La soglia

di elenabastet
(/viewuser.php?uid=423850)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I° ***
Capitolo 3: *** Capitolo II° ***
Capitolo 4: *** Capitolo III° ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV° ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


LA SOGLIA

 

Rating: passione e amore con qualcosina di hot, paranormale, mistero

Fandom: Lady Oscar.

Note: dopo aver partecipato ai moti del 13 e 14 luglio, Oscar decide di tornare a casa con André che vuole chiarire alcune cose e non abbandonare sua nonna. Ma presto dovranno fare i conti con visite e confronti scomodi, mentre fuori tutto crolla e arriva il vento del Terrore e della Rivoluzione. In parallelo, una giovane donna con un segreto inquietante inizia un nuovo lavoro in un posto interessante ma che può crearle qualche problema. I cinefili riconosceranno qualche riferimento man mano che si andrà avanti.

 

Prologo

“André, hai ragione tu. Torniamo a casa, non possiamo abbandonare tua nonna e devo comunque parlare con mio padre e chiarire la mia posizione!”, disse Oscar, in groppa a Cesar, rivolta all’amato.

“Sono contento che tu voglia fare questo, ma devi essere convinta, non voglio forzarti”, rispose André.

“Te l’ho detto l’altra mattina e l’ho detto anche agli altri Soldati, io ti seguo sempre d’ora in poi, quello che tu mi dici di fare io lo faccio”, disse lei, risoluta.

André sorrise con dolcezza, vedendo la sua indomabile e coraggiosa Oscar mostrargli di nuovo il suo amore.

“Io voglio che tu mantenga la tua libertà e faccia le tue scelte”, disse ad un tratto André.

“Ma io scelgo di stare con te per sempre, perché credo in quello in cui tu credi, amo quello che tu ami e voglio quello che vuoi anche tu”, disse Oscar con dolcezza.

André avvicinò il suo cavallo Alexander a Cesar sopra cui stava Oscar e la abbracciò, baciandola. I due animali rimasero tranquilli, del resto non era la prima volta, in quei giorni, che assistevano ad effusioni dei loro compagni umani, un qualcosa che li rendeva felici.

“Su, andiamo a casa, non vorrei che ci sorprendesse la pioggia”, disse poi André. Era vero, il sole estivo era scomparso e nuvoloni neri ingombravano il cielo.

Arrivarono in vista del cancello di palazzo Jarjayes mentre stavano cadendo le prime gocce d’acqua. Riuscirono a mettere Cesar ed Alexander al sicuro nella scuderia e poi corsero sotto la pioggia, una pioggia calda, da luglio, non gelida come c’era stata fino a giugno mentre montavano la guardia fuori dalla Sala dell’Assemblea nazionale. Una pioggia che Oscar conosceva bene, per quello che le aveva provocato.

Spalancarono la porta di casa mentre un lampo illuminava l’interno: era tutto silenzioso.

“Padre!”, chiamò Oscar.

“Nonna!”, chiamò a sua volta André.

Nessuno rispose. La porta dietro di loro si chiuse sbattendo per un soffio di vento. I lampi illuminarono l’ingresso, lo scalone che portava al primo piano, e l’infilata di stanze in basso. Oscar e André le percorsero: non c’era nessuno in casa, Oscar sapeva che la madre era a Dijon da sua sorella Marianne, ma non aveva idea di dove potessero essere suo padre, la nonna di André, le cameriere Mireille, Lucille e Cecile, e nemmeno Didier, il valletto del generale. Era una cosa molto strana.

“Mio padre è probabilmente a Versailles con Didier”, disse Oscar, “ma non ho idea di dove possano essere tua nonna e le ragazze...”

“Spero non sia successo loro niente, quello che è capitato a Parigi è davvero qualcosa di sconvolgente, nulla sarà più come prima”, disse André, pensieroso. Scontri, sangue, morti… e poi la capitolazione della Bastiglia, con Oscar grande protagonista nell’assedio, a dirigere le cannonate verso la fortezza, che aveva dovuto arrendersi dopo ore di resistenza, durante le quali André aveva temuto più volte per l’incolumità della sua donna.

“Lo avranno saputo?”, chiese Oscar, più a se stessa.

“Credo che le notizie di quella portata viaggino in fretta”, disse André.

“Ci accuseranno di diserzione”, disse Oscar.

“Non conviene, a Parigi ci hanno acclamati come eroi, ti hanno acclamata come una condottiera da leggenda… tu hai lasciato il merito dell’impresa della Bastiglia ad Alain ed Hulin, ma eri tu a dirigere il fuoco e questo nessuno lo dimenticherà mai...”

“André… credo che questa nuova Francia abbia ancora molta strada da percorrere verso la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza. Ma come ti ho detto, io adesso voglio pensare a noi...”

André si voltò verso la sua amata e la abbracciò. Oscar gli aveva rivelato il suo segreto, la sua malattia, la diagnosi del dottor Lassonne e sapeva della situazione del suo occhio ormai quasi cieco. Era sopravvissuto per miracolo agli scontri di quei due giorni, ricordava quando Alain lo aveva portato via durante quella carica, ma era meglio non forzare ulteriormente il destino.

“Certo, Oscar, non verranno a cercarci e a punirci, non temo nemmeno più tuo padre, tanto ormai ci siamo sposati, staremo insieme per sempre”, disse André, iniziando a dare piccoli baci sui capelli di lei, poi scendendo con la bocca sul resto del suo volto, felice finalmente di essere libero di amarla, e di sentire l’amore di lei, appassionato, totale, finalmente venuto fuori.

Oscar apprezzò quei baci, fermandosi un attimo a guardare sulla parete del salotto dove si trovava con André il suo ritratto. Aveva scelto di farselo fare perché sentiva il bisogno di lasciare qualcosa di sé dietro, mentre tutto sembrava precipitare e non sapeva se da un giorno o l’altro ci sarebbe stata ancora. Ora, però quel quadro le dava una sensazione di serenità, era un ricordo ma anche una testimonianza della sua vita, da lasciare alla sua famiglia, che voleva però vedere ancora una volta.

Poi, ad un tratto, notò che c’era qualcosa sul tavolo nell’altra sala dopo.

“Guarda, André, tua nonna ha pensato a noi, ci ha lasciato da mangiare!”

C’erano le specialità di nonna Marie, la quiche lorraine, una torta bretone e un po’ di frutta, con sugose mele su cui si buttò André.

La stanchezza e il dolore di quei giorni era quasi svanita: Oscar sfiorò la mano di André con dolcezza, sapendo e capendo che forse potevano esserci altri bisogni da soddisfare, da parte di lui… ma anche suoi, amava stare tra le sue braccia, gustare il calore del corpo di André, lasciarsi travolgere da una passione intensa e che la travolgeva, la appagava e la completava.

Iniziarono a baciarsi, con dolcezza e passione, con fame di vivere al massimo la loro vita e con volontà di saldare un rapporto che durava da una vita. Salirono le scale continuando a baciarsi ed arrivarono nella stanza di Oscar, passando nel salottino accanto al clavicembalo e al violino, posato nella sua custodia sopra il mobiletto, come l’aveva lasciato lei.

Stavolta, caddero entrambi abbracciati, quasi ridendo, sul letto di Oscar. Le loro uniformi, umide per la pioggia, iniziarono a sparire: André slacciò pian piano la camicia ad Oscar, baciandole la pelle man mano che la denudava, godendo dei gemiti di apprezzamento quando dedicò attenzione ai suoi seni. Non avrebbe mai più rinnegato di essere donna, ma voleva essere donna a modo suo, ed era quello che André amava.

Tutto il tempo del mondo… André voleva avere tutto il tempo del mondo per amarla, avrebbe lottato contro quella diagnosi di sei mesi del dottor Lassonne. Lo giurò a se stesso, mentre godeva il suo piacere, baciandola nei suoi recessi più intimi, sentendola viva, felice, fremente, alla sua mercé. No, non sarebbe morta, lui avrebbe fatto di tutto per tenerla con sé, non poteva lasciarlo così. Fu un’unica cosa con e dentro di lei, la fece di nuovo sua, unendosi ad Oscar.

Lei lo assecondava, lui era parte di lei e della sua vita da sempre: quel calore la faceva stare bene, si sarebbe salvata, non l’avrebbe lasciato solo né avrebbe mai lasciato che glielo portassero via, non c’era vita senza di lui, da nessuna parte. Ogni attimo con lui valeva un’eternità, era un tempo indefinito da amare.

“Con te sento di vivere, con te voglio vivere, tu mi fai sentire viva”, mormorò prima di lasciarsi andare alla passione e accogliere il desiderio pulsante di André. Per un attimo, pensò che forse, prima o poi, con un po’ di fortuna, avrebbe potuto esserci una nuova vita a sbocciare in lei, grazie al loro amore. Un motivo in più per combattere e vivere, no, non doveva finire tutto in sei mesi.

Oscar si strinse ad André, addormentandosi finalmente, dopo quelle ultime giornate di fatica e di pericolo, sentendo il suo sesso impertinente contro la sua coscia, ora tranquillo, il suo cuore che palpitava contro il suo petto, la sua presenza costante.

“Chissà dove sono andati tutti….”, mormorò Oscar.

“Veramente vorrei saperlo anch’io”, disse André mezzo addormentato. Ma ora voleva pensare a loro due, alla loro nuova vita insieme appena iniziata.

 

Inizio così questo nuovo lavoro, sempre in mezzo alle anticaglie, come direbbe qualcuno pensando di offendermi, ma non è così.

Io in mezzo alle cose antiche mi trovo bene, anche se non è vero che sono morte, parlano e ci parlano, raccontano tante storie e io le sento tutte, da molto tempo. Ed anche Mitzi e Leopold, i miei due gatti, sentono questo e cominciano con me questa nuova pagina della mia vita.

Questo è un bel posto, sulla carta: un lavoro da restauratrice, il mio lavoro alla fine, con alloggio presso la dimora che devo restaurare. Un posto da dove sono scappati in tanti, perché dicono che succedono cose strane, anche pericolose. Mi sono arrivate voci sul perché in tanti mollano, voci che non sono leggende metropolitane e io lo so bene.

Io ci vivo con certe cose da una vita, so che sono vere, so che non sono sempre da avere paura, ma a volte sì. Ma capisco chi le teme, e, se anche gli altri sentono qualcosa, non mancheranno le sorprese e i momenti forse non facili e voglio essere ottimista.

Vorrei non convivere con questa cosa, non l’ho scelta, ma c’è e non ne posso fare a meno.

Ho attraversato un viale di ciliegi in fiore, durano pochissimo, come le tante vite brevi spezzate, che a volte tornano in un’altra forma. Ecco la mia nuova casa e il mio nuovo posto di lavoro: questa dimora antica è stupenda, non c’è che dire, certo c’è da lavorare, ma meglio così, ed è una giornata bellissima, c’è il sole, tutto sembra perfetto e. Ma è quando c’è il sole che le ombre si vedono di più e penso a questo mentre chiudo la porta e disfo le valigie. La mia nuova vita è iniziata a qualunque cosa mi porterà e qui c’è senz’altro molto più del solito a cui sono abituata.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo I° ***


LA SOGLIA

 

Rating: passione e amore con qualcosina di hot, paranormale, mistero

Fandom: Lady Oscar.

Note: dopo aver partecipato ai moti del 13 e 14 luglio, Oscar decide di tornare a casa con André che vuole chiarire alcune cose e non abbandonare sua nonna. Ma presto dovranno fare i conti con visite e confronti scomodi, mentre fuori tutto crolla e arriva il vento del Terrore e della Rivoluzione. In parallelo, una giovane donna con un segreto inquietante inizia un nuovo lavoro in un posto interessante ma che può crearle qualche problema. I cinefili riconosceranno qualche riferimento man mano che si andrà avanti.

 

Capitolo I°

“André...”

Oscar si era svegliata da poco e si strinse ad André.

“Sai, da un certo punto di vista è come quando eravamo piccoli e dormivamo insieme”, aggiunse, dando un bacetto leggero sul mento dell’amato.

“Beh, in un certo senso...”, rispose André accarezzandole la schiena in maniera voluttuosa. Non ne aveva mai basta di lei.

“Con te, io sono a casa e il mio cuore ha pace...”, disse Oscar.

André sentì una stretta al cuore. Sapeva della malattia di Oscar, lei era stata chiara, dopo la battaglia alla Bastiglia: doveva curarsi, ma non c’erano garanzie che vivesse a lungo, anzi. Ma dopo aver compiuto il suo dovere, era giunto il momento di pensare un attimo a se stessa, per quanto potesse durare questo attimo.

“Promettimi che non mi lascerai solo, sai che non posso vivere senza di te”, disse André.

“Nemmeno io posso vivere senza di te”, disse Oscar baciandolo. La passione li vinse presto. Certo, forse era solo un’illusione, ma Oscar non sentiva più quelle febbriciattole che l’avevano tormentata per giorni, era dovuta a ben altro la sensazione di calore che la pervadeva fino ad esploderle dentro. Né aveva più gli accessi di tosse con il sangue…

“André, io però sto meglio. Tra le tue braccia mi sento meglio e sto meglio...”, gli disse, facendosi cullare dalla sua tenerezza.

André conosceva i sintomi di una malattia come la tisi, ricordava Oscar che tossiva in fondo al corridoio della caserma o sotto la pioggia, con Alain che lo metteva in guardia sulle condizioni non buone della loro comandante, su quanto fosse pallida e non era solo per la stanchezza. Lei gli aveva parlato chiaro, cercando di non piangere. Non voleva illudersi, sapeva che purtroppo certi mali potevano sembrare andare in remissione, per poi ricomparire più crudeli e gravi di prima. Ma anche lui aveva notato che Oscar stava meglio.

“André, è come se ogni volta che ci amiamo io stia sempre meglio”, disse lei.

André rifletté su queste parole mentre scendeva sul suo volto a coprirlo di baci. Non era solo Oscar che stava meglio ogni volta, ma anche lui. E non era solo il meraviglioso appagamento che subentrava dopo l’eccitazione e il gioco dell’eros, non era solo il poter amare Oscar facendo con lei quello che sognava da una vita. Di colpo, i contorni delle cose che per mesi erano andati sfumando aveva iniziato a diventare di nuovo più nitidi per il suo occhio. Ora, in quella luce di primo mattino, vedeva chiaramente la finestra, le poltrone, la vetrinetta con i libri di Oscar, oltre che il letto dove lui ed Oscar si saziavano l’uno dell’altra. E ovviamente vedeva Oscar, i suoi meravigliosi capelli biondi, i suoi occhi azzurri, il suo volto affilato che adorava baciare e quel corpo che ormai sapeva come adorare e stuzzicare.

“Sai, anch’io sto meglio ogni volta che ci amiamo, vedo anche meglio, sembrerà strano ma è così.”

Si baciarono con passione…

 

Un urlo disumano li scosse facendoli sobbalzare nel letto.

L’urlo degenerò in una serie di singhiozzi disperati, a cui si aggiunsero altri singhiozzi che pervasero tutto palazzo Jarjayes.

“André, ma cosa sta succedendo?”, disse Oscar alzandosi e rivestendosi. André fece altrettanto, erano entrambi preoccupati e anche un po’ spaventati.

Uscirono nel corridoio fuori dalla camera di Oscar: i pianti e le urla continuavano, ora più lontane, ora più vicine, ma non vedevano nessuno.

“Chi c’è?”, disse André, aprendo le varie porte, con Oscar accanto, che aveva armato la pistola. Aprirono le porte delle stanze del signor conte e generale, della signora contessa, degli ospiti, degli antichi appartamenti delle altre contessine sorelle di Oscar. Non c’era nessuno, eppure quei lamenti continuavano.

Ormai era pieno giorno, ma quei singhiozzi rendevano tutto molto inquietante, come se fossero in una notte oscura e tempestosa.

Alla fine, aprirono anche la porta della camera di André, allo stesso piano di quella di Oscar da sempre, con il famoso passaggio tramite il cornicione che nessuno dei due usava più da tanti anni.

Niente, non c’era nessuno.

André si guardò attorno e notò una cosa strana… c’era un quadro appeso alle pareti, un quadro che non ricordava, accanto a quelli soliti con i paesaggi di mare e di campagna che tanto gli piacevano e che negli anni aveva raccolto, unico svago dal suo lavoro di attendente e soldato.

Si tirò indietro, con una strana sensazione di inquietudine. Quel quadro… no, non doveva essere lì, eppure c’era.

Oscar e André salirono al piano superiore, dove c’erano gli altri alloggi della servitù: non c’era nessuno, le stanze erano tutte in ordine come si conveniva ogni mattina, ma le mura vibravano di pianti invisibili.

A quel punto, scesero al piano terreno, dove i pianti e le grida erano più forti. Ma non c’era nessuno, continuava a non esserci nessuno.

“Mi ricorda qualcosa, Oscar”, disse André, “una storia che leggemmo una volta su un Almanacco, quello spirito maledetto che in Irlanda o in Scozia urla fuori dai castelli quando c’è un lutto...” e non disse perché era ancora più inquieto per quello che stava succedendo, sperando che Oscar non avesse notato niente prima in camera sua.

“Ah, sì la Banshee, una di quelle storie che ci terrorizzavano da piccoli. Ma non ha senso”, disse Oscar.

C’era il sole, tanto sole, faceva caldo, eppure era come essere in una storia cupa e gotica, di quelle contenute in quei racconti che vendevano per poco prezzo nelle botteghe dei libri, e che comunque divertivano Oscar e André, anche se ogni tanto ricordavano le paure che avevano avuto da bambini leggendole.

Di colpo, tutto diventò silenzioso e risentirono il cinguettare degli uccellini, i nitriti di Cesar ed Alexander e il rumore del vento.

Oscar e André arrivarono in cucina e lei era lì.

“Nonna!”, disse André.

Marie gli corse incontro e lo abbracciò come non aveva più fatto da quando era bambino.

“Il mio amato nipote, ero tanto in pena per te dopo quello che è successo a Parigi e le notizie che arrivavano. E madamigella, per fortuna ci siete anche voi!”

Marie strinse anche Oscar, quella bambina bellissima che aveva tenuto in braccio appena nata e che ora era la donna che suo nipote amava. Ora capiva tutto, capiva quanto si amavano.

André pensò che sua nonna aveva orecchie in tutti i muri e che quindi avrebbe presto scoperto la natura del suo rapporto con Oscar, anche perché non era una cosa da riuscire a tener segreta.

“Nonna, adesso Oscar ed io siamo sposati...”

Marie guardò il nipote con costernazione e gioia.

“Lo sapevo… non si può fermare il destino, ma quanta sofferenza… l’importante è che tu renda madamigella felice, la dovevi chiamare così fin da subito, così non ti venivano strane idee...”

“Beh, potrei chiamarla così quando dormiamo insieme nonna...”, disse André ridendo, con Oscar che si univa alle sue risate. Era una bella idea, ma era così bello chiamarsi per nome o amore e poi non c’era spesso bisogno di parole.

“André è la cosa migliore che mi sia capitata in questa vita”, disse Oscar e poi aggiunse: “mi sai dire dove sono mio padre e gli altri?”

Marie era a disagio e poi disse:

“Vostra madre è ancora a Dijon dalla figlia, credo che il padrone le abbia detto di rimanere là perché ci sono troppi disordini qui in zona. Le cameriere… se ne sono andate… e il padrone è a Versailles, a corte, è tanto arrabbiato per quello che è successo… arrabbiato e addolorato, dice che non può dimenticare cosa avete fatto...”

C’era di nuovo un’accusa di tradimento a suo carico, Oscar se l’aspettava.

“Quindi sono esiliata da corte?”

“Dicevano che siete un’eroina, una condottiera… ma dovete essere prudenti, potrrebbero farvi del male, ma ora io veglierò su di voi...”

Oscar guardò André, semmai spettava a loro vegliare sull’anziana Marie, ma c’erano altre cose da chiarire.

“Nonna, non hai mica sentito delle urla e dei pianti?”, disse ad un tratto André.

“Ma sì, c’erano, c’era sofferenza, ma poi adesso non li sento più”, rispose lei, “ma per ora il signor conte non credo che vi perdonerà, anche se non vi vuole più fare del male come quella volta.”

Oscar ed André annuirono. Si sentivano meglio con Marie lì e André cercò di non pensare a cosa aveva visto nella sua stanza…

 

Non mi ero accorta ieri arrivando di questa meraviglia a due passi dalla mia nuova casa: un viale di ciliegi di rara bellezza, che in questo periodo è in fiore.

Cammino sotto gli alberi, ammirando i mille fiori, tutti rigorosamente rosa pallido, ricordando cosa simboleggiano in Oriente, la bellezza ma anche gli eroi caduti troppo presto, il coraggio del primo tra gli uomini, il guerriero.

Tanti petali sono già per terra e fanno come un tappeto magico, altri mi cadono addosso, lievi come carezze.

E poi li vedo, come in un flash venuto fuori da un altro momento del tempo, due cavalieri sui loro destrieri, uno biondo, che forse è una lei, e l’altro bruno, giovanissimi, che percorrono questo viale infinito, simbolo della loro vita, di tutto quello che può loro aspettare, bello come sono belli loro.

C’è qualcosa di magico e struggente, che mi stringe il cuore e resto a lungo a bearmi sotto i ciliegi, sapendo che domani sarà già tutto diverso.

Alla fine, giunge il momento di tornare verso casa e mentre mi avvicino la vedo, quella donna anziana che ho intravisto dietro ad una finestra, stavolta è ben visibile, ferma sull’uscio, a guardare anche lei verso i ciliegi, forse ha visto anche lei i due giovani.

Ma ora guarda me e c’è odio nei suoi occhi. Odio e paura, come se potessi fare del male a qualcuno.

“Andatevene!” sibila mentre mi avvicino e vado verso il mio alloggio.

La guardo per un attimo, fa paura, certo, ma non devo spaventarmi e fuggire. L’importante è che non faccia del male ai miei gatti, non devo dargliene l’occasione…

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo II° ***


LA SOGLIA

 

Rating: passione e amore con qualcosina di hot, paranormale, mistero

Fandom: Lady Oscar.

Note: dopo aver partecipato ai moti del 13 e 14 luglio, Oscar decide di tornare a casa con André che vuole chiarire alcune cose e non abbandonare sua nonna. Ma presto dovranno fare i conti con visite e confronti scomodi, mentre fuori tutto crolla e arriva il vento del Terrore e della Rivoluzione. In parallelo, una giovane donna con un segreto inquietante inizia un nuovo lavoro in un posto interessante ma che può crearle qualche problema. I cinefili riconosceranno qualche riferimento man mano che si andrà avanti.

 

Capitolo II°

André si stirò nel letto aprendo gli occhi: Oscar gli dormiva ancora addosso, proprio come quando erano bambini, ma con in più la consapevolezza dell’età adulta e dell’amore che li univa. C’era già una bella luce, faceva caldo, non erano più arrivate notizie da Parigi, sapeva che con Oscar avevano ricevuto una consegna per quello che era successo durante i moti rivoluzionari, dovevano stare a palazzo Jarjayes. Tutto sommato era ancora andata bene, non erano finiti alla prigione dell’Abbazia per tradimento. Chissà come stavano gli altri Soldati della Guardia.

Ma Oscar non avrebbe resistito a lungo chiusa in casa, André lo sapeva. Sbatté gli occhi, era tutto molto nitido, chissà cosa avrebbe detto il dottor Lassonne di quello che gli stava succedendo. Era stato chiaro:

“Purtroppo, André, tu stai diventando cieco, André. Ho letto che forse si possono tentare interventi, ma non qui, in Italia, ma sono rischiosi, con il pericolo di morire.”

E invece le cose erano migliorate… André giocherellò con i riccioli biondi di Oscar, mentre lei si spostò, strusciandosi con un fianco contro il suo sesso, in maniera non certo lasciva ma casuale, ma molto piacevole.

Le cose che gli diceva mentre e dopo che si amavano…

“André, non è… non è niente di quello che mi avevano detto...”, gli aveva sussurrato in un orecchio.

“Di cosa parli?”, aveva detto lui, intuendo la risposta, ma era bello sentirselo dire.

“Dicevano… certe dame di Versailles parlavano dei loro incontri con mariti e amanti e sostenevano che fare questo era sgradevole, disagevole, doloroso, deludente, e che gli uomini erano… beh insoddisfacenti. Invece è tutto bellissimo.”

André aveva sorriso, pensando a cosa aveva dovuto sentire per anni Oscar, per forza che poi gli aveva confessato che preferiva i Soldati della Guardia, grezzi ma almeno con una loro morale.

“Ma grazie...”, le aveva detto, accarezzandole la schiena fino alle natiche, prendendole poi a coppa con audacia, sapendo che a lei piaceva sentire calore e desiderio sulla sua pelle.

“Mi fai il solletico...”, gli aveva detto Oscar, sentendo le dita insolenti di André che accarezzavano uno dei suoi posti più intimi ma che lui aveva imparato a conoscere. La sua rosa la chiamava...

“E direi che ti sta piacendo parecchio...”, aveva detto André, sentendola sempre più umida, mentre lei ridacchiava e poi gemeva.

Si erano amati di nuovo, poche ore prima, ma poi André aveva ricominciato a pensare a quella cosa, in camera sua, anche perché Oscar gli aveva detto:

“Mi piacerebbe che ci amassimo nel tuo letto, che dormissimo anche lì.”

Già. Come avrebbe reagito lei vedendo quella cosa che non doveva esserci, che non poteva esserci?

Doveva chiarire e capire cosa stava succedendo, era davvero strano, più dei silenzi di palazzo Jarjayes che a questo punto sua nonna gli aveva spiegato.

Oscar si svegliò e lo salutò dandogli un bacetto sul mento.

“Che bello svegliarsi con te… ma ti prego di perdonarmi, io vorrei capire cosa sta succedendo a corte e vorrei chiarire con Sua Maestà la mia posizione...”

“Lo capisco, Oscar. Solo, stai attenta a come muoverti, se ti hanno dato la consegna di stare in casa non fare infuriare i sovrani.”

Un nitrito di cavalli e un rumore di zoccoli li scosse.

“Forse abbiamo visite. Tua nonna accoglierà gli ospiti, ma è meglio che scendo...che scendiamo!”, disse lei, quasi dispiaciuta.

“Come vuoi, Oscar!”, disse André abbracciandola ancora un attimo. Ci sarebbe stato presto tempo di amarsi di nuovo e di dimenticare le stranezze della casa.

 

Oscar scese le scale, sentendo i rumori dei suoi passi che risuonavano nella casa come se fosse vuota, con André dietro. Andarono verso la porta ma, guardando verso il salotto, si accorsero che l’ospite era già entrato.

Victor Clement de Girodel era in piedi di fronte al ritratto di Oscar, in silenzio, osservandolo con dedizione e commozione.

“Buon giorno Girodel, è un piacere vedervi.”, disse Oscar.

Oscar non aveva certo dimenticato quello che era successo fuori dall’Assemblea nazionale, quando Girodel aveva accettato di allontanarsi anziché attaccare i deputati. Sapeva quello che il suo ex secondo rischiava, Andrè le aveva comunicato che se l’era cavata per sua fortuna con un bando di allontamento da corte per un periodo di tre mesi, la famiglia reale non poteva certo rinunciare ad un uomo così prezioso e leale.

Girodel fece un cenno con il capo, rivolto al ritratto.

“Madamigella… quanto ho sempre tenuto a voi, da quando vi incontrai quel giorno in quella radura in cui mi sfidaste a duello per non mettermi in imbarazzo in pubblico. La migliore lama di Francia… siete stata una leggenda e lo sarete sempre di più.”

“Girodel, voi mi mettete in imbarazzo”, disse Oscar, “vi ho sempre considerato un soldato leale e un uomo onesto.” Già, ma non era abbastanza per indurla ad amarlo, ma stima sì, questa gliela doveva, soprattutto poi dopo quello che lui aveva fatto per lei.

“Dovevo capire fin da subito quanto era importante André per voi. Un attendente… bastava vedere come lo guardavate, come tenevate a lui e lui quanto vi era devoto… quello era puro amore, non la lascivia che troppi nobili hanno verso la servitù. Non io, si intende.”

Oscar sospirò: Girodel era senz’altro un migliore osservatore di lei stessa, che per anni aveva dato per scontato André, vedendolo come un pezzo di sé e non come un altro, con desideri e passioni che ora amava condividere.

“Vi avrei resa felice, non avrei mai fatto niente per dispiacervi, vi avrei rispettata per come eravate. Vi adoravo con l’uniforme, ma so quanto eravate bella in abiti femminili.”

Già, certe voci erano girate sull’apparizione di quella famosa donna, quella duchessa venuta da un Paese straniero che aveva danzato con il conte di Fersen.

“Girodel, mi spiace essere stata brusca con voi quando vi ho respinto, ma penso che dovreste provare ad essere felice. Siete un uomo affascinante, colto, gentile, coraggioso, leale, sono doti rare e io sono convinta che ci sono donne che vorrebbero un marito come voi.” Oscar pensava veramente questo, sapeva che in giro non c’erano solo emule della marchesa de Merteuil o cacciatrici di dote, ma tante ragazze serie, anche tra l’alta borghesia benestante, che si sarebbero trovate bene con un uomo come Victor. La felicità che provava con André le faceva desiderare che anche altri potessero essere felici.

“Madamigella Oscar, le altre donne non saranno mai come voi. Voi siete unica, vi avrei permesso ogni cosa, di vivere con il vostro André insieme a me sotto lo stesso tetto, di continuare ad essere un soldato, pur di poter stare con voi.”

“Girodel, voi vi meritate una moglie gentile e intelligente, che vi gratifichi. Sarei onorata di partecipare al vostro matrimonio, quando entrambi avremo risolto i nostri problemi con la corte e non solo”, disse Oscar in tono convinto, sentendo che dietro a lei André annuiva e apprezzava la cosa.

“Madamigella mia adorata, voi sarete sempre nel mio cuore. Non ci sarà mai un’altra per me. Mi hanno richiamato a corte, nonostante fossi in esilio, perché le Loro Maestà sono molto preoccupate, soprattutto la Regina, dopo quello che è successo a Parigi, alla Bastiglia e tutto il resto...”

Oscar sentì la voce di Girodel che sembrava spezzarsi. Era come se stesse per piangere, del resto era stata una cosa grossa, uno scontro mai visto quello a cui aveva partecipato anche lei. Per un attimo ricordò i rumori degli spari, il sangue ovunque, le urla, il dolore di quei due giorni che erano stati un momento di vera rottura di un mondo.

“Sono contenta per voi, non vi meritavate l’esilio”, gli disse.

“Il marchese de Lafayette ha preso il comando della Guardia nazionale, adesso li chiamano così i vostri uomini, ma voi sarete sempre l’eroina di quella battaglia. Io vi stimo comunque, non giudico la vostra scelta, anzi vi stimerò sempre, spero solo che la situazione non degeneri...”, aggiunse Girodel, sempre con un tono di dolore lancinante nella voce.

“Siete molto buono. Comunque, io stimo molto Lafayette e ricordo che anche voi lo ammirate”, disse Oscar. Lafayette con i Soldati della Guardia? Non era una cattiva idea. Del resto, lei aveva deciso comunque di lasciare il comando di quel reggimento, voleva vivere quel poco o tanto che le restava con André.

“Voi sarete sempre nel mio cuore e vi amerò per l’eternità e oltre Oscar. Questa vita mi è sempre più pesante e insopportabile”, aggiunse Girodel e si diresse verso l’uscita. Poi si fermò e disse ancora:

“Cercherò di star vicino a vostro padre, è sconvolto, e di farlo ragionare. Basterebbe che capisse in quanti abbiamo tenuto a voi e vi ameremo sempre...”

Oscar avrebbe voluto chiedere qualcosa a Girodel, ma lui si allontanò in fretta, come sul punto di piangere davvero.

“Non pensavo mi amasse così tanto”, disse Oscar.

“Non devi stupirti, non si può fare a meno di provare questo per te”, disse André, anche lui colpito e commosso dalle parole di Girodel.

“Pensa che a corte gli mormoravano dietro, dicevano che aveva le stesse propensioni di Monsieur, il fratello di Luigi XIV”, aggiunse André con un sorriso amaro.

“Ma davvero? I cortigiani sono davvero assurdi”, disse Oscar. Forse avevano messo in giro quelle voci perché Victor de Girodel non faceva il cascamorto dietro alle dame, ma in realtà lui amava la sua comandante e l’avrebbe amata per sempre.

“Speriamo che trovi una moglie saggia e devota”, disse Oscar.

“Come quella che ho trovato io”, rispose Andrè abbracciandola.

“André, siamo quindi confinati in casa. Ma non voglio starmene con le mani in mano… tra l’altro, come stanno Cesar ed Alexander?”

“Andiamo da loro!”, disse André.

Uscirono nel parco, non c’era tanto da fare per arrivare alla scuderia.

Poco lontano c’era una quercia. Di colpo, videro un pezzo di corteccia dell’albero esplodere. Poi un altro pezzo. Qualcuno stava esplodendo dei colpi di pistola nella loro direzione, a poca distanza dal volto di Oscar. Si girarono entrambi, rimanendo per un attimo impietriti dal terrore..

 

La vedo e lei l’ha capito, ha capito che sono diversa dagli altri e forse la mia diversità per ora è un vantaggio.

Non riesce a spaventarmi, anche se in certi momenti, quando mi arriva alle spalle, mentre sono china a rinfrescare le decorazioni dorate delle pareti, fa un certo effetto, soprattutto quando sono sul soppalco, non a livello del pavimento. Forse nemmeno lei capisce cosa le sta succedendo, crede davvero che io sia un’intrusa. Non so chi possa essere, ho fatto delle ricerche, credo che fosse la governante della casa, non la proprietaria.

Non è da sola. Ci sono compagni per Mitzi e Leopold, altri gatti di un momento nel tempo rimasto qui, che ogni tanto vengono fuori dalle pareti, li vedo anch’io, ovviamente, oltre a loro e sono curiosi e non spaventati.

Oggi ho notato che c’era di nuovo lei e ci guardava, incuriosita. Chissà chi pensa chi io sia, qualcuno non passato dalla sua supervisione, che tocca la sua amata casa. Sì, deve essere stata una governante. Io saluto i suoi gatti che giocano con i miei e li coccolo.

Ma non ci sono solo i gatti. C’è anche qualcun altro, qualcuno di spaventoso davvero, pieno di rancore, rabbia e dolore, che sento più che vedere, lo sento che fa vibrare tutto intorno a me. L’ho intravisto in uno specchio e sono sobbalzata, fa davvero paura per quanto è oscuro. Forse qui c’è davvero una maledizione, forse dovrei andare via anche da qui. Ma non riesco, sento che qualcosa mi trattiene e non è solo il lavoro da portare a termine, c’è dell’altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo III° ***


LA SOGLIA

 

Rating: passione e amore con qualcosina di hot, paranormale, mistero

Fandom: Lady Oscar.

Note: dopo aver partecipato ai moti del 13 e 14 luglio, Oscar decide di tornare a casa con André che vuole chiarire alcune cose e non abbandonare sua nonna. Ma presto dovranno fare i conti con visite e confronti scomodi, mentre fuori tutto crolla e arriva il vento del Terrore e della Rivoluzione. In parallelo, una giovane donna con un segreto inquietante inizia un nuovo lavoro in un posto interessante ma che può crearle qualche problema. I cinefili riconosceranno qualche riferimento man mano che si andrà avanti.

 

Capitolo III°

Oscar e André erano terrorizzati e non riuscivano a muoversi, mentre l’intruso che si era introdotto nel parco di palazzo Jarjayes veniva verso di loro, con una pistola spianata nella loro direzione, pronto ad usarlo e loro lo sapevano bene.

Oscar riconosceva quell’uomo, era come un demone uscito dall’inferno, notò che gli anni non erano stati generosi con lui, ma che la crudeltà era rimasta la stessa di oltre dieci anni prima.

“Madamigella Oscar! Siete riuscita a sconfiggermi allora, durante quel vergognoso duello che vinceste con l’inganno, ma ora sono venuto a prendermi la mia vendetta! Pagherete per tutto, donna contro natura!”

Il duca di Germaine, l’assassino del piccolo Pierre, il nobile crudele con il suoi fittavoli, l’uomo che aveva cercato deliberatamente di uccidere Oscar tredici anni prima dopo averla sfidata a duello perché lei l’aveva messo di fronte ai suoi crimini, era di fronte ad Oscar ed André, disarmati e in borghese, nella tenuta di casa Jarjayes, armato della sua pistola.

“Ora pagherete per tutto, la gente come voi non è degna di vivere, è colpa vostra se oggi quegli straccioni hanno alzato la testa e ci minacciano. Ma ora voi morirete… o potrei anche uccidere prima il vostro amante plebeo, depravata che non siete altro! So cosa fate, so cosa siete!”

Oscar guardò André atterrita, all’idea di vederlo morire, sotto tiro di quell’assassino, che non aveva avuto pietà per il piccolo Pierre e non ne avrebbe avuta per loro.

“Due criminali depravati e due traditori, ecco cosa siete...”, continuò il duca di Germaine, prendendo la mira. Oscar cercò di trovare un barlume di lucidità, ricordando cosa aveva sentito dire sul suo avversario, la sua caduta in disgrazia a corte dopo il duello, il fatto che il duca d’Orléans, che aveva per interesse abbracciato la causa dei liberali, l’aveva scaricato senza troppe esitazioni… ora era venuto a vendicarsi, doveva provare a fuggire, doveva, ma solo con André.

“E adesso vi uccido!”, disse il duca de Germaine, in preda ad una follia sempre più evidente, mentre armava la pistola ed Oscar ebbe come un flash nella testa, André che cadeva a terra ferito al petto vicino a lei, no, non doveva succedere.

Il sole era alto nel cielo, ma di colpo si oscurò. Un lampo dall’alto sferzò l’aria e colpì la mano del duca de Germaine, come il proiettile di Oscar anni prima. Lui urlò e imprecò mentre la pistola diventava incandescente e dovette lasciarla cadere per terra, dove si disintegrò.

Il malvagio nobile guardò con odio verso Oscar ed André, e cercò di avanzare verso di loro, pur sapendo che senza la sua pistola poteva avere serie difficoltà con due persone più giovani e prestanti di lui. Ma voleva far loro del male, in qualsiasi modo, bastava colpire uno dei due per annientare l’altro.

Oscar e André indietreggiarono, pronti però a difendersi.

Ci fu un altro lampo dall’alto che colpì il duca di Germaine in pieno nella schiena, dove aveva sparato al piccolo Pierre. L’uomo emise un urlo disumano mentre cadeva a terra, prendendo fuoco, con delle fiamme oscure che lo divorarono non lasciandogli scampo, consumando la sua carne e le sue ossa.

Oscar e André si guardarono, allibiti. Del loro antagonista non era rimasto niente, nemmeno cenere. Era come sparito dal mondo.

Si abbracciarono, in cerca di conforto.

“Ma cosa è successo, André?”

“Bella domanda”, rispose lui. Avevano sognato? No di certo, quel pericolo era stato reale, ne era la prova l’albero scheggiato dal proiettile che era poco lontano da loro.

“C’era il duca de Germaine, voleva ucciderci e poi… ci sono stati quei lampi ed è sparito...”, disse lei.

“Ho visto anch’io, l’ho visto bene”. Era vero, i problemi che aveva all’occhio erano ormai un ricordo, ci vedeva sempre meglio.

“Sembrava una punizione dal cielo”, disse André. Ma come poteva spiegare una cosa del genere? Da tempo, lui ed Oscar sapevano di vivere nel Secolo dei Lumi, che aveva scacciato superstizioni, anche se stranamente alcuni romanzi che parlavano di storie inverosimili erano diventati famosi, come se ci fosse sempre un interesse per certi argomenti. Ma potevano essere materia per i romanzieri, divertenti, certo, anche intriganti, anche inquietanti, ma non reali.

Quello a cui avevano assistito era qualcosa che andava oltre la ragione.

“L’importante è che tu sia salvo...”, disse Oscar. Senza André non poteva vivere.

“Che siamo salvi, sai che non potrei sopportare che qualcuno ti porti via da me...”, rispose André, dandole dei piccoli baci sui capelli. Non riuscivano più a resistere al reciproco desiderio ed amore di stare stretti, di saziarsi l’uno del corpo dell’altra, di condividere piacere, passione e tenerezza.

Entrarono nella stalla, Cesar ed Alexander stavano bene e li accolsero nitrendo gioiosamente, mentre Oscar ed André, rilassati dopo il pericolo corso, si baciavano in maniera sempre più audace.

“André… io avevo paura che ci uccidesse… e quando è svanito in quel modo… spaventoso ma meritato, sono stata contenta, io non ho voluto uccidere il duca anni fa, ma sono contenta che gli sia successo quello. Lo so, è sbagliato.”

“No, è sacrosanto quello che provi. Il duca di Germaine era un essere ignobile, l’assassinio del piccolo Pierre e l’inganno con cui voleva ucciderti non sono state le uniche cose atroci che ha fatto, ha commesso misfatti per anni. Non è un caso che a corte il Re non lo volesse più vedere e che pure il suo ex amico il duca d’Orléans lo avesse scaricato. Oscar, qualsiasi cosa sia successa è bene che il duca de Germaine non possa più fare del male a nessuno. Lui è morto e noi siamo vivi e questo conta. Tu non sei sbagliata a pensare questo, lo penso anch’io e tanti altri”.

Si persero l’uno nelle braccia dell’altra, contro il muro della scuderia, con la fame di voler vivere dopo aver rischiato di morire.

Poi, sazi, si abbracciarono ancora ed Oscar disse:

“André, costi quello che costi ma io vorrei andare a Versailles per vedere le loro Maestà. Alle stranezze penseremo poi.”

“Certo, solo dovremo sistemarci un po’, non credi??”

“Eh certo”, disse Oscar ridendo. Ma fecero in fretta a rivestirsi e prepararsi e partirono a cavallo alla volta di Versailles.

 

Il castello di Oscar non era lontano da Versailles e la strada era ben nota a Oscar e André: notarono che c’erano delle barricate e varie guardie. Ma nessuno li infastidì.

Ad un tratto, girando da un tornante, si trovarono di fronte ad una scena davvero scioccante.

Un gruppo di rivoluzionari aveva rovesciato e dato alle fiamme una carrozza in un prato, come era successo a loro a Saint Antoine. Il cocchiere era in un angolo, bloccato da due donne, a cui stava dicendo:

“Ma lasciatemi andare, sono solo contento che abbiate punito quel bastardo del mio padrone!!! Anzi, potevate farmi partecipare al divertimento!”

Un gruppo di persone si stava accanendo, con bastoni e picche, contro qualcuno per terra, mentre rivoli di sangue scorrevano sotto i loro piedi. Il malcapitato doveva essere ormai morto e in maniera atroce. Per un attimo, Oscar e André pensarono che quella avrebbe potuto essere la loro fine e che erano salvi per miracolo.

Uno degli aggressori, un ragazzo poco più che bambino si staccò dal gruppo e sputò per terra:

“Pierre, ti ho vendicato!”

Poi si guardò attorno e si allontanò veloce.

Il resto del gruppo si tolse pian piano dalla mischia e uno tirò su una picca con sopra un qualcosa che Oscar e André ci misero un attimo a capire cosa era. Una testa umana ed apparteneva al duca di Germaine, lo stesso duca che poco prima aveva tentato di ucciderli, mentre per terra rimase il resto del suo corpo, orrendamente mutilato.

Ma cosa stava succedendo?

Oscar avrebbe voluto dire qualcosa a quel gruppo di rivoltosi, che ignorò lei ed André. Avrebbe voluto inorridire, ma non lo fece. Il duca non c’era più e non avrebbe più fatto del male a nessuno, ma non c’era una spiegazione logica dei due fatti.

André si avvicinò a lei e disse:

“E giustizia è stata di nuovo fatta.”

Ma i misteri stavano aumentando e di nuovo pensò a quella cosa in camera sua. Sì, doveva parlarne con Oscar.

 

Mi sono informata su fatti di sangue avvenuti qui in zona e ho trovato questo, un linciaggio, alcuni giorni dopo la presa della Bastiglia, ai danni di un nobile odiato dai suoi fittavoli e non solo, che pare si divertisse a usare i bambini del popolo come tiri al bersaglio. Altri episodi analoghi sono stati ignobili, ma questo sembra davvero un atto di giustizia.

Sarà lui la presenza terribile che sento qui mentre lavoro? Spero di no, ma forse no, non è lui, perché man mano che vado avanti e lo percepisco, sento rabbia e dolore, non odio.

Ma mentre leggevo la storia di questo nobile sono sobbalzata sulla sedia, leggendo in cosa era stato coinvolto tempo prima della sua fine comunque orrenda. Incredibile… ma allora era tutto vero, non era una storia inventata. Allora lei c’è stata davvero e forse è ancora qui.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo IV° ***


LA SOGLIA

 

Rating: passione e amore con qualcosina di hot, paranormale, mistero

Fandom: Lady Oscar.

Note: dopo aver partecipato ai moti del 13 e 14 luglio, Oscar decide di tornare a casa con André che vuole chiarire alcune cose e non abbandonare sua nonna. Ma presto dovranno fare i conti con visite e confronti scomodi, mentre fuori tutto crolla e arriva il vento del Terrore e della Rivoluzione. In parallelo, una giovane donna con un segreto inquietante inizia un nuovo lavoro in un posto interessante ma che può crearle qualche problema. I cinefili riconosceranno qualche riferimento man mano che si andrà avanti.

 

Capitolo IV°

“Non sento rimorso per quello che è successo al duca de Germaine”, disse Oscar, stringendosi forte ad André nel suo letto, anzi era ormai il loro letto.

“Non vedo perché dovresti”, rispose André, baciandola sulla nuca, “non l’hai ucciso tu. Ha avuto quello che si meritava, una giustizia sommaria, certo, ma non si poteva certo fermare la folla. Ha tirato troppo la corda per anni, inimicandosi troppe persone, anche tra i nobili e non parlo solo di te.”

“Per quell’altra cosa...”, disse Oscar.

“Non c’è una spiegazione logica, non pensiamoci più”, disse André, stringendola ancora più forte. Meglio ignorare le cose che non si potevano spiegare e che spaventavano.

Era ormai giorno ed erano ancora abbracciati, quando sentirono dei rumori provenienti da fuori.

André si alzò e scostò lievemente la tenda, mentre Oscar rideva dal letto.

“Ma cosa fai, pensa se qualcuno ti vede?”

“Oscar, ci sono visite.”

Oscar si alzò e guardò anche lei fuori: era vero, era arrivata una carrozza e lei riconobbe sua sorella Hortense, in compagnia della piccola Loulou, che ormai tanto piccola non era, era molto cresciuta negli ultimi tre anni.

“Andiamo a salutarle!”, disse Oscar.

Oscar ed André scesero, una volta rivestiti, nel salotto: Marguerite de Jarjayes era seduta sul divano guarnito con le rose bianche, mentre Hortense e Lulu stavano su quello con i boccioli del fiore color rosa, due mobili che aveva scelto la signora contessa di persona.

Marguerite parlava con la voce rotta dalla commozione:

“Augustin non vuole parlare di questa storia, non vuole che legga il messaggio che ha lasciato Oscar la mattina del 13 luglio, non entra dove c’è il suo ritratto, non più dal 14 luglio. Dice che non può dimenticare cosa ha fatto Oscar insieme ad André...”

Oscar avrebbe voluto andare ad abbracciare sua madre, ma si trattenne.

Hortense disse:

“Ma è vero quello che si dice, che Oscar ha disertato con il suo reggimento di Soldati della Guardia e si è unita ai rivoltosi, guidando l’assalto alla Bastiglia?”

“Sì, è tutto vero. Per questo, ora a Parigi parlano di lei come di un’eroina da leggenda, anche il marchese di Lafayette le ha reso omaggio. L’ordine del generale Bouillet era ingiusto, ora lui molto malvisto, pur appoggiano ancora i sovrani. Ma noi siamo stravolti da cosa è successo...”

“Ma come si può da nobili prendere le parti di quella marmaglia, ma avete visto madre cosa è successo al comandante della Bastiglia, che fine gli hanno fatto fare?”

“Oscar non ha partecipato a quello...”, rispose Marguerite con un singhiozzo soffocato.

Loulou si alzò in piedi di scatto e disse:

“Ora basta. Zia Oscar… è sempre stata limpida, coraggiosa, forte e non poteva certo massacrare gente inerme come le era stato ordinato. Per me sarà sempre un’eroina e un modello a cui guardare, ha ragione il marchese de Lafayette e non solo lui. Il nonno sbaglia e non è l’unico!”

Poi alzò i tacchi e si allontanò, mentre André annuiva in approvazione ed Oscar era comunque ammirata da sua nipote. Cercò di prenderle una mano mentre passava vicino a lei, ma Loulou andò oltre, dirigendosi verso la sala dove c’era il ritratto di Oscar. Lei le andò dietro insieme ad André.

Loulou arrivò nella sala e rimase fissa a guardare Oscar raffigurata come Marte. Era emozionata e commossa ed Oscar capì in quel momento quanto quella sua nipotina l’amasse da sempre.

“Tu sei una leggenda, zia. Lo sarai sempre, insieme al tuo André e non pensare che io non abbia capito cosa c’è sempre stato tra di voi. Hai avuto tutte le ragioni ad unirti ai rivoluzionari, non potevi sparare contro il popolo di Parigi né dare quell’ordine ai tuoi uomini. Non so cosa succederà di noi adesso, ci mancherai, la mamma vuole andare via, anche le altre zie stanno partendo. Io vorrei avere il tuo coraggio, zia.”

“Non sono poi tanto coraggiosa...”, disse Oscar toccata da quelle parole.

“I giorni che abbiamo passato insieme sono stati i più belli della mia vita.. le nostre avventure estive in Vandea… sarai sempre nel mio cuore, non ti dimenticherò mai e un giorno ci rivedremo, zia, lo so...”, disse Loulou.

“Ma certo che ci vedremo ancora”, disse Oscar, mentre André annuiva. Sapevano entrambi che certi nobili avevano iniziato a lasciare la Francia, dopo lo scandalo della collana e in seguito ad alcuni gravi fatti successivi. I moti a Parigi e la presa della Bastiglia avevano senz’altro accellerato questo.

Loulou guardò il ritratto:

“Ho incaricato mastro Armand di farmi un ritratto miniatura da questo quadro, così rimarrai sempre con me. Ma tu sarai comunque sempre qui” e si toccò il petto.

Oscar abbassò il capo: chissà per quanto tempo non si sarebbero viste. Loulou stava crescendo, magari la prossima volta che l’avrebbe incontrata sarebbe stata una donna ormai.

“Io spero che questo mondo diventi migliore, dopo quello che hai fatto per la Francia, zia. Lo spero davvero”, disse Loulou, allontanandosi.

Oscar era commossa ed André le prese la mano:

“La rivedremo, stanne certa.”

“Ma tra quanto tempo? Forse Hortense ha ragione ad andarsene, la capisco.”

Loulou tornò verso dove era sua madre, che stava parlando con Marguerite.

“Madre, venite via con noi, mio marito è d’accordo. O andate con un’altra di noi sorelle. Noi andremo oltre Manica, a Brighton, così come Marie Anne con la sua famiglia. Clothilde invece vorrebbe andare a Bruxelles o ad Amsterdam, e Josephine e Catherine verso la Spagna. So che il viaggio è faticoso, ma è pericoloso rimanere qui...”

“Io rimango vicino a Sua Maestà la Regina, ora più che mai. Mi ha richiamata a corte, si sente sola...”

Oscar si sentì in colpa: lei se ne era andata via dalla corte e chissà se mai ci sarebbe potuta tornare, la Regina aveva bisogno di un’amica. Doveva tornarci e parlarle, non era tutto perduto. D’altro canto, lei adesso voleva pensare a se stessa e ad André, ma non poteva dimenticare i suoi ideali e le persone a cui era legata e sapeva che il suo amato era d’accordo con lei.

Con André, guardò la carrozza di sua sorella che si allontanava, pensando che quello sarebbe stato il primo di vari addii, presto sarebbero venute anche le altre sue sorelle a salutarla.

Poi, notò che vicino al cancello c’era un altro visitatore.

“Guarda, André, c’è Alain.”

Si avvicinarono: Alain non entrava, era sceso da cavallo, senza più l’uniforme e guardava verso il palazzo della sua comandante.

Oscar ed André lo salutarono affabilmente, André gli diede una pacca sulla spalla e fu come se Alain sussultasse, come con un dolore sordo e André gli chiese scusa.

“Comandante, senza voi due la vita in caserma non ha più senso. Mi dicono che sono un eroe, ma io non sono un bel niente, voi siete stata la nostra eroina, la nostra condottiera, non io. Quel Lafayette con tutta la sua boria non mi piace. Voi sarete sempre diversa e non parliamo di André, il miglior amico che ho avuto. Con voi, sotto i vostri ordini, sarei andato in capo al mondo, avrei combattuto a mille altre battaglie. Me ne vado, spero di trovare un po’ di pace, ma vi porterò sempre nel mio cuore.”

“Dai, Alain, non possiamo perderci di vista così, speriamo di rivederci, lasciaci un indirizzo”, disse André ridendo.

“Voglio andare in un posto dove c’è il mare e dove posso stare vicino a loro due… scelgo loro, ma vorrei stare anche con voi… ma voi siete come una leggenda...”

“Dai, Alain, non esagerare, ti verremo a trovare con Oscar, mi sembra di ricordare che il posto dove andrai è in Bretagna, ti cercheremo, non ti libererai di noi”, disse André emozionato.

“Tanto non troverò mai una donna che mi guarda come lei con te o da guardare come la tua Oscar per te”, aggiunse Alain, “un amore come il vostro nasce solo rare volte nel corso dei secoli… già solo per questo siete indimenticabili.”

“Dai, Alain, ci fai arrossire!”, disse André, mentre Oscar gli stringeva una mano.

Alain scattò sull’attenti, in un ultimo saluto e un lampo di ricordo attraversò la mente di Oscar, l’aveva fatto abbastanza di recente, certo, mentre combattevano tra il 13 e il 14 luglio, era stato lì.

Poi salì a cavallo e si allontanò.

“Lo andremo a trovare, vero?”, disse Oscar.

“Ci puoi giurare”, rispose André.

“Ma Alain ha una fidanzata?”, chiese ad un certo punto Oscar.

“Sai che non l’ho ancora capito? Piace molto a locandiere e ragazze del mercato, questo sì e diciamo che ci sono stati degli avvicinamenti...”

“Lui fa il farfallone?”

“Anche, ma soprattutto incontra delle farfallone… poi ha avuto i suoi problemi e forse non ha molto la testa per divertirsi o per altro”, disse André.

“Speriamo che riesca ad essere anche lui un po’ felice e magari non da solo”, disse Oscar, vedendolo allontanarsi. Alain se lo meritava.

Poi si girò verso André e gli disse:

“Voglio andare a Versailles quanto prima, devo parlare con Sua Maestà la Regina.”

“E io ti accompagnerò.”, disse André.

 

Sento voci, ricordi di cose passate, che alla fine conosco. Strano che il destino e quella cosa che mi crea problemi fin da bambina mi abbia portato proprio qui, vicino a qualcuno di così importante.

Intanto, ho capito che la presenza terribile, quella di cui percepisco il dolore e la rabbia, è legata ad una stanza del primo piano, credo uno studio, dove non si riesce ad entrare. Ma bisognerà metterla a posto, solo che prima devo finire con il piano terra.

Mi sono resa conto, quando vado a fare la spesa non lontano da qui, in un posto dove sembra davvero di essere in un altro mondo rispetto dove vivo, che qualcuno mi guarda strano, sanno dove abito e cosa faccio e certe voci girano. Ma io per ora rimango qui, sempre che me lo lascino fare.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4078748