Buona notte, Severus di Cruel Angel (/viewuser.php?uid=76451)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buona notte, Severus ***
Capitolo 2: *** Sospetti e cure ***
Capitolo 1 *** Buona notte, Severus ***
La notte era calata sul castello e tutti dormivano placidamente.
Hogwarts aveva appena finito di combattere una battaglia, ma non
l’ultima. Erano riusciti a respingere i mangiamorte, ma
sapevano che sarebbero ritornati. Ora però nessuno se ne
preoccupava e tutti avevano spento la luce, per abbandonarsi nel mondo
dei sogni. Solo una rimaneva accesa. Nella torre più alta
del castello, nello studio del Preside. Minerva camminava da almeno
un’ora e non si sarebbe sicuramente fermata. Non riusciva a
credere a ciò che aveva sentito poche ore prima in
infermeria. Il mago più potente al mondo, il suo
più grande amico era morto. Riusciva a pensare solo a
quello, tanto che non si accorse che era entrato qualcuno. Era
così confusa e disperata che lo percepì solo
quando le sfiorò la spalla. Si girò di scatto
mentre un brivido le percorreva la schiena e si ritrovò
faccia a faccia con la persona che avrebbe odiato più di
ogni altra per ciò che aveva fatto. Severus Piton. Rapida
mise una mano sotto il mantello, ma si fermò a
metà strada. Quella figura sempre così
impassibile e indifferente, ora aveva gli occhi cerchiati e rossi ed
era disarmato. Per lei non costituiva un pericolo, ma per Hogwarts
sì. Lo squadrò da capo a piedi e vide che aveva i
vestiti stracciati, era ferito ed era dimagrito tanto che si potevano
contare le costole del suo torace sotto i buchi del vestito. Minerva si
preoccupò molto. Aveva ucciso il suo compagno di vita, ma
per lei e Albus restava sempre Severus Piton, un figlio che non erano
mai riusciti ad avere. In quell’ istante provò
pietà per quell’uomo che aveva combattuto da
entrambi le parti e tenerezza nel vedere che era tornato da lei a
chiederle aiuto.
“Severus, che cosa…” ma non
riuscì a finire la frase che la figura nera si
gettò fra le sue braccia, iniziando a singhiozzare. Minerva
rimase impietrita da quel comportamento. Non era abituata a certi
gesti, ma si riprese quasi subito. Mise goffamente una mano sulla
schiena di Severus e con l’altra gli battè due
volte sulla spalla, in quello che doveva essere un gesto consolatorio.
Ripensò al comportamento di Severus. Lui era tornato ad
Hogwarts rischiando di essere ucciso, solo per essere consolato
dall’unica persona che non lo avrebbe giudicato. Minerva
strinse forte le labbra cercando di reprimere le lacrime. Dopo aver
ripreso il controllo di sé si rivolse all’uomo che
stava ancora singhiozzando fra le sue braccia.
“Severus, cosa ci fai qui? Rischi di essere ucciso”
chiese con voce preoccupata, cercando di allontanarlo piano da
sé, ma invano.
“Perdonami, ti prego, perdonami…” le
sussurrò tra i singhiozzi.
“Oh, Severus…”. Minerva le
posò una mano sui capelli unti, mentre con l’altra
gli circondò le spalle e lo strinse forte in un gesto
affettuoso che non era solito per entrambi, ma che sapevano di volere
da troppo tempo.
“Perdonami, ti prego…non
volevo…ucciderlo” ripeté lui.
“Ora calmati Severus e siediti” gli disse cercando
di tranquillizzarlo. Fece apparire un piccolo divanetto su cui si
sedettero. Minerva allontanò delicatamente il collega e lo
prese per le spalle.
“Ora spiegami tutto, Severus” gli disse decisa, ma
con una nota di gentilezza.
“Io…io…” Piton
prese un profondo respiro cercando di controllare i singhiozzi. Minerva
lo guardava in evidente stato di attesa, cercando di non darlo a vedere
per non mettergli fretta.
“Io…non posso” disse in un sussurro,
quasi sperando che non l’avesse sentito. Minerva rimase
spiazzata.
“Perché non puoi?Siamo soli, non ti può
sentire nessuno se è questo che ti preoccupa”
cercò di convincerlo con tono seccato.
“No, non posso” rispose con tono malinconico
l’altro.
“Perché non puoi?” chiese di nuovo la
professoressa di Trasfigurazione con insistenza, molto più
seccata di prima.
“PERCHE’ NON POSSO!” urlò in
preda alla disperazione Piton, alzandosi di scatto. Minerva lo
fissò con sguardo gelido e si alzò lentamente,
ergendosi in tutta la sua altezza.
“Ora calmati Severus” gli ordinò fredda.
“NO! Non capisci perché non sai niente! La tua
razionale mente non è arrivata al concetto che è
inutile che mi chiedi perché tanto non ti posso dire
niente?!” urlò di nuovo.
“Come osi…” sibilò lei
“ rivolgerti a me a questo modo?” stringendosi nel
mantello color smeraldo.
“Si…io, non riesco più a…a
controllarmi…” si scusò sedendosi di
nuovo e affondando il viso tra le mani. Minerva si addolcì
un poco alla vista della disperazione di quell’uomo. Si
sedette di fianco a lui e gli posò una mano sulla spalla.
Non era il caso di insistere, non ne avrebbe ricavato niente se non
degli urli che avrebbero svegliato qualcuno e poi era veramente stanco.
“Non importa. Ora vai a riposarti, ne hai bisogno”
gli disse pacata, anche se leggermente seccata. Lui annuì e
si alzò stancamente.
“Vai pure nella mia stanza, al secondo piano dello studio.
Non voglio che vaghi per il castello, data la tua situazione. Ti
prenderò delle fasce per le ferite e dei vestiti
nuovi”. Lui annuì nuovamente e si diresse verso la
stanza zoppicando. Minerva aspettò che la porta venne
sbattuta violentemente da Severus. Si girò di scatto verso
il quadro di Silente con uno sguardo di fuoco.
“Che cosa gli hai fatto?”
l’aggredì la professoressa.
“Sei stata molto gentile a prenderti cura di lui”
esordì tranquillo Silente con un sorriso.
“Non cambiare discorso e non prendermi in giro
Albus, non sono una sciocca. Che cosa hai fatto a quel povero
ragazzo?”
“Io non ho fatto nulla, mia cara”
“E allora spiegami come mai è venuto qui a
chiedermi scusa! Perché gli avrai chiesto un altro favore,
un altro dei TUOI favori. Non hai mai capito quanto costava a Severus ,
ma lui accettava sempre! Potevi risparmiargli una vita segnata da
questo incubo.” disse in tono grave “che favore gli
hai chiesto, Albus?” chiese infine. Silente
sospirò pesantemente.
“Non ti sfugge niente, eh?” disse con un sorriso
“Comunque, Minerva cara, non posso dirti niente”.
Basta. Aveva superato il limite. Minerva lanciò un urlo di
collera. Le labbra si ridussero a due sottili linee e il naso le
fremeva. Strinse i pugni fino a farsi sanguinare i palmi.
“Basta con tutti questi segreti, Albus! Mi hai stancato! Io
non so più cosa fare, non so come muovermi! Non
capisci?” urlò lei.
“Minerva, mi dispiace…non
posso…” non riuscì a finire la frase
che un telo nero calò sul quadro con violenza.
“Minerva non fare così…è un
comportamento infantile…”. Silente
sentì un altro urlo di collera e la tende venne strappata.
“Basta Albus! Basta…non ne posso più di
tutti questi segreti! Il TUO è un comportamento
infantile. Adesso non parlarmi e non rivolgerti più a
me” e rimise la tenda sul quadro.
“Minerva, io…”
“No, Albus. Ti avevo detto di non parlarmi e tu essendo stato
un Preside devi servirmi! Quindi stai zitto”.
Seguì una pausa di completo silenzio. Minerva rimase
sorpresa dal suo stesso comportamento. Non si era mai rivolta
così ad Albus. La rabbia l’aveva pervasa e non era
riuscita a controllata, ma ormai non poteva più tornare
indietro.
“Scusami” fu l’ultima parola pronunciata
da Silente. Minerva si accasciò sulla poltrona mentre le
lacrime iniziavano a premere per uscire. Non
riuscì a trattenerle. Mise le braccia sulla cattedra e ci
appoggiò la testa, scoppiando a piangere. Severus aveva
sentito gli urli della McGranitt ed era sceso quando la situazione si
era calmata. Si avvicinò silenziosamente al quadro di
Silente, tolse piano il telo scuro che lo copriva, portandosi un dito
alle labbra facendo segno ad Albus di fare silenzio. Si
avvicinò a Minerva e si sedette su una sedia che fece
comparire, non riuscendo a stare in piedi per le ferite. Si
girò verso il quadro del vecchio Preside e gli disse con la
sua solita voce melliflua:
“Sai quanto dolore le davi con tutte le tue
missioni?”. Albus fece cenno di sì con la testa.
“No, non lo sai” rispose l’altro
scuotendo la testa e inarcando un sopracciglio seccato. Una lacrima
rigò la guancia dell’ex-Preside perdendosi nella
candida barba. Piton si girò e fissò per un
momento la figura della donna, poi le sciolse lo chignon e
iniziò ad accarezzarle i capelli. Poco dopo sentì
i singhiozzi della donna diminuire e il respiro farsi più
regolare. Si alzò faticosamente, fece scomparire la sedia e
ritornò in camera. Minerva si alzò poco dopo e
vide il telo nero per terra, si girò verso il quadro di
Silente e lo vide giocherellare con la barba. Alzò lo
sguardo su di lei e la guardò con dolcezza. Aprì
la bocca per dirle qualcosa, ma la richiuse subito dopo essersi
ricordato la richiesta della nuova Preside, ma non resistette
all’impulso e le sussurrò:
“Stai bene con i capelli sciolti”.
Minerva sbuffò seccata, non disse niente e si
girò infastidita per andare in camera. Aprì piano
la porta e vide la figura nera di Severus dormire tranquillamente per
la prima volta. Sorrise. Fece alcuni passi in avanti e si
sdraiò sul letto al suo fianco, cercando di non pensare alla
dolorosa giornata che l’attendeva, ma alla persona che
dormiva accanto a lei.
“Buona notte, Severus” gli sussurrò
dolce, come una madre che augura la buona notte al figlio.
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