto, posso farcela da sola." mio fratello sembra sorpreso. "Ok, come vuoi…" cede alla fine. Busso un paio di volte "ehi papà?" chiamo. "Dimmi Ida…" risponde. "Posso… ehm.. sì, posso venire con te stasera?" domando e la porta si spalanca rivelando uno sceriffo messo a nuovo. "Sarà noioso tesoro, perché invece non rimani qui a guardare un bel film con Stiles?" prova a convincermi. "Devo dirti una cosa…" rivelo. "Non può proprio aspettare?" mi chiede e gli faccio segno di no con la testa. 
Papà fà vagare lo sguardo tra me e Stiles prima di decretare "e va bene… hai casa libera stasera giovanotto, perciò, mi raccomando: niente casini." gli batte un paio di pacche sulla spalla e lo salutiamo prima di salire in auto.
"Allora… cosa turba la mia piccolina?" mi domanda e, ora che è venuto il momento, mi rendo conto che tutta la sicurezza che avevo prima mi ha abbandonata. "Io… uhm… si tratta di Mia…" confesso e osservo le mani di papà stringere il volante per qualche istante prima di rispondermi. "Non devi preoccuparti Ida: la prossima settimana andiamo dal dottore; mi ha detto che ci sono delle medicine che ti faranno stare bene. Non sentirai più male, te lo prometto." proprio quello che temevo. "No papà, io quelle medicine non le voglio!" ribatto. "Che stai dicendo? Non vuoi stare bene?" 
"No se poi muoio." rispondo. La macchina frena di colpo e papà accosta al lato della strada. "Chi ti ha detto questa cosa?" domanda. "Ehm…" 
"Stiles ha ascoltato di nuovo le mie telefonate, non è vero?" chiede passandosi una mano sul volto. Rimango immobile stringendo il tessuto dei pantaloni: non voglio fare la spia. "Mio Dio…" si massaggia le tempie. "Non voglio morire… ti prego, papà…" lo supplico con le lacrime agli occhi. "Vieni qui…" mi aiuta a scavalcare il sedile per farmi venire in braccio. "Ascoltami Ida, il percorso per continuare ad aspettare un donatore è lungo e molto difficile… non è detto che lo trovino in tempo." mi spiega. "Non mi interessa." ribatto. Lo sento sospirare mentre mi culla tra le sue braccia "se questa è la tua decisione, allora va bene: farò sapere al dottore che intendi continuare i trattamenti, ok?" mi dice. "Ti voglio bene!" lo stringo più forte che posso. "Anche io piccolina, tanto tanto." mi bacia la testa e sguscio al mio posto. 
"Siamo un po' in ritardo…" afferma guardando l'orologio. "Che dici, mettiamo le sirene?" propone. "Siiiiì!" adoro andare con la volante quando ha le sirene accese.
Arriviamo appena in tempo, papà mi batte il 5: sono contenta di avergli parlato; adesso mi sento un po' più leggera. Attendo fuori da ogni aula mentre papà parla con i vari professori e alla fine dell'incontro concordiamo di andare a prendere un bel gelato. Siamo nel parcheggio quando si sentono delle urla e la gente inizia a correre verso le auto per scappare da qualcosa. Papà entra subito in modalità Sceriffo "muoversi, muoversi!" incita le persone a spostarsi. "Ida stai dietro di me." mi ordina e mi appendo ai suoi pantaloni seguendolo nel parcheggio. "Attento papà!" urlo, troppo tardi, quando una macchina in retromarcia lo investe in pieno. "Sto bene, sto bene." mi rassicura estraendo la pistola che porta alla caviglia destra. Non facciamo in tempo a muoverci che avvertiamo degli spari: una piccola folla si raduna davanti alla scuola, ma io preferisco rimanere accanto a papà. Quando la gente inizia ad andarsene, il signor Argent si avvicina e si offre di accompagnarci all'ospedale: papà ha bisogno di un controllo; è stato investito dopotutto. Prima di salire in macchina guardo il cadavere dell'animale rimasto nel piazzale deserto. 
"Andiamo Ida." mi richiama Allison. La guardo ed obbedisco senza ribattere: mi dispiace per quel leone di montagna o qualsiasi cosa fosse.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Stasera ho accompagnato Scott a fare la spesa: Stiles è in centrale per aiutare papà visto che è ancora in convalescenza; passerà a prendermi più tardi.
"Ti dico che è al quinto!" ribadisco, ma Scott è comunque convinto di aver parcheggiato al quarto piano. Usciamo dalle scale; il mio amico abbandona i sacchetti al centro dello spiazzo e, per facilitare la ricerca della macchina, estrae le chiavi schiacciando ripetutamente il bottone: non vedo auto che si illuminano. Ad un certo punto, Scott tende l'orecchio per poi sospirare rassegnato. "Che c'è?" chiedo. "Mi sa che avevi ragione tu: è al quinto." ammette. "Che ti dicevo?" ribatto vittoriosa.
"Oh no, no, cavolo! Ida, il latte!" mi avvisa e rincorro la bottiglia che però rotola sotto una macchina. Mi accovaccio e la vedo tornare indietro ma c'è qualcosa che non va: mentre rotola nella mia direzione si lascia dietro delle strisciate bianche che ricordano… oh no: quelli sono artigli! 

"SCOTT!" urlo correndo nella sua direzione prima che entrambi sentiamo un ruggito fortissimo. Corriamo a perdifiato ma, mentre Scott va giù al terzo piano io imbocco la strada per il quinto. Continuo a correre finché non sento una serie di antifurto che scattano e mi fermo approfittandone per nascondermi sotto un furgoncino: forse, se non faccio rumore, l'alpha non mi trova. Passa un tempo interminabile prima che una mano mi afferri per il cappuccio e mi trascini fuori. "Lasciami andare!" tiro calci e pugni alla cieca e riesco anche a colpire qualcuno. "Auch! Ida, santo cielo!" apro gli occhi per vedere Scott, davanti a me, che si regge il naso con una mano; mi giro e scopro che la persona che mi sta trattenendo a mezz'aria è, in realtà, Derek. "Ops… scusa Scott…" affermo pentita quando tocco terra. "Tranquilla, era solo un'esercitazione." mi rassicura, ma corruccio le sopracciglia stranita. "In che senso un'esercitazione? Io pensavo… non c'era l'alpha?" chiedo. "No, era solo Derek che voleva insegnarmi come si scappa dall'alpha." risponde. "Oh… e come siamo andati?" domando al licantropo più grande. "Tu sicuramente meglio di Scott." mi dice e sorrido. "2 a 0 Scott!" esclamo soddisfatta. "Seh… andiamo a casa va." sbuffa il mio amico accompagnandomi alla macchina. "Ciao ciao Derek!" saluto il ragazzo che ricambia con un breve cenno del capo prima di andarsene.

Dopo quello che è successo con papà mio fratello ha deciso di punire Scott con il silenzio, ergo, quando sono insieme a lui, anche io non posso rivolgergli la parola. Quando arriva, Scott si siede dietro di noi; gli faccio ciao con la mano, ma non dico niente.
"Ancora non vuoi parlarmi?" Stiles non risponde. "È solo un livido, vero? Qualche costola rotta? Niente di grave?" mio fratello continua a guardare avanti. "D'accordo… e se ti dicessi che sto cercando di risolvere il problema e ho chiesto a Derek di aiutarmi?" Stiles ci pensa un attimo, ma poi risponde. "Se ti parlassi, ti direi che sei un idiota a fidarti di lui; ma, ovviamente, io non ti parlo."
"Stiles…" gli sussurro guardandolo storto e so che anche lui non riesce a resistere alla curiosità. "Oh, andiamo! Che cosa ti ha detto?" passano tutta la lezione a chiacchierare fino al suono della campanella.

"Vuole che ti arrabbi e tiri fuori il tuo lato animalesco?" domanda Stiles fuori dall'aula. "Sì…"
"Correggimi se sbaglio ma, quando lo fai, cerchi di uccidere qualcuno che, di solito, sono io."
"Lo so, ma lui ha detto che è l'unico modo per insegnarmi, devo controllarmi da solo." 
"E come ti insegnerà a farlo?" 
"Non lo so, credo che nemmeno lui lo sappia." 
"Ok, quando devi rivederlo?" 
"Mi ha detto di comportarmi normalmente e non parlarne con nessuno." 
"Quando." si impunta Stiles. 
"Verrà a prendermi alla clinica dopo il lavoro." cede infine Scott. "Bene, questo vuol dire che abbiamo ancora tempo." dice mio fratello. "Per cosa?" gli domando e dalla faccia di Scott mi pare che anche lui non abbia capito cos'ha in mente. "Per insegnargli una cosa." mi risponde come se fosse ovvio e lo seguiamo nell'aula ristoro.
Scott cerca di nascondersi dietro un libro per non farsi vedere da Allison mentre io e Stiles mangiamo la nostra merenda: mela per lui e mandarino per me. "Guarda che con quel libro dai ancora più nell'occhio." lo avverte mio fratello. "Vero… e poi lei sta leggendo, non ti vede." lo rassicuro io. "Hai già escogitato un piano?" gli chiede Scott. "Credo di sì." 
"Quindi non mi odi più?" domanda ancora. "No, ma hai cambiato la mia vita con i tuoi casini, perciò, dovrò pure fare qualcosa. Sarò uno Yoda migliore di Derek!" 
"Illuminami." 
"Sarò il tuo Yoda." 
"Sì, sarai il mio Yoda." risponde Scott un po' scocciato. "Tuo Yoda io sarò." ride Stiles. "L'ho detto al contrario!" ci fà notare. "Sì, lo so." ribatte Scott. "Bene, sai che ti dico? Io ti odio ancora ah, ah… oh, sì!" ruba il libro a Scott e scappa dal tavolo mentre io mi ritrovo a corrergli dietro con mezzo mandarino in mano. 
Il resto della pausa pranzo lo trascorriamo al campo di lacrosse: Stiles ha rubato un cardiofrigimetro, mi pare che si dica così, e il cellulare del coach; secondo lui, quando Scott diventa un lupo il suo battito accelera e potremmo scoprire qualcosa di interessante controllando la frequenza cardiaca. 
"Legalo Ida." mi passa del nastro adesivo e Scott si volta di schiena avvicinando i polsi: non mi sento troppo a mio agio nel fare questa cosa, ma mio fratello sembra avere un piano preciso. "Troppo stretto?" gli chiedo. "Non ti preoccupare Scricciolo, va bene." mi risponde. "Non era così che volevo passare il mio tempo libero!" urla a Stiles che si prepara con una mazza da lacrosse e delle palline. "Bene, sei pronto?" mio fratello lo ignora. "No!" ribatte Scott. "Non arrabbiarti!" gli ricorda Stiles attivando l'app sul telefono del coach. "Inizio a pensare che sia una pessima idea." borbotta Scott. "Già, anche io… buona fortuna." gli dico allontanandomi di qualche passo nello stesso istante in cui Stiles inizia a colpirlo con una palla da lacrosse. Ne tira un'altra "ok… fà un po' male…" si lamenta Scott. "Zitto! Tu pensa solo al tuo battito cardiaco." lo rimprovera Stiles colpendolo ancora e ancora e ancora fino a prenderlo dove i maschietti non si possono colpire. "Ahi, questa fà male…" commento. "Brutto bastardo!" urla Scott. "Sto prendendo sempre di più la mira!" mio fratello, invece che dispiacersi, sembra soddisfatto. "Mi domando perché." ribatte il nostro amico. "A-a-a… non arrabbiarti." gli ricorda Stiles procedendo a colpirlo nuovamente. Lancia una serie infinita di pelle finché Scott non lo prega di aspettare, ma Stiles non deve averlo sentito. "Fermo Stiles! Aspetta!" gli urlo da dove mi trovo, ma mio fratello scaglia un altro colpo, quello decisivo sembra; Scott si accascia a terra e si libera dello scotch ai polsi. Io e Stiles lo scorriamo subito ma, per fortuna, il licantropo riesce a calmarsi da solo. 
"Ti stavi trasformando." gli dice Stiles aiutandolo ad alzarsi. "Per la rabbia, ma c'era anche qualcos'altro; era molto di più: più mi arrabbiavo più mi sentivo forte." risponde Scott. "Allora è la rabbia: Derek ha ragione." conclude mio fratello. "Non posso vedere Allison." commenta deluso Scott. "Perché lei ti rende felice?" gli domanda di nuovo Stiles. "No, perché mi rende debole." risponde.

In spogliatoio, Stiles tenta di consolare Scott, ma senza troppo successo. "Devi stare lontano da lei per qualche giorno, puoi farcela." 
"Sarà solo per qualche giorno o per sempre?" 
"Questa storia delle donne che ti indeboliscono fà un po' guerriero spartano per me: probabilmente devi ancora imparare." 
"Sì, ma tu l'hai visto Derek: è completamente solo; e se non potessi più stare con lei?" 
"Se così non morirai potrebbe essere positivo." 
"Preferisco morire." 
"Non si dicono queste cose!" intervengo cercando di colpire Scott ma finendo a sbattere contro un armadietto. "Ahi, che male!" scuoto in aria la mano per alleviare il dolore. "Che fai Ida!" mio fratello ride e mi prende in braccio ."Sei tu che mi fai indossare questa stupida benda che non mi fa vedere una mazza! Poi Scott dice cose stupide e non riesco a colpirlo!" ribatto. "Sì, beh… mi sembra che hai già chiarito con il coach che, se vuoi stare qui, queste sono le condizioni." mi dice. "Lo so: perché se una femmina vi vede il pisello in spogliatoio, poi si accorcia e vi mettete a piangere." ripeto le parole del coach. "E’ questo che ti ha detto?" 
"Sì, certo! E io non voglio far piangere nessuno: il coach dice che è tanto importante per voi, ne và della vostra auto… auto- qualcosa, non mi ricordo la parola.” 
“Autostima?” mi aiuta Stiles. “Sì, proprio quella.” confermo e sento Scott ridere. 
"Oook, e dopo queste perle direi che andiamo, forza!" Stiles inizia a muoversi. "C'è una puzza tremenda qua dentro, comunque." commenta Scott. "Ma dai, nello spogliatoio dei maschi? È davvero strano!" lo prende in giro Stiles. "E’ come se ci fosse qualcosa in putrefazione." dice ancora Scott mentre usciamo.

In classe non facciamo in tempo ad occupare il posto dietro Scott che lo prende Allison: non ci voleva, proprio oggi che intendeva evitarla. 
"Ascoltate tutti! Iniziamo con un rapido ripasso della lettura di ieri." parla il coach. "Greenberg, abbassa la mano: lo sappiamo tutti che l'hai letta. Vediamo… McCall!" a quanto pare, non è proprio la giornata giusta per il nostro amico: adesso gli tocca anche l'interrogazione. "Cosa?" domanda sorpreso. "La lettura." gli ricorda il coach appoggiandosi sulla cattedra. "L-la lettura di ieri?" ritenta. "Che ne pensi della lettura del discorso di Gettysburg?" risponde il professore. "Cosa?" domanda Scott confuso facendo ridere il resto della classe. "Ero sarcastico. Conosci il termine sarcasmo, McCall?" 
"Ma certo…" risponde il nostro amico voltandosi in direzione di Stiles che sorride soddisfatto. "Allora, l'hai letta?" 
"Ehm… l'ho dimenticato." risponde. "Come se andassi bene in questa materia. Andiamo ragazzo! Non posso tenerti in squadra con un'insufficienza! Che ne dici di riassumere la lettura dell'altro giorno?" Scott scuote la testa. "No? E invece quella prima ancora?" il nostro amico abbassa lo sguardo: mi sento male per lui. "Perché non riassumi una qualunque cosa che ti è capitato di leggere in tutta la tua vita?" il coach si sta arrabbiando, ma l'app del suo telefonino indica che non è l'unico: Scott potrebbe trasformarsi nel bel mezzo dell'aula. "Ehm… io…" balbetta il ragazzo. "No? Un blog? O una bella scatola di cereali? No? E la scritta vietata ai minori sul tuo sito web preferito che vedi ogni sera?" i battiti sono sempre più accelerati e la sfuriata che il professore gli riserva non fa che peggiorare la situazione. "Grazie, grazie, grazie McCall! Grazie per aver spenti l'ultimo barlume di speranza che avevo sulla tua generazione! Bravo! Sei riuscito a spegnerlo: il prossimo allenamento ti guardi un po' di schemi; almeno lì non c'è troppo da leggere." 
Tutto d'un tratto i battiti di Scott calano rientrando nella norma. Mi volto verso il nostro amico e osservo che Allison gli sta tenendo la mano. "Guarda Stiles…" gli sussurro. "Ho visto." mi risponde mio fratello poco prima che suoni la campanella.

"È lei." inizia Stiles in corridoio. "Che cosa?" Scott si guarda in giro spaesato. "E’ Allison." continua. "Ok?" l'altro non sembra troppo convinto. "Ricordi la prima notte di plenilunio? Pensavi a lei, giusto? Volevi proteggerla. E alla prima partita di lacrosse? Sentivi la sua voce dal campo: è questo che ti ha consentito di segnare e poi, dopo la partita, non l'hai uccisa, almeno, non come hai tentato di uccidere me. Lei ha questa capacità di frenarti." spiega. "No, guarda che non è sempre così: quando la bacio, la tocco…" prova a dire ma Stiles lo interrompe. "No! Non è la stessa cosa: quando la tocchi sei un adolescente pieno di ormoni che pensa al sesso, giusto?" Scott ride, perché ride? Che c'è di divertente? Non ho capito. "Stai pensando al sesso, vero?" gli domanda. "Sì, scusa…" risponde Scott. "Va bene, senti, mentre in classe lei ti teneva la mano era molto diverso: lei non ti indebolisce, anzi, direi che ti permette di controllarti; è come un'ancora." espone la sua teoria. "Perché io la amo." Scott sembra al settimo cielo. "Sì, esatto." ribatte mio fratello. "L'ho detto davvero?" 
"Sì; l'hai detto davvero." 
"Io la amo!" ripete gioioso. "Grandioso, stavo dicendo…" 
"No no no, io la amo davvero!" ribadisce di nuovo. "Ed è meraviglioso, ora, prima che tu scriva un sonetto, possiamo risolvere il problema? Perché non starai sempre con lei." afferma Stiles stufo di essere interrotto. "Sì, giusto. Che cosa faccio?" Stiles gira su se stesso. "Non lo so, ancora…" ma poi si illumina con la stessa faccia di quando ne ha pensata una delle sue e, da buon amico quale è, Scott lo capisce subito. "Oh, no… hai avuto un'idea, vero?" domanda impaurito. "Sì." 
"Che potrebbe darmi dei problemi?" 
"Può darsi…" 
"E causerà della sofferenza fisica?" 
"Sì, molta: andiamo!" 

Stiles ci trascina nel parcheggio. 
"Che cosa facciamo?" chiede Scott "Ora lo vedi…" risponde e chiede all'amico di reggere le chiavi della macchina bene in vista prima di procedere a rigare una delle auto parcheggiate. "Stiles… che cavolo fai?" sussurro, ma mio fratello preferisce incitare un gruppo di energumeni contro Scott che viene malmenato proprio davanti a noi. Mi copro gli occhi per evitare di guardare: spero solo che Scott non perda il controllo e uccida qualcuno. "Fermi, fermatevi!" ci pensa il professor Harris a mandare via quei ragazzi: sarà pure antipatico ma, ogni tanto, fa anche qualcosa di buono. 
"Cosa pensavate di fare?" domanda ad uno Stiles decisamente troppo soddisfatto prima di metterli entrambi in punizione.
Io li attendo fuori dal laboratorio di chimica e posso dire che, quando escono, hanno sicuramente fatto pace. 
"Oh cavolo! Siamo in ritardo Ida, svelta! Dobbiamo andare in ospedale." me l'ero quasi dimenticata: questa sera ho la prima seduta del nuovo trattamento.
Stiles aveva ragione: qualsiasi cosa mi stiano dando, è molto peggio della chemioterapia. Sto malissimo: sono bagnata di sudore, ma mi sembra di essere al polo Nord, vomito e ho dolori dappertutto. "Per oggi hai finito Ida: sei stata molto coraggiosa." registro a malapena le parole del Dottor Rhodes. "Fatti una bella dormita." lo saluto a stento e mi addormento tra le braccia di Stiles.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Mi risveglio in preda ad un violento mal di stomaco: riconosco il sedile della nostra jeep ma di Stiles non c'è traccia. Non riesco più a trattenermi, mi precipito fuori appena in tempo e rimetto l'anima sul terreno erboso sotto di me. 
"Oh cavolo… di nuovo, Ida?" questa è la voce di mio fratello. "Aspetta…" quando ho finito mi solleva e mi passa la sua bottiglietta per sciacquarmi la bocca. "Và meglio?" annuisco un po' disorientata. 
"Che ci facciamo a scuola?" 
"Vi siete portati anche la bambina?" domandiamo io e Derek in contemporanea. "Devo aiutare Scott a fare una cosa, puoi restare con Derek qualche minuto?" faccio vagare lo sguardo tra Stiles e il licantropo più grande. "Ok…" accetto alla fine. Non passa molto che sentiamo un verso simile a quello del gatto della signora Cromer quando ha il mal di pancia. "Non ci posso credere…" afferma Derek indignato mentre io mi metto a ridere. Subito dopo, però, ci raggiunge un rumore spaventoso e, temendo si tratti dell'alpha, corro a nascondermi dietro la sua gamba afferrando strettamente i jeans. 
"Ora ammazzo tutti e due!" rimprovera i due ragazzi quando escono dall'istituto. "E quello cos'era? Volevate attirare tutto lo stato qui a scuola?" domanda. "Non sapevo fosse così forte." si giustifica Scott. "Sì, era forte ed è stato fichissimo!" esclama Stiles, ma Derek lo zittisce immediatamente. "Non fare il sourwolf!" ribatte mio fratello, ma, poi, Scott si accorge di qualcosa. "Che gli hai fatto?" chiede indicando i sedili posteriori della macchina di Derek. "Come?" il licantropo si gira a guardare con una faccia sorpresa. "Non è colpa mia." dice. "E’ vero Scott: non ha fatto niente." confermo, nonostante non sappia a cosa si stiano riferendo, perchè Derek è rimasto tutto il tempo appoggiato all'auto con le braccia conserte; non si è mosso.
Faccio appena in tempo a finire di parlare che un ruggito mi sorprende alle spalle; vedo il corpo di Derek sollevarsi in aria costringendomi a lasciare la presa sui suoi pantaloni e rimango immobile ad osservare inorridita la scena: il mostro nero con gli occhi rossi ha colpito il mio amico da dietro facendogli uscire una marea di sangue dalla bocca. Qualcuno mi solleva da terra ma, mentre ci allontaniamo, non riesco a staccare gli occhi da quello che sta succedendo: l'alpha lancia il corpo dell'altro licantropo contro il muro della scuola, come se fosse una bambola di pezza e, Derek immobile a terra, è l'ultima cosa che vedo prima di ritrovarmi nel corridoio della scuola.

Stiles riesce a bloccare l'ingresso con una tenaglia e, in un attimo, mi ritrovo trascinata in un'aula ad assistere all’agitato battibecco tra lui e Scott: spesso, quando discutono, mio fratello e il suo amico tendono a dimenticarsi della mia esistenza. 
"Fermo! La porta non lo terrà fuori." Stiles impedisce a Scott di bloccare l'ingresso della stanza con la cattedra. "E’ il tuo capo." afferma. "Che cosa?" Scott sembra sconvolto. "Deaton, l'alpha, è il tuo capo!" ribadisce. "No!" ribatte il licantropo. "E’ il lupo mannaro psicopatico!" 
"Non può essere!" 
"Oh, andiamo! Lui scompare e in un attimo spunta quella cosa che fa fare a Derek un volo di 6 metri? Tempismo perfetto! Eh?" gli spiega mio fratello con la sua solita dose di sarcasmo. "Non è lui!" ma Scott non vuole saperne di cedere: alle volte, sono proprio due testoni. "Ha ucciso Derek!" l'esclamazione di Stiles mi fa rabbrividire. "Derek non è morto, lui non può morire!" 
"Che cosa? Scott gli è uscita una cascata di sangue dalla bocca: non è classificato esattamente come danno minore; è morto e ora tocca a noi!" batte una mano sul tavolo e non riesco a trattenere un singhiozzo. "Oh mio Dio! Ida, scusa, io… shhh, tranquilla…" mi abbraccia. "N-non dicevo sul serio, ok? Vedrai che sta bene… starà già guarendo…" prova a consolarmi, ma tanto lo so che ha ragione: Derek non si muoveva più e ora moriremo anche noi.
"Che cosa facciamo?" mi distrae la voce preoccupata di Scott. "Arriviamo alla jeep, andiamo via da qui e tu rifletti seriamente sul cambiare lavoro." Stiles mi prende in braccio e ci avviciniamo tutti alle finestre. "Non si aprono, la scuola è climatizzata." avverte mio fratello. "Rompiamone una." propone Scott. "Come la mettiamo con il rumore?" gli chiede Stiles.
"Dopo…" non sentivo Scott con il fiatone dalla notte che siamo stati nel bosco "...dopo correremo…" afferma insicuro "...correremo veloci." ci dice con la faccia spaventata. 

"Che cos'ha il cofano della tua jeep?" chiede il nostro amico e guardo nella direzione del parcheggio. "Sembra piegato." informo Stiles appoggiando le mani al vetro. "Che vuol dire piegato? Intendi ammaccato." mi corregge mettendomi giù per controllare lui stesso. "Intendo piegato." indico Roscoe con il dito per sottolineare il concetto. Non fa in tempo a chiedersi cos'è successo che qualcosa sfonda le finestre: mi rannicchio contro la parete con gli occhi chiusi e le mani sulla testa per ripararmi dai vetri che cadono.
"Quella è la mia batteria!" nonostante stia parlando a bassa voce, si capisce che Stiles è molto arrabbiato: lo è sempre quando qualcuno ferisce la nostra jeep; non importa se si tratta di un licantropo impazzito con gli occhi rossi che sta cercando di ucciderci.
"Dobbiamo andare." ci sussurra e sono già in piedi pronta a correre dietro mio fratello, ma vengo trattenuta per il cappuccio da Scott che mi costringe a tornare seduta. "Potrebbe essere lì fuori." dice. "Ma è già lì fuori!" gli ricordo. "Fatemi solo dare un'occhiata, ok?" "Ok…" rispondo mentre si sporge piano piano dal muretto. "Niente?" chiede Stiles sempre sottovoce. "No…" risponde. "Ce ne andiamo ora?" gli propone di nuovo. "Andiamo." conferma Scott e ci ritroviamo di nuovo nei corridoi.

Stiles suggerisce di andare a nasconderci in un posto con il minor numero di finestre possibile e Scott ci guida nello spogliatoio. Non ci ho mai pensato, ma, forse, è proprio questo il motivo per cui puzza sempre così tanto: come fanno a cambiare l'aria se hanno solo un paio di finestre che stanno sempre sigillate?
"Chiama tuo padre." dice Scott. "E che gli dico?" domanda mio fratello. "Che ne so: che c'è una fuoriuscita di gas, un incendio… se quella cosa vede le auto della polizia se ne andrà via." non ne sarei così sicura Scott. "E se non lo facesse? Se diventasse un terminator ed uccidesse qualsiasi poliziotto incluso mio padre?" ecco: Stiles ha chiarito il punto. "Hanno le pistole!" ribatte il nostro amico. "Sì, ma Derek ha dovuto beccarsi un proiettile allo strozzalupo per indebolirsi, ricordi?" afferma Stiles facendomi annuire. "È vero… allora noi… dobbiamo trovare una via di uscita e andarcene." afferma. "Qui vicino non c'è niente per almeno un chilometro." ci informa Stiles. "La macchina di Derek!" lampo di genio di Scott. "Sì, può andare… usciamo, recuperiamo le chiavi dal corpo e prendiamo la macchina." conferma mio fratello. 
"E Derek." 
"E lui." diciamo io e Scott in contemporanea. "Bene, come vi pare!" Stiles fa per uscire dalla porta, ma Scott lo blocca. "Ho sentito qualcosa." afferma e ci fa indietreggiare piano piano. "Dobbiamo nasconderci!" dice con urgenza.
Stiles apre un paio di armadietti e mi spinge dentro uno dei due "ci vediamo tra poco, promesso." mi dice prima di richiudere l'anta e lasciarmi al buio. Chiudo gli occhi e mi tappo le orecchie finché non sento un urlo e mi appiattisco contro le strette pareti che mi circondano. "Ci stia a sentire solo un attimo…" questa è la voce di Stiles, sta parlando con qualcuno: allora non era l'alpha. "No, uscite: fuori di qui!" risponde un uomo ma, subito dopo, ricominciano le urla, così, cerco di stare immobile e non respirare finchè non sento più alcun rumore; nemmeno le voci di Scott e mio fratello.

Stiles POV

Meraviglioso, davvero meraviglioso: Lidya, Allison e Jackson ci hanno raggiunti, siamo intrappolati nel laboratorio di chimica e Ida è chiusa in un dannato armadietto 3 piani sotto di noi. L'unica speranza che ho è che quel mostro sia talmente concentrato a trovare Scott che si sia dimenticato di lei.
"Quanti ne entrano nella tua macchina?" chiede Scott a Jackson. "Cinque, se ci si stringe un po'." gli risponde. "Cinque? Ma se io dietro ci entravo a malapena!" ribatte Allison. "Guardate là! Porta sul tetto: se scendiamo dalla scala antincendio arriviamo direttamente al parcheggio." Scott indica la porta in fondo alla stanza. "E’ chiusa a chiave." gli faccio notare con uno sguardo che sottintende che non può usare i suoi poteri licantropeschi per aprirla. "Il bidello ha la chiave." afferma. "Vorresti dire il cadavere." ribatto. "La prendo io: posso trovarlo fiutando il suo sangue." sussurra. "Beh, sembra proprio una pessima idea! E Ida? Come la recupero, mh? Non posso andarmene senza di lei." mi innervosisco; piccolo appunto per la prossima volta: mai lasciar fare i piani a Scott. "Cerco anche Ida, ok?" mi guarda con una rinnovata sicurezza. "Scott no, non…" sussurro, ma il mio amico ha già preso il via. "Prendo la chiave." afferma e mi passo una mano sugli occhi; oh mio Dio.
Lydia propone di preparare una molotov con autoinnesco per armare Scott e devo dire che trovo l'idea interessante: magari, non sarà sufficiente per uccidere l'alpha, ma potrebbe rallentarlo abbastanza per consentire a Scott e Ida di raggiungerci e andarcene di qui; o, forse, è solo il mio cervello che sta cercando di convincermi della buona riuscita di un piano che sa di missione suicida.

Ida POV

Un'eternità e innumerevoli tentativi falliti dopo, riesco, finalmente, a sbloccare il meccanismo della serratura da dentro ed uscire.
È buio e sento qualcosa di viscido sotto le scarpe, come se il pavimento fosse bagnato, ma non riesco a vedere bene. Esco in silenzio dallo spogliatoio e seguo il muro del corridoio con la mano fino ad arrivare alle familiari file di armadietti che costeggiano le aule: se non altro qui c'è più luce.
D'un tratto, il ruggito più forte che abbia mai sentito mi rimbomba nelle orecchie; mi sento male, c'è qualcosa che non va: il mio corpo non risponde più ai comandi e mi fa male tutto; che cosa mi sta succedendo? Un istante prima vedo tutto rosso e poi c'è solo buio.
Quando mi risveglio, sono sdraiata su un lettino e vengo inondata dalla luce di una lampada sopra di me. "Oh, bene, ti sei ripresa." mi saluta una faccia nuova ma che, dalla divisa rossa, riconosco essere l'omino dell'ambulanza: mi ricordo quando papà li ha chiamati quella sera che sono stata male e ci hanno detto di Mia. "Ti fa male qualcosa?" faccio segno di no con la testa e mi visita velocemente prima di lasciare entrare papà. "Tutto ok, non ci sono ferite: ha solo preso un grande spavento." lo avverte. 
"Ehi piccolina!" mi lancio tra le sue braccia. "Torniamo a casa tesoro, è tutto finito; non ti preoccupare: lo prenderemo." dice. "Chi?" domando incuriosita "Derek Hale." risponde. "Come? Perché proprio lui?" domando. "Ha ucciso il bidello, tuo fratello e Scott dicono di averlo visto." il bidello è morto? Allora erano sue le urla che ho sentito; ma non è stato Derek: lui è morto; è stato l'alpha. "No papà, non è stato lui!" ribatto. "Ma Scott e Stiles…" 
"Si sono sbagliati: non è stato lui!" dico convinta. "Hai visto chi è stato?" domanda. "C'era un mostro papà, un mostro nero con gli occhi rossi e…" 
"Ida, hai visto chi è stato sì o no?" mi interrompe. "No ma…" 
"Tesoro, sei spaventata, ok? A volte, quando abbiamo paura, la nostra testa ci fa vedere cose che non ci sono: è normale; è capitato anche a me." spiega, ma io lo so quello che ho visto: Derek era per terra fuori dalla scuola; era l'alpha a cercarci, dev'essere stato per forza lui. "Forza! Adesso andate a casa e fatevi una bella dormita." dice passandomi tra le braccia di Stiles e sparendo richiamato dai suoi agenti senza darmi nessuna possibilità di rispondere.
"Hai dato la colpa a Derek." lo guardo arrabbiata. "E’ complicato Ida." dice. "No invece! Potevi dirgli che non hai visto nessuno!" ribatto, ma mi zittisce. "Dobbiamo tornare con il padre di Allison: sta' in silenzio, ok?" ci avviciniamo alla ragazza e a Scott in attesa del nostro passaggio. "Ok…" rispondo, ma mi addormento stremata prima dell'arrivo del signor Argent.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


È lunedì: è il primo giorno di scuola da quando è successo il casino con l'alpha, ma io sono a casa con zia Melissa perché mi è venuta la febbre.
Passo tutta la giornata sul divano a guardare i cartoni con una camomilla calda tra le mani. Questa sera c'è la luna piena e, infatti, Scott rientra in casa come un ciclone senza neanche rispondere al saluto della sua mamma. Melissa guarda le scale dov'è appena sparito suo figlio preoccupata, ma poi scuote il capo e mi sorride "adolescenti…" dice solamente sospirando.
"Ascoltami, Ida: io adesso devo andare al lavoro, tu sei sicura di non volere proprio niente da mangiare?" le faccio segno di no con la testa. "D'accordo, non insisto, ma ricordati di bere, mi raccomando, quello è importantissimo per te, va bene?" si raccomanda. "Ok." rispondo con il pollice all'insù. "E, per qualsiasi cosa, chiama pure Scott." mi ricorda.

Non fa in tempo ad aprire la porta che mio fratello entra, come un secondo ciclone, portando con sé un borsone nero. "Hai la chiave." commenta Melissa osservandolo. "Sì, ho fatto una copia, già…" conferma Stiles colto sul fatto. "La cosa non mi sorprende; mi fa paura, ma non mi sorprende." Stiles ride nervoso e poi lascia a terra il suo borsone; dal rumore sembra molto pesante.
"Che cos'è?" chiede, appunto, la zia. "È per una ricerca…" bugia Stiles.
"Stiles, lui sta bene, vero?" la faccia preoccupata di zia Melissa mi fa stare male: lei non ha idea del casino in cui ci siamo cacciati; come fanno a continuare a mentirle? "Chi, Scott? Sì, certo!" Stiles si sta agitando. "Sai, è che non mi parla più, non come faceva di solito." mio fratello si passa una mano tra i capelli. "Beh, ha avuto dei giorni pesanti…" risponde. "Sì, sì, capisco… ok… fa' attenzione questa sera." sei salvo Stiles, rilassati. "Anche lei." le risponde sospirando di sollievo.
"Luna Piena." afferma Melissa facendomi balzare dal divano. "Come?!" esclamiamo io e Stiles all'unisono. La zia ci guarda confusa prima di spiegare "c'è la Luna Piena: le persone strane escono con la Luna piena; dovreste vedere il pronto soccorso…" sorride. "Oh, giusto…" questa volta, sospiro di sollievo anch’io e mi accascio sul divano. "Sapete? È proprio da questo che deriva il termine lunatico." conclude per poi uscire di casa.

"Come stai, Ida?" mi chiede Stiles una volta che si è calmato. "Devi dire a Scott di parlarci: zia Melissa è preoccupata; non ce la faccio a vederla così." ignoro la sua domanda. "Fosse così facile…" afferma. "Non ho detto che è facile ma…"
"Ascoltami Ida, mi dispiace… dispiace anche a me dover mentire, ok? Ma capisci che, per il momento, la cosa deve rimanere tra noi. E, comunque, adesso devo andare ad aiutare Scott." mi interrompe.
Lo seguo sulla rampa di scale, ma mi blocca con una mano. "A-a-a, tu stai di sotto." 

"Ma Stiles…" faccio la faccia da cerbiatto smarrito, come la chiama papà. "Non cercare di impietosirmi signorina: di sotto." ordina autoritario facendomi sbuffare. "E va beeene…" scendo qualche gradino per poi girarmi a vedere se è già andato via e posso tornare su. Trovo mio fratello con le braccia conserte e il sorriso di chi ti ha beccato che mi fa cenno con la mano di andare giù.
"Ok, ok!" me ne torno sul divano. "Antipatico." aggiungo facendo ripartire l'Era Glaciale: Sid mi ricorda un po' il mio fratellone, è buffo ma ha un cuore grande e, ora che ci penso bene, Diego ha il caratteraccio di Derek, era tutto grrr, ma poi, alla fine, ci aiutava sempre; mi è dispiaciuto tanto quando è morto.

Non passa molto che sento qualcuno urlare; blocco tutto e mi precipito di sopra: è Scott.
"Stiles? Stiles che succede?" lo raggiungo trovandolo seduto con la testa tra le mani. "Stiles! Dobbiamo aiutarlo!" lo richiamo. "Non si può Ida: si sta trasformando. Vieni qui." mi fa sedere con lui e mi abbraccia. Mi copro le orecchie e chiudo gli occhi finché non sentiamo più niente. Guardo Stiles confusa "stai bene Scott?" domanda mio fratello da fuori la porta. "Scott?" riprova, ma non riceviamo risposta. Quando apriamo la porta, la stanza è vuota: c'è disordine, come al solito ma, sul pavimento, vedo un paio di manette e sangue, sia a terra che sul calorifero e la finestra è aperta; Scott è scappato.
Stiles corre giù per le scale "aspettami Stiles!" lo inseguo. "No Ida, tu rimani qui a casa!" mi lancia la chiave della porta. "Chiuditi dentro e chiudi la finestra della camera di Scott, chiaro?" non aspetta nemmeno la mia risposta e se ne va lasciandomi da sola.

Mi sdraio sul divano ma non riesco ad addormentarmi: sono preoccupata, mi fa male tutto e ho la testa che mi scoppia. Continuo a rigirarmi finchè qualcuno non bussa alla porta costringendomi ad alzarmi.
"Chi è?" chiedo appoggiando l'orecchio sul legno. "Ida? Sono Scott, apri." dice la voce. "Dov'è la riserva dei dolci in casa mia?" Stiles mi ha insegnato che bisogna sempre avere una domanda di sicurezza. "Nel secondo ripiano della credenza, dietro ai fagioli perché tuo padre li odia." sorrido e lo lascio entrare: nessuno zombie ha mangiato il cervello di Scott.

Quello che vedo dopo, però, mi spaventa a morte "FANTASMAAA! AIUTO!" lancio tutto quello che trovo alla figura di Derek.
"Sono io Ida, sono Derek, smettila!" si ripara con una mano mentre con l'altra regge Scott e, ora che ci rifletto, i fantasmi non sollevano le persone: ci passano attraverso. "Ma… allora sei vivo!" esclamo sconcertata; perchè sono sempre l'ultima a sapere le cose? "Aspettami qui. Dammi un secondo per portare Scott di sopra, ok?" raccolgo tutti i pennarelli che gli ho lanciato e li risistemo nell'astuccio in ordine di colore.

Derek POV

"Mi hanno detto che eri morto." parla senza guardarmi. "Come sapevi che ero dietro di te?" chiedo. "Non lo so, magari, non sei così tanto bravo a nasconderti." ribatte. "Ida, ascolta…" non ho tempo di spiegarmi che si gira a fissarmi con un'espressione che definire furiosa è dire poco. "Eri morto! Ho visto l'alpha, ho visto come ti ha lanciato contro il muro della scuola! Ho pianto per colpa tua!" mi urla addosso picchiando un pugno sul tavolino. La smorfia di dolore che ha in faccia dice già tutto, ma la bimba è una testa dura, perciò, mi dà di nuovo le spalle reggendo la mano ferita e facendo il possibile per trattenere le lacrime.
Faccio il giro per portarmi davanti a lei e non mi sorprendo di vederla con gli occhi lucidi e il labbro tremulo "n-non mi sono fatta male." si difende. "Fa’ vedere." le prendo gentilmente la mano e le tolgo il dolore. Mi ritrovo a sorridere soddisfatto quando apre e chiude il pugno osservandolo con la stessa espressione illuminata ed entusiasta che hanno tutti i bambini quando assistono ad una magia. "Come ci sei riuscito?" domanda e forse dovrei essere io quello sorpreso: non credevo che, dopo la morte della mia famiglia e di Laura, sarei stato ancora in possesso di un'anima in grado di alleviare la sofferenza di qualcuno. "Derek? Ti sei incantato?" Ida scuote la sua manina davanti ai miei occhi.
"Trucchi da licantropo." rispondo velocemente rialzandomi. "Beh, grazie." mi dice in tono decisamente più rilassato.
"Ehi… mi dispiace averti fatta preoccupare, ma capisci anche tu che non posso rischiare di farmi vedere a casa dello Sceriffo, ora che sono l'uomo più ricercato della contea." provo a spiegarle. "E, invece, è la cosa più intelligente che puoi fare: papà non è mai a casa e i nostri vicini sono vecchi e sordi." ribatte. "Non è gentile quello che hai detto." la riprendo. "Ma è la verità! E, poi, lo dicono anche nei film: il nascondiglio migliore è sotto il naso di tutti." e mai mi sarei aspettato di pensarlo, ma la bambina è sveglia tanto quanto quell'idiota di suo fratello.
A proposito di fratello, ecco i freni dell'auto dei Puffi. "E’ arrivato Stiles, devo andare." la avviso uscendo dalla finestra. "Derek?" mi richiama e mi fermo ad ascoltare, ma senza voltarmi. "Se non trovi un posto dove stare vieni da noi; puoi dormire nel letto di Stiles: tanto io e lui ci stiamo nel mio." sorrido: è tanto che qualcuno non si preoccupa così genuinamente per me, senza secondi fini, senza scopi personali. "Ci vediamo Ida." affermo prima di andarmene.

"Ciao ciao Derek!" sento in sottofondo alla mia corsa con la finestra che si chiude subito dopo.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Ida POV

Siamo nell'auto di Derek per distrarre i cacciatori mentre lui si occupa di cercare l'alpha: Scott e Stiles, a volte, hanno dei modi strani per chiedere scusa.
"Più veloce?" chiede Scott. 
"Molto più veloce!" esclama Stiles. "Scott, mi sa che non hai capito che questo è un inseguimento." commenta mio fratello.
"Ci ammazzeremo tutti se vado più veloce!" gli risponde l’amico. "Guarda che ci ammazzano loro se non vai più veloce!" ribatte Stiles. 
Scott accelera, così, sporgo la testa dai sedili per controllare la macchina dietro di noi. 
"Non ci sono più." li avviso. "Come?" i ragazzi controllano gli specchietti e Stiles accende una delle radio che mi ha fatto rubare in centrale: 'Il sospettato si dirige verso lo stabilimento siderurgico…' dice la voce di papà. "Oh no!" Scott inverte la marcia e parte a tutta velocità: dobbiamo recuperare Derek.

Quando arriviamo, Stiles spalanca la portiera e si butta sul sedile di dietro.
"Tu proprio non riesci a stare lontano dai guai!" lo rimprovera Scott. "Accidenti, era mio!" sbraita Derek. "Chi, l'alpha?" mio fratello si sporge in avanti occupando con la testa lo spazio tra i due sedili. "Sì! Era davanti a me quando è arrivata quella cavolo di polizia!" 
"Oh, dai… fanno soltanto il loro lavoro…" dice Stiles. "Certo! Grazie a qualcuno che mi ha fatto diventare l'uomo più ricercato dell'intero stato!" colpa di Scott. "Possiamo cambiare discorso, per favore? Ho fatto uno stupido errore, lo so." ribatte infatti il licantropo più piccolo. 
"Va bene, come hai fatto a trovarlo?" chiede mio fratello, ma Derek non risponde. "Puoi fidarti di noi almeno per mezzo secondo?" domanda Scott. "Puoi fidarti anche di me!" ribatte Stiles, ma poi lo vedo ritirarsi "o solo di lui… io sto buono qui". 
"Di me si fida." affermo dal mio posto. "Ha ragione." conferma Derek. 
"E va bene! Allora dillo a Ida; noi ascoltiamo." sbuffa Scott. 
"L'ultima volta che ho parlato con mia sorella mi ha detto che aveva trovato due cose: la prima era un uomo di nome Harris…" spiega. "Il nostro insegnante di chimica?" lo interrompe Stiles. "Perché lui?" domanda invece Scott. "A-ancora non lo so." ribatte Derek un po' scocciato. "Forse perchè è super-intelligente: lo sapevi che guarda anche lui Chicago Fire? Mi ha spiegato com'è riuscito quello dello scorso episodio ad appiccare il fuoco senza farsi beccare; è tutta questione di chimic…" mi interrompo quando mi accorgo dello sguardo perso con cui mi sta fissando Derek "scusa." mi zittisco immediatamente mettendo la mano davanti alla bocca. 
"Qual è la seconda cosa?" chiede Scott levandomi d'impiccio. "Una specie di simbolo." ci mostra un disegno su un foglietto di carta. "Oh, no!" Scott non sembra felice. "Che c'è? Sai che cos'è?" domanda ora Derek. "L'ho visto su un ciondolo…" rivela "...sul ciondolo di Allison." afferma per poi accelerare diretto verso casa.

A scuola Stiles tenta di consigliare Scott su come recuperare il ciondolo di Allison.
"È impossibile, lo sai?" dice il nostro amico. "Chiedile solo se te lo presta." afferma Stiles. "Ma come?" gli domanda l'amico. "È facile! Dì solo: senti Allison mi dai il tuo ciondolo? Per vedere se ha qualcosa, all'interno, che mi possa condurre ad un lupo mannaro che devo uccidere per tornare con te?" 
"Ma dai, Stiles!" lo rimprovero. "Non sei d'aiuto!" gli dice, infatti, Scott. 
"Perché non le vai a parlare?" propone allora Stiles. "Perché lei non vuole parlarmi. E se, magari, se la toglie solo per fare la doccia?" domanda l'altro. "Per questo devi tornare… devi tornare nelle sue grazie, ok? Prendila dal lato giusto, ricordale i bei tempi e poi le chiedi il ciondolo." risponde Stiles, ma il suo amico è perso nel mondo dei sogni. "Stai pensando a lei sotto la doccia, non è vero?" lo risveglia con una pacca sulla spalla. "Seh…" conferma Scott. "Perchè? Che fa Allison sotto la doccia?" non capisco cosa ci sia di speciale nel fare la doccia. "Canta!" esclama Stiles. "Sì, ha una voce bellissima… molto, molto ehm… melodiosa, sì." aggiunge Scott. "D'accordo: ora concentrati, ok? Prendi il ciondolo, prendi l'alpha, guarisci e riprenditi Allison; in quest'ordine!" gli urla Stiles prima di portarmi a lezione con lui.

Dopo la lezione, Scott ci rivela che Jackson conosce il suo segreto. 
"Come diavolo l'ha scoperto?" chiede nervosamente Stiles. "Non ne ho idea." gli risponde l'amico. "Ma l'ha detta a voce alta, quella parola?" insiste. "Quale?" a volte Scott è un po' tonto. "Licantropo! Ha detto: so che sei un lupo mannaro?" Stiles abbassa la voce. "No, ma me l'ha fatto capire chiaramente." risponde Scott. 
"Secondo me non è così grave; non ha alcuna prova, giusto? E se anche lo dicesse a qualcuno, chi gli crederebbe secondo te?" 
"E il padre di Allison?" 
"Ok, è grave." Stiles si passa una mano tra i capelli. "Mi serve una cura e subito!" esclama Scott. "Ok, lui sa del padre di Allison?" chiede mio fratello. "Non lo so." afferma Scott. "E, senti: sai dov'è Derek?" domanda ancora. "Nascosto da qualche parte, forse?" rispondo ovvia beccandomi un'occhiataccia di Stiles. 
"Ok, ho un'altra idea; ma ci vorrà un po' di tempo e di ingegno." dice. "Abbiamo la partita stasera." gli ricorda Scott. "Ed è la prima volta che giochi." aggiungo. 
"Lo so, lo so! A proposito, hai pensato a come fare con Allison?" domanda. "Abbiamo lezione insieme ora." ci informa il nostro amico. "Prendi il ciondolo!" gli ordina Stiles trascinandomi per il corridoio.

A mensa oggi c'è il pollo fritto: a me non piace tanto, ma Stiles mi ha costretto a prenderlo comunque perchè dice che non posso stare senza qualcosa da mangiare. Ci sediamo vicino a Scott e i due si informano sul resto della mattinata mentre io fulmino il mio piatto sperando che si trasformi in qualcosa di più buono.
"Te lo sei fatto dare il ciondolo?" 
"Ancora no." 
"Che è successo?" 
"Mi ha detto di non parlarle… e basta." 
"Quindi t-fe lo darà?" Stiles parla con la bocca piena e persino Scott lo guarda male. 
"No, non me lo darà il ciondolo!" 
"Oh, bene! Hai scoperto qualcos'altro?" domanda gesticolando con il resto del suo boccone di pollo in mano. "Solo che non capisco le donne e che sono completamente psicopatiche." tiro a Scott un calcio da sotto il tavolo. "Ahia! Visto?" gli faccio la linguaccia. "Ok voi due… comunque, nel caso questo fosse accaduto ho un piano B." rivela Stiles. "E sarebbe?" domanda Scott. "Rubare quello stupido affare!" gli risponde. "Perché non parliamo con Harris?" propone, invece, l'altro. "Mio padre l'ha messo sotto protezione per 24 ore, resta solo il ciondolo; rubalo, grazie."
All'improvviso, Scott si agita. "Stiles, ci sta guardando." afferma nervosamente mentre mio fratello tenta di individuare il soggetto del discorso. "Non guardare!" lo rimprovera. 
"Che c'è?" domandiamo all'unisono quando Scott fa una faccia strana. "Jackson sa che lo posso sentire da qui." sussurra e poi si gira verso mio fratello. "Parlami! Comportati in modo normale!" dice. "Dì qualcosa, parla!" lo incoraggia. "Non mi viene in mente niente, non riesco a pensare!" si agita Stiles. "Tu non riesci a pensare? Non hai niente da dire?" in effetti, lui ha sempre qualcosa da dire. "Non con tutta questa pressione!" si difende mio fratello.
"Ragazzi?" li richiamo. "Non è più seduto con loro." li informo, ma credo che Scott lo abbia già individuato e dalla faccia arrabbiata che ha, sicuramente, gli sta dicendo qualcosa di brutto. Io e Stiles osserviamo la sua mano stringersi attorno la bottiglietta semivuota lasciandola deformata per poi unirsi all'altra agganciando il bordo del vassoio che inizia a tremare fino a rompersi attirando l'attenzione di tutta la mensa.

Arrivati a casa, Stiles si fionda al computer mentre io mi butto sul suo letto. 
"Ehi, Stiles!" lo richiama papà. "Ehi papà! Derek?" alzo la testa e vedo il licantropo fare segno a Stiles di stare zitto. Mi copro la bocca per non ridere mentre mio fratello esce di corsa chiudendosi la porta alle spalle. Quando rientra, Derek lo appende alla porta "se dici una parola…" lo minaccia. "Ad esempio? Papà, c'è Derek Hale in camera mia, prendi la pistola?" Derek abbassa la mano. "Così va meglio: se dovrò nascondere un fuggitivo in casa mia lo farò con le mie regole." lo avverte toccandogli la spalla e penso che il licantropo non abbia gradito perché lo guarda malissimo, ma, alla fine, annuisce sistemandogli la giacca. Stiles gli sistema la sua, ma a Derek basta un gesto della testa per spaventarlo e farmi ridere di gusto: sì, sembrano proprio Sid e Diego.
"Scott ha il ciondolo?" chiede seriamente il licantropo. "No, ci sta ancora lavorando, ma possiamo tentare un'altra strada." gli risponde Stiles sedendosi alla scrivania.
"La notte in cui eravamo a scuola, Scott ha mandato un messaggio ad Allison." afferma. 

"E allora?" domanda Derek. "E allora non era Scott." gli spiega. 
"Puoi risalire al mittente?" 
"No, io no, ma credo di sapere chi può farlo." mi lancia il cellulare. 
"Chiama Danny e digli di venire qui." mi ordina per poi mettersi al computer. "Non è un cane, Stiles! E, poi, se ha da fare?" gli faccio presente. "Usa il tuo fascino." risponde senza guardarmi. "A lui piacciono i maschi." ribatto. "Ma a tutti piacciono i bambini, perciò, chiamalo e sii gentile; grazie." afferma sbuffo ma, nonostante tutto, seleziono il suo numero.
"Pronto?" mi risponde il ragazzo dall'altra parte della cornetta. "Ciao Danny, vieni a giocare con noi?" domando subito. "Ida, sei tu?" chiede. "Sì, sono io…" rispondo confusa. "Sembravi una delle gemelline di Shining: mi hai fatto prendere un colpo." davanti a me Derek ride, ma io non ho capito. "Cos'è uno Shining?" domando incuriosita. "È un film che… oh, lasciamo perdere. Comunque, intendevi a studiare con voi, giusto?" dice. "Mah… se proprio dovete… io preferivo un duello tra maghi!" propongo, ma lui ride. "Quello, magari, lo facciamo la prossima volta, ok? Dì a tuo fratello che sarò lì tra poco." accetta infine. "Ti spettiamo, ciao!" attacco.
"Ha detto che la prossima volta giochiamo al duello tra maghi." dico a Stiles soddisfatta. "Ed è meraviglioso, Ida, ma viene oggi?" domanda. "Sì, certo: dovete studiare." rispondo ovvia. "Ottimo, grazie." mi dice tornando a farsi i fatti suoi. "Guarda che non l'ho fatto gratis." ribatto facendolo girare di nuovo. "Avevi promesso di leggermi Harry Potter con le voci e non l’hai più fatto!" lo accuso. "Lo so Scricciolo, ma siamo stati un po' impegnati, non credi?" prova a rigirare la frittata, come dice papà, ma non ci casco. "Quando abbiamo finito con l'alpha, mi leggerai Harry Potter, con le voci, tutte le sere, per una settimana intera." affermo. "Pure il weekend, no!" si lamenta. "Pure il weekend, sì! E, se non lo fai, dico a papà che l'hai finita tu la torta al cioccolato e pere della signora Cromer." incrocio le braccia. "Questo si chiama ricatto!" gesticola con il dito alzato. "E allora? Abbiamo un accordo?" gli allungo il mignolo. "Abbiamo un accordo." ripete alzando gli occhi al cielo mentre incrocia il mio dito con il suo. "Weekend compresi." ribadisco. "Sì, weekend compresi." sbuffa. "Quel One Chicago non ti sta facendo per niente bene: somigli un po' troppo al sergente Voight, in questo momento." commenta alla fine.

Stiles POV

Danny è arrivato, finalmente. Gli spiego velocemente la storia omettendo lupi mannari e tutto il resto sperando di averlo incuriosito abbastanza da mettere in atto le sue doti informatiche senza troppe lamentele.
"Che cosa dovrei trovare?" domanda basito. "Chi ha inviato il messaggio." rispondo tranquillamente. "Io sono venuto per studiare; dovremmo fare solo questo." 
"Ah!" mi passo una mano tra i capelli: perché dev'essere tutto così complicato? 
"Lo faremo, dopo che l'avrai trovato." lo rassicuro. "Perché credi che ne sia capace?" chiede sulla difensiva stringendo la spallina dello zaino. "Io… ho visto il rapporto sul tuo arresto." gli rivelo. "Avevo solo 13 anni: hanno ritirato le accuse." lo so già Danny. "E quindi?" domando. "No, voglio studiare!" esclama convinto prendendo una sedia. "Oh mio D…" cerco di contenere la mia irritazione: devo avere quel mittente. Mentre digito al computer Danny nota il sourwolf dietro di noi: è intento a leggere un tomo, che non so dove abbia reperito, nel silenzio più totale. 
"Lui chi è?" chiede. "Mio cugino… Miguel…" invento. "E’ sangue quello che ha addosso?" cos'è Danny, prima volevi solo studiare e ora mi fai l'interrogatorio? Mi giro a controllare e osservo che, effettivamente, il lupastro ha la maglia sporca. "Sì, sì, purtroppo soffre terribilmente di esistessi." rispondo al volo e mi maledico per quello che sto per dire. "Ehi Miguel? Te l'ho detto che puoi prendere una delle mie magliette?" gli indico il cassetto con lo sguardo. Il sourwolf mi fulmina con il suo solito cipiglio incazzoso, manifesta il suo disappunto chiudendo con ferocia il vocabolario che ha tra le mani ma, alla fine, si decide ad alzarsi per sostituire la maglia. "So perfettamente che tu hai la capacità di trovare chi ha inviato quel messaggio; se potessi…" 
"Stiles?" Derek mi interrompe proprio mentre sto cercando di convincere il mio amico. "Sì?" rispondo cercando di non sembrare seccato. "Questa…" mi mostra la prima maglietta che ha trovato "...mi va stretta." afferma, grazie al cielo, senza ringhiare. "E allora provane qualcun'altra." gli suggerisco ovvio. "Scusa…" ritorno a Danny, ma riconosco immediatamente quell'espressione sulla sua faccia: ho un'idea.
"Ehi! Quella non è male! Che ne pensi, Danny?" è orrenda e so che lo dirà, con i dovuti modi, ma lo dirà. "Eh?" 
"La maglietta." gli ripeto. "Quei… quei colori non gli donano." e la risatina mal trattenuta in sottofondo mi ricorda che, ahimè, anche la mia sorellina sta assistendo al mezzo spogliarello del sourwolf: è decisamente un bel modello, ma spero che non si fissi su standard troppo elevati da grande; la maggior parte dei ragazzi non sono licantropi.
"Stai guardando solo i colori o anche quello che c'è sotto, Danny bello?" gli domando sorridendo maligno. "Sei una persona orribile!" ribatte. "Lo so; non riesco a dormire la notte. Comunque, tornando al messaggio…" riprovo, ma veniamo nuovamente interrotti. "Stiles! Sono tutte strette!" si lamenta il sourwolf mentre Danny dà un'ultima, lunga, occhiata. "Mi serve il provider, il cellulare e l'ora dell'invio." cede alla fine e gioisco nella maniera più silenziosa e meno iperattiva possibile mentre mia sorella accompagna Derek a scegliere una maglia dall'armadio di papà.

Ida POV

"Ecco: è stato inviato da un computer." afferma Danny quando rientriamo dopo qualche minuto. Ci avviciniamo per osservare i risultati della sua ricerca. "Questo qua." indica con il dito sullo schermo. "Non è quello l'account: è impossibile." dice subito Derek. "No, no, no… non può essere." concorda Stiles; viene dall'ospedale di Beacon Hills: dal computer di zia Melissa.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Quando Danny torna a casa, dopo il pomeriggio di studio, io, Derek e Stiles andiamo all'ospedale per vedere se riusciamo a trovare qualche indizio. 
"Lo so. Senti, se per caso vedessi mio padre, digli… che sto arrivando, sono solo in ritardo, ok? D'accordo, grazie." Stiles chiude la telefonata con Scott. "Non ce la farai." commenta Derek. "Lo so." risponde mio fratello. "Non gli hai neanche detto di sua madre." gli ricorda. "Prima scopriamo la verità." afferma mio fratello deciso.
"C'è anche un'altra cosa." dice il lupo. "Sì?" Stiles non ha il tempo di girarsi che Derek gli sbatte la testa sul volante.
"Auch…" sussurro da dietro. "Ahi che male! Ma che fai!" si lamenta mio fratello. "Tu lo sai perché l'ho fatto." risponde l'altro. "Vai!" Stiles si massaggia il naso. "Vai!" ordina, di nuovo, il lupo e scendo anche io: non voglio lasciare il mio fratellone da solo e, poi, posso passare a salutare il signor Peter che, ho scoperto, è anche lo zio di Derek. 

"Mi dispiace per la partita Stiles." gli dico. "Non ti preoccupare, Scricciolo, va bene così." mi risponde, ma lo vedo che è triste: anche se non sembra, alla fine ci teneva anche lui a giocare. "Ti fa male la faccia?" domando. "Solo un pochino; questo me lo meritavo." ammette. "Che dici, entriamo?" mi tende la mano e annuisco accettandola.

Stiles comunica con Derek al telefono mentre io vado avanti saltellando fino a raggiungere la stanza del mio amico.
"Ehi, signor Peter!" spalanco la porta e corro dentro, ma trovo solo un letto disfatto e la sua sedia a rotelle vuota. "Stiles? Il signor Peter non c'è." avviso mio fratello uscendo in corridoio con l'intenzione di cercare qualcuno per chiedere dove l'hanno portato. "Nessuno dei due è qui." commenta al telefono entrando lui stesso nella stanza per controllare. "Non è qui, se n'è andato Derek!" la sua voce rimbomba nel corridoio. 

Svolto l'angolo e vado a sbattere contro qualcuno. "Scusi…" dico come mi ha insegnato papà ma, quando alzo la testa, sono sorpresa di trovarmi di fronte allo zio di Derek: è in piedi, totalmente sano, a parte qualche segno di bruciatura residuo sul volto, e sorride. "Signor Peter, sei guarito!" esclamo contenta. "Sì, sono guarito." conferma.
"Ehi, Stiles! Hai visto? Il signor Peter sta bene! Diglielo a Derek, sarà contento!" mio fratello mi guarda con una faccia che sembra terrorizzata: è bianco bianco. "Ida, vieni via da lì! È lui, è l'alpha!" non appena il mio cervello elabora le parole di Stiles, mi giro per correre, ma non faccio in tempo a muovere un passo che vengo sollevata da terra: mi ha preso il cappuccio della felpa. 

"Ciao Stiles." il licantropo saluta mio fratello. 
"Allora? Che ci fate qui: l'orario di visita è finito." compare l'infermiera bloccando l'uscita. Stiles inizia uno dei suoi ragionamenti che capisce solo lui "tu…" indica l'infermiera "...e lui…" si gira verso Peter. "Sei tu che…" guarda di nuovo l'infermiera "...ma allora è lui che…" si passa la mano tra i capelli rivolto a noi. "Oh cavolo, moriremo! Noi moriremo…" grazie tante Stiles. 
Derek mette KO l'infermiera; è stato così veloce che non l'abbiamo nemmeno visto entrare. "Questo non è carino: è la mia infermiera." non me l'ero proprio immaginata così la voce del signor Peter: quella che ha ora fa paura. "E’ solamente una stronza che ti aiuta ad uccidere." afferma Derek. "Lascia andare la bambina." ordina. "e tu spostati." guarda Stiles che si accascia vicino alla parete. Mio fratello mi fissa e con la mano tira un paio di volte il cappuccio della giacca: chissà quante volte gli sono sfuggita sgusciando fuori da una delle mie felpe, sempre troppo grandi, quando mi prendeva per il cappuccio; devo solo fare la stessa cosa. Ok, Ida: uno, due e tre! Alzo le braccia e scivolo fuori dalla felpa cadendo ai piedi del licantropo per poi rotolare il più velocemente possibile vicino a Stiles che mi allunga il braccio e mi tira a sè spostandomi dalla traiettoria dei due mannari. 
"Avrei dovuto prendere questi due." commenta Peter scuotendo il capo e ridendo divertito mentre lancia via l'abito vuoto che gli è rimasto in mano.
"Credi che io volessi uccidere Laura? Un membro della mia famiglia?" si avvicina dunque a Derek che, in risposta, ruggisce e si avventa su di lui. Io e Stiles ne approfittiamo per gattonare via in una stanza vuota ma rimango accovacciata di fianco alla porta per seguire quello che sta succedendo. Vedo Derek a terra: sputa sangue e fa fatica a rialzarsi. "Se diventare un alpha, con l'aiuto di Laura, ha accelerato la mia guarigione miracolosamente, io che ci posso fare?" sento la voce del signor Peter e osservo Derek rialzarsi per suonargliele ma, ahimè, nessuno dei suoi colpi va a segno e, alla fine, l'alpha lo costringe in ginocchio.
"Ho provato a dirti quello che stava succedendo; ti volevo avvertire.” gli dice prima di lanciarlo come un sacco di patate contro il vetro della hall. 

"Stiles!" esclamo a bassa voce. "Dobbiamo aiutarlo." 
"Se la caverà Ida, è un licantropo: guarisce." mi risponde. "Ma l'altra volta l'ha quasi ucciso!" ribatto. "Non hai sentito quello che ha detto? Voleva prendere noi due!" afferma. "E allora?" Che cosa c'entra questo adesso?” 
"Ha bisogno di Derek come ne ha di Scott: non lo ucciderà e noi gli saremmo solo d'intralcio." mi spiega e, in effetti, ha senso. "Coraggio, andiamo: il corridoio è libero." corriamo verso l'uscita, ma ho quella stessa sensazione di pericolo che avevo tempo fa nel bosco quando, quella che ho imparato essere la zia di Allison, Kate, ha attaccato Derek in casa sua. Mi volto e vedo l'alpha sollevare Derek per il colletto della maglia ma, prima che possa correre ad aiutarlo, Stiles mi prende il braccio con la mano. "Che stai facendo Ida, dobbiamo andarcene!" cerco in tutti i modi di tornare ad aiutare Derek, ma vengo sollevata e portata via di peso.
"Sei matta?! Ma che ti prende!" mi urla addosso mentre mi ancora al sedile della jeep con la cintura. "È mio amico! Non mi interessa se non ti piace! Tu non lasci Scott a morire da solo mentre, Derek, lui è già la seconda volta che lo abbandoniamo!" strillo in risposta, ma lui gira la chiave e fa partire la macchina senza parlarmi più.
Quando arriviamo a scuola, Stiles scende per avvertire Scott delle novità e il nostro gioco del silenzio dura fino a poco prima di andare a dormire perché il mio fratellone si presenta in camera mia con il Kinder Sorpresa: non posso resistere all’ovetto Kinder, perciò, lo perdono.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Qualche giorno dopo, Stiles e Scott stanno pedinando Jackson: a quanto pare, il papà di Allison è convinto che sia lui il licantropo e non Scott; quindi, lo sta cercando.
Ci fermiamo in un'area parcheggio solitaria; non ci sono mai stata qui. Jackson sta parlando con il signor Argent e, secondo Scott, tra poco spiattellerà tutto, se non lo fermiamo.
"Salve!" Scott saluta il signor Argent con un cenno della mano. "E’ tutto a posto?" chiede Stiles. "Tutto ok?" ripete Scott, questa volta rivolto a Jackson. 
"Ciao Scott. Il tuo amico ha un problema alla sua auto: diamo un'occhiata." risponde il signor Argent. "C'è un'officina là in fondo; ti aiuteranno di sicuro." suggerisce Scott. "Vuoi venire con noi?" propone Stiles e Scott apre la portiera invitandolo a salire. "Avanti Jackson: sei troppo carino per rimanere qui tutto solo." afferma mio fratello. "Già, avanti Jackson!" mi aggiungo sporgendomi con la testa dai sedili posteriori e, alla fine, il ragazzo si convince. Mentre cammina nella nostra direzione, il signor Argent ci richiama: fa il giro della macchina, gira la chiave e avvia il motore. 
"Visto? So molte cose sulle auto." dice prima di tornare sul suo macchinine rosso ed andarsene via.

"Che c'è: mi segui adesso?" Jackson sbraita in faccia a Scott; ti abbiamo appena salvato la vita, Jackson: un grazie poteva anche bastare. "Sì, razza di deficiente! Stavi quasi per dirgli tutto, ti ho sentito!" ribatte Scott; ohi, ohi, adesso litigano. 
"Di che stai parlando?" domanda l'altro. "Lui crede che tu sia il secondo beta!" gli dice Scott. "Che cosa?" te le lavi le orecchie alla mattina, Jacky? "Crede che tu sia me!" il licantropo è così fuori di sé che colpisce Roscoe con un pugno. 
"No! La mia jeep!" si lamenta mio fratello, ma Scott non l'ha nemmeno sentito perché continua a parlare con Jackson senza calcolarci. "Posso sentire il tuo battito cardiaco a più di un miglio di distanza. Lui sente che c'è qualcosa che non va ed io, ora, devo controllare che non voglia uccidere anche te!" Scott sta per sfogarsi di nuovo sulla nostra auto ma, questa volta, Stiles lo blocca in tempo. "Ok, ok, ok… ci allontaniamo dalla jeep di Stiles?" propone mio fratello.
"Questo è un problema tuo, non è mio, ok? Io non gli ho detto niente: sarà solo colpa tua se mi ucciderà! Sarà solo colpa tua!" così dicendo, Jackson spinge Scott contro Roscoe. "La smettete di colpire la mia jeep?!" mio fratello non ha tempo di lamentarsi perché deve frapporsi tra i due litiganti che stanno venendo alle mani. 
"Quando lui verrà a cercarti, io non sarò in grado di proteggerti: non posso proteggere nessuno." guarda Stiles e poi me. "Perchè guardi noi?" gli domanda Stiles, ma Jackson interviene prima che possa darci una risposta. "Allora devi farlo subito: dammi quello che voglio, così, sarò in grado di proteggermi da solo." 
"Non potrai! Devi fidarti di me: non fa altro che peggiorare le cose!" gli dice Scott. "Ah, sul serio? Hai la possibilità di fare delle cose che sono umanamente impossibili! Dev'essere davvero dura McCall." ribatte l'altro. "Ora posso correre più velocemente; peccato che lo faccio sempre per sfuggire a quelli che vogliono uccidermi. Sento cose tipo… la mia ragazza che dice alla gente che non si fida più di me subito prima di lasciarmi. Non ti sto mentendo: non fa che rovinarti la vita." ripete Scott, ma non l'ha convinto per niente: si vede dalla faccia. "Avrà rovinato la tua: hai tutto il potere del mondo e non sai cosa fartene. Sai com'è secondo me? È come se, appena compiuti i 16 anni, ti avessero comprato subito una Porsche invece che una piccola Onda. Ma io preferisco la Porsche." dice avvicinandosi minacciosamente alla faccia di Scott per poi andarsene senza salutare. 
"Tranquilli, se anche lo trova, l'alpha non gli darà mai il morso." affermo convinta guadagnandomi gli sguardi stupiti dei due. "Troppe pigne nel cervello!" spiego loro picchiando sulla testa con l'indice. "E, poi, non sa fare gioco di squadra." aggiungo salendo in auto. "Allora? Vogliamo rimanere qui tutto il giorno?" domando dal mio posto ai due rimasti incantati di fuori. Stiles e Scott si guardano e scoppiano a ridere prima di decidersi a risalire in macchina per ripartire.

A casa, troviamo papà seduto davanti a montagne di plichi di carta sparse sul tavolo. Mi siedo davanti a lui senza dire niente per non disturbarlo: mi piace stare con papà quando è a casa, anche se significa rimanere a guardarlo lavorare in silenzio.
"Posso fare qualcosa per te?" chiede Stiles. "In effetti, se mi versassi due dita di whisky, saresti molto gentile." risponde papà senza alzare gli occhi dal foglio che sta esaminando. Stiles si presenta subito con il bicchiere e la bottiglia; quando si comporta così, mio fratello ha sempre in mente qualcosa.
"Qualche indizio?" domanda subito avventandosi sul documento, ma venendo intercettato da papà, che gli colpisce il dorso della mano con la biro, prima che possa prenderlo. "Sai che non posso parlarne con te." risponde dandogli l'occhiata. "Non troppo." aggiunge con voce severa. Stiles ne versa un pochino ma, poi, invece che mettere via la bottiglia, con quello sguardo illuminato che ha quando gli viene un'idea, ne aggiunge ancora, fin quasi a far trasbordare il bicchiere. "Stiles!" lo richiamo in un sussurro, ma lui si porta un dito davanti alla bocca e, malgrado tutto, decido di tacere. 
"Grazie." papà è così concentrato che nemmeno si accorge della quantità, decisamente abbondante, del suo alcolico preferito. "Alla tua salute!" gli sorride Stiles e, insieme, lo osserviamo scolarsi l'intero bicchiere senza battere ciglio per poi tornare alle scartoffie. "Derek Hale sarebbe stato molto più… molto più…" papà inizia la frase e Stiles cerca di aiutarlo "molto più?" 
"Eh… sì: sarebbe molto più facile da arrestare con una sua foto a disposizione." afferma. "Perchè: non hai una sua foto?" domanda automaticamente mio fratello. "È come se ogni volta che gli facciamo una foto segnaletica ci fossero dei laser puntati contro la macchina fotografica." spiega e mi avvicino a Stiles per vedere la foto che papà gli ha appena passato. "Ma che carino…" commenta a bassa voce mentre papà si toglie gli occhiali: ha una faccia distrutta, poverino. "Oh, accidenti!" si passa una mano sul volto. "Quelle due dita di whisky mi hanno steso ed io ho parlato fin troppo. Se voi due raccontate…" 
"Ma, papà, siamo noi: non diremo niente, andiamo!" ribatte Stiles divertito prendendo dei documenti e gli salgo in braccio: adesso voglio sapere anche io. "Vedi, il fatto è che sono tutti collegati: il conducente dello scuolabus ucciso, era un perito dell'assicurazione che indagava sull'incendio di casa Hale." 
"Annullato per sospetto di frode." leggo ad alta voce mentre Stiles è intento a seguire la spiegazione di papà. "Esattamente!" afferma papà e mio fratello inizia a tirare fuori le foto dei cadaveri: non dovrei vedere queste cose, ma papà è abbastanza fuso da non farci caso. "Chi altro?" chiede Stiles scartabellando le immagini. "Il dipendente della videoteca a cui hanno tagliato la gola, aveva dei precedenti per incendio doloso." continua papà. "E gli altri due uomini? Quelli uccisi nel bosco?" domanda di nuovo; di questi non sapevo niente. "Sì, precedenti di vario genere compreso incendio…" 
"...doloso." concludiamo io e Stiles guardandoci. Individuo il fascicolo sull'incendio di casa Hale, che ho restituito tempo fa, sfogliando fino a trovare quello che cerco. "Guarda!" metto il foglio sotto il naso di Stiles che legge a bassa voce "classificato: incendio doloso. Forse, hanno tutti a che vedere con l'incendio." afferma tra sé e sé.
Papà prende delle altre carte da esaminare. "Un altro goccio?" gli propone Stiles immediatamente e provo a fulminarlo con lo sguardo, ma non funziona. "Oh no, no, no, basta." fortunatamente papà è sazio. "Papà, dai: stai lavorando tanto, te lo meriti!" quando si dice demonio tentatore. "Se continuo così mi prenderò una sbornia!" ride indicando con la mano di versarne ancora; oh no. "Vorrà dire che stanotte ti farai davvero una bella dormita!" gli risponde Stiles. "E noi passeremo l'eternità nel girone più basso dell'inferno." commenta sottovoce mentre riempie il bicchiere e gli dò un paio di colpi sulla gamba per fermarlo prima che lo riempia completamente: non voglio farlo ubriacare.
Mentre esaminano altri documenti, papà gioca con il bicchiere che prendo al volo quando rischia di cadere dal tavolo rimettendolo al suo posto. "Ah Stiles… ci sono così tante domande…" parla. "Ad esempio?" lo incoraggia mio fratello. "Se Derek voleva uccidere tutti quelli coinvolti nell'incendio: perché ha cominciato con la sorella? Lei non c'entrava nulla. E perché farla sembrare un aggressione di un animale? Quando… quando quel leone di montagna è andato a finire nel parcheggio, ho controllato con la protezione animali: sai che le denunce riguardanti animali selvatici sono aumentate del 70% solo in questi ultimi mesi? È come se fossero impazziti, fossero usciti dai boschi… io non…" 
"O potrebbero essere spaventati." conclude Stiles.
"Mi mancava parlare con te." afferma ad un certo punto papà rivolto a lui. "Non abbiamo mai il tempo…" 
"Ora devo fare una telefonata, scusami, torno subito." lo interrompe mio fratello allontanandosi. "Davvero, mi manca… e mi manca vostra madre." afferma stupendoci completamente. "Che hai detto?" domanda Stiles ma, mentre papà sta per versarsi di nuovo del whisky, lo ferma. "Portali di là, Ida." mi consegna bottiglia e bicchiere che però accantono un istante sull'angolo del tavolo per abbracciare papà. "Grazie…" risponde "...a tutti e due."
Stiles va a fare la sua telefonata mentre io metto a posto le stoviglie e accompagno papà a letto.

"Psss, Ida!" Stiles mi richiama poco dopo, quando papà è già nel mondo dei sogni. "Devo uscire un attimo." mi dice. "Dove vai?" chiedo. "Peter è uscito con Melissa: è una lunga storia." dice raccattando la giacca e le chiavi della jeep. "Devo andare ad aiutarla, ok?" mi bacia la testa e corre fuori.
Decido che neanche io voglio stare con le mani in mano e non mi importa se Scott ha detto che, ora, Derek sta con Peter ed è pericoloso: devo avvertirlo di quello che abbiamo scoperto e, magari, fargli cambiare idea; non l'ho più visto da quel giorno in ospedale.
Prendo le scarpe e la giacca ed esco dalla porta cercando di fare meno rumore possibile; non conosco la strada per arrivare a casa di Derek, ma, l'altra volta, mi è bastato camminare nel bosco per trovarla, perciò, seguo l'istinto e mi incammino nella riserva.
Non ho paura: Peter è impegnato e, in ogni caso, non mi ha mai fatto nulla, a parte spaventarmi a morte. Cammino tra gli alberi e, quando mi sembra di essermi completamente smarrita, percepisco di nuovo quella sensazione, la stessa dell'altra volta, che mi guida fino al mio obiettivo. Corro sotto il portico di ingresso e spalanco la porta "Ehi, Derek! Dobbiamo parla…" mi trovo di fronte ad una scena surreale: Derek e Scott mi fissano trasformati mentre, dietro di loro, c'è un Jackson piangente seduto sui gradini delle scale. 
"Che sta succedendo? E lui?" domando sconcertata guardando i due licantropi ed indicando Jackson. "Che ci fai tu qui? Dovresti essere a casa!" mi rimprovera Scott con la voce trasformata. "Sì, beh…" non ho tempo di terminare la frase che vengo trascinata per un braccio dietro il corpo di Derek. "Copriti gli occhi!" urla il licantropo più grande a Scott mentre mi spinge verso un angolo della casa.
"Scott!" urlo quando il mio amico viene preso in pieno da un proiettile.
"Andate via, forza!" Derek mi trascina per il cappuccio e ci indica la porta sul retro. "Correte!" ci manda via ma, mentre Scott prende la via del bosco, io commetto, ancora una volta, l'errore di fermarmi qualche istante per guardare indietro. Quando mi decido che, contro le armi da fuoco, così come contro l'alpha, non posso fare nulla di utile, mi volto per iniziare a correre, ma un colpo alla testa mi abbatte prima che possa muovere un passo. Il dolore lancinante è l'ultima cosa che ricordo prima di piombare nell'oscurità.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


* Attenzione: verso la fine del capitolo è descritta brevemente una scena di tortura. Chi desidera evitare quella parte, può fermarsi prima della linea di puntini che ne indica l'inizio.
Grazie per il vostro tempo e buona lettura. *


Al risveglio mi ritrovo sdraiata su un pavimento freddo: davanti a me ho un soffitto grigio e, spostando un po' lo sguardo, noto delle sbarre, come quelle delle celle di papà alla centrale. Inizio ad agitarmi: dove sono finita? Mi porto una mano alla testa, lì dove sento un dolore lancinante e vado in panico quando, guardandola, scopro che è piena di sangue. 

"Ida? Ida, mi senti?" con le lacrime agli occhi cerco quella che riconosco essere la voce di Derek. "Sono qui." mi volto e lo vedo legato ad una parete: le braccia sono bloccate in alto, sopra la testa, non ha la maglietta e sul fianco destro c'è una specie di cerotto da cui partono dei fili di metallo che non riesco a vedere dove vanno a finire. "Stai bene?" mi chiede quando incrocio il suo sguardo. "No. M-mi esce sangue… da-dalla testa… ho paura, voglio andare a casa." singhiozzo e tiro su con il naso. "Ehi, ehi, calma piccolina, sta’ calma; ci sono qui io con te e ti prometto che tornerai a casa, ok? Torneremo a casa: hai capito, Ida?" faccio sì con la testa e mi siedo a gambe incrociate sul pavimento con la schiena appoggiata alla parete di fondo della prigione.

Qualcuno spalanca la porta scorrevole: riconosco Kate Argent entrare a passo spedito nella stanza seguita da una Allison molto incerta. Kate non si perde in chiacchiere; la vedo girare le manopole di una scatoletta in metallo e, qualche istante dopo, sento le urla di dolore Derek che, mezzo trasformato in licantropo, cerca di resistere a qualsiasi cosa le stia facendo. 
"Che gli stai facendo? Lo ucciderai!" esclama Allison non troppo convinta. "Oh, andiamo! Non farti scrupoli." ribatte Kate. "Che cos'è?" domanda la ragazza con le braccia avvinghiate al busto. "Un mutaforma: si chiama lupo mannaro…" Kate ride mentre spiega "...per me è solo l'ennesimo animale." 
"Vieni qui." la invita. "Vedi questi?" prende la bocca di Derek, ormai stremato, per mostrarle i denti. "Sono i canini, altrimenti detti zanne: sono fatti per strappare e lacerare la carne e non puoi certo trovarli in quei piccoli teneri erbivori che mangiano foglioline." Allison sembra a disagio. "Per te è solo un gioco?" chiede. "Tesoro, ci sono lupi mannari liberi per il mondo, tutto è un gioco. Come farai a rimanere sana di mente?" le risponde. 
"Quindi era lui a scuola? E in tutti gli altri attacchi di animale?" domanda di nuovo ."In realtà sono 3: ce n'è un altro, giovane come lui, chiamato beta e poi c'è l'alpha." mentre la riaccompagna fuori, Allison guarda nella mia direzione. "Che cosa ci fa lei qui?" chiede subito allarmata. "Tranquilla, è solo un incentivo: a quanto pare, è molto legata ai due beta." le dice Kate. "Non le farete del male, vero?" mi si avvicina preoccupata, ma la zia la rassicura. "Certo che no, tesoro. Se fa la brava bambina e collabora non le succederà nulla." afferma; e mi chiedo come la ragazza possa credere ad una bugia del genere: non lo vede che mi hanno già fatto male? 
"Allison, ti prego, diglielo tu di lasciarci andare." la supplico senza riuscire a smettere di piangere. "Dì la verità, Ida, dì la verità e non ti succederà niente: te lo prometto." risponde prima di alzarsi e seguire la zia fuori dalla porta. 
"ASPETTA! ALLISON NON È COME DICE LEI! NON SONO TUTTI CATTIVI!" mi appendo alle sbarre e grido con tutto il fiato che ho in corpo, ma la porta si richiude e rimaniamo, di nuovo, soli al buio. Mi lascio scivolare ancora contro il muro "non ti abbattere: troveremo un altro modo, Ida." la voce del mio amico mi giunge debole: è brutto vederlo stare così male. "Fa tanto male?" gli chiedo. "No, ora no, tranquilla." mi risponde abbozzando un mezzo sorriso. "Puoi ancora guarire?" domando di nuovo. "Sì, solo un po' più lentamente. Tu? Come stai?" dice. "Sono stanca… ma penso che sto guarendo anche io: non mi fa male più la testa." affermo. "Bene." Derek risponde sorridendomi.

Derek POV

Nonostante tutto, il mio corpo sta cercando, lentamente, di recuperare; la ferita di Ida mi preoccupa: percepisco l’odore del sangue fresco, il che mi suggerisce che l'emorragia non si è ancora arrestata; devo cercare di manterla calma e vigile sperando che Scott o qualcun altro ci raggiungano al più presto. 
Sarà più difficile del previsto dal momento che Kate è ritornata alla carica.
"Andiamo Derek, ha ucciso tua sorella." afferma mentre perquisisce la mia giacca. "Vediamo… se non me lo dici è perché vuoi ucciderlo tu stesso o, per qualche motivo, lo stai proteggendo." si volta con la mia patente in una mano e mi prende il volto con l'altra: giuro che, se avessi abbastanza forza, gliela staccherei a morsi, ma devo conservare le energie; non so cos'altro mi aspetta e devo resistere il più a lungo possibile per evitare che facciano del male ad Ida. "Guarda che faccetta scontrosa! Scommetto che c'era sempre qualcuno che ti diceva: sorridi Derek, perché non sorridi di più? Non ti viene voglia di prenderle a calci certe persone?" 
"Una in particolare…" rispondo sentendo la rabbia ribollire. "Ma davvero? Perché se tu fossi così divertente, ti lascerei andare." ribatte piccata. "E va bene, vediamo…" prende il mio cellulare e, per una dannata volta, sono contento di essere praticamente tecnofobico: non troverà nulla di utile lì dentro.

Ida POV

"Niente, niente, niente… odio fare queste stronzate!" esclama Kate scocciata dopo aver guardato il telefono di Derek. "Allora? Devi torturarmi o vuoi farmi morire di noia?" 
"Tesoro, io non voglio torturarti. Voglio… recuperare il tempo perduto." ride la cacciatrice. "Ricordi quanto ci siamo divertiti?" gli domanda. "Quando hai bruciato vivi i miei famigliari?" ribatte Derek facendomi spalancare la bocca inorridita: quella donna deve essere il demonio; secondo me lei è una di quelle persone cattive per davvero. 
"No. In realtà, pensavo a tutto il sesso che abbiamo fatto…" Kate si avvicina al licantropo "...ma anche l'incendio, sì, non è stato male." Derek scatta in avanti ma è trattenuto dalle catene: se già normalmente ha la faccia arrabbiata, ora, è decisamente furioso. "Adoro vedere quanto mi odi." dice tranquilla la cacciatrice. "E questo? Te lo ricordi?" gli lecca la pancia; non so cosa significhi, ma Derek esplode e ruggisce come non l'ho mai sentito prima. "Tesoro, io non voglio proprio torturarti e nemmeno fare del male a quell'angelo di bambina che ti porti dietro." mi rannicchio in un angolino terrorizzata: si ricorda ancora di me; ma poi la porta si spalanca e lei si volta. "Ma lui sì." afferma tranquilla come se parlasse delle previsioni del tempo e osservo un omone pelato con lo sguardo cattivo entrare nella stanza mentre lei se ne va con una faccia soddisfatta.

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"Basta! Ti prego, basta! Così lo uccidi." supplico il cacciatore che sta picchiando Derek da un'eternità. "Che carina!" lo vedo avvicinarsi e cerco di rannicchiarmi nell'angolo più lontano della cella. "Pensavi mi fossi dimenticato di te, mostriciattolo?" apre la porta e cerco di ripararmi, come posso, dalle sue enormi mani che mi sollevano. 
"Lasciami! Lasciami andare brutto! Lasciami!" cerco di liberarmi scalciando e tirando manate in ogni direzione mentre Derek ringhia al cacciatore senza però poter fare nulla per aiutarmi. In poco tempo mi ritrovo su un tavolo, bloccata a pancia in su con le mani e i piedi legati. Cerco invano di strattonare le corde e scopro che più tiro più si stringono; non so più cosa fare e guardo Derek, che ora si trova ad un paio di passi da me, terrorizzata. 

Derek POV

Sento la paura e il terrore di Ida ancora prima di vederlo riflesso nei suoi occhi e la cosa peggiore è che, se davvero ha intenzione di farle qualcosa, io non posso impedirlo in nessun modo. 
"Ehi!" richiamo testa pelata mentre prepara chissà quale strumento medievale. "Ce l'hai con i licantropi? Allora prenditela con me: la bambina è umana, non c'entra niente!" provo ad attirare la sua attenzione, ma il bastardo ride. "Pensi che non sappiamo? Abbiamo eliminato tutta la lista di errori di quella puttana di tua madre." ringhio a quelle parole. 
"Beh, quasi tutta." rivolge il suo sguardo ad Ida ora in preda al panico; mostro le zanne e ringhio più forte sperando di rivolgere tutta la sua ira su di me. "Abbaia pure quanto vuoi cane: tanto non puoi fare niente. E mi è appena venuta un'idea meravigliosa." usa l'accendino per incendiare del carbone; non riesco a capire cosa abbia in mente prima di vederlo scaldare una lama affilata. "Che dici: ti piacciono i tatuaggi piccolina?" le si rivolge con un sorriso cattivo facendola piangere. Estrae la lama incandescente e la bagna con un liquido viola: scommetto le zanne che si tratta di strozzalupo. 
"Allora…" le si avvicina con il tagliente al braccio sinistro bloccando il gomito con la mano libera in modo che non possa muoverlo; Ida prova a dimenarsi tra le lacrime, ma è tutto inutile. "Chi è l'altro beta? Perché tu lo sai, non è vero?" sgrana gli occhi nella mia direzione: non mi aspetto che una bambina resista di fronte a questo genere di pressioni; deve dirglielo, non ha scelta. 
"N-non lo so." risponde con voce tremula stupendomi completamente. "Risposta sbagliata." sorride il cacciatore divertito. 
"NON LA TOCCARE! NO, NO, NO!" un urlo di dolore mi riempie le orecchie quando la punta incide la carne. "Pensavi scherzassi?" domanda. "Vogliamo riprovare? Questa volta mi auguro avrai una risposta migliore." le dice. "Chi è l'altro beta?" chiede stringendo quel braccino con rabbia. "Ti prego…" prova Ida, ma il cacciatore non le lascia tempo di dire altro che si avventa ancora su quel corpo indifeso provocando nuove urla. 
"Io parlerei se fossi in te." la provoca ma, di fronte al suo rinnovato silenzio, aggiunge un nuovo segno. Quello spettacolo straziante continua, per quello che a me pare un tempo infinito, finché Ida, sopraffatta dal dolore e dalla paura, perde i sensi e si accascia sul tavolo. Ora che il corpo dell'idiota non mi ostruisce più la visuale riesco a vedere il danno che le ha inflitto: sulla parte interna dell'avambraccio di sinistra primeggia una scritta; 'mezzocane'. Questa è una cosa imperdonabile: pagheranno per tutto il male che hanno fatto; la pagheranno cara.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Ida POV 

Quando mi risveglio sono ancora legata al tavolo: il cacciatore pelato non c'è più, ma sento la voce di Kate.
"Le avevi detto di me, vero? La verità sull'incendio. Oh… non l'hai fatto? Non l'hai detto a nessuno? Oh, tesoro, dev'essere stato proprio un gran peso da sostenere! Ma non è colpa tua: sei stato ingannato da un bel faccino; capita! Un affascinante lupo mannaro si innamora per sbaglio di una ragazza super-sexi che viene da una famiglia di cacciatori di lupi mannari. Non è ironico? Non è… ironico, che tu mi stia aiutando inavvertitamente a stanare il resto del branco, di nuovo? O è solo una questione di storia che si ripete?" la sento passeggiare vicino alla mia testa e poi picchiettare con il dito sul tavolo.
"Storia che si ripete…" dice prima di allontanarsi di nuovo. "Non è Jackson, vero? Oh no, no, no: lui ha dei piccoli graffi dietro al collo, certo, ma non è innamorato di Allison. Non come Scott." sussulto sorpresa al nome del mio amico.
"E, questa, è la mia conferma: buongiorno, fiorellino." provo a sottrarmi al suo tentativo di accarezzarmi la guancia senza troppo successo visto che non posso muovermi più di tanto; dietro di lei, sento Derek ringhiare. "Che tenera. E’ un vero peccato che tu abbia fatto tanta fatica per niente, cucciolotta." dice. "Non ti preoccupare: chiederò al mio amico di andarci più piano nel secondo round." ride. "E io dirò al mio papà tutto quello che hai fatto e pure che l'incendio è colpa tua così andrai in prigione per sempre!" ribatto con il solo risultato di farla ridere ancora di più. "Ow… se pensi ancora che uscirete vivi da qui, ti sbagli tesorino; ma non devi preoccuparti: presto conoscerai la tua mamma." sorride come i cattivi dei film prima di uscire dalla stanza; mi viene da piangere.

"Ida? Ida, guardami." mi volto verso Derek e non riesco più a trattenere le lacrime. "No no no shh, ehi, non piangere. Non devi ascoltare Kate; lei è bugiarda, lo hai capito anche tu: so che sei una bambina intelligente." 
"Ci uccideranno!" piango disperata. Tutto d'un tratto Derek alza la testa come se avesse sentito qualcosa. "Sta… sta tornando?" gli chiedo preoccupata. "Non spaventarti." mi avverte prima di rilasciare l'ululato più forte che abbia mai sentito. "Uo!" esclamo mentre riprende fiato. "Già, speriamo mi abbia sentito." dice. "Chi, Scott?" chiedo. "Sì. Devi solo resistere un altro po' Scricciolo, ci stanno cercando: vedrai che ci troveranno." sorride e riesco a sorridere anche io: i nostri amici stanno venendo a prenderci.

Aspettiamo in silenzio qualsiasi cosa debba succedere. "Arriva qualcuno." mi avvisa Derek. Mi giro verso la porta e "Scott!" urlo felice. "Ehi!" saluta lui mettendosi subito all'opera per liberare il braccio dell'altro licantropo.
"Nasconditi, sta tornando!" lo avvisa Derek facendomi rabbrividire. "Tranquilla Ida, non ti farà più del male, promesso." dice e annuisco: speriamo. Il pelato si avvicina a Derek con passo svelto. "Ci divertiamo ancora?" chiede accendendo il faretto per illuminare l'ambiente. "Sinceramente, mi fanno male un po' le mani, così mi sono portato un aiuto." mostra una mazza da baseball. "Ma ti avverto: io giocavo al college." sorride e carica il colpo, ma Derek blocca la mazza a mezz'aria. "Anch'io ho un aiuto." guarda Scott costringendo il cacciatore a girarsi nella stessa direzione: ora è lui ad aver paura, glielo leggo in faccia. Non fa in tempo a realizzare che il licantropo più grande lo stende con un pugno.

"Dammi una mano." Derek si stacca il cerotto dal fianco. "No." 
"Che stai dicendo Scott!" esclamo stupita. "Prima devi dirmi come fermare Peter." prosegue il mio amico. "Vuoi davvero parlarne adesso?" chiede Derek. 
"Scott!" agito le braccia e le gambe: voglio solo uscire da qui. "Un secondo Ida." si rigira a parlare con l'altro. 
"Ce l'ha con Allison e la sua famiglia: vuole vederli morti." 
"E allora?" 
"Dimmi come fermarlo." 
“Non puoi, va bene?" chiosa Derek con urgenza. "Non so quando tornerà Kate, perciò, tirami fuori da qui! Tirami fuori da qui, ora!" urla arrabbiato. "Promettimi che mi dirai come." 
"Vuoi che rischi la vita per la tua ragazza? Per la tua stupida cotta da adolescente che non significa niente? Non sei innamorato! Hai soltanto 16 anni: sei un ragazzino!" 
"Forse è vero, ma io so una cosa che tu non sai. Peter diceva che non la voleva uccidere tua sorella, no? Ha mentito! Ti ricordi di questo?" gli mostra un foglio che non riesco a vedere, ma, dall'espressione di Derek, sembra qualcosa di importante perché sgrana gli occhi come se avesse appena scoperto qualcosa. 
"È questo che ha riportato tua sorella a Beacon Hills?" gli dice Scott. "Come lo hai saputo?" chiede Derek seriamente. "Il mio capo mi ha detto che qualcuno è andato alla clinica per chiedere una copia di questa foto: vuoi sapere chi era? L'infermiera di Peter." dopo questa rivelazione, Derek è decisamente sotto shock, come direbbe Stiles, sì, sotto shock e furioso. "Hanno attirato qui tua sorella perché Peter la uccidesse e diventasse l'alpha; per questo dovrai aiutarmi." spiega Scott. "Dimmi che mi aiuterai ed io aiuterò te a liberarti." ma non ce n'è bisogno perché il licantropo è così arrabbiato che, alla fine, si libera da solo lasciando il mio amico impalato con la faccia da pesce lesso. "Ti aiuterò." afferma Derek estraendo gli artigli e avvicinandosi al tavolo dove mi trovo. 
"Coraggio Ida, andiamo." recide le corde, mi prende in braccio e seguiamo Scott nei tunnel verso l'uscita.

"Aspetta, aspetta!" Derek cammina dietro il nostro amico con il fiatone. "C'è qualcosa che non va." afferma. "Cioè?" chiede Scott. "Non lo so, è come se fosse…" 
"No, non dire, troppo facile! Credi che trovarti sia stato facile? E sfuggire al padre di Allison? Niente di tutto questo è stato facile!" risponde Scott. "Sì, ok… hai ragione." dice sistemandomi meglio tra le sue braccia e non riesco a trattenere un lamento di dolore. "Scusami, tutto a posto?" mi domanda e annuisco.
"Ho saltato le medicine… poi papà aggiusta tutto. Adesso andiamo a casa?" chiedo appoggiando la testa nell'incavo del suo collo. "Sì, torniamo a casa." dice stringendomi. "Oh, grazie!" afferma Scott.
Non facciamo in tempo a ripartire che sento qualcosa colpire la mia spalla. Derek viene colpito sulla gamba, si sbilancia e cade; solamente in quel momento, quando siamo sdraiati sul terreno, avverto un dolore lancinante che mi fa urlare disperata. "Copri gli occhi!" grida Derek a Scott, ma non deve averlo sentito perché anche lui urla di dolore e cade a terra. Inizio a respirare pesantemente e cerco di raggiungere con le mani quello che ho capito essere una freccia conficcata nella mia spalla. "Ida, no!" Derek spezza il manico, ma non toglie la punta. "Toglila, toglila!" mi lamento. "Non toccare!" mi solleva con un braccio e con l'altro prende Scott per il colletto della giacca e se lo tira dietro. "Su! Andiamo!" Non riusciamo a fare pochi metri che siamo di nuovo per terra. "Andate via!" ci urla buttandoci avanti, ma non ho più energie e mi accascio per terra con la faccia sul terreno, poco distante da lui.
"Finalmente! Sparagli prima che debba farlo da sola!" sento la voce di Kate e so che questa è davvero la fine. "Tu hai detto che dovevamo solo prenderli." ribatte Allison. "Lo abbiamo fatto; ora li uccidiamo." segue un colpo di pistola e grido terrorizzata: scopro che ha preso Derek e piango in silenzio; ci eravamo quasi riusciti. Kate mi supera e si porta lontano, nello spiazzo dove si trova Scott: provo a strisciare per raggiungere Derek, ma non ci riesco, quindi, rimango tra il fango e le foglie secche ad attendere quello che succederà. 
Mi sento sempre più stanca e gli occhi mi si chiudono da soli. 
"Ida? Ehi, svegliati, sono io." non so quanto tempo sia passato quando sento la voce di Derek sussurrata, ma, quasi in contemporanea, avverto un altro colpo di pistola. "Scott…" ormai non ho più nemmeno le forze per urlare. "No, non è Scott: lui sta bene." mi informa Derek mentre armeggia con i miei vestiti annodandomi la felpa stretta stretta attorno alla spalla. "Devo andare ad aiutarlo." dice mentre mi copre con la sua giacca. "Tu tieni duro e cerca di rimanere sveglia, ok Scricciolo?" annuisco piano. "Torno subito." mi lascia un bacio sulla testa e lo sento allontanarsi di corsa. Combatto per non cedere al sonno e, dopo un tempo indefinito, sento dei ruggiti, un clacson e poi dei versi che sembrano urla di dolore.
"Ida! O mio Dio! Ida, sono Stiles, sono qui." 
"S-Stiles… a casa…" sono le uniche parole che riesco a dire. "Sì, scricciolo, andiamo a casa. Trovo qualcuno che ti aggiusti e poi ti porto a casa e-e leggiamo insieme Harry Potter e ti prendo una coppa gelato mega, a-al cioccolato, come piace a te, ok?" parla mentre mi solleva piano. "Però, Ida, ti prego, rimani sveglia… devi, devi continuare a guardarmi, ti prego." ma per quanto ci provi, non riesco più a tenere gli occhi aperti e piombo nel buio più totale.

 

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