Un'altra primavera

di Francyzago77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cupido Price ***
Capitolo 3: *** Confidenze ***
Capitolo 4: *** All'Opera ***
Capitolo 5: *** Rinascere ***
Capitolo 6: *** Inviti ***
Capitolo 7: *** Lusso, musica e champagne ***
Capitolo 8: *** Lassù, all'ultimo piano ***
Capitolo 9: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 10: *** Quando le donne fanno squadra ***
Capitolo 11: *** Fiducia ***
Capitolo 12: *** Furia ***
Capitolo 13: *** Notte di primavera ***
Capitolo 14: *** Madre e figli ***
Capitolo 15: *** Fratelli ***
Capitolo 16: *** Sacrificio ***
Capitolo 17: *** In Nazionale ***
Capitolo 18: *** Attesa ***
Capitolo 19: *** Sotto la finestra ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Questa storia nasce come spin off di “Alla ricerca dell’arcobaleno”.

Questa storia è dedicata alle donne, a tutte quelle donne che non fanno rumore, che vanno avanti giorno dopo giorno senza cercare elogi o approvazioni.

È dedicata alle donne che sorridono nonostante il dolore, che non portano rancore e che meriterebbero, forse, qualcosa in più.

Questa storia è una piccola storia, niente di particolare.

Questa storia vuole essere soltanto una timida speranza.

Grazie a chi avrà voglia di leggere o lasciare un commento.

Francy 









 

-Al tuo futuro Mark! – aveva esordito il signor Price con enfasi porgendogli il bicchiere per un brindisi.

Il ragazzo, in imbarazzo, aveva ringraziato con poche parole. Non riusciva ad abituarsi a quelle situazioni di convivialità, nonostante stimasse il suocero l’ambiente di villa Price lo rendeva sempre ancora intimorito.

Quella sera si festeggiava il suo ingresso ufficiale nel calcio importante. Aveva firmato con la Juventus, una delle squadre più blasonate d’Europa. La sua partenza per Torino era ormai vicina.

Chris e suo padre avevano organizzato quella cena alla villa. 

Era una riunione di famiglia perché oltre ai Price c’era la signora Lenders con gli altri tre figli. A sorpresa era arrivato anche Freddie Marshall, sollecitato dal padrone di casa a rimanere con loro.

-Non vorrei essere di troppo – aveva detto il mister tentando di glissare l’invito dell’amico.

-Mi offendo se non ti fermi con noi! – aveva replicato Price – E poi chi meglio di te può illustrare a Mark il gioco delle squadre europee?

In realtà, durante la cena, più che con Mark, Freddie aveva conversato con sua madre, essendo i due seduti vicini.

Anche successivamente, tra il parlare di calcio e far divertire Maya e Johnny, il mister e la mamma di Mark si erano ritrovati sotto il portico da soli.

-Avevo bisogno di uscire un attimo – spiegò la donna infilandosi la giacca perché ormai si era fatto tardi e la temperatura era scesa.

Freddie l’aveva seguita con discrezione, dentro regnava confusione, i ragazzi avevano voluto accendere la televisione, i bambini facevano chiasso e Chris e sua madre stavano discutendo di qualcosa.

-Mi mancheranno molto – esordì lei riferendosi ai nipotini.

-Capisco – disse semplicemente Freddie – non sarà facile. Il legame tra te e Mark è fortissimo, si percepisce chiaramente.

La signora Lenders abbassò lo sguardo, abbozzando un timido sorriso.

-Mina* - proseguì il mister – puoi farcela. 

-Ho altri tre figli che mi tengono impegnata – tentò di giustificarsi non riuscendo però a dire altro.

-Mi hai raccontato tanto di loro – aggiunse Freddie andandole ancora più accanto.

La donna annuì voltandosi per intravedere dalla vetrata Matt e Ted che giocavano con Maya seduti davanti alla televisione mentre Nat si spupazzava il piccolo Johnny.

-Mi hai detto – continuò l’uomo – dei loro sogni, dei loro progetti, delle loro speranze. Ma di te, Mina, non mi hai raccontato nulla. 

-Di me? – tentennò lei imbarazzata – Non ho molto da raccontare.

-E invece – sussurrò Freddie con gentilezza – credo tu abbia un mondo dentro.

Mina si sentì scossa, la presenza del mister da una parte la rassicurava ma dall’altra la costringeva a mettersi a nudo, ad esternare i propri sentimenti.

Riuscì a sorridergli nuovamente, iniziando pian piano a pensare che forse tutto quel mondo andava tirato fuori.



 

*La mamma di Mark non ha un nome nel manga e neppure nel cartone animato quindi sono andata a fantasia! 




 

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Capitolo 2
*** Cupido Price ***


 

 

 

 

-Mi fai ridere Freddie! – lo schernì il signor Price per telefono – Davvero hai bisogno del mio aiuto per poter uscire con una donna! Sembri un ragazzino delle scuole medie! 

Dall’altro capo Marshall bofonchiò qualcosa poi ribatté deciso all’amico:

-Non ti ho chiamato per essere deriso ma perché vorrei un consiglio e magari una specie di aggancio da parte tua.

-Perdonami – lo interruppe l’altro – ma veramente non sei capace di invitare la mia consuocera a cena o a prendere un caffè o da una qualunque altra parte? Ti serve davvero una scusa, devo organizzarti io una serata?

Il tono ironico del signor Price fece innervosire non poco Freddie che replicò alterato:

-Sai benissimo che Mina non è il tipo di donna che acconsentirebbe di uscire subito così, da sola, per un appuntamento! 

Price alzò gli occhi al cielo e continuò:

-Ti ho invitato alla cena di famiglia dell’altra sera e credevo bastasse! Cosa devo fare ora? Mi hai scambiato per un’agenzia matrimoniale? Devo trasformarmi in Cupido?

-No, ma pensavo fossi mio amico! – rispose subito il mister – Se riuscissimo a vederci insieme, non so, anche con tua moglie ad esempio. Potrebbe essere un’idea.

-Mia moglie e la mia consuocera? – scandì bene il signor Price a voce più alta – Il diavolo e l’acqua santa? Ma cosa vai farneticando! Noi quattro a cena insieme? Sarebbe una catastrofe su tutti i fronti!

-Non per forza una cena! – lo contraddisse Freddie – Inventati qualcosa, dai! L’ho buttata là, se non vuoi coinvolgere tua moglie prova a sentire Chris.

-Chris ha ben altro a cui pensare – disse l’altro – la partenza, il trasloco, i bambini. 

Fece una pausa, sospirò, poi aggiunse:

-Freddie o ti sei impazzito o sei innamorato. O entrambe le cose!

Mister Marshall riagganciò la cornetta confidando nell’amico di sempre.

Era preso, dalla sera del matrimonio di Patty e Holly, il pensiero della mamma di Mark non l’aveva più abbandonato. Parlare e ballare con lei era stato non soltanto piacevole ma anche coinvolgente. 

Era gradevole, dolce ma decisa, pareva fragile e invece era forte come una roccia. Ma ciò che più lo aveva colpito era il sorriso di Mina. Quella donna aveva un sorriso speciale, non sapeva spiegarselo ma era particolare e stupendo. 

Forse aveva ragione Price, era tornato un ragazzino alle prese con i primi amori. 

E non sapeva come comportarsi.

A cena, alla villa, Mina gli aveva confidato che tutte le mattine, prima di andare a fare la spesa, si fermava in un localino a bere un caffè italiano.

-Non è molto distante da casa mia – gli aveva raccontato quella sera, sotto il portico di villa Price – è un bar a conduzione familiare, la proprietaria è originaria di Roma. Mi rilassa sedermi lì, bere in tranquillità e poi, con calma, dirigermi al supermercato o in altri negozi. È un momento che ritaglio per me, un piccolo sfizio.

-Ne meriteresti tanti altri – aveva sussurrato Freddie con sincerità.

E così, due giorni dopo la cena, si era recato nei pressi  di quel locale per cercare di incontrarla, desideroso di vederla nuovamente e di parlarci.

La scorse che, entrata nel bar, conversava con la ragazza alla cassa per poi sedersi in uno dei due posti liberi rimasti. Quel locale era veramente piccolo ma ben tenuto.

Dalla vetrata Freddie vedeva i tavolini in legno, quattro in tutto. Una mamma con il bambino occupava il primo a destra, un tizio che leggeva il giornale quello a sinistra e Mina si era seduta in fondo, attendendo la sua ordinazione.  

Molto probabilmente quello era il suo posto abituale, Freddie la osservava tirare fuori dalla borsa qualcosa, forse un pacchetto di fazzoletti o un’agendina. Era proprio un’agendina perché subito dopo la vide prendere anche una penna e iniziare a scrivere. Il mister non cessava di guardarla immaginando cosa potesse appuntarsi così velocemente. Forse era soltanto la lista della spesa.

La cameriera arrivò con l’ordine, lei ringraziò cordialmente rimettendo in borsa penna e agendina. 

Iniziò a sorseggiare il suo caffè. 

Aveva un’espressione serena e tranquilla. 

La guardò un’ultima volta, poi decise di andar via non palesando la sua presenza. Preferì non disturbarla. 

Era consapevole che nella vita di Mina sarebbe dovuto entrare in punta di piedi, senza far troppo rumore.











 

-Mamma, al telefono! – gridò Ted dall’altra stanza – Il signor Price.

Mina lasciò la pentola sul fuoco, guardò l’ora e uscì dalla cucina andando in salone a rispondere.

-La prossima spesa – dichiarò Nat con solennità dirigendosi verso i fornelli – sarà un cordless. Ogni volta che chiama qualcuno è sempre la solita storia!

-Casa nuova è così grande – esclamò Matt divertito – che spostarsi da una stanza all’altra è faticoso! Vi ricordate come stavamo stretti nel vecchio appartamento? 

Ted sorrise annuendo, il villino che Mark aveva comprato loro pareva una reggia e Matt, ad ogni occasione, amava sottolinearlo.

-Cosa vuole il signor Price? – domandò Nat al fratello non guardandolo perché intenta a girare le verdure nella pentola.

Il ragazzo scosse la testa e rispose:

-Non lo so! Mi ha solo detto che voleva parlare con la mamma.

-Sarà successo qualcosa a Chris o ai bambini? – chiese Matt preoccupato.

-Perché sei così catastrofico? – lo rimproverò la sorella voltandosi, muovendo in aria il cucchiaio di legno – Se il signor Price telefona deve essere necessariamente per un brutto motivo? Magari vorrà di nuovo invitarci a cena alla villa!

-Un’altra volta? – Ted era dubbioso – No, impossibile!

-Perché? – replicò svelta Nat – Ora che Mark è prossimo alla partenza, tutte le occasioni sono buone per stare insieme. 

-Mancano ancora due mesi! – sottolineò Matt con forza.

-Passeranno in fretta – disse la sorella con una punta di rammarico – anche i Price avranno voglia di stare con Chris e i nipotini il più a lungo possibile.

Ted, messe le mani in tasca, si avvicinò alla giovane e affermò:

-Per il signor Price prenotare un volo e andare in Italia anche una volta al mese non sarà un problema! Ha pure una casa in Costa Azzurra e il figlio in Germania. Noi, invece, chissà quando potremo rivederli!

-Mark ha promesso che ci pagherà l’aereo! – specificò Matt con decisione – Lui le mantiene le promesse.

-Sì – replicò subito il fratello – ma abbiamo la scuola che non possiamo saltare facilmente e la mamma che deve sottoporsi a controlli e visite mediche. Ora sono io il maggiore e io non la lascio da sola!

-Neanche io! – gridò Matt stizzito.

-Non litigate – s’inalberò Nat – nessuno di noi lascerà mai sola la mamma! Neppure Mark la sta abbandonando, è la mamma stessa a ripeterci che ognuno di noi dovrà trovare la propria strada. 

-E anche se prenderemo strade diverse – aggiunse Ted – saremo sempre uniti.

-Giusto! – asserì Nat ora col sorriso in volto.

-Giusto! – le fece eco Matt – Ma quando andremo noi a trovarli in Italia?

La signora Lenders rientrò in cucina di fretta, aveva la testa altrove, canticchiava.

-Tutto bene? – le domandò Ted mentre la donna invitava la figlia a passarle il mestolo – Cosa voleva il signor Price?

-Oh sì – rispose allegra – tutto benissimo. Il signor Price mi ha invitata giovedì a teatro. Ha dei biglietti per l’Opera.

-L’Opera? – ripeté Matt stupito e incuriosito.

I tre si guardarono ammutoliti perché la mamma mentre armeggiava tra i fornelli cantava sottovoce qualcosa di incomprensibile.

Mina allora spense il gas e annunciò ai ragazzi:

-La Tosca di Giacomo Puccini. Giovedì sera andrò a vederla con i Price e mister Marshall.  

-Tosca? – ripeté Matt – E cos’è Tosca?

-Un’opera lirica – rispose Ted con aria da saccente mentre la mamma si era avvicinata ai ragazzi intenta a dare delle ulteriori spiegazioni.

-Andrai a sentire – domandò allora Nat stupita – quei cantanti che gorgheggiano vestiti in abiti lunghi ed eleganti?

La donna sorrise scuotendo la testa.

-L’opera lirica – tentò di illustrare - è lo spettacolo più completo che si possa vedere a teatro! Unisce alla musica il canto, la storia, i costumi, i personaggi, le scene e, a volte, anche la danza. Nasce dal termine melodramma, è una composizione teatrale in versi, interamente musicata e cantata. 

-Come sai tutte queste cose? – chiese Matt sempre più attonito.

La mamma cambiò espressione, il suo sguardo si velò un poco di malinconia, ma poi con tenerezza rispose:

-Vostro padre adorava la lirica. Una sera, eravamo da non molto sposati, mi portò a teatro. Davano la Madama Butterfly, sempre di Puccini.

-Papà? – ripeté Nat meravigliata e allo stesso tempo incuriosita – Ma l’opera non è roba da ricchi?

-E allora? – la rimproverò Matt svelto – Papà non era povero.

-Risparmiò abbastanza – sottolineò la signora Lenders roteando gli occhi al cielo – per procurarsi quei biglietti. Fu una serata stupenda, conservo ancora il libretto dell’opera! Madama Butterfly, la tragedia giapponese.

-Raccontaci, mamma! – la implorò Nat seguita dagli altri due.

Allora Mina iniziò a narrare la storia, la trama dell’opera, andando poi a prendere il libretto che teneva gelosamente in camera in un cassetto del comodino.

-Ma è tristissima! – esclamò Nat quasi delusa.

-Tutte le opere liriche hanno finali tragici – asserì Ted.

-Anche la Tosca? – chiese Matt.

-Sì – rispose la mamma – ma hanno arie stupende, cantate da professionisti bravissimi. Quando il signor Price mi ha proposto questo invito, non ho potuto far altro che accettare!

-Oltre ai Price ci sarà anche Freddie Marshall? – fu la domanda di Nat.

Mina annuì, sorridendo.

-Non dirmi che anche al mister piace la lirica! – esclamò Ted sghignazzando.

-Certo, sono convinta gli piaccia! – affermò la mamma determinata – Altrimenti perché  verrebbe con noi? 


 

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Capitolo 3
*** Confidenze ***


 

 

 

 

-Cosa? L’Opera! – Freddie si alzò di scatto dall’ampio e comodo divano nel salone di villa Price – Hai preso i biglietti per la Tosca?

Il padrone di casa annuì facendo cenno all’amico di sedersi.

-Tu sei pazzo! – urlò il mister mentre il signor Price continuava a sorseggiare tranquillo il suo cherry – Come ti è saltato in mente di organizzare un’uscita a teatro per vedere l’Opera!

-Sei stato tu ad implorarmi di aiutarti – proseguì serafico l’altro – una cena non era di tuo gradimento e allora ho pensato che il teatro potesse essere perfetto. Avevo da tempo prenotato per la Tosca, per me e mia moglie, non l’avrei persa per nulla al mondo. Quindi sono riuscito a farmi dare altri due biglietti  e poi ho telefonato a Mina. Lei è entusiasta, adora la lirica. Mi sono ricordato che, tempo fa, Chris mi raccontò di questa sua passione!

-Che non è assolutamente la mia di passione – sottolineò Freddie – e tu lo sai benissimo.

-Lo so, lo so – sorrise Price – quante volte mi hai schernito perché andavo ad ascoltare lamenti e gorgheggi! A quanto pare, però, alla mia consuocera piacciono molto e quindi ho colto la palla al balzo.

Marshall si schiarì la voce terminando di bere poi replicò più calmo:

-Che figura potrò fare? Non ci capisco nulla di lirica, di musica classica, di opera in generale! So soltanto che le note sono sette e che la chiave di violino non apre le porte. Rischierò di addormentarmi perché presumo Tosca duri un’eternità come tutte le opere liriche che si rispettino!

-Dunque, tre atti circa due ore – calcolò il signor Price – mettendoci le pause due ore e mezzo?

-Tu sei l’esperto! – disse stizzito Freddie tornando in piedi – Non conosco la trama, mi perderò tra la lingua incomprensibile e le arie noiose.

-Puccini non è noioso! – specificò con forza il signor Price – E l’italiano è una lingua così musicale che, con l’aiuto del libretto con su la traduzione, non ti risulterà ostica.

Il mister sbuffò iniziando a camminare avanti e indietro, tra il divano e la finestra.

-Agli occhi di Mina – sussurrò – rischio di passare per un ignorante. Bella cosa!

-Ti darò qualche ripetizione – sogghignò l’amico andandogli accanto.

-Illuminami! – lo implorò rassegnato Freddie.

Il signor Price, come pronto a spiegare una lezione a degli allievi, iniziò:

-Roma, Ottocento circa. La cantante Tosca ama il pittore Cavaradossi ed è corteggiata dal ministro della polizia pontificia Scarpia. Questi imprigiona il pittore e ricatta Tosca, se la donna non si concederà a lui, Cavaradossi sarà fucilato. Tosca va da Scarpia, scende a patti con lui, si fa dare il salvacondotto per fuggire ma poi lo uccide. Il pittore, secondo i patti con Scarpia, avrebbe dovuto subire una finta fucilazione ma invece viene ucciso per davvero a Castel Sant’Angelo. Tosca, disperata, si getta dal castello e muore. Questa è, a grandi linee, la storia.

-Ma che tragedia! – esclamò Freddie – Due ore di canti per raccontare questa roba? 

-Due ore di meravigliosa musica – sentenziò il signor Price estasiato.

-Che io non capirò – ribatté preoccupato il mister – uscita peggiore non poteva esserci! Che ti è saltato in mente!

Come non ascoltandolo, Price iniziò a cantare tentando di impostare la voce.

-O dolci baci o languide carezze – esordì abbastanza intonato.

-Cosa? – Freddie domandò lentamente – Che stai cantando?

-Mentr’io fremente – continuò l’amico – le belle forme disciogliea dai veli.

-Vedi? Non ci capisco niente! – disse ancora il mister.

-Svanì per sempre il sogno mio d’amore – cantò Price – l’ora è fuggita e muoio disperato e muoio disperato.

-Farò una pessima figura – ripeté Marshall affranto.

-E non ho amato mai tanto la vita – terminò l’altro – tanto la vita!

Fece un lieve inchino e annunciò:

-E lucevan le stelle, atto terzo, aria per tenore.

Ancor più spiazzato Freddie affermò:

-Brancolo nel buio. Aiutami!










 

-Andrai all’Opera con mamma e papà? – ripeté Chris entusiasta e felice.

Era arrivata dalla suocera con Maya e Johnny per una breve visita e aveva appreso quella novità con gioia.

-Tuo padre è stato  molto gentile ad invitarmi – spiegò Mina alla ragazza mentre le versava del tè – ho accettato volentieri anche se ora sono un po’ in crisi per l’abbigliamento. Non vorrei indossare un abito non all’altezza dell’occasione.

-Posso accompagnarti a fare shopping – propose subito con enfasi Chris – abbiamo ancora qualche giorno a disposizione!

La donna si mise seduta e confessò:

-Non vorrei spendere dei soldi inutilmente, per un vestito che indosserò soltanto una volta.

Chris scosse la testa e affermò:

-E invece sono convinta che avrai tante altre occasioni per uscire e divertirti.

-Io? No, dove vuoi che vada! – rispose Mina schietta.

Accertandosi che Nat e i suoi fratelli fossero nell’altra stanza a far giocare i bambini, Chris disse apertamente:

-Magari da qualche parte con Freddie.

-Freddie? – sussurrò l’altra guardando la tazza colma davanti a sé.

-Sì, Freddie – ripeté Chris sorridente – all’Opera ci sarà anche lui. E non è detto che non ti inviterà ad uscire prossimamente. Da soli.

-Ma no – balbettò Mina visibilmente impacciata – cosa vai a pensare!

-Al matrimonio di Patty eravate adorabili insieme – asserì Chris – si capisce che gli sei entrata nel cuore.

-Cosa dici! – esclamò la signora Lenders – Mi ha soltanto fatto compagnia ballando. Tutto qui. E a teatro viene perché amico di tuo padre.

-In tutti questi anni – ribatté la giovane – Freddie non è mai andato all’opera con mio padre! E dire che avrebbe potuto ma che fosse amante della lirica mi giunge nuova. Papà si è girato i migliori teatri del mondo, è un appassionato da sempre. Ma Freddie Marshall non credo proprio!

Mina ascoltò con interesse, giocherellò con il cucchiaino e poi confidò alla giovane:

-Non farti strane idee Chris. Freddie è un’ottima persona, parlare con lui è veramente piacevole, è un uomo serio e rassicurante ma non penserai che tra noi possa nascere qualcosa!

-Perché no! – disse decisa la nuora.

-Perché non è possibile! – ribatté Mina tentennante – Non sono più una ragazzina, sono una nonna! E poi sai benissimo che non sto bene, entro e esco dagli ospedali, ho tre figli a cui pensare e sarei ridicola.

Chris rise e le rispose convinta:

-Non sei vecchia. Se sei una nonna è colpa nostra, ti abbiamo resa nonna giovane. I tre figli sono cresciuti, spiccheranno il volo e non avranno bisogno più di nulla. La tua malattia è sotto controllo, non devi trascurarti e soltanto sottoporti a visite di routine. Tutto è risolvibile. Non saresti ridicola con Freddie accanto anzi, io lo desidererei con tutto il cuore.  

Mina distolse lo sguardo da quello di Chris, la ragazza continuò:

-Come ti sei trovata a parlare con lui? Io credo molto bene. Anche l’altra sera, a cena dai miei, ad un certo punto siete finiti sotto il portico a conversare da soli. 

-L’hai notato subito? – chiese Mina intimidita – Ma è stato così spontaneo, non volevamo lasciare il tavolo ma avevo bisogno di una boccata d’aria e Freddie mi ha accompagnata. Poi siamo rimasti lì più a lungo del previsto.

-Avete fatto benissimo! – asserì Chris contenta.

-Anche Mark lo ha notato? – domandò allora la signora Lenders a bassa voce.

-Mark era talmente preso a parlare con mio padre di Torino e del trasferimento – rispose decisa l’altra – che neppure ci ha fatto caso.

Mina tirò un sospiro di sollievo ma Chris aggiunse:

-Mark non dovrà mettere bocca sulle tue scelte. Se tu e Freddie deciderete di frequentarvi non sarà lui ad ostacolarti, non deve permettersi! E tu Mina, non pensare di rinunciare alla tua vita per via di Mark.

-Stai correndo troppo! – replicò la mamma ora ferma e decisa – Non ho detto che voglio vedermi con Freddie ed iniziare a uscire con lui assiduamente. Sto solo andando a teatro con i tuoi genitori e mister Marshall verrà con noi.

-Molto probabilmente – continuò imperterrita Chris – verrà a teatro perché è interessato a te, come anche alla cena è venuto per stare con te! Non c’è nulla di male Mina! Sei una bella donna, interessante e piacevole.

-Ti ripeto di non farti strane idee! – a questo punto la signora Lenders iniziò ad innervosirsi.

-Scusami ma devo chiedertelo – le domandò invece Chris sempre schietta e decisa – a te interessa Freddie?  

-Oh Chris – Mina ora si sentì sotto interrogatorio – non ho mai pensato di poter avere nuovamente una relazione con un uomo. Non mi sono mai immaginata con qualcuno accanto che non fosse mio marito, da quando lui è morto mi sono occupata dei figli, dei conti da far quadrare, della casa e di mille altri problemi. Non ho mai più avuto tempo né volontà di aprire il mio cuore ad un’altra persona. 

Chris annuì in silenzio, forse era stata troppo brusca e diretta, si pentì di aver insistito tanto. Con affetto però riuscì a dire:

-Forse, se tu però provassi ad aprirlo, non ci sarebbe nulla di male. Perdonami se sono stata molto invadente ma ti voglio bene, non sai quanto!

-Sei tanto cara – sorrise la mamma – non devi scusarti. Hai anche ragione ma non è semplice per me.

La ragazza portò alle labbra la tazza di tè, terminò di bere poi concluse:

-Ora pensiamo alla serata di giovedì. Ti accompagno a scegliere un abito adatto?

-Grazie Chris – rispose Mina – ho proprio bisogno dei tuoi consigli.



 

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Il signor Price canta un pezzetto della celebre aria “E lucevan le stelle” dalla Tosca.

Questo il link per chi volesse ascoltarla interpretata dalla meravigliosa voce del tenore Placido Domingo.

https://youtu.be/5-AF1T4OehM?si=ERhRzTWAiWXRL52v 

 

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Ne approfitto per augurare a tutti voi che leggete, seguite o recensite un sereno e lieto Natale. Il confronto con voi è un arricchimento, siete preziose.

Auguri di cuore!

Francy 

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Capitolo 4
*** All'Opera ***


 

 

 

-Ragazzi, io sto per andar via – annunciò la signora Lenders ai figli entrando in salotto – i Price arriveranno a momenti.

-Mamma! – esclamò Nat distogliendo lo sguardo dalla televisione – Come sei elegante!

Si alzò dal divano raggiungendo la donna, seguita dai fratelli.

-Grazie – sussurrò Mina – questo è l’abito che ho scelto insieme a Chris. Lei dice che è perfetto per l’Opera anche se io mi sento in imbarazzo, non ho mai indossato niente del genere!

-Farai sfigurare la signora Price! – rise Matt compiaciuto.

I tre sghignazzarono, la mamma li redarguì immediatamente.

-Piantatela! – ordinò – I Price sono stati gentilissimi ad invitarmi e darmi l’opportunità di andare a vedere la Tosca. Ci tengo ad essere in ordine dato che l’occasione è importante. Voi invece non fatemi impensierire, tornerò tardi e non voglio trovarvi ancora in piedi, domani c’è scuola!

-Non trattarci sempre come dei bambini! – protestò Ted – Sappiamo cavarcela anche senza di te.

-Tu pensa a divertirti – aggiunse Nat accompagnandola verso l’ingresso.

-Ho cucinato della carne, è nel forno – si raccomandò la signora – basta scaldarla.

-Sì, sì mamma – la rassicurò la figlia.

-Matt non dimenticarti l’interrogazione di storia – proseguì Mina rivolta ora al minore – dopo cena meglio ti metta a ripassare.

-Certamente mamma – rispose il ragazzino.

-L’aiuterò io – aggiunse Ted annuendo.

Sentirono suonare il citofono, i Price erano arrivati.

-Buon divertimento! – ripeterono in coro i tre mentre la donna, per l’ennesima volta, ribadiva della cena, della scuola e del non stare alzati fino a tardi. 

La videro uscire e salire sulla lussuosa auto del signor Price, poi Nat chiuse la porta di casa e gridò:

-Allora fratelli, siete pronti per la nostra serata?

-Prontissimi! – risposero forte gli altri due.

-Bene – dichiarò Ted – telefono per ordinare le pizze? Al diavolo la carne in forno!

-Prendiamo anche le patatine! – aggiunse Matt buttandosi sul divano.

-Quindi tre pizze – riepilogò Nat – patatine, due birre e una Coca.

-E non apparecchiare, mangiamo qui in salone – specificò Matt accendendo la tv.

-Dopo film horror, che ne dite? – propose Ted – Ne danno uno alle ventitré.

-Perfetto! – ammiccò la sorella – Tanto la Tosca è lunga, la mamma non tornerà prima di mezzanotte e mezza, ne sono sicura.

Intanto Matt si era stravaccato sul divano, Nat gli domandò:

-Come farai con l’interrogazione di storia?

-Ripasserò domani mattina – rispose pensando soltanto alla pizza e al film.








 

Davanti all’entrata del teatro, in piedi, Freddie Marshall cercava di scorgere l’auto di Price. Impaziente tirò fuori dalla tasca della giacca un foglio mettendosi a leggere il contenuto per l’ennesima volta.

-Tosca soprano, Cavaradossi tenore, Scarpia baritono – ripeteva come uno scolaretto riguardando lo schema che l’amico gli aveva scritto -  tre atti, ambientata a Roma. Opera di Giacomo Puccini nato a Lucca nel 1858 e morto a Bruxelles nel 1924. No, non mi ricorderò tutto!

Rimise in tasca il foglio nervosamente non rileggendo più neppure la trama riassunta abilmente dal signor Price.

-Ascolterò e starò zitto – rimuginò tra sé e sé – non farò domande e apprezzerò l’intero spettacolo, sperando di non addormentarmi!

Alzò lo sguardo e vide i Price avvicinarsi a piedi, Mina li seguiva, era bellissima ai suoi occhi, non pensò più a nulla.

-Sono molto emozionata – gli confessò la donna quando stavano per prendere posto al teatro – è la seconda volta che assisto a un’opera dal vivo e la bravura degli interpreti di questa sera è notevole.

Freddie, da perfetto cavaliere, attese di vederla seduta poi si sistemò anche lui. I Price si posizionarono subito dopo di loro. 

-Tu – continuò Mina rivolta al mister – avrai assistito ad innumerevoli rappresentazioni!

Marshall deglutì non sapendo cosa rispondere.

-Oh non a molte – tentennò – gli impegni calcistici non mi permettono di venire spesso a teatro!

-Rimedieremo presto – intervenì in soccorso dell’amico il signor Price – ogni volta che andremo a trovare Mark e Chris in Italia potremo fare un salto alla Scala. Milano è a un passo da Torino, potrei farci l’abbonamento! Sarai dei nostri Freddie?

-A Milano? – domandò allibito.

-Ma sì – ripeté Price – la stagione della Scala è ricchissima di appuntamenti. Mina rimarrai estasiata da certe rappresentazioni!

La donna rispose titubante:

-Sarebbe bello ma non credo di poter sostenere spesso i viaggi in aereo e l’Italia non è dietro l’angolo.

-Tutto si risolverà – asserì fiducioso il signor Price – ne sono convinto.

-Certamente caro – s’intromise la moglie con fare affabile – questo trasferimento di Chris in Italia può portarci a sfruttare di più la nostra casa in Costa Azzurra. 

Quindi si voltò e rivolta alla consuocera affermò:

-Mina, tu e Freddie potrete essere nostri ospiti. Da lì si può andare a Torino dai ragazzi e poi girare dove vorrete, io fossi in voi farei una tappa a Venezia è una città così unica e romantica!

La Lenders arrossì di colpo mentre il mister rimase ammutolito.

-Sta zitta – il signor Price ammonì la moglie a bassa voce – così corri troppo!

-Ma questi due non si sveglieranno mai! – puntualizzò la donna – Lui è statico e pacato all’inverosimile, lei è intimidita da tutto e tutti!

-Fatti gli affaracci tuoi! – la rimproverò il marito che poi proseguì cordiale – Mina, se vorrai la nostra casa sarà a tua disposizione come punto d’appoggio per andare a trovare Mark. E anche per andare a Milano alla Scala, a sentire Verdi o Puccini.

-Armani o Valentino – proseguì la Price – Milano è anche la capitale della moda.  

Il marito fece un gesto di disappunto continuando a battibeccare con la consorte mentre Mina chiese al mister:

-Freddie chi preferisci, Puccini  o Verdi?

Marshall trasalì in forte imbarazzo:

-Difficile scegliere – balbettò non sapendo assolutamente cosa rispondere – è come l’eterno dilemma fra Maradona o Pelè! 

Colpita da quella battuta, Mina si mise a ridere chiedendo poi:

-E di Verdi quale opera ti piace di più?

-Quale mi piace di più? – ripeté lentamente per perdere tempo.

-La Traviata! – esclamò provvidenziale il signor Price – Freddie adora la Traviata.

-Anche io – aggiunse Mina – è meravigliosa. 

-Grandiosa – scandì il mister impacciatissimo – con tutti quegli elefanti.

-Ma ti confondi – esclamò la signora Lenders stupita – quella è l’Aida!

Price subito tentò di cambiare discorso:

-Sta per iniziare, mettiamoci in ascolto.

Poi rimproverò sottovoce l’amico rimasto ammutolito:

-Non prendere queste iniziative! Scambiare la Traviata per l’Aida è come confondere un difensore con un attaccante.

-Io mi ricordavo di un’opera di Verdi con gli elefanti – ribatté Freddie sconsolato.

-Ricordavi quella sbagliata – continuò Price – ora segui la rappresentazione e non parlare più!

Seguì senza fiatare tutto il primo atto, buttando spesso però l’occhio a Mina  che, seduta accanto a lui, era rapita dallo spettacolo.

Durante l’intervallo si limitò a far finta di essere interessato ai commenti del signor Price che disquisiva sull’estensione vocale dell’interprete femminile per poi quasi prender sonno nel secondo atto. Soltanto al terzo atto mostrò più partecipazione ma purtroppo se ne uscì con un’ulteriore imperdonabile gaffe chiamando soprano Cavaradossi.

-Te l’ho anche scritto! – sbraitò Price – Cavaradossi è un tenore! Soprano è la voce femminile mentre gli uomini o sono tenori o baritoni o bassi.

-Ho fatto una confusione incredibile – balbettò Freddie come sconfitto.

Ma al termine della rappresentazione Mina era così felice e soddisfatta che anche lui sembrò contento soltanto nel vederla sorridere.

Uscendo dal teatro, mentre i Price si erano un attimo soffermati con una coppia di conoscenti, Mina facendosi coraggio chiese al mister:

-La lirica non è proprio la tua passione, o sbaglio?

-Non sbagli – ammise lui – ho voluto provare ma è stato un disastro. Non riuscirò mai a seguire un’opera dall’inizio alla fine senza sbadigliare!

Mina rise e tentò di consolarlo:

-Devi sapere che per me è così con il calcio. Non ci capisco niente di regole, fuorigioco, rigori e punizioni! Seguo solo le partite di Mark e neppure tutte! 

Allora fu Freddie a ridere e, sentendosi compreso e a suo agio, le domandò:

-Mina, verresti un giorno di questi a prendere un caffè con me?








 

Rientrò in casa che era quasi l’una. 

Trovò Matt addormentato sul divano, la televisione accesa e i cartoni della pizza vuoti in terra. Nat e Ted, seduti sul tappeto, sobbalzarono nel sentirla arrivare.

-Mamma – cercò di giustificarsi Ted – questo film non è ancora finito!

-Ragazzi, a dormire! – esclamò soltanto la donna per poi salire le scale.

-Non ci ha rimproverato? – Nat era stupefatta, guardava il fratello che sembrava non  riconoscere la madre.

I due si fissarono meravigliati quindi Ted svegliò Matt esortandolo ad alzarsi.

Giunta in camera Mina accese la luce, si avvicinò allo specchio e, frastornata ma felice, disse a voce alta rimirandosi stupita:

-Mi ha invitata ad uscire. Freddie mi ha invitata ad uscire.  



 

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Capitolo 5
*** Rinascere ***


 

 

 

 

-Mi ha invitata ad uscire – riferì Mina a Chris per telefono – ci siamo dati appuntamento domani mattina, per un caffè.

-Lo sapevo, lo sentivo – esclamò la ragazza al settimo cielo – lo vedi che avevo ragione! All’Opera ieri sera è venuto soltanto per te!

-Ho scoperto – continuò la signora Lenders – che di lirica non ci capisce niente, si sarà anche annoiato poveraccio! Oh Chris, ho fatto bene ad accettare di uscire con lui?

-E me lo domandi anche? – la giovane era stupita – Certo che sì! 

-Mi sento fuori luogo, inappropriata – continuò Mina – però rifiutare mi sembrava veramente poco rispettoso.

-Tu devi andare – asserì con forza Chris – senza farti troppi problemi. E buon divertimento!

Si salutarono, Chris riagganciò la cornetta. Mark la raggiunse in salone.

-Cosa è successo a mia madre? – le domandò – Siete state al telefono un’eternità!

-Mi ha raccontato del teatro – rispose lei risentita – abbiamo fatto due chiacchiere. La Tosca le è piaciuta molto, è un’appassionata di lirica proprio come mio padre.

Non nominò mai Freddie, limitandosi a dire dello spettacolo che Mina aveva trovato meraviglioso, coinvolgente e ben strutturato.

-Sono felice – ammise Mark con tenerezza – quando mia madre riesce a trascorrere qualche ora in serenità, senza pensare a nulla. Ringrazia i tuoi genitori che l’hanno coinvolta ed invitata ad una serata così importante.

Chris scosse la testa dicendo:

-Per papà è stato un piacere e anche mia madre, nonostante tutto, apprezza la compagnia della tua. 

Mark fece un mezzo sorriso e poi ammise impensierendosi:

-La prossima settimana dovrò accompagnarla in ospedale per quei controlli. Non sono tranquillo per niente Chris! 

-Andrà tutto bene – tentò di rincuorarlo la moglie – la cura sta procedendo per il meglio, non c’è niente di cui preoccuparsi.

-La verità è che mi sento in colpa – affermò il giovane con impeto – partendo mi sembra di abbandonarla.

-No, basta con questa storia! – Chris era ferma e decisa – Tua madre è la prima che non vuole sentirti parlare così! Per lei sarebbe un dolore se tu rinunciassi a quella che è l’occasione della tua vita.

Mark si appoggiò allo stipite della porta e, guardando in alto, dichiarò:

-Ho come l’impressione di lasciarla da sola. I miei fratelli ormai sono cresciuti, sono adolescenti, ma comunque devono studiare e costruirsi un futuro. Se lei dovesse star male, aggravarsi, chi la sosterrà?

-Perché pensare sempre in negativo? – lo interruppe Chris con tono però dolce – Non è detto che invece non accada qualcosa di bello, di inaspettato.

Si fermò, non continuò oltre aggiunse soltanto:

-Mio padre ci sarà per qualunque cosa e anche mia madre. Come pure Danny e i suoi genitori. E anche Ed. Hai dei cari amici Mark, ti vogliono veramente bene, dovresti fidarti di più degli altri e non pensare di risolvere sempre tutto da solo.

Come sempre Chris trovava le parole giuste per placare i suoi impeti. L’accolse fra le sue braccia cercando di non pensare più a nulla.









 

-Buongiorno Freddie, scusa il ritardo – esordì Mina giungendo davanti alla porta del locale a passo sostenuto.

-Sono appena arrivato – sorrise il mister salutandola con cordialità.

Senza troppi preamboli entrarono dentro, prendendo subito posto.

Ordinarono due semplici caffè, la cameriera andò via e Mina, inaspettatamente, fu la prima a prendere la parola:

-Allora sei sopravvissuto alla Tosca? – e si mise a ridere pensando alla faccia di Freddie durante la rappresentazione della scorsa sera.

Si meravigliò di essere stata così  diretta e spontanea ma con lui si trovava a suo agio e non aveva il timore di dire qualcosa di sbagliato.

-Sono vivo e vegeto – rispose il mister con tono divertito – e comunque ho apprezzato la bravura dei cantanti. Dovrò farmi fare un corso accelerato di lirica da Price, magari la prossima volta ci capirò qualcosa in più.

Sorridendo e continuando a tormentare il tovagliolino con le dita, Mina chiese:

-Vi conoscete da tanto?

-Da una vita! – esclamò Freddie all’istante – Eravamo due ragazzini pieni di sogni. Entrambi appassionati di calcio, ci siamo incontrati ai tempi delle scuole superiori.

Incuriosita, la donna si mise in ascolto mentre il mister iniziò a raccontare:

-Suo padre, il nonno di Chris e Benji, sponsorizzava la squadra dove giocavo. Ero il primo portiere, disputammo dei buoni campionati in quel periodo. Diventammo subito amici, lui seguiva tutte le nostre partite dietro al padre, abbiamo condiviso dei bei momenti di vittorie e divertimento. Poi andò a studiare in Europa ma siamo sempre rimasti in contatto. Io diventai il portiere della Nazionale, lui rilevò l’importante società di famiglia eppure trovavamo spesso il modo di sentirci o di vederci. Sono stato il suo testimone di nozze, molte volte ero suo ospite a Londra quando viveva lì. Mi è stato molto vicino quando ho perso mia sorella, dopo una lunga malattia e di conseguenza ho lasciato il calcio giocato.

A quel punto Freddie distolse lo sguardo dalla donna che, sorpresa ma non troppo, sussurrò semplicemente:

-Mi dispiace, non sapevo.

Mina capì all’istante il perché di quella sensibilità, di quella comprensione reciproca, di quel riconoscersi come due anime che sapevano bene cos’era il dolore della perdita. 

Attese senza forzarlo, Freddie ricominciò a narrare:

-Era la mia unica sorella, si ammalò giovane. Aveva alle spalle un divorzio, senza figli e io ero il solo che potevo sostenerla. Abbandonai il calcio quando ancora avrei potuto continuare a giocare ma non ho rimpianti, l’avrei rifatto altre mille volte. L’aiuto dei Price, in quel frangente, fu determinante. Iniziai ad occuparmi di Benji su pressione proprio del mio amico e per me fu come una rinascita. 

Di fronte Mina annuiva, gli disse pacatamente:

-L’essere diventato il mister della Nazionale credo sia stato per te un successo enorme. Te lo sei meritato dopo quello a cui hai rinunciato Freddie. 

Lui scosse la testa e affermò:

-Non devo spiegare a te cosa significhi la parola rinuncia. Ti ripeto che non ho rimpianti.

-Neppure io ne ho – proseguì la signora Lenders – tutto quello che si fa per le persone a cui si vuole bene non può lasciare dispiaceri. Anch’io avevo i miei sogni, la vita me li ha tolti ma ho cercato di andare avanti, se non per me almeno per i miei figli.

-E quali erano i tuoi sogni? – chiese con discrezione Freddie a bassa voce, quasi avendo paura di disturbare.

-I miei sogni? – Mina sorrise – Niente di più semplice che avere una bella famiglia unita. Ho perso mia madre molto presto e mi sono dovuta occupare di mio padre abbastanza anziano per diversi anni. Quando ho incontrato John, che poi sarebbe divenuto mio marito, ho capito subito di essere destinata a stare insieme a lui. Ci siamo voluti bene all’istante, eravamo giovani e felici. 

Mentre raccontava Mina sorrideva, il suo era un sorriso velato non di tristezza ma di nostalgia. 

-Lui lavorava presso una piccola ditta e io come sarta – continuò – con qualche sacrificio mettemmo da parte dei soldi e ci sposammo dopo un anno e mezzo di fidanzamento. Fu un periodo meraviglioso quello, avevamo tutto ciò che si potesse desiderare! Una casa nostra, degli stipendi semplici ma dignitosi e poi, fortemente voluto, arrivò Mark. Credo di non essere mai stata più felice in tutta la mia vita.

In quel momento Freddie colse negli occhi della donna una luce particolare, di gioia e di contentezza. Vedeva in lei l’innocenza che hanno i bambini quando raccontano le loro storie e sono felici per una piccolezza.

-Poi – proseguì pacatamente Mina – mio marito cambiò ditta e fu trasferito fuori città, al nord. Fummo costretti a separarci, vivemmo lontani per un periodo,  Mark era piccolino e mio padre morì quell’anno, non fu semplice gestire la lontananza ma quando John ritornò eravamo più uniti di prima. Passò un anno e nacque Ted e non molto dopo Nat. Volevamo una femmina e anche quel desiderio fu realizzato! Lasciai il lavoro per occuparmi a tempo pieno dei bambini ma fu una scelta consapevole e ben ponderata. Non ci mancava nulla, scoprire di essere nuovamente incinta mi sorprese ma con mio marito accogliemmo con gioia la notizia. Non ero entrata ancora nel terzo mese quando accadde l’incidente. John con il furgone della ditta mentre rientrava in una già calda serata di primavera. Morì in ospedale nella notte, fu fatto tutto il possibile. 

La voce di Mina si era spezzata, lo sguardo altrove.

-I miei sogni – riuscì a sussurrare – si spensero in quella calda notte di primavera.

Freddie rimase in silenzio, pronto ad ascoltare ancora se la donna avesse voluto proseguire a parlare. E invece Mina disse:

-Credo sia inutile continuare, quello che è avvenuto dopo lo sai, la mia storia e quella della mia famiglia la conoscono un po’ tutti.

-Io so soltanto – affermò il mister schietto – che ho davanti a me una donna forte, che ha lottato per garantire ai propri figli un futuro migliore e che ha affrontato la vita con dignità e coraggio.

Mina, quasi in imbarazzo, replicò scuotendo il capo:

-Ho fatto quello che ogni madre avrebbe fatto! Ora vorrei solo vedere i miei ragazzi felici e realizzati, non chiedo altro.

Tornando a sorridere, Freddie dichiarò:

-Mark ormai è sulla buona strada, un contratto con una squadra italiana è un traguardo importante.

Mina annuì e aggiunse:

-Se lo merita tutto! È stata dura anche per lui, non soltanto per me. 

-Adesso – proseguì Freddie fiducioso – sarà più semplice ogni cosa, vedrai. Anche gli altri tuoi ragazzi troveranno la loro strada, li hai ben guidati ne sono convinto!

Mina sospirò e poi continuò a parlare:

-Ted vorrebbe studiare ingegneria, è abbastanza determinato e a scuola riesce bene. Grazie ai guadagni di Mark può iscriversi ad una delle migliori università, terminate le scuole superiori tenterà con l’esame di ammissione, spero con tutto il cuore possa realizzare il suo sogno. Nat è un concentrato di energia, un giorno vorrebbe fare la cantante, l’altro la veterinaria e poi chissà cos’altro! In realtà ha difficoltà di apprendimento, fatica nello studio e avrebbe bisogno di lezioni di recupero e personalizzate. E Matt invece non ha voglia di fare nulla. Passerebbe le giornate fra tv, videogiochi e sciocchezze varie! 

-In fondo è un ragazzino – s’intromise il mister – normale abbia voglia di  divertirsi!

-Ha quasi tredici anni – replicò con forza la donna – non è più un bambino. 

Si accorse di essersi innervosita, si fermò per poi ammettere:

-Forse i miei figli bambini non lo sono mai stati. Mark no di certo, gli altri in parte. Anche a loro, quella tremenda notte di primavera, ha stravolto la vita.    

-Ma non ha impedito loro di fiorire – aggiunse Freddie con tatto – ci sono state e ci saranno altre primavere Mina.

-Certo, la vita prosegue il suo corso – sussurrò lei – tra gioie e dolori e io auguro ai miei ragazzi di fiorire ogni volta e di trovare tante altre primavere migliori.

-Anche per te può esserci un’altra primavera – le disse il mister con delicatezza.

-Per me? – Mina arrossì – Non ho più pensato ai miei sogni, ai miei desideri.

-Vedi – continuò Freddie – anch’io credevo di aver chiuso con il calcio dopo l’abbandono dovuto alla malattia di mia sorella. E invece la vita mi ha dato un’altra opportunità. Seguendo Benji nel suo percorso, ho capito che occuparmi dei giovani calciatori era la mia vocazione. Sono tornato nel giro giusto proprio grazie al lavoro fatto con Price e, in seguito, sono stato inserito nell’ambito della Nazionale. Ho allenato prima i ragazzi dell’under 15 e poi dell’under 19. Ora sto con la Nazionale maggiore.

-La tua è una storia piena d’amore, di dedizione e di coraggio – affermò Mina con sincerità e ammirazione.

-La tua non è da meno – asserì Freddie convinto – anche tu puoi rinascere e vivere una nuova primavera.


Mina, da quel giorno, iniziò ad incontrarsi tutte le mattine con Freddie. 





 

^^^^^^^^^^^^^

Nel manga Freddie Marshall si ferma all’under 19, io l’ho promosso a mister della  Nazionale maggiore! Ma questo è il mio “universo alternativo”come sapete bene! Grazie di cuore a chi sta dando una possibilità a questa storia!

Francy 

   



 

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Capitolo 6
*** Inviti ***


 

 

 

 

-Ricapitoliamo Mina – disse la mamma di Danny all’amica con enfasi, mentre erano sedute fuori, nel grazioso giardino di casa Mellow – vi siete incontrati al matrimonio di Holly e Patty e avete ballato insieme. Poi, in seguito a villa Price, avete conversato piacevolmente per tutta la serata. Siete andati all’Opera con i tuoi consuoceri e successivamente lui ti ha invitata una mattina a prendere un caffè. Da lì avete iniziato ad uscire insieme, ogni giorno. Ora Marshall ti propone una cena, sabato sera, e tu sei indecisa. Ancora non gli hai dato una risposta! Che aspetti a dirgli di sì!

-Quindi, secondo te, dovrei andare? – chiese Mina insicura.

-Di corsa! – rispose subito la Mellow – Cosa ti blocca, non capisco! Con lui ti trovi bene, in sintonia, è un uomo tranquillo e rassicurante, ha intenzioni serie quindi vai e buttati!

Mina sorrise ma, titubante, replicò:

-Ne sto parlando con te e non con Chris perché lei è una ragazza ed ha tutto l’impeto della gioventù, mentre tu sei mia coetanea e dovresti essere più ragionevole e pacata e invece mi stai consigliando di fiondarmi in questa storia!

-Perché è giusto così – affermò forte l’amica – non sentirti una vecchia, puoi tornare a vivere certe emozioni Mina! Non sarà l’amore dei vent’anni che ti scuote forte e ti fa sognare ad occhi aperti ma sarà un amore maturo che potrà accompagnarti per un tratto del cammino donandoti serenità e gioie.

-Vorrei fosse così facile – ribatté la Lenders sgranando gli occhi – ma devo tenere conto dei miei figli, non posso decidere tutto da sola.

-Sbagli! – la interruppe subito l’altra – La decisione spetta principalmente a te, loro si adegueranno. Freddie conosce benissimo la tua situazione familiare, cosa pensi che non possa affezionarsi ai tuoi ragazzi? È abituato a stare coi figli degli altri, Benji è praticamente cresciuto con lui!

-Ma invece Mark... – provò a dire Mina subito fermata dalla Mellow che gridò:

-Mark non lo devi calcolare. Non vive più con voi, da un pezzo. E ora è in partenza, lascialo andare a Torino, che rimanga lì.

-Come posso escluderlo! – esclamò sbalordita Mina.

-Tornerà per accompagnarti all’altare! – ammiccò sorridente l’altra.

-Sei peggio di Chris! – replicò la Lenders allargando le braccia – State correndo alla velocità della luce.

-Se la cosa funziona, perché aspettare? – chiese l’amica – Prima dovete capire, tu e Freddie, fin dove volete spingervi. Poi ne parlerai con i tuoi tre figli, che vivono con te e hanno la priorità di sapere rispetto a Mark che potrà essere messo al corrente per ultimo. 

-Ti ricordo – sottolineò Mina – che mi ha proposto un invito a cena e non di sposarlo!

-Un invito a cena al Towers – chiarì bene la Mellow – uno dei migliori ristoranti della città. Quando un uomo porta una donna al Towers è perché ci tiene a lei. Non mi stupirei se, ad un certo punto della serata, tirasse fuori l’anello.

Arrossendo di colpo, Mina dichiarò:

-Non mi confiderò mai più con te! Tanto valeva parlarne con Chris.

L’altra scoppiò a ridere, dicendo:

-La verità è che siamo così felici per te, ecco perché entrambe ti vorremmo vedere già sposata con il mister!

Scuotendo la testa, Mina sussurrò:

-Una cena al Towers, chi l’avrebbe mai pensato?









 

-Una cena al Towers – ripeté Freddie all’amico Price – secondo te ho fatto bene ad invitarla lì?

Il signor Price, mani in tasca, si spostò verso la finestra e ridacchiò dicendo:

-Quando un uomo porta una donna al Towers è perché ci tiene a lei. Hai preparato l’anello?

-Ma che ti salta in mente? – sbraitò il mister – Stai correndo troppo.

-Non fai sul serio? – chiese di scatto l’altro con ironia.

-Certamente – rispose veloce Freddie – ma prima voglio essere sicuro dei sentimenti di Mina e poi ci sono altre problematiche da risolvere.

-Quali? – domandò Price interessato.

-Quali? – ripeté Marshall sbalordito – Non te lo immagini? I suoi tre figli. Se non andassi loro a genio? Se mi vedessero come un usurpatore o un ladro di madri?

A quel punto Price scoppiò a ridere, poi affermò:

-Io adoro quei tre ragazzi e sono certo che con te si troveranno bene, potrai essere per loro un punto di riferimento. Col mio Benji hai fatto un ottimo lavoro!

Gli diede una pacca sulla spalla ma Freddie replicò:

-E Mark? Come la mettiamo con Mark?

-Oh Mark! – esclamò il signor Price sempre più divertito – Lascialo partire per Torino, dove sarà tranquillo, buono e lontano. Tornerà per accompagnare la mamma all’altare!

Il mister balbettò qualcosa ma l’amico lo precedette chiosando:

-Io mi prenoto come tuo testimone, Maya e Johnny porteranno le fedi. Che ne dici?

-Dico che stai correndo troppo! – Freddie era imbarazzatissimo – Ho soltanto invitato Mina al Towers, tutto qui. Una cena e un brindisi con champagne.

A quel punto, alzando il braccio come avesse in mano un bicchiere, il signor Price iniziò a cantare:

-Libiamo, libiamo amor fra i calici più caldi baci avrà!

-Ancora con la lirica! – borbottò Freddie sconsolato.

-Questo – spiegò l’amico con solennità – è il celeberrimo brindisi dalla Traviata di Giuseppe Verdi.

Il mister annuì disinteressato poi aggiunse:

-Io vorrei solo che Mina non si sentisse a disagio al Towers, chissà se accetterà il mio invito, chissà cosa avrà pensato! È una donna così dolce ma anche ferma e riflessiva.

Schiarendosi nuovamente la voce, il signor Price intonò:

-La donna è mobile qual piuma al vento, muta d’accento e di pensiero. È sempre misero chi a lei s’affida, chi le confida mal cauto il cuore.

Freddie si portò una mano alla fronte, l’altro annunciò:

-Dal Rigoletto, sempre del Maestro Verdi.

-E basta! – s’inalberò il mister – Basta prendermi in giro! Almeno dimmi qualcosa per incoraggiarmi.

Spalancando le braccia Price cantò a voce piena:

-Dilegua, oh notte, tramontate stelle, tramontate stelle, all’alba vincerò, vincerò, vincerò! 

-La so, questa la so – urlò Freddie guardandolo negli occhi – è Vincerò, cavallo di battaglia di Luciano Pavarotti.

Sogghignando, l’amico lo corresse:

-Nessun dorma, aria dalla Turandot di Puccini. Per la precisione.

-La conoscono tutti come vincerò – replicò Freddie con sufficienza – anche i miei ragazzi.

-Cioè? – domandò Price stavolta curioso e interessato.

-La cantiamo nello spogliatoio – confessò il mister – prima di ogni partita!

Risero entrambi, proprio come due vecchi amici complici.









 

Quel sabato Chris tornò a casa in fretta e felice. Guardò l’ora, Mina sarebbe andata al Towers con Freddie, sicuramente si stava già preparando per uscire. Non la chiamò per non disturbarla, erano rimaste d’accordo di sentirsi il giorno dopo.

Andò in cucina dove trovò la tata che stava facendo mangiare Johnny. Maya era nel salottino a vedere i cartoni.

-Puoi andare – disse sorridendo alla donna – sono rientrata, ho concluso tutti i miei giri, ora ci penso io al mio piccolino.

-Rimarrò per l’intera serata – affermò l’altra con modo affabile – penserò io alla cena e a far addormentare i bambini.

Chris si stupì ma non fece in tempo a risponderle perché si sentì chiamare.

Voltandosi vide Mark, elegantissimo in completo scuro, cravatta e camicia inamidata.

-Hai un impegno con la squadra? – balbettò la ragazza sapendo quanto il marito fosse allergico a un certo tipo di abbigliamento.

-No – chiarì con tono deciso Mark sorridendole – con te.

Stupita Chris gli fece cenno di spostarsi nell’altra stanza, lui, prendendola per mano, le chiese:

-Che giorno è oggi?

Entrata in salone e guardandolo meravigliata lei rispose:

-Oggi è il nostro anniversario ma non pensavo tu volessi festeggiare. 

-Sbagliato! – esclamò Mark divertito – Hai visto che sorpresa? Vai a prepararti che ti porto a cena fuori. La tata rimane fino a tardi, volendo può stare anche a dormire.

-Ma che meraviglioso regalo! – sussurrò Chris attonita ma felice – E io amo questo tipo di sorprese.

-Da adesso ce ne saranno tante – aggiunse lui premuroso – voglio darti il meglio.

Le mise una mano fra i capelli  per poi baciarla delicatamente.

Chris corse in camera a cambiarsi, contentissima.

Uscirono dopo una buona mezz’ora salutando i bambini rimasti a giocare con la tata.

Anche Chris era bellissima, elegantissima e raggiante.

Mark le aprì lo sportello dell’auto, lei entrando gli disse:

-Mi sorprendi sempre di più questa sera!

Messosi alla guida Lenders replicò:

-Ormai sono un giocatore di serie A, a breve partiremo per iniziare una nuova vita e ti prometto che di serate come questa ce ne saranno tante. E lo racconterai a quel borioso di tuo fratello in che modo ti ho fatto festeggiare il nostro anniversario! Come dice tuo padre? Cena e champagne!

Chris scoppiò a ridere di cuore.

-Vuoi imitare papà? – gli domandò divertita.

-Stiamo andando in un posto – continuò Mark annuendo – che mi farà guadagnare mille punti nella classifica personale non solo di tuo padre ma anche di tua madre.

-Oh dai – Chris continuava a sghignazzare – con papà non ne hai bisogno, per lui sei già molto in alto! Per la mamma però ti do ragione, dimmi dove andiamo!

-Sappi che ho prenotato perché voglio far felice te – asserì lui ora più serio – ma, se posso fare una bella figura con i tuoi genitori, ne sono anche fiero. Ci tengo a far capire loro che non sono sempre il solito Mark, quello delle maniche arrotolate e dei panini alla tavola calda! Anch’io sono capace di vestirmi elegante e offrirti una cena in un locale di lusso.

-Mi stupisci – disse Chris con gioia – e ti adoro anche per questo! Vuoi dirmi però ora dove stiamo andando?

Fissando la strada e tenendo strette le mani sul volante, Mark annunciò con classe:

-Al Towers!






 

^^^^^^^^^^^

Questa volta il signor Price si cimenta in tre famosissime arie:

Libiamo, dalla Traviata di Giuseppe Verdi;

La donna è mobile, dal Rigoletto di Giuseppe Verdi;

Nessun dorma, dalla Turandot di Giacomo Puccini.

 

Il Towers è un ristorante di Tokyo che ha una vista mozzafiato sulla città (almeno così ho letto e visto sul web). Volevo dare l'idea di un posto di lusso, diamo spazio all'immaginazione...non ci sono mai stata! 

Grazie ancora a tutti!

Francy 

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Capitolo 7
*** Lusso, musica e champagne ***


 

 

 

 

-Al Towers? – ripeté Chris con tono di voce misto a stupore, paura e curiosità.

-Sì, proprio al Towers – affermò fiero e compiaciuto Mark continuando a guidare.

-No, non possiamo andare al Towers – scandì bene allora lei – proprio questa sera!

-E invece andremo lì – ribadì Lenders sorridendo – è il nostro anniversario ed è il luogo più appropriato per festeggiare.

Iniziando ad agitarsi sul sedile, quasi volesse scappare, Chris implorò:

-Non andiamo, ti prego! Torniamo a casa.

-Ma che ti prende? – domandò subito Mark basito – Per una volta che ti porto in un posto di lusso, di classe, per una ricorrenza importante, non vuoi venire?

Arrossendo, non sapendo cosa dire o inventare, la giovane balbettò:

-Noi non siamo una coppia da Towers, siamo da locali semplici, alla buona.

Mark sbatté con forza una mano sul volante, imbestialito.

-Non è così! – tuonò – Io voglio condurti nei migliori posti del mondo Chris! Tornerai a fare la regina e stasera vedrai cosa ho organizzato. 

-Ma a me – sussurrò la ragazza – basterebbe una piccola cena, senza pretese, anche in  una paninoteca. Lasciamo stare, troppo lusso al Towers!

-Vorresti dire che io sono uno soltanto da panini e birra? – replicò Mark innervosito – Quando voglio so essere alla pari di un lord inglese!

-E io invece non voglio tu sia diverso da quello che sei! – tentò di convincerlo la moglie – Andiamo in un localino semplice ma buono, saremo più a nostro agio.

-Chris tu eri abituata ad ambienti di un certo tipo, di super lusso – spiegò Lenders cercando di calmarsi – e io desidero tu torni a frequentarli, con me!

-Preferisco mille volte un panino a tutte quelle pietanze complicate del Towers – esclamò la giovane ridacchiando, per smorzare la tensione.

Facendo una smorfia di disappunto, Mark continuò:

-Ordinerò pesce, dolci di alta pasticceria e champagne! E di cene così ne faremo quante ne vorrai anche a Torino. 

-Oh, in Italia ci butteremo spesso in pizzeria – ribatté Chris – vedrai! Adesso però cambiamo direzione, portami in un posto lontano, al mare? Una serata romantica in riva al mare non è meglio del serio Towers?

Lenders imprecò e poi aggiunse:

-Basta con queste sciocchezze, noi andremo al Towers! Ho prenotato da giorni, rimarrai di stucco. 

Fissando la strada e non guardandolo più in faccia, Chris pensò di non avere più scelta, sarebbero andati al Towers. Continuando a lamentarsi avrebbe solo fatto insospettire Mark, già stranito. Lungo tutto il tragitto, con l’ansia che saliva chilometro dopo chilometro, sperava soltanto di non incontrare Mina e Freddie.

-Il locale – rimuginò in silenzio – è grande. Se non ci mettono nella stessa sala potremmo anche non vederli. Magari loro arriveranno più tardi o sono già là e, con un po’ di fortuna, non li incrociamo!

-Mark – gli disse dolcemente giunti quasi a destinazione – allora sei proprio sicuro di voler cenare al Towers?

Aveva forse pensato di fingere un malessere, un’indisposizione ma accantonò subito quell’idea, non era brava a recitare con lui.

Lenders alzò gli occhi al cielo dichiarando:

-Mi reputi proprio uno senza un briciolo di classe? 

Chris scosse la testa e bisbigliò:

-Vorrei che fossi te stesso e non l’imitazione di mio padre, io ti amo per come sei.

Con quelle parole sperava di convincerlo a cambiare destinazione, era un ultimo tentativo, ma Mark asserì:

-Io voglio farti vivere una serata diversa, da sogno!

Ormai arresa Chris sorrise. Voltandosi, guardando fuori dal finestrino, vide l’imponente edificio del Towers, con le sue luci, illuminare la notte.

Da perfetto cavaliere, Mark le aprì la portiera e insieme s’incamminarono verso l’entrata del ristorante.

-Speriamo di non incontrarli – si ripeteva nella mente Chris, come un mantra – speriamo di non incontrarli. 

Accolti dal personale di servizio con garbo ed eleganza, furono condotti subito a prendere l’ascensore.

-Vedrai che sorpresa – le sussurrò Mark trionfante mentre lei, quasi spaurita, scrutava tutto intorno osservando con attenzione.

Arrivati all’ultimo piano, un cameriere li salutò per mostrar loro il luogo riservato per la cena.

-Ma questa – disse meravigliata Chris – è la sala con vista panoramica.

Mark annuì e, con voce quasi spezzata dall’emozione, le sussurrò:

-L’ho fatta riservare soltanto per noi, puoi scegliere il posto che preferisci.

Dalle ampie vetrate che caratterizzavano quel luogo si vedevano le luci, le punte dei palazzi e dei grattacieli e qualche stella. Tutti i tavoli erano vuoti, soltanto loro due erano lì, dentro quel sogno. 

-Posso scegliere? – domandò nuovamente Chris.

-Dove vuoi – ribadì Mark orgoglioso.

-Quello! – disse forte lei indicando il secondo tavolo a sinistra, accanto alla finestra.

Il cameriere li accompagnò, Mark ordinò:

-Champagne! – si sentiva importante, vincente.

Chris aveva da sempre desiderato una situazione del genere, lei e Mark soli in un posto di lusso dove poteva sentirsi veramente una regina.

Per un attimo non pensò più a Freddie e Mina, sicuramente erano al piano inferiore, non c’era pericolo di vederli. 

-Hai fatto riservare la sala solo per noi – ribadì Chris sedendosi, rimirando il panorama e pensando che così avrebbero evitato incontri imbarazzanti.

Mark annuì, prendendole la mano.

-Come vedi – le disse – so comportarmi in modo impeccabile. 

Voltandosi vide il cameriere arrivare con lo champagne nel secchiello.

-Adesso brinderemo a noi due! – esclamò soddisfatto e felice.

Chris sorrise, era più tranquilla e risollevata.









 

-Oh che lusso Freddie! – commentò semplicemente Mina entrando nel ristorante insieme al mister.

Osservava con timore l’ambiente camminando dietro al cameriere che li conduceva al loro tavolo.

-Questo posto è un sogno – sussurrò a Marshall sedendosi – non sono abituata a locali del genere, è tutto così stupendo!

-Purtroppo non possiamo andare nella sala superiore – le disse Freddie con una punta di amarezza – sarebbe stato ancora più elegante e caratteristico, c’è un panorama mozzafiato da lassù! Ma quella sala è tutta prenotata questa sera.

-Non è un problema – lo rassicurò Mina dolcemente – qui va benissimo. 

-Avrei voluto darti il meglio del meglio – spiegò il mister con rammarico – ma qualcuno si è fatto riservare tutta la sala con vista panoramica.

-Tutta la sala per una sola persona? – domandò Mina stupita.

-Già – bofonchiò Freddie – sicuramente un megalomane pieno di soldi che vuol far colpo sulla sua donna!

La signora Lenders rise e aggiunse:

-Però deve essere così romantico il panorama da lassù! Forse è qualcuno molto innamorato.

-O qualche arricchito che si sente onnipotente! – chiosò il mister scuotendo la testa. 

 Dopo un attimo di esitazione, Freddie propose:

-Ordiniamo champagne?












 

-A noi due! – sussurrò Mark guardando negli occhi Chris, brindando con l’ottimo champagne del Towers.

-A noi – rispose la ragazza, emozionata.

-Sei felice di essere qui? –  chiese Lenders con delicatezza.

Lei annuì. Era veramente contenta e aveva dimenticato l’eventuale pericolo di incontrare Freddie e Mina.

-Era da settimane che pensavo a questa sorpresa – proseguì Mark – ho studiato tutto nei minimi dettagli.

-Chi ti ha consigliato il Towers? – domandò la moglie incuriosita.

-Nessuno! – rispose il giovane sicuro – Ha la nomina di miglior ristorante della città e poi, ricordo che tuo padre ne parla spesso.

-Già, papà lo adora – esclamò Chris roteando gli occhi, pensando ora che Freddie avesse scelto il Towers spinto proprio da suo padre.

-Però – replicò Mark – non sento ancora la musica. Avevo chiesto un sottofondo musicale appropriato per la serata e invece nulla!

-Un’idea romantica e delicata – affermò Chris – forse attenderanno l’inizio della cena per questo.

Mark si alzò asserendo:

-L’avevo richiesta con l’arrivo dello champagne.

Ne parlò in disparte con il cameriere poi tornò dalla moglie comunicandole:

-Lui non ne sa niente. Scendo sotto a chiedere delucidazioni.

Al sentire quell’affermazione Chris scattò in piedi:

-No, non fa nulla! Non andare Mark.

-E invece vado! – dichiarò forte Lenders – Voglio mi sia dato tutto ciò che ho richiesto. Se è necessario parlerò con il direttore.

Allora Chris lo afferrò per un braccio gridando:

-Mi dà fastidio la musica! Non la voglio!

Aveva il terrore che scendendo Mark potesse vedere Mina e Freddie.

-La voglio io! – disse deciso lui fissando la ragazza con stupore – Credevo piacesse anche a te.

-Sì, cioè – balbettò Chris – ma non mi piace che vai a fare scenate a destra e a manca. Tu ti alteri subito Mark, rischi di passare dalla parte del torto.

-Ti prometto che sarò calmo – replicò – io sono calmo! Esigo solo delle spiegazioni.

Fece per andare ma Chris lo fermò buttandosi fra le sue braccia.

-Non lasciarmi Mark! – esclamò con impeto – Baciami, subito, qui!

-Ma sei impazzita! – urlò lui allibito.

-No, è la nostra serata Mark – rispose Chris con impeto – lo voglio ora! 

-Fermati tesoro! – la bloccò il giovane – C’è quel cameriere lì impalato che ci sta guardando.

-Non andare – continuò la moglie – voglio i tuoi baci, le tue carezze, ora!

-Diavolo Chris! – gridò Mark – Ma quanto hai bevuto? Avremo tutta la notte per noi ma adesso proprio no.

La ricondusse al tavolo, guardando con la coda dell’occhio il cameriere ancora fermo e impassibile.

-Vado a chiedere la musica – replicò Mark uscendo.

-Speriamo non l’incontri – ripeté sottovoce Chris accaldata e seduta con il calice in mano – speriamo non l’incontri! 



 

 

   

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Capitolo 8
*** Lassù, all'ultimo piano ***


 

 

 

 

Mark riapparve sulla porta della sala dopo circa una decina di minuti, a Chris sembrarono un’eternità. Stava nuovamente parlando con il cameriere ma senza alterarsi, anzi, dal suo volto traspariva tranquillità. Avanzò verso il tavolo, mani in tasca e cravatta un pochino allentata.

-Tutto risolto! – comunicò alla moglie tornando seduto.

Chris lo osservò basita, era troppo sereno, forse o quasi sicuramente non aveva incontrato Freddie e Mina.

La ragazza tentò di dire qualcosa ma lui la precedette dichiarando:

-Un banale disguido. Provvederanno subito a mettere la musica. Direi che ora possiamo iniziare ad ordinare da mangiare, che ne pensi?

-Oh certamente – sussurrò Chris risollevata – sono felice tu abbia sistemato la questione anche se non era così importante.

In quell’istante un sottofondo musicale iniziò a propagarsi nella stanza.

Mark ammiccò compiaciuto poi le chiese:

-Andiamo con un antipasto?

Lei annuì mentre Mark cominciava ad aprire il menù per poter scegliere cosa ordinare.

-Sai chi ho visto di sotto? – le domandò sfogliando velocemente le pagine del menù – Mister Marshall.

-Chi? – se ne uscì Chris facendo quasi cadere una posata – Freddie?

-Sì, Freddie – ripeté il ragazzo guardandola – era seduto a un tavolo nella sala a destra, al piano inferiore. Io attendevo di parlare con un responsabile e l’ho notato mentre un cameriere gli portava il secchiello con lo champagne. Però lui non mi ha visto ed io non sono andato a salutarlo anche perché subito mi hanno chiamato per risolvere la questione della musica.

Chris palesò stupore, quindi con un filo di voce chiese:

-Con chi era?

-Non lo so – rispose Mark all’istante – la sedia di fronte a lui era vuota, evidentemente la persona in sua compagnia doveva ancora arrivare oppure era fuori o in bagno!

-Sì, molto probabilmente – pensò Chris tirando un sospiro di sollievo – Mina era in bagno. Che tempismo e che fortuna!

Sorrise felice poi affermò:

-Una cena di lavoro. Con Pearson o con il presidente della Federazione.

Mark la fissò basito.

-Qui? – esclamò – Con lo champagne? Ma quello era con una donna!

-Freddie? – balbettò Chris – No, che dici!

-Perché – ribatté Mark ridacchiando – il mister ha gusti differenti?

-Oh no! – rispose impacciata lei – No, assolutamente! È che ho pensato a un incontro di lavoro. Non avrete a breve le partite di qualificazione?

-Certo ma in posti come questi si viene con una donna – asserì deciso Lenders – dovresti saperlo! 

Riprese in mano il menù e poi, con tono ironico, domandò:

-Che razza di donna può essere una che esce con mister Marshall?

Cambiando espressione del volto, diventando seria, Chris tuonò:

-Cosa vorresti dire Mark?

Facendo spallucce, lui rispose:

-Pensaci Chris, non è mica un ragazzino! O sta con una giovane che gli si è messa intorno per altri fini, ma spero di no, oppure con una della sua età che crede di rivivere chissà quali passioni! Che ridicoli!

-Ridicoli? – gridò Chris alterata come non mai gesticolando con la forchetta – Tu sei ridicolo e pure insensibile! Ma cosa credi che la vita finisca a trent’anni? Ma lo sai che si dice che l’amore dopo i cinquanta è anche meglio di quello giovanile?

-Oh davvero? – la prese in giro Mark – Non vedo l’ora di sperimentarlo!

-Non con me! – replicò piccata lei – Se continui ad essere così ottuso non credo arriveremo al prossimo anniversario di matrimonio!

-Perché te la prendi così! – esclamò Lenders – Calmati, volevo essere divertente! È che mi sembra assurdo che due di una certa età escano insieme come fidanzatini.

-A me invece – replicò lei con ira – sembra assurdo che tu non capisca un concetto fondamentale. L’amore può nascere in ogni momento della vita, per chiunque.

-Chris ti prego –  supplicò Mark – non essere così furiosa! Che c’importa del mister, pensiamo alla nostra serata, a noi due.

Cercando di calmarsi, la ragazza prese il menù in mano con foga e iniziò a leggerlo. 

Non guardava più il marito ma era in silenzio e indispettita.

-Tesoro, sei ancora arrabbiata? – sussurrò lui tentando di sorriderle – Ti prometto che non farò più certe affermazioni ottuse e retrograde. Anche  a cinquant’anni ci si può innamorare, hai ragione. E sono convinto che il mister stia con una donna gradevole, gentile ed elegante come lui. Anzi, più tardi scendiamo insieme e lo andiamo  a salutare, che ne pensi? Così vedremo la sua compagna, sai che sono proprio curioso?

Chris alzò lo sguardo dal menù, sbarrando gli occhi. 

-No, meglio di no! – esclamò subito spaventata.

-Perché no? – domandò allora Mark stupito.

-Perché – farfugliò lei – perché Freddie è un tipo discreto e forse non vuol far sapere che ha una relazione.

Lenders scosse la testa e affermò:

-Prima o poi le cose si vengono a sapere.

-Già, è vero – constatò Chris più decisa, pensando che Mark non sarebbe potuto rimanere all’oscuro di tutto per molto – adesso però ordiniamo l’antipasto?








 

-Va tutto bene Mina? – chiese Freddie con premura alla donna che, ritornata dalla toilette, aveva brindato con lui assaggiando però solo poche gocce di champagne.

-Sì, tutto bene – rispose a bassa voce lei apparendo invece poco convinta.

-Ordiniamo un antipasto? – domandò il mister affabile – Pesce?

La signora Lenders annuì ma poi specificò:

-Preferirei non mangiare troppo, tu prendi ciò che vuoi io spizzicherò qualcosa.

-Guarda che qui la cucina è ottima! – esclamò Freddie ammiccando.

-Certo, non lo metto in dubbio – tentennò Mina – sono io che vorrei non appesantirmi. Perdonami, ma non ce la faccio proprio.

-Un antipasto diviso in due? – propose dunque col sorriso Marshall.

-Va bene – rispose Mina pensando che Freddie era veramente rassicurante e riusciva a comprenderla al volo.









 

-Mark, sono tutti antipasti a base di pesce – spiegò Chris esasperata indicando sul menù le pietanze – hanno nomi francesi ma ti assicuro che sono prelibatezze. 

-E allora scegli tu quello che preferisci – balbettò il giovane osservando per l’ennesima volta con poca convinzione quelle scritte – per me va bene qualunque cosa tu desideri.

Si allentò nuovamente il nodo alla cravatta iniziando a percepire ormai anche la giacca come un ingombro enorme.

-Ti stai stancando a stare qui? – domandò Chris conoscendo perfettamente il marito.

-No, per niente – rispose ad alta voce lui in imbarazzo continuando a guardare il menù – però, che ne pensi se ordiniamo un antipasto diviso a metà?

-Costa troppo? – chiese di getto la ragazza facendo scattare subito Mark.

-Assolutamente – gridò Lenders – è che non so se potrà piacermi, quindi se a te sta bene pensavo che potremo dividerlo.

-Perfetto! – sorrise Chris – Allora uno diviso in due, lo dico io al cameriere.

Finalmente ordinarono quell’antipasto ma quando gli portarono il piatto Mark lo fissò basito.

-Tutto qui? – chiese a Chris rimasti da soli – Una montagna di soldi per questa piccolissima porzione?

-Così funziona nei posti di lusso! – specificò la moglie divertita – Assaggia.

Con titubanza, Mark tagliò una parte di pietanza cercando di mantenere un certo decoro. Cominciò ad assaggiare lentamente un piccolo pezzetto di quello che doveva essere pesce, masticandolo con attenzione.

-Cosa ne pensi? – gli chiese la moglie vedendolo poco convinto.

-Mia madre cucina meglio – sentenziò il giovane facendo sorridere Chris.

-Questi sono piatti particolari – affermò divertita la ragazza – te l’avevo detto che non siamo tipi da Towers noi due!

-Io non sono tipo da Towers! – proclamò rassegnato Mark posando con forza il coltello sul tavolo – Tra il cibo francese, la giacca e la cravatta, i prezzi esorbitanti e quel dannato cameriere che ci osserva da un’ora sto impazzendo! Mi dispiace perché invece tu qui ci stai benissimo, hai una raffinatezza e un modo di fare che affascinerebbero chiunque. Sono io quello sbagliato!

Chris scosse la testa, poi lo guardò intenerita.

-Mi hai fatto una sorpresa deliziosa Mark – gli disse – veramente! Però credo sia meglio andar via, non trovi?

-Via? – domandò lui allibito – Ora? Ma non abbiamo neanche mangiato!

-Cosa importa! – esclamò Chris desiderosa di lasciare quel posto – Andiamo dove possiamo essere più liberi, senza etichette né costrizioni.

Mark era stupito ma anche dispiaciuto.

-Chiama il cameriere e fatti portare il conto – lo esortò lei – e poi scappiamo direttamente alla macchina.

Avrebbero così evitato il piano inferiore e il pericolo di vedere Mina e Freddie.

-Mi meravigli Chris – affermò Lenders alzandosi – farò come vuoi anche se non ho ben capito dove andremo a cenare!









 

-Non ti piace Mina? – chiese Freddie preoccupato perché la donna aveva mangiato poco e niente di quell’antipasto – Ti senti poco bene? Sei nuovamente tornata in bagno per la seconda volta.

Con difficoltà la signora Lenders ammise:

-Sono desolata, ma non riesco a mangiarne di più. È buonissimo ma io non sto bene, mi dispiace di rovinarti così la serata.

-Ti riaccompagno a casa? – domandò il mister con apprensione – Hai bisogno di qualcosa, di un medico?

-No, no – rispose Mina in imbarazzo – è tutto sotto controllo. Purtroppo la mia salute è cagionevole.

Non aveva mai affrontato con Freddie quell’argomento. La malattia, le cure, i medicinali,  sentiva per la prima volta un senso di inadeguatezza con lui.

-Vado a pagare e poi andiamo via – affermò il mister deciso. 

Mina lo osservò alzarsi e dirigersi fuori, percepì di averlo deluso.

-Vieni, andiamo – gli disse tornato al tavolo – usciamo di qui, seguimi!

Come stordita la donna gli andò dietro, velocemente Freddie la condusse verso l’ascensore.

-Dove mi porti? – domandò Mina avendo notato che il mister premeva il tasto corrispondente all’ultimo piano.

-Ho sentito, quando sono andato a pagare – spiegò Freddie – che la sala con vista panoramica è libera. Il megalomane e la sua donna sono già andati via, così raccontava un cameriere. Voglio condurti lassù Mina, se sei d’accordo.

-Allora, la serata non è proprio persa – sussurrò lei timidamente.

-Una serata con te – affermò il mister con determinazione - non è mai una serata persa!

Arrivarono all’ultimo piano, Freddie parlò in disparte con un cameriere e poi entrarono nella sala.

-Possiamo rimanere – bisbigliò sorridendo a Mina – è tutta per noi!

-Davvero? – lei era meravigliata.

Annuendo Marshall rispose:

-Ho convinto il cameriere a lasciarci la sala almeno solo per osservare il panorama. A qualcosa servirà essere il mister della Nazionale!

Risero e, insieme, si avvicinarono alla vetrata per ammirare la città che, nel buio, splendeva tra mille e mille luci. 

-Che splendore da quassù! – esclamò Mina come i bambini quando, per la prima volta, vedono qualcosa di nuovo.

Rimasero vicini, in silenzio, mentre nella sala ancora si poteva sentire la musica ordinata da Mark in precedenza.

-Balliamo? – chiese elegantemente Freddie all’improvviso.

Sorpresa ma felice, Mina accettò subito.

Soli, al centro della stanza, iniziarono a muoversi cimentandosi in un lento. Era “Amapola”, una vecchia canzone dal ritmo dolcissimo.

Stringendola a sé, con delicatezza, continuando a ballare, Freddie ammise:

-La serata si sta concludendo nel migliore dei modi e dobbiamo ringraziare il megalomane arricchito!

Mina scoppiò a ridere e rallentando un po’ il passo domandò:

-Chissà dov’è ora?

-Già – ripeté Freddie divertito – chissà!  







 

^^^^^^^^^

Amapola è una delle canzoni più longeve della storia della musica. Antichissima, nata originariamente nel 1920, è stata reinterpretata e riadattata in moltissime occasioni. Tra le tante, la più famosa forse è la versione utilizzata da Ennio Morricone per costruire uno dei temi musicali principali per il film C’era una volta in America di Sergio Leone.




 

 

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Capitolo 9
*** Un nuovo inizio ***


 

 

 

 

Mark parcheggiò l’auto in una stradina laterale, l’unico posto libero in quel sabato sera affollato e caotico.

-Sei proprio sicura – disse a Chris seduta accanto a lui – di voler andare a mangiare lì? Abbiamo abbandonato il Towers per ritrovarci a cenare all’aperto e in piedi?

-A me va benissimo! – esclamò la ragazza sorridendo con gli occhi – E sbrighiamoci altrimenti ho paura non troveremo più neppure un panino!

Aprì la portiera e veloce uscì dalla macchina mentre Mark, tra sé e sé, rimuginava:

-Avevo prenotato al miglior ristorante della città e invece, il nostro anniversario, siamo ridotti  a trascorrerlo in altro modo.

-Andiamo – lo esortò la moglie – mi è venuta una fame che non ti immagini!

-Lo credo bene – rispose Mark abbottonandosi la giacca e incamminandosi con lei – hai soltanto assaggiato due forchettate di quell’antipasto di pesce!

-Ci rifaremo ora! – lo tranquillizzò Chris che in fondo era felice di come la serata si era modificata.

Lasciato il Towers in fretta e furia, si erano messi a girare per trovare un altro posto dove cenare ma purtroppo essendo sabato sera, tutti i locali, erano già pieni di gente con tavoli prenotati da giorni.

Dopo aver vagato con l’auto senza una meta precisa, Chris aveva notato, sulla strada, un piccolo chioschetto dove ragazzi e ragazze facevano la fila per poter comprare un panino.

-Saranno molto buoni se tutta quella gente attende in piedi per poter mangiare – aveva spiegato a Mark che, su richiesta proprio della moglie, aveva rallentato quasi a fermarsi – io direi di far sosta qui.

-Chris ma è il nostro anniversario – Lenders era basito – cenare con un sandwich in mezzo alla strada non mi sembra il massimo!

-E allora torniamo a casa senza aver mangiato nulla – Chris fu categorica – io non vedo molte alternative.

Così decisero insieme di fermarsi e fare la fila.

-Ci stanno guardando tutti con sospetto – sussurrò Mark alla moglie mentre attendeva in piedi di poter ordinare due panini.

-Certo – rise Chris – siamo vestiti troppo eleganti! Io inizierei a fare questo!

Poggiò le mani sulla sua cravatta per allentarla ancor di più.

-Toglila – lo esortò – non serve!

Mark sogghignò sfilandosi definitivamente la cravatta e mettendola in tasca.

-Stai meglio? – gli domandò Chris ammiccando.

-Decisamente! – rispose lui con sicurezza.

-Bene! – esclamò la giovane – Adesso decidi come vuoi riempire il tuo panino, vedo che le alternative sono molte.

Adocchiando le persone davanti a loro che tenevano in mano dei grossi sandwich, Mark affermò soddisfatto:

-Sai cosa ti dico? È stata un’ottima idea fermarci qua.

-Non siamo tipi da Towers! – puntualizzò nuovamente Chris divertita.

Giunto il loro turno, dopo una breve discussione, comprarono due panini ben ripieni accompagnati da della birra. Mangiarono poco distanti dal chioschetto, in piedi.

-Mark, fai attenzione – lo ammonì Chris – ti sta cadendo il ketchup sulla camicia!

Non fece in tempo, la salsa rossa riuscì a lasciare una grande e bella macchia su quella stoffa bianca e inamidata.  

Chris tentò di rimediare pulendo il tutto con delle salviettine ma invano, asserì:

-Fortuna non ti è successo al Towers!

Scoppiarono a ridere incamminandosi poi alla macchina, forse a casa avrebbero concluso nel modo migliore la serata.  









 

Scemata la musica, Freddie e Mina si erano ritrovati abbracciati al centro della bella sala con vista panoramica del Towers.

-Stai bene? – le chiese con delicatezza il mister continuando a tenerla stretta a sé.

Mina allora alzò lo sguardo e sussurrò ancora emozionata:

-Sì, sto meglio. Grazie per la serata e perdonami se non ho potuto apprezzare il cibo e tutto ciò che di buono c’è in questo posto meraviglioso.

-Non devi scusarti – replicò lui – siamo anche riusciti a salire quassù, alle spalle del megalomane arricchito!

Risero nuovamente poi si spostarono verso la vetrata principale.

Si fermarono ancora ad osservare il panorama, quindi Freddie esordì:

-Credo sia ora di andare, purtroppo. Devono ripulire e sistemare la sala, il cameriere ha fatto un’eccezione solo per noi.

Mina annuì, girandosi per l’ultima volta a rimirare la città in notturna.

Una lacrima le scese lentamente sul viso, gli occhi erano arrossati.

-Cosa succede? – le domandò Freddie con premura e preoccupazione.

La donna scosse la testa, si asciugò con la mano il volto e disse piano:

-Nulla, nulla. Non farci caso.

-Non posso essere indifferente! – esclamò lui volendo fare qualcosa.

Istintivamente l’abbracciò di nuovo ma Mina lo respinse spiegando:

-Sono solo molto felice per essere venuta qui e, per l’ultima volta, volevo vedere il panorama. Di rado mi capitano serate così belle, avevo il desiderio di tenere in mente l’immagine della città da quassù, così illuminata e silenziosa. 

-Ti prometto che ce ne saranno delle altre – affermò Freddie prendendole ora la mano e non volendo lasciarla la strinse ancora più forte.

Mina abbassò lo sguardo e replicò:

-Voglio essere sincera con te, è giusto che tu sappia. 

Il mister deglutì e, con ansia, si mise in ascolto.

-Io non sto bene – dichiarò la donna con sincerità – sono reduce da diversi ricoveri in ospedale, l’ultimo qualche mese fa. Mi hanno prescritto una nuova cura e devo sottopormi a dei controlli regolari per via di una forte forma di anemia. In più, mi hanno trovato un disturbo cardio circolatorio che non va assolutamente sottovalutato. Non sono una donna che può permettersi molti divertimenti, devo fare i conti con la mia salute, con i miei problemi.

Finalmente lo aveva detto, era riuscita a togliersi quel peso enorme.

-Mina, ero già al corrente della tua situazione – disse Freddie affabile – non con tutti i dettagli ma sapevo molto anche prima di iniziare ad uscire con te. Io e Price parliamo spesso e lui mi aveva accennato alla malattia e alla tua permanenza in ospedale. Non sarà questo che mi impedirà di volerti bene, perché io te ne voglio Mina e tanto. Mi prenderò cura di te, non ho paura di affrontare il destino. Voglio starti accanto, sostenerti, se tu lo desideri. Mi piacerebbe passare con te il resto della vita, darti tutto quello che di buono è rimasto di me.

Si era dichiarato, così, con semplicità, dicendo ciò che gli usciva direttamente dal cuore.

-Vorresti darmi questa possibilità? – chiese quindi alla donna che non smetteva ora di guardarlo ancora attonita.

-Io – balbettò Mina – io ho paura, Freddie. Ho paura di affrontare altre cure, di soffrire di nuovo, di dover lasciare i miei figli e di coinvolgere te in tutto questo. 

-Ti starò vicino – tentò di rassicurarla lui – non chiedo altro. È da tanto, troppo tempo che sei da sola ad affrontare le difficoltà della vita. Posso accompagnarti?

Con le lacrime agli occhi, Mina annuì.

-Sì – gli disse – voglio averti accanto Freddie.

Un bacio chiuse quel momento che, in realtà, aveva invece aperto le porte ad una nuova e inaspettata fase della vita di quelle due anime affini.








 

-La mamma non è ancora tornata? – domandò Nat ai fratelli quella domenica pomeriggio rientrando in casa dopo essere stata al cinema con delle amiche – Dovrei parlarci urgentemente.

Erano passate due settimane dalla serata al Towers, Mina non aveva però raccontato nulla ai figli di lei e Freddie.

-No, ancora no – rispose Ted uscendo dalla cucina offrendo alla sorella dei biscotti che lei afferrò immediatamente – che cosa devi dirle di così urgente?

Con fare sospetto fece cenno al fratello di seguirla nella stanza adiacente.

-Che vuoi? – chiese il ragazzo con stupore.

-Non voglio farmi sentire da Matt – sussurrò la giovane – è un impiccione e inizierebbe a farmi mille domande.

-Mi vuoi spiegare cosa è successo? – ribadì Ted quasi innervosito.

-Devo chiedere alla mamma di mandarmi a una festa – confessò Nat – anche se sono convinta non mi darà mai il permesso di andare.

-E dov’è questa festa? – domandò allora il fratello con curiosità.

-Non è proprio una festa – cominciò a spiegare lei – è per questo che ho paura di parlarle!

-La mamma ultimamente è sempre di buon umore – costatò Ted – ci hai fatto caso? Magari è un momento propizio per chiederle qualcosa!

Non terminarono il discorso perché sentirono Mina rientrare in casa, di fretta.

-Ragazzi, sono qui! – la voce della donna risuonò forte nel salone.

-Tutto bene mamma? – le domandò con premura Nat andandole incontro, desiderosa di chiederle subito quel permesso.  

Mina non rispose, si limitò ad un breve cenno con la testa per poi salire subito le scale e dirigersi di sopra.

-Non ti sembra strana? – domandò a Ted la ragazza – Potrò parlarci?

-La mamma ormai si comporta sempre in modo strano – sentenziò il fratello allargando le braccia in segno di resa.

Giunta in camera, Mina telefonò a Chris. 

Non perse tempo, voleva parlarle immediatamente.

-Freddie – le confidò con imbarazzo –  mi ha proposto di passare il weekend con lui, al mare. 

-Bello! – fu la prima parola sincera che uscì dalla bocca della nuora.

- Sai cosa significa? – specificò allora lentamente Mina – Per me non è facile Chris. 

Con la mano sfiorò con delicatezza la cornice che teneva sul comodino, accanto al letto. Suo marito, da quella foto, pareva sorriderle.

 

  








 

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Capitolo 10
*** Quando le donne fanno squadra ***


 

 

 

 

Chiuse nel salottino di casa Lenders, Mina, Chris e la signora Mellow discutevano animatamente da una buona mezz’ora.  Era passato qualche giorno dall’invito di Freddie e l’argomento della conversazione fra le tre donne era soltanto quello, il weekend al mare.

In cucina, Ted e Nat, ipotizzavano qualcosa sul perché di quella riunione così inattesa e particolare.

-La mamma – si chiese il ragazzo a voce alta prendendo una bibita dal frigo – si vede spesso con la Mellow ma non capisco perché Chris si sia unita a loro. Che stiano parlando di Torino? Forse vogliono organizzare una festa per Mark!

-Ted, non m’interessa! – replicò la sorella gesticolando – Io adesso ho soltanto bisogno di convincere la mamma a mandarmi sabato al concerto e magari la presenza di Chris potrà aiutarmi.

Il fratello terminò di bere poi, incrociando le braccia, dichiarò:

-Non ti darà mai il permesso Nat! Innanzitutto è da giorni che mi dici che devi parlarle e invece non lo hai ancora fatto. Poi, sono convintissimo, la mamma non ti manderà mai a una festa in un locale dove ci sono tutti ragazzi e ragazze dell’ultimo anno, maggiorenni, e non qui vicino. Come ci andresti? E con chi?

-Devo andare! – esclamò Nat quasi implorando – Qualcuno troverò che mi accompagni! Tu, proprio sabato devi stare da quel tuo amico? Con te mi avrebbe mandato!

-Io vado dal mio amico – specificò Ted alquanto alterato – perché seguirò quel corso di informatica che mi servirà per l’università, non per divertirmi! 

-E io invece voglio divertirmi! – replicò la giovane con impeto – Il concerto di sabato sarà un evento sensazionale, non devo perderlo!

-Soprattutto per il bassista! – ammiccò Ted divertito.

-Sì, per lui – gridò Nat arrossendo – l’altro ieri, a scuola, mi è passato quasi vicino e mi ha guardata. È un figo pazzesco!

-Dell’ultimo anno! – sottolineò il fratello con sarcasmo – La mamma non ti manderà mai a questo concerto, puoi scordartelo!

-Io proverò a parlare con Chris – aggiunse Nat – potrebbero accompagnarmi lei e Mark.

Ted scoppiò a ridere.

-Mark? – ripeté il fratello – Tu sei fuori! Mark ti prenderebbe a calci, altro che concerto!

Il suono del campanello portò Nat ad allontanarsi, imprecando. Ted la seguì continuando a prenderla in giro.  

Nervosa, aprì la porta, mentre litigava con il fratello. Entrambi si bloccarono, fermi e fissi, vedendo sull’uscio la signora Price che li salutava amabilmente.

-Posso? – domandò stucchevole la donna togliendosi gli occhiali da sole e avanzando lentamente guardandosi intorno – La mamma è in casa, vero? E c’è anche Chris?

Nat annuì meravigliata, Ted le fece strada e in tono servizievole disse:

-Buonasera signora. Prego, da questa parte.

-Che grazioso il salone! – esclamò la Price sorridendo – Arredato con gusto.

-Venga – balbettò Nat – la porta a destra. 

La donna ringraziò, entrando allegra con al braccio una borsetta all’ultima moda.

-Come mai – si chiese sottovoce Ted – si è degnata di venire qui? 

-Ormai – sentenziò la sorella – non siamo più proletariato!

E con un gesto si riferì al loro villino, come a comprenderlo tutto.

Scoppiarono a ridere, quindi, tornarono in cucina.

-Salve a tutte! – esclamò gongolante la signora Price salutando le tre donne sedute sul divano – Chris, pensavi di escludermi dalla vostra riunione?

-Mamma! – se ne uscì la ragazza stupita – Tu qui?

Mina si alzò per accogliere al meglio la donna mentre la Mellow, istintivamente, iniziava a far spazio sul divano.

-Cara – esordì la signora Price rivolgendosi alla consuocera – ho saputo tutto da mio marito. Freddie ti ha invitata a trascorrere con lui due giorni al mare e scommetto tu sia titubante e in ansia. È per questo che Chris e la tua amica sono qui vero? Hai bisogno di conforto e consigli ma hai dimenticato di chiamare chi potrà veramente aiutarti e supportarti. 

Si indicò con un sorriso mentre Chris, nervosa, le domandò:

-Come hai saputo che sarei venuta da Mina?

-Ho telefonato a casa tua oggi – rispose la Price – e Mark mi ha detto che eri da sua madre insieme alla signora Mellow.

-Cosa hai detto a Mark? – Chris trasalì – Lui non sa nulla di Freddie!

-Mi hai preso per una scema? – replicò la donna alla figlia – Ho intuito tutto da tempo. Mark, come gli altri ragazzi, sono all’oscuro della relazione esistente fra la madre e Marshall quindi io ho tenuto la bocca chiusa. Però ho capito l’importanza di questa riunione tra donne e mi sono precipitata qui prima che faceste chissà quali madornali errori.

Intanto si era sistemata su una poltrona, un poco distante dalle altre.

-Gradisce del tè? – le chiese gentilmente Mina – O altro?  

-Non perdiamo tempo – rispose la Price con piglio sicuro – e concentriamoci sulla questione. E poi basta con questi formalismi, diamoci del tu! Siamo amiche e non soltanto consuocere. Allora, quel è il piano che pensate di attuare?

-Piano? – balbettò la Mellow – Quale piano?

-Lo sapevo, lo sapevo – ripeté la signora Price alzando gli occhi al cielo – la mia presenza è indispensabile. Serve un piano per far partire Mina in tranquillità senza che i ragazzi sospettino qualcosa. E poi va frenato Mark, bloccato! Non deve assolutamente venire a conoscenza di questa breve vacanza con Freddie.

-Veramente – spiegò con calma Mina – io avevo pensato di parlare ai miei ragazzi e raccontare loro come stanno le cose, con sincerità. Devo soltanto trovare le parole giuste e il momento adatto.

-No cara – la interruppe la Price con forza – meglio dopo il weekend. Se ti confidassi con loro prima e qualcosa andasse storto, tu non partiresti più o comunque non vivresti serenamente la tua vacanza con Freddie perché ti sentiresti in colpa. Sono sicurissima di questo quindi è preferibile rimandare il tutto a dopo!

-Non ha tutti i torti! – esclamò la Mellow che aveva ascoltato con molta attenzione la teoria della Price.

Sorridendo compiaciuta la madre di Chris continuò:

-I ragazzi non devono sapere dove è diretta la mamma e, per quanto riguarda Mark, basterà non farlo venire qui sabato o domenica. Non deve vedere che Mina non c’è altrimenti farà mille domande e s’insospettirà!

-Come posso impedirgli – replicò Chris – di far visita a sua madre? Devo legarlo in casa? Devo inventare quali scuse?

-Oddio Chris – esclamò quasi schifata la Price – se non ti avessi partorita io avrei quasi il sospetto che tu non fossi mia figlia! Devo spiegarti come si intrattiene un marito nel fine settimana?

La giovane farfugliò qualcosa ma la madre continuò con le sue congetture, era un fiume in piena.

-Mark è sistemato – disse – bisogna inventare una scusa per i ragazzi.

-Non trovo giusto mentire ai miei figli – esordì Mina – ho già sorvolato troppo sulle mie uscite con Freddie. Mi è andata bene perché non hanno mai fatto molte domande ma sabato dormirò fuori e qualcosa dovrò pur dire!

-Matt non c’è – sentenziò la Mellow – è in gita scolastica e tornerà martedì.

-Ottimo! – si fece scappare la Price – E gli altri?

-Ted sarà fuori città da un amico – aggiunse Mina lentamente e pensierosa – deve partecipare a un corso d’informatica.

-Mancherebbe soltanto Nat da sistemare! – proseguì la signora Price – Potrei invitarla alla villa e prometterle un bagno in piscina, so che ne va matta!

-Mamma – la chiamò Chris insospettita – perché ti stai prodigando così tanto per questa faccenda? 

-Perché sono contenta per Mina – rispose subito – si merita un po’ di felicità.

Sorrise maliziosa poi chiamò la figlia accanto a lei e, sottovoce, le disse:

-E sono contenta per la nostra famiglia. Mina con Freddie potrà darsi una ripulita, essere meno proletaria e più alla nostra altezza.

-Non cambierai mai, mamma! – sbraitò Chris facendo voltare la suocera e la Mellow.

-Mina cara – cinguettò allora la signora Price – naturalmente ti rinnovo sempre l’invito a trascorrere l’estate in Costa Azzurra nella nostra casa, con Freddie ovviamente.

-Sei gentilissima – rispose Mina con educazione – ma non è così semplice.

Con un balzo felino la Mellow le si avvicinò sussurrandole:

-Approfitta! Una vacanza in Costa Azzurra a scrocco dai Price, cosa vuoi di più dalla vita? Anzi, chiedile se c’è posto anche per me e mio marito!

Mina le fece cenno di star zitta mentre sentirono bussare alla porta.

Nat fece capolino dicendo:

-Chris potrei parlarti un attimo?

Tra lo stupore generale Chris uscì.

-Devi aiutarmi! – la supplicò la giovane Lenders rimasta sola con l’altra – Ho bisogno del tuo appoggio, so che tu puoi capirmi.

-Che ti è successo? – le domandò Chris con preoccupazione.

-Un ragazzo, uno dei più belli della scuola – spiegò Nat trepidante – suona come bassista in un gruppo. È una band composta da studenti dell’ultimo anno e sabato sera ci sarà un loro concerto, in un locale un po’ fuori mano, nella zona est della città. Quanto vorrei andarci ma la mamma non approverà mai! 

-Sabato? – ripeté Chris con stupore – Sabato questo?

Annuendo Nat fece vedere all’altra la locandina dell’evento pregandola:

-Se tu puoi aiutarmi a convincere la mamma …

Ma Chris la prese per un braccio e la condusse di corsa nel salottino.

-Mina, tua figlia deve chiederti il permesso per andare ad un concerto – esclamò entrando nella stanza.

Nat, meravigliata e in imbarazzo, si trovò davanti la madre, la Mellow e la Price. Non riuscì a spiccicare parola.

-Tua figlia – annunciò allora Chris in grande stile – vorrebbe andare a sentire una band di ragazzi della scuola che si esibirà sabato sera in questo locale.

Portò a Mina la locandina ribadendo forte, a voce alta:

-Sabato sera.

La donna diede un’occhiata al volantino e poi ripeté:

-Sabato sera. Certo, ma certo che puoi andare Nat.

-Che meraviglia! – aggiunse la signora Price – Un concerto, sabato sera.

-Sabato sera – ribadì la Mellow – perfetto!

-Davvero, posso? – Nat era stupita, allibita e al settimo cielo – Posso andare? Mamma posso anche se ci saranno tutti ragazzi più grandi? E anche se questo locale è lontano?

-Cara – la incoraggiò la Price con tono stucchevole – ti farà bene stare con persone più grandi. 

-Però il posto effettivamente – replicò Mina ora pensierosa – è abbastanza distante.

-Distante da qui – specificò la signora Mellow – ma non da casa mia!

Tutte fissarono ora la donna che, nel silenzio più assoluto, si diresse verso il telefono posto sopra un mobiletto, in un angolo della stanza. Chiese il permesso a Mina e compose un numero.

-Pronto Danny – disse la Mellow decisa – non prendere impegni per sabato sera. Devi accompagnare Nat a un concerto che si terrà in quel nuovo locale che hanno aperto vicino casa nostra.

Si interruppe, ascoltando il ragazzo che, dall’altro capo, protestava fortemente ma poi riprese più risoluta di prima.

-Ho deciso io Danny! Sabato andrai con Nat, punto. La verrai a prendere, starai con lei al concerto e la porterai a dormire a casa mia, potrà stare nella tua ex stanza. Il giorno dopo posso riaccompagnarla io, non preoccuparti. 

Salutò il figlio per poi riagganciare con forza la cornetta.

-Tutto organizzato Nat – dichiarò la donna facendole l’occhiolino – andrai al concerto con Danny, sabato sera.

Si voltò verso Mina, rassicurandola.

-Grazie – urlò Nat – grazie! Grazie mamma, signora Mellow, signora Price, Chris, grazie! Grazie a tutte!

Saltellava, le abbracciava, non stava più nella pelle.

Uscì da quella stanza per raccontare tutto al fratello, era euforica.

-E anche Nat è sistemata – furono le parole della Price – ora Mina puoi partire con tranquillità, goderti la tua vacanza e soltanto al ritorno pensare a come parlare ai tuoi ragazzi.

-Spero di aver agito nel modo giusto – sussurrò Mina.

-Certamente – disse con enfasi la Price – ora resta soltanto una cosa da fare.

-Cosa? – domandarono le altre quasi in coro.

-Curare te stessa – rispose la madre di Chris – hai preparato la valigia da portarti?

-Ho iniziato a mettere dentro qualcosa – rispose titubante Mina.

Con fare teatrale la Price si alzò dalla poltrona esclamando:

-Immagino! Vestitucci da mare e pigiama e pantofole da ospedale! Qui urge la mia consulenza soprattutto in fatto di lingerie! 

-Mamma – iniziò Chris – non esagerare e non intrometterti.

-Fai silenzio – ordinò la madre – e andiamo in camera a vedere. Se occorre chiamerò la mia boutique di fiducia, ha dei completini intimi da far perdere la testa ad ogni tipologia di uomo, anche a uno serio e posato come Freddie!

Ormai Chris aveva rinunciato a redarguire la madre anche perché sia Mina che la Mellow stavano ridacchiando dirette verso la camera da letto.

-Siamo una squadra efficientissima  – decretò esultando la signora Mellow euforica – Chris terrà a bada Mark, io ho sistemato Nat con Danny e la signora Price si occuperà dell’abbigliamento. Forza Mina, facciamo tutte il tifo per te! 

Salendo le scale trovarono Nat che, ancora stupefatta, non credeva di aver ottenuto il permesso per andare a quella festa.

-Chi devo ringraziare? – domandò a Chris nuovamente.

-Tutte! – le rispose la signora Price – Quando le donne fanno squadra non le ferma più  nessuno!






 

  







 

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Capitolo 11
*** Fiducia ***


 

 

 

 

-Allora siamo d’accordo così Danny – disse Mark all’amico osservando scatole e scatoloni accatastati nella stanza accanto alla cucina – in mia assenza ti occuperai tu della casa, del giardino e di controllare che tutto sia a posto.

-Passerò una volta alla settimana – lo rassicurò Mellow – puoi stare tranquillo, Capitano! Se poi troverò qualcuno interessato all’affitto te lo farò sapere. 

-Già, perché io per almeno tre anni starò in Italia – sentenziò Lenders deciso ma con una sorta di malinconia che lo pervadeva fortemente da giorni.

-E ci rimarrai a lungo! – assicurò Danny sorridendo – Non si faranno sfuggire un giocatore come te, fidati!

Facendo spallucce Mark affermò con un mezzo sorriso:

-Hai sempre avuto fiducia in me Danny e te ne sono grato. 

Con difficoltà ma sicuro di dire quelle parole continuò:

-Sappi che anch’io ti stimo molto Danny e avrei bisogno di un ulteriore favore.

-Sono qui, dimmi Capitano – asserì l’altro pronto ad ascoltare.

-Vedi – iniziò un poco titubante – mia madre rimarrà da sola. È vero che ci sono i miei fratelli ma sono ancora così giovani e hanno un futuro davanti da costruirsi. Ted comincerà l’università tra un anno e molto probabilmente cambierà città, Matt è un ragazzino e Nat ha la testa fra le nuvole. 

-Non serve che tu continui – lo interruppe Danny risoluto – io ci sarò sempre per la tua famiglia, come anche i miei genitori. Tua madre e la mia poi sono grandi amiche, ultimamente si vedono spesso e escono insieme!  

-Se mia madre avesse bisogno di essere accompagnata in ospedale – proseguì Mark impacciato perché restio a chiedere aiuto – o a dei controlli medici …

-Puoi contare su di me – non lo fece terminare Mellow – o sui miei!

-Ci sono anche i Price – specificò Lenders – ammetto che lui è stato chiaro con me e si è offerto gentilmente a dare un supporto per ogni eventualità ma tu e Ed siete i miei migliori amici.

Fece una pausa, guardò Danny e affermò:

-Siete le persone di cui mi fido di più.

-E ci saremo! – concluse Mellow rasserenando il suo vecchio Capitano.

Lentamente si avviarono verso la porta, Mark sapeva di lasciare certezze per andare incontro a delle novità seppur importanti e di successo ma comunque ignote. Non era semplice dire quasi addio agli affetti di sempre, ai luoghi cari, ai ricordi.

-Una cosa devo dirti – riprese la parola Danny forse timoroso – mi sembra giusto fartelo presente Mark. Sabato sera accompagnerò tua sorella ad un concerto di un gruppo di liceali, in un locale nuovo che si trova vicino casa dei miei genitori.

Stupito, Mark si fermò.

-Mia sorella? – domandò all’amico – A che concerto?

-Mia madre mi ha incastrato Mark! – esclamò Mellow non molto entusiasta – A quanto pare Nat ci tiene tantissimo a partecipare a questo evento ma non aveva nessuno che l’accompagnasse. 

-Sabato? – chiese Lenders notando l’impaccio del suo amico.

-Sì sabato – ripeté Danny – molto probabilmente tua madre ne avrà parlato con la mia che ha pensato di risolvere in questo modo il problema. Io andrò a prendere Nat nel pomeriggio, la accompagnerò al locale e finito il concerto la porterò dai miei. Dormirà lì e il giorno dopo sarà mia madre a ricondurla a casa.

-Che tipo di locale è? – Mark si era impensierito abbastanza.

-Il posto è tranquillo – lo rassicurò Danny – e al concerto ci saranno tutti ragazzi del liceo. Sorveglierò io la piccola Nat!

-Non è più tanto piccola! – esclamò a malincuore Mark – Sicuramente se vuole andare a tutti i costi a questo concerto è perché c’è qualche ragazzo che le interessa. Ci scommetto Danny! Se qualcuno, un cretino qualsiasi, le ronza intorno sai cosa fare. Te l’affido, mi fido di te.

-Le tue parole mi rincuorano! – ammise Mellow – Sai che sono sincero con te e avevo il timore tu pensassi male.

-Di cosa? – se ne uscì subito Mark stupito.

Danny, in imbarazzo, proseguì:

-Potevi pensare che io ci provassi con tua sorella. 

A quel punto Lenders rise e scherzò:

-Assolutamente. Non sei Ed che ci prova con tutte!

Anche Mellow allora apparve più rilassato e assicurò:

-La sorveglierò e la porterò a casa di mia madre ad un orario decente.

-Con te è in buone mani – chiosò Mark dandogli una pacca sulla spalla.










 

Venerdì pomeriggio Mark tornò presto a casa.

Il campionato era terminato da due settimane, a breve ci sarebbero state le partite di qualificazione della Nazionale. Subito dopo la partenza per Torino.

Aveva avuto un incontro per delle ultime questioni burocratiche che si era rivelato più veloce del previsto.

Sceso dalla macchina si era incamminato verso la porta della villetta.

Entrò e percepì immediatamente una sensazione di insolito silenzio.

In genere, quando rientrava, trovava il salone pieno di giocattoli e Maya intenta a spupazzare il fratellino. A volte, sentiva le voci dei cartoni animati alla televisione che venivano sovrastate da quelle dei suoi bambini che facevano impazzire Chris.

Invece, quel pomeriggio, era talmente presto che Maya era ancora all’asilo e Johnny o dormiva o era al parco con la tata.

Sentì parlare, era sua moglie.

Capì subito che Chris era al telefono perché la voce proveniva dalla stanza accanto.

Non voleva disturbarla, pensò di salire sopra in bagno per farsi una bella doccia rinfrescante ma voleva prima avvisarla del suo arrivo.

Stava per palesare la sua presenza quando una frase catturò immediatamente la sua attenzione.

-Vedrai, sarà meglio non dire ancora nulla a Mark per ora!

Quelle parole pronunciate da Chris lo fecero rallentare.

Si accostò alla porta della stanzetta, quasi di soppiatto.

Prima di allora non aveva assolutamente fatto caso a cosa dicesse la moglie. 

Una banale telefonata a una qualsiasi persona.

Invece quel non dover dire nulla a lui lo insospettì. Subito.

Si affacciò lentamente dalla porta e vide Chris di spalle. 

Era seduta sulla poltroncina, quasi raggomitolata. 

Giocherellava con il filo del telefono e parlava.

Mark percepì che quella conversazione durava da molto.

Si mise in ascolto, con attenzione.

-Devi essere serena – Chris continuava a conversare – io sono sicura che trascorrerai uno stupendo fine settimana. Non pensare a Mark e a come potrebbe reagire! Meglio che lo sappia più tardi, con calma gli confesserai tutto, tra qualche giorno o quando ti sentirai pronta di dirglielo.

-A cosa si riferisce? – rimuginò Lenders stando attendo a non farsi scorgere mentre, nella sua testa, un solo pensiero iniziava a farsi spazio.

-Mark lo stima – proseguì Chris – è una persona che riscuote la sua fiducia. Io credo ne rimarrà sorpreso ma, dopo un primo comprensibile stupore, penso possa accettare la vostra relazione.

-Relazione? – si domandò Mark osservando la moglie che ora, zitta, ascoltava cosa aveva da dire la misteriosa interlocutrice dall’altro capo del telefono.

-Vai tranquilla – ora Chris aveva un tono rilassato – e pensa soltanto a passare dei momenti meravigliosi con lui. Allontana le paure e le ansie, sono comprensibili data la situazione, ma devi abbandonare tutto per vivere pienamente il tuo amore.

Mark trasalì mentre Chris chiuse così la telefonata:

-Ci sentiamo domenica sul tardi, ti richiamerò sempre io. Buon weekend e soprattutto buon sabato notte!

Rise e riagganciò la cornetta.

Immediatamente Mark si spostò nella stanza accanto per non far capire alla moglie di essere tornato.

Chris si alzò dalla poltroncina, uscì con rapidità dal salottino per poi raggiungere la camera del suo bambino. Johnny infatti dormiva sereno nel letto.

Mark invece era nervoso, basito e abbastanza alterato.

-Non devo sapere nulla – disse fra sé e sé – con te faremo i conti prossimamente Chris!

Si precipitò nella stanza del telefono, diretto all’apparecchio.

Armeggiò con i tasti per cercare il numero dell’ultima chiamata effettuata. 

Fino alla fine sperò di essersi sbagliato ma il display del telefono gli diede l’amara conferma.

-Questo è il numero di casa di mia madre – sussurrò affranto.

Batté con un pugno forte sul mobiletto ed esclamò soltanto:

-Bastardo d’un Danny, bastardo!








 

Quel sabato mattina Mina uscì di casa con un piccolo bagaglio a mano.

Aveva salutato Nat che, ancora in camera, era mezza addormentata ma già proiettata al concerto della band con il bassista più “figo del mondo”.

Non aveva detto dove sarebbe andata, né che avrebbe dormito fuori. Sua figlia era così presa da altro che neppure si era accorta della valigia e del tono di voce incerto e insolito della mamma.

Nat pregustava già l’incontro con il bassista e, rigirandosi in continuazione nel letto, sognava forse uno sguardo, una parola o addirittura un bacio.

Mina era scesa lentamente per le scale.

Matt era in gita scolastica, sarebbe tornato soltanto martedì. Ted era partito il giorno prima diretto dal suo amico per andare al corso d’informatica.

Tutto era perfetto, tutto era sistemato.

Mina si era chiusa dietro la porta di casa in attesa di Freddie.

L’ultima carezza era stata per quella fotografia che, dolcemente, pareva sempre sorriderle.


  

   

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Capitolo 12
*** Furia ***


 

 

 

 

Mark aveva parcheggiato l’auto poco lontano da casa di sua madre, non troppo vicino per essere visto ma alla giusta distanza per poter scorgere l’arrivo di Danny.

Sapeva che Mellow sarebbe giunto a quell’ora, era stato lui stesso a dirglielo lo scorso pomeriggio. 

-Un concerto! – pensò Mark ad alta voce mentre, seduto in macchina, attendeva con ansia tamburellando le dita sul volante – Tutta una scusa per poter uscire con Nat e portarla chissà dove. E Chris complice e soprattutto bugiarda!

Aveva fatto finta di niente dal giorno prima, da quando per caso era riuscito ad ascoltare quella conversazione telefonica. Non aveva affrontato né la moglie e neppure la sorella ma aveva preferito cogliere sul fatto i due presunti amanti.

-Chris non immagina io sia qui – rimuginò inquieto – mi crede ad un incontro con un giornalista. Anch’io so mentire quando serve! 

Inforcò gli occhiali da sole e guardò con attenzione intorno, erano passate le quattro e lui si trovava lì da una buona mezz’ora.

-Eccolo! – esclamò vedendo Danny arrivare a piedi da una via laterale – Eccolo come se niente fosse!

Mellow avanzava lentamente, mani in tasca e abiti sportivi.

-Con quella faccia da bravo ragazzo – affermò Mark alquanto alterato mentre Danny si apprestava a suonare al citofono fermo ormai davanti all’entrata – riesce facilmente a confondere tutti. 

Continuava a scrutarlo da lontano, quando vide Nat aprirgli di corsa il cancello.

-Come diavolo si è vestita mia sorella? – sbraitò Mark allibito togliendosi di scatto e con un gesto istintivo gli occhiali.

-Ma sei sicura di voler venire così? – domandò Danny a Nat osservando la gonna molto corta e gli stivali neri quasi al ginocchio – Non è un abbigliamento adatto alla tua età!

-Non farmi la predica – gli rispose pronta la ragazza facendolo entrare in giardino – e non fare la spia a mia madre o a quel macigno di mio fratello! Prendo la borsa, chiudo casa e andiamo. Dove hai messo la macchina?

-Qua dietro, a due passi – sospirò Danny – e comunque tranquilla, siamo in largo anticipo.

-Io non vedo l’ora di essere lì – esclamò Nat euforica e in fibrillazione – è da tempo che aspetto questa serata!

Danny sorrise e osservò Nat che sprizzava gioia da tutti i pori. Sembrava più grande, pensò, si era truccata e pettinata in modo diverso. 

-Dove credete di andare voi due? – la voce di Mark tuonò profonda e fece voltare sia Mellow che Nat.

-Che ci fai tu qui? – chiese Danny sorpreso.

Non fece in tempo a terminare la domanda che Mark gli si avventò addosso dandogli un pugno in pieno volto.

-Ma sei impazzito! – gridò Nat buttandosi sul povero Mellow che, dolorante, si era accasciato a terra.

-Tu stai zitta e vai subito a metterti un vestito decente per coprirti – sbraitò Mark alla sorella che stava aiutando Danny a rialzarsi.

-Dove volevi portarla? – domandò Lenders concitato all’amico – A casa tua?

-Ti ho detto – sussurrò Danny tenendosi una mano sulla guancia – che l’accompagnavo ad un concerto, cosa hai pensato?

-Ho sentito con le mie orecchie – spiegò Mark alterato e in tono quasi ironico – Chris che parlava al telefono con la signorina! 

-Quando? Io non ho telefonato a Chris – si giustificò subito Nat.

-Lo ha fatto lei! – rispose il fratello di getto – Trascorrerai uno stupendo fine settimana!

E scimmiottò la voce di Chris continuando:

-Non dire niente a Mark. Stai tranquilla che accetterà la vostra relazione.

-Stai farneticando! – Nat era decisa e intanto cercava di accompagnare Danny in casa – Ma quale relazione! Dobbiamo andare al concerto di un gruppo che adoro ma ora, per colpa tua, neppure so se riuscirò a muovermi con lui in queste condizioni!

Indicò il povero Mellow che aveva bisogno di essere medicato e che diceva:

-Dopo il concerto devo portarla a casa di mia madre, perché non mi credi Mark?

-Telefoniamole – suggerì Nat ansiosa entrando nel salone e facendo mettere seduto Danny sul divano – vuoi parlarci Mark? La signora Mellow ti dirà che io dormirò da lei ed è la verità! Non so con chi abbia parlato Chris ma sicuramente non ero io! 

Si precipitò a prendere qualcosa per medicare l’amico che, ancora stordito, aggiunse:

-Perché diavolo non mi hai creduto Mark?

-Io, io – balbettò Lenders ora confuso – ho sentito quella telefonata e il numero, ho controllato bene, era quello di questa casa.

-Piantala di delirare – urlò Nat arrivando con del ghiaccio – non ero io! Se non riuscirò a partecipare al concerto sarà soltanto per colpa tua.

Iniziò ad occuparsi di Danny mentre Mark rimuginava a voce alta:

-Se non parlava con te allora con chi?

-Non m’interessa – lo interruppe la sorella – io voglio solo andare al concerto. E se Danny non potrà accompagnarmi perché troppo dolorante, mi ci porterai tu!

Ma il buon Mellow tentò di rassicurarla dicendo che l’avrebbe comunque condotta a quell’evento tanto atteso.

-Il numero era quello! – continuava a ripetere Mark ora meno nervoso ma comunque agitato.

-Credevo – disse lentamente Danny amareggiato – tu ti fidassi di me. Chiama mia madre se vuoi essere sicuro! 

Negli occhi di Mellow Mark percepì la sincerità, come in quelli di Nat che fremeva per uscire di lì e dirigersi a quel concerto.

-Eppure il numero – blaterò Mark – era proprio quello, non ho sbagliato! 

Si avvicinò al divano, dicendo all’amico:

-Perdonami Danny, scusa.

L’altro non rispose, ancora scosso.

-Ci lasci in pace! – lo rimproverò la sorella mentre Mellow si teneva il ghiaccio sulla guancia – Ora, appena Danny starà meglio, chiuderò casa e andremo via. Io non devo perdere la serata, è troppo importante per me!

Mark deglutì, si guardò intorno e domandò:

-Devi chiudere casa? Ma dov’è la mamma?

Era ritornato in sé e stava incominciando a ragionare.

-La mamma è da stamattina che è uscita – rispose Nat sedendosi accanto a Danny.

-Da stamattina? – ripeté basito – E ancora non è tornata? Dove è andata?

-Non lo so – replicò la ragazza – sarà fuori con un’amica!

-Quale amica? – domandò forte Mark – La signora Mellow?

-Ti ho detto che mia madre è a casa – controbatté Danny – ancora non mi credi?

-Quali altre amiche ha la mamma? – chiese alla sorella Mark senza dar più peso alle parole di Danny.

-Cosa ne so! – esclamò Nat esausta – Invece, sbrighiamoci che voglio andare al concerto!

-E basta con questo concerto! – ora Mark era nuovamente nervoso – Possibile che tu non sappia dove è andata la mamma e soprattutto con chi? E Matt e Ted?

-Matt è in gita con la scuola fino a martedì – specificò con sufficienza Nat – e Ted dorme da quel suo amico che abita vicino a dove tengono il corso di informatica.

-Quindi non c’è nessuno in casa – sussurrò Mark aggrottando le sopracciglia.

-Nessuno! – ripeté con forza Nat esausta.

Vide Mark stringere i pugni, voltarsi e iniziare a correre per dirigersi verso le scale.

-Ma dove cavolo stai andando? – gli gridò la sorella seguendolo.    

Velocemente era entrato in camera della madre ed aveva iniziato ad aprire i cassetti del comò alla ricerca di qualcosa.

-Cosa stai facendo? – Nat lo raggiunse incredula – Che pensi di trovare?

Mark aveva gettato all’aria asciugamani e magliette, vestiti e quanto altro era dentro quel mobile.

-Sei fuori di testa! – esclamò la sorella prendendo quegli indumenti e cercando di rimetterli al loro posto, seguendo intanto con lo sguardo Mark che si era diretto verso il comodino.

-Ci sarà un indizio – si chiedeva il giovane aprendo ora l’ennesimo cassetto – una lettera, un biglietto, uno straccio di prova!

-Ma prova di che? – urlò Nat andandogli accanto stravolta.

-Devo capire dove è andata – spiegò Mark con un tono di voce concitato – e  con chi è andata.

Sottolineò con forza quel chi fissando la sorella intimidita.

Mentre continuava la sua ricerca spasmodica udì Nat dire:

-Mettiamo tutto a posto, io devo uscire!

Mark non l’ascoltò, talmente preso nel frugare dappertutto.

-Ti prego, andiamo! – lo supplicò Nat con in mano gli abiti che il fratello aveva gettato in terra – Io voglio raggiungere i miei amici al locale.

Intanto Mark aveva aperto anche l’armadio senza però trovare nulla.

-Chris dovrà dirmelo – dichiarò forte sbattendo un’anta e dirigendosi alla porta della stanza – e non potrà più mentire!

-Mentire su cosa? – domandò Nat sempre più spaesata.

Mark non le rispose ma, di getto, ritornò indietro.

Afferrò una delle cornici che erano sul mobile e, di corsa, uscì dalla camera.

-Dove vai con la foto di papà? – gli gridò Nat – Dove la porti?

-Via! – rispose deciso lui sulle scale -  Non è degna di stare qui, non più.

Corse fuori lasciando la sorella frastornata tentare di risistemare la stanza e il povero Danny acciaccato ancora sul divano.










 

L’aria calda, di primavera inoltrata, aveva dato a quel sabato pomeriggio l’aspetto di un’estate anticipata. Il lungomare brulicava di gente, ragazzi e ragazze a passeggio, bambini chiassosi con bici o pattini, gruppi di persone in chiacchiere seduti fuori al sole. Tra la folla, noncuranti di tutto e tutti, Freddie e Mina camminavano mano nella mano godendo del bel panorama marino.

-Il ristorante dove ho prenotato la cena – spiegò il mister – è gestito da un mio amico, il posto è veramente carino, sulla spiaggia ma non è caotico. E non è distante dal nostro albergo, possiamo arrivarci a piedi e passeggiare anche stasera.

-Va benissimo – disse Mina – per me è così piacevole stare qui.

-Voglio che tu stia serena, senza pensieri – affermò dolcemente Freddie dandole un delicato bacio sulla tempia – e che ti rilassi tranquilla.

-Sto bene vicino a te – sorrise Mina, decisa a vivere in pienezza quegli attimi di felicità.      

 

 

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Capitolo 13
*** Notte di primavera ***


 

 

 

 

Entrò in casa girando nervosamente la chiave nella toppa. Chiuse con forza la porta, sbattendola, andò verso la cucina ma vide Chris uscire dalla stanzetta di servizio, lo stava raggiungendo lentamente.

-I bambini non ci sono? – le domandò subito Mark senza salutarla, con tono freddo.

-No, non ci sono – rispose tentennante la ragazza guardandolo con sospetto, era trafelato e palesemente alterato – Maya è al compleanno di quella compagnetta d’asilo, ho mandato la tata a prenderla e ha portato anche Johnny.

Mark annuì, non aspettava altro che quella conferma.

-Io – continuò Chris – ho preferito rimanere qui e preparare ancora qualcosa per la partenza. C’è molto da fare!

Non rispondendo ma spostandosi ora in cucina, Mark entrò poggiando sul tavolo la fotografia presa in casa della madre.

-Cosa ci fai con quella? – gli chiese Chris balbettando, avvicinandosi a lui quasi con timore di parlare, di sapere.

-Dove è andata? – Mark si voltò di scatto, deciso e risoluto – Perché tu lo sai e mi hai sempre nascosto tutto! Voglio sapere dov’è e con chi è!

L’atmosfera era quella di un interrogatorio in piena regola.

-Ascolta, cerca di stare calmo – iniziò Chris guardando non lui ma la fotografia sul tavolino – molto calmo.

-Ti ho sentita ieri che parlavi al telefono – spiegò gesticolando Mark – di un weekend di passione, di una relazione ed ho creduto tu stessi ascoltando le confidenze di Nat. Pensa che equivoco! Ho immaginato mia sorella in una tresca con Danny!

-Oh no – Chris quasi sorrise – Nat doveva andare ad un concerto con Mellow!

-E l’ho capito soltanto dopo – la interruppe bruscamente lui – l’ho fermati sul cancello di casa e il povero Danny ha pure rimediato un bel pugno in faccia!

Chris tentò di aprir bocca inorridita ma Mark proseguì:

-Con chi si vede mia madre? Dove è andata?

Facendo un respiro profondo, la giovane provò a rispondere mettendo insieme al meglio le parole:

-Vedi Mark – disse – a volte possono accadere cose che non ci si aspetta.

-Voglio sapere dov’è mia madre – tuonò Lenders impassibile.

-Al mare – rispose a bassa voce la moglie.

-Quale mare? – la incalzò Mark.

-Un mare – fece la vaga Chris – non so precisamente dove.

-Non mentirmi ancora – proseguì Lenders con sospetto.

-Non mento – replicò la ragazza – ti giuro che il posto preciso non lo so! 

-Ma con chi lo sai! Con chi è andata?  – chiese allora spazientito lui.

Alzando lo sguardo, la giovane affermò:

-Con una persona.

-E parla Chris! – sbraitò Mark – Sta con un uomo, non sono mica scemo! Dimmi come si chiama.

Allontanandosi un poco da lui Chris fece il nome:

-Freddie – sussurrò – Freddie Marshall.

Sentì un brivido, Mark percepì come un forte sussulto.

-Il mister – esclamò attonito – avrei dovuto immaginarlo, è dal matrimonio di Hutton che le gira intorno.

Fece una pausa, nervoso.

-Quindi – continuò – era con lei al Towers quella sera. Tu sapevi tutto Chris, ora mi tornano molte ma molte cose! Prima eri restia a venire, poi non volevi che scendessi al piano inferiore e infine la fuga veloce per non incontrarli. E ora sono al mare dove passeranno la notte insieme. 

-Mark – prese allora svelta la parola Chris – è accaduto, però non devi preoccuparti perché Freddie è un’ottima persona e tu lo sai benissimo, lo conosci e lo stimi.

-Non m’interessa – ricominciò a parlare Lenders scosso – non doveva permettersi. Mia madre non può avere una relazione, né con lui e né con nessun altro!

-E invece tua madre ha il diritto di rifarsi una vita – lo fermò Chris con decisione, alterata ora anche lei – si è sacrificata per anni, ha lottato con tutte le sue forze per voi figli e adesso può pensare a se stessa, può tornare ad essere donna.

-Lei non ha bisogno di Freddie – asserì Mark non ascoltando ma ribadendo le sue teorie – ora ha una sua casa, l’ho pagata io con i miei guadagni e non deve più neppure lavorare perché le mando io i soldi per provvedere a tutto. A lei e ai miei fratelli!

-Non capisci – dichiarò Chris scuotendo la testa – lei non sta con Freddie per essere mantenuta ma per essere amata e per amare.

-Ha i miei fratelli e mia sorella che le vogliono bene – disse quindi Mark non volendo perdere quella battaglia verbale – io le voglio bene e poi ci sono Maya e Johnny.

-Ma è un altro tipo d’amore – affermò Chris sconcertata e quasi delusa – cosa blateri!

-Lei non può amare un altro, non può amare un altro – ripeté Mark lentamente socchiudendo gli occhi – che non sia mio padre.

Si voltò verso la fotografia e non disse più nulla. 

Col capo chino rimase immobile.

-Mark – lo chiamò Chris – Mark, girati!

Lui dapprima sembrò non ascoltarla poi si mise a fissarla attendendo che parlasse.

-Tuo padre è morto – scandì forte la giovane Price – è morto da un pezzo.

Non si aspettava quella frase, non così tagliente, non così dura e non dalla sua Chris.  

Con un piccolo passo lei si avvicinò e, con tono più dolce, tentò di farlo ragionare.

-Ti sei sempre preoccupato per tua madre – spiegò – sei in ansia perché hai timore di lasciarla sola ora che andremo a Torino, adesso sai che avrà qualcuno accanto. Freddie è affidabile, onesto e serio. Parti tranquillo Mark, lui le vuole molto bene.

Con delicatezza Chris cercò di prendergli la mano ma lui si scansò decretando:

-Ci penso io a mia madre, l’ho sempre fatto e lo farò per sempre!

Quasi in lacrime ma determinata Chris ribadì:

-Freddie può stare accanto a tua madre, le vuole bene. L’amore per voi figli è immutato Mark, nel cuore di Mina c’è spazio per tutti. Non sentirti messo da parte.

Con difficoltà lui riprese in mano la fotografia ma la moglie chiosò con durezza:

-Torna a fare il figlio e il fratello Mark. Per troppo tempo ti sei voluto sostituire a tuo padre, è ora che tu ti riappropri del giusto ruolo che fin da ragazzino, per colpa di nessuno, ti è stato negato. 

Colpito da quelle parole chiare e sincere, Lenders non riuscì a controbattere. Stremato uscì in giardino mentre Chris rimase sola in cucina, senza seguirlo o richiamarlo.

Era ormai sera, tra la tv accesa e qualche telefonata senza importanza, Chris si era messa a preparare la cena. 

Ogni tanto guardava fuori, vedeva Mark che con rabbia palleggiava da solo. 

-Fosse successo qualche anno fa – pensò lei quasi risollevata – sarebbe scappato senza una meta o da Turner a prendersela con le onde del mare. 

E invece era rimasto lì, cupo e solitario ma era lì.

Arrivò la tata con i bambini, Maya tutta gioiosa per via della festa, Johnny il solito frugoletto delizioso.

-Mamma c’erano tanti palloncini – raccontava la piccola – e dei dolci molto buoni.

Ma Mark non rientrava, rimaneva fuori anche con il buio.

-Mamma, ma papà non cena con noi? – chiedeva Maya curiosa.

-No, stasera no – rispondeva Chris mentendo – ha già mangiato.

E lui rimaneva lì, in giardino, con i suoi pensieri.

Era ormai notte, una notte calda d’inoltrata primavera.











 

Rientrarono in albergo che era quasi mezzanotte, ridevano entrambi divertiti.

-Freddie, erano anni che non trascorrevo una serata così spassosa! – disse Mina salendo le scale assieme al mister.

-Hai visto che fortuna! – ribadì lui – Al ristorante, oltre alla musica, abbiamo trovato anche quel duo comico che è stato veramente esilarante! 

-E la cena? – proseguì la donna – Ottima!

-Sono felice ti sia piaciuta ogni cosa – affermò Freddie aprendo la porta della camera, facendo spazio a Mina.

Continuarono a parlare dello spettacolo e del buon cibo mangiato, togliendosi giacca e giacchetto, scherzando allegri.

La stanza era piccola, arredata al minimo ma confortevole.

Si ritrovarono a ridere sul letto, insieme.

Si guardarono.

A quel punto Mina però sentì come un fremito, un sussulto.

Preferì alzarsi e in imbarazzo, senza dire una parola, si diresse in bagno.

Si sciacquò il viso con acqua fresca.

Chiudendo gli occhi le tornava in mente l’immagine di suo marito che sorrideva da quella fotografia.

Si sciacquò ancora e poi ancora.

Quando uscì dal bagno lasciò il posto a Freddie che, in silenzio, l’aveva aspettata.

Allora andò lentamente verso il balconcino della camera e si mise fuori.

Sentiva il rumore del mare, ne percepiva l’odore inconfondibile.

Stava con le braccia appoggiate alla ringhiera, pensava.

Con delicatezza Freddie la sfiorò con la mano sulla schiena.

Si voltò, lui la cinse abbracciandola.

-Mina – esordì il mister – non devi sentirti in dovere con me. Possiamo anche rimanere così, tutta la notte, oppure semplicemente dormire. Mi basta averti vicina. 

Lei capì di essere protetta, serena e al sicuro.

Chiuse di nuovo gli occhi, questa volta tra le braccia di Freddie.

Quando li riaprì capì che era giunto il momento di lasciare i ricordi al passato e vivere in pienezza il presente. 

E il presente era Freddie.  

Unirono le loro labbra. 

Era una serata molto calda per essere soltanto primavera.

L’aria mite, la leggera brezza marina accompagnarono quei baci.

Quella notte unirono i loro corpi, le loro anime invece, erano unite già da tempo.

Le stagioni si susseguono e ciclicamente portano avanti il loro corso.

All’alba del nuovo giorno era sbocciata un’altra primavera. 

 

 


 

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Capitolo 14
*** Madre e figli ***


 

 

 

Mina tornò a casa nel tardo pomeriggio di domenica. 

Sapeva di essere sola, entrando sentì una sensazione di piacevole silenzio che le permise di continuare a vivere il suo personale e intimo momento di felicità.

Le bastò però salire le scale ed entrare in camera da letto per capire che molto presto avrebbe dovuto far i conti con la realtà.

Trovò la stanza in disordine, alcuni abiti gettati in terra e altri messi alla rinfusa nei cassetti. La paura dei ladri la sfiorò soltanto per un attimo perché, quando il suo sguardo si posò sul posto dove sarebbe dovuta stare quella fotografia, capì.

Mina capì all’istante tutto. 

Quando, più tardi, ricevette la telefonata di Chris ebbe la conferma.

Mark sapeva. 

Mentre ascoltava la nuora raccontare, Mina chiuse gli occhi. 

Si sentiva fortemente in colpa, in colpa per non aver parlato con il figlio.








 

Nat arrivò che era quasi ora di cena.

-Mamma, mamma, ci sei? – urlò entrando euforica buttando la borsa sulla prima sedia trovata in casa.

Mina rispose a voce bassa, intenta a preparare da mangiare in cucina.

-Che serata mamma! – esclamò la giovane travolgendola con il suo entusiasmo – Grazie, grazie ancora per avermi permesso di andare! 

Si tolse il giubbino poggiandolo sul tavolo continuando a raccontare:

-Ti saluta la signora Mellow, mi ha detto che ti chiamerà stasera. È stato Danny ad accompagnarmi qui oggi, è veramente disponibile e paziente. Il concerto forse all’inizio lo annoiava ma poi è piaciuto anche a lui! Oh mamma, ho trascorso una delle serate più belle della mia vita! 

Mina la ascoltava non smettendo di preparare la cena, i suoi gesti erano lenti mentre Nat quasi saltellava nel narrare tutti gli avvenimenti della serata.

-Le canzoni mamma, una meglio dell’altra – continuava loquace la ragazza – io ero seduta con due mie compagne di classe e vicino a noi c’erano tre dell’ultimo anno ma Danny era sempre accanto a me, tranquilla. 

La signora Lenders annuiva mostrando interesse anche se, in realtà, il suo pensiero andava tutto a Mark e a ciò che Chris le aveva detto in precedenza.

-Vedi mamma – balbettò Nat arrossendo – un ragazzo che suona in quel gruppo, il bassista, ecco io credo di essermi innamorata.

Mina smise di sbattere le uova e, con calma e un sorriso, disse:

-Alla tua età è normale innamorarsi. Un musicista poi, attrae!

-Mamma è ultra bello! – esclamò spontanea la giovane.

-Sono tornato! – gridò Ted, lo sentirono entrambe – Dove siete?

Entrò di corsa in cucina, baciò veloce la madre e dichiarò:

-Ho deciso in modo definitivo! Mi iscriverò a ingegneria. Il corso mi ha schiarito nettamente le idee. È sicuro.

-Bene – sospirò Mina – sono felice.

-Mamma – aggiunse lui – ingegneria informatica. 

La donna annuì riprendendo il recipiente in mano.

-Ted, sono contenta per te – lo riprese la sorella – ma io stavo parlando con la mamma già da prima che tu arrivassi.

-Ho capito ma la mia notizia è molto importante – continuò il giovane con aria da saccente.

-Anche il mio racconto è importante – lo redarguì Nat determinata – ho trovato l’uomo della mia vita! È il bassista del gruppo.

-Ah, ma lui lo sa? – la schernì il fratello ridendo.

-No, cioè, però mi ha salutata finito il concerto – farfugliò la ragazza imbarazzata.

Ted rise ancora più forte facendo spazientire la sorella che iniziò a battibeccare.

Tra una battuta, qualche presa in giro e le lamentele di Nat, Mina esordì:

-Ragazzi devo parlarvi. È importante, veramente.

I due videro la mamma mettersi seduta dopo aver nuovamente mollato cucchiaio, piatto, recipiente e tutto ciò che stava utilizzando per iniziare a parlare in modo fermo e deciso.

Percependo l’importanza, Ted e Nat si sedettero anche loro, guardando la madre che cominciò il discorso.

-Ragazzi, in questi ultimi tempi – esordì Mina con non poca difficoltà – è accaduto qualcosa che mai avrei creduto succedesse. Ne rimarrete meravigliati, stupiti, eppure vorrei parlarne con voi sinceramente, a cuore aperto. Siete grandi ormai, responsabili e maturi per comprendere. Almeno lo spero.

Fratello e sorella si fissarono l’un l’altra, Nat andò subito in ansia, Ted più pragmatico, attendeva che la madre continuasse il discorso.

-Io sto frequentando un uomo – ammise Mina abbassando dapprima lo sguardo – e questi due giorni sono stata fuori con lui, al mare.

Tornò a guardare in faccia i suoi ragazzi. Ted sembrava non avesse capito bene, era attonito ma Nat, rapidamente, chiese:

-Allora è per questo che Mark, ieri, ha messo a soqquadro la tua stanza dopo aver praticamente steso il povero Danny? Ha portato via la foto di papà!  

-Cosa ha fatto con la foto di papà? – domandò allora Ted ancora più sconvolto.

-Ragazzi, vi prego – Mina riprese il discorso – ho parlato con Chris, mi ha raccontato di quello che è accaduto con Mark e io ho sbagliato a non dirgli nulla. Lui ha ascoltato per caso una telefonata fra me e Chris, ha creduto che fossi tu Nat a confidarti con lei e ti ha pensata insieme a Danny. Quando però è venuto qui ieri, ha scoperto la verità e ha cercato di capire con chi fossi andata. Chris gli ha poi raccontato tutto. Adesso Mark è a casa, con i bambini ma chiuso nel suo silenzio.

-Era fuori di sé – sentenziò Nat – il povero Danny, mentre mi accompagnava al concerto, mi ha confessato che non sapeva proprio il perché di questo suo gesto. Io, avevo talmente fretta di arrivare, che neppure ci sono stata a pensare.

-Ho sbagliato ragazzi – ripeté Mina contrita -  avrei dovuto parlare subito con Mark e poi con voi. È successo tutto così inaspettatamente che neppure io sapevo come comportarmi. Perdonatemi. Io vorrei  da oggi iniziare un dialogo sincero con voi. 

Fece una pausa, sospirò e, con forza ammise:

-Mi sono innamorata. Non sono pazza, anche alla mia età può accadere.

E guardò Nat, come per cercare solidarietà femminile.

La ragazza, dato che il fratello era ammutolito, esordì:

-Quindi, mamma, ti sei fidanzata?

Sbarrando gli occhi, Mina rispose:

-Sì, diciamo di sì. Se il termine è appropriato anche se non ho più vent’anni, sì!

Allora Nat si alzò e sorridente affermò con voce squillante:

-Ma è meraviglioso, mamma! Sei fidanzata!

Come rincuorata Mina si voltò verso il figlio mentre Nat ripeteva:

-Sei fidanzata mamma. È tutto così romantico!

-Mamma – la chiamò Ted non così entusiasta – ma fidanzata con uno della tua età?

-Oh certo – rispose Mina all’istante – ha solo tre anni in più di me.

-Ted io – lo esortò Nat – sono veramente contenta. Tu no?

Lui scuoteva la testa dicendo:

-Sono confuso. Non me l’aspettavo proprio! 

-Ted, non pretendo tu sia contento – asserì la mamma con calma – anzi, la reazione di Nat mi stupisce ma mi dà forza.

-Chi è questa persona? – domandò Ted – Ce la presenterai?

-Certamente – rispose subito Mina – anche se, in realtà, voi lo conoscete già.

-Chi è? – chiese allora Nat curiosa.

-Freddie Marshall – riuscì a dire la mamma senza troppi preamboli.

-Il mister? – Ted era a bocca aperta.

-Il mister? – ripetè Nat divertita – Ma è fantastico! Non è bello come il signor Price però è un tipo!

Mina scoppiò a ridere, Ted disse alla sorella:

-Da quando il signor Price è bello?

-Il signor Price è un bell’uomo – affermò con solennità Nat – infatti Benji gli somiglia. Il mister, secondo me, non ha proprio quel fascino però è un ottimo acchiappo mamma!

A quel punto anche Ted iniziò a sorridere, anzi a sogghignare.

Mina, risollevata, sapeva che Ted era un ragazzo riflessivo e pacato. Non era esuberante come la sorella ma sentiva che, in fondo, aveva già accettato la cosa.

-Aiutatemi ragazzi – aggiunse – aiutatemi a parlarne con Matt, quando tornerà.

I due si guardarono, con il piccolo Matt sicuramente parlare non sarebbe stato così semplice. 









 

La mattina dopo Mark si trovava davanti casa di sua madre.

Fermo, in piedi, attendeva di suonare al citofono.

Pensava di fare la cosa giusta, forse.

Sapeva che i suoi fratelli, a quell’ora, erano a scuola.

Si decise e suonò.

Aspettò un poco e quindi la porta si aprì.

Sua madre lo accolse con l’aria di chi sapeva fosse arrivato. Pareva lo aspettasse.

-Buongiorno Mark – gli disse sorridendo – entra.

-Chris ti ha riferito che sarei venuto? – domandò lui non salutandola.

-No – rispose risoluta la donna – non ho sentito Chris però ti attendevo.

Il giovane si diresse in cucina senza dirle altre parole.

-Ti offro qualcosa? – gli chiese Mina vedendolo sedersi accanto al tavolo.

Lui scosse la testa ma la donna andò comunque verso la credenza per prendere dei bicchieri dicendo con semplicità:

-Come stanno Maya e Johnny?

-Bene – rispose freddo Mark – stanno bene.

Di nuovo silenzio.

Mentre Mina poggiava i bicchieri sul tavolo suo figlio le disse:

-Non sono venuto qui per parlare del più e del meno e lo sai mamma!

Si alzò e le andò accanto.

-Avrei dovuto dirtelo prima – gli rivelò Mina – mi dispiace tu lo sia venuto a sapere in quel modo, mettendo in mezzo Danny e creando quell’assurda situazione.

-Ormai è accaduto – asserì Mark senza scomporsi.

Non fece parlare sua madre perché poi dichiarò subito:

-Io non posso impedirti di frequentarlo ma sappi che non sono d’accordo per niente che tu abbia questa relazione. 

-Capisco ti ci voglia del tempo per accettarla – disse Mina pacatamente.

-Non credo di riuscire ad accettarlo mai – sentenziò Mark – io non posso vederti con uno che non sia papà.

-Ti prego, non farmi sentire così in colpa – sussurrò la donna – per me non è stato semplice, cerca di comprendermi.

-Quello che dovevo dirti l’ho detto – continuò lui laconico – e la fotografia di papà la terrò io, con me.

-Mark – lo chiamò la donna – Mark io so che tu potrai ripensarci.

Ma lui era già uscito dalla stanza e, andando verso la porta, la salutò per poi scappar via quasi di corsa.









 

La sera, dopo cena, Mina accennò a Nat della visita di Mark.

-Oh lo sai che lui è fatto così – esclamò la ragazza asciugando i piatti – gli passerà!

-Come vorrei avere il tuo ottimismo – sospirò Mina poco allegra.

Ted era in salone a vedere la tv, Nat disse ammiccando:

-Mi piace quando ci confidiamo tre donne mamma! In genere sono sempre io a chiederti consigli, ad ammorbarti con i miei problemi e pene d’amore e ora invece sei tu ad aver bisogno di parlare con me!

Mina sorrise scuotendo la testa:

-Mi dispiace Nat, sto diventando un peso.

-Non dire così – esclamò la giovane posando con forza i piatti – e non pensare a Mark ora! Lascialo stare.

La mamma cominciò a mettere a posto le stoviglie, con la mente altrove.

Sapeva che Mark era di poche parole e si era chiuso nel suo silenzio.

-Dovremmo istituire – affermò Nat improvvisamente  – un comitato pro Maya.

-Un cosa? – domandò Mina stupita guardandola che ridacchiava.

-Tra circa dieci anni – dichiarò la ragazza cercando la complicità della madre – Maya inizierà ad uscire, conoscerà dei ragazzi, si innamorerà. Con un padre come Mark avrà bisogno di tutto il nostro sostegno, ti immagini che liti?

A quel punto Mina scoppiò a ridere, ne aveva bisogno e Nat lo sapeva bene.

 




 

 

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Capitolo 15
*** Fratelli ***


 

 

 

 

Chris se lo trovò sulla soglia di casa, con lo zainetto in spalla e quell’aria da cucciolo smarrito.

-Ti disturbo? – esordì Matt rispettoso – Posso?

-Entra! – lo accolse lei con affetto – Certo che puoi. 

Il ragazzo fece qualche passo mentre Chris lo esortava a togliersi il giubbotto e a sistemarsi in salone.

-Mark non c’è? – le chiese subito guardandosi intorno.

-No, ancora non è tornato – riferì la giovane spiegando -  ma dovrebbe essere qui tra un’ora circa. Puoi aspettarlo senza problemi.

Chris lo osservò, era imbarazzato e timoroso.

-Siediti – tentò di spronarlo – non ti metterai a far i complimenti con me!

Matt sorrise e si accomodò sul divano.

-Non avrai mica saltato la scuola? – gli chiese allora Chris sospettosa – Questo è un orario insolito per te, come mai sei in giro?

-Oggi sono uscito prima – rispose lesto lui – mancavano dei professori.

Chris annuì non molto convinta, sapeva della poca passione di Matt per lo studio, era uno dei crucci più grandi di Mina.

-Vado a prenderti qualcosa da bere – gli domandò- cosa preferisci?

-Vengo con te – esclamò il ragazzino alzandosi e seguendola in cucina.

Entrarono insieme nella stanza, Chris iniziò a parlare perché era curiosa di sapere la motivazione di quella visita inaspettata.

-Come è andata la gita scolastica? -  gli chiese cominciando con un argomento piacevole per il giovane – Sei stato fuori quattro giorni?

-Cinque – puntualizzò lui – è stata una bella esperienza.

Intanto Chris aveva preso dal frigo una Coca, sapeva che Matt aveva gli stessi gusti del fratello, erano simili per quello e per tanto altro. 

Anche Matt era silenzioso, schivo e di poche parole. Non era così da bambino, lo era diventato crescendo. Era anche però molto fragile e, a volte, remissivo. A Mark era legatissimo, da sempre.

-La mamma lo sa che sei qui? – gli domandò Chris mentre il ragazzino beveva.

Fece di no con la testa per poi affermare:

-Sapeva che uscivo presto ma non le ho detto sarei venuto da te, anche perché l’ho deciso poco fa!

-Meglio telefonarle – propose immediatamente lei – non vorrei ti aspettasse!

-No, meglio di no – sussurrò Matt – non voglio dirle che sono qui.

Chris s’insospettì ancora di più, lui spiegò:

-Non deve sapere che voglio parlare con Mark.

A quel punto la giovane donna stava per rimproverarlo ma Matt fu svelto a chiedere:

-Dove sono Maya e Johnny?

-All’asilo Maya – rispose Chris – e Johnny è nella sua cameretta.

Fece un sospiro e proseguì:

-Vuoi vederlo?

Alla risposta affermativa del ragazzino Chris asserì:

-Vieni. Stava dormendo, se si è svegliato ti lascerò giocare con lui.

Sapeva che non era semplice che Matt si confidasse, era riservato e non si apriva facilmente se non con Mark. 

Nella cameretta poté stare un po’ con il piccolino, disse a Chris che era contento di passare del tempo con Johnny perché l’imminente partenza li avrebbe portati lontano e chissà quando si sarebbero potuti rivedere.

-Quel pallone è nuovo? – domandò Matt avendolo notato tra i giochi del bambino.

-Eh già – sospirò Chris – un altro pallone, l’ennesimo! Tuo fratello non vede l’ora che Johnny cresca per potergli insegnare a giocare a calcio. È una fissa la sua!

-Come papà faceva con lui! – esclamò di botto Matt abbassando lo sguardo e prendendo la manina del piccolo – Johnny è molto fortunato.

Non riuscì a rispondere Chris, preferì rimanere in silenzio perché sapeva quanto Matt aveva sofferto nel non aver potuto conoscere il padre.

Si limitò ad osservarlo che tentava di far divertire Johnny con un giochino musicale, di quelli con le lucine che si accendono.

Ormai aveva tredici anni Matt, a volte era scontroso e poco incline alla compagnia ma per Chris rimaneva sempre quell’adorabile bambino che l’aveva accolta subito nel suo cuore scambiandola per una principessa.*

-Domenica verrà a pranzo da noi – esordì all’improvviso Matt spegnendo il giochino sonoro – la mamma lo ha invitato.

Chris, sorpresa ma non molto, si rallegrò del fatto che l’argomento uscisse dalla bocca del ragazzo. Si pose in ascolto con tanta delicatezza.

-Sapevi che Freddie sarà a pranzo a casa nostra? – le domandò Matt senza enfasi.

La giovane annuì rispondendo:

-Ho sentito tua madre ieri, lo sapevo.

Con imbarazzo e una punta di vergogna, Matt allora le chiese:

-Dovrò chiamarlo papà? 

A Chris fece una tenerezza infinita, gli rispose:

-No, ma no! Freddie non vuole sostituirsi a tuo padre, assolutamente.

-Ma lui e la mamma – balbettò il ragazzino – lui e la mamma stanno insieme. Se si sposeranno, il mister verrà a stare da noi.

-Matt – cercò di spiegargli Chris con tono materno – la persone si incontrano, si conoscono, si frequentano e, a volte, si innamorano. Una donna, se rimane da sola come purtroppo è accaduto a Mina, non è detto non possa innamorarsi di nuovo soltanto perché è una mamma. Lei e Freddie stanno bene insieme, sono felici insieme e Mina vorrebbe condividere questa gioia con voi.  

Il ragazzino era ancora molto perplesso, Chris allora gli chiese:

-Con Mark volevi parlare di questo?

Lui annuì e aggiunse:

-Mark si è portato via la foto di papà, a Mark non piace che la mamma stia con Freddie!

-Mark può pensare quello che vuole – disse Chris con fermezza – ma deve rispettare le scelte di vostra madre. Mina non è una sprovveduta e Freddie è una brava persona. Non vederlo come un sostituto di tuo padre, cogli gli aspetti positivi di questa vicenda! Freddie potrà essere per voi ragazzi un buon alleato, un punto di riferimento, una figura rassicurante.

A testa bassa, Matt aveva ascoltato con attenzione le parole di Chris. 

-Sono così confuso – sussurrò alzandosi facendo una carezza a Johnny – è tutto strano per me.

-Ti capisco – lo rassicurò Chris – ma credimi, superato l’impatto iniziale tutto andrà per il meglio. 

Matt andò accanto al pallone, quello nuovo, gli diede un leggero calcio, poi un altro e lo lasciò lì al muro, dirigendosi verso l’uscita.

-Dove vai? – gli domandò Chris preoccupata – Non aspetti Mark?

-No, preferisco tornare a casa – rispose lui – salutalo tu per me e dai un bacio a Maya da parte mia!

Indossò il giubbotto, riprese lo zaino e andò via.

   









 

Era domenica sera, Freddie da poco aveva lasciato casa Lenders dopo aver trascorso lì tutto il pomeriggio.

Aveva pranzato con Mina e i ragazzi e poi si era intrattenuto con loro per diverse ore.

Nella sua cameretta Nat si era appollaiata accanto alla finestra, lo faceva sempre quando era malinconica e pensierosa.

Osservava il cielo ormai tinto dei colori del tramonto e, contemporaneamente, ascoltava il rumore del pallone che suo fratello Matt calciava contro il cancello del giardino in modo ossessivo.

-Proprio come Mark – pensò innervosendosi.

Si alzò, lasciò la stanza e si diresse da Ted che invece stava accendendo la televisione in salone.

-Guarda là – gli disse esortandolo a seguirla – vieni!

-Che vuoi? – si lamentò subito il ragazzo desideroso solo di buttarsi sul divano a fare zapping con il telecomando.

-Vieni, è importante! – ripeté lei spronandolo ad andare alla finestra.

A malincuore Ted si spostò e, dal vetro, vide anche lui Matt che tirava i calci al pallone in continuazione.

-Andiamo? – gli domandò Nat cercando la sua complicità.

-Andiamo – asserì il fratello annuendo deciso.

Uscirono, Ted si avvicinò al minore e gli propose:

-Passa quella palla!

Matt si voltò di scatto dicendo:

-Che c’è? Cosa volete?

-Giocare! – rispose Ted immediatamente.

Sbuffando Matt passò la palla al fratello e i due iniziarono a scambiarsela ad una discreta velocità.

-Ehi, ci sono anch’io! – protestò Nat ad alta voce tentando di rubare la palla ai due che invece  continuarono ad escluderla ridendo divertiti.

Tra un passaggio e l’altro Ted affermò:

-Avete sentito cosa ha detto Freddie oggi? Il calcio femminile sta prendendo importanza.

-Ecco – aggiunse subito Nat – se lo ha detto Freddie è vero, è un  esperto! Quindi passate anche a me! È stato così piacevole parlare con lui.

Allora Matt rubò il pallone a Ted e lo calciò forte contro il muro.

-Che succede? – gli domandò il fratello desideroso di capire avendo appositamente toccato l’argomento.

Nat corse accanto ai due vedendo il più piccolo piangere in silenzio.  

-Che hai? – continuò Ted mentre l’altro non tratteneva le lacrime.

-Mi è simpatico – sussurrò Matt – Freddie mi è simpatico e questo è un problema!

-Non è un problema – sorrise la sorella – anzi è un bene!

-Avrei voluto odiarlo – ammise con vergogna il piccolo – ma non ci riesco. 

-Perché odiarlo? – gli chiese Ted con fermezza.

Matt fece spallucce non sapendo neppure lui cosa rispondere.

-Hai detto che ti è simpatico – affermò allora Nat – è un buon inizio!

-Un buon inizio – ripeté Matt sottovoce.

-Io direi di dargli un possibilità – ammiccò Ted riferendosi a Freddie.

Subito Nat annuì strattonando simpaticamente il fratello minore proponendogli:

-Ci proviamo?

-Proviamoci! – rispose Matt abbassando lo sguardo per poi dare un ultimo calcio al pallone con forza.

Ted lo abbracciò seguito da Nat.

La mamma, dalla finestra, aveva visto tutto fiera dei suoi ragazzi.










 

Maya era crollata sul divano accanto a Mark che teneva Johnny sulle gambe invece ancora vispo e sveglio. 

-Credo sia ora di portarli a letto – esordì Chris entrando nella stanza – è tardi! Domani Maya ha la scuola.

Mark iniziò allora ad alzarsi lentamente mentre la moglie gli diceva:

-Sai che le maestre, ora che si avvicina il giorno della nostra partenza, vogliono organizzare una festa per salutare Maya?

-Bel pensiero – si limitò a dire Mark.

-Molto probabilmente sarà la prossima settimana – spiegò Chris – mi dispiace però che tu non potrai esserci.

-Perché? – replicò lui – Non mi vuoi far partecipare?

-La prossima settimana – rispose la moglie meravigliata – inizierà il ritiro e poi le qualificazioni con la Nazionale. Te lo sei dimenticato?

-Io non vado in Nazionale – asserì secco Mark.

-Che dici? – Chris si stupì di quell’affermazione. 

-Se c’è quello io non vado – aggiunse deciso.

-Quello chi? – domandò spontaneamente la giovane non capendo all’istante.

-Freddie Marshall – replicò Mark senza scomporsi.








 

*Riferimento alla mia fanfiction “Come la pioggia all’improvviso” capitolo 18

 



 

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Capitolo 16
*** Sacrificio ***


 

 

 

 

-Rifiuterai la convocazione in Nazionale? – sbraitò Chris avendo ora capito perfettamente – Ma sei impazzito?

Prese Johnny dalle braccia di Mark e, lasciata Maya dormire sul divano, fece per spostarsi in un’altra stanza nervosa e in ansia.

-Non urlare – la rimproverò il marito seguendola – vuoi svegliare la bambina?

-E tu non provare a cambiare discorso – ribadì Chris mettendo il piccolo nel passeggino per poi affrontare con determinazione Mark.

Si ritrovarono in salone, faccia a faccia.

-Come puoi solo pensare di non andare in Nazionale per Freddie? – chiese Chris forse più calma e sicura nel tono di voce.

-Io non voglio vederlo – rispose subito Mark – non adesso, non è il momento.

-E quando sarà il momento? – gli domandò forte lei, guardandolo in faccia – Mai!

-Ho deciso così – rispose con fermezza Lenders – non riuscirai a farmi cambiare idea.

Distolse lo sguardo da quello di Chris per poi spostarsi verso l’uscita della stanza.

-Aspetta Mark – lo chiamò la moglie – non hai pensato alle conseguenze di questa tua scelta? Non accettando la convocazione metteresti nei guai non soltanto il mister ma anche tutti i tuoi compagni. Sarà più difficile per la squadra vincere senza di te.

Pensava di pungerlo nell’orgoglio ma lui affermò categorico:

-I miei compagni sanno giocare e sapranno cavarsela anche da soli.  

Spiazzata Chris tentò ancora di dissuaderlo dicendo:

-E la tua carriera? Cosa diranno quelli di Torino quando sapranno che non sarai presente in Nazionale? Non farai una buona figura neppure con loro.

-Sono solo due partite! – urlò allora Mark spazientito.

-Ma importanti per le qualificazioni – gli tenne testa Chris – e tu stai rinunciando per un motivo sciocco. Hai paura di affrontare Freddie, questa è la verità!  

Quell’ultima frase lo colpì come una pugnalata.

-Io non voglio vederlo – ribadì lui – non adesso, non in Nazionale.

-Potresti parlarci prima, in questi giorni – cercò di convincerlo Chris.

-E dirgli cosa? – domandò quindi Mark non facendole terminare il discorso – Devo chiedergli se è contento di portarsi a letto mia madre? Questo devo chiedergli?

Scuotendo la testa Chris rispose:

-Sei ridicolo Mark, sei veramente ridicolo. Fai come vuoi ma sappi che non avrai il mio appoggio, io sto con Mina e Freddie.

Fu lei a dirigersi verso al porta e uscire dalla stanza senza più dire una parola.










 

Al telefono con Patty, due giorni dopo, Chris era in imbarazzo e abbastanza in difficoltà. Non riusciva a dirle che Mark non sarebbe partito con la Nazionale.

-Noi arriveremo lunedì – spiegava l’amica entusiasta – nel pomeriggio. Mio padre verrà a prenderci all’aeroporto, già da martedì potremmo vederci. Cosa ne pensi? Ho sentito Evy ed è d’accordo. Non vedo l’ora! Poi durante la settimana seguiremo le partite dei ragazzi, tutte noi insieme. 

-Sì, sì – balbettò Chris – si può fare.

-Porterai anche i bambini spero! – le chiese Patty con gioia.

-Certo – rispose lei laconicamente, con la testa altrove.

-E poi – ridacchiò Patty – questa sarà la prima uscita di Susie come fidanzata ufficiale di Pearson. Sono così contenta per loro! Dal giorno del mio matrimonio hanno iniziato a frequentarsi assiduamente e ora stanno insieme. Le mie nozze hanno portato amore  a qualcuno, ne sono felice!

Chris pensò immediatamente che pure per Freddie e Mina quel giorno aveva un significato speciale, anche loro si erano incontrati al matrimonio di Patty e Holly e, da lì, qualcosa di importante e significativo aveva iniziato a nascere.   

-Mi stai ascoltando? – domandò allora Patty con forza – Non ti sento più!

-Sì che ti ascolto – replicò tentennante Chris – scusami, forse è la linea disturbata.

E invece stava pensando a Mina e a Mark. Non era possibile che lui fosse così irremovibile, rinunciando addirittura alla convocazione. 

Era ostinato e inflessibile, Chris non era riuscita a fargli cambiare idea.

Patty tornò a chiacchierare ininterrottamente ma Chris non ascoltava più.

Chris era seriamente preoccupata. 









 

Quei giorni passarono velocemente, tra gli ultimi documenti da preparare per la partenza, i bambini e telefonate varie, Chris ebbe un gran daffare. 

Le convocazioni per la Nazionale furono rese pubbliche il sabato sera, Mark era nella rosa dei giocatori prescelti da mister Marshall. 

Chris sapeva che suo marito non avrebbe risposto alla chiamata, mettendo nei guai l’intera squadra. Tentò di fare un ulteriore tentativo, parlando nuovamente con lui ma Mark si mostrò disinteressato e poco propenso all’ascolto. Allora Chris gettò la spugna, dicendogli soltanto che ne avrebbe pagato le conseguenze a caro prezzo.

Con l’inizio della nuova settimana, Chris ritenne opportuno lasciare Mark cuocere nel suo brodo e dedicarsi soltanto a ciò che la rendeva felice. Avrebbe rivisto la sua  amica Patty, dopo mesi. Sarebbero state nuovamente insieme con Evy e Susie, come ai vecchi tempi.

Dopo aver accompagnato Maya all’asilo, si era diretta al parco con Johnny per poi andare a comprare dei piccoli regali per Patty e le altre.

Tornata a casa, carica di pacchetti, trovò Mark alle prese con una valigia.

-Dove vai? – gli domandò sospettosa.

-Mi sto preparando per il ritiro – rispose semplicemente lui – domani parto.

Chris spalancò gli occhi raggiante.

-Hai cambiato idea? – era sbalordita – Andrai in Nazionale?

Mark annuì, lei lo abbracciò felice ma anche stupita.

-Lo sapevo che ci avresti ripensato! – esclamò Chris – Non sai quanto ne sono contenta!

-Adesso devo andare – disse lui – ho appuntamento con Ed e poi tornerò a casa per ricevere un’importante telefonata da Torino. Ci vediamo più tardi!

Uscì dopo aver salutato Johnny, Chris gli avrebbe voluto chiedere del perché di questo cambiamento ma era talmente felice che lo lasciò andare senza ulteriori spiegazioni. 

-Forse – pensò – è stato proprio Ed a farlo ragionare, o Danny, oppure può essersi confrontato con i fratelli o con Mina stessa. L’importante è che abbia cambiato idea. Adesso è sulla buona strada per accettare definitivamente Freddie.

Col sorriso in volto iniziò a pregustare il prossimo pomeriggio in compagnia delle amiche, finalmente senza tormenti e problemi.

Attese l’arrivo della tata che si sarebbe occupata di Johnny, poi, decise di andare a trovare Mina. Voleva darle la buona notizia, Mark sarebbe andato in Nazionale.

Quando arrivò davanti casa della suocera vide Mina occuparsi del giardino.

Suonò al cancello salutando la donna che, vedendola, si mosse subito per farla entrare.

-Stai sistemando quei vasi? – domandò Chris già in fibrillazione, pronta al grande annuncio – Non dovresti affaticarti troppo, è un’attività pesante.

Mina rispose lentamente:

-Non so stare con le mani in mano e questo lavoro va fatto.

-Posso aiutarti – propose la ragazza con gentilezza dirigendosi verso i fiori ma Mina la bloccò all’istante.

-Vieni dentro – le disse la donna sorridendo, togliendosi i guanti – ti offro qualcosa. I bambini? Maya è all’asilo?

-Sì, certo all’asilo  – affermò Chris – e Johnny con la tata. 

Entrarono in casa, anche i ragazzi erano a scuola, nel salone regnava il silenzio.

-Sono venuta per darti una notizia meravigliosa – esordì Chris fremente mentre Mina si spostava in cucina.

-Mark andrà in Nazionale! – annunciò gongolante la giovane seguendo la suocera nell’altra stanza.

A quel punto Mina si fermò, sorrise e, annuendo con il capo, sussurrò:

-Ne sono felice.

Poi fece per andare verso il frigo, Chris intanto continuava a raccontare entusiasta.

-Ha capito che non era il caso di comportarsi in quel modo – disse la ragazza – dopo giorni e giorni di ripensamenti ha finalmente compreso che non poteva rinunciare alla Nazionale. Ora, quando si troverà faccia a faccia con Freddie, sono sicura sarà pronto per confrontarsi con lui in modo maturo e responsabile. E tutto si risolverà! 

Era un fiume in piena Chris, talmente era gioiosa e contenta.

-Sai che sta arrivando Patty? – aggiunse – Seguirò con lei e le altre amiche le partite. Perché non ti unisci a noi? Ci sarà sicuramente pure la mamma di Holly. Ti andrebbe? Sei la donna del mister, non di uno qualunque!

Rise raggiante ma Mina la spiazzò con un’unica frase.

-Io e Freddie non stiamo più insieme – asserì.

Chris sembrò non aver capito, tanto era sconvolta.

-Cosa? – domandò – Come non state più insieme?

-L’ho lasciato – replicò Mina sommessamente mentre metteva sul gas il pentolino per preparare il the.

-L’hai lasciato? – gridò la giovane allibita – Perché?

-Chris ascolta – tentò di spiegare l’altra con lo sguardo basso – non poteva andare. È stata una bella parentesi nella mia vita ma non era proprio il caso continuare. Io non sono pronta per una relazione, è stato meglio così, credimi. 

Si voltò per occuparsi del the ma Chris, quasi con le lacrime, protestò:

-Non è vero! Non è possibile! Tu eri felice con lui Mina, lo so.

-Non poteva funzionare – aggiunse sussurrando la donna.

Allora Chris la prese per un braccio e, con foga, sentenziò:

-Tu lo hai fatto per Mark. Stai rinunciando a lui soltanto per Mark. Ti stai sacrificando come hai sempre fatto Mina!

-Ti prego – la suocera scosse la testa – non continuare con questo discorso.

-Non è giusto, non è giusto – ripeté Chris piangendo – stai rinunciando alla tua felicità per non compromettere la carriera di Mark.

-Ascoltami – cercò di calmarla Mina – è meglio così, per tutti.

-No, io non lo accetto! – urlò Chris uscendo dalla stanza e poi dalla casa.









 

Mark era già tornato quando Chris mise piede nel salotto. La tata era andata via da poco, Johnny giocava sul tappeto.

Sconvolta gli disse all’istante:

-Lo sapevi, tu sapevi! Ecco perché hai cambiato idea. Freddie non è più un pericolo, hai ottenuto quello che volevi.

Mark le si avvicinò ma lei lo affrontò determinata dicendo:

-Sei contento? Tua madre lo ha lasciato, ora puoi partire sereno mentre lei ha rinunciato con dolore a vivere la sua vita.

Il giovane chiuse gli occhi poi replicò:

-Non le ho chiesto io di lasciarlo. Forse non era così importante.

-Sei un vigliacco Mark – sentenziò Chris lapidaria – mi hai deluso profondamente.

Se ne andò di corsa di sopra.








 

Era sera, Chris scese le scale con Maya per mano e Johnny in braccio.

Aveva con sé uno zaino e un borsone.

-Io vado dai miei – dichiarò freddamente.

Mark la guardò con sospetto replicando:

-Starai da loro mentre io ho il ritiro? È una buona idea, tuo padre sarà felice di vedere i bambini e anch’io sarò più tranquillo sapendoti non da sola.

-Non hai capito Mark – rispose stizzita lei – io vado via per rimanerci. Non ho più voglia di stare con uno come te, almeno per ora, e non è detto io venga a Torino. E Maya e Johnny rimarranno con me!

 


 

 

 

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Capitolo 17
*** In Nazionale ***


 

 

 

 

Il signor Price prese posto a tavola accanto a sua moglie osservando Maya che, diligentemente, si era seduta composta attendendo con pazienza la cena.

-Allora signorina – chiese l’uomo con tono affettuoso e amorevole – sei contenta di passare qualche giorno qui con i nonni?

La bambina annuì mentre intanto Chris si sedeva avendo terminato di far mangiare il piccolo Johnny.

-Anche io e la nonna siamo molto felici di avervi con noi – continuò il signor Price scrutando la moglie che, nervosa e irritata, squadrava dall’alto in basso Chris  – è stata una bellissima sorpresa questa di venirci a trovare!

La figlia si era presentata alla villa che era quasi sera, con un borsone, uno zaino e i due bambini. Subito i coniugi Price avevano intuito ci fosse stato qualcosa di poco piacevole fra lei e Mark.

-L’ho voluto lasciare da solo – aveva spiegato la ragazza ai genitori – deve capire che non può essere così intransigente nei confronti di sua madre.

Poi aveva raccontato loro tutta la faccenda.

-Chris, non voglio però che i bambini ne paghino le conseguenze – il signor Price era stato categorico – sai che potete restare qui quanto volete ma i piccoli non devono andarci di mezzo.

-Papà – replicò la giovane – Johnny cosa vuoi che ne capisca e Maya non ha intuito nulla, le ho detto che venivamo a fare una breve vacanza da voi mentre Mark è impegnato in Nazionale.

E così si erano sistemati a villa Price.

Arrivati in tempo per la cena, erano ora tutti nella grande sala attorno al tavolo.

-Bene, bene – esordì il signor Price allegro davanti ad un ottimo primo piatto – possiamo incominciare a cenare! Forza Maya, mi raccomando mangia tutto quanto che poi il nonno ti farà vedere i cartoni in tv. E domani ci divertiremo in piscina. La tua vacanza inizierà nel migliore dei modi!

-Nonno ma noi non siamo qui in vacanza! – esclamò stupita la bambina – Siamo qui perché mamma e papà hanno litigato.

Immediatamente l’uomo guardò la figlia mentre la signora Price s’intromise in modo stucchevole.

-Ma no – disse alla bimba per rassicurarla – cosa vai a pensare!

-Mamma non vuole più bene a papà – spiegò Maya decisa – perché a lui non sta simpatico Freddie. Freddie è il fidanzato di nonna e a papà non piace.

-Per fortuna che la piccola non aveva intuito nulla! – tuonò indispettito il signor Price.

-Maya – la rimproverò Chris ad alta voce – perché ascolti sempre cosa non dovresti ascoltare?

-Perché voi gridate! – sentenziò la piccola in maniera così disarmante da far alterare ancor di più il signor Price.

-Io e papà non abbiamo litigato – le disse allora Chris – dobbiamo soltanto riflettere. Anzi, è tuo padre quello che deve riflettere.

-Sì – annuì Maya – perché la nonna ha lasciato Freddie e la colpa è soltanto di papà.

-Adesso basta! – gridò il signor Price inflessibile – Mangiamo in silenzio e non pensiamoci più.

Mise in bocca la prima cucchiaiata di minestra già esausto.

Terminata la cena, senza più discussioni, dopo aver portato a letto i bambini Chris e i suoi genitori si erano ritrovati in salone.

-Non avrai veramente intenzione di lasciarlo? – domandò la signora Price alla figlia con tono autorevole accendendosi una sigaretta.

-Perché no? – replicò Chris meravigliata – Si sta comportando in modo indegno e poco maturo, mi irrita anche soltanto parlarci e poi mamma, proprio tu me lo chiedi? Non hai sempre affermato che Mark non fosse l’uomo adatto per me?

-Ma adesso cara – rispose la madre – sta diventando un calciatore importante, con ottimi guadagni e un futuro in Italia! Io non mi perderei questa ghiotta opportunità.

-Sei la solita! – la aggredì Chris irritata alzandosi e uscendo dalla stanza.

-L’hai fatta innervosire ancora di più! – gridò il signor Price allibito rivolto alla moglie – Tu pensi sempre e solo al tuo tornaconto personale! I soldi, l’Italia … io invece sono preoccupato soprattutto per i bambini.

-Cosa credi che io non lo sia? – lo riprese immediatamente la donna – Cerco di alleggerire la situazione ma non vengo mai capita. Non voglio che Chris lasci partire Mark da solo, i bambini hanno bisogno del padre e non tollererei un’altra separazione in famiglia. Ci siamo fatti la guerra noi due per già troppo tempo facendo soffrire i nostri figli quando erano ragazzini, non vorrei una replica ora per Maya e Johnny.

Ancor più stupito, il signor Price si avvicinò alla moglie.

-Forse – continuò lei – sto invecchiando ma quando vedo i due nipotini mi si stringe il cuore. È importante che crescano in un famiglia unita, sei d’accordo? 

L’uomo sorrise annuendo.

-Poi – disse ancora la signora – spero che Mina torni insieme a Freddie. Se lo merita, dopo una vita di sacrifici!

-Stai proprio invecchiando! – sentenziò lui – Non ti riconosco più!

-Mi stai prendendo in giro? – disse irritandosi la donna mentre il marito, sicuramente più tranquillo, pensava che tutto in fondo avrebbe potuto risolversi senza drammi.     










 

Il ritiro iniziò nel migliore dei modi. 

Tutti i giocatori convocati mostrarono subito determinazione e voglia di vincere.

Erano giunti al punto di ritrovo alla spicciolata per poi raggiungere tutti insieme il centro sportivo dove sarebbero rimasti per l’intera settimana. 

Dopo una breve riunione con il mister e Pearson, si erano sistemati nelle camere per poi consumare il pranzo nella sala principale.

La giornata calda e soleggiata portò alcuni di loro ad uscire fuori terminato il pasto.

Si erano formati dei piccoli gruppetti, Bruce teneva banco con le sue solite battute.

Mark, allontanatosi dagli altri, si era seduto al sole, più distante.

-Posso salutare il mio cognato preferito? – la voce di Benji, chiara e decisa, lo fece voltare – Preferito perché sei l’unico!

Price rise dandogli una pacca sulla spalla, sistemandosi accanto a lui.

-Cattivo umore? – domandò ancora Benji avendo notato il disinteresse dell’altro.

-Sì, non sono al meglio – replicò Mark con poca partecipazione.

-Sono abituato alla tua scarsa propensione a socializzare nei ritiri – continuò il portiere mantenendo un tono ironico -  ma oggi mi sei subito parso più scontroso del solito! Problemi?

Sapeva come pungolarlo, come tirargli fuori le parole.

-Chris è andata via! – sentenziò Mark dopo alcuni attimi di silenzio.

Allora Benji, senza scomporsi troppo, si mise calmo in ascolto.

-Ieri sera ha fatto i bagagli – spiegò Lenders – ed è tornata dai genitori con i bambini. Ha detto che non vuole più venire a Torino e che i figli rimarranno con lei.

-Tipico! – esclamò Price quasi ghignando – Chris ha queste uscite, dovresti conoscerla!

Mark scosse la testa e aggiunse:

-Se io non cambio sarà inflessibile.

L’altro attese un poco e poi, guardandolo negli occhi, scandì bene:

-Per Freddie?

-Cosa ne sai tu di Freddie? – replicò immediatamente Mark stupito.

-Pensi che io e il mister non ci sentiamo? – spiegò quindi Benji sorridendo – Si può dire che almeno due volte alla settimana lo chiami oppure è lui a telefonare a me!

Meno meravigliato, era ovvio dato il rapporto esistente tra Freddie e Price, Mark annuì.

-Ho saputo – iniziò Benji questa volta più serio e con delicatezza – di lui e tua madre. Freddie si è confidato con me. Anche mio padre mi ha raccontato qualcosa.

-Sono un egoista! – dichiarò Lenders interrompendo l’altro – Un egoista testardo e intransigente. E immaturo. Questo pensa Chris e ha ragione.

Benji non mosse ciglia, lui proseguì:

-Lo pensa Chris ma anche mia madre, ne sono certo. I miei fratelli sono migliori di me, io non sono riuscito ad accettare la cosa e mi sono comportato da irragionevole. Tutti mi dicono che Freddie è un’ottima persona ma io non ho mai messo in dubbio questo. 

Fece una pausa, riprese fiato e continuò:

-Io non riesco a vedere mia madre con qualcuno.

-Ti capisco – inaspettatamente Benji prese la parola – e sono con te.

Mark sbarrò gli occhi, incredulo.

-Vedi, comprendo il tuo disagio – tentò di spiegare il portiere – e credo che al tuo posto avrei agito allo stesso modo.

Ora fu Lenders a mettersi in ascolto.

-Sai – continuò Benji con non poco impaccio – avessi avuto una madre come la tua mi sarei comportato proprio uguale a te. Con la mia di mamma ne ho visti di uomini che entravano e uscivano da casa, con uno andammo pure in vacanza, avrò avuto otto o nove anni. Ma lei e mio padre si lasciavano e poi si riprendevano, sia io che Chris non abbiamo mai avuto un’idea di famiglia, se non per poco. Però tua madre Mark è quella che ogni bambino si augura di trovare. È quella che ti prepara la colazione al mattino prima di andare a scuola, che se anche torna stanca dal lavoro ti chiede se hai studiato e si preoccupa per te, è la donna che ti segue passo dopo passo nonostante le avversità e i problemi quotidiani. Ecco, di una mamma così io sarei stato geloso all’inverosimile. Quindi ti capisco.

Lenders si sentì in parte compreso, dall’altra nutriva ancora un forte senso di colpa.

-Però Mark – proseguì Benji – tua madre è anche una donna che ha sofferto tanto e non sono io a dovertelo ricordare, lo sai benissimo perché in quei momenti eri presente ed è stato un dramma pure per te. Io credo che lei si meriti ora un po’ di tranquillità, di serenità. Capisco perfettamente che non è il tipo di serenità che tu avevi immaginato per lei ma credo tu debba lasciarla andare. Siete due persone distinte Mark. Lei ti ha accompagnato in tutti questi anni senza mai intralciare il tuo cammino, fai ora tu lo stesso. 

Alzandosi, senza aggiungere altro, Price lo salutò con un cenno raggiungendo Hutton e altri radunati attorno a un Bruce in grande spolvero.

Mark lo osservò lentamente, avrebbe voluto ringraziarlo ma, come al suo solito, non riuscì a trovare le parole.

Tornò a pensare, allungò le gambe, tentando di rilassarsi. 










 

In sala riunioni, era ormai sera, erano tutti in ascolto concentrati e attenti.

Freddie stava illustrando le caratteristiche tecniche e tattiche della prima squadra avversaria. Con lui, accanto alla lavagna, Julian ormai promosso a vice allenatore.

Mark, seduto fra Ed e Danny, si era ripromesso di gettarsi anima e corpo nelle partite e di affrontare soltanto a qualificazioni finite il mister.

Sapeva che sua madre lo aveva lasciato ma era consapevole del sacrificio fatto dalla donna. 

Chris aveva ragione, Benji aveva ragione, tutti avevano ragione.

Adesso lui era pronto al dialogo, un dialogo sincero e aperto.

-Perdonami Freddie – il signor Pearson interruppe bruscamente la riunione entrando senza bussare nella sala – avrei bisogno di parlare con Mark.

Il giovane, sentendosi chiamato in causa, si alzò subito dalla sedia mentre Marshall gli faceva cenno di uscire.

Con stupore tutti i giocatori si erano voltati verso Pearson ma questi condusse immediatamente Lenders fuori, nel corridoio.

-Mark -  esordì l’uomo rimasto solo con lui – ha telefonato ora Chris.

-Chris? – domandò incredulo il ragazzo – Cosa è successo?

Deglutendo e cercando di trovare le parole adatte Pearson sussurrò:

-Tua madre …

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Capitolo 18
*** Attesa ***


 

 

 

 

Mina aveva avuto un infarto. 

Si era accasciata a terra, in casa, nel salone. 

Già dalla tarda mattinata si era sentita strana, debole ma non aveva dato peso a quelle sensazioni. Aveva continuato a svolgere le azioni quotidiane, con lentezza, soprattutto per non far preoccupare Matt che, quel giorno, non era andato a scuola.

E quell’assenza scolastica si rivelò provvidenziale.

Se l’era vista cadere davanti agli occhi, con prontezza Matt aveva immediatamente chiamato un’ambulanza e i vicini che subito erano accorsi.

Mark arrivò in ospedale che era già sera, scese di corsa dal taxi trafelato e pieno d’angoscia. Ancora aveva indosso la tuta della Nazionale.

Salì al piano indicato, il quarto. 

Si mosse velocemente tra quei corridoi tutti uguali, bianchi, vedendo gente coi volti pieni d’ansia come il suo. 

Sbagliò strada, confuse la destra con la sinistra, prese delle scale finché vide, seduti in attesa, Nat e Ted insieme a Chris. Più distante, in piedi, un uomo alto faceva avanti e indietro ingannando il tempo, era il signor Price.

-Mark, Mark! – sua sorella gli buttò le braccia al collo, seguita da Ted con le lacrime agli occhi.

Tenendoli stretti come per dar loro forza, alzò lo sguardo verso Chris che, rimasta seduta, non lo aveva abbracciato soltanto perché aveva ritenuto opportuno lasciar spazio a quell’intimità familiare tra fratelli.

-Devi parlare con i medici Mark – disse con tatto il signor Price avvicinatosi – bussa, ti stanno aspettando.

Annuì mentre sfiorava la mano gelida di Chris, anche lei era preoccupata e non riusciva a nasconderlo.

-Sei qua Mark! – gridò Matt sbucando da destra, da un altro corridoio.

Veloce lo raggiunse, aveva in mano un bicchiere, per la foga stava per farlo cadere.

-L’ho mandato a prendermi un caffè – spiegò quasi ammiccando il signor Price – per tenerlo occupato.

-Mark, i dottori hanno detto che possono parlare solo con te – gli riferì Matt che, nonostante tutto, vedeva il fratello come un eroe – vai a sentire cosa dicono.

-Sei stato in gamba – sussurrò allora Mark rivolto al minore – hai prontamente chiamato i soccorsi senza perdere la calma.

Quasi sorrise Matt, mentre Mark si accingeva a bussare a quella porta non prima di essersi stretto di nuovo in un forte abbraccio con i suoi fratelli.









 

Nella sala delle riunioni, presso la sede del ritiro della Nazionale, nessuno aveva più voglia di ridere e di scherzare. 

-Per me – ripeteva Ed affranto, seduto in attesa di qualcosa che neppure lui sapeva definire – è come fosse successo a mia madre!

Accanto a lui Tom che avrebbe voluto infondergli coraggio ma in realtà non riusciva a trovare le parole adatte. 

Benji si muoveva lentamente, tra la porta e la finestra mentre Holly parlava a bassa voce con Julian, come per non disturbare nessuno.

Bruce non sembrava più lui, tanto era serio e silenzioso. 

Tutti erano in attesa di notizie, mesti e tristi. 

Da quando Mark era andato via, da circa due ore, nessuno era più riuscito ad avere la testa alle partite e alle qualificazioni.

L’entrata di Danny nella stanza mise in ansia ognuno di loro.

-Allora? – chiese subito Ed scattando sulla sedia – Cosa hai saputo?

-Purtroppo poco – rispose svelto Mellow – mia madre non mi ha detto nulla che già non sapevamo. La signora Lenders è in ospedale, bisogna attendere e sperare.

Benji chiuse gli occhi, desideroso di sentire subito suo padre che già immaginava preso a contattare i migliori medici in circolazione, magari amici di qualche suo importante conoscente.

Holly gli mise una mano sulla spalla domandandogli:

-Dov’è il mister? Cosa pensi che faccia ora?

Sapeva che tra loro soltanto Benji conosceva Freddie nel profondo ma il portiere scosse la testa non rispondendo.

Freddie, in quel momento, raggiungeva Pearson nella piccola sala al primo piano.

-Kirk – gli comunicò – io devo andare.

-Sei sicuro? – balbettò l’altro trovandosi faccia a faccia con il mister.

-Sicuro – rispose deciso lui.

-Sei consapevole che così abbandoneresti la Nazionale? – spiegò allora Pearson con calma – A Mark è stato dato un permesso speciale, è sua madre, ma per te non credo che la Federazione possa riservare lo stesso trattamento.

-Lo so benissimo – affermò Marshall – e mi farò carico di tutte le conseguenze ma non posso non andare, io devo almeno vederla anche fosse l’ultima volta.

Nascondendo tutta la commozione dietro i consueti occhiali scuri, Pearson annuì silenziosamente sussurrando soltanto:

-Buona fortuna mister.  

Raggiunta la sala riunioni, Freddie trovò i suoi giocatori cupi e tristi.

Tutti lo guardarono mentre avanzava verso di loro.

-Ragazzi – esordì – io non posso rimanere, qualcosa di più grande è accaduto che mi sta portando lontano da qui e da voi. Spero possiate comprendermi e perdonarmi se vi sto lasciando nel bel mezzo delle partite di qualificazione per i prossimi Mondiali. 

Fece un respiro profondo, qualche passo avanti e si rivolse a Julian.

-Ho sempre pensato che saresti diventato un ottimo allenatore – gli disse -  per il tuo modo di fare, di osservare il gioco e di studiare l’avversario ma soprattutto per come sai gestire il gruppo che in te ha da subito visto un leader. È giunto il momento di far vedere a tutti quanto vali come mister. Sei pronto a prendere il mio posto in una gara così importante?

Il giovane Ross sentì in quel momento tutto il peso della responsabilità su di sé ma, senza esitare, rispose fermo:

-Sì, sono pronto!

Freddie gli mise le mani sulle spalle affermando:

-Fatti valere Julian.

Poi, rivolto agli altri, continuò:

-E voi ragazzi seguite tutte le indicazioni che Julian vi darà, rispettatelo e abbiate fiducia nelle sue capacità che sono enormi.

-Mister – si fece avanti Holly – parlo da capitano, vi garantisco che saremo ancor di più quel gruppo unito e coeso che conoscete, lavoreremo sodo per arrivare alla vittoria sotto la guida di Julian e lo faremo anche per voi. Ragazzi, siete d’accordo?

-Sì! – fu la risposta forte, immediata e sicura dell’intera squadra.

Commosso, Freddie guardò uno per uno tutti i suoi giocatori salutandoli con un semplice ma sentito:

-Grazie figlioli. 









 

Mark aveva parlato con i medici e ora si trovava attorniato dai suoi fratelli seduto nella sala d’attesa.

-Possiamo soltanto aspettare – riferì – e sperare che passi la notte.

Nat singhiozzava mentre Chris le accarezzava dolcemente i capelli e la fronte, Ted era in silenzio appoggiato al muro, in piedi e Matt si stringeva al fratello maggiore come per cercare protezione. 

-Ragazzi – propose il signor Price con molto tatto – è ormai tardi e siete stanchissimi, non ci faranno rimanere tutti qua, forse è meglio che veniate via con me. 

-No, io non lascio la mamma! – gridò subito Matt con forza.

-Neppure io! – gli fece eco Ted.

-Voglio rimanere qui – aggiunse piangendo Nat – se le accadesse qualcosa devo esserci.

Chris guardò Mark che in quel momento si sentiva sperduto proprio quanto i suoi fratelli.

-Non potete vederla – spiegò la giovane Price – tanto vale andiate a riposare.

-Se dovesse morire – sussurrò Nat – e io non dovessi stare qui con lei …

-Stai zitta – la aggredì Matt – non devi neppure dirlo!

Allora Mark, esausto, inclinò il capo in avanti mettendosi le mani nei capelli sentendosi impotente.

-Rimarrò io – disse ai fratelli  – voi andate via.

-Non voglio lasciarla – proseguì Nat scuotendo la testa.

Seguirono le proteste degli altri due.

-Ascoltate – s’intromise nuovamente il signor Price a bassa voce – io devo andare. Perché non venite con me? A casa mi aiutereste anche con Maya e Johnny, sono rimasti con mia moglie!

Quell’ultima frase fece sorridere Matt e anche Ted.

-Che dici – domandò Chris a Nat – non credi che i bambini abbiano bisogno di voi? 

-Ma tu – tentò di replicare la ragazzina – tu non vieni?

-Io e Mark rimaniamo qui – affermò con forza Chris – per tutta la notte.

E guardò il marito, mettendogli una mano nella sua.

Nat si asciugò le lacrime con la manica della maglia sentendo Mark dire categorico:

-Andate. Non occorre e non ci farebbero rimanere tutti qui.

Ormai convinti e non volendo più contraddire il fratello, si decisero a seguire il signor Price. Erano distrutti e stanchi, lasciarono quella stanza solo dopo aver abbracciato Mark ancora una volta.

-Chris – le disse suo padre in disparte prima di scendere le scale – non esitare a chiamarmi se dovesse accadere il peggio, a qualunque ora.

-Papà! – riuscì soltanto a sussurrare la giovane dopo averlo stretto forte.

Dirigendosi verso il parcheggio, il signor Price andava a prendere la macchina. I tre fratelli lo aspettavano davanti al piazzale dell’ospedale. Era buio, la nebbia era calata e faceva anche freddo.

Tirò fuori le chiavi dell’auto e voltandosi vide avanzare una figura familiare.

-Freddie – bisbigliò sbalordito.

-Come sta? – gli chiese l’altro preoccupato.

-Deve superare la notte – spiegò Price titubante – i medici non si sbilanciano.

Il mister alzò lo sguardo verso l’imponente edificio, l’amico aggiunse:

-Io sto portando via con me i ragazzi, Mark e Chris resteranno qui.

-A che piano è? – domandò allora Freddie.

-Al quarto – rispose il signor Price – ma non fanno entrare.

-Non importa – ammise il mister – da quale lato si trova la sua stanza?

-La sua finestra è quella là – indicò Price con il dito, in alto a destra, verso l’ospedale.

Freddie ringraziò l’amico, si tirò su meglio il collo del giubbotto e s’incamminò lentamente diretto proprio sotto quella finestra.

-Cosa vuoi fare? – chiese stupito il signor Price ma il mister non rispose perché già era, con la mente e il cuore, altrove.

   

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Capitolo 19
*** Sotto la finestra ***


 

 

 

 

Erano rimasti fino a quasi mezzanotte davanti alla porta della stanza dove Mina era ricoverata poi un’infermiera aveva fatto presente loro che non avrebbero potuto stazionare lì per tutta la notte.

-Per favore – aveva spiegato quella con tatto a Mark e Chris – dovete andare via.

Vista la riluttanza dei due ad abbandonare quel posto, la donna aveva così consigliato:

-Spostatevi qui a destra, c’è una piccola sala d’attesa però tra non più di un’ora dovrete andar via anche da là.

In silenzio la coppia annuì, dirigendosi dove indicato loro.

-Se non disturbiamo – disse Mark alla moglie – non ci cacceranno da qui. 

Chris si sedette su una sedia rannicchiandosi un poco, s’infilò il giubbotto mentre lui rimase in piedi.

-Saresti dovuta tornare a casa con tuo padre – esordì Mark dopo del tempo passato a guardare fuori dalla finestra – e riposare. 

-Io non ti lascio solo – replicò immediatamente la ragazza non facendolo terminare.

Allora Mark le andò accanto, sedendosi vicino a lei e scoppiò a piangere. 

Era stremato e distrutto.

-Se non dovesse farcela – parlava con difficoltà, a singhiozzi – non me lo perdonerò mai. È soltanto colpa mia se sta così, io l’ho delusa, l’ho fatta soffrire e il suo cuore non ha retto. Sono uno schifo d’uomo, non ho capito nulla e sto facendo morire mia madre!

-Ti prego Mark – cercò di rassicurarlo Chris – non dire queste parole! Non è colpa di nessuno, né tantomeno tua, Mina aveva da tempo dei problemi di salute.

-Ma le preoccupazioni degli ultimi giorni hanno influito sul suo stato – affermò con decisione lui.

-No, non è così – replicò Chris sfiorandogli la mano e poi il braccio – non fartene una colpa, è l’ultima cosa che tua madre vorrebbe.

-Perché lei mi vuole troppo bene – aggiunse allora Mark – un bene che io non merito assolutamente.

-Adesso non pensarci – sussurrò la ragazza – hai sempre fatto tanto per tua madre e lei lo sa. Ti sei trovato spiazzato, non pensavi potesse avere una relazione con qualcuno e hai fatto fatica ad accettarlo.

-E ora che stavo iniziando a comprendere – la interruppe Mark – è ormai tardi. Avrei dovuto capirla prima, molto prima!

-Non è tardi – ribatté Chris – sono convinta che passerà la notte, starà meglio e ce la farà. È una donna forte, tua madre è una roccia Mark.

Si guardarono, lui sfinito poggiò la testa sulla spalla di Chris e rimasero così, senza parlare per un tempo indefinito.

-Sei stanca – disse ad un certo punto Mark – sei voluta rimanere qui con me e non avresti dovuto.

Ma lei si era addormentata e non ascoltò nulla.

Mark si sfilò la felpa e la poggiò sopra Chris, con tenerezza.

Poi riprese a pensare, le ore non passavano mai e l’ansia aumentava.

Giunse l’alba, Mark era in un dormiveglia continuo mentre Chris si era assopita più volte nel corso della notte.

Un timido raggio di sole destò entrambi, lui si alzò subito preoccupato di avere notizie della madre.

Tornarono lentamente vicino al corridoio che conduceva alla stanza di Mina.

-Siete rimasti qui? – era un medico, di quelli che avevano parlato in precedenza con Mark – Non si dovrebbe!

L’uomo li aveva scorti e discretamente li aveva raggiunti.

-Faccio finta di non avervi visto – aggiunse – comunque la situazione è migliorata, la signora non è più in pericolo di vita anzi, sono certo si riprenderà rapidamente.

-Davvero? – domandò Mark incredulo – Dice davvero dottore?

-Però non potete vederla ora – annuì quello – ma più tardi!

Chris scoppiò a piangere dalla gioia mentre il marito l’abbracciava forte continuando a ringraziare il medico, ininterrottamente.

-Dobbiamo subito farlo sapere ai miei fratelli – propose Mark ancora stordito dalla felicità mentre raggiungevano l’ascensore.

-Chiamerò mio padre – gli disse Chris – ma non ora, prima andiamo a prenderci un caffè al bar qui sotto. Adesso mi è tornato l’appetito e farà bene anche a te mangiare qualcosa!

Erano finalmente rilassati entrambi.

Al bar fecero colazione, potendo permettersi di sorridere e scherzare.

Dopo uscirono a prendere una boccata d’aria, Mark ne aveva bisogno.

Scesero le scale, si diressero a destra, verso il parcheggio. Era presto e ancora non c’era il viavai tipico degli ospedali.

Passeggiavano tranquilli, rilassati, subito dopo Chris avrebbe chiamato suo padre per dare a tutti la buona notizia.

-Ma quello – farfugliò Mark fermatosi un attimo – quello è il mister!

Aveva visto, da lontano, una persona seduta su una vecchia panchina. Col capo chino e le mani in mano sembrava attendesse qualcosa o qualcuno.

-Freddie – sussurrò Chris subito intenerita.

Guardò Mark che non aveva smesso di fissare l’uomo con attenzione.

Si avvicinarono ancora di più poi lei si voltò osservando in alto.

-Quella è la finestra della camera di tua madre – gli disse – io credo che il mister sia rimasto qui per tutta la notte.

Mark deglutì, torno a fissare Freddie e poi decise di andare da lui, palesando la sua presenza.

Appena Marshall li vide si alzò velocemente e chiese:

-Come sta?

-Molto meglio – rispose subito il giovane – è fuori pericolo.

Il mister annuì, trattenendo le lacrime, poi  spostò gli occhi verso quella finestra.

-Ora non possiamo entrare – sussurrò Mark – ma il medico ci ha rassicurati.

Rimanendo fermo Freddie sorrise, guardando sempre in alto.

-Venga con noi – lo esortò allora Mark seguito immediatamente da una Chris ancora più felice di prima.

Con una leggera titubanza Freddie decise di seguirli. 

Entrarono in ospedale, Chris chiamò suo padre che subito riferì ai ragazzi la meravigliosa notizia. Ci fu poi un giro di telefonate che arrivarono fino al gruppo della Nazionale, tutti furono immensamente felici della ripresa della signora Lenders.

Intanto Mark e Freddie erano l’uno accanto all’altro nella sala d’attesa.

-Grazie – sussurrò d’improvviso il giovane.

-Di cosa? – domandò il mister stupito.

-Di essere rimasto tutta la notte sotto la finestra a vegliarla – rispose Mark a testa bassa – io sono convinto che lei lo abbia percepito.

Freddie fece cenno di no col capo ma a Mark piaceva pensarla così e quindi non continuarono la conversazione.

Durante la mattinata ci fu poi il colloquio con i medici che spiegarono a Mark per bene tutta la situazione clinica e il percorso di riabilitazione.

Intanto Chris aveva fatto altri giri di telefonate, in particolare si era trattenuta a lungo con la signora Mellow che già si era resa disponibile per aiutare in ogni modo.

Freddie era rimasto in corridoio in silenzio, con un bicchiere di caffè fumante in mano.

-Potete entrare – scandì ad alta voce l’infermiera – ma uno alla volta.

Mark varcò quella soglia, vide la madre nel letto. Era pallida, stanca ma gli sorrideva.

-Mamma – la chiamò avvicinandosi – mamma, va tutto bene.

Le prese la mano, la donna gli disse:

-Vi ho fatto prendere un bello spavento, vi siete preoccupati. Perché non sei al ritiro?

-Potevo lasciarti? – continuò lui – I ragazzi sono rimasti fino a ieri sera tardi, ora sono dai Price. Chris è qui con me. Tutti erano in ansia mamma.

Mina chiuse gli occhi e sentì il calore e l’affetto di quel figlio che tanto amava dalle parole e dalla stretta forte ma allo stesso tempo delicata.

-Mamma – proseguì Mark dopo attimi di silenzio – c’è anche un’altra persona che è rimasta per tutta notte qui, accanto a te. Se prometti di non agitarti la faccio entrare.

La donna comprese subito, annuì.

Mark le baciò la mano e, alzandosi, discretamente si fece da parte.

Uscì dalla stanza per far entrare il mister.

Sulla porta si diedero il cambio, negli occhi di Mark c’era solo gratitudine.

-Mina – la chiamò Freddie – Mina, come stai?

-Sei rimasto qui – affermò lei piano  - vicino a me.

-E ci rimarrò per sempre – aggiunse l’uomo – se tu vorrai.

Passò tutto il pomeriggio e poi ritornò la sera.

Chris attendeva la signora Mellow che sarebbe arrivata con degli indumenti puliti per Mina. Mark aveva parlato al telefono con i fratelli, tutti entusiasti e desiderosi di rivedere la mamma, sarebbero tornati in ospedale il giorno seguente con il signor Price.

-Allora – esordì Chris gioiosa, entrando nella stanza di Mina dove Freddie era rimasto – tra poco arriverà la signora Mellow con della biancheria. Io credo di farmi accompagnare a villa Price da lei, devo andare a recuperare i miei bambini sono rimasti per tutto questo tempo con mia madre!

Scoppiarono a ridere, anche Mina che poi aggiunse:

-Non dovete preoccuparvi per me, potete tranquillamente lasciarmi sola!

Ma Freddie era seduto sempre lì, accanto a lei e le teneva la mano.

Chris preparava intanto una borsa facendosi aiutare da suo marito.

-Mark – esordì allora il mister chiamandolo – non pensi che Julian abbia bisogno di te?

Il giovane si voltò, Chris smise di piegare gli asciugamani.  

-Torna dalla squadra – proseguì Freddie – rimarrò io con tua madre. Verrò in ospedale ogni giorno, mi occuperò di qualunque cosa. 

Mark si avvicinò al letto, la mamma con tenerezza gli disse:

-Vai, la Nazionale di aspetta.

Il mister teneva forte la mano di Mina, guardò Mark per spronarlo ancora allora il giovane mise la sua di mano sopra le loro e le strinse come per suggellare un patto.

Più distante, commossa, Chris riprese a piegare gli asciugamani.

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


 

 

 

 

Torino, un anno dopo

 

-Ecco papà con zio Ed  - disse Chris a Maya e Johnny aprendo la porta di casa – raggiungiamoli subito!

Mark scese dall’auto insieme all’amico che, prendendo la sua valigia, esclamò guardandosi attorno:

-Però, che bel villino Capitano! Te la passi proprio bene qui!

Facendo una smorfia Lenders non rispose ma gli fece strada vedendo Chris pronta ad accoglierli. 

Venivano dall’aeroporto, Ed era arrivato con il volo delle cinque e Mark era andato a prenderlo. Avrebbe trascorso con loro ben tre settimane.

Dopo aver salutato Chris e i bambini, Ed aveva iniziato a tirare fuori dei regali sotto gli occhi incuriositi soprattutto del piccolo Johnny.

-E questa è per te – disse a Mark porgendogli una lettera chiusa in una busta – te la manda tuo fratello Matt.

Prendendola in mano stupito, Lenders domandò:

-Una lettera? Per me? Perché mai mi scrive, ci siamo sentiti per telefono appena due giorni fa!

-Non lo so – rispose svelto Warner – mi ha solo detto di portartela.

E così, mentre Chris chiacchierava tranquillamente con Ed e i bambini scartavano con interesse e gioia i regali, Mark in disparte iniziò a leggere in silenzio quella lettera.

Questo vi era scritto:

 

“Caro Mark,

ho approfittato di Ed  e gli ho chiesto di farmi da postino quindi gli ho consegnato questa lettera, spero sarai contento di riceverla. È da giorni che pensavo di scriverti perché quando ci sentiamo al telefono spesso non c’è mai troppo tempo per parlare e invece io vorrei raccontarti tanto di come le cose stanno andando qui.

Innanzitutto mi sarebbe piaciuto partire insieme a Ed e raggiungere te, Chris e i bambini ma purtroppo non posso saltare a lungo la scuola però ti giuro che, durante le vacanze, verrò a trovarvi. Non vedo l’ora di venire in Italia, vedere dove abiti, dove giochi e ti alleni e, me lo hai promesso, dovrai portarmi a Roma. È un mio sogno e lo sai! Nat continua a ripetere che vorrebbe vedere Venezia (è così sdolcinata, come sempre, afferma che è la città più romantica del mondo) ma Ted, concreto e realista, ci ha spiegato che non possiamo girare in poco tempo da una parte all’altra tutta l’Italia e che cominciare a vedere anche solo Torino sarebbe già una grande conquista! Insomma, moriamo dalla voglia di venire lì, tutti e tre. 

Sono già passati quattro mesi dall’ultima volta che ci siamo visti, dal matrimonio della mamma e Freddie. È stato bello tornare a stare insieme anche se per pochi giorni. Ricordi che emozione? Ted avrà scattato un milione di foto sia durante la cerimonia che al rinfresco ma sono due quelle che la mamma ha messo in bella mostra nel salone. Una è di lei e Freddie insieme a me, Nat, Ted con Maya e Johnny. L’altra è quella con te che le dai il braccio per accompagnarla in Municipio, la mamma ne va così fiera che la mostra a chiunque venga a trovarci!  E Nat, la solita, che sogna quando accompagnerai lei all’altare! Ma sai che tempo fa aveva perso la testa per un tipo veramente poco raccomandabile? All’inizio ci usciva di nascosto poi la mamma lo ha scoperto e le ha vietato di vederlo. Allora lei, dopo una lite furiosa, ha minacciato di scappare di casa arrivando a far piangere la mamma. Fortuna che è intervenuto Freddie! Io non so cosa le abbia detto e come si siano svolti esattamente i fatti però, da quel giorno, il tizio non si è fatto più vedere e Nat è rientrata nei ranghi. Ora la mamma si è tranquillizzata anche perché Nat ha ripreso a frequentare le amiche di sempre e ultimamente ha pure portato dei buoni voti in tutte le materie, anche in matematica. Il merito, secondo me, è di Danny che le sta dando delle lezioni tutti i venerdì pomeriggio. Lo sapevi Mark? Te lo ha detto Danny? Pensa che la scorsa settimana sono pure andati al cinema insieme. E la mamma è contenta come anche Freddie …

Intanto saprai che Ted sta per partire per l’Università. Lui sì che è portato per lo studio! Ha superato i test di ammissione con il massimo del punteggio, ma questo lo avrai saputo, te lo avrà detto lui o la mamma. Il giorno della prova lo ha accompagnato Freddie, il luogo dove ha sostenuto l’esame era abbastanza lontano e infatti sono ritornati soltanto la sera. Ted era stanchissimo ma così soddisfatto che  subito abbiamo capito come fosse andata la prova. La mamma si è commossa e anche Freddie, l’ho notato, aveva gli occhi lucidi. Pensa, tra circa quattro anni avremo un laureato in famiglia, non è fantastico?  Sono tanto felice per Ted, se lo merita, in fondo lui è sempre stato il più bravo di tutti noi a scuola.

Per quanto riguarda me, non sono ancora riuscito a farmi venire la voglia di studiare però qualche progresso l’ho fatto anch’io! Con la mia classe ho partecipato ad un progetto sull’educazione ambientale e, qualche giorno fa, sono andato alla premiazione che si è svolta nell’aula magna della scuola. Io e i miei compagni abbiamo ricevuto una medaglia e una pergamena ciascuno durante la cerimonia. Il preside era orgoglioso mentre ci premiava, ha detto che siamo un vanto per il nostro istituto, o qualcosa del genere. La mamma era presente insieme a Freddie, mentre il preside mi metteva al collo la medaglia l’ho vista che mi guardava felice. A dire la verità Mark, anche io mi sono emozionato ma non per il premio o per gli elogi del preside ma per quella sedia tra il pubblico, accanto alla mamma, che finalmente è stata occupata da qualcuno. Ogni studente poteva portare due persone ad assistere alla cerimonia e, per la prima volta, io ero accompagnato non soltanto dalla mamma. È stato bello, al termine, ricevere oltre all’abbraccio colmo d’affetto della mamma anche quello rassicurante e pieno d’orgoglio di Freddie. Mi sono guardato intorno e non mi sono più sentito diverso dai miei compagni, è stato emozionante Mark, credimi!

Con questo penso io ti abbia raccontato l’essenziale. Ci sentiremo presto al telefono e spero soprattutto di rivederci durante le vacanze.

Qui facciamo tutti il tifo per te, ho messo una bandiera bianconera nella mia cameretta, è enorme!

Salutami Chris e i miei due nipotini.

Con affetto!

 

Tuo fratello

Matt 

 

PS la foto di papà è sempre là, al solito posto, sopra il mobile grande. 









 

Termina qui questo spin off dedicato alla signora Lenders.

Nato per caso, onestamente,  non credevo riscuotesse molto successo e invece è stato seguito, commentato sia in pubblico che in privato, apprezzato.

Grazie a voi, grazie a chi ha letto silenziosamente, a chi ha recensito qualche volta e a chi è stato assiduo nel lasciare il proprio parere.

In particolare grazie a Vallentyne, Ciosa82, Siccomesonocecata, Vento di luce, CarSav,  aelfgifu,  Saylorkyoko, Serechan03, Buddista1978, Violet1278 per la costanza e per il confronto assiduo e stimolante. 

Vi aspetto per il sequel … se vorrete!

Francy 

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