La falla nel piano - Reboot

di Kiara0895
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** L'allenamento ***
Capitolo 3: *** A spasso coi Troll ***
Capitolo 4: *** La coppa e il diario ***
Capitolo 5: *** La falla nel piano ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


Lord Voldemort, si stava dirigendo verso Villa Lestrange, mentre ripensava alla conversazione avuta giorni prima, con i suoi fedeli Mangiamorte. “Sei davvero fortunato, Rodolphus, una Black. Come hai fatto a convincere il vecchio Cignus?”, disse Dolohov con un tono tra lo stupito e l’invidioso. Il ragazzo di fronte a lui, che doveva essere Rodolphus, agitò una mano con fare annoiato verso il suo interlocutore. Era un ragazzo di non più di vent’anni, con larghe spalle e capelli biondi e arruffati. Nonostante il suo vestiario elegante, su cui campeggiata lo stemma dei Lestrange, un corvo su una grande “L” d’argento, il suo aspetto sembrava trasandato, o per via delle vistose occhiaie, o per via del grande Marchio Nero, che spiccava sull’avambraccio. “Si tratta di un matrimonio combinato tra i nostri due genitori, Dolohov. Quante volte devo ripetertelo? Fosse per Bellatrix, manco si sposerebbe, credimi. La vita matrimoniale le sta stretta, me lo ha sempre detto ai tempi della scuola. Mentre Lucius Malfoy, sì lui sì che è fortunato, con Narcissa…”. Un ragazzo dagli occhi azzurri e dai capelli biondo platino, si girò velocemente nella direzione di Rodolphus. Aveva anch’esso un aspetto elegante ma il suo aspetto, rispetto a quello di Rodolphus, appariva molto più regale, merito della capigliatura pressocché impeccabile e il Marchio Nero coperto. “Vi sembra il caso di parlare di certe cose, qui? E poi come saprai caro Rodolphus, io posso permettermi il meglio, mio padre…”. “Possiamo cominciare o devo ancora ascoltare le vostre chiacchere inutili?”. Lord Voldemort, era improvvisamente comparso nella stanza dove i tre Mangiamorte stavano conversando. Nonostante l’aria stanca, era più bello che mai. Merito della Trasfigurazione, che copriva la maggior parte delle bruciature su tutto il corpo, causate da anni di esposizione alla Magia Nera. Gli Horcrux, gli erano costati non poca fatica, dal punto di vista spirituale e fisico.
 
“Mi-mio Signore, scusate”, si affrettò a dire Lucius, “L’aspettavamo, ma poi non arrivavate e…”. “Silenzio. Ora sono qui e vorrei cominciare con il resoconto delle nostre ultime missioni”. La riunione dei Mangiamorte, procedette dunque come al solito, con il resoconto prima di Rockwood e poi di quello di Yaxley. Lord Voldemort però, pareva non dare ascolto alle loro parole, troppo intento a meditare su chissà quali pensieri spostando lo sguardo prima su Rodolphus e poi su Lucius. I due ragazzi, si guardarono per alcuni istanti, con fare imbarazzato e terrorizzato. “Che cosa avremo mai fatto?”, si chiesero all’unisono. Quando la riunione, volse finalmente al termine, dopo una noiosa discussione di strategia su come potessero circuire i Troll per farli stare dalla loro parte, Lord Voldemort non aggiunse altro e con fare solenne congedò tutti alla prossima riunione. “Voi due, rimanete”, disse riferito a Lucius e a Rodolphus. Dolohov di tutta risposta sghignazzò, pregustando chissà quale punizione per aver osato “fare salotto”, prima di una riunione importante. “Mio Signore, ripeto, noi non volevamo mancarle di rispetto in nessun modo, noi…”. “Bla, bla, bla”, disse Voldemort. “Pensate davvero che mi irriti per così poco? Ho ascoltato la vostra conversazione di prima, dopotutto era difficile non udirla, con voi che discutevate come due scolarette. Ma quello che avete detto, mi è sembrato interessante”. “Interessante, Signore? Noi parlavamo di donne…”. Lord Voldemort fece un sorriso tirato. “E pensi che le donne non mi interessano? Davvero mi stupisco come abbia accettato dai vostri padri, di farvi entrare nella mia cerchia, visto la vostra ottusaggine”. Rodolphus serrò le mani, evidentemente infastidito dall’atteggiamento di Lord Voldemort. “Come osa dirmi queste cose? Dopotutto, lo abbiamo sempre servito bene”.
 
“Sì, mi hai servito bene, Lestrange. E ora mi servirai ancora meglio, se mi farai conoscere la tua futura sposa. Ho sentito da Cignus che è incredibilmente potente per la sua età. Nonostante io non sia incline a mettere donne nella mia cerchia perché sarebbero fonte di distrazione per tutti voi, potrei fare un’eccezione”. Lucius tirò finalmente un respiro di sollievo. “Volete conoscere anche sua sorella Narcissa? È una Legilimens straordinaria…”. “Forse più avanti, Lucius, grazie. Lestrange, pensi di poter organizzare un incontro con i tuoi futuri suoceri, in cui ci possa essere anche io?”. Rodolphus serrò ancora di più le mani. Quella situazione non gli piaceva per niente. Aveva sempre pensato che Bellatrix avesse quasi una sorta di ossessione per il Signore Oscuro e il fatto che lui dovesse organizzare un incontro tra loro due, era davvero snervante. Ma non aveva altra scelta. In un caso o nell’altro, Lord Voldemort avrebbe chiesto un incontro. “Sarebbe un onore per me servirvi in questo modo, Signore”, disse con un’enfasi piuttosto marcata. Di contro, Lord Voldemort lo scrutò con aria soddisfatta.
 
Villa Lestrange era davvero magnifica. Con un ampio selciato che dirigeva all’ampio portone di mogano, tutta la casa era circondata da vegetazione di ogni sorta. Corvi neri e lucenti, facevano capolinea dalle finestre e intorno ad una specie di guferia. Pensò Lord Voldemort, che dovevano essere i messaggeri di casa Lestrange e loro protettori. Fu accolto con un caloroso benvenuto da diversi elfi domestici, che gli presero il cappotto, dopo un lungo inchino. Il salone dove lo accompagnarono, era enorme, tutto contornato da mobili antichi e costosi. Diversi cimeli di famiglia, facevano ingresso dagli angoli della stanza. Al centro, una grande tavola, con diverse sedie, occupate già da Rodolphus Lestrange, dai suoi genitori e da una ragazza giovane, che non doveva avere più di vent’anni. “È bellissima”, pensò subito Lord Voldemort. Doveva averla guardata, esattamente come aveva guardato la coppa di Tassorosso la prima volta, perché vide la ragazza arrossire vistosamente. Cominciò anche ad arricciarsi una ciocca di capelli neri con fare nervoso e a Lord Voldemort, ciò non piacque, perché gli sembrò un gesto di debolezza. “Benvenuto, siamo onorati di averla qui. Con il padre di Rodolphus, già si conoscerà immagino”, disse Madame Lestrange indicando l’uomo di fronte a lei, un uomo alto e magro e dall’aria altezzosa. “Sì, certo, anche se eravamo molto più giovani…”. “E tu avevi un altro nome”, rispose Lestrange Senior, di tutta risposta. Lord Voldemort, a sentire ciò si irrigidì e soltanto per un momento, Rodolphus pensò che avrebbe ucciso suo padre, proprio davanti ai suoi occhi. Lestrange Senior, parve avere la sua stessa sensazione e si affrettò ad abbassare lo sguardo, con un’aria da cane bastonato. Nel frattempo, Bellatrix Black ammirava la scena, con un sorriso sornione stampato in faccia.
 
“Non ho mai conosciuto un uomo con tanto spirito autoritario. È davvero come lo immaginavo, se solo potessi parlarle da sola, anche per pochi minuti, gli direi quanto lo trovo straordinario e…”. “Bellatrix?”, Rodolphus la stava riportando alla realtà, accorgendosi che si era completamente imbambolata e persa nei suoi pensieri, mentre uno dei presenti la stava presentando a Lord Voldemort. Non poteva fare altro che diventare ancora più rossa ed arricciarsi maggiormente la ciocca che stava torturando ormai da minuti. “S-sì, eccomi, piacere di conoscerla, Signore”, si affrettò a dire. Rodolphus non riuscì a soffocare una risata, che provocò uno sguardo fulminante di Bellatrix, che lo pietrificò. “Ti vedo distratta, ragazza. Non ti piace la mia compagnia?”, disse Lord Voldemort. “No! Affatto! È da tanto che aspetto di incontrarla e forse proprio per questo, sono un po' in agitazione…”. “Sei molto emotiva, hm, non so se potresti andare bene nella mia cerchia, allora”. Bellatrix spalancò i grandi occhi neri e profondi. “Possibile che si era già giocata la sua possibilità?”. “State scherzando, vero?”. “Ti sembro uno che scherza, ragazza?”. Rodolphus fissava Bellatrix con fare stupito. “Come aveva fatto ad irritarlo così facilmente?”. “Signore, Bellatrix è davvero molto agitata, ma mi creda che è un’ottima duellante, garantisco io per lei”, disse Rodolphus posando una mano sulla futura sposa. “Dopo che ci sposeremo, verrà alle riunioni e potrà testare il suo potenziale, le dia una possibilità”. Lord Voldemort parve rilassarsi e Bellatrix, guardò a lungo Rodolphus, con uno sguardo pieno di gratitudine. “E sia. Sarai dei nostri, ma voglio personalmente testare le sue conoscenze in materia di Magia Oscura. Dunque, sarà mia premura addestrarla personalmente”. “Sarebbe un onore per me, imparare da voi”, disse Bellatrix con un tale trasporto, che tutto il corpo si diresse nella direzione di Lord Voldemort. Egli si limitò ad annuire. “Mi dispiace, ma temo di dover andare, a presto, ragazza”. Dopo un breve baciamano alle donne di quella casa, Lord Voldemort si dileguò.
 
“Ho fatto la figura della stupida! Io! Capisci? Non so cosa mi è preso. E come se non bastasse, Lestrange mi ha dovuto fare da balia, perché non riuscivo a proferire parola”. Bellatrix era sdraiata sul letto della sua camera, mentre sua sorella Narcissa, con fare rassegnato ascoltava da ore lo stesso resoconto del primo incontro tra sua sorella e Lord Voldemort, ogni volta con dettagli sempre più dettagliati. “Bella, è normale che tu abbia reagito così. Da quanto lo vuoi incontrare? Da sempre? Mi hai fatto ritagliare non so quante foto dalla Gazzetta del Profeta sue…”. Bellatrix, di tutta risposta arrossì di nuovo. “Io-io penso che sia un Mago potente…”. “E pure un bell’uomo”, aggiunse Narcissa. “Bhe, se lo avessi visto anche tu saresti della stessa idea, cara sorella”. “A me bastano le foto che mi hai fatto ritagliare, grazie”.
 
Dopo il matrimonio con Rodolphus Lestrange, Bellatrix venne condotta alla prima riunione dei Mangiamorte, che si sarebbe conclusa con la sua marchiatura. Era necessario infatti, che Lord Voldemort potesse chiamarla, ogni qual volta avesse deciso di addestrarla. Alla prima riunione, fu concesso anche a Narcissa di partecipare, sollecitata da Bellatrix che voleva a tutti costi farle conoscere il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi dal vivo. “E poi sarà un’occasione per stare col mio Lucius”, aggiunse, mentre Bellatrix era in crisi su quale vestito avrebbe messo per l’occasione. “Non eri agitata così manco al tuo matrimonio, Bella”. “Certo Cissy, era un matrimonio combinato, io e Rod non siamo fatti per stare assieme”. “Ma se lui ti adora, dovresti dargli una possibilità”. Bellatrix fece una smorfia di disgusto, mentre decise finalmente di indossare un lungo vestito nero, con maniche larghe. Gli altri Mangiamorte, erano già stati avvertiti dell’arrivo della due sorelle e si respirava un’aria eccitante di novità. Al contrario, Lord Voldemort parve infastidito da tutto quel fermento che quasi si pentì di averle convocate. Bastò però un colpo di tosse per riportare la solita aria austera e senza entusiasmo. Quando Bellatrix e Narcissa si palesarono, tutti i presenti si girarono a guardarle. Sembravano due attrazioni circensi, da come venivano guardate. “Sono davvero bellissime”. “Ora le riunioni si faranno molto più interessanti”. Lord Voldemort scorse i pensieri dei suoi Mangiamorte, che erano uno più deplorevole dell’altro. Trovava Narcissa molto carina, ma Bellatrix era davvero stupenda, nonostante avesse optato per un vestito semplice. “Benvenute, sedetevi pure vicino a me, vi ho riservato i posti”. Bellatrix superò la sorella andandosi a piazzare esattamente alla destra di Lord Voldemort, quasi fosse stato da sempre il suo posto, mentre Narcissa, in evidente imbarazzo, si posizionò accanto a sua sorella, con un atteggiamento che non escludeva disagio. “Amici miei, ben sapete loro chi sono. Faranno parte presto della nostra schiera e si uniranno a noi nelle missioni. Ritengo che una presenza femminile, possa esserci utile”. “Oh, sì, più che utile, peccato che siano già prese, soprattutto la bruna”, pensò Dolohov. “Bellatrix è molto abile con le Maledizioni Senza Perdono mi hanno detto, ma testerò personalmente tale competenza. Mentre sua sorella Narcissa, dicono che sia una Legilimens molto potente”. “Fa-faccio del mio meglio, Signore”, si affrettò a dire Narcissa. “Non fare la modestia mia cara, qui non c’è n’è bisogno”. “Mia cara?”, pensò Bellatrix. Cominciò a tenere un broncio che non passò inosservato a Lord Voldemort, il quale parve divertito dalla situazione. Decise comunque di non dirle niente e di aspettare la fine della riunione per richiamarla. “Sei davvero infantile, Bella”, le disse Narcissa nel pensiero. “Ti ha chiamato mia cara”. “Ma sei impazzita? Lo avrà detto per circostanza”. La riunione procedeva, mentre lo scambio di sguardi tra le due sorelle procedeva, sotto gli occhi attenti di Lord Voldemort.
 
“Lestrange!”, disse Lord Voldemort. “Bellatrix”, puntualizzò dal momento che si girò anche Rodolphus. “Devo marchiarti, non ricordi?”. “Sì, mio Signore, non mi sono dimenticata”. “Mi auguro che ti farai marchiare anche tu un giorno, mia cara”, aggiunse Lord Voldemort rivolgendosi ora a Narcissa. Bellatrix divenne verde di rabbia. “Ancora?! Ma perché mi tortura in questo modo?”. “Scusa”, disse mentalmente Narcissa. “Non so perché faccia così”. Bellatrix andò verso Lord Voldemort e scoprì l’avambraccio destro. “Ha davvero una pelle stupenda”, pensò Lord Voldemort. Al primo tocco, era davvero morbida e un brivido gli percorse tutto il corpo. Anche Bellatrix rabbrividì, anche perché era la prima volta che lui la toccava. “Morsmorde”, e un lampo di luce verde uscì dalla bacchetta di Lord Voldemort, disegnando un grande teschio con un serpente. “Ora sei mia, per sempre”. I due si scambiarono un lungo sguardo, dopodiché Bellatrix si ricompose, mentre il suo cuore batteva all’impazzata.

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Capitolo 2
*** L'allenamento ***


“Secondo me, gli piaci, ecco perché ti stuzzica”, disse Rodolphus, mentre firmava degli importanti documenti di famiglia. “Comunque, potresti cercare di non parlare sempre di lui? Potrebbe darmi fastidio”. Bellatrix rise. “Non penso te lo dia, caro marito. Dal momento che hai l’amante!”. Rodolphus posò la penna che teneva in mano. “Stai scherzando, spero. Solo perché abbiamo fatto un matrimonio combinato, non vuole dire che non tenga a te, credimi. Ma a te non importa. Non ti sforzi nemmeno di darmi un’erede”. “Io sono dedita solo a combattere, lo sai”. “Sì, ma dovresti adempiere anche ai tuoi doveri di moglie non credi?”. “Senti, non ho voglia di discutere sempre delle stesse cose. Io figli non ne voglio, l’ho detto a mio padre”. “Lo so perfettamente, e infatti è molto arrabbiato con te. Fortuna che Narcissa non è della tua stessa idea. Già ha perso una figlia, con te che fai i capricci, non sa davvero dove sbattere la testa”. “Come osi? Io non faccio i capricci, sai perfettamente che mi sto allenando col Signore Oscuro e lui è molto fiero dei miei progressi. Dice che la sua fiducia non è mal riposta”. “Io spero soltanto che vi alleniate e basta”. Bellatrix arrossì. “Noi, lui, noi non parliamo se non di magia Rod. Gli interessa soltanto quello”, disse Bellatrix con aria rassegnata. “Vorresti di più, non è così?”. Bellatrix non gli rispose ma lo sguardo di lei diceva tutto. “Tu lo ami. Pensavo fosse una cotta adolescenziale ma a quanto pare ti ha colpito davvero. Eppure è molto più vecchio di te…”. “Che importa? È potente è…”. “Comunque sia non fa niente, mi accontento della sua stima, per me è tutto”, si affrettò a dire uscendo dalla stanza.
 
Il Marchio Nero bruciò quella sera stessa, segno che Bellatrix era convocata per un nuovo allenamento. “Devi cruciare una persona per me, Bellatrix”. Disse subito Lord Voldemort non appena la vide arrivare nel luogo in cui era stata richiamata. “Sì, mio Signore”, disse Bellatrix pendendo dalle labbra di lui. Nei mesi di allenamento, Lord Voldemort aveva potuto constatare anche con disgusto, che la sua allieva fosse irrimediabilmente innamorata di lui. Non che la cosa lo infastidisse, ma non poteva pensare ad altro che al fatto che era un bersaglio semplice, se uno dei loro avversari se ne fosse accorto. Avrebbe dovuto proteggerla o forse non lo avrebbe fatto. “Rimani concentrata, ragazza, ci vuole disciplina per eseguire questo incantesimo”, le ricordava ogni volta, quasi per distoglierla da certi pensieri proibiti che la ragazza faceva ogni volta che erano assieme. Non che non li facesse anche lui. Nonostante non comprendesse l’amore, non poteva fare altro che comprendere il desiderio che provava nei confronti di lei. La considerava bellissima oltre che davvero potente e utile per la sua Causa. Più di una volta, avrebbe voluto metterla al muro e possederla, ma poi quel pensiero lo aveva spaventato, essendo così maniaco del controllo della sua vita. Nascondeva bene i suoi pensieri, al punto di sapere benissimo che la ragazza pensasse che lui non la pensasse in un certo modo, ma soltanto come un’abile strega. Ed era forse giusto così. “La casa è quella, fai quel che devi, io ti aspetto qui”. Bellatrix si concentrò, mentre entrò facilmente in una vecchia casa babbana, alla periferia di Londra. Un anziano signore si apprestava a prepararsi per la notte, quando la vide di fronte a lui. Non fece in tempo ad urlare aiuto, che altre urla presero possesso del suo corpo. Bellatrix non seppe quanto tempo passò, ma quando si ritenne soddisfatta, lasciò andare il povero uomo, che cadde esamine a terra. Con un sorriso compiaciuto, tornò saltellante dal suo Padrone, che le rivolse un sorriso tirato. “Ottimo lavoro, vedo che incanali davvero bene la delusione per non ritenerti altro che un’abile strega”, si affrettò a dire. Bellatrix spalancò gli occhi. “Dunque sapete?”. “Sì, so perfettamente cosa provi per me sciocca, non è difficile da capire, con quegli occhi languidi che mi fai”. Bellatrix divenne rossa di vergogna. “Sei debole, ragazzina. A cosa serve servirmi in operazioni come queste, se poi non sai controllare i tuoi sentimenti? Quante persone devo farti cruciare ancora per renderti come me?”. La bacchetta di Lord Voldemort era puntata su di lei. Si scambiarono uno sguardo profondo, poi Bellatrix sentì la Maledizione Cruciatus sul proprio corpo. “Giurami! Giurami che debellerai quello sciocco sentimento dal tuo corpo”. “Lo-lo giuro, ma vi prego fermatevi così mi uccidete!”. “Mi preghi, Lestrange?”, disse Lord Voldemort con un ghigno soddisfatto. Poi abbassò la bacchetta. Bellatrix era in ginocchio davanti a lui, ansimante per la Maledizione appena ricevuta.
 
“Tu potrai avere solo una cosa da me”. Lord Voldemort si chinò vicino a lei avvicinandosi al suo orecchio. “Desiderio, ecco ciò che potrai avere da me e Potere”. Bellatrix alzò lo sguardo verso Lord Voldemort e lo vide a pochi centimetri dalla sua bocca. Non si erano mai avvicinati così tanto. Avrebbe voluto baciarlo, ma la paura di una nuova punizione fu più potente. Incredibilmente però fu sollevata di peso proprio da lui, che la rimise in piedi in modo brusco. Le puntò nuovamente la bacchetta contro, ma questa volta i due si materializzarono in una stanza, che Bellatrix non aveva mai visto. “Siamo a casa mia”, si affrettò a dire Lord Voldemort. “Pensavo di resistere ma a quanto pare non ne vale la pena visto che mi desideri così tanto. Tanto vale trarne un vantaggio anche per me. Da oggi in poi mi servirai anche in altro modo”. Bellatrix accellerò il suo respiro. Sapeva bene che cosa sarebbe successo. Lord Voldemort si avventò velocemente sulla sua bocca, quella bocca che tante volte aveva desiderato baciare. Poi cominciò a toccare quel corpo perfetto, che tanto aveva desiderato toccare. “Tuo marito ti tocca così?”, disse. “No, mio Signore”. Non poteva credere che finalmente, dopo mesi di attesa Lord Voldemort la stesse facendo sua. “Sdraiati”, continuò Lord Voldemort, che velocemente liberò Bellatrix della gonna che indossava. Entrò in lei facendola urlare di dolore. Dopodiché si susseguirono soltanto gemiti e spasmi di piacere.
 
Quando ebbero finito, velocemente si rivestirono. “Io non capisco, Padrone”, disse adorante Bellatrix. “Cosa c’è da capire? Ti desidero, ma no non ti amo”. Bellatrix si morse il labbro. Era l’unica cosa che poteva ottenere dunque da lui. Il suo corpo, le sue mani su di lei, gli orgasmi che lei gli provocava. Non sapeva che cosa provasse. Se fosse una cosa sana per la sua psiche oppure no. Lei desiderava di più da lui, eppure il fatto di rifiutarlo, la faceva apparire una stupida. “Va’ a casa, tuo marito si chiederà dove sei…”. Bellatrix finì di rivestirsi, dopodiché si smaterializzò nuovamente a casa Lestrange. Rodolphus l’aveva aspettata sveglio. “Hai fatto tardi…”. “Sono stata…trattenuta”. Rodolphus rise. “Da lui? Da come hai il rossetto sbavato pare proprio di sì”. Bellatrix non si era accorta di come era conciata e istintivamente cercò di togliersi il rossetto sbavato dalla guancia. “C’è l’hai fatta alla fine a farti fottere, mi chiedo tu come l’abbia convinto…”. “Non sono affari tuoi, Rod!”. Rodolphus le diede uno schiaffo in pieno viso. “Co-come ti sei permesso?”. “Tu, come ti sei permessa, Bellatrix. Ricorda che sei sposata, con me, con me!”. “Io non ti amo, non ti ho mai amato! È inutile che insisti! E ora vado da mia sorella”. “Bella, aspetta, scusami, io…”. Ma Bellatrix si era già smaterializzata a Villa Malfoy.

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Capitolo 3
*** A spasso coi Troll ***


Bellatrix, si smaterializzò a Villa Malfoy, mentre Narcissa che nel frattempo si era sposata ed accasata a casa di Lucius, stava dando ordini ai numerosi elfi domestici che lavoravano nella grande casa. “Bella, cosa hai fatto alla guancia?”. Per la prima volta, Bellatrix sembrava turbata. Aveva ricevuto diverse punizioni da suo padre per la sua disobbedienza, ma mai si sarebbe aspettata una mancanza di rispetto da parte di suo marito. “Posso parlarti? Ho-ho bisogno di parlare con qualcuno”. Narcissa fece un sorriso tirato, un misto tra lo stupito e il rassicurante. “Ma certo, anche se è strano, tu non lo chiedi quasi mai. Ho sempre apprezzato il tuo essere istintiva, anche se a volte, ciò può portare a degli sbagli…”. Le due sorelle, dopo aver congedato gli elfi domestici, si sedettero comodamente sul divano del grande salotto, una di fronte all’altra. “Ho-ho baciato il Signore Oscuro, o meglio, noi… Insomma, Rodolphus l’ha scoperto e non l’ha presa bene”. Narcissa, guardò a lungo la sorella, cercando di rimanere il più impassibile possibile. Anche lei, aveva sempre subito il fascino di Lord Voldemort, ma addirittura finirci a letto, era per lei una cosa proibita e inaccessibile. Eppure, sua sorella era riuscita nell’impresa e quasi provava un moto di invidia nei suoi confronti. Ma cercò di ricomporsi in fretta. “Cosa ti aspettavi, Bella? Che non reagisse in alcun modo? Anche Lucius penso non sarebbe contento che facessi certe cose con un uomo che non sia lui…”, poi arrossendo, aggiunse: “Almeno ne è valsa la pena?”. Bellatrix arrossì a sua volta, ricordando tutti i particolari della serata precedente. “È stato… Strano. È gentile, ma è come se non provasse… Niente. Credi che sia in grado di amare? Di amarmi?”. Narcissa sospirò e prese le mani di Bellatrix, stringendole a sé. “Sai cosa penso davvero? Che dovresti lasciare perdere. È un Mago potente, certo, ma che futuro potreste avere insieme? Ho un brutto presentimento, Bella. E se Rodolphus dovesse ripudiarti? Finiresti come…”. “Non nominarla nemmeno, Cissy!”, gridò Bellatrix. “Andromeda ed io non abbiamo niente in comune. Io li uccido quei sudici babbani, non mi ci accoppio come fa lei, è una sgualdrina, una traditrice del proprio sangue…”. “Smettila, Bellatrix! È pur sempre nostra sorella. Io non perdonerò mai mia madre per aver cancellato il suo nome dall’arazzo”. “E’ una prassi di famiglia lo sai benissimo”. Bellatrix fece per alzarsi per riempirsi un calice di vino, preso da una delle numerose vetrinette che contornavano la stanza. “Posso rimanere a dormire qui, stanotte? Rodolphus deve riflettere su ciò che ha fatto”. “Uhm, d’accordo. Ma promettimi che vi chiarirete. Il divorzio non è una cosa buona per i Purosangue”. “Lo so, sorella, ma dipende da lui, sappilo”.
 
La mattina seguente, i Mangiamorte furono convocati da Lord Voldemort per una missione importante: radunare i Troll per farli stare dalla sua parte ed essere sostenitori della Causa, contro il Ministero della Magia. “Silente non avrà scampo”, disse Dolohov mentre insieme a Rodolphus e a Lucius, si stava dirigendo verso un campo pieno di Troll puzzolenti. “A proposito, dove sono le vostre mogli?”. Rodolphus sbuffò vistosamente. “Arriveranno tra poco”. Dolohov sghignazzò. “Non riesci proprio a domare quella donna, non è vero? È uno spirito libero, peccato non averla conosciuta da nubile, sarebbe stato divertente provarci e…”. Rodolphus scattò e puntò la sua bacchetta alla gola del Mangiamorte. “Prova di nuovo a fare certi pensieri su mia moglie e ti ammazzo!”. “Uhm, il maritino è geloso. Non è che la tua mogliettina ti ha punto sul vivo, non è vero? Ho visto come guarda il Signore Oscuro. Quella vuole molto di più che la stima del suo Padrone”. L’espressione di Rodolphus faceva trasparire tutto. “Ci è già andata a letto, non è vero?”. “Se provi a dirlo a qualcuno, ti ammazzo sul serio”. Intanto erano arrivati al campo Troll e alcuni Mangiamorte, che sapevano come comunicare con loro, erano già in dialogo con i puzzolenti esseri, che sembravano stranamente cordiali. “Che letamaio, ma guarda che ci tocca fare!”, sbottò Lucius. “Se mio padre lo sapesse… Non sono delle mansioni adatte ai Purosangue”. “In guerra, bisogna essere preparati a tutto, Malfoy”. La voce profonda di Lord Voldemort, risuonò nelle orecchie del giovane Lucius, che quasi cadde dallo spavento. “Mi-mio Signore…”. “Come va, Lestrange? Passata una brutta notte? Dalla tua cera, sembra proprio di sì…”, disse Lord Voldemort, sorridendo con il solito riso tirato. Rodolphus, cercò di essere il più impassibile possibile, ma la sua rabbia era evidente. “Dovremmo parlare, Signore”, disse con tutta la calma che gli riusciva, mentre dentro di sè avrebbe voluto tanto prendere a pugni Lord Voldemort, proprio come fanno i babbani. “Dopo. Ora abbiamo una missione da portare a termine”, e si incamminò anch’esso verso i Troll, mostrando un’autorità senza precedenti. Quegli esseri che lo ripugnavano, non rappresentavano altro che un ulteriore tassello, che lo portava sempre più vicino verso il Potere e più lontano da Albus Silente. Odiava quell’uomo. Lo odiava perché sapeva che lo aveva sempre definito malvagio. Nonostante sapesse la sua natura di orfano, non gli aveva mai dato un minimo aiuto per redimersi. E lui di contro, si era votato completamente alle Arti Oscure, sulle orme del suo antenato Salazar Serpeverde. Voleva solamente il Potere e l’Immortalità che aveva ottenuto grazie agli Horcrux.
Velocemente, Lord Voldemort chiuse i suoi pensieri, non appena si accorse dell’arrivo di Bellatrix e di sua sorella Narcissa. “La ragazzina non deve sapere”, pensò. Narcissa però, quasi come in una connessione improvvisa, era riuscita a scorgere i pensieri di Lord Voldemort. E adesso risuonava una sola parola nella sua mente: Horcrux. “Che cosa saranno mai? Immortalità? Come?”. “Cissy, tutto bene?”, gli chiese Lucius, che nel frattempo aveva raggiunto la moglie. “Io… Sì, sono soltanto stanca. Pensavo a Bella”. Rodolphus di contro, era rimasto molto lontano da Bellatrix, la quale gli aveva caricato un grande sguardo di odio e disprezzo. “Sai cosa fare, Bella. Vai da lui, ora”. “Siamo nel bel mezzo di una missione, sorella. Non mi sembra proprio il caso. E poi aspetta che ribollisca di rabbia ancora un po'”. “Sei veramente perfida”. Bellatrix rise. “Lo sai che per me è un complimento”. Quando ebbero finito, tutti i Mangiamorte, compreso Lord Voldemort, montarono velocemente delle tende con la magia, in un campo a qualche chilometro di distanza. “Perché ci accampiamo? Non possiamo tornare alle nostre Ville?”. “Per l’Amor di Dio, Lucius. Sei veramente poco pratico”. Bellatrix montò velocemente la sua tenda, mentre Rodolphus montava la sua. Nel frattempo, guardava sua moglie. Era più bella che mai. Non poteva essere arrabbiata con lei ancora a lungo o l’avrebbe persa per sempre. “Io, ti chiedo scusa”. Bellatrix sbuffò. “Ce ne hai messo di tempo”. “Capisci che ero arrabbiato…”. “Sì, mia sorella mi ha fatto ragionare e infatti stavo quasi per venire a chiarire con te, forse”. “Quindi, non c’è motivo di montare due tende separate, giusto?”. “Non così in fretta, Lestrange”.
 
Intanto, Lord Voldemort, osservava Bellatrix e Rodolphus parlare animatamente. Finché non vide il ragazzo posare le labbra sulla donna che soltanto la sera prima aveva tenuto tra le braccia. Aveva avuto numerosi rapporti con donne diverse e in tutti i casi, era rimasto completamente imperturbabile. Essere nato sotto filtro d’amore, l’aveva come annullato dal punto di vista emotivo. E la creazione degli Horcrux non aveva fatto altro che accentuare questa condizione, oltre al fatto che si nutriva e dormiva ormai poco. Era diventato più simile ad un morto che a un vivo. Ma se questo era il prezzo per essere rispettato per l’eternità, chi era lui per negarsene? Eppure, vedere Rodolphus Lestrange, stringere a sé Bellatrix, gli faceva crescere un sentimento mai provato prima: gelosia. Lui era geloso di Bellatrix. Non perché la amasse, ma forse perché la desiderava esattamente come la sera precedente. Lei e nessun altro però avrebbe dovuto sapere del suo desiderio nascosto, o sarebbe apparso debole. Nuovamente, Narcissa lo stava osservando. “Vuoi leggermi i pensieri, ragazzina?”. “Non faccia soffrire mia sorella”, la voce di Narcissa gli risuonò chiaramente nella mente. “Sennò? Che cosa fai?”. “Lo vedrà, prima o poi”. Lord Voldemort, le fece un sorriso molto tirato. “Come si era permessa? Era forse una minaccia?”. Stava per alzarsi ed andare da lei, quando vide Bellatrix avvicinarsi verso la sua direzione.
“Mi-mio Signore”, era arrossita vistosamente e qualche Mangiamorte, accorgendosi di questo, fece un ghigno malizioso. “Che cosa c’è, Bellatrix?”. Lord Voldemort era più impassibile che mai, e questo fece male alla ragazza che cominciò ad arrotolarsi una ciocca di capelli intorno alle dita. “Dovremmo parlare di ieri sera”. “Non qui, vieni dentro”. Entrarono entrambi nella tenda di Lord Voldemort, che era molto minimalista, se non per una vetrinetta, che conteneva strani oggetti: un diario, una coppa e un diadema. “Se ti stai chiedendo cosa cambierà tra noi due dopo ieri sera, dovrò deluderti”. Bellatrix parve risentirsi. “Io, non capisco. Potreste essere felice con me, io…”. “Io sono già felice. Non ho bisogno di altro”. Le parole arrivarono allo stomaco di Bellatrix come macigni. “Era una stupida! Certo che ti ha usata, che cosa credevi? Che si sarebbe dichiarato davanti a tutti?”. “So-sono una stupida. Io, non la disturberò più con certe sciocchezze”, e uscì velocemente dalla tenda, stando attenta a non far vedere le lacrime al suo Padrone.
 
“La-la desiderate, Signore?”. Rodolphus stava sorseggiando un bicchiere di vino nella tenda di Lord Voldemort. Era calata la sera e quasi tutti ormai erano tra le braccia di Morfeo. “Sì, ragazzino. E la prenderò come e quando vorrò. È una strega forte, è bella. Chiunque la vorrebbe”. “Credo che non le sia chiaro il regolamento delle coppie sposate Purosangue, Signore. Lei ha come obiettivo darmi un erede e se voi ve ne impossessaste, ciò nuocerebbe alla continuazione della discendenza”. “Non voglio un erede, per ora”, precisò Lord Voldemort, mentre osservava la vetrina con dentro i suoi Horcrux. “Diciamo che ho risorse sufficienti da non volere un piano B”. Rodolphus serrò la mascella. “Io la amo, Signore. Voi la amate? Perché mi fate questo. Mio padre ed io vi abbiamo sempre servito bene. Perché prendere mia moglie. Potreste avere tutte le donne che volete”. “Io voglio il meglio ragazzo! Tu sei mio, tutti voi siete miei, dal momento che vi ho impresso quel Marchio sul braccio”, disse Lord Voldemort tirando su la manica di Rodolphus, scoprendo il Marchio Nero. “Voi mi servirete nei modi in cui vorrò e ora va. Devo riposare”. “Ho visto Bellatrix uscire dalla tenda piangendo, cosa le avete detto?”. Rodolphus era in piedi e aveva posato il calice di vino sull’unico tavolo presente. “Voglio che rimanga sempre sadica, l’amore potrebbe rammollirla, quindi non sa ancora che ieri non è stata l’unica notte in cui la vorrò. Voglio che sfoghi le sue frustrazioni sui nostri nemici”. “Ma è da barbari! Io-io non posso sapere questo e tacere!”. “Se non lo farai”, disse Lord Voldemort puntando la bacchetta alla testa del giovane, “Preparati a morire”. “No! Io, d’accordo, farò come volete”, rispose Rodolphus rassegnato.

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Capitolo 4
*** La coppa e il diario ***


Bellatrix, aveva deciso di festeggiare il suo 30esimo compleanno insieme a sua sorella, suo cognato e, suo malgrado, con suo marito Rodolphus. Da quando aveva avuto quella conversazione con il Signore Oscuro, Rodolphus era cambiato. Era sempre un buon marito con lei, nel senso che non si azzardava proprio a tradirla né tantomeno a metterle le mani addosso per punirla. Ma semplicemente, non era più affettuoso come prima. Era come se avesse compreso che, in fondo, lei apparteneva al Signore Oscuro. Infatti, negli anni, il Signore Oscuro era diventato il suo amante, nonostante si fosse ripromesso di tenerla lontana. L'attrazione tra i due, era diventata troppo forte e tra una missione e l'altra non facevano altro che abbandonarsi alla passione in quella che doveva essere una vecchia casa babbana, a cui, Bellatrix non sapeva perché, il Signore Oscuro era molto legato. Si trovava nel vecchio quartiere, dove si diceva c'era la casa dei Gaunt, degli antenati di Salazar Serpeverde. Essendo il Signore Oscuro l'erede diretto, avrebbe dovuto abitare lì, ma aveva preferito quella antica Villa, dove nel lungo corridoio, campeggiava ancora una vecchia foto di famiglia, dove il ragazzo, insieme a due persone più adulte che dovevano essere i genitori, somigliava tantissimo al suo Padrone. Aveva corti capelli neri corvino, anche se quelli del Signore Oscuro erano ormai brizzolati e grandi occhi neri dalla forma allungata, proprio come quelli del suo Padrone. "Non possono essere parenti", si disse Bellatrix una sera, mentre si rivestiva nella stanza da letto di fronte al suo Padrone. "Devi dirmi qualcosa, Bella?". Bellatrix trasalì. Aveva dimenticato di chiudere la mente e ciò poteva costarle cara. "Io, mi chiedevo di chi sia questa casa...". Lord Voldemort la scrutò a lungo, come per pesare le sue parole, poi disse: "Di mio padre".
 
Bellatrix quasi si sentì mancare. "Non poteva essere... Lui non può essere un... Un...". "Quella sciocca di mia madre poteva avere il meglio. Maghi Purosangue con ogni sorta di dono possibile. Eppure, ha preferito uno sciocco babbano, che non solo non la voleva, ma che l'ha abbandonata nel momento del bisogno... E mi vengono a dire che l'Amore è la Magia più potente! A causa di ciò, mia madre è morta e ha reso me uno sporco mezzosangue. È per questo che ti ho allontanato per così tanto tempo. Non credo che l'Amore renda forti, anzi...". Bellatrix non sapeva cosa dire. Da un lato, avrebbe voluto rassicurarlo, dirgli che non le importava che era un mezzosangue. Ma non era vero. La cosa la ripugnava. Non poteva essere che si fosse davvero accoppiata con un mezzosangue. Si sentiva sporca e delusa. "Mi stai giudicando. Non so nemmeno perché mi sia aperto così con te... Mi rendi debole. Non avrei dovuto concedermi a te... Tu... Sei una falla nel piano per me". Le ultime parole, ferirono Bellatrix come un pugnale. "Io... Mi dispiace ma per come sono cresciuta non posso nascondere che la cosa sia un problema per me... Tuttavia io conosco chi siete e conosco il vostro valore... Non mi importa delle vostre origini. Io vi seguirò sempre, qualunque cosa facciate e... Vi prometto che non sarò una falla nel piano per voi". Lord Voldemort, fece un sorriso tirato. Dopodiché andò vicino ad una vetrinetta, che conteneva ormai solamente una coppa e un diario. Fece per prendere entrambi gli oggetti che mise nelle mani di Bellatrix. "Voglio che tu dia a tua sorella questo diario, come pegno per i suoi servigi. La sua dote di Legilimens mi è stata molto utile. E tu, prendi la coppa e nascondila, dove nessuno possa trovarlo. Non dire niente a Rodolphus". Sul diario era inciso un nome "Tom Orvoloson Riddle", mentre la coppa aveva un grande tasso inciso sopra. "Non chiedere", si limitò a dire Lord Voldemort. "Se sai altro da me, dovrò sul serio ucciderti". Bellatrix arrossì violentemente, non sapeva se per aver ricevuto un altro sorriso tirato da parte del suo Padrone o per la sua minaccia. Fece per andarsene, siccome ormai Rodolphus era solo da ore a casa, ma prima aggiunse: "Grazie per esservi aperto con me, lo apprezzo molto". Dopodiché richiuse la porta alle sue spalle.
 
Rabastan Lestrange si stava dirigendo all’ennesima riunione dei Mangiamorte. Ultimamente, il Signore Oscuro era diventato sempre più paranoico, dal momento in cui Albus Silente, aveva istituito un gruppo di giovani maghi e streghe, chiamato Ordine della Fenice. Quella vita, le stava diventando sempre più stretta, dal momento in cui aveva deciso spontaneamente di non prendere moglie. Essendo il secondogenito, aveva il lusso di scegliere, in quanto era suo fratello maggiore Rodolphus, a dover continuare la discendenza. Peccato, che sua moglie non avesse nessuna intenzione di dargli un erede. La famiglia Lestrange, molto irritata dal comportamento di Bellatrix, si era affrettata a contattare la famiglia Black, che di tutta risposta se ne era lavata le mani, sostenendo che nel momento in cui le figlie di Cignus erano spose, appartenevano esclusivamente al marito e che quindi era il marito a doversi far valere in qualche modo.
 
Durante il compleanno di Bellatrix, dove lei era persa in chissà quali pensieri, Rodolphus aveva cercato di sollevare il problema, ma di tutta risposta Bellatrix gli aveva ribadito che era ormai proprietà del Signore Oscuro e che ormai lui si sarebbe dovuto fare un’amante, se sperava ancora di avere un’erede. Di contro, Rabastan aveva cercato di sedare gli animi, mentre con il pensiero Narcissa Malfoy, esprimeva chissà quali ingiurie contro sua sorella sconsiderata. “Rabastan”, un uomo di circa trent’anni lo stava chiamando poco davanti a lui. Era Regulus Black, cugino delle sorelle Black e fratello di Sirius, che si era appena guadagnato un posto in Grifondoro. “Quanto si è disperata vostra madre? Ho sentito che il fratellino è un cuor di leone e non una serpe!”. Regulus fece una smorfia. “Non me ne parlare… L’ho dovuta sopportare per giorni, insieme a quell’odioso elfo domestico, che non faceva altro che girare disgustato per casa”. Rabastan rise di gusto, mentre insieme al suo nuovo compagno di cammino, si dirigeva verso Villa Rockwood. “Stiamo davvero assistendo ad un mondo capovolto. Famiglie Purosangue Serpeverde per generazioni, che generano Grifondoro. Cognate che non ne vogliono sapere della discendenza familiare… Mi chiedo se il Signore Oscuro possa davvero risollevare la situazione. È così preso da Bellatrix che sta davvero perdendo la bussola”. “Da… Mia cugina?”. Regulus parve sorpreso e a tratti disgustato. “Ma è sposata! Il Signore Oscuro è un Mago potente, ma mettersi contro le tradizioni familiari non gli farà di certo guadagnare punti presso le Famiglie Nobili”. “Hai perfettamente ragione. Infatti non so davvero a che gioco stia giocando. Ma ormai siamo suoi no? Non possiamo di certo tirarci indietro. Ma ormai dovrebbe essere Padrone del Mondo Magico, eppure fatica a prendere davvero una posizione”. Rodolphus parve fermarsi, poi aggiunse: “Bellatrix l’altro giorno si vantava di come il suo Signore, le avesse dato una coppa molto antica, con lo stemma di un tasso sopra, cosa può significare?”. “Hmh”, Regulus parve davvero rifletterci su. “Un pegno per i suoi… Servigi?”.
 
“In effetti, è da un po' che noto che il Signore Oscuro, si circonda di oggetti particolari e in più ho notato che non invecchia di un giorno. È come se… Avesse imprigionato la sua anima da qualche parte”. Disse Regulus con fare solenne. “Che storia è questa?”, chiese Rabastan. “E’ da un po' che indago su questa cosa, una volta gli ho visto mettere in una vetrinetta un vecchio diadema. E da lì ho fatto delle ricerche. Sembra sia possibile avere una chiave per l’immortalità, tramite un Incantesimo chiamato Horcrux”. Rabastan ascoltava il suo interlocutore rapito. “Pensi che la conquista del Mondo Magico sia un diversivo per avere un posto nell’Eternità?”. “Probabile. Ma bada bene a non fare parola con nessuno di quello che ti ho detto. Se il Signore Oscuro sapesse che sto indagando su di lui…”. Molto più indietro, Narcissa Malfoy, insieme a suo marito, stava ascoltando mentalmente la conversazione dei due. “Horcrux. Dunque ho sentito bene l’altro giorno. Devo assolutamente parlarne con Regulus”.
 
Giorni dopo, Narcissa si presentò senza preavviso a casa Black, dove sua zia la accolse a braccia aperte, insieme a Kreacher, il suo fedele elfo domestico. “Devo vedere Regulus, se possibile”. “Ma certo cara, accomodati pure. Kreacher, prepara una tazza di thè alla nostra cara ospite…”. Regulus, accolse Narcissa con un ampio sorriso. “Ci siamo visti soltanto poco tempo fa. Sei scossa che il Signore Oscuro abbia elogiato per l’ennesima volta tua sorella davanti a tutti?”. “Ormai ci ho perso la speranza su questo. Ma devo parlarti urgentemente di una cosa”. “Dimmi tutto”. “Ho sentito la vostra conversazione, quella tra te e Rabastan. E non ho potuto fare a meno di sentire la parola Horcrux”. Regulus sbiancò. “Cosa sai di questo argomento?”. Narcissa fece per sedersi ed estrarre da sotto il mantello un vecchio diario logoro. “Me lo ha dato mia sorella. Dice che il Signore Oscuro in persona glielo ha donato. Un… Pegno per i miei servigi”. Visto che Regulus era più perplesso di prima, Narcissa continuò, “Bene. Non è questo il punto. Il punto è che è un diario. Ma non c’è scritto niente! Bellatrix mi ha pregato di nasconderlo, ma avverto una potente Magia in esso”. “Temi sia un Horcrux?”. “Un Horcrux è un pezzo di anima, nascosta in un oggetto. Ti permette di restare in vita, nonostante colpi mortali”, aggiunse Regulus. “Non saprei. Ma vorrei che lo esaminassi e poi me lo restituissi. Se il Signore Oscuro o peggio mia sorella, sapesse che l’ho dato a te…”. “Tranquilla Narcissa. Sei in buone mani”. “Io non mi fido di lui, Regulus. Mi chiude la mente costantemente. Temo che siamo tutti dalla parte sbagliata”. “Solo il tempo ci dirà quanto”.

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Capitolo 5
*** La falla nel piano ***


Bellatrix era sdraiata vicino a Lord Voldemort, nel letto che un tempo era appartenuto a Rodolphus. I due ormai, non condividevano più alcun legame, se non la loro lealtà al Signore Oscuro. Bellatrix quindi, non aveva perso tempo a far diventare la sua dimora il nuovo Quartier Generale, non soltanto per avere il suo Padrone sempre accanto, ma anche per origliare ogni tipo di conversazione tra Mangiamorte. Per la prima volta, Lord Voldemort si era concesso di sostare accanto a Bellatrix, meditando su chissà quali pensieri. Si erano abbandonati alla passione, dopo che entrambi avevano discusso di magia e di quanto questa avesse influenzato le loro vite. Lui, da orfano era diventato il Mago più temuto di sempre. Mentre Bellatrix, da moglie devota una strega oscura specializzata nella Maledizione Cruciatus. Lord Voldemort adorava come lei torturasse le persone per lui, lo faceva sentire potente. Tutta la rabbia che Bellatrix aveva incanalato negli anni, a causa di un padre rigido e inizialmente per il suo rifiuto, riusciva a sfogarlo al meglio. Era stato cauto comunque, dopo che si era concesso a lei, a dosare bene i loro incontri intimi, in modo che la strega non diventasse troppo sentimentale. La confessione sulle sue origini, non aveva fatto altro che stringere di più a lui l’abile strega che ora, come in una sindrome da crocerossina, era sempre più attenta ai suoi bisogni, quasi avesse un antidoto per alleviare la vergogna della sua condizione.
 
Avevano avuto un rapporto come sempre lento. L’aveva spogliata della veste e aveva cominciato a baciarla su tutto il corpo, provocandole dei gemiti di piacere. Di contro, lui si era fatto toccare, come sempre, dopo che l’aveva fatta sdraiare sul letto e l’aveva massaggiata con le dita, facendole venire un orgasmo vigoroso. Bellatrix l’aveva dunque accarezzato partendo dalla testa fino ad arrivare al suo membro ormai turgido. Dopodiché lui l’aveva penetrata entrando in lei con un colpo secco. Amava guardare la sua strega contorcersi dal piacere e chiedere di aumentare il ritmo affinché venisse nuovamente. “A cosa pensate, mio Signore?”. Ora, Bellatrix era avvinghiata a lui. Era fin troppo vicina e sentiva che le sue barriere difensive si erano abbassate troppo. Fece quindi per darle una spinta per farla spostare in malo modo. “Non approfittartene, strega. E comunque, ripensavo alla coppa e al diario che ti ho dato. Li hai nascosti a dovere?”. Bellatrix, che nel frattempo cercava una posizione comoda, ma spostata dal suo Padrone, rispose: “Certo. Il diario è da mia sorella. Sicuramente lo avrà nascosto e la coppa è al sicuro alla Gringott”. “Mhm”, Lord Voldemort era molto pensieroso. “Pensi che possiamo fidarci di tua sorella? È stata un’ottima Legilimens, ma non è una Mangiamorte e spesso ho pensato non fosse dalla mia parte…”. “Avete dei ripensamenti? In questo caso, posso dirle che mi restituisca il diario…”. “No, lascia che la storia faccia il suo corso. Ma vorrei che la tenessi d’occhio d’ora in poi. Piuttosto, hai parlato con qualcuno degli oggetti che ti ho dato?”. Bellatrix parve pensarci su, poi disse: “Ovviamente no, mio Signore”. Nell’euforia dei festeggiamenti, si era completamente dimenticata che avesse detto a tutti i presenti della coppa e del diario, semplicemente per vantarsi.
 
Gli occhi di Lord Voldemort zampillarono di rosso. Sapeva che stava mentendo. “E allora, dimmi… Perché Regulus Black ha provato a rubarmi una cosa a me preziosa, giorni fa?”. Bellatrix si irrigidì. Il suo Padrone era furioso. Lo notava da come aveva la mascella fortemente serrata e i pugni delle mani chiuse. Erano ancora nudi, quindi lei non aveva la possibilità di smaterializzarsi velocemente nel caso il suo Padrone l’avesse attaccata. Ma anche lui, non era in condizione di lanciare Incantesimi. “Mi-mio cugino? Cosa ha rubato?”. “Per fortuna niente. Ma ha tentato di rubare un medaglione”. “In casa vostra?”. “No! Sciocca ragazza. Il problema è che sapeva esattamente cosa fosse il medaglione!”. La faccia di Lord Voldemort, ora era completamente deformata dalla rabbia. Bellatrix uscì velocemente dal letto e si vestì. Non fece in tempo a smaterializzarsi che il suo Padrone le era già addosso, con la bacchetta puntata verso di lei. “Come aveva fatto a vestirsi così velocemente?”. Non ebbe il tempo di rispondersi, che mille aghi immaginari le si conficcarono nella carne, segno che il Signore Oscuro stava usando la Maledizione Cruciatus su di lei. “Mi hai molto deluso, Bellatrix. Pensavo di fidarmi di te. Il punto è che hai sicuramente spifferato dei miei regali a qualcuno e che questo qualcuno abbia fatto delle ricerche, magari Regulus stesso. Anche se è stato così sciocco da incappare in morte certa…”. Bellatrix nel frattempo, si contorceva dal dolore. “Com’è possibile che riesca a passare così velocemente dalla condizione di amante e torturatore?”. “Perché non ti amo, sciocca!”, Lord Voldemort era riuscito a captare i suoi pensieri. “Ti desidero, questo sempre. Ma amarti… Solo quello sprovveduto di tuo marito poteva. Ma tu hai preferito me. Hai preferito dare la tua vita a me, piuttosto che a lui. Ma ora dimmi, come ha fatto Regulus a sapere del medaglione?”. “Io-io non lo so, lo giuro!”. Bellatrix non riusciva a parlare dal dolore. Finché tutto tornò normale e poté rilassare il suo corpo.
 
“Molto bene. Allora farò una chiacchierata con tua sorella”. “No! Vi prego, uccidetemi piuttosto che torturare mia sorella”. Lord Voldemort rise. “Uccidere la mia migliore allieva? No, sei l’arma più potente che ho contro Albus Silente e il suo Esercito. Ma sei da oggi anche la mia più grande delusione”. Gli occhi di Bellatrix si riempirono di lacrime. Non poteva averlo deluso così. Lui era la sua ragione di vita, non poteva vivere con un senso di colpa così grande. Lord Voldemort nel frattempo, si era smaterializzato a Villa Malfoy, dove Narcissa stava preparando alcuni unguenti utili per suo marito Lucius, che spesso tornava ferito dalle missioni da Mangiamorte. “Buonasera Narcissa”. Una voce metallica si era palesata nella sua stanza. Era quella di Lord Voldemort. Lo trovava ancora un uomo affascinante, anche se i segni del tempo, cominciavano a vedersi. “Buonasera”, rispose calma. Sapeva perfettamente per cosa era venuto. “Sapete tutto, dunque?”, Narcissa cominciò a comunicare con lui mentalmente. “Sì. Tuo cugino sapeva del medaglione. Sai perché lo voleva distruggere?”. Narcissa rimase imperturbabile, mentre Lord Voldemort cercava risposte nella sua mente. Ma Narcissa, non era soltanto una Legilimens straordinaria, quanto una Occlumante esperta. Nemmeno Lord Voldemort riusciva a guardarle veramente dentro. Non solo, riusciva anche a costruire falsi ricordi. E ciò che fece vedere al Signore Oscuro fu questo. Regulus Black che sapeva degli Horcrux fin da quando era ragazzo. Aveva scoperto di essi nel reparto proibito della biblioteca di Hogwarts ed era diventato Mangiamorte, solo per scoprire se il famoso Mago Oscuro, si era appropriato di una tale Magia. Una versione molto banale, ma eroica.
Lord Voldemort, parve molto deluso della versione nella mente della ragazza, anche se leggermente irritato per non averlo saputo prima. “Da quanto tempo sai questo?”. “In realtà molto poco e non da lui. È stato infatti il suo elfo domestico Kreacher a raccontarmi questo, dopo la dipartita del suo Padrone”. E di nuovo, Lord Voldemort, vide un ricordo falso nella mente di Narcissa, dove l’elfo le spiegava il tutto. “Molto bene. Quindi tu sai il mio segreto. Nemmeno tua sorella, nonostante condividiamo il letto, sa degli Horcrux”. “Non lo dirò a nessuno, mio Signore. A patto, che lasciate una volta per tutte mia sorella. Il suo posto è accanto a suo marito”. “E sia. Dopotutto, è soltanto una falla nel piano per me”. Narcissa aveva finalmente ottenuto quello che voleva, anche se non avrebbe mai voluto che Regulus morisse per causa sua. “Rimani con me, Narcissa, i tuoi servigi mi serviranno ancora”. E così come si era palesato, Lord Voldemort si smaterializzò.

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