Tutti i nodi vengono al pettine

di HoneyNeechan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** April ***
Capitolo 2: *** Taccuino ***
Capitolo 3: *** Resoconto ***
Capitolo 4: *** Intruso ***
Capitolo 5: *** Vino ***



Capitolo 1
*** April ***


"Ma dove diamine è finito??".
April non era arrabbiata. Era furiosa.
Erano ormai DUE ORE che stava aspettando al luogo dell'appuntamento e Casey non solo non si presentava, ma non rispondeva nemmeno al cellulare. Era la quarta volta in due mesi che succedeva, ma stavolta non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
Digitò il numero di Donatello e attese pazientemente che la tartaruga rispondesse.
- Dimmi April...! -.
Se la mente di April non fosse stata intenta a mandare mille maledizioni a Casey, di sicuro avrebbe notato il tono leggermente nervoso di Donatello.
- Ciao Donnie! Senti...avrei un piccolo favore da chiederti -, fece la ragazza con tono dolce, il solito che usava quando aveva bisogno che la tartaruga le facesse qualche piacere particolare; si era detta più volte che da quando tra lui e lei non aveva funzionato non era giusto nei suoi confronti interpellarlo comunque nel momento del bisogno, ma ogni volta si giustificava dicendosi che quella era un'emergenza: come per i compiti di chimica e fisica, o come quella volta che era rimasta a piedi con una gomma a terra e non le andava di fare la strada fino a casa nonostante la bella giornata....
- Uhm... April scusa ma... al momento sarei un secondo impegnato... Ci sentiamo dopo, ciao! -, e la linea si interruppe di colpo.
La ragazza rimase esterrefatta: Donatello non le aveva mai rifiutato nulla, non importava quanto impegnato fosse... che cosa stava succedendo?
Sbuffò indispettita, rendendosi conto ancora una volta di dover fare tutto da sola. 
"Giuro che se mi capita Casey sottomano...".
Proprio in quel momento, il suo cellulare iniziò a squillare. Ed era proprio Casey.
- Si può sapere dove sei??? E' due ore che ti aspetto!! -.
"Si bambolina, lo so... perdonami è che..."
- NO!! No no no, io non ti perdono affatto! E ora dimmi dove sei che ti raggiungo! -.
"Ehm... ok. Girati".
April rimase in silenzio, perplessa alla risposta di Casey; infine si voltò e quale non fu la sua sopresa nel vedere dietro di lei proprio il ragazzo!
Non era però solo: di fianco a lui c'era un giovane di bell'aspetto, che non dimostrava più di 20 anni, dalla pelle abbronzata, gli occhi a mandorla di una strano colore marrone-rossastro, e i capelli a caschetto disordinato tinti di un accesissimo verde fluo; indossava una semplice t-shirt bianca e un jeans azzurro chiaro fresco di bucato, in totale contrasto con la maglietta grigia sporca di grasso di Casey e i suoi jeans strappati.
La rabbia di April fu messa per un attimo da parte nel mentre che scrutava il nuovo arrivato.
- Casey... chi è il tuo amico? -.
Richard le dedicò uno dei suoi sorrisi ammaliatori, prima di fare un passo avanti e porgerle una mano da stringere: - Mi chiamo Richard, mia cara. Per gli amici Rich. E' davvero un piacere conoscere la ragazza di Casey. Mi racconta spesso di te e devo dire che non esagereva quando mi diceva che era una bellezza rara -.
April rispose alla stretta di mano ed immediatamente avvertì una strana sensazione, come se lei e quel ragazzo già si conoscessero in qualche modo, ma le sue parole e il suo tono seducente bastarono a distrarla da quel presentimento.
Un presentimento che l'avvertiva di non fidarsi...

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Capitolo 2
*** Taccuino ***


- Senti...ne possiamo parlare con calma no...? Non c'é bisogno di essere cosí...violen-EHY! -, Donatello si dovette abbassare per evitare di essere colpito da una pantofola lanciata con forza in direzione della sua testa.
Lola sbuffò, frustrata di aver mancato il colpo e preparò velocemente l'altra pantofola al lancio. - Giuro che questa volta ti prendo in faccia...! -, sibilò minacciosa, prendendo la mira e tenendosi costantemente a distanza di sicurezza.
Solo mezz'ora prima Lola si era finalmente  infilata il pigiama, pronta per andare a letto dopo 3 giorni di agonia e lavoro estenuante, ed ecco che dalla sua finestra spuntava nuovamente quella tartaruga.
Reale o immaginaria che fosse si era ricordata dei suoi propositi di tirargli qualcosa appresso e cosí aveva fatto, perdendo una delle sue pantofole.
Donatello dal canto suo doveva assolutamente ritornare in quell'appartamento, ma non per vedere la ragazza, sia chiaro: si era reso conto che aveva perso il taccuino con tutti i suoi appunti sul mutageno e dopo averlo a lungo cercato nel rifugio e nel suo laboratorio, l'unico posto in cui poteva essere altro non era che il luogo dove la giovane abitava. Sperava di non trovarla in casa, recuperare il quadernetto e filarsela, e invece era stato scoperto. Di nuovo. E ancora doveva recuperare il taccuino!
- Ascolti...signorina... Non sono qui per farle del male, davvero! Devo solo recuperare una cosa che ho perso... -.
Gli occhi di Lola si strinsero sospettosi:
- Come mai quel tono cosí formale? Hai deciso di mostrare un pò di rispetto solo DOPO che ti sei intrufolato in casa mia per la seconda volta?? -.
Donnie si lasciò scappare un sospiro rassegnato a quell'accusa, abbassando un pochino lo sguardo: - Hai ragione, non avrei dovuto farlo... Ma ero ferito, non avevo intenzione di rubare nulla o di fare del male a qualcuno, cercavo solo un posto per curarmi alla svelta... -.
Davanti a quella giustificazione, e al ricordo delle macchie di sangue secco trovate sul pavimento del bagno, lo sguardo di Lola si addolcí leggermente, ma non per questo abbassò l'"arma". - Okay...ma adesso non hai ferite o contusioni...almeno credo...quindi perché sei tornato? -.
- Ho perso il mio taccuino...ed è davvero importante che io lo recuperi, ne va della salvezza di New York -, Donnie si rese conto di aver detto troppo quando vide il sopracciglio destro della ragazza sollevarsi verso l'alto in una chiara espressione da 'ma sei serio?'.
- La salvezza di New York eh? -, fece lei, - Sei sicuro che non stai nascondendo il fatto che in quel taccuino c'è l'indirizzo della tua fidanzata? -. Lo stava palesemente punzecchiando, senza però usare un tono di scherno, ciononostante Donatello non potè evitare di arrossire e tentare di protestare, difendendosi e rivelando senza volerlo anche troppo: - Ehy no... non è cosi! Sono dei calcoli importanti per poter scoprire un anti-mutageno così da poter fermare i Kraang dal conquistare il mondo! E poi... io non ho nessuna fidanzata! -.
Lola osservò la tartaruga infervorarsi, arrossire e gonfiare le guance in un'atteggiamento tipico dei teenager quando stanno sulla difensiva; una piccola parte della sua mente, quella non occupata a tenere d'occhio i suoi movimenti e a tenere pronta la pantofola da lanciare, non potè fare a meno di trovarlo carino.
Per quanto potesse essere carina una tartaruga antropomorfa alta 1,70 cm, con una bandana viola sul volto, la pelle e le squame di uno splendido color verde oliva, una piccola fessura tra i denti davanti e degli espressivi occhi color cioccolato fuso.
- Ok... Quindi sei una tartaruga single che sta cercando di salvare New York da questi Crank... Kreng... -
- Kraang -
- Si, grazie... e hai perso il tuo preziosissimo taccuino qui, in casa mia? -.
Donatello annuì, il rossore sulle sue guance che ancora non diminuiva nel rendersi conto di quanto aveva rivelato, anche se la ragazza non sembrava curarsene; si era limitata a farne un riassunto senza fare commenti negativi sul fatto che lui fosse praticamente un mutante, che fosse single...e soprattutto non si era offesa per la correzione, anzi, lo aveva anche ringraziato. 
Forse, però, stava solo immaginando le cose perchè non poteva fare a meno di notare di quanto fosse carina in quel pigiama due pezzi color rosa confetto...
- Ehy...tartaruga? Sto parlando con te! -, Lola gli lanciò la pantofola, non con l'intento di colpirlo però, solo di attirare la sua attenzione facendola atterrare accanto a lui; Donatello, da bravo cavaliere qual era, si affrettò a raccoglierle entrambe e ad avvicinarsi a lei per riconsegnargliele: - Tieni...uhm... Non puoi andare in giro scalza con questo freddo... -, non potè trattenersi dal sorriderle timidamente, cercando con tutto se stesso di non fissare di nuovo il suo pigiama.
A quella debole affermazione Lola non potè trattenere una risatina: - Freddo? Ma se siamo a Luglio? -, nondimeno allungò una mano per riprendere le pantofole, sfiorando involontariamente la mano della tartaruga. 
Donatello fu come attraversato da una mini scarica elettrica, che da quel piccolo punto di contatto si irradiò per tutto il suo corpo, colpendo dritto al cuore; non si era mai sentito così, nemmeno la prima volta che l'aveva sfiorata si sfuggita... ma forse perchè era troppo concentrato sull'idea di fuggire al più presto per poter concentrarsi su quanto quella ragazza lo attraesse, molto più di quanto era successo con April mesi prima. Era un'attrazione diversa, più intensa...
- Ehilà... ti sei bloccato di nuovo a fissarmi, ho forse qualcosa in faccia? -, Lola lo richiamò all'attenzione sventolandogli una mano davanti al volto, che Donatello istintivamente afferrò, facendola sussultare. - H-Hey! Molla la presa o stavolta ti picchio davvero con una delle pantofole! -, lo minacciò, provando a liberarsi dalla sua stretta, che per quanto delicata era oltremodo ferrea.
- Ops! Scusami, riflessi da ninja... - Donatello la lasciò immediatamente andare, facendo anche un passo all'indietro per assicurarsi di non invadere ulteriormente lo spazio personale della giovane, mentre sentiva le guance farsi sempre più calde; perchè di fronte alle ragazze doveva sempre fare la figura dell'imbranato?
- Ninja? Davvero? -, Lola approfittò di quell'allontanamento per infilarsi le pantofole appoggiandosi con una mano al cassettone, - Non solo sei una tartaruga antropomorfa che cerca di salvare New York, ma sei anche un ninja? -.
- Beh... è una storia un pò lunga... -, Donatello esitò, riflettendo sul da farsi e se rivelare a quella giovane chi egli fosse davvero sarebbe stata una buona idea.
Lola gli tolse ogni incertezza indicandogli con un gesto la camera in cui si trovavano e il corridoio che portava alle altre stanze: - Non temere, avrai tempo di spiegarti mentre cerchiamo il tuo taccuino. Prima lo riavrai, prima uscirai dalla mia vita -.

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Capitolo 3
*** Resoconto ***


- Quindi ricapitoliamo... -, Richard si strinse l'accappatoio attorno al corpo, prima di ristendersi comodamente sul divano accanto a lei, anche lei in accappatoio e pantofole, che sorseggiava con calma un Virgin Mojito, - La tua cara tartaruga antropomorfa con la bandana viola non è un'allucinazione e inoltre sta difendendo New York insieme ai suoi fratelli da un'invasione aliena? -.
Lola annuì, prendendo un altro sorso della bevanda. - Tu invece? Hai ristrutturato, vedo... -, commentò, guardandosi attorno; Rich doveva aver sicuramente avuto un altro accesso d'ira vista la presenza di tutti quei mobili nuovi...
- Già, mi è venuta un'improvvisa voglia di cambiare. Sai come sono fatto -, rispose con un sorrisetto, ma entrambi sapevano che non era così; Rich aveva un lato più oscuro, un qualcosa che non aveva ancora mai rivelato a nessuno, nemmeno a Lola, che considerava alla stregua di una sorella, e Lola temeva con le domande sbagliate di risvegliare quel lato del ragazzo che così tanto temeva di vedere.
Tra loro calò un silenzio nervoso, rotto soltanto dai loro respiri e dal tintinnio del ghiaccio nei loro rispettivi bicchieri.
- Ci sarebbe un'altra cosa di cui dovrei parlarti... -, come sempre, fu Richard a rompere quella stasi, con un tono che presagiva brutte notizie.
- Sarebbe? -.
- Le nostre sorelle stanno per incontrarsi -.
Dopo appena un secondo il bicchiere di Lola crollò sul pavimento, disgregandosi in una tempesta di vetro.
- Che cosa c***o stai dicendo?? -.
- Quello che ho appena detto. Mia sorella è sicuramente a New York e la tua in questo momento è in giro insieme al suo fidanzantino -, Richard non si scompose affatto, nè si alzò per rimediare al disastro; ci avrebbe pensato la donna delle pulizie il giorno dopo.
- Non è quello che intendo. Voglio sapere in che modo sei venuto a contatto con la mia sorellastra Richard -, Lola gli afferrò un braccio, scuotendolo come se così potesse fargli cadere le parole di bocca.
Il ragazzo non si scostò, nè cambiò l'espressione neutra del suo viso, come se non avvertisse la presenza di quel contatto. - L'ho incontrata per caso, dopo aver fatto la conoscenza del suo fidanzato, un certo Casey Jones... Devo dire però che non vi somigliate affatto. Se non si fosse presentata non avrei mai potuto collegarla a te -.
Quell'ultimo commento sembrò calmare la giovane, che smise di scuotergli l'avambraccio e tornò a distendersi sui cuscini del divano, mormorando imprecazioni a mezza bocca.
- E io che pensavo di essermene liberata... -, aggiunse infine, alzandosi poi per andare a prendere straccio e scopa e pulire il disastro sul pavimento.
- E' davvero una ragazza così tremenda? A me sembra piuttosto normale... -, commentò il ragazzo, alzandosi a sua volta per darle una mano.
- Non è lei ad essere tremenda, ma... Ah non so come spiegartelo... -, la corvina scosse lentamente la testa, come per scacciare un qualche pensiero cattivo.
- Allora non sforzarti -, Rich fece spallucce, andando poi a buttare i cocci di vetro in cucina e tornare verso il frigo-bar per prepararle al volo un altro drink.
Lola lo osservò per qualche secondo, mordendosi il labbro inferiore, pensierosa, prima di decidersi a dirgli: - Non mi avevi detto di avere una sorella... -.
- Perchè non l'ho mai ritenuto necessario -. Quella risposta sembrò ferirla, perchè replicò freddamente: - Eppure di me tu sai tutto... -.
Richard sospirò, passandosi una mano tra i capelli verde fluo, conscio di aver detto una cavolata. - Hai ragione, perdonami. Ca**o quando do queste risposte mi sembra di sentire quel pazzo, psicotico, megalomane e complottista di mio padre -, mormorò l'ultima parte tra sè e sè, ma Lola riuscì a sentirlo benissimo data la poca distanza che li separava e l'assoluto silenzio che regnava quella sera in città. Sembrava che qualcuno avesse premuto il tasto di un telecomando e avesse tolto l'audio a New York, una cosa più unica che rara.
Nonostante questo non commentò quell'uscita di Richard su suo padre, limitandosi ad annuire e ad accettare il nuovo drink analcolico che le veniva offerto, occhieggiando con disapprovazione il terzo Margarita che il ragazzo si era preparato.
- Hai intenzione di ubricarti di nuovo? -, gli chiese con un tono quasi materno.
- Nah, ho solo bisogno di annebbiarmi un pò la mente, specialmente contando che siamo entrambi nudi sotto questi accappatoi, quindi devo impedire al mio cervello di pensare cose strane -, sogghignò, tirando dispettosamente un lembo della stoffa dell'accappatoio di lei.
- Oh ma per favore! -, rise lei, sapendo quanto erano vuote le sue "minacce", - Come se io poi ti permettessi di farmi qualcosa. Ti ritroveresti catapultato fuori dalla finestra in 3 secondi -.
- Oh ma davvero? -, la incalzò lui, prendendola alla sprovvista facendole il solletico, - E come? Chiamerai in aiuto il tuo nuovo amico ninja per aiutarti? -.
Lola non riuscì a rispondergli, in preda com'era alle risate, ma nemmeno provò a sfuggirgli; si fidavano ciecamente l'uno dell'altra, sebbene alcune cose tra di loro ancora non erano state dette.
L'"attacco" fortunatamente poi durò solo pochi secondi, dopodichè Richard l'aiutò a rimettersi seduta, sistemandole amorevolmente l'accappatoio sulle spalle, allacciandoglielo in vita. - Scusa baby, mi sono lasciato andare -.
- Tranquillo... -, replicò lei mentre riprendeva fiato, - Sono abituata alla tua irruenza ormai... -. Si sistemò meglio accanto a lui, spalla contro spalla, la tensione tra loro ora scesa del tutto.
- Comunque hai ragione... Io di te conosco ogni cosa... Forse sarebbe il caso che ricambiassi il gesto data l'immensa fiducia che mi dai -, commentò lui con un sospiro, non del tutto sicuro delle sue parole.
- Non preoccuparti. Ogni cosa a suo tempo Rich. Quando ti sentirai pronto mi dirai ciò che puoi, come io ho fatto con te -, lo rassicurò lei, passandogli fraternamente un braccio attorno alle spalle, tirandoselo vicino e premendogli un casto bacio sulla guancia destra, proprio sopra il neo tatuato.
Lui lasciò andare un altro sospiro. - Posso cominciare col dirti che... mio padre Oroku Saki detto Shredder mi vuole morto, mia sorella Karai per quanto abbia solo 17 anni è una guerriera ninja provetta, e che non stento a credere che quelle tartarughe e gli alieni siano veri perchè ho un'amica metà donna e metà serpente che vive nelle fogne, si chiama Shitsu e viene dalla Dimensione X -.
I cinque secondi di silenzio che si susseguirono sembrarono più lunghi di un'ora.
- Sc-Scusa? Puoi ripetere? -, Lola lo fissava ad occhi spalancati, come se le avesse appena raccontato che lui stesso fosse in realtà un Kraang.
Richard sospirò, prima di alzarsi e dirigersi nuovamente verso il frigo-bar.
Quella spiegazione avrebbe richiesto la presenza di un quarto Margarita... .
 

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Capitolo 4
*** Intruso ***


Era la quarta volta in un solo mese che ritrovava la piccola tartaruga con la bandana arancione rannicchiata in un angolo della sua tana, a dormire placidamente in mezzo a un mucchio di stracci che aveva raccolto in giro per le fogne, lavato come poteva e raggruppato per farne un piccolo giaciglio.
Shitsu si lasciò scappare un piccolo sospiro, posando il canestrino che reggeva tra le mani nel quale solitamente portava il cibo, e avvicinandosi al piccolo Michelangelo, avvolgendosi maternamente attorno a lui con la coda; gli carezzò gentilmente una guancia lentigginosa, percorrendo lentamente con le dita affusolate quella pelle liscia e dal colore verde vivace, osservando la bocca del mutante curvarsi lentamente in un piccolo sorriso. La donna serpente sorrise a sua volta, picchiettandogli piano il naso in modo da svegliarlo. - Michelangelo… sssvegliati piccolo… -.
La tartaruga emise un piccolo sbadiglio, aprendo pian piano i lucidi occhi azzurri fissandoli sulla donna. - Ciao Shitsu… -, mormorò con voce ancora assonnata, stiracchiandosi piano e tirandosi su a sedere; mentre lo faceva, Shitsu non mancò di notare di come si muovesse molto lentamente e cercasse di non portare troppo il peso sulla gamba sinistra. Ad un esame piú attenta, la donna serpente si accorse delle varie contusioni e di alcuni tagli lungo le braccia; corrugò la fronte, avvicinandosi preoccupata al giovane ninja.
- Michelangelo… va tutto bene? -, chiese, scorrendo un dito su un livido che sembrava molto recente. La tartaruga si lasciò scappare un sibilo di dolore, allontanandosi da lei di riflesso. - No! Non toccare per favore... Fa ancora male... -.
- Oh povero piccolo... -, Shitsu si avvicinò lentamente, avvolgendo delicatamente il giovane tra le spire della sua coda, attirandolo piano a sè, - Per favore, lassscia che ti aiuti a guarire... -. Mentre Michelangelo si accoccolava tre le sue squame, Shitsu si allungò verso un angolo della sua tana, tirando fuori una scatola del pronto soccorso stranamente intatta, quasi nuova, troppo perfetta per un luogo quale le fogne; il ninja sembrò notarlo perchè occhieggiò l'oggetto con curiosità: - Non dirmi che qualcuno ha avuto l'idea di buttare un'intera cassetta del pronto soccorso nell'immondizia? -.
Shitsu si lasciò scappare una risatina nel mentre che inziava ad occuparsi delle ferite del ninja: - Oh no, quesssta è ssstata un piccolo regalo di un amico della sssuperficie -.
- Della superficie? Cioè... un umano? -, gli azzurri occhi della tartaruga si illuminarono per la sorpresa, - Tu hai un amico umano? -.
La donna ridacchiò ancora, annuendo: - Ti ssstupisce? Non tutti gli esssseri umani sssono sssussscettibili ad un'amicissia... poco convenssionale diciamo. Sssono ssstata abbassstanssa fortunata da trovare qualcuno che non tremasssse davanti al mio assspetto -.
- Già...sei stata fortunata... -, l'entusiasmo di Michelangelo si spense; i suoi occhi presero a vagare sulle sue ferite, infertegli dal suo ultimo scontro con quello che ormai sapevano sarebbe diventato il loro peggior incubo.
Shredder.
Il solo ripensarci gli fece correre un brivido lungo la schiena...soprattutto perchè in parte se ne sentiva in colpa: se lui non avesse insistito nel voler incontrare Chris Bradford, molto probabilmente il nemico del loro Sensei non sarebbe mai venuto a sapere della loro esistenza... Naturalmente nessuno dei suoi fratelli e nemmeno Splinter lo ritenevano responsabile per ciò che era successo, ma una parte di sè non poteva evitare di pensarlo.
- Michelangelo... tesssoro va tutto bene? -, Shitsu gli carezzò il viso maternalmente, richiamando la sua attenzione; di riflesso il giovane ninja strusciò il proprio viso contro il suo palmo, lasciandosi scappare un sospiro stanco. - E' tutto ok... è solo un periodo un pò stressante... -, mormorò, accoccolandosi di più contro il corpo della donna-serpente, rilassandosi ancora di più e avvertendo le palpebre farsi ancora più pesanti di prima.
- Piccolo... -, Shitsu gli si avvolse intorno lentamente, attirandolo a sè in un abbraccio materno, carezzandogli la testolina delicatamente, cullandolo istintivamente, - Riposssa pure tranquillo, cucciolo. Parleremo con più calma quando ti sssarai risssvegliato -.
Osservò gli occhi del giovane chiudersi ancora una volta con un sorriso, quando inaspettatamente avvertì un suono provenire dalle sue spalle: passi lenti, calcolati, silenziosi quanto quelli di un predatore. Velocemente, ma con cautela, posò la giovane tartaruga sul suo giaciglio, voltandosi poi verso l'entrata della sua tana. Gli occhi serpentini della donna si assottigliarono pericolosamente, mentre snudava le zanne con un sibilo minaccioso: chiunque fosse l'intruso che osava addentrarsi nel suo territorio avrebbe trovato pane per i suoi denti.
I passi si avvicinavano sempre più e la coda della donna fremeva d'impazienza, il veleno delle sue zanne che già le colava giù a bagnarle la lingua e le labbra; sarebbe bastato un attimo, solo un morso e la sua preda sarebbe stramazzata al suolo, paralizzata e alla sua mercè...
Con un ultimo, minaccioso sibilo, la donna si lanciò all'attacco!

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Capitolo 5
*** Vino ***


 

Era sera tardi; ma chi voleva prendere in giro, era notte inoltrata! Ma d’altronde cosa importava? 

Con lo sguardo fisso sulle gocce di pioggia che bagnavano il vetro della finestra, Richard mandò giú l’ennesimo bicchiere di vino; aveva scelto quella bevanda invece dei suoi soliti super-alcolici con l’illusione che la sbronza gli sarebbe arrivata piú lentamente.

Ovviamente si sbagliava.

Seduto sulla poltrona nuova, con le gambe appoggiate sui braccioli del divano lí vicino, unico pezzo d’arredamento ad essersi salvato dal suo scatto d’ira, avvertiva la mente annebbiarsi e le palpebre farsi sempre piú pesanti; si sarebbe sicuramente addormentato se non fosse stato per l’improvvisa presenza apparsa nella stanza.

- Ciao fratello, come va il processo di autodistruzione? -.

Il giovane sorrise al tono di scherno della kunoichi: - Oh non mi lamento… Il veleno che ho scelto per la mia lenta fine ha un aroma delizioso… -, ne prese un altro sorso, indicando poi con un cenno la bottiglia lì accanto, - Non ne é rimasto molto ma… se vuoi approfittarne… -.

- Non essere ridicolo Daichi, sai che non-! -, Karai non ebbe il tempo di concludere la frase che si ritrovò a dover evitare di essere colpita dal bicchiere che il fratello le aveva lanciato contro, ora frantumato contro la parete, il vino rosso che lo macchiava come fosse un’oscura macchia sanguinolenta.

- Non chiamarmi in quel modo Karai… -, sibilò minaccioso Richard, gli occhi che gli ribollivano di un’ira improvvisa. Odiava sentire pronunciare quel nome al quale non voleva essere in alcun modo associato.

La ragazza si morse le labbra, impedendosi di replicare con una frecciatina sarcastica; Daichi…o meglio, Richard, non aveva la stessa pazienza del padre, soprattutto non sotto l’effetto dell’alcool.

- Come vuoi… -, mormorò, avvicinandosi poi con cautela a lui e porgendogli un altro bicchiere preso dal tavolino li vicino, accanto alla bottiglia.

- Grazie sorellina… sei cosí gentile -, le sorrise affabile ora, la rabbia completamente sparita dal suo viso; bevve il vino, dopodiché lasciò ricadere la testa all’indietro con un sospiro stanco, 

- Detesto questo lato di me… mi ricorda troppo lui… -, sussurrò piú a se stesso che alla sorella, mentre questa si sedeva sul bracciolo della poltrona, accanto a lui.

- Anche io ti detesto quando sei in questo stato fratello, ma ti perdono -, gli concesse, passandogli una mano tra i capelli verde fluo, prima di lasciarsi scappare un altro commento: 

- Sarebbe ora ti rifacessi la tinta, ti si vede la ricrescita fratellone -.

Lui non la stava guardando, ma sapeva perfettamente che stava sorridendo dispettosa. 

- Non rompere Karai… -, replicò, facendole una linguaccia molto infantile, strappandole una risatina alla quale si uní poco dopo; lasciò che lei continuasse a carezzargli i capelli, muovendo di poco il viso per poterla guardare in volto.

Karai era cresciuta; l’ultima volta che si erano visti era stato prima che lui scappasse dalla tirannia del padre ancora un volta, con lei che all’ultimo si rifiutava di seguirlo in preda ad una lealtà che non sarebbe mai riuscito a comprendere. Era solo una bambina allora, mentre adesso stava sbocciando in tutta la sua tremenda bellezza. Richard sollevò un poco la mano, facendo scorrere le dita su una guancia morbida di lei, sentendo sotto i polpastrelli la morbidezza di quella pelle candida. Dio, quanto le era mancata!

Senza rendersene conto aveva dovuto dar voce a ciò che stava pensando, perché Karai ridacchiò ancora una volta, scuotendo un poco la testa: - Non ti ricordavo cosí sentimentale fratello. Forse dovresti smetterla di bere quel vino, prima di poter dire ancora qualcosa con cui potrei ricattarti -.

Un ghigno impertinente si fece strada sul volto del ragazzo: - Attenta ragazzina, non sai quel che dici… Non giocare col fuoco se non vuoi finire abbrustolita… -. Non era una vera minaccia, ma Richard doveva pur mantenere la sua immagine di fratello maggiore contro l’impertinenza di lei.

- Dimmi piuttosto… che novità ci sono? -, chiese dopo qualche secondo in cui entrambi avevano goduto di un placido silenzio, interrotto solo dallo scroscio della pioggia.

- Nostro padre è come al solito cocciuto ed incentrato sul cercare la propria vendetta contro i suoi nemici. Non vuole sentire ragioni, sebbene ci sarebbero problemi più gravi che distruggere Hamato Yoshi -.

- Fammi indovinare… Un’invasione aliena ad esempio? -.

Alle parole di Richard seguì un silenzio carico di interrogativi, durante il quale il ragazzo continuò ad assumere vino, la piacevole sensazione della sbronza imminente che pian piano si faceva strada nella sua mente.

- Come fai a… -

- Ho i miei informatori sorellina -, sorrise sardonico lui senza lasciarle finire la propria domanda, - Se pensavi di stupirmi devo purtroppo spegnere il tuo entusiasmo. So anche delle tartarughe -.

- Ma che diavolo Richard! -, sbottò lei, improvvisamente arrabbiata, - E allora che cosa cavolo mi hai mandata a chiamare a fare? Sai quanto ho rischiato per venire qui?? -, si tirò in piedi, facendo qualche passo lontano da lui, un’espressione quasi tradita sul viso, ispessita dal pesante trucco dalle sfumature nere e rosse attorno agli occhi.

Il ragazzo non fu stupito da quell’accesso d’ira, anzi quasi se l’aspettava in fondo: Karai era sempre stata una ragazza che aveva dovuto lottare per riuscire ad ottenere una posizione di rispetto, e il vedersi surclassare così, anche se si trattava solo di misere informazioni, aveva sicuramente offeso il suo ego.

Le sorrise tranquillamente, facendole cenno di avvicinarsi: - Il fatto che volessi rivederti dopo anni di lontananza non è abbastanza per te, Karai? -.

Lei, però, non si avvicinò, continuando a fulminarlo con lo sguardo: - Conosci la mia situazione fratello. Il fatto che tu mi abbia messo in pericolo solo per una questione sentimentale… -.

- Non saresti in pericolo se non ti fossi rifiutata di venire con me quando te l’ho chiesto -, replicò il ragazzo di scatto, velenoso quanto una vipera, lasciando fosse l’alcool a parlare; se ne pentì immediatamente quando con la coda dell’occhio vide la ragazza allontanarsi verso la finestra per andarsene.

Si lasciò scappare un sospiro… Certe volte si comportava proprio da idiota…

- Karai, aspetta. Per favore -, aggiunse con tono quasi implorante.

La giovane si fermò, senza però voltarsi, in attesa.

- Conosco abbastanza nostro padre da sapere che cercherà di trascinarti all’Inferno con sè. Fatti furba e cerca piuttosto di allearti con quelli che lui definisce nostri “nemici”, invece di combatterli. Sarebbe la cosa giusta da fare per sopravvivere, credimi… -.

L’ultima cosa che sentì prima di addormentarsi a causa del vino, fu la finestra dell’appartamento chiudersi dietro le spalle della sorella.

 

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