Il Sogno Di Ginny

di Anakin Skywalker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0 - Dove tutto ha inizio ***
Capitolo 2: *** 1. Di Libri e Diari e Gelati ***
Capitolo 3: *** 2. Hogwarts ***
Capitolo 4: *** 3. Confusione ***
Capitolo 5: *** 4. Quidditch ***
Capitolo 6: *** 5. I Quattro Infiltrati ***
Capitolo 7: *** 6. Legami ***
Capitolo 8: *** 7. Il Diario ***
Capitolo 9: *** 8. Al Paiolo Magico ***
Capitolo 10: *** 9. Baciami ***
Capitolo 11: *** 10. Si torna ad Hogwarts ***
Capitolo 12: *** 11. Posso? Devi. ***
Capitolo 13: *** 12. Parole ***
Capitolo 14: *** 13. Mollicci ***
Capitolo 15: *** 14. Hogsmeade ***
Capitolo 16: *** 15. Verità Dolorose ***
Capitolo 17: *** 16. Verità Inaspettate ***
Capitolo 18: *** 17. La Giratempo ***
Capitolo 19: *** 18. Confessarsi a Ron ***
Capitolo 20: *** 19. Finalmente Buone Notizie ***
Capitolo 21: *** 20. Vacanze Gradite ***
Capitolo 22: *** 21. Confidenze ***
Capitolo 23: *** 22. La Coppa del Mondo ***
Capitolo 24: *** 23. Grandi Ritorni ***
Capitolo 25: *** 24. Rancore ***
Capitolo 26: *** 25. Scusami se sono idiota ***
Capitolo 27: *** 26. Esposti ***
Capitolo 28: *** 27. L'enigma ***
Capitolo 29: *** 28. Il Ballo del Ceppo ***
Capitolo 30: *** 29. Voglio solo te ***
Capitolo 31: *** 30. La Seconda Prova ***
Capitolo 32: *** 31. I Signori Weasley ***
Capitolo 33: *** 32. Prepararsi al Gran Finale ***
Capitolo 34: *** 33. Eroismo? ***
Capitolo 35: *** 34. Giustizia ***



Capitolo 1
*** 0 - Dove tutto ha inizio ***


Note dell'Autore
Benvenuti in questa “nuova “ fanfiction, spero vi piaccia, lasciate pure delle idee su come vi piacerebbe che continuasse, anche se, questo è solo l'inizio.
Se vuoi avere delle informazioni in più leggi le note alla fine del capitolo. Questo capitolo sarà molto corto per motivi tecnici, dal prossimo ci si scatena, promesso.
 

Il Sogno di Ginny


0. Dove tutto ha inizio



Una lama di luce filtrava tra le due tende rattoppate che coprivano la finestra di Ginny Weasley, il lembo luminoso cadeva aggraziato sul volto della ragazza svegliandola dolcemente.
Ginny aprì gli occhi svogliatamente e si girò dalla parte opposta per non essere disturbata dal sole appena sorto.
Passarono un paio di minuti, giusto il tempo di sottrarsi ai sogni completamente. Il carattere energico di Ginny ebbe di nuovo la meglio sul sonno, in un unico movimento sollevò le coperte e scattò fuori dal letto, si diresse alla finestra e aprì completamente le tende facendo entrare quella luce abbagliante in camera sua.

Ora finalmente poteva vedere tutti i suoi poster di Quidditch che erano rimasti celati all'ombra, osservò con ammirazione i sui eroi ed eroine raffigurati in atti eroici, che sia un gol o la cattura di un boccino, un giorno lei sarebbe stata come loro. Era così eccitata, da li a poco sarebbe andata ad Hogwarts, sarebbe diventata anche lei una maga. Dopo tutti quegli anni passati a fantasticare il mitico castello finalmente era il suo turno. Inoltre lì avrebbe conosciuto lui...
Ginny sbadigliò quando sentì provenire da fuori un rumore familiare. 'Che cos'è?' si chiese la ragazza ritornando alla finestra.
Il rumore ritmico si faceva sempre più vicino.
'Ma certo!' Si disse da sola Ginny. 'Questa è...'
Stava per finire il pensiero quando la Ford Anglia azzurra di suo papà atterrò sul giardino sotto alla sua finestra.
“Che cosa sta facendo papà a quest'ora?” disse Ginny ad alta voce confusa.
Curiosa come sempre e attirata da quella novità accorse a vestirsi, in quaranta secondi era già pronta, mancava solo il suo pullover. Dove accidenti lo aveva messo?
Ginny cercò ovunque, sotto al letto, nell'armadio, nel cestino addirittura controllò dentro al bagno, ma del pullover non c'era traccia.
Ginny decise così di scendere in sala da pranzo per investigare i due misteri della mattina.

Scese di corsa le scale e mentre camminava saltando due gradini alla volte sentiva delle voci venire da sotto, ma senza riuscire a distinguerle.
“Ah, molto piacere, io sono Arthur” disse suo padre a qualcuno.
Ginny non ci fece caso e appena arrivò in sala da pranzo si rivolse a sua mamma.
“Mamma, hai visto il mio pullover?” chiese distratta.
Ginny si voltò per una frazione di secondo verso il tavolo, c'era qualcosa che non andava, tra tutte le teste rosse ne risaltava una con tutti i capelli neri e spettinati.
In quel momento il sangue le si gelò nelle vene, Harry Potter.
Lo guardò come se avesse visto un fantasma, i suoi occhi verdi scattarono verso di lei. Lui la stava guardando e lei non sapeva più che dire.
'Di qualcosa idiota' si disse inutilmente 'qualsiasi cosa'.
Ginny provò ad aprire la bocca ma non uscì nulla, l'unica cosa che accadde è che i due rimasero in silenzio a guardarsi mentre lei poteva sentire le sue guance prendere fuoco.
C'era solo una cosa da fare, Ginny corse via immediatamente, 'Che figuraccia' pensò mentre risaliva le scale più veloce che poteva.
Riuscì solo a consolarsi del fatto che nemmeno Harry aveva detto nulla, forse anche lui, in piccola parte, sentiva quello che sentiva lei, ovvero un profondo e vasto imbarazzo!












Note Finali
Se ti è sembrato di aver già letto una storia con premesse simili, non sei pazzo/a. Qualche anno fa avevo scritto una storia bella lunga (come questa, quella vecchia durava fino alla fine dei libri canonici) intitolata “Il Sogno di Ginny” su questo e altri siti con, devo ammetterlo, un discreto successo. Dopo circa quattro anni ho deciso per motivi personali (un mio conoscente aveva scoperto che nel tempo libero scrivevo fanfiction e la vergogna ha avuto la meglio) di eliminare quella storia (e altre) dalla ogni sito, perdendo a mia insaputa circa il 90% del testo in quanto non avevo controllato prima se avessi ancore le bozze da qualche parte, spoiler, non le avevo.
Detto questo con il tempo ho sempre di più odiato quella scelta, perché non solo avevo eliminato una storia che era piaciuta a molte persone, ma una storia che piaceva sopratutto a me.
Ora quella storia è stata scritta da un me giovane ed inesperto (non che ora lo sia), quindi c'era oggettivamente del margine di miglioramento. Quindi oggi alle 01:47 di notte mi propongo di riscrivere ogni cosa da capo, ma meglio!
Per te, lettore accanito e appassionato della vecchia fanfiction ti posso assicurare che non dovrai rileggere la stessa esatta cosa, le premesse sono le stesse, lo sviluppo diverso ed il finale chissà!


P.S.: Non voglio essere arrogante ovviamente, questi sono solo i miei propositi, magari scriverò peggio di anni fa, ma c'è solo un modo per scoprirlo no?
 

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Capitolo 2
*** 1. Di Libri e Diari e Gelati ***


Note dell'autore
Bentornati, se siete qui vi ringrazio per la fiducia, ci siamo lasciati che non molto era successo, dobbiamo rimediare assolutamente!



 
1. Di Libri e Diari


Harry stava ancora pensando all'incontro con la sorella minore di Ron, certo non si erano detti molto, lei è scappata subito, ma nemmeno lui era stato capace di spiccicare una parola. Come era scesa dalle scale Harry non aveva potuto far a meno di guardarla e nell'imbarazzo del momento non gli era uscita nemmeno una parola dalla bocca.
Mentre finiva la ottima colazione Molly aveva raggruppato la famiglia in soggiorno, pronta per andare a Diagon Alley a fare gli acquisti necessari per il nuovo anno scolastico.
Harry si alzò e li raggiunse, erano tutti attorno al camino.
Molly spiegò come funzionasse la Polvere-Volante e Ron andò per primo in modo da fargli vedere come fare.
“Devi parlare chiaramente, caro e stai attento a scendere al focolare giusto”
Harry titubante entrò nel camino e afferrò la Polvere-Volante che la madre di Ron gli stava offrendo.
Disse qualcosa di simile a 'Diagon Alley' ma non esattamente, non fece a tempo ad accorgersene che delle lunghe fiamme verdi lo avvolsero completamente.




Ginny era già al Ghirigoro con la sua famiglia, c'era una coda pazzesca, erano capitati proprio il giorno in cui lo scrittore più famoso del momento presentava i suoi libri.
Harry non si era più visto, i suoi genitori la avevano rassicurata che sarebbe atterrato solo qualche camino più in là, ma ancora doveva raggiungerli. Ginny era un po' preoccupata per il ragazzo, ma almeno per ora non avrebbe dovuto più parlarci e mettersi in ridicolo davanti a lui.
Piano piano si facevano avanti nel negozio avvicinandosi sempre di più a quel Gilderoy Allock. Ne aveva tanto sentito parlare da sua madre, ma per ora gli stava dando solo l'impressione di un uomo pieno di sé che balzava da una parte ad un'altra solo per mettersi in posa per le fotocamere.
“Harry caro, eccoti finalmente” esclamò Molly dietro a Ginny.
“Grazie Hagrid” salutò Arthur l'accompagnatore di Harry.
“Vieni vieni, ci siamo già messi in coda” disse Molly spingendo il ragazzo dolcemente in avanti.
Ginny si fece piccola ed in disparte per non essere notata mentre Harry le sfilava davanti per raggiungere Ron, ma i due inevitabilmente incrociarono gli sguardi e Ginny si sentì arrossire vigorosamente. 'Vorrei sparire' si disse.


“Harry Potter?” disse Allock sgranando gli occhi.
La folla fece largo, bisbigliando tutta eccitata. Allock si tuffò letteralmente in avanti, prese Harry per un braccio e lo trascinò in prima fila.
“Fai un bel sorriso, Harry” disse Allock “Tu ed io, insieme, siamo degni di prima pagina”
Harry cercò di sgattaiolare verso i Weasley, ma Allock gli mise di nuovo il braccio intorno alle spalle.
“Signore e signori. Che momento straordinario è mai questo! E' arrivata l'ora di fare un piccolo annuncio che rimando da troppo tempo! Quando, oggi, il giovane Harry è entrato al Ghirigoro, voleva semplicemente acquistare la mia autobiografia, che ora sono lieto di regalargli e non aveva la minima idea che da lì a poco avrebbe avuto ben di più del mio libro Magicamente io. Infatti, lui e i suoi compagni avranno magicamente me in carne e ossa. Si, signore e signori, ho il grande piacere e l'orgoglio di annunciare che a settembre assumerò l'incarico di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts!”
Harry si trovò tra le braccia l'intera pila delle opere di Allock.
Barcollando leggermente sotto quel peso riuscì a raggiungere Ginny.
“Tu prendi pure questi” le bofonchiò appoggiandole i libri nel calderone “io me lì comprerò”.
Ginny aprì la bocca per cercare di dire qualcosa o almeno ringraziare ma fu interrotta da una voce sbiascicata.
“Scommetto che ti è piaciuto, non è vero Potter?”
Un ragazzo dai capelli biondissimi, quasi bianchi si era piazzato davanti a loro con aria di superiorità.
“Il famoso Harry Potter” disse il ragazzo “Non puoi nemmeno entrare in libreria senza fare notizia!”
Il carattere di Ginny riemerse nonostante fosse davanti ad Harry, questo ragazzo non aveva nessun diritto di parlare così, Harry non cercherebbe mai queste cose.
“Lascialo in pace, non è stato lui a volere questo!” disse Ginny avvicinandosi come se lei potesse fare qualcosa.
“Potter, ti sei fatto la ragazza!” esclamò.
Ginny arrossì violentemente, voleva controbattere, ma si rese conto che Harry la stava guardando e le parole le sfuggirono di bocca.
Harry si avvicinò a Draco e lo allontanò con il braccio sinistro.
“Lasciala stare Malfoy, non ti ha fatto niente” disse Harry arrabbiato.
“La cosa è seria” lo schernì Draco.
Da dietro apparve un uomo con gli stessi capelli di Draco, avvolto in un lungo mantello nero.
“Suvvia Draco, più garbato” lo ammonì senza distogliere lo sguardo da Harry “tu devi essere il famoso Harry Potter, Draco mi ha detto tutto di te naturalmente”
Ginny lo osservava spaventata mentre l'uomo si rivolse verso di lei.
“Capelli rossi, vestiti di seconda mano, calderone usato. Non devo chiederti chi sei, una Weasley” disse con tono sprezzante afferrando dei libri dal calderone di Ginny.
“Lucius” disse Arthur che si era avvicinato.
“Non pensavo che la stirpe dei maghi potesse cadere così... in basso” disse rimettendo i libri nel calderone di Ginny “Andiamo Draco, qui c'è aria di Babbani”.




I Weasley ed Harry erano ritornati alla Tana, Ginny si era subito fiondata in camera sua, sia per cercare protezione dall'imbarazzo di quello che era successo al Ghirigoro, sia per curiosare tra i libri appena acquistati.
Ginny si gettò sul letto con il suo calderone ed estrasse un libro alla volta sfogliandolo con attenzione, guardò le immagini di maghi che compivano grandi magie e non stava nella pelle di poter imparare a fare come loro.
Dopo aver sfogliato il libro di Transifgurazioni prese un libro tutto nero che aveva più l'aspetto di un diario.
Lo aprì con cura ma scoprì che tutte le pagine erano bianche, solo alla fine dell'ultima pagina c'era scritto 'Di proprietà di Tom Riddle'. Ginny pensò subito che fosse un quaderno di seconda mano preso da sua mamma e decise subito di farlo diventare il suo diario.
Prese una piuma dal suo comodino e iniziò a scrivere sulla prima pagina.
'10 agosto, La Tana,
Caro Diario, oggi sono stata a Diagon Alley con la mia famiglia per prendere il necessario per andare ad Hogwarts, sono così emozionata, non vedo l'ora di inizare. Con noi c'ere anche Harry Potter...'.
Come scrisse quelle parole tutto l'inchiostro sulla pagina venne come assorbito senza lasciare traccia. Ginny rimase stupita, ma dopo un secondo apparve una scritta.
'Ciao, sono Tom Riddle, molto piacere, tu chi sei?'
Dopo qualche secondo la pagina tornò ad essere bianca. Ginny rimase interdetta per un momento, era un amico di penna magico? Stava parlando con qualcun altro?
'Ciao, io sono Ginny Weasley, ma che cosa sei?' scrisse in velocità la ragazza.
'Ciao Ginny, io sono un amico. Sono un ricordo di uno studente di Hogwarts racchiuso in questo diario. Puoi considerarmi un tuo amico di penna. Così stai per andare anche tu al castello...'
Ginny e Tom si scrissero per un'ora buona, lei le raccontò di Harry e della voglia di mettersi in gioco a scuola, della sua famiglia e di come non si sentisse tratta bene dai suoi sei fratelli.
Stavano conversando amabilmente quando qualcuno bussò alla sua porta.
“Vieni pure Fred” disse Ginny distratta.
“Non sono Fred” rispose Harry aprendo piano la porta tenendo una mano dietro alla schiena.
Ginny chiuse di scatto il diario e si mise a sedere sul letto in un istante.
“Non volevo distrubarti” disse Harry facendo per andarsene.
“No” riuscì a bisbigliare Ginny “non disturbi”.
“Volevo scusarmi per essermi introdotto in casa tua questa mattina, non volevo metterti in difficoltà” disse Harry.
“Non preoccuparti” sussurrò la ragazza “anzi, grazie per i libri”.
“Figurati” rise Harry “senti, Ron mi ha detto che domani è il tuo compleanno e visto che sono vostro ospite volevo prenderti un regalo, solo che tuo fratello mi ha avvisato quando stavamo andando via da Diagon Alley, così non sono riuscito a prenderti nulla”
Ginny rimase a bocca aperta, aveva sentito da Ron quanto fosse una brava persona Harry, ma non poteva immaginare questo.
“Quindi” continuò Harry “l'unica cosa che ho trovato per la strada era la gelateria di Florian Forte Braccio, ma non sapevo che gusto di gelato ti piacesse, così, ecco... li ho presi tutti!”
Harry tirò fuori da dietro la schiena una vaschetta di gelato enorme e la aprì dentro c'erano strisce di gelato di ogni colore.
Ginny scese da letto e si avvicinò.
“Grazie mille” disse sorridendo.
“Figurati, andiamo ad assaggiarlo?” chiese Harry.
I due corsero giù in cucina per prendere dei cucchiai e si abbuffarono di gelato.
“Comunque il cioccolato fondente è il mio preferito” rivelò Ginny a bassa voce.
“Per me è la vaniglia!”

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Capitolo 3
*** 2. Hogwarts ***


Note dell'autore
Demelza Robins, Ritchie Coote e Colin Canon sono effettivamente gli unici personaggi che la Rowling ha creato che erano in Grifondoro lo stesso anno di Ginny.

 
2. Hogwarts


Ginny scese dall'espresso per Hogwarts, il suo sguardo fu subito catturato dal castello avvolto nella notte illuminato solo dalla luce gialla e calda che filtrava dalle finestre.
Durante il resto dell'estate Ginny era riuscita a calmarsi davanti ad Harry, dopo che lui le aveva portato il gelato per il suo compleanno si era rilassata e riusciva a parlarci tranquillamente. Infatti avevano passato quel tempo alla Tana a ridere e scherzare insieme ai gemelli a scapito del povero Ron.
'Ma a proposito, dove sono?' Ginny si rese conto che il fratello e il sui migliore amico non erano da nessuna parte. Si mise sulla punta dei piedi per cercare di individuarli tra la marea di studenti che inondavano il binario.
'Ora che ci penso non li ho visti nemmeno in treno' realizzò Ginny.
“Primo anno da questa parte!” era la voce profonda e amichevole di Hagrid che chiamava mentre si faceva strada con una grossa lanterna.
Ginny lasciò perdere la ricerca, probabilmente erano già partiti verso il castello. Si unì al mezzo-gigante e lo seguì fino le sponde del Lago Nero.
“Ricordatevi questa serata, sarà l'unica volta che arriverete al castello via il Lago” spiegò Hagrid gettandosi su una barchetta che sembrava, sotto al suo peso, di voler affondare.
Ginny trovò una barchetta libera e si mise ad osservare la sagoma di Hogwarts specchiata sulla superficie dell'acqua.

“Ciao!” disse una voce acuta dietro di lei.
Ginny si voltò mentre gli faceva spazio sulla barchetta. “Ciao, piacere, sono Ginny Weasley” disse lei allungandogli la mano.
“Colin” disse lui afferrandogliela “Colin Canon”.
Il ragazzo aveva i capelli ricci e biondi che gli risaltavano gli occhi azzurri sognanti. Colin cominciò a frugare nella sua sacca e ne tirò fuori una fotocamera che, in confronto al suo corpo minuto sembrava enorme.
Colin iniziò a fotografare il castello ed il lago.
“Caspita, non si vedrà nulla in questo buio” disse lui trafficando con l'obbiettivo.
“Allora perché fai le foto?” chiese Ginny curiosa.
“Per fare pratica no? Da grande voglio diventare un giornalista per La Gazzetta del Profeta” spiegò tutto orgoglioso.
“Allora, Ginny, sa già in che casa vuoi essere smistata?” chiese Colin mentre le barche inizarono a muoversi verso al castello.
Ginny non ci aveva mai pensato, o meglio, aveva sempre supposto che sarebbe stata una Grifondoro perché tutta la sua famiglia lo era, anche Harry era Grifondoro. Ora tuttavia si rese conto che non ci aveva mai riflettuto, cosa sarebbe successo se fosse stata smistata in un altra casa? Serpeverde? Ginny rabbrividì al pensiero.
Colin prese l'iniziativa vedendo che Ginny non aveva risposto.
“Io penso che vorrei essere un Grifondoro” disse lui “ma anche Tassorosso mi attira, sono indeciso, per fortuna c'è il cappello parlante a decidere”
“Anche io vorrei essere una Grifondoro” ammise Ginny “i miei fratelli sono tutti Grifondoro, ed anche un mio amico”
“Conosci uno studente più grande?” chiese Colin tuttto eccitato.
“Si, è il migliore amico di mio fratello” Ginny stava pensando all'estate appena passata a divertersi con lui “Harry Potter”.
Colin quasi perse l'equilibrio.
“Tu conosci Harry Potter?” chiese quasi strillando.
“Si...” disse lei un po' spaventata.
“Devi assolutamente farmelo conoscere, ho letto tutto su di lui. Nel libro di Difesa contro le Arti Oscure viene addirittura citato” disse Colin mettendo via la fotocamera.
'Ecco' pensò Ginny 'un altro che vede Harry solo come un fenomeno da fotografare e sfruttare, non vede che oltre la fama, oltre la cicatrice c'è una persona'.
“Come no” rispose Ginny stizzita “magari ti farà anche una bella posa per la foto”
“Oh, scusa” disse subito Colin “non voglio essere invadente, solo che sono emozionato”
Ginny un po' si dispiacque di essere stata cattiva con lui, forse non se lo meritava.

Nel frattempo avevano raggiunto la rimessa del castello, tutti gli studenti del primo anno scesero di corsa dalle barche e seguirono Hagrid sulle scalinate fino al castello.
Finalmente Ginny era arrivata nella sua nuova casa che la avrebbe ospitata per i prossimi sette anni.
Si fermarono in una anticamera prima di una gigantesca porta dorata raffigurante nei quattro angoli un leone, un serpente, un tasso e un'aquila.
Una strega di una certa età li raggiunse, Ginny la riconobbe subito tramite le descrizioni di Fred e George. Era la Professoressa McGranitt.
“Benvenuti ad Hogwarts” esordì con un sorrisino “la vostra nuova casa”.
Ginny e Colin erano nella prima fila davanti a lei e la guardavano ammirati.
“Tra poco vi faremo entrare nella Sala Grande per la cerimonia di Smistamento, ricordate, la casa in cui verrete smistati compete per la Coppa delle Case, a fine anno la casa che avrà ottenuto più punti vince. I punti si ottengono rispondendo correttamente alle domande in classe e facendo servizi eccezionali per la scuola, viceversa vi verranno sottratti per comportamenti illeciti”
Finito il discorso la McGranitt si voltò e con un movimento fulmineo di bacchetta la grossa porta dorata si aprì.
Ginny fu immediatamente colpita da quella Sala, il soffitto sembrava continuare nel cielo aperto, migliaia di candele fluttuavano sopra alla loro testa ed infine lungo le quattro tavolate enormi tutti gli studenti di Hogwarts li stavano osservando.
Ginny non fece a tempo ad individuare i suoi fratelli che la cerimonia era già iniziata.
Lei continuava a guardarsi intorno, intontita dall'ebrezza del castello.
“Colin Canon” aveva chiamato nel frattempo la McGranitt.
“Grifondoro!”
Ginny si voltò e fece cenno a Fred e George che le stavano indicando la loro cravatta rossa e oro.
“Weasley Ginevra” disse la Professoressa.
Ginny riprese immediatamente coscienza di dove fosse e si avvicinò allo sgabello davanti al corpo insegnati in maniera meccanica, senza nemmeno pensarci.
Si sedette titubante, aveva le mani che le tremavano leggermente.
'Mmhh, un'altra Weasley vedo' disse una voce nella sua testa 'c'è molto coraggio, abilità sì, voglia di mettersi in gioco, lealtà. Potresti essere adatta ad ogni casa, tuttavia sarà meglio...'
“GRIFONDORO!” annunciò il cappello parlante ad Hogwarts.
Scese di corsa dallo sgabello e raggiunse i due gemelli.
“Congratulazioni!” le disse Fred prendendola sotto al braccio.
“Grazie” ripose lei con un sorriso stampato sulle labbra.
“Ormai è ufficiale” disse George.
“I Weasley sono completamente Grifondoro!” concluse Fred.
“Benvenuta Ginny” le disse formale Percy ostentando la spilla da Prefetto.
Lei gli fece un cenno, ma con lo sguardo cercò un'altra persona. Harry la stava guardando e le fece un leggero sorriso, forse un mese prima sarebbe scappata in preda al panico, ma ora era solo arrossita leggermente.


Harry uscì dall'aula di Difesa Contro le Arti Oscure esterrefatto.
“Miseriaccia, quello è un incompetente pieno di se!” disse Ron allungando il passo, come a volersi allontanare da Allock.
Harry rise di gusto.
“Hai ragione” convenne Hermione “non ci volevo credere, ma è proprio così. A parte il quiz con tutte quelle domande su di lui, non è nemmeno riuscito a recuperare i Folletti della Cornovaglia”
“Non posso credere che Silente abbia permesso ad uno come lui di insegnare” disse Ron ancora incredulo.
“Avrà avuto le sue ragioni” disse Harry analitico.
“In ogni caso è sempre meglio di come è andata a quelli del primo anno” disse Hermione disperata.
“Ovvero?” chiese Ron incredulo.
“Ovvero non solo gli ha somministrato lo stesso nostro test, ma ha liberato una specie di animale magico che ha riempito tutta l'aula di gelatina appiccicosa” spiegò Hermione.
“E tu come accidenti lo sai?” disse Ron “perché lei sa sempre tutto?” rivolgendosi ad Harry.
“Perché si da il caso che me lo abbia detto Ginny, che è del primo anno” disse Hermione come se fosse ovvio.
Ron stava per aprire bocca di nuovo ma Hermione lo anticipò.
“Ci parlo perché è nel mio stesso dormitorio” spiegò la ragazza.
Harry e Ron si guardarono ridendo.
“Hermione per caso hai già memorizzato l'orario di quest'anno?” chiese Harry spiazzato quando si trovarono in un corridoio che si biforcava.
“Ovvio, ora c'è pozioni!”.


Ginny dopo quella lunga prima giornata di scuola era finalmente tornata nella Sala Comune, ora dopo le prime lezioni aveva già ridimensionato l'entusiasmo.
Si sedette in una delle poltroncine davanti al caminetto scoppiettante per cercare di riposare.
Chiuse un secondo gli occhi, ma le venne subito in mente che da quando era arrivata non aveva ancora scritto a Tom!
Estrasse subito il diario e si mise a scrivere.
'Caro Tom, oggi ho fatto le mie prime lezioni ad Hogwarts, mi piace molto, solo che lo immaginavo diverso.'
'Ciao Ginny, lo so, la scuola è tutto tranne che prevedibile, con il tempo lo scoprirai'
'Mi dispiace solo non aver fatto amicizia in questo primo giorno, non voglio sempre disturbare i miei fratelli'
'Ginny, non hai bisogno di amici, hai me'
'Lo so Tom, ma comunque vorrei poter parlare con qualcuno a lezione. Avevo conosciuto un ragazzo la notte che sono arrivata a Hogwarts, ma non lo ho più visto'
'Non preoccuparti, avrai molte altre occasioni'
'E poi c'è Harry'
'Dimmi di più'
'Che c'è da dire...'
'Tutto'
Ginny si fermò un secondo con la piuma a mezz'aria, non sapeva veramente cosa scrivere.
'Lui è così gentile e premuroso, ma tutti lo vedono solo per la sua fama'
'Povero Harry Potter'
'Si, inoltre da quando siamo arrivati non abbiamo più parlato, dopo questa estate pensavo fossimo amici'
'Magari non è così buono come pensi'
Ginny appoggiò la piuma sul foglio ma non seppe come continuare.
In quel momento sbucarono dal buco dietro al ritratto dello Signora Grassa Colin Canon ed altre due persone.
Colin la vide e si sedette accanto a lei.
“Ciao Ginny, volevo presentarti due persone che ho conosciuto oggi!” disse lui raggiante.
“Ragazzi, lei è Ginny Weasley, l'amica di Harry Potter” continuò lui.
Ginny alzò gli occhi al cielo.
“Loro sono Demelza Robins e Ritchie Coote” li presentò Colin.
“Piacere” disse Ginny salutandoli.
I quattro ragazzi si sederono davanti al fuoco ed iniziarono a chiacchierare, prima timidamente e poi sempre più intensamente.
Ginny aveva i suoi primi amici ad Hogwarts.


Harry stava nella Sala Comune assieme a Ron ed Hermione, lei stava studiando come suo solito, mentre Harry e Ron facevano una partita agli scacchi magici.
“Pedone e4” disse Harry concentrato.
“Pedone e5” rispose Ron con scioltezza.
Ron era sempre stato meglio di lui a scacchi, già alla terza mossa era in difficoltà, sapeva come andare avanti, ma sapeva anche che il suo amico ed avversario sarebbe stato in grado di rispondergli a tono.
“Pedone d3” disse Harry insicuro.
“Pedone d6” rispose immediatamente Ron.
Harry affondò le mani tra i capelli spettinati. Dietro a Ron qualcuno si era alzato e aveva attirato la sua attenzione.
“Ron, chi sono quelli con tua sorella?” chiese Harry curioso.
Ron si voltò.
“Non ne ho idea, saranno dei suoi nuovi amici” disse scrutandoli mentre si dirigevano verso l'uscita della sala comune “ti muovi” disse ritornando alla partita.
“Regina g6” disse Harry senza nemmeno guardare la scacchiera, si era soffermato sui ragazzi che se ne stavano andando.
“Amico lo sapevo che eri scarso, ma non sapevo che lo fossi così tanto, Alfiere g6 mangia la tua Regina” rise Ron a crepapelle.
Harry guardò di scatto la scacchiera.
'Come diavolo ho fatto a non accorgermene?'
Hermione alzò lo sguardo dal suo tomo colossale.
“Harry, questo non lo avrei sbagliato nemmeno io!”

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Capitolo 4
*** 3. Confusione ***




 
3. Confusione




Erano già passati diversi giorni ad Hogwarts ed Harry era piacevolmente sorpreso di scoprire che a differenza dell'anno prima non stava succedendo nulla che richiedesse la sua attenzione extrascolastica. Finalmente si sentiva davvero un abitante di quel castello proprio come tutti gli altri. A parte Dobby, quell'anno non era ancora successo nulla!
Pieno di quella realizzazione Harry stava tornando nel suo dormitorio particolarmente felice, attraversò il dipinto della Signora Grassa salutandola cortesemente e si fece strada nella Sala Comune affollata come sempre.
Stava per prendere le scale che lo avrebbero portato al suo dormitorio quando notò Ginny seduta da sola e in disparte, stava scrivendo animosamente dentro un diario tutto nero, era davvero presa in quello che faceva.
Harry fu colto dalla curiosità e non riuscì a non avvicinarsi e poi, da quando erano arrivati ad Hogwarts loro due non avevano ancora parlato, infatti lui era sempre con Hermione e Ron, mentre lei stava sempre con i suoi tre amici.
“Ciao” le disse Harry avvicinandosi.
Ginny sobbalzò come se fosse stata svegliata da un sonno profondo.
Harry provò a sbirciare nel diario ma lei lo chiuse istantaneamente.
“Ciao Harry” le rispose sprofondando nella poltrona diventando rossa sulle guance.
“Non ci siamo più incorciati” esordì lui “come ti trovi a Hogwarts?”
“Bene” disse Ginny ricomponendosi.
“Ho visto che hai fatto amicizia” disse lui guardandosi attorno per cercare con lo sguardo gli amici di Ginny.
“Si, per fortuna ho conosciuto Colin e gli altri, sono davvero simpatici” rispose ritornando alla sua carnagione originale.
“Bene dai sono contento, non volevo disturbarti, continua pur...”.
“No, non disturbi” lo interruppe lei “stavo solo scrivendo sul mio diario e non ti avevo visto arrivare, mi hai solo presa alla sprovvista” abbozzò un sorriso timido.
“Ah, scusami” rise Harry sedendosi sul bordo della poltrona. “Hermione mi ha raccontato della vostra prima lezione di Difesa contro le Arti Oscure”.
“Si, un vero disastro” disse Ginny ridendo “quel Gilderoy non sa proprio di cosa parla”
“Direi proprio di no, però è sempre meglio del professore dell'anno scorso”
“Ah si?” disse Ginny interessata.
“Ron non ti ha raccontato? Era letteralmente Voldemort” spiegò Harry.
“Si, me lo aveva detto, ma come professore non era malissimo da come me lo aveva raccontato”
“Effettivamente forse era meglio di Allock” rise Harry di gusto portandosi una mano al mento.
“Harry posso farti una domanda?” disse Ginny irrigidendosi.
“Certamente” Harry la guardò, assomigliava davvero tanto al fratello Ron, eppure era così diversa, aveva preso tutte le caratteristiche migliori della sua famiglia.
“Q-quando è il tuo compleanno?” disse facendosi piccola.
“Poco prima del tuo, il 31 luglio”
“Caspita, devo aspettare ancora un anno per ricambiare il tuo regalo” rise fingendo una smorfia triste degna di una attrice.
“Non devi ricambiare nulla Ginny” disse Harry alzandosi in piedi “e poi, per il gelato non serve mica un'occasione speciale”
“Non servono il gelato ad Hogwarts” notò Ginny.
“Se vai nelle cucine puoi trovare di tutto, i tuoi fratelli Fred e George sanno come raggiungerle, forse dovremmo farci portare” rise Harry. “Ci vediamo dopo, ora mi butto un momento a letto, stasera sono in 'punizione' con Allock”
“Ciao Harry, allora buon riposo” lo salutò Ginny riaprendo il suo diario.


Ginny si svegliò di soprassalto.
Era confusa.
Dov'era?
'Sono nel mio dormitorio' realizzò la ragazza.
Dove sono stata?
Ginny non riusciva più a ricordare, le sembrava di avere un vuoto nella testa, come ci era finita a letto? Non c'era nessuno nel dormitorio a parte lei, voleva dire che non era ancora notte.
'Che è successo?' Ginny si mise a sedere strofinandosi la testa. 'Dunque, io ero nella Sala Comune, ho parlato con Harry, mi sono scritta con Tom e poi? E poi nulla, mi sono svegliata' non aveva senso, dove era stata nel frattempo?
Uscì dal dormitorio barcollando e trovò la Sala Comune completamente deserta, 'Devono essere tutti a cena, o a pranzo o chi lo sà, a colazione magari' Ginny fece per raggiungere l'uscita della Sala Comune quando un mormorio che proveniva da fuori si stava avvicinando.
Il ritratto si aprì facendo entrare l'orda di Grifondoro che bisbigliavano tra di loro preoccupati.
'Che sta succedendo?'
Controllava tutti quelli che stavano entrando, ma non c'era segno di Ron, Harry o Hermione.
Riuscì alla fine solo a vedere Colin, Demelza e Ritchie.
“Che sta succedendo” le chiese spaventata Ginny correndogli incontro.
“Non lo sai?” chiese Demelza confusa.
“Dov'eri a cena?” chiese Colin grattandosi la fronte.
“Io... non avevo fame, mi sono addormentata nel dormitorio” rispose Ginny mentendo.
I quattro si sedettero sul divano.
“E' successo un casino” iniziò tutto agitato Colin.
“E' meglio che racconti io” lo interruppe Ritchie con il suo modo di fare sempre calmo e pacato.
“La gatta di Gazza, Mrs Purr, è stata pietrificata” raccontò Ritchie.
“Pietrificata?” chiese esterrefatta Ginny.
“Si, ma non hai sentito il peggio” sospirò Ritchie “chiunque sia stato ha scritto un messaggio sul muro, con il sangue”
Ginny rimase a bocca aperta.
'Come aveva fatto a dormire proprio in quel momento? Non le era mai successo niente di simile'
Demelza le prese una mano.
“Hanno scritto: 'La Camera dei Segreti è stata aperta, nemici dell'erede temete'” concluse Ritchie.
“Inoltre Gaza aveva inizialmente accusato Potter, ma il Preside lo ha difeso” disse Demelza ancora sotto shock.
“Harry? Lui-lui non potrebbe...” disse Ginny sempre più confusa.
“Il fatto è che nemmeno lui era a cena questa sera, nessuno sa dove sia stato” disse la sua amica.
“No, lui era con Allock” disse Ginny ricordando le parole del ragazzo.
“E tu come lo sai?” chiese Colin facendo uscire il suo estro giornalistico.
“Me lo aveva detto prima” rispose sicura Ginny.
I quattro rimasero in silenzio scrutandosi a vicenda.
Il ritratto della Signora Grassa si aprì nuovamente, questa volta entrarono solo in tre, Harry, Ron ed Hermione. Stavano borbottando tra di loro qualcosa riguardo Draco e delle voci misteriose, ma quando si accorsero di non essere da soli smisero di parlare. I tre si diressero subito verso i dormitori.
“Ciao Ginny” la salutò Harry mentre le passava accanto.
“Ciao” rispose lei.
Hermione le fece un saluto con la mano a cui rispose.
“Sta di fatto che Potter è sempre di mezzo ai misteri” rise Demelza.
“Vero” convenne Ginny.
'Che cosa sta succedendo?' pensò Ginny preoccupata 'Dove sono stata davvero tutto questo tempo?'
“Ah, Ginny, ti ho portato qualcosa da mangiare” disse Colin frugando tra le tasche “sai, non ti avevo vista in Sala Grande”.
“Grazie mille” disse Ginny afferrando il tramezzino che Colin le stava offrendo “effettivamente sto morendo di fame”.


Dopo una mezz'oretta buona i quattro si decisero di andare a dormire. Demelza e Ginny andarono insieme nel dormitorio femminile, mentre Colin e Ritchie verso quello maschile.
“Hermione” chiamò Ginny approfittando del fatto che Demelza fosse andata in bagno.
“Si” rispose lei rotolandosi sotto le coperte.
“Che cosa è successo, veramente?”
Hermione si mise a sedere.
“Non ne ho idea Ginny” rispose “nessuno lo sa, non sappiamo nemmeno cosa sia la Camera dei Segreti o da dove provenga la voce”
“La voce?” chiese Ginny incuriosita.
Hermione la guardò negli occhi per un paio di secondi.
“E va bene, te lo dico, ma non dirlo a nessuno, va bene?” la ammonì lei.
“Giuro su Merlino” rispose Ginny seria.
“Harry tornando dall'ufficio di Allock ha sentito delle voci, anzi, una voce. Nessun altro l'ha sentita e non sappiamo da dove venga. Ha solo detto 'sangue', 'uccidere' ed altre cose così. Da far venire i brividi. Quando poi lo abbiamo trovato nei corridoi abbiamo scoperto la gatta di Gazza e la scritta sul muro”
Demelza uscì dal bagno.
“Buonanotte Ginny, cerca di riposare” le disse Hermione tagliando corto e ritornando sotto alle coperte.
“Buonanotte Herm” rispose lei.
Si sdraiò a letto, ma aveva gli occhi sbarrati, come avrebbe fatto a dormire così?
Provò a riflettere per fare luce su quella faccenda, dove diamine era stata?
'Ma certo!' si disse Ginny.
Prese il diario di Tom dalla borsa e si mise a scrivere in velocità.
'Ciao Tom, oggi è successa una cosa davvero strana, dopo averti scritto non mi ricordo più cosa ho fatto, ne dove sono stata fino a quando non mi sono svegliata un'ora fa'
'Ciao Ginny, davvero? E' incredibile quello che mi racconti, come è mai potuto succedere!'
'Lo so, è assurdo, inoltre finché ero chissà dove, è stata pietrificata la gatta di Gazza e hanno scritto delle cose minacciose su un muro della scuola'
'Non so davvero cosa dirti Ginny, è proprio una tragedia'
'La scritta diceva che la Camera dei Segreti è stata aperta, tu sai che cosa sia?'
'No'
'Non ne hai mai sentito parlare?'
'Mai, ora ne vengo a conoscenza per la prima volta'
'E' tutto così assurdo, pensa che sospettano di Harry'
'Sospettano di Harry Potter, proprio di lui?'
'Si, è veramente ingiusto'
'Povero, povero Harry Potter'
'Tom, tu non hai mai sentito parlare nemmeno di un certo erede qui ad Hogwarts?'
'No, mai. Non farti queste domande Ginny, forse certi misteri rimarranno tali'
'Forse si, hai ragione'
Ginny chiuse il diario.
Sospirò profondamente e si rannicchiò sotto le coperte. Non voleva più sapere nulla di tutto quel casino.

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Capitolo 5
*** 4. Quidditch ***


Note dell'autore:
Grazie per essere arrivati fin qui. So che la storia per ora è relativamente piatta e simile ai libri, ma fidatevi, le cose cambieranno. Buona Lettura.


 
4. Quidditch





“Sei pronto?” chiese Ron passando all'amico la borraccia dell'acqua.
“Certo” rispose Harry.
Si stavano dirigendo verso il campo di Quidditch, Harry portava la sua Nimbus 2000 in spalla concentrato per la lotta con il nuovo cercatore dei Serpeverde, Draco Malfoy e la sua Nimbus 2001.
“Cerca di non farti male” avvisò Hermione.
“Va bene allora, noi andiamo sugli spalti” disse Ron “fagliela vedere Harry”
Harry gli strinse la spalla ed entrò nello spogliatoio a lato del campo.
“Ecco arrivato il mio cercatore” disse Baston “mi raccomando, anche se hanno delle scope superiori, ciò che conta è chi le brandisce”
I gemelli Weasley si alzarono ed in coro iniziarono ad inneggiare a Grifondoro.
“La partita inizia tra due minuti” disse la voce di Madama Bumb da oltre lo spogliatoio.
“Arriviamo” annunciò Baston.
Harry era teso come non mai, non giocava a Quidditch dall'anno scorso, inoltre per colpa di Piton non erano riusciti ad allenarsi molto prima della partita.
La squadra entrò in campo acclamata da metà della folla presente, la curva verde e argento era rimasta indifferente.
Lee Jordan aveva iniziato a fare la telecronaca.
“Ed ecco che entrano in campo i Grifondoro, non è cambiata molto la squadra da quella dell'anno scorso. La vera novità è la squadra di Serpeverde, scope nuove e cercatore nuovo!”
Harry salì sulla scopa e mentre si librava nell'aria tutte le preoccupazioni iniziarono a svanire, fece un piccolo scatto avanti ed indietro per rilasciare la tensione. Era finalmente pronto.
Le due squadre si misero in formazione a una decina di metri da terra.
Harry fece un sospiro.
Per un istante tutto il fracasso che arrivava dagli spalti si ammutolì, silenzio, il fischio di Madama Bumb sancì la rinascita del suono.
“La partita ha iniziò” strillo Lee Jordan.
Harry iniziò subito a volare verso l'alto per avere una visione d'insieme. Fece un paio di giri del campo di gioco, ma del boccino non c'era ancora traccia.
Draco vedendolo gironzolare lo raggiunse pensando che avesse visto qualcosa.
“Che c'è Potter?” gridò Draco “sei fuori allenamento?”
Harry lo ignorò.
“Sei demoralizzato perché sai già che perderete?”
'Taci Draco!' fu l'unico pensiero di Harry.
“Ti piacerebbe” rispose diplomaticamente.
Draco si mise a ridere, come per prenderlo in giro.
Mentre rideva Harry notò un bagliore dorato muoversi dietro di lui, senza esitare si gettò in avanti spingendo la scopa al massimo della velocità passando a pochi centimetri da Malfoy.
Draco si mise subito all'inseguimento, erano testa a testa. Harry allungò la mano per afferrare il boccino, era così vicino che poteva sentire lo spostamento d'aria delle sue piccole ali sulla punta delle dita.
All'improvviso un bolide nero si diresse verso di lui frontalmente, per evitarlo Harry dovette buttarsi sulla sua sinistra e Draco sulla destra.
'Ma che diamine era quello?'
Harry riprese subito la caccia al boccino senza starci tanto a pensare, in fondo Draco gli era ancora alle calcagna.
Il bolide tuttavia non sembrava volerne sapere di stargli alla larga, lo stava per raggiungere da dietro, Harry fu costretto a fare una piroetta per schivarlo.
Questa manovra lo aveva portato proprio davanti al boccino, il ragazzo allungò il braccio riuscendo ad afferrare la piccola sfera dorata.
Harry si lasciò sfuggire un sorriso, troppo presto, quando il bolide che lo stava perseguitando lo colpì sul braccio esteso.
Harry ci mise un po' a capire cosa fosse successo, poi, un dolore lancinante gli aveva preso tutto il braccio, doveva esserselo rotto.
Il dolore e l'incapacità di usare il braccio lo fecero scivolare dalla scopa nel giro di pochi secondi.
Il pubblico si alzò all'unisono in piedi davanti a quello spettacolo, chi per stupore, chi per cercare di vedere meglio cosa succedesse.
Harry si rannicchiò prendendosi il braccio rotto con l'altro cercando di alleviare inutilmente il dolore.
Il bolide aveva fatto il giro, lo stava ancora per colpire, Harry rotolò sul lato, appoggiandosi sul braccio rotto costringendolo ad emettere un flebile urlo di dolore.
Harry vide il bolide ancora sopra di lui, questa volta lo avrebbe colpito, chiuse gli occhi preparandosi all'impatto.
“Finitem Incantatem” strillò una voce femminile accanto a lui.
L'impatto non ci fu.
Ron ed Hermione erano accorsi accanto a lui assieme a tutta la squadra.
“Via, via, lasciate passare” disse una voce familiare “so io come sistemare tutto in un attimo”
Harry si guardò attorno e vide Allock che gli stava ispezionando il braccio.
“No, lei no” disse senza nemmeno pensare.
'Che diavolo sto dicendo, è un professore'
“E' sotto shock, poverino, non sa quello che dice” disse il professore sorridendo.
Si schiarì la voce e con un colpo di bacchetta.
“Brachium Emendo”
Harry per un momento pensò che avesse funzionato, il dolore e la pulsazione erano spariti, ma scoprì con orrore che non riusciva più a muovere nulla, ne la mano ne il braccio.
Difatti non aveva più nemmeno un osso.
“Se non altro è più flessibile” sdrammatizzò Allock.


Harry si ritrovò in infermeria circondato da cartoline e cioccolatini.
'Almeno è un bel risveglio' sorrise.
Ron ed Hermione erano accanto a lui.
“Madama Chips era su tutte le furie” disse Ron “aveva detto che bisognava subito portarti qui, ora dovrà farti ricrescere le ossa e ci metterà tutta la notte”
“Lo avevo notato Ron” rispose Harry guardandosi il braccio floscio.
“Vedrai amico, sarà come nuovo” lo rassicurò.
“Grazie Ron. E grazie anche a te Hermione, senza di te avrei preso il bolide in faccia” disse Harry appoggiandosi sui cuscini.
“Ehm, non sono stata io” spiegò lei un po' imbarazzata “è stata Ginny, stavo per farlo io ma è stata più veloce”
“Beh, grazie lo stesso, quando esco di qui lo dirò anche a lei” disse Harry “ma che cosa è successo?”
“Nessuno lo sa Harry, Silente ha provato ad indagare ma non è venuto fuori nulla” disse Ron.
“Secondo voi è collegato con la Camera dei Segreti?” chiese Harry.
“Non saprei, vedi...” disse Hermione venendo interrotta.
“Basta, con le visite abbiamo finito, il signor Potter ha bisogno di riposare” disse Madama Chips spingendo via i due ragazzi.
“Ne riparliamo” disse Harry “non preoccupatevi”.




Dov'era?
In un corridoio, quello era ovvio, ma quale?
'E' successo di nuovo? Come è possibile?'
Ginny era angosciata, si voltò di scatto per cercare di vedere se c'era qualcuno con lei. Era da sola, in un corridoio deserto e perlopiù di notte.
'Come è potuto accadere di nuovo? Ora dove caspita sono finita?'
Ginny corse di soppiatto per cercare di tornare al dormitorio, il problema è che non sapendo da dove fosse venuta si era completamente persa.
Poteva sentire il suo cuore palpitare senza nemmeno toccarsi il petto, se la avessero trovata lì a quest'ora chissà cosa le avrebbero fatto, magari la avrebbero espulsa.
Ginny corse per quella che sembrò un'eternità prima di arrivare ad un bivio. Destra o sinistra?
Indecisa Ginny prese la destra, camminava con circospezione, ancora persa nei meandri del castello. Ginny stava per svoltare ad un angolo quando sentì delle voci provenire dall'altra parte.
Si schiacciò lungo il muro trattenendo il fiato per non fare rumore.

Era Piton, stava borbottando qualcosa a qualcuno.
Se la avesse beccata sarebbe stata la fine.
'Tra tutti i professori che potevo incrociare, proprio lui!'
Decise di ritornare sui suoi passi, cercando di tornare da dove era partita. Evidentemente aveva sbagliato qualcosa perché si ritrovò in un area del castello completamente diversa.
Davanti a lei c'era la porta della infermeria, forse da lì sarebbe riuscita ad orientarsi.
Stava per decidersi su da che parte andare quando il rumore dei passi di quello che doveva essere Piton si stava avvicinando.
Ginny corse dentro l'infermeria per nascondersi.
'Perché mi sta succedendo questo? Non ho fatto nulla di male...'
“Ginny?” bisbigliò una voce nel buio.
“Harry!” chiamò Ginny così confortata dal sentire una voce familiare.
La ragazza si avvicinò al suo letto mettendosi a sedere nello sgabello più vicino.
“Che cosa ci fai tu qui?” chiese Harry esterrefatto.
Ginny rimase immobile e muta come quella prima volta che lo aveva visto a casa sua.
'Non posso dirgli la verità, penserà che io sia matta'
“N-n-non...” deglutì “sono passata per vedere come stai”
“A quest'ora?” rise Harry “comunque volevo ringraziarti infinitamente per oggi”
“Eh?” chiese Ginny confusa.
“Si, per il bolide”
“Ah, figurati” disse Ginny sfiorandosi i capelli nervosamente.
Harry mise a sedere e la abbracciò con il braccio sano.
Ginny si sentì avvolta completamente da lui e per la prima volta da quando si era 'svegliata' il suo battito cardiaco rallentò a regimi normali.
Sospirò e si rese conto solo in quel momento Harry Potter la stava abbracciando.
Il suo cuore forse non stava più battendo all'impazzata ma in compenso era diventata rossa paonazzo, per fortuna al buio non se ne sarebbe accorto nessuno.
Harry la lasciò andare e si rimise disteso.
“Ahi” disse appoggiando il braccio sopra al petto “grazie ancora”
“Com'è giocare davanti a tutta quella gente?” chiese Ginny cambiando argomento.
“Beh, ecco vedi, all'inizio fa un po' strano effettivamente, poi ci fai l'abitudine. Alla fine quando sei nel vivo della partita tutto ciò che c'è attorno a te non lo vedi nemmeno”.
“Un giorno anche io vorrei diventare una giocatrice di Quidditch” spiegò Ginny sognante.
“Sono sicuro che ce la farai”
“Il problema è che i miei fratelli non mi lasciano mai giocare con loro quando siamo a casa, devo sempre sgattaiolare fuori di nascosto per allenarmi”
“Se vuoi quando sarò uscito da qui possiamo fare un allenamento assieme al campo di Quidditch” propose Harry.
“Lo faresti?” chiese Ginny commossa.
“Certo, dov'è il problema? Devi solo aspettare che mi ricrescano le ossa però”
I due ragazzi risero di gusto.
“Se vuoi ora vado” disse Ginny pensando che ormai Piton fosse lontano.
Harry le sfiorò la mano.
“Grazie per essere passata, ho preferito la tua compagnia a quella precedente”
“Cioè?” chiese Ginny incuriosita.
“Era passato Dobby, un certo mio 'amico'...” spiegò Harry.
“Dobby?” chiese Ginny “non lo ho mai sentito, è un Grifondoro?”
“No, vedi, lui è...” Harry si interruppe.
Numerosi passi affrettati si stavano avvicinando.
“Veloce nasconditi!” disse Harry.
Ginny non dovette pensarci due volte e si nascose sotto al letto di Harry. Da sotto lì poteva osservare le gambe di chi era entrato in infermeria, erano in quattro e stavano trasportando qualcosa , anzi, qualcuno.
“Ma si può sapere che cosa gli è successo, Minerva?” chiese a bassa voce Madama Chips.
“Temo che sia stato pietrificato” rispose la voce spezzata della McGranitt “Professor Silente, che la Camera dei Segreti sia stata veramente aperta?”

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Capitolo 6
*** 5. I Quattro Infiltrati ***




 

5. I Quattro Infiltrati





Harry stava discutendo in sala comune con Ron ed Hermione. Per fortuna in quel momento erano quasi da soli, dall'altra parte della stanza c'era Ginny con i suoi amici, lei era l'unica a non piangere, non lo faceva mai.
“E' incredibile che Colin sia stato pietrificato, credevo che Mrs Purr sarebbe stata l'unica” disse Hermione grattandosi la testa ispezionando un grosso tomo intitolato 'Pietrificazioni nei Secoli'.
“Già” disse Ron “non sembra che Ginny e i suoi amici la abbiano presa bene, erano molto legati a lui”
Harry si girò a guardarla, stava ascoltando distrattamente quel che le dicevano Ritchie e Demelza mentre osservava il fuoco nel caminetto.
“Dobbiamo vederci chiaro in questa faccenda” disse Harry risoluto rivolgendosi ad Hermione.
“Per ora brancoliamo nel buio, non so proprio da dove iniziare” rispose la streghetta.
“Potremmo prima provare a capire chi è l'Erede di Serpeverde” disse Ron “per quanto si pensi in giro, è ovvio che non possa essere Harry. Solo perché parla il Serpentese non vuol dire che discenda da un mago oscuro”
“Grazie Ron” rise Harry poco rassicurato.
Ron sorrise, Harry lo interpretò come 'Ci siamo capiti, io non ti ho mai creduto colpevole'
Hermione scattò in piedi.
“Che cosa c'è Hermione?” chiese Ron squadrandola con lo sguardo.
“Ma certo! L'erede di Serpeverde! Ron sei un genio!” disse lei raggiante.
“Beh, modestamente... in che senso?” disse Ron gonfiando impercettibilmente il petto.
Hermione corse su in dormitorio e tornò giù con un libro che dava l'idea di pesare poco di più di un drago sovrappeso.
“Avevo letto di una pozione in questo libro” riprese la ragazza “la pozione polisucco!”
“Dovrai essere più chiara di così se vuoi che ti capiamo” disse Harry cercando di intravedere qualcosa nelle pagine sfogliate in velocità da Hermione.
“La pozione polisucco ci può trasformare in chiunque! Potremmo prendere le sembianze di alcuni serpeverde, in particolare di qualche amico di Draco, andare nella loro Sala Comune e farci dire che cosa sa su questa storia! Se c'è qualcuno che è a conoscenza dell'erede deve essere lui!”
“Hermione è geniale!” disse Ron agitato.
“Il problema è che dovremmo infrangere molte regole della scuola e rischiare l'espulsione. Ma lo possiamo fare” disse Hermione seria.
Ron si voltò verso Harry.
“Abbiamo avuto una brutta influenza su di lei”
“Perfetto Hermione, in quanto pensi possiamo riuscire a prepararla?” disse Harry speranzoso di una risposta come: 'Ora'.
“Preparare che cosa?” chiese la voce di Ginny sopra ad Harry.
Era in piedi accanto a loro e nessuno si era accorto del fatto che si fosse avvicinata.
“Ehm... niente Ginny, robe di scuola” mentì Ron.
“Ronald quando menti ti vengono le orecchie rosse” rise Ginny.
“Miseriaccia... mi dispiace” disse Ron rivolto a Harry toccandosi le orecchie.
“Sentite” disse Ginny “lo so che state tramando qualcosa per scoprire che cosa sta succedendo, voglio venire anche io!”
“Ma Ginny...” fece per dire Harry.
“Sono troppo giovane? Avevi la mia età quando hai sconfitto Tu-Sai-Chi l'anno scorso” sibilò Ginny “inoltre chiunque ci sia dietro ha pietrificato un mio amico... voi non fareste il possibile per scoprire la verità al posto mio?”.
Harry la guardò tra un misto di ammirazione per la sua determinazione e paura nel rivedersi così tanto in lei.
“A questo punto...” disse Hermione “va bene dai, però devi promettere di non dire niente a nessuno!”.
“Lo giuro!” disse Ginny mettendosi una mano sopra al cuore.


I quattro avevano deciso di stabilire il luogo di produzione della pozione polisucco nel bagno di Mirtilla Malcontenta, in questo modo sarebbero riusciti a tenere nascoste le loro attività da studenti e sopratutto dai professori. Ormai mancava davvero poco.
“Ecco, manca solo l'ultimo ingrediente” disse Hermione mescolando il miscuglio nel calderone.
“Ovvero?” chiese Ron distratto.
“I capelli di chi vogliamo prendere le sembianze!” disse Hermione scocciata “non mi ascolti mai?”
Harry intervenne.
“Dai Ron, andiamo, è il momento. Facciamo addormentare Tiger e Goyle, prendiamo dei capelli e torniamo qui”.
I due ragazzi uscirono dal bagno di corsa lasciando le due ragazze sedute attorno al calderone.
“Che stupido mio fratello” disse Ginny mentre ricontrollava i passaggi della pozione sul libro dell'amica.
“Non essere troppo cattiva con lui” disse Hermione “è solo un pò distratto a volte”.
“Lo difendi anche?” rise Ginny.
“No, no, assolutamente” disse Hermione imbarazzata “piuttosto tu ed Harry...”
“Io ed Harry cosa?” rispose Ginny sbarrando gli occhi.
“Vedo che ora riesci a parlarci normalmente”.
“Si, non ho mai avuto problemi con lui” mentì.
“Dai Ginny, lo sanno pure i muri che hai una cotta per lui da sempre, dico solo che stai facendo bene” rise Hermione.
“In che senso?”
“Nel senso che se fossi rimasta timida com'eri, probabilmente non ti avrebbe mai notata, invece mi pare di aver visto che vi parlate abbastanza spesso...”
“Non così spesso Herm” disse Ginny alzandosi in piedi 'Non abbastanza'.
“Harry mi ha raccontato che lo sei andato a trovare in infermeria, gli aveva fatto piacere. Comunque ascolta il mio consiglio, stai con i tuoi amici, trova un modo di essere sempre tranquilla quando parli con i ragazzi, così Harry potrà vedere il tuo vero carattere” disse Hermione con lo sguardo di chi la sapeva lunga.
'E lei e Ron?'.
Ginny avrebbe voluto domandare che cosa Harry le avesse detto di quella sera in infermeria, ma non voleva esporsi più di quanto non lo fosse già.
“Sei proprio una pettegola” rise Ginny “piuttosto, tu hai i capelli per la pozione?” disse cambiando strategicamente il discorso.
Hermione estrasse una fiala con una ciocca di capelli scuri.
“Tu?” rispose lei.
“Certo” disse Ginny mostrando quelli che aveva preso da Pansy Parkinson.
“Bene” disse Hermione “non ci resta che aspettare Harry e Ron”.
I due entrarono in quel momento nel bagno con le ciocche di capelli in mano, come fossero dei vincitori di qualche coppa.
“Eccoci!” ansimò Ron “abbiamo fatto tutto, sono proprio degli zucconi quei due”
Hermione versò la pozione in quattro bicchieri.
“Bene, state attenti, prendete un bicchiere e metteteci i capelli che avete preso. Bevetelo tutto, anche se avrà un aspetto e sapore terribile, da quel momento avremo un'ora”. Spiegò Hermione.
Ginny afferrò il suo bicchiere e ci fece cadere dentro i capelli di Pansy, la pozione divenne istantaneamente di un verde acceso.
'E' terribile' pensò Ginny.
“Essenza di Goyle” disse Ron con la faccia di chi stava per vomitare.
“Alla salute” sussurrò Harry.
Tutti e quattro si portarono il bicchiere alla bocca.
La bocca di Ginny si riempì di un liquido con la consistenza del fango, mentre un sapore acido e rancido le bruciava la lingua.
Ginny si costrinse a buttare giù tutto in un solo colpo.
“Bleah, veramente schifoso” commentò asciugandosi la bocca con la cravatta verde di Pansy.
Hermione corse in bagno, lo stesso fece Ron per vomitare.
Davanti a lei Harry si stava deformando, si stava alzando e ingrossando mentre la faccia mutava fino a diventare identica a quella di Tiger.
“Harry...” lo chiamò preoccupata.
“Ginny...” disse lui “sei uguale a...”
Ginny corse davanti allo specchio, era la copia perfetta di Pansy Parkinson.
Ron uscì dal bagno.
“Ron, come ti senti?” chiese Harry.
“Serpeverde” rispose disgustato.
“Dobbiamo andare, non abbiamo molto tempo” disse Ginny dopo essersi ripresa dalla visione dell'immagine sullo specchio.
“Giusto” disse Harry “Hermione, ci sei?”.
“No... andate voi” rispose la ragazza “non preoccupatevi per me, andate, non c'è tempo”.
“Va bene, aspettaci qui” disse Ron comprensivo.

I tre corsero fuori dal bagno alla ricerca della Sala Comune di Serpeverde.
“Cosa le sarà preso?” chiese Harry.
“Forse è rimasta scioccata dall'essere diventata Millicent Bulstrode” rise Ron.
“Qui a destra” disse Harry scendendo da una rampa di scale.
Mentre correvano assieme tutti gli studenti si spostavano per farli passare, Ginny non poté fare a meno di sorridere pensando che essere una Serpeverde doveva avere i suoi vantaggi.
“Dovrebbe essere qui l'entrata” disse Harry.
“Come entriamo adesso?” chiese Ginny.
I tre si guardarono, vedere Harry e Ron in quello stato le faceva davvero molto strano.
“Tiger, Goyle, dove diamine eravate finiti?” disse Draco dietro di loro.
“Noi... noi...” disse Ron cercando di darsi il tono di Goyle.
“Pansy!” lo interruppe Draco rivolgendosi a Ginny.
“C-ciao!” rispose lei.
Draco le si avvicinò prendendola sotto un braccio e le diede un bacio sui capelli.
Ginny si sentì malissimo, ci mise un secondo a riprendersi, dopo tutto era una missione in incognito.
“Dai, andiamo dentro” ordinò Draco a Harry e Ron “come stai Pansy?”
'E' un'altra persona con me... con Pansy'.
“B-Bene” rispose “tu?”.
“Non c'è male” rispose lui trascinandosela dietro.
Ginny poteva sentirsi lo sguardo di Harry-Tiger puntato sulla schiena.
Draco li fece entrare nella Sala Comune, tetra e poco illuminata come si era immaginata. Senza mollare Ginny, Draco si era buttato sul divano assieme a lei.
“Che c'è?” chiese a Harry-Tiger.
Harry li stava osservando con uno sguardo assassino.
“Nulla” disse lui facendo finta di guardare altrove.
“Allora, che stavi facendo?” le chiese Draco guardandola negli occhi prendendole una mano con le sue.
“N-Nulla di che” rispose Ginny cercando di nascondere il tremolio nelle mani.
Ron-Goyle si schiarì la voce.
“Senti Draco, non è che tu sai qualcosa della Camera dei Segreti o dell'Erede di Serpeverde?”.
Draco girò gli occhi al cielo.
“Quante volte devo dirti di no!” gli strillò senza nemmeno guardarlo.
Ginny capì che quello era il suo momento.
“A me interesserebbe tanto saperne di più” disse Ginny con la voce più implorante che potesse fare “non è che sapresti dirmi di più, Draco, tu e tuo padre dovete sapere tutto, no?”.
La manipolazione aveva funzionato, Draco aveva abbozzato un leggero sorriso.
Ginny vide con la coda dell'occhio Harry-Tiger irrigidirsi.
“Mmh..” disse Draco fingendo altezzosità “e va bene”.
Si alzò in piedi e prese a giocare con la bacchetta facendola passare da una mano ad un'altra.
“So solo che la Camera dei Segreti è già stata aperta, cinquanta anni fa, me lo ha detto mio padre. Quell'anno c'è stata un'espulsione, infatti era morto qualcuno, una MezzoSangue, purtroppo non so chi fosse stato. Per quanto riguarda l'erede di Serpeverde non ne so nulla, e pensare che c'è gente che pensa che potrebbe essere quell'idiota completo di Potter”.
“Harry non è un idiota!” disse Ginny senza pensare.
Draco la squadrò da testa a piedi.
“E allora che cos'è?” chiese Draco sprezzante.
'Che cosa gli dico adesso?'
Ginny lanciò uno sguardo di aiuto ad Harry.
“Un stupido traditore del sangue magico” intervenne Harry.
“Mhh, buona questa” disse Draco soddisfatto “in ogni caso, spero che la prossima a morire sia quella sporca so-tutto-io di MezzoSangue della Granger!”
Ron-Goyle si alzò in piedi di scatto minaccioso.
“Ma si può sapere che cosa vi prende? Siete così strani oggi voi due!” disse Draco.
“Mal di pancia!” disse Harry “abbiamo mangiato troppo”.
Mentre diceva quelle parola la cicatrice di Harry sulla sua fronte stava iniziando a ricomparire.
“Dobbiamo andare” disse Ron accorgendosene subito.
I tre si alzarono assieme per andare via ma Draco afferrò la mano di Ginny.
“Dove stai andando?” chiese Draco un po' deluso.
“I-In bagno, ci vediamo dopo” disse sbrigativa.
Draco la lasciò andare e corse via assieme agli altri.
“C'è mancato poco” disse Ron uscendo dalla Sala Comune di Serpeverde.
“Quel Draco!” sbottò Harry furioso.
“Almeno sappiamo qualcosa in più” disse Ginny un po' divertita dalla situazione, vedere Harry geloso non era una cosa da tutti i giorni.
“Non sappiamo nulla” disse Ron.
“Invece no! Sappiamo che Draco non c'entra e sappiamo che la Camera è già stata aperta relativamente poco tempo fa, dobbiamo solo trovare qualcuno che era ad Hogwarts cinquanta anni fa!” spiegò Ginny.
“Giusto Ginny! Sei geniale” disse Harry accelerando il passo.
Ginny sentì le sue guance tingersi leggermente di rosso.
“Andiamo da Hermione, forza!” disse Ron “lei saprà come muoverci adesso”.

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Capitolo 7
*** 6. Legami ***


 

 

6. Legami

 

 

 

“Ti disturbo?” chiese Ron sedendosi sullo sgabello davanti al letto in infermeria di Hermione. Non poteva vederla perché per privacy Madama Chips aveva installato delle tende bianche tutto attorno a lei.

“No” rispose lei malinconica “scusa, non ho voglia di vedere nessuno”.

Dopo che per via di un errore con la pozione polisucco si era trasformata in un ibrido tra una ragazza ed una gatta non aveva più voluto farsi vedere, ne da lui, ne da nessun altro.

“Non voglio vederti, possiamo solo parlare” disse Ron cercando di rassicurarla.

Hermione rimase in silenzio dietro la tenda.

Lui sapeva perché faceva così, lo aveva sempre saputo che era una ragazza molto sensibile, quando si trattava di lei, Hermione non riusciva ad applicare a se stessa tutti quei consigli che saggiamente elargiva agli altri.

“Sai, ti ho portato gli appunti di pozioni, non i miei chiaramente, so che non ti piace come li prendo, tutti disordinati e sgangherati, ho copiato quelli di Harry cercando di avere una grafia più ordinata possibile” disse Ron appoggiando un plico di fogli sul comodino.

“Grazie” sussurrò.

“Lo sai che non ti giudichiamo, vero? Poteva succedere davvero a chiunque, anzi, se lo chiedi a me ti è andata anche bene. I gatti sono carini, io invece sono stato Goyle per un'ora!”

Ron sentì una risata soffocata al di là della tenda bianca.

“Sbaglio o ho sentito una risatina?” disse Ron sorridendo.

Farla ridere era una delle cose che gli riusciva meglio, avrebbe voluto solo poterlo fare più spesso. Accadeva di frequente, troppo di frequente, che nel loro trio ci fossero battibecchi, non era quello il momento di causarne altri.

Hermione appoggiò la mano sulla tenda facendo intravedere a Ron la sagoma del suo palmo e delle sue dita, erano già tornate umane.

Ron appoggiò la sua mano contro a quella di Hermione attraverso la tenda.

Pelle contro pelle, separata da un lembo di tessuto.

“Non serve che stai qui” disse Hermione ritraendo la mano “se ti annoi puoi andare”.

“Non mi annoio” rispose Ron.

“Ecco, vedi, non ho molta voglia di parlare” disse lei.

“Che fortuna, nemmeno io” le bisbigliò Ron “possiamo rimanere in silenzio assieme, se vuoi”.

“Mi farebbe piacere”.

Ron prese un altro sgabello per poter stendere le gambe, appoggiò una mano sul letto di Hermione e rimasero in silenzio.

Nessuno disse una parola per chissà quanto tempo, un minuto, un'ora o forse un giorno.

Ron osservò il soffitto, si perse a seguire con lo sguardo le arcate della navata più e più volte, nessuno disse una parola.

Non c'era bisogno di dire nulla, Ron lo sapeva, per quanto sbadato potesse essere, per quanto espansivo e distratto potesse apparire lui era certo che in quei pochi attimi il semplice fatto che lui fosse lì bastava. Il resto era troppo.

Dopo quella che deve essere stata un'infinità, Hermione appoggiò la sua mano leggera sopra quella di Ron, sempre separata dalla tenda.

Ron sorrise, anche perché non fu lui a spezzare il sacro silenzio.

“Davvero, grazie di essere venuto” disse Hermione “mi dispiace così tanto non poter stare con voi”

“Non pensarci, va tutto bene”

“Non è che Harry è arrabbiato?”

“Arrabbiato? E per cosa?” disse Ron sconcertato “ma certo che no, ti ripeto che nessuno ti dà la colpa di niente. Senza di te non avremmo mai potuto attuare il nostro piano, figurati se possiamo avere da ridire”

“Lo so, solo che a volte penso di non essere abbastanza” disse Hermione.

“La pozione polisucco ti ha dato alla testa. Hermione, tu sei una strega eccezionale, senza di te io ed Harry saremo morti o ancora peggio, espulsi, almeno una decina di volte a quest'ora!”

Ron appoggiò l'altra mano sopra a quella di Hermione.

“Non preoccuparti di nulla se non di rimetterti in sesto, promesso?”

“Promesso” disse Hermione.

 

Confusione, mal di testa, disorientamento.

Era successo di nuovo. Ginny era sull'orlo delle lacrime, per la terza volta non aveva più coscienza di ciò che era successo per svariate ore. Si guardò attorno, era sul suo letto nel dormitorio e annaspava boccheggiando, il cuore le martellava nel petto come se volesse uscire dalla gabbia toracica.

'Basta! Non ne posso più! Chi è che mi sta facendo questo?'

Ginny provò a mettere insieme i pezzi della sua memoria. Dannazione, stava diventando pazza, di questo passo la avrebbero dovuta rinchiudere in manicomio. Doveva capire che cosa aveva fatto oggi.

Dunque, aveva seguito la lezione di Cura delle Creature Magiche, poi era salita in Sala Comune, aveva studiato Trasfigurazione e poi?

Poi aveva scritto sul suo diario, o meglio, il diario di Tom.

Ancora madida di sudore estrasse il diario dalla borsa. Non poteva essere una coincidenza che ogni volta che lei perdeva conoscenza subito prima stava scrivendo con Tom.

Osservò il diario, lo rigirò tra le mani, non c'era nulla di diverso dal solito. Lo sfogliò, nulla, tutte le pagine erano ancora spettralmente bianche.

Che fosse un oggetto pregno di magia oscura?

Ginny non riusciva a capire che cosa c'entrasse questo diario con tutti i suoi problemi, eppure sentiva intrinsecamente dentro di lei che il diario avesse un ruolo in tutto questo.

La porta del dormitorio si aprì.

“C'è qualcuna di nuda?” chiese Demelza prima di entrare “vabbè entro lo stesso, tanto siamo tutte donne” disse senza aspettare una risposta.

“Ciao Ginny”

Non rispose, era ancora troppo scossa per fare caso a lei.

“Stai bene?”

Demelza si avvicinò.

“Ginny! Sei fradicia, che succede?” disse Demelza sedendosi accanto a lei “devo portarti in infermeria?”

“No” rispose con gli occhi vuoti.

La amica le passò una mano tra i capelli rossi.

“Sei sicura? Sei bollente”

Ginny annuì tremante, aveva ancora lo sguardo fisso davanti a lei.

Demelza si sdraiò appoggiando la testa sulle gambe di Ginny.

“Puoi parlarmi, se vuoi”

Ginny le accarezzò la testa.

“Grazie Demelza, ho solo fatto un incubo, un altro”.

“Raccontamelo, fanno meno paura così” disse lei.

“Non so come iniziare, non riesco nemmeno a formularlo nella mia testa, è così astratto eppure è così concreto da sembrare vero”.

“Ti capisco, a volte succede anche a me” disse Demelza “ma di solito passa”.

Ginny sospirò, per la prima volta staccò lo sguardo dal muro davanti al suo letto.

Demelza si mise a frugare nella tasca del mantello.

“Ecco, tieni, starai meglio” disse lei offrendole una caramella Tutti-i-gusti-più-uno.

“Grazie” disse Ginny prendendola e portandosela alla bocca.

Le era andata bene, aveva preso una caramella alla ciliegia. Masticò lentamente, avere un sapore concreto in bocca, avere una sensazione vera la stava aiutando a rientrare nel mondo del reale, ora poteva appena distinguere il sogno dalla realtà. Ginny non si era mai sentita così male, non aveva mai provato una sensazione così terribile. Si sentiva colpevole e vittima allo stesso tempo, si sentiva piena di ansia e sbagliata.

“Riguarda Harry?” chiese Demelza.

“Cosa?” chiese Ginny presa alla sprovvista dalla domanda. Che c'entrava adesso Harry?

Demelza fece le spallucce.

“So che ti piace, magari hai sognato che ti rifiutasse o che so io”

“No, non era questo” disse Ginny un po' scocciata “e poi tu come sai di...”

“Lo sanno tutti” disse Demelza prendendo una caramella per sé “in più io e te dormiamo nello stesso posto, studiamo nello stesso posto e facciamo tutto nello stesso posto, pensi che non me ne sarei accorta?”

Ginny non riusciva a pensare ad Harry in questo momento, ne tantomeno a qualsiasi altra cosa non centrasse con la sua situazione.

“Hai sentito?” disse Demelza quando capì che l'amica non avrebbe risposto “immagino di no visto che eri qui, comunque poco fa Zacharias Smith e Nick Quasi Senza Testa sono stati pietrificati. Beh Nick non è stato proprio pietrif...”

Il cuore di Ginny sembrò fermarsi per un secondo.

“Scusa Demelza devo andare, subito” disse Ginny.

Demelza si alzò.

“Va bene, ma vai via in pigiama?” chiese ridendo.

Ginny non aveva tempo per questo.

Si diresse fuori dal dormitorio, afferrò una penna dal tavolo nella Sala Comune e aprì il diario.

'Tom, questa situazione è insopportabile, sto andando da Silente per capire cosa sta succedendo'

'Di cosa stai parlando?'

'Non ne posso più, mi sta succedendo qualcosa di strano, ogni volta che mi spariscono i ricordi qualcuno finisce per essere pietrificato, ho paura di me stessa'

'Fermati, parliamone'

'No, ormai ho deciso, sto andando dal preside'

'Non posso permettertelo'

Come Tom scrisse queste parole la mente di Ginny si annebbiò, stava perdendo i sensi. Non poteva succedere di nuovo, non nello stesso giorno. Doveva fare qualcosa, ma cosa? La Grifondoro non riusciva più a tenere gli occhi aperti, un peso oscuro le stava forzando le palpebre.

L'ultima cosa che vide era la porta per il corridoio della presidenza di Hogwarts.

 

 

 

Note dell'autore:

Spero che il primo capitolo senza Harry vi sia piaciuto. Inoltre questo è il primo capitolo che si discosta decisamente dalla storia canonica!

Ho aggiunto un po di Romione in questa Hinni, per gradire.

Inoltre per i vecchi lettori della storia originale di qualche anno fa, ho lasciato una piccola chicca tra questi primi sei capitoli e quello che verrà, buona lettura!

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Capitolo 8
*** 7. Il Diario ***


Nota importante a fine capitolo

 

 

7. Il Diario

 

 

 

Ginny fluttuava in una bolla. Un sogno confuso costante la circondava. Ovunque si girasse tutto era uguale ed in cambiamento. Sembrava di stare in una sfera di colori e forme indefinite ed indefinibili.

Provò a fare un passo. Le gambe non si muovevano. Provò a toccare un qualcosa davanti a lei. Il braccio non si alzò.

“Dove sono?” chiese senza muovere le labbra.

“Sei morta” rispose una voce che non aveva mai sentito e che eppure le sembrava familiare.

“Questa è la morte? E allora tu chi sei?”

“Sono Tom!” rispose la voce ridendo “il tuo grande amico Tom Riddle”

“Cosa ci fai qui?”

“Ancora non hai capito stupida, stupida, ragazza?”

“Non chiamarmi così” rispose confusa.

“Tom Orvoloson Riddle. Io Son Lord Voldemort”

“TU?”

“Si io. Pensavi che IO, il più grande mago di tutti i tempi potessi farmi fregare dalle lagne di una ragazzina? Certo, pensavo che ci avresti messo di più ad accorgerti della situazione ma poco cambia. Il tuo corpo sta morendo nella Camera dei Segreti ed io sto acquisendo nuovamente una forma fisica, in più anche Harry Potter morrà sta sera”

“Harry? Cosa c'entra lui?”

“C'entra tutto, stupida! Ma ormai è tardi, sta combattendo contro il mio mostro, il Basilisco, qui nella Camera dei Segreti e non ha via di scampo”

“Ho sbagliato a fidarmi di te”

“No, no, al contrario. Senza il tuo aiuto non potrei ma essere arrivato qui. Ti ringrazio molto”

Voldemort rise.

Il mondo di Ginny divenne tutto nero, ormai non riusciva a vedere nemmeno il suo corpo.

“Oh, povero, povero Harry, tutti ce l'hanno con lui, poverino” disse Voldemort “Harry mi piace tanto, Harry oggi ha fatto questo, Harry mi ha parlato di quest'altro”

“Smettila” gridò Ginny “ho sbagliato a scriverti quelle cose”

“Stupida ragazza, è finita, è inutile pentirsi ora!”

 

“Ginny! Ginny!” la chiamo una voce ben più conosciuta.

Aprì gli occhi, la luce era tornata anche se poca. Era sdraiata su qualcosa di freddo e bagnato. Harry era seduto accanto a lei e la stava scuotendo.

“Harry” disse a bassa voce senza riuscire a capire cosa stesse succedendo “HARRY!”

Ginny si sollevò di scatto e lo abbracciò con tutte le sue forze.

“Oh Harry, scusami, scusami tanto, è stata tutta colpa mia! Lui... lui era...”

“Lo so” la rassicurò ricambiando l'abbraccio “so chi era”

“Avrei dovuto capirlo, sono stata così ingenua, avrei dovuto parlarne con qualcuno!”

“Non importa, ora è tutto finito”

Ginny si separò da Harry, una singola lacrima le sfiorò il viso.

“Harry, il tuo braccio”

Sul suo braccio c'era una ferita profonda che perdeva copiosamente sangue. Ginny non perse tempo, si strappò un lembo del mantello e lo legò sul braccio di Harry stringendo più che poteva.

“Lascia stare” disse lui serenamente “sono stato avvelenato, non uscirò da qui comunque”

“No, non dire così, dobbiamo andare via subito, ti cureranno!”

“Ginny, non c'è tempo”

“C'è sempre tempo!” pianse la ragazza “ti prego Harry, ascoltami, dobbiamo andare”

Ginny si alzò in piedi per provare a trascinarlo.

In quel momento un uccello rosso fuoco entrò nella Camera dei Segreti e atterrò accanto ad Harry.

“Fanny, grazie per l'aiuto prima” disse Harry accarezzandolo “senza di te non ce l'avrei fatta”.

La fenice si avvicinò alla ferita di Harry e dai suoi occhi sgorgarono diverse lacrime, ogni volta che cadevano rimarginavano in parte lo squarcio che aveva sul braccio.

“Giusto!” disse Harry “le lacrime di fenice hanno poteri curativi”

Ginny si sedette di nuovo accanto a lui.

“Grazie” fu tutto quello che riuscì a dire.

 

 

 

Se le avessero chiesto come era finita dalla Camera dei Segreti fino all'ufficio di Silente non sarebbe stata in grado di spiegarlo, non in quello stato. La stanchezza la aveva colpita e faticava a reggersi in piedi. Il vecchio preside lo aveva immediatamente notato e con un colpo di bacchetta le fece apparire una sedia su cui sedersi.

“Grazie” sussurrò.

“Ho capito come hai sconfitto Lord Voldemort, Harry” disse Silente “devo farti le miei congratulazioni e ringraziamenti, devi aver dimostrato vera lealtà laggiù a me perché Fanny ti venisse in aiuto” si accarezzò la barba bianca.

“Quello che voglio sapere, è come si è arrivati a questo punto”

Harry guardò Ginny.

“Vede signore” iniziò il ragazzo “questo diario apparteneva a Voldemort, conteneva una parte dei suoi ricordi o almeno così mi ha detto lui stesso. Lucius Malfoy aveva dato a Ginny il diario alla fine dell'estate”

Silente guardò Ginny profondamente.

“Non hai nulla da temere giovane Weasley, nessuno, finché sarò preside, ti incolperà di quello che è successo sta sera. Sei, purtroppo, un'altra delle tante vittime di Lord Voldemort” disse cercando di rassicurarla “ma ora dimmi, cosa è successo con questo diario”

Ginny si schiarì la voce.

“Signor preside, mi sono fidata di lui, pensavo fosse una specie di amico di penna. Più gli scrivevo più mi sembrava di essere capita, in realtà più gli parlavo di me più lui riusciva a possedermi. Come ha detto Harry mi sono trovata il diario tra i libri di scuola, penso che me lo abbia aggiunto il papà di Draco Malfoy...”

“Signore, io ne sono certo” la interruppe Harry accarezzandole il braccio.

Silente annuì.

“Ginevra, vai pure fuori, la tua famiglia ti sta aspettando, inoltre devo scambiare due parole con il nostro Harry”.

Ginny non se lo fece ripetere ed uscì dall'ufficio.

Non fece a tempo a richiudere la porta che sua madre le corse incontro e la abbracciò sollevandola da terra.

“Ginny cara, stai bene?”

“Si, mamma”

Arthur le si avvicinò inginocchiandosi.

“Quante volte ti ho detto di non fidarti di niente che sembri pensare se non riesci a vedere dove ha il cervello?” la rimproverò prima di cedere anche lui e ad abbracciarla.

“Siamo contenti che stiate tutti bene, Harry ha fatto molto per la nostra famiglia, non lo dimenticheremo mai, mai”

Ron, che era rimasto in disparte tutto il tempo le strinse la mano.

“Ci siamo spaventati a morte, Harry appena ha saputo che eri stata portata la sotto ha voluto subito scendere nella Camera dei Segreti. Per fortuna siamo riusciti a convincere Mirtilla a dirci dove fosse l'entrata della Camera dei Segreti”

“Mirtilla?” chiese Ginny.

“Si” spiegò Ron “era lei quella che è stata uccisa cinquant'anni fa dal Basilisco”

“E come avete fatto a scoprire tutto questo?”

Ron la guardò come per dire 'Non è ovvio?'.

“Hermione” rispose semplicemente.

Harry uscì dall'ufficio con in mano il diario distrutto.

“Silente vorrebbe parlarti” disse a Ginny.

Lei fece per rientrare nell'ufficio del preside mentre dietro di lei i suoi genitori iniziarono a congratularsi con Harry.

“Scusa se ti tengo in piedi ancora” disse Silente avvicinandosi a lei “prometto che non ti ruberò molto tempo”

“Non c'è problema signore” disse Ginny sedendosi nella sedia davanti alla sua cattedra.

“Volevo parlarti di Tom Riddle” disse serio “perché tu possa provare a continuare la tua vita qui ad Hogwarts nella maniera più serena possibile. Quello che hai conosciuto tu non era che solo un ricordo di Voldemort negli anni in cui studiava qui. Lui non è tornato, di questo puoi stare tranquilla, inoltre, grazie al nostro Harry, non hai aiutato Voldemort a combinare un bel nulla. Le persone che sono state pietrificate stanno già per risvegliarsi senza conseguenze permanenti. Chiaramente non ti verrà inflitta nessuna punizione, inoltre, a meno che tu non deciderai diversamente nessun altro verrà a sapere di sta sera.”

Ginny tirò un sospiro di sollievo.

“Grazie Professore”

Silente le fece un lieve sorriso.

“Hai qualche cosa che desideri domandarmi?”

“Si, perché il papà di Draco mi ha fatto questo, come poteva sapere che avrei usato il diario così?”

Silente sospirò.

“Non lo so, dubito sapesse cosa stesse facendo. In ogni caso, intendo scoprire il più possibile su questa vicenda, non preoccuparti, solo che senza prove sarà difficile avviare un'azione legale. C'è altro?”

Ginny scosse la testa.

“Allora prima che tu vada ti devo chiedere una cosa io, per favore”

“Certo” rispose subito lei.

“Tieni d'occhio Harry, ne avrà bisogno in futuro”

“Si Professore”

 

 

 

Note Finali:

Dal prossimo capitolo ci avventureremo nella storia parallela al terzo libro della saga. Questo è importante perché lavorando con dei personaggi più grandi si può andare più a fondo con l'introspezione, il romanticismo e la complessità (e superficialità) dei rapporti umani.

Questi primi sette capitoli vedeteli come una grande introduzione alla storia, qui abbiamo sviluppato il grande SE. Se Harry avesse notato Ginny fin da subito. D'ora in poi dovremmo trarre le conseguenze di questa formulazione.

Buona Lettura!

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Capitolo 9
*** 8. Al Paiolo Magico ***


 

 

 

8. Al Paiolo Magico

 

 

L'anno scolastico era passato in modo prevedibilmente lineare. Harry pensò che quei due mesi di serenità sarebbero stati la nuova norma, o almeno, lo sperava. L'unica cosa che poteva andare meglio, oltre alle noiosissime lezioni di Piton, era Ginny. Dopo l'avventura nella Camera dei Segreti non avevano più parlato. Lei si era chiusa in se stessa passando il tempo praticamente solo con i compagni del suo anno. Ogni volta che Harry le provava a parlare un profondo imbarazzo crollava sulla conversazione, uccidendo sul nascere ogni tentavo di dialogo, dal più serio al più scanzonato.

L'estate non fu molto migliore, lui tornò dai Dursley, lo trattarono come lo trattavano da sempre. Anzi, forse peggio. Da quando l'anno precedente aveva 'causato' quell'incidente con la torta lo trattavano come uno zerbino, tanto ormai ci aveva fatto l'abitudine e aveva le spalle larghe per quelle cose.

Il peggio arrivò quando gonfiò per sbaglio la zia Marge come un palloncino. La situazione divenne così tesa che scappò di casa, non aveva alternative. Per fortuna era riuscito a salire sul Nottetempo che lo aveva portato a Diagon Alley. Il ministro della magia lo aveva intercettato e gli aveva ordinato di rimanere in una stanza del Paiolo Magico fino a quando non sarebbero iniziate le lezioni.

Ed ora lui era lì, disteso sul letto senza poter andare da nessuna parte a ripensare e ripensare agli ultimi mesi. Non vedeva già l'ora che la scuola iniziasse nuovamente, voleva tornare ad Hogwarts, la sua vera casa per potere incontrare i suoi amici. Certo, stare lì era molto bello, ma passeggiare sempre per le stesse vie e fare colazione ogni giorno da Florian Fortebraccio diventava noioso molto velocemente. Aveva già comprato tutto il necessario per l'anno scolastico con quasi un mese e mezzo di anticipo, una cosa inaudita visti gli anni precedenti.

Il nuovo professore di Cura delle Creature magiche doveva essere un pazzo, aveva adottato come testo per quell'anno un letterale mostro-libro. Assurdo, pensò Harry.

Aveva passato gli ultimi giorni nella sua stanza senza nemmeno uscire, la noia lo aveva colpito duramente. Edvige era la sua unica compagnia ma spesso era assente perché la mandava a consegnare delle lettere ai suoi amici, stranamente solo Hermione gli rispondeva. La posta che spediva a Ron gli tornava indietro, come se non fosse a casa. Molto strano conoscendo i Weasley.

'Non posso non fare nulla tutto il giorno, devo darmi una mossa' si disse Harry cercando di convincersi a fare qualcosa.

Harry per disdegno della pigrizia si costrinse a fare una doccia ed a vestirsi, mise in tasca la fidata bacchetta ed uscì dalla stanza.

“Buongiorno signor Potter” lo salutò Tom, il proprietario.

“Salve Tom” rispose lui un po' assonnato nonostante fosse mezzogiorno.

“E' venuto a trovarli?” gli chiese lui finché consegnava la posta ad un cliente che aveva la camera accanto alla sua.

“Trovare chi?”

“I Weasley naturalmente! Sono appena arrivati” spiegò lui.

Harry corse giù dalle scale per raggiungere il salone del Paiolo Magico, eccoli lì, sei teste rosse che si erano riunite ad un tavolo.

“Harry!” lo salutò Ron vedendolo arrivare.

Seguirono una infinità di baci ed abbracci con tutti quei Weasley, anche Ginny si concesse ad una veloce stretta di mano prima di uscire subito per incontrarsi con Demelza.

Harry si sedette con loro.

“Dannazione, io volevo scriverti Harry, te lo giuro!” disse Ron mentre trangugiava una salsiccia “solo che lì in Egitto i gufi non ci capivano nulla, non riuscivano a capire che volevo che venissero qui in Inghilterra!”

“In Egitto?” chiese Harry confuso.

“Si!” disse lui “ti avevo mandato un gufo prima di partire”

Harry ci riflesse un momento.

“Forse è arrivato dopo che sono scappato di casa”

“Può essere” disse Ron inondando il suo piatto di maionese “allora ti spiego; mamma e papà hanno vinto la lotteria, così siamo andati a farci una vacanza in Egitto!” si gongolò tutto contento.

“Guarda qui!” gli disse passandogli la Gazzetta del Profeta della settimana precedente.

 

'FAMIGLIA VINCE LA LOTTERIA E VOLA IN EGITTO; VACANZE DA SOGNO'

 

Harry avrebbe voluto commentare che, data la loro situazione economica, sarebbe stato più saggio tenere quei soldi da parte piuttosto che spenderli tutti subito, però vedendo come erano felici tutti non osò dire nulla.

“Come è stato?”

Harry si pentì immediatamente di aver fatto quella domanda. Ron si lanciò nella descrizione più specifica e prolifera di dettagli che potesse fare, senza lasciare spazi ad altri interventi.

Harry si scoprì alienato dalla conversazione dopo soli quaranta minuti, l'amico continuava a parlare di sottofondo finché la sua mente vagava libera, in particolare su Ginny. La aveva vista di sfuggita ma in quell'estate era cresciuta moltissimo e non solo in altezza.

“Beh ecco tutto qui” concluse Ron.

“Tutto qui?” rise Fred.

“Sei stato più prolisso della McGranitt il venerdì sera!” concluse George.

“Parola mia, nostro fratello ha una lingua più lunga di quella di Allock!” disse Fred mentre Ron lo mandava a quel paese.

In quel momento Arthur Weasley lo raggiunse.

“Possiamo scambiare due parole, Harry?” chiese pacato.

“Ma certo signor Weasley” rispose alzandosi.

“Chiamami Arthur, ormai, sei di famiglia!” disse dandogli una pacca sulla spalla.

Il padre di Ron lo avvisò riguardo un certo Sirius Black, il primo mago a fuggire da Azkaban, la prigione dei maghi, secondo lui il suo scopo era quello di trovare Harry ed ucciderlo.

“Grazie signore” disse lui sconvolto dopo la conversazione.

“Arthur” lo ammonì.

Harry ritornò al tavolo ed ebbe un'altra sorpresa.

“Hermione? Che ci fai qui?” chiese abbracciandola.

“Sono venuta a stare con voi qui fino all'inizio della scuola! Sapevo che tu eri qui dalle nostre lettere, in più Ron mi ha mandato un gufo appena sono arrivati questa mattina. Quindi eccomi qui!”

“Beh, siamo al completo dunque” rise Ron infilandosi in bocca una fetta di torta al limone.

“Dovrai farci provare questa famosa gelateria di Florian” disse Hermione rivolgendosi ad Harry.

“Un'altra volta magari” suggerì Ron dichiarando sconfitta dopo il bis di torta.

 

 

Harry era immerso in un sogno molto divertente, stava cavalcando una scopa velocissima, volava a pochi centimetri da terra facendo lo slalom tra dei grossi alberi di quercia. Il rumore del vento gli riempiva le orecchie mentre spingeva la scopa ad accelerazioni mai raggiunte prima.

Un rumore interruppe l'illusione.

Harry estrasse la bacchetta da sotto il cuscino fulmineo. La puntò davanti a lui.

“Tanti auguri!” dissero in coro i ragazzi Weasley ed Hermione ignorando la reazione di Harry.

Si era completamente dimenticato che fosse il suo compleanno, quella sera era andato a dormire completamente ignaro di che giorno fosse.

“Grazie” disse Harry ancora un po' spaventato mettendo via la bacchetta.

Ron aveva appoggiato una piccola pila di regali davanti al suo letto.

“Questi sono per te amico!”

Harry sorrise, era la prima volta che gli facevano dei regali di compleanno.

Afferrò quello in cima, era molto voluminoso ma leggero.

Lo scartò in una frazione di secondo strappando la carta.

Era un set di piume da scrittura dorate e un leggio portatile in pelle molto elegante, era ovviamente di Hermione, lo apprezzò molto.

“Grazie Herm” le disse abbracciandola.

“Così non ruberai più le mie penne a lezione” rise la ragazza.

“E che divertimento avrò adesso?” scherzò Harry.

Prese il prossimo regalo, era più pesante e squadrato. Lo aprì con violenza e scoprì un set di cura e manutenzione per scope magiche.

“Wow! Sarà perfetto per la mia Nimbus!” esclamò Harry “chi devo ringraziare?”.

“Noi!” dissero all'unisono i gemelli.

Il prossimo regalo era più piccolo, molto leggero.

Dentro c'era uno Spioscopio Tascabile, una specie di trottola che avverte quando qualcuno con cattive intenzioni era nelle vicinanze.

“Visto che ti cacci sempre nei guai” rise Ron.

“Grazie amico, è fantastico”.

Ora restava il più piccolo, chiaramente di Ginny, per esclusione.

Harry aprì con cura la confezione di carta rossa scarlatta, era stata impacchettata con la più certosina perfezione, aveva quasi paura di cosa ci fosse dentro.

Appena il primo lembo di carta si strappò Harry intravide subito qualcosa di dorato luccicare nella scatola. Lo riconobbe subito.

“Ma è un...” disse Harry.

“Boccino d'oro” disse Ginny “e non uno qualsiasi, puoi usarlo per allenarti, oppure puoi nasconderci qualcosa dentro che solo tu puoi ritirare. Solo la prima persona che lo tocca a mani nude può aprirlo e chiuderlo”.

“Grazie mille Ginny” disse Harry al settimo cielo per tutti quei regali “ma costano tutti tantissimo, non dovevate” si sentiva un po' in colpa.

“Non penserai che abbiamo speso tutti i soldi della lotteria in un viaggio” disse Fred.

“Quasi tutti” rise George “ma abbiamo tenuto qualcosa per le occasioni speciali”.

“Non serviva” disse Harry abbracciandoli tutti assieme.

“Tu hai salvato la nostra sorellina e ora ti cucchi i nostri regali” disse George.

Ginny arrossì.

“Ora andiamo” disse Fred “ti lasciamo dormire”

“Buon compleanno ancora” dissero Ron ed Hermione uscendo dalla stanza.

Harry si buttò sul letto ma si accorse che Ginny era rimasta lì.

Caspita se era cresciuta, ora non sembrava più una bambina, il suo viso aveva assunto dei lineamenti più decisi pur rimanendo dolci e perfetti, ormai era alta solo dieci centimetri in meno di lui, che era tanto considerando che anche Harry nell'estate si era alzato considerevolmente. Ginny inoltre si era lasciata crescere i capelli, ora la lunga chioma rossa tenuta impeccabilmente le arrivava fino all'altezza della pancia coprendo solo in parte il suo corpo sempre più femminile. Harry pensò che in qualche modo fosse ancora più bella di quanto ricordasse.

“Ginny, che ci fai ancora qui?” chiese faticando a sostenere lo sguardo con i suoi occhi focosi, decise che era meglio osservare le piccole lentiggini che le correvano sul volto quando prendeva tanto sole d'estate.

“Non ricordi?” chiese lei prendendo un'altra scatola che era rimasta fuori dalla porta.

“No..” disse Harry ridendo nervoso.

“L'anno scorso mi hai fatto un regalo ed io no. Ti avevo promesso di ricambiare” Ginny si avvicinò con la stessa vaschetta di gelato che lui le aveva preso l'anno prima, solo che sta volta c'erano solo due gusti.

“Vaniglia e cioccolato” disse Harry “ti sei ricordata?”

“Certo” rise fingendo di essere offesa dalla domanda.

Ginny prese un cucchiaio dal mobile e fece una porzione di gelato molto abbondante dentro una coppetta.

“Buon compleanno Harry” gli disse porgendogliela.

Harry fece per prendere il gelato ma con una mossa felina Ginny gli spiaccicò la coppetta in faccia.

La streghetta si mise a ridere a crepapelle buttandosi per terra e tenendosi la pancia con le mani.

“Molto divertente” disse Harry cercando di trattenere una risata.

Con la bacchetta si pulì il volto e il pigiama.

“Davvero molto divertente”

“Dovresti, dovresti vedere la tua faccia!” disse Ginny tra una risata e l'altra.

Harry afferrò una coppetta e la riempì velocemente di gelato, si avvicinò a Ginny che era ancora distesa per terra.

I suoi lunghi capelli si erano distribuiti attorno il suo viso come i raggi del sole, rimase un momento interdetto da quella visione. Rimase immobile quel tanto che bastava per farle capire quello che stava succedendo, Ginny cercò di scappare ridacchiando ma Harry le fu subito addosso. I due rotolarono per terra, Harry cercava di vendicarsi e spalmarle il gelato in faccia, mentre Ginny cercava con tutte le sue forze di resistergli e strappargli il gelato dalla mano.

“Maledetto!” rise Ginny cercando di spingere Harry sotto di lei in modo da avere la meglio.

“E' solo giustizia” fece Harry sorridendo tenendola ferma sotto di lui con il braccio sinistro mentre con il destro stringeva il gelato.

Ginny si vide il gelato a pochi millimetri dalla faccia e con una mossa disperata di gambe riuscì a far perdere l'equilibrio a Harry facendolo rotolare sotto mentre lei gli saliva sopra sdraiandosi.

Si trovarono faccia a faccia con solo pochi centimetri d'aria che li separassero. Il suo volto era così vicino che Harry si perse nel vedere i suoi occhi color ambra brillare come fossero un cielo stellato. I capelli rossi di Ginny gli si stavano appoggiando dolcemente sul viso accarezzandolo e inondandolo di un profumo floreale che Harry ormai conosceva bene.

Lei gli afferrò il braccio che teneva il gelato e provò a spostarlo sul volto di Harry con tutte le sue forze ma lui resistette anche grazie ai numerosi allenamenti di Quidditch.

Si trovavano a giocare a braccio di ferro l'uno sull'altra, chi perde si becca il gelato.

Ad Harry venne in mente l'immagine di qualcuno che entrando ora nella stanza avrebbe potuto pensare a veramente di tutto, l'idea gli fece molto ridere, abbastanza da fargli perdere la concentrazione e lasciando a Ginny il tempo di spiaccicargli, nuovamente, il gelato in faccia.

“Ho vinto!” ansimò Ginny alzandosi in piedi leccandosi il gelato che le era finito sulla mano.

“Sei terribile” disse Harry pulendosi la faccia.

“Solo perché hai perso”

Harry rise.

“Hai ragione” Harry si alzò “pensi che ora possiamo mangiare il gelato normalmente?”

“Si, suppongo di si” rise Ginny portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

I due si sedettero sul letto e si servirono due coppette di gelato, questa volta per davvero.

“Scusami” disse Ginny gustando il dolce “se non ti ho parlato molto alla fine dell'anno scolastico”

“Non preoccuparti, è acqua passata”.

“Sai, è difficile accettare di essere stata usata in questo modo da Voldemort e poi dover essere salvata da... beh, da te” ammise la Grifondoro “sopratutto quando si poteva evitare tutto se non fossi stata così stupida”.

“Non dire così, nessuno ti ha mai dato nessuna colpa”.

“Ma io si Harry, fino a poco fa non sono stata bene con me stessa, devo dire che per fortuna passare quel tempo da sola mi ha fatto meglio”.

Harry le strinse il braccio.

“Sono contento per te”.

Ginny si appoggiò con la testa sulla sua spalla. Questa mossa inaspettata fece correre a mille il cuore di Harry che, in questo momento, sembrava un martello pneumatico. Prese tutto il coraggio che aveva in corpo e appoggiò leggermente la guancia sinistra sulla sua testa.

“Grazie ancora Harry”.

“A te”.

Ginny si allontanò impercettibilmente ma ad Harry sembrava che quello spostamento gli togliesse già calore.

“Buon compleanno” disse lei alzandosi “buonanotte”.

“Buonanotte Ginny”.

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Capitolo 10
*** 9. Baciami ***


 

 

 

9. Baciami

 

 

 

Da quando i suoi amici erano arrivati al Paiolo Magico le giornate scorrevano molto più velocemente, ogni giorno si inventavano qualcosa di diverso, esploravano quartieri adiacenti a Diagon Alley mai visti prima scoprendo negozi, ristoranti e teatri sempre più magici. Ora Harry avrebbe voluto ritrattare il suo desiderio di iniziare la scuola prima, avrebbe voluto continuare così per tutta la vita. Poter vivere spensierati in quel modo era davvero un qualcosa senza prezzo. Fred e George si inventavano scherzi e battute sempre più esilaranti tenendo il gruppo in uno stato costante di allegria, Ron era come sempre euforico, Hermione si dilettava nello scoprire la gioia della noncuranza delle regole ed infine Ginny. Che dire, lei ed Harry stavano diventando davvero affiatati, ogni scherzo voleva dire uno scambio di sguardi, ogni battuta un'intesa comprensibile solo da loro due. Harry era felice. Tutti erano felici.

Il mondo in cui vivevano sembrava sorridergli ad ogni occasione.

 

Harry si svegliò la mattina del dieci agosto con una missione. Si fece una doccia veloce, indossò i primi vestiti che trovò nell'armadio, un paio di jeans blu ed una maglietta grigia.

Uscì di soppiatto dalla camera avendo cura di non fare rumore. Salutò Tom con un cenno ed uscì per la strada.

Due svolte a destra e una a sinistra, era arrivato.

La Gringott, la banca dei maghi si ergeva davanti a lui. Entrò messo un po' in soggezione dalla massa di folletti che lo osservava. Attraversò il lungo corridoio e come di consueto fu fermato all'ultima scrivania.

“Desidero accedere alla camera blindata numero 687” disse Harry al folletto.

“Lei è?”.

“Harry Potter”.

“Il signor Potter ha la chiave per la sua camera blindata?” disse lui allungando la mano.

Harry si frugò in tasca e la consegnò.

Fu scortato in velocità nei sotterranei della Gringott dove poté accedere alla fortuna dei suoi avi, riempì un sacchettino di galeoni e tornò in superficie.

Si era già fatto tardi, qualcuno, uno dei suoi amici avrebbe già potuto notare la sua assenza, doveva muoversi.

Corse in uno dei negozi che aveva scoperto girovagando nelle settimane precedenti.

“Buongiorno signor Potter” disse il commesso, un piccolo folletto dall'aria cordiale.

“Salve, è pronto?”.

“Certo, ho finito ieri sera, come promesso” disse lui porgendogli una scatola avvolta nel velluto nero “è un capolavoro, meglio di ogni ragionevole aspettativa”.

“Perfetto” disse Harry soddisfatto consegnando il denaro “buona giornata”.

 

Harry rientrò al Paiolo Magico che Hermione era già seduta al tavolo a fare colazione.

“Harry?” domandò confusa vedendolo arrivare dal portone principale.

“Ciao Herm” rispose Harry sedendosi accanto a lei.

“Dove sei stato?”

“Mi ero svegliato presto così ho fatto una passeggiata” rispose sbrigativo “un cappuccino grazie” disse a Tom.

Hermione lo squadrò poco convinta.

“Sai, puoi dirmi la verità”

“E tu potresti credermi”

“Sono la tua migliore amica, so quando crederti e quando no” rispose lei sorridendo.

Ron uscì dalla sua stanza sbadigliando profondamente.

“Va bene” sussurrò Harry per non farsi sentire dall'amico “ma ne parliamo dopo”.

Hermione parve soddisfatta e non disse altro.

“Buon...giorno” disse Ron sbadigliando ancora.

“E' arrivato il principe dell'eleganza” rise Hermione facendoli segno di coprirsi la bocca.

“Lascia stare” disse Fred sbucando da dietro di loro.

“E' un caso perso” concluse George “non tutti i figli possono venire fuori perfetti come noi!”.

“Ma che diamine state dicendo” si lamentò Ron “se ne combinate sempre una”.

Harry adorava prendere parte a queste dinamiche, gli sembrava di poter vivere in una famiglia che non aveva mai avuto. Sorrise ed offrì a Ron una parte del suo cappuccino.

La giornata continuò felice, il gruppetto andò in un cinema babbano. In teoria Harry non avrebbe potuto per ordine del ministro, ma siccome era con così tanti maghi pensò che in fondo non fosse un problema allontanarsi per solo qualche ora.

La sera arrivò velocemente, la passarono in compagnia ed andarono a cena in un piccolo ristorantino che faceva deliziose pietanze orientali.

Ritornati al Paiolo Magico andarono tutti in camera di Harry, d'altronde era la più grande in quanto pagata dal ministro stesso. Chiacchierarono per ore, raccontando storie e cavolate tutta la serata.

Harry guardò l'orologio appeso sul muro, erano già le ventitré e cinquantanove, osservò la lancetta dei secondi. Cinquantasette, cinquantotto, cinquantanove e... zero.

“Tanti auguri!” fecero tutti in coro a Ginny che si mise a ridere facendo una faccia sorpresa.

“Ecco perché siete tutti rimasti svegli fin ora” realizzò.

“Certo, e poi, come abbiamo fatto anche per Harry...” disse Fred portando nella stanza dei regali.

“Grazie ragazzi, davvero” disse Ginny al settimo cielo.

Ginny si avventò vorace sui regali, prese quello più vicino e lo scartò in fretta.

Harry non vide bene che cosa fosse perché la ragazza appena lo aprì lo nascose subito dietro la schiena.

“HERMIONE!” esclamò Ginny.

“Shhh” fece lei “dopo, dopo”.

Tutti i maschietti si incuriosirono subito e vollero vedere cosa fosse.

“No, no, cose da donne” rise Hermione allontanandoli.

I gemelli bofonchiarono qualcosa tra di loro.

Il prossimo regalo era quello di Fred e George.

Era una grossa scatola che conteneva più oggetti, appena aperta la prima cosa che si trovava era un diario.

“Sappiamo che quello che avevi l'anno scorso è stato distrutto, così abbiamo pensat...” rise Fred.

Ginny gli lanciò il diario dietro prendendolo in testa con una precisione da far paura.

“Ce lo siamo meritati” disse George “ma vogliamo farci perdonare, guarda cos'altro c'è dentro”

Ginny mise le mani nella scatola e vi estrasse un set di profumi.

“Siete fortunati che siano i miei preferiti” sibilò Ginny.

Fred le disse 'Scusa' attraverso il labiale.

Passò al prossimo regalo, quello di Harry.

“Harry, se dentro c'è un diario...” lo ammonì.

“No, no, non preoccuparti, ti piacerà” rise.

Estrasse dalla scatola marrone un completo da Quidditch rossa grifondoro, sulla schiena c'era scritto in oro G.M. Weasley.

“Ma è?” chiese Ginny felicissima.

“Si, l'anno scorso mi avevi chiesto di allenarci assieme, serve l'attrezzatura giusta se vuoi ancora farlo”

“Certo che voglio ancora” disse lei decisa correndo ad abbracciarlo.

“Ehi, a noi niente abbraccio?” rise Fred.

Ginny lo fulminò.

Infine rimase solo il regalo di Ron.

“Non sapevo cosa regalarti Ginny” mise le mani avanti “quindi ho pensato di andare sul sicuro”.

Ginny estrasse dalla scatola un piccolo cubo di legno, quando lo si apre riproduce le canzoni preferite del proprietario.

“Grazie Ron” disse lei baciandolo sulla guancia.

“Chi è ora il fratello perfetto?” rise Ron rivolgendosi a Fred e George.

“Dai su, tutti a letto” disse Harry “i veri festeggiamenti sono domani”.

Si alzarono tutti e si diressero verso l'uscita.

“Ah Ginny, aspetta un momento”.

“Si?” disse fermandosi sull'uscio della porta.

Gli altri erano andati via ma non prima che Hermione gli lanciasse uno sguardo di chi si vorrebbe intromettere.

“Volevo dirti che se per caso il completo non ti andasse bene possiamo cambiarlo”.

“No Harry, è perfetto, se vuoi domani me lo provo” disse facendo per uscire.

“Aspetta un attimo, devo darti un'altra cosa”.

Ginny rise e chiuse la porta.

“Lo sapevo che volevi la rivincita per il gelato, quante volte devo batterti perché tu capisca chi è la più forte” disse sorridendo mentre si sedette sul letto.

Harry rise.

“Giuro che non è il gelato”.

“Va bene”.

Harry aprì il comodino accanto a lui ed estrasse la scatolina avvolta nel velluto nero, si sedette un po' agitato davanti a lei e glielo porse.

“Harry... non dovevi, mi hai già fatto un regalo stupendo”.

“Lo so, lo so, ma volevo ringraziarti per tutti questi giorni, inoltre te mi hai preso un boccino d'oro!”.

Ginny gli diede un pugnetto sulla spalla e prese la scatola. La aprì lentamente, sembrava che avesse paura di romperla. Dentro, appoggiata comodamente su un letto di velluto nero c'era una fine collana d'oro luccicante con un singolo pendente, una gemma rossa incastonata in una piccolo fiore d'oro.

“Harry...” sospirò Ginny senza parole.

“Girati” le disse.

Ginny si coprì la faccia con le mani per un paio di secondi prima di obbedire, si voltò e spostò i capelli lentamente esponendo la pelle nuda del suo collo.

Harry afferrò con cura la fine collana e la mise alla ragazza sfiorandole appena la pelle, mentre chiuse il gancio cercò apposta il contatto con il dorso della mano sulla morbida pelle bianca di Ginny, quel tocco gli generò una scarica elettrica che lo investì completamente.

“Ecco fatto, fatti vedere”.

Ginny tornò a guardarlo, il suo volto era un misto di gioia e di tristezza.

“E' bellissimo...” mormorò la ragazza.

“Non sembri felice però” notò Harry preoccupato.

“Non fraintendermi” squittì la grifondoro “mi piace tantissimo... ma deve essere davvero costato tantissimo, non me lo merito”.

“Io invece penso di sì”.

“Perché fai tutto questo per me?”

Harry non seppe come rispondere, eppure ci pensò una buona manciata di secondi.

“Ti voglio bene” fu ciò che riuscì ad inventarsi prima di avvicinarsi lentamente ed insicuro per sfiorarle la guancia destra con le labbra.

Harry avvertì un piccolo tremolio nelle mani, quel piccolo gesto aveva richiesto tutto il coraggio che potesse trovare.

“Anche io ti voglio bene” sussurrò con un sorriso “ma voglio che tu sappia che questo non è per la collana, ne per qualsiasi regalo tu mi abbia fatto”.

Harry non capì.

Ginny si voltò verso di lui e per la prima volta, in modo completamente inaspettato appoggiò delicatamente le sue labbra su quelle di Harry.

Il cuore di Harry si fermò per quella che è sembrata un'eternità prima di iniziare a battere di nuovo. Harry prese il viso di Ginny tra le mani e la trascinò senza resistenza a sé.

Un altro bacio, questa volta più consapevole, le morbide labbra di Ginny contro le sue, quel bacio sapeva di tutto quello che aveva immaginato e di più, ritrovò in quel gesto quello che sapeva di volere e molto altro. Non aveva mai razionalizzato questa voglia di lei e della sua bocca ma ora che lo stava provando non voleva più lasciarla andare.

Rimanendo in silenzio Harry la avvolse tra le braccia e si lasciò cadere sul letto assieme a lei.

Non dissero nulla per almeno cinque minuti, rimasero sdraiati ad osservarsi. Harry aveva appena sfiorato la nuova collana di Ginny quando lei ritrovò le parole per iniziare di nuovo a parlare.

“Penso di star sognando” disse a bassa voce “però non svegliarmi, ti prego”.

“Non credo che tu stia sognando, altrimenti lo starei facendo anche io”.

Ginny gli diede un lieve pizzicotto sorridendo.

“Visto?” rise Harry.

Le diede un bacio sulla fronte. Lei lo guardava, stava sdraiata sul fianco e lo guardava. Gli occhi ambra contro i suoi verdi, Harry poteva perdersi nello sguardo di Ginny per ore, forse per sempre.

“E' davvero un buon compleanno”.

Harry la accarezzò lievemente sul viso.

“Dimmi che non è vero oro, dimmi che non è un rubino questo” disse Ginny mettendosi un dito tra il collo e la collana.

“Va bene, non te lo dico allora”.

“Harry!” disse Ginny ridendo “o te la riprendi, o mi prometti ORA che non mi farai mai più un regalo in vita tua!”.

“D'accordo, prometto, niente più regali” rise Harry consapevole di star mentendo.

“Dico sul serio, è troppo”.

'E tu sei troppo bella' avrebbe voluto dire Harry.

Ginny si arrese al silenzio di Harry e si limitò a stringersi a lui.

“Ne riparliamo domani” disse Ginny con un sorriso malizioso “ora devo andare, si chiederanno che fine ho fatto, sai, condivido la camera con Hermione”.

“Per ora teniamo quello che è successo tra noi?” chiese Harry speranzoso, non voleva dover dire a Ron che aveva baciato sua sorella.

“Si, per ora si” disse lei legandosi i lunghi capelli che ondeggiando ipnotizzarono Harry.

“Ginny” la chiamò finché si stava alzando “che cosa ti ha regalato Hermione?”.

“Non te lo dirò mai”.

 

 

Note finali:

Spero che il primo bacio vi sia piaciuto, ovviamente per ora è ancora un bacio pudico, timido ed inesperto.

Secondo voi, cosa ha regalato Hermione a Ginny?

 

Buona Lettura!

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Capitolo 11
*** 10. Si torna ad Hogwarts ***


 

 

 

10. Si torna ad Hogwarts.

 

 

 

 

Erano appena passati attraverso il muro di King's Cross per arrivare al binario nove e tre quarti, Ginny fu subito contenta di rivedere il treno rosso aspettarli sbuffando vapore, inoltre una massa di studenti e genitori si stava accumulando generando un'eccitazione nell'aria. Stavano per tornare ad Hogwarts.

Molly raggruppò tutti e fece gli ultimi saluti.

“Mi raccomando” disse apprensiva come sempre “non mettetevi nei guai!”

Harry e Ginny si scambiarono un veloce sguardo di intesa.

“Lo sai che non lo facciamo apposta” disse Ron afferrando la sua valigia.

“Buon viaggio cari” lo ignorò baciandoli tutti sulla fronte.

Salirono subito sul treno per cercare uno scompartimento libero.

“Vuoi sederti con noi?” le chiese Harry sottovoce finché passavano nello stretto corridoio del vagone.

“Non dobbiamo dare nell'occhio” le ricordò lei sfiorandogli la mano.

Ginny passò davanti ad uno scompartimento con dentro seduti Colin, Ritchie e Demelza.

“Ragazzi mi fermo qui” disse a Ron ed Hermione “ci vediamo dopo”.

Ginny si mise a sedere accanto ai suoi compagni di corso, appoggiò la testa sullo schienale.

“Ciao, come state?”

“Tutto bene” le disse Colin “di sicuro andrà meglio dell'anno scorso”.

“Alla grande” spiegò Ritchie “ho passato un'estate fantastica”.

“Non c'è male, vorrei solo che ci sbrigassimo, odio stare in treno” disse Demelza.

“Che cos'è quel sorrisino?” le chiese immediatamente Colin.

Ginny cambiò subito espressione cercando di nascondere la faccia idiota da beatamente allegra.

“Nulla, sono solo contenta di tornare ad Hogwarts” spiegò lei, in parte era vero.

“No, no” rise Demelza “non la racconti giusta”.

C'è di buono che almeno a Ritchie queste cose non interessavano e si limitò a leggere distrattamente un giornale sportivo.

“Non c'è nulla ragazzi, calmatevi” disse lei allargandosi il colletto della camicia involontariamente.

“E quella che cos'è?” esclamò Demelza avvicinandosi.

“Quella cosa?”.

Le fu subito addosso e le estrasse da sotto i vestiti la collana che Harry le aveva regalato due settimane prima, quando si erano baciati per la prima e unica volta. Ginny avrebbe voluto rifarlo, vedersi di nascosto, baciarsi tutto il giorno, ma Hermione li stava con il fiato sul collo tutto il tempo.

“Ma è di una fattura incredibile, sicuramente opera dei folletti...” disse lei osservando la gemma rossa tra le dita.

“E tu come...” disse Ginny.

“Mio papà lavora con i gioielli, piuttosto, dove la hai presa? La roba dei folletti costa una bomba”.

Ginny assunse un colorito lievemente rosa mentre si infilava la collana dentro la camicia.

“E' un regalo...”.

Demelza tornò al suo posto soddisfatta.

“E chi te lo ha fatto?” incalzò lei.

“Nessuno...”.

“Dai Ginny, non fare la timida, non lo sei mai stata!” esclamò Colin che aveva ascoltato tutto con attenzione.

“Ma non è ovvio?” disse Ritchie distratto alzando per la prima volta gli occhi dal giornale.

“Okay, va bene” disse Ginny fermando l'amico che forse aveva intuito la verità.

“Ma dovete promettermi di non dirlo a nessuno”

Tutti annuirono curiosi, Ritchie si limitò a tornare a leggere il suo giornale.

Ginny gli raccontò di quello che era successo al compleanno di Harry ed al proprio, non fece a tempo di finire il racconto che Demelza aveva lanciato un gridolino emozionato e Colin la stava riempendo di domande.

“Fermi tutti” rise Ginny “è stato solo un bacio, anzi, due. Tutto qui.” disse senza voler sembrare speranzosa.

Ritchie sbuffò divertito.

“E io sono mago merlino” disse voltando pagina.

 

 

Il treno era partito da un'oretta buona e da quando avevano lasciato King's Cross, Hermione non gli aveva mai tolto lo sguardo di dosso.

Harry iniziava a sentirsi un po' a disagio, le conversazioni che aveva con Ron erano la sua unica salvezza nonostante si sentisse un po' in colpa di aver baciato sua sorella.

In tutto ciò il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure dormiva profondamente accanto a loro.

“Beh, vado in bagno” annunciò Ron ad un certo punto “torno subito”.

Ron uscendo chiuse la porta dello scompartimento, non appena la serratura fece click Hermione gli era già addosso.

“Allora?” incalzò lei.

“Allora cosa?” disse lui facendo finta di non sapere a cosa si riferisse.

“Al Paiolo Magico hai sempre fatto in modo che non fossimo mai soli così da non dirmi che cosa hai fatto quella mattina, me lo hai promesso” disse curiosa “ti prego”.

Harry si guardò attorno imbarazzato.

“Beh ecco” iniziò indeciso “ero uscito a comprare una cosa”.

“E che cosa visto che avevi già preso tutto per l'anno scolastico?”.

“Beh, un regalo” disse velocemente.

Hermione lo squadrò da testa a piedi.

“C'entra qualcosa con Ginny?” chiese lei divertita.

Harry abbassò lo sguardo.

“Tu... no... niente affatto, perché dici?” mentì con poca abilità.

“Beh perché dopo che tutti sono usciti da camera tua per il compleanno di Ginny, lei è rimasta con te per almeno una ventina di minuti”.

“Ma chi sei? Sherlock?” rise Harry imbarazzato “abbiamo parlato di Quidditch”.

“E allora il regalo che hai comprato quella mattina? Sicuramente non è ciò che le hai dato davanti a tutti noi...” disse Hermione avvicinandosi a lui.

Harry sbuffò.

“E va bene” disse “ora ti racconto”.

Hermione ebbe la faccia inebetita di chi se lo aspettava fin dall'inizio per tutti il tempo in cui Harry parlò.

“Però tienilo per te” la ammonì.

“Promesso” disse gongolandosi “sono molto felice, però dovrai fare i conti con Ron prima o poi”.

Harry lo sapeva benissimo.

“E' stato solo un bacio, niente di più”.

“Solo perché vi pedinavo, altrimenti...” rise Hermione.

“Ora mi puoi dire che cosa hai regalato a Ginny quella sera?” disse Harry.

“Assolutamente no, te lo dirà lei se vuole!” rise Hermione.

Peccato che nemmeno lei glielo abbia voluto dire.

 

 

L'espresso per Hogwarts arrivò con mezz'ora di ritardo vista l'interruzione da parte dei dissennatori, cercavano Sirius Black, ma ottennero solo di far svenire Harry. Incredibilmente la notizia aveva già fatto il giro di tutti gli studenti perché appena sceso dal treno tutti gli chiesero come stava e i Serpeverde lo presero in giro.

Stavano per salire sulle carrozze che portano ad Hogwarts quando Harry notò Ginny dietro di loro.

“Ciao Gin” la salutò.

'Gin? Non la aveva mai chiamata così' si sentì strano nonostante gli fosse venuto così naturale.

“Ciao Harry” rispose lei facendogli un veloce occhiolino mentre saliva nella carrozza davanti alla sua, i suoi amici che la seguivano cercarono di contenere una risata.

“Ma cosa ho detto?” chiese Harry salendo con Ron ed Hermione sulla carrozza.

Hermione gli lanciò un'occhiataccia d'intesa come per dire 'Come tu hai raccontato a me...'. Mentre Ron ingenuo come sempre rispose serenamente.

“Lascia stare amico, quella storia del dissennatore presto se la dimenticheranno tutti”.

Hermione si colpì la fronte.

 

“Bentornati ad Hogwarts!” disse Silente appena tutti si erano accomodati nella spaziosa Sala Grande.

“Vorrei rendervi al corrente dei recenti cambi del corpo insegnanti. Dopo un'inspiegabile perdita di memoria” e qui fece un impercettibile cenno ad Harry e a Ron “il Professor Allock verrà sostituito dal Professor Remus Lupin”.

Silente si fermò per lasciar finire l'applauso.

“Inoltre, il predente Professore di Cura delle Creature Magiche è andato in pensione, diamo il benvenuto al Professor Rubeus Hagrid”.

Harry applaudì più forte che poté, cercò lo sguardo di Hagrid che gli fece un gran sorrisone.

“Detto questo, vi devo chiedere di prestare molta attenzione quando uscirete dal castello. Il Ministero ha posto a vostra difesa i dissennatori per proteggervi e cercare il ricercato Sirius Black. Loro non vi faranno del male, ma sappiate che non si faranno problemi ad attaccarvi se vi troverete tra loro ed il loro obbiettivo”.

Il Silenzio calò nella Sala.

“Ma ora, diamo inizio al banchetto”.

Silente fece un movimento leggero con la bacchetta ed i lunghi tavoli si riempirono di cibo e bevande a volontà.

Harry non poté far a meno di sorridere, era tornato a casa.

 

 

Quella sera nella Sala Comune di Grifondoro c'era grande eccitazione, tutti gli studenti chiacchieravano rumorosamente dopo un'estate di lontananza.

“Secondo voi come sarà Hagrid come insegnante?” chiese Ron disteso su un divano.

“Non lo so sinceramente” disse Hermione “lo scopriremo domani”.

“Miseriaccia, ma sai già a memoria il nostro orario?”.

“Certo” disse Hermione impettita.

Ron ed Harry si guardarono sorridendo.

“Sono certo che sarà fantastico” disse Harry.

Tuttavia pensare ad Hagrid che spiegava qualcosa ad una quarantina di studenti faceva un po' ridere effettivamente, con i suoi modi non sarebbe andato a genio a tutti.

Harry trasalì pensando ad un altro professore che aveva incontrato la mattina.

“Ma non è che il Professor Lupin ha sentito quello che ci siamo detti oggi?” chiese Harry preoccupato.

“Anche se fosse, non abbiamo detto nulla di illegale” disse Ron sereno.

Hermione si mise a ridere.



Note finali:
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia, si inizia una nuova era! Lasciate pure una recensione con i vostri suggerimenti per il futuro!
 

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Capitolo 12
*** 11. Posso? Devi. ***


 

 

 

11. Posso? Devi.

 

 

 

Ginny stava facendo distrattamente colazione, aveva dormito poco, per tutta la notte Demelza le aveva fatto mille domande riguardo Harry, come baciasse, cosa si fossero detti, cosa aveva provato. Ginny provò a rispondere in modo oggettivo ma trovava che fosse molto difficile esprimere i suoi pensieri, nonostante nella sua testa fossero cristallini come l'acqua quando dovevano passare dalla bocca si intorbidivano con delle difficoltà comunicative di ogni genere.

Afferrò una porzione di pudding e se la avvicinò, quasi non si accorse dell'arrivo dei suoi amici.

“Sei carica per la prima lezione?” le chiese Colin fotografando per l'ennesima volta la Sala Grande.

Ginny borbottò qualcosa che nemmeno lei comprese.

“Io si!” esclamò Demelza per nulla provata dalle poche ore di sonno “ho controllato, pare che abbiamo Incantesimi alla prima ora”.

“Si inizia con il botto” rise Ritchie sedendosi accanto a loro.

Ginny seguì a malapena i loro discorsi, fu solo dopo una doppia tazza di caffè che iniziò ad essere più partecipe con l'universo attorno a lei.

Harry, Ron ed Hermione erano arrivati proprio in quel momento.

“Ciao ragazzi” li salutò Hermione superandoli per sedersi qualche posto più in là.

“Oh Gin” disse Harry accorgendosi della sua presenza, anche lui doveva aver dormito poco.

'Gin? E' la seconda volta che mi chiama così, è strano... mi piace però'.

“Si?” disse lei alzando lo sguardo dalla sua tazza.

“A che ora finisci le lezioni oggi?” chiese tranquillo.

'Ma che diamine stai facendo? Fare queste domande davanti a tutti! Alla faccia del basso profilo'.

Harry dovette realizzare lo stesso pensiero di Ginny tant'è che con un sobbalzo chiarì subito l'intento della domanda.

“No, ecco, vedi... oggi il Campo da Quidditch è libero, visto che volevi allenarti con me se hai voglia possiamo andare oggi pomeriggio” disse tutto d'un fiato.

Harry la guardò speranzoso, Ginny non capiva se fosse una speranza di ricevere una risposta affermativa o di non essere stato frainteso da Ron che lo stava guardando mentre mangiava.

Ginny rise.

“Certo! A me va benissimo, noi finiamo...” disse voltandosi verso Demelza.

“Oh...” rispose lei che si era incantata ad ascoltare Harry “alle tredici, un primo giorno leggero”.

“Perfetto!” disse Harry felice allontanandosi “ah... e buone lezioni” disse a tutti.

Ginny sorrise lievemente mentre lo osservò sedersi accanto a suo fratello.

Ron lo guardò curioso, fortunatamente un intervento di Hermione aveva distolto la sua attenzione da Harry.

'Chissà se Harry ha detto qualcosa a Hermione' pensò Ginny riflettendo se avesse dovuto dire lei qualcosa ad Hermione.

“Non è giusto” la voce di Ritchie la riportò alla realtà “per le tue amicizie altolocate entrerai prima nella squadra!”.

“Macché amicizie altolocate” rispose Ginny seria.

“Altro che amicizie” rise Demelza.

Ginny le lanciò un'occhiataccia.

“E' solo un allenamento, me lo aveva promesso l'anno scorso, quando si libererà un posto nella squadra farò le prove come tutti!” spiegò immediatamente.

Ritchie sembrò accettare quella risposta.

Colin, l'unico a cui non interessava entrare nella squadra di Quidditch intervenne solo in quel momento.

“Secondo voi potrei avere un autografo di Harry?”

Tutti risero di gusto.

“Cosa ho detto?” chiese Colin confuso.

“Vieni anche tu oggi, prima che io ed Harry iniziamo ad allenarci” disse Ginny “così potrai chiedergli l'autografo”.

Colin fece il sorriso più largo che Ginny avesse mai visto.

 

 

Le lezioni di Harry furono più particolari di quanto si aspettasse, durante Cura delle Creature Magiche Hagrid lo aveva caricato su Fierobecco, il suo ippogrifo. Fierobecco lo aveva portato volando attorno al castello per poi tornare da Hagrid. Draco finì in infermeria dopo aver tentato di avvicinarsi a Fierobecco in modo incauto. Infine a Divinazione la Professoressa Cooman aveva predetto per lui un presagio di morte. In particolare aveva visto sul fondo della sua tazza di té un Gramo, una specie di cane assassino, simile a quello che aveva visto durante l'estate prima di prendere il Nottetempo. Non molto rassicurante.

Harry sperò con tutto se stesso che il pomeriggio gli riservasse qualcosa di meno greve. L'idea di stare un pomeriggio intero solo con Ginny a giocare al loro sport preferito poteva cancellare qualsiasi cosa che era successa nella mattinata.

Harry pranzò in modo frugale in modo da non appesantirsi troppo. Andò negli spogliatoi maschili del campo di Quidditch e indossò la divisa della squadra di Grifondoro.

Uscì all'interno del campo per scaldarsi prima che arrivasse Ginny ma con suo stupore fu accolto dagli spalti mezzi pieni.

Harry non capiva, non c'era nessuna programmazione di eventi per oggi, che ci facevano lì tutti?

“Suppongo sia colpa mia” disse Ginny arrivando di corsa. I capelli rossi le danzavano attorno mentre si dirigeva verso di lui, dopo quella visione poteva perdonare qualsiasi cosa.

“Gin, che succede?” rise lui.

“Beh, ecco, ho detto ad un tuo grande fan che poteva avere un tuo autografo se fosse venuto qui prima del nostro allenamento” spiegò lei “purtroppo altri hanno origliato la nostra conversazione e la voce che saresti stato qui si è espansa, quindi quelli che vedi sugli spalti sono qui più per vedere il salvatore di Hogwarts dal Mostro di Serpeverde che altro”

Harry rise.

“Non un buon modo di non attirare attenzione”.

“Nah..” disse Ginny sorridente “stiamo solo facendo due tiri in porta, inoltre guarda” indicò dei ragazzi sugli spalti.

“Alcuni studiano, altri prendono il sole, molti non sono qui per guardarci, ma per stare in un posto diverso dal solito prima che faccia freddo e ogni tanto buttare l'occhio verso di te” notò saggiamente Ginny.

“Va bene allora, vatti a cambiare, intanto fammi conoscere questo fan”.

Ginny lo indicò in lontananza.

Harry salì sulla scopa e volando raggiunse Colin sugli spalti.

“Ciao Colin!” lo salutò lui.

“C-Ciao!” disse il ragazzo tremante.

“La mia amica mi ha detto che ti devo un autografo, non è vero?”.

“S-si!”.

Colin estrasse una pergamena ed una piuma e le diede ad Harry.

Harry rise sotto i baffi, non poteva crederci di starlo facendo, non era proprio persona da rilasciare autografi, ma lui era un amico di Ginny...

“Ecco fatto” disse lui restituendo penna e pergamena a Colin.

Harry riprese la scopa e volò verso una delle porte dove Ginny lo stava aspettando con la pluffa sotto al braccio.

“Ti sta bene il completo” le disse Harry osservandola.

Ginny fece un giro su se stessa per farsi vedere bene.

I suoi capelli rossi svolazzarono nell'aria confondendosi con la divisa scarlatta creando un turbinio di colore che tolse il fiato ad Harry.

“Grazie ancora, per tutto” disse lei.

“Di nulla, ora non perdiamo tempo, dobbiamo dare uno spettacolo al nostro pubblico, ricordi?” rise lui andando dentro la porta centrale per fare il portiere.

“Facciamo cinque tiri a testa e poi ci cambiamo?”.

Ginny annuì sorridendo felice.

Harry sapeva che a casa non la lasciavano giocare con i fratelli, avere finalmente qualcuno con cui potersi divertire ed allenare doveva portarla veramente al settimo cielo.

Harry mancò il primo tiro, il secondo anche. Con un colpo di fortuna al terzo riuscì a deflettere la pluffa perché andasse a finire fuori dalla porta. Il quarto ed il quinto tiro furono così precisi che Harry non ebbe nessuna speranza di prenderli.

“Diamine Ginny!” disse lui ridendo “va bene che non sono un Portiere, ma tu sei davvero portata!”

Ginny si avvicinò dandogli il cinque.

“Grazie Harry, beh, lo sai, mi sono allenata di nascosto quando potevo alla Tana” rise lei passandogli la palla.

“Beh, se un giorno diventerai una Cacciatrice professionista non mi stupirei!” esclamò Harry esterrefatto.

“Dai, basta con queste lusinghe” rise lei “vediamo cosa sai fare tu invece”.

Era evidente che Harry fosse un Cacciatore migliore di un portiere, ma era altrettanto evidente che fosse un Cercatore ancora migliore.

Di cinque tiri solo quattro andarono nella direzione della porta e solo tre fecero effettivamente goal. Non male, ma aveva fatto peggio di Ginny, Harry non aveva nessun problema a riguardo ma la sua competitività era arrivata alle stelle.

Ginny se ne accorse ed iniziò anche lei ad impegnarsi sempre di più.

I due andarono avanti per ore, solo quando stava per morire annegato nel Lago Nero decisero di fermarsi.

Novantasette a ottantaquattro erano i risultati finali.

“Beh, complimenti davvero” disse Harry stanco ma felice “sei stata davvero bravissima”.

“Grazie Harry, nemmeno tu sei male” rispose facendogli l'occhiolino.

Harry estrasse il boccino d'oro dalla tasca.

“Vediamo se sei una Cercatrice migliore di me?” propose Harry.

Ginny sorrise decisa. “Perché no?”.

Per fortuna Harry poté affermarsi superiore almeno in quel ruolo afferrando per primo il boccino cinque volte su cinque.

Ormai era quasi buio e i due si diressero verso gli spogliatoi.

“Sai, sono andati via tutti” notò Ginny.

Harry si voltò a controllare, tutti gli spalti si erano effettivamente vuotati.

Ginny si avvicinò appoggiandosi alla sua spalla.

Entrambi erano sudati, sporchi, affaticati ma sopratutto felici. Harry si soffermò ad osservarla, i suoi occhi infiammati lo catturarono come sempre. Quelle due perle d'ambra sul suo viso lo stavano scrutando curiose e lui non riusciva fare altro che non rispondere facendo altrettanto.

Harry le accarezzò le guance morbide spostandole i capelli rossi fuoco dal viso.

Le sue labbra si mossero impercettibilmente e sussurrarono qualcosa, non sentì, era troppo distratto.

Ginny si strinse a lui, in quel momento si sentiva trasportato in un altro mondo, come se fosse entrato in un camino con della Metropolvere in mano. Il suo mondo era sottosopra.

Harry la sollevò delicatamente prendendola in braccio, Ginny avvolse le sue gambe dietro la schiena del maghetto.

“Posso?” chiese lui affondandole una mano nei capelli profumati.

“Devi”.

Per la prima volta consapevolmente, Harry si avvicinò al viso stupendo della ragazza, le loro labbra si appoggiarono le une sulle altre intrecciandosi morbidamente.

Ginny aprì leggermente la bocca, Harry fece lo stesso. Le lingue si incrociarono brevemente ed inesperte prima che il bacio si dissolvesse. Erano come ubriachi, senza che nessuno dei due avesse mai bevuto alcolici potevano comunque affermare sicuri di essere ubriachi.

“Questo è un bacio” ansimò Ginny riavvicinandosi per averne un altro, un altro ed un altro ancora.

I due continuarono per chissà quanto tempo affinando l'acerba tecnica. Alla fine i loro baci erano più coordinati ed affiatati che mai, una danza con qualcuno che stavi imparando a conoscere.

Harry non la aveva ancora fatta scendere, continuava a sostenerla tra le braccia, non voleva lasciarla andare, sapeva che se l'avesse fatto sarebbero tornati al castello e tutto sarebbe tornato esattamente com'era prima.

Ginny sembrò leggergli nel pensiero e gli diede un bacio sulla guancia.

“Possiamo tornare qui quando vogliamo” disse lei.

“Tra un po' inizieranno gli allenamenti delle vere squadre” rispose “il campo non sarà quasi mai libero”.

“Troveremo un buco nelle prenotazioni per fare due tiri in porta”.

Consolato Harry la appoggiò delicatamente a terra.

“Ci vediamo qui tra dieci minuti” disse Ginny andando verso lo spogliatoio femminile.

“Va bene” disse Harry un po' deluso, avrebbe voluto un altro ultimo bacio prima di prepararsi a tornare al castello.

 

 

 

 

Note finali:

Grazie di essere arrivati fino a qui. Vi spoilero che il prossimo capitolo sarà molto introspettivo incentrandosi su un importante discorso che va affrontato obbligatoriamente.

 

Buona Lettura

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Capitolo 13
*** 12. Parole ***


 

 

 

12. Parole

 

 

 

Harry si svegliò di soprassalto, aveva appena fatto un altro incubo. Si sfiorò la cicatrice sulla fronte, stava come bruciando, ormai succedeva abbastanza di frequente. Aveva sognato il volto di Voldemort, quello che aveva visto sulla testa di Raptor, tramutarsi nel Gramo. Harry si sollevò dal letto sudato, non voleva più starsene lì.

Ron russava profondamente ed allo squillare della sveglia mancava ancora qualche ora.

Harry si alzò dal letto, non sarebbe più riuscito a dormire, e camminando in punta dei piedi per non far rumore raggiunse l'uscita del dormitorio dopo aver preso il libro di Trasfigurazione. Avrebbe studiato nella Sala Comune, un ottimo modo di essere produttivo, alla faccia di Hermione.

Harry scese dalle scale del suo dormitorio ancora in pigiama e si avvicinò al tavolo davanti alla finestra della Sala Comune, fuori era ancora buio, il panorama che di solito si poteva ammirare da lì doveva ancora fare la sua apparizione.

“Lumos” sussurrò Harry con la bacchetta in mano.

Dalla punta della bacchetta una sfera di luce si formò immediatamente.

Appena il tavolo fu illuminato Harry quasi cadde dallo spavento, c'era qualcuno già seduto lì.

“Ginny?” chiese afferrandosi il petto.

“Harry?” rise lei osservando divertita la faccia stralunata di Harry.

“Che diamine ci fai qui?” chiese lui mettendosi a sedere ancora con il cuore a mille.

“Nulla di che, non riuscivo a dormire”.

“Da quanto sei qui?” chiese lui osservandola. Anche lei indossava ancora il pigiama.

“Non lo so, un po'”.

Harry le diede un bacio sulla guancia.
“E tu che ci fai qui?” chiese lei girandosi a guardarlo.

“Un incubo” tagliò corto.

Ginny annuì. Era forse l'unica persona al mondo che riusciva a capirlo al volo in quel modo.

“Ti lascio studiare” disse lei facendo per alzarsi.

“No” disse Harry afferrandole delicatamente ma deciso la mano “studierò dopo”.

Ginny si rimise a sedere con un sorriso malinconico.

“C'è qualcosa che non va?” chiese Harry.

Ginny scosse la testa. Harry rimase incantato dalla chioma rossa che si mosse in onde ipnotizzanti.

“Lo so che sei tosta Ginny” disse lui accarezzandole il viso “ma se mai volessi parlare di qualcosa, qualsiasi cosa io sono qui e ti ascolto volentieri, senza giudizi e senza commenti”.

“Grazie” rispose lei appoggiandosi alla sua spalla.

Rimasero in silenzio per qualche minuto a guardare fuori da quella finestra buia. Si dissero molto senza dirsi nulla. In quell'istante Harry capì di essersi innamorato esattamente come ci si addormenta; lentamente e poi tutto d'un colpo.

“Ogni tanto ripenso a quello che è successo l'anno scorso” iniziò Ginny “di come ad un certo punto non fossi più consapevole di me stessa, di come il mio corpo avesse smesso di appartenermi. A volte mentre dormo sogno di perdermi di nuovo in quel modo, di fare cose orribili senza nemmeno saperlo, avrei potuto uccidere qualcuno, un mio amico...” sospirò a bassa voce.

“Gin... non è accaduto nulla...”.

“Per fortuna, ma sarebbe potuto benissimo accadere. Sono stata la causa di tre pietrificazioni, tutte e tre potevano diventare benissimo assassinii se non per delle circostanze fortuite” disse ancora più piano.

Harry rimase in silenzio, non sapeva cosa dire, ogni parola a cui stava pensando sembrava di troppo.

“Lo so che sei stato un eroe a salvarmi, ma non posso fare a meno di pensare al fatto che non ci sarebbe stato bisogno di questo tuo sacrificio se non fossi stata così... stupida. Sei quasi morto Harry quella sera, il Basilisco ti aveva morso e non potevo fare nulla per aiutarti...” la sua voce era diventata quasi impercettibile.

“Non importa” disse Harry “io non ti ho...”

“Importa a me” lo interruppe Ginny scostandosi da lui.

“Scusa, hai ragione” disse guardandola negli occhi “ti capisco Gin, dico sul serio. Da quando sono arrivato qui non ho fatto altro che chiedermi perché sono così simile a Voldemort, perché parlo il Serpentese, perché il cappello parlante voleva mettermi in Serpeverde e perché a volte mi sembra di essere nella sua testa. Anche sta notte lo ho sognato... è come se fossimo legati da una sorta di maledizione o qualcosa del genere. Ne ho anche parlato con Silente... lui mi ha solo detto che c'è un motivo per tutte queste similitudini anche se non sa quale, tuttavia mi ha spiegato che sono le nostre scelte a determinare chi siamo, non le nostre origini o i nostri errori. Gin, io non so cosa vuol dire quello che hai provato tu, so però cosa vuol dire affrontare Voldemort, posso garantirti che è proprio così che lui vuole che ci sentiamo, deboli e soli. Sei tu che devi scegliere come reagire ora, tu sei forte, non lasciare che Voldemort continui a dominare la tua vita anche dopo che ha smesso di possederti...”.

Ginny sospirò, lo stava guardando intensamente.

“Hai ragione Harry, lo so che è così. Solo che non riesco a non pensarci, tutto qui”.

“Ti capisco, anche io penso spesso ai miei genitori, è normale. L'importante è sapere andare avanti senza farsi condizionare tutta la vita da questo. Quando ho questi pensieri cerco di sfogarmi il più possibile così poi posso riprendermi” la consolò Harry.

Stava realizzando solo ora quanto loro due fossero due gocce d'acqua, non di aspetto chiaramente (lei era molto più attraente di lui), ma ogni esperienza, pensiero ed idea sembravano condividerla quasi alla perfezione.

“Grazie Harry” disse lei arruffandogli i capelli “scusa se ogni tanto sono triste”.

“Non scusarti, non farlo mai”.

Ginny si sdraiò sulla sedia appoggiando la testa sulle gambe di Harry. Lui iniziò ad accarezzarle lentamente i capelli con una mano e con l'altra la sosteneva per non farla scivolare per terra.

Harry stava iniziando a capire quanto Voldemort fosse costato e non solo a lui. Aveva tolto a Ginny il suo corpo, aveva sterminato chissà quante altre famiglie magiche e babbane oltre alla propria.

Ginny chiuse gli occhi lasciandosi fiduciosa completamente alle cure di Harry.

“Nox” disse lui facendo spegnere la bacchetta, erano tornati al buio.

L'unica sensazione che Harry aveva nelle tenebre era il tatto, i capelli morbidi di Ginny che scorrevano come seta tra le sue dita e la calda schiena di lei sotto la quale aveva messo la mano per sorreggerla.

“Anche tu puoi parlarmi di quello che vuoi” disse Ginny “siamo due introversi, lo so bene che è difficile, ma quando vorrai ci sono”.

“Lo so Gin” rispose lui abbassandosi per baciarla in fronte, ma in quel momento non aveva nulla da dire, solo il fatto di aver consolato Ginny lo aveva in qualche modo fatto sentire meglio anche per le sue ansie, come se avesse parlato ad entrambi.

“Anche perché...” aggiunse lei ridendo a bassa voce “se qualcuno vuole farti male deve passare sul mio cadavere!” Ginny a questo punto fece un gesto che nel buio Harry interpretò come tendere i muscoli del braccio.

Harry faticò a trattenere una risata che nel silenzio della notte sembrò attraversare tutto il castello.

“Shh” disse Ginny ridendo mettendogli un dito sulle labbra “sveglierai tutti!”.

“E tu non farmi ridere allora” disse Harry spostandole il dito.

Ginny gli accarezzò la guancia, a Harry venne istintivo intrappolarle la mano tra il viso e la spalla cercando di carpirne tutto il calore e l'affetto possibile.

“Io penso spesso ai miei genitori” disse Harry tutto d'un tratto “non li ho mai conosciuti ma sento comunque la loro mancanza di tanto in tanto”.

Ginny non disse nulla, Harry non voleva che rispondesse e lei lo aveva capito perfettamente. La Grifondoro si limitò a sollevarsi ed abbracciarlo.

Harry la strinse a sua volta appoggiandole la testa sulla spalla.

Dopo svariati secondi eterni Harry le sussurrò.

“Vuoi vedere una cosa incredibile?”.

In una manciata di secondi Harry era salito in dormitorio ed era tornato brandendo il mantello dell'invisibilità.

“Wow, non lo avevo mai visto prima” dissi Ginny mentre se lo avvolsero attorno.

“Seguimi, attenta a non inciampare sul mantello”.

I due uscirono dalla Sala Comune e girarono per corridoi e scalinate che Ginny non aveva mai visto, arrivarono davanti ad una porta del sesto piano.

“Entriamo” disse Harry.

“Alohomora” sussurrò puntando la bacchetta sulla serratura.

“Dove siamo?” bisbigliò Ginny emozionata.

“Adesso vedrai, avevo scoperto questa cosa nel primo anno, dopo Silente la aveva spostata ma cercando la Camera dei Segreti l'anno scorso l'ho ritrovata”.

“Ma di che parli Harry?” chiese Ginny curiosa.

Harry rimosse il mantello dell'invisibilità e afferrandole la mano la condusse davanti ad uno specchio.

“Ma è uno specchio normalissimo” disse Ginny osservandolo da lontano.

“No, si chiama Specchio dei Erised, ti mostra ciò che più vuoi al mondo” spiegò Harry “solo per la persona più felice della terra funzionerebbe come un semplice specchio”.

Harry si posizionò davanti.

“Per esempio io vedo me stesso assieme ai miei genitori”.

Come disse queste parole vide sulla superficie dello specchio sua mamma e suo papà raggiungerlo. Harry si sentì immediatamente meglio, anche se sapeva che non doveva stare troppo con quell'oggetto ogni tanto non poteva rinunciare ad usarlo.

“Vieni Gin” disse facendole segno con il braccio “cosa vedi?”.

Ginny rimase in silenzio.

“Sono io che gioco a Quidditch professionalmente e...” si interruppe.

“E..” incalzò Harry curioso.

“Ci sei anche tu accanto a me”.

Harry sorrise e le afferrò la mano.

“Grazie Harry” disse lei “di tutto”.

 

I due tornarono di corsa nella Sala Comune, non dovevano sparire per troppo tempo. Arrivarono appena in tempo per godersi l'alba dalla finestra davanti al tavolo dove si erano messi prima.

La luce dell'aurora aveva acceso di colore il panorama, l'acqua del Lago rifletteva come uno specchio la grossa palla rossa che sorgeva nel cielo arancione.

“E' davvero bello” commentò Ginny.

Harry si limitò ad osservarla, era così distratta dalla vista attraverso la finestra che nemmeno si era accorta che si era avvicinato per un bacio. Appena si rese conto del gesto di Harry ,Ginny si buttò tra le sue braccia ed iniziarono a scambiarsi baci via via più lunghi e profondi. Si erano sdraiati sul divano per potersi coccolare più comodamente, non erano passati nemmeno dieci minuti che sentirono dei passi scendere dai dormitori.

“Shh” disse Ginny accorgendosene immediatamente.

Harry corse a prendere il mantello dell'invisibilità che aveva lasciato sulla sedia e vi ci si avvolse assieme a Ginny.

“E' Neville” sussurrò Harry.

Il ragazzo stava scendendo mentre sbadigliava le scale, si stava guardando distrattamente attorno quando notò il libro di Trasfigurazione di Harry che era rimasto sul tavolo.

Neville lo afferrò curioso e aprì la prima pagina.

“Deve aver letto il tuo nome” disse Ginny leggermente divertita.

Neville risalì le scale con il libro in mano.

“Me lo sta riportando” disse Harry spaventato “ma quando salirà noterà che non ci sono, Ron si sveglierà e sarà una tragedia”.

“Tranquillo, ragioniamo” disse Ginny analitica “ci sono! Io rimango sotto il mantello, tu rimani sul divano, quando Neville tornerà giù per capire che cosa stia succedendo basta che tu ti alzi e gli dici che non riuscivi a dormire e quindi eri sceso qui”.

“Perfetto Gin, però è meglio se tu tieni il mantello e torni nel tuo dormitorio, così siamo sicuri che non ci siano problemi”.

Harry non aveva nessuna preoccupazione ad affidare a Ginny il mantello di suo padre, sapeva perfettamente che se c'era qualcuno che avrebbe avuto cura delle sue cose quella era lei.

“Va bene” disse Ginny dandogli un ultimo bacio.

Come predetto dalla ragazza dopo qualche secondo Neville tornò giù assieme a Ron ed a Seamus.

Harry si sollevò dal divano come da programma e li salutò come nulla fosse.

“Ma che ci fa qui amico” disse Ron assonnato “Neville mi ha svegliato dicendomi che eri sparito”.

“Tranquilli ragazzi, ero qui, non riuscivo a dormire”.

Harry guardò dietro le spalle dei suoi compagni e vide che sulla scalinata che porta ai dormitori Ginny si era tolta il mantello per fargli un occhiolino sorridente.

Harry sorrise involontariamente.

Ron, Neville e Seamus si voltarono per capire cosa stava succedendo ma Ginny era già rientrata nel suo dormitorio.

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Capitolo 14
*** 13. Mollicci ***


 

 

 

13. Mollicci

 

 

“Voglio che ripetiate dopo di me” disse serenamente Lupin.

Harry trovava le sue lezioni rilassanti, dopo due terribili professori averne uno competente era come una ventata di aria fresca.

“Riddikulus” li istruì il professore.

“Riddikulus” ripeté meccanicamente tutta la classe in coro.

“Benissimo, ora voglio che formiate una fila ordinata. Quello che sto per mostrarvi è un Molliccio, qualcuno ha idea di che creatura sia?”.

La mano di Hermione si levò in aria prima che Lupin finisse la frase.

“Ma quando diamine è arrivata?” gli sussurrò Ron. Effettivamente nemmeno lui la aveva vista arrivare.

“Si, signorina Granger” disse il professore.

“Il Molliccio è una creatura magica senza forma propria, assume l'aspetto che rappresenta la più grande paura di chi lo incontra” disse Hermione tutto d'un fiato.

“Benissimo” disse Lupin soddisfatto “dieci puniti a Grifondoro”.

“Ora voglio che sappiate che quello che vedrete è solo un'imitazione delle vostre paure, siete al sicuro. Ora, ciò che sconfigge un molliccio sono le risate, quindi quello che dovrete fare è immaginare una versione ridicola del vostro molliccio, tutto chiaro?”.

Lupin si avvicinò a Neville, il primo della fila e gli sussurrò qualcosa nell'orecchio.

Una volta liberato il molliccio prese immediatamente forma di Piton.

Neville esclamò “Riddikulus” agitando la bacchetta.

Improvvisamente Piton stava indossando vecchi abiti da donna ed un cappello con un uccello impagliato.

“Benissimo Neville!” rise Lupin “il prossimo”.

Gli studenti si susseguirono nell'affrontare la creatura.

Per Padma il molliccio era un serpente, per Ron era chiaramente un ragno gigante, per Hermione un esame non superato.

Dopo un po' fu il turno di Harry. Era curioso di sapere quale fosse la sua paura più grande, forse Voldemort? Un dissennatore? Non ne aveva idea, era quasi eccitato all'idea di scoprirlo.

Lupin lo stava osservando con attenzione, evidentemente pure lui era curioso di sapere cosa sarebbe successo.

Harry avanzò davanti a tutti, in un secondo il molliccio si accasciò a terra e prese la forma di...

Il cadavere di Ron.

Harry rimase a bocca aperta, come avrebbe potuto far diventare ridicola questa scena? Come poteva se sentiva il magone alla gola solo a vedere il corpo esanime del suo migliore amico.

Non fece nemmeno a tempo a prendere la bacchetta che il molliccio cambio forma, era il cadavere di Hermione.

Harry fece un passo indietro, non stava più ragionando, avrebbe solo voluto andarsene,correre.

Il molliccio cambiò ancora, il corpo di Ginny.

Harry poteva sentire le sue mani tremare attorno alla bacchetta che era diventata improvvisamente troppo pesante per essere sollevata.

Il cadavere della ragazza era steso ai suoi piedi con un rivolo di sangue che le usciva dalla bocca, il volto contorto in una smorfia di dolore. Harry si guardò attorno in uno stato di confusione completa.

Dietro di lui la classe mormorava incessantemente.

Lupin si fece avanti, passò oltre a Harry ed il molliccio divenne un disco d'argento avvolto in una coltre scura.

“Riddikulus” disse lui. Il molliccio divenne un palloncino bianco sgonfio.

Il professore si girò verso la classe.

“La lezione è terminata” annunciò tra lo scontento generale “mi dispiace”.

Harry ci mise un secondo a decifrare le parole dell'insegnante, quando fu certo di aver capito correttamente si avviò verso l'uscita oltre la quale Ron ed Hermione lo aspettavano.

“Harry” lo richiamò Lupin “posso rubarti due minuti?”.

“Si” rispose meccanicamente ancora un po' sconvolto.

“Signorina Granger, signor Weasley, se volete potete entrare anche voi” disse il Professore chiudendogli la porta alle spalle.

Harry si sedette su una sedia davanti alla cattedra, Hermione gli afferrò la mano mentre Ron rimase in disparte.

“Harry, mi dispiace per prima” disse Lupin “non avevo idea... ho sbagliato, non avrei dovuto fartelo fare davanti a tutti”.

“Io pensavo sarebbe diventato...” iniziò Harry guardandosi la punta delle scarpe.

“Voldemort, anche io” concluse il Professore.

Era uno delle prime persone oltre a Silente a cui aveva sentito dire Voldemort senza esitazione.

Harry annuì.

“Invece hai dimostrato che la cosa che temi di più è perdere chi ti sta attorno e non il pericolo diretto per la tua vita, è molto, molto onorevole Harry” disse Lupin sedendosi sulla cattedra “se ti può consolare quando un molliccio assume forme come quelle di prima sono difficilissime se non impossibili da sconfiggere”.

“Non di molto conforto, signore” abbozzò un sorriso.

“Immaginavo” disse Lupin “Ho riconosciuto la signorina Granger ed il signor Weasley, ma la terza persona... la signorina Weasley del secondo anno?”.

“Mia sorella, professore” disse a bassa voce Ron.

Lupin annuì “Capisco”.

“Beh, signorina Granger e signor Weasley, è evidente che siete molto legati al signor Potter, per questo vi ho permesso di restare. Harry spero non ti abbia dato fastidio”.

“No signore” confermò.

“Bene, se non ci sono altre cose direi che potete andare”.

“Professore” chiamò Harry “non sono comuni i mollicci vero?”.

Lupin sorrise.

“No Harry, non lo sono”.

I tre ragazzi si alzarono.

“Arrivederci” salutarono Lupin.

Camminarono in silenzio per qualche metro.

“Diamine Harry” disse Ron.

'Ecco, ora mi farà la ramanzina per Ginny, è addirittura geloso delle mie paure!'

“Vedere noi... così... fa venire i brividi” finì l'amico.

“Già”.

“Harry, mi dispiace così tanto” gli disse Hermione stringendogli le spalle.

“Non fa nulla ragazzi, non pensiamoci più” disse senza riuscire a togliersi dalla testa i loro cadaveri senza vita.

“Non è facile” disse Ron “e poi, Ginny?”.

'Ci siamo, la resa dei conti. Proprio ora doveva succedere?'.

“Amico, quella Camera dei Segreti ti ha sconvolto” concluse Ron scuotendo la testa senza capire la verità.

Hermione tirò un sospiro di sollievo.

“Dai, abbiamo un'altra lezione ora” disse Hermione cercando di cambiare discorso.

 

 

 

“Signorina Weasley, cosa sta facendo? Sta forse cercando di ucciderci tutti o sta cercando di imbarazzare i Grifondoro? In ogni caso ci sta riuscendo egregiamente” chiese Piton insofferente mentre la osservava inserire le foglie di Dittamo nella sua pozione.

“Professore?” chiese senza capire.

“E' evidente che le sue distrazioni non le permettono di concentrarsi” disse lentamente, sembrava quasi poterle leggere la mente, era spaventoso.

“Professore, non sono distratta” si difese Ginny “è scritto sul libro di inserire tre foglio di Dittamo a questo punto della preparazione”.

“E' vero, ma se usasse un po' di quel suo cervello avrebbe notato che lo deve fare dopo che la pozione è diventata lillà chiaro, il suo intruglio è ancora lillà e basta”.

Ginny osservò la sua pozione, era evidentemente lillà chiaro, Piton voleva solo sfogarsi con lei.

“Professore, è sicuro di non essere daltonico?” disse Ginny cercando di apparire sincera e senza malizia.

“Trenta punti in meno a Grifondoro!” disse Piton allontanandosi senza distogliere lo sguardo da lei.

Ginny poteva sentire la sua robbia bollirle nelle vene, avrebbe voluto lanciargli una provetta!

“Ma Professore!” cercò di contestare.

“Quaranta punti in meno” disse in un ghigno.

Ginny si arrese.

“Che antipatico che è” bisbigliò Demelza accanto a lei.

“Lasciamo perdere...” sbuffo Ginny inserendo le foglie di Dittamo.

“Secondo te ce l'ha con te perché sei 'amica' di Harry?” chiese mescolando la pozione.

“Non ne ho idea” rispose Ginny sistemandosi i lunghi capelli che le erano sfuggiti dalla coda “so solo che si diverte a essere cattivo con noi Grifondoro”.

Piton si avvicinò alla pozione viola scuro di Astoria.

“Complimenti signorina Greengrass, cinquanta punti a Serpeverde!”.

Demelza sbuffò rumorosamente provocando lo sguardo penetrante di Piton nella loro direzione.

Fortunatamente la lezione era terminata e poterono uscire da quell'aula infernale.

“Per Merlino” disse Ritchie “è una tortura questa”.

“Puoi dirlo forte” rispose Ginny “abbiamo un'ora buca ora?”.

“Si” rispose Colin “infatti io devo andare in guferia, dovrei aver ricevuto un nuovo rullino per la macchina fotografica!”.

“Va bene, io torno alla Sala Comune, sono distrutta” annunciò Ginny allontanandosi furente per l'ingiustizia subita.

Era appena arrivata al terzo piano quando incrociò Harry, Ron ed Hermione.

“Ciao ragazzi... perché quelle facce funeree?” chiese confusa.

“Abbiamo appena finito una lezione di Difesa Contro le Arti Oscure” disse Hermione a bassa voce.

“Non può essere andata così male, Lupin è un ottimo professore... Harry stai bene?” chiese Ginny vedendolo diverso dal solito.

“Gin...” non fece a tempo a rispondere che furono interrotti.

“Potter!” rise la voce di Draco vedendoli nel corridoio “prima svieni sul treno, ora hai addirittura fallito nel fare un incantesimo base perché hai visto i tuoi sudici amichetti morti?” disse battendo il cinque a Goyle soddisfatto.

'Ma di che diavolo sta parlando?'.

“Malfoy, smettila” disse Ron facendosi avanti.

“Bravo Potter, fatti difendere dal tuo esercito di accattoni!” rise Draco.

Il sorriso sul suo volto non fece a tempo a sparire quando fu colpito da un lampo rosso partito dalla bacchetta di Ginny. Il corpo come senza peso di Draco volò diversi metri indietro andando a sbattere sul muro prima di accasciarsi a terra.

“Grande!” sorrise Ron dandole una pacca sulla spalla.

“Draco, vedi di smammare” disse Ginny mentre si stava alzando con l'aiuto di Tiger e Goyle “magari vai a chiamare il tuo papino”.

“Come osi...” bofonchiò Draco tenendosi il braccio ferito da Fierobecco.

Ginny gli puntò nuovamente la bacchetta addosso.

Draco alzò le mani e scappò a gambe levate.

“Gin, sei fantastica” disse Harry sorridendo appena.

“Grazie” disse Ginny facendo un inchino profondo “ma si può sapere che è successo?”.
“Non qui” disse Hermione.

“Ormai lo sapranno comunque tutti” osservò Ron “d'altronde come lo sapeva Malfoy...”.

I tre gli raccontarono la storia della lezione con Lupin, Ginny non poté fare a meno di mettersi le mani davanti alla bocca dallo stupore e osservare Harry negli occhi.

“Harry...” disse a racconto finito “mi dispiace”.

Ron la guardò storto, che avesse capito? Si sarebbe arrabbiato? Avrebbe approvato? Avrebbe picchiato Harry?

Non poté nemmeno formulare una risposta nella sua testa che furono raggiunti dalla Professoressa McGranitt.

“Ragazzi!” strillò avvicinandosi correndo “è vero quello che mi ha detto il signor Malfoy?”.

“Si” disse Ginny consegnandosi.

“Signorina Weasley! Da lei non me lo sarei mai aspettatta...”.

“No professoressa, sono stato io” disse Harry “è stata colpa mia, Draco mi ha provocato ed ho reagito di istinto”.

La McGranitt lo guardò quasi dispiaciuta di doverlo punire.

“Signor Potter...”

“Professoressa McGranitt, ma quel Malfoy aveva preso in giro Harry per quello che è successo a lezione del Professor Lupin!” disse Hermione cercando di difendere il difendibile.

“Ho sentito il mio nome?” disse Lupin avvicinandosi.

“Oh, Remus, grazie a Merlino sei qui” disse la McGranitt “il signor Potter ha fatturato il signor Malfoy per aver detto qualcosa riguardo la sua lezione, può essere?”.

“Temo di sì” disse Lupin osservando Ginny “lo capisco, ma non per questo non deve passare impunito, se mi concede, propongo che Harry sconti la punizione con me nel mio ufficio, diciamo venerdì dopo le lezioni”.

La McGranitt lo guardò per un secondo prima di acconsentire.

“Signore” disse Harry “venerdì c'è la partita di Quidditch”.

“Allora facciamo sabato mattina, ti va bene Harry?”.

“Si signore”.

“E allora direi che qui non c'è altro da fare, dopo di lei” disse Lupin alla McGranitt dopo aver fatto un sorriso impercettibile ai ragazzi.

“Ci è mancato poco” disse Ron ridendo “quel Lupin è fantastico”.

“Ho comunque una punizione” disse Harry.

“Ma non lo hai visto? Mi stupirei se ti facesse restare per più di cinque minuti nel suo ufficio” disse Hermione.

“Harry...” li interruppe Ginny “perché ti sei preso la mia colpa?”.

'Non è giusto, non è giusto che Harry sia incolpato anche delle mie azioni!'.

Harry fece spallucce.

“Draco ce la aveva con me” rispose lui guardando un punto imprecisato davanti a lui.

“Quel Draco!” sbuffò Ron “la prossima volta che lo becco...”.

“Non dire scemenze Ron!” lo ammonì Hermione.

Ginny mise via la bacchetta.

“Dai, andiamo in Sala Comune, ci serve un po' di relax ora, sopratutto a te Harry, siamo tutti vivi e vegeti ed in più ti vogliamo bene” disse sincera.

'Forse più di bene, forse quello che mi mette sottosopra lo stomaco ogni giorno è qualcosa di più, di più grande...'.

Harry la guardò negli occhi per una frazione di secondo, loro due sarebbero stati capaci di avere intere conversazioni solo guardandosi negli occhi, verde contro ambra.

“Si, hai ragione” disse Hermione afferrando Harry per il braccio “andiamo via”.

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Capitolo 15
*** 14. Hogsmeade ***


 

 

 

14. Hogsmeade

 

 

 

La partita di Quidditch quel venerdì fu un disastro totale, dopo soli venti minuti dei dissennatori erano entrati nel campo e avvicinandosi ha Harry lo fecero svenire. Riuscì a salvarsi dalla caduta solo grazie all'intervento di Silente, mentre per la sua scopa non ci fu nulla da fare, era stata ridotta a brandelli dal Platano Picchiatore.

Il giorno seguente, appena dopo essere uscito dall'infermeria, era dovuto andare nell'ufficio di Lupin per scontare la punizione. Per fortuna più che una punizione è stata una lezione su come creare un incanto Patronus, un incantesimo difensivo contro i dissennatori. Certo, dovette allenarsi senza potersi esercitare su un dissennatore, ma alla prossima occasione avrebbe almeno provato a reagire invece di svenire davanti a tutti come le ultime volte.

Ovviamente Draco non poté non rimarcare come e con che fragilità Harry abbia perso i sensi. Era evidente che non avesse imparato nulla dalla lezione di Ginny, ci sarebbe stato tempo per quello.

Il weekend sarebbe stato almeno in parte salvabile se avesse potuto andare ad Hogsmeade come si apprestavano a fare tutti, ma siccome i suoi zii non gli avevano firmato il permesso fu costretto a rimanere solo nel castello. I suoi amici gli avevano proposto di rimanere con lui ma non sarebbe stato giusto che perdessero un'occasione di svagarsi solo per colpa dello zio Vernon.

Stava portando le sue deluse membra nella Sala Grande, magari avrebbe trovato qualcosa da fare mentre aspettava che tutti tornassero ma fu bloccato da Fred e George.

“Mi dispiace” disse lui tirando dritto “oggi non ho voglia di scherzi”.

“Oh Fred, oggi Harry non ha voglia di scherzi” rise George.

“Beh, è veramente un peccato visto che proprio per non vederlo così distrutto da un weekend rovinato stavamo per offrirgli la chiave per andare a Hogsmeade” disse Fred fingendosi distaccato.

Harry si voltò verso di loro, avevano catturato la sua attenzione.

“Eh già!” disse Fred “vieni qui Harry, non dobbiamo farci vedere”.

Si spostarono in un angolino buio del corridoio.

“Siamo orgogliosi di darti questa!” disse George estraendo una pergamena ingiallita.

“Un vecchio straccio?” chiese Harry pentendosi di avergli creduto.

“Un vecchio straccio? Sentito George? La fonte della nostra fortuna viene sminuita!” rise Fred.

“No Harry, è una mappa” spiegò George “toccala con la bacchetta e dì, 'giuro solennemente di non avere buone intenzioni'. Vedi? Ora è una mappa”.

Harry la osservò stupito, poteva vedere tutta Hogwarts, in più c'erano dei pallini che si muovevano con un nome accanto.

“Ma questi sono?” chiese Harry colpito.

“Esatto, tutte le persone che sono attualmente a Hogwarts, in più sono segnati tutti i passaggi segreti con le relative parole d'ordine, per andare a Hogsmeade ti consigliamo questo qui” disse Fred indicando un punto della mappa.

“Ti stiamo dando un pezzo di noi, fanne buon uso!” disse George consegnandoli la mappa “quando hai finito di usare la Mappa del Malandrino, basta che dici 'fatto il misfatto' e torna come prima!”.

“Ma è fantastico!” esclamò Harry “ma come la avete avuta?”.

“Diciamo che la abbiamo sottratta Gazza finché non era attento”.

“Grazie mille, grazie davvero!”.

Harry corse di fretta nel suo dormitorio per recuperare il mantello dell'invisibilità, così sarebbe riuscito a raggiungere gli altri senza farsi notare.

Harry aprì il suo baule e rabbrividì nel trovarlo vuoto, il mantello non c'era.

'Massì, è ovvio, è nel dormitorio di Ginny! Ma come faccio a prenderlo?'.

Dopo che glielo aveva dato si erano dimenticati di restituirselo, doveva recuperarlo ma non era mai entrato nel dormitorio femminile, doveva trovare un modo.

Nella sua testa iniziarono a formarsi strane idee su come sarebbe stato fatto il dormitorio, chissà se era diverso dal loro, più rosa? Più comodo? Magari avrebbe scoperto qualche segreto femminile, chissà.

Si avvicinò alla scalinata che porta al dormitorio delle ragazze, appena mise piede sulle scale queste si inclinarono formando una specie di scivolo, Harry perse immediatamente l'equilibrio e tornò al punto di partenza.

'Questo è un problema' Harry rise nervosamente.

Tirò fuori la bacchetta, non sapeva cos'altro fare.

“Accio Mantello!” disse consapevole che il mantello sarebbe stato chiuso da qualche parte, un armadio od un baule.

Infatti non accadde nulla.

Harry un po' scoraggiato si grattò la testa, e adesso?

Non c'erano nessuno nella Sala Comune di Grifondoro a cui chiedere, nemmeno controllando nella Mappa del Malandrino vide qualcuno che poteva aiutarlo.

Harry provò ad arrampicarsi sul corrimano e salire lentamente da lì, riusci anche a muoversi di qualche centimetro prima si scivolare e cadere a terra.

'Questa è una bella fregatura, perché loro possono entrare nel nostro dormitorio e noi no? Non è giusto!'.

A Harry si illuminò qualcosa nel cervello, ma certo, poteva prendere la scopa ed entrare dalla finestra!

Giusto, la scopa era stata distrutta appena ieri, la lampadina nel cervello si spense.

'Sembra che il mondo non voglia che vada ad Hogsmeade!'.

Harry tentò l'impossibile, provò a discutere con le scale.

“Ehm... sarò matto, ma tanto vale... sentite, c'è qualcosa di mio lassù, devo solo recuperarlo, poi me ne vado, capito?”.

Harry mise un piede sul gradino speranzoso, non ci fu nulla da fare, si riformò lo scivolo anti-intrusione.

“Tutto bene Harry? Non ti avevo mai visto parlare a delle scale, a dire il vero non ho mai visto nessuno farlo...” disse una voce dietro di lui.

Si girò di scatto imbarazzato.

“Demelza!” disse spettinandosi i capelli nervosamente “che ci fai qui?”.

“E' il mio dormitorio” disse lei divertita “ho dimenticato una cosa”.

Harry sorrise, per fortuna qualcosa stava andando nel verso giusto.

“Perfetto!” disse Harry avvicinandosi a lei “potresti farmi un favore?”.

“S-si?” disse lei confusa.

“Nel vostro dormitorio dovrebbe esserci un mantello, è mio, mi servirebbe molto in questo momento” spiegò cercando di apparire il più normale possibile in quella situazione assurda.

“E sai dove lo posso trovare?”.

Harry rimase un attimo interdetto.

“Lo avevo prestato a Ginny, forse è sotto al suo letto o nel comodino, sai, Ginny, quella rossa...”.

“Si, so chi è Ginny” rise lei divertita dall'imbarazzo di Harry “ora te lo prendo, aspetta qui”.

Dopo due minuti Demelza tornò con il Mantello.

“Grazie mille, sei una salvatrice!” esclamò Harry “ti devo un favore, ma ora devo scappare, ciao!”.

Demelza lo salutò ridendo.

 

 

 

Ginny era appena passata davanti al bar di Madama Piediburro, dentro c'erano tutte le coppiette di Hogwarts che si scambiavano smancerie a profusione.

“Bleah” disse lei “un po' troppo”.

“Non giudicare Ginny” le disse Hermione, probabilmente apprezzando di più il locale di quanto non facesse lei“magari un giorno ci finirai pure tu”.

“Non credo proprio” rise Ginny “se mi vedrete mai lì dentro chiamate aiuto”.

“Non si può mai sapere” la stuzzicò Hermione.

“Hey, mia sorella non si pastrugnerà con nessuno in nessun locale” intervenne Ron geloso.

A Ginny stava per scoppiare una vena.

“In ogni caso non sarai certo tu a decidere” sibilò lei.

Hermione li separò prima che la situazione peggiorasse.

“Dai, andiamo a vedere la Stamberga Strillante, dovrebbe essere da quella parte”.

Lungo il tragitto incrociarono anche Draco e i suoi scagnozzi ma appena la videro girarono i tacchi, ciò non poté non rallegrare Ginny che lo guardò con un sorriso innocente.

I tre arrivarono alla Stamberga e si sedettero su una roccia a debita distanza.

“Dicono che è la casa più stregata d'Inghilterra” osservò Hermione.

“Ci avviciniamo?” propose Ginny avventurosa.

“Assolutamente no!” disse Ron categorico “non che abbia paura” si affrettò ad aggiungere non appena le due ragazze si girarono a guardarlo.

“Come no, Ron” rise Ginny.

Ron si alzò in piedi stizzito.

“Pensate davvero che me la faccia sotto? Ve la faccio vedere io!” disse avvicinandosi a passi lentissimi e corti alla casa abbandonata.

“BUU” urlò una voce che sembrava provenuta dal nulla.

Ron tirò un grido leggendario facendo un salto da olimpiade, probabilmente lo hanno sentito pure alla Tana pensò Ginny piegandosi dalle risate.

Una figura si tolse un mantello dell'invisibilità, Ginny lo avrebbe riconosciuto ovunque, capelli neri spettinati, occhi verdi e un volto decisamente da... Harry.

“Io ti ammazzò” disse Ron afferrandosi il petto “giuro che ti ammazzo”.

Harry era appoggiato alle sue ginocchia mentre rideva.

Ginny pensò in quel momento che era una delle prime volte che lo vedeva così sciolto, così se stesso, le piaceva da impazzire. Avrebbe voluto vederlo ridere in quel modo in ogni istante, senza preoccuparsi di salvare il mondo magico o se stesso ogni dieci minuti. Si morse il labbro involontariamente.

“Harry” lo salutò Hermione sghignazzando “che ci fai qui?”.

“Mi stavo annoiando, così ho pensato di raggiungervi”.

“Ma non potresti!”.

Harry la squadrò.

“Lo so, ma sono qui comunque, vuoi denunciarmi?”.

“Certo che no!” disse Hermione.

“Andiamo a prenderci qualcosa ai Tre Manici di Scopa, ma tu prometti di non rifarlo mai più!” disse Ron dopo essersi ripreso.

Ginny si accodò ai tre, mentre camminavano sfiorò la mano di Harry con il mignolo.

Harry la guardò con la coda dell'occhio, uno sguardo leggero ma penetrante sfiorò il viso della ragazza. Per l'ennesima volta si parlarono senza voce.

Ad un certo punto passarono nuovamente davanti al locale di Madama Piediburro.

“E quello che cos'è?” disse Harry ridendo “perché è così... così... troppo?”.

Ginny rise a crepapelle.

“Anche io ho detto la stessa cosa prima, ad Hermione invece non dispiace”.

“Cosa? No, io non lo ho mai detto...” disse diventando tutta rossa.

“Lascia stare mia sorella, non tiene mai la bocca chiusa” disse Ron avvicinandosi ad Hermione.

“Perché non ci andate voi due” propose Harry ridendo.

“Molto simpatico Harry, oggi vedo che sei in vena di scherzi” rise Ron.

Hermione non sembrò prenderla bene, Ginny vide gli occhi della ragazza osservare delusa Ron, magari avrebbe voluto che lui accettasse.

“Dico sul serio, magari è un posto stupendo e vi raggiungiamo dopo” incalzò Harry.

“Smettila” gli sussurrò Ginny capendo la situazione.

Il ragazzo cambiò subito argomento.

“Va bene, va bene, lasciamo perdere” disse Harry “piuttosto, non vi ho raccontato cosa mi hanno dato Fred e George, vero?”.

Harry raccontò della Mappa, Ginny non ne aveva mai saputo nulla, ci rimase un po' male che i gemelli non le avessero mai accennato nulla a riguardo.

“E poi, ho dovuto recuperare il mantello...” Harry si interruppe di scatto, si rese conto di aver detto troppo. Ginny gli tirò un calcio sulla scarpa.

“Perché, dov'era il mantello?” chiese Ron.

“Il mantello?” disse vago Harry.

“Si, lo hai appena detto tu, lo hai dovuto recuperare”.

“Già, si perché... ero arrivato fino al passaggio segreto... ma... uhm... non avevo preso il mantello, per cui sono dovuto tornare indietro a riprenderlo!” mentì rovinosamente.

Ginny si coprì la faccia con le mani, non poteva credere che Harry fosse così un pessimo bugiardo, forse era una caratteristica da apprezzare, ma non quando cerchi di mantenere un segreto.

“Ah, capito” disse Ron “niente di che allora”.

“Già” rispose Harry secco cercando di cambiare argomento “invece voi cosa avete fatto fin ora?”.

 

Dopo un paio di minuti una carrozza si fermò davanti ai Tre Manici di Scopa. Il Ministro e la McGranitt scesero di corsa.

“Cosa sta succedendo?” chiese Ginny osservando l'improbabile coppia.

Madama Rosmerta aveva detto qualcosa riguardo Sirius Black ed Harry Potter. Il Ministro la zitti in fretta e la fece entrare nel locale con una spinterella.

Ginny non fece a tempo a chiedere ad Harry cosa ne pensasse che era già sparito sotto al mantello.

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Capitolo 16
*** 15. Verità Dolorose ***


 

 

 

15. Verità Dolorose

 

 

 

“Harry” disse Hermione abbracciando il ragazzo dopo che gli aveva raccontato ciò che aveva origliato dire dal Ministro.

“Era loro amico” disse Harry con la voce tra un urlo ed un pianto “e li ha traditi...”.

Ron si avvicinò a lui, lo conosceva come le proprie tasche, non voleva ne contatti ne parole, solo qualcuno che lo ascoltasse.

Anche Ginny ne era consapevole, si era limitata a guardarlo intensamente con gli occhi, stava cercando disperatamente quella connessione che avevano sempre avuto, cercando di comunicare scavalcando il muro che il ragazzo si stava costruendo attorno.

“Lo uccido...” sibilò in un singhiozzo.

“Lo cercherò e lo ucciderò...”.

“Harry...” sussurrò Hermione.

“No!” la fermò il ragazzo “non dite nulla”.

Harry si sollevò e si allontanò da loro asciugandosi il volto con il bordo della manica.

Hermione e Ron rimasero fermi a guardarsi, sembrava che fossero stati presi a schiaffi da qualcuno.

Ginny non poteva sopportare questo, non poteva stare lì a commiserarsi per Harry assieme ai suoi amici, lei sapeva che non poteva lasciarlo solo, non ora.

Si alzò e si mise a seguire Harry lasciandogli qualche metro di spazio.

Camminarono per un quarto d'ora senza dire una parola, Ginny si limitava a guardarlo da dietro, vedeva che più passava il tempo, più il suo passo si faceva corto e privo di impeto. La rabbia stava lasciando spazio alla tristezza, l'ira svaniva e cresceva il dolore.

Dopo che furono a metà strada per il castello Harry rallentò considerevolmente.

“Perché mi segui?” chiese con la voce spezzata.

“Perché tu sappia che non devi stare da solo per forza” rispose Ginny distrutta nel vederlo in quello stato “io ti sono stata lontana dopo la Camera dei Segreti, è stato uno sbaglio enorme...”.

Harry si voltò a guardarla, i verdi occhi gonfi incontrarono i suoi.

“Se vuoi me ne vado” aggiunse.

“Non voglio che tu te ne vada... mai” mormorò Harry a denti stretti “però Ron ti avrà visto seguirmi...”.

“Non mi importa di Ron adesso, e nemmeno a te dovrebbe importare”.

“E' il mio migliore amico, certo che mi importa” rispose Harry.

“E se lo è davvero capirà e accetterà le tue decisioni” disse Ginny dolcemente facendo un passo in avanti.

Harry annuì.

“Ho paura Ginny” disse mentre lei raggiungeva la sua mano fredda “non di morire, non di Black...”.

“E di cosa?” chiese Ginny.

“Quante altre cose non so? Quanti altri segreti mi stanno tenendo nascosto...”.

Ginny scosse la testa, non avrebbe saputo cosa dire, si limitò ad intrecciare le sue dita attorno a quelle di Harry.

“Sirius è il mio padrino, tecnicamente è l'unico membro vivente della mia famiglia. E' lui, tutto ciò che mi rimane, eppure cerca di uccidermi e ha causato la morte dei miei genitori” disse Harry avvolgendola in un abbraccio, sicuramente era più per sentirsi voluto che per Ginny ma a lei andava bene così, voleva esserci per Harry, sempre.

“Harry... non lo so se per te è lo stesso, ma da come mi parla Ron di te, da come i miei genitori ti trattano e... da quello che provo per te” disse Ginny con difficoltà, non si era mai sentita brava in queste cose, ma ce la metteva tutta “per noi sei un membro della nostra famiglia, lo sarai sempre. Anche se non abbiamo una parentela di sangue non ti lasceremo solo, mai...”.

Harry la strinse ancora più forte sollevandola da terra. Una singola lacrima gli solcò il volto.

“Grazie” fu l'unica parola che pronunciò.

Ginny gli asciugò la guancia con un lembo del mantello.

“Dai, ora torniamo al castello, ti fai un bel bagno caldo e ne riparliamo dopo, va bene?”.

“Si” disse Harry ricomponendosi “scusa”.

“Non scusarti, non di queste cose” disse Ginny dandogli un leggero ed impercettibile bacio sulle labbra.

I due ripresero a camminare, Harry le aveva offerto un braccio che lei aveva accettato molto volentieri. In quel momento non poteva interessargli di meno di chi li avesse visti. Certo, forse in cuor suo Ginny sperava di essere scoperta, voleva poter essere libera di agire come voleva ovunque ed a dispetto di tutti, ma per rispetto di Harry si tratteneva dall'essere sconsiderata, aveva già i suoi problemi, era già rincorso e discusso abbastanza solo per essere il Ragazzo-che-è-Sopravvissuto. A lei bastava Harry, lo studente, il giocatore di Quidditch e il suo 'ragazzo'?

'Che cosa siamo noi due?' si chiese per la prima volta Ginny incerta, si sfiorò istintivamente la collana che le aveva regalato, la indossava sempre.

Non poté interrogarsi oltre sulla questione che Harry interruppe i suoi pensieri.

“Diamine” borbottò “io non potrei essere andato a Hogsmeade, noi stiamo tornando per la strada principale!”.

A Ginny scappò un sorriso.

“Beh, non potranno mica impedirti di entrare, inoltre mica stanno a controllare chiunque torni, no?”.

“Si, è vero, ma meglio non rischiare, controlliamo chi c'è all'ingresso”.

Harry estrasse la Mappa del Malandrino.

“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”.

La Mappa si disegnò da sola in una manciata di secondi.

“Dunque” ragionò Harry “noi arriveremo da qui, non c'è nessuno”.

Ginny gli riprese il braccio e fece per continuare a camminare.

“Aspetta un momento Gin, sto guardando dove siano i professori, così capisco se quando saremo arrivati tra una decina di minuti potrebbero sbucare e scoprirmi... Si allora, Piton è nell'aula di Pozioni, Silente è nel suo ufficio, Vitious è nel cortile interno e la McGranitt...”.

“Si?” chiese Ginny disinteressata.

“E' nella Torre di Grifondoro” disse Harry lentamente.

“Beh, cosa c'è di strano, è lì il suo ufficio. Come mai quella faccia stupita?” chiese Ginny osservando il suo viso corrucciato.

“C'è qualcuno nel mio dormitorio” disse Harry sempre più confuso.

“Neville, Seamus?” chiese Ginny andando dietro ad Harry per guardare la Mappa.

“Peter Minus” disse Harry in un sussurro.

“Peter Minus?” chiese Ginny “non l'ho mai sentito, non dovrebbe essere nel vostro dormitorio, giusto?”.

“No, infatti. Dovrebbe essere morto, da tredici anni”.

“Morto?” chiese Ginny un tantino scombussolata.

Harry le spiegò che Peter Minus è il terzo amico di suo padre, quello che aveva provato ad affrontare Sirius dopo quello che aveva fatto ma era rimasto polverizzato.

“Non ha senso” disse Ginny grattandosi la spalla “come è possibile”.

“Sembra che sia sul letto di Ron” disse Harry senza riuscire a staccare gli occhi dalla Mappa.

“Harry, dobbiamo dirlo a qualcuno, se è vero...”.

“Lupin” disse lui di scatto “è l'unico membro della compagnia di mio padre oltre a Peter e Sirius”.

“Andiamo!” esclamò Ginny correndo assieme a lui verso castello.

 

Prima di andare nell'ufficio di Lupin passarono per il dormitorio di Harry, ma nonostante abbiano guardato ovunque di Peter non c'era traccia, effettivamente non c'era traccia di nessuno, nel dormitorio c'era solo Crosta, il topo di Ron.

“Che la Mappa si sbagli?” chiese Ginny fermando Harry prima che bussasse alla porta di Lupin.

“Gin, guarda qui, noi due nella mappa siamo dove siamo per davvero, Ron ed Hermione stanno entrando ora nel castello, quelli che erano nella Sala Comune prima sono al posto giusto, è un po' sospetto che si sbagli solo per una persona!” ragionò Harry.

Si guardarono negli occhi. Ginny non era convinta ma se Harry voleva fare così lo avrebbe supportato fino in fondo, soprattutto dopo una giornata così caotica.

Bussarono alla porta, prima di poter abbassare il pugno Lupin aveva già aperto.

“Signor Potter” salutò lui “e l'incantevole signorina Weasley. A che devo il piacere della visita, spero non un'altra punizione”.

“No professore, speravamo di parlare con lei” disse Harry impaziente.

“Beh, in questo caso, entrate pure”.

Harry e Ginny si sedettero davanti alla sua scrivania e aspettarono che lui li raggiungesse.

“Ditemi pure ragazzi, ma sappiate che non vi coprirò nuovamente se avete fatto qualcosa al signor Malfoy” Lupin diede una piccola occhiata a Ginny che la fece arrossire, sapeva che era stata lei, in qualche modo lo sapeva.

“No signore, non c'entra” spiegò lei “ha a che vedere con Peter Minus”.

A Lupin cambiò immediatamente la faccia, l'espressione sorridente che aveva prima si tramutò di colpo in un volto cadaverico.

“Voi cosa ne sapete?” chiese toccandosi il mento nervoso.

“Poco signore” disse Harry “ma vede, so che era uno dei suoi amici migliori qui ad Hogwarts assieme a Sirius e a mio padre. Mi chiedevo... ecco mi chiedevo se potesse essere ancora vivo”.

Lupin scosse la testa.

“Mi dispiace Harry, è stato ucciso, credo che tu lo sappia da chi...” disse Lupin con lo sguardo perso nei ricordi “mi dispiace non averti detto di me e di tuo padre, forse avrei dovuto dirtelo, ma pensavo che finché fossi stato un tuo professore non sarebbe stato il caso...”.

“Non si preoccupi” disse Harry “ma credo di avere le prove del fatto che Minus sia ancora vivo”.

Lupin lo osservò confuso.

“Di cosa stai parlando, è impossibile”.

Harry esitò un momento, si girò verso Ginny. Lei annuì lentamente.

Estrasse dalla tasca la Mappa del Malandrino e la aprì.

“Come hai avuto questa?” chiese Lupin strabuzzando gli occhi.

“L'ho... trovata signore” mentì Harry.

“Non dire bugie... ma non ti sei reso conto del fatto che questa, in mano a Sirius Black, avrebbe condotto direttamente a te? Non me lo sarei mai aspettato da te, ti pensavo più maturo...”.

“Signore, mi dispiace. Ma deve darmi ascolto, fino a poco fa segnava che nei dormitori di Grifondoro c'era Peter Minus, lo giuro”.

Nella Mappa era effettivamente sparito il nome di Peter, ora nel dormitorio c'erano solo Ron ed Hermione uno davanti all'altro, probabilmente discutevano delle sparizioni continue di Crosta per colpa di Grattastinchi.

“Sei sicuro, Harry?” disse Lupin strappandogli la Mappa dalle mani “la Mappa non sbaglia mai!”.

“Si professore, garantisco anche io, lo abbiamo visto” disse Ginny “ma come fa a sapere che la Mappa non sbagli mai?”.

Lupin li scrutò per una manciata di secondi nascosto dietro la Mappa.

“Perché... noi eravamo i Malandrini, io, tuo padre, Sirius e Peter” ammise lentamente “mi auguro che teniate questa cosa per voi”.

“Certo signore” disse Harry “ma...”.

Si bloccò per un secondo.

“Harry, Professore è lì!” esclamò Ginny alzandosi in piedi, indicò col dito sul bordo della Mappa il puntino con scritto Peter Minus mentre si muoveva a grande velocità nel giardino della scuola.

Lupin si affrettò a controllare il punto indicato da lei.

“Non è possibile” disse con la bocca aperta “dovrebbe essere proprio qui fuori”.

I tre corsero immediatamente alla finestra, secondo la Mappa avrebbero dovuto vedere Minus correre nel giardino direttamente sottostante la finestra di Lupin.

Nulla, non videro nulla se non erba e studenti di rientro da Hogsmeade.

“Dannazione” disse Harry “è come nel dormitorio prima, la Mappa segnava che fosse sul letto di Ron ma c'era solo Crosta”.

“Crosta?” chiese Lupin confuso.

“Si, il topo di mio fratello” confermò Ginny.

A Lupin si illuminarono gli occhi.

“E quanti anni ha questo topo?” chiese inorridito.

“Non saprei” disse Ginny “circa tredici anni, anche se dopo quest'estate non è più stato tanto bene, almeno secondo Ron”

Lupin ripiegò la Mappa tremolante, sembrava in uno stato di trance.

“Grazie per essere venuti” disse Lupin “ma ora ho bisogno del vostro aiuto, va bene?”.

“Si” disse Harry senza alcuna esitazione, Ginny annuì.

“Perfetto, ma non potete dire nulla a nessuno, va bene? Nemmeno ai vostri amici”.

“Professore, così ci spaventa” rise nervosamente Harry.

“Ora vi restituisco la Mappa, tornate ai vostri dormitori, appena riuscite a mettere le mani su Crosta, lo portate qui da me e lo fate immediatamente” disse imperioso.

“Ma professore, cosa c'entra...” provò a chiedere Ginny prima di essere interrotta.

“Non ora, saprete tutto dopo, perché se dovesse essere come penso...” Lupin rabbrividì “Avete capito?”.

“Si” disse Harry.

“Bene, anche se sono le tre di notte, appena potete prendere Crosta senza farvi vedere dovete venire qui immediatamente, ora andate, devo mettermi in contatto con... un vecchio amico” Lupin li portò fuori dall'ufficio “mi fido di voi”.

Harry e Ginny rimasero interdetti fuori dalla sua porta.

“Ma che diavolo è successo?” chiese Harry mettendo la Mappa del Malandrino accuratamente in tasca, sapere che era un manufatto di suo padre lo aveva reso mille volte più prezioso.

“Non lo so, non potrebbe essere che lui pensi che Crosta sia Minus vero?” si chiese Ginny ad alta voce “non avrebbe alcun senso, ma spiegherebbe la storia del suo nome nel dormitorio”.

Harry scosse la testa.

“Non posso credere che sto per cercare di rapire l'animale del mio miglior amico” rise Harry incredulo.

“Se ti può consolare io sto per essere complice del rapimento dell'animale domestico di mio fratello da parte del mio...” Ginny si interruppe.

'Che cos'è Harry? Che cosa si considera lui per me?'.

Harry la guardò, aveva capito benissimo a cosa stava pensando.

Le accarezzò il viso.

“Gin, vuoi essere la mia complice... e ragazza?” chiese Harry sorridente come non mai.

Non c'era bisogno di rispondere a parole, non avrebbe avuto nessun senso, bastava un bacio.

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Capitolo 17
*** 16. Verità Inaspettate ***


 

 

 

 

16. Verità Inaspettate

 

 

 

Harry osservava indeciso Crosta mentre era sonnecchiante sulle gambe di Ron, si sentiva pazzo solo a pensare a ciò che avrebbe dovuto fare.

Erano entrambi a letto, Ron leggeva malvolentieri un libro di Pozioni mentre Harry si alternava tra guardare Crosta e il puntino sulla Mappa del Malandrino accanto a lui con scritto 'Peter Minus.'. Era così ovvio ma contemporaneamente così contro intuitivo, come faceva ad essere un topo?

Ron appoggiò il libro con decisione, era chiaro che volesse dire qualcosa, normalmente Harry lo avrebbe confrontato, ma in quel momento non poteva pensare ad altro che quel dannato topo.

Ron riprese a leggere non riuscendo ad esprimere ciò che voleva dire solo per abbassare il libro nuovamente pochi secondi dopo.

“Senti Harry, devo farti una domanda ora che siamo soli” disse Ron impaziente.

Harry annuì distratto.

“Non riesco a non pensare all'altro giorno, tu te ne sei andato e Ginny ti ha seguito...” disse mettendo via definitivamente il libro di pozioni.

“Si” rispose Harry il cui cervello si era acceso improvvisamente al sentire il nome della ragazza.

“Harry, lo sai che sei il mio migliore amico e tutto...” iniziò Ron arrossendo “non vorrei che preferissi lei a me...”.

Harry sorrise.

“Ron, ma come puoi dire questo? Sei un fratello per me, non potrei mai sostituirti con nessuno”.

Ron increspò le labbra cercando di fare un lieve sorriso.

“E allora come mai hai lasciato me ed Hermione ad Hogsmeade e sei andato via con Ginny?”.

Harry scosse la testa.
“Non lo so, nel momento sono andato via per stare da solo, ma dopo un po' che Ginny mi seguiva mi era sbollita la rabbia e quindi abbiamo iniziato a parlare” disse Harry sincero.

“Non c'è altro?” chiese guardandolo negli occhi “non c'è nulla che vuoi dirmi? Sei molto strano ultimamente e anche Ginny si comporta diversamente.”.

Harry stava morendo dentro, avrebbe voluto più di tutto che lui sapesse, che lui approvasse. Avrebbe voluto potergli dire tutto fin dall'inizio ma la paura che si arrabbiasse era troppo forte. Forse era il momento che lui sapesse, forse era ora di dirglielo.

No, ora aveva una missione, magari dopo, quando tutto sarebbe stato più chiaro.

Lupin gli aveva detto di non dire nulla a nessuno ma non sarebbe mai riuscito a fare tutto questo all'oscuro dei suoi amici, della sua famiglia.

“Si c'è qualcosa” ammise Harry “ma non c'entra con Gin”.

'Ma sono proprio stupido, sono l'unico a chiamarla così, perché lo faccio davanti a lui?'.

“Dimmi tutto, lo sai che per te ci sono sempre” disse Ron questa volta sorridendo davvero.

“Ma non posso dirtelo qui” disse Harry guardando Crosta che dormiva ancora sopra al suo amico.

“Ma di cosa parli, siamo da soli, gli altri sono ancora tutti nella Sala Comune” obbiettò Ron confuso.

“Lo so, ma devi fidarti di me” Harry si alzò in piedi, raggiunse l'armadio di Ron e vi estrasse la gabbietta di Crosta.

“Ma che cosa...” disse Ron grattandosi la testa mentre Harry gliela passava.

“Mettilo dentro, veloce” disse Harry perentorio.

“Amico, tu sei svalvolato” rise Ron incredulo.

“Fidati di me, ti prego Ron”.

Ron lo guardò per una manciata di secondi, sbuffò e chiuse Crosta nella gabbia.

“Ora dobbiamo andare da Lupin, ti racconto tutto nel tragitto, porta Crosta con noi” disse Harry alzandosi in piedi.

“Ma che cosa stai dicendo?” chiese Ron sempre più confuso.

“Avrà tutto senso tra poco, almeno lo spero”.

Ron fece una smorfia dubbiosa, ma si alzò per seguire Harry. Solo ora Crosta si era svegliato e stava cominciando ad agitarsi nella sua gabbietta.

I due uscirono dal dormitorio. Ginny stava ripassando con i suoi compagni di corso, ma appena li vide uscire con l'animale nel contenitore corse subito da loro.

Guardò Harry intensamente, i loro occhi dardeggiarono gli uni contro gli altri, aveva capito.

“Hermione” sussurrò passandole accanto mentre era china a scrivere schemi su una pergamena “vieni, subito”.

Hermione lo guardò confusa ma senza dire una parola li seguì fuori dal buco dietro al ritratto.

Durante il tragitto fino all'ufficio di Lupin, Harry raccontò loro tutto quello che era successo qualche giorno prima e quello che il Professore gli aveva detto.

“Ma è da pazzi” disse Ron incredulo finché Crosta si dimenava rumorosamente nella gabbia.

“Se si sbaglia non gli succederà nulla” disse Harry “te lo prometto”.

Bussò alla porta del professore.

“Ciao Harry” disse Lupin aprendola di scatto, i suoi occhi cercarono subito il topo “vedo che hai condiviso il segreto con i tuoi amici...”.

“Professore, non avrei potuto fare altrimenti” disse Harry fiero.

Lupin sorrise.

“Sei proprio come tuo padre, e tutti voi siete i nuovi Malandrini di Hogwarts sembrerebbe”.

Hermione fece una smorfia, evidentemente quell'appellativo non le piaceva, invece ad Harry riempì il cuore di orgoglio.

Lupin prese la gabbia di Crosta dalle mani di un titubante Ron.

“Si” sussurrò esaminandolo da vicino mentre il topo cercava di rosicchiare violentemente le sbarre che lo tenevano imprigionato “è come pensavo”.

“Signore?” chiese Ron spaventato.

“Gli manca un dito” osservò Lupin.

“Si, da sempre” ammise Ron.

“Ritrovarono solo un dito...” mormorò Harry ricordando le parole del Ministro riguardo a Peter Minus.

Lupin chiuse la gabbia in un contenitore di metallo che aveva già preparato sulla sua scrivania.

“Dobbiamo andare, venite” disse Lupin.

“Dove andiamo?” chiese Hermione parandosi davanti alla porta.
“Vi faccio vedere la verità” disse solenne il Professore “io stesso stento a crederci, ma pare che sia così, non posso dirvi io tutta la storia, è fondamentale che vediate con i vostri occhi e qui nel castello non è possibile farlo”.

“No” disse Harry deciso “ora lei ci dice cosa sta succedendo, è o non è Minus quel topo?”.

“Lo è” ammise Lupin frettoloso.

“E come è possibile?” chiese Ginny avvicinandosi ad Hermione.

Lupin li guardò tutti un po' scocciato.

“Signorina Granger” disse dopo una pausa di qualche secondo “sei la migliore del tuo corso, avrai notato la frequenza delle mie assenze e le frecciatine di Piton quando mi sostituisce, vero?”.

Harry si girò a guardare Hermione, non stava capendo.

Hermione annuì spaventata.

“Si” ammise con la voce tremante “lei è un lupo mannaro, si allontana dalla scuola con l'arrivo della luna piena”.

“Esatto, brillante come sempre” confessò Lupin “quando mi succedeva finché ero studente divenivo incontrollabile, pericoloso, così i miei migliori amici diventarono degli Animagus per controllarmi finché passavo quelle terribili notti sotto la luna piena. Non sarò mai grato abbastanza per questo. James diventava un cervo, Sirius un enorme cane... e Peter... un topo”.

Harry rabbrividì, Sirius... il Gramo.

“Ora che vi ho detto il mio segreto dovete fidarvi, almeno per un pò” disse Lupin “dobbiamo andare”.

Tutti i suoi amici guardarono Harry, indecisi sul da farsi.

“Va bene” disse lui “la seguiamo”.

 

 

Corsero fuori dal suo ufficio, ormai la notte era calata sul castello. Arrivarono in fretta nei giardini circostanti e dopo aver immobilizzato il Platano Picchiatore entrarono in un passaggio segreto tra le sue radici. Sbucarono dopo cinque minuti di cunicoli stretti e umidi nella spaventosa Stamberga Strillante, la stanza in cui erano era piena di polvere e ragnatele.

“Che ci facciamo qui, Harry?” sussurrò Hermione spaventata.

“Non preoccupatevi” disse la voce rassicurante di Ginny “siamo in buone mani”.

Harry cercò con lo sguardo i suoi occhi ambra nel buio per vederli brillare solo una frazione di secondo.

Lupin chiuse la porta dietro di loro.

“Vi prego di non fare mosse azzardare” disse Lupin lentamente.

Da dietro un angolo buio si fece avanti un volto scheletrico e pallido, stanco ma energico. Era...

“Sirius Black?” disse esterrefatto Ron lanciandosi davanti ad Harry per difenderlo.

Harry non sapeva cosa dire, la visione di lui, il presunto complice di Voldemort gli aveva scombussolato il cervello. Non era così sicuro della sua colpevolezza dopo quello che aveva appreso da Lupin.

“Ciao Harry” disse Sirius avvicinandosi ai ragazzi che si erano rifugiati in un angolo polveroso della stanza.

Hermione strillò mentre la bacchetta le scivolò dalle mani.

Ron e Ginny estrassero le loro bacchette e gliele puntarono contro.

“Se vuoi uccidere Harry dovrai passare sul mio cadavere!” urlò Ron sicuro.

“E sul mio” si accodò Ginny.

Sirius rise.

“Uccidere Harry? Perché dovrei? Dopo tredici anni ad Azkaban...”.

“Basta!” intervenne Lupin “nessuno uccide nessuno, mettete via le bacchette, vi ho promesso la verità e la verità avrete”.

Ron e Ginny non lo ascoltarono, solo il tocco di Harry sulle loro braccia li convinse ad obbedire.

Lui voleva sentire, voleva sapere cosa era accaduto quella notte ai suoi genitori.

“Va bene” disse Harry passando davanti ai suoi amici “ma niente più bugie, niente più verità nascoste”.

Lupin annuì mentre Sirius non smetteva di fissarlo.

Il professore estrasse dalla scatola metallica la gabbia di Crosta, era quasi riuscito a passare tra due delle piccole sbarre.

Sirius guardò cupo il topo di scatto, il suo volto si stava riempiendo di collera.

Lupin tirò fuori Crosta dalla gabbia e tenendolo in mano con il braccio esteso lo toccò con la bacchetta.

Improvvisamente il topo iniziò ad ingrandirsi sempre di più, assumeva forme e proporzioni raccapriccianti e alla fine divenne un uomo. Un uomo sporco spelacchiato e grassottello. Harry non sapeva se era stata la permanenza prolungata in un corpo di un topo o fosse la sua fisionomia, ma anche in quello stato gli ricordava un ratto, sia nei movimenti che nei lineamenti.

“Remus... Sirius...” squittì Minus impaurito “i miei vecchi amici...”.

Cercò di scappare buttandosi verso la porta ma fu intercettato da Harry che gli piantò la bacchetta in faccia.

“Harry... oh Harry, assomigli tanto, tanto a tuo padre, a parte gli occhi ovviamente, gli occh...” non fece a tempo a finire la frase che Sirius lo aveva afferrato per i pochi capelli e lo trascinava indietro con una forza inaspettata per un corpo così indebolito.

“Come osi!” gli urlò Black sganciandogli un pugno sul costato “come osi parlare di James e Lily davanti a lui? Dopo quello che hai fatto!”.

Minus gemette cercando invano di coprirsi da altri colpi.

Harry e i suoi amici erano rimasti immobili, come congelati da quella visione raccapricciante.

“Calma Sirius...” disse Lupin cercando di avvicinarsi.

“Calmarmi? Calmarmi Remus? Lui ha detto a Tu-Sai-Chi dov'erano i nostri amici, il nostro migliore amico. Lui mi ha fatto passare tredici anni ad Azkaban lontano dal mio figlioccio che mi ha creduto l'assassino di suo padre! Deve morire, lo uccido ora!” urlò Sirius afferrando la testa di Peter e sbattendogliela con violenza sul pavimento, una, due e tre volte. Quando lo rialzò il vecchio topo si ritrovava con il volto tumefatto e avvolto in un copioso strato di sangue scuro.

“Ron... aiutami” sussurrò Minus allungando il braccio verso di lui “sono stato un buon topo, vero? Ne abbiamo passate delle belle...”.

Ron rabbrividì.

“Non toccarmi!” disse puntandogli la bacchetta addosso.

“Non toccare gli amici di Harry! Perché lo ha fatto? Perché ci hai traditi, eh?” disse Sirius afferrandolo per il collo.

“Sirius” singhiozzò Peter “non hai idea di quello che può fare il Signore Oscuro” ammise coprendosi la faccia temendo altri colpì “anche tu al mio posto...”.

“Al tuo posto sarei morto!” lo interruppe Sirius “Sarei morto cento volte prima di tradire i miei amici, ma non ti preoccupare vecchio mio, ti uccido io, ora. Remus, dammi la bacchetta”.

“No” intervenne senza nemmeno pensarci Harry.

“Oh, Harry, grazie...” disse Codaliscia piangendo.

“Non per te, ma perché mio padre non vorrebbe che i suoi amici si macchino di omicidio... lo consegneremo, così tutti sapranno la verità”.

“Ti rendi conto di quello che ha fatto ai tuoi genitori?” gli chiese Lupin.

“Si, ma non cambio idea, lo consegneremo e poi toccherà ai Dissennatori” decise Harry solenne.

Sirius annuì.

“Va bene Harry” disse a bassa voce “facciamo come vuoi tu”.

“Ma prima voglio sapere tutto, come siamo finti qui?” chiese Harry.

“Esatto” si aggiunse Ron “come è possibile tutto questo?”.
Lupin diede una pacca sulla spalla di Harry ed iniziò a spiegare.

“Come tutti, all'inizio pensavo che fosse stato Sirius a tradire tuo padre, Harry. Mi è sempre sembrato strano, il Sirius che conoscevo non lo avrebbe mai fatto, ma le prove parlavano chiaro. Tutto è cambiato quando tu e la signorina Weasley siete venuti nel mio ufficio con la Mappa, li ho iniziato a capire. Dopo che mi avete raccontato di Crosta ho collegato tutti i punti, vi ho mandati via e appena siete usciti mi sono messo alla ricerca di Sirius, sapevo che si nascondeva qui da qualche parte. Quando lui mi ha visto cercarlo si è fatto vedere e mi ha raccontato tutto, così gli ho detto che tu mi avresti portato Codaliscia in uno dei giorni successivi e ci siamo accordati per ritrovarci qui, per poterlo smascherare tutti assieme”.

Sirius dopo aver legato e imbavagliato Minus si inginocchiò davanti ad Harry.

“La verità che ho detto a Remus qualche sera fa è questa: i tuoi genitori avevano bisogno di un custode segreto che proteggesse la posizione del loro nascondiglio, inizialmente dovevo essere io, ma all'ultimo momento abbiamo deciso che sarebbe toccato a Codaliscia in quanto più insospettabile. In questo modo ne con magia ne inganni io, il bersaglio più probabile di Voldemort avrei potuto tradirli. E' il mio rimorso più grande aver lasciato che tutto ciò accadesse...” ammise Sirius.

Harry lo abbracciò istintivamente, il suo padrino... la sua famiglia, non era tutto perduto alla fine.

“Dai, andiamo via ora” disse Lupin afferrando Minus.

Harry guardò Ron che stava consolando Hermione con un imbarazzato abbraccio, e Ginny che gli sorrideva di nascosto.

Sirius vide i due scambiarsi occhiate complici.

“Sembrate James e Lily, due gocce d'acqua” commentò sorridendo ad Harry.

Sia lui che Ginny arrossirono subito e interruppero lo sguardo.

“Hey!” disse Ron contrariato.

“Ora andiamo però, questo posto mi mette i brividi!” lo interruppe Hermione.

 

Uscirono dal passaggio segreto per cui erano entrati. Harry e Sirius parlarono lungo il tragitto, parlarono di suo padre, del tempo passato ad Hogwarts, degli anni ad Azkaban e di quanto fosse felice di ricominciare finalemente a vivere.

“Lo so che è presto” disse lui “e se tu dicessi di no ti capirei... ma se non vuoi più stare dai tuoi zii, puoi sempre venire a vivere da me...”.

Harry lo guardò raggiante.

“Mi piacerebbe tantissimo!” disse Harry.

Quando furono tutti fuori dal cunicolo Sirius si fermò a guardare le stelle, per la prima volta dopo tredici anni, libero.

“Signorina Granger” disse Lupin “corri a chiamare Silente, è di fondamentale importanza, fai il prima possibile”.

“Certo” disse lei prima di correre verso il castello.

“Che serata!” disse Ron grattandosi la testa avvicinandosi ad Harry “e che paura saper di aver avuto quel tipo accanto a me per tutto questo tempo”.

Harry rise e lo abbracciò.

“Grazie ancora amico, grazie ancora di avermi creduto”.

“Figurati” disse Ron “è a questo che servono gli amici, no?”.

Dietro le spalle di Ron, Ginny fece un occhiolino ad Harry che lui ricambiò.

“Senti Ron” disse Harry staccandosi dall'abbraccio “devo dirti una cosa”.

“Oddio” rise Ron “non mi dirai che Grattastinchi è un mago oscuro vero?”.

“No, no, niente del genere” rise Harry “riguarda me e G...”.

Sirius lo spinse da parte prima che potesse finire la frase che aveva iniziato con enorme difficoltà.

“C'è la luna piena, nascondetevi, presto. Dovete tenere d'occhio Codaliscia però, se no quello scappa”.

Effettivamente da dietro alle nuvole era sbucato un grosso disco argenteo, il molliccio di Lupin era la luna! Come aveva fatto a non arrivarci prima?

Il Professore si era gettato a terra in preda alle convulsioni, Sirius lo raggiunse e cercò di aiutarlo come poteva.

Harry e Ginny trascinarono in fretta Minus dietro ad una collinetta mentre Ron li copriva con la bacchetta estratta.

“Cosa facciamo?” chiese Ron guardandoli dietro alle spalle.

“Devo aiutare Sirius!” disse Harry.

“Ma non possiamo lasciare lui qui da solo” disse Ginny indicando Codaliscia.

“Voi state qui, io torno subito” disse Harry scattando verso dove avevano lasciato Lupin.

“Harry!” lo chiamò Ron.

“State lì” gli disse Harry voltandosi per un'ultima volta.

Quando arrivò dove aveva visto per l'ultima volta Sirius e Lupin trovò solo un mostruoso lupo con un corpo vagamente umanoide. Sirius era stato lanciato nella sua forma di cane svariati metri più in la, addosso ad una roccia.

Harry estrasse la bacchetta.

“Stupeficium” l'incantesimo colpì il lupo mannaro sulla schiena ma non sorbì nessun effetto.

'Grandioso, e adesso?'.

Lupin si voltò verso di lui, si erse sulle zampe posteriori si preparò ad attaccare.

Harry si rannicchiò preparandosi al colpo.

Un ululato in lontananza lo bloccò prima che lo colpisse.

Un altro ululato riecheggiò, Lupin iniziò a correre verso la misteriosa fonte del rumore.

Harry tirò un sospiro di sollievo. Si avvicinò a Sirius, era ancora vivo.

“Sirius!” lo chiamo Harry inginocchiandosi accanto a lui, era tornato in forma umana.

“Harry...” mormorò dolorante “dove sono gli altri?”.

A Harry corse un brivido gelato lungo la schiena.

“Sono lì dietro” disse indicando il luogo dove aveva lasciato Minus con Ron e Ginny “dobbiamo andare da loro, vieni”.

Aiutò Sirius ad alzarsi e raggiunsero i ragazzi.

“Hermione?” chiese Harry facendo sedere Sirius per terra.

“Non è ancora tornata” disse Ginny.

“Va bene, aspettiamo qui” disse Harry spettinandosi i capelli nervosamente.

Non passarono nemmeno due minuti che Sirius svenne, l'impatto con la roccia doveva avergli fatto molto male, ma almeno continuava a respirare.

“Harry...” disse Ron con la voce tremante.

“Si?” rispose mentre era impegnato a fasciare il braccio di Sirius.

“Da dove vengono quelli?” disse indicando il cielo.

Sopra di loro centinaia e centinaia di Dissennatori si stavano ammassando come una grossa nuvola nera. Si stavano avvicinando, evidentemente erano ancora alla ricerca di Sirius.

Harry scattò in piedi ed estrasse la bacchetta.

Sforzò la sua mente a pensare ad un ricordo felice ma nella foga del momento non riusciva a trovare nulla.

'Ah, si, quando ho scoperto di essere un mago'.

Harry si concentrò su quel ricordo.

“Expecto Patronum!”

Dalla punta della bacchetta una flebile patina argentea si formò e si contrappose all'arrivo dei Dissennatori.

L'incantesimo era troppo debole, riuscì appena ad allontanarne un paio, infatti piano piano stava soccombendo alle creature. Harry poteva sentirsi vicino allo svenimento.

Dopo una manciata di secondi l'Incanto Patronus si spezzò e le orde di Dissennatori si accalcarono su di loro.

Ginny si gettò su Harry per cercare di difenderlo e lui si accasciò a terra senza forze. Vide le creature volare a pochi centimetri da loro. Ron era l'unico rimasto ancora in piedi. Passaggio dopo passaggio i mostri stavano risucchiando l'essenza vitale a Sirius, stava per morire. Harry cercò di spostare Ginny perché nella sua posizione aveva attirato decine di quelle creature su di lei. Un Dissennatore le arrivò sul volto e si preparava a darle il bacio, a stroncare la sua breve vita.

“No!” strillò Harry a metà tra la coscienza e lo svenimento.

'E' la fine, è la fine per tutti noi'.

I suoi occhi stavano per chiudersi un'ultima volta circondati da lacrime, fecero a tempo solo a vedere la sagoma argentata di un cervo caricare verso di loro.

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Capitolo 18
*** 17. La Giratempo ***


Note alla fine del capitolo.

 

 

 

17. La Giratempo

 

 

 

Harry si svegliò stordito, la testa gli pulsava come se qualcuno la avesse presa a martellate ogni due secondi.

Aprendo leggermente gli occhi si rese conto di essere finito per l'ennesima volta in infermeria.

'Ma come è possibile che io finisca sempre qui? Che diamine è successo?'.

Harry si mise a sedere lentamente, gli stavano tornando solo ora i ricordi.

Si guardò attorno agitato, che cosa ne era stato di Sirius? Che cosa ne era stato di Ginny?

Nei letti accanto a lui c'erano Ron, Codaliscia che era stato legato, Sirius e Lupin, ma di Ginny nessun segno.

Harry si alzò e corse a spostare le tende di tutti gli altri letti per cercare di scorgere i suoi capelli rossi almeno per un'altra volta.

Il panico saliva mentre uno dopo l'altro i letti si scoprivano vuoti. Il cuore batteva più forte delle pulsazioni della sua testa.

'Gin... perché ti sei messa sopra di me?'.

Una lacrima amara gli attraversò il viso mentre si apprestava ad aprire l'ultima tenda.

“Lei non è qui, Harry” disse la voce di Silente che era appena entrato nella stanza.

“Professore, la prego, mi dica cosa è successo” disse accorrendo verso di lui.

“Questa notte, grazie anche ai tuoi sforzi, abbiamo trovato il vero responsabile della morte dei tuoi genitori, Harry. Il Ministro in persona è venuto qui, abbiamo interrogato Peter Minus assieme con l'aiuto di un po' di Veritaserum. Sirius Black è stato scagionato da tutte le accuse e, tra non molto, si riprenderà. Ti avviso soltanto, Harry, che non potrai andare a vivere da lui durante l'estate, è fondamentale che tu passi quel tempo dai tuoi zii, lo so che non vorresti, ma la protezione di tua madre continuerà solo se, fino alla tua maggiore età, condividerai la casa con il suo sangue, ovvero tua zia Petunia” spiegò il preside sedendosi sul letto.

“E Ginny?” chiese impaziente Harry, di zia Petunia ora non gli importava un bel nulla.

“E' all'ospedale magico di San Mungo” disse cupo Silente.

“S-s-sta bene, vero?” chiese Harry con un filo di voce.

Silente scosse impercettibilmente la testa e abbassò lo sguardo.

“Professore! Me lo dica! Si è sacrificata per me! Dovrei essere io lì” singhiozzò Harry.

“Harry, è stata quasi baciata da un dissennatore...” disse Silente.

In quel momento arrivò anche Hermione, appena vide Harry corse ad abbracciarlo.

Silente si ravvivò.

“Bene, signorina Granger, sei qui!” disse lui alzandosi in piedi.

“Si professore” disse lei asciugando le lacrime di Harry.

“Non tutto è perduto” iniziò dirigendosi verso l'uscita “se avrete successo più di una vita sarà salvata, direi che tre giri potrebbero bastare”. Fece loro un sorriso e se ne andò.

“Tre giri?” chiese Harry confuso tamponandosi gli occhi.

Hermione estrasse da sotto il mantello una collana con una specie di clessidra circolare al centro.

“Che cos'è?”.

“E' una giratempo” spiegò Hermione “è così che ho potuto seguire tutte queste lezioni quest'anno, me la ha data la McGranitt il primo trimestre”.

Mise la collana attorno entrambi e fece girare la clessidra tre volte.

“Ma che cos...”.

Il terreno sotto ai piedi di Harry sembrò collassare solo per riformarsi qualche secondo dopo.

Erano di nuovo in infermeria, ma ora sembrava fosse di nuovo giorno. Era di nuovo giorno!

“Cosa ci facciamo qui?” chiese Harry.

“Non lo so, ma è evidente che Silente vuole che cambiamo qualcosa in questo momento” disse Hermione ragionando.

“Beh, ora noi eravamo in Sala Comune, tra circa un'ora porteremo Crosta da Lupin” disse Harry facendo mente locale.

“Si, ma se Silente volesse che intervenissimo riguardo a questo ci avrebbe fatto tornare più avanti, non un'ora prima” disse Hermione battendosi il mento.

“Se noi non avessimo portato Crosta a Lupin dove saremmo stati?”.

“Si, è ovviò” esclamò Hermione avendo un colpo di genio “se non avessimo avuto la preoccupazione di catturare il colpevole dell'omicidio dei tuoi genitori, avremmo fatto compagnia ad Hagrid, ricordi? Oggi è la data fissata per l'esecuzione di Fierobecco, forse Silente vuole che salviamo anche lui”.

“Deve essere per forza così” esclamò Harry “ha detto: 'più di una vita sarà salvata', no?”.

I due corsero verso la capanna di Hagrid, nel giardino circostante l'ippogrifo se ne stava orgoglioso seduto a zampe incrociate.

“Caspita, il Ministro ed il boia sono già arrivati” esclamò Hermione “dobbiamo muoverci”.

I due accorsero versò l'animale e con molta fatica riuscirono a liberarlo e farlo fuggire prima che il boia uscisse dalla capanna di Hagrid.

“E ora?” chiese Hermione riflettendo.

“Tra poco noi andremo alla Stamberga Strillante, forse ci conviene aspettare la vicino”.

“Buona idea” ammise Hermione “Andiamo”.

I due ragazzi si appostarono nelle vicinanze dell'uscita del passaggio segreto, tra non molto i loro del passato sarebbero usciti.

“Sentì Harry...” iniziò Hermione spezzando il silenzio dell'attesa.

“Si?”.

“Devi dire a Ron di te e Ginny, più aspetti peggio sarà. Io vi sto coprendo come posso, ma se dovesse scoprirlo prima che tu glielo dica... non so come reagirebbe”.

“Lo so Hermione, ho provato a dirglielo prima, ma è molto complicato. In ogni caso prima di tutto bisogna salvare Ginny” disse Harry concentrato sul da farsi.

“Hai ragione, però quando sarà tutto finito, devi parlare con il tuo amico, promettimelo”.

In quel momento si videro uscire da sotto il Platano Picchiatore.

“Eccoci” esclamo Harry “ora io parlo con Sirius... poi con Ron... e Lupin sta per trasformarsi!”.

“Harry sta per colpirti” disse Hermione spaventata guardando la scena da lontano.

In una frazione di secondo la ragazza capì, ululò.

Lupin si distrasse.

Hermione ululò nuovamente, più convinta.

“Grandioso” disse Harry “ora sta venendo verso di noi”.

“Non ci avevo pensato, corri!”urlò Hermione.

Scapparono in mezzo alla foresta proibita cercando di seminare il loro professore. Si arrampicarono su un albero e aspettarono che se ne andasse dopo aver perso le tracce di loro.

“Dobbiamo tornare indietro, andiamo!” disse Harry afferrandole il braccio.

Corsero verso dove Harry aveva visto il cervo argenteo.

“Credo fosse mio padre” disse Harry speranzoso.

“Harry... tuo padre è...”.

“Morto, lo so” ammise lui “però è lui ad aver mandato via i dissennatori, quel Patronus doveva essere il suo”.

Osservarono mentre Harry, Ron, Ginny, Sirius e Minus venivano attaccati dai dissennatori.

“Harry, non arriverà nessuno” disse Hermione in un singhiozzo.

Harry guardò Ginny buttarsi sopra di lui e proteggerlo da un gruppo di quelle creature, si era messa sopra il suo viso per impedire che un dissennatore gli risucchiasse l'anima. Così facendo però si era messa nella traiettoria della bocca di uno di quei mostri. Non c'era più tempo. Harry realizzò solo ora.

Questa volta il ricordo felice gli venne spontaneamente.

Harry rivide lucidamente quella sera al Paiolo Magico, era il compleanno di Ginny, loro due distesi sul suo letto, un abbraccio e poi un bacio... le loro labbra che si cercavano e i loro copri che si intrecciavano.

“EXPECTO PATRONUM” urlò Harry con la bacchetta in mano.

Un calore intenso si propagò dalla bacchetta mentre una nuvola densa di materiale argenteo si stava condensando davanti a lui in un grosso cervo. Il suo Patronus caricò i dissennatori scacciandoli definitivamente.

Vide i propri occhi guardare nella sua direzione prima che collassasse sul posto.

“Ce l'hai fatta!” disse Hermione incredula “guarda, stiamo per arrivare io e Silente”.

Harry boccheggiava dopo l'immenso sforzo magico.

“Dobbiamo andare in infermeria, dobbiamo tornare da dove siamo partiti” spiegò Hermione “seguimi”.

 

Harry ed Hermione aspettarono fuori dalla porta che Silente tornasse dopo avergli dato le istruzioni per tornare indietro nel tempo.

“Professore” disse Harry vedendolo uscire “lo abbiamo fatto!”.

“Fatto cosa?” disse sorridendo il vecchio mago.

Hermione aggrottò la fronte.

“Se volete, potete unirvi a me” disse Silente “sto andando al San Mungo per visitare la mia studentessa”.

Harry non ci pensò due volte.

“Certo Professore!” disse accorrendo al suo fianco “Hermione, se tu vuoi fare compagnia a Ron finché non si sveglia, fai pure, ci vediamo dopo”.

Hermione annuì mentre si dirigeva all'interno dell'infermeria.

“Bene” disse Silente “se vuoi seguirmi, Harry”.

I due si misero in cammino fino ad arrivare nell'ufficio del preside.

“E' stato molto onorevole quello che hai fatto stanotte, Harry. In molti ti devono la vita per oggi” esordì il professore trafficando con degli oggetti nel suo armadio.

“Non credo Signore, Ginny è in ospedale per colpa mia” disse lui triste.

“Non è vero ragazzo mio, grazie a te non stiamo andando al suo funerale. Se non fossi intervenuto avrebbe fatto una fine ben peggiore”.

“Si, ma se non fosse stato per me non si sarebbe mai cacciata in questa storia...”.

“E' vero” ammise Silente avendo trovato finalmente ciò che cercava, una scatola di latta blu “tuttavia dovresti lasciare più libertà ai tuoi amici. Sono loro che hanno scelto di seguirti dopotutto, lo conoscono il pericolo che corrono, sai perché lo fanno comunque?”.

Harry rimase in silenzio.

“Perché ti vogliono bene, credono in te. Farebbero di tutto per te perché tu faresti di tutto per loro, come hai dimostrato più volte. In pochi possono dire di avere uno solo di questi rapporti con le persone. Questa è la vera ricchezza, Harry. Chi ci ama non ci darà mai la colpa di esserci fatti aiutare, non farlo nemmeno tu. Ora, lasciando perdere le chiacchiere, afferra questa scatola, è una passaporta di emergenza per il San Mungo”.

Harry e Silente furono catapultati nell'ospedale in un batter d'occhio.

“Vieni” disse Silente scorrendo in velocità davanti ai vari reparti di cura magica.

“Qui c'è la signorina Weasley, vai pure dentro, io devo parlare con il capo-guaritore. Inoltre devo far chiamare la sua famiglia. Non ti preoccupare, ti lascerò un po' di tempo. Ora va”.

Harry entrò titubante nella bianca stanza dell'ospedale. Sul letto, distesa a pancia in su c'era Ginny. Aveva gli occhi chiusi e un'espressione serena, dormiva.

Harry si avvicinò cercando di fare il meno rumore possibile.

“Ginny” le sussurrò sedendosi accanto a lei.

Le accarezzò il volto sistemandole i lunghi capelli. Harry non poté non notare che portava ancora la collana che le aveva regalato.

“Mi dispiace così tanto... avrei dovuto difenderti, avrei dovuto agire diversamente...” a Harry cadde sulle lenzuola bianche una singola lacrima.

“Vorrei poterti aiutare adesso” infilò le sue dita tra quelle della ragazza “vorrei poterti dire che andrà tutto bene...”.

“Harry” sussurrò Ginny senza aprire gli occhi.

“Gin!” esclamò Harry avvicinandosi a lei.

“D-dove sono?” chiese confusa.

“Sei all'ospedale, tranquilla, è tutto finito”.

“Lo abbiamo preso?” chiese a bassa voce.

“Che cosa?” chiese Harry confuso.

“Abbiamo preso quel vigliacco?” chiese aprendo gli occhi.

“S-si. Lo hanno già interrogato, Sirius è stato scagionato. E' davvero questa la prima cosa che mi chiedi?” rise Harry dalla felicità.

Ginny ostentò un sorriso.

“Certo” disse lei “gli altri stanno bene?”.

“Si” la rassicurò Harry baciandole la fronte “sappi che mi dispiace tantissimo, non doveva andare così...”.

Ginny gli diede un buffetto sulla guancia.

“Sono felice di averti aiutato, sono felice che abbiamo salvato Sirius. Non dispiacerti per me, sono io che ti sono grata, grazie per avermi salvata ancora”.

“Non sarei un buon ragazzo se non lo facessi” rise Harry.

“E io non sarei stata una buona ragazza se non ti avessi protetto dai dissennatori in quel modo, visto? Non c'è bisogno che ti senti in colpa. Baciami piuttosto, scemo”.

Harry fu molto contento di poter esaudire il suo desiderio.

Qualcuno bussò alla porta, dal rumore soffocato e gentile capì immediatamente che si trattasse di Silente.

Harry si ricompose e si mise sulla sedia accanto al letto.

“Avanti”.

Come previsto Silente aprì la porta, era seguito dai signori Weasley.

“Tutto bene, signorina Weasley?” chiese Silente premuroso.

“Si professore, molto meglio” furono le uniche parole che Ginny riuscì a dire prima di essere soffocata dall'abbraccio affettuoso della madre.

Arthur si avvicinò ad Harry e gli diede un abbraccio che Harry percepì come la cosa più vicina ad un gesto paterno che avesse mai ricevuto.

“Harry, non so davvero cosa dire, è la seconda volta che salvi nostra figlia. Non so proprio come ringraziarti, dire che sei parte della nostra famiglia ormai è poca cosa. Grazie”.

“Signore... Arthur, per me è un piacere...” non trovava altre parole.

“E' stato un giorno fortunato per i Weasley quello in cui Ron si è seduto accanto a te sull'espresso per Hogwarts” Arthur si asciugò una lacrima.

Harry non poté fare altro che sorridergli nervosamente.

“Harry, vieni” lo chiamò Silente “lasciamo spazio ai signori Weasley”.

Prima di uscire Harry guardò Ginny, anche lei faceva lo stesso. Sorrise nel vedere quegli occhi ambra riprendere vita sotto al suo sguardo.

 

 

Note Finali:

Lo so, lo so. La parte del viaggio nel tempo è frettolosa e poco dettagliata. C'è una motivazione però. Intanto i viaggi nel tempo sono molto difficili da scrivere approfonditamente senza diventare confusionari, inoltre è un pezzo di storia che è rimasta pressoché invariata dai libri, quindi non aveva senso riscrivere le stesse cose che la Rowling ha già scritto, ma peggio.


In ogni caso grazie per la lettura e buona continuazione!

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Capitolo 19
*** 18. Confessarsi a Ron ***


 

 

 

18. Confessarsi a Ron

 

 

 

Ron e gli altri feriti erano stati dimessi dall'infermeria, Codaliscia era stato portato ad Azkaban e Sirius dovrà passare almeno un mese al Ministero tra udienze del Wizengamot e il recupero delle sue proprietà, ma era nuovamente un uomo libero, Ginny dopo un paio di giorni era tornata a scuola raggiante come sempre, la sua forza non avrebbe mai smesso di ispirare Harry. Chiunque al posto di Harry avrebbe potuto dire serenamente che aveva concluso di fatto le sue imprese eroiche, almeno per quell'anno. Tuttavia ad Harry sembrava che la questione più delicata era ancora da affrontare. Ora che le scuse di svelare segreti irrisolti e salvare il suo padrino non reggevano più, nemmeno davanti alla propria coscienza, non riusciva a non sentirsi tremendamente in colpa per quello che stava facendo a Ron. Tenere allo scuro il suo migliore amico in quel modo gli stava facendo contorcere le viscere, ogni volta che parlavano e si incontravano nella Sala Comune per andare ad affrontare la giornata assieme si sentiva un traditore viscido e meschino. D'altro canto Harry temeva più di ogni cosa la reazione dell'amico. L'avrebbe messo davanti una scelta? Avrebbe dovuto perdere o Ginny o Ron, o entrambi? Sembrava che non ci fosse via di uscita. Harry avrebbe solo voluto sparire una volta per tutte, senza dover mai affrontare quel temibile argomento. Gli sembrava che sarebbe stato molto più semplice affrontare nuovamente il basilisco!

Harry una mattina di una domenica primaverile decise che era arrivato il momento di essere sinceri, costi quel che costi, Ron era il suo migliore amico e meritava la verità.

Scese dal letto determinato a compiere quella missione, nulla lo avrebbe fermato. Tuttavia nonostante il piano fosse appena iniziato c'era già il primo intoppo. Ron non era nel suo letto.

'Deve essersi svegliato presto, sarà a fare colazione... speravo di poterci parlare da solo...'.

Senza farsi scoraggiare troppo, Harry indossò i primi vestiti che trovò e scese alla ricerca dell'amico. Come previsto non era in Sala Comune, l'unica possibile meta di Ron a quell'ora era la Sala Grande.

La sfortuna, o la fortuna, volle che anche Hermione uscì dal dormitorio in quel momento.

“Ginny dorme ancora come un sasso” rise la ragazza abbracciando Harry “andiamo a fare colazione?”.

“Si” disse Harry concentrato “credo che Ron ci abbia preceduti. Sai... volevo affrontare l'argomento...”.

Hermione fece il sorriso più largo che le avesse mai visto fare.

“Finalmente” disse cercando di apparire disinteressata “credevo che non lo avresti più fatto, fidati, potrebbe tirarti un pugno, ma non credo che potrà tenerti il muso più di tanto”.

Harry alzò gli occhi al cielo.

“Lo so, lo so... però non mettertici anche tu, aiutami, non scoraggiarmi!”.

“Hai ragione, scusami” rise Hermione “dai, andiamo da Ron, a colazione è sempre di buon umore”.

I due raggiunsero in fretta la Sala Grande, l'idea del pacifico Ron che si godeva la sua colazione fu subito frantumata quando lo videro circondato di persone. Un gruppo di Serpeverde stava ridendo, mentre un gruppo di Grifondoro stava cercando di trattenerlo dal picchiarli o maledirli.

“Hey! Che sta succedendo?” disse Harry accorrendo.

“Harry! Per fortuna sei qui! Aiutami! Toglimi questi di dosso, dobbiamo fargliela vedere!” sbraitò cercando di divincolarsi da Seamus e Dean che lo tenevano a stento.

“Lasciatelo!” disse Hermione avvicinandosi a loro “ma tu Ron, devi calmarti”.

“Calmarmi!” urlò viola in volto “questi... maiali hanno detto...”.

“Cosa hanno detto?” chiese Harry afferrando la spalla dell'amico tra le risate dei Serpeverde.

“Ho sentito dire a Blaise che mia sorella ha un bel culo e che se la farebbe!” disse Ron mentre cercava la bacchetta nelle tasche del mantello, per fortuna Hermione gliela prese.

“Lasciali stare” disse Harry imbarazzato.

'Ci voleva solo questa... ora si che sarà una confessione complicata'.

“Non hai sentito tutto” disse Ron più rosso che mai mentre un paio di Serpeverde si gettavano a terra dalle risate “hanno fatto una scommessa su chi se la porta a letto prima! Come se mia sorella fosse una che... una che...”.

Anche a Harry a sentire queste parole cominciarono a venire pensieri di vendetta, nello stomaco una strana sensazione si era svegliata, tuttavia per cercare di non peggiorare la situazione cercò con tutte le forze di autocontrollo che possedeva di trattenersi dallo spedire Blaise e i suoi amici fuori dalla finestra con una bella maledizione.

“Calmati Weasley” disse Blaise asciugandosi le lacrime “abbiamo fatto solo un apprezzamento a tua sorella. Anche se posso capirti sai... lei è la più carina di Hogwarts... tu d'altronde...”.

Ron non ne poteva più, agì prima che Seamus e Dean potessero intercettarlo e cercò di dare un pugno a Blaise, per fortuna Harry riuscì a saltargli addosso e bloccarlo.

“Ma non capisci che è questo quello che vogliono?” chiese Harry cercando di allontanare l'amico dai Serpeverde “vogliono che tu reagisca per farti fare la figura dell'idiota e mandarti in punizione”.

“Lo so bene! Ma tu non puoi capire cosa vuol dire, non puoi capire sentir parlare così di una persona a cui sei legato, non puoi...” disse Ron ancora agguerrito.

'Se solo sapessi... posso eccome. Come te vorrei farli tacere subito, ma non possiamo stare al loro gioco. Vorrei fargliela pagare almeno quanto te...'.

A Harry venne quasi da ridere: 'Se Ginny fosse qui, forse quei Serpeverde pensando a ciò che è successo a Draco scapperebbero'.

“Bravo, vattene Weasley, fatti portare via dalla tua balia; Potter” disse Blaise sorridendo “anche se non capisco perché ce l'hai tanto con me e non con lui, io ho solo fatto qualche apprezzamento, mentre il tuo amico... beh, molto di più”.

Ad Harry si gelò il sangue, avevano attirato più attenzione di quanto si erano aspettati lui e Ginny.

“Non è poi così carina!” Harry sentì dire dalla voce gelosa di Pansy prima che per lui l'intero mondo diventasse muto e buio. L'unica cosa che esisteva era il volto di Ron che lo guardava confuso e amareggiato.

“Vieni, andiamo fuori, a parlare” disse Harry, Hermione che fino a quel momento li stava seguendo decise che sarebbe stato meglio lasciarli soli.

“Ma di cosa stava parlando?” chiese Ron furente mentre attraversavano il portone di ingresso.

Si sistemarono su una panchina sotto ad un grosso albero distanti da orecchie indiscrete.

“Di cosa stavano parlando, Harry?” chiese Ron nuovamente, ma questa volta più impaziente.

Harry fece un respiro profondo, da dove iniziare?

“Vorrei chiederti una cosa prima di tutto, lasciami finire prima di darmi un pugno...” disse Harry allontanandosi leggermente dall'amico, quasi aspettandosi già una rimostranza.

“Non mi stai rassicurando molto...” commentò Ron.

“Vero” rise nervosamente Harry “innanzitutto non ho fatto nulla con Ginny, voglio che tu lo sappia”

“Lo spero bene...”

Harry sospirò cercando le parole corrette da pronunciare anche se in quel momento sembravano inesistenti.

“Vedi... quest'anno... al compleanno di Ginny... io e lei... come dire...”.

“Vai al punto, non sono in vena di scherzi” disse Ron con le orecchie rosse fuoco.

“Ecco, noi... cipotremmoesserebaciati” disse in fretta.

“Che cosa? Non ho capito”.

Harry si sentì morire.

“Noi, ci potremmo... essere baciati” disse scandendo tutte le parole aspettandosi un pugno ad ogni sillaba.

Ron rimase in silenzio, sembrava che lo avessero appena preso a schiaffi.

Harry decise di approfittarne e continuare prima che si riprendesse.

“E poi, qualche giorno fa... ci siamo messi insieme...” sussurrò Harry cercando di farsi piccolo “non lo ho detto a nessuno... o almeno, qualcuno mi ha scoperto... Hermione. Ma volevo fossi tu il primo a cui lo dicessi per davvero. So che sembra tardi ora...”

“E' tardi” disse Ron guardandolo inespressivo.

“Si, è tardi, ed è stato un errore... avevo così tante cose per la testa, avevo paura di rovinare l'amicizia con te... certo, non sono delle giustificazioni. Spero solo che tu possa capire...”.

Ron respirò profondamente, quasi a cercare una pace interiore in quel momento molto distante.

“Non capisco” disse con una voce senza emozioni.

Harry si stava preparando a ricevere un colpo da un momento all'altro, ma questo non arrivò.

“Diamine Harry, tu mi conosci... perché non me lo hai detto subito!” disse Ron rinvenendo dalla sua inespressività.

“Te l'ho detto, paura immagino, paura di perderti” ammise Harry.

“Sei proprio un idiota allora, come pensi che possa non essere più tuo amico per questo?” disse Ron quasi offeso.

“Non sei arrabbiato?” chiese stupito Harry.

“Certo che lo sono!” disse Ron “ma con quei bifolchi purosangue che parlano del culo di mia sorella e delle loro schifose scommesse su chi se la slinguazza per primo o peggio! Non con te, anzi un po' con te si, ma solo perché mi hai tenuto tutto nascosto!”.

Harry rimase a bocca aperta.

“Tu vuoi veramente bene a Ginny? Lo sai che ha sempre avuto una cotta su di te, non voglio che si faccia male” disse Ron guardandolo negli occhi.

“Si, te lo giuro, non le farei mai del male, lo sai”.

“E allora che problemi vuoi che abbia... mille volte meglio tu che... quelli” disse schifato “però niente cose oscene davanti a me, anzi, nelle mie vicinanze, no pastrugnamenti, baci o cose del genere, chiaro? Se no ritiro tutto!”

Harry rise.

“Promesso”.

Ron si alzò in piedi.

“Ora possiamo tornare dentro a fargliela vedere a quei farabutti?” chiese Ron schioccandosi le dita.

“No” disse Harry categorico “anche a me, come ora puoi immaginare, danno fastidio, ma non è così che dobbiamo reagire, se vuoi tornare dentro per fare colazione assieme invece, ti seguo volentieri”.

Ron ci pensò qualche secondo.

“E va bene... ma voglio sapere di più di questa storia di te e Ginny”.

“Va bene, ti chiedo solo di non dirlo in giro” Harry si sentì stupido a fare una richiesta del genere.

“Lo so, per chi mi hai preso?” rise Ron.

“E così potremo anche discutere di te ed Hermione” disse Harry cercando di suonare il più naturale possibile.

Ron assunse un colorito simile a quello di una prugna.

“Cosa c'entra Hermione?” chiese lui imbarazzato.

“Dai, è innegabile che vi piacciate!” rise Harry.

“Secondo te io le piaccio?” chiese Ron che cercava inutilmente di far passare la domanda come una semplice curiosità disinteressata.

Harry sorrise, aveva colto nel segno.

 

Rientrando nella Sala Grande furono subito accolti da Hermione che venne verso di loro preoccupata.

“Non vi siete azzuffati vero?” chiese preoccupata.

“No” disse Ron osservando Blaise da lontano il quale era tornato a sedere al suo posto.

“Oh, grazie al cielo” disse la ragazza “beh, allora andiamo a sederci. E' arrivata anche Ginny nel frattempo...”.

“Ecco perché i Serpeverde sono tornati a cuccia!” rise Harry.

Ron lo fulminò con lo sguardo e si andò a sedere accanto a Ginny che aveva già iniziato la colazione.

“Ciao” disse lei ancora assonnata.

Ron non la salutò, andò subito al dunque.

“Senti, lo ho già detto a Harry, vi do il permesso, però niente slinguazzamenti, niente cocc...”

“Il permesso?” chiese Ginny con gli occhi fiammeggianti mentre gli cadde il cucchiaino nel latte.

“Si” confermò Ron.

“Immagino che lui sappia...” disse la rossa verso Harry che annuì “beh, allora, caro fratello, lascia che ti spieghi una cosa. Io non sono proprietà di nessuno, non ho bisogno di permessi o concessioni per stare con mi pare, va bene?” sibilò infuriata.

“Si, ma tu sei più...” iniziò Ron.

“Piccola?” chiese lei facendo la vocina “oh, scusami Ronald, ho solo un anno in meno di te, eppure io ricordo che tu ti baci con zia Muriel da ben prima che tu avessi la mia età!”.

Ron divenne rosso nuovamente.

“Senti, non puoi accontentarti del fatto che vi do la benedizione? Chiedo solo di non vedere nulla!” disse Ron mentre Hermione si era quasi soffocata dalle risate.

Ginny sorrise.

“Si, mi accontenterò della benedizione... Piuttosto, da quando tu sai?”.

“Avevo i miei sospetti già da un po'” disse Ron dandosi un po' di arie “ma stamattina Harry mi ha detto tutto”.

“Come mai?” chiese Ginny al suo ragazzo “potevamo dirglielo insieme”

“Gin... non potevo più tenerglielo nascosto, sopratutto dopo quello che è successo prima...” disse Harry schietto.

“Che è successo prima?” chiese Ginny curiosa.

Dopo averle raccontato quello che era successo Harry dovette placcarla per evitare che si fiondasse al tavolo dei Serpeverde.

“Lasciami!” disse la ragazza “prometto che non faccio nulla”.

“Gin...” disse Harry dolcemente sapendo perfettamente che la ragazza stava mentendo “lasciali stare, lo dicono solo perché sono invidiosi, perché sanno che non possono averti. Non meritano nemmeno che ci roviniamo la giornata così”.

Ginny smise di agitarsi, così Harry decise di lasciarla andare.

“Grazie” disse lei “ma ora vado la e li ammazzo”.

Solo grazie l'aiuto di Ron ed Hermione, Harry riuscì, con tanta fatica, a placare la piccola furia rossa e a convincerla che, per quella mattina, sarebbe stato meglio limitarsi a fare colazione.

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Capitolo 20
*** 19. Finalmente Buone Notizie ***


 

 

 

 

19. Finalmente Buone Notizie

 

 

 

 

La vita di Harry era finalmente arrivata all'apice della felicità. Non aveva più preoccupazioni riguardo ad un potenziale serial killer alle sue costole e non aveva più il timore di perdere il suo più grande amico. Ora le scocciature più grandi che Harry dovesse affrontare erano i sempre decrescenti giorni che lo separavano dalla fine della scuola e il dover allenarsi con la scopa prestatagli da Madama Bumb visto che la sua era finita in frantumi.

Anche gli esami che avrebbe dovuto affrontare da lì a poco ormai sembravano una passeggiata grazie ai ripassi intensivi di Hermione nelle ultime due settimane.

“Harry! Mi stai ascoltando?” gli chiese Hermione scocciata “hai la testa tra le nuvole”.

Harry si riprese dai suoi pensieri.

“Hai ragione” disse lui rimettendosi sui libri “è solo che siamo qui da ore!”.

“Harry ha ragione” commentò Ron “un po' di pausa ci vorrebbe proprio”.

“Ditelo alla McGranitt quando vi boccerà all'esame di fine anno” disse Hermione stizzita.

“Dai, scusaci Hermione, cinque minuti e poi riprendiamo” disse Ron stiracchiandosi.

Hermione sbuffò spazientita.

Harry si alzò dal tavolo per sgranchirsi le gambe, la Sala Comune era deserta. Tutti erano fuori a godersi il tempo primaverile, tranne loro tre.

“Ciao” lo salutò Ginny scendendo dal dormitorio arruffandogli i capelli da dietro.

“Hey Gin, dove vai di bello?” chiese lui mentre lei salutava Ron ed Hermione.

“Raggiungo Ritchie, Demelza e Colin, andiamo sulla riva del Lago Nero a passare la mattinata, volete unirvi?” chiese gentile.

“No” sbuffò Ron “dobbiamo studiare” disse probabilmente intristito dalla prospettiva dello studio.

“Ehm, si, noi stavamo ripassando un po', dobbiamo ancora finire il programma di Storia della Magia” disse Hermione.

“Va bene secchioni” rise Ginny “allora ci vediamo dopo”.

Si avvicinò in velocità ad Harry e dopo essersi appoggiata al suo petto gli diede un fugace bacio sulle labbra. Sorrise e uscì dal buco dietro al ritratto della Signora Grassa.

Harry si sentì incredibilmente libero in quel momento, poterlo fare, poter vivere così naturalmente davanti ai suoi amici.

“Che cos'era quello?” bofonchiò Ron “non ti avevo detto di non fare queste cose davanti a me?”

Hermione lo colpì in testa con una pergamena arrotolata.

“Era solo un bacio, Ron. Non è un pastrugnamento o come piace chiamarli a te” disse Hermione difendendo Harry “e poi, prova pensare la cosa al contrario. Secondo te, se Ginny ci vedesse baciarti si arrabbierebbe?”.

Ron diventò rosso e seppellì la faccia nei libri.

“Rimettiamoci a studiare” rise Harry tornando a sedere.

“Sono d'accordo” disse la voce soffocata di Ron.

 

Riuscirono a studiare ininterrotti solo per una ventina di minuti prima che i gufi gli portassero la posta. Edvige planò sulla sua spalla e gli lasciò cadere una lettera sulle gambe.

“Grazie Edvige” disse lui accarezzandola.

Harry aprì curioso la lettera. Proveniva... dalla Tana?

Stranito dall'origine della lettera si mise a leggerla finché gli altri due erano alle prese con la propria posta.

 

'Caro Harry,

Noi, la famiglia Weasley, ci teniamo ad invitarti alla Coppa del Mondo di Quidditch che si terrà questa estate. Se per te va bene, potresti venire a stare da noi qualche giorno prima della partenza. Abbiamo invitato anche Hermione, saremo molto felici se tu accettassi. Dopo tutto quello che hai fatto per noi è il minimo che possiamo fare per ripagarti anche se in minima parte. Nel caso accettassi, ovviamente, non dovresti preoccuparti di nulla, abbiamo già una sistemazione programmata e attraverso il Ministero riusciremo ad ottenere degli ottimi biglietti.

Con affetto; Arthur e Molly.'

 

Harry saltellò emozionato.

“Guarda qui!” disse Harry dando la lettera a Ron “andiamo alla Coppa del Mondo!”.

A Ron si illuminarono gli occhi.

“Grandioso!” disse alzandosi in piedi.

“Hanno invitato anche me!” esclamò Hermione nonostante non ci capisse molto di Quidditch.

“Sarà fantastico, non vedo l'ora di vedere la faccia di Ginny quando lo saprà” disse Harry riprendendosi la lettera.

Ricomponendosi afferrò l'altra lettera che gli era stata recapitata.

'Grimmauld Place 12, Sirius Black' diceva solenne l'intestazione sulla busta di carta pregiata.

Harry la aprì con un unico strappo sul bordo e la lesse avidamente.

 

'Carissimo Harry.

Devo ringraziarti con tutto me stesso se sono di nuovo libero e se il carnefice di James è ad Azkaban è solo grazie a te. Purtroppo Silente mi ha già spiegato perché tu, per ora, non potrai venire a stare da me. E' proprio una sfortuna, ci saremo divertiti un mondo, ma non importa, avremo modo di rifarci. Ho saputo dal tuo professore che la tua scopa è stata distrutta, così ho pensato di farti un piccolo regalo per dimostrarti la mia gratitudine. Spero di poterti vedere presto, nel caso volessi passare a trovarmi sei sempre il benvenuto. Ora che ho recuperato le mie proprietà ho realizzato quanto oro sporco ci sia nelle camere blindate dei Black. Ho quindi deciso di usare parte di questo denaro per una giusta causa, sto indentando delle costose azioni legali contro gli ex Mangiamorte, primo tra tutti Lucius Malfoy, anche per quello che ha fatto alla tua amica, Ginevra Weasley l'anno scorso. Un abbraccio caloroso.

Sirius Black, Felpato'.

 

Harry rilesse la lettera un paio di volte, quasi a voler essere coccolato da quelle parole che erano, secondo lui, la cosa più simile a delle parole paterne che avesse mai ricevuto.

Alla terza rilettura si rese conto che dei gufi avevano portato un'altra cosa, questa volta una grossa scatola rettangolare.

Harry la aprì emozionato. Scartò quello che doveva essere il regalo di Sirius, appena la vide la riconobbe subito.

“Miseriaccia, è una Firebolt!” disse Ron avvicinandosi a lui.

Harry la estrasse dalla scatola, solo a vederla aveva un aspetto che comunicava le prestazioni che doveva avere.

“Me la farai provare, vero Harry?” chiese Ron emozionato come un bambino.

“Certo” rise Harry “visto che siamo stati interrotti così tante volte, perché non dichiariamo conclusa questa sessione di studio e andiamo fuori a prendere un po' d'aria? Riprendiamo dopo pranzo!”.

“Mi sembra saggio” confermò Ron ammirando la nuova scopa di Harry.

Hermione alzò le sopracciglia.

“E va bene... andiamo” disse forse non troppo dispiaciuta, in effetti aveva una montagna di lettere dei sui genitori da leggere e a cui scrivere risposte.

 

Raggiunsero i giardini del castello e Harry e Ron fecero a turno per fare un giro sulla scopa, era la cosa più veloce e scattante che Harry avesse mai provato in vita sua, doveva essere costata una fortuna!

Tutto sommato nemmeno Hermione si stava annoiando, era rimasta nel prato sotto di loro a leggere e scrivere ed ogni tanto li guardava svolazzare divertita.

Dopo un circuito sensazionale tra le torri del castello, Harry decise di tornare al prato per far fare l'ennesimo giro a Ron, ma avvicinandosi li vide da lontano sdraiati assieme sull'erba uno accanto all'altra. Harry si avvicinò lentamente dall'alto e li osservò mentre parlavano amabilmente e indicavano delle nuvole di passaggio. Così decise sul momento che sarebbe stato meglio lasciarli in pace. Indirizzò la sua Firebolt verso il Lago Nero.

Riconobbe subito Ginny dai suoi lunghi capelli rossi che facevano contrasto con ogni colore su quelle sponde, accanto lei c'era Demelza, stavano ridendo assieme. Invece Ritchie e Colin erano nell'acqua fino alle ginocchia mentre tiravano dei sassi sul Lago cercando di farli rimbalzare.

Harry atterrò accanto alle due ragazze.

“Oh, guarda chi si vede” rise Demelza.

“Ciao, Harry!” disse Ginny abbracciandolo “che ci fai qui? Non dovevate studiare?”.

“Si” ammise Harry scendendo dalla scopa “però dopo aver ricevuto delle lettere abbiamo deciso che la nostra concentrazione era andata a quel paese”.

“E dove sono loro due?” chiese Demelza guardandosi attorno.

“Eravamo sul prato assieme, ma li ho visti in un momento intimo e non volevo interrompere” rise Harry “erano lì, tutti soli a ridere e a prendere il sole sdraiati...”.

“Finalmente mio fratello si da da fare” disse Ginny “ora avrà poco da ridire”.

Harry rise.

“Di cosa stavate parlando?” chiese lui mettendosi a sedere.

“Nulla di che” disse Ginny.

“Le avevo appena raccontato del fatto che io questa estate vado con la mia famiglia a vedere la Coppa del Mondo” disse Demelza tutta contenta.

“Già” ammise Ginny “mi piacerebbe troppo andarci”.

Harry fece la smorfia tipica di chi sa qualcosa in più.

“Guarda cosa ho ricevuto” disse lui estraendo la lettera che aveva ricevuto dai Weasley.

Ginny la lesse in una manciata di secondi.

“Andiamo anche noi?” chiese incredula.

“Proprio così” confermò lui.

Ginny emise un gridolino prima di gettarsi su Harry facendolo cadere sulla schiena, lo riempì di baci sul volto. Si sentiva in paradiso.

“EHM” si schiarì la voce Demelza un po' imbarazzata.

“Scusa” disse Ginny rimettendosi a sedere “e questa che cos'è?” chiese notando per la prima volta la scopa.

“Ah si, me l'ha regalata Sirius oggi, è una...”.

“Firebolt!” la riconobbero subito in coro Ginny e Demelza.

Harry la prese e la consegnò solennemente a Ginny.

“Fateci pure un giro” disse lui sorridente “io vado a tirare due sassi nel Lago con gli altri due”.

Senza farsi pregare Ginny salì sulla scopa ed iniziò a volare sopra le loro teste. Harry la osservò volteggiare, dietro di lei l'onda sinuosa dei suoi capelli lo catturava come una torcia a delle falene. Harry era da momenti come questi che capiva inequivocabilmente, senza ombra di dubbio che era caduto dentro le spire di quella ragazza e che non ci sarebbe mai più uscito, ne che lui avrebbe mai provato a liberarsi.

 

 

 

La giornata era stata fantastica, Ginny si era divertita come una matta, aveva passato tutto il pomeriggio con i suoi amici e con Harry.

'Se ogni giorno fosse così...'.

Erano restati fuori così a lungo che avevano inavvertitamente saltato la cena, pazienza, ne era totalmente valsa la pena.

Era così contenta che Harry fosse piaciuto ai suoi amici e viceversa, si sentiva la ragazza più felice del mondo. Ginny però non si spiegava una nuova sensazione che la coglieva quando Harry la baciava, certo, le proverbiali farfalle nello stomaco le aveva sempre provate, ma ultimamente c'era qualcosa di più. Più passavano tempo assieme più questo sentimento diventava forte. Si sentiva quasi ubriaca del tempo passato con il ragazzo.

Quando arrivò nel suo dormitorio era così persa nei suoi pensieri che nemmeno si rese conto del tragitto che aveva intrapreso per arrivare lì. Si gettò sul letto con un sorriso ebete sul volto, pronta a sognare, ne era sicura, Harry.

Anche Hermione era arrivata in quel momento, solo che a differenza sua non era per nulla contenta.

“Herm?” chiese lei quando i suoi pensieri idilliaci furono interrotti dalla presenza della ragazza.

“Si?” chiese Hermione andando sotto le coperte ancora vestita.

“Tutto bene? Pensavo che saresti stata felice di passare tutto questo tempo con Ron” disse Ginny sedendosi sul letto dell'amica.

“E tu che ne sai?” chiese lei coprendosi la faccia.

“Me lo ha detto Harry, sai, vi aveva visti sdraiati sull'erba, assieme...”

“Già” commentò Hermione amareggiata “ero felice per quello, solo che quell'idiota completo ha distrutto qualsiasi atmosfera si stava creando”.

“Cosa è successo?” chiese Ginny sentendosi una terribile amica per il sorriso che le si stava formando sulle labbra a pensare a suo fratello provare a rimorchiare qualcuna.

“Niente, è questo il punto!” disse Hermione lanciando via le coperte “eravamo lì, da soli, ci tenevamo per mano, stavamo parlando del fatto che sarei stata da voi prima della Coppa del Mondo era tutto così perfetto e lui non ha fatto nulla! Quando è arrivato il momento è diventato rosso come un pomodoro ed è diventato apatico”.

“Herm... non devi preoccuparti, lo sai che su queste cose è timido... dagli un po' di tempo” disse Ginny saggiamente.

“Lo so, ma ho fatto la figura dell'idiota! Gli ho anche detto che mi piaceva stare con lui e che lo trovavo interessante, che stupida che sono stata”.

“Non dire così, è normale aprirsi in questi casi, anche se avrei cercato complimenti diversi da 'interessante'” rise Ginny.

“Ecco, vedi! Sono un'incapace anche a fare i complimenti!” si disperò Hermione “tu come hai fatto con Harry?”.

Ginny ci pensò un attimo.

“Io ed Harry ci siamo avvicinati a vicenda, lui ha fatto un passo e io ne facevo un altro. Però penso che ci siamo sempre piaciuti fin dall'inizio in qualche modo”.

“Perché per me deve essere così difficile?” chiese Hermione.

“Non è difficile, devi solo aspettare, vedrai che con il tempo Ron conquisterà l'imbarazzo e sarà lui a venire da te. Non puoi aspettarti che dall'oggi al domani venga a dichiararti il suo amore per te in ginocchio” rise Ginny.

“E tu? A te Harry ti ha detto che ti ama?” chiese Hermione curiosa.

“No” ammise Ginny “non ce lo siamo ancora detti”

“Tu lo ami?”.

Ginny sapeva perfettamente dentro di se quale fosse la risposta, sapeva che non c'era nessuna esitazione nel suo cuore, eppure non era sicura di voler rispondere a lei in quel momento.

“Io...” iniziò Ginny senza sapere dove andare a parare “io si” ammise dopo qualche secondo.

“Ma non sai se Harry ti ami?” chiese Hermione.

“Non lo so” disse Ginny “ma per ora non mi interessa, l'importante è che io si e che lui mi faccia stare bene. Il resto si vedrà”.

Hermione divenne leggermente rossa.

“Ma avete già...” chiese titubante.

“Già?” incalzò Ginny alzando un sopracciglio.

“Fatto... s-e-s-s-o?” chiese Hermione facendo lo spelling imbarazzata.

“Ma sei scema” rise la ragazza “No! Cosa te lo fa pensare?” disse dandole un buffetto sulla testa.

“Ora andiamo a dormire, curiosona” disse Ginny scuotendo la testa divertita ma intrigata.



Note finali:
Spero  che questo nuovo capitolo vi piaccia! Lasciatemi pure una recensione per darmi qualche consiglio su dei cambiamenti di trama che potrebbero avvenire in futuro!
Un abbraccio!
 

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Capitolo 21
*** 20. Vacanze Gradite ***


 

 

 

20. Vacanze Gradite

 

 

 

Per la prima volta in vita sua, Harry si sentiva più emozionato per l'estate che per la scuola! Certo, dopo gli esami ad Hogwarts, che tra l'altro sono andati benissimo grazie all'aiuto di Hermione, Harry aveva dovuto passare due settimane dai Dursley, ma ogni secondo che passava si sentiva più vicino a il giorno in cui sarebbero venuti a prenderlo i Weasley per andare a casa loro in preparazione alla Coppa del Mondo. Quando fu arrivato il fatidico giorno non stava più nella pelle, scappare dai suoi zii era un conto, andare ad un evento del genere assieme alla sua famiglia magica preferita era un altro.

Harry scese in salotto con le sue valigie e la gabbia di Edvige pronto per partire.

“Già vai, ragazzo?” chiese Vernon ridendo sotto ai baffi “dovresti farlo più spesso”.

“Con piacere” rispose acido Harry mettendosi a sedere su una delle sue valigie.

“Sentiamo, come dovrebbero venire a prenderti questi... amici” disse l'ultima parola come fosse una parolaccia.

“Non lo so, che io sappia hanno una macchina, però i maghi possono viaggiare in molti...” non fece a tempo a finire la frase che l'intera stanza fu avvolta da una densa coltre di fuliggine. Harry ghignò all'idea di Petunia dopo aver visto quel disastro.

“E' il camino corretto?” chiese una voce familiare, dal camino uscì Arthur tutto sorridente “ahh, si, eccoti qui Harry!”

Arthur si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla, dietro di lui c'erano anche Fred e George che lo aiutarono con i bagagli.

“Beh, e voi chi siete? E vi sembra il modo di arrivare in casa della gente!” esclamò Vernon furioso con gli occhi fuori dalle orbite.

“Arthur Weasley, piacere mio!” disse lui senza perdere l'immancabile sorriso “non si preoccupi, sistemo tutto!”.

Fece un piccolo gesto con la bacchetta e la polvere rientrò nel camino ordinatamente.

Vernon bofonchiò qualcosa a bassa voce ma Harry non ci fece caso.

“Allora, ragazzo mio, sei pronto? Vedrai, sarà fantastico” disse Arthur gioioso “sai, sarebbe venuto anche Ron qui, ma è a casa a liberare un letto per Hermione, è arrivata questa mattina. Dimmi una cosa in confidenza, loro due hanno qualche tipo di... relazione sentimentale?”.

Harry fece fatica a non ridere, certo, entrambi la avrebbero voluta una relazione sentimentale ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di andare oltre il tenersi la mano distrattamente.

“No, signore, non che io sappia” decise di non dire nulla, anche perché lui aveva un segreto ben più grande che per ora aveva intenzione di tenere per se.

“Interessante” commentò Arthur “pensa che anche Ginny voleva venire, ma le ho detto che non serviva essere in così tanti per due valigie, giusto? Anche se da quanto mi pare di capire siete diventati molto amici!”.

“Si, è così. Ginny è molto simpatica”.

'Molto simpatica? Ma che diamine sto dicendo, sembro proprio un idiota'.

“Immagino, dopo tutte quelle avventure, e grazie ancora da parte di tutti noi per i suoi salvataggi. Ma comunque, direi che è ora di andare. Grazie signor Veror Duslay, alla prossima, buona giornata!” disse Arthur mentre accompagnava Harry nel camino.

Harry stava per scoppiare in una fragorosa risata nel sentire il nome di suo zio così storpiato in buona fede.

Vernon aveva il volto paonazzo di qualcun che avrebbe davvero voluto controbattere ma che non aveva le forze o il coraggio di farlo.

Delle lunghe fiamme verdi apparirono e del viso dello zio era rimasto solo un ricordo spiacevole.

“Oh, Harry caro, eccoti qui” disse Molly correndogli in contro appena uscito dal camino della Tana.

“Salve signora Weasley” disse lui stritolato dall'abbraccio “sono felice di essere qui”.

“Anche per noi, è una gioia averti, ora vai pure di sopra, Ron dovrebbe aver liberato dei letti perché tutti siano comodi”.

Harry seguì il consiglio e salì le lunghe e a tratti sbilenche scale.

“Guarda chi si vede!” rise Ron notandolo appena passò davanti alla sua porta “vieni dentro!”.

I due si abbracciarono, in quelle poche settimane di lontananza sembrava che Ron si fosse alzato di qualche centimetro e che avesse messo su qualche chilo di muscoli.

“Tutto bene?” chiese Harry lasciando cadere la sua valigia per terra.

“Alla grande, Hermione è arrivata questa mattina, le ho sistemato un letto in camera di Ginny, tu dormirai qui, spero non ti dispiaccia” disse Ron.

“Amico, è da quasi quattro anni che dormo accanto a te, sono abituato al tuo russare!” rise Harry.

“Questo si che è amore” disse Ron fingendo di essere una scolaretta innamorata.

Harry rise di gusto mentre si buttava sul letto.

“Cosa hai fatto queste settimane?” chiese Harry da disteso.

Ron alzò le spalle.

“Abbiamo giocato a Quidditch ogni giorno, questa cosa del campionato ci ha gasati tutti. Anche Ginny ha insisto per giocare con noi più del solito, alla fine abbiamo ceduto. Per essere una principiante è davvero brava” disse Ron lanciando ad Harry una pluffa.

Harry gliela spedì indietro ed iniziarono a palleggiare.

“Ginny non è una principiante” disse tra un palleggio e l'altro “gioca ogni estate alle vostre spalle, è eccezionale, una cacciatrice provetta”.

“Davvero?” disse Ron a bocca aperta “ora si spiegano molte cose”.

“Dovreste accettarla e farla giocare con voi, è pur sempre vostra sorella” commentò Harry.

“Lo so, lo so... è solo che ora sarà imbarazzante visto che la abbiamo sempre rifiutata”.

“Ma non dire cazzate” rise Harry “ti faccio vedere”.

Harry afferrò la pluffa passata da Ron e salì un piano di scale.

“Ginny?” chiese avvicinandosi alla porta della sua camera.

La ragazza gli aprì la porta e si gettò tra le sue braccia.

“Mi sei mancato” sussurrò come prima cosa la Grifondoro.

“Anche tu” disse Harry inebriato dal suo profumo.

Hermione, che era anche lei nella stanza si avvicinò a loro.

“Ciao Harry, vedo che ti dai da fare” rise lei.

“Ciao Herm” rispose Harry “non dire cavolate”.

“Ultimamente è in vena di dire scemenze” disse Ginny separandosi da Harry dopo un breve bacio.

Hermione divenne rossa.

“Di cosa parli?” chiese Harry curioso.

“Nulla!” esclamò Hermione imbarazzata.

Questo era proprio strano, probabilmente Hermione avrà chiesto qualcosa di noi due a Ginny, è sempre stata curiosa quella ragazza, forse anche troppo per il suo stesso bene. Decise di lasciar correre, al massimo si sarebbe fatto raccontare i dettagli dopo da Ginny.

“Comunque...” disse Harry squadrando Hermione “Gin, volevo chiederti se avevi voglia di giocare a Quidditch con me Ron, Fred, George e Bill”.

Gli occhi di Ginny si illuminarono.
“Certo!” esclamò estraendo dall'armadio il suo completo “andiamo!”.

“Vengo a vedervi, nel frattempo ho delle letture leggere da finire” annunciò Hermione afferrando un mattone da almeno novecento pagine, la classica lettura leggera di Hermione.

Scesero tutti assieme fino alla stanza di Ron.

“Vieni?” chiese Harry afferrando dalla sua valigia il necessario.

Ron guardò lui e poi Ginny che teneva in mano la divisa da Quidditch accuratamente piegata.

“Va bene” disse lui facendo cenno all'amico.

Raggiunsero il campo da Quidditch improvvisato accanto alla Tana, i gemelli e Bill si stavano già scaldando passandosi una pluffa da allenamento.

“Eccoli qui!” esclamò George vedendoli arrivare “forza, cambiatevi e salite sulle scope, finalmente siamo in un abbastanza da fare una partitella”.

“Ovviamente senza boccino, Harry” chiarì Bill “siamo in troppi pochi per usare tutte le palle, facciamo che siamo due cacciatori ed un portiere per squadra”.

Ron si cambiò davanti a tutti, solo quando si rese conto di essere in mutande davanti a Hermione divenne paonazzo e si affrettò a mettersi i vestiti sportivi. Tuttavia sembra che ad Hermione non fosse dispiaciuta la cosa, anzi, Harry aveva notato che si era leggermente morsa il labbro inferiore.

“Io mi vado a cambiare nel ripostiglio delle scope” disse Ginny.

Anche Harry avrebbe voluto fare la stessa cosa, quindi decise di aspettare che lei uscisse per potersi vestire a sua volta. Nel frattempo Ron aveva raggiunto gli altri tre volando e si misero a tirare dei rigori in attesa sua e di Ginny.

'Dove diavolo è finita?' si chiese Harry dopo un paio di minuti.

“Harry, vai a vedere dove si è cacciata mia sorella” gli urlò Fred dalla distanza “se aspettiamo ancora diventa notte!”.

Harry non avrebbe voluto entrare nel ripostiglio da solo con Ginny sotto gli occhi di tutti, chissà cosa avrebbero pensato. Ora però non poteva rifiutarsi, se lo avesse fatto avrebbe attirato ancora più attenzione su loro due. Si decise che era meglio obbedire a Fred e si avvicinò al ripostiglio, bussò piano.

“Hey, Gin” chiese Harry “che fine hai fatto?”.

“Scusami Harry, vieni pure dentro” rispose dall'interno la voce di Ginny.

Harry aprì la porta ed entrò assieme alla ragazza. Lei aveva ancora i suoi vestiti normali.

“Sono in ritardo, lo so, ma non riesco a prendere quella scopa” disse indicandone una sopra uno scaffale pieno di cianfrusaglie “non ho voluto usare 'Accio' perché avevo paura che mi crollasse tutto addosso”.

“Non preoccuparti” disse Harry “la prendo io”.

Il ragazzo si allungò e afferrò con facilità la scopa, con cura la sollevò dallo scaffale senza urtare nulla.

“Ecco qui”.

“Grazie mille Harry” disse baciandolo “ora però dovresti girarti”.

“Girarmi? Perché?” chiese confuso, ma appena Ginny gli diede un'occhiata divertita capì “ah, si, scusami”.

Harry si voltò, si mise ad osservare il muro di legno davanti a lui cercando inutilmente di trovarci qualcosa di interessante. Alle sue spalle poteva sentire il rumore dei vestiti che scorrevano sulla pelle liscia della ragazza per poi cadere morbidi sul pavimento.

Il suo collo sembrava avesse preso vita propria, cercava di voltarsi contro la volontà di Harry. Dovette combattere con ogni forza il suo corpo per non girarsi a guardarla, doveva essere stupenda. Il rumore di una zip che si apriva lo attirò immediatamente, dovevano essere i suoi jeans. Ora anche il suo busto voleva girarsi ad osservare la dea che si spogliava a pochi centimetri da lui. Harry si diede una piccola sberla in faccia, non poteva, non così. Per non sentirsi in colpa per quello che voleva fare aveva iniziato a cercare con lo sguardo qualcosa di riflettente con cui guardarsi alle spalle, niente da fare, da quella posizione non poteva vedere nulla.

La tensione fu sciolta da un tocco leggero sulla spalla.

“Fatto” disse Ginny a bassa voce “complimenti comunque”.

“Per cosa?” chiese Harry inebetito mentre si girava a guardarla, che occhi, che viso stupendo, avrebbe voluto baciarla ovunque per ore, se solo non stessero aspettando fuori...

“Per aver fatto il bravo” rise lei “ti meriti un premio”.

Ginny si avvicinò e unì le sue labbra alle proprie. In una frazione di secondo erano avvinghiati in un bacio estremamente passionale, lei gli saltò tra le braccia. Le loro lingue si intrecciavano mentre i loro corpi si schiacciarono contro al muro. Harry non riusciva più a respirare, il fiato mancava, ma la voglia di Ginny era più forte. Si separarono solo per respirare un paio di secondi e poi ripresero a baciarsi come non avevano mai fatto prima. Harry le accarezzò i capelli e scese con le labbra sul suo collo lasciandole una scia di piccoli baci, Ginny emise un lieve gemito mentre affondava le sue dita nella carne della schiena di Harry.

“Dobbiamo andare” disse Harry dopo aver continuato la scia di baci fin su al lobo dell'orecchio.

“Hai ragione” sussurrò lei scendendo dalle sue braccia “però sappi che un po' speravo che ti saresti girato prima”.

Harry rimase a bocca aperta, voleva dire qualcosa di intelligente ma non fece a tempo, Ginny uscì dal ripostiglio dopo un occhialino malizioso.

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Capitolo 22
*** 21. Confidenze ***


 

 

 

21. Confidenze

 

 

 

Nei giorni successivi Harry e Ginny non ebbero molto tempo a loro disposizione, vuoi per i preparativi alla coppa del mondo, vuoi che Ron gli stava con il fiato sul collo dopo aver avuto sospetti su ciò che era accaduto nel ripostiglio delle scope, tutto quello che erano riusciti a fare era stato scambiarsi qualche bacio furtivo. Una cosa però era certa, nessuno sospettava di loro, o almeno, se lo facevano non lo davano a vedere.

In men che non si dica era già arrivato il momento di andare a vedere la famigerata coppa del mondo di Quidditch. Per arrivarci avrebbero dovuto usare una passaporta, Ginny sapeva che cosa fossero, anche Harry ne aveva già usata una per andarla a trovare al San Mungo.

Prima di raggiungere il luogo designato di partenza, si incontrarono con Amos Diggory e suo figlio, Cedric. A Ginny non dispiacquero, Cedric era belloccio e simpatico, certo, nulla in confronto al suo Harry.

'Da quando lo penso come mio? Non lo è, non mi ha ancora detto che mi ama... d'altro canto nemmeno io glielo ho detto eppure mi sento inequivocabilmente sua...'.

Il viaggio attraverso la passaporta fu tutto sommato piacevole, fu ciò che venne dopo che fu uno strazio. Una volta arrivati dovettero passare ore a parlare con il signor Crouch e il signor Bagman, per carità Ginny li poteva trovare interessanti e tutto, ma dopo ore di viaggio avrebbe solo voluto entrare nella loro tenda e distendersi anche solo per cinque minuti. Anzi, le sarebbe bastato avere un po' di tregua da quel sole infernale che li stava cuocendo tutti a puntino.

Per fortuna dopo quella che sembrò un'eternità si decisero ad entrare nel loro alloggio. Una tenda che da fuori sembrava sufficiente forse a una persona e mezza, ma dentro era una casa con varie camere, tutto merito di un incantesimo estensivo irriconoscibile.

Lei chiaramente condivideva una stanza con Hermione, la cosa non le dava affatto fastidio, anzi, erano diventate molto amiche nell'ultimo periodo. Ormai si confidavano quasi tutto. Quasi perché Ginny non ebbe il coraggio di dirle nulla riguardo a quello che era successo nel ripostiglio alla Tana.

 

“Tanti auguri Ginny!” disse tutta la famiglia in coro quella sera a mezzanotte. Dopo essere stata tutto il giorno indaffarata con il mettere apposto la tenda, portare le valigie e preparare la cena non si era resa conto di che giorno fosse. Non le sembrava già passato così tanto da il compleanno di Harry, per quell'occasione avevano fatto una cena alla Tana, lei gli aveva regalato un paio di felpe molto chic e ovviamente un bacio nascosto.

“Grazie mille” disse lei sorridendo a tutti.

I regali erano quasi tutti incentrati sul Quidditch, che fossero maglie o bandiere della nazionale Irlandese, attrezzi per la scopa, guanti da Quidditch e per fortuna Harry non le fece nessun regalo. Aveva mantenuto la promessa che le aveva fatto l'anno prima, le aveva dato un pensiero casuale per non destare sospetti davanti agli altri, una ricordella. Solo in quel frangente si rese conto che era già passato un anno, era passato un anno da quando lei ed Harry si erano baciati per la prima volta. Avrebbe voluto tanto ripetere l'anno precedente in termini di amoreggiamento, purtroppo in una tenda piena di Weasley era praticamente impossibile.

Dopo poco tutti decisero di andare a dormire, anche lei a dire il vero aveva molto sonno dopo quella lunga giornata. Si diresse verso il suo letto. Lo trovò un po' duro, ma stanca com'era non avrebbe avuto problemi ad addormentarsi in una frazione di secondo.

La sua compagna di stanza invece sembrava non riuscire ad addormentarsi in nessun modo, la mora si girava e si rigirava tra le lenzuola leggere senza trovare pace.

“Tutto bene?” bisbigliò Ginny nel buio.

“Insomma” rispose Hermione a bassa voce.

Ginny cercò di intravedere la sagoma dell'amica nell'ombra senza successo.
“Lo sai che puoi dirmi tutto” disse Ginny rassicurante.

“Si, lo so...” disse Hermione facendo un rumore tipico di chi si mangia le unghie, strano, non era sua abitudine farlo.

“Vieni qui” disse Ginny sollevando le sue lenzuola con un braccio.

Hermione non se lo fece ripetere due volte, si infilò nel letto dell'amica e si misero ai due bordi del materasso. Ginny poteva sentire il corpo teso e agitato di Hermione accanto al suo.

“Grazie” disse lei “così facciamo meno rumore” si giustificò.

Ginny le accarezzò dolcemente il viso.

“Dimmi pure, i tuoi segreti sono al sicuro. Dovresti saperlo, non ho nemmeno detto ad Harry cosa fosse il tuo regalo dell'anno scorso!” cercò di convincerla Ginny ridendo.

Ad Hermione scappò una flebile risata soffocata.

“Oggi...” iniziò la mora titubante “ho cercato tutto il giorno di stare vicino a Ron, ho cercato di sfiorargli la mano quando potevo, ho cercato il contatto fisico, ho riso più spesso alle sue battute tremende, è mai possibile che non si accorga di me? Mi sta venendo il dubbio che non gli piaccio affatto...”.

“No Herm” la rassicurò Ginny abbracciandola “oggi stesso Harry mi ha detto che Ron è cotto di te, in più lo vedono tutti!”.

“Cosa ti ha detto?” chiese Hermione curiosa.

“Mi ha raccontato di come fosse emozionato quando sei arrivata alla Tana, di come lui abbia voluto occuparsi del tuo letto nonostante fosse in camera mia. Inoltre se non lo hai notato ha fatto in modo di essere accanto a te nei biglietti per la finale” spiegò Ginny assonnata.

“Ma allora perché è così... così... Ron!”.

Ginny rise.

“Perché come dici anche tu è fatto così, è goffo e timido. Lo conosci bene, lo sai che è così. Quando si sente troppo esposto si tira indietro, come quel pomeriggio nei giardini di Hogwarts, ricordi? Non crucciarti troppo. Le cose sono due, o aspetti che lui faccia il primo passo, ma devi essere molto paziente, oppure devi farlo tu” disse Ginny grattandosi la guancia destra.

“Ma fare il primo passo? Io?” disse spaventata Hermione “non so come si faccia, e poi... se dice no?”.

Ginny sorrise nel buio.

“Se non te la senti aspetta, quel momento arriverà”.

“Se solo ci fosse un qualcosa che lo spingesse” disse Hermione sbattendo un pugno sul materasso “che ne so, una specie di ballo studentesco, lo costringerebbe a farsi avanti. Perché nelle scuole magiche non ci sono i balli studenteschi?”.

“Non avrei mai pensato di vedere Hermione Granger avocare per i balli studenteschi. Pero devo ammettere che sarebbe divertente, chissà se esistesse se ci andrei con Harry” si chiese Ginny sognante.

“Beh, certo” disse Hermione “perché non dovresti?”.

“Non lo so, dopo saprebbero tutti. Non ha bisogno di altra gente che gli parli alle spalle Harry. Ha già i suoi problemi così” spiegò Ginny premurosa.

“Non ti ricordi cosa è successo in Sala Grande l'anno scorso? Già metà Hogwarts ha i suoi sospetti, se fossi in voi me ne fregherei di più di cosa pensa la gente e vivrei la mia vita” disse Hermione seria.

“Tu parli tanto, però hai paura che Ron ti dica di no quando è palesemente cotto e ricotto di te” rise Ginny.

“Non è vero!” disse Hermione, anche se non poteva vederla Ginny sapeva che era arrossita.

“Come vuoi...” disse Ginny maliziosa.

“Senti Ginny, mi diresti cosa è successo l'altro giorno nel ripostiglio delle scope?” chiese Hermione con un filo di voce.

“Eccola qui, la curiosona che conoscevo è tornata!”.

“Dai, solo per sapere!”.

“Solo per sapere?” rise Ginny “non c'è molto da sapere, non riuscivo a prendere una scopa, per questo ero in ritardo, Harry mi ha aiutata a prenderla, ci siamo cambiati e siamo andati a giocare. Tutto qui”.

“Vi siete cambiati? Mi puoi dire... com'è... un ragazzo?” chiese Hermione più curiosa che imbarazzata.

“Calma ragazza” rise Ginny arruffandole i capelli “non ci siamo visti nudi”.

“Ma come, credevo che...”.

“Credevi male, mi sono cambiata si, ma l'ho fatto girare di spalle” spiegò Ginny.

Hermione sospirò.

“E lui lo ha fatto? Per davvero?” chiese stupita.

“Si” rise Ginny “inaspettatamente si, ha fatto il bravo”.

“Ma ormai state in questa situazione da un anno, ormai sarebbe ora...” disse Hermione più emozionata di Ginny.

“Calma i bollenti spiriti, prendiamo le cose con il giusto tempo, è una cosa seria per noi. Io ed Harry ci vogliamo bene, non abbiamo bisogno di una gratificazione istantanea, certo, quando accadrà ben venga. Lo capirai anche tu quando ti darai una mossa” spiegò Ginny seria.

“Hey, qui non si parla di me!” ribatté Hermione ridendo “va bene, ho capito, siete noiosi”.

“Noiosi a chi?” rise Ginny facendole il solletico.

“No-no-basta!” ansimò con la voce spezzata Hermione in preda alle convulsioni da solletico.

Ginny la lasciò in pace solo dopo qualche secondo.

Le due ragazze si addormentarono in quella posizione, ancora con il sorriso sulle labbra.

La mattina seguente furono trovate così, nello stesso letto da Molly.

Ginny non ci aveva dato tanto peso, ma dopo aver fatto colazione sua mamma e suo papà la presero da parte.

“Ginevra dobbiamo parlarti” iniziò suo padre dopo essersi appartati.

Ginny non stava capendo.

“Devi sapere che noi due ti vogliamo bene” continuò sua mamma “noi ti supporteremo sempre perché sei nostra figlia, non ci importa delle tue scelte, ci basta che tu sia felice. So che avevi una cotta su Harry un paio di anni fa, magari lui non corrispondeva e quindi...”.

Ginny iniziava a capire.

“Si, quello che tua madre cerca di dirti è che... se ti piacciono i maghetti o le streghette, per noi non cambia. Ti accetteremo sempre e comunque...”.

A Ginny fuggì un sorriso.

“Mamma, Papà, a me piacciono i ragazzi, ero a letto con Hermione perché è mia amica e ieri sera la avevo confortata su una questione di cuore” rise Ginny.

“Va benissimo” disse sua mamma riprendendo l'argomento “però che tu abbia esperienze con maghi o streghe è importante che usi delle prot...”.

“Non voglio affrontare questo discorso ora mamma” rise Ginny imbarazzata allontanandosi “un'altra volta, magari tra cento anni!”.

 

 

“Ron” chiamò Molly dalla cucina “vieni qui”.

“Si mamma?” chiese Ron alzandosi dal soggiorno in cui stava giocando a scacchi con Harry.

“Prendi un po' di queste, vai fuori a riempirle d'acqua” disse Molly dandogli delle enormi bottiglie vuote.

“Lo aiuto io” si offrì Harry. Già aveva provato a pagare per il suo biglietto ma non glielo avevano permesso, almeno voleva poter aiutare.

“Grazie Harry caro, ma non devi...”.

“Non c'è problema signora Weasley” disse lui afferrando una bottiglia per mano “andiamo Ron”.

I due amici uscirono dalla tenda, Harry era felice di rendersi utile mentre Ron sbuffava.

“Dai, non essere negativo” disse Harry dandogli un colpetto sul braccio “almeno possiamo esplorare un po' qui fuori. Piuttosto, tu sai dove si riempiono le bottiglie?”.

“Si” disse Ron indicando con un gomito “di là”.

“Allora” iniziò Harry curioso “come va con Hermione?”.

Le orecchie di Ron assunsero un leggero colorito rosso.

“Non va” rispose secco.

“Com'è possibile, pensavo che in tutto questo tempo vi foste avvicinati un po' di più”.

“E' complicato Harry” tagliò corto Ron.

“Sono il tuo migliore amico, se vuoi spiegarmi, per quanto complicato sia io ti ascolterò” disse Harry rassicurante.

“Non c'è molto da spiegare, ogni volta che siamo in un punto decisivo, ogni volta che ci teniamo per mano o siamo da soli io... è come se avessi un blocco, come se fossi stritolato da un troll e non riuscissi più a fare nulla. Ho paura di andare avanti, cosa succede se ci stiamo sbagliando e non le piaccio?” chiese Ron cupo.

“Sono certo che non ci stiamo sbagliando. Comunque va bene così Ron, ognuno ha i suoi tempi, quando ti sentirai pronto ti farai avanti. Tanto non credo che per ora hai il rischio che qualcuno si dia una mossa prima di te” rise Harry.

“Ci mancherebbe solo questo” disse Ron mentre si mettevano in coda per riempire d'acqua i contenitori “sarebbe davvero una tragedia se, che ne so, una superstar tipo Krum le andasse dietro”.

“Per questo devi prenderti i tuoi tempi, ma non troppo”.

“Si, vabbè ho detto uno a caso, è impossibile che Krum finisca con Hermione” rise Ron.

Harry avrebbe voluto dire 'mai dire mai' però si sentiva d'accordo con l'amico, inoltre non c'era tutta questa urgenza che si mettessero assieme, quando loro due lo avrebbero davvero voluto lo avrebbero fatto.

“Comunque devo ringraziarti Harry” disse lui ad un certo punto mentre stavano riempiendo le bottiglie.

“Per cosa?” chiese lui confuso.

“Per Ginny, non mi hai fatto vedere nulla per cui volessi cavarmi gli occhi” rise il rosso “e poi la vedo molto felice”.

Harry sorrise, questa era la più grande approvazione che Ronald Weasley potesse dargli.

 

 

 

 

Note finali:

Spero che questo capitolo vi piaccia, lasciate pure delle recensioni con dei consigli per la trama futura. Nel prossimo capitolo entreremo nel vivo della storia del 'Calice di Fuoco'.

 

Buona Lettura.

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Capitolo 23
*** 22. La Coppa del Mondo ***


 

 

 

22. La Coppa del Mondo

 

 

 

La finale della coppa del mondo di Quidditch arrivò in un batter d'occhio. Ad essere in un ambiente così nuovo e vivace i giorni per i ragazzi passavano come secondi.

Presero posto emozionati nell'enorme stadio per godersi l'ultima partita, Irlanda-Bulgaria. Come previsto, Ron si sedette tra Harry ed Hermione, mentre Ginny era seduta accanto a Harry separandolo dai gemelli e dal resto dei Weasley.

La partita fu sensazionale, quello era il miglior Quidditch che Harry avesse mai visto. La telecronaca di Ludo Bagman rendeva tutto più emozionante, dando drammaticità ad ogni azione.

Ad ogni Goal delle grida di gioia si levavano dalla rispettiva curva. Ginny era estasiata, studiava ogni azione con freddezza e faceva un piccolo commento ad Harry ogni volta che riteneva che ci fosse qualcosa di interessante da dire, praticamente ogni due minuti. A Harry non dispiaceva, gli stava dando delle informazioni tecniche che non aveva mai saputo.

“Un giorno vorrei giocare anche io a questi livelli” ammise la ragazza.

Harry le avvolse il braccio attorno al collo e le diede un veloce bacio sulla testa curandosi di non essere visto da nessuno.

“Sono sicuro che se lo vorrai davvero, lo farai” le disse lui quasi urlando per dover sovrastare il frastuono dei tifosi irlandesi dopo un Goal.

Nel frattempo Ron ed Hermione sedevano compostissimi ed imbarazzati mentre guardavano la partita in un silenzio ossequioso. Harry provò ad aiutare l'amico in difficoltà facendogli dei cenni. Iniziarono quindi una conversazione a gesti e smorfie degni di un mimo che solo loro avrebbero potuto capire.

Harry gli indicò Hermione e gli cercò di comunicare a gesti 'dai, abbracciala, è il tuo momento'.

Ron dal canto suo segnalò 'non è il momento giusto...'.

Harry sollevò un sopracciglio dubbioso.

'Non fare il timido, è il momento perfetto'.

Ron scosse la testa e fece per ritornare a guardare la partita con freddo imbarazzo.

Ginny diede un colpetto alla spalla di Harry, capì subito cosa voleva dire, senza pensarci due volte spinse Ron con un braccio addosso ad Hermione. Ron per non darle una gomitata dovette allargare le braccia attorno alla ragazza.

Il rosso guardò Harry inviperito per qualche secondo prima che Hermione lo abbracciasse con un sorrisetto.

'Te lo avevo detto' fece Harry con il labiale.

Ron rispose pragmaticamente solo con il dito medio.

Hermione si era un po' sciolta nell'essere tra le braccia di Ron ed iniziò a domandargli le prime cose che le venivano in mente riguardo la partita. Sebbene il giovane Weasley normalmente avrebbe preso in giro chiunque gli avesse mai fatto quelle domande basiche, in questo caso si dimostrò stranamente comprensivo ed esaustivo a dare tutte le informazioni che poteva.

“Guardalo” sussurrò Harry all'orecchio di Ginny.

I due si voltarono a guardarlo, tutto orgoglioso mentre indicava dei giocatori con una mano e teneva Hermione con l'altra.

“Aveva bisogno di una proverbiale spinta, era anche ora, no?” rise Ginny accarezzando la mano di Harry in modo che nessuno potesse vederli.

“Sei ingenua se credi che uno dei due faccia una mossa più concreta questa sera” disse Harry giocando con una ciocca di capelli rossi della ragazza.

“Lo so bene” disse lei “ma è un inizio. Però invece che guardare quei due, guarda che azione che sta facendo Troy! E' quasi in porta!” esclamò Ginny alzandosi in piedi per poi risedersi delusa quando il tiro mancò la porta di qualche centimetro.

Harry la guardava estasiato, non avrebbe potuto desiderare di meglio nella sua vita... quella sera si sentiva attratto quasi magneticamente da lei, sarà stata per la sua energia, per il modo disinvolto con cui esprimeva le sue passioni, o forse e più semplicemente perché si stava innamorando sempre di più.

“Harry” bisbigliò lei accorgendosi del suo sguardo perso “non guardarmi così, non che mi dia fastidio, solo che quella giornalista ci sta guardando da un po'”.

Harry si risvegliò da quella specie di trance ammirativa in cui era caduto, effettivamente una signora bionda vestita di verde smeraldo stava dettando qualcosa ad una penna che scriveva furiosamente su un blocco note finché guardava intensamente nella loro direzione.

“Tranquilla” disse Harry riprendendo a guardare la partita “sarà qui per fare qualche commento sul Quidditch”.

“Non credo” disse lei “quella è Rita Skeeter, scrive per la sezione Gossip della Gazzetta del Profeta”.

Harry alzò le spalle, ormai era abituato a sentire le malelingue dilungarsi per ogni cosa che facesse, sicuramente stava scrivendo qualcosa del tipo: 'Harry Potter si distrae dalla Finale della Coppa del Mondo, il ragazzo-che-è-sopravvissuto si sente troppo superiore per queste cose? Scopritelo a pagina dodici!'.

“Lasciala perdere” disse Harry “godiamoci la finale”.

Seguirono l'evolversi degli eventi con grande trasporto, alla fine l'Irlanda aveva vinto centosettanta a centosessanta, nonostante fosse stato il Cercatore bulgaro Krum a catturare il boccino. Durante l'ultima azione della partita i quattro ragazzi si erano alzati in piedi tenendosi tutti per mano acclamando i giocatori.

 

“E' stato incredibile!” disse Ron appena tornato nella tenda con gli occhi sognanti.

Hermione sorrideva compiaciuta in disparte mentre guardava gli altri ballare inneggiando a Krum con una certa dose di intonazione.

Harry prese per mano Ginny e le fece fare una piroetta su se stessa mentre Fred e George gli giravano in tondo cantando a squarciagola.

“Senti che casino che stanno facendo fuori” commentò Fred.

“Gli Irlandesi ci stanno dando dentro!” rise George.

In quel momento Arthur entrò nella tenda.

“Non sono gli irlandesi, dobbiamo andare via, subito!” disse perentorio.

In una frazione di secondo i ragazzi si riversarono fuori dalla tenda, riuscirono a vedere in lontananza qualcosa andare a fuoco mentre delle persone fluttuavano sopra una massa di individui avvolti in un mantello nero.

Il resto era Caos, nulla aveva senso, gente spaventata correva da tutte le parti investendo chi li stava sul cammino. Harry riuscì a trovare un po' di fredda lucidità in quel marasma senza senso. Afferrò il braccio di Ginny e di Ron trascinandoseli dietro finché gli altri ragazzi li seguivano, portò tutti dentro al bosco che circondava lo stadio, forse li sarebbero stati al sicuro, lontani da occhi indiscreti o malintenzionati.

“Cosa sta succedendo?” mugolò Hermione spaventata accucciandosi a terra.

“Non ne ho idea” mormorò Harry cercando di capire qualcosa osservando gli avvenimenti tra i tronchi degli alberi.

Quelle figure incappucciate stavano marciando bruciando tutto ciò che si trovava nel loro cammino, continuavano a tenere sollevate delle persone che Harry a questo punto riconobbe, erano i proprietari babbani di quel terreno!

“Dobbiamo fare qualcosa!” disse Ginny furiosa avvicinandosi a Harry “non possiamo non fare nulla!”.

“Gli Auror staranno arrivando” disse Harry insicuro delle proprie parole “restiamo qui per ora”.

Dopo pochi istanti l'incantesimo che teneva quei poveri babbani a mezz'aria si spezzò facendoli cadere a terra, mentre quelle persone che stavano marciando scapparono di corsa. Sembravano spaventati, ma di cosa? Harry non notò subito un teschio verde aleggiare in aria un po' come un'aurora boreale.

“Ma che cosa?” mormorò confuso.

“E' il Marchio Nero” disse Hermione ancora a terra “è il suo simbolo...”.

All'improvviso furono accerchiati dal signor Weasley, il signor Crouch e altri Auror. Vennero interrogati su quello che avevano visto, spiegarono tutto e alla fine furono scortati fino alla passaporta. Il signor Crouch sembrava particolarmente turbato da quegli avvenimenti, tanto che li guardava con gli occhi fuori dalle orbite e inveiva contro di loro quando provavano a rispondere alle sue domande. Ovviamente gli 'adulti' non si degnarono di dargli alcuna spiegazione oltre al fatto che, per fortuna, non c'era stata nessuna vittima e che i responsabili erano i Mangiamorte, i fedeli a Voldemort.

Una volta toccata la passaporta arrivarono di fretta alla Tana e la signora Weasley li intimò di andare a letto subito, pena pulire i piatti per una settimana.

Harry non ci stava, voleva confrontarsi con i suoi amici, voleva sapere cosa ne pensavano e sopratutto voleva stare attorno a coloro che gli volevano bene.

Nonostante il dispiacere profondo di disobbedire alla signora Weasley, Harry estrasse il mantello dell'invisibilità ed insieme a Ron si diresse nella camera delle ragazze.

Bussò alla porta con la frequenza concordata per far capire che erano loro.

“Svelti, entrate” disse Hermione aprendo la porta come se li stesse aspettando.

Harry rimosse il mantello una volta arrivato al sicuro in quella stanza.

“Assurdo no?” disse Ginny sedendosi sul bordo del suo letto, giocava nervosamente con una ciocca dei suoi capelli rossi sempre più lunghi.

“C'è una cosa che non capisco” ammise Harry sperando di trovare chiarimento nel confronto “perché dei Mangiamorte sarebbero dovuti fuggire alla visione del Marchio Nero? Non dovrebbero essere stati loro a lanciarlo?”

Ron scosse la testa confuso mentre si sedeva per terra appoggiando la schiena al letto di Hermione.

“Non lo so” disse Hermione “forse sapevano che dopo averlo lanciato sarebbero arrivati in massa degli Auror”.

“Non può essere” disse Ginny analitica “gli Auror sarebbero arrivati comunque, inoltre se quello che dici fosse vero, perché lanciare il Marchio Nero? Sarebbe stato molto più facile fare quello che dovevano fare e poi lanciarlo prima di andare via, senza bisogno di scappare”.

“Vero” ammise Hermione grattandosi il mento.

A Harry venne un'idea.

“E se non lo avessero lanciato loro? E se qualcun altro lo avesse fatto?”

“Chi mai farebbe una cosa del genere? E comunque non spiega perché siano scappati” notò Ron.

“Non mi avete fatto finire di parlare” sorrise Harry “dopo la caduta di Voldemort molti dei suoi seguaci lo hanno rinnegato, giusto? Questi seguaci però, mantengono sempre le stesse convinzioni di prima; cioè i babbani sono inferiori e tutto il resto. Quindi, se i Mangiamorte che abbiamo visto non fossero altri che quei stessi seguaci rinnegati che hanno agito per odio dei babbani, mentre un vero seguace fedele di Voldemort, vedendo i vecchi compagni traditori ha lanciato il Marchio Nero in cielo per fargliela vedere?”.

“Potrebbe avere senso” ammise Ginny.

“Tranne che per un dettaglio” disse Hermione non convinta “i seguaci fedeli a Voldemort sono tutti ad Azkaban”.

“Hai ragione” disse Harry “ma come abbiamo scoperto l'anno scorso è possibile fuggire da Azkaban, come ha fatto Sirius”.

“Credo che il ministero si accorgerebbe se un prigioniero fuggisse” commentò Ron “d'altronde si erano accorti fin da subito che l'anno scorso Sirius era fuggito”.

Harry vide per la prima volta una falla nel suo ragionamento, forse Ron aveva ragione, ma come altro spiegare gli avvenimenti di quella sera?

Dei passi provenienti dalle scale interruppero ogni conversazione, Harry corse verso Ron e lo coprì con il mantello dell'invisibilità appena in tempo.

Molly entrò nella stanza.

“Ragazze, lo so che siete agitate...” disse premurosa “però cercate di dormire, ne parlerete domani. Non fatemi tornare, va bene?” .

Ginny ed Hermione annuirono in silenzio.

“Bene, mi raccomando, buona notte” disse prima di uscire dalla camera.

Un rumore metallico echeggiò nella stanza, la serratura si era chiusa, Harry sentì un brivido sulla schiena, era chiuso lì dentro assieme a Ron.

“Cosa facciamo?” bisbiglio Harry spaventato.

“Non lo so” disse Hermione mettendosi le mani tra i capelli.

“Prova con Alohomora” disse Ginny all'amica.

“Non possiamo!” esclamò Ron “siamo minorenni, non possiamo fare magia!”.

Panico, la situazione era degenerata, tutti sussurravano a tutti cercando una soluzione per nulla apparente.

“Sentite” disse Harry silenziando tutti “io e Ron proviamo a calarci dalla finestra, qui sotto dovrebbe esserci camera tua, no?”.

Ron scosse la testa sul punto di una crisi di nervi.

“Qui sotto c'è camera di mamma e di papà, ci uccideranno” sussurrò.

Harry si diede un colpo sulla fronte.

Ginny si mise quasi a ridere.

“Cosa c'è?” chiese Ron inviperito “cosa trovi di divertente in questa situazione!”.

“Nulla, solo che dovrete dormire qui” disse lei serenamente.

“E domattina che facciamo?” chiese Ron.

“Semplice” disse la rossa disinvolta “teniamo le imposte aperte, così ci sveglieremo all'alba, poi aspettiamo che salga mamma ad aprirci. Quando accadrà voi sarete già sotto al mantello e finché la tratteniamo voi sgattaiolate in camera vostra, semplice!”.

“Sei proprio diabolica tu” commentò Ron.

Ginny alzò le spalle.

“Beh, allora, qui non ho altri cuscini, vi dovrete accontentare di dormire per terra con una felpa per ammorbidire il pavimento” disse la rossa.

“Non ci penso proprio” disse Ron “dammi il tuo letto, io sono il fratello maggiore!”.

“Non ci spererei, Ronald. Per terra” disse Ginny sicura di se.

Ron sbuffò e si sdraio accanto al letto di Hermione.

“Se vuoi puoi dormire sul mio” disse la mora gentile.

Ron divenne istantaneamente rosso.

“N-no.. no no, stai pure, a me va benissimo qui!” balbettò imbarazzato.

Harry rise di quella situazione e si sdraiò accanto al letto di Ginny, usando una delle sue felpe arrotolate come cuscino.

“Allora buonanotte” disse Ginny spegnendo la luce.

Harry rimase avvolto nel buio solo con i suoi pensieri, nonostante avere gli occhi chiusi o meno non facesse differenza, non riusciva a tenere chiuse le palpebre e fissare il vuoto, continuava a ripensare a quella sera. Si torturava con le immagini di quei babbani portati come fossero delle bestie da esibizione. Si passò una mano tra i capelli.

Chissà, passarono minuti, forse qualche ora, impossibile dirlo, ma lui non si era ancora addormentato, non tanto per la scomodità di dormire per terra, ma piuttosto per il flusso continuo di immagini nella sua testa.

Solo quando si girò su un fianco si rese conto quanto quella felpa che aveva sotto alla testa profumasse. Sapeva di fiori, di freschezza ma contemporaneamente sembrava avvolgerlo come un abbraccio caldo... ma certo, era il profumo di Ginny.

I pensieri deviarono improvvisamente, non aveva più la testa piena di Mangiamorte, ma della donna che stava dormendo poco sopra di lui. Nonostante il buio più totale la riuscì a vedere vividamente nei suoi ricordi, ripensò alle partite di Quidditch assieme, alle risate, ai baci e a tutte quelle volte che parlarono solo attraverso pochi sguardi. Ecco, il sonno stava tornando proprio ora che non si sarebbe voluto addormentare. Sapeva che sarebbe resistito ancora poco, con la mano che non era schiacciata sotto il suo corpo cercò Ginny nel letto accanto, sfiorò dei capelli, scese un po', trovò una spalla avvolta da un tessuto leggero, nonostante la barriera poteva sentire il calore di quella morbida pelle che lui amava tanto. Scese ancora, percorse con il tatto tutto il braccio fino ad arrivare alla sua meta, intrecciò le sue dita attorno a quelle della ragazza. Evidentemente Ginny si era svegliata perché strinse la mano di Harry e se la portò sulle labbra baciandola. Ormai Harry non era più sicuro se tutto ciò fosse un sogno o era reale. Visto il torpore che sentiva in tutto il suo corpo pensò che fosse più probabile che stesse sognando. Le sue labbra si mossero da sole, quasi possedute, in un modo così naturale che era indistinguibile dall'atto stesso di respirare.

“Ti amo” mormorò silenzioso prima di cadere nelle braccia della notte ed addormentarsi profondamente.

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Capitolo 24
*** 23. Grandi Ritorni ***


 

 

 

 

23. Grandi Ritorni

 

 

 

Harry si svegliò tutto dolorante, l'aver dormito sul nudo pavimento lo aveva provato. Il braccio sopra cui aveva dormito formicolava tantissimo, a momenti non gli sembrava nemmeno il suo braccio da quanto era intorpidito. La sua schiena gridava pietà dopo una notte passata per terra, ogni movimento si traduceva in una fitta. Si mise a sedere un po' acciaccato e si rese conto di avere la propria mano ancora salda tra quella di Ginny, anzi, durante la notte lei doveva aver fatto qualche movimento strano perché si era avvolta attorno alla sua mano, e non sembrava intenzionata a lasciarla andare.

Harry mosse le sue dita lentamente, cercando di creare quel poco di spazio sufficiente per scivolare via, in un paio di tentativi ci riuscì. Ora con tutti i gli arti in suo possesso si rese finalmente conto che doveva essere molto presto, il sole era appena sorto. Si voltò verso i suoi amici, Ron era sdraiato a pancia in su, ancora nel mondo dei sogni, russava piano, regolarmente. Teneva le braccia lungo i fianchi e aveva le mani rilassate. Le sue dita sfioravano di pochi millimetri quelle di Hermione, il cui braccio cadeva oltre al letto. Sarebbe bastato solo che Harry toccasse il braccio di Ron per spostarlo impercettibilmente e creare quel breve contatto tra i due. Non era il momento, non era il modo e sicuramente non spettava a lui.

Ginny si mosse, il rumore di lenzuola sfregate contro il tessuto del pigiama attirò Harry, si era voltata verso di lui, ancora con gli occhi chiusi ed il volto sereno, i suoi lunghi capelli rossi le ricadevano morbidi sul corpo e sopra alle lenzuola, ricreando una visione che Harry avrebbe potuto giurare di aver già visto su un quadro di un pittore babbano famoso. Le spostò qualche ciocca che le passava sopra il volto e vicino alle labbra, era sicuro che le dessero fastidio, ora aveva il viso libero e poteva ammirarlo come faceva spesso. Si avvicinò per un bacio.

Ginny aprì gli occhi pochi centimetri prima del contatto.

“Buongiorno” disse lei mettendogli le braccia attorno al collo ancora assonnata.

Non si diede per vinto e fece appoggiare comunque le labbra sulle sue mentre le afferrava il volto tra le mani.

“E' davvero un buon giorno” sorrise lei facendoli cenno di avvicinarsi.

Harry salì a fatica sul suo letto e si abbandonò all'inevitabile abbraccio, essere avvolti tra braccia morbide e calde era una sensazione che gli era mancata troppo per tutta la vita, ora non sarebbe più stato in grado di farne a meno.

Ginny lo aveva coperto con le lenzuola e lo strinse a se sia con le braccia che con le gambe, passò una mano nei capelli neri del ragazzo e gli baciò lentamente la fronte. Harry chiuse gli occhi, poteva anche morire in quel momento, era il paradiso. Il corpo della ragazza aderiva al suo e percepiva le sue forme attraverso il pigiama leggero, una sensazione strana lo prese per lo stomaco, la stessa che aveva provato nel ripostiglio delle scope quell'estate, il battito stava accelerando. Avrebbe voluto sfiorarla con la punta delle dita, afferrarla e percepirla a pieno sulla sua pelle, una pulsione d'amore lo colse e in quel momento necessitava di un altro bacio, forse due. Era come se li mancasse l'aria, doveva prenderla, voleva stringerla più forte che potesse, toccarla doveva mai aveva osato e baciarla ancora ed ancora, fino a quando non si sarebbero stancati.

“Buongiorno” sbadigliò Ron alzandosi in piedi interrompendo il flusso del suo torrente di pensieri.

Harry si staccò immediatamente dalla sorella dell'amico prima di rispondere al saluto leggermente scocciato.

“'Giorno” disse Ginny fingendo un sbadiglio da grande attrice.

“Ho dormito davvero bene” disse Hermione stiracchiandosi sul letto.

“Beata te” rise Harry scendendo dal giaciglio di Ginny “non c'è nulla che non mi faccia male”.

Ron alzò le spalle.

“Io non sono messo così male, non mi sono nemmeno reso conto di stare per terra!”.

“Questo perché dormi come un sasso Ronald, potrebbe calpestarti un Troll e non te ne accorgeresti” commentò Ginny passando ad Hermione una bottiglietta d'acqua.

I quattro chiacchierarono per un'oretta, quando sentirono i passi della signora Weasley, Harry e Ron si nascosero sotto al mantello dell'invisibilità e appena Molly entrò nella stanza sgattaiolarono fuori e tornarono in camera loro.

'Però, mi mancava questa sensazione' pensò Harry sdraiandosi sul letto 'devo dire che si sta davvero bene'.

La sua schiena finalmente si distese soddisfatta su una superficie morbida.

Forse un giorno, quando la minaccia dei Mangiamorte e Voldemort sarebbe finita, avrebbe potuto vivere normalmente, come la famiglia Weasley, chissà, magari assieme a Ginny. Passare quei giorni con loro sembrava davvero la vita di un altro, una vita migliore, capiva razionalmente il motivo per il quale doveva tornare ogni estate dai Dursley, ma cominciava egoisticamente a pensare che forse avrebbe preferito rischiare la protezione magica di sua madre pur di vivere felice come quei giorni tutta l'estate.

Quando il rilassamento dovuto al materasso morbido fu considerato sufficiente, Harry e Ron decisero di scendere per affrontare la colazione.

“Buongiorno cari” disse Molly indaffarata mentre portava dei piatti a tavola “venite pure, tra due minuti è pronto”.

Ginny ed Hermione erano già sedute e li salutarono come se fosse stata la prima volta che li vedessero quel giorno.

“Devo dirvi una cosa” disse Arthur radioso scendendo le scale “oggi abbiamo degli ospiti!”.

Si fermò dietro ad Harry e Ron e appoggiò le mani su una delle loro spalle.

“A pranzo abbiamo il piacere di avere degli amici, vederete, sarete contenti”.

Effettivamente non ebbe torto, dopo una mattinata passata a giocare a scacchi e leggere nozioni noiose su qualche libro di scuola mentre Molly si teneva impegnata in cucina intenta a cucinare per un esercito, poco prima del pranzo arrivarono alla Tana degli ospiti speciali.

“Dov'è il mio figlioccio?” chiese una voce familiare.

Harry corse subito in entrata, Sirius lo stava aspettando sorridente con le braccia aperte, indossava un completo verde molto elegante ed una camicia scura, aveva un aspetto molto migliore dell'ultima volta che lo aveva visto. Si abbracciarono per la prima volta.

“Ciao Harry, come stai?” chiese Lupin attraversando la porta della Tana.

“Professore!” esclamò Harry “ben arrivato”.

“Oh Harry, non sono più il tuo professore, penso che Silente abbia dato quell'incarico ad Alastor Moody, un famigerato Auror” disse Lupin con un'espressione serena.

“Ma, perché?” chiese Hermione disperata, con lui aveva trovato il metodo di studio più efficiente fin ora.

“Temo che non faccia molto piacere ai genitori che uno come me insegni ai loro figli” sospirò Lupin andando a salutare Molly in cucina.

“Ma Silente...” iniziò Ginny.

“Silente ha già abbastanza problemi per le mani, sono grato per l'anno passato, ma è giusto così, vedrete, vi troverete bene anche senza di me” sorrise.

Ad Harry dispiacque, era grazie a lui se era riuscito ad imparare una magia avanzata come l'Incanto Patronus, si trovava molto bene con lui, un opinione diffusa in tutta Hogwarts.

“E tu Sirius, come va?” chiese Ron lasciandosi cadere su un divano.

“Me la cavo, volevo ringraziarvi tutti e quattro, senza di voi sarei ancora ricercato” disse Sirius con un sorriso “e poi, sono felice di annunciarvi che oggi ho ricevuto un gufo dalla corte suprema del Wizengamot!” disse tutto emozionato.

Harry gli fece cenno di sedersi.

“Grazie James” disse lui sovrappensiero “come stavo dicendo, sono riuscito a riaprire un processo contro gli ex-Mangiamorte in libertà. Devo dire che gli avvenimenti di ieri alla Coppa del Mondo hanno aiutato all'accelerazione della mia mozione. Inoltre mi è stato dato un rimborso per gli anni di reclusione ingiusta ad Azkaban, ovviamente ho usato quei soldi per assumere degli avvocati incredibili, vedrete, avremo la giustizia, per tutti noi”.

Harry sorrise, non avrebbe mai pensato che un semplice gesto come quello di far trasportare Codaliscia fuori dalla Stamberga Strillante e assicurarsi che venisse consegnato alla giustizia avrebbe portato a tutto questo.

“E adesso cosa farai?” chiese Hermione interessata.

“Non lo so, per la prima volta dopo tanto tempo sono veramente libero... dovrò abituarmi di nuovo a questa situazione” disse con una velata tristezza “seguirò questa causa e proverò a mettere assieme i pezzi della mia vita. Mi sono riavvicinato al mio grande vecchio amico Remus, proverò a ricreare i rapporti con gli altri conoscenti che avevo prima della guerra, sarà dura, ma si va avanti”.

“Non diventare troppo emozionale ora, però” rise Lupin di ritorno dalla cucina “sei circondato da amici anche in questo momento, Sirius”.

Harry sorrise al suo padrino, era così contento di essere accanto a lui, di essere accanto a tutti loro.

“A tavola” chiamò Molly tutta orgogliosa del suo operato.

“Deve essere delizioso” disse Harry guardando dentro la pentola profumata che stava trasportando a tavola.

 

Il pranzo fu magnifico, il cibo era magico e la compagnia superba. Il pomeriggio fu uno dei migliori della sua vita, se si potesse fare così ogni giorno, Harry avrebbe rinunciato volentieri a tutto il resto per poter continuare ad estendere la giornata all'infinito.

Purtroppo nemmeno la magia può garantire questo potere, ed i giorni passarono come sempre, anzi, più veloci del solito visto che si stava divertendo molto tra partite di Quidditch e risate con i Weasley. In un batter d'occhi era il primo settembre e l'espresso per Hogwarts si preparava a partire per l'ennesima volta dalla stazione di King's Cross.

Il viaggio in treno fu, tutto sommato, piacevole, a parte qualche battutina di Draco, rispetto all'anno precedente stava andando da favola. Quando arrivarono al castello, si accorsero che qualcosa era diverso, oltre alla tavolata dei professori si ergeva solenne un qualcosa coperto da un grosso drappo di tessuto scuro.

Silente, dopo i soliti auguri di inizio anno ed aver presentato il nuovo professore, Alastor Moody, svelò il mistero, invitò il signor Crouch davanti a tutti e tolse il tessuto da sopra quello che si scoprì essere il Calice di Fuoco. Il signor Crouch spiegò che quell'anno si sarebbe svolto, lì ad Hogwarts, il Torneo Tre Maghi, una competizione tra scuole magiche. Solo i maggiorenni ci avrebbero potuto partecipare, con un solo campione proveniente da Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang ciascuno. Un gran mormorio si levò dalla Sala Grande, c'era chi discuteva scocciato il limite d'età e chi era emozionato di vedere nuovi studenti. Silente silenziò tutti e fece entrare gli studenti dalle altre scuole spiegando che per quell'anno scolastico avrebbero vissuto lì, con loro.

“Ma è fantastico” disse Ron afferrando una coscia di pollo “non accadeva da anni, forse decenni”.

“Si, Ron, ma c'è un motivo se non si è più tenuta questa competizione, è pericoloso e della gente è morta” spiegò Hermione.

“A me va bene tutto” rise Harry servendosi del purè “basta che mi lascino fuori da tutto ciò, vorrei avere un anno tranquillo”.

Guardò un momento nella direzione di Ginny, si era seduta con Demelza, Colin e Ritchie, anche lei lo guardò per un istante con un sorriso velato.

“Beh, però hai sentito Silente: gloria eterna attende il vincitore!” disse emozionato Ron.

“Si, ma non mi interessa la gloria eterna” rispose Harry “sono più un tipo da serate tranquille e camomilla prima di andare a letto”.

“Vorrei proprio sapere chi si candiderà della nostra scuola” disse Ron “speriamo non sia un Serpeverde, ci rovinerebbe la reputazione”.

“Ho l'impressione che saranno in molti a candidarsi” intervenne Fred che stava origliando pochi posti più in la.

“Si, anche noi lo faremo” annunciò George con un sorriso ebete.

“Ma non avete diciassette anni” notò Hermione contrariata.

Fred alzò le spalle disinvolto.

“Troveremo una soluzione” rise George “lo facciamo sempre, non ti preoccupare Granger”.

Hermione scosse la testa in disappunto, mormorò qualcosa a bassa voce e tornò a concentrarsi sulla sua cena.

“Non avercela con loro” disse Ron divertito.

“Non c'è l'ho con loro, solo che non capisco come la gente non si renda conto della pericolosità del Torneo, non è un gioco qualsiasi” sbottò Hermione.

“Lo sappiamo” disse Harry “noi lo sappiamo e siamo d'accordo con te. Però non farti rovinare la serata da questo, su con la vita”.

Hermione ostentò un sorriso forzato.

Quella sera stessa i primi coraggiosi gettarono il proprio nome tra le fiamme del Calice di Fuoco, anche Krum, che inaspettatamente era uno studente di Durmstrang oltre che una superstar di Quidditch aveva provato la sorte proponendosi come campione. Nei giorni successivi sembrava che quasi tutti quelli che rispettavano il limite d'età si erano candidati, anzi, anche chi non lo aveva, con conseguenze disastrose.

Dopo una settimana arrivò il momento di estrarre i campioni che avrebbero dovuto competere.

Silente radunò tutti nella Sala Grande e si avvicinò al Calice di Fuoco.

Il primo nome venne sputato in aria in una grossa fiammata, Silente afferrò il pezzo di carta al volo.

“Fleur Delacour!” chiamò solenne. Una ragazza di Beauxbatons si fece avanti e venne scortata in una stanza separata per ricevere le istruzioni.

“Cedric Diggory” fu il nome successivo accompagnato da un frastuono di applausi da parte degli studenti di Hogwarts.

“Viktor Krum!” stranamente quel nome era il più prevedibile dei tre, Harry se lo sentiva dentro che sarebbe stato scelto.

“Ora che abbiamo i nostri tre campioni” iniziò Silente “i giochi potranno iniziare, prego tutti voi di non interferir...”.

Si interruppe, il Calice di Fuoco stava eruttando nuovamente grosse fiamme, come se volesse sputare un altro nome.

A Harry venne mal di stomaco, sapeva già cosa stava per succedere, come Silente prese in mano quel foglietto si sentì svenire. Il sangue gli si era gelato nelle vene. Ginny gli afferrò la mano nervosa.

Si sentì gli occhi disgustati di Ron addosso.

“Harry Potter” disse Silente interdetto.

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Capitolo 25
*** 24. Rancore ***


 

 

 

24. Rancore

 

 

 

“Tu non gli crederai mica!?” disse stralunata Demelza, le stava sussurrando sopra al tavolo su cui cercavano inutilmente di studiare Storia della Magia.

“Si” rispose seccata Ginny sbattendo il pugno con la piuma in mano sul suo quaderno.

“Ma lo hai visto anche tu?” chiese Ritchie poco convinto “non farti accecare dai tuoi sentimenti”.

Ginny alzò gli occhi al cielo, non vorrebbe dover rispondere.

“Io gli credo” disse la voce rassicurante di Colin “e non sono il fidanzato di Harry”.

“Grazie” disse Ginny al ragazzo.

Si alzò in piedi, non voleva più stare li con loro, si sentiva solo sotto interrogatorio.

“Sentite, ci vediamo dopo” disse lei dirigendosi verso l'uscita della Sala Comune senza alcuna meta in mente.

Riuscì appena ad uscire dal ritratto della Signora Grassa che qualcuno la afferrò violentemente per il braccio.

“Tu lo sapevi?” chiese la voce furiosa di Ron mentre la spingeva con forza in un lato del corridoio.

“Di cosa parli?” disse Ginny scocciata cercando di liberarsi.

“Lo sai perfettamente di cosa parlo, ti aveva detto o no che avrebbe messo il suo nome nel Calice di Fuoco?” disse Ron con il fuoco negli occhi “perché a me non ha detto proprio nulla”.

“Ronald, lo conosci, come puoi pensare che lo abbia fatto?” chiese Ginny stupita dall'ottusità del fratello.

“Giusto, perché sono l'amico stupido del grande Harry Potter” sbottò Ron lasciandole libero il braccio.

Ginny si accarezzò il punto in cui Ron la aveva afferrata, di sicuro si sarebbe formato un ematoma.

“Nessuno ha detto questo” disse Ginny seria “nessuno lo pensa, nemmeno Harry”.

“Non ne sono più così tanto sicuro” ammise Ron voltandosi cupo.

“Ron, lo conosciamo entrambi, non può essere stato lui, non potrebbe mai...” cercò di convincerlo.

“Eppure il suo nome è uscito dal Calice...” mormorò Ron con una voce carica di risentimento “e lui sarà un campione”.

“Ti prego, ragiona...”.

“Lo farò, visto che non pensate che sia capace di farlo” disse Ron con un finto sorriso prima di andarsene.

Hogwarts in quei giorni si era come spaccata in due, la maggior parte degli studenti provava rancore per Harry, pensavano che lui avesse in qualche modo imbrogliato solo per farsi vedere, poi c'erano quei pochi che credevano alla sua versione dei fatti, ovvero che non ne sapeva nulla e che se avesse potuto avrebbe rinunciato volentieri al suo ruolo di Campione. Per Ginny era assurdo che ci fosse così tanta gente che potesse pensare quelle cose del suo Harry, era ovvio che uno come lui non avesse bisogno ne voglia di attirare ulteriori sguardi su se stesso.

Iniziò a vagare nel castello, senza un obbiettivo preciso, cercava solo di schiarire la mente. Ovunque andasse trovava studenti che indossavano delle spille denigratorie nei confronti di Harry, come sempre si limitava ad alzare lo sguardo e a cambiare strada. Quella situazione era paranormale, pure Ron, il suo migliore amico gli aveva voltato le spalle.

'Ci deve essere qualcosa che possiamo fare, che posso fare... Se agissi in qualsiasi modo però potrei attirare troppa attenzione su noi due ed ora decisamente non sarebbe il momento...'.

Ginny si grattò la fronte, sembrava che nulla avrebbe potuto cambiare la freddezza con cui il castello intero sembrava intenzionato trattare il giovane Grifondoro, si toccò d'istinto la collana che aveva ricevuto da Harry, non se la toglieva mai.

La mente di Ginny vagò mentre attraversava i corridoi di Hogwarts, si ricordò di quella notte alla Tana, stavano per addormentarsi mano nella mano, Harry era in una specie di dormiveglia e sussurrò qualcosa. Forse lo aveva sognato, forse era solo una impressione, però mormorò 'Ti amo'. Ginny sorrise da sola, chissà se lo avesse detto per davvero. Non ne avevano mai parlato, ma era una cosa a cui non riusciva a non pensare diverse volte al giorno, avrebbe dovuto ricambiare? Proprio ora che Harry doveva sentirsi così solo forse avrebbe dovuto, per fargli sentire la sua vicinanza. Ma sarebbe stato un 'Ti amo' sincero in questo modo? Un 'Ti amo' strumentalizzato forse non sarebbe stata la scelta migliore.

I pensieri non fecero nemmeno a tempo di diradarsi che fu interrotta da una donna bionda che conosceva di vista fin troppo bene.

La donna le fece un sorriso incredibilmente ampio e le bloccò il cammino.

“Ciao” disse lei mettendosi apposto una parte dei capelli ricci.

“Ciao” rispose Ginny già immaginando dove sarebbe andata a finire la conversazione.

“Sono Rita Skeeter, reporter per la Gazz...”.

“Lo so chi sei” la interruppe Ginny, non aveva molta pazienza.

“Beh, meglio così” disse con una risata acuta e assolutamente fastidiosa “vieni con me, sto facendo le interviste ai campioni, penso che tu sia fondamentale per svelare i segreti di uno di questi al mio pubblico”.

Ginny sapeva che era stato un errore farsi vedere da lei alla Coppa del Mondo, ma di certo non poteva immaginare che sarebbe andata a finire così.

“E se mi rifiutassi” disse Ginny puntando i piedi mentre Rita Skeeter le afferrava il polso per trascinarsela dietro.

“Non puoi” rise la donna “altrimenti dovrò, come si dice, immaginare ciò che tu avresti detto se fossi venuta”.

Ginny rimase a bocca aperta, questa era disonesta fino alle ossa e le stava gironzolando attorno come un avvoltoio.

Decise che non c'era nulla da fare e si limitò a seguirla. Arrivarono di fretta al settimo piano, in un ripostiglio che Gazza usava per i secchi e le scope. Dentro c'era Harry che le aspettava seduto su uno sgabello.

Si guardarono per un istante, sapevano che non dovevano far trapelare nulla, chissà cosa avrebbe potuto scrivere quella megera se avesse intuito la vera profondità della loro relazione. Se lo immaginava già: 'Il Ragazzo-che-è-sopravvissuto, colpevole di aver imbrogliato per partecipare al Tornei Tre Maghi, si è fatto aiutare dalla sorella del suo amico, che è all'insaputa di tutti, la sua ragazza'. Sarebbe stato troppo.

Si sedette accanto ad Harry, facendo attenzione a non avvicinarsi eccessivamente.

“Bene” disse la giornalista sedendosi davanti a loro.

Estrasse un taccuino e una piuma-prendi-appunti.

“Dunque, come avete fatto a mettere il nome di Harry dentro al Calice di Fuoco?” chiese schietta guardandoli curiosa.

“Non lo abbiamo fatto” sbottò Ginny.

Rita fece annotare qualcosa sul taccuino, forse non era saggio che lei rispondesse al posto di Harry.

“Beh, ma certo!” rise Rita facendo l'occhiolino “allora, come ci si sente ad essere il campione più giovane, dovendo affrontare maghi più esperti ed abili su ogni aspetto?”.

Harry alzò le spalle, si aggiustò gli occhiali e provò a trovare le parole per rispondere. Ginny conosceva bene quell'espressione, sapeva che non avrebbe voluto essere in quella situazione.

“Ehm, non lo so, io non ho voluto tutto questo, cercherò di essere più competitivo possibile con le abilità che ho. Gli altri saranno più esperti, per cui dovrò impegnarmi di più” disse diplomatico il ragazzo.

“E come ci si sente nel sapere che la probabilità di morire in questo torneo è eccezionalmente alta?” chiese la donna diabolica.

Harry scosse la testa, aprì la bocca ma non uscì nessuna parola.

“E cosa farai tu, la fidanzata, nel caso Harry dovesse morire” chiese questa volta rivolta a lei.

“Non sono la sua fidanzata” rispose automaticamente, si aspettava una domanda del genere prima o poi.

“Ma dai, volete dirmi che quegli sguardi alla Coppa del Mondo... il modo in cui gironzolate per il castello...” disse Rita sorridendo.

“Non so di cosa stia parlando” disse Ginny con l'espressione piatta “siamo solo ottimi amici”.

Harry annuì.

“Si, ha ragione”.

Rita scosse la testa e si limitò a passare alla domanda successiva.

“Come volete... allora, Harry, non credi che il voler partecipare a tutti i costi a questo evento sia una profonda mancanza di rispetto per il sacrificio dei tuoi genitori per salvarti dai Tu-sai-chi, come il capriccio petulante di un bambino viziato?”.

Harry si alzò in piedi di scatto, guardava la giornalista furibondo che si spaventò del gesto improvviso e cadde dalla sedia con un tonfo secco.

Ginny si sollevò e appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo.

“Andiamo via, tanto lei scriverà comunque quello che le pare”.

“Si, hai ragione” disse lui strappando le pagine del suo taccuino e aprendo la porta dello sgabuzzino.

I due camminarono in silenzio lungo un corridoio deserto, per la prima volta in diverso tempo Ginny non vedeva più spille offensive o studenti che lo guardassero male al suo passaggio, erano soli.

“Come stai?” chiese lei spezzando il silenzio.

“Non lo so” rispose lui “mi sento solo”.

Ginny gli afferrò la mano d'istinto, era semplicemente la cosa giusta da fare.

“Anche tu la pensi come loro?” chiese Harry guardandola con i suoi stupendi occhi verdi intristiti dalle circostanze.

Ginny scosse la testa.

“Ma certo che no” si affrettò a rispondere “lo so che non faresti mai nulla del genere”.

“Guarda che puoi dirmelo, anche Ron pensa che sia stato io a mettere il mio nome”.

“Lo so” ammise Ginny “ma è solo accecato dalla sua idiozia, prima o poi capirà. Io ti credo Harry, e non sono l'unica”.

Harry si passò la mano libera tra i capelli.

“Non so come sia successo, qualcuno mi vuole dentro questo Torneo, solo che non capisco ne chi, ne perché” ragionò il ragazzo.

“Non ne ho idea” disse Ginny facendolo sedere su una panchina a lato del corridoio “ma ora non pensarci, dobbiamo andare avanti. La verità verrà fuori, dobbiamo solo aspettare”.

“Lo spero”.

Ginny sorrise e gli accarezzò una guancia. Harry si era seduto tutto irrigidito e non sembrava intenzionato a muovere un muscolo.

“A proposito di verità” iniziò Ginny cercando di cambiare discorso “l'altro giorno, quando avete dormito in camera mia, ho sentito che mi avevi detto qualcosa prima di addormentarci. Forse ho capito male o sono pazza...”.

Harry divenne leggermente rosso in viso, si voltò a guardarla quasi spaventato.

“Io-io pensavo di stare sognando” balbettò lui osservandola con gli occhi da cerbiatto “mi dispiace molto, non volevo causare problemi, cioè, non che sia un problema, però capisci... ecco io semplicemente ho detto una considerazione, ma se tu non volessi... voglio dire, non ci sono problemi...”.

“Ti amo anche io” lo interruppe Ginny sorridendo.

Harry si tranquillizzò all'istante e sorrise a sua volta.

“Davvero?” chiese a bassa voce avvicinandosi.

“Perché non lo scopri tu stesso” rispose Ginny appoggiandogli le braccia attorno al collo.

Harry non se lo fece ripetere due volte e annullò la distanza tra loro creando un bacio che da troppo tempo non si scambiavano. Mentre le loro lingue si contorcevano in una danza l'una contro l'altra Harry spinse con il suo corpo Ginny fino a quando non si trovò sdraiata sulla panchina a pancia in su con lui sopra. A quel punto chiunque avrebbe potuto vederli, bastava che uno studente imboccasse quel corridoio che li avrebbe individuati in un secondo. Non importava, non ora.

Harry si staccò dal bacio e fece scendere le labbra sul suo collo, Ginny poteva sentire un bruciore piacevole scaturire sulla sua pelle dove Harry appoggiava la sua bocca. Un brivido le percorse tutta la schiena facendole venire la pelle d'oca in tutto il corpo. Chiuse gli occhi, cercò di abbandonarsi a quelle sensazioni che la stavano facendo impazzire, stava scoprendo delle emozioni tutte nuove, più fisiche di quelle che avesse mai provato prima. Affondò le sue dita nei capelli neri del ragazzo, accarezzandolo e cercando ancora di più il contatto fisico. Delle mani le stavano attraversando il corpo, prima le spalle, il petto, la pancia ed infine i fianchi. Ginny sospirò sopraffatta, da un lato avrebbe voluto che le esplorazioni delle mani di Harry si facessero più coraggiose, dall'altra aveva timore di essere vista da qualcuno.

Evidentemente Harry dovette pensare alla stessa cosa perché si sollevò dal suo corpo lasciando una sensazione di freddo e vuoto al suo posto.

“No” sussurrò Ginny con un filo di voce rimanendo sdraiata.

“Non possiamo” disse Harry dolcemente “non qui”.

Lui si mise seduto e fece passare le gambe della ragazza sopra alle sue.

“Lo so” disse Ginny “ma era un 'ti amo' molto coinvolgente” sorrise riaprendo gli occhi.

“Non pensavo mi avessi sentito quella sera, anzi, pensavo di non averlo proprio detto” rise Harry accarezzandole una gamba.

“Sono irresistibile” scherzò Ginny “nemmeno il tuo subconscio può fare a meno di innamorarsi di me”.

“Di questo ne ero sicuro da molto tempo. Non ho mai avuto dubbi a riguardo” rispose serio Harry facendo scorrere la sua mano su e giù sulle calze della ragazza trasmettendole il calore della sua pelle.

“Da quanto?” chiese Ginny curiosa.

“Non saprei, penso fin da subito, quella volta del gelato me ne sono davvero reso conto per la prima volta, quando abbiamo fatto quella specie di lotta, ricordi?”.

“Si” rise Ginny rivivendo la scena nella sua testa “è stato davvero bello”.

“E tu?” chiese Harry.

“Non lo so, da sempre credo. Quando ci siamo visti la prima volta mi ero già presa una bella cotta, non riuscivo nemmeno a parlarti, ricordi? All'epoca però ero solo innamorata del tuo nome o dell'idea di te. Quando se venuto a casa nostra l'anno dopo e ci siamo conosciuti meglio ho capito che non era solo quello, era innamorata del ragazzo, di Harry Potter, non il ragazzo-che-è-sopravvissuto” spiegò Ginny sorridente.

“Beh, sono felice sia andata così” rise Harry facendo impercettibilmente salire la sua mano.

“Anche io, pensa se non ci fossimo avvicinati così, magari a quest'ora saremmo praticamente estranei, ma con i nostri sentimenti ancora nascosti nel profondo, sarebbe terribile” disse Ginny mentre sentiva la mano di Harry arrivare ormai al bordo della sua gonna, un brivido le percorse le gambe, decise di non dire nulla per il momento.

“Si, e poi prima o poi ci saremmo comunque trovati, solo avendo perso un sacco di tempo” disse distratto infilando lentamente le prime dita sotto la gonna della ragazza.

Ginny sospirò e senza nemmeno accorgersene si morse il labbro inferiore.

“Sono felice di stare con te, sappi che avrai sempre il mio supporto” mormorò Ginny sottovoce.

“Anche tu avrai il mio” disse Harry con la mano dentro di diversi centimetri sotto la gonna ed aderente alla coscia tesa della rossa.

Ginny appoggiò la sua mano sopra alla sua gamba fermando l'avanzata di Harry prima che fosse troppo tardi, prima che raggiungesse il punto di non ritorno.

“Qui non possiamo, lo sai” disse dispiaciuta, per pronunciare quella frase aveva dovuto trovare tutto l'autocontrollo di cui disponeva.

Harry sbuffò divertito mentre ritraeva la mano e riportandola all'altezza del ginocchio.

“Qualunque cosa scriva quella giornalista non mi interessa più” disse Harry lasciandole libere le gambe per farla mettere a sedere “non mi interessa quello che scrive di noi due, non mi farà cambiare idea sul nostro conto”.

“Lo so” disse Ginny baciandogli la guancia “e io sarò qui ad aiutarti ad andare avanti”.

 

 

Note finali:

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, da questo momento in poi i capitoli si concentreranno un po' di più su come il mondo attorno a Harry sta cambiando rispetto alla storia canonica, ovviamente la storia di Harry e Ginny rimane centrale e tra qualche capitolo vedremo il Ballo del Ceppo, dove diverse cose cambieranno rispetto al solito!

 

Vi chiedo di lasciare una recensione per aiutarmi a sbrogliare un dubbio che mi attanaglia: quanto dovrei approfondire l'aspetto sessuale della storia? La versione originale di questa fanficiton che avevo scritto qualche anno fa la avevo ideata con un rating rosso e con addirittura il genere erotico nella descrizione, infatti avevo descritto abbondantemente e dettagliatamente la vita personale di diverse coppie. Ora che i protagonisti si fanno più grandicelli e iniziano ad avere delle pulsioni ormonali non indifferenti, per voi, dovrei attenermi a delle descrizioni più soft e velate (come possono essere quelle di questo capitolo), oppure fornire una descrizione più dettagliata delle loro avventure sentimentali quando arriverà il momento? Fatemi sapere!

 

Alla prossima.

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Capitolo 26
*** 25. Scusami se sono idiota ***


 

 

 

25. Scusami se sono idiota

 

 

 

 

Ron camminava a lunghe falcate, il terreno sotto i suoi piedi veniva divorato velocemente, non importa dove stesse andando, lui con la testa era in un solo posto; la Sala Grande. Lì dove, davanti a tutti il suo migliore amico aveva fatto la mossa del secolo per mettersi in mostra, facendo quello che aveva detto di non voler fare e tenendoglielo pure nascosto, come se fosse uno qualunque.

Calciò in malomodo una pila di libri che per caso gli capitò per la strada.

Qualcuno si lamentò dietro di lui, non si voltò nemmeno, si diresse fuori dal castello senza curarsi di nulla.

Chissà se sua sorella era stata sincera, chissà se veramente non conosceva le intenzioni di quello a cui le aveva sbadatamente dato il permesso di fidanzarsi. Assurdo, avrebbe fatto meglio a ritirare quella concessione al più presto.

Seamus e Dean erano della sua stessa opinione, gli ultimi due giorni non fecero altro che discutere di come Harry abbia messo con successo il nome nel Calice, la teoria più accreditata era che avesse fatto fare tutto da qualcuno più grande, ma chi? Ron si sentiva così imbarazzato a dover andare in giro ed essere conosciuto come quello che era all'oscuro delle macchinazioni del migliore amico, era una vergogna totale.

Per non parlare di Hermione, non la capiva proprio in quei giorni, da un lato gli stava vicino, dall'altro cercava inutilmente di difendere Harry, da che parte stava? Forse pure lei si era innamorata del Prescelto, gli stava portando via tutto, prima la famiglia, ora la ragazza.

'Ma che ragazza, non c'è mai stato nulla tra noi' ragionò Ron uscendo nei giardini di Hogwarts.

Quanto gli sarebbe piaciuto che ci fosse qualcosa, una qualsiasi cosa in più della amicizia, ma forse ora, per colpa della furbata di quel suo amico non avrebbe fatto più nulla.

Afferrò un sasso da terra e lo scagliò furibondo più lontano che poteva, scoprendo amaramente che la sua gittata faceva pena, esattamente come la sua situazione.

Continuò imperterrito nella sua passeggiata, senza pensare a dove stesse andando, tanto era completamente perso nei suoi pensieri.

Il caso volle che passò davanti alla capanna di Hagrid, il quale lo invitò a prendere un tè con lui.

“Non posso” disse sbrigativo Ron.

Hagrid si avvicinò con fare circospetto.

“Non hai capito, vieni con me, seguimi” disse facendo un cenno con la testa verso la Foresta Proibita.

“Che cosa stai facendo?” chiese Ron “non starai allevando qualche altra bestia lì dentro?”.

“No, no, nulla del genere” rise Hagrid strofinandosi le mani sulla pancia “ora però vieni”.

I due si incamminarono tra gli alberi fitti e cupi.

“Sai, io pensavo che te lo avesse detto” disse Hagrid mentre faceva strada.

“Chi?” chiese Ron pentendosi di aver accettato di seguirlo.

“Beh, tuo fratello Charlie, è ovvio” rispose Hagrid.

“Ma come? Charlie è in Romania a studiare i draghi” spiegò Ron.

Hagrid rise.
“Oh, no, niente affatto, lui è qui” disse raggiungendo una radura.

Si nascosero dietro un grosso cespuglio e osservarono delle gigantesche gabbie di metallo occupate da bestie raccapriccianti.

“Ma sono...” disse Ron intimorito da quella visione.

“Draghi” concluse Hagrid tutto emozionato, aveva sempre avuto un debole per quelle creature.

“Ma che cosa ci fanno qui?” chiese Ron a bassa voce.

“Beh, è naturale, per la prima prova”.

Ron strabuzzò gli occhi.

“Mi stai dicendo che Harry dovrà affrontare questi cosi, nella prima prova?” chiese stupito.

“Ovviamente, non so i dettagli, però è così. Ti prego di non dire a nessuno di questa cosa... è come si dice... un segreto. Avvisa Harry se vuoi, digli di venire da me che glieli mostro io”.

Cosa rispondere? Dire che non erano più amici gli avrebbe solo fatto fare delle domande a cui alla fine avrebbe dovuto rispondere, no, non aveva senso.

“Certo” mentì Ron.

 

Tornato al castello era più insicuro che mai sul da farsi. Certo, si immaginava che le prove sarebbero state rischiose, ma dover affrontare un drago tutto solo era un'altra storia...

Fece tre volte il giro di tutta Hogwarts cercando di decidersi. Forse alla fine Harry era sincero, forse non aveva cercato lui tutto questo. Ron sbuffò. Ormai non poteva più tornare indietro, che figura avrebbe fatto...

L'indecisione stava solo aumentando fino a quando la soluzione non gli si parò di fronte.

“Hermione!” chiamo Ron incrociandola per un corridoio assieme a Ginny che accuratamente ignorò.

“Ciao Ron” fece lei seria.

“Senti, ho bisogno di un favore...” iniziò lui.

“Aspetta un momento, Ronald” disse Hermione squadrandolo da testa a piedi, quando lo chiamavano così non era mai un buon segno.

“Cosa ho fatto?” chiese ripensando a tutto quello che poteva aver o non aver combinato.

“Ginny mi ha fatto vedere il suo braccio” disse Hermione tagliente.

'Il braccio di Ginny? Ah, si, quando la ho afferrata l'altro giorno potrei aver stretto un po' troppo, ma che vuoi che sia'.

“Ti sembra il modo di trattare le persone?” disse Hermione furiosa “in più ho parlato con una Corvonero del primo anno che mi ha detto, in lacrime, che le hai calciato i libri che aveva appoggiato in corridoio al terzo piano”.

Si sentì crollare il mondo addosso, era stato uno stupido, senza alcuna giustificazione inventata o reale.

“Chiedi subito scusa a Ginny e poi vai a cercare la ragazza dei libri” comandò Hermione mentre sua sorella rideva sotto ai baffi.

Ron alzò gli occhi al cielo e si sforzò con tutto se stesso di scusarsi.

“Scusami Ginny, non volevo farti male” disse con una voce estremamente monotona.

“Scuse accettate, musone” rise Ginny dandogli un colpetto sulla spalla.

“Ora però devo chiederti una cosa Herm” continuò Ron rosso come un peperone.

“Non credo proprio, prima andrai a scusarti con la ragazza del primo anno, poi forse parleremo” disse imperativa la bruna.

Un po' gli piaceva quando si faceva valere in quel modo.

“Non è per me, lo giuro, è per Harry” disse cercando di essere ascoltato nell'immediato “poi andrò a scusarmi”.

Hermione lo guardò come per dire 'Se proprio devi'.

“Grazie” disse lui “devi dirgli di andare da Hagrid, lo sta cercando”.

“Tutto qui?” chiese Hermione con un sorriso sardonico “non puoi farlo tu?”.

“No” disse lui categorico.

“E perché no?” chiese Hermione scocciata.

“Lo sai perché, abbiamo litigato e tutto il resto, non posso andare lì a parlargli come se nulla fosse” spiegò Ron che iniziava a scaldarsi.

“Forse invece che fare come se nulla fosse, potresti parlarci e chiarire i vostri problemi, lo sai anche tu che Harry non è colpevole se mi stai dicendo così, sei solo troppo orgoglioso per ammetterlo” disse Hermione puntandogli un dito sul petto.

“Si, hai ragione, è così” sbottò Ron “sono orgoglioso, però finché non mi passa io non riesco a parlarci, ma qualcuno deve farlo perché è importante, riguarda il Torneo Tre Maghi!”.

Il silenzio calò tra i tre. Si limitarono a guardarsi a vicenda, Ron non capiva se era per la sua ammissione di colpevolezza o per l'importanza dell'informazione da dare a Harry, nel dubbio sosteneva lo sguardo con entrambe le streghette.

“Va bene” disse Hermione “andrò dirglielo, ma ricorda che non sono un gufo. In più quando ci rivederemo farai bene ad esserti già scusato con la povera ragazza, sono chiara?” disse Hermione con gli occhi ridotti a fessure.

“Si” disse Ron sbuffando rumorosamente “sei chiara”.

Hermione marciò via sbattendogli contro la spalla quasi facendogli perdere l'equilibrio nonostante l'incredibile differenza di massa tra i due.

Ginny rimase dov'era.

“E' proprio cotta di te” commentò ridendo la rossa.

“Ma che diavolo stai dicendo! E' arrabbiata con me” sbottò Ron contro la sorella.

“E anche tu lo sei” rise mentre si incamminò verso le scalinate “non ti preoccupare, farete pace, ora devo andare, ho lezione con Piton”.

Fare pace? Fare pace con chi? Con Harry od Hermione? Ron si grattò la testa, quella informazione era troppo criptica per la sua testa furiosa in quel momento. Decise che la cosa più saggia da fare a questo punto fosse fare una scappatella in cucina per recuperare un po' di energie prima di andare alla ricerca della piccola Corovonero.

 

Ron prese posto accanto a quello di Hermione, Ginny era qualche posto più in là. Le tribune erano ricolme di gente, studenti e non creavano un baccano infernale nell'attesa dell'inizio della prima prova. C'era chi raccoglieva scommesse, chi vendeva cibo e chi semplicemente chiacchierava con gli amici.

Dopo un po' di tempo ad Hermione era passata l'incazzatura e ora lo tollerava abbastanza da passare il tempo con lui ed ad accettarlo nel posto al suo fianco. Ginny invece, con le mani tremanti, si guardava agitata attorno alla ricerca inutile di Harry, era evidente che era spaventata a morte che qualcosa di grave potesse succedergli. Ron dal canto suo nonostante fosse consapevole dei rischi, aveva ritrovato una sorta di fiducia nell'ormai ex amico, non si erano più parlati da giorni, ma sapeva che sarebbe andato tutto bene.

Hermione era agitata quasi quanto Ginny, aveva addirittura suggerito di presentare una mozione al comitato sportivo della magia per interrompere il torneo. Inutile dire che il suo progetto non decollò nemmeno.

L'arena davanti a loro era già stata preparata, un uovo d'oro era stato posizionato al centro e da quattro enormi cancelli sarebbero dovuti entrare, uno alla volta, i draghi. Sfortunatamente Harry avrebbe affrontato la sfida per ultimo, lasciando crescere l'ansia delle due ragazze a dismisura. In tutto ciò non poteva mancare Rita Skeeter che appuntava ogni cosa che accadesse in quella giornata sia dentro che fuori dall'arena.

Dei giornali furono distribuiti prima della prova del primo campione, ovvero Krum, Ron ne afferrò uno, più per passare il tempo che per leggerlo effettivamente, ma fu immediatamente catturato dal testo in prima pagina.

'Il ragazzo-che-è-sopravvissuto imbroglia per partecipare al Torneo Tre Maghi e usa la propria fidanzata, la giovane Weasley per rispondere dalle accuse che gli vengono mosse. La Weasley è probabilmente solo attratta dalla fama ed i soldi del ragazzo che quindi difende a spada tratta...'

Ron chiuse il giornale disgustato per quelle che già sapeva essere menzogne o al massimo verità travisate. Per una trentina di secondi buoni l'intera popolazione della tribune si voltò verso sua sorella mormorando sottovoce, c'era chi sorrideva e chi borbottava deluso. Ginny la prese diversamente, dopo aver letto quello che era stato scritto su di loro scattò verso la giornalista con la bacchetta in mano, solo li sforzi combinati di Demelza, Katie e Baston la riuscirono a contenere.

I primi tre campioni ebbero un immediato successo, chi con più e chi con meno classe, ora infine toccava ad Harry.

Ron si portò sul bordo del sedile mentre Hermione si iniziò a mangiare le unghie nervosamente. Ginny si era direttamente alzata e facendosi spazio a gomitate aveva raggiunto il bordo degli spalti per essere più vicina possibile al suo Harry. Nonostante per Ron la loro relazione fosse solo tollerata, non poteva fare a meno che ammirare l'oggettiva dedizione che avevamo l'uno per l'altra, quasi li invidiava.

Fecero entrare per primo il drago, un colossale Ungaro Spinato che si andò ad appollaiare accanto all'uovo d'oro.

Ci furono pochi attimi di silenzio, poi la folla si alzò all'unisono emettendo un forte rumore di apprensione, Harry era entrato nell'arena.

Il drago si accorse subito della presenza nemica ed iniziò a sputare fuoco nella sua direzione, Harry per prima cosa si nascose dietro una grossa roccia e urlò “Accio Firebolt!”.

La scopa dopo pochi secondi atterrò accanto al ragazzo che vi salì immediatamente.

La folla emise un urlo di gioia, solo per ammutolirsi finché Harry volteggiava attorno al drago cercando di trovare un'apertura per afferrare l'uovo. Ogni volta che il drago provava a prenderlo vibrando un colpo con le temibili fauci l'intero pubblico tratteneva il fiato come fosse una persona sola.

Alla fine, dopo parecchi volteggi Harry riuscì a tuffarsi tra il collo e l'ala del drago ed afferrare in un unico movimento degno di un Cercatore l'uovo.

La folla scoppiò in un urlo di visibilio, anche chi non avrebbe mai tifato per lui iniziò a gridare il suo nome, compreso Ron.

Hermione sorrise e lo abbracciò forte, come per scaricare la tensione accumulata nella competizione.

Harry atterrò al centro dell'arena dopo che il drago fu portato via tenendo in alto l'uovo appena catturato, attese in silenzio il voto della giuria e poi si accasciò a terra stremato.

Ci fu un'invasione dell'arena, vari studenti di tutte le case scavalcarono la staccionata che li separava dall'area di gioco ed accorsero per festeggiare la vittoria di Harry.

Ginny fu la prima a raggiungerlo, allungò una mano nella sua direzione e lo aiutò ad alzarsi in piedi, gli diede un abbraccio e così, davanti a tutti, senza un attimo di esitazione lo baciò.

Ron rimase impietrito a quella visione, mentre Hermione sorrideva compiaciuta. La folla scoppiò nuovamente in un grido di gioia, se possibile ancora più forte di quello a seguito della vittoria.

Harry afferrò la mano di Ginny e sparirono dentro la porta da cui era entrato nell'arena.

“Ma che diavolo...” disse Ron a bocca aperta.

“Tanto ormai la Skeeter aveva svelato il segreto” constatò Hermione afferrando un giornale da terra “almeno così sono stati loro a dirlo a tutti, è sveglia tua sorella”.

 

“Scusami, sono un idiota” disse Ron dopo che la festa nella Sala Comune di Grifondoro si era spenta alle tre del mattino “un completo idiota”.

Harry sorrise e gli appoggiò la mano sulla spalla, sul suo volto non c'era rancore, non c'era nemmeno delusione, solo un sorriso sincero.

“Non preoccuparti, amici come prima?” chiese Harry.

Ron annuì.

Harry lo abbracciò e gli diede una pacca sulla schiena.

“Bene, e ora vedi di non calciare più i libri della gente senza motivo” rise Harry.

“Ancora con questa storia!” disse Ron diventando rosso “ho chiesto scusa!... Hermione! Perché glielo hai detto?”.

“Non sono stata io” disse Hermione divertita.

“Potrebbe essermi sfuggito” disse Ginny mentre si stringeva al fianco di Harry “così impari la lezione”.

Ron si diede un colpo sulla fronte.

“Già, almeno quello; imparo la lezione”.

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Capitolo 27
*** 26. Esposti ***


 

 

 

26. Esposti

 

 

Il fatto che lei ed Harry stessero assieme interessava Hogwarts più del previsto, chiunque ne stava parlando, il Torneo Tre Maghi era caduto in secondo piano. I corridoi era gremiti di studenti che passavano ore a chiacchierare e a teorizzare sulla nuova coppia più famosa della scuola. C'era chi sosteneva di sapere tutto fin dall'inizio, c'era chi era stupito ma felice e c'era una buona fetta della popolazione maschile di Hogwarts che era in qualche modo delusa di aver perso un'occasione con la ragazza più popolare della scuola.

Anche i professori li trattavano diversamente, ogni qual volta Ginny frequentava le lezioni di Piton si doveva sorbire una filippica interminabile sulla sua presunta ricerca di fama, la McGranitt sembrava tacitamente soddisfatta e la guardava con un sorriso quando incrociavano li sguardi, pure Hagrid la trattava con molto più riguardo del normale. Alastor Moody era diverso, forse era l'unico a cui non importasse proprio nulla, anzi, ne era certa, le aveva solo chiesto di non distrarre troppo Harry dal Torneo.

Insomma, la vita sociale ad Hogwarts si era ribaltata in un giorno solo e non era mai stata così tanto al centro delle attenzioni. Rita Skeeter la pedinava ogni due giorni, Ginny doveva sforzarsi con tutta se stessa di non maledirla e limitarsi ad evitarla.

“Si direbbe che non ci sia nulla di più importante di cui parlare” disse Harry leggendo da un libro e tenendo Ginny seduta sulle sue gambe.

Erano in Sala Comune, ogni volta che qualcuno passava per di là non potevano esimersi dal guardarli come se fossero extraterrestri o a fare domande stupide.

“Si, però mi sento più leggera, finalmente non dobbiamo fare finta di non essere noi stessi” disse Ginny spostando una pedina degli scacchi magici mangiando un alfiere di Ron.

“Vi ricordo che sono qui” disse lui grattandosi la testa.

“Su, lasciali in pace, non stanno facendo nulla” disse Hermione colpendolo in testa con una pergamena.

Ron alzò gli occhi al cielo.

“Hai detto qualcosa a mamma e a papà?” chiese Ron catturando il cavallo di Ginny.

“No” rispose lei.

“Beh, immagino che leggeranno la notizia dal giornale” disse Ron.

“Si, però non credo che ci daranno molto peso, insomma lo sanno che Rita Skeeter cerca di fare notizia in ogni modo possibile, forse penseranno che si tratti della solita bufala” disse Ginny spostando la sua regina.

“Non ne sarei così sicura” intervenne Hermione.

“Perché dici?” chiese Ginny curiosa.

“Perché avranno visto il tuo rapporto con Harry alla Tana, avranno intuito che siete molto vicini, inoltre tutti sanno che hai sempre avuto una cotta per lui” spiegò Hermione.

“Ha ragione” disse Harry “forse dovremmo dirglielo”.

“Vi sbagliate” disse Ginny sorridendo tranquilla “i miei genitori questa estate sospettavano che stessi assieme a te, Herm”.

“Che cosa?” chiese Ron a bocca aperta.

“Stai scherzando” disse Hermione sconvolta.

“No, è la verità, mi hanno fatto anche IL discorsetto, pensavano che io e te avessimo dormito quella notte nello stesso letto per... beh, hai capito” disse Ginny ridendo “però forse Harry ha ragione, dovremmo dirglielo”.

“Sono basita” disse Hermione scandendo ogni lettera.

“Harry, magari pensano che anche io e te stiamo assieme” rise Ron.

“Comunque sono d'accordo con Ginny, dovreste dirglielo” disse Hermione “non è giusto che tutti lo sappiano tranne loro”.

“Si, ma non c'è fretta, questo Natale avranno il tempo di spiegare tutto” disse Ron.

Ginny alzò le spalle, mosse la sua torre davanti al re di Ron, scacco matto.

“Mi sono distratto, miseriaccia” imprecò.

 

 

Un'altra notizia scosse il castello in quei giorni, la McGranitt radunò tutti gli studenti Grifondoro dal quarto anno in su per comunicare che quell'inverno si sarebbe tenuto il Ballo del Ceppo, dove ci si sarebbe dovuti presentare a coppie.

Tutti andarono in visibilio, ora la ricerca del partner era l'aspetto più importante della vita di ogni studente, c'era chi era stato diretto fin da subito e chi invece preferiva aspettare un fantomatico momento giusto, primo fra tutti, Ron.

Harry invece appena saputa la notizia corse da Ginny che si trovava in Sala Grande a chiacchierare con i suoi amici.

“Gin” disse lui di corsa “scusa se ti disturbo”.

“Ciao” disse Ginny girandosi per baciarlo sulle labbra facendo calare il silenzio nella Sala Grande e attirando involontariamente ogni sguardo possibile.

“La McGranitt ha detto che quest'anno ci sarà un Ballo, capisci, un Ballo! Io non sono per nulla capace, ma siccome sono un Campione devo per forza avere una accompagnatrice, so che non è il nostro genere di cosa, ma mi chiedevo se per caso a te...” disse Harry mentre si tamburellava la gamba nervosamente con le dita.

“Certo, sarei molto felice di venire con te” disse Ginny radiosa “mio cavaliere” aggiunse ridendo.

Harry le baciò la testa, su quei preziosi fili di rame e oro che tanto amava.

“Grazie” disse lui.

“Ma di cosa? Mica ti lasciavo andare con un'altra, sei pazzo?” rise Ginny.

“Immaginavo” disse Harry “forse allora è stato meglio che tutti già sapessero di noi”.

“Piuttosto, pensa alle cose importanti”.

Harry la guardò stranito, non capiva di cosa parlasse, aveva fatto qualcosa di male?

“Hermione ci tiene tanto a questo genere di cose, me lo ha detto quest'estate e conoscendo quel babbuino di mio fratello non si farà mai avanti, devi trovare un modo per convincerlo” spiegò Ginny “perché sennò qualcun altro lo farà, ho visto Krum girarle un po' attorno in Biblioteca”.

“Krum?” chiese Harry a bocca aperta.

“Si”.

“Quel Krum?”.

“Proprio quello”.

“Ah, non me l'aspettavo. Comunque se Hermione ci tiene tanto ad andarci con Ron potrebbe chiederlo lei a lui, no?”.

Ginny rise.

“Hai ancora molto da imparare sulle donne, giovane apprendista” disse lei dandogli un colpetto “non funziona così”.

“Perché no?” chiese Harry confuso, sapeva che di norma erano gli uomini a fare quel tipo di gesto, ma non ci avrebbe visto nulla di male se una ragazza avesse fatto lo stesso, sopratutto visto che si stava parlando di Ron, la timidezza incarnata.

“Perché si perde la magia, ma tu non ne capisci proprio nulla?” rise Ginny “per fortuna hai me, se no saresti davvero in alto mare”.

Ad Harry scappò un sorriso al pensarsi rincorrere qualche ragazza che avrebbe forse accettato di uscire con lui, non avrebbe nemmeno saputo da dove iniziare, per lui c'era sempre stata solo Ginny.

“Dai, a parte gli scherzi aiutalo” disse Ginny “se no potrebbe succedere un disastro”.

Harry annuì, la baciò e si dileguò alla ricerca dell'amico.

 

 

“Non voglio” disse Ron infilandosi sotto le coperte.

“Perché no?” chiese Harry sedendosi sul letto dell'amico nel dormitorio deserto.

“Perché è imbarazzante” disse Ron “poi metti che mi dica di no”.

“Ma se ti ho appena detto che Ginny mi ha raccontato che Hermione non aspettava altro che un'occasione come questa per costringerti a farti avanti”.

“Forse tu conosci Ginny sotto un'altra luce, ma questo a me sembra uno scherzo bello e buono”.

“Uno scherzo?” chiese Harry confuso.

“Si, proprio così, una volta mi aveva detto che c'era una ragazza a casa nostra che mi piaceva, così uscii dalla mia stanza per andare a vedere, alla fine era Zia Muriel!”.

“Ma cosa c'entra?” chiese Harry ridendo.

“Magari vuole farmi fare una brutta figura”.

“Ron non dire cavolate, è ovvio che non è uno scherzo, devi fare una mossa e subito, se no qualcun altro lo farà” disse Harry omettendo la storia di Krum.

“Se è tanto interessata a me, rifiuterà” disse Ron rigirandosi sul letto.

“Da quel poco che so di donne, penso proprio che lei accetterebbe, per ripicca così da farti vedere cosa vuol dire non essere scelti”.

“Non è così Hermione” disse Ron speranzoso.

“Forse, ma sei disposto a rischiare?”.

Ron affondò la faccia nel cuscino.

“Senti, ma tu con chi ci vuoi andare?” chiese Harry perdendo un po' di pazienza.

“Con... Hermermeaml” bofonchiò attraverso al cuscino.

“Con chi?”.

“Con Hermione...” ammise sollevando il viso per qualche secondo.

“E allora è fatta” disse Harry alzandosi in piedi e sollevando le coperte di Ron “andiamo”.

“Ora?” chiese Ron rosso paonazzo.

“Hai da fare? Si, ora” disse Harry afferrandolo per il colletto.

Lo portò giù dalle scale del dormitorio a fatica, stava facendo non poca resistenza, anche se era evidente che volesse anche se in minima parte essere costretto a fare quello che stava per fare.

Hermione era seduta in una poltrona davanti al caminetto immersa nella lettura, sfogliava distrattamente le pagine dandoli le spalle.

“Perfetto” disse Harry “è da sola, è il tuo momento”.

Ron fece un paio di passi avanti per poi fermarsi a metà strada, si voltò e guardò Harry con gli occhi di un cane bastonato.

Harry sbuffo, lo raggiunse e lo spinse fino davanti ad Hermione che li sorrise radiosa.

“Eccovi, dove eravate finiti?” chiese lei chiudendo il libro.

“In dormitorio” mormorò Ron più rosso degli arazzi di Grifondoro.

“A quest'ora?” chiese Hermione guardando la luce venire dentro dalla finestra.

“Si” disse Harry “ma non è questo il punto, Ron deve dirti qualcosa”.

“Anche io devo dirvi una cosa incredibile che mi è capitata!” disse Hermione con un grosso sorriso guardando Ron.

“Beh... prima tu” disse Ron un po' sollevato.

“Come vuoi, oggi ero in biblioteca ed indovinate che è successo? Krum mi ha chiesto di andare al Ballo del Ceppo con lui! Non è incredibile!”.

Harry si avvolse il viso tra le mani, non poteva crederci, cosa avrebbero dovuto fare ora?

“Non puoi” disse Ron di scatto ormai viola.

Sia Hermione che Harry lo guardarono confusi.

“Ronald...” iniziò Hermione aggrottando la fronte.

“No, lasciami finire... volevo chiederti...” disse chiudendo gli occhi “volevo chiederti se ti andasse di andare assieme”.

Hermione rimase a bocca aperta, non si sarebbe mai aspettata tutta quell'iniziativa così presto, anche se sotto coercizione da Harry.

“Come amici” si affretto ad aggiungere Ron “sempre se vuoi”.

Harry avrebbe voluto tirargli un pugno fortissimo, a che cosa pensava quel ragazzo?

Hermione alzò gli occhi al cielo ma sorrise.

“Va bene” rispose guardandolo negli occhi “...come amici...”.

“E Krum?” chiese Ron.

“Oh, gli avevo già detto di no... anche io volevo andare con te... come amico”.

Ma era mai possibile che questi due arrivassero sempre a fermarsi quando erano così vicini a concludere una volta per tutte questo tira e molla maledetto? Era davvero inspiegabile.

“Va bene” disse Ron ritornando a colori normali “ora devo andare” corse via imbarazzato.

Harry scosse la testa, almeno era riuscito ad invitarla.

“E' proprio una zucca vuota” disse Hermione riaprendo il libro sorridendo.

“Non è l'unico” rise Harry.

“Cosa stai insinuando?”.

“Che anche tu ci metti del tuo. Siete proprio perfetti l'uno per l'altra!”.

 

 

Quella sera arrivò una lettera di Sirius, Harry si affrettò a strappare la busta ed a leggerla.

'Caro Harry,

Come stai? Spero tutto bene, ho saputo della tua prima prova al Torneo, ti faccio i miei complimenti, davvero un ottima dimostrazione di sangue freddo, proprio come James. Sono felice di vedere che la Firebolt che ti ho regalato ti sia utile in più occasioni, bisognerà informare l'azienda produttrice che la loro scopa è a prova di drago!

Ho letto l'articolo di Rita Skeeter sulla Gazzetta del Profeta, una vera megera, ha parlato più di te che del Torneo. Naturalmente è ovvio per me che questa volta ci abbia azzeccato però, tu e Ginevra siete proprio una bella coppia, mi ricordate James e Lily in infiniti modi, vi auguro il meglio. I suoi genitori non sanno ancora nulla, erano venuti da me questa mattina per sapere se io avevo qualche informazione in più, naturalmente ho tenuto la bocca chiusa, ma come padrino ti consiglio vivamente di informarli al più presto, sono convinti che la Skeeter si sia inventato tutto. Inoltre non credo abbiano qualche problema con voi due. Ovviamente tutti sappiamo la parte dell'affamata di soldi e fama è una bugia, si potrebbe pensare di fargliela pagare a quella giornalistuccia.

Ora, parlando di cose serie, ho indagato su come il tuo nome possa essere finito nel Calice di Fuoco, al Ministero sembrano dell'opinione che solo un incantesimo Confundus eccezionalmente potente avrebbe potuto permettere una cosa del genere, ovviamente magia molto al di là di uno studente. Devi stare attento, chiunque sia stato non ha a cuore la tua salute, guardati bene le spalle e tieniti stretto gli amici, qualunque cosa stia succedendo non è normale.

Ti volevo informare anche che il processo contro gli ex-mangiamorte è iniziato questa settimana, stanno riesaminando i vecchi interrogatori, alcuni verranno richiamati a depositare, Malfoy per il momento sta riuscendo ad evitare tutte le accuse, spero però che non bastino i soldi per divenire invulnerabili alla legge, staremo a vedere. Ho parlato con Silente ieri, mi ha detto che Minus ha ricevuto il bacio del dissennatore, una fine terribile, ma forse non abbastanza visto quello che ha fatto, pensavo lo dovessi sapere. Spero di incontrarti presto, ho comprato un biglietto per la seconda prova, ci vedremo lì.

Tuo, Sirius Black.

P.S.: usa le protezioni, sempre'

Harry sorrise, ogni volta che riceveva una sua lettera il mondo attorno si alleggeriva, saperlo libero era una gioia incommensurabile.

La giornata si era ravvivata, ora ogni problema sembrava piccolo piccolo. Piegò la lettera e la appoggiò sul comodino, gli si fermò un momento il cuore, accanto alla lettera c'era l'uovo d'oro. Erano passati diversi giorni ma doveva ancora scoprire l'enigma, questo era un grosso problema. Avrebbe dovuto trovare una soluzione ed al più presto, per fortuna conosceva una persona estremamente intelligente che avrebbe potuto aiutarlo, Ginny.

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Capitolo 28
*** 27. L'enigma ***


 

 

 

27. L'enigma

 

 

 

Harry e Ginny si erano rintanati in biblioteca da ore, l'uovo d'oro troneggiava sul tavolo che li separava e sembrava non volerne sapere di rivelare i suoi segreti. Ogni volta che lo aprivano emetteva un rumore terribile, come un grido straziante e graffiato. Avevano cercato in ogni libro il cui titolo potesse richiamare vagamente ad un approfondimento in materia, nulla da fare.

Harry appoggiò la testa sulla superficie fredda del tavolo, stanco e sconfitto.

“Se chiedessimo aiuto a Ron ed Hermione?” chiese Ginny.

“No” rispose lentamente “ho già provato con loro per settimane e non ne siamo venuti a capo, in più ora che andranno assieme al Ballo quando sono nella stenza stanza non riescono più a concentrarsi, si guardano, poi si ammutoliscono e basta”.

“Non gli abbiamo fatto un gran servizio a convincerli ad andare assieme” rise la ragazza.

“Non sono d'accordo, dopo il Ballo penso che le cose potrebbero cambiare”.

“Può essere, ma ora non distraiamoci, dobbiamo risolvere questo enigma”.

Harry scosse la testa, non sapeva quale informazione poteva mancargli per arrivare alla soluzione. Avrebbe avuto più senso ritirarsi direttamente alla prossima prova.

“Dunque, è un uovo” ragionò Ginny ad alta voce.

“Già” rise sardonico.

“Ci dovrà essere un significato dietro, altrimenti avrebbe avuto un'altra forma” notò Ginny grattandosi la testa “forse dobbiamo scaldarlo”.

“Dici come se dovesse essere covato?” chiese Harry pensando che potesse essere una pista intelligente.

“Forse” disse Ginny “non mi viene in mente molto altro”.

I due andarono nel posto più vicino in cui erano sicuri di essere da soli, il bagno di Mirtilla.

Harry appoggiò l'uovo dentro ad uno dei lavandini, così avrebbe potuto contenere il fuoco. Ginny estrasse la bacchetta e la puntò alla base dell'uovo.

“Incendio!”.

Una vampata di fiamme eruttò dalla punta della bacchetta, l'uovo d'oro era avvolto da delle lunghe lingue di fuoco, nulla però sembrava essere cambiato.

Harry provò ad aprirlo, allungò le dita sulla chiusura solo per ustionarsi al primo contatto.

“Dannazione!” disse Harry ritirando la mano.

“Potevi anche prevederlo, scemotto” rise Ginny “vieni”.

Aprì il rubinetto del lavandino, l'acqua fredda sibilava al contatto con l'oro bollente e schizzava in tutte le direzioni.

“Metti il dito sotto l'acqua” disse Ginny premurosa.

Harry obbedì, il liquido freddo diminuì subito il dolore che parve scomparire in pochi secondi.

“Meglio?”.

“Si, grazie” disse lui dandole un bacio sulla fronte “proviamo ad aprirlo, magari è ancora caldo dentro”.

Harry fece scattare la chiusura, le facce dell'uovo si separarono e per la prima volta non emise quel tipico rumore infernale. Sembravano delle voci, quasi una cantilena, però non riusciva a distinguere le parole che venivano dette, sembravano distorte, come se provenissero da qualcuno che parlava sott'acqua.

“Ma certo!” esclamò Ginny “va immerso sott'acqua, e per sentire forse dobbiamo andare anche noi sott'acqua con lui”.

Harry chiuse l'uovo per cercare un po' di silenzio in cui ragionare.

“Come facciamo? Qui non c'è una vasca, anche nei dormitori c'è soltanto una doccia e data la temperatura in questi giorni preferirei evitare il Lago Nero” disse il ragazzo.

Ginny si batté un dito sul mento.

“Fred e George una volta mi hanno detto che si erano intrufolati nel bagno dei prefetti, mi sembra che avessero parlato di una vasca, ma non ne sono sicura”.

“Beh, c'è solo un modo per scoprirlo” disse Harry afferrando l'uovo che ormai si era raffreddato.

“Ora? Non vuoi passare prima per il dormitorio?” chiese lei.

“Perché no? Hai da fare?”.

“No, non ho nulla da fare. Solo che forse è un po' tardi, inoltre potremmo pren...”.

“Meglio così, quanti prefetti si troveranno al bagno dei prefetti a quest'ora? Sono tutti a letto od in sala comune, chi deve andare in bagno userà quelli nel dormitorio” la interruppe Harry emozionato all'idea di risolvere il mistero.

“Hai ragione” convenne Ginny “andiamo”.

I due corsero euforici fino alla porta del bagno dei prefetti, riuscirono ad aprire con facilità la serratura grazie ad un incantesimo ed in pochi secondi furono dentro.

Il bagno era molto più bello e spazioso di tutti gli altri bagni di Hogwarts che Harry avesse mai visto, in un lato della stanza c'era una gigantesca vasca adornata con dei piccoli mosaici. Tantissime tubature dorate convergevano in un angolo della vasca, dove altrettanti rubinetti non aspettavano altro che essere aperti.

Ginny li aprì quasi tutti, da alcuni usciva solo acqua calda e tiepida, da altri sapone e schiuma colorata a volontà, la vasca si sarebbe riempita in pochi minuti.

“E' il momento della verità” rise nervosa Ginny afferrando l'uovo che avevano appoggiato per terra.

“Già” disse lui realizzando l'ovvio per la prima volta.

Nella fretta non avevano portato un cambio di vestiti, non sarebbero potuti entrare così, altrimenti sarebbero stati costretti a ritornare in Sala Comune completamente fradici. Ginny doveva averci già pensato, forse era per quello che aveva proposto di non andare direttamente lì, tuttavia ora sembrava sorridere lievemente.

“Sei pronto?” chiese lei risvegliando dal torpore dei suoi pensieri.

“Si” disse automaticamente alzando lo sguardo che si era fissato sulla punta dei suoi piedi.

“Dobbiamo spogliarci” disse Ginny senza tentennamenti.

“Si”.

“Altrimenti, se preferisci, posso andarmene. Mi dirai dopo cosa dice il messaggio dell'uovo” sussurrò sfiorandosi una ciocca di capelli rosso fuoco.

“No” sorrise Harry “è merito tuo se siamo qui, se abbiamo capito che dobbiamo immergerlo, devi restare anche tu. Anzi, voglio che tu resti”.

Ginny gli si avvicinò e gli diede l'uovo, si portò tutti i lunghi capelli rossi sopra ad una spalla con un unico movimento. Si guardarono negli occhi per un istante che sembrò durare cento anni, il cuore di Harry stava iniziando ad accelerare il battito, lento ma inesorabile.

“Dovresti girarti ora” disse lei sottovoce.

Aveva già sentito una frase simile, nel ripostiglio delle scope alla Tana. Allora aveva fatto di tutto per resistere alla tentazione e a non voltarsi solo per scoprire che lei avrebbe sperato che disubbidisse.

Harry annuì e non riuscì a contenere un leggero ghigno che si stava formando sulle sue labbra. Questo dettaglio non sfuggì a Ginny che gli sorrise di rimando.

“Allora? Pensi di voltarti o no?”.

Harry rimase imbambolato ancora qualche secondo prima di obbedire. Non fece nemmeno a tempo a pensare di sbirciare che la ragazza aveva già finito di spogliarsi.

“Ecco fatto” disse da dietro alle sue spalle “ora anche io mi sono girata, spogliati pure”.

Il Grifondoro sentì le sue mani tremare, aveva affrontato tante sfide nella sua vita fin ora, tutte terribili e pericolose, tuttavia il coraggio che lo aveva sempre accompagnato sembrava essere svanito proprio in quel momento. L'atto di essere volontariamente nudi era una prova di fiducia che non aveva eguali, sicuramente non nell'esperienza di Harry. Cosa avrebbe pensato? Se non le fosse piaciuto?

Si tolse lentamente il mantello, si fece scivolare giù i pantaloni con le mani sudate e si sbottonò la camicia a fatica. Rimaneva il pezzo più difficile. Con un sospiro si rimosse anche le mutande, rimanendo completamente nudo per la prima volta nella stessa stanza con un'altra persona.

“Ho fatto” disse con la voce spezzata sia dall'emozione che dalla paura.

Si voltò coprendosi il pube con l'uovo sorretto da entrambe le mani.

Ginny si girò a sua volta, lei non stava nascondendo nulla. Harry rimase a bocca aperta, quella sensazione che aveva provato quelle volte che si baciavano da soli lo investì in pieno mille volte più intensamente, un calore inspiegabile si sviluppò nel basso ventre e si sentì arrossire in ogni parte del corpo. Ginny era semplicemente bellissima, aveva il corpo di una dea. Certo, Harry non aveva visto altre donne nude, ma quella prima visione dei seni scoperti e delle gambe longilinee sembrava una macchinazione di una mente febbricitante. Si intossicò di tutto quello che riusciva a vedere, senza accorgersene gli era scivolato l'uovo dalle mani facendolo cadere in acqua. La Grifondoro sorrise lievemente, un po' orgogliosa ed un po' innamorata.

Harry non poteva fare a meno di interrogarsi se quello che stava provando fosse effettivamente amore, forse era addirittura qualcosa di più. Certo, quello che stava vedendo era stupendo e sembrava venire da un altro mondo, ma in quell'istante avrebbe solo voluto abbracciarla e dirle che lui per lei ci sarebbe sempre stato, che non avrebbe mai potuto farle del male. Essere nudi in quel preciso momento non comportava solo l'ovvia eccitazione, ma si sentiva più vicino a lei di quanto non fosse mai stato in modi in cui le parole non sarebbero mai state sufficienti a descriverli. Chissà se anche Ginny pensava alle stesse cose, chissà se oltre al suo corpo vedesse ciò che c'era dietro quell'atto di fiducia e amore. Era magnifica in un'infinità di maniere, Harry ne aveva semplicemente scoperta una in più.

“Entriamo in acqua?” chiese Ginny con un sussurro.

Harry si limitò ad annuire e la seguì dentro la vasca.

Un passo dopo l'altro entrarono nell'acqua bollente, ma Harry non riuscì a distogliere lo sguardo per un secondo dalla ragazza, ne aveva ammirato i capelli che ricadevano dolci sulla schiena e sopratutto ciò che stava sotto finché non sparì sotto allo spesso strato di sapone colorato. Solo le loro teste rimanevano sopra alla schiuma.

Ginny sorrise.

“Sei molto bello” disse radiosa.

“Anche tu” rispose imbarazzato ancora con la mente sul suo seno perfetto e armonico “ti amo davvero”.

Ginny nuotò verso di lui e lo abbracciò.

La loro pelle si toccò liberamente per la prima volta, il calore del corpo della ragazza lo pervase immediatamente e si abbandonò a quella sensazione idilliaca. Era morbida e liscia, come aveva immaginato mille altre volte in tutti i loro abbracci, solo molto meglio e più emozionante.

“Siamo qui per un motivo” rise Ginny “non dobbiamo dimenticarcelo”.

“Ah, certo” disse Harry che si era lasciato distrarre dagli occhi magnetici della ragazza.

Aprì l'uovo sotto la superficie dell'acqua, istantaneamente quelle voci affogate iniziarono a permeare la stanza.

“Andiamo sotto” disse lui.

“Ti seguo”.

Harry prese un respiro profondo e si buttò interamente sotto alla superficie, le parole di una donna soave divennero immediatamente chiare, cristalline come l'acqua.

 

'Vieni a cercarci dove noi cantiamo,

che sulla terra cantar non possiamo,

e mentre cerchi, sappi di già:

abbiam preso ciò che ti mancherà,

hai tempo un'ora per poter cercare

quel che rubammo. Non esitare,

che tempo un'ora mala sorte avrà:

ciò che fu preso mai ritornerà'

 

Riemerse boccheggiando.

“Che tu sappia, ci sono Sirene nel Lago Nero?” chiese Harry preoccupato.

“Non lo so” disse Ginny cercando di domare i lunghi capelli bagnati “ma potremmo scoprirlo in biblioteca domani”.

“Cosa ne pensi del resto?” chiese Harry.

“Penso sia abbastanza chiaro, ti ruberanno qualcosa e dovrai recuperarla dal Lago, il vero problema diventa scoprire come stare un'ora sott'acqua” rispose Ginny “forse c'è un incantesimo o una pozione apposta”.

“Non credo che Piton sarebbe molto collaborativo se andassi a chiedergli una pozione in prestito” rise Harry.

“No, nemmeno io. Però a questo punto siamo messi molto meglio di prima, almeno questo enigma è risolto. Qui la mano!” disse sollevando un palmo sopra l'acqua che Harry prontamente batté.

 

 

 

 

Il mago con il grosso cappello rosso si sedette sullo scranno più alto della stanza. Sirius avrebbe potuto giurare di conoscerlo, ma in quel momento non gli veniva in mente il suo nome. Silente prese posto accanto a lui.

“Complimenti, Sirius” disse l'anziano mago “non pensavo che saremmo riusciti ad arrivare a questo punto”.

“Grazie Silente, spero di riuscire ad ottenere un po' di giustizia per tutti noi”.

“Senz'altro ci avvicineremo” disse il preside di Hogwarts facendosi passare la mano nella lunga barba “stai facendo la cosa giusta”.

Il mago in rosso batté il martello con vigore contro il tavolo di legno davanti a lui, l'aula si zittì.

“Il Wizengamot accoglie il caso presentato dal qui presente Sirius Black. La corte richiede la revisione di tutti i processi contro i mangiamorte fatti in passato in cui sia risultata la scarcerazione completa. Si richiede quindi di estrarre tutte le prove archiviate e di renderle pubblicamente disponibili e si ordina con effetto immediato al signor Lucius Malfoy e la signora Narcissa Malfoy di consegnarsi entro dieci giorni agli Auror del ministero per essere sottoposti a processo per i crimini di: omicidio, tortura, atti sovversivi, terrorismo, partecipazione a colpo di Stato ed associazione a delinquere”.

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Capitolo 29
*** 28. Il Ballo del Ceppo ***


 

 

 

28. Il Ballo del Ceppo

 

 

 

Le prime nevi della stagione arrivarono tardi, quasi alle porte del Natale. Il castello e i suoi dintorni si colorarono di un elegante bianco, quasi a voler imitare i suoi occupanti che si preparavano a farsi belli per l'evento sociale più importante che Hogwarts ricordasse da molti anni. Ginny ricevette un lungo vestito rosso da sua mamma, non sapeva se lo avesse fatto lei oppure lo avesse comprato, in ogni caso era stupendo, se lo era provato una sola volta e le donava magnificamente. Aderente nei punti giusti, lungo ed elegante ma al contempo moderno e splendido. Quel rosso accentuava la sua pelle chiara e si univa al colore dei suoi capelli fino a farla sembrare quasi una modella babbana, almeno così le disse Harry. Non ne aveva mai vista una, ma doveva essere un complimento.

Anche Ron ricevette un vestito, più precisamente un abito da cerimonia, decisamente ripugnante, sarebbe stato di fuori moda un paio di secoli prima. Ron si lamentò tutta la settimana di ciò che avrebbe dovuto indossare nonostante le rassicurazioni di Hermione che sarebbe stato comunque splendido. Probabilmente nemmeno si accorse del complimento, era troppo occupato a disperarsi per quell'orrendo bavero ottocentesco.

La sua salvezza fu Harry, lui dovette andare ad Hogsmeade per comprare un abito, e per fare un regalo anche all'amico gliene comprò uno identico, quando lo provarono Hermione e Ginny si guardarono sorridenti per un istante.

'Gli sta proprio bene' era il pensiero che attraversava la testa di tutte e due le ragazze.

L'ultima settimana prima del Ballo fu una delle migliori per Ginny li ad Hogwarts, le lezioni erano finite e non aveva lo stress di doversi trovare un cavaliere, lo aveva già da molto tempo. Il loro passatempo preferito era sedersi in Sala Grande ed osservare gli impacciati tentativi di rimorchio degli ultimi disperati ritardatari.

Alla fine Fred aveva chiesto con successo la mano di Angelina Johnson, Neville era stato inaspettatamente invitato da Hannah Abbot nello stupore generale ed il povero Krum dovette accontentarsi di qualcuna che non era Hermione, una corvonero che nessuno di loro conosceva. Il meno romantico di tutti fu Draco, si avvicinò a Pansy e con un semplice 'Con me?' aveva concluso la questione. Ron aveva commentato la cosa con un velo di ammirazione, gli era uscito qualcosa del tipo 'che efficienza spettacolare' mentre Hermione fu di un idea opposta 'la morte del romanticismo'.

Ad Harry non importava molto di tutto quello, partecipava distrattamente a quella sadica attività, si limitava a sorridere ogni tanto e osservare Ginny con gli occhi vuoti.

'Forse ho fatto male a spogliarmi quel giorno' pensò Ginny sorridendo 'l'ho rimbambito'.

“Sto ripensando alla seconda prova” gli sussurrò finché osservavano di nascosto un tassorosso del primo anno andare a chiedere la mano di Fleur.

“Non preoccuparti, troveremo una soluzione, abbiamo tempo” rispose Ginny un po' delusa ed un po' sollevata nel scoprire il motivo della silenziosità del fidanzato.

“Si, lo so, ma non so nemmeno dove iniziare”.

“Non sapevamo dove iniziare nemmeno con l'uovo, vedrai che riusciremo a capire come farti respirare sott'acqua. Sarà un gioco da ragazzi”.

Hermione li guardò storto.

'Maledizione' imprecò Ginny nella sua testa; si erano dimenticati di dirgli che avevano risolto l'enigma dell'uovo.

“Avete capito il messaggio dentro l'uovo?” chiese Hermione alzando un sopracciglio.

“Si, mi dispiace Herm, ci siamo completamente dimenticati, sai... il Ballo...” provò a giustificarsi Harry.

Hermione sbuffò rumorosamente ed incrociò le braccia nello stesso istante in cui Fleur si mise a ridere allontanando il tassorosso in lacrime.

“Scusaci” disse Ginny.

“Almeno ora diteci ciò che sapete” intervenne Ron.

Gli raccontarono per filo e per segno le parole racchiuse nell'uovo e spiegarono le loro principali teorie sul suo significato.

“Mmh, capisco, da dopodomani mi metterò ad indagare sul come tenere il respiro per un'ora, però ho una domanda, come avete fatto a decifrare l'uovo?” chiese Hermione con la mano avvolta sul mento.

“Beh, ecco...” iniziò Ginny. Immediatamente la sua mente venne trasportata nel bagno dei prefetti, il corpo nudo di Harry era davanti a lei, quei muscoli scolpiti dal Quidditch, quello sguardo imbarazzato e al contempo colpevole, la sua pelle calda contro al suo seno stretti in quell'abbraccio proibito...

“Andava messo sott'acqua” tagliò corto Harry salvandola dall'imbarazzo “tutto qui”.

Hermione aggrottò la fronte ma non domandò oltre.

“Ma è fantastico, ora abbiamo un sacco di tempo libero questo inverno! Ci basta scoprire come respirare sott'acqua per un ora e possiamo fare ciò che vogliamo con il tempo che ci rimane!” esclamò Ron tutto rallegrato.

“Si, ma non mi sembra che quella che cerchiamo sia un'informazione facilmente reperibile” disse Harry.

“Può essere, ma non tirarti giù di morale! Domani c'è il Ballo! Non possiamo avere un Campione imbronciato, altrimenti mi toccherà iniziare a tifare Cedric”.

Harry sorrise.
“Hai ragione amico mio, allora propongo di allontanarci dalle nostre dame. Andiamo via e le rivederemo solo domani sera, per il Ballo” disse Harry.

Ginny fu presa alla sprovvista da quel guizzo di romanticismo del suo cavaliere, ma non si sarebbe certo lamentata. Si limitò a sorridere e salutò felice i due ragazzi che si facevano strada verso la Sala Comune.

“Eravamo così vicini!” disse Hermione osservando il portone della Sala Grande chiudersi dietro Harry.

“Vicini a cosa?” chiese Ginny.

“Questa mattina a colazione, prima che tu ed Harry ci raggiungeste, Ron si era seduto accanto a me. Stavamo parlando, parlando e parlando e ci siamo trovati a due millimetri l'uno dall'altra. Senza accorgercene ci eravamo avvicinati come due magneti, ma all'ultimo quello stupido si è allontanato”.

“Beh, a questo punto la stupida sei anche tu” disse Ginny ridendo.

“Cosa vorresti dire?” chiese Hermione inviperita.

“Voglio dire che se eravate così vicini potevi anche baciarlo tu, lo sai che è timido! Comunque non ha importanza, domani ballerete e vedrete che sarà tutto perfetto e come te lo sei immaginato”.

“Speriamo, è proprio sexy con quell'abito”.

Ginny non poté resistere alla tentazione di darle un colpetto.

“Me lo sono meritato” convenne Hermione.

 

 

Hermione era semplicemente stupenda, aveva indossato per la prima volta il suo abito davanti a lei, un vestito blu estremamente ben fatto, le risaltava ogni parte del corpo a partire dagli occhi. Si era pettinata in un modo molto diverso dal solito, era veramente meravigliosa. Se non avesse saputo che era lei, avrebbe faticato a riconoscerla. Si truccarono un po' assieme e quando fu il momento uscirono dal dormitorio e scesero le grandi scale del castello, i ragazzi le stavano aspettando giù.

Mentre scendeva stava iniziando a preoccuparsi che Harry notasse Hermione prima di lei, che la trovasse più attraente, più bella.

Ogni dubbio volò nel cestino quando girando l'angolo videro i loro cavalieri. Harry non le tolse mai lo sguardo di dosso e gli ci vollero diversi secondi perché chiudesse la bocca.

Accorse tra le sue braccia e si sentì baciare in fronte.

“Sei stupenda” disse Harry.

“Anche tu”.

Non fece a tempo a girarsi verso Hermione e Ron che la McGranitt li aveva già raggiunti e trascinati via.

“Eccovi qui, dunque, signor Potter, signorina Weasley, venite con me. E' tradizione che i campioni aprano le danze, ve lo avrò sicuramente detto”.

Harry sbiancò per un secondo, Ginny sorrise.

“No, non c'è l'ha detto” disse Harry con la voce piccola.

“Ah, vabbè, lo sapete ora” disse la McGranitt senza dargli peso “ora voi entrerete assieme agli altri campioni, mi raccomando, fate essere fieri i Grifondoro!”.

Harry annuì spaventato mentre la McGranitt si avvicinò alle loro orecchie.

“Comunque penso che siate una bellissima coppia!” esclamò a bassa voce prima di spingerli davanti a tutti, fuori dal portone della Sala Grande.

Harry la guardò stralunato.

“Non preoccuparti amore” disse Ginny afferrandogli la mano.

'Amore? Non lo aveva mai chiamato così, eppure gli era uscito dalle labbra con così tanta facilità. Amore. Le sarebbe potuto piacere come soprannome, però doveva usarlo con parsimonia, non poteva fargli perdere valore'.

Anche Harry fu stupito a sentirsi chiamare così, ma con uno stupore buono. Le strinse la mano e si misero dietro a Krum e la sua compagna.

“Pronto?” chiese lei.

“Si” rispose Harry.

Il portone si aprì, la Sala Grande era stata addobbata per l'occasione. I grossi tavoli erano spariti per lasciare posto alle danze, al posto del tavolo dei professori era stato installato un palco. Il soffitto era stato modificato per apparire come un cielo stellato in una notte senza luna, migliaia di stelle si estendevano su tutta la navata donando un aria ancora più magica al castello.

Una musica da lento iniziò a suonare, con la coda dell'occhio Ginny vide che gli altri tre campioni avevano iniziato a ballare. Afferrò le mani di Harry e le portò sui suoi fianchi, poi le avvolse le braccia attorno al suo collo.

All'inizio erano impacciati, si calpestavano l'un l'altro, ma dopo qualche secondo riuscirono a coordinarsi e potevano addirittura apparire come bravetti.

“Non guardare gli altri” disse Ginny notando l'imbarazzo e l'agitazione crescente di Harry “ci siamo solo noi due qui”.

Harry puntò i suoi occhi verdi sui suoi, poteva sentirsi scogliere.

“Solo noi due” fece eco.

“Si, non importa chi ci guarda e che cosa pensa, stai ballando con me Harry Potter, pensa a me. Sono tua”.

Il rossore sulle guance del ragazzo iniziò a ritirarsi e i suoi passi si fecero più audaci.

“Io penso sempre a te” sorrise facendole fare una piroetta per poi ritirarla a se.

“Meno male, sono piuttosto brava con le maledizioni” scherzò Ginny.

“Non ho intenzione di scoprilo, ne ora ne mai”.

“E io non avrei mai il coraggio di fartelo scoprire”.

Harry sorrise, quanto le piaceva quando sorrideva felice.

Dopo pochi minuti anche altre coppie si unirono al ballo, ora che non erano più sotto gli occhi di tutti poterono permettersi di sperimentare con le mosse di danza. Contro tutti i pronostici si stavano addirittura divertendo. Anche la musica stava cambiando, si faceva via via più moderna, fino al momento in cui le Sorelle Stravagarie salirono sul palco. Ci fu un urlo di massa da parte degli invitati.

Quella musica più movimentata aveva portato anche i più restii sulla pista da ballo.

Ginny adorava quella band, prese Harry e lo trascinò vicino al palco per vederli da vicino. Ballarono come dei forsennati per chissà quanto tempo, ridevano e ballavano, ridevano e ballavano.

Ginny cercò per un momento Ron ed Hermione con lo sguardo, erano abbracciati l'uno all'altra in fondo alla Sala Grande, si stavano ancora muovendo come se ci fosse un lento, Hermione aveva il volto completamente affondato sul petto di suo fratello.

“Guarda” disse ad Harry indicando i loro amici.

Harry si voltò per un istante.

“Buon per loro” urlò per farsi sentire sopra alla musica.

Le afferrò il volto tra le mani e la tiro a sé.

Ginny sapeva cosa stava per succedere, si era trattenuta tutta la sera, aveva provato a resistere, a non essere così sfacciata, ma ora, che senso aveva la resistenza?

Si abbandonarono in un bacio estremamente passionale, il sapore di Harry la inebriò, le loro lingue si incrociarono mentre si strinse al suo petto.

La gente attorno parve non accorgersene nemmeno.

Si separarono a fatica, come fosse un addio doloroso. Si guardarono complici per qualche istante ed Harry la condusse fuori dalla calca di gente. Non se ne era nemmeno resa conto, ma faceva caldissimo la in mezzo.

Raggiunsero uno dei tavoli che erano stati adibiti per il rinfresco ed Harry preparò due bicchieri.

“Ecco qui” disse lui offrendogliene uno.

“Alla salute!” disse Ginny bevendo quel liquido misterioso che le bruciò la gola.

Mise giù il bicchiere in fretta, voleva un altro bacio e lo voleva ora.

Afferrò il braccio di Harry, lo tirò a se, ma lui pareva distratto, non la stava nemmeno guardando. Ginny aggrottò la fronte e si girò per vedere che cosa aveva attirato la sua attenzione. Ron era seduto per terra in un angolo che si massaggiava una guancia, Hermione stava correndo fuori dalla Sala Grande toccandosi il volto, probabilmente asciugandosi le lacrime.

“Vai da Ron” disse Ginny mollando il braccio di Harry “io vado da lei”.

“Si” disse Harry “perché finisce sempre così”.

 

 

 

 

 

 

Note Finali:

Lo so che il tira e molla Romione sta andando avanti da tanto, lo so. Non preoccupatevi, questo è SPOILER: l'ultimo capitolo in cui dovrete sorbirvi la loro incompetenza sentimentale.


Alla prossima! Vi sarei molto grato per qualsiasi tipo di recensione! Ciao!

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Capitolo 30
*** 29. Voglio solo te ***


 

 

 

29. Voglio solo te

 

 

 

 

“Scusami” disse Ron massaggiandosi la guancia su cui era stata stampata la sagoma di una mano.

Harry alzò gli occhi al cielo, verso quel magnifico spettacolo di stelle e si sedette a terra accanto a lui.

“Che diavolo hai combinato?” chiese con un tono più accusatorio di quanto volesse.

“Perché deve sempre essere colpa mia?”.

Harry guardò la guancia rossa dell'amico con un leggero sorriso, come per dire: 'E me lo chiedi anche?'.

“Hai ragione” ammise Ron dopo qualche secondo di silenzio “ho fatto una cazzata”.

“Fin qui c'ero arrivato anche io, sai, dal fatto che siamo qui io e te a parlare invece che essere in quattro a ballare la davanti con tutti” rise Harry cercando di sciogliere la tensione.

“Mi sono fatto prendere dal panico” disse Ron facendosi scivolare per terra dalla vergogna “eravamo lì, abbracciati, stavamo facendo un lento o come si chiama quella stupida danza... lei si è avvicinata... io non ce l'ho fatta...”.

“Cosa hai fatto?”.

“Mi sono staccato e non sapendo cosa dire ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente!”.

“Ovvero?”.

“Fleur era dietro di lei, a qualche metro di distanza, essendo la prima cosa che ho visto avrò fatto un commento su Fleur, tutto qui” disse Ron coprendosi la faccia con le mani.

“Perché sei così idiota? Era fatta, stava facendo tutto Hermione, dovevi solo stare fermo!” disse Harry alzando la voce, stava ripensando al fatto che se Ron non avesse fatto tutto quel casino ora sarebbe con Ginny, magari avrebbero ballato ancora un po', poi... chissà, magari sarebbero tornati al bagno dei prefetti, per stare soli qualche minuto... o tutta la notte.

“Hai ragione, ma ora che facciamo?” chiese Ron con una voce finissima.

“Facciamo?” rise Harry per l'assurdità della situazione “non facciamo nulla, TU ora vai da Hermione e chiarisci tutto, le dici che eri agitato perché eravate in mezzo a tanta gente e preghi che ti perdoni, muoviti”.

“Ma non so nemmeno dove sia” disse Ron guardandosi attorno.

“E' uscita, per fortuna Ginny l'ha seguita, vieni, cerchiamole assieme”.

Harry offrì una mano all'amico e lo aiutò a sollevarsi, non poteva credere che tra tutte le cose che poteva fare aveva scelto proprio quella, la peggiore. Si avviarono tra le lamentele borbottate di Ron nei corridoi del castello, Harry sapeva che Ginny li stava aspettando, era troppo sveglia per non prevedere le loro mosse. Probabilmente aveva portato Hermione in un posto in cui sarebbero state facilmente trovate.

Infatti dopo pochi minuti di ricerca, dopo essere entrati nel cortile interno videro le due ragazze abbracciate su una panchina innevata.

“Ora va, e non fare come tuo solito” disse Harry spingendo l'amico bonariamente.

Ron fece qualche passo incerto verso le ragazze, appena Hermione lo vide scattò subito in piedi, aveva il volto rigato da delle lacrime nere cariche del suo mascara.

“Scusami” bofonchiò Ron.

“Io avrei potuto essere con Krum in questo momento!” strillò Hermione “avrei potuto ballare fino all'alba con qualcuno che mi voleva per quello che sono! Invece ho scelto te, ho scelto te perché pensavo che mi volessi bene almeno quanto te ne voglio io”.

Si fermò per asciugarsi le lacrime. Ginny si era alzata e accarezzava la schiena dell'amica mentre guardava disgustata suo fratello.

'E' il tuo momento' pensò Harry 'di qualcosa!'.

“Lo so” disse Ron trovando miracolosamente il coraggio di parlare al momento giusto “ma non hai sbagliato a scegliere me. Io... ti voglio bene, tanto, da sempre” ammise faticosamente.

Hermione lo guardò leggermente addolcita ma comunque carica di rabbia.

“E' che mentre eravamo lì, in mezzo a tutti... non c'è l'ho fatta, per noi due avrei voluto qualcosa di più... intimo” sussurrò Ron così piano che se avesse abbassato ancora la voce nessuno lo avrebbe più sentito.

“Ma se è così, perché hai detto quella cosa su Fleur?” chiese Hermione confusa.

“Non lo so, è stata la prima cosa che ho visto e mi è uscita di bocca. Lei è bella, si, ma non sei tu, io voglio solo te, solo te”.

Hermione alzò il braccio, come per colpirlo nuovamente ma si bloccò a mezz'aria. Lo sguardo della ragazza incontrò quello di Ron e non riuscì a fargli del male.

Ron aprì bocca, probabilmente per scusarsi nuovamente o per dire quanto le voleva bene, ma non ebbe l'occasione di dire nulla. Hermione era stata più veloce, era scivolata tra le sue braccia e lo baciò senza lasciarli il tempo di realizzare quello che stava succedendo. Il rosso sembrò pietrificarsi sul posto, era impossibile distinguerlo da una delle vittime del basilisco.

Harry sorrise compiaciuto e fece cenno a Ginny di andarsene, la sua meravigliosa dama annuì e lo seguì dentro al castello.

“Era ora” rise Harry.

“Si, anche se Herm è stata fin troppo comprensiva con quel Troll di mio fratello”.

“Nah, semplicemente sa che ogni tanto è un po' Troll, non si può volergli male”.

“Io ti avrei ucciso se avessi detto una cosa del genere su Felur mentre cerco di baciarti” rise Ginny aggiustandosi la collana che le aveva regalato al collo.

“Ma che diamine ha detto?” chiese Harry confuso.

“Non te l'ha detto Ron? Evidentemente si vergogna delle sue stesse parole, meglio così” disse Ginny fermandosi davanti a lui “ma ora che facciamo? Non ho più tanta voglia di ballare”.

“Nemmeno io” convenne Harry.

“Ti va se facciamo una passeggiata?” chiese Ginny con un sorriso furbetto sulle labbra.

Harry conosceva benissimo quella espressione, ormai Ginny per lui era un libro aperto, sapeva leggere ogni possibile sorriso di quella ragazza e classificarlo con una accuratezza spaventosa.

“Certo” rispose altrettanto sorridente.

I due iniziarono a camminare lungo i corridoi deserti di Hogwarts, Harry sapeva benissimo dove la rossa lo stava conducendo. Mentre chiacchieravano non riusciva a toglierle lo sguardo di dosso, quel vestito la faceva sembrare una dea che camminava tra i mortali, era l'essere più bello che avesse mai visto, forse era la serata, forse era l'amore e forse erano quei bicchierini pieni di liquido non meglio identificato, ma non riusciva a ricordare l'immagine di qualcuna più spaventosamente attraente di Gin.

Inaspettatamente arrivarono davanti alla porta del bagno dei prefetti.

“Oh, guarda un po'” rise Ginny “che caso, evidentemente si torna dove si è stati bene, anche se inconsciamente!”.

“Gin...” disse Harry afferrandole il volto “non credo sia un caso”.

Lei sbuffò divertita.

“Forse potrei averlo fatto apposta” ammise sorridente.

Era stupenda quando sorrideva, il suo volto si trasformava in una fonte di luce ed allegria.

A quel punto la tentazione era troppa, si avvicinarono senza nemmeno accorgersene, prima lentamente e poi velocemente. Le loro labbra si incontrarono come fecero la prima volta al Paiolo Magico, tremanti ed emozionate, era la specialità dell'occasione che gli faceva quell'effetto. La sua mente venne completamente svuotata di ogni pensiero e ragionamento razionale, c'era solo Gin.

Fece scorrere le mani sulla schiena della ragazza, aderivano al lungo vestito rosso e scendevano lentamente, arrivato in fondo e sotto al vestito la prese con forza e la sollevò di peso, portandosela sul petto. Ginny non parve dispiaciuta, lo avvolse con le gambe sulla vita e gli iniziò ad accarezzare i capelli durante gli innumerevoli baci.

Senza farla scendere cercò di raggiungere a tentoni la porta del bagno, spingendo distrattamente sulla maniglia. Entrarono ancora avvolti l'uno sull'altro, nessuno avrebbe potuto definire dove finiva il corpo di Harry e dove iniziava quello di Ginny. Si appoggiarono contro ad un muro, Ginny lo baciò sulla guancia, sulla mascella, sul collo.

Fu solo in quel momento, quando la testa rossa di Ginny si abbassò che riusci a vedere la stanza ed inorridì.

Davanti a lui, nella vasca c'erano due persone nude che si stavano abbracciando, evidentemente avevano avuto la loro stessa idea.

“Harry?” chiese il ragazzo nell'acqua imbarazzato.

Ginny al sentire un'altra voce scese dalle braccia di Harry e si coprì in fretta il fondoschiena con il lembo del vestito che Harry le aveva sollevato.

“Cedric?” rispose Harry paonazzo.

Si guardarono per diversi secondi, senza sapere come muoversi o cosa dire.

“Ciao, Cho” disse Ginny alla ragazza, Harry non la aveva nemmeno riconosciuta.

“Ciao” disse la corvonero abbassando lo sguardo.

“Va bene, noi andiamo” disse Harry afferrando la mano di Ginny.

“Si” disse la rossa.

Uscirono dalla stanza in una frazione di secondo, si chiusero la porta alle spalle e si guardarono.

Scoppiarono immediatamente a ridere, Ginny gli si appoggiò sulla sua spalla per non perdere l'equilibrio. Adorava poter ridere con lei anche di quelle situazioni, Harry non conosceva molte ragazze sotto quell'aspetto, ma sospettava che non tutte avrebbero preso la situazione con filosofia come faceva Ginny.

“Non è serata” rise Ginny arruffandogli i capelli.

“Direi di no”.

“Non importa, ci rifaremo, però sei stato molto bravo”.

“Bravo?” chiese Harry non capendo a cosa si riferisse.

“Si, bravo. Erano degli ottimi baci quelli, i migliori fin ora! In più, non mi dispiaceva essere toccata... di più” disse Ginny divertita dandogli un bacio.

“Grazie mille” disse Harry serio offrendole un braccio per camminare “anche tu non eri male”.

'Eri stramaledettamente incredibile'.

“Andiamo a prenderci un dolce in Sala Grande? A questo punto è l'unico modo per concludere la serata in dolcezza” propose Ginny afferrando il braccio di Harry.

“Direi di si, prima avevo visto delle torte niente male, quasi sicuramente ci troveremo anche Ron”.

 

 

La serata nonostante le interruzioni, non fu un totale disastro, dopo essere tornati alla Sala Grande e aver mangiato una incredibile torta alle fragole, Harry e Ginny ballarono l'ultimo lento del Ballo del Ceppo. Poco dopo furono addirittura raggiunti da Ron ed Hermione, i quali sembravano essersi già dimenticati della litigata di poche ore prima. Circa alle quattro del mattino erano tutti tornati nei dormitori e dopo una manciata di secondi si addormentarono senza proferire parola.

Il giorno seguente i quattro si riunirono in biblioteca per trovare un modo per far affrontare ad Harry la seconda prova che si stava avvicinando sempre di più.

Finché Harry e Ginny sfogliavano tomi di spessore impressionante, Hermione e Ron sembravano per la maggior parte preoccupati di non incrociare i loro sguardi e quando lo facevano impallidivano e si zittivano per diversi minuti.

“Oh, finitela!” disse Ginny dopo un paio d'ore “vi abbiamo visti tutti baciarvi, non fatene una questione di stato, non fate i bambini!”.

Adorava il carattere di quella ragazza, era anche per quello che la amava.

“Hai ragione” disse Hermione ricomponendosi.

Harry guardò per un istante Ron sorridendo, il rosso rispose con un occhio furbetto ma colpevole ed un ghigno malefico.

'Non ci posso credere' fu il messaggio che il volto di Harry segnalò al migliore amico.

'Eh, si' fu la risposta silenziosa di Ron.

'Ieri sera?'.

'Prima del lento finale...'.

'Tutte queste storie, per poi fare così?' comunicò Harry a gesti senza riuscire a contenere una espressione sgomentata.

Ron alzò le spalle, come a voler dire 'non è colpa mia'.

Secondo Ron, lui non era mai colpevole di nulla, era incredibile quel ragazzo.

Quella sera tutto di sarebbe aspettato che succedesse, meno quello. Ron era passato in una sola notte al non riuscire ad accettare un bacio di Hermione, a concludere.

“Forse ho trovato qualcosa” disse Ginny interrompendo il flusso di pensieri del fidanzato.

Harry guardò torvo il miglior amico per qualche secondo prima di girarsi verso Ginny.

“Guarda qui” disse la rossa indicando con il dito una parte di una pagina ingiallita “l'incantesimo Testabolla, effetto: Fa apparire intorno alla bocca e il naso una grossa bolla gelatinosa che permette sia di respirare sott’acqua sia di filtrare l’aria”.

“E' perfetto” disse Hermione alzandosi in piedi per leggere dal libro “bisognerà fare un po' di pratica, ma è fattibile”.

Qualcuno si schiarì la voce rumorosamente alle loro spalle.

“Professor Moody” salutò Ron spaventato.

Harry si voltò a salutare il professore.
“Che state facendo tutti qui durante le vacanze, eh? Non vorrete mica marcire come quei libri che consultate” disse brusco.

“Stiamo aiutando Harry a superare la seconda prova” disse Ginny fiera.

“Certo, questo lo vedo” disse Moody leccandosi il labbro superiore velocemente.

Li scrutò per qualche secondo con l'occhio normale e quello magico prima di voltarsi parzialmente.

“Paciock! Vieni qui” ordinò perentorio.

“S-si?” chiese spaventato Neville avvicinandosi.

“Aiuta i tuoi amichetti Grifondoro, in quattro teste non fanno mezzo cervello” abbaiò mentre faceva per andarsene.

“Siediti pure qui” disse Ginny facendo spazio.

“Grazie” disse Neville sedendosi accanto a lei.

“Cosa stavi facendo con Moody?” chiese Ron curioso.

“Mi stava parlando della mia passione per l'erbologia, tutto qui. Da quando ci ha mostrato le Maledizioni Senza Perdono in classe è come se mi avesse preso sotto la sua ala... anche se non so perché”.

“Beh, Neville, visto che sei esperto di erbologia, se conosci qualche rapa o qualche radice che fa respirare sotto acqua sarebbe fantastico, abbiamo già trovato un incantesimo, ma più alternative abbiamo meglio è” spiegò Hermione mostrandogli il libro su cui avevano trovato l'incantesimo Testabolla.

“Non conosco rape o radici, però c'è sempre l'Algabranchia” disse con naturalezza.

“L'Algabranchia?” chiese Harry.

“Si, la mangi e ti fa venire le branchie e le pinne. Molto semplice, la durata dell'effetto varia in base all'acqua, se dolce o salata, ma dovrebbe funzionare” spiegò Neville tutto fiero.

“Potrebbe essere una soluzione” disse Ginny “con le pinne sarai più veloce, quindi probabilmente avrai più possibilità di vincere. Se poi l'effetto dell'Algabranchia durasse meno del previsto hai sempre l'incantesimo Testabolla”.

“Ha senso” aderì Hermione “bisogna solo allenarsi con l'incantesimo e procurarci questa alga”.

“Però non smettiamo di cercare” disse Harry “magari c'è qualche alternativa migliore”.

 

 

I giorni passarono, l'alternativa migliore non si presentò e neppure una alternativa peggiore se è per questo. Harry si allenò ogni pomeriggio con l'incantesimo Testabolla, ora riusciva ad eseguirlo anche con la testa immersa nel lavandino, era piuttosto bravo. Neville era riuscito anche a procurarsi dell'Algabranchia in breve tempo, tutto era pronto.

Finalmente il giorno della prova arrivò, non vedeva l'ora di rivedere Sirius e mettersi alle spalle questa storia del Torneo. Si era vestito con i colori di Grifondoro e si stava per avviare verso il Lago Nero.

“Avete visto Ginny?” chiese a Ron ed Hermione in Sala Comune.

“No” rispose Hermione “è tutta la mattina che la cerco, nemmeno quando mi sono svegliata la ho vista nel dormitorio”.

“Strano” disse Harry un po' scoraggiato, si era dimenticata di lui proprio quel giorno così importante?

“Non preoccuparti amico, vedrai che salterà fuori prima dell'inizio della prova” lo rassicurò Ron.

“Già” disse Harry senza credere a quelle parole. Tutta la carica e la forza che aveva accumulato erano svanite nel nulla. Come avrebbe potuto competere ora? Dove diavolo si era cacciata? Già si sentiva che qualcosa sarebbe andato male.

 

 

 

Note finali:

Ciao a tutti! Grazie di essere arrivati fino a qui. Questo capitolo è più lungo del solito, fatemi sapere se li preferite un po' più corti oppure vi vanno bene così.

Alla prossima!

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Capitolo 31
*** 30. La Seconda Prova ***


 

 

 

 

30. La Seconda Prova

 

 

 

Esattamente come si aspettava, la delusione della mattinata non svanì all'avvicinarsi della Seconda Prova; di lei non si era vista nemmeno l'ombra. Era come se fosse sparita nel nulla durante la notte. A Ron ed Hermione non sembrava importare molto, continuavano a ripetergli a macchinetta che la avrebbero incontrata stradafacendo, non erano di molto aiuto.

'A questo punto farò meglio a muovermi'.

Effettivamente mancava solo mezz'ora e si trovava ancora in Sala Comune. Prese la sua bacchetta e si mise in tasca l'Algabranchia, Ron ed Hermione erano già andati avanti, non potevano seguirlo dove sarebbe andato lui.

Raggiunse appena in tempo la riva del Lago Nero, con una barchetta simile a quella che usano gli studenti del primo anno per arrivare ad Hogwarts fu trasportato fino ad una piattaforma in mezzo all'acqua. Si guardò attorno, c'erano altre due piattaforme come quella, erano completamente ricolme di gente che urlava e sbraitava creando un frastuono che gli rendeva impossibile sentire anche il Signor Crouch che stava dicendo qualcosa proprio accanto a lui. Cercò con lo sguardo Sirius, sia sulla sua piattaforma che sulle altre, guardò a destra e a manca, ma non riuscì a scorgere i capelli neri e mossi del suo padrino. Riuscì solo a vedere Ron ed Hermione tenersi per mano dietro ad una staccionata che li divideva dai campioni.

“Harry” lo chiamò una voce vicina che li parve molto distante.

Si voltò confuso, era ancora distratto dalla ricerca di Sirius e Ginny.

“Harry” disse di nuovo quella stessa voce amichevole, il volto di Silente gli sorrideva comprensivo.

“S-si professore?”.

“Vieni qui, ascolta il signor Crouch, tra poco inizia la Prova, non vorrai perderti qualche istruzione”.

Harry annuì distratto, nella sua testa credeva che se non ascoltava la prova non sarebbe mai iniziata, e lui non voleva iniziare senza vedere un'ultima volta il sorriso di Ginny.

“Allora” disse Crouch dopo aver cercato inutilmente di silenziare la folla accanto a loro “come stavo dicendo; vi è stato sottratto un qualcosa durante la notte, in particolare la cosa a cui tenete di più in assoluto. Avrete un ora per recuperarla, non perdete tempo, nel Lago ci sono molte cose, nessuna vi sarà utile. Ora mettetevi in fila sul bordo, pronti a tuffarvi al segnale”.

Harry si diresse titubante sull'orlo della piattaforma, sotto di lui l'imponente massa d'acqua si estendeva per chissà quanto, un brivido gli percorse la schiena lentamente.

“Mettila in bocca, ragazzo” disse la voce di Alastor Moody alle sue spalle “forza!”.

Harry senza nemmeno voltarsi obbedì ed ingoiò l'Algabranchia in un solo boccone, il sapore viscido gli fece passare momentaneamente dalla testa il fatto che stava aspettando un segnale.

Un forte colpo di cannone echeggiò sul Lago e i suoi tre competitori si tuffarono all'unisono in acqua, Harry rimase fermo dov'era per qualche secondo, solo una spinta poderosa sulla sua schiena lo fece finire nel liquido gelido e scuro.

La sensazione era la più strana che avesse mai provato nella sua vita, riusciva a vedere discretamente bene e riusciva addirittura a respirare, si sfiorò il collo con la mano e percepì svariate fessure, proprio come delle branchie. Le mani ed i piedi erano diventati palmati e gli consentivano di muoversi molto velocemente sotto alla superficie.

Non c'era tempo da perdere, decise di nuotare verso la direzione in cui aveva visto un Avvincino dirigersi.

Finché nuotava si accorse che la sua mente stava divagando su ciò che lo aspettava, cosa avrebbero potuto prendergli di così prezioso? Il mantello dell'invisibilità di suo padre? Certo, era un bene pieno di valore, ma gli sembrava di averlo intravisto nella sua valigia quella mattina, forse il boccino d'oro che gli aveva regalato Ginny, ma nemmeno quell'alternativa sembrava convincerlo. Riflesse diverso tempo, doveva sapere cosa stava cercando prima di poterlo trovare.

Recitò di nuovo la poesia delle sirene che ormai sapeva a memoria, doveva sfuggirgli qualcosa.

 

'Vieni a cercarci dove noi cantiamo,

che sulla terra cantar non possiamo,

e mentre cerchi, sappi di già:

abbiam preso ciò che ti mancherà,

hai tempo un'ora per poter cercare

quel che rubammo. Non esitare,

che tempo un'ora mala sorte avrà:

ciò che fu preso mai ritornerà'

 

Ciò che gli mancava? Beh, al momento gli mancava la libertà di non partecipare a questo stupido Torneo, a parte quello gli mancava il sorriso di Ginny. Certo che non avrebbero mai potuto rubarle il sorriso...

'Ma certo!' pensò Harry 'è Ginny che hanno preso'.

La realizzazione gli fece congelare il sangue nelle vene, doveva trovarla subito. Nuotò con più foga che poteva, aveva visto una coda di sirena in lontananza e cercò con tutte le sue forze di raggiungerla.

“Fermati” urlò realizzando solo in quel momento di riuscire a parlare sott'acqua.

Superò un muro di alghe, si fece strada strappando quei lunghi filamenti verdi e vide quello che sembrava un antico tempio sommerso, erano rimaste intatte solo qualche colonne a cui erano state legate delle... persone.

Harry riconobbe subito Ginny, i suoi lunghi capelli rossi nell'acqua fluttuavano lucenti come un lembo di seta scarlatta, si diresse verso di lei senza esitazione.

Gli altri erano Cho Chang, Gabrielle Delacour e una ragazza di Durmstrang. Senza pensarci molto estrasse la bacchetta e la puntò contro le catene che tenevano Ginny imprigionata al fondale.

“Diffindo!” disse provocando l'uscita di una luce rossa dalla bacchetta e le catene si tagliarono come fossero burro contro una lama.

Afferrò Ginny sotto le braccia ed iniziò a nuotare verso la luce in superficie. Si era allontanato di diversi metri quando gli venne un dubbio, senza un apparente motivo gli apparve nella mente l'ultimo verso della poesia.

 

'ciò che fu preso mai ritornerà'.

 

E se uno degli altri campione fallisse? E se uno di quei ragazzi fosse condannato dal fallimento di uno di loro? Guardò un momento il volto sereno di Ginny, come se potesse consigliarlo anche ora, come faceva sempre quando ne aveva bisogno. Non voleva metterla a rischio, se avesse dovuto scegliere avrebbe salvato lei piuttosto che il mondo intero, tuttavia non riusciva a cancellare dal suo cuore quella fastidiosa sensazione che gli diceva di rimanere la, almeno per un po'.

Infondo non gli era mai importato di vincere, cosa importava arrivare primo o ultimo, non era il suo gioco, non aveva chiesto lui di partecipare.

Nuotò nuovamente verso il basso e si mise ad aspettare, il primo ad arrivare fu Krum che si era trasfigurato in un uomo-squalo, con un morso liberò la ragazza di Durmstrang e la portò in fretta in superficie, poi arrivò Cedric che liberò come fece lui Cho Chang con la bacchetta e poi nulla.

I minuti passavano ma di Fleur nemmeno l'ombra, sua sorella aleggiava nell'acqua senza nessuno che la aiutasse. Si guardò l'orologio al polso, mancavano solo un paio di minuti, doveva agire. Puntò la bacchetta verso le catene di Gabrielle e la liberò, fece per raggiungerla ma fu bloccato da una forza che lo afferrò dalle spalle.

“Solo una” disse la voce stridente di una sirena che brandiva un tridente.

“Ma non arriva nessuno”.

“Solo una o nessuna” ripeté un'altra sirena che era accorsa per bloccarlo.

“Va bene” mentì, sentiva l'effetto dell'Algabranchia svanire, non riusciva più a respirare. Involontariamente fece entrare dell'acqua nella gola e si sentì soffocare.

Si puntò in fretta la bacchetta al volto ed eseguì l'incantesimo testabolla, riuscì al primo colpo, ora respirava come un palombaro babbano. Le sirene lo aveva lasciato libero, afferrò per il braccio Ginny, fece finta di nuotare verso l'alto, appena le creature si erano allontanate abbastanza afferrò anche Gabrielle. Decine di sirene si avvicinarono con i tridenti puntati verso di lui, se lo aspettava. Puntò verso l'alto la bacchetta e gridò con tutte le sue forze.

“Ascendo!”.

L'incantesimo trascinò tutti e tre ad una velocità impressionante fuori dall'acqua.

Come le loro teste furono a contatto con l'aria Ginny e Gabrielle si risvegliarono tossendo, nuotarono assieme fino alla piattaforma tra le grida di entusiasmo della folla.

“Vieni qui, Harry. Sei stato sensazionale” disse Silente offrendogli una mano per tirarlo fuori dall'acqua.

Harry come mise piede sulla piattaforma fu immediatamente avvolto da diversi strati di asciugamani da Hermione che lo aspettava accanto al preside di Hogwarts.

“Ce l'hai fatta” esultò allegra la mora “sei stato bravissimo!”.

“Si” disse incredulo Harry tremante dal freddo “ricordami di ringraziare Neville per tutti i giorni della mia vita”.

Si rivolse subito verso di Ginny.

“Gin...” disse lui condividendo con lei l'asciugamano “ti avevo cercata ovunque, proprio qui dovevi nasconderti!”.

Sorrise, quanto gli era mancato.

“Volevo dirtelo, ma quando la McGranitt mi ha chiamata ieri sera per spiegarmi cosa avrei dovuto fare, mi ha proibito di tornare in Sala Comune così da non avvisarti, mi dispiace”.

“Non preoccuparti” disse Harry abbracciandola forte “mi dispiace solo che tu debba sempre finire in mezzo a queste storie per colpa mia”.

“Effettivamente i guai sembrano gironzolarti attorno, ma io non demordo” rise Ginny guardandolo con gli occhi più dolci che avesse mai visto.

Harry poteva sentire che la giuria stava deliberando in quel momento, ma non poteva fregargliene di meno. Afferrò Ginny attorno alla vita e tirandosela a se la baciò.

“Mi eri mancato” disse Ginny tra un bacio e l'altro affondando le mani nei capelli bagnati di Harry.

“Scusatemi” disse una voce femminile. Harry si staccò faticosamente dalla sua rossa preferita.

“Volevo ringrasiarti Hanrì” disse Fleur sorridente “hai solvato la mia sorellina Gabrielle, davvero grossie!”.

Lo abbracciò forte, Harry percepì una vena di divertimento sadico, chissà se lo avesse visto Ron cosa avrebbe pensato dopo la scenata dell'altro giorno.

“Scusami tonto” disse Fleur a Ginny prima di baciarlo sulla fronte.

La campionessa di Beauxbatons lo lasciò solo per farlo assalire dalla sorella che aveva appena salvato.

“Grassie!” strillò baciandolo più volte sulle guancie.

“Ehm... va bene così, abbiamo capito, sei molto grata ad Harry. Ora basta però” disse Ginny allontanandola.

Harry rise di gusto.

“Cosa c'è?” chiese la rossa stizzita.

“Gelosa?” disse Harry sornione.

“Ridi, ridi, io non lo farei se fossi in te” disse Ginny non riuscendo a trattenere un sorriso che tradì la sua maschera di durezza.

“Dai, lo sai che io ho occhi solo per te” disse Harry “letteralmente” aggiunse quando si accorse che i vestiti bagnati della ragazza le stavano più attillati del solito sul corpo rivelandone le forme.

“Che idiota” rise Ginny baciandolo.

Si sorrisero a vicenda e si diressero verso la Hermione mano nella mano tra le acclamazioni della folla.

“Harry! Harry” disse Ron correndo verso di loro.

“Si?”.

“Sei arrivato secondo!”.

“Che cosa? Ma se sono uscito per ultimo” disse confuso.

“Si, ma Silente ha detto qualcosa riguardo alla fibra morale o una cosa del genere e ti ha dato dei punti in più!” spiegò Ron eccitato.

“Ma questo vuol dire...” disse piano Ginny.

“Che sei primo a pari-merito con Cedric nella classifica totale, ti basterà battere lui nella Terza Prova per vincere!” disse Ron afferrandogli il braccio.

Non gli era mai passato per la testa che avrebbe potuto vincere, ne gli era mai interessato veramente, ma in quel momento iniziò a frullargli nel cervello che forse avrebbe dovuto giocare per vincere la prossima prova. Non era del tutto convinto, ma per il momento si limitò a sorridere a Ron.

“Fate spazio” disse una voce familiare tra la folla “è il mio figlioccio”.

“Sirius!” chiamò Harry dimenticandosi totalmente del Torneo.

“Ciao ragazzi” disse lui avvicinandosi “sei stato bravissimo, davvero complimenti, James e Lily sarebbero fieri di te, come lo sono io. Vieni qui, fatti abbracciare”.

Harry si abbandonò tra le braccia della sua famiglia, anche se era fradicio da testa a piedi, Sirius non badò ai suoi vestiti costosi e lo strinse a se.

“Mi sei mancato” disse Harry.

“Anche tu”.

“Come sta andando al ministero?” chiese Harry separandosi dall'abbraccio.

“Molto bene, meglio di quanto potessi sperare. Lucius Malfoy si è consegnato ed aspetta il processo in una cella del ministero, oggi stesso sono stati condannati all'ergastolo ad Azkaban due ex-mangiamorte che erano a piede libero. Quattordici anni fa avevano giurato di aver agito sotto la maledizione Imperius, alla fine pare proprio che mentissero”.

“Ma è fantastico!” esclamarono Ron e Ginny all'unisono.

“Si” ammise Sirius con il volto stanco “però è ancora un lungo cammino prima che tutto questo finisca. Sono solo contento che tutti quei miei anni ad Azkaban siano serviti a qualcosa. Se non fossi la prova vivente che il Wizengamot si possa sbagliare, non credo che tutto questo super-processo sarebbe iniziato”.

“E' terribile” disse Hermione “è terribile che perché si arrivi alla giustizia sia necessario un errore che rovina la vita delle persone”.

“E' vero, ma non pensiamoci troppo, inoltre non sarebbe stato possibile senza tutti voi, grazie ancora” disse Sirius arruffando i capelli di Harry.

“Figurati” rispose lui fiero.

Silente si avvicinò a loro.

“Mi duole interrompervi, ma il campione dovrebbe andare nella tenda della Stampa per l'intervista, oltre che andare in spogliatoio a cambiarsi, parlerete dopo”.

“Certo” disse Harry salutando gli altri.

“Un momento, Harry, un'ultima cosa” disse Sirius avvicinandosi al suo orecchio cosicché solo lui potesse sentirlo “Molly ed Arthur sono qui, erano accanto a me negli spalti, credo proprio che abbiano visto quel bacio con Ginny, fareste meglio ad andarci a parlare, appena potete ovviamente”.

Harry rabbrividì, quel temuto momento era finalmente arrivato, per giunta lo aveva colto completamente impreparato. Cosa avrebbe mai potuto dire a Molly? Ed ad Arthur che lo trattava come fosse uno dei suoi figli... si sentiva che qualcosa sarebbe andato storto.

“Ginny, fatti dire da Sirius quello che mi ha appena detto, ci vediamo dopo fuori dalla tenda di Rita Skeeter, aspettami li” disse Harry terrorizzato mentre Silente lo conduceva via.

“Va bene...” disse confusa la ragazza mentre si avvicinava a Sirius.

 

 

Harry uscì dal tendone della Stampa dopo quella che sembrò un'eternità di noia pura. Aveva fatto scena muta, si era rifiutato di rispondere a qualsiasi domanda della Skeeter limitandosi a mandarla al diavolo con lo sguardo più torvo che poteva.

Ginny lo stava aspettando davanti all'uscita, camminava nervosamente avanti ed indietro.

“Sei pronta?” chiese Harry afferrandole la mano calda.

“No” rise sincera.

“Bene, nemmeno io”.

“Sai dove siano?”.

“Si, Sirius mi ha detto che avrebbero pranzato ad Hogsmeade ai Tre Manici di Scopa” disse Ginny.

“Allora andiamo anche noi”.

“Non possiamo, non ci è concesso lasciare Hogwarts quando ci pare” disse Ginny preoccupata.

“Ad Hogwarts è concesso farmi rischiare la vita ogni anno che vengo qui, non penso che qualcuno abbia da ridire se per una volta il loro Campione Tre Maghi fa un'escursione ad Hogsmeade” rise Harry “in più, nessuno ci fermerà, perché nessuno lo saprà”.

“Va bene” convenne Ginny “in realtà l'ho detto perché speravo di evitare la discussione con i miei genitori”.

“Lo so, ma non abbiamo scelta, Sirius mi aveva detto che avevano già dei sospetti da un po', in più, dopo oggi...”.

“Hai ragione, andiamo” disse Ginny afferrandogli il braccio “per di qua”.

“Come pensi che reagiranno?”.

“Non ne ho idea, potrebbero essere molto comprensivi, come essere molto arrabbiati. Sai, sono la più piccola, l'unica femmina... tutte queste cavolate qui. Io devo poter decidere per me stessa”.

“Io spero sulla prima opzione” rise Harry facendo scivolare le proprie dita tra quelle della ragazza.

“Anche io, sarà bene che Sirius li addolcisca per bene prima del nostro arrivo” rise Ginny “questo potrebbe aiutarci”.

“E se dovessero dirci che non possiamo stare assieme? Se ci obbligassero a separarci?” chiese Harry preoccupato.

“Non mi importerebbe nulla, io ho scelto te, solo te” disse Ginny guardandolo profondamente con quei occhi ambra che in quel momento sembravano fatti d'oro fuso.

“Disobbediresti ai tuoi genitori?”.

“Per te? Mille volte e molte di più”.

 

 

Note finali:

 

Questo capitolo è stato molto faticoso da scrivere, vi sarei molto riconoscente se lasciaste una recensione, così da capire se ho fatto qualcosa di giusto fin ora haha.

Alla prossima!

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Capitolo 32
*** 31. I Signori Weasley ***


 

 

 

31. I Signori Weasley

 

 

 

Il cuore gli martellava nel petto come non aveva mai fatto, aveva più agitazione addosso ora, rispetto a poche ore prima, nel bel mezzo del Torneo Tre Maghi. Si sentiva un tamburo nella cassa toracica che suonava assordante, a momenti non riusciva più a sentire nemmeno i suoi pensieri.

Ginny aprì la porta dei Tre Manici di Scopa, era gremito di gente, tutti quelli che erano andati a vedere la Seconda Prova erano finiti là.

Harry si asciugò le mani sudate sul mantello, cercando di apparire il più sicuro di se possibile. I commensali si accorsero quasi subito della sua presenza, molti si alzarono a complimentarsi con lui, finché rispondeva e dava le mani a chi gliele porgeva cercava con lo sguardo Sirius e i Weasley, ma nel marasma di gente non riuscì ad individuarli.

Fortunatamente la piccola mano calda e morbida di Ginny trovò la sua e lo trascinò via da un gruppo di maghi che continuava a fargli le stesse domande.

“Grazie” disse con la voce spezzata.

Ginny gli sorrise, gli passò le dita sulla guancia, cercando di confortarlo.

“Stai calmo” disse dolcemente Ginny.

“Si vede molto che non lo sono?” rise nervosamente.

“A parte il fatto che sembri un fantasma, no, non direi” lo prese in giro.

Ginny si trascinò Harry per tutto il locale, alla ricerca dei genitori.

“Eccoli” disse Ginny con un sorriso incerto.

Erano qualche tavolo più avanti, stavano discutendo con Sirius di qualcosa che doveva essere molto divertente, il signor Weasley si era piegato a metà dalle risate.

Il tamburo riprese a suonare più forte di prima.

Cercò di ritirare istintivamente la mano che Ginny stava tenendo, ma lei lo fermò stringendo delicatamente le dita attorno alle sue.

“Tranquillo” sussurrò lei avvicinandosi al tavolo.

La seguì con passi brevi e veloci, ogni millimetro di avvicinamento gli stava facendo pentire la scelta di essere venuti lì.

Molly alzò per un momento lo sguardo da Sirius e si diresse verso di loro. Rimase immobile per qualche secondo fisso su di lui, il cuore di Harry si fermò, per riprendere a battere solo quando Molly iniziò a sorridergli calorosamente.

“Oh, Ginny” disse lei alzandosi in piedi per abbracciarla “che cosa orribile, sotto al Lago tutto quel tempo... come stai?”.

“Tutto bene, mamma. Silente ci aveva rassicurati che non avremmo mai rischiato nulla, io non mi sono accorta di niente finché non sono uscita dall'acqua”.

“Beh, mi sembra il minimo!” disse Molly sorridente per poi guardare oltre la spalla della figlia “e tu, Harry caro, sei stato così coraggioso, hai recuperato la nostra Ginny, vieni qui che ti abbraccio”.

La signora Weasley lo stritolò per bene prima di lasciarlo andare.

“Siediti con noi” disse Sirius facendogli spazio accanto a lui.

Appena si sedette il suo padrino gli mise una mano sulla spalla e si scambiarono uno sguardo d'intesa.

“E' un piacere vedervi, ma che ci fate qui?” chiese Arthur.

“Oggi non ci sono lezioni” disse Harry comunicando solo una mezza verità.

“Beh, immagino, dopo un evento del genere, chi riuscirebbe a concentrarsi in una lezione boriosa con Piton. Dico bene?” rise Sirius.

Tutti risero, ma subito dopo cadde un silenzio imbarazzante. Ginny ed Harry si sfiorarono le dita sotto al tavolo, come per cercare le parole giuste per iniziare quella che sarebbe stata sicuramente una conversazione difficile.

“Dobbiamo dirvi una cosa” dissero all'unisono sia Harry che Arthur.

Harry si sentì arrossire le guance, proprio quando aveva trovato il coraggio di parlare era stato interrotto.

“Prego, prima tu” disse Harry cercando di posticipare la conversazione il più possibile.

“Come preferisci” disse Arthur guardandolo profondamente negli occhi.

Non riuscì a sostenere lo sguardo e si limitò ad osservare con finto interesse il centrotavola davanti a lui.

“Dunque, come iniziare?” rise il signor Weasley “Io e Molly, abbiamo letto delle cose sulla Gazzetta del Profeta. Ora, premetto che l'autrice di quello che sto per dirvi è Rita Skeeter, per cui abbiamo preso queste informazioni con le pinze ed è anche il motivo per cui non ve ne abbiamo ancora parlato”.

Harry e Ginny si guardarono, sapevano perfettamente a cosa si stava riferendo.

“Ecco, a quanto pare, tu ed Harry sareste in una relazione dalla Prima Prova del Torneo. Ci sembrava assurdo all'inizio, voglio dire, conoscendo i vostri trascorsi ci sembravate solo amici. I nostri amici ci avevano addirittura chiesto se era vero, abbiamo sempre negato, dicendo che la Skeeter è inaffidabile. Poi però, questa mattina abbiamo intravisto una cosa...” si interruppe Arthur lasciando intendere la continuazione della frase.

“Era proprio di questo che volevamo parlare” disse Harry con la voce strozzata, ormai doveva essere dello stesso colore dei capelli di Ginny.

“Si, Harry è il mio ragazzo” ammise fieramente.

“Ma Ginny... tu sei...” disse Molly apprensiva cercando le mani della figlia sopra al tavolo.

“Piccola?” chiese lei con una nota di acidità “non più di voi due quando vi siete conosciuti e messi assieme ad Hogwarts”.

“Era diverso” borbottò la signora Weasley.

“Come?” la sfidò la figlia.

Molly scosse la testa con la bocca aperta, non trovava le parole per contrastare Ginny.

“Da quanto?” chiese Arthur.

“Circa un anno e mezzo” rispose Harry abbassando lo sguardo nuovamente.

Molly lanciò un occhiataccia a Ginny, la quale rispose subito.

“Va bene, non eravate così giovani, ma cambia effettivamente qualcosa? Forse anche voi vi eravate interessati l'uno all'altra già da prima. Non abbiamo mai litigato o discusso in tutto questo tempo, ora ho la stessa età di quando tu e papà avete iniziato a frequentarvi, non credo che si possa farne una colpa a me o ad Harry”.

“Porta sfortuna dire che non si ha mai litigato” rise sottovoce Sirius.

“Perché non ce lo hai detto prima?” chiese il signor Weasley pacato.

Harry si stava iniziando a sentire trascurato in quella conversazione, anche se non poteva propriamente lamentarsi, meno parlava, meglio era.

“Perché?” chiese Ginny stupita “perché sapevo che sarebbe andata a finire così, non voglio sentirmi dire che non posso uscire con dei ragazzi per una ragione stupida od un'altra”.

Il signor Weasley scosse la testa ridendo.
“Non ti stiamo proibendo nulla. Certo, se sapessimo che tu stessi frequentando una moltitudine di ragazzi a questa età, ti avremmo fatto un bel discorsetto, ma stiamo parlando di Harry! Lo conosciamo bene, è come un figlio per noi. Penso di poter parlare anche per Molly quando dico che non ci sono problemi! Ci aspettavamo solo un po' più di trasparenza, ma posso capirvi, sono stato giovane anche io. Prima di dire ai miei genitori di Molly... quanto tempo è passato eh...”.

“Quindi non avete nulla da ridire?” chiese Ginny togliendosi dalla difensiva.

“No, però voglio sapere una cosa da te, Harry” disse Arthur serio.

Harry alzò lo sguardo per la prima volta dall'inizio della conversazione, avrebbe voluto sparire.

“Tu ci tieni a lei?”.

“Ma certo...” farfugliò.

“Non le farai del male?”.

“Non ci penso nemmeno, io...”.

“Non la stai prendendo in giro?”.

“Io non potrei mai...”.

“Le vuoi bene?”.

“Molto di più di quanto pensassi di poter voler bene ad una persona” rispose deciso, la mano di Ginny sulla sua gamba gli aveva dato coraggio.

“E allora tutto apposto!” sorrise il signor Weasley “ora vi faccio portare qualcosa da mangiare, aspettate”.

 

Durante il pranzo non parlarono più di loro due, mangiarono e chiacchierarono amabilmente di tantissimi argomenti senza mai ricadere su quello. Molly aveva fatto qualche battuta, ma si era limitata a poche circostanze. La situazione era così rilassata che ad Harry e Ginny scappò un bacio a stampo. Alla fine di tutto, dopo un paio d'ore, nonostante le ripetute insistenze di Harry e Sirius, i Weasley pagarono a tutti il pranzo. La giustificazione di Arthur era stata un scherzoso 'Tanto ormai siamo tutti quasi una famiglia'.

Uscirono dai Tre Manici di Scopa rifocillati e sorridenti, si fermarono a chiacchierare qualche minuto prima che Sirius ed i Weasley tornassero a casa.

“Comunque non è l'unica novità” disse Ginny sorridente.

“Di cosa parli, cara?” chiese Molly.

“Indovinate chi si è trovato la ragazza proprio in questi giorni?” rise la rossa.

“Fred?” chiese Arthur sorridente.

“Ma no, Ron!” disse Ginny.

Harry la guardò come per dire 'Ma non potresti farti gli affari tuoi?'.

Lei rispose con uno sguardo furbetto ed un'alzata di spalle. Era evidente che lui non potesse comprendere le dinamiche tra fratello e sorella, essendo figlio unico ed in più orfano non riusciva a capire questo tipo di dispetti fraterni.

“Ah, Ron ed Hermione!” rise Molly “noi pensavamo che stessero insieme già da una vita!”.

Ginny la guardò torva.
“E ti andava bene? Anche se ha solo un anno in più di me?”.
“Beh, ecco, vedi... lui è...”.

“Un maschio” concluse Ginny arrabbiata.

“Beh si, ma non perché non mi fidi di te, è che gli uomini sono tendenzialmente meno affidabili ed è più facile che se ne approfittino. Chiaramente sapendo che tu stai con Harry non ho nessuna preoccupazione!” si affrettò a chiarire Molly.

Ginny non parve soddisfatta da quella risposta, ma non discusse oltre.

Dopo un paio di minuti si salutarono ed Harry e Ginny si avviarono verso al castello di buon umore.

“Non è andata così male” esordì Harry.

“Vero, mi aspettavo peggio. Però devo ammettere che è stato molto divertente vederti tremare come una foglia!”.

“Ma cosa stai dicendo?” disse Harry leggermente offeso.

“La verità” rise Ginny “guardatemi, sono il grande Harry Potter, uccido Basilischi, cavalco Ippogrifi, allontano centinaia di Dissennatori, sfido i Draghi e sconfiggo le Sirene ma dover parlare con i genitori della mia ragazza... oddio svengo” disse lei imitando la sua voce e lasciandosi cadere addosso ad Harry che la prese al volo in un abbraccio.

“Molto divertente” disse Harry cercando in tutti i modi di trattenere un sorriso.

“Lo è” convenne Ginny guardandolo dal basso.

Harry si avvicinò per baciarla, lei accettò volentieri il gesto.

“I miei ti adorano” rise Ginny una volta che separarono le loro labbra.

“Non dire scemenze”.

“Pensi che avrebbero reagito così se non fossi tu il mio ragazzo? Scordatelo, è lo stesso motivo per il quale Ron non ti ha picchiato quando gli hai detto di noi, ti vogliono bene”.

“Beh, mi fa piacere” disse Harry sorridente.

“Hai fatto colpo sui Weasley” disse seria.

“A me importa averlo fatto su una sola Weasley”.

“Su mia mamma?” chiese scherzosamente avvicinandosi al suo volto.

“No”.

“Allora...”.

“Tu, e non so cosa farei a questo punto senza di te. Ho cercato di razionalizzare quello che provo per te più e più volte. Non ci sono mai riuscito, so solo che mi sento avvolto da te completamente, ogni mattina sei il mio primo pensiero ed ogni sera sei il mio ultimo. Ovunque vada io cerco te, quando ci baciamo mi sembra di provare delle sensazioni dalla vita di un altro, un qualcuno essenzialmente felice che non ha preoccupazioni o problemi. Tu mi fai sentire così senza nemmeno volerlo, sei incredibile. Ti devo la vita in più modi di quanti si possano immaginare”.

Ginny sorrise, lo guardava con gli occhi scintillanti di emozione.

“Non è vero” sussurrò con le labbra increspate in un sorriso perfetto.

“Ecco, lo sapevo. Ti sei illuminata un'altra volta. Lo fai sempre, ad ogni cavolata che dico. E' come se la mia parola avesse il potere di annebbiarti la mente e di piegarti alla mia volontà. Sei così fragile, come una bambina che ha preso una cotta e non riesce a vedere altro che il suo amore. Ti senti così piccola tra le mie braccia che ti abbandoni completamente alla mia volontà. Ed io mi sento un re, con i miei occhi contro i tuoi, che ti scruto dall'alto e ti piego a me. E' soltanto un'illusione e lo sappiamo entrambi. Forse mi piacerebbe che fosse così, ma non lo è. E vuoi sapere la verità? Tra noi due non sono io il sovrano. Non sei tu ad essere in balia della mia autorità. Sono io a stare al di sotto di te. Tu sei la mia Regina. Non hai idea di quante volte entro in Sala Comune a cercarti anche quando so che non ci sei, per colmare il vuoto di quando esci. E tu lo sai perfettamente, ti piace avere le mie attenzioni, ti piace sapere che alla fine sono tuo. Ormai non faccio più niente per nascondere questa assurda dipendenza che ho di te. Mi baci, cerchi la mia lingua, conosci almeno un milione di modi di baciarmi, ogni baci ha un suo significato ed io sto ancora cercando di impararli tutti. Conosco quello che usi per addolcirmi, quello che usi per provocarmi, quello per ringraziarmi, quello per non farmi andare via, quello per noia e perfino quello per farmi sorridere, perché a volte si, basta solo un tuo bacio per rallegrarmi. E questi tuoi occhi, sembrano così profondi che potrei caderci dentro se non ci sto attento, sei così bella. Sei meglio di un ritratto, nessun artista riuscirebbe mai a raffigurarti, fallirebbero sicuramente, nessuno sa dipingere un angelo. E' assurdo tutto questo, l'effetto che hai su di me. Ma mi senti? Senti che cosa mi stai facendo dire? Parole senza senso che un poeta non si azzarderebbe mai ad usare, imbratterebbe solo il proprio foglio di carta. Hai una forza su di me che mi vergogno ad ammettere, mi vergogno solo a pensare queste parole, però continuano ad uscirmi di bocca, quasi involontariamente. Dopo che passiamo una lunga giornata assieme il tuo profumo si è impregnato nei miei vestiti e quando vado a dormire, mentre mi spoglio sento il tuo odore sulla camicia, sul maglione, e mi sento bene. Ormai sei una droga, per questo ti sto dicendo che c'è solo una persona su cui mi interessa aver fatto colpo. Lo capisci?”.

Le labbra di Ginny tremarono lievemente, il suo sguardo perso negli occhi verdi di Harry. Sta per dire qualcosa, lo sa, anzi, sta per chiedere qualcosa. E' sempre la stessa domanda, quando gli argomenti di discussione diventano più sentimentali lo fa sempre, quasi a volersi assicurare che nel frattempo la risposta non sia cambiata. Lei era fatta così, tanto fragile quanto forte.

“Mi ami?”.

E' chiaro che la risposta non fosse cambiata, Harry sapeva che non avrebbe mai potuto farlo, sarebbe rimasta costante per l'eternità.

“Ti amo”.

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Capitolo 33
*** 32. Prepararsi al Gran Finale ***


 

 

 

 

32. Prepararsi al Gran Finale

 

 

 

 

 

Ginny fece cadere gli innumerevoli libri che portava in braccio sul tavolo in Sala Comune.

“Ma tutti questi? Da dove saltano fuori?” chiese Demelza alzando la testa da una pergamena piena di scritte piccolissime.

“Non preoccuparti” rise Ginny “solo il primo, quello piccolo, è per scuola”.

“Non crederai mica che non ci chiederemo cosa siano gli altri libri, vero?” disse Ritchie alzando un sopracciglio.

“No, infatti stavo per dirvelo. Sono tutti i libri che ho trovato in biblioteca che parlano delle scorse edizioni del Torneo Tre Maghi, per cercare di farmi un'idea su cosa possa essere la Terza Prova”.

“Sai che non sei obbligata a farlo, se lui te lo ha chiesto...” iniziò Demelza.

“No, non me l'ha chiesto lui. Anzi” sorrise Ginny “mi ha detto di lasciar perdere, che non è un mio problema. Tuttavia ho finito di studiare per oggi, se leggo ancora qualcosa di Trasfigurazioni mi esplode la testa, quindi non vedo che male ci sia a dare un'occhiata a questi libroni polverosi”.

“Hai ragione, se vuoi ti do una mano” si offrì Colin radioso dopo aver fatto una fotografia dalla finestra della Sala Grande.

“Saresti molto gentile” disse Ginny passandogli uno dei libri.

“Secondo me sei matta” rise Ritchie tornando a ricopiare degli appunti di Pozioni.

“E' solo innamorata” rise Demelza “magari un giorno sarai anche tu così”.

“Io?” disse Ritchie senza alzare lo sguardo “non credo proprio, forse mi vederete così quando si aprirà una possibilità di entrare nella squadra di Quidditch, in quel caso potrei passare del tempo libero tra dei libri di teoria del volo”.

“Sempre così pragmatico” sbuffo Demelza.

Ginny sorrise mentre sentiva il battibecco degli amici e iniziava a sfogliare uno dei tanti libri. Parlavano di campioni, vincitori, momenti eclatanti e vittime. I pochi riferimenti alle Prove sembravano non avere nessuna correlazione l'uno con l'altro. Si parlava di una prova che si era tenuta nel castello di Durmstrang in cui doveva catturare un Unicorno nel minor tempo possibile, una prova in cui i campioni si sfidavano a duello e addirittura uno in cui si doveva competere con delle pozioni. Nulla di tutto quello sembrava suggerirle una possibile anticipazione sull'ultima prova.

'Pazienza, questo è solo il primo' pensò afferrando il prossimo libro.

 

 

“Te lo giuro Harry, questa volta mi arrabbio per davvero, perché glielo ha detto?” chiese Ron con le punta delle orecchie rosso fiamma mentre camminavano nel corridoio del secondo piano.

“Non lo so” rispose Harry sinceramente “ma non l'hanno presa male i tuoi genitori, anzi. Loro pensavano che voi due stesse già assieme da un bel po'. Diciamo che Molly era molto radiosa quando lo ha saputo”.

Harry notò Hermione arrossire lievemente sulle guance.

“Dai, Ron, non è una tragedia, i tuoi genitori sanno di noi due, non è la fine del mondo. In più Harry ha detto che sono sereni a riguardo, non vedo dove sia il problema” disse la ragazza.

“Non ho un problema con i miei genitori, ma con mia sorella! Poteva tenere la bocca chiusa!”.

Harry gli mise una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.

“Non credo lo abbia fatto con cattiveria, ha approfittato di un momento in cui i vostri genitori erano aperti a delle novità di quel tipo, forse ti ha addirittura fatto un favore” disse Harry “in più le serviva per fare il punto in una argomentazione con tua mamma”.
“Ovvero?” chiese Ron confuso.

“Beh, ecco lei stava facendo intendere che Ginny era un po' giovane per stare con me, ma quando gli ha detto di voi due non ha fatto le stesse storie. Quindi Ginny ha utilizzato questa incoerenza contro sua mamma, devo dire che è stata piuttosto intelligente, Molly ha dovuto dar ragione a Gin”.

“Noi donne sappiamo quando parlare o quando tacere, a differenza di qualcun altro” disse puntigliosa Hermione osservando Ron con uno sguardo torvo.

“Ancora quella storia del Ballo!” disse Ron mettendosi le mani nei capelli “Harry, ma la senti anche tu? Dopo tutto questo tempo... mi dispiace, te l'ho detto già mille volte!”.

“E lo sentirò ancora” rise Hermione.

“Non lo lascerai mai in pace, vero?” chiese Harry con il sorriso.

“Mai” disse Hermione dando un bacio sulla guancia di Ron.

Ad Harry qualcosa sembrò molto strano, era la prima volta che vedeva Ron ed Hermione fare qualcosa da coppia, non ci aveva mai fatto caso, ma vederli così gli era nuovo, contemporaneamente piacevole e disgustoso. Per un momento si ritrovò a chiedersi cosa, nel caso si lasciassero, sarebbe successo alla loro amicizia.

'Probabilmente lo ha pensato anche Ron quando mi sono messo con sua sorella effettivamente. Forse non dovrei pormi questi problemi, è inutile fasciarsi la testa prima di rompersela' pensò in silenzio mentre guardava stranito un fortuito bacio tra i due.

'Dovrò farci l'abitudine'.

Mentre camminavano passarono davanti ad una porta che si aprì di scatto al loro passaggio.

“Potter” disse una voce fin troppo familiare alle sue spalle.

“Si, professor Piton?” rispose Harry avvicinandosi a lui.

“Sai che cosa sia questa stanza?” disse lentamente indicando il luogo da cui era appena uscito.

Harry scrutò dentro quel piccolo stanzino, ogni parete era adornata da ampolle contenenti ogni genere di cosa, liquidi, cristalli, piante e persino degli insetti.

Scosse la testa.

“Ebbene questo è il mio ripostiglio, come dire, personale” spiegò il professore guardandolo con i suoi occhi vuoti come se volesse leggergli nella mente “e si dà il caso che manchino delle cose, hai qualche idea a riguardo, sul come sia potuto accadere?”.

“No professor...”.

“Bugiardo” lo interruppe Piton afferrando una boccetta di vetro da uno scaffale “sai cosa sia contenuto qui dentro?”.

“No”.

“Veritaserum, poche gocce di questa pozione e Tu-Sai-Chi in persona racconterebbe i suoi più profondi segreti ai quattro venti. Sfortunatamente la somministrazione agli studenti è... vietata. Ma se io ti scopro mettere nuovamente quelle manacce nel mio ripostiglio, potrebbe, come dire, scivolarmi il polso nel tuo bicchiere a colazione”.

“Professore, non ho preso nulla dal suo ripostiglio” provò a difendersi Harry.

“Forse tu no, magari hai mandato quella tua amichetta a farlo per te. Ma guardati, così simile a tuo padre, la stessa arroganza e faccia tosta, ora hai anche una ragazza simile a Lily... patetici, tutti quanti. Dal mio ripostiglio manca l'algabranchia, e quella passi pure, posso capire il suo utilizzo recente” disse Piton rimettendo apposto il Veritaserum.

“Professore...”.

“Ma le Mosche di Crisopa, sanguisughe, la polvere di Corno di Bicorno, la lunaria, l'erba fondente e la pelle tritata di Girilacco...” inveì il professore.

Tutti quegli ingredienti gli dissero qualcosa nel fondo della sua mente, li aveva già sentiti ma non ricordava dove o quando.

“Tu e i tuoi amici state preparando la Pozione Polisucco, e credimi, scoprirò il perché!” disse accelerando le parole ad ogni sillaba prima di tornare dentro al ripostiglio e chiudere la porta rumorosamente.

Harry rimase a fissare la porta di legno per qualche secondo. Ecco dove li aveva già sentiti, due anni prima quando si erano infiltrati nella Sala Comune di Serpeverde, solo che erano state Hermione e Ginny a preparare l'intuglio, quindi era quasi giustificabile che non si ricordasse alla perfezione gli ingredienti della Pozione Polisucco.

“Ma che diamine è stato?” disse Ron con gli occhi fuori dalle orbite “giuro che quell'uomo è più spaventoso delle bestie di Hagrid”.

“Shh” lo zittì Hermione “potrebbe sentirti, allontaniamoci”.

“Ma voi ne sapete qualcosa?” chiese Harry riflettendo su chi potrebbe creare quella Pozione e sopratutto perché.

“No, avevo sentito Mirtilla Malcontenta lamentarsi della Pozione Polisucco, ne aveva vista un pò nelle tubature” disse Hermione “ma non avevo pensato fosse seria o capace di riconoscere la pozione”.

“Che qualcuno si possa voler intrufolare nella nostra Sala Comune?” disse Ron grattandosi il mento.

“E perché dovrebbero?” chiese Harry.

“Beh, tu sei uno dei campioni, no? Magari qualcuno vicino agli altri campioni vuole sapere se tu hai scoperto qualcosa sulla prossima prova, d'altronde tu avevi saputo a priori il tema delle due scorse prove, i draghi e la ricerca sott'acqua”.

“Ron, potresti avere ragione” disse Hermione guardandolo stupita.

“Lo dici come se non avesse mai delle intuizioni corrette...” disse Ron imitando una faccia imbronciata che nascondeva un sorriso genuino, ormai Harry lo conosceva troppo bene per farsi fregare da quelle dissimulazioni.

“Non lo so, qualcosa mi dice che non è questo” disse Harry “forse dovrei andare a palare con Mirtilla Malcontenta, magari mi sa dire da dove viene la Pozione”.

In fondo la sua stessa partecipazione al Torneo era sospetta, così come la scoperta che qualcuno stava facendo la Pozione Polisucco, magari queste due cose erano correlate in qualche modo.

“Si, è un'idea” ammise Hermione “ma ora muoviamoci, se no la McGranitt ci metterà in punizione, siamo sempre in ritardo alle sue lezioni”.

 

 

Harry appena finita l'ultima lezione della giornata corse nel bagno di Mirtilla, aveva bisogno di chiederle di più riguardo a tutta quella storia.

“Mirtilla! Ciao, ti trovo bene” disse con il fiatone entrando nel regno della fantasma.

“Grazie, nemmeno tu sei male. Sai, io non invecchio, sono morta” disse Mirtilla con naturalezza.

“Si, immaginavo” rispose imbarazzato.

“Non siete più venuti a trovarmi dopo le avventure di due anni fa, mi sono sentita abbandonata. Eppure ci eravamo divertiti così tanto”.

“Scusaci, sono stati anni movimentati”.

“Davvero? Di sicuro hai trovato il tempo per quella ragazzina, quella con i capelli rossi”.

Harry non poteva crederci, un fantasma geloso di Ginny, avrebbe voluto trattenere un sorriso, ma non ci riuscì.

“Ehm, già” disse confuso “senti, sono qui perché ho una domanda importante, speravo che tu potessi rispondermi”.

“Va bene” disse Mirtilla avvicinandosi a lui e fluttuando a mezz'aria distesa, quasi come se lui la stesse tenendo in braccio “chiedi pure”.

“Si, ehm... ecco, tu hai detto alla mia amica, Hermione, che hai visto della Pozione Polisucco nelle tubature, mi chiedevo se tu avessi qualche idea da dove venisse”.

“Si, le ho detto una cosa del genere. Ma no, non so da dove venga, ma potrei provare a scoprirlo, se ti va”.

“Ti sarei eternamente grato” disse Harry felice “davvero grazie mille”.

“E va bene, lo farò, ma tu devi promettermi che non mi abbandonerete di nuovo”.

“Va bene Mirtilla, passeremo più spesso a salutarti”.

“Perfetto” disse la ragazza fantasma svolazzando via attraverso una parete.

Harry uscì dal bagno sentendosi vittorioso, presto avrebbe svelato quel mistero, e forse contemporaneamente quello della sua partecipazione al torneo.

Stava per tornare alla Sala Grande quando fu intercettato da Ginny che gli corse in contro trasportando un libro sotto al braccio.

“Hey, è da tutto il giorno che non ci vediamo” disse Harry allargando le braccia ed aspettandosi l'ovvio.

Ginny lo ignorò e si limitò ad aprire il libro davanti a lui.

“Non è carino fare così” si lamentò Harry, fu subito zittito da un veloce bacio sulle labbra.

“Guarda qui” disse Ginny indicando una pagina.

Harry non capiva cosa doveva leggere, c'erano troppe parole e tutte scritte troppo in piccolo.

“Non sto capendo” ammise grattandosi la testa.

“Edizione del Torneo Tre Maghi del 1695, l'ultima prova era un labirinto incantato formato da piante carnivore, edizione 1645 labirinto subacqueo, edizione 1595 labirinto formato da nuvole stregate da percorrere sulle scope, edizione 1545 labirinto di fuoco... insomma, ce ne sono altri di esempi, hai capito?” chiese Ginny agitata.

“Non proprio, so solo che nelle scorse edizioni del Torneo, come in questa, chi decide le prove è tutto matto”.

“Ma è evidente, ogni cinquant'anni dal 1245 la terza prova è un labirinto, quest'anno scolastico è il 1994-1995, non capisci! L'ultima prova sarà un labirinto!” disse Ginny tutta felice.

“Sei sicura?” chiese Harry controllando le cose che Ginny gli aveva letto poco prima.

“Sicura no, ma è molto probabile”.

“Sei stata bravissima” disse Harry stritolandola in un abbraccio, la baciò sulle guance morbide prima di lasciarla andare.

“Mi fa piacere esserti utile” disse Ginny gongolandosi.

“Non mi se solo utile, amore mio, sei molto di più” disse Harry accarezzandole il volto “però non devi farne parola con nessuno, nemmeno con i tuoi amici, va bene? Ron ed Hermione sospettano che qualcuno possa intrufolarsi nella Sala Comune per spiarci e sapere che cosa sappiamo. Personalmente non ci credo molto, ma non è impossibile, qualcuno sta creando la Pozione Polisucco”.

Dopo essersi sorbita tutta la spiegazione annuì e promise di non dire niente a nessuno.

“Ora, cambiando argomento, dovrai allenarti per risolvere il labirinto” disse Ginny.

“Si, ma quelli degli anni passati erano tutti diversi, come faccio?”.

“Beh, sicuramente ti servirà la magia, e qui non possiamo preparaci molto, ma una volta ho sentito dire da mio padre che i babbani studiano ogni tipo di cose e hanno dei metodi per risolvere i labirinti molto efficienti. Potremmo provare a comprare un libro babbano che ne parli e studiarlo”.

Harry sorrise, si perse momentaneamente in quei occhi d'ambra e oro.

“Cosa farei senza di te”.

“Nulla” rise Ginny “saresti già morto”.

“Oh si, molte volte” disse baciandola come se null'altro al mondo importasse.

 

 

Pochi giorni dopo, grazie ad una manciata di lettere ad Arthur Weasley, Harry aveva ottenuto una copia di 'Teoria Applicata dei Labirinti', il libro era piuttosto tecnico, era difficile comprendere esattamente cosa volesse dire. Molte dimostrazioni e passaggi erano strettamente matematici, ma per fortuna c'erano delle tecniche consigliate che Harry comprendeva più facilmente. Si mise ogni sera a studiare il libro con attenzione, prendendo appunti e addirittura facendo gli esercizi consigliati dal libro, stava diventando piuttosto bravo, certo, sulla carta è un conto, nel labirinto vero sarebbe stato tutt'altro paio di maniche.

“Ancora con quel libro?” chiese Ron entrando nel dormitorio dopo aver fatto una passeggiata serale con Hermione.

“Eh si, lo prendo sul serio questo Torneo ormai, visto che sono obbligato a parteciparvi, almeno che ne esca intero”.

“Mi sembra giusto, e anche con mille galeoni in più” disse Ron spogliandosi per mettersi il pigiama “ah, quasi dimenticavo, mentre camminavamo siamo passati in guferia, Edvige ti ha portato questa”.

Harry afferrò la lettera distrattamente, ma appena lesse il nome dell'intestazione chiuse il libro sui labirinti. Era di Sirius.

'Caro Harry.

Ti scrivo di brutte notizie, i processi agli ex-mangiamorte stanno procedendo, già sette sono finiti ad Azkaban, purtroppo data la loro influenza e ricchezza Lucius e Narcissa sono stati scagionati definitivamente. Temo che Malfoy ora che è completamente pulito di fronte alla legge possa fare delle mosse avventate. Tuttavia la vera brutta notizia è un'altra. Barty Crouch Jr. è scappato da Azkaban. Durante un controllo straordinario della prigione necessaria per questo processo, hanno riesumato quello che si credeva essere il cadavere di Crouch Jr., quello che hanno trovato era il corpo della madre, seppellito al suo posto. Ora si teme che sia in libertà da qualche parte. All'inizio si sospettava di un aiuto da parte del padre, lo hai anche conosciuto, ma ci è giunta notizia poco fa che lui è inspiegabilmente sparito dopo la Seconda Prova. La gente non sparisce mai, muore. Harry, devi stare estremamente attento, tutto questo non è una coincidenza, delle forze oscure sono in gioco proprio in questo momento, tieni le persone fidate vicine e diffida di tutti gli altri.

Spero di vederti presto. Tuo, Sirius Black.

 

P.S.: I Weasley hanno preso bene la notizia del tuo fidanzamento con Ginevra, non era solo una messa in scena quella dell'altro giorno per non essere scorbutici davanti a voi. Sono delle brave persone.'.

 

Harry piegò la lettera lentamente e se la mise in tasca. Cosa poteva volere Crouch Jr.? Da quanto era libero? E se i mangiamorte visti alla Coppa del Mondo fossero quelli che stanno andando in prigione e Crouch Jr. fosse quello che li ha scacciati?

Potrebbe essere, si adattava alla sua teoria originale formulata quell'estate, ma poteva essere collegato al mistero della Pozione Polisucco? Forse si stava nascondendo ad Hogwarts, nessuno lo avrebbe cercato lì.

Prese in fretta una piuma e una pergamena per rispondere a Sirius ed informarlo delle cose scoperte in quei giorni, stava per firmarla quando si fermò per un istante.

E se stessero controllando la sua posta? Crouch o chi per lui potrebbe venire a sapere che lui sospetta qualcosa, troppo rischioso. Strappò la lettera istantaneamente e la gettò nel cestino.

“Tutto bene, amico?” chiese Ron vedendolo liberarsi sbrigativamente di quei pezzi di carta.

“No” rispose Harry sedendosi sul letto del rosso “devo dirti una cosa”.

 

 

 

Note finali:

In questo capitolo ho voluto esplorare una cosa che nei libri originali è stata sorvolata e che mi ha sempre dato un po' fastidio. I personaggi ad un certo punto sono pieni di indizi su quello che sta accadendo accanto a loro, tuttavia ci mettono quasi nessun impegno per scoprirne di più, soprattutto Harry che è un curioso e impiccione di natura!

 

Spero il capitolo vi sia piaciuto e che vogliate lasciare una recensione, aiuta molto!

Alla prossima!

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Capitolo 34
*** 33. Eroismo? ***


 

 

 

 

33. Eroismo?

 

 

 

 

Harry era entrato in quello stupido labirinto, Ginny lo sapeva, da quando aveva letto quel libro sapeva che sarebbe andata così. Da un lato si sentì sollevata nell'essere riuscita ad aiutare Harry a prepararsi a quella ultima prova, dall'altro sapeva quanto quei labirinti magici potevano essere pericolosi. Fortunatamente il ragazzo in quei giorni aveva divorato libri sul come si risolvessero i labirinti, si poteva dire tutto dei babbani, ma non che non fossero scaltri.

Ginny spostava il peso a destra ed a sinistra nel suo posto negli spalti mentre osservava i muri di vegetazione del labirinto estendersi fino a lambire l'orizzonte. Non poteva rimanere lì ad aspettarlo in apprensione senza potere vedere cosa stesse facendo, doveva andarsene.

“Dove vai?” chiese Demelza mentre rovistava con la mano sinistra dentro ad una scatola di Caramelle Tutti i Gusti più Uno inesorabilmente vuota.

“Non ce la faccio a rimanere qui” disse Ginny “vado a farmi un giro”.

“Fai bene” disse Colin da dietro le sue spalle “da quanto ho sentito questa prova potrebbe andare per le lunghe, vuoi che ti accompagni?”.

“No, grazie”.

Cercò con lo sguardo Sirius dall'altra parte degli spalti, ci mise qualche secondo, ma eccolo lì, sorridente assieme ai suoi genitori. Stranamente si sarebbe aspettata di vederlo più teso di così, ma sembrava che solo lei fosse preoccupata. Da quando avevano scoperto che qualcuno stava producendo, e molto probabilmente, consumando della Pozione Polisucco, sommato al fatto che Harry in quel labirinto non ci doveva stare, la sua mente non riusciva a calmarsi, stava succedendo qualcosa proprio sotto ai loro nasi e non riusciva a capire cosa.

Ginny uscì dagli spalti e si diresse verso il castello, forse allontanandosi da lì si sarebbe tranquillizzata, poteva sentirsi il corpo ricoprirsi debolmente di sudore e non faceva per nulla caldo. Raggiunse la Sala Grande, la superò, imboccò il corridoio che portava alle scalinate principali, salì saltando un gradino ogni due, come se avesse fretta di raggiungere una meta che non c'era. Aveva appena passato il terzo piano quando una figura grigia sbucò attraverso ad una parete.

“Mirtilla, non ho molta voglia di compagnia ora, scusami” disse Ginny sbrigativa.

“Oh, scusami. In effetti stavo cercando Harry, hai idea di dove si trovi?” chiese svolazzando di qua e di là.

“Harry sta affrontando in questo momento la terza prova del Torneo. E' urgente?”.

“No, volevo solo dirgli che ho scoperto quello che mi aveva chiesto di scoprire, quando lo vedi digli di venire da me”.

Sulla schiena di Ginny scese un cubetto di ghiaccio, gelido.

“Ha a che fare con la Pozione Polisucco?”.

“Si” disse noncurante Mirtilla.

“Cosa hai scoperto?” chiese Ginny imperiosa.

Mirtilla emise un suono acuto, identificabile appena come una risata.

“E perché dovrei dirlo a te? In fondo non hai molta voglia di compagnia ora, non è vero?”.

“Mirtilla ti prego” disse Ginny avvicinandosi al fantasma “è molto importante, per Harry. In questo istante è in un posto molto pericoloso e chi sta usando la Pozione potrebbe esserne il responsabile. Ti scongiuro, dimmelo”.

Mirtilla la guardò intensamente per una manciata di secondi, sbuffò rumorosamente e si avvicinò a lei.

“Va bene, ma solo perché Harry si fida di te” disse a bassa voce “anche se non so perché”.

“Come prego?” chiese Ginny sollevando un sopracciglio.

“Ho seguito le traccie di Pozione nelle tubature come mi era stato chiesto” iniziò Mirtilla ignorando la rossa “all'inizio era difficile capire da dove provenisse, sai, chiunque abbia costruito l'impianto idraulico di Hogwarts ha fatto un bel casino. Insomma, te la faccio breve, pare che venga dall'ufficio del Professore di Difesa Contro le Arti Oscure. Del Professor Mady, Mooly, vabbè, qualcosa del genere”.

“Moody” sussurrò Ginny fermandosi a riflettere.

'Moody? Che c'entrava lui in tutto questo? In fondo aveva sempre aiutato Harry, indicandogli la direzione da prendere sia con la prima che con la seconda prova. Che interesse poteva avere ad apparire come qualcun altro, e sopratutto, in chi si trasformava? A meno che non abbia un modo per scoprilo senza stare qui a perdere tempo...'.

Ginny corse verso la torre di Grifondoro, doveva scoprire la verità e subito. Moody aveva sempre aiutato Harry forse perché aveva avuto un ruolo a farlo entrare nel Torneo, sembrava assurdo pensarlo, eppure ogni gradino che faceva, più si convinceva di avere ragione, doveva esserci una motivazione a tutto quello, nessun Professore dovrebbe aiutare uno studente in quel modo.

Disse sbrigativa la parola d'ordine alla Signora Grassa e raggiunse in fretta il dormitorio maschile. Aprì la porta con violenza, non aveva tempo da perdere.

“Hey, ma che diavolo ci fai qui, è il dormitorio dei maschi!” esclamò Dean da dentro il letto mentre armeggiava con qualcosa sotto alle coperte che gli arrivavano fino al collo.

“Scusa, devo prendere una cosa” disse Ginny raggiungendo il comodino di Harry senza curarsi del ragazzo che si stava lamentando in continuazione.

Aprì il primo cassetto e trovò immediatamente ciò che cercava, una pergamena sporca e piegata in malomodo. La afferrò e se la mise nella tasca del mantello.

“Scusa ancora” disse a Dean lasciandolo da solo nel dormitorio mentre lui la mandava a quel paese.

Aprì la pergamena e puntandoci la bacchetta al centro disse: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”. La mappa del Malandrino si disegnò da sola in un paio di secondi. I suoi occhi cercarono in fretta i nomi nel giardino in cui si stava tenendo la Terza Prova, poteva vedere che era apparso anche il labirinto. Riusciva a vedere il nome di Harry destreggiarsi nei meandri del labirinto, era dei quattro quello più vicino al centro. Sorrise soddisfatta e riprese a cercare ciò per cui era venuta fino a lì. Doveva trovare il nome di Moody, raggiungerlo e vedere in chi si fosse trasformato. Lesse con attenzione ogni nome più e più volte. Neville Paciock, Hannah Abbot, Albus Silente, Minerva McGranitt, Ron Weasley, Sirius Black, c'erano tutti, ma non si trovava da nessuna parte il nome di Moody.

'C'è qualcosa che non va' pensò grattandosi la testa 'io lo avevo visto prima quando ero la, deve essere lì! La Mappa non sbaglia mai'.

Ginny decise che c'era un solo modo per scoprire la verità, doveva ritornare lì. Raggiunse il labirinto in tempo record, effettivamente non c'era nessuno dentro al castello che poteva ostacolare il suo cammino, stranamente solo Dean non era presente alla Terza Prova.

Riprese posto accanto a Demelza che salutò appena. Cercò Moody con lo sguardo, lo individuò subito, era esattamente dove lo aveva lasciato, accanto all'imboccatura del labirinto e di fianco alla Sprout.

Aprì nuovamente la mappa del Malandrino, seguì con il dito tutti i nomi accanto a quello della Sprout, Alastor Moody non era presente, al suo posto c'era un certo Barty Crouch Jr.

Aveva sbagliato fin dall'inizio, Moody non aveva impersonato nessuno, stava venendo impersonato da qualcun altro!

Sconcertata si mise a fissare il suo Professore senza rendersene conto, cosa voleva e chi era Barty Crouch Jr.?

Rimase fissa su di lui per svariati secondi, troppi, lui si accorse del suo sguardo ed iniziò a camminare verso di lei. Quando se ne rese conto il battito del suo cuore accelerò a mille, si infilò in tasca la Mappa con le mani tremanti e si alzò di scatto.

“Si può sapere dove stai andando ora!” borbottò Demelza scocciata.

“Se non mi vedi più chiama un professore” disse Ginny tirando fuori la bacchetta dal mantello e nascondendola dietro al polso.

“Sta già venendo qui Moody” disse Demelza indicandolo con un cenno del capo.

“Non lui, un altro” disse Ginny con la voce spezzata.

Con la coda dell'occhio vide Silente guardare nella sua direzione, doveva fare qualcosa e subito, ormai Moody era a metà strada.

Saltò giù dagli spalti e finì in mezzo allo spiazzo riservato ai partecipanti del Torneo. Moody la guardò ed accelerò il passo. Ginny si mise a correre verso il posto di Silente, tutti la stavano guardando divertiti, i suoi genitori invece la osservavano confusi.

“Dove corri Potter” rise la voce di Draco in lontananza “ah, giusto, sei ancora una Weasley”.

Ginny lo ignorò, Moody la aveva quasi raggiunta, ma era stata più veloce ed era arrivata sotto al Preside che si era alzato in piedi ed era venuto verso di lei.

“Professore, la prego, deve ascoltarmi” disse Ginny quasi al punto delle lacrime sentendo i passi di Moody dietro a lei.

“Silente, lasci che porti via io questa Weasley e la metta in punizione, non può stare qui dove si sta svolgendo la prova!” disse la voce roca dietro di lei.

“No, la prego Professore, devo parlarle”.

Moody le aveva affondato una mano sulla spalla, stringeva maledettamente forte.

“Fermo, Alastor” disse il Preside alzando una mano “mi occuperò io della Signorina Weasley”.

Moody lo guardò torvo per un paio di secondi prima di lasciare andare la sua spalla.

“Come vuoi” disse senza allontanarsi.

“Grazie, Alastor, ora puoi tornare alle tue mansioni” disse Silente osservandolo dall'alto in basso.

Appena Moody si fu allontanato fece salire Ginny sugli spalti e la fece sedere al proprio posto, accanto alla McGranitt e Piton.

“Dimmi tutto, Ginny, posso chiamarti così?” chiese gentile Silente che era rimasto in piedi.

“Si” disse Ginny con un tremito nella voce mentre guardava Moody osservarli da lontano.

“Stai tranquilla, il Professor Moody può incutere timore, ma non fa mai del male agli studenti” la rassicurò la McGranitt accarezzandole la schiena.

“Professore, deve credermi” disse Ginny “lui non è chi pensate che sia”.

“Cosa intendi, cara?” chiese Silente serio.

“Professore, ho motivo di credere che il Professor Moody non sia veramente lui, è un altro che sta usando la Pozione Polisucco”.

Voleva fargli vedere la Mappa del Malandrino, voleva dimostrargli di dire la verità, ma non poteva rischiare che poi gliela ritirassero, in fondo era una delle poche cose che ricordavano ad Harry di suo padre.

Piton sghignazzò.

“Preside, non dia ascolto a queste fandonie, è sicuramente una storia inventata per coprire il fidanzato, come sa, ho dei sospetti che sia stato lui ad avermi sottratto gli ingredienti per la Pozione”.

“Non è vero” disse Ginny guardando torva Piton “non c'entra proprio nulla, Moody è Barty Crouch Jr.!”.

I tre professori rimasero impietriti per qualche secondo al sentire quel nome.

“Sono accuse importanti” disse la McGranitt.

“Come lo conosci? Barty Crouch Jr.” chiese Silente calmo.

“Non lo conosco, so solo che è il figlio del Signor Crouch. Ma la prego, deve credermi”.

“E come fai a sapere queste cose?” chiese nuovamente Silente.

Ginny si sfiorò la Mappa da sopra il mantello.

“Ho delle prove, ma posso farle vedere solo a lei” disse Ginny sperando che Silente capisse.

Si guardarono negli occhi per qualche secondo, un guizzo di luce si formò nell'iride azzurra del preside.

“Va bene signorina Weasley, effettivamente anche a me da un po' sembrava strano Alastor. Severus, Minerva, andiamo dal Professor Moody”.

“Silente, non crederà a questa ragazzina faziosa!” disse Piton alzandosi in piedi controvoglia.

“Assolutamente si” rispose Silente scendendo dagli spalti.

Ginny sarebbe dovuta rimanere seduta al suo posto, lasciare ai tre professori tutta quella faccenda, sarebbe stato intelligente. Tuttavia lei non era una Corvonero, ma una Grifondoro e dopo aver lasciato i professori andare avanti si alzò e li seguì.

Raggiunsero Moody che nel frattempo si era portato davanti all'ingresso del labirinto.

“Alastor, perché non vieni con noi nel castello, dobbiamo parlare di faccende importanti” disse Silente serenamente.

“Professore, a momenti il vincitore ci raggiungerà, abbiamo tempo di parlare dopo, ora è qui che dobbiamo stare” disse Moody leccandosi velocemente il labbro.

Silente e Piton si guardarono in silenzio, quel piccolo dettaglio non gli era sfuggito.

“Temo che non abbiamo scelta” disse Silente “insisto”.

Moody guardò intensamente Silente negli occhi, stava tendendo ogni muscolo del suo corpo.

In quel momento un Crack ruppe il silenzio nell'aria. Un fragore di applausi avvolse tutti loro. Harry era tornato, un po' insanguinato, ma era lì, proprio dietro di lei con la coppa in mano.

Corse verso di lui, lo abbraccio, affondò le dita nei suoi capelli neri sudati.

“Lo sapevo che c'è l'avresti fatta” disse Ginny sorridente mentre lo stringeva a se.

“E' tornato” mormorò Harry con lo sguardo vuoto.

“Cosa?” chiese Ginny lasciandolo andare mentre venivano accerchiati dai professori.

“Silente” chiamò Harry spaventato “lui... è tornato, la Coppa era una Passaporta, c'era Lucius Malfoy, poi ha fatto un rituale... è tornato; Voldemort”.

Silente gli appoggiò una mano sulla spalla.

“Sei sicuro di quello che stai dicendo?” chiese il preside deciso.

“Si” disse accasciandosi a terra.

Gli altri tre campioni nel frattempo li avevano raggiunti.

“Complimenti” disse Cedric “sei stato velocissimo ad arrivare al centro del labirinto, davvero bravo”.

Harry sembrò non sentire nemmeno il complimento, il suo sguardo era perso in quello di Silente che cercava di rassicurarlo.

“E così è tornato eh” disse Moody leccandosi il labbro avvicinandosi a piccoli passi nonostante fosse tenuto per un braccio da Piton.

“Si” rispose Harry “lo giuro”.

“E com'era?”.

“Beh, ecco, era strano, aveva la pelle tipo quella di un serpent...”.

“Ti ha fatto male?”.

“Si, lui mi ha tocc...”.

“E com'era il cimitero?”.

Harry aprì la bocca per rispondere, ma si fermò realizzando di non aver mai accennato ad un cimitero.

“Immagina come il Signore Oscuro mi ricompenserà adesso, finirò quello che lui non ha finito!” disse Moody strattonando il braccio tenuto da Piton ed estraendo la bacchetta.

Cedric spinse via Harry immediatamente.

“AVADA KEDAVRA!” strillo Moody generando un bagliore verde.

Ginny fu pronta, aveva già la bacchetta in mano.

“Stupeficium”.

L'incantesimo della rossa colpì nel pieno petto Moody scaraventandolo contro gli spalti e facendogli perdere i sensi.

Non fece a tempo a sentirsi fiera di se che sentì un urlo straziante alle sue spalle, si girò e per prima cosa vide il corpo senza vita di Cedric, colpito dalla maledizione cercando di salvare Harry.

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Capitolo 35
*** 34. Giustizia ***


 

 

 

 

34. Giustizia

 

 

 

Il tribunale del Wizengamot era più piccolo di come se lo aspettasse, certo era maestoso e solenne, ma da come se lo immaginava leggendo le lettere di Sirius era un po' deludente. Harry osservava distrattamente l'architettura di quella stanza per cercare di non pensare a quello che era successo, al corpo immobile e senza vita di Cedric sopra al suo, morto per cercare di spostarlo dalla linea di tiro di quel terribile incantesimo verde.

Le dita morbide e calde di Ginny si intrecciavano sulle sue, mentre sulla sua spalla Sirius aveva appoggiato la sua mano, ferma e rassicurante.

Un martello sbattuto contro il duro legno attirò la sua attenzione verso al centro della stanza, al trono più alto, occupato dal Ministro della Magia in persona.

“Silenzio” disse continuando a battere il martello sul leggio davanti a lui “fate silenzio, il processo sta per iniziare. Dunque, siamo qui riuniti per giudicare il Signor Barty Crouch Jr. per l'omicidio di Cedric Diggory e di Barty Crouch. Vorrei chiedere a tutti i presenti la massima serietà, stiamo per affrontare un processo di fondamentale importanza per il mondo magico. Fate entrare l'imputato”.

Dal portone principale un gruppo di Auror trasportò una grossa gabbia contenente Barty Crouch Jr, il suo 'professore' dell'anno passato. Venne posizionato al centro, davanti al Ministro Caramel, sulle sue labbra si era increspato un sogghigno soddisfatto.

“Sei al cospetto del tribunale del Wizengamot e di tutti i suoi componenti, comportati di conseguenza o verrai rispedito ad Azkaban immediatamente. Hai capito?” disse Caramel lentamente.

“Certamente signore” sorrise Crouch.

“Come ti dichiari riguardo all'accusa di duplice omicidio e di partecipazione ad una associazione illegale quali i così detti mangiamorte?”.

“Omicidio? Signore, si è trattato di un incidente. In più i mangiamorte non sono un'associazione, ma la retta via, l'unico modo per non cadere sotto al dominio degli inutili babbani e dei loro figli dal sangue sporco che possiedono un briciolo di magia” disse leccandosi il labbro spasmodicamente.

“Un incidente, tu dici?”.

“Si signore. Volevo uccidere quello stupido lì, non certo quel tontolone di Diggory che si è messo in mezzo”.

Tutti gli sguardi si spostarono su di Harry, anche Crouch gli diede un'occhiata veloce e penetrante.

“Perché volevi uccidere il signor Potter?”.

“Perché avrebbe accontentato l'Oscuro Signore, perché mi avrebbe ricompensato, perché avrei fatto ciò che lui non poté mai fare”.

Caramel si spostò in avanti sopra al leggio.

“E come avresti fatto ad interpretare la volontà di un uomo morto?”.

“Non è morto. E' vivo quanto me o te e dall'altra sera ha lo stesso sangue di Potter, ora è più forte che mai” rise Crouch causando un arrossamento violento di Caramel.

“Lui, non è, tornato!” sibilò “nessuno può tornare dai morti, nessuno!”.

Il silenzio si impossessò dell'aula del tribunale, quella che aveva appena fatto non era una domanda ma un'affermazione e pure Harry sapeva che non doveva accadere, un giudice non poteva comportarsi in quel modo.

“Posso intervenire?” chiese la voce di Silente da in mezzo ai pezzi grossi* del Wizengamot sollevando il silenzio.

“Certo” disse Caramel rimettendosi a sedere sul suo trono senza togliere lo sguardo su Crouch che nel frattempo sembrava divertirsi da matti.

“Forse dice la verità” disse Silente raggiungendo il centro della stanza “che senso avrebbero le sue azioni altrimenti?”.

“Cosa ci guadagna a dire la verità? E' un assassino, probabilmente mente per mandarci fuori strada”.

“Forse” disse Silente grattandosi la lunga barba bianca “tuttavia mi sembra evidente a tutti che questo uomo provi orgoglio per le sue azioni, che non le trovi affatto deplorevoli, ma degne di lode. Per questo secondo me dice la verità, perché vuole che si sappia che lui, primo fra tutti è il più fedele seguace di Voldemort”.

“Sei sveglio Silente” rise Crouch.

“Se non ci credi, Caramel, lascia che gli somministriamo del Veritaserum, qui ed ora”.

Caramel spostò più volte il peso da destra a sinistra, sembrava che le parole gli si fossero bloccate in gola.

“E' contro la legge somministrazione quella pozione, anche ad un assassino”.

“E' vero, ma allora dobbiamo chiederci perché un uomo che credevamo morto è fuggito da Azkaban solo per assumere le sembianze di un professore di Hogwarts per truccare il Torneo Tre Maghi in modo tale che uno studente, il nostro caro Harry, arrivasse a toccare una Passaporta senza che nessuno potesse vederlo. Se fossimo davanti ad un comune assassino avrebbe ucciso Harry alla prima occasione, durante una lezione o prima ancora durante il banchetto di inizio anno”.

“Non lo so” rispose scocciato Caramel.

“Allora io chiedo al Wizengamot il permesso di chiamare un testimone per fare luce sulla faccenda”.

Harry provò a guardarsi attorno, chi c'era tra di loro che Silente avrebbe voluto chiamare a testimoniare? Tutti, anche il Ministro erano presenti all'omicidio di Cedric.

“Concesso” disse Caramel.

“Chiamo il signor Harry Potter a testimoniare” disse Silente indicando verso di lui.

Harry deglutì con evidente fatica, il soffitto della stanza pareva soffocarlo sotto a centinaia di occhi di maghi così illustri che anche solo l'essere spettinato in loro presenza gli causava una discreta ansia.

A piccoli passi raggiunse un podio a lato di Crouch, mentre Silente si posizionò davanti a lui.

“Dicci Harry, con i tuoi tempi, ciò che hai visto quella notte della Terza Prova, di ciò che è successo quando hai afferrato la Coppa”.

Harry si schiarì la voce, guardò per un momento la sua Ginny che gli fece uno sguardo caldo, come per dire 'Non preoccuparti, va tutto bene, sei forte', ed iniziò a raccontare.

Spiegò come dopo aver afferrato la Coppa fu trasportato fino ad un cimitero, accanto la tomba di Tom Riddle, il padre di Voldemort. Raccontò di come, Lucius Malfoy trasportando il corpo deforme e minuscolo di Voldemort lo intrappolò e usò il suo sangue, le ossa dalla tomba del padre di Voldemort ed un proprio dito per rianimare Voldemort con un corpo vero e forte. Disse a tutti come Voldemort lo avesse liberato solo per farlo duellare ed infine torturarlo con la Maledizione Cruciatus sotto gli occhi di tutti i mangiamorte che nel frattempo erano accorsi a lui e di come si sia riuscito a salvare riafferrando la coppa in modo fortuito.

Dopo aver finito di raccontare si allontanò in silenzio dal podio, i ricordi lo stavano sopraffacendo, aveva volontariamente omesso di aver rivisto i suoi genitori quella notte, durante il duello con Voldemort.

“E' assurdo” disse Caramel stranamente contrariato “Lucius Malfoy è stato investigato nuovamente da questo stesso tribunale poche settimane fa ed era stato assolto da tutte le accuse. Dovrei credere che dopo aver superato tutti i controlli del caso si sia andato ad immischiare in una faccenda così oscura! Dico che sta mentendo!”.

“Non sto mentendo!” disse Harry sicuro di se “non mentirei mai, non davanti ai genitori di Cedric, non davanti agli amici dei miei genitori e nemmeno a me stesso!”.

“Caramel, cerca di trovare la ragione” intervenne Silente “le prove sono schiaccianti, la verità evidente. Dobbiamo affrontare questa minaccia, non è possibile posticipare oltre qualunque decisione. Harry ha dimostrato la sua forza rivivendo tutto questo, così che noi potessimo capire meglio ciò che sta succedendo alle nostre spalle proprio in questo istante, io non credo che lui stia mentendo”.

Caramel si tolse gli occhiali con una mano tremante e si alzò in piedi.

“Lui. Non. E'. Tornato”.

Silente abbassò lo sguardo sconfitto, era assurdo che Caramel non volesse credergli e Harry non riusciva a capacitarsi del perché.

Il processo andò avanti solo per un'altra mezz'ora, si parlò soltanto delle azioni dirette di Crouch, l'impersonificazione di Moody ed il suo rapimento, gli omicidi e la fuga da Azkaban e fu condannato quasi all'unanimità ad essere baciato da un dissennatore. Silente si era opposto a quella decisione, affermando che in quel modo avrebbero solo perso un testimone chiave nel ritorno di Voldemort.

Non servì a nulla e la Giustizia fece il suo corso.

 

 

 

 

 

*non me lo sono inventato io, i membri più anziani ed influenti del Wizengamot si chiamano così, è un po' ridicolo, ma non prendetevela con me ma con la Rowling!

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