love and its sacrifice

di sandrinakiss92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - Finale ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Era una fresca mattinata autunnale. Il sole con i suoi raggi illuminava la finestra della sua camera. Laura era alla scrivania, intenta a lavorare per il suo progetto di giornalismo, e da grande appassionata qual'era, non poteva di certo concedersi del tempo libero. Non era da lei. Doveva sempre dare il massimo in tutto ciò che faceva. Ma questa non era la sua unica passione, ne aveva tante, come ad esempio l'amore per la lettura, per i videogiochi, ma soprattutto per le serie tv. Era capace di guardarne persino dieci di fila! Era anche una grande appassionata di vari soggetti della cultura moderna, tra i quali Harry Potter, Doctor Who (lo si poteva notare dalla tazza in cui le piaceva sorseggiare della cioccolata calda), Buffy l'Ammazzavampiri e Veronica Mars, la sua vera musa ispiratrice. L'edificio era ormai semivuoto, mancava circa un mese all'inizio del nuovo anno accademico e la maggior parte delle matricole, tra cui la sua compagna di stanza, Betty Spielsdorf, si godevano quel che restava dell'estate inoltrata. Altri, invece, avevano preferito rientrare per portarsi avanti con gli studi, godendosi così la freschezza di quella giornata in giardino. Lei no. Non aveva amici e quindi, non le restava che rilassarsi nella pace di quell'edificio desolato. Silas University, ci troviamo nella pittoresca Stiria, nel Sud Est dell'Austria, con i suoi 1. 210. 614 di abitanti. C'è una leggenda interessante sul perchè questo posto fu abbandonato. Si diceva fosse appartenuto a una famiglia di alto rango sociale poco conosciuta, ormai estinta. Laura decise finalmente di concedersi qualche minuto di pausa dallo studio e, affacciandosi alla finestra del suo alloggio, si lasciava cullare dalla brezza di quella mattina. Gli unici rumori che poteva sentire erano il canto degli uccellini e il vociare degli altri studenti. In un certo senso li invidiava. "Se solo avessi una vita sociale...", pensava la ragazza, "magari qualche amico con cui uscire nei week end...". Cosa importava, Laura? potresti comunque startene per conto tuo, all'ombra di quel vecchio pioppo, con tra le mani un libro da leggere e, perchè no, un delizioso toast al burro d'arachidi. Eh si, era decisamente la giornata giusta per uscire a rilassarsi. Si chiuse così la porta alle spalle e fece per scendere le scale, quando, d'un tratto, la sua attenzione fu catturata da un qualcosa che luccicava. Avvicinandosi, si accorse che altro non era che un semplice mazzo di chiavi su cui vi era inciso il numero della stanza 215. Pensò bene di raccoglierlo per riconsegnarlo a qualche autorità del campus, ma, molto probabile, non vi avrebbe trovato nessuno. Così, a malincuore, strappò un piccolo pezzetto di carta del libro che aveva con se e ci scrisse: "ho ritrovato le tue chiavi, probabilmente le starai cercando. Mi trovi nella stanza 108". A questo punto dovette abbandonare l'idea che si era fatta largo nella sua mente. Fece dietrofront, lasciandosi cadere sul suo comodo letto, sfogliando le prime pagine del terzo volume della saga di Harry potter e il prigioniero di Hazkaban, il suo preferito. Soltanto nel tardo pomeriggio qualcuno si fece vivo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Qualcuno bussò alla porta strappandomi brutalmente dal mondo dei sogni, ma prima di aprire, dovevo rendermi un attimino presentabile. "Ciao". Una ragazza piuttosto alta quanto magra, ma non troppo, bussava alla porta. Indossava dei semplici leggins neri e una canotta dello stesso colore con su raffigurate le fasi lunari. Sulle labbra portava un velo di rossetto scuro, i suoi capelli corvini erano raccolti in una morbida coda di cavallo e i suoi occhi erano coperti da un paio di Reyban scure. "Sono della 215, ho letto il biglietto che hai lasciato nell'atrio" disse, mostrandomelo. "Si, certo", afferrai la chiave dalla scrivania. "Ecco". Sembrava un tantino frastornata, come se si fosse da poco svegliata da un lungo riposino. "Comunque, mi chiamo Laura. Laura Hollis". Mi sembrava l'occasione giusta per presentarmi a qualcuno. "Carmilla", disse, senza tendermi la mano. "beh, ora devo andare. Grazie ancora per aver ritrovato le chiavi, la mia compagna di stanza deve averle perse mentre andava a fare le sue solite corse mattutine. Che sbadata!" "Figurati, lo avrebbe fatto chiunque." E senza rigirarsi, fece per andarsene ma poi la chiamai. presi la palla al balzo. "Si?" "Volevo chiederti se avessi qualcosa da fare, sai, sono stata in camera a leggere tutta la mattinata sperando che qualcuno fosse venuto a ritirare la chiave. Magari, non so, ti andrebbe un caffè? così, giusto per conoscerci meglio. Ci troviamo nella stessa università e nessuno si conosce". Forse le avevo fatto tenerezza. E' questo l'effetto che faccio alla gente. Povera Laura! "Beh, in effetti, te lo devo!" si strofinò la fronte. "Che ne diresti di questa sera? sai, perchè adesso avrei da fare." "Si, certo. A stasera!" Quella ragazza era proprio di poche parole. Mi aveva incuriosita.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Quella sera arrivai al luogo dell'appuntamento ma Carmilla non c'era. Accidenti alla mia puntualità! Dieci minuti dopo la ragazza apparve accanto a me.                                                                      "Hey, ciao, ma da dove sei sbucata? non ti ho vista arrivare!" mi sorrise.                                                     "Hey, Hollis. Ero lì", indicò la strada. "Ti sarai distratta."                                                                                      Ci sedemmo ai tavolini del chiosco dei gelati del parco "Pink berry cream".                                              "Per me un cono, cioccolata e panna, grazie".                                                                                                            "A posto così, offro io". Oh, ma che gentile!                                                                                                                 "Mi dispiace per questa mattina"                                                                                                                                     "ma ti pare? non devi preoccuparti"                                                                                                                             "é solo oche mi dispiace, avrai avuto i tuoi impegni...." mi sorrise. Stavamo chiaramente flirtando, ma poi arrivò il cameriere con la mia cialda e puff, incantesimo svaniito!                                Il gelato era buono esattamente come lo ricordavo, però lei non aveva ordinato nulla. Si ostinava a sorseggiare di tanto in tanto quella strana bevanda che si portava dietro. Eppure giurerei di non aver mai visto niente del genere in commercio. Una strana lattina nera con su scritto in rosso, a caratteri cubitali, "hemo soy".  Era così attenta a non sporcarsi. Fino ad ora ho sempre trovato in Carmilla dei modi di fare così aggraziati. Si accorse che la stavo guardando.                        "Oh, questa è soltanto una bevanda energetica. Sono anemica, ho bisogno fi ferro". Però, in fondo, sembrava infastidita da che glielo avessi fatto notare e quindi cercò di cambiar discorso, spostandolo su di me.                                                                                                                                                          "Ebbene, Laura, parlami di te" "Io non ho molto da dire, seguo i corsi di giornalismo e un giorno mi piacerebbe che diventasse la mia professione. Nel tempo libero mi occupo di un progetto al computer. Si tratta di un Blog in cui racconto le monotone vicende del campus... scusami, ti sto annoiando? Io stessa mi accorgo di quanto sia logorroica quando mi trovo in imbarazzo".    "per niente, continua pure" però continuava a distrarsi, teneva lo sguardo sul tavolino, solo qualche volta incrociava il mio. " cosa ti piacerebbe sapere? al di fuori della Silas non ho una vita sociale. Non ho amici e vivo con mio padre." “però adesso conosci me" "già" "nient'altro?" "Come mai tutte queste domande? Ti manda la CIA?" “Sono solo curiosa, tutto quí" sembrava divertita. "E ho capito che sei una gran chiacchierona", ero diventata più rossa del rossetto che portava sulle labbra. "Tu invece sei piuttosto riservata, non mi hai ancora raccontato niente di te" azzardai. "Sei più carina quando arrossisci, sai." ...E io preferirei non me lo facessero notare, grazie. Quella ragazza era molto cauta e riservata nel parlare di sè, della sua famiglia, della sua vita, dei suoi progetti. “Comunque, hai ragione, però devi sapere che la mia vita non è molto emozionante" Che motivo c'era di pensare che le vite degli altri fossero così emozionanti? non siamo mica in una favola disney! "Beh, potresti iniziare col dirmi da dove vieni, se hai qualche hobby..." "ho origini inglesi, vengo da Highgate, una piccola cittadina del nord di Londra, piuttosto tranquilla, come anche la mia casa..." ironizzava, o forse no? Strano, non conoscevo nessuna città di Londra che portasse questo nome, Forse non mi ero informata abbastanza. "E ci vivi da sola?" "Beh, ora vivo al campus, quindi..." Sembrava avessi fatto una domanda che non avrei dovuto fare perchè sembrò infastidita e me ne pentì. Fece un sospiro e poi continuò. "Ci vivo con mia sorella... e un gruppo di amici" "e i tuoi genitori?" "non ci sono più" "mi dispiace, Carmilla, avrei voluto non farti questa domanda." Le posai la mano sulla sua in segno di scuse, quando lei la ritirò subito. "No, tranquilla" era tutto quello che mi aveva detto e fece per alzarsi "ora però devo andare". Ma come? e il nostro appuntamento? "Carmilla, ho detto qualcosa di sbagliato?" "No, non è colpa tua". A tratti mi sembrò così fredda e distaccata, come volesse andarsene. Non capivo. "Devo andare, scusami" e si allontanò. Maledetta mia curiosità, dovevo farmi gli affaracci miei, così non se ne sarebbe andata. Sicuramente avrò detto qualcosa di sbagliato. Tutto questo sembrava così strano. È stato il più breve appuntamento della mia vita! "forse il primo"e non potevo lamentarmi. In compenso, non mi era dispiaciuto affatto uscire con lei, Carmilla mi ha incuriosita nei suoi modi aggraziati, talvolta sembrandomi fin troppo sicura di se, ma dovevo ammettere che quella ragazza mi affascinava sotto molteplici punti di vista. Il suo fare confidenziale mì ha subito conquistata, Chissà se l'avrei più rivista, ma ci speravo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il mattino seguente al risveglio mi recai subito in biblioteca. Vagai per i corridoi del campus, ma di Carmilla neanche l'ombra. Difficile non incontrare mai le stesse matricole che lo frequentano. Strano. Dovevo indagare. Di ritorno dalla sala computer, mì diressi di corsa nella mia stanza, accesi il mio amato macbook della apple e navigai su facebook. Nella barra di ricerca digitai "Carmilla". Non conoscevo il suo cognome, ma non poteva essere tanto difficile trovarla, avendo un nome così insolito, immaginavo quanto fuori dal comune potesse essere il suo cognome. Niente, nessun risultato. La mia "Lauronica Mars" interiore mi suggerì di cercarla tra le foto delle feste scolastiche. Ci dovrà pur essere stata lì, mi ha dato l'impressione di una ragazza così festaiola. "Quì non c'è, quì non c'è, quì non... ah eccola!" Mi sembrava proprio lei. I soliti capelli nero corvino, questa volta ondulati, una t-shirt bordeaux un po larghina e un pantalone nero lucido. Nessuno dei soggetti fotografati sembrava essersi messi in posa eppure la foto era stata scattata spontaneamente, ma a differenza di tutti i presenti, Carmilla non mostrava così tanto entusiasmo. Eppure, spostando il cursore sul suo volto, al tag corrispondeva il nome di "Mircalla Karnstein”... eh? vabbè, sicuramente si sarà creata un nome fittizio, chi non lo fa oggigiorno? cliccai sul nome. Sisi, era proprio lei. Però non capivo come abbia potuto pensare ad un nome del genere. Che si fosse trattato di un personaggio storico? la mia sfacciata curiosità mi spinse a digitare quel nome sulla barra di un motore di ricerca quando ahimè, qualcuno picchiò sulla porta. Aprì e in piedi di fronte a me trovai una Carmilla questa volta sorridente. "Che coincidenza" pensai. "Carmilla" dissi sorpresa con fare ironico. "Hai deciso di farti viva, finalmente! Quale onore ti porta a degnarmi della tua presenza?" Indossava una camicia di velluto rosso che lasciava intravedere un top nero. Dei blue jeans chiari davano più colore alla sua immagine e ai piedi un paio di doctor martins scure. "Volevo scusarmi per come mi sono comportata l'altra sera, non avrei dovuto lasciarti sola" "Avrai avuto i tuoi motivi" "si" secco. Ci fu un attimo di silenzio. Era chiaro che non me la contava giusta, e diciamo che la storia dell'altra serq non l'abbia presa benissimo ma si va avanti, non potevo di certo tenerle il broncio per una cosa del genere? "accomodati pure" "grazie" Chiusi in fretta il portatile, non avrei mai voluto che notasse le mie doti di stalkeraggio. "Scusa per il disordine, e anche per il buio. Ora tiro su la persiana" "No, tranquilla, così va bene". Quando lavoro al computer mi piace avere una camera con poca luce, mi da fastidio il riflesso sullo schermo, a dire il vero. Le feci cenno di accomodarsi sul letto e io la imitai. Non c'è vasta scelta di posti a sedere nella camera di un dormitorio. Nella mia stanza non c'era abbondanza di colori, come del resto, anche nelle altre, penso. La moquette era di un marroncino chiaro. Le pareti semplicemente tinteggiate di un bianco panna che donano un senso di tranquillità e le tendine della finestra lo stesso colore. Sulla parete, alle spalle della scrivania adiacente alla finestra, accanto alla porta, un armadio in legno, grande abbastanza da poter ospitare indumenti e soprabiti di due coinquiline, a cui sopra la mia compagna di stanza, Betty, ci aveva attaccato un adesivo con su scritto “My room is your room”. Banale, ma dava quel tocco di casa. Sulla destra c'era un mini frigobar in motivo zebrato. Ma quello che riempiva maggiormente la camera erano due comodi letti ai quali alle spalle erano appoggiati due mobili che fungevano da poggiacose a oggettini vari. “Non ti ho vista in giro, per la verità non ti ho mai vista quì al campus” dissi con aria distaccata. Cominciavo a sospettare che Carmilla non fosse nemmeno iscritta alla Silas, Nah, sciocchezze! “Non sono mai stata popolare quì al campus. Ero in camera, dovevo sbrigare alcune faccende”, ci fu una pausa "senti, è chiaro che non l'hai presa molto bene la faccenda dell'altra sera, vorrei potermi scusare con te" “avevi detto che avevi avuto i tuoi motivi, no? non c'è bisogno di spiegare, è tutto ok, tranquilla" però non era tutto ok, tutto continuava a suonarmi così strano. “però non mi sembra che lo sia. Se potessi ti spiegherei ogni cosa, ma, credimi, non posso. È meglio così." ... E la mia curiosità cresceva a dismisura. "E va bene, sei perdonata!" le sorrisi. Mi sorrise. silenzio. Si era creata una situazione imbarazzante da non poterla più sopportare. "Posso offrirti qualcosa da bere? non abbiamo molto. C'è della cocacola, dell'acqua..." "Laura, vieni qui" mi fece segno di avvicinarmi a lei. Mi guardò negli occhi, poi con il suo sguardo scese fino alle labbra, fino a scrutarmi il collo. Devo dire che i suoi sguardi erano molto seducenti. Qualcosa stava succedendo dentro di me, nel mio stomaco. Ebbene si, Carmilla mi attraeva. Mì pose una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi prese il mento tra le mani, Poca distanza ormai divideva i nostri volti. Pochi secondi dopo le sue labbra sì posarono sulle mie. Un gesto un tantino avventato per due che si erano conosciute ierì. Ma di colpo si staccò. "Scusa, non dovevo". Ancora? Che vuol dire che non doveva?! "Non posso....non posso" e se ne andò, lasciandomi interdetta, per una seconda volta.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Stanza 215. Bussai insistentemente. Era davvero troppo, dovevo capire. I suoi comportamenti cominciavano a stancarmi. Non capivo, avrebbe potuto benissimo declinare l'appuntamento, ne tantomeno ero stata io a baciarla. Una risposta: “Laura, io..." ancora a porta socchiusa “cosa? che ti dispiace? è così che fai sempre? fai qualcosa e poi chiedi scusa? almeno potresti darmi delle spiegazioni questa volta!" ma non riuscivo a risultare così convincente, non riuscivo a tenere il broncio a Carmilla. “Entra!". Sì chiuse la porta alle spalle. Anche la sua stanza era buia, nonostante fossero soltanto le 11 e mezza della mattinata, ma forse troppo. Quando mi fece accomodare, soltanto quando accese la lucina del lumetto notai che dei due letti soltanto uno era disfatto, quello dalle lenzuola leopardate. Dubitavo che ci vivesse qualcun'altro lì. Immaginavo che tutte le stanze del campus avessero lo stesso arredamento ma la sua sembrava così cupa. Doveva essere semplicemente per il lato della facciata del castello a cui era rivolta. "Non ti mentirò ancora una volta, vorrei essere sincera con te". Una pausa.  "Ma preferirei che tu mi stessi lontana" "Ma l'altra sera mi hai fatto credere che noi due potessimo essere amiche, o qualcos'altro, credevo ci fosse dell'interesse..." "è palese che ci sia, ma... " sospirò "e va bene, ti spiegherò tutto, ma ho bisogno che tu mi ascoltassi senza interruzioni." Era diventata così seria che se nella stanza ci fossero state delle candele accese queste si sarebbero spente per l'aria così fredda che era calata. "Ti ascolto". Cominciavo a preoccuparmi. Ero confusa. Perchè mai non potevo starle vicina? forse la sua ipotetica fidanzata era gelosa? aveva una fidanzata? un fidanzato? Cosa la spingeva a comportarsi in quel modo? Che fosse la figlia di un qualche temuto serial Killer? che abbia ucciso qualcuno? ah, guardo troppi film alla tv e mi faccio troppe paranoie. Forse non voleva semplicemente legarsi sentimentalmente a qualcuno. Che questo qualcuno le avesse "spezzato il cuore"? “Si chiamava Ell" Aaah, ecco. Il mio intuito non sbagliava mai. "Una ragazza bellissima. Ed io me ne innamorai perdutamente." Solita questione di cuore! "Avevo cercato in tutti i modi di proteggerla. Dovevo proteggerla da qualcuno che la voleva morta." Sentivo il sangue raggelarsi, ma... perchè mi stava raccontando questo? "Quando le rivelarono la mia natura, EIl mi respinse e la mia matrigna mi costrinse ad assistere così alla sua morte. Fu torturata." Ero letteralmente diventata una corda di violino. Mi si avvicinò afferrandomi per il braccio, come volesse costringermi a restare, ma io di andarmene non avevo alcuna voglia, non in quel momento. Ma un brivido mi percosse la schiena. Perchè mi stava raccontando queste cose? "la sua natura"? non credo ci fosse qualcosa di sbagliato nell'amare un'altra donna. Continuavo a non capire, e poi, perchè mai la sua matrigna avrebbe dovuto reagire in questo modo, così brutale? ci sta non voler accettare, ma addirittura uccidere... "Il mio vero nome è Mircalla Karnstein, e ho 18 anni. Da un po." "da un po?" "Avevo diciotto anni. Mi trovavo ad un ballo di corte quando..." una pausa "quando fui uccisa. Mi riportarono in vita come vampiro. Aadesso, avrò diciotto anni per l'eternità" Un...un...vampiro? la mia espressione parlava per se. Mi alzai, distaccandomi dalla fredda presa di Carmilla, la voce rotta dal pianto. "aspetta, mi stai dicendo che..." "sono un vampiro, si, ma, Laura, devi credermi, non avrei mai voluto farti del male!Sto cercando di cambiare, di avere una vita normale." Tornaì in camera mia, lasciandola da sola nella sua stanza, di corsa. Avevo bisogno di piangere, di starmene in solitudine con le mie teorie. Ero impaurita e allo stesso tempo delusa. Mille pensieri mi balenarono nella mente: che Carmilla avesse cercato di sedurmi per poi mordermi? non avevo alcuna voglia di diventare cibo per vampiri, e poi, i vampiri esistono? non si erano istinti secoli fa? non sapevo più nulla, soltanto che non volevo più saperne di lei. Mi gettai sul letto a peso morto, abbracciai così forte il mio cuscino giallo finchè con le lacrime agli occhi mi addormentai. Vi prego, qualcuno venga a svegliarmi da questo brutto sogno!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Quella mattina non mi mossi dalla stanza, non sapevo cosa fare. Avrei voluto volentieri qualcuno con cui parlare, volevo il mio papà. Mi mancava più di quanto pensassi. Con lui parlo di ogni cosa, è l'unica persona di cui possa fidarmi veramente. È sempre stato il mio eroe da quando ero piccola, mi proteggeva dai mostri immaginari che si nascondevano negli armadi di notte e dai gatti neri che si appisolavano accanto al mio letto, pronti ad aggredirmi una volta addormentatami. *Spiegazione: Questi gatti neri di cui Laura parlava frutto della sua immaginazione, come per noi quella di un mostro. In passato era stata terrorizzata dagli stessi, in quanto ricordava che da bambina era molto sola. Una notte, dalla sua finestra sbucò un bellissimo gattone nero. Chiese a suo padre di tenerlo, era così grazioso. Ogni notte si addormentava ai piedi del suo letto, finquando un giorno successe che mentre il padre era via per lavoro venne aggredita da questo suscitando in Laura terrore. Da allora non avrebbe mai più voluto che il felino ritornasse di nuovo nella sua camera. Ma questa cosa proprio non potevo raccontargliela. Come avrebbe reagito se gli avessi detto: "ciao papà, lo sai, nel mio campus c'è un vampiro?" e per di più, l'ho conosciuto io. Di sicuro mi avrebbe trascinato di corsa a casa, dove avrei potuto stare al sicuro, nella mia cameretta, ma di interrompere il mio percorso di studi non ne avevo nessuna voglia. Questa volta dovevo imparare a cavarmela da sola. Bastava soltanto stare alla larga da lei, dalla stanza 215 e a non uscire la sera per dedicarmi unicamente allo studio. Troppe cose erano successe l'altra notte, non potevo fare altro che ripensarci. Dovevo ammettere che tutto questo un po mi affascinava, nonostante mi terrorizzasse parecchio. Nonostante Carmilla fosse ‘un vampiro, avrei voluto tempestarla di domande. Ero troppo curiosa, e a meno che non mi vedesse come uno spuntino vagante, volevo indagare. Accesi il portatile, digitai "vampiri" nella barra di ricerca. Volevo sapere ogni cosa sulla loro natura, nonostante fossi cresciuta con la saga di Twilight. "Il vampiro è un essere mitologico o folcloristico che sopravvive nutrendosi dell'essenza vitale di altre creature." Questo lo sapevo già. "I vampiri, secondo numerose leggende, non appartengono esclusivamente alla mitologia rumena, come quella del conte Dracula della Transilvania. Hanno avuto asilo anche in alcune zone dell'Italia, dell' inghilterra, tra le quali la più nota è Highgale, dove si erge uno dei più noti cimiteri londinesi." Highgale è la città in cui mi aveva detto di essere nata Carmilla. In effetti mi aveva dato modo di captare tutti i segnali che mi stava lanciando, ma io non potevo neanche immaginare che lo fossero. La sera del nostro primo appuntamento non l'avevo vista arrivare nonostante fossi così sicura di aver controllato bene in giro. "Si dice che i vampiri siano dotati di velocità e forza sovraumana. Sono capaci persino di materializzarsi o di trasformarsi in qualsiasi altra creatura della notte: pipistrelli, gatti neri..." Quando ci sedemmo ai tavolini al parco, quella sera, non aveva preso nulla. Ma certo, i vampiri non si cibano se non di... non voglio neanche pensarci, per questo posso presumere che si trattasse di... sangue? bhe, diciamo che in latino durante i miei anni scolastici il mio rendimento non è stato così scarso e se la memoria non mi inganna potrei giurare che su quella lattina misteriosa ci fosse scritto "hemo soy", che se si trattasse di un mix tra latino e inglese il suo significato starebbe quindi per "Sangue"(Hemo) e Soia (Soy). Sangue di soia? Non aveva importanza. E per ultima cosa, quando avevo poggiato la mia mano sulla sua, la sua pelle era così fredda.... e la sua camera, così buia... e certo, è perchè ai vampiri da fastidio la luce del sole. Come avevo fatto a non pensarci dal momento che Carmilla l'avevo incontrata soltanto di sera? Avevo bisogno di una doccia, tutto questo era incredibile e rischiava di distrarmi da ciò che dovevo portare a termine, gli studi. Ero poggiata al lavandino quando un rumore di una porta che si apriva mi distrasse dai pensieri. Spalancai la porta del bagno (eh si, tutto quello che copriva il mio corpo era un asciugamano). Mi ritrovai una Carmilla...infastidita, forse? l'ultima persona che avrei dovuto vedere. Si, avrei, perchè, in fondo, non mi dispiaceva affatto la sua presenza. "Cosa ci fai quì?" e soprattutto, cosa ci faceva con le sue valigie? avrei potuto immaginarlo, ma non volevo saperlo. "Da oggi in poi sarò la tua nuova compagna di stanza" "ma io ho già una compagna di stanza, si chiama Betty" le dissi acida. "evidentemente non più" posò le borse sul letto "senti, sono stata sfrattata quì, ok? fattene una ragione, tesoro" mi mostrò la lettera della rettrice. tra la mia e la sua di rabbia avremmo potuto accendere un falò, ma dal momento che avevo scoperto la natura di Carmilla, forse era meglio non andare a stuzzicare un vampiro arrabbiato. “Ma io non ci dormo accanto ad un vampiro!" "vuoi chiudere quella cavolo di bocca? se le altre dovessero venirlo a sapere si seminerà il panico" "e quando tornerà Bette, cosa ne sarà di lei?" "Bette non tornerà, e poi, ci saranno sicuramente altre camere disponibili, no?" Cos'è, un albergo? "Che vuoi dire con "non tornerà?", certo che tornerà, è in vacanza con la sua famiglia e il suo ragazzo" "Bette è scomparsa, non si hanno più sue tracce dalla sua partenza" "ma cosa dici? e poi come potrei non aver paura di te, che sei un mostro!" Si alzò dal letto. "Hai ragione, sono un mostro!" e uscì dalla camera sbattendosi la porta alle spalle. Quella volta avevo esagerato, lo immaginavo, ma non avrei mai potuto perdonarle quello che aveva appena detto. Ero distrutta, ma non sapevo cosa fare. Sarei dovuta ritornare a casa trascurando gli studi nella quale eccellevo oppure sarei dovuta restare qui correndo il rischio di ritrovarmi al mattino con il collo puntellato? sempre se mi fossi svegliata. mi trovavo ad un bivio.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Quella notte non riuscì a dormire, solo a piangere. Non potevo più restarmene lì. Per la prima volta da quando ho messo piede quì al campus, ebbi paura. Mi girai e me la rovai seduta sul letto accanto al mio. Presi un colpo. “Scusa, non era mia intenzione spaventarti." Cercava di sdrammatizzare, forse voleva scusarsi. però, a pensarci bene, di cosa? ero io ad aver sbagliato. "Pensa che buffo, l'altro giorno avevo sognato di essere intrappolata sotto un letto e sopra di me qualcuno piangeva a singhiozzi..." tentava di strapparmi un sorriso, ma se era tutto ciò che sapeva fare era inutile, non faceva per niente ridere! "perchè piangi?" Non parlai. Mi si avvicinò, forse aspettava che io le dicessi qualcosa. Con il dorso della mano mi asciugai le lacrime, mi tirai a sedere e con la voce di chi aveva appena finito di singhiozzare, dissi: "da quanto tempo hai diciotto anni?" "dal 1680" “è molto tempo" "un'eternità." Potevo scorgere un velo di tristezza sul suo volto, nonostante la stanza fosse poco illuminata. "Ricordi qualcosa della tua vita mortale?" "Non conservo molti ricordi della mia vita prima di morire, soltanto che ho avuto molti nomi: Mircalla, Millarca..." *Anagrammando sempre quello che era il suo nome: Carmilla. "ricordo però balli di corte che organizzavano spesso al castello. Danzavamo nelle sale di Versailles piene di specchi." Sembrava ricordarlo con nostalgia. "Ogni notte c'era un ballo. Il valzer era divertente. mi piaceva molto ballarlo. Al lempo ti dava il brivido dello scandalo" Socchiudeva gli occhi come se immaginasse di trovarsi lì. "Come può essere il valzer scandaloso?" Si alzò, mi tese la mano. la guardai e mi invitò a poggiare la mia mano sulla sua, incoraggiandomi a fidarmi ancora una volta di lei. "I partner erano così uniti tra loro. Faccia a faccia, petto contro petto...." Mi tirò a sè. Era palese, stavamo flirtando, come quella sera... "e tutti quei giri." Piroettavo come una dama di corte al centro di uno di quei salotti ottocenteschi. Mi era dispiaciuto soltanto trovarmi in pigiama, coi capelli in disordine, mentre lei era bellissima, l'aspetto sempre ben curato, mai un capello fuori posto e buon gusto nel vestire. Mi strinse la mano. "Nel 1698 era come fare sesso". I suoi occhi penetranti erano fissi nei miei. Facevano un casino tremendo. Eravamo sempre più vicine e poi, un bacio, uno di quelli che hai desiderato per tutta la vita, così dolce, così perfetto. "Hai paura?" "No!" Forse avevo esagerato, non avrei dovuto definirla in quel modo, "Mostro". Non è stata lei a scegliere di esserlo, dopotutto. Dev'essere terribile venire giudicati per quello che non si è. Credo che uccida dentro. In effetti, avevo sperato che Carmilla fosse diversa, perchè avrei potuto innamorarmi di lei, così bella, così perfetta... "non avrei dovuto dirti quelle cose" "no, è vero, sono un mostro, un essere incapace di provare sentimenti!" "probabilmente no."

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


"Ho sempre cercato di proteggere le donne per cui provavo una forte attrazione. Sono stata debole ma questa volta voglio che sia diverso. Devi credermi, l'ultima cosa che vorrei è farti del male. Credi davvero che abbia cercato di ucciderti? tu mi piaci, davvero, e io voglio solo proteggerti" Era bellissimo quello che mi aveva appena detto, quelle sue parole mi fecero sciogliere come neve al sole. "Laura" era così bello il modo in cui pronunciava il mio nome, usciva dalle sue labbra pome un suono armonioso, e poi, il tono della sua voce era così caldo, suadente... "Non ho fatto del male alla tua compagna di stanza e, credimi, non ti ho mai vista come un esca. Io invece lo sono stata." Ci sedemmo, sentivo che quello che stava per dirmi non sarebbe finito con poche parole. Qualsiasi "storia" mi avesse raccontato, io ero pronta ad ascoltarla. "È così che ho conosciuto Ell. Era il 1872." Doveva essere stata molto importante questa ragazza per lei, bellissima e così graziosa, per come me ne aveva parlato. Carmilla ne è stata davvero innamorata. Deve aver sofferto molto per la sua "morte". "La mia matrigna aveva insistito ancora una volta a inscenare tutto: incidente in carrozza, promessa di rifugio, amicizie forzate...solo che questa volta era tutto vero. pi lei me ne innamorai, e quando fu il momento di consegnarla a mia madre, non avevo intenzione di perderla, così organizzai la nostra fuga. Romantico, no? saremmo fuggite a New York. Ma qualcosa andò storto." Un velo di tristezza mi avvolse. Non potevo sapere cosa significasse amare davvero una persona, tantomeno come deve essere stato difficile un amore difficile a quei tempi. "Quando mia madre le raccontò della mia natura, anche Ell, come te, pensò che fossi un mostro." Mostro. Aveva pronunciato quella brutta parola in tono così dispregiativo che quasi non mi ritrovai in lacrime. "Venne trascinata verso quella fine certa ed io pagai per la mia disobbedienza. Fui seppellita sottoterra in un sarcofago. Dopo la guerra, però, fui ritrovata a Parigi, quasi un secolo dopo, ma mia madre, ritenne che non sarebbe stato opportuno rinchiudermi ancora. Sarebbe stato inutile, e così mi riportò con lei, costringendomi nuovamente al gioco: dovevo conoscere ragazze, fare la loro amicizia, per poi fare in modo che fossero pronte quando lei lo ritenesse opportuno. Per cosa, però, non avevo la minima idea, ma fatto sta, che non sono mai stata una ragazza obbediente". Menomale, pensai. Non mi andava a genio tutto ciò, ma facevo finta di essere d'accordo con lei, non avevo altra scelta. Così, di nascosto, mandavo le ragazze al sicuro dai loro genitori." Tutto questo mi rimandò al giorno in cui io è Carmilla ci siamo conosciute. Il nostro, a quanto pare, non è stato un incontro fortuito. Mi fece pensare che fosse stata Carmilla stessa a inscenare l'escamotage della chiave persa nel corridoio. Evidentemente voleva che la raccogliessi io, in modo da avere una scusa per avvicinarmi. Bella trovata! ma non dissi nulla. Forse un giorno me l'avrebbe detto. "Hai lasciato andare anche Betty?" "No, purtroppo. Con lei non ci sono riuscita, mi dispiace." Quindi qualcuno che credeva fosse suo amico l'ha rapita e consegnata a tua madre?" "Proprio così" Quindi nel campus giravano tranquillamente persone come lei? "Ma, non capisco, perchè avrebbe fatto una cosa del genere?" "La mia matrigna" sembrava proprio volerlo sottolineare, specificare quanto entrambe fossero diverse loro due "cerca vergini da sacrificare per il demone pesce" Betty era vergine? non l'avrei mai detto! "il demone ... pesce?" "il suo nome è Asmodeo, che nella demonologia sarebbe un potente demone biblico ebraico della gerarchia degli angeli del signore oscuro. Vorrei tanto poter fermare tutto questo!" "È assurdo. A pro di che sacrificare persone innocenti?" "affinché Lilita, è questo il suo nome, facesse ritornare il suo amato" "Sei sua figlia!" l'espressione di Carmilla era più seria che mai, quindi era meglio non soffermarci su. "Beh, non importa, fammi pensare. Allora potremmo trovare tua madre e riprenderci la mia amica, non credi?" mi alzai con fare rivoluzionario. Il suo sorrisino forzato mi fece pensare di aver appena sparato una cavolata. "Non é così semplice, Laura. non riesci neanche a immaginarlo!" "Ma ci deve pur essere un modo per fermarla!" “Oh, impossibile. Sei già stata terrorizzata da lei. Non credo vorresti ancora averci a che fare” "già? cosa intendi dire? non ho mai incontrato tua madre!" "certo che l'hai fatto, è la rettrice” Coooosa? no, questo era davvero troppo. Ditemi che sto sognando? Cioè, sono iscritta da due anni a un università gestita da un demone? un vampiro? da qualsiasi cosa di malvagio fosse? "Laura" "no, non posso crederci...è tutto così strano, tutto questo mi mette i brividi" "lo so, ma non hai niente di cui temere se sarò io a proteggerti" Ancora uno sguardo, di quelli che avrebbero potuto ucciderti, mi abbracciò. "Sai, potremmo farlo. Uccidere tua madre. per lo meno fermarla. Lo so, è un idea assurda ma insieme potremmo farcela, se solo sei tu a volerlo" Se fossi stata ad Hogwarts, la mia casa di appartenenza sarebbe stata senza dubbio quella di Grifondoro. "Ne abbiamo già parlato, è una questione mia, scusami” "no, scusami tu, dal momento che sono chiamata in causa anch'io, credo che il problema riguardi anche me" Stavo cominciando ad alterarmi ma poi, inutile dirlo, lei mi stringeva ed io mi calmavo. Ci accoccolammo sul letto. Fu una lunga notte quella e, dopo tanto tempo, riuscì a dormire tranquilla, sperando di ritrovarmi al risveglio ancora tra le sue braccia.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Al risveglio, quella mattina, mi trovai tra le accoglienti braccia di Carmilla, che dormiva profondamente accanto a me. Non osai svegliarla, non sapevo neanche che anche lei potesse dormire, a dire il vero. Probabilmente, non mì ero informata abbastanza. Mi svegliai serena e rilassata. In fondo, ero partita prevenuta nei suoi confronti, Ma potete biasimarmi? Mi alzai con calma, cercando di fare il meno rumore possibile, intanto Carmilla dormiva come un ghiro. Sembrava quasi avesse perso sensi, o che fosse morta, avrei dovuto dire. Era strano non vederla respirare. Però in tutto questo, sembrava proprio una meravigliosa creatura della notte, beh, lo era. Carmilla è davvero cambiata e sento che mi piace davvero. Era ora di cena e lei dormiva ancora. Al mio rientro in camera la trovai distesa sul suo letto a leggere. “Hey, sei sveglia" chiuse il suo libro, "direi di si" "ho qualcosa per te!" Mi porse un bracciale, un bracciale così... "Wow, grazie, è così..." "orrendo" rise "lo so” Un ala di un piccolo pipistrello essiccata faceva da pendente ad un bracciale regolabile. “no, non volevo dire questo" “dai Lura, indossalo" me lo infilò al polso. “Lo so, fa schifo, ma serve a far sentire strani i vampiri e tutto ciò che può farti del male, é come se emettesse radiazioni." “quindi se ti toccassi...." “mi sentirei strana” disse "ma dormiresti sogni tranquilli, nessuno portà farti del male” "ma l'altra notte io e te abbiamo dormito serenamente." "C'mon, Creampuff, fammi vedere come ti sta!"

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


In fondo, tutto quello che Carmilla faceva per me, tutto quello che diceva, serviva solo a farmi sentire al sicuro, ma con lei lo ero per davvero. Ogni volta che il nostro sguardo si incrociava, sentivo nel mio corpo una scarica elettrica. La guardavo con gli occhi dell'amore, era davvero lei il mio posto sicuro. La volevo. La desideravo con tutta me stessa. Mi tolsi di corsa il bracciale, non mi sarebbe servito con lei al mio fianco. “Non voglio farti del male" Lei si limitò ad annuire. Il suo sguardo era colmo di gratitudine. Posai le mie labbra sulle sue, fredde come il marmo, ma altrettanto avvolgenti da fonderle con le mie. Le nostre lingue danzavano in una danza circolare. Fu un bacio bagnato, dolce e sensuale. Voluto, atteso. Potevo sentire di tanto in tanto un accenno della sua dentatura pungente, ma non troppo, al contrario di quanto pensassi, di Carmilla. Realizzando quello che stavo per fare con la ragazza di cui mi stavo davvero innamorando, che per di più era un vampiro, questo mi eccitava ulteriormente. Uno sciame di farfalle vorticava nel mio stomaco. Carmilla cercava sempre di non perdere il controllo, di non farsi trasportare dalle emozioni, ma io cercavo sempre di rassicurarla. Avvicinai il suo viso lungo il mio collo. Valeva davvero la pena di correre questo rischio. Potevo sentire il profumo della sua pelle, morbida e pallida, candida come la neve. Cominciò a baciarmi dappertutto e le sensazioni che provai in quel momento furono indescrivibili. Incominciammo a denudarci dei vestiti, insieme alle nostre paure. Con le labbra, scendeva sempre più in basso, tracciandomi una scia di baci su ogni pezzo di pelle, lentamente, fino ad arrivare all'incavo delle cosce. La ragazza sopra di me mi guardò, mi stava chiedendo il permesso per entrare dentro di me e io sarei stata sua. Le accarezzai quei morbidi capelli scuri come la notte. Incominciò a baciare il mio frutto proibito e io ero vicina a toccare le stelle con un dito, con due, anzi. Risalì sul mio viso e continuammo a baciarci mentre i nostri corpi diventavano una cosa sola. Sentivo la sua mano dividermi le gambe e tracciare cerchi dentro di me. L'emozione prese il sopravvento trasformandosi in un gemito che uscì come una dolce melodia, tra le mie labbra. Ero in paradiso, esattamente dove volevo essere. Oh Carmilla, avvolgimi di oscurità, sempre.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Mi trovavo in un corridoio buio. Sangue. C'era sangue dappertutto, sulle pareti, sull pavimento, Una figura indefinita poteva scorgersi a malapena dall'altro capo del corridoio, nella penombra. Quel qualcuno sembrava volesse uccidermi, correva verso di me urlando. Mi svegliai sbraitante. La mia fronte era imperlata di sudore, con le lacrime agli occhi e il respiro affannoso. “Hey, Laura, Laura, stai sognando", qualcuno mi stava scuotendo. Era Carmilla. Mi abbracciò "è stato soltanto un incubo!" “era tutto buio, e poi il sangue e poi voleva uccidermi" dissi in preda al panico. "strano", si disse, ancora con la mia testa tra le braccia. "Ti ho dato apposta quel bracciale. Credevo che l'amuleto ti avrebbe fatto sentire al sicuro". "c'era una ragazza. Una ragazza in camice da notte." "e l'hai vista?" “credo di sì. Doveva essere alta più o meno quanto me. Aveva i capelli... biondi credo" "e non ha detto niente?" “mi dispiace, credo di no, oppure non ricordo. Forse ero troppo impegnata a scappare da lei. Non so bene se avesse avuto qualcosa tra le mani, ma voleva uccidermi" "Ell. credo si trattasse di lei. Non posso esserne sicura, è passato così tanto tempo, un secolo, letteralmente." si prese la testa tra le mani. "Mi dispiace, Laura" "E di che di cosa? era soltanto un incubo!" "non avrei dovuto lasciarti da sola. ero andata ...." "non importa" mi tirò a se "ora sono al sicuro."

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


I giorni passavano e Carmilla ed io eravamo sempre più affiatate. Al suo risveglio uscivamo a fare delle passeggiate e col passare del tempo scoprì sempre più cose a proposito della sua vita. Mi disse che ogni tanto aveva bisogno anche lei di nutrirsi, che aveva il bisogno di andare a caccia nei boschi a depredare qualche povero animale indifeso, ma dopotutto questo era il ciclo della vita, no? Ebbi la conferma che le lattine di hemo soy, che di tanto in tanto sorseggiava, non contenevano della semplice cola, come si poteva pensare, ma del plasma. A parte ciò, quanto mi piaceva trascorrere del tempo con lei. Più la guardavo e più mi innamoravo, e valeva anche per lei, perchè me lo dimostrava giorno dopo giorno, con le sue continue attenzioni. Non mi ero mai sentita così protetta prima d'ora. Capì che probabilmente eravamo fatte l'una per l'altra e Carmilla aveva l'impressione che ci fossimo già incontrate in un qualche sua vita passata. Di fatti era così. Ricordava di essere stata un gatto, quel gattone nero dagli occhioni felini riflessi di giallo, illuminato dalla luce argentea della luna, che ogni sera mi fissava nel buio della mia camera. Durante la notte che si apprestò a venire, ahimè, Carmilla era fuori e io mi svegliai nuovamente di soprassalto da un altro incubo. Al suo ritorno glielo raccontai e lei sembrava preoccupata. E come darle torto? avevo un bruttissima cera, i segni sotto gli occhi e la fronte madida di sudore dicevano tutto. Mi trovavo nel solito corridoio buio, ma questa volta tutto era pulito, nessuna traccia di sangue. Non sapevo esattamente di che posto si trattasse, giacchè non sembrava un luogo a me tanto conosciuto. Non sembrava essere il corridoio di casa mia, non lo era nemmeno di questa scuola, che io sapessi. Avevo una torcia tra le mani, mi assicuravo che fossi la sola anima vagante a quella tarda ora. Ma perchè mi trovavo li? avanzavo impaurita a passi lenti quando d'improvviso udì un rumore sordo alle mie spalle, proveniente da qualcuna delle stanze. Mi voltai di scatto per controllare se ci fosse qualcuno nelle vicinanze. Tutto tranquillo, o quasi. Pensai dunque di proseguire lungo quel corridoio buio quando d'un tratto apparve la solita figura femminile avvolta dalla penombra. Questa volta sembrava indossare degli abiti puliti, seppur la stessa camicia da notte. I suoi capelli erano raccolti, e due ciocche le incorniciavano il viso. Aveva un aspetto così angelico, ma ero comunque terrorizzata e allo stesso tempo pietrificata. Mi chiedevo cosa volesse mai da me. D'un tratto cercò di avvicinarsi ma io, presa dal panico, mi fiondai giù per le scale di legno alla mia destra. Il cuore mi batteva all'impazzata. Udì delle urla. Urlava, ma da quello che potevo sentire, erano grida soffocate, come se qualcosa le comprimesse la bocca, l' impedisse di parlare. Allora aprì una porta e mi ci precipitai al suo interno, senza pensarci. Mi trovavo nella nostra camera, la stessa del dormitorio in cui dormivamo io e Carmilla. Al risveglio, quella che mi ritrovai davanti non era più la Carmilla di sempre, ma una ragazza ansiosa e preoccupata. "Laura, devi andartene da quì. Farò il possibile per aiutarti a scappare, te lo prometto" "ma che dici? io non ho intenzione di scappare!" "ma devi! non so fino a che punto riuscirei a proteggerti." "E se lo facessimo insieme? io e te. Carmilla, facciamolo! Scappiamo! Che ne diresti di Parigi? si, potremmo andare a Parigi, trovarci un piccolo appartamentino, mangiare dei croissant al cioccolato, passeggiare lungo la Senna..." "sarebbe stupendo... ma non puoi continuare a restare qui, stanno succedendo strane cose." "Ti riferisci ai miei incubi passati? stavo solo sognando" "si ma c'è qualcosa non mi convince, perchè ogni notte sogni di trovarti sempre nello stesso posto?" "non saprei" "Avrei bisogno di più indizi. Avrai omesso qualche particolare, che so, la casa, com'era fatta?" "non saprei...Carm, calmati! e comunque, no, non l'ho mai vista dall'esterno. Avrebbe potuto trattarsi di una casa a due piani, visto che c'era una scala di legno, o forse più. Sogno continuamente di trovarmi in questo corridoio buio e stretto, talmente buio che non potevo vedere niente. Ricordo però che ero a piedi nudi, quindi avrebbe potuto trattarsi di un pavimento costituito da assi di legno." d'un tratto sembrò che a Carmilla fosse venuto un lampo di genio. Infatti, dalla descrizione, sembrava conoscere esattamente il posto cui si trattasse. Ma allo stesso tempo un velo di preoccupazione le oscurò il viso "Laura, e se la te stessa del sogno non fossi in realtà tu? ho bisogno di sapere come eri vestita" "certo che ero io, io...io non potevo vedermi, come avrei potuto?" "non puoi esserne certa, sei sicura di non aver addosso qualcosa di particolare?” "Carm mi stai terrorizzando. Cosa avrei potuto indossare?" ma poi mi si accese la lampadina. "Un attimo, chi avevi detto avrebbe potuto essere quella ragazza all'estremità del corridoio?" "Ell" "e perchè EIl avrebbe voluto uccidermi? nel mio primo sogno correva verso di me, mentre nell'ultimo è come se mi implorasse di fare qualcosa prima che mi rifugiassi nella nostra camera. Forse mi chiedeva aiuto!" "Hei, hai detto la nostra camera?" "Ehi, ma mi Stai ascoltando, Carmilla?si, proprio questa" "e c'era qualcuno in questa camera? non so, c'ero io, c'eri tu?" "si Carm, c'eri tu distesa sul letto, ovvio." "e dall'altra parte della camera, Laura, ci hai guardato?" "Carmilla perchè queste domande, mi stai terrorizzando!" "Dai, rispondi. Perchè, se sull'altro letto ci fossi stata tu, allora la persona che scappava da Ell non eri tu." * *Spiegazione: Se ci fosse stata Laura sul suo letto, allora la ragazza che scappava non era la compagna di stanza di Carmilla, semplicemente Ell stessa che stava scappando dalla rettrice e che aveva spalancato la porta del loro dormitorio per chieder loro aiuto, in particolar modo a Laura. Conclusione: Laura dormiva sul suo letto e la ragazza apparsagli nel primo sogno non era lei stessa, ma Ell (all'altro capo del corridoio). Lo si poteva intuire in quanto, in entrambi gli incubi, quella che Laura sosteneva potesse essere l'ex amata da Carmilla, lo era soltanto la prima sera: quella all'estremità del corridoio, sporca di sangue, il cui corpo, prima di morire vi ci fu immerso. Nel secondo, al posto di Laura, c'era Ell, inseguita dalla rettrice, all'altro capo del corridoio, dall'aspetto angelico, con indosso una camicia bianca e un aspetto immacolato, da un apparenza ingannevole.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Agitate e nervose come eravamo, quella notte non la passammo di certo a dormire. Carmilla fece avanti e indietro per la camera, sembrava che qualcosa l'agitasse, qualcosa che non mi aveva ancora raccontato, probabilmente. Qualcosa non tornava. È se Carmilla non mi avesse raccontato tutto su di lei? "Carm!" forse aveva dimenticato che in quella stanza ci fossi anc'hio. "Carm! fermati, per favore!" oh, finalmente! “se ci fosse qualcosa che dovrei sapere, me la diresti senza pensarci due volte, vero?" "Laura, io..." "No, Carm, no." Non la lasciai finire la frase "puoi dirmi tutto quello che riterrai opportuno." "C'è un piano di questa scuola, l'ultimo. Sembrerebbe essere quello il corridoio... Laura, in realtà c'è qualcosa che non ti ho ancora detto: "Questa era casa mia!"

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Ci recammo all'ultimo piano dell'ala ovest del castello, dove si trovavano i dormitori maschili. Era tutto buio, il pavimento era composto da assi di legno e da un lungo corridoio a forma di ferro di cavallo. L'ambiente era spoglio e abbandonato a se stesso. Nessuno sembrerebbe esserci venirci da tempo, anni forse, secoli. Accendemmo le torce che avevamo portato con noi. “Carm" dissi stupita, "È questo il corridoio del sogno!" "lo so, Laura. é che non volevo spaventarti". Mi prese la mano per darmi coraggio e avanzammo. Alla nostra sinistra, appoggiato alla parete, c'era un antico tavolino in legno. Sopra di esso, vari gingilli impolverati. Sulle pareti, tappezzate da una carta da parati viola, ormai dal tempo consumata, strappata di tanto in tanto. Quel posto era così sporco, c'erano ragnatele dapperttutto. C'erano parecchie porte. Optammo per l'ultima sulla destra, in fondo al corridoio. Di solito, nei film è sempre l'ultima ad essere quella più sospetta. Nella stanza vuota, priva di ogni arredamento e anch'essa dalle pareti dalla carta da parati strappata, rimbombava il suono dello scricchiolio delle assi di legno ad ogni nostro passo, come se volessero cedere da un momento all'altro. Ovunque in quella camera, così come nella casa, c'erano segni di abbandono e di una desolante tristezza. "Giurerei che questa era la mia camera da letto" disse la ragazza con nostalgia. "ora ricordo!" la memoria le raffiorava ricordi puerili, "quì avrebbe dovuto esserci il mio letto a baldacchino, e quì" indicò alla sua sinistra "c'era un divanetto in cui la sera, prima di andare dormire, leggevo. si, ricordo, amavo leggere." "sembra che l'amore per la lettura ti sia rimasta" . Un sorriso malinconico. Ma qualcosa attirò la mia attenzione. Con la torcia mi avvicinai a quella che sembrava essere un grande dipinto stracciato, dalla cornice sfarzosa. Lo raccolsi. I colori freddi che padroneggiavano la tela, ormai sbiaditi dal tempo, trasmettevano tristessa. Ma fu quello che vidi a stupirmi. Un incantevole fanciulla dagli occhi penetranti color nocciola e i suoi lunghi capelli scuri, sorrideva mentre qualcuno la stava ritraendo, ma non sembrava avere un aria così felice. portava un classico abito d'epoca, uno di quelli che si indossavano ai balli di corte. "Carmilla, sei tu?" dissi con stupore. Si fermò, dirigendosi verso me. "Ero." Le strinsi la mano più forte che potevo. Non sarebbe stata da sola in quest'impresa, non l'avrei mai lasciata da sola. Da quello che mi aveva raccontato, doveva essere così sola... che amica infame, la solitudine! è benefica solo se desiderata. Nessuno la meriterebbe. Alla nostra destra, di fronte a noi, si trovava un altra porta. questa volta non era vuota. Quello che vidi non mi piacque per niente. Una bara di legno scuro se ne restava lì, imponente al centro della stanza semivuota. A quanto pare nessuno abbia avuto mai il coraggio di spostarla. Carmilla mi lasciò la mano, avanzò verso l'oggetto, lasciandomi dietro di lei. "Laura no" Mi fece segno di non avvicinarmi, ma io potevo mai averle dato ascolto? Al suo interno c'era un teschio umano, ormai deteriorato. Mi salì un conato di vomito e vomitai, lì, sul pavimento polveroso. A quel punto, Carmilla, mi strinse tra le braccia e mi coprì il viso, impedendomi di guardarlo ulteriormente e con i suoi pollici mi asciugò le lacrime. "Non avrei dovuto portarti quì, ma ti prometto che tutto questo finirà presto". D'un tratto un rumore proveniente da un altra stanza. Poi di nuovo un altro rumore, sempre piu forte. Passi. Quelli erano passi. Sembravano venire verso di noi. Ci accovacciammo a terra, Carmilla mi strinse forte a se. La porta alle nostre spalle, che era chiusa, nonostante ricordassi di averla lasciata aperta, scricchiolò. Una figura oscura fece irruzione nella stanza. Dalla prospettiva in cui ci trovammo, potevamo vedere soltanto la parte inferiore. Sembrava un velo nero ambulante. Qualcuno sussurrò i motivi di una dolce quanto inquietante melodia. Si avvicinò verso di noi e Poi... silenzio. “Mircalla. Mircalla!" un sussurro. Carmilla sì alzò in piedi. l'ombra fece cadere il mantello nero ai suoi piedi. Sentì dello stupore nella voce della ragazza "sei tu!" "Sorpresa!” Dovevo ammetterlo, nel tono di voce c'era un non so chè di sensuale, ma questo non poteva destarmi dal non avere la pelle d'oca. Feci per alzarmi e lì, proprio di fronte a me, trovai la stessa ragazza del mio incubo. “Ell!” "esatto" "cosa vuoi? stalle lontana!" sì intromise Carmilla. ma "l'ombra", non sapevo nemmeno come chiamarla, emise una risatina beffarda "non sono stata di certo io a far del male a povere fancuille indifese. Non sono te!" "non sono stata io a farti del male, e lo sai bene!" rispose questa volta con voce tremante. "Vorrei solamente riposare in pace, una volta per tutte!" “perchè continui a perseguitarla nei sogni?" “perchè lei sarà la prossima vittima sacrificale. Se fosse quella giusta, le porte degli inferi si apriranno e il mondo sarà ridotto in cenere." una pausa. "Ma potresti essere risparmiata, biondina!" "di cosa sta parlando?" chiesi a Carmilla con le lacrime agli occhi. "possiamo salvarla!" “dimmi come!" "e perchè dovrei? quando ero in vita nessuno si è preso il disturbo di farlo per me!" Ne avevo avuto la conferma, era il suo spirito a parlarci. "Non ho avuto altra scelta, credimi. L'avrei fatto se solo avessi potuto." "non lasciare che altre vite si spezzino!" la supplicai. "Vi aiuterò, ma ad una condizione." "sarà fatto, qualunque cosa desideri" Carmilla mi disse di essere disposta a fare qualunque cosa per mettermi in salvo. "Laggiù!" indicò una parte del pavimento "sotto quell'asse di legno, è nascosto l'oggetto che ti aiuterà a far ritrovare a tutti noi la pace. Saprai come usarla e su chi. Ti condurrò nel posto in cui potrai porre fine a tutto questo!"

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Nei sotterranei del castello della Silas, di cui non conoscevo l'esistenza, si trovava una vecchia miniera abbandonata. Di cosa ci facessero lì sotto non ne avevo idea, ma viste le cose come stavano andando, il pensiero di venirlo a sapere mi avrebbe fatto venire i brividi. Poco più avanti, una donna affascinante quanto inquietante e apparentemente sicura di se, recitava versi incomprensibili davanti una porta da cui filtrava una luce accecante. Non prometteva nulla di buono. "Nis ilim, zakaru, ezebu, anunnaki" Non l'avevo mai vista prima d'ora. Alta, capelli di un rosso ondulato che contribuiva al suo aspetto elegante. Indossava un abito lungo che fasciava le sue curve perfette. Quella doveva essere senza dubbio la rettrice. Il campus prevedeva l'iscrizione online e per tanto non c'era bisogno di nessun incontro con lei. Di fatti fu la sua segretaria a farne le veci per qualsiasi difficoltà da parte degli studenti. Carmilla apparve dietro di lei. "Goditela finchè puoi!" "sai, ti aspettavo, tesoro!" si voltò verso la figlia. "Mi chiedevo quando saresti arrivata. Vedo che hai quì con te il bottino." Carmilla mi guardò, sussurrandomi di non mostrarsi a lei, di non uscire allo scoperto della roccia che mi riparava. "Scusa, puoi ripetere quello che hai appena detto? sai, ero distratta dal fatto che tra poco morirai". Inutile dire che non le diedi ascolto. Mi parai dinnanzi a lei e con fare minaccioso le dissi "sappiamo come ucciderti. Questa spada è l'unico modo per eliminarti per sempre" Una risata fragorosa. “Oh non credo. Sei così sciocca da non pensare chi potessi mai essere. Lilith... Lilita...ti dice niente? io sono Lilith e sono immortale.” "So chi sei!" "allora avresti dovuto sapere anche che uccidere me implicherebbe uccidere Carmilla, o sai questo vero, piccola?" "fallo, Laura, non importa!" intervenne la ragazza che amavo. "No, non può essere" le mani mi tremavano a tal punto da farmi indebolire la presa "E che ne sarà di te? Perché non me l'hai detto prima?" "non avresti voluto lasciarmi andare" “no, certo che no. Non voglio vivere in un mondo in cui non ne fai parte" "non ha importanza, salverai il mondo, sarai finalmente felice. Forza, adesso!” M ordinò così di trafiggerla e io a malincuore, con le lacrime agli occhi...non feci più nulla. Troppo tardi. Ma l'avrei fatto veramente? "Oh, che amori! Se avete finito con questi stupidi discorsi melensi..." con uno scatto, la rettrice, sì spinse verso di me e prepotente mi strappò la spada tra le mani. "Credevate fosse così facile porre fine a tutto questo? povere illuse! Una volta preso il tuo cuore, casto, puro, la porta del'inferno sì aprirà, e vivremmo tuttì nel peccato, per sempre!" Un momento...l'altra sera io e Carmilla...questo significa che io... Ma non riuscivo più a muovermi, la donna mi mise la mano sul petto e ìn un colpo solo mi strappò via il cuore. Caddi a terra, priva di sensi, come se mi avessero appena piantato una pallottola al cervello. Non ricordo esattamente quello che successe dopo, come avrei potuto saperlo? L'ultima immagine che riuscì a vedere fu ìl viso di Carmilla, urlante. Brutto modo di andarsene, no? *Laura giaceva lì, distesa lungo quel pavimento roccioso, quasi come dormisse. Altri versi, "peta Babkama Luruba Anaku!", e poi un rumore. La porta imponente e sfarzosa che emanava la luce sinistra si spalancò di colpo e delle urla disperate diventavano sempre più assordanti. Dovevano essere le anime. "ho passato 6000 anni prima di rivedere il tuo volto, mio amato. Primo tra i defunti. per te ho rinunciato alla corona e vissuto in catene. Per te ho versato il mio sangue e mi sono arresa al tempo. Per te ho camminato a piedi nudi all'inferno. Hastur Arammu Titaan! mio amato, torna in vita, ricongiungiti a me!". Nessuna risposta. "Dove sei?" urlò "devi essere quì, devi!" Una voce per niente angelica assunse un tono furioso. "Non ti sembra di aver sbagliato qualcosa, povera ingrata?! non hai mai pensato che il cuore della prescelta debba essere senza peccato? sei solo una stupida! Sei stata tradita da tua figlia!" "Tu!"si rivolse a Carmilla con fare minaccioso, che mi teneva morente tra le braccia "vuoi farti beffe di me? ti mostrerò cosa significa soffrire!" Carmilla, questa volta, si alzò in piedi, fumante di rabbia. D'un tratto la sua fronte le si corrugò. I suoi occhi diventarono due spilli simili a quelli di un serpente, avevano assunto una tonalità di un giallo intenso e i suoi denti...i suoi denti diventarono affilati come due aghi pungenti. Le sue unghie erano diventati artigli, pronti a graffiare da un momento all'altro. Questo le succedeva quando perdeva il controllo e questa volta lo aveva perso per davvero. Carmilla si era promessa di non mostrarsi mai a Laura in quello stato. Se lo avesse fatto, probabilmente, la ragazza sarebbe fuggita via da lei, e questa volta per sempre. Ma fu tutto invano, Carmilla era bloccata, non riusciva a muoversi, la rettrice doveva averle fatto qualcosa. "credi che non lo sappia? credi che non sappia cosa significa vivere per l'eternità nel triste ricordo di un amore perduto? tu non sai cosa significhi amare, non lo hai mai saputo!" "non avrò avuto indietro il mio amato, ma le porte sono ancora aperte, Ridurrò questo posto in cenere e ossa!" A quelle parole, Laura rinsavì, catturando loro l'attenzione. "Carmilla" dissi tremante. Tutto ciò che volevo in quel momento era lei. "Carmilla!" Non ricordavo nemmeno di trovarmi lì. La testa faceva ancora male, nel punto in cui avevo sbattuto contro la roccia. "Laura" piangeva "vivi per me, ti prego!" "sta morendo, stupida ragazzina!" “noo! prendi me, lascia che lei continui a vivere!" implorava Carmilla, Questa volta inerme. "Sai, forse hai ragione. Meriti una condanna peggiore! "Carmilla!" "Forse morirò, non avrò più un cuore, ma non posso fartela passare liscia" Con tutta la forza che mi era rimasta, mi trascinai accanto alla rettrice. Sfiorai la parte superiore dei miei blazer e mi accorsi che nella tasca avevo portato con me l'amuleto che mi regalò Carmilla. Velocemente lo infilai al polso, afferrai da dietro la rettrice e la strinsi più forte che potevo. Cosa avevo da perdere dopotutto? ero pronta a morire, o forse lo ero già, per la persona che amavo. Volevo vivere e avrei combattuto finchè potevo. D'un tratto una luce bianca, accecante, ci scaraventò a terra. Ero stordita ma il cuore ricominciò a battermi. La mia vista non era capace di mettere ben a fuoco la figura che mi passò davanti, quella che sempre più veniva assorbita da quel candido biancore. Già, quella doveva essere Ell che stava raggiungendo l'aldilà. Ce l'abbiamo fatta?

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - Finale ***


"Accidenti, non ha funzionato?"  "Laura, non sarebbe importato se non ci fossi stata più" Si portò la mano sul cuore. Il suo viso era rigato da lacrime colorate di dell' eyeliner che portava sugli occhi. "direi di si" Prese la mia e se la portò al petto. Un battito, e poi un altro, un altro ancora. Il suo cuore aveva cominciato a battere. "Io... mi sento felice e, le mie guance... sono bagnate, sto piangendo!" "e il tuo cuore sta battendo!" La rettrice si sbagliava. Vivere, crescere e invecchiare accanto alla persona che si ama non era la condanna peggiore. Faceva parte della vita. Carmilla non riuscì più a controllare lacrime di gioia. D'ora in poi quel suono sarebbe stata la colonna sonora della mia vita. La strinsi più forte che potevo, non l'avrei più lasciata. "Laura, ce l'hai fatta, ci hai salvato!" Quel clima cupo e grigio aveva dato spazio ad un atmosfera pacifica, di calma. Non c'era più nessuno nella minera a parte noi. Quel che rimase della rettrice fu soltanto un cumulo di polvere maleodorante di zolfo. Carmilla mi aiutò ad alzarmi, la caviglia mi faceva ancora male per la caduta, temevo si fosse spezzata, ma poco importava se ci fosse stata lei a sorreggermi. Era finita. Ora non mi restava che condurre la mia vita felice con lei. Era tutto ciò di cui avevo bisogno. Mi sciolsi tra le braccia di Carmilla. I nostri cuori batterono all'unisono e avvicinandosi all'orecchio mi sussurrò: "Te l'ho detto che non sono io l'eroina di questa storia!”

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