La figlia del fabbro

di fiorediloto40
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Il destriero purosangue attraversò la ressa, facendosi largo tra il pubblico incuriosito dall’inaspettato arrivo di qualcuno ben protetto dalle guardie. Sebbene fosse giorno di mercato, la gente abbandonò qualunque interesse per la mercanzia in bella mostra sui banchi per stringersi e spingersi, tendendo il collo nel tentativo di vedere chi fosse appena arrivato in paese. 
 
- Permesso...fate attenzione! - le guardie tentavano di arginare i curiosi soprattutto per la loro incolumità. Il cavallo in groppa al quale il nuovo arrivato stava avanzando non amava affatto il contatto ravvicinato con la gente, ed era più che comprensibile, avendo sempre vissuto in boschi e accampamenti militari.
 
Da una delle finestre del palazzo reale, Aiolos osservò la scena sorridendo.
 
- Cos’è che ti diverte tanto? -.
 
Senza bisogno di voltarsi, Aiolos allargò ancora di più il sorriso, accarezzando le mani che, da dietro, gli cinsero amorevolmente la vita.
 
- Niente amore mio...niente...è solo che sono sempre stupito da come un evento comune come l’arrivo di un cavaliere agiti la curiosità della folla -.
 
- È comprensibile - Shura sorrise discretamente accompagnando il marito - nel nostro paese le grandi novità sono rare, la vita scorre abbastanza tranquilla... -.
 
- Cosa della quale non sarò mai abbastanza grato ad Atena - le fece eco Aiolos avvertendo il capo di Shura annuire sopra la sua spalla.
 
- Ad Atena...e ai nostri soldati - gli ricordò Shura - molti sono stati lontani dalle loro case per anni, per proteggerci -.
 
Aiolos concordò con le parole di Shura e, dopo essersi voltato senza perdere il contatto con le sue mani, la strinse a sé, affondando il naso nella sua lunga chioma corvina.
 
- È molto saggia la mia regina... - e sebbene il tono fosse ironico, il senso delle sue parole era più che sincero e motivato.
 
- Non sono una regina - lo corresse Shura sorridendo - ma la moglie del sovrintendente...-.
 
- Per me sei la mia regina - la interruppe serio - una giudiziosa... - pose un bacio sulla sua mano - assennata... - si spostò sul collo - bellissima...regina - concluse sfiorando le labbra della donna con le sue.
 
Se qualcuno avesse chiesto ad Aiolos cosa ne pensasse della sua vita la risposta avrebbe potuto essere solo una. Era felice. Tanto felice. Aver incontrato Shura era stata la fortuna più grande che gli fosse capitata. Soprattutto dopo quello che aveva passato. Quando, un paio di anni prima, un nobile spagnolo era giunto in paese in cerca di un posto tranquillo in cui vivere con la sua giovane figlia, Aiolos non aveva avuto nulla da ridire, tutt’altro...l’idea di guidare un paese considerato sicuro era per lui motivo di grande orgoglio, e se un uomo venuto in Grecia dalla Spagna aveva scelto proprio quel luogo per stabilirsi, significava che stava adempiendo in maniera efficiente al suo ruolo di sovrintendente. Per di più quell’uomo, di nome El Cid, sebbene all’apparenza sembrasse rigido ed inavvicinabile, era una persona molto seria ed affidabile, e per provvedere alle esigenze sue e di sua figlia, aveva dato lavoro a molte persone del posto, sia in casa che nei campi che aveva acquistato.
 
Per i primi tempi Aiolos aveva avuto contatti solo con El Cid e prevalentemente per questioni inerenti i raccolti, le tasse, e i lavoratori, ma quando, durante una cena organizzata al palazzo aveva conosciuto sua figlia, una bellissima ragazza mora, con la pelle candida e gli occhi verdi, non aveva capito più nulla...da quel momento in poi la giovane era entrata nella sua mente e nonostante fosse di poche parole, desiderò che fossero tutte rivolte a lui. Non era stato semplice corteggiarla anzi...Shura aveva un aspetto serio proprio come quello di El Cid, ed anche caratterialmente gli somigliava molto, tuttavia, la caparbietà di Aiolos era stata più forte di qualunque resistenza facendo capitolare la spagnola. Alla fine, Shura aveva accettato l’interesse di Aiolos e non solo...perché la gentilezza di quell’uomo con gli occhi più dolci che avesse mai visto, ed il suo sorriso caldo e amorevole, avevano sgretolato la sua apparente freddezza.
 
- Dobbiamo andare... - tornando alla realtà, Shura si allontanò leggermente prima di perdersi nelle loro abituali effusioni.
 
Dopo aver brontolato un po', Aiolos si ricompose e si preparò per andare ad accogliere i soldati rientrati, non prima, però, di aver rubato un ultimo bacio veloce alla sua regina. Dopodiché, finalmente, partì, e mentre scendeva le scale in direzione dell’ingresso del palazzo, non poté evitare che un pensiero si facesse largo nella sua mente, facendolo sorridere teneramente.
 
Se lei non lo avesse rifiutato, ora non avrebbe Shura. Aveva compreso prima di lui che non erano fatti l’uno per l’altra, preferendo rinunciare ad una vita di agi e comodità per dare ad entrambi la possibilità di trovare il proprio destino. Era una donna straordinaria... 
 
                                                                                                                                                                ****
 
- Bentornato Capitano! - il sovrintendente accolse il nuovo arrivato con un saluto formale, dirigendosi verso di lui tra le guardie che sorvegliavano l’ingresso - Bentornato amico mio... - gli sussurrò ad un orecchio, quando fu vicino, sciogliendosi in un abbraccio fraterno che gli mancava da molto tempo.
 
- Grazie Aiolos - Saga ricambiò l’abbraccio con affetto - è bello essere a casa! - dopodiché fece un piccolo inchino alla donna che era accanto all’amico, immaginando che fosse sua moglie. Come lo stesso gli confermò subito dopo. 
 
Quando Aiolos e Shura si erano sposati, Saga era ancora via per la sua missione. Quando gli giunse la notizia delle nozze, gli dispiacque sinceramente non poter essere presente, ma non avrebbe mai potuto abbandonare l’accampamento lasciando i suoi uomini senza una guida. L’unica cosa che poté fare, non essendogli possibile rientrare, fu inviare all’amico di sempre una lettera di felicitazioni, esprimendogli i suoi più sinceri auguri.
 
- Fratello! - prima che qualcuno potesse dire altro, una figura identica a quella di Saga irruppe sulla scena, correndogli incontro, abbracciandolo quasi fino a farlo cadere per l’impeto con il quale si era gettato su di lui - Finalmente sei tornato! -.
 
Rischiando di soffocare tra le braccia del suo gemello, Saga non riuscì a dire nulla ma ricambiò il suo gesto d’affetto nel medesimo modo, stringendolo forte. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli era mancato molto.
 
- Se continui così non durerò a lungo... - gli fece notare in tono ironico dopo qualche istante, e venendo prontamente liberato solo per vedere di fronte a sé un enorme sorriso.
 
- Bene, vi lascio soli - divertito dall’intrusione, Aiolos si mosse insieme a Shura indicando la loro partenza per lasciare un po' di privacy ai due gemelli - ci vediamo a cena, così potrai ragguagliarmi meglio sulla missione - aggiunse rivolgendosi a Saga e vedendolo annuire, prima di rientrare all’interno del palazzo.
 
- Allora fratellone...come stai? - il sorriso di Kanon andava da un orecchio all'altro. Era davvero felice di rivedere il suo gemello. In dieci anni di missione militare passati lontano dal villaggio gli era mancato da morire, e da ormai troppo tempo non vedeva l’ora di riabbracciarlo.
 
- Bene - rispose Saga con lo stesso sorriso - Anche se ora sto molto meglio... - aggiunse ammiccando.
 
- E non hai ancora visto niente! - non smettendo per un attimo di sorridere, Kanon avvolse le spalle di Saga con un braccio per portarlo all’interno del palazzo - Non hai idea della sorpresa che ti aspetta! -.
 
- Cosa vuoi dire?! - mostrandosi fintamente spaventato, Saga aggrottò le sopracciglia incuriosito. Kanon era una fucina di idee...non sempre buone a dire il vero, ma la sua allegria non poteva che metterlo di buonumore. Sì. Decisamente gli era mancato.
 
Entrarono a palazzo, una struttura in pietra fortificata da imponenti mura. Continuando a tenersi abbracciati, salirono diverse rampe di scale che, partendo dall’atrio illuminato dalle luci delle lampade ad olio, conducevano ai piani alti lasciando gradualmente il posto alla luce naturale che filtrava dalle grandi finestre in vetro decorato. Saga notò come anche all’interno del palazzo la sorveglianza presidiasse i punti più strategici, complimentandosi internamente con Kanon che, in qualità di suo vice, garantiva la sicurezza in modo impeccabile. 
 
Uscì tuttavia dai suoi pensieri, quando, dopo aver attraversato l’ennesimo corridoio, il suo gemello si fermò davanti ad una massiccia porta di legno scuro. Finti colpi di tosse richiamarono la sua attenzione facendolo accigliare leggermente.
 
- Eccoci qua...ti attende una sorpresa Saga! Beh...ad onor del vero - assunse un’aria di sufficienza - l’avrei meritata più io ma d’altronde...sei il maggiore...il capo delle guardie...quindi è più che comprensibile che sia stata destinata a te... - concluse strizzando un occhio in direzione del gemello.
 
Convinto che Kanon lo stesse accompagnando nella sua camera da letto, Saga, perplesso, avrebbe voluto sapere di cosa accidenti stesse parlando, tuttavia, non ebbe il tempo di controbattere né di fare domande, quando lo vide aprire la porta e mostrargli il grande spazio che c’era oltre. Le sopracciglia alzate e la bocca semiaperta, per diversi istanti Saga rimase in silenzio e, dopo qualche tentativo, andato a vuoto, in cui mosse soltanto le labbra, scosse la testa incredulo facendo ridere il suo gemello.
 
- È un appartamento...Saga! Ed è tutto tuo! -.
 
- Un appartamento...per me...ma perché? -.
 
Saga non comprendeva. Aveva immaginato che, tornato a palazzo, avrebbe condiviso la stanza di Kanon, o, al massimo, che ne avrebbe avuta una per sé, ma non avrebbe mai immaginato un posto così grande.
 
- Perché sei il capo Saga... - Kanon strizzò un occhio - Aiolos ha voluto che avessi i tuoi spazi...d’altronde...dopo dieci anni di campi militari te lo sei meritato...e io sono più che d’accordo con lui...-.
 
- Starai qui con me immagino -.
 
- Non ci penso nemmeno fratellino! - Kanon allungò un sorriso malizioso scuotendo la testa in segno di diniego.
 
- Perché?! - Saga si accigliò al rifiuto.
 
- Per due ragioni...primo... - il gemello minore alzò il dito indice - sto meravigliosamente bene dove sto e non ho intenzione di muovermi dalla mia umile e confortevole stanza...e secondo... - alzò anche il medio - prima o poi dovrai sposarti e condividerai questa casa con la fortunata... - sottolineò l’ultima parola ridendo - e dubito che la tua futura moglie voglia avermi tra i piedi o rendermi partecipe della vostra intimità...voglio dire...sarebbe imbarazzante anche per me...metti il caso che ti capitasse una donna rumorosa? .
 
- Rumorosa? - Saga lo guardò confuso.
 
- Sì rumorosa...a letto! -.
 
Imbarazzato, Saga si coprì il viso con le mani, facendole poi scorrere lentamente e riportando lo sguardo su Kanon che rideva. Sempre diretto. 
 
- Per tua informazione Kanon... non ho intenzione di sposarmi...quindi puoi toglierti quelle idee dalla testa... -.
 
- Perché no? - Kanon allargò le braccia perplesso - Non desideri una moglie che ti accolga di sera quando rientri stanco? Che ti faccia trovare un pasto caldo? E magari anche il letto... -.
 
- Ho capito il concetto! - Saga lo interruppe prima che cominciasse con le sue solite sciocchezze - E comunque no, al momento non ho alcuna intenzione di prendere moglie, e a questo proposito...perché ti concentri tanto su di me? Per caso il fatto di non voler vivere insieme a me è solo una scusa perché sei tu a volerti sposare? - Saga lo schernì - Anche se, a dirla tutta, non ci sarebbe nulla di strano! -.
 
Troppo concentrato sul prenderlo in giro, Saga non notò quando il sorriso che accompagnava il diniego di suo fratello divenne una smorfia malinconica...Kanon avrebbe tanto voluto parlargli, confidarsi, ma Saga era appena tornato, e meritava un po' di tranquillità prima di essere coinvolto nelle sue vicende personali.
 
- Ti lascio in pace - uscendo dai suoi pensieri, Kanon decise di congedarsi per dare modo a Saga di ambientarsi nella sua nuova dimora - Vengo a prenderti più tardi per andare a cena e mi raccomando...cerca di non perderti! - disse mostrando la sua abituale smorfia maliziosa, che si guadagnò il solito complimento...
 
- Idiota! -.
 
Rimasto solo nel suo nuovo alloggio, Saga cominciò a perlustrarlo, per curiosità e soprattutto con la speranza di ambientarsi in fretta. A prima vista il posto era semplice e non troppo grande, ma, non essendo abituato ad avere molti lussi, era più che sufficiente. Inoltre sembrava ben accessoriato. Lo spazio in cui si trovava, l’ingresso, era in realtà un piccolo soggiorno, arredato con un tavolo e sedie di legno ed un divano posto di fronte al caminetto, ai lati del quale si intravedevano due aperture. Una entrava direttamente in cucina, piccola ma funzionale, ed un’altra si apriva su un corridoio che conduceva a due stanze. La prima, più piccola, era senza mobili, mentre l’altra, posta ad una certa distanza, doveva essere la camera padronale, arredata con un letto matrimoniale, due comodini, un comò ed un grande armadio, tutto rigorosamente costruito nel legno scuro degli alberi che da secoli popolavano i boschi del villaggio. Saga rimase sorpreso quando, sporgendosi per osservare un’altra piccola stanza, dalla parte opposta del corridoio, si accorse che si trattava di un bagno. Rudimentale, essenziale, ma pur sempre un bagno. Rarissimo da trovare nelle case comuni. 
 
Sorrise, ringraziando dentro di sé Aiolos per quelle attenzioni che avrebbero reso la sua vita più confortevole.
 
Quando anche i suoi bagagli, che consistevano in poco più di un paio di borse, furono portati nel suo alloggio, Saga sistemò velocemente le sue cose per riposarsi e rinfrescarsi prima di andare a cena. Man mano che il tempo passava apprezzava sempre di più la possibilità di avere un alloggio tutto suo, ed infatti, quando Kanon tornò per chiamarlo e andare insieme nella sala principale, lo trovò davanti al caminetto, seduto comodamente sul divano a godersi il calore del fuoco.
 
- Ti sei ambientato in fretta... - gli fece notare con l’usuale sorriso ironico.
 
Una presa in giro alla quale Saga non rispose, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo e a lasciare l’appartamento, seguito dal suo gemello.
 
La cena fu, tutto sommato, piacevole, e anche se l’unica cosa che Saga avrebbe desiderato dopo la lunga giornata di viaggio era un meritato riposo, la serata trascorse amabilmente. Aiolos volle sapere tutto sulla missione militare, e soprattutto sulla condizione degli accampamenti e quanto fossero in grado di arginare gli attacchi delle terre asservite ad Hades. Negli anni in cui Saga era stato a capo dell’esercito la situazione era stata sotto controllo, e Aiolos era convinto che il suo ritorno a casa avrebbe inevitabilmente indebolito la loro difesa. Tuttavia, avendo già trascorso dieci anni lontano dalla sua patria, non era giusto che Saga si trattenesse oltre, e, per questa ragione, aveva inviato suo fratello Aiolia a sostituirlo nel presidio del territorio. Pregando che andasse tutto bene.
 
La serata fu allietata anche da musica e balli, eseguiti con grazia da alcune giovani del villaggio, e per quanto Kanon non perdesse occasione per punzecchiare suo fratello sull’attenzione che la maggior parte di queste gli rivolgeva, l’unico risultato che ottenne fu il suo brontolio e il divertimento di Aiolos.
 
                                                                                                                                                          ****
L’indomani mattina, Saga si svegliò presto, come sua abitudine. Avrebbe potuto alzarsi con calma, come la vita più tranquilla del villaggio permetteva rispetto agli accampamenti militari, ma aveva premura di conoscere quelli che, da questo momento in poi, sarebbero stati i soldati al suo comando. Dopo una veloce colazione si preparò, impaziente di conoscere la sua nuova guardia.
 
Il giorno prima aveva cercato di dare un’occhiata, e, sebbene al primo colpo d’occhio nessuno avesse la scaltrezza di Deathmask, la forza di Aldeberan o l’astuzia di Dohko, dovette ammettere che Kanon aveva fatto un lavoro più che egregio, dato che, pur non essendo militari da fronte, garantivano brillantemente la difesa interna. Sospirò...i suoi compagni gli mancavano, avevano passato troppo tempo insieme per non sentire la mancanza di ognuno di loro, ma era anche contento di essere tornato a casa, ed il forte bussare alla sua porta gli ricordò che nessuna nostalgia era mai stata più forte di quella provocata dalla lontananza dal suo gemello.
 
- Mi auguro che tu abbia passato una buona notte nel tuo nuovo letto, anche se...devo confessarlo...speravo che lo facessi in piacevole compagnia! - né buongiorno, né un convenevole, ma la solita raffica di sciocchezze uscì dalla bocca di Kanon nel momento in cui Saga aprì la porta. Con aria fintamente rassegnata, il gemello maggiore si chiuse la porta alle spalle, e, con un leggero colpo alla nuca del fratello, mise fine alle sue chiacchiere.
 
Quando giunsero nel cortile, trovarono le guardie già pronte per il saluto al Capitano. Da lì, in breve tempo, arrivarono spediti nella zona dedicata alla formazione.
 
Il campo di addestramento si trovava dietro al palazzo, nell’enorme spazio che lo separava dai boschi che circondavano il paese, costruito proprio in quel punto al fine di presidiare eventuali attacchi provenienti dalle terre circostanti. Il villaggio guidato da Aiolos era uno dei pochi, confinanti con le terre di Hades, a non essere ancora caduto sotto al suo dominio. 
 
Devoto, fin dalla notte dei tempi, al culto della dea Atena, la sua lunga tradizione militare aveva consentito ai soldati ben addestrati di respingere, fino a quel momento, gli insidiosi attacchi dei popoli assoggettati al giogo del dio della guerra. Ovviamente non era facile, non lo era mai stato, e aveva comportato molti sacrifici, non da ultimo la lontananza degli uomini per la difesa del territorio...
 
Kanon si preoccupò di presentare a Saga i due Comandanti che lo aiutavano nell’addestramento, Shaka e Milo, che, dopo i convenevoli di rito, si preoccuparono di metterlo al corrente dello stato di forma del corpo di guardia e delle loro abitudini di addestramento.
 
In quel primo giro di perlustrazione, Saga dovette ammettere di essere piacevolmente colpito. Apparentemente, ma era certo che non si trattasse solo di un’impressione, Kanon e i suoi Comandanti avevano svolto un ottimo lavoro nel garantire la sicurezza, inoltre, l’intesa che sembrava esserci tra di loro, soprattutto tra Kanon e il Comandante Milo, rendeva il lavoro di tutti molto più fluido.
 
Non da ultimo, e questo lo fece quasi sorridere portandolo a sollevare un sopracciglio in segno di approvazione, le corazze e le armi di ognuno dei soldati sembravano essere impeccabili. Anche quelle di Kanon, Shaka e Milo rasentavano la perfezione. Al contrario, lui, che avrebbe dovuto rappresentare il comando superiore, peccava un po' sotto questo punto di vista, ma d’altronde, non avrebbe potuto essere diversamente, considerato il luogo in cui aveva vissuto negli ultimi anni.
 
E proprio mentre Saga era assorto nei suoi pensieri, Shaka gli si avvicinò tanto quanto bastava per rendersi discreto alle orecchie dei suoi subordinati, richiamando l’attenzione del superiore con leggeri colpi di tosse.
 
- Capitano...se permettete... - vide Saga accigliarsi leggermente - la vostra armatura sembra avere qualche problema... - tuttavia non poté continuare, venendo prontamente interrotto da qualcuno che intercettò il suo tentativo.
 
- Shaka...piantala! - con voce fintamente esasperata, Kanon sospirò profondamente - Ti ha già detto di no, quindi smetti di cercare scuse per girarle intorno...e, per l’amor del cielo, trovati una fidanzata! - mantenne il tono volutamente basso perché non arrivasse alle orecchie dei soldati, tuttavia, arrivò perfettamente a quelle di Saga, che assunse un’espressione perplessa.
 
- Poi ti spiego... - si limitò a dirgli Kanon, lasciandolo momentaneamente nell’incomprensione.
 
Senza controbattere, Shaka tornò al suo posto, non prima, però, di aver lanciato al gemello un’occhiata beffarda, che lo fece leggermente sobbalzare. Un piccolo rivolo di sudore freddo, germogliato dal nulla sulla sua pelle, percorse l’incavo della spina dorsale fino alla cintura dei pantaloni, facendolo tremare. Shaka sapeva. Allo stesso tempo, un barlume di lucidità lo riportò immediatamente alla ragione, restituendogli la sua solita espressione sarcastica. Sapeva...ma non avrebbe mai parlato...e non per fare un favore a lui, dato che, come era evidente, non c’era reciproca simpatia, ma perché non avrebbe mai tradito il suo migliore amico.
 
Il resto della mattinata proseguì tranquilla, tra gli allenamenti già programmati e le osservazioni di Saga. Gli uomini erano in un ottimo stato di forma, ma si ripromise di discutere con suo fratello di alcune varianti da apportare alle esercitazioni per renderle più mirate. Non era sulla forza che avrebbero dovuto puntare, perché la numerosità del nemico li metteva in posizione di svantaggio, bensì sulla tecnica, ma soprattutto, sull’astuzia e l’improvvisazione. In quel momento Saga sentì forte l’assenza di Dohko. Sorrise nostalgico. Il “vecchietto” era un maestro nell’arte di ribaltare le sorti di una battaglia, battendo il nemico con la sua fine intelligenza...
 
                                                                                                                                                            ****
- Allora? Puoi spiegarmi cosa significava il siparietto che avete messo in scena oggi tu e il Comandante Shaka? - Saga chiese le spiegazioni promesse da Kanon poche ore prima.
 
Era finalmente sopraggiunta la sera, e, soli nell’alloggio di Saga, seduti di fronte al caminetto, i due gemelli stavano sorseggiando un bicchiere di vino dopo la sostanziosa cena che da poco avevano finito di consumare.
 
- Sei stato scortese con lui - Saga continuò, mentre il fratello si limitava ad alzare un sopracciglio con aria di sufficienza - Lo hai schernito sul piano personale... -.
 
- È stato lui a metterla sul piano personale - lo interruppe Kanon, vedendo Saga accigliarsi con aria interrogativa - A Shaka non importa un accidente della tua armatura...a nessuno degli idioti là fuori importa nulla delle loro armi e corazze... - la voce era beffarda - l’unica cosa che interessa loro è avere una scusa per vedere Mu... -.
 
Saga alzò le sopracciglia, ancora più confuso di prima. Chi diavolo era Mu? Ma non fu necessario esprimere i suoi dubbi a parole, dato che Kanon lo anticipò intuendo facilmente i suoi pensieri.
 
- Mu è la figlia di Shion...il fabbro...colui che si occupa di forgiare e prendersi cura di tutti i nostri armamenti... - continuò, avendo tutta l’attenzione di Saga - Sono arrivati subito dopo la tua partenza per la missione, dieci anni fa. Provengono da un recondito paese del Tibet, dal quale sono andati via a causa dei dissidi con il popolo cinese, ma pur non essendo originari di qui non hanno avuto alcun problema ad integrarsi anzi...Shion è stata una benedizione per il nostro esercito! Vive poco lontano dal palazzo, proprio al centro del Paese, la sua casa è facilmente riconoscibile perché la fucina è sempre accesa e puoi vedere il fumo uscire dal comignolo a qualunque ora...del giorno e della notte...in inverno ed in estate...Mu è la sua giovane figlia, e, da quando ha raggiunto l’età per prendere marito, molti fanno avanti e indietro tra il palazzo e la fucina solo per vederla, ricorrendo alle scuse più disparate...-.
 
- Per questa ragione le armature sono perfette? - domandò Saga sinceramente stupito, vedendo Kanon annuire in modo deciso.
 
- Sì. Te l’ho detto, qualunque scusa è buona -.
 
- Dunque...considerato quanto accaduto oggi...mi stai dicendo che anche il Comandante Shaka è tra questi? -. 
 
Saga faticava un po' a crederlo. Non perché conoscesse il Comandante, tutt’altro, lo aveva visto per la prima volta quel giorno stesso, ma Shaka aveva un’espressione così seria e compassata che faceva davvero fatica a vederlo nelle vesti di spasimante tenace. Tuttavia, l’espressione che Kanon gli rivolse non lasciò spazio a dubbi.
 
- Shaka è uno di quelli che non si arrendono. Sebbene Mu gli abbia già fatto capire in più di un’occasione di non essere interessata -.
 
- È strano - gli fece notare Saga - Shaka occupa una posizione rilevante, inoltre, è di bell’aspetto...non vedo perché una giovane donna dovrebbe rifiutarlo -.
 
- Perché non conosci Mu! - rispose Kanon infastidito - Se fosse stata interessata a queste cose, ti garantisco che avrebbe avuto ben altro da scegliere oltre al Comandante... - si fermò, pentendosi subito dopo di quello che aveva detto. E non perché ci fosse qualcosa da nascondere, semplicemente...era passato molto tempo e la vita era andata avanti per tutti. Ormai non aveva più senso parlarne.
 
Ma aveva sottovalutato la curiosità di Saga, che ora lo stava guardando con un sopracciglio alzato, in attesa che continuasse. Sbuffò, ponderando il da farsi con un rapido ragionamento. In fin dei conti non era un segreto per nessuno, oltre al fatto che le cose si erano risolte per il meglio...dunque, non c’era niente di male nel fatto che anche Saga ne fosse al corrente.
 
- Aiolos... - per qualche istante l’unico suono udibile nella stanza fu il crepitio del fuoco - anche Aiolos ne era innamorato ma, come chi lo ha preceduto e tutti quelli che, fino ad oggi, lo hanno seguito, è stato rifiutato -.
 
Saga rimase comprensibilmente sorpreso, e la sua espressione mostrava tutto il suo stupore.
 
- Ma...ma come? Lui...Shura... -.
 
- È stato poco tempo prima che Shura si trasferisse qui con suo padre - rispose Kanon - Non lo negherò, e non è un segreto...Aiolos ha sofferto per il rifiuto di Mu, ma, quando ha conosciuto Shura, è davvero rinato, innamorandosene perdutamente...da quel momento in poi, tutto è passato nel dimenticatoio, com’era giusto che accadesse, lasciando ognuno libero di andare avanti con la propria vita -.
 
Saga poté solo annuire alle parole di Kanon. Ne erano accadute di cose durante la sua assenza...ma era più che comprensibile. Dieci anni non erano pochi, le persone erano cambiate, le situazioni mutate. Gli dispiaceva sinceramente di non aver potuto aiutare il suo migliore amico in un momento così difficile della sua vita, tuttavia, non avrebbe potuto rimproverarsi nulla, avendo sempre agito per il bene della loro gente.
 
- Mi dispiace per Aiolos e di non essere stato qui... - disse Saga sinceramente dispiaciuto - però sembra che le cose siano andate per il meglio, ora ha Shura e sembra esserne completamente innamorato - vide Kanon annuire in maniera decisa - evidentemente si è lasciato alle spalle questa Mu e i suoi capricci... - non poté continuare. Non quando vide gli occhi del suo gemello stringersi in una fessura.
 
- Non parlare di lei in questo modo Saga...non te lo permetto... - sibilò Kanon palesemente infastidito.
 
- Ah no? - gli fece eco Saga non capendone la stizza - Quale ragione...se non un capriccio...spingerebbe una ragazza del popolo a rifiutare un matrimonio con il sovrintendente, un matrimonio che chiunque sognerebbe, rinunciando ad una vita comoda e agiata? -.
 
- L’amore...Saga...l’amore... - rispose Kanon malinconico - Ti è mai passato per l’anticamera del cervello che anche una, come l’hai definita tu, “ragazza del popolo” abbia il diritto di sposarsi per amore e non per convenienza? -.
 
Diversi istanzi di silenzio riempirono lo spazio tra le loro parole. Saga si prese del tempo, osservando il suo gemello da capo a piedi, soffermandosi sull’espressione indecifrabile del suo volto. Pensieroso, spostò lo sguardo sulla fiamma che ardeva nel caminetto il tempo necessario per mettere insieme i suoi pensieri, per poi portarlo nuovamente su Kanon.
 
- Devi tenere davvero tanto a questa donna - lo vide annuire senza alcuna indecisione - Kanon...sei innamorato di lei? - e con altrettanta certezza lo vide scuotere il capo in segno di diniego. Questo comportamento però, invece di chiarire la situazione, lo gettò ancora di più nella confusione. A questo punto Saga non capiva più nulla. Pensava che l’atteggiamento protettivo del suo gemello nei confronti di questa ragazza fosse dovuto ad un sentimento romantico nei suoi confronti, invece...a quanto sembrava, l’amore non c’entrava nulla. 
 
- Non sono innamorato di Mu...non lo sono mai stato...e non lo sarò mai... - rispose deciso.
 
- Allora non comprendo il tuo atteggiamento Kanon -.
 
- Non lo capiresti comunque...Saga... - lungi dal mostrare l’atteggiamento beffardo che solitamente sfoggiava, Kanon appariva malinconico, abbattuto - Non capiresti... - ripeté più per convincere se stesso che il suo gemello.
 
- Cosa non capirei? Kanon...per favore...mi stai facendo preoccupare -.
 
- Lascia stare - sollevò lievemente un angolo della bocca abbozzando un mezzo sorriso - Fa’ conto che non abbia detto nulla - continuò alzandosi - Ti lascio riposare...sarai stanco...ci vediamo domani Saga... - concluse, lasciando il bicchiere che aveva in mano sul tavolo del soggiorno e avviandosi rapidamente verso l’uscita.
 
- Aspetta! -.
 
Kanon fece solo pochi passi, quando la voce di Saga lo pregò di fermarsi. Non si voltò, continuando a dargli le spalle e sentendo lo sguardo del suo gemello attraversarlo da capo a piedi, attendendo che parlasse.
 
- Per favore... - ripeté Saga con voce implorante - cosa...cosa non posso capire? Se sei innamorato non c’è nulla di male, non vedo perché dovrei prendermela... -.
 
Kanon non rispose, ma il modo in cui strinse i pugni non passò inosservato a Saga, che si zittì, comprendendo come il silenzio di suo fratello nascondesse un segreto doloroso.
 
- Te l’ho detto...non potrei mai amare Mu! -.
 
- Perchè?! -.
 
- PERCHE’ SONO GIA’ INNAMORATO! - Kanon si voltò di scatto.
 
Saga spalancò gli occhi, indietreggiando di un passo. L’urlo di Kanon, inatteso e violento, lo colpì come uno schiaffo in pieno viso, soprattutto perché ciò che aveva detto non giustificava affatto il suo tono arrabbiato. Cosa c’era di male nell’essere innamorato? Mancava un pezzo...c’era qualcosa che non comprendeva, questo era chiaro, e finché non l’avesse compresa non avrebbe avuto pace. Kanon era la sua famiglia, si augurava per lui tutto il bene possibile, ed il fatto che stesse soffrendo, perché di questo si trattava, gli arrecava un dolore immenso.
 
- Kanon...fratello...non c’è niente di male nel fatto di essere innamorato - avanzando con cautela verso di lui, Saga mise una mano sulla sua spalla, scuotendola per portarlo a guardarlo negli occhi - credo che sia una delle cose più belle che possa capitare nella vita di un uomo...io non ho mai avuto questa fortuna, ma se tu ce l’hai, non dovresti viverla con sofferenza, a meno che...non ci siano degli ostacoli...oppure si tratti di una donna già impegnata...oppure... -.
 
- È un uomo -.
 
Saga si interruppe. Tuttavia, la sua mano rimase dov’era.
 
- È.…un...uomo...Saga... - la voce di Kanon tremava, mentre gli occhi iniziarono a brillare per il dispiacere - sì...io...tuo fratello, il tuo gemello...sono un deviato, un dannato scherzo della natura! - non riuscì a trattenere due lacrime, che scivolarono dai suoi occhi rotolando sul suo bellissimo volto - Io...il gemello del Capitano, il vice Capitano che governa le guardie in tua assenza, sono un’anomalia aberrante...e adesso odiami pure se vuoi, disprezzami, allontanami dalla tua vita, ma non mentirò mai davanti a te...né fingerò di essere quello che non sono davanti all’unica famiglia che mi resta... -.
 
Kanon avrebbe continuato ad offendere se stesso, se la forte stretta di Saga, che lo abbracciò contro il suo petto, non avesse messo fine alla sua agonia.
 
- Cosa diavolo stai blaterando?! - lo strinse forte prima di liberarlo e circondare con le mani il viso bagnato di lacrime - In quale luogo recondito della tua folle mente hai potuto pensare che ti avrei odiato per una cosa del genere?! - chiese scuotendolo leggermente prima di stringerlo nuovamente a sé.
 
- Sei la persona che amo di più Kanon...e non mi importa se chi dorme con te porta la gonna o i pantaloni...l’unica cosa che conta è che ti renda felice... -.
 
Kanon si aggrappò a suo fratello, lasciando finalmente scorrere via dal suo cuore le lacrime che, per anni, aveva trattenuto temendo che il suo stesso sangue lo biasimasse, lo rifiutasse, lasciandolo definitivamente solo. E Saga lo tenne contro il suo petto, accarezzando i suoi capelli e stringendolo con affetto, lasciandolo libero di rimuovere il peso che lo opprimeva e gli arrecava tanto dolore. Era vero...la lontananza era stata per lui un peso difficile da sopportare, ma solo ora si rendeva conto di quanto anche Kanon avesse sofferto per quella distanza forzata. Quando gli spasmi, a poco a poco, si furono calmati, Kanon sentì Saga allontanarsi leggermente, ma solo per poterlo guardare negli occhi.
 
- Ricambia il tuo amore? -. Non c’era scherno, né malizia negli occhi di Saga. Solo, una sincera e onesta preoccupazione.
 
Kanon annuì, non perdendo lo sguardo del suo gemello.
 
- Sì, per mia fortuna, mi ricambia - e non riuscì ad evitare di sorridere. Persino in una situazione come quella, il pensiero di essere amato con la stessa intensità che provava, lo rendeva tremendamente felice.
 
- Posso sapere chi è.…o vuoi continuare a tenertelo per te? - vedendo l’espressione di Kanon anche Saga sorrise, mentre con i pollici asciugava le lacrime residue che ancora rigavano il suo volto.
 
- Certo... - Kanon annuì, sentendo finalmente sparire il peso che gli mordeva il petto - È Milo...uno dei Comandanti... -.
 
- Avrei dovuto immaginarlo - gli fece eco Saga - La vostra intesa è piuttosto evidente... - aggiunse riaccompagnando Kanon sul divano per farlo sedere nuovamente. Poi, quando un pensiero attraversò la sua mente, tornò serio, ponendo una questione che non avrebbe mai voluto sollevare, ma che era necessaria. 
 
- Kanon...se dipendesse da me, potresti urlare il tuo amore ai quattro venti, ma... -.
 
- Non temere... - Kanon lo anticipò, intuendo le preoccupazioni del suo gemello - Nessuna delle guardie ne è al corrente...so perfettamente di dover essere discreto, non voglio crearti imbarazzo... -.
 
- Kanon... - lo interruppe Saga - non mi interessa un accidente di me! Credi che, dopo anni passati ad arginare gli attacchi degli spettri di Hades, non sappia come far tacere un manipolo di pettegoli? Solo...non voglio che ti feriscano... -.
 
- Shaka lo sa - disse Kanon dopo aver riflettuto per qualche istante - Non ne ho la certezza matematica, ma sospetto di sì -.
 
- A maggior ragione dovresti essere prudente con lui, ed evitare di prendertene gioco come hai fatto oggi - lo biasimò Saga.
 
- Non parlerà, di questo sono certo - gli fece eco Kanon - Milo è il suo migliore amico e, anche se non ci sopportiamo, non farebbe mai nulla che possa nuocergli o fargli dispiacere -.
 
- Allora...se, da quello che mi stai dicendo, Shaka non è una cattiva persona, perché ce l’hai tanto con lui? - domandò Saga perplesso.
 
- Te l’ho detto...deve smetterla di infastidire Mu! -.
 
Saga roteò gli occhi al cielo. Questa storia stava diventando stancante, oltre a non riuscire a comprendere quale fosse il nesso, e cosa c’entrasse questa fantomatica Mu in tutta la faccenda. Intuendo la sua difficoltà, fu Kanon ad offrirgli una mano per uscire dal guado. Anche perché non avrebbe di certo potuto farlo da solo.
 
- Mu è al corrente della relazione tra me e Milo anzi...a dirla tutta... - Kanon sorrise leggermente - credo che lei lo abbia capito prima di noi - vide Saga aggrottare le sopracciglia confuso e scosse lievemente il capo continuando a sorridere - È stato meno di un anno fa...io e Milo ci trovammo contemporaneamente nella fucina di Shion per riparare le nostre armi...io ero nervoso...Saga...talmente nervoso da non riuscire a proferire parola...e tu sai quanto questo sia quasi impossibile per me! - vide Saga sorridere - La sua vicinanza mi inibiva, non capivo perché ogni qualvolta mi trovassi solo con lui fossi completamente bloccato, e quel giorno non fu diverso...Shion non era in casa, ma a Mu bastò solo un attimo per capire cosa stesse accadendo - si fermò un attimo, ripensando con tenerezza a quel giorno - con la discrezione che la caratterizza ci lasciò soli, dandoci la possibilità di aprirci e confessare i nostri sentimenti, inoltre...da allora, da quel momento, ha sempre protetto il nostro segreto... - si fermò solo un momento per guardare suo fratello negli occhi - come potrei non volerle bene? -.
 
Saga annuì, comprendendo le parole di Kanon. A dire il vero non poteva capirle fino in fondo, e non per il fatto che fosse innamorato di un uomo...l’amore era amore, indipendentemente dal fatto che fosse rivolto al proprio o all’altro sesso, ma semplicemente perché non era mai stato innamorato in vita sua. Tuttavia, gli fu sufficiente vedere l’espressione di Kanon per capire che fosse felice, e non ebbe bisogno di altro.  
 
- E quindi hai deciso di ricambiare il favore prendendoti cura di lei e proteggendola dai corteggiatori indesiderati...giusto? - Saga poté facilmente intuire, a questo punto, il sentimento di affetto e lealtà che lo legava a questa donna, e non impiegò molto a trarne le conclusioni, pur non comprendendone fino in fondo il senso - L’unica cosa che non capisco è.…accidenti! Questo villaggio è pieno di ragazze giovani e belle, e onestamente non capisco cosa possa esserci di così speciale in questa fanciulla da tenervi tutti così... - non continuò. Non quando vide Kanon allargare un sorriso sornione...uno di quei sorrisi che mostrava solo quando, a detta sua, vedeva giocare un gatto con il topo.
 
- Perché non l’hai mai vista...Saga...ecco perché parli così - asserì Kanon con sicurezza.
 
- Avanti Kanon...credi che non abbia mai visto una bella donna in vita mia?! -.
 
- Sì, lo credo, d’altronde...sei mio fratello, il mio gemello, è normale che tu sia circondato da splendide donne! - lo punzecchiò strizzando un occhio - Quella di Mu è una bellezza diversa - disse tornando serio, perdendo il suo sguardo tra le fiamme del camino - è quel tipo di bellezza che puoi vedere una volta sola nella vita...che puoi trovare in luoghi inaccessibili o recandoti alla fine del mondo...che è esattamente il posto dal quale lei proviene... -.
 
Saga lo guardò scettico. Storie! Aveva avuto incontri fugaci con donne stupende, era stato amato alla follia anche in terra straniera, persino da donne che avrebbero dovuto spalleggiare il nemico, ma nonostante la loro bellezza, nessuna di loro aveva lasciato un vuoto nel suo cuore, o almeno nella sua memoria...
 
Tutto questo avrebbe voluto replicare a suo fratello, ma nel momento in cui aprì la bocca la richiuse immediatamente, perplesso da ciò che vide di fronte a sé. Vedere Kanon allegro e beffardo era una cosa normale...vederlo arrabbiato era stancante...vederlo sofferente era doloroso. Ma vederlo serio incuteva rispetto, un rispetto che imponeva solo silenzio.
 
                                                                                                                                                             ****
- Allora, ci sono novità? -.
 
Picchiettando con le dita sul bracciolo dello scranno, Minosse si rivolse ai suoi parigrado, non nascondendo l’impazienza di avere buone notizie.
 
- Sì, ci sono - rispose Rhadamanthys - e sono pessime! - aggiunse con evidente malumore.
 
Il volto di Minosse si accigliò ed anche il movimento delle dita cessò in attesa di avere maggiori spiegazioni. Anche se era chiaro che qualunque cosa avesse sentito non gli sarebbe piaciuta.
 
- I nostri uomini sono caduti in un’imboscata - fu Aiacos a parlare, comprendendo l’insoddisfazione del compagno e mostrando chiaramente la sua - Hanno aspettato che scendesse la notte per attaccare...ma non appena si sono mossi, la piena del fiume li ha travolti... -.
 
- E la cosa più assurda è che non aveva neanche piovuto! - aggiunse Rhadamanthys - Ero convinto che, con Saga fuori dai piedi, sarebbe stato più facile circondarli e farli cadere...è vero che Aiolos ha mandato suo fratello minore a sostituirlo...ma è più giovane, inesperto, e pensavo che sarebbe stato tutto più semplice...  - 
 
- Dohko... - Minosse non impiegò molto a riconoscere la mano di chi aveva respinto l’attacco - Non importa chi ora è a capo della divisione... Dohko agisce a suo piacimento, e questa è chiaramente opera sua... -.
 
- Cosa dobbiamo fare? - domandò Aiacos.
 
- E poi ci sono anche Aldebaran e Deathmask... - Minosse sembrò ignorare la domanda - Anche loro agiscono da soli, soprattutto quest’ultimo, poco avvezzo a prendere ordini da chiunque non sia Saga o Dohko... -.
 
- Quindi? Continueranno ad opporsi al volere di Hades come hanno fatto finora? Non c’è nulla che possiamo fare? - Rhadamanthys si innervosì ancora di più. Non sapeva fino a quando il loro padrone avrebbe tollerato i loro fallimenti nel ricondurre sotto il suo dominio i popoli devoti ad Atena. Prima o poi si sarebbe stancato, ed i primi a pagarne le conseguenze sarebbero stati i guerrieri a lui più vicini. I suoi giudici. Cioè loro.
 
Minosse non si scompose e, ricominciando a picchiettare le dita sul bracciolo dello scranno sul quale era seduto, allargò sul suo volto un sorriso compiaciuto che ne distorse i lineamenti, inquietando i compagni.
 
- Pazienza amici miei...pazienza... - disse scostando una ciocca di capelli dolcemente poggiata sui suoi occhi e rivolgendo lo sguardo agli altri giudici - Non è con la forza che li prenderemo ma giocando d’astuzia, proprio come fanno loro...e cadranno - sorrise maliziosamente - cadranno come barattoli di latta... -.

                                                                                                                                                         **** 
La serata era piacevole. Sebbene la temperatura fosse ancora piuttosto rigida a causa della primavera che tardava ad arrivare, l’aria frizzante accarezzava la pelle in modo delizioso mantenendo i sensi all’erta. L’ideale per piantonare il palazzo reale.
 
Almeno era quello che pensava Saga. Anziché riposarsi, aveva scelto di essere di guardia quella sera stessa, pensando così di ambientarsi il prima possibile e prendere confidenza con il posto e l’ambiente circostante. Ricordava vagamente i punti di forza, ma soprattutto, quelli meno sicuri della struttura, ripromettendosi di tenere bene a mente soprattutto questi ultimi considerato il ruolo che avrebbe ricoperto da quel momento in poi. Essere stato lontano per molti anni lo aveva indubbiamente svantaggiato sotto questo punto di vista... in tutto quel tempo, infatti, c’erano stati cambiamenti tali da rendergli irriconoscibili quasi tutte le zone del parco e alcune delle strade che dal centro abitato conducevano al palazzo. Fortunatamente, almeno i punti d’ingresso al paese erano rimasti gli stessi, consentendo così all’ampia cinta muraria di isolarli e proteggerli da attacchi esterni.
 
La sua zona di guardia era la parte sud, dalla quale il declivio naturale della collina conduceva ai campi di addestramento e poi, più in là, nella fitta boscaglia che circondava il palazzo. Di certo uno dei punti più sensibili, perché, nonostante le arene fossero recintate, la vegetazione permetteva ad eventuali nemici di muoversi più o meno indisturbati. Almeno fino ad un certo punto.
 
Aveva già terminato i primi due giri di ronda e, dopo aver rassicurato il Comandante Shaka, che presidiava la parte est, che non ci fosse alcun cenno di pericolo, si accingeva a portare a compimento anche il terzo, se qualcosa non avesse attirato la sua attenzione.
 
Un movimento talmente repentino e silenzioso da eludere qualunque tipo di ronda, o quantomeno una ronda che avesse un buon livello di affidabilità. Saga, tuttavia, non era un soldato qualunque, e tutti quegli anni passati a dover difendere se stesso e i suoi amici da ogni tipo di nemico gli avevano consentito di sviluppare una capacità di osservazione fuori dal comune. Oltreché dei riflessi invidiabili...che furono proprio ciò che lo destarono dalla sua momentanea inerzia, portandolo a muoversi con uno scatto felino in direzione di ciò che aveva già catturato con la coda dell’occhio.
 
La figura eludeva agilmente le zone illuminate dalla luce delle fiaccole e della luna, spostandosi nel buio con una dimestichezza impressionante. Saga riuscì ad avvicinarsi senza che se ne accorgesse, tuttavia, mentre riduceva la distanza, si accorse anche di come si muovesse in totale assenza di rumore, proprio come lui, inducendolo a pensare di avere a che fare con un nemico abile. Sebbene si trovassero in una parte completamente buia, la leggera penombra creata dalla luna in alcuni punti gli permetteva di scorgere una sagoma celata da un pesante mantello. Un profilo sottile e leggero e non avrebbe potuto essere altrimenti...data la facilità con la quale sgattaiolava furtivamente.
 
L’intruso sospirò di sollievo. Aveva quasi raggiunto una delle entrate posteriori del palazzo, o meglio, più che un’entrata vera e propria, un piccolo ingresso del quale quasi nessuno sapeva l’esistenza, e che dalle stalle portava agli appartamenti attraverso un complesso reticolo di corridoi. La fioca luce che filtrava dalla fessura verticale della sua altezza, lasciava facilmente intuire che fosse leggermente socchiusa. Perfetto.
 
Ebbe solo il tempo di allungare la mano e aprire un po' di più la porta, dopodiché fu tutto così veloce da non avere neanche il tempo di respirare. Sentì due braccia immobilizzare le sue in una morsa di acciaio, ma non ebbe il tempo di realizzarlo, né tantomeno di provare a scappare, ritrovandosi, nel giro di qualche istante, a terra, con le spalle incollate al pavimento freddo ed un corpo imponente che schiacciava il suo impedendogli quasi di respirare.
 
- Chi sei? - la voce di Saga suonò grave, come il suo peso su quel corpo - E perché ti intrufoli nel palazzo di nascosto? Chi ti manda?! -.
 
Pur non riuscendo a muoversi, l’intruso mantenne la testa bassa, tacendo e permettendo alla mantella di continuare a coprire il suo volto, pur intuendo con facilità ciò che sarebbe accaduto subito dopo. E infatti...
 
- Ti ho chiesto...chi sei?! -  con un movimento brusco, Saga strattonò il copricapo della mantella, tirando via la parte che copriva il suo viso e permettendogli di guardare in faccia il suo nemico.
 
- Ma...che... - sgranò gli occhi, mentre l’espressione dura e risoluta del suo volto lasciava gradualmente il posto allo sgomento per ciò che stava guardando.
 
Due occhi grandi lo fissarono più sorpresi che spaventati, mentre morbide ciocche color lavanda scendevano dal capo incorniciando un volto pallido e delicato. Una donna. Una giovane donna.
 
Negli istanti successivi, l’unico suono udibile fu il respiro della ragazza, difficoltoso per la posizione in cui era, prima che Saga tornasse in sé per liberare il suo corpo leggero da sotto il suo peso. Quando poté riacquistare la mobilità si ritirò allontanandosi, accigliandosi mentre fissava chi l’aveva atterrita con così poco riguardo. Saga non si era ancora ripreso dallo stupore, quando la donna parlò, lasciandolo, se possibile, ancor più perplesso di prima.
 
- Kanon...ma che ti è venuto in mente di... - non poté continuare, la sua voce dolce si zittì davanti a quella che comprese essere un’illusione. Sebbene, infatti, i suoi occhi le rimandassero l’immagine di qualcuno che conosceva bene, qualcosa le diceva che non era Kanon quello che aveva davanti. Socchiuse leggermente lo sguardo acuendo la vista su chi le stava di fronte...l’espressione seria, la mascella contratta, lo sguardo severo...no, decisamente quell’uomo non era Kanon. Ed il modo stupito ed estraneo con cui la stava fissando non faceva altro che confermare i suoi dubbi.
 
- Voi non siete Kanon - disse quasi sottovoce.
 
Dal canto suo, Saga, che non si era ancora ripreso dallo stupore di aver braccato una donna, si ritrovò ad essere più confuso di prima. Kanon...
 
Dunque questa ragazza conosceva Kanon? E se lo conosceva, come era chiaro dalla confidenza con la quale aveva parlato pensando che fosse suo fratello, perché stava entrando nel palazzo di nascosto?
 
Il suo cervello stava lavorando ad una velocità impressionante, cercando di trovare una spiegazione che avesse senso, non trovandola. E proprio mentre stava per chiederla all’unica persona che in quel momento potesse dargliela, qualcosa attirò la sua attenzione, facendolo tacere nuovamente.
 
La luce che filtrava dalla porta semiaperta illuminava debolmente la figura slanciata della giovane, tingendo la sua pelle pallida di riflessi corallo e facendo risaltare i suoi occhi smeraldini grandi e belli dal taglio decisamente esotico. I capelli, lunghi e sciolti, ricadevano sul petto e sulla schiena in modo deliziosamente disordinato, incorniciando un viso dai lineamenti dolci e delicati...il naso perfetto, la bocca piccola e carnosa, e quei segni al posto delle sopracciglia che le conferivano un’aura misteriosa. Era bellissima.
 
Durante gli anni passati in missione Saga aveva conosciuto donne di ogni tipo, ma mai una bellezza del genere.
 
È quel tipo di bellezza che puoi vedere una volta sola nella vita...che puoi trovare in luoghi inaccessibili o recandoti alla fine del mondo...
 
Le parole di Kanon attraversarono la sua mente colpendolo come uno schiaffo, e riportandolo immediatamente alla realtà. Poteva essere che questa donna fosse...tuttavia, non ebbe neanche il tempo di elaborare fino in fondo la domanda, che qualcuno fugò rapidamente ogni residuo dubbio.
 
- Mu...stai bene? - in piedi, accanto all’ingresso, Shura fissava accigliata la scena davanti a sé. Mu, semidistesa sul pavimento grezzo, a pochi centimetri da Saga nella stessa posizione. Avvicinandosi, porse alla donna una mano, aiutandola a tirarsi su e controllando rapidamente che non si fosse fatta male.
 
- Capitano...perché avete fatto questo a Mu?! - domandò rivolgendosi a Saga piuttosto irritata - Aspettavo la sua visita! -.
 
- Ho visto qualcuno entrare furtivamente in un ingresso secondario del palazzo... - Saga rispose con voce decisa, rialzandosi anch’esso da terra e ignorando la stizza della donna - È normale che lo abbia fermato -.
 
Shura annuì leggermente. Saga aveva perfettamente ragione ma...dannazione! Avrebbe preferito che nessuno avesse saputo della visita di Mu. Sospirò. Ormai il guaio era fatto, quindi, l’unica cosa sensata da fare era congedare il Capitano con la scusa della visita di un’amica, sperando che non desse rilievo all’avvenimento, e soprattutto che lo tenesse per sé...ma proprio mentre stava per aprire la bocca, qualcun altro si unì a loro tre, mandando all’aria ogni suo proposito. Tra l’altro, l’unica persona che non avrebbe mai dovuto sapere del suo appuntamento con Mu.
 
- Che sta succedendo? -.
 
Calma, ma esigente, la voce di Aiolos risuonò nella stalla, sorprendendo i presenti, e facendo raggelare Shura. Agendo d’impulso, rivolse a Mu uno sguardo nervoso, uno sguardo che non passò inosservato a Saga, che vide la ragazza rispondere con la stessa irrequietezza.
 
- Cosa ci fai qui? - domandò al marito.
 
- Ti cercavo, e quando ti ho vista scendere in direzione delle stalle ti sono venuto dietro. Ma non hai ancora risposto alla mia domanda...che succede? - Aiolos si rivolse a Shura, poi a Saga, sussultando leggermente quando si accorse della terza persona presente. 
 
- Mu... - la guardò sorpreso e un po' dubbioso - che ci fai qui? -.
 
L’interpellata rivolse nuovamente lo sguardo a Shura, in cerca di suggerimenti, e infatti fu proprio quest’ultima a parlare in sua vece.
 
- Mu è qui perché le ho chiesto io di venire - disse Shura ostentando tranquillità - ci siamo incontrate in paese qualche giorno fa...e poiché mi ha chiesto dei consigli le ho dato appuntamento a palazzo per poterne parlare con calma... -.
 
L’espressione di Mu fu più che eloquente. Davvero qualcuno avrebbe mai potuto credere a questa sciocchezza? Per fortuna però, Saga fu l’unico a notarla.
 
- Consigli? - Aiolos aggrottò le sopracciglia - A proposito di...? -.
 
- Cose di donne! - Shura deglutì a secco - Ha bisogno di consigli da qualcuno che...sì...beh...che sia più grande ed abbia un po' più di esperienza! -.
 
Mu si accigliò. Stava passando un messaggio alquanto strano...tuttavia, non aveva altra scelta che sperare che Aiolos ci credesse.
 
Aiolos rifletté per qualche istante, e, per quanto trovasse molto strano ciò che sua moglie gli stava dicendo, non avendo mai saputo dell’esistenza di un legame di amicizia tra lei e Mu, decise di non approfondire la questione. D’altronde...era anche vero che Mu aveva perso sua madre quando era molto piccola, e non ci sarebbe stato nulla di strano se si fosse rivolta a qualcuno più grande di lei per chiedere consigli su questioni delicate. Un momento...poteva essere che...Mu fosse innamorata?! Si dette mentalmente uno schiaffo. Non erano affari suoi. Non lo erano mai stati.
 
- D’accordo... ma non vedo perché entrare dal retro invece che dall’ingresso principale? - stavolta Aiolos si rivolse direttamente a Mu - Le guardie ti conoscono e ti avrebbero lasciata passare senza sollevare questioni... -.
 
Mu sudò freddo. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Che nessuno, soprattutto lui, avrebbe dovuto sapere della sua visita a Shura? Rifletté per qualche istante in cerca di una scusa che potesse anche solo lontanamente giustificare la sua presenza a palazzo, tuttavia, proprio mentre stava arrivando alla conclusione che non ce n’erano, un guaio ancora più grande attirò l’interesse di Aiolos, minacciando di riversarsi sulla sua testa e su quella di Shura.
 
- Ma che...? - mentre attendeva pazientemente una risposta, Aiolos urtò qualcosa con un piede, facendola tintinnare con un chiaro suono cristallino e attirando la sua attenzione. Abbassò lo sguardo e, dopo aver notato per terra un piccolo contenitore di vetro, lo raccolse per portarlo ad una certa distanza dai suoi occhi e fissarlo in controluce, nel tentativo di capire di cosa si trattasse. Riparato dalla boccetta trasparente, un liquido giallognolo ondeggiava tra le sue dita assecondando il suo sguardo curioso.
 
- Che cos’è questo? -.
 
Se Aiolos non fosse stato momentaneamente distratto dalla sua scoperta, non avrebbe potuto evitare di assistere allo scambio di occhiate inquiete che sua moglie e la sua ospite si scambiarono...tuttavia, se lui era concentrato a rigirare il contenitore tra le sue dita, Saga era ben ancorato alla realtà, non perdendo nulla del panico che faceva muovere nervosamente gli occhi di Shura e dell’apparente calma che sfoggiava Mu. Molto apparente in realtà, perché il saliscendi inquieto del suo petto che tentava di soffocare in un respiro calmo era più che evidente alla vista attenta di Saga. 
 
Era difficile che gli sfuggisse qualcosa, questo era ovvio, anche se...lui stesso, qualche istante dopo, trasalì quando, rialzando lo sguardo, trovò gli occhi di Mu a fissarlo...così belli, così indecifrabili e limpidi al tempo stesso. 
 
- Cos’è questo? - Aiolos ruppe nuovamente il silenzio, riportando tutti alla realtà.
 
- È mia... - la voce di Mu richiamò l’attenzione su di sé - È un rimedio naturale che ho preparato per Shura - un suono dolce si diffuse nella stanza, né alto né basso, confortante per le orecchie di tutti - per curare dei piccoli malesseri -.
 
Aiolos assentì a malapena, vedendo sua moglie annuire energicamente alle poche parole di Mu. 
 
- Malesseri? Shura...di cosa sta parlando Mu? C’è qualcosa che non va? - Aiolos si rivolse direttamente a sua moglie, allarmato all’idea che potesse esserci qualcosa che non andava in lei.
 
- Niente di particolare solo...ho avuto una leggera indisposizione ultimamente, e sapendo che Mu è brava con le preparazioni officinali le ho chiesto un rimedio... - rispose sperando di convincerlo. Ma non andò come avrebbe sperato.
 
- Dunque Mu è qui perché aveva bisogno di consigli o perché sei tu ad aver bisogno di lei? - fu la logica domanda di Aiolos. Senza particolari difficoltà, aveva sentito odore di bruciato sin da subito, e gli sguardi inquieti che le due donne si lanciavano a vicenda non lasciarono spazio alla possibilità che si fosse sbagliato.
 
- Cosa succede? -.
 
Come se già quel piccolo raduno non fosse stato sufficiente a creare un caso, la sfortuna ci mise ulteriormente lo zampino, decretando l’arrivo di una quinta persona, attirata dalle voci nella stalla e nel timore che qualcuno fosse entrato nel palazzo. Una persona di cui tutti, a parte Aiolos, avrebbero fatto volentieri a meno. Soprattutto Mu che, ormai giunta al limite di quella scena grottesca, alzò gli occhi al cielo.
 
- Shaka...come mai sei qui? - domandò il sovrintendente.
 
- Stavo presidiando la parte est quando ho sentito delle voci provenire da quest’ala e sono venuto a controllare... - rispose Shaka con la sua solita serietà, e quando si accorse dell’insolita presenza non poté evitare di sgranare gli occhi - Mu?! -.
 
Mu rispose annuendo leggermente, sfuggendo al contatto visivo. Shaka era l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare, persino Aiolos era preferibile. E non perché fosse scortese o pericoloso tutt’altro...Shaka era gentile, ma insistente, oltreché spesso arrogante...non accettava un no come risposta, e questo era stato più che sufficiente per Mu per capire che non sarebbero mai potuti andare d’accordo. Muovendo nervosamente gli occhi nello spazio necessario a sfuggirlo, trovò sollievo solo qualche istante dopo, quando incrociò lo sguardo fermo del Capitano. Fermo e incredibilmente rassicurante.
 
- Beh...dato che sei qui non ti dispiacerà farmi una cortesia... - Aiolos riportò tutti alla realtà, decidendo di approfittare della presenza di Shaka per fugare alcuni dubbi che gli stavano passando per la mente - So che sei un esperto di piante officinali della tua terra d’origine... - vide Shaka annuire - e anche se le piante che crescono qui non sono le stesse che puoi trovare in India, sono certo che potrai aiutarmi a capire cosa c’è qui dentro - disse porgendogli il flaconcino che, fino ad allora, aveva continuato a tenere in una mano.
 
Né lento né pigro, Shaka prese la boccetta e, con un movimento preciso, rimosse il tappo di sughero per annusare l’odore della sostanza all’interno. Rifletté, aggrottando leggermente le sopracciglia, per poi riavvicinare il naso e annusare nuovamente.
 
- Artemisia - affermò con sicurezza, mentre Mu evitava persino di respirare.
 
- Artemisia? - gli fece eco Aiolos - Non la conosco - disse alzando le spalle - A cosa serve? -.
 
- Beh...principalmente la usano le donne - rispose Shaka - nel mio Paese viene utilizzata in caso di gravidanze indesiderate... -.
 
Per diversi istanti il silenzio nella stanza fu talmente pesante da rendere udibile ogni singolo respiro, mentre l’aria circostante andava lentamente caricandosi di quella particolare tensione che, di solito, precede il manifestarsi di eventi spiacevoli.  
 
Mu abbassò le palpebre rassegnata, intuendo con facilità ciò che sarebbe accaduto da lì a qualche istante.
 
Ed infatti...

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Aiolos non impiegò molto tempo per comprendere ciò che Shaka gli aveva appena detto e, come se una furia si fosse appena svegliata nella sua mente, si diresse verso Mu senza nascondere le sue intenzioni. Coprendo rapidamente i pochi passi che lo separavano da lei, la prese per un braccio, strattonandola senza particolare gentilezza e costringendola a guardarlo dritto negli occhi.
 
- Che diavolo volevi fare a mia moglie?! -.
 
- Aiolos, lasciala! - rendendosi conto che stava perdendo la testa, Saga richiamò l’amico. Senza successo. Si avvicinò a lui stringendo una mano sul suo braccio nel tentativo di fargli lasciare quello di Mu, riuscendo ad attutire la presa solo in parte, dato che Aiolos era forte quanto lui.
 
- Aiolos, ti prego... - anche Shura tentò di rabbonire il marito, che, tuttavia, sembrò sordo a qualunque richiamo.
 
- Rispondi Mu! - Aiolos aumentò la presa sul braccio di Mu - Che cosa volevi fare a Shura? Dimmelo, rispondi! O forse non hai il coraggio di dirlo? - sentì Mu gemere leggermente per il dolore ma neanche questo lo commosse - Shura è mia moglie, la futura madre dei miei figli...e il fatto che tu stia cercando di farle del male ti rende la persona spregevole che non avrei mai pensato che fossi! - non riuscendo a controllarsi strinse ulteriormente la presa prima di sentire Saga fare altrettanto con lui - Cosa diavolo c’è che non va in te?! Ti da fastidio il fatto che io sia felice? Che sia riuscito a superarti e che mi sia innamorato di un’altra donna?! Che... - tuttavia non riuscì a continuare. Pietrificato. 
 
Plaf!
 
Il braccio stretto in una morsa dolente, le calunnie spregevoli, quel così poco riguardo...non volendo dargli spazio per poter lanciare altre accuse, la mano libera di Mu atterrò sul volto di Aiolos, imprimendovi sopra tutta la sua rabbia. La rabbia che incendiava i suoi occhi, rendendoli furenti e facendoli sembrare ancora più grandi.
 
- Non permetterti Aiolos...non permetterti mai più - avrebbe potuto urlare, come sarebbe stato logico, e invece la sua voce uscì calma. Talmente calma da mettere i brividi.
 
- Aiolos, per favore, lascia che ti spieghi...Mu non ha fatto niente! - Shura tentò nuovamente di far ragionare il marito, il suo volto era rigato dal dispiacere per aver messo Mu in mezzo ad una questione di cui non aveva alcuna colpa, ma Aiolos, atterrito e furente per l’audacia della giovane, la sentì a malapena.
 
- Shaka! - Aiolos chiamò il Comandante, rivolgendosi a lui sebbene non staccasse gli occhi da quelli di Mu - Portala in cella! - ordinò, compiacendo il suo orgoglio quando vide lo sguardo della giovane passare dalla sfida che aveva mostrato fino a quel momento, allo stupore e poi allo smarrimento.
 
Shaka trasalì. Mai, in vita sua, avrebbe pensato di dover adempiere ad un ordine così insensato, tuttavia, sebbene fosse titubante, non avrebbe mai potuto disattendere un comando del sovrintendente. Pur sentendo un macigno sul cuore, si mosse in direzione della ragazza con l’intenzione di obbedire. E l’avrebbe fatto, se non avesse trovato un ostacolo a frapporsi tra lui e Mu sbarrandogli la strada.
 
- Aiolos... - la voce di Saga risuonò come piombo nel silenzio della stanza attirando l’attenzione dell’amico, che, finalmente, sembrò svegliarsi dalla sua furia - stai perdendo la testa - gli disse con sincerità, non temendo rappresaglie - non mi sembra il caso di portare Mu nelle segrete del palazzo, sai meglio di me che non è il posto per una signora -.
 
Saga poteva non avere la netta percezione di tutti i cambiamenti che in quegli anni erano stati apportati al palazzo e nei dintorni, ma ricordava perfettamente quanto fossero buie e anguste le celle sotterranee, oltre al fatto che vi fossero sotto custodia personaggi poco raccomandabili. 
 
Saga aveva ragione, Aiolos lo sapeva perfettamente, e man mano che la sua mente si rischiarava, si rendeva conto di essere stato precipitoso, non avendo permesso a nessuno, soprattutto a sua moglie, di spiegargli come stavano le cose. Ad essere onesti si sentiva anche un po' in colpa per il modo in cui aveva trattato Mu. Al di là di tutto era una donna e non avrebbe mai dovuto permettere a se stesso di perdere la calma in quel modo. La ragione definitiva, però, sopraggiunse quando Saga parlò nuovamente, mostrandogli l’evidenza che la sua rabbia gli aveva impedito di vedere fino ad allora.
 
-  Aiolos, indipendentemente da ciò che Mu può aver fatto o meno, vorrei che ti rendessi conto che lo ha fatto insieme a tua moglie...quindi ti chiedo di tornare in te e di non fare sciocchezze! -.
 
- Il Capitano Saga ha ragione - gli fece eco Shura supplicando - sarebbe folle punire una persona che non ha fatto niente! Ti chiedo di ascoltarmi, poi deciderai il da farsi, ma per favore, lascia andare Mu -.
 
- Non posso lasciarla andare - sebbene fosse più calmo, Aiolos scosse lentamente la testa - non prima di aver saputo cosa sta succedendo, e soprattutto cosa state combinando - concluse rivolgendosi a Shura.
 
- Bene, allora la terrò io in custodia - Saga si rivolse ad Aiolos spiazzandolo - Il mio appartamento è il posto più sicuro e tranquillo. Prenditi il tuo tempo per chiarirti con tua moglie e, quando avrai finito, ci troverai entrambi ad attenderti - disse pensando che fosse la soluzione migliore, come confermato dall’amico che annuì con rassegnazione. Purtroppo, non poté vedere lo sguardo sorpreso di Mu dietro di lui, ma un insolito brivido lungo la schiena lo rese più che consapevole della presenza silenziosa alle sue spalle.
 
- Non è necessario che vi disturbiate Capitano - la voce di Shaka richiamò l’attenzione su di lui - posso occuparmi io della sua custodia e... -.
 
- Nessun disturbo - lo tagliò Saga, che, dal lieve fruscio dell’abito di Mu dietro di lui, ne aveva percepito il leggero movimento nervoso - Allora, Aiolos... - disse rivolgendosi di nuovo all’amico - quando vuoi, sai dove trovarci - dopodiché si fece da parte, per lasciar passare la giovane e avviarsi insieme a lei fuori dalle stalle. E portarla via da lì il prima possibile.
 
Quando Mu passò accanto a Shura ed Aiolos, non poté evitare di fermarsi accanto alla donna. Allungando un braccio nella sua direzione, le strinse la mano in segno di incoraggiamento, mostrando uno dei suoi bellissimi sorrisi, e venendo prontamente ricambiata da Shura, che le accarezzò dolcemente il viso in segno di scuse. Quanto ad Aiolos, si limitò semplicemente ad ignorarlo, facendo aumentare a dismisura il senso di colpa del giovane.
 
La serata era ancora gradevole e l’aria piacevolmente fresca, tuttavia, non fu necessario uscire dall’edificio per raggiungere l’ala del palazzo in cui Saga e Mu erano diretti. Aprendosi in uno dei punti più nascosti delle stalle, un piccolo corridoio conduceva all’interno della struttura, passando, naturalmente, per le zone più riparate. Fortunatamente le cucine, a quell’ora, erano già deserte, per cui nessuno si accorse di quando entrambi le attraversarono per raggiungere i corridoi principali, e, quindi, l’appartamento di Saga. Per di più, il tragitto si svolse nel silenzio più assoluto, il che rese più agevole per loro muoversi nel palazzo senza che nessuno se ne accorgesse. 
 
Dopo aver camminato per un bel po’, finalmente giunsero nei pressi dell’appartamento ma, prima di varcare la soglia, Mu rallentò il suo passo, fermandosi a poca distanza da essa e mostrando un notevole imbarazzo. Vedendo Saga guardarla con aria interrogativa, ruppe il silenzio che li aveva accompagnati fino a quel momento, manifestando ciò che la rendeva inquieta.
 
- Io...mi dispiace Capitano... - evitando il suo interlocutore, fece vagare lo sguardo arrossendo per l’imbarazzo - vi ringrazio per avermi evitato una situazione spiacevole però... - deglutì intrecciando nervosamente le mani - non vi conosco e non credo che sia opportuno che vi accompagni nelle vostre stanze...se me lo permettete, posso restare qui, vi garantisco che non darò alcun fastidio -.
 
Saga sorrise vedendola arrossire. Oltreché per le sue parole. Poteva essere molto tenera, quando non era arrabbiata!
 
- Non mi conoscete ma conoscete qualcuno che mi somiglia molto, giusto? - intuendo la difficoltà della ragazza, e comprendendone le ragioni, ammorbidì il suo tono di voce per smorzare la tensione, nel tentativo di metterla più a suo agio - Vi sentireste più tranquilla se ci fosse anche mio fratello? - ed il modo in cui la vide spalancare gli occhi sorpresa e sollevata fu più eloquente di qualunque risposta.
 
Coprendo rapidamente i passi che lo separavano dalla guardia più vicina, dette l’ordine di chiamare il vice Capitano, dopodiché tornò indietro, accompagnando finalmente Mu nelle sue stanze. 
 
Fortunatamente, prima di uscire, Saga aveva lasciato un piccolo fuoco acceso nel caminetto, ed il lieve sospiro che uscì dalle labbra di Mu quando entrò nel soggiorno gli fece intendere di aver fatto bene. Il gradevole tepore della stanza avvolse entrambi in un confortevole abbraccio. In una primavera tardiva come quella, tornare a casa e scaldarsi le membra al calore del fuoco era un piccolo piacere di cui, chi poteva, approfittava più che volentieri.
 
- Accomodatevi - mentre Mu si guardava attorno incuriosita, Saga le fece segno di sedersi davanti al camino - Mettetevi seduta, starete più comoda e al caldo - dopodiché si fermò davanti a lei, facendo un leggero inchino nella sua direzione - Prima di tutto, permettetemi di presentarmi...sono il Capitano Saga, ovviamente il gemello di Kanon - spiegò, ritenendo opportuno presentarsi formalmente - e, se ho ben compreso, voi siete Mu, la figlia del fabbro del paese... è corretto? - Mu annuì, intuendo facilmente che Kanon gli avesse già parlato di lei.
 
Ciò che invece non si aspettava, fu ciò che accadde subito dopo, quando Saga prese con delicatezza una delle sue mani per porvi sopra un leggerissimo bacio. Arrossì violentemente. Non era la prima volta che le capitava anzi...accadeva piuttosto spesso, considerate le usanze del paese, ma, per qualche strana ragione, sentì il suo volto bruciare.
 
- Vi chiedo perdono per il modo in cui vi ho spaventata prima, e, se avessi saputo che era una donna quella che stava entrando, non mi sarei mai permesso di braccarla in quel modo. A maggior ragione trattandosi di voi. Kanon mi ha detto quanto siete importante per lui e quello che avete fatto... - Saga spiegò così il suo gesto - posso solo dirvi grazie...di cuore...per esservi presa cura di lui quando non c’ero -.
 
Mu annuì, sentendo il suo cuore battere furiosamente. C’era qualcosa nel modo di fare...guardare...parlare...di questo sconosciuto che la faceva sentire diversa. Leggera, come se non avesse peso. Pensò che fosse strano. Il Capitano era quasi identico al suo gemello, eppure, Kanon non aveva mai provocato in lei quelle sensazioni.
 
- Bene...ora che le presentazioni sono state fatte, gradite qualcosa di caldo da bere? Un tè? - un sorriso distensivo apparve sulle labbra di Saga.
 
- Vi ringrazio Capitano ma... non preoccupatevi, sono a posto così - Mu scosse piano la testa, e la sua voce, seppur dolce, tradì il suo nervosismo. In fin dei conti, si trovava pur sempre in una situazione scomoda. Da sola, con un uomo, nel suo appartamento.
 
- Come volete, ma ho intenzione di prepararlo per me, quindi, non sarebbe un disturbo. Vi consiglio di approfittarne - volutamente, e per calmarla, Saga tenne il suo tono di voce più basso del solito. Aveva percepito perfettamente il suo imbarazzo, e questo, lungi dall’infastidirlo, gli provocò una certa tenerezza.
 
- In tal caso, allora, permettete che lo faccia io! - Mu si alzò rapidamente in piedi intravedendo, in quel piccolo gesto, l’opportunità di fare qualcosa e distrarre la sua mente - Per ringraziarvi della vostra ospitalità e.…per rendermi utile -.
 
Saga annuì sorridendo leggermente. Le guance della giovane erano nuovamente tinte di cremisi mentre rimuoveva dalle spalle la sua lunga mantella per piegarla accuratamente ed appoggiarla sulla spalliera del divano. Aveva un’attitudine particolare nell’arrossire quando si trovava in imbarazzo. Veramente adorabile ai suoi occhi.
 
Le mostrò la piccola cucina e i pochi utensili di cui era già dotata per l’essenziale, cercando volutamente di ignorare quel leggero aroma fresco e dolce che sembrava provenire dalla giovane e che le dimensioni ridotte della cucina portavano direttamente alle sue narici. Lo spazio era piuttosto stretto perché entrambi potessero muoversi con disinvoltura, il che fu abbastanza evidente quando Mu, girandosi per prendere le tazze, andò a sbattere contro il petto di Saga. Sarebbe caduta, portando le tazze con sé sul pavimento se Saga non l’avesse ripresa, cingendole la vita con le mani ed impedendole di farsi male. Quello che ne era seguito, era stato un grazie mormorato da Mu con un filo di voce, e la fuga di Saga dalla cucina per evitare di mostrare la sua confusione.
 
Quando Mu tornò in soggiorno, entrambi fecero finta di niente, cercando di dissimulare quanto quel piccolo contatto li avesse turbati. Saga attizzava il fuoco nel camino, più per tenersi impegnato che non perché fosse effettivamente necessario, mentre Mu si occupava di servire il tè. Quando porse all’uomo la sua tazza, il leggero sfioramento tra le loro dita le fece distogliere lo sguardo mentre, al contrario, Saga non distolse gli occhi dal suo viso. 
 
L’impalpabile tensione che si era creata tra di loro era strana. Scomoda, ma anche piacevolmente allettante, e quel filo invisibile che stavano inconsapevolmente tessendo si muoveva nell’aria inquieta e carica di attesa come se, da un momento all’altro, dovesse accadere qualcosa di inaspettato. Che effettivamente accadde, ma non come avrebbero immaginato...
 
Saga stava per dire qualcosa, Mu vide le sue labbra aprirsi per parlare, quando due colpi alla porta attirarono la loro attenzione. Senza neanche avere il tempo di concedergli il permesso, videro qualcuno precipitarsi all’interno della stanza lasciandoli interdetti. Mu nascose il suo divertimento dietro una mano, mentre Saga alzò gli occhi al cielo.
 
- Posso guardare??? - con una mano ancora sul pomello della porta e l’altra sugli occhi ad oscurargli la vista, Kanon entrò brancolando nel buio - No perché...considerato come vi hanno trovati poco fa, non vorrei vedere qualcosa che potrebbe traumatizzarmi per il resto della mia vita... -.
 
Mu distolse gli occhi per la vergogna. Ricordava bene quel contatto. Per un momento aveva avuto paura, ma solo finché non aveva incrociato gli occhi sorpresi di Saga... 
 
Saga sbuffò, dopodiché si alzò, riportando alla realtà suo fratello con un sonoro schiaffo sulla nuca. 
 
- Hai finito di fare l’idiota? -  lo redarguì da fratello maggiore - E fa’ attenzione a come parli, rispetta Mu! -.
 
Kanon aprì gli occhi, non potendo evitare un sorriso da lupo quando vide la scena davanti ai suoi occhi. Mu che non aveva un posto in cui nascondersi e Saga in evidente imbarazzo. Non avrebbe dimenticato le loro facce fino alla fine dei suoi giorni.
 
- Giuro che, quando ho sentito quello che è successo, ho subito pensato a voi due... - disse continuando a sorridere, alternando lo sguardo dall’uno all’altra - solo voi sareste stati in grado di mettere in scena uno spettacolo del genere! -.
 
Naturalmente, Kanon non poteva sapere come si fossero effettivamente “incontrati” Mu e Saga, dato che, a parte Shura, non c’era nessuno che avrebbe potuto testimoniarlo, ma conosceva abbastanza bene entrambi da poter intuire come fossero andate le cose. E l’imbarazzo che tentavano inutilmente di dissimulare non faceva altro che avvalorare la sua tesi.
 
- Kanon... - Saga lo rimproverò con lo sguardo, ma questo, lungi dal dissuaderlo, solleticò ancora di più la voglia di Kanon di stuzzicarlo.
 
- Negherai di esserti divertito...Saga? - tuttavia, quando vide la vergogna diventare sempre più evidente sul volto del suo gemello, ne ebbe pietà, mettendo fine alle sue prese in giro.
 
E tornando serio, o quantomeno serio per quanto potesse esserlo, si rese finalmente conto di cosa stesse accadendo.
 
Vedere Saga risoluto era normale...vederlo deciso, volitivo, riflessivo, era una consuetudine...vederlo arrabbiato era spaventoso...ma vederlo in imbarazzo non era niente di tutto ciò. Era completamente fuori dall’ordinario, e, infatti, a memoria, non ricordava di averlo mai visto così impacciato.
 
Dal canto suo, anche Mu mostrava atteggiamenti insoliti, per lo meno per chi la conosceva bene come Kanon. Il gemello minore ne ammirava la gentilezza, ne apprezzava il coraggio, ne biasimava la testardaggine...ah se era testarda! Ma vedere Mu senza parole, nascondersi dai suoi occhi indagatori, era qualcosa che non aveva mai visto.
 
Kanon strinse le palpebre, posando lo sguardo su Saga, poi di nuovo su Mu, e così via, alternando il movimento delle sue belle giade tra l’uno e l’altro, mentre il suo cervello lavorava instancabilmente. Se fosse stato un po' più vicino, Saga avrebbe potuto sentire il rumore degli ingranaggi in movimento nella sua testa. 
 
Stava succedendo qualcosa lì. Kanon ne era sicuro, ma, per il momento, decise di mettere da parte quel pensiero per cercare di capire cosa fosse effettivamente accaduto. Milo era stato piuttosto frettoloso nel suo racconto, e non avrebbe potuto essere altrimenti, dato che lo stesso Shaka non era stato in grado di fornirgli molti elementi. Mettendo da parte le sue prese in giro, almeno per il momento, si avvicinò a Mu, sedendosi con calma accanto a lei e accarezzando con il dorso della mano una delle sue guance.
 
- Vuoi dirmi perché volevi intrufolarti dal retro come una ladra? - la voce di Kanon suonò pacata e paziente - Che stavate combinando tu e Shura? -.
 
Mu lo guardò negli occhi per alcuni istanti, prima di scuotere leggermente il capo in segno di diniego.
 
-Non posso Kanon...vorrei, ma non posso. Non riguarda me, ma Shura e suo marito, e io ho promesso di essere discreta - vedendo Kanon accigliarsi, prese una mano tra le sue - cerca di capirmi, non posso tradire la sua fiducia -.
 
Kanon annuì leggermente, ricambiando il gesto affettuoso della giovane - Allora rispetterò la tua volontà -.
 
Defilato, Saga seguì l’interazione tra Mu e il suo gemello senza perdere un dettaglio. Il riguardo e la delicatezza che Kanon riservava a quella ragazza erano davvero inusuali, mentre, dal canto di Mu, la familiarità e la naturalezza con la quale trattava suo fratello era molto differente dall’imbarazzo che mostrava nei suoi riguardi. Era vero che tra di loro non c’era alcuna confidenza, si erano appena conosciuti, tra l’altro in circostanze abbastanza scomode, ma, se non avesse saputo che Kanon era già innamorato, avrebbe visto con preoccupazione la complicità che c’era tra lui e Mu.
 
Un momento.
 
Perché mai questo avrebbe dovuto preoccuparlo?!
 
****
 
A distanza dall’appartamento di Saga, precisamente due piani più in alto, marito e moglie si trovavano nella loro grande camera da letto, alle prese con una conversazione scomoda.
 
- Allora, posso finalmente sapere cosa sta succedendo? -. Non urlava. Aiolos non aveva mai urlato contro Shura, ed il buonsenso gli aveva suggerito di non farlo neanche stavolta. L’unico segno di nervosismo era il movimento della mano destra nella sua folta capigliatura castana. Gesto che solitamente calmava la sua irritazione.
 
Shura gli dette le spalle, ma solo per raggiungere la toeletta e prendere la sedia che solitamente era rivolta verso lo specchio, girandola in direzione di Aiolos. Si sedette con un movimento aggraziato che fece frusciare lievemente il suo vestito, portando le mani sulla stoffa che la copriva fino alle caviglie, e alzando nuovamente lo sguardo per fissarlo nei begli occhi del marito.
 
- Non è accaduto niente di grave, o meglio...niente che volevo tu sapessi - l’atteggiamento di Shura era pragmatico, come sempre, anche se la sua voce tradiva un certo rammarico.
 
- E me lo dici così? - Aiolos sgranò gli occhi - Stai ribadendo di avere dei segreti con me e lo dici con questa tranquillità?! -.
 
- Non ho alcun segreto con te Aiolos, semplicemente, non volevo farti preoccupare - concluse con un lieve sospiro, stringendo le mani in grembo.
 
Aiolos impallidì. Le parole di Shura avevano acceso un campanello d’allarme nella sua testa, trasformando radicalmente l’espressione del suo volto, che passò dallo sgomento alla confusione, ed infine all’apprensione.
 
- Di cosa stai parlando? - anche il tono di voce tradiva la sua ansia, mentre con passo certo si avvicinava a Shura - Cosa ti succede? C’è qualcosa che non va? Non stai bene? -.
 
Shura scosse leggermente il capo in segno di diniego mentre Aiolos si inginocchiava per prendere le sue mani.
 
- Qualche tempo fa ho avvertito alcuni dolori... -.
 
- Dove? -.
 
L’espressione di Shura fu più eloquente di molte parole nel fargli intendere che avesse a che fare con la loro intimità.
 
- Quando abbiamo provato ad avere un figlio? - domandò Aiolos in modo prudente.
 
- Sì - Shura annuì. Era una persona discreta, non amava parlare di cose intime, ma era anche una donna pragmatica, sapeva di dover dare delle spiegazioni a suo marito, e non si sarebbe tirata indietro - Mi sono allarmata e ne ho parlato con Aphrodite -.
 
Aiolos annuì, rimanendo in silenzio. Aphrodite era il medico ufficiale del palazzo e, per quanto potesse sembrare strano che Shura, a dispetto della sua riservatezza, si fosse confidata con un uomo, in realtà non lo era. Almeno per chi conosceva il suddetto medico. Aggraziato ai limiti del femminile, Aphrodite era una persona molto sensibile ed empatica, e non era raro che le persone si rivolgessero a lui per un malessere o per qualunque tipo di problema medico. Soprattutto le donne, con le quali riusciva a stabilire una complicità unica, a dispetto del fatto che fosse un uomo. Di conseguenza, Aiolos non fu minimamente turbato.
 
- Mi ha visitata e, dopo aver concluso che non c’era niente che non andasse in me...a parte un po' di agitazione...ha preferito non prescrivermi alcun farmaco, solo una preparazione che lenisse i miei dolori, consigliandomi di rivolgermi a Mu per prepararla -.
 
- Sì - Aiolos annuì - Mu conosce molto bene le piante ma, perché non mi hai detto niente? - domandò accarezzandole il volto.
 
- Perché non volevo farti preoccupare e poi... - tentennò indecisa se continuare - so quanto desideri avere un figlio - concluse con un filo di voce.
 
- Non a scapito della tua salute Shura! - Aiolos la interruppe deciso - È vero, desidero tantissimo avere dei figli con te, ma non se questo ti mette in pericolo - disse con sincerità - per me sei la cosa più importante, e se Atena vorrà concederci la gioia di avere dei bambini ne sarò felice, altrimenti, faremo diversamente - sorrise incoraggiandola e vedendola contraccambiare prima di riportare l’attenzione su un argomento spinoso.
 
- Aiolos...per quanto riguarda Mu... -.
 
Aiolos scosse dolcemente il capo - Devo spiegarti alcune cose -.
 
- No, non devi spiegarmi niente - lo contraddisse, facendolo accigliare - Non guardarmi così, so quello che è successo. Anche se non ne abbiamo mai parlato, il paese è piccolo e le voci prima o poi girano, e per quanto poco peso abbia sempre dato ai pettegolezzi, sono arrivati anche alle mie orecchie -.
 
- Io ti giuro che quello che è successo con Mu non ha niente a che vedere con quello che è successo con te -.
 
Shura si accigliò - A dire il vero non ho mai pensato il contrario...certo, le voci sono arrivate alle mie orecchie, ma, sinceramente, non ho mai dato loro alcun peso. So che hai tentato di corteggiare Mu e che le cose non sono andate come volevi, ma, in tutta onestà, non mi è mai interessato. Il passato è passato. Ho sempre percepito il tuo amore come sincero e per me è l’unica cosa che conta -.
 
Se c’era un aspetto che faceva di Shura una donna unica, nel bene e nel male, era il suo senso pratico. Non rimuginava sulle cose, se c’era un problema lo affrontava e lo risolveva, e, se non c’era alcun problema, non era di certo persona da crearne per il gusto di crogiolarsi nel tormento.
 
- Ed è vero - le fece eco Aiolos - Mi hai fatto innamorare perdutamente di te. E continui a farlo ogni giorno -.
 
- Proprio per questa ragione non ho compreso il tuo comportamento poco fa. Aiolos, le hai fatto male... - gli fece notare Shura, ancora leggermente incredula.
 
Aiolos abbassò lo sguardo. In tutta onestà, il rimorso lo aveva colto nel momento stesso in cui si era reso conto del suo comportamento, e non aveva bisogno di guardare il volto contrariato di sua moglie per sentirsi in colpa.
 
- Se il Capitano non si fosse messo in mezzo l’avresti fatta portare in prigione - Shura continuò scuotendo il capo - E sai meglio di me cosa c’è là sotto -.
 
- Non lo avrei mai fatto e tu lo sai! - si difese Aiolos, non riuscendo tuttavia a convincere Shura, che lo guardò con un sopracciglio alzato.
 
- Volevo solo intimorirla, ma non avrei mai permesso a Shaka di portarla nelle segrete. Mi ha sfidato...Shura! -.
 
- No, non ti ha sfidato. Ha difeso se stessa dalle accuse assurde che le hai rivolto -.
 
- Mi ha colpito! -.
 
- E cosa ha ferito? Il tuo viso o il tuo orgoglio? -.
 
- Shaka ha detto che... -.
 
- Shaka può dire quello che vuole, ma non ha le stesse conoscenze di Mu! - controbatté Shura alzandosi e dirigendosi verso la porta. Dopo averla aperta, si avvicinò alla prima guardia disponibile, chiedendogli di chiamare Aphrodite.
 
Aiolos rimase nella stessa posizione, in silenzio, seguendo Shura con lo sguardo e vedendola muoversi con il suo tipico piglio deciso. Quando si sedette nuovamente la guardò negli occhi, scuotendo il capo.
 
- Non è necessario - disse rivolgendosi più a se stesso che a sua moglie. Infatti non ebbe alcuna risposta. Quando Shura si metteva in testa qualcosa la faceva e basta.
 
Passarono pochi minuti, prima che i passi rapidi e decisi del medico facessero scricchiolare il pavimento di legno del corridoio. Due leggeri colpi alla porta annunciarono agli sposi la sua presenza all’ingresso.
 
- Avanti - la voce di Shura suonò calma e risoluta. Proprio come lei.
 
- Buonasera - il medico salutò inchinandosi brevemente davanti ad entrambi prima di soffermarsi davanti a Shura - Cosa è accaduto? Hai preso il rimedio che ti ho prescritto? Ti ha dato qualche problema? -. Diretto, senza preamboli e con la confidenza che aveva stabilito con la donna. D’altronde, se era stato chiamato a quell’ora, qualcosa doveva pur essere accaduta.
 
- No, non l’ho ancora preso - Shura scosse la testa negando - ed è a questo proposito che ti ho chiamato...mio marito... - disse indicando Aiolos con un cenno della mano - vorrebbe sapere di che rimedio si tratta -.
 
Ad Aphrodite non fu necessario più di qualche secondo per capire che fosse accaduto qualcosa. Non sapeva cosa e ovviamente si guardò bene dal chiederlo. A parte il fatto che le vicende altrui non suscitavano in lui il benché minimo interesse, era certo che, inevitabilmente, di lì a poco qualche pettegolezzo sarebbe arrivato anche alle sue orecchie. Purtroppo.
 
- È un infuso composto da diverse piante, principalmente camomilla, tiglio, e, naturalmente, artemisia - annuì iniziando la sua spiegazione - servono principalmente per calmare i dolori al basso ventre che Shura ha accusato nell’ultimo periodo...la composizione deve essere ben bilanciata, altrimenti le stesse erbe rischiano di provocare effetti indesiderati... e proprio per questa ragione le ho consigliato di rivolgersi a Mu che, come tutti sappiamo, conosce molto bene le piante officinali -.
 
Eccolo lì. In poche parole Aphrodite aveva spiegato cosa fosse successo negli ultimi giorni.
 
- È grave? - domandò Aiolos con ansia, calmandosi subito dopo quando vide il medico negare in modo deciso, scuotendo leggermente i suoi boccoli celesti.
 
- Niente affatto. È solo nervosismo, che ha giocato a Shura un brutto tiro. E, a questo proposito, se posso permettermi... - si prese alcuni secondi per guardare entrambi negli occhi scandendo bene le sue parole - il mio consiglio è di vivere tutto con più tranquillità e naturalezza, e quando dico tutto intendo...tutto... -. Non fu necessario aggiungere altro. Ed infatti non lo fece, anche perché non aveva alcun interesse né voglia di entrare in quello che sembrava essere, a tutti gli effetti, un battibecco tra marito e moglie.
 
Certo che il messaggio fosse arrivato ben chiaro, il bel medico si congedò, augurando alla coppia una buonanotte, e raccomandando per l’ennesima volta a Shura di seguire le prescrizioni ricevute ed assumere la preparazione di Mu.
 
Rimasti soli, Aiolos si avvicinò nuovamente a sua moglie, riprendendo la posizione ai suoi piedi, quella che aveva prima che arrivasse Aphrodite.
 
- Perdonami, per il modo in cui mi sono comportato -.
 
- Non ti senti stupido? - nel bene e nel male, Shura non girava mai intorno alle cose, andando dritto al punto - Capisci perché mi ha ferita vederti trattare Mu in quel modo? Voleva solo aiutarmi -.
 
Aiolos non poté controbattere. Sua moglie aveva ragione su tutta la linea. Sospirando, mise la testa sul suo grembo, aspettando che le delicate mani di Shura si facessero largo tra le sue ciocche castane accarezzandogli il capo, in attesa di quella sensazione di benessere che sempre gli davano.
 
- Sono stato un idiota - ammise, sentendo le dita di Shura scivolare sulla cute sensibile - Per fortuna c’era Saga, a proposito... - sussultò leggermente, ricordandosi dell’incombenza della quale doveva ancora occuparsi - dovrò andare con la coda tra le gambe da entrambi! -.
 
Shura concordò, sentendolo sbuffare leggermente, e mentre continuava con il compito di rilassarlo con le sue carezze, non poté evitare che un piccolo sorriso si facesse strada sul suo volto.
 
Per fortuna c’era Saga.
 
Era vero che la situazione aveva scombussolato tutti...era vero che la preoccupazione per Aiolos aveva occupato i suoi pensieri...ma era pur sempre una donna. E, da donna, aveva percepito con chiarezza che, quella sera, oltre all’inquietudine che aveva messo tutti sottosopra, si era manifestata anche un’altra tensione. Piccola...acerba...precoce. Ma ben chiara.
 
****
 
Kanon accarezzò con affetto il braccio di Mu, accigliandosi quando la sentì sussultare leggermente.
 
- Ti fa male? - dannato Aiolos! pensò tra sé biasimando il comportamento del sovrintendente. Evidentemente, ciò che Milo gli aveva riportato era molto vicino alla realtà.
 
- Saga - voltandosi, si rese conto dell’assenza di suo fratello - ma dove... - non terminò la domanda, vedendolo ricomparire dal piccolo corridoio che portava alle stanze da letto e porgergli un barattolino.
 
- Questo è un unguento che usiamo nei campi militari per far rimarginare le ferite - gli spiegò Saga - applicalo sui lividi di Mu e vedrai che il dolore si attenuerà nel giro di poco tempo -.
 
Lo avrebbe fatto lui stesso, ma sapeva quanto poco opportuno fosse anche solo offrirsi. Lui e Mu non avevano alcuna confidenza, e l’ultima cosa che avrebbe voluto fare era metterla a disagio. Per quella sera aveva già fatto abbastanza.
 
Tuttavia, aveva sottovalutato la scaltrezza del suo gemello che, vedendo in quella situazione l’opportunità di verificare alcune idee che gli giravano per la testa, ci mise lo zampino, boicottando quel nobile gesto.
 
- Per carità Saga! - dopo aver aperto il barattolino e averlo annusato, si alzò fingendo di essere nauseato - Non ce la faccio proprio, che accidenti c’è lì dentro?! -.
 
- Ma che...? - Saga si accigliò, non capendo nulla. Durante gli anni della missione avevano usato spesso quell’unguento. Ad onor del vero era una preparazione di Dohko, e il “vecchietto” sapeva sempre quello che faceva, tant’è che nessuno se ne era mai lamentato.
 
- Non riesco neanche a sopportarne l’odore! -.
 
Anche Mu unì i suoi segni sulla fronte, e, perplessa, mise il naso dove lo aveva messo Kanon qualche istante prima, nel vasetto abbandonato sul divano.
 
- Arnica...un po' di aloe...non c’è niente che abbia un cattivo odore in questo balsamo... - sussurrò tra sé confusa, e, mentre cercava una spiegazione logica per il comportamento di Kanon, spaziò con lo sguardo verso il basso, ignorando il pavimento di pietra che scorreva sotto ai suoi occhi.
 
Quando li sollevò, trovò davanti a sé il maggiore dei gemelli, che la guardava contrito, e con una punta di imbarazzo. Sia per l’atteggiamento di Kanon, che per ciò che si accingeva a dire.
 
- Visto che...sì...insomma...mio fratello si comporta in modo strano...più del solito intendo... - sottolineò le ultime parole - permettete che sia io ad aiutarvi - Saga si era sentito in dovere di scusarsi per conto di Kanon e, come era ovvio che fosse, di offrirsi al posto suo. 
 
In tutta onestà, si aspettava che Mu non gli rispondesse neanche, limitandosi a prendere l’unguento per medicarsi da sola. Oltre, naturalmente, a pensare che i due gemelli fossero una coppia di squilibrati dai quali dover stare alla larga...
 
Per questa ragione rimase con un palmo di naso, quando vide Mu annuire leggermente, alzare fino a sopra il gomito la manica svasata del suo abito ed offrirgli il braccio allungandolo nella sua direzione.
 
Saga riuscì a contenere l’istinto di sgranare gli occhi, ringraziando la sua naturale prontezza di riflessi che gli permise di non imbarazzare la ragazza più di quanto già non fosse, e quando tornò in sé, indugiò per qualche secondo, facendo scorrere gli occhi sulla pelle diafana esposta alla sua vista. Sembrava così...delicata...liscia...morbida...
 
Si prese mentalmente a calci per uscire da quei pensieri.
 
Dal canto suo, Mu puntò lo sguardo verso il basso nel tentativo, evidente quanto inutile, di nascondere la vergogna che aveva tinto di cremisi le sue guance. Certo, avrebbe potuto fare tutto da sola, d’altronde, si era sempre presa cura di se stessa senza chiedere aiuto a nessuno, però...c’era qualcosa...un impulso, che non seppe contenere né lo volle, e che la spinse ad accettare l’aiuto dell’uomo che le stava di fronte. Un uomo di cui non sapeva quasi nulla, un uomo che, al momento, per lei rappresentava ancora un grande mistero.
 
Con calma, Saga prese posto sedendosi accanto a Mu, intingendo un dito nell’unguento e preparandosi a medicarla. Ostentando una tranquillità che era solo apparente, sentiva le tempie pulsare, ma questo, lungi dal provocargli fastidio come sarebbe stato logico, lo faceva, paradossalmente, sentire bene.
 
Con la delicatezza che non sapeva di avere, con una mano tenne fermo il braccio di Mu, mentre con l’altra applicò la preparazione sui lividi. Si fermò sentendola sussultare leggermente e, quando alzò lo sguardo per guardarla, la vide fissare insistentemente il pavimento nell’evidente tentativo di sfuggire ai suoi occhi.
 
- Vi ho fatto male? - la voce di Saga era quasi ridotta ad un sussurro.
 
- No - Mu negò con il capo mantenendo gli occhi bassi - Perdonatemi -.
 
Saga fece un piccolo sorriso. Quando non era arrabbiata era davvero molto tenera.
 
Dopodiché continuò con il suo lavoro, e mentre massaggiava quei lividi con ancora più delicatezza di prima, non poté evitare che il pensiero che si era formato prima in un angolo della sua mente si facesse largo nella sua ragione, confermandogli quello che, pochi istanti fa, aveva sospettato a ragion veduta. La sua pelle era delicata...liscia...morbida...
 
Entrambi persi nel loro mondo, non si resero conto che, a non più di un paio di metri di distanza, qualcuno osservava la loro interazione crogiolandosi nei suoi pensieri. E divertendosi parecchio. 
 
Kanon poteva essere estraneo alle dinamiche che coinvolgevano uomini e donne, dato che non gli erano mai interessate, ma riconosceva perfettamente la tensione che due persone che si piacevano erano in grado di creare nell’ambiente intorno a loro. Sorrise con una smorfia maliziosa. Stava succedendo qualcosa lì, senza ombra di dubbio. Anche se era altrettanto certo che nessuno dei due se ne fosse ancora accorto.
 
E avrebbe continuato a divertirsi alle spese di due delle persone che amava di più al mondo, se dei colpi secchi alla porta non avessero attirato la sua attenzione. La sua e quella di Mu e Saga, che sussultarono leggermente, riconnettendosi alla realtà.
 
Kanon si alzò avvicinandosi alla porta e, dando per scontato chi fosse, l’aprì senza fare domande, salutando con un cenno del capo e lasciando passare il visitatore.
 
- Buonasera - Aiolos entrò con discrezione e, non appena fece un paio di passi, i suoi occhi si posarono istintivamente sul braccio scoperto di Mu, facendolo sentire ancora più in colpa di quanto già non fosse. 
 
Si biasimava. Non avrebbe dovuto perdere la calma. Anche perché non l’aveva mai persa in quel modo. Soprattutto con una donna. Il problema è che Mu gli aveva sempre provocato reazioni contrastanti. Era sempre stata un rompicapo, così dolce, così amabile, e così testarda! Forse...forse... una parte di lui, non aveva mai digerito il suo rifiuto di qualche anno prima. Né l’avrebbe mai fatto. L’orgoglio probabilmente... come aveva facilmente intuito Shura.
 
- Perdonami - non c’era altro che potesse dire.
 
Mu annuì leggermente, continuando a tenere lo sguardo rivolto al pavimento. Solo quando si sentì osservata, lo sollevò per incrociare quello fermo e rassicurante di Saga, che le rivolse un piccolo sorriso di incoraggiamento.
 
- Ti sei chiarito con tua moglie? - Kanon attirò l’attenzione riportando tutti alla realtà. Mu e Saga che sembravano essere in un mondo tutto loro, e lo stesso Aiolos che assisteva perplesso alla loro silenziosa interazione.
 
- Sì - Aiolos annuì - ed è a questo proposito che sono venuto - fece qualche altro passo avvicinandosi al luogo in cui Mu veniva medicata da Saga, sentendosi sprofondare quando la vide ritrarsi leggermente - Shura mi ha spiegato tutto...mi ha raccontato dei fastidi che ha avuto ultimamente e di essersi rivolta a te come le aveva prescritto Aphrodite, che ovviamente ha confermato tutto - la guardò con grande dispiacere - mi dispiace di essermela presa con te, che non avevi alcuna colpa -.
 
- Non fa niente - furono le laconiche parole di Mu. Il tono era dolce, come sempre, ma freddo, oltre al fatto che i suoi occhi si ostinavano a non alzarsi dal pavimento. Era ovvio che non lo avrebbe perdonato così in fretta. Avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo per digerire quello che era accaduto.
 
- Grazie Saga - Aiolos si rivolse all’amico, che lo guardò con comprensione - non so cosa avrei fatto se tu non fossi stato lì -.
 
- Non avresti fatto niente - rispose Saga rassicurandolo - di questo ne sono più che certo - aggiunse sorridendo fiducioso, distogliendo per un momento lo sguardo da Mu e vedendo Aiolos annuire.
 
Quella distrazione durò solo qualche secondo, e quando si voltò nuovamente incrociando i grandi occhi di Mu fissi su di lui, sussultò senza darlo a vedere. Era sicuro che questa ragazza non avesse la più pallida idea dell’effetto che aveva sulle persone, ed il modo naturale e sereno con cui muoveva il suo sguardo cristallino ne era la prova. Per di più, solo in quel momento si accorse di stare ancora accarezzando il suo braccio, sebbene avesse finito di medicarla già da un po'.
 
- Mu, puoi tornare a casa - Aiolos ruppe la bolla in cui si trovavano - chiederò ad una delle guardie di scortarti fino a casa, non è opportuno che giri da sola a quest’ora e... -.
 
- Non sarà necessario! - Saga e Kanon si sovrapposero facendo sobbalzare Aiolos. Per motivi differenti, rifiutarono entrambi questa possibilità.
 
- Ci penseremo noi - aggiunse il minore dei gemelli, mentre il più grande si rivolse nuovamente a Mu, che non nascose la sua sorpresa alla reazione del gemello maggiore.
 
- Bene...allora...è tutto - un po' imbarazzato, Aiolos si preparò a congedarsi. Quello che aveva da dire lo aveva detto, inoltre, non era così ottuso da non rendersi conto di essere di troppo in quella situazione. Lui stesso aveva notato come Saga avesse a malapena notato la sua presenza. E Mu anche meno.
 
Sospirando, rivolse un breve cenno di saluto a Kanon, l’unico che sembrava essersi accorto di lui e che lo accompagnò alla porta, prima di augurare a tutti la buonanotte ed infilare l’uscita il più rapidamente possibile.
 
- Povero Aiolos - quando il sovrintendente fu uscito, Kanon non poté fare a meno di riflettere ad alta voce, attirando finalmente l’attenzione degli altri due presenti, che si voltarono nella sua direzione - deve essere dura per lui... -.
 
- Di che stai parlando? - Saga si accigliò - È un bene che si sia reso conto dell’errore, inoltre, Mu era ancora sotto custodia, e senza la sua autorizzazione non avrebbe potuto lasciare il palazzo - si fermò, vedendo Kanon sorridere astutamente.
 
- A dire il vero non mi riferivo a questo... - una smorfia maliziosa illuminò il bel viso di Kanon.
 
- E a cosa? - domandò Saga incuriosito dalle elucubrazioni del suo gemello, e cauto per le sciocchezze che avrebbe potuto dire.
 
- Beh... - Kanon alzò gli occhi facendo finta di riflettere - anche se Aiolos non è sceso in particolari, è chiaro che quello di Shura è un problema tipicamente femminile... - dopodiché riportò lo sguardo su Saga e Mu, che lo osservavano in attesa che continuasse - è evidente che il nostro povero Aiolos dovrà raffreddarsi...almeno per il momento! - disse sorridendo furbescamente.
 
Imbarazzato, Saga portò le mani al viso, facendole scorrere con lentezza per calmare la voglia di uccidere il suo gemello, mentre Mu, al contrario, alternava lo sguardo tra i due fratelli cercando di capire di cosa stessero parlando. 
 
Anche se non aveva colto il senso delle sue parole, aveva facilmente immaginato che si trattasse di una delle sciocchezze di Kanon, ma non comprendeva perché fosse così divertente per lui, mentre invece riempisse di vergogna l’espressione del fratello maggiore. Decise di chiedere, non sapendo cosa avrebbe provocato di lì a qualche istante...
 
- Scusate, ma non capisco... - la sua voce dolce attirò l’attenzione di entrambi - Cosa c’entra tutta questa faccenda con il fatto che Aiolos potrebbe prendere un raffreddore? - domandò sinceramente incuriosita - E poi, perché? È vero che la primavera quest’anno tarda ad arrivare, ma ormai siamo fuori dall’inverno e... - non riuscì a terminare.
 
Non quando la risata di Kanon risuonò talmente forte da riempire i pochi spazi privi di mobili nella stanza.
 
Intenerito dall’innocenza di Mu, Saga si limitò a sorridere dolcemente, guardando l’imbarazzo farsi largo sul volto pallido della giovane. 
 
Mu non capiva cosa avesse detto di sbagliato. Secondo Kanon, Aiolos si sarebbe preso un raffreddore...che c’era da ridere? Ma la reazione di entrambi era stata più che eloquente nel farle intendere di non aver compreso di cosa si stesse parlando. Poteva essere ingenua su molte cose, e non aveva alcun problema ad ammetterlo, ma non era una sciocca, ed era certa che ci fosse della malizia in ciò che stava accadendo... soprattutto da parte di Kanon. Saggiamente, decise di tacere.
 
- Aries Mu... - Kanon si avvicinò alla giovane sorridendo e, dopo averle circondato il volto con le mani, lasciò un tenerissimo bacio sulla sua fronte - giuro che, se non esistessi, passerei i miei giorni a chiedere ad Atena di inventarti -.
 
E sebbene Mu non avesse ancora risolto i suoi dubbi, assecondò il gesto di Kanon sorridendo di rimando, perché, anche se il gemello minore spesso si divertiva a prenderla in giro, sapeva che il suo affetto era sincero. Proprio come lui.
 
- Non mi hai ancora spiegato niente! - quando si fu allontanato, Mu lo guardò con un sopracciglio alzato e l’espressione fintamente indignata.
 
- Non ti ho ancora spiegato niente... - Kanon roteò gli occhi fingendo di pensare, e ridendo dentro di sé per ciò che stava per dire - perché non potrei mai privare Saga di un simile piacere... -.
 
Perfetto. La patata bollente era passata ufficialmente nelle mani di Saga, che impallidì.
 
Se c’era una cosa che riusciva particolarmente bene a Kanon era mettere in difficoltà il suo gemello. A livelli impensabili. E lo sguardo assassino che Saga gli stava rivolgendo in questo momento rendeva la giusta misura dell’imbarazzo nel quale lo aveva messo.
 
Che fare?
 
Il maggiore pensò rapidamente a come uscire da quella situazione e, proprio mentre stava giungendo alla conclusione che non ci fossero vie di fuga che permettessero ad entrambi di mantenere un minimo di decoro, vide con terrore il suo gemello avviarsi in direzione della porta. Con la chiara intenzione di andarsene e lasciarlo solo con la vergogna di dover spiegare a Mu cose che uno sconosciuto non dovrebbe mai spiegare ad una signorina.
 
- L’unica cosa che posso dirti, mia cara Mu... - con una mano sulla porta, Kanon, divertito, si voltò rivolgendo alla donna un ultimo sguardo affettuoso - è che raffreddarsi è qualcosa che sarebbe impossibile per il tuo futuro marito e... a questo proposito... - si rivolse a Saga - affido Mu nelle tue mani, riportala a casa per favore -.
 
Saga annuì. Ovviamente l’avrebbe riaccompagnata a casa. Il problema, semmai, sarebbe stato spiegare alla giovane le sue idiozie. 
 
- Perché hai detto “a questo proposito”? - Mu richiamò l’attenzione di entrambi, riportando Saga al presente e bloccando Kanon sulla porta.
 
- Mhmm? -.
 
- Sì, cosa c’entra il mio futuro marito con il Capitano Saga? -.
 
Kanon allungò il suo splendido sorriso da lupo. Non si sarebbe mai aspettato che la dolce Mu arrivasse ad offrirgli la battuta su un piatto d’argento...ma aveva sottovalutato sia la sua innocenza che la sua curiosità. Mu sapeva poco del mondo, e ancor meno dell’amore, ma aveva una straordinaria curiosità, e le due cose insieme potevano diventare una miscela esplosiva, rendendola facile preda delle battute del gemello minore.
 
Dall’uscio sul quale si trovava, Kanon si limitò a strizzare l’occhio nella sua direzione, mandandole un piccolo bacio.
 
- Metti insieme le cose, tesoro mio... - dopodiché infilò la porta, lasciando Mu e Saga nuovamente soli.
 
Per diversi minuti, l’unico suono udibile nella stanza fu il crepitio delle fiamme del caminetto, rotto solo dal respiro pesante di entrambi, tesi ed ignari di come uscire dal cul-de-sac nel quale li aveva messi Kanon. Con suo sommo divertimento.
 
- Vi riaccompagno a casa -.
 
Nella speranza che Mu non chiedesse spiegazioni, dimenticando tutto quello che aveva detto Kanon, Saga si alzò dal divano pronto a riportarla lì dove, per il bene di tutti, avrebbe dovuto essere già da un pezzo. Tuttavia, quando fece per prendere la mantella della ragazza, sentì una mano trattenergli dolcemente il braccio, richiamando la sua attenzione. E facendolo sussultare senza darlo a vedere.
 
- Per favore... -.
 
Saga poteva avere molti difetti, ma non era stupido. Gli ci era voluto poco per capire quanto debole fosse davanti a quella ragazza e, per quanto poco gli piacesse sapere che qualcuno potesse esercitare questo controllo su di lui, decise di non combatterlo. Perché avrebbe sicuramente perso.
 
E mentre quegli occhi smeraldini lo guardavano con attesa, Saga sospirò dentro di sé chiudendo con rassegnazione i suoi, ma solo per tornare sui suoi passi e sedersi nuovamente accanto a Mu.
 
- Ditemi cosa volete sapere -.
 
- Io... - inquieta, Mu muoveva gli occhi cercando nella sua mente le parole giuste per chiedere ciò che voleva sapere, mentre le sue mani nivee, poggiate sul grembo, giocherellavano nervosamente tra di loro - io lo so che... sì insomma... sono molto ignorante su alcuni argomenti... soprattutto per tutto quello che riguarda l’amore... -.
 
- Anch’io - Saga la vide alzare gli occhi e guardarlo sorpresa - Sì beh, anch’io non sono molto ferrato in materia - le spiegò cercando di metterla a suo agio, a dispetto della situazione - non mi sono mai innamorato -.
 
- Davvero? -.
 
- Sì - Saga annuì.
 
- Però sapete cosa intende vostro fratello quando dice quelle cose che io non capisco, giusto? -.
 
- Non mi sono mai innamorato, ma ho avuto alcune brevi relazioni - rispose con onestà.
 
- Ed è possibile? - Mu sgranò gli occhi - Mio padre mi ha sempre detto che, quando mi fossi innamorata, avrei unito la mia vita a quella di un’altra persona...non ho mai pensato che potesse esistere una relazione senza amore, ma poi...perché? - domandò sinceramente colpita.
 
Saga sorrise leggermente. La curiosità di Mu era davvero grande, così grande da farle persino dimenticare di star parlando di cose intime con un perfetto sconosciuto. Beh, in fin dei conti, non più tanto sconosciuto.
 
- Perché il piacere fisico non sempre va di pari passo con i sentimenti - rispose Saga con sincerità, e, vedendo la sua espressione farsi sempre più confusa, sospirò internamente - Mu, sapete come si esprime l’amore tra due persone? -.
 
Mu spostò lo sguardo di lato, riflettendo su ciò che stava per dire.
 
- Con le parole? - domandò dubbiosa.
 
- Sì certo, con le parole manifestiamo i nostri sentimenti a coloro ai quali sono indirizzati - Saga annuì - Poi? -.
 
- Scrivendo lettere? - Mu continuò esitando.
 
- Anche le lettere sono un altro modo... quando non abbiamo la possibilità di parlare affidiamo alla carta ciò che il nostro cuore non può esprimere a voce - rispose Saga - Poi? -.
 
- Con... - Mu arrossì leggermente - con i baci? - domandò quasi sussurrando, facendo sorridere Saga che annuì con decisione.
 
- Sì - confermò - con il bacio facciamo capire ad una persona che abbiamo dei sentimenti per lei, e questo vale sempre. Sin dall’innamoramento all’amore vero e proprio un bacio è il modo più sincero per far capire all’altra persona quanto l’amiamo -.
 
Alcuni istanti di silenzio resero evidente dove si stesse arrivando, e per quanto poco Mu sapesse dell’argomento, aveva intuito che c’era qualcosa che andava oltre tutto questo, qualcosa di grande, qualcosa che, a seconda dei momenti e delle persone, le faceva vergognare, ridere, sussurrare o ammiccare. E di cui non sapeva nulla.
 
E Saga lo intuì facilmente.
 
- Mu... - richiamò l’attenzione di quegli occhi stupendi nei suoi - sapete come nascono i bambini? - domandò cautamente, restando sorpreso quando la vide annuire con decisione. Sorpreso e anche un po' guardingo. Oltreché infastidito. Chi glielo aveva detto?! E perché?!
 
- Sì, mio padre - le sembrò di sentire un sospiro di sollievo provenire dal Capitano - mi ha spiegato che nascono dall’unione di un uomo e una donna...un’unione fisica - quando si rese conto di cosa stesse dicendo, abbassò lo sguardo vergognandosi, sfuggendo gli occhi di Saga che, stranamente, sembrava sollevato.
 
- Proprio così - Saga annuì - l’amore si esprime anche attraverso l’unione fisica, e ciò a cui si riferiva Kanon prima è proprio la passione che rende possibile l’unione tra due persone innamorate, tuttavia... - si prese qualche istante per pensare a come spiegare ciò che stava per dire - non sempre è vero il contrario - vide Mu unire i segni sulla fronte perplessa - a volte un’unione fisica è fine a se stessa e non implica amore tra due persone - concluse sospirando.
 
- Oh... - Mu rifletté muovendo i suoi occhi nello spazio, collegando ciò che Saga aveva appena detto con quanto confidatole poco fa - ed è quello che vi è capitato, giusto? - domandò, non sapendo neanche perché lo stesse facendo. Tuttavia, vedere il Capitano annuire alla sua domanda le provocò una reazione inaspettata. Qualcosa che non seppe controllare. 
 
Come se un incendio fosse appena scoppiato dentro il suo petto, sentì un calore asfissiante opprimerle il respiro e salire fino al viso tingendo di cremisi le sue guance, mentre, con una rapidità inaspettata, sentì le lacrime salirle agli occhi ed offuscarle la vista. Non sapeva cosa le stesse accadendo, era la prima volta che succedeva e non aveva idea di come controllare la voglia di piangere che minacciava di mostrarsi proprio davanti al Capitano. Il Capitano che la stava osservando, non perdendo neanche uno dei suoi movimenti.
 
- Scusatemi! -.
 
Con la stessa agilità con la quale aveva tentato di entrare a palazzo, Mu raccolse l’orlo del suo abito, si alzò e raggiunse la porta, nel chiaro tentativo di scappare da quel luogo e dal suo proprietario il prima possibile. Dimenticandosi anche della sua mantella. 
 
Ma aveva sottovalutato i riflessi di Saga, al quale fu sufficiente uno scatto per raggiungerla e prenderle la mano bloccando il suo tentativo di fuga. Una presa decisa per fermarla, ma morbida, per non ferirla.
 
- Che succede Mu? - domandò preoccupato.
 
- Niente, io... - Mu sentiva la presenza di Saga alle sue spalle, e questo non l’aiutava affatto. La sua voce, calma e turbata, le scivolava addosso morbida e confortevole. Doveva uscire da lì il prima possibile, due lacrime rivelatrici avevano superato le sue guance, e l’ultima cosa che voleva era dover spiegare al Capitano qualcosa che non sapeva spiegare neanche a se stessa.
 
- Devo andare a casa...vi prego di scusarmi e... grazie...grazie di tutto - Mu fece per muoversi, ma stavolta la presa di Saga si spostò sulla vita, impedendole di andare oltre e facendola voltare verso di lui.
 
Saga aprì gli occhi sorpreso e, con la punta delle dita, rimosse le piccole scie salate che avevano rigato il volto di Mu.
 
- Ho detto qualcosa che vi ha offeso? - domandò cauto, sentendo il petto stringersi davanti all’espressione triste della ragazza - Se è così vi chiedo perdono... io non... non avrei dovuto dirvi tutto quello che... -.
 
- No - Mu negò - non mi avete offesa, e non avete detto o fatto niente di sbagliato -.
 
- Allora perché piangete? - Saga continuò a sfiorare il volto di Mu, sebbene avesse già rimosso le sue lacrime - Non mi piace vedervi piangere - poi si corresse - non mi piace sapervi triste -.
 
Mu si stava perdendo. Non aveva la più pallida idea di cosa le stesse accadendo, però sapeva con certezza che in quel momento, così vicina a quello che fino a poco fa era solo uno sconosciuto, si sentiva come non si era mai sentita. Triste e felice. Piena e leggera. Tutto al tempo stesso.
 
- Devo andare - furono le uniche parole che riuscì a pronunciare, allontanandosi, seppure a malincuore, da quel contatto così piacevole.
 
Saga indugiò ancora qualche istante sul suo viso, prima di lasciarla andare e sentire come quel semplice distacco facesse venire meno il calore della sua vicinanza. Quel calore di cui sentì immediatamente la mancanza.
 
- Vi accompagno - disse, dopodiché si allontanò per prendere la mantella e sistemargliela sulle spalle, prima di avviarsi insieme a lei fuori dalla sua casa.
 
Fortunatamente, a parte le guardie, lungo il tragitto non incontrarono nessuno, potendo così muoversi indisturbati e non dovendo dare spiegazioni sul perché girassero all’interno del palazzo a quell’ora. Mu si lasciò guidare da Saga, tuttavia, quando arrivarono alle scuderie, fermò il suo passo, lanciandogli uno sguardo interrogativo.
 
- Questa non è l’ora per una passeggiata - Saga rispose alla domanda muta di Mu - Non si può mai sapere chi è in allerta -.
 
- Posso andare da sola - Mu controbatté facendo accigliare Saga - Non ho paura di muovermi nel buio -. 
 
- Non ve lo permetterei mai - e sebbene mantenesse un’espressione seria, Saga avrebbe voluto sorridere per l’audacia e il coraggio che la ragazza mostrava con orgoglio. E poi era di una testardaggine unica... ah se era testarda!
 
Avendo ormai capito che con le parole non avrebbe ottenuto niente, la prese gentilmente per mano e la condusse nel luogo in cui riposava il suo cavallo. Con la stessa cura la prese per la vita per farla salire e metterla in sella, prima di fare altrettanto e tirarla contro il suo petto per tenerla al sicuro.
 
Il breve viaggio dal palazzo al paese si svolse in silenzio, ma ciò, lungi dall’essere scomodo, permise ad entrambi di lasciar decantare ciò che era accaduto nelle ultime ore. Mu non poté fare altro che ringraziare in cuor suo l’attenzione che il Capitano aveva mostrato e, pur non rendendosene pienamente conto, si strinse a lui ancora di più, alla ricerca inconscia del calore che il suo corpo forte le trasmetteva riparandola dal freddo della notte. Saga, dal canto suo, godeva della pienezza che il prezioso carico che teneva tra le braccia gli faceva provare. Per un momento, la tentazione di abbassare lo sguardo sul collo niveo di Mu vinse le sue resistenze, facendolo pentire quando si rese conto di aver chiuso le palpebre, inalando nelle sue narici e fissando nel suo cervello il profumo dolce che naturalmente saliva dalla sua pelle candida.
 
Sulla base delle indicazioni di Mu, Saga localizzò la casa memorizzandola nella sua mente e, una volta arrivati, fece scendere la giovane con la stessa premura che le aveva riservato fino a quel momento, salutandola con un leggero bacio su una mano.
 
- Buonanotte Mu - le disse aspettando di vederla rientrare in casa. 
 
Mu si mosse in direzione dell’ingresso, tuttavia, una volta arrivata sull’uscio, dopo aver aperto la porta, si voltò un’ultima volta, mostrando un piccolo sorriso e guardando Saga in quel modo che, ormai era chiaro già da quella sera stessa, lo lasciava sempre con il respiro a metà.
 
- Buonanotte Capitano e grazie... di tutto... - lo salutò vedendolo rispondere con un piccolo cenno del capo, senza staccare gli occhi dai suoi.
 
E così rimasero ancora per qualche istante, lasciando che fosse il silenzio a parlare, prima che Mu rientrasse in casa, richiudendosi la porta alle spalle ed appoggiandosi contro di essa. Rilasciando finalmente il suo respiro.
 
Come fece anche Saga, quando l’aria fresca della notte lo svegliò riportandolo alla realtà. Con un gesto rapido rimontò a cavallo, riavviandosi verso il palazzo e lasciando che il vento portasse via i suoi pensieri. Ignorando volutamente il battito accelerato del suo cuore.
 
Assorbiti completamente dalla tensione che avevano creato, nessuno dei due si era accorto dell’impercettibile movimento della tenda dietro ad una delle finestre poste al piano superiore della casa. Muovendosi con l’usuale discrezione, Shion richiuse la stoffa per avviarsi verso il suo letto e, dopo aver scostato le coperte, si allungò coprendosi, sospirando profondamente.
 
Le preoccupazioni di un padre non finivano mai.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


- Allora? -.
 
- Allora che? -.
 
Quando Saga rientrò nel suo appartamento, non si meravigliò affatto di trovare il suo gemello comodamente seduto di fronte al caminetto, sorseggiando un bicchiere di vino e godendosi il calore del fuoco che finiva lentamente di bruciare.
 
- Com’è andata? -.
 
- Dovresti saperlo. Conoscendoti, hai sentito tutto, giusto? - domandò Saga alzando un sopracciglio, vedendo un sorriso farsi lentamente largo sul volto di Kanon, che annuì.
 
- Sentito e visto, a voler essere precisi - confermò - per nulla al mondo mi sarei perso le tue lezioni di “educazione sentimentale” alla nostra Mu -.
 
- Nostra? -.
 
- Hai ragione, è la mia Mu, tu l’hai appena conosciuta - chiarì Kanon godendosi la faccia di Saga che andava via via accigliandosi.
 
- Non è tua - scandì lentamente il maggiore.
 
- Allora, se non è mia, stai dicendo che è tua... -. 
 
Touché
 
Saga non poté controbattere all’astuzia di Kanon, ragion per cui si limitò a scuotere la sua chioma blu, prima di raggiungerlo sul divano per sedersi accanto a lui. Senza chiedere il permesso, prese il bicchiere che aveva tra le mani per bere un sorso di vino, ignorando le lamentele del suo gemello ed il suo finto broncio.
 
- Credo di aver detto qualcosa che non avrei dovuto dire - lasciando da parte i loro battibecchi, Saga fissò le iridi tra le residue fiamme del fuoco senza guardarle - è scappata via... è scappata come se avesse visto Hades in persona! -.
 
- E cosa le avresti detto di così “scandaloso” - Kanon sottolineò l’ultima parola - se è lecito chiedere? -.
 
- Non lo so - Saga alzò le spalle - forse sono stato troppo diretto -.
 
- Saga... -.
 
- Forse sono entrato troppo nei dettagli -.
 
- Saga... -.
 
- Forse ho usato parole poco appropriate per una signorina -.
 
- Saga! -.
 
- Che c’è?! -.
 
- Sei il mio gemello o no? Come fai ad essere così ottuso?! - Kanon vide l’espressione seccata di Saga e sospirò - Ma benedetta creatura... non ti sei reso conto che Mu è scappata perché era gelosa di quello che le hai raccontato?! -.
 
No. Quella era l’ultima cosa alla quale Saga avrebbe pensato. E i suoi occhi sgranati non avrebbero potuto essere più eloquenti.
 
- N... no... gelosa? - balbettò - Di cosa? Perché? -.
 
- Ricordi o no quello che le stavi dicendo? - Kanon lo guardò con indulgenza vedendo il dubbio farsi largo sul viso di Saga, prima che negasse scuotendo leggermente il capo - Le hai detto che esiste il sesso senza amore, le hai confermato di essere andato a letto con altre donne, dopodiché lei è fuggita piangendo -.
 
- Hai sentito proprio tutto -.
 
- Tutto - rivendicò Kanon con orgoglio, prima di tornare serio - Era gelosa... Saga... gelosa che tu sia stato con altre donne -.
 
- Ma è assurdo! - Saga allargò le braccia - Non ci conosciamo neanche, come può essere gelosa? -.
 
- Sbaglio, o non eri per niente contento quando ti ha detto di sapere come nascono i bambini? - gli fece notare Kanon sorridendo di traverso.
 
- Non ti è sfuggito proprio niente... -.
 
- Niente! Ma non cambiare discorso - Kanon socchiuse gli occhi - Quanto fastidio ti ha dato pensare che qualcun altro avesse parlato con lei come stavi facendo tu? -.
 
Saga non rispose. Aveva capito perfettamente dove Kanon volesse andare a parare, e non era disposto a dirgli ciò che voleva sentire. Non ora. Era troppo presto. Fino a poche ore prima neanche sapeva dell’esistenza di Mu, e ora, in così poco tempo, era diventata il fulcro di tutto. Nossignore! Le cose non funzionavano così per lui, né era il tipo da perdere la testa facilmente.
 
- Faresti prima a dirmi ciò che vuoi sentirti dire -.
 
- Faresti prima a dirmi la verità - gli fece eco Kanon - Avanti, negalo... nega che ti piace Mu! - lo sfidò.
 
- È molto bella - rispose Saga laconico, spostando lo sguardo a terra.
 
- Solo? -.
 
- Te l’ho detto, faresti prima a dirmi quello che le tue stupide orecchie vogliono sentire! -.
 
- La porteresti a letto? -.
 
La domanda risuonò nella stanza come una bomba, portando i gemelli a sfidarsi con gli occhi. Quando l’effetto della deflagrazione fu passato, uno strano ed inquietante silenzio si insinuò tra di loro, confermando a Kanon di aver imbroccato la strada giusta. Scomoda, ma l’unica che gli permettesse di portare Saga dove voleva.
 
- Non parlare in questo modo - la voce di Saga tremò, impercettibilmente per chiunque, tranne che per Kanon.
 
- E perché no? - lo sfidò Kanon - La conosci appena e non ti importa niente di lei, non vedo dove sia il problema. Ti ho chiesto se la porteresti a letto, non è difficile rispondere, anche perché credo che la risposta sia affermativa, giusto? - sospirò in modo teatrale, preparandosi ad alzare pericolosamente la posta - D’altronde, chi non vorrebbe farlo? Chiunque dentro questo palazzo, e fuori, vorrebbe stringerla tra le proprie braccia... - vide Saga socchiudere gli occhi - baciare le sue labbra carnose... spogliarla dei suoi abiti e accarezzarla con passione... - poi vide le sue narici allargarsi - assaporare la sua pelle candida... -.
 
Non riuscì a continuare. Non quando Saga, con uno scatto improvviso, si portò sulle sue gambe, tirando con le mani il bavero della sua giacca per stringerlo e portarlo vicino al viso. Abbastanza vicino affinché ascoltasse bene.
 
- Non ti azzardare Kanon! Non parlare di lei in questo modo! -.
 
La reazione fulminea di Saga però, invece di intimorire Kanon, lo fece sorridere fino a provocargli un’ilarità incontrollata. Una vera e propria risata che risuonò nella stanza tagliando le ombre che lui stesso aveva creato e lasciando spiazzato il suo gemello, che lo fissò sgomento.
 
- Che diavolo hai da ridere? Sei impazzito?! -.
 
- No no... non sono impazzito - riuscì a biascicare Kanon non appena ritrovò un po' di autocontrollo - è che cadi sempre nei miei tranelli, quasi non c’è più gusto a prenderti in giro - lo guardò con finta compassione - quasi... ma torniamo a noi - aggiunse strizzando un occhio - Mu non è il tipo da parlare con chiunque come ha fatto con te questa sera, è molto timida su alcune questioni, soprattutto per tutto ciò che riguarda l’amore, di cui non sa nulla - vide Saga annuire leggermente, mostrando nelle iridi verdi azzurre un singolare compiacimento che lo fece sorridere - non permetterebbe mai a nessuno di parlarle come hai fatto tu, e se ti ha dato questa opportunità, se ha mostrato questa insolita apertura, è stato perché ti vede in modo diverso rispetto a tutti gli altri -.
 
- Cosa te lo fa dire con tanta sicurezza? - domandò Saga a metà tra il perplesso e il trasognato.
 
- Te l’ho detto, la conosco, e conosco anche te - rispose allungando un sorriso malizioso - abbastanza da sapere che ti piace. Ma non come potrebbe piacerti una qualunque donna. Ti piace proprio tanto -.
 
-Esagerato! - Saga alzò un sopracciglio - Certe cose non nascono nell’arco di qualche ora - aggiunse, seppur poco convinto.
 
- Non è una questione di tempo, è chimica - Kanon ribatté deciso, vedendo Saga accigliarsi - la chimica non è soltanto il mero desiderio per un altro corpo, è molto di più... è una connessione improvvisa, è sentire di appartenere ad un’altra persona anche se non la conosciamo, è riconoscersi -.
 
Saga sospirò, scendendo dalle ginocchia di Kanon e ricadendo al suo posto. Portando con sé molte cose su cui riflettere. Non avrebbe mai dato a suo fratello la soddisfazione di dirgli che, con tutta probabilità, aveva centrato ogni singolo punto, lasciandolo, come al solito, privo di controffensive, ma sapeva anche che non era necessario. Per qualche strana ragione, Kanon riusciva sempre ad andare al nocciolo della questione, aveva un sesto senso per tutto ciò che lui stesso non riusciva a decifrare. E il dannato lo sapeva, sapeva perfettamente di andare a bersaglio, ed il suo sorriso compiaciuto mostrava tutta la sua consapevolezza!
 
Per di più, come se tutto questo non fosse bastato a mandarlo in confusione, quando atterrò pesantemente sull’imbottitura del divano, un leggero profumo si liberò dalle trame del velluto per arrivare delicatamente alle sue narici. Quello era il posto in cui, fino a poco prima, era stata seduta Mu, ed il cuscino che aveva sorretto la sua schiena, e che ora affondava sotto il peso di Saga, portava ancora i segni del suo piacevole passaggio. Senza rendersene conto, Saga chiuse gli occhi, godendo della residua dolcezza che l’aria stava portando via dal suo naso. Ma non dal suo cervello.
 
Kanon si limitò a guardarlo, tacendo, aspettando che fosse lui a riprendersi, svegliandosi dai suoi sogni ad occhi aperti. Cosa che accadde poco dopo, quando riaprì gli occhi, visibilmente imbarazzato all’idea che il suo gemello stesse assistendo alla sua resa.
 
- Non vergognarti - Kanon lo guardò con comprensione - lo so che è meraviglioso - disse senza ombra di scherno.
 
- Cosa è meraviglioso? - Saga finse di non comprendere.
 
- Il suo profumo. È meraviglioso... -.
 
Saga non rispose. Che senso avrebbe avuto farlo? Distolse lo sguardo da Kanon, riportandolo sulle residue fiamme che, senza fretta, si stavano consumando nel caminetto, lasciando gradualmente il posto ad una tiepida cenere.
 
Sì. Era meraviglioso.
 
****
- Cosa c’è? Perché non vieni a letto? -.
 
Concentrato sul nebbioso panorama schiarito solo dalla debole luce di una luna velata, Aiolos non si stupì di sentire la voce calma di Shura leggermente attutita dalle coperte che la coprivano fino al mento. Scosse lentamente il capo, senza voltarsi e continuando a guardare il buio innanzi ai suoi occhi.
 
- Dormi amore mio - le rispose dolcemente - riposa, arrivo tra un po' - tuttavia riuscì a malapena a terminare la frase, quando sentì le braccia di Shura circondargli le spalle, appoggiando il petto alla sua schiena.
 
- Lo sai che ho bisogno di sentirti accanto a me - e sebbene ad orecchie terze potesse sembrare strano che una persona come Shura si lasciasse andare a simili romanticherie, per Aiolos non lo era affatto. Sua moglie era una donna apparentemente schiva, e se questo, in società, la portava ad avere un atteggiamento molto riservato, nell’intimità era tutta un’altra cosa. Non aveva alcun timore nell’esternare i propri bisogni, né si vergognava di ammettere le sue debolezze, e questa era una delle tante ragioni che avevano reso Aiolos il suo schiavo in tutto e per tutto. Uno schiavo molto felice di esserlo.
 
- Hai ragione, è solo... che non ho molto sonno - Aiolos accarezzò piano le mani che lo stringevano, godendo della loro morbidezza - ma non voglio disturbarti, mi ritiro nel mio studio e... -.
 
- Cosa c’è che non va? - domandò Shura, avendo compreso che qualcosa lo turbava profondamente e per nulla intenzionata a lasciarlo da solo.
 
Alcuni istanti di silenzio precedettero il respiro profondo che Aiolos prese prima di parlare.
 
- Aiolia - non servì aggiungere altro. Le mani di Shura si strinsero ancora di più contro il suo corpo.
 
- Perché lo hai lasciato andare se sei così preoccupato? - gli domandò facendolo voltare verso di sé per poterlo finalmente guardare negli occhi - Avresti potuto mandare Shaka, sai meglio di me che sarebbe stato molto più adatto di tuo fratello - gli fece notare accarezzandogli il volto - ha più esperienza, ed un controllo maggiore dei nervi -.
 
- Sì, Shaka sarebbe stato sicuramente più adeguato - Aiolos annuì - ma conosci mio fratello, sai che quando si mette in testa qualcosa è impossibile dissuaderlo - sospirò godendo delle carezze di Shura - l’unica cosa che mi tranquillizza è la presenza di Dohko -.
 
- Il vecchietto? - domandò Shura sorridendo, vedendo Aiolos fare altrettanto ed annuire.
 
- Sì il vecchietto, come lo chiamano Saga e Kanon, ma è un vecchietto straordinario - non c’era ombra di scherno nelle sue parole - è un uomo di una intelligenza fuori dal comune Shura, lo stesso Saga mi ha confermato la sua lungimiranza. È uno stratega e non ha difficoltà ad imporsi sugli altri. Perfino Deathmask, il meno gestibile fra tutti i cavalieri, non mette mai in dubbio le sue intuizioni -.
 
- Allora dovresti fidarti - Shura tornò seria, mantenendo la sua voce dolce - di Dohko, di Aiolia e di tutti gli uomini che ci proteggono -.
 
- So che hai ragione ma... -.
 
- Ma si tratta di tuo fratello - lo interruppe Shura - lo so, ed è normale che tu sia preoccupato, però, in questa situazione, devi svestire i panni del fratello maggiore ed indossare quelli del sovrintendente - gli fece notare con franchezza - in tutta onestà, pensi che Aiolia sia in grado di gestire la missione in modo soddisfacente? -.
 
Continuando a guardare Shura negli occhi, Aiolos rifletté seriamente, prima di emettere un sospiro ben udibile, con cui scaricò tutta la sua tensione.
 
- No, amore mio, Aiolia non ha l’esperienza né il sangue freddo per guidare la missione - ammise con sincerità - ed io sono stato uno sciocco a lasciarlo andare -.
 
- Allora, chiedigli di tornare a casa - fu l’ovvia osservazione di Shura, che non nascose lo stupore davanti alle parole di suo marito.
 
- È impossibile - Aiolos negò scuotendo il capo - per lui significherebbe ammettere di non essere all’altezza, e sai bene quanto me che questo non accadrà mai. Sai quant’è orgoglioso -.
 
- Lo so - Shura annuì seria - ma qui non si tratta dell’orgoglio di Aiolia né del suo valore, ma della sua vita, e di quella degli altri cavalieri! - gli fece notare con decisione - Ora devi agire come sovrintendente e fare ciò che è meglio per la nostra gente, e, se questo significa richiamare Aiolia a casa, dovrai farlo -.
 
- Diamogli un mese di tempo - disse Aiolos dopo aver riflettuto sulle parole, più che giuste, di Shura - se, trascorso un mese, Aiolia non avrà preso le redini della missione, dovrò sostituirlo con qualcun altro, o chiedere a Saga di tornare indietro -.
 
- Non puoi - Shura negò - Saga è stato lontano da casa per dieci anni, e anche lui ha diritto di vivere la sua vita, di avere una moglie, una famiglia - e, per quanto fosse convinta di ciò che stava dicendo, il pensiero di Shura era inevitabilmente influenzato anche da quel poco che aveva visto quella sera, e che non era sfuggito al suo sesto senso. Senza rendersene conto, le immagini del Capitano e di Mu si sovrapposero nella sua mente generando un unico pensiero. E quel pensiero uscì dalla sua bocca senza rendersene conto.
 
In un modo che non sfuggì ad Aiolos.
 
- Perché ti interessa la vita sentimentale di Saga? - domandò stringendo gli occhi - O, forse, ti interessa quella di Mu? -.
 
Aiolos non era uno sciocco. Poteva difettare dell’intuito femminile di Shura, ma non gli ci era voluto molto per capire che Saga e Mu si estraniavano in un mondo tutto loro quando erano insieme.
 
- E quale sarebbe il problema se mi interessasse la vita sentimentale di Mu? È una brava ragazza, quando può aiutare qualcuno lo fa senza secondi fini - disse Shura scuotendo dolcemente il capo - pensa che non ha voluto nulla in cambio per preparare il mio rimedio, sebbene mi fossi offerta di pagare, e so per certo che si comporta così con chiunque abbia bisogno di aiuto - vide Aiolos annuire - perché non dovrei volere il suo bene? Inoltre, cosa ci sarebbe di male se il suo bene fosse proprio il Capitano? -.
 
- Dunque, anche tu hai notato qualcosa? - domandò Aiolos socchiudendo gli occhi.
 
- Chi non ha notato la loro intesa, Aiolos? - controbatté Shura con franchezza - Credo che perfino il Comandante Shaka se ne sia accorto, anche se, probabilmente, farà finta di nulla -.
 
- Pensi che sia possibile? -.
 
- Che Shaka faccia finta di nulla? Certo! -.
 
- No - Aiolos negò - pensi che sia possibile che due persone che non si conoscono possano stabilire un’intesa tanto evidente in così poco tempo? Inoltre, Mu non ha mai mostrato interesse per nessuno, tenendo l’amore sempre a debita distanza -.
 
- Evidentemente - gli fece notare Shura - è l’amore che si è avvicinato a Mu colmando la distanza, e questo, come tu ben sai, non si può controllare - fece un sorriso malizioso - è stato così anche per noi -.
 
- È vero, hai ragione - ammise Aiolos - è solo che... -.
 
- È solo che devi mettere da parte l’orgoglio, Aiolos - lo interruppe Shura tornando seria, con voce morbida ma ferma - accetta una volta per tutte il fatto di essere stato rifiutato, e lascia da parte stupide ripicche e inutili dispetti -.
 
A modo suo, Shura era davvero una donna fuori dal comune. E quel pragmatismo, che a qualcuno poteva sembrare freddezza, era ciò che la caratterizzava nel suo essere straordinaria. Chiunque, qualunque donna, al suo posto, si sarebbe lanciata in un’invettiva contro il marito che insisteva ad impicciarsi di fatti che non lo riguardavano, e che coinvolgevano qualcuno di cui era stato innamorato. Ma lei no. Ed il motivo era semplice. Shura si fidava di Aiolos e del suo amore. Non c’era mai stato un giorno, da quando avevano unito le loro vite, in cui non si fosse sentita amata da quest’uomo meraviglioso, quest’uomo che aveva una nobiltà d’animo e di cuore tale da rompere qualunque sua diffidenza e farla capitolare in breve tempo, quest’uomo che metteva sempre il bene degli altri prima del proprio. Quest’uomo che aveva un orgoglio sorprendente! Sì, perché ricambiandolo nello stesso modo, Shura aveva anche imparato a conoscerne, ed amare, i difetti, e l’orgoglio era uno di questi. Per fortuna, con il tempo aveva imparato a tenere a bada questo aspetto, a dir la verità poco lusinghiero, di suo marito, ma d’altronde, nessuno è perfetto, e se questo era il contrappasso da pagare per tutte le sue lodevoli qualità, poco importava. Lo avrebbe sopportato senza problemi.
 
- Perdonami, hai ragione su questo - disse Aiolos sospirando - ma credimi che, a parte le mie sciocche parole, non avrei alcun problema se Saga e Mu fossero l’uno il destino dell’altra, anzi... mi piacerebbe vedere il mio amico finalmente felice, ed anche Mu - aggiunse con sincerità, seguendo con lo sguardo la moglie che, con passo studiato, si stava riavviando in direzione del loro letto.
 
- Lo so - Shura annuì guardandolo di sbieco da sopra una spalla - so che le tue sciocche parole sono solo il frutto del tuo orgoglio ma...credo di aver comunque diritto a delle scuse da parte tua - aggiunse in tono serio facendo accigliare Aiolos.
 
In realtà, Shura era già andata oltre quella discussione, e, poiché tutti quei discorsi sui sentimenti avevano acceso la sua mente portandola a viaggiare altrove, popolandosi di idee più interessanti della vita sentimentale degli altri, decise di giocare con Aiolos tenendolo un po' sulle spine. Solo un po'.
 
- Te le ho date - protestò debolmente Aiolos - non capisco cosa... -. Si bloccò. E finalmente capì. Sentendo la temperatura del suo corpo salire rapidamente.
 
Sì, perché sebbene il tono di Shura fosse serio come sempre, il modo in cui scostò la coperta per sdraiarsi, lasciando una delle sue lunghe gambe scoperte, e il sorriso malizioso che apparve sul suo volto, fecero ben intendere ad Aiolos quali “scuse” si aspettasse da lui.
 
- Puoi? - domandò il sovrintendente con il minimo di ragione che ancora muoveva gli ingranaggi nel suo cervello, avvicinandosi al letto lentamente, ma senza esitazione.
 
Con gli occhi fissi in quelli del marito, Shura alzò le spalle, facendo volutamente scivolare la vestaglia, e lasciando in vista una delle sue spalle bianche.
 
-Il rimedio di Mu funziona molto bene inoltre... Aphrodite ha detto di vivere tutto con naturalezza... - rispose con voce roca.
 
E per quella notte, con la naturalezza tanto raccomandata da Aphrodite, le spiegazioni e i discorsi finirono lì, lasciando spazio solo ai giuramenti che i due amanti, guidati dalla saggezza dei loro corpi intrecciati, si scambiarono per l’ennesima volta, alle luci delle lampade rese tremolanti dai loro appassionati sospiri. In attesa solo della successiva, ennesima volta.
 
****
 
Lo specchio della toeletta, illuminato dalla debole luce delle candele, rifletteva una parte del letto alle sue spalle, oltre al suo viso, ancora leggermente tinto di carminio. Sola, nella stanza che suo padre aveva preparato per lei sin dal loro arrivo dieci anni prima, Mu guardava il riflesso di se stessa nella specchiera d’argento, cercando di capire cosa ci fosse di diverso rispetto alle migliaia di volte in cui aveva osservato il proprio volto.
 
Shion non era un uomo ricco, questo era sicuro, però, per essere una persona che doveva lavorare per vivere, occupava una posizione non da poco nel tessuto sociale del paese che li aveva ospitati. Il suo lavoro era sempre stato fondamentale e mai, da quando lui e Mu erano arrivati, era passato un giorno senza che i suoi servizi venissero richiesti. Ed anche con una certa urgenza. Il suo stile di vita si poteva definire semplice, ma la mole di lavoro gli aveva permesso di avere una certa agiatezza che, il più delle volte, si era riversato in piccole attenzioni nei confronti di sua figlia, e, sebbene questo contravvenisse ai principi lemuriani di una vita frugale a dispetto delle condizioni economiche, era contento di avere la possibilità di fare dei regali a Mu. Anche perché, ad onor del vero, la ragazza non aveva mai chiesto nulla. 
 
La camera da letto era il regalo più grande che Shion le avesse fatto, arredandola con cura, occupandosi lui stesso dei mobili in legno e concedendosi quel vezzo che era stato la toeletta con la specchiera in argento. All’epoca Mu era ancora una bambina, ma sapeva che, quando fosse diventata una signorina, avrebbe apprezzato tutta quella cura. Ed ebbe ragione.
 
Una volta rincasata, Mu fece un rapido bagno per ripulirsi dalla polvere che il pavimento della stalla aveva lasciato sul suo corpo e sui suoi capelli, facendo attenzione a non eliminare l’unguento che Saga aveva spalmato sul braccio. Avrebbe potuto pulirlo e rimetterne uno dei suoi, tuttavia, qualcosa l’aveva fatta desistere. La stessa cosa che ora, mentre spazzolava le sue chiome davanti allo specchio, continuava a rendere le sue guance cremisi a dispetto del fatto di essere da sola.
 
Le setole della spazzola scorrevano agevolmente tra i sottili fili lilla, mentre Mu, con lo sguardo fisso nel suo riflesso, ripensava agli eventi della serata senza guardarsi per davvero. Quello che più la turbava era la consapevolezza dell’effetto che quell’uomo esercitava su di sé. Sospirò.
 
Saga era identico a Kanon. Quasi... a dire il vero. Sì, perché, a dispetto della somiglianza impressionante, lei stessa non aveva avuto difficoltà a distinguerli subito. Comunque, a prescindere da questo, non aveva mai sentito alcun tipo di trasporto per Kanon che non fosse un affetto amichevole, quasi fraterno. Eppure, le era bastato trascorrere qualche ora con il suo gemello per...
 
Scosse leggermente la testa nel tentativo di liberarsi da qualunque pensiero le stesse per attraversare la mente. A dirla tutta, il fatto stesso di stare ancora pensando a Saga le sembrava francamente ridicolo. Non sapeva nulla di questo cavaliere, quest’uomo tornato da una missione militare di cui sapeva poco o nulla, iniziata quando lei era una bambina che cominciava a malapena a parlare una lingua nuova, in un paese che non era il suo, in cui suo padre l’aveva portata dopo aver rapidamente abbandonato la loro casa.
 
Un uomo tendenzialmente taciturno, al contrario del suo gemello. Un uomo serio. Un uomo riservato. Mu riprese il dolce movimento della sua mano fra i capelli, mentre altri pensieri andarono via via materializzandosi nei suoi ricordi.
 
Un uomo gentile, che l’aveva protetta prima di tutto. Un uomo premuroso, che l’aveva curata. Sentì il dorso della sua mano bruciare leggermente nel punto in cui le labbra di Saga si erano posate in segno di rispetto. Ripensò al modo in cui aveva redarguito Kanon per le sue battute. Rivide il modo delicato in cui aveva curato le sue ferite. Ma, soprattutto, rivisse la strana e nuova sensazione del corpo imponente di Saga sul suo, ignorando quanto le sue guance stessero prendendo colore.
 
Un uomo paziente, che aveva acconsentito a chiarirle cose che non avrebbe mai permesso a nessun altro di spiegare...
 
A questo pensiero però, sentì le lacrime salirle agli occhi, come era successo poco prima in casa del Capitano e, sotto la minaccia che potessero traboccare dalle sue belle iridi, alzò finalmente lo sguardo, trovando davanti ai suoi occhi l’immagine di se stessa completamente confusa.
 
A volte un’unione fisica è fine a se stessa e non implica amore tra due persone...
 
Ed è quello che vi è capitato, giusto?
 
Quando le lacrime cominciarono a rigare il suo volto, Mu abbandonò la spazzola sulla toeletta, voltandosi e alzandosi per raggiungere rapidamente il suo letto, sotto le cui coperte si rifugiò coprendosi fin sopra gli occhi. Ne uscì solo qualche minuto dopo, e solo per soffiare sulla candela che teneva accesa sul comodino per illuminare la stanza, nel tentativo, ma soprattutto, la speranza, di addormentarsi il prima possibile.
 
Tentativo che, neanche a dirlo, andò miseramente a vuoto, o per lo meno, si rivelò inutile per una buona ora, fino a quando la stanchezza non prese il sopravvento sui suoi pensieri, sulle paure, sulla tristezza, e sulle scie ormai secche sul suo bel viso. Tuttavia, fu un sonno per nulla tranquillo, agitato dalle emozioni che l’avevano scossa da sveglia e popolato di sogni che mescolavano ciò che era realmente accaduto con quello che aveva temuto accadesse, e con quello che, a sua insaputa, sperava che succedesse.
 
I segni sulla sua fronte mostravano un’espressione accigliata e le labbra si aprivano sussurrando parole incomprensibili, mentre le visioni oniriche della sua veglia la portavano da una parte all’altra, senza capo né coda, ma con un elemento comune ben presente in ognuna di esse.
 
Individuò subito l’ambiente nel quale si trovava. Aveva già visto quel salotto e il crepitio del fuoco nel camino aveva un suono conosciuto... ma cosa ci faceva distesa sul divano?
 
Non ebbe il tempo di ripetere la domanda, che due mani forti le sfiorarono il viso, percorrendo il suo profilo con lentezza e perdendosi in leggere carezze lungo il collo. Riconobbe immediatamente il proprietario degli occhi che la guardavano in quel modo...tenero, con un luccichio che non aveva mai visto prima, ma che le piaceva terribilmente. E riconobbe all’istante le sue mani, le mani che l’avevano curata, le mani che l’avevano sorretta per tutto il viaggio di ritorno. Le mani che presto vennero sostituite da labbra che, con uguale delicatezza, percorsero lo stesso sentiero lasciando scie umide al loro passaggio. Le mani che, ormai libere, si dedicavano a slacciare con lentezza esasperata i lacci del corsetto che coprivano il suo corpo fino alla vita, lasciando, sulla pelle scoperta, leggere carezze che presto vennero sostituite dalla sua bocca sempre più curiosa.
 
Fu il suo stesso sussulto a svegliarla di soprassalto. Spaventata, si mosse per mettersi seduta, tenendo una mano sul petto nel tentativo di contenere il battito del suo cuore, che sembrava voler uscire di prepotenza dal suo posto. Passando una mano sul viso, si accorse di essere completamente sudata.
 
- Ma che... - non riuscì a completare la domanda, che le immagini di poco prima, ancora vive nella sua mente, si ripresentarono davanti ai suoi occhi, facendola sussultare nuovamente.
 
Scosse lentamente il capo per allontanare ciò che era ancora fresco nella sua memoria, prendendosi qualche minuto di tempo per calmarsi, tornare alla realtà, e regolarizzare il battito del suo cuore. Quando riprese confidenza con la realtà scostò le coperte, mise i piedi a terra e si alzò, avvolgendosi nella vestaglia appoggiata sulla spalliera del letto. 
 
Stando attenta a non fare rumore per non svegliare Shion, aprì la porta e, facendosi luce con la candela che aveva preso dal comodino, si avviò verso il piano di sotto. Il legno delle scale scricchiolava impercettibilmente sotto al suo peso leggero, rilasciando nell’aria solo una flebile eco. Comunque non sufficiente a svegliare qualcun altro, quandanche avesse il sonno leggero come Shion. Arrivata in cucina, accese la stufa che usava per cucinare, mise sul fuoco un pentolino di rame, e frugò tra le sue erbe alla ricerca di qualcosa che potesse calmare i suoi nervi.
 
Perché ho sognato Saga? Perché sembravo perdermi tra le sue mani? Ma soprattutto... perché mi piaceva?
 
Mille e una domanda affollavano la mente di Mu mentre le sue mani fallivano nel tentativo di aprire un barattolo dove erano conservati fiori e foglie di biancospino essiccati.
 
Sì, Mu era decisamente nervosa, ed il modo inquieto con cui si muoveva non aveva nulla a che vedere con i suoi soliti atteggiamenti pacati. Stava ancora cercando di aprire il barattolo, quando si rese conto che qualcosa non andava, e allora si fermò e chiuse gli occhi per prendere un respiro profondo. Un respiro a cui seguirono altri che, a poco a poco, ebbero l’effetto di rallentare i suoi pensieri e riportarla alla realtà.
 
Riaprendo gli occhi, ebbe un leggero sussulto vedendo Shion osservarla dall’ingresso della cucina. Per un attimo si domandò da quanto tempo suo padre la stesse osservando senza che si fosse accorta della sua presenza, ma il sorriso rassicurante che le rivolse portò fuori dai suoi pensieri qualunque domanda.
 
- Cosa c’è Mu? Non riesci a dormire? - la voce pacata di Shion risuonò amplificata nel silenzio della notte mentre, con passo calmo, si avvicinò a sua figlia per prenderle il barattolo dalle mani ed aprirlo senza nessuna difficoltà.
 
Mu si limitò a scuotere leggermente il capo in segno negativo, non osando alzare lo sguardo da terra, nel timore che Shion leggesse nei suoi occhi il turbamento che ancora l’attraversava da capo a piedi.
 
Sapendo già cosa contenesse, Shion fece finta di guardare il barattolo per poi rivolgersi nuovamente a sua figlia.
 
- Biancospino... c’è qualcosa che ti rende nervosa Mu? - domandò allungando la mano ed accarezzando dolcemente il suo viso.
 
Mu scosse nuovamente il capo, stavolta però in modo meno deciso. Non era abituata a mentire, soprattutto a suo padre, ma, in tutta onestà, non sapeva come spiegargli quello che le stava accadendo, né come affrontare qualcosa che, al momento, non aveva ancora né capo né coda. In quel momento si sentì tremendamente sola. Avrebbe tanto voluto che qualcuno l’aiutasse, anche se non sapeva come chiedere aiuto. Fortunatamente, per Shion il suo volto era un libro aperto, e non impiegò molto a mettere insieme le cose.
 
- C’entra il fratello di Kanon? - chiese facendo fatica a non ridere, quando vide Mu voltarsi di scatto nella sua direzione. Come se fosse stata colta in flagrante.
 
- Il fratello di... come fai a sapere che... - Mu non riuscì neanche a formulare la domanda, non capendo come suo padre potesse sapere del ritorno di Saga, ma soprattutto della sua esistenza. Adesso era ancora più confusa di prima.
 
Shion sorrise. Era la prima volta che vedeva Mu così turbata ma, contrariamente a ciò che ci si sarebbe aspettati da un padre così protettivo, non la prese male. Prima o poi sarebbe dovuto succedere.
 
- Beh, sono più che sicuro che il giovanotto che ti ha riaccompagnata a casa non fosse Kanon - disse Shion mettendo in infusione la giusta quantità di fiori - ma, data la somiglianza, non può essere altri che il suo gemello -.
 
- Come hai fatto a vederlo? - Mu si accigliò, distendendo l’espressione quando capì che aveva visto tutto dalla finestra.
 
- Non ti stavo spiando - Shion sorrise - ti stavo aspettando -.
 
- Lo so - Mu annuì - perdonami se ho fatto tardi, ma c’è stato un contrattempo quando sono andata da Shura -. Mu evitò di raccontargli tutto quello che era successo. Shion si sarebbe inutilmente arrabbiato con Aiolos e, probabilmente, avrebbe sentito l’esigenza di parlargli, ma considerato che tutto era finito bene, non aveva alcun senso metterlo in mezzo. Aveva già il suo bel da fare di giorno.
 
- Comunque non mi hai risposto - le fece notare Shion - è quel giovane che ti rende così nervosa? -.
 
- No - rispose Mu un po' troppo frettolosamente - non c’entra niente, è solo che... che... sì insomma... sono solo un po' stanca e il sonno si ostina a giocare con me questa notte... -.
 
Shion annuì. Per nulla convinto, squadrando Mu dalla testa ai piedi. Ma non disse niente. Con la sua solita calma riempì una tazza dell’infuso che aveva preparato e lo porse a Mu, che lo prese tra le mani ringraziandolo e augurandogli la buonanotte, prima di risalire per le scale ad una velocità differente da quella con cui le aveva scese.
 
Rimasto solo, Shion scosse la lunga chioma verde sorridendo leggermente. Non l’avrebbe costretta a parlare, sarebbe stato inutile e non lo voleva. Mu aveva i suoi tempi e li avrebbe rispettati, come aveva sempre fatto, certo che, quando avesse voluto, sarebbe stata lei stessa ad andare da lui.
 
Pe un momento alzò gli occhi al cielo, pregando la sua amata Yuzuriha di vegliare sempre sulla loro piccola. Perché, al di là di tutto e del tempo, Mu sarebbe sempre stata la loro piccola. Una figlia voluta, attesa e amata all’inverosimile da entrambi. Una figlia che li aveva resi felici. Tanto felici.
 
E che era una pessima bugiarda. 
 
Con un ultimo sorriso, Shion prese la candela e uscì dalla cucina per tornare nella sua stanza. Forse, alla fine, sarebbe anche riuscito a dormire quella notte.
 
****
 
Il piccolo spazio tra le tende lasciava filtrare la luce della notte, creando uno spiraglio che illuminava debolmente la stanza. Distesi, i corpi esausti intrecciati, due amanti godevano degli ultimi strascichi della passione, sciogliendosi in un bacio paziente e prolungando la sensazione di benessere che l’estasi aveva lasciato nelle loro membra.
 
- Ti amo -.
 
- Non ho capito bene...ripeti più forte -.
 
- Ah Kanon! -.
 
Fingendosi indignato, Milo si accoccolò contro il collo di Kanon, circondandogli il petto con le braccia, inspirando l’odore della sua pelle e dei suoi capelli. Salsedine. Per qualche strano motivo, Kanon aveva lo stesso profumo e sapore del mare, sebbene fosse distante da dove vivevano. Milo sorrise senza farsi notare. Era proprio così che considerava Kanon. Luminoso, impetuoso, benefico, sconfinato... ma anche imprevedibile, irrequieto, imperscrutabile negli abissi della sua vera natura.
 
Come il mare.
 
- A che stai pensando? - domandò Kanon passandogli una mano sotto alle spalle per stringerlo contro il suo corpo.
 
- A te - rispose Milo con sincerità, vedendo Kanon alzare un sopracciglio compiaciuto.
 
- Non hai bisogno di pensarmi. Sei qui, con me, e non ho intenzione di lascarti andare molto presto -.
 
- Ma sai che dovrò farlo - disse Milo, e sebbene sorridesse, la sua voce tradì una nota di nostalgia, che non passò inosservata al suo amante.
 
- Ti dispiace molto? - domandò Kanon serio, senza specificare a cosa si riferisse. Non era necessario.
 
- Sì - Milo annuì - Mi dispiace dovermi nascondere, poterti vivere solo in segreto, come se stessimo facendo qualcosa di sbagliato, qualcosa di cui vergognarci -.
 
Kanon lo strinse ancora più forte, sentendo tutta la sua frustrazione, e ricambiandola allo stesso modo. Se non di più.
 
Milo era la persona che amava di più. Una delle poche a dire il vero, se si contavano Saga e Mu, ma l’amore che provava nei loro confronti era molto diverso da ciò che sentiva per Milo. Il mio sole, così era solito definirlo quando erano nell’intimità delle loro stanze, ed era vero... Milo era stato la luce che aveva nutrito il suo cuore spento. Non sarebbe mai stato in grado di spiegargli cosa rappresentasse davvero per lui, ma aveva giurato a se stesso di dimostrarglielo ogni giorno. Ed era determinato a farlo.
 
- Dispiace anche a me - sussurrò, perdendo il suo solito tono di scherno - Vorrei che non dovessi passare tutto questo, vorrei poter essere libero di amarti alla luce del sole. Come meriti - e, mentre lo diceva, una piccola lacrima rigò il suo bel viso fino alla mascella, dove venne prontamente raccolta da Milo.
 
- Arriverà anche quel momento Kanon - disse disperdendo la goccia salata tra le dita - non so dirti quando né come, ma so che arriverà -.
 
Kanon annuì. Aveva bisogno di credere alle speranze di Milo, aveva bisogno di credere che anche loro, un giorno, non avrebbero più dovuto nascondersi.
 
- Ti amo -.
 
- Finalmente lo hai detto! - Milo sorrise per distendere l’atmosfera - Non me lo dici mai -.
 
- Non è vero che non te lo dico mai - si difese Kanon - non lo dico spesso, ma te lo dimostro tutti i giorni...o vorresti smentirmi? - aggiunse in tono sensuale.
 
Milo alzò gli occhi al cielo. Quello era Kanon, il suo Kanon.
 
- D’accordo hai vinto, me lo dimostri ogni giorno, e, devo ammettere, con mia somma gioia... - vide Kanon fare una smorfia maliziosa - ma cambiamo discorso, perché non ho voglia di farti tutti questi complimenti -.
 
- Chiedimi quello che vuoi, sono a tua disposizione. A tua completa disposizione -. Sì, quello era decisamente il suo Kanon.
 
- Mi hai raccontato come è andata con Saga e Mu, ma non mi hai ancora detto quali sono le tue intenzioni - 
 
- Quali intenzioni? - Kanon finse di non comprendere, sfoggiando un’espressione angelica alla quale Milo non credette neanche per un momento.
 
- Quelle che sicuramente hai... avanti, parla -.
 
- Credimi amore mio, qualunque intenzione io abbia mai avuto, quei due sono in grado di disorientare qualunque stratega - vide Milo alzare un sopracciglio - te lo garantisco, niente di ciò che avrei potuto fare è all’altezza di quello che sono in grado di fare da soli -.
 
- Non ti credo, qualcosa hai sicuramente fatto -.
 
- Beh...forse....qualcosina sì -.
 
- Parla -.
 
- Diciamo che ho messo mio fratello in leggero imbarazzo -.
 
- Non so cosa tu abbia fatto, ma so per certo che l’imbarazzo di Saga non era leggero -.
 
- Mi lasci parlare o vuoi solo insultarmi? - domandò piccato vedendo Milo ridere.
 
Dopo che Kanon ebbe finito di raccontare quello che era successo e, soprattutto, di come avesse messo all’angolo Saga costringendolo a spiegare a Mu cose che uno sconosciuto non dovrebbe mai spiegare ad una signorina, l’unica reazione di Milo fu spalancare gli occhi per l’ardire delle azioni del suo amante, e aprire la bocca, ma senza riuscire a dire niente.
 
- Come diavolo ti è venuto in mente?! - chiese quando ritrovò la parola - Mu sarà scappata a gambe levate! -.
 
- È qui che ti sbagli amore mio - Kanon sfoggiò un sorriso sornione - Non solo Mu non è scappata, ma ha fermato Saga nel momento in cui ha cercato di defilarsi dalla situazione scomoda -.
 
- Mi stai dicendo che Saga ha spiegato a Mu come funzionano le relazioni tra uomo e donna? - domandò Milo ancora perplesso - Saga?! -.
 
- Beh, non nel dettaglio ovviamente, ma ha aperto nuove prospettive - Kanon annuì - almeno prima che Mu scappasse -.
 
- Questo è certo... sarà fuggita per la vergogna, maledicendoti per averla messa in imbarazzo! -.
 
- No - Kanon scosse la testa - è fuggita per gelosia, Saga le ha spiegato che esistono le relazioni di letto e di averne avute diverse, e lei è scappata piangendo... direi che è tutto abbastanza chiaro, no? -.
 
- No, non è chiaro niente - Milo scosse il capo - vuoi farmi credere che Mu, la nostra Mu, colei che ha respinto tutti i suoi pretendenti, si è innamorata di tuo fratello nel giro di qualche ora? - domandò scettico - Devi aver bevuto perché non è possibile -.
 
- Ti dico quello che ho visto amore mio, inoltre... - Kanon lo guardò ammiccando - ti consiglio di non chiamarla mai la nostra Mu, almeno quando Saga è nei paraggi, perché non gradirebbe -.
 
Milo guardò Kanon per diversi istanti, riflettendo sulle sue parole e rielaborandole nella sua mente. Non che non gli credesse, tutt’altro, non aveva dubbi sul fatto che fosse tutto vero. Kanon si divertiva a prendere in giro tutti e a mescolare le carte, ma tra di loro non c’erano mai stati segreti e quando parlavano andavano sempre dritto al punto. Scherzando, divertendosi, ma con la massima chiarezza. Però, in questa faccenda, c’era qualcosa che non tornava. A pelle poteva dire che Kanon avesse omesso qualcosa, non sapeva cosa, ma aveva il fondato sospetto che le cose non fossero accadute da sole, e che il suo compagno ci avesse messo lo zampino.
 
- Posso farti una domanda? - chiese dopo un po' attirando l’attenzione di Kanon, che annuì - C’entri qualcosa in tutto questo? O meglio... so che c’entri qualcosa, ma la mia domanda è se hai protetto Mu dai corteggiatori per tutto questo tempo in attesa del ritorno di tuo fratello. Volevi che si innamorasse di lui, giusto? -.
 
Kanon sorrise leggermente, rafforzando il suo abbraccio e sospirando tra i capelli di Milo, prima di tornare a guardarlo negli occhi.
 
- Se mi chiedi se sono felice che quei due si innamorino... sì, senza ombra di dubbio, perché penso che siano fatti l’uno per l’altra, e ti dirò che l’ho sempre pensato, fin da prima che Saga tornasse dalla missione - vide Milo alzare un sopracciglio in segno di vittoria - ma se in questi anni ho protetto Mu dai suoi spasimanti è stato solo perché non l’ho mai vista felice di ricevere le loro attenzioni -.
 
- Neanche quelle di Shaka? - domandò Milo a bruciapelo. Anche se conosceva già la risposta.
 
- No - Kanon negò - Lo so che è il tuo migliore amico e che ti dispiace per lui, ma devi essere obiettivo... Shaka non è la persona adatta a Mu e questo non c’entra nulla con il fatto che non andiamo d’accordo - gli dispiacque quando lo vide abbassare lo sguardo, ma non gli avrebbe mentito - non disconoscerò le sue qualità perché, al di là dei nostri disaccordi, penso che sia una brava persona, leale e onesta, oltreché un cavaliere formidabile -.
 
- Ma? -.
 
- Ma non è l’uomo per Mu -.
 
- Perché? -.
 
- Perché la metterebbe in un angolo Milo... sarebbe sempre lui a decidere e Mu sarebbe una moglie su misura per un uomo irreprensibile come lui. Il corredo perfetto per la vita perfetta di Shaka -.
 
- Ed è un male? - domandò Milo con cautela, non capendo fino in fondo il ragionamento di Kanon. Era certo che molte giovani del paese avrebbero fatto carte false per essere notate da Shaka, anzi, più volte aveva visto con i suoi stessi occhi gli sguardi ammiccanti di alcune di loro nei confronti del suo amico. E non capiva perché Shaka non potesse andare bene per Mu.
 
- Mu non è una bambola da salotto o da maneggiare con cura per paura che si rompa - Kanon sospirò - Ha bisogno di avere accanto qualcuno che tiri fuori la donna vera che è, qualcuno che la tratti alla pari, che voglia conoscere il suo parere... cosa vuole, cosa pensa... qualcuno che la faccia arrabbiare, che la faccia uscire dai canoni che conosce e che li esplori insieme a lei. Qualcuno che la voglia accanto, non un passo indietro -.
 
Milo annuì. Stringendosi a Kanon, rifletté sulle parole del suo partner valutandole una ad una e trovando la verità in ognuna di esse. Sapeva che Kanon aveva ragione e, per quanto affetto provasse per Shaka, era conscio che il suo migliore amico non avrebbe mai voluto tutto questo. Avrebbe trattato Mu come una regina, questo era fuori di dubbio, ma non sarebbe mai stato un rapporto alla pari.
 
- Con grande fastidio, devo ammettere che forse, ma solo forse, potresti aver ragione - Milo alzò gli occhi fissando lo sguardo in quello di Kanon, vedendolo sorridere maliziosamente - e questo mi rende ancora più difficile alzarmi da questo letto per tornare nella mia fredda e triste stanza - aggiunse ripiombando nella malinconica realtà.
 
- Infatti non andrai da nessuna parte - Kanon scrollò le spalle con noncuranza, spiazzando il suo amante, che lo guardò scettico.
 
- Non posso e lo sai, se qualcuno mi vede uscire da qui... -.
 
- Appunto - Kanon lo interruppe - se qualcuno ti vedesse uscire da qui, a quest’ora, capirebbe immediatamente lo scopo della tua missione notturna - prese tra le dita una ciocca blu passandola dietro al suo orecchio - al contrario, vedendoti girare per il palazzo domani mattina, in pieno giorno, nessuno penserebbe ad altro che al solito giro di ronda -.
 
- Sei diabolico Kanon - Milo sorrise scuotendo leggermente il capo - ma devo ammettere che anche su questo potresti aver ragione -.
 
- Ce l’ho sempre tesoro - Kanon ammorbidì il tono di voce, percorrendo con un dito il profilo di Milo fino a fermarsi sulle sue labbra, che schiuse leggermente - ora permettimi di dimostrarti nuovamente quanto... -.
 
****
Lo sguardo di Saga vagava tra i campi di addestramento, nel tentativo di soprintendere agli allenamenti e verificare l’effettivo stato di forma dei suoi uomini.
 
Tutto drammaticamente inutile.
 
Non era stanco, ma aveva trascorso una notte infernale. Dire che era stata un incubo non avrebbe reso bene l’idea. E il bello di tutto questo è che aveva anche dormito. Ma proprio in quel momento erano iniziati i problemi.
 
- Buongiorno Saga! - il saluto del suo gemello lo tirò fuori dai suoi pensieri, facendolo voltare alla sua sinistra.
 
- Buongiorno anche a te - rispose con minore entusiasmo.
 
- Hai un’espressione orribile! -.
 
- Grazie, non so cosa farei senza il tuo supporto - rispose aspramente Saga.
 
- Che umore pessimo Saguita... non hai dormito? -.
 
- Ho dormito - fu la laconica risposta.
 
- Allora hai dormito male? - domandò senza ricevere alcuna risposta, vedendo Saga riportare lo sguardo avanti.
 
- Ah ho capito, hai fatto qualche incubo? - e mentre lo domandava, il cervello di Kanon si illuminò all’improvviso - No, aspetta, non dirmelo... hai sognato Mu! - e non era una domanda.
 
Saga sospirò.
 
Sì, decisamente quello che aveva fatto era un incubo. Nel momento in cui era riuscito ad addormentarsi, cosa già non facile di per sé dato il tempo che aveva impiegato, un’immagine ben nota aveva preso possesso dei suoi sogni, facendo, da quel momento in poi, tutto e il contrario di tutto ad un Saga completamente abbandonato ed entusiasta. 
 
No, non avrebbe rievocato nella sua mente le immagini che avevano popolato la sua nottata, e le ragioni erano due. La prima, era che si vergognava come un ladro per aver fatto fare ad una fanciulla come Mu tutto quello che le aveva fatto fare e la seconda... beh, la seconda era che anche solo ripensarci gli faceva effetto.
 
Si era svegliato nel cuore della notte di soprassalto, tirandosi a sedere sul letto e facendo aggrovigliare le lenzuola tra le gambe. Dopo aver inclinato la testa all’indietro guardò il soffitto, passando una mano tra i capelli e rendendosi conto di essere sudato. Quando prese coscienza di cosa lo avesse svegliato così bruscamente, sentì il viso infiammarsi e lo coprì istintivamente con entrambe le mani.
 
Che diavolo mi sta succedendo?
 
- Saga? - vedendolo nuovamente perso nei suoi pensieri, Kanon lo chiamò, senza successo.
 
- Saga? -.
 
- Mhmm? - anche se distrattamente, rispose al secondo tentativo.
 
- Doveva essere un bel sogno se ti ha ridotto così - gli fece notare Kanon alzando le spalle.
 
- Un sogno? - Saga lo guardò con gli occhi spalancati - Un incubo! È stato un incubo... quella donna mi ha perseguitato tutta la notte finché io... - si fermò, rendendosi finalmente conto di cosa stesse per dire.
 
- Finché tu? - Kanon si accigliò per poi spalancare gli occhi subito dopo - No, non dirmelo! - portò la mano alla bocca nel tentativo di contenere una risata - Hai fatto da solo?! -.
 
- Hades non ti ha sentito bene... potresti ripetere più forte? - Saga parlò a denti stretti.
 
- Sì scusami, hai ragione, hai perfettamente ragione è solo... - contenne la sua risata - che il caso è più grave di quanto immaginassi -.
 
- Smettila di dire idiozie! - Saga rispose irritato - Non capisco cosa ci trovi di strano - disse abbassando la voce - Sono un uomo, ho delle esigenze, non ricordo neanche bene cosa ho sognato e... - si bloccò e alzò gli occhi al cielo, sentendo Kanon ricominciare a ridere.
 
In realtà le cose non stavano esattamente in questi termini. Saga stava tentando di sminuire l’evento agli occhi di Kanon ma, in realtà, ricordava tutto perfettamente, e questo peggiorava solo le cose, facendolo vibrare come se stesse ancora sognando. Sentì una scossa strisciare sottopelle. Ricordava il viso di Mu sciogliersi in espressioni di piacere, ricordava il modo in cui lo istigava ma soprattutto... ricordava di averla idolatrata come una regina. Ed era stato questo ad averlo turbato più di tutto. Perché non lo aveva mai fatto.
 
- D’accordo, come vuoi - disse Kanon cercando di assumere un’espressione più posata, sebbene il sorriso malizioso dicesse altro - sicuramente è come dici tu e non voglio infastidirti più di quanto stia già facendo - vide Saga fare un cenno di accordo con la testa mentre si concentrava nuovamente sull’addestramento delle guardie - ma ora, tornando seri, il motivo per il quale sono venuto a disturbarti è per dirti che è necessario che tu vada il prima possibile a casa di Shion per farti sistemare l’armatura -.
 
- Che? - domandò Saga con gli occhi sbarrati.
 
- Non sto scherzando Saga... il tuo equipaggiamento è un disastro, anche Aiolos questa mattina ha espresso perplessità sulla sua tenuta - gli disse lasciandosi alle spalle l’ilarità di qualche istante prima - se non andrai tu di tua spontanea volontà ti obbligherà lui, e lo farà quanto prima - vide Saga accigliarsi - non possiamo permetterci di temere per la sicurezza del nostro Capitano in caso di attacchi -.
 
Saga non rispose, limitandosi a riflettere sulle parole di suo fratello.
 
Doveva essere onesto. Kanon aveva perfettamente ragione, il suo equipaggiamento era un disastro. Se ne era accordo anche lui lo stesso giorno in cui era tornato, notando subito la differenza tra la sua armatura danneggiata e quelle dei suoi subordinati. Praticamente perfette. Sapeva di aver bisogno delle mani eccezionali di Shion tuttavia... aveva paura. Se qualcuno gli avesse detto poco tempo prima che lui, il grande Capitano Saga, potesse aver paura di una giovane ragazza gli avrebbe riso in faccia senza neanche prendersi la briga di offendersi, ma ora...
 
- Pensi che potrebbero arrivare fin qui? - Saga domandò cercando di sviare l’attenzione dal problema principale.
 
- Devi dirmelo tu Saga - rispose Kanon alzando le spalle - Quanto ti fidi di Aiolia? La nostra difesa esterna ora è nelle sue mani -.
 
Saga non rispose, il che fu più eloquente di molte parole.
 
- Non essere in imbarazzo - gli fece notare Kanon - se sono qui è perché lo stesso Aiolos nutre più di qualche perplessità sulla tenuta della missione -.
 
- Aiolia è in gamba - furono le laconiche parole di Saga.
 
- Nessuno lo mette in dubbio, ma non ha esperienza ed è troppo istintivo. Sai meglio di me che queste due caratteristiche lo rendono un pessimo capo -.
 
Saga si limitò ad annuire leggermente, riflettendo sulle parole secche, ma vere, del suo gemello.
 
- Shion ti sistemerà l’armatura nel giro di poco tempo. Vai da lui il prima possibile, saremo tutti più tranquilli - disse appoggiando una mano sulla spalla di Saga, prima di allontanarsi per tornare ai suoi doveri.
 
Il resto della mattinata trascorse abbastanza veloce e tranquillo. Saga si prestò a qualche combattimento, correggendo alcuni errori dei suoi uomini e, finalmente, dopo aver consumato un pasto piuttosto leggero ed essersi riposato nella sua dimora, si decise a seguire il consiglio di suo fratello.
 
Quando arrivò davanti alla casa che non aveva faticato a ritrovare, si rese conto di essere nervoso, e per il suo bene sperò che fosse Shion ad aprirgli la porta.
 
Senza darlo a vedere, prese un respiro profondo per calmarsi e buttare fuori la tensione, prima di picchiare sul legno con due colpi secchi e decisi, ai quali seguì un leggero movimento di passi dall’interno della casa.
 
Abbassò le palpebre sconfitto. Nessun uomo si sarebbe potuto muovere con tale delicatezza, quindi... chi si stava avvicinando non poteva essere Shion...
 
Sì, era decisamente sconfitto, ma con uno strano sorriso che non riuscì a nascondere.

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