Hate And Love di SabrinaPennacchio (/viewuser.php?uid=53290)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 11: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quattordicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo Quindicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo Sedicesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciassettesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciottesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo Diciannovesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventesimo ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventunesimo ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventiduesimo ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventitreesimo ***
Capitolo 25: *** Capitolo Ventiquattresimo ***
Capitolo 26: *** Capitolo Venticinquesimo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Nota
sulla storia: Nella mia FF non si seguono perfettamente tutti i
passaggi di tutti i libri, quindi se trovate differenze, non sono
errori ma cambiamenti che ho riportato io per la mia FanFic.
In oltre, tendo a precisare che questa FanFiction non ha alcun
riferimento al Telefilm :)
Buona
lettura.
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Prologo ---
Lo
guardava negli occhi e la paura prendeva sempre più possesso
di lei, ma
nel momento in cui lui aveva posato dolcemente le labbra sulle sue non
riuscì a resistere alla tentazione di ricambiare quel bacio,
un bacio
che sicuramente l’avrebbe portata alla morte.
Ma non importava, Damon era con lei, che l’incatenava col suo
sguardo di ghiaccio… e solo quello importava in quel momento.
Lui, lui era tutto ciò che desiderava.
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Capitolo 2 *** Capitolo Primo ***
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Capitolo Primo ---
Era sdraiata
su quel prato da ore ormai. Il crepuscolo illuminava il
cielo di un dolce color arancio ma lei non aveva alcuna intenzione di
muoversi da lì.
La foresta era un luogo che amava tantissimo e dove, sin da piccola,
amava trascorrere la maggior parte del proprio tempo in solitudine e
tranquillità.
Un leggero venticello autunnale le scompigliò i corti
capelli
castani, gelandole il collo scoperto e un brivido le percorse la
schiena mentre si metteva seduta su quell'erba appena umida.
Aprì gli occhi marroni e si osservò attentamente:
maglia a strisce nere e fuxia a giro maniche, minigonna di jeans e
stivali neri in pelle.
Certo non era un abbigliamento adatto al mese di settembre.
Si sgranchì le braccia per poi alzarsi lentamente,
osservando il laghetto dinnanzi a sè.
Si
era trasferita da poche settimane a Feel's Church e l’unico
luogo dove
si sentiva davvero a casa era quella foresta a pochi passi dalla
villetta dove abitava con sua madre Rosalie e suo padre Joseph.
Non
riusciva ancora a capire bene cosa ci avessero trovato di interessante
in quella cittadina, i suoi genitori; una città dove
negli ultimi tempi si
erano solo manifestati incidenti, a quanto sembrava, molto pericolosi,
a detta dei racconti delle vicine - pettegole - di casa.
Ma dopotutto, per due
scrittori di romanzi gialli, una città misteriosa come
quella non poteva
essere altro che
un’ottima fonte d’ispirazione per i loro racconti.
I suoi
genitori si erano conosciuti ad un concorso per aspiranti scrittori e
da lì era nato il loro amore. Anche lei, come loro, aveva il
dono della
scrittura e un giorno avrebbe intrapreso la loro strada lavorativa.
Il cellulare le squillò improvvisamente, facendo risuonare
una canzone degli Evanescence in tutta la foresta e qualche animale
più sensibile si levò in alto,
infastidito dal volume alto della suoneria.
Si sbrigò a premere il pulsante verde e a rispondere
frettolosamente, aspettandosi già chi fosse dall'altro capo
del dispositivo mobile
«Pronto?»
rispose con voce flebile e dolce
«Sabrina, dove diavolo ti sei cacciata?» la voce
dall’altra
parte del telefono era furiosa e preoccupata al tempo stesso
«Mamma» sospirò ella
«Tranquilla, ora torno a casa»
«Cerca di sbrigarti, lo sai che non voglio che passi troppo
tempo da
sola, fuori casa»
«Non
sono sola» rise, guardandosi intorno: di certo non poteva
ritenersi sola
con tutti gli animali che abitavano quel bellissimo luogo
«Non dirmi che sei di nuovo in quella maledetta
foresta» non rispose e
sua madre continuò «Sabri, dove abitavamo prima
non c’erano tutti i pericoli che ci sono qui»
«E allora perché mi avete trascinata qui,
facendomi lasciare
tutti i miei amici?» la risposta le venne spontaneamente con
un pizzico di rabbia, se i suoi genitori sapevano che quel posto era
pericoloso, non riusciva a comprendere il
motivo per cui allora si erano voluti trasferire con tanta urgenza ed
euforia.
D'accordo, era per il loro lavoro, ma lei a causa loro aveva
abbandonato tutto e tutti
«Perché hai solo diciassette anni e non volevo
lasciarti da
sola»
«Ok, ok, la solita cantilena» gesticolò
Sabrina, alzando gli occhi al cielo con una smorfia.
La madre, in tutta risposta, sospirò scocciata
«Non ho voglia di litigare adesso. Torna a casa che domani ti
inizia
anche la scuola e devi andare a dormire ad un orario decente»
Si la scuola,
si disse tra se e se, una
stupida scuola dove non
conoscerò nessuno.
Era
sempre stata timida fin da piccola e i pochi amici che aveva nella
città dove abitava prima se li era fatti solo
perché erano stati loro
ad avvicinare lei. Ora doveva ricominciare da capo e sapeva che sarebbe
stato difficile.
«Va bene. A dopo!» il suo udito
captò un lieve battito d’ali a pochi
passi da lei. Si voltò alla sua destra e notò un
gigantesco corvo
appollaiato sul ramo di un albero
«Mi dispiace» furono le ultime parole di sua madre,
prima di
riagganciare, ma ella non ci fece molto caso, intenta com'era,
ad osservare quello strano volatile che aveva un non so che
d’ipnotico e di spaventoso allo stesso tempo.
Solo pochi istanti dopo si rese conto di avere ancora il telefono
vicino all’orecchio e sussultò senza un motivo
preciso, posandolo in tasca mentre il corvo scendeva
cautamente dall’albero, avvicinandosi a lei.
Era strano come non riuscisse a muoversi, continuando ad osservarlo con
spavento.
Aveva sempre odiato i corvi - per quel che si diceva facessero agli
occhi o qualcosa di simile - ma non ne aveva mai avuto particolarmente
paura. Quel corvo, però, aveva qualcosa di davvero strano.
Questi si levò in cielo per poi appoggiarsi sulle sue gambe
nude.
Sabrina gettò un urlo impaurito, tirandosi appena indietro,
ma l'animale non si mosse di un
centimetro dalla sua posizione. Sembrava che la osservasse con
attenzione e curiosità, come
se fosse stato umano invece che un semplice animale della notte.
Cercò di cacciarlo via scuotendo la gamba ma senza risultato.
«Ah!» finalmente si decise a volare via,
lasciandole sulla gamba un
graffio non troppo profondo ma sanguinante.
Odiava il sangue, e la sola vista la faceva quasi sentir male. Si
alzò lentamente, cercando di non barcollare.
Meraviglioso! Già non le piaceva quella città, e
di certo quello
che era appena accaduto non le faceva cambiare idea.
«Stupido animale» sussurrò infastidita,
pulendosi la gonna e le gambe da alcuni pezzi d'erba.
Egli attese che lei se ne andasse, prima di mutare da corvo ad un
giovane uomo dai capelli e gli occhi corvini.
Vestito di nero, come suo solito, era appoggiato ad un albero non poco
distante da quello dove si era appollaiato poco prima. Portò
una mano alla bocca, leccando le dita ancora sporche di sangue fresco,
e sogghignò.
Quella fanciulla, bella e indifesa, sola in quella foresta
così
pericolosa e
ignara di ciò che poteva accaderle, era una preda troppo
succulenta per
lui.
Ma dopotutto, da ciò che aveva udito, era appena arrivata in
città e non poteva conoscere il rischio che correva
nel trovarsi nel suo
territorio.
Non voleva ucciderla e nemmeno spaventarla. Non sarebbe stato
educato da parte sua comportarsi così con una nuova
arrivata, ma quello
non significava certo che non poteva assaggiare un po' del suo sangue.
L’aveva
graffiata per questo, godendo della paura e la determinazione presente
nei suoi occhi, - sguardo che aveva trovato solo in una persona prima
di
lei -, e ora che aveva assaggiato la dolce flagranza del suo
sangue… beh,
di certo non poteva farsi scappare una preda così succulenta.
Si
sarebbe divertito un po’ con lei se fosse tornata, infondo
non si
divertiva da tempo, e se non l’avesse fatto…
l’avrebbe cercata
lui.
Le aveva letto nella mente, il suo Potere si era rafforzato
sempre di più dopo il suo ultimo pasto, e poteva usare
ciò che aveva
scoperto per attirarla a sé, poggiare
delicatamente le
labbra sul suo
tenero collo, e farle provare così
l’estasi, un’estasi eterna.
Sogghignò nell' allontanarsi per poi raggiungere la sua
ferrari
nera parcheggiata poco distante.
Se
il suo fratellino l’avesse sentito! Di certo lo avrebbe
odiato ancora
di più, a dispetto di tutto ciò che aveva
promesso ad Elena prima che
tornasse in vita e prima di tutto quel casino con la Dimensione Oscura.
Il suo dolce, tenero… stupido fratello minore.
Meglio non pensare a lui o si sarebbe solo rovinato la serata.
Sabrina tornò a casa in pochi minuti. Aveva corso per tutta
la foresta e il cuore le batteva velocemente, quasi a farle male il
petto.
Non
si sapeva nemmeno spiegare il motivo di quella strana agitazione,
sapeva solo che improvvisamente un brivido le aveva percorso la schiena
e qualcosa le diceva di correre via il più veloce possibile.
Correre via da cosa?! Non lo sapeva, ma doveva correre se non voleva
essere presa.
Si fermò davanti al cancello di casa, sospirò e
calmò
il respiro.
Che
stupida, pensò, che mi è successo
improvvisamente?! Era come se
avessi paura che qualcuno mi inseguisse. Sono proprio una stupida, quel
maledetto corvo mi ha impressionato.
Si guardò intorno: non erano nemmeno le 20:00 ed era come se
l’intera città fosse come morta.
Forse questa
città finirà per farmi impazzire.
Percorse il vialetto alberato del giardino e raggiunse la porta
d’ingresso. Frugò nelle tasche della minigonna. Maledizione! Aveva
dimenticato le chiavi.
Suonò il campanello e si preparò mentalmente alla
ramanzina che l’avrebbe attesa una volta entrata in quella
nuova casa alla quale ancora doveva abituarsi.
Ad aprire la porta fu proprio sua madre.
Le
sorrise, mettendo una ciocca dei capelli biondo rame dietro
l’orecchio, e si
tolse gli occhiali, guardandola attentamente con gli occhi
uguali ai suoi.
Aveva ereditato gli occhi della madre e i capelli del padre, anche se
come somiglianza era identica a Rosalie.
«Dai entra» le mise una mano sulla spalla mentre si
chiudeva la porta
alle spalle.
Strano come non avesse fatto ulteriori storie.
Entrate in cucina, la ragazza potè sentire un invitante
odore di cena: a quanto sembrava, sua madre stava cucinando una delle
sue prelibatezze
«Scusa il ritardo» si scusò con voce
flebile, approfittando del fatto che non sembrasse arrabbiata
«Non fa niente» la donna le diede un bacio sulla
fronte e poi tornò ai
fornelli «Scusami tu, ero solo preoccupata»
la figlia sorrise, facendo spallucce
«Papà?!» si guardò intorno,
stupita di non vederlo
«è
nel suo studio, sta stampando il suo nuovo manoscritto»
rispose la
madre, aprendo il coperchio della pentola e buttando gli spaghetti
nell’acqua che iniziava a bollire.
«E tu? Non hai ancora finito il tuo?»
«Mah, non so quando lo finirò, sono a mancanza di
idee»
Quelle parole la fecero ridere «Tu senza idee? Mamma, io e te
non siamo mai senza idee»
Rosalie sorrise «Beh, vorrei creare un finale davvero
stupefacente e ci vuole tempo per fare le cose per bene»
«Lo so» annuì Sabrina, capendo
perfettamente la situazione. Capitava molto spesso anche a lei,
dilungarsi per fare le cose decentemente
«E tu? Non stavi scrivendo un libro?» le chiese
improvvisamente la donna dai capelli ramati.
La figlia arrossì «Beh, si, ma da quando ci siamo
trasferiti non l’ho ancora
continuato»
«Di che parla?» le fece l’occhiolino,
l'altra «Tranquilla,
non ruberò la tua idea»
«Ci mancherebbe!» la bruna rise di nuovo
«Di vampiri, comunque»
«Ormai
tutti si stanno fissando con questi vampiri» Rosalie
girò gli spaghetti
nella pentola e
si avvicinò a lei «Bah. Comunque sono sicura che
farebbe successo, visto che è scritto da te.
Perché,
una volta finito, non me lo dai? Lo mostro al mio Editor»
«Ma no, mamma» ella mosse le mani in segno di
disapprovazione, spostando una sedia dal tavolo al centro della stanza,
per poi accomodarvisi «Che
vergogna far leggere il mio libro a dei professionisti»
«Non eri tu quella che voleva fare la scrittrice?»
«Si ma… beh...» gesticolò,
non trovando le parole adatte
«Allora
potremmo leggerlo prima io e tuo padre, darti il nostro parere
professionale, ed infine decidere insieme se farlo vedere o no ad un
Editor»
all'insistenza della madre, la ragazza, sentendosi quasi messa alle
strette, sospirò, annuendo sconfitta
«Ma non prendetemi in giro» quasi
l'ammonì e l'altra sorrise, mettendo una mano sul cuore
«Promesso!»
Sabrina si alzò dalla sedia e si avvicinò ad un
mobile, aprendo uno dei cassetti «Inizio ad
apparecchiare?»
Rosalie scosse il capo «Ci penso io. Tu va a chiamare tuo
padre»
La ragazza dai capelli castani salì le scale a chioccia che
portavano al secondo piano,
dirigendosi nello studio del padre, in fondo al corridoio.
La
maggior parte dei libri che scriveva sua madre parlava di delitti ed
investigatori privati stile Sherlock Holmes mentre quelli di suo padre
parlavano di cose soprannaturali tipo: alieni e streghe. Tutti e due
però, si occupavano di libri gialli.
Sembrava che anche lei si
stesse dirigendo su quella strada, dopotutto i romanzi che parlavano di
vampiri non erano certo romanzi rosa, anche se i vampiri delle sue
storie non erano i soliti mostri assetati di sangue, ma bellissimi
ragazzi tormentati dalla loro natura che si innamoravano delle loro
prede.
Aprì la porta dello studio, trovandosi di fronte
un’uomo dai
capelli castano scuro, mossi, che sistemava dei fogli in una cartella:
sicuramente erano le fotocopie del suo manoscritto.
Nel sentire la porta aprirsi si voltò verso di lei, e nel
riconoscerla allungò un sorriso, mentre i suoi occhi neri
brillavano alla luce fioca della lampada sulla sua scrivania.
«Amore»
La figlia si avvicinò a lui, allungandosi sulle punte dei
piedi per poi dargli un bacio sulla guancia «Papà,
mamma ha preparato la cena»
l'uomo sorrise «Arrivo subito» posò la
cartella sulla scrivania e si
avvicinò nuovamente a lei «Emozionata per il primo
giorno di
scuola?» fece, poggiandole una mano sulla spalla mentre
uscivano dalla camera.
«Non me lo ricordare, ti prego»
L’uomo sorrise, dirigendosi con lei al piano inferiore.
Dopo
cena, la giovane si diresse nella sua stanza, dove preparò
le ultime cose per
la scuola, prima di sedersi alla scrivania posta vicino alla finestra
ed illuminata
dalla luce della luna, per iniziare a scrivere qualcosina.
Sorrise nel momento in cui le sembrò
che l’ispirazione stava arrivando ed accese il pc
portatile. Attivato il computer ed aperta la pagina Word,
iniziò a scrivere le prime righe
del nuovo capitolo del suo libro.
Minuti dopo, si bloccò di colpo, puntellando un dito sulle
labbra con fare pensoso
«Un nome per il protagonista…»
iniziò a pensare: un ragazzo vampiro, misterioso,
bellissimo, dai capelli e gli occhi
neri, - proprio come amava lei -, e da uno sguardo…
«Damon!» esclamò congiungendo le mani,
entusiasta «Si! Damon
è perfetto!»
tornò
quindi a scrivere, senza accorgersi di essere osservata da un corvo
appollaiato sul ramo di un albero poco distante dalla finestra della sua camera…
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Capitolo 3 *** Capitolo Secondo ***
---
Capitolo Secondo ---
Quella sera
non aveva per niente voglia di tornare a casa. Il sole era
già tramontato da un pezzo e la luna faceva il suo ingresso
nel cielo,
illuminandolo col suo pallido chiarore.
A
lei non importava di certo: amava la luna, amava la notte, anche se era
a conoscenza dei pericoli che portava con sé. Ma infondo, a
chi non
piaceva il brivido del pericolo?!
I suoi genitori erano fuori a cena
e lei ne aveva approfittato per sgattaiolare fuori casa, senza che
nessun vicino la vedesse o udisse, fregandosene delle raccomandazioni
dei suoi che la incitavano a non uscire mai sola la sera tardi.
Sin da
piccola le avevano sempre raccontato che la notte era pericolosa, che
nascondeva pericoli che nessuno potrebbe mai immaginare: il cosiddetto
uomo nero, in parole povere. Sciocchezze, solo sciocchezze.
Rise tra sé e sé, sdraiandosi sul prato vicino al
laghetto, proprio al centro della foresta.
Sentì un battito d’ali e sorrise: era arrivato.
Si
voltò alla sua destra, notando il grosso corvo che aveva
incontrato
pochi giorni prima, appollaiarsi sullo stesso ramo sul quale lo aveva
visto la prima volta.
«Sei qui» sogghignò, mettendosi seduta,
reggendosi sulle braccia stese dietro di lei «Ti stavo
aspettando»
Il corvo scese dall’albero e si chinanò nuovamente
sulle sue
gambe
«Perché non la smetti di usare questi giochetti
con me?» rise, accarezzandogli il capo peloso
«Guarda che so benissimo chi sei»
l’animale gracchiò per poi sollevarsi in cielo e
assumere pian piano le sembianze di un giovane uomo.
I capelli nero corvino gli coprivano il volto e non riusciva a vederlo
bene anche a causa dell’oscurità
«Finalmente sei qui» non lo conosceva ma era come
se lo conoscesse da
una vita.
«Mi
desideravi?» la sua voce era calda e vellutata e il suo alito
le
sfiorò il viso ad ogni centimetro in più che si
avvicinava col suo
«Da impazzire…» riuscì solo a
farfugliargli e lui sorrise, mostrando i canini appuntiti alla
luce della luna.
Automaticamente
chiuse gli occhi, chinando la testa indietro, incitandolo
a fare ciò
che era venuto a compiere quella sera, ciò che
già
voleva fare la prima
volta che si erano conosciuti.
Lo sentì chinarsi sul suo collo, il suo respiro farla
rabbrividire e le sue fredde labbra marmoree poggiarsi su di esso.
Quando le dischiuse, un dolore lancinante le percorse il
corpo…
Urlò e si svegliò di soprassalto,
col respiro
affannato e il sudore che le rigava la fronte.
Cosa diavolo era quel sogno?
Si voltò alla sua sinistra e notò la prima luce
dell’alba penetrare nella sua stanza. Alzò le mani
davanti a sé, notando che tremava.
Forse
si era solo fatta suggestionare da ciò che aveva scritto la
sera prima,
dopotutto era stata sveglia sino a tardi per scrivere qualche altro
capitolo della sua storia.
Mise quella stessa mano sul petto, regolarizzando il respiro.
«Calmati
Sabrina, era solo un sogno» nel ripensarci, però,
un lieve rossore le coprì le guance «Si,
però… che bel sogno!» diede
un gridolino eccitato nel ricordare il volto - seppur sfocato - di
quell'uomo, mentre
saltava giù dal letto.
Ebbene si, anche se si era spaventata non
voleva di certo dire che il sogno le era dispiaciuto, anzi.
«Ma che penso!» si diede degli
schiaffetti sulle guance, mantenendo il sorriso quasi ebete
«Credo proprio che se mi trovassi un
vero
vampiro davanti, non la penserei così…»
stette in
silenzio per qualche
secondo, poi urlò di nuovo «Ma perché
non sognare?! Quanto mi piacciono queste cose! E poi mamma si lamenta!
Ma con due genitori scrittori di romanzi gialli, cosa poteva aspettarsi
da me?!»
Il suo parlar da sola si bloccò nell'alzare il capo,
rivolgendolo all’orologio appeso al muro sopra la
porta
della stanza: segnava le 6.15.
Si sgranchì le braccia «E
vabbè!» fece spallucce, dirigendosi all'armadio a
muro sulla sinistra, a pochi passi dalla porta
«Vorrà dire che mi avvierò prima verso
scuola, anche se è a pochi passi da casa»
Prese
i vestiti ed uscì dalla stanza per dirigersi al bagno, senza
notare
un’enorme corvo che si appoggiava sul davanzale della sua
finestra.
Andò
a lavarsi e si preparò silenziosamente: i suoi genitori
stavano ancora
dormendo. Infilò un jeans nero e una maglia nera con
disegnate delle scarpe ballerine color fuxia; infilò un paio
di mezzi
stivaletti
beige e si diresse al piano inferiore dove fece colazione a base di
cereali al cacao.
Dopo aver lavato la tazza e sistemato tutto, mise lo zaino in spalla ed
uscì di casa.
«Le
7:15» notò, osservando
l’orologio che aveva al polso «La prima
ragazza che al primo giorno di scuola arriverà prima che la
scuola
stessa apra!» ironizzò, ridendo fra sé.
Sbuffò subito dopo, al pensiero del nuovo liceo, mentre
percorreva le stradine appena affollate da gente che si dirigeva a
lavoro o che portava a spasso il proprio animale domestico
«Tra un mese
faccio 18 anni. Mamma e papà potevano farmi restare alla
nostra vecchia
città almeno per quest’ultimo anno
scolastico»
sospirò, guardando il cielo «Sarei anche diventata
maggiorenne e me la sarei scampata all'obbligo di seguirli»
Le nuvole oscuravano in parte il blu sopra la sua testa,
preannunciando pioggia
«Dove
si è mai sentita una ragazza che cambia scuola proprio
l’ultimo anno?!» continuò a parlare da
sola con se stessa, fregandosene degli sguardi della poca popolazione
di quel posto, i quali le erano addosso e la osservavano con stupore:
sembrava strana, ma poco importava.
«Il diploma avrei voluto prenderlo coi miei pochi
amici»
Cacciò il cellulare dalla tasca e digitò
velocemente qualcosa, inviando velocemente degli
sms di buongiorno ai suoi compagni.
Pochi secondi dopo, arrivò la prima risposta:
“Mitt:
Angel
Message:
Già sveglia a quest’ora? Si vede che hai
proprio voglia di conoscere nuovi amici”
Angel era la sua
migliore amica, si conoscevano dalle elementari e
dividersi era stato un colpo duro per entrambe.
Sorrise malinconica, fermandosi per rispondere ed evitare
così di urtare qualcosa o qualcuno o essere investita da
qualche mezzo, e digitò la sua risposta:
“Dest: Angel
Message: Ma che dici? Non fare la scema, lo sai che mi mancate tanto
T^T”
I messaggi arrivarono veloci come sempre e il loro botta-risposta
sembrava quasi un faccia a faccia.
“Mitt:
Angel
Message: Lo so… ci manchi anche tu Sabri!”
“Dest: Angel
Message: Verrete per il mio compleanno, vero? *O*”
“Mitt: Angel
Message: Certo ^_^ parola di scout!”
“Dest: Angel
Message: XD Grazie”
il
cellulare squillò nuovamente, recapitandole nuove risposte
al suo
messaggio del
buongiorno, alle quali lei rispose uno ad uno - maniaca degli SMS? Si.
Forse. -
“Mitt:
Cristal
Message: Sabriiiiiii,
Good Morning! Emozionata per il nuovo anno
scolastico? ^o-”
Cristal
fu la prima ad avvicinarla all’inizio del liceo nella sua
vecchia città. Era la
più pazza del
gruppo, - e anche l'unica bionda dagli occhi verdi -, quella che faceva
ridere anche nei momenti critici, insomma.
“Dest:
Cristal
Message: Da impazzire °_°”
“Mitt:
Mattew <3
Message: Buon giorno
principessa, dormito bene? Mi manchi da
impazzire”
Mattew. Leggere il
suo nome le fece sobbalzare il cuore.
Mattew
Scott, il ragazzo più bello del liceo, conosciuto grazie a
Cristal che
a sua volta lo conosceva dalle medie. Aveva una cotta per lui e proprio
quando sembrava che fra i due potesse iniziare a nascere
qualcosa… beh,
quel qualcosa era stato stroncato sul nascere.
Era sempre così dolce con lei che anche nel momento della
separazione non riuscì a non mostrare il suo lato ottimista.
Ma lei sapeva che lo faceva solo per non farla piangere.
“Dest:
Mattew <3
Message: Mi manchi anche tu, Mattew ç_ç si dai,
diciamo che ho dormito benino”
“Mitt: Joan
Message: Hallo Baby!
Pensi a me già di primo mattino?! Si
vede proprio che ti manco!”
Joan era il migliore amico di Mattew. Faceva il Latin Lover, ma era un
vero sfigato in amore e conquiste in generale.
“Dest:
Joan
Message: ^\\\\^ Sei sempre il solito scemo, Joan! Dai si, mi manchi,
ma non credere che te lo ripeta spesso”
Decise di smetterla
di star ferma e tornò ad incamminarsi verso scuola, prima di
arrivare da in anticipo a in ritardo.
Arrivò
verso le 7:55, trovando già qualche gruppetto
chiassoso che parlava
davanti al cancello, tra cui alcuni appoggiati alle proprie auto per
sfoggiarne
la bellezza.
Ed io che ero convinta
di essere la prima, alla
fine sono arrivata ad un orario decente.
Digitò un messaggio veloce sul cellulare:
“Dest:
Angel; Mattew <3; Cristal; Joan
Message: Io vado ragazzi, cerco di farmi qualche
“amico” -.-”
lo inviò
ai suoi amici e subito dopo ricevette le risposte:
“Mitt:
Angel
Message: Dai che ce
la fai, sei forte anche se non ne sei convinta!
^^”
“Mitt:
Cristal
Message: Vai Sabri
*me versione ragazza pon pon* ^O^ Datemi una "S!" Datemi una "A".
Ecc.”
“Mitt:
Mattew <3
Message: Sta
tranquilla, qualsiasi cosa chiamami che corro subito da te ;)”
“Mitt: Joan
Message: Vai alla
conquista babyyyy!!!!”
Ridacchiò e
chiuse lo sportellino del cellulare, riponendolo
nella tasca dei jeans.
Riguardò l’orologio: le 8:00.
Aveva quindici lunghi minuti di noia davanti a sé, prima di
entrare in classe ed
essere osservata da tutti soltanto per il fatto che era la nuova
arrivata. Fortuna che il foglio con le varie aule e lezioni lo aveva
ritirato in segreteria qualche giorno prima.
Fece qualche passo avanti e già i primi sguardi curiosi si
voltarono verso di lei.
Arrossì di colpo: ecco perché odiava trovarsi al
primo giorno di scuola. Non conoscevi nessuno e tutti però
ti guardavano.
Chiuse gli occhi e sospirò per darsi coraggio, prima di
riaprirli e continuare il suo cammino.
Forza e coraggio!
Si sedette sugli scalini dell’ingresso, poco distante da
qualche gruppetto, e si guardò intorno, in cerca di qualcuno
che potesse avere
una faccia simpatica.
Il suo sguardo si posò su un gruppetto di cinque ragazzi,
del quale tre ragazze e due ragazzi:
una
ragazza, quella che sembrava la capobranco, era alta e snella, con
lunghi capelli dorati e occhi del color dei lapislazzuli; accanto a lei
un ragazzo dai capelli brizzolati nero corvino e gli occhi sul verde
foglia.
Forse era il suo ragazzo, lo capiva da come la stringeva a
sé; di spalle e di lato, gli altri tre ragazzi del gruppo:
una
ragazza alta, dai lunghi capelli neri con a fianco una ragazza minuta,
col viso dolce a cuore e i capelli rossi. Non riusciva a vederne il
colore
degli occhi dato che erano voltate di spalle; infine, per ultimo, un
ragazzo alto e atletico dai capelli biondi e gli occhi azzurri.
Certo non si poteva dire che fossero brutti, erano tutti e cinque molto
belli. Quando si dice "Madre Natura da tutto solo a pochi eletti e ad
altri niente".
Ed era stata generosa sopratutto con i due ragazzi.
Poggiò i gomiti sulle ginocchia, le guance nel palmo delle
mani, e continuò a guardarsi intorno.
Bah!
Nessun’altro d’interessante! Solite facce da
Chearleader o giocatori di Basket, in quel lato della scuola. Forse il
capannone dietro di loro è la palestra.
Senza che se ne accorgesse, la ragazzina dai capelli rossi corse nella
sua
direzione per chissà quale motivo, ma nel salire le scale
finì per inciamparle addosso
«Dio! Scusami!» esclamò arrossendo,
scansandosi pian piano dal suo corpo «Mi hai attutito una
bella cadut- cioè! N-non
volevo, scusami.»
Sabrina si massaggiò la schiena, socchiudendo un occhio, un
pò dolorante per la spinta sulle scale dovuta alla caduta
della ragazza sul suo corpo «Ehm… non fa
niente...» balbettò imbarazzata, infondo non
poteva fargliene una colpa. Quando la ragazza fu abbastanza lontana dal
suo corpo, si alzò, porgendole la mano per aiutarla ad
alzarsi del tutto.
Tutt’intorno già si sentivano le risate dei tipi
che altro non sapevano fare se non ridere sulle disgrazie altrui
«Grazie» la rossa la guardò per un breve
attimo, prima di ringraziarla con pieno stupore nella voce e prenderle
la mano. Nel farlo, però, sussultò di colpo,
scansandosi con precipitazione «Che?!»
la bruna inarcò un sopracciglio «Mh?»
«Ma… tu…» la ragazzina dai
riccioli rossi non ebbe il tempo di
concludere la frase che gli altri della comitiva le si avvicinarono a
passo svelto, accorgendosi forse solo in quel momento dell'accaduto
«Bonnie! Tutto bene?» a parlare fu la ragazza dai
capelli neri, la quale le mise una mano sulla
spalla.
Bonnie annuì con un sorrisino imbarazzato «Si,
Meredith, sto bene. Sono solo caduta e questa ragazza mi ha
soccorso»
la bionda della combriccola, a quelle parole, si voltò verso
Sabrina, sorridendole.
Certo che sembrava proprio la classica reginetta del ballo di fine anno
«Tutto bene?» le chiese con cortesia
«S- si…» deglutì l'altra,
abbassando lo
sguardo con improvviso imbarazzo. Si sentiva troppo sotto mira e la
cosa le metteva parecchio disagio «Non è successo
niente»
«Elena!» Bonnie la prese per mano frettolosamente,
facendola voltare
d’istinto verso di lei «Ho sentito-!»
«Non ora, Bonnie!» il ragazzo moro la
guardò con sguardo gelido e tono d'ammonimento, ed ella
ammutolì.
«Matt!»
Un uomo chiamò il ragazzo biondo della comitiva, il quale si
voltò, facendogli un cenno con la mano
«Ehi, Stefan» si rivolse al moro che poco prima
aveva ammutolito la rossa «Andiamo? Il coach ci
chiama»
«Ok» Stefan salutò Elena con una bacio e
fece un cenno di
saluto
verso le altre ragazze, compresa Sabrina che arrossì di
colpo a quel saluto e quel sorriso gentile inaspettati.
Quando lui e Matt si furono allontanati, Bonnie si rivolse nuovamente
alla reginetta del ballo.
«Prima che inizino le lezioni, posso parlarti?»
Elena le sorrise, facendo cenno a Meredith che annuì e
Sabrina si sentì ancor più fuori posto
«Ok» rispose la mora, dando le spalle per poi fare
qualche passo, dando per scontato d'esser seguita dalle altre due.
Prima che si allontanassero, però, Sabrina
balbettò con esitazione ed ulteriore imbarazzo
«C- comunque: Sabrina. Sabrina Evans. Molto piacere»
le tre ragazze le sorrisero e a rispondere per tutte e tre fu la
piccola Bonnie
«Liete di conoscerti! E benvenuta a Feel's Church!»
Sabrina sussultò: come faceva quella ragazza a sapere che
lei era appena arrivata? Si diede la risposta a quella stupida domanda,
in pochi secondi: semplice,
si conosceranno tutti in questa cittadina e tu sei
l’unica faccia nuova, scema!
Pensò, però, che nonostante lei avesse udito i
nomi di tutti, prima di andare via quelle tre avrebbero potuto
presentarsi.
E vabbè!
Si
voltò e si incamminò nell’istituto,
cacciando un sonoro sospiro: era
meglio avviarsi alla prima lezione e cercare l'aula.
Bonnie, Elena e Meredith si nascosero da sguardi indiscreti, nel retro
della scuola, - il quale
era collegato alla foresta -, a parlare dell’accaduto.
«Bonnie, l’ho visto, sei letteralmente saltata
quando le hai
preso la mano» Meredith incrociò le
braccia al petto, appoggiandosi al muro dell'istituto.
«Vuoi
dirci che succede?» la incitò Elena, piuttosto
nervosa, portando una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio
«Non vorrei che
un nuovo arrivo, come dici tu, possa portare nuovi guai. Ne abbiamo
scansato uno solo pochi mesi fa.»
«Se solo mi lasciate spiegare, vi dico tutto»
disse, quasi urlando,
Bonnie, cercando di far apparire imponente quel minuto corpicino che si
ritrovava.
Le amiche ammutolirono, nascondendo un risolino: era davvero adorabile
quando faceva così.
«Bene»
sorrise soddisfatta, ricominciando a parlare «è
nuova di qui: 1- perché non l’ho
mai vista; 2- perché… beh, non so spiegarlo bene
ma lo sento - e se lo sento io è vero -. E poi
quando le ho stretto la mano ho sentito come un senso di
inquietudine»
un brivido le percorse la schiena al pensiero «Non
sarà lei di
per sé a portare
guai, saranno i guai che verranno da lei attirati come una
calamita»
«Che vuoi dire?» l’interruppe Elena,
avvicinandosi sempre
più all’amica con sguardo indagatore
«Che qualcosa vuole colpirla. Non so cosa, ma è
qualcosa
d’ inquietante e orribile»
La bionda si voltò verso la foresta e sospirò
«Forse io so chi è che vuole colpirla»
scosse il capo «L'unico problema che mi viene in mente in
questo periodo, è solo lui.
Dopo la Dimensione Oscura è cambiato... e anche
per colpa mia»
«Sospetti
di Damon?» Meredith espresse i pensieri di Elena, mettendole
una mano sulla spalla «E
perché mai?
Intendiamoci: non mi fido di lui, lo sai, ma perché una
nuova
arrivata? Una
sconosciuta poi. Per quanto riguarda quella faccenda: tu
non ne hai colpe, stupida.»
«Questo non so dirtelo» la ragazza dagli occhi di
lapislazzuli sorrise «E per il resto: Grazie. Comunque ne
parlerò anche con Stefan»
«Che facciamo con Sabrina, allora?» le amiche si
voltarono verso Bonnie, guardandola con aria interrogativa
«Cioè, mi sembra una brava ragazza, timida anche.
E noi non ci facciamo mai gli affari nostri in questo centro del caos
che è la nostra città, quindi...»
«In effetti. E poi somiglia a te» la prese in giro
Meredith, ridacchiando.
Bonnie rise a sua volta, grattandosi la testa con lieve segno
d'imbarazzo
«Beh,
io proporrei di controllarla, senza metterle paura
ovviamente» propose
Elena, allontanandosi dalle compagne «E poi non si sa mai che
sia in una
delle nostre lezioni. E come ha detto Bonnie: noi non ci impicciamo mai
degli affari nostri, e in effetti questi mesi di calma mi hanno
abbastanza annoiato. Mi mancano i piani A-B-C e forse D che abbiamo
sempre fatto» ridacchiò, facendo qualche passo per
tornare all'entrata dell'istituto.
Meredith fece spallucce e si avviò con l’amica,
voltandosi poi
verso la rossa e
facendole cenno di seguirle.
Bonnie sospirò, raggiungendole con lievi passi veloci.
Forse
la pace era finita, ma non era sicura che il pericolo incombesse
sull’intera Feel's Church, bensì su un unica,
nuova, abitante.
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Capitolo 4 *** Capitolo Terzo ***
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Capitolo Terzo ---
La prima ora
era quella di biologia.
Si diresse in classe, dove solo pochi alunni erano già
entrati, e cercò silenziosamente un posto libero.
Lo trovò accanto alla finestra e si accomodò. I
presenti in classe iniziarono ad osservarla, bisbigliando fra loro.
Ancora?! Si
disse. Che barba!
Cacciò
il materiale di studio dallo zaino e lo sistemò sul banco,
dopodiché si
immerse a guardare il cielo cupo fuori dalla finestra.
Le piacevano
il freddo e la pioggia, quindi quel tempo le metteva un po' di
allegria, se proprio allegria avesse potuto portare un clima simile.
Una
voce familiare si udì da fuori la classe, ma non si
voltò a guardare
chi fosse, dopotutto non conosceva nessuno e forse era solo una sua
impressione.
«Ok! A dopo ragazze!» un’altra voce
familiare.
Sospirò e si decise a voltarsi per controllare se si fosse
sbagliata o meno.
Beh, sbagliata proprio, no.
In classe erano appena entrati due ragazzi della comitiva che aveva
“conosciuto” quella mattina. La bionda col ragazzo
moro: Elena e Stefan, se non ricordava male.
Sorrise per poi tornare a guardare fuori dalla finestra. Forse non si
ricordavano nemmeno di lei.
«Ciao, Sabrina»
Si voltò di scatto, stupita dal fatto che la ragazza bionda
avesse appena nominato il suo nome e adesso faceva segno al posto
libero accanto a lei
«Posso?»
Sabrina inarcò appena le sopracciglia, scuotendo poi subito
dopo, il capo «Ehm… certamente»
Elena le sorrise e lei ricambiò.
«Non ti siedi accanto al tuo ragazzo?» le chiese
poi, indicando Stefan in
piedi davanti a loro due
«Posso
resistere un’ora senza starle accanto» rise lui,
chinandosi
sul banco e
appoggiarvi le mani sopra. Guardò Elena «Anche
se è difficile» ella
rise e la bruna si sentì improvvisamente in imbarazzo.
«Stefan ha ragione» Elena si voltò verso
di lei, porgendole la
mano «Mi spiace se prima non mi sono presentata per bene.
Elena Gilbert»
l'altra le strinse la mano, allungando il sorriso
«Dato che ci troviamo in presentazioni...» Stefan
s'intromise con gentilezza e le
prese la mano per poi baciargliela «Stefan
Salvatore, lieto di conoscerti»
Sabrina, in tutta risposta, arrossì di colpo, ritirando la
mano frettolosamente, non aspettandosi il gesto «P-piacere
mio»
«Stefan!» Elena lo ammonì, dandogli un
buffetto amichevole sul braccio «L’hai fatta
imbarazzare! Sei il solito gentiluomo!»
il moro rise, scusandosi con entrambe «Meglio che vada a
sedermi, adesso. Il professor Turner potrebbe aver da ridire
altrimenti, nel trovarci in questo atteggiamento amichevole»
disse, per poi allontanarsi da loro e dirigersi ad un posto libero
quasi in fondo all'aula.
«Scusalo» la ragazza bionda si sedette e si
voltò verso l'altra «Stefan è fatto
così»
«è una bella persona, si vede» Sabrina
sorrise per poi sospirare al pensiero di cosa a causa dei suoi
genitori, avesse perso: Mattew somigliava davvero molto a
Stefan Salvatore. Caratterialmente s'intende. «Sei
fortunata»
«Tu
non hai una persona a cui tieni particolarmente?» alla
domanda di Elena
il volto di lei si accese di un rossore esagerato. La Gilbert rise
a quella reazione «Io dico di si»
«Beh… però non, cioè, mi
sono
trasferita e quindi ormai…» la bruna
tirò un lungo respiro «Eravamo amici. Non eravamo
di certo innamorati, ma
forse… credo che stesse per nascere qualcosa.
Però ormai...»
«Come si chiama?» l'interruppe la bionda, con
curiosità
«Mattew» sorrise Sabrina, guardandola con un lungo
sorriso nel pronunciare il suo nome. Provava qualcosa per lui. Non era
amore, non era una forte cotta, ma era qualcosa che l'aveva spinta a
sognare una storia con lui e a vedere se potesse divenire un grande
amore.
«E
perché credi che la cosa non possa andare?»
Elena appoggiò un gomito sul
banco, poggiando la guancia nel palmo della mano e iniziando ad
osservarla con i
suoi magnifici occhi color dei lapislazzuli.
«Per la lontananza»
sospirò la bruna, girandosi a guardare fuori dalla finestra
per poi
tornare a guardare la compagna di banco «Non sono tipo da
rapporti a distanza. Non vivrei lontana dalla persona che amo. Quindi
reputo questa storia impossibile e chiuso»
«Mi dispiace» Elena si morse un labbro
«Io però non la penso così.»
allungò un sorrisino complice «Sono stata per
tanto tempo lontana da Stefan per... varie faccende, sai?! Ma la cosa
non ci ha toccati. Però scusami. Forse sono stata
invadente»
«Ma no, figurati» la rassicurò la Evans,
sorridendole dolcemente per poi scuotere le mani «Anzi. Mi fa
piacere aver comunicato con qualcuno oggi. Fare amicizia non
è il mio forte.»
«Oh, bene! Allora ne sono lieta» ammiccò
la giovane Gilbert, sentendosi quasi in colpa per quell'avvicinamento
dovuto a forze maggiori e che forse non ci sarebbe stato, altrimenti.
Ma non per Sabrina, solo, lei e i suoi amici erano abituati a rimanere
in quel gruppo a numero chiuso, dati i vari avvenimenti che accadevano
nelle loro vite e per ciò che esse nascondevano al mondo
«Dopo ti va di pranzare con me e il mio gruppo?»
Sabrina sussultò, colta alla sprovvista da quell'invito che
doveva ammettere, le faceva davvero piacere. Farsi delle amicizie e
forse un gruppo nel primo giorno di scuola, non era da tutti, ed era
stata quindi fortunata. Quindi rifiutare era un'opzione da evitare.
«Mi farebbe tanto piacere»
Dopo la lezione, i tre ragazzi si salutarono per dirigersi ognuno ad
altre classi per altre lezioni mattiniere.
Sabrina doveva ammettere di essere al settimo cielo: aveva trovato
un’amica e si
sentiva veramente più rassicurata e più a suo
agio, in quel posto sconosciuto.
Le ore passarono velocemente per fortuna, e l’ora del pranzo
arrivò in men che non si dica.
Si diresse in mensa, prese il proprio pasto e si diresse in cerca di
Elena e dei suoi amici.
«Sabrina» la voce di una Bonnie in piedi sulla
panca accanto al loro tavolo, che si sbracciava per essere notata,
risuonò nella sala mensa.
Sabrina si voltò e nel guardarla rise, facendo qualche passo
per raggiungerli.
Si ricordava anche i nomi degli altri per fortuna.
Meredith e Bonnie erano sedute a destra, accanto a Stefan ed Elena.
Matt era seduto a sinistra, vicino a Meredith.
Si sedette accanto a lui, imbarazzata.
«Salve» sussurrò con voce flebile.
«Ciao! Ti trovi bene in questa scuola?» le chiese
subito Bonnie, attaccando bottone con
una strana euforia nella sua domanda. Era sempre esuberante quella
ragazzina.
«Ehm… si, per essere il primo giorno»
«Sono contenta» sorrise a pieno viso la rossa,
congiungendo le mani per poi iniziare a mangiucchiare parte del suo
pranzo.
Sabrina sorrise, divertita da quella buffa ragazza dal visino a cuore.
«Beh,
facciamo le presentazioni come si deve» Elena
s’intromise, iniziando a
presentare i
propri amici «La ragazza di ghiaccio qui
presente…» indicò la mora,
ridendo «è Meredith Sulez»
«Piacere» esclamò quest’ultima
facendo un lieve
sorriso che dava tanto di sorella maggiore
«La piccola della compagnia è la nostra Bonnie
McCullough, e il bel
ragazzo biondo qui…» lo indicò
«è Matt Honeycutt»
«Piacere» le sorrise lui quasi imbarazzato
più di lei. La cosa la fece sorridere di tenerezza.
Bonnie si allungò per dargli un buffetto dietro la schiena,
ridendo.
Iniziarono
a parlare del più e del meno e Sabrina si sentì
davvero a suo agio in
mezzo a loro. Quei ragazzi le ricordavano molto i suoi amici, quindi
riuscire a comunicare e a sentirsi parte della comitiva, non fu
difficile.
«Scusateci un secondo» Elena prese Stefan per mano
e si
allontanò con lui, lasciando soli i quattro ragazzi.
Usciti dalla mensa, si diressero nel posto più
isolato della scuola.
«è lei quindi…» Stefan
sospirò «Non
so che dirti, amore. Bonnie ha un potere particolare per percepire
quelle
sensazioni, ma io purtroppo non ce l’ho e non posso dirti se
si sia sbagliata o
meno» incrociò le braccia al petto con fare
preoccupato
«Non
hai percepito proprio niente?» gli chiese Elena nervosa. Era
vero, Stefan
non aveva i poteri di Bonnie, ma almeno sperava che con le sue
capacità
fosse in grado di comprendere qualcosa. Qualsiasi cosa.
«L’unica cosa che posso dirti con certezza,
è che non avverto
nessun Potere in lei, né buono né malvagio. E che
di sicuro non è un vampiro»
«è già qualcosa» Gilbert
sospirò. Se solo non
fosse stata di nuovo umana, forse avrebbe potuto aiutare in qualche modo
«è una ragazza perfettamente normale,
amore» rise il ragazzo,
scompigliandole i capelli «Forse ti preoccupi per
niente»
la bionda sorrise e lo abbracciò, affondando il capo sul suo
petto e chiudendo gli occhi, assaporando il buon'odore che solo il
corpo di Stefan sapeva emanare.
«Per niente non direi, però. Bonnie ha raccontato
sia a te che a Matt
cos’ha sentito»
Stefan le accarezzò i capelli «Vorrà
dire che se questa ragazza è in
pericolo, noi l’aiuteremo. Abbiamo sempre aiutato i cittadini
di Fell's Church»
Elena sorrise, allungandosi sulle punta dei piedi per poi dargli un
bacio a fior di labbra
«Tu
pensi a mio fratello, vero?» le chiese improvvisamente lui,
sospirando «Dopotutto non hai tutti i torti, Damon non
cambierebbe mai. E dopo il ritorno dalla Dimensione Oscura e dopo
ciò che lì è accaduto... sembra essere
tornato più crudele di prima....»
«Ma ti ha pur sempre salvato la vita e questo devi
ammetterlo» sorrise
ancora lei, sfiorandogli il viso «E lui stava cambiando. E'
solo a causa mia se...»
«Shht» le strinse la mano sulla sua guancia
con la sua «tu non hai colpe, amore»
Ella allungò un sorriso, lasciando perdere il discorso
«Noi, comunque, lo terremo lo stesso d’occhio,
Stefan. Per quello che
possiamo, ovviamente»
«E così i tuoi genitori fanno gli
scrittori» Meredith
sorrise e Sabrina annuì, concludendo solo in quel momento,
il suo pranzo
«Si. Di libri gialli, e anch’io vorrei diventare
scrittrice un
giorno»
«Magnifico!» Bonnie congiunse le mani, entusiasta
come d'altronde lo era di ogni cosa «E scrivi
già da adesso, qualche romanzo?»
In quel momento Stefan ed Elena tornarono da loro «Scusate
l’assenza» Il giovane Salvatore si sedette con la
Gilbert di fianco
«Di che si parla?» chiese la bionda curiosa,
voltandosi verso gli amici
«Sabrina
ci ha raccontato che i genitori fanno gli scrittori» rispose
Matt,
sorridendo ad Elena, mentre beveva un sorso della sua bibita
«Davvero? Che bello!»
«Un giorno anche lei vorrebbe fare la scrittrice»
continuò
Meredith, come sempre impassibile «è una bella
cosa, avere già idee sul futuro, intendo»
«Infatti» Elena sorrise a Sabrina, ammiccando
«Te lo auguro»
«Grazie»
esclamò quest’ultima, arrossendo appena. Non ne
capiva il
motivo ma Elena
riusciva a metterla in suggestione. Forse il problema era che stare con
lei era come stare in compagnia della reginetta della scuola?! Beh si,
forse il motivo era quello.
«E ti occupi già di scrittura?» chiese
Stefan incuriosito
«Ci stava appunto rispondendo» Bonnie si
rivoltò verso
Sabrina «Allora?»
«Beh…» la ragazza bevve un sorso
d’acqua e rispose «Si. Sto già scrivendo
un libro, ma…»
«Che meraviglia!» esultò la rossa,
avvicinandosi di più a lei «E di che
tratta?»
«Bonnie, non farle troppe domande, la metti in
imbarazzo» Meredith la
richiamò sospirando e Bonnie si scusò
«Ma
no, va bene» sorrise la bruna, ridacchiando «Il mio
libro parla di vampiri»
a quella
risposta il silenzio cadde tra il gruppo «Che
avete?» chiese,
stupita
da quello strano silenzio. Certo, forse sembrava strano che
un'adolescente scrivesse tematiche già così
delicate e complicate, ma non era mica una rarità o una cosa
talmente assurda da farli ammutolire.
«… beh… interessante direi» a
parlare fu Stefan «e come mai proprio sui vampiri?»
«Semplicemente perché adoro i vampiri. Li trovo
creature affascinanti»
Matt trattenne una risata che però Sabrina notò
«Ok» scoppiò a ridere a sua volta
«Non è una cosa da tutti, lo so.»
«Sono mostri, Sabrina!» Stefan parlò
quasi con rimprovero e strinse i pugni. Elena gli prese le
mani, sorridendogli con dolcezza, ed egli sospirò
«Non è sempre così, Stefan»
gli fece, come a ricordarglielo.
Sabrina li guardò attentamente: era strano, sembrava come se
la cose li riguardasse.
Meredith si accorse che la cosa stava mettendo strani pensieri alla
ragazza e parlò per distrarla
«Sono creature affascinanti, dopotutto» fece
«Dipende dai punti di vista»
la Evans si voltò verso di lei, sorridendole
«Già»
«Possiamo avere qualche spoiler? Prima di comprarlo in
libreria,
intendo» continuò a distrarla e l'altra
scoppiò a ridere
«Non so se lo pubblicherò mai, non credo di
esserne all’altezza»
«Non sottovalutarti!» la incoraggiò Matt
con un occhiolino, mettendole una mano sul braccio-
«Matt ha ragione! » sorrise Bonnie, a sua volta
«Dai, spoiler!»
Stefan tornò come prima, calmandosi e continuando a
stringere le mani di Elena. Solo lei gli faceva quell'effetto calmante
«Ok. Se proprio ci tenete ad annoiarvi» Sabrina
scoppiò a ridere ed iniziò a
raccontare la trama del suo romanzo.
«Interessante» Elena congiunse le mani, sorridendo
e annuendo appena «Soprattutto la parte dove il vampiro
cattivo si innamora
della preda. Una cosa un pò sentita ultimamente»
diede un'occhiata divertita e d'intesa a Stefan «ma mi
piace.»
«Ma continua a cibarsi di umani, poi?» chiese
Bonnie incuriosita, mentre con
la coda dell’occhio guardava Stefan anch'ella. Il ragazzo
quasi si sentì come se stessero parlando di lui, in
verità.
«Beh non so. Vorrei farlo nutrire di animali ma è
una cosa troppo sentita in giro, a dire il vero.» rispose
Sabrina, sospirando con evidente perplessità «Sono
molto confusa sulle idee»
«Per
me è una buona idea, anche se già
sentita.» Salvatore poggiò i gomiti sul
tavolo, chinandosi di
un po' per osservarla più da vicino «Potresti
farlo diventare in tutti
i sensi buono»
«Come si chiama il vampiro?» chiese improvvisamente
Meredith, bevendo un sorso di succo di frutta «Non ce lo hai
detto»
«Giusto!» Sabrina sorrise «Damon! Si
chiama Damon.»
Bonnie sussultò; Stefan si rimise diritto con
improvvisamente i nervi tesi;
Elena rimase stupefatta; Meredith quasi non sputò quel che
stava bevendo, e Matt rimase stranito.
«Damon?» chiesero all'unisono
«Si, Damon!» la bruna inarcò un
sopracciglio «Perché?»
«Come mai proprio quel nome?» chiese Stefan a denti
stretti. Come
poteva esserci una simile coincidenza?
«Beh, perché, come vi ho raccontato, ha un
carattere che si
addice molto a quel nome, secondo me»
A quelle parole i ragazzi tornarono a rilassarsi, sospirando e la cosa
stranì ancor più la giovane Evans «Si
può sapere che vi prende? È solo un
nome!»
«Si» Elena cercò di sorriderle
tranquilla, senza destrare sospetti «Hai ragione,
scusaci»
«Dovrei sapere qualcosa?»
In quel momento la campanella suonò, ricordando agli alunni
di entrare nelle proprie classi per le lezioni, e questo
salvò i ragazzi dalle domande della bruna.
La comitiva si alzò senza risponderle.
«Sta tranquilla» Meredith le mise una mano sulla
spalla, cercando di
tranquillizzarla «Va tutto bene»
Sabrina sospirò, cercando di convincersi che fosse la
verità
«Se lo dici tu»
la mora le sorrise, mettendole una mano sulla spalla «Certo!
Dai, andiamo, che la prossima lezione ce l’hai con me,
siamo in classe assieme»
le due ragazze si allontanarono, salutando la compagnia.
«Damon…»
ringhiò silenziosamente Stefan, mentre usciva dalla mensa
con gli altri «Avete ragione, sia
tu che Bonnie» si
rivolse ad Elena «Conosco mio fratello, e di certo quel nome
non è casuale. Dobbiamo tenere d’occhio
Sabrina»
«Perché sei
così preoccupato, Stefan?» chiese Matt stupito,
mentre
usciva dalla
sala mensa con loro «è solo un nome, non ce
l’ha mica solo tuo
fratello»
«Non può essere solo un nome scelto a
caso» rispose
l’amico, ancora teso «Sai quante volte Damon mi
è entrato nella testa?!»
Bonnie si avvicinò a lui «Ci
spieghi?»
«Damon
può agire anche nel subconscio, Bonnie, lo dovresti
sapere.» a rispondere fu
Elena. La
bionda sospirò «Tu puoi accorgertene e non
accorgertene, dipende da ciò
che fa e dalla sua voglia di fartelo capire o meno»
«Continuo a non comprendere. Si, conosco di questa sua
abilità, ma...»
«Mi sembra una cosa esagerata» Matt
appoggiò Bonnie
«Può
darsi che come sia entrato nel mio sogno, mesi e mesi fa, possa aver
controllato la scelta di Sabrina nello stesso modo, entrandole nella
mente» specificò Elena, stringendo il braccio a
Stefan
«E se è così…»
quest’ultimo
tirò un lungo sospiro «Significa che Damon la sta
sorvegliando… e da molto, molto vicino»
«E allora che si fa?» Matt si rivolse
all’amico, sgranchendosi le braccia
«Stanotte la sorveglierò io» rispose
Stefan, stringendo i pugni mentre giravano a sinistra del lungo
corridoio, per dirigersi alle varie aule «non c'è
altro da fare.»
Sabrina si sgranchì le braccia mentre tornava a casa.
Non
capiva ancora l’insistenza dei suoi nuovi amici, di sapere
dove
abitasse. Beh, le faceva piacere, voleva dire che volevano conoscerla
meglio, però le sembrava strano… le sembravano
strani sin dalla sala
mensa.
Tutta quella sospettosa reazione per un nome. Proprio non capiva.
E
poi Stefan… lui era quello della comitiva che le sembrava
più strano,
misterioso. Era un bravo ragazzo, come tutti loro del resto, ma era
convinta che nascondesse qualcosa di cui, forse, solo Elena, essendo la
sua ragazza, fosse a conoscenza.
Stava per entrare a casa quando si sentì come attirata nella
foresta.
Beh,
è ancora presto, mamma e papà non dovrebbero
esserci prima delle 20:00,
si disse, guardandosi intorno. Ma
si! Che può succedere
improvvisamente?
Ci sono stata anche più tardi di adesso.
Cambiò così la sua meta, dirigendosi nella
foresta mentre un corvo le volava dietro…
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Capitolo 5 *** Capitolo Quarto ***
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Capitolo Quarto ---
Entrò nella foresta, sbadigliando.
Diamine, quella giornata scolastica, anche se era la prima,
l’aveva proprio sfiancata.
Sarà che sono
all’ultimo anno.
Si
diresse al centro della foresta, dove era solita andare, per poi
sedersi davanti al laghetto e buttare lo zaino di fianco al proprio
corpo.
Quel pomeriggio faceva particolarmente freddo e nonostante lei fosse a
mezze maniche, degli strani brividi le percorsero la schiena.
Rabbrividì.
Perché
improvvisamente le veniva in mente il sogno di quella
notte?!
Forse
era meglio non entrare lì, forse sua madre aveva ragione.
Fell's Church
era più pericolosa di ciò che credesse, e con
essa anche la foresta che
sin da piccola la faceva sentire al sicuro.
Che stupida.
Scosse il capo.
Quella non era la foresta dove da piccola passava le giornate, anche se
era identica.
Si alzò sospirando. Forse era meglio tornare a casa.
Pensò, mettendo
lo zaino in spalla.
Si voltò per tornare indietro e gettò un urlo: un
ragazzo, dai capelli e gli occhi neri, le era davanti e le sorrideva
con un qualcosa di sinistro nell'epsressione e lo sguardo.
Quel sorriso, per quanto incantatore e perfetto su quelle labbra
marmoree, metteva davvero i brividi.
Lo osservò, indietreggiando istintivamente. Doveva
ammettere, però, che era un ragazzo davvero bellissimo:
pallido,
quasi come immaginava il vampiro della sua storia; con degli occhi
incantatori e ipnotici e lisci capelli neri che ricordavano le ali del
corvo che aveva visto il giorno prima.
Ecco che di nuovo il sogno le veniva in mente.
No, si stava sbagliando, era solo una stupida coincidenza. Non poteva
di certo aver fatto un sogno premonitore.
«Ti
ho spaventata?» la sua voce era calda e vellutata ed era come
se quelle
parole le scorressero dentro, facendole provare degli strani brividi
lungo tutto il suo essere.
Quella
voce era uguale a quella del ragazzo del suo sogno, e anche se lei non
lo aveva visto bene… era convinta che gli somigliasse.
Scosse via quei pensieri sciocchi. Si era solo spaventata e adesso uno
stupido
incubo voleva rovinarle il resto della giornata.
Cercò di sorridere al bel giovane che aveva davanti: forse
gli sembrava matta.
«No,
sto bene, anzi... scusami per la mia esagerata reazione» si
accorse di balbettare ma continuò a
parlare,
cercando di calmarsi «mi sono spaventata
perché non credevo ci
fosse
qualcuno»
«Ma che bella vocina» sorrise il giovane uomo,
facendo
qualche passo felpato verso di lei.
Sabrina arrossì di colpo. Più le si avvicinava e
più notava che la bellezza notata in lontananza era niente a
confronto di quella reale. Avrà avuto
sicuramente sui venticinque anni o poco più.
«Si» sorrise, grattandosi il capo, imbarazzata
«Me lo dicono
in molti»
«E sei anche carina» continuò lui,
facendo qualche altro passo avanti.
Quel
complimento, stranamente, le mise una specie di paura in corpo,
più di
quella che aveva avuto poco prima. Il suo campanello di allarme si era
attivato.
Doveva andare via.
«Grazie…» cercò di
allontanarsi, superandolo, ma
lui la bloccò velocemente, afferrandola per un braccio.
Oh no!
Chiuse gli occhi. Maledizione!
«Diavolo,
scusami davvero» la voce di lui sembrava davvero
preoccupata. Ella si
voltò a guardarlo e lo vide… imbarazzato?!
«Ti ho messo
davvero paura» la lasciò
di colpo, continuando con un sorriso appena accennato e pieno di senso
di colpa «Scusami. Forse ho esagerato»
La Evans allora scoppiò a ridere, voltandosi del tutto verso
il misterioso giovane uomo. Forse
si era completamente sbagliata, ma infondo la prudenza non era mai
troppa «No, no, scusami tu. Ti avevo già messo
nella mia lista nera»
Il moro si sedette sull'erba umida, facendole cenno di accomodarsi
accanto a lui «Potrei perdonarti solo se accetti il mio
invito ad accomodarti qui con me»
Sabrina sorrise «Se è l'unico modo»
disse, facendo qualche passo per poi chinarsi lentamente e sedersi,
così, accanto a lui.
Il misterioso uomo corvino allungò quindi, una mano verso di
lei «Damon. Lieto di conoscerti.»
Ella sussultò di colpo, mentre era già in
procinto di allungare la propria mano per stringere la sua.
Damon! Come poteva chiamarsi come il vampiro del suo racconto?!
Sorrise a pieno volto.
Che magnifica coincidenza!
«Sabrina.» Gli strinse la mano «Piacere
mio»
Damon sorrise, osservandola con attenzione. Adattare
la tecnica del dolce, buono, ingenuo ragazzo, - in poche parole
adattare
la tecnica da lui soprannominata “Stefan”-,
sembrava avesse funzionato. E
non aveva neppure
dovuto consumare un po' del suo Potere per attirarla a se.
Di solito con la maggior parte delle sue vittime lo faceva, ma con lei
non era servito... per
il momento.
«Non credi che sia troppo pericoloso entrare in una foresta,
a
quest’ora poi, da sola?»
non
che gli dispiacesse che il suo pasto gli venisse incontro da solo, ma
meglio continuare con la parte del bravo ragazzo, almeno per qualche
altro minuto.
«Beh, si» Sabrina abbassò lo sguardo,
mordicchiandosi le labbra mentre iniziava a giocherellare nervosamente
con le proprie dita: chiaro segno di imbarazzo ulteriore
«Però la foresta mi piace da quando ero
piccola»
«Sul
serio?» si finse stupito, dopotutto le aveva letto nella
mente e
conosceva già molti dettagli della sua
vita. Compreso che
quella
mattina aveva fatto amicizia con quel gruppetto di stupidi umani
più
suo fratello. Ebbene si, la stava anche spiando. Era da mesi che non
accadeva qualcosa di nuovo e divertente in quella sciocca
città. E lei era qualcosa di nuovo.
«Si» gli sorrise ella, voltandosi a guardarlo
mentre il suo giocherellare con le dita si placava appena «E
poi amo gli
animali… cioè... non tutti, almeno»
«Quale animale non ti piace?» fece ancora, lui,
cercando di sembrare interessato alla cosa, quando non lo era affatto.
«Proprio da ieri odio i corvi» fece una smorfia e
Damon
scoppiò a ridere spontaneo. Ne capiva il motivo: dopotutto
l’aveva ferita.
«Perché?» finse di chiedere con innocenza
«Mi
ha graffiata uno di loro» continuò quella smorfia,
lei, toccandosi la gamba coperta dal jeans che il giorno prima il
volatile aveva graffiato «Stupido
animale. Mi ha graffiata a sangue ed io odio il sangue. Solo vederlo mi
fa sentir male» non sapeva nemmeno lei perché si
confidava
con quel
ragazzo appena conosciuto, sapeva solo che si sentiva stranamente
attratta da lui e non solo per la sua bellezza.
C’era qualcosa di… magico
«Capisco»
Damon sogghignò, sfiorandole il braccio scoperto con
l’unghia
dell’indice «Forse…» disse in
tono
seducente: meglio iniziare ad usare
un po' del suo Potere per farla cedere, iniziava a venirgli sete
e maggiormente, iniziava ad annoiarsi a sentirla blaterare
«il
tuo sangue… ha un ottimo sapore…» si
avvicinò a lei lentamente,
avvicinando i loro volti.
La sentiva cedere pian piano sotto l’influsso del suo Potere.
Pochi istanti e si sarebbe data a lui su un piatto d’argento.
«T-trovi..?» la sua voce uscì flebile
dalle labbra, mentre si
sentiva quasi come in uno stato di trance
«Eh si...» ed eccola che gli cadeva fra le braccia
e il sorriso di Damon si allungava sul volto magnificamente scolpito.
Era
stato facile come al solito. La differenza era che non
l’avrebbe
uccisa, non subito almeno, voleva divertirsi con lei e non gli
importava certo dei pericoli che poteva comportare ciò, alla
ragazza.
Mentre
lei era incosciente di ciò che lui voleva farle, si
chinò sul suo
collo, pronto a farle provare l’estasi. Già
assaporava il suo dolce
sangue che si espandeva in lui, che fluiva dalla gola in tutto il
corpo. Oh, si eccitava al sol pensiero.
Non aveva mai trovato la caccia così esilarante come in quel
momento.
Quella ragazza aveva un carattere forte, proprio come quello di Elena,
ma era anche più fragile di lei - quasi simile (se non
identica) al piccolo pettirosso - e forse, se Elena
Gilbert fosse stata un po' più come Sabrina Evans,
trasformarla nella sua
Regina delle
tenebre non sarebbe stato impossibile come lo era invece, stato.
Ma ormai,
di lei non gli importava più un fico secco. Che se ne fosse
stata
pure con
quello stupido di suo fratello
“Io-sono-meglio-di-te-perchè-non-bevo-sangue-umano”,
per sempre. Se per
sempre poteva starci dato che ora lei era tornata umana e non aveva
tutta l’eternità come potevano averla prima.
Stefan non voleva trasformarla e lei non insisteva, beh! Fatti loro, a
lui non importava più se voleva buttarsi così.
Dopo quel che era accaduto nella Dimensione Oscura, aveva capito che
farsi sfruttare così da una stupida ragazzina viziata e
confusa su chi scegliere e chi no, non ne valeva la pena. Elena era
tanto insistente sul suo precisare di non somigliare affatto a
Katherine, quando in relatà non si rendeva conto che fossero
davvero schifosamente
identiche.
Tornò a concentrarsi sulla splendida fanciulla che aveva fra
le braccia in quel momento. Una fanciulla a tutti gli effetti, come
poteva capire. Prima di lei, solo in Bonnie il pettirosso, aveva
trovato simili caratteristiche.
Non voleva rovinarsi il pasto per quei due, quindi meglio non pensare
più a quelle nullità.
Dischiuse le labbra, preparandosi a morderla. Dopo le avrebbe fatto
dimenticare tutto.
Improvvisamente una spinta lo gettò ad un albero, mentre
Sabrina perdeva conoscenza.
Alzò lo sguardo furioso, toccandosi le labbra sporche di
sangue, pronto ad uccidere chiunque avesse osato interromperlo.
Allungò un sorriso, però, scorgendo la figura
dinnanzi a sé. Parlando
del diavolo…
«Mi hai fatto male… fratellino»
Stefan era accanto alla ragazza. Era stato lui a farle perdere
conoscenza prima che lei si riprendesse e scoprisse tutto.
«Avevamo
visto giusto. Damon» Stefan si diresse a grandi passi verso
il
fratello che si rimetteva in piedi «Che vuoi da lei? Non la
conosci
nemmeno»
«Oh, io sto bene fratellino, grazie per avermelo chiesto, e
tu come stai?» ironizzò il fratello maggiore,
ghignando «Sei
sempre così gentile, Stefan»
«Rispondimi!» gli urlò il fratello
minore, stringendo i pugni con rabbia
«Proprio
perché è una sconosciuta non dovrebbe
importarti» rispose furioso, Damon «Non
fa parte della tua combriccola eppure voi stupidi esseri cercate sempre
di mettermi i bastoni fra le ruote!» si gettò su
Stefan,
spingendolo ad
un albero a sua volta «L’avete addirittura fatta
diventare
vostra amica!»
l'altro cercò di scansarlo, ma come al solito suo fratello
era più potente e tutto a causa della loro differente
nutrizione: Damon si nutriva di umani mentre lui di animali, e la
differenza di Potere era
davvero enorme.
«Che
cosa toccante..» continuò Damon Salvatore,
strattonandolo per poi
dargli un’altra
spinta e farlo finire contro un altro albero, sfondando il
precedente.
Continuava a tenerlo stretto per il collo «Anzi, mi correggo:
fastidiosa»
sibilò l'ultima parola
«Vogliamo solo difendere una povera ragazza innocente,
trasferitasi in questa città senza pensare al pericolo che
incombeva su
di lei e su tutti gli abitanti» Stefan lo scansò,
colpendolo con un pugno a pieno viso che spinse l'altro a terra e a
pochi passi da sé
«Ma che carino» Damon si
rimise in piedi, scoppiando a ridere «Santo Stefano
Salvatore. Dimenticavo che tu sei un Superman versione
vampiro» si
rigettò su di
lui, colpendolo con un pugno a sua volta «Ma vorrei
ricordarti che finché ti nutrirai di Bambi, caro fratellino,
io sarò
sempre più forte di te.» lo
colpì ancora, sogghignando alla vista del fratellino che
sputava sangue «Mi hai interrotto, Stefan, e
adesso io ho
sete» si chinò su di lui, mordendolo con foga.
Stefan urlò, cercando di divincolarsi dal fratello ma
inutilmente.
Damon
continuava a fargli del male, eppure aveva giurato ad Elena…
beh, ormai
che importava?! Lei era tornata in vita e la promessa non valeva
più, sopratutto dopo i vari avvenimenti degli scorsi mesi.
Damon lo scansò, scoppiando a ridere mentre Stefan si
accasciava a terra indebolito e dolorante
«Credo che adesso dovrai ristabilirti. Va pure a mangiare
qualche topo,
fratello. E attento a non fare indigestione!» si
allontanò sogghignando, guardando Sabrina di sottecchi. Si
chinò e
sorrise, sfiorandole lievemente il viso. «Sarà per
la prossima, dolcezza»
Si levò in cielo sotto le sembianze di un corvo, svanendo
poi, nell’oscurità della foresta.
Stefan si alzò barcollando, avvicinandosi alla ragazza priva
di sensi, nonostante quasi non si reggesse in piedi.. Doveva portarla a
casa prima che la sete lo assalisse,
dopodichè sarebbe tornato a sfamarsi nella foresta.
La prese fra le braccia, allontanandosi a passo lento da quel maledetto
luogo.
Pensò alla sua Elena. Doveva essere sicuramente in pensiero.
Elena, Meredith e Bonnie aspettavano Stefan nel suo appartamento alla
pensione della signora Flowers, ma
questi ritardava e la cosa iniziava a mettere ansia alla giovane dai
capelli biondi.
«Aveva detto di aspettarlo qui» sospirò
Bonnie, spazientita, mentre dondolava le gambe, seduta sul letto a due
piazze che riempiva metà camera
«Doveva
parlarci prima di stanotte, poi sarebbe andato ad osservare se a casa
di Sabrina andava tutto bene» Meredith ticchettò
il tacco
dello stivale
sul pavimento più e più volte, seduta accanto
alla rossa.
«Ho come un brutto presentimento» Elena si
alzò dal letto,
dove era seduta con le amiche, per poi avvicinarvi alla finestra e
sospirare pesantemente.
Il sole stava tramontando e il suo Stefan non era ancora tornato.
La paura si impossessò di lei.
Ore dopo, Stefan fece ingresso nel suo appartamento in pessime
condizioni.
«Stefan!»
Elena corse da abbracciarlo preoccupata «Ho provato a
chiamarti ma al
cellulare non rispondevi, poi non tornavi a casa e mi sono spaventata a
morte. Dio mio, amore, cosa ti è successo?»
Il moro la strinse a se, sospirando e cercando di sorridere per non
preoccuparla ulteriormente, mentre Bonnie e Meredith si sporgevano per
reggerlo e aiutarlo, con Elena, a sedersi sul letto.
«Va tutto bene, angelo mio, sono andato a nutrirmi»
«Che succede, Stefan?» Meredith socchiuse gli
occhi, guardandolo con sospetto «Non può esserti
successo.... questo»
gli indicò il corpo «solo per nutrirti»
«Hai un viso… pallido, anche» Bonnie
rise della sua esclamazione, cercando di sdrammatizzare «Se
più pallido di un vampiro si può
essere»
Stefan sospirò, rilassandosi sul materasso «Damon
ha attaccato Sabrina»
«Cosa?» le tre amiche trasalirono di colpo,
sorprese «Ma come..?
Quando?»
«Nella
foresta. Come sospettavamo la sta adocchiando come preda»
sospirò
lui, socchiudendo gli occhi «Abbiamo combattuto e
come al solito ho avuto la peggio»
strinse i
pugni furioso.
Elena si chinò davanti a lui, stringendogli le mani
«Non è colpa tua»
Stefan sospirò, rilassandosi a quel tocco caldo e amorevole.
«Devo
andare assolutamente da lei stanotte, forse Damon attaccherà
di nuovo…» chiuse gli occhi per cercare di
riprendere ancor più forza. Si era davvero nutrito, ma
sembrava non essere servito a molto «Anzi, forse tutte
le sere, meglio che
la sorvegli. E il giorno…» si bloccò di
scatto,
tornando a sedersi «Scusate, sto facendo tutto io…
solo
che…»
«Noi vogliamo aiutarla» a parlare fu Meredith, che
sorrise a Stefan
dolcemente
«è
una nostra amica ormai, fa parte della combriccola, adesso»
Bonnie rise
dolcemente «e poi
cosa vuoi che sia salvare una persona quando abbiamo salvato
l’intera
Fell's Church mille volte?»
«Bonnie ha ragione» Elena gli sorrise, baciandolo a
fior di labbra «E poi se lei ha sentito che la ragazza era in
pericolo, beh,
significa che è un segno, Stefan. Significa che dovremo
essere noi a
salvare la nuova arrivata»
Stefan sorrise: quelle ragazze erano il colmo. Lo sorprendevano ogni
volta.
«Va bene» annuì.
Damon… lui era pur sempre suo fratello… ma doveva
combatterlo ancora una volta e non poteva fare altrimenti.
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Capitolo 6 *** Capitolo Quinto ***
---
Capitolo Quinto ---
Sabrina Evans uscì di casa per andare a prendere un po'
d’aria
in giardino. Si
avvicinò all’altalena posta sotto il grande albero
di pino, nel retro della villetta a due piani, e si strinse
nel golfino rosa messo sul pigiama color pesca a gambe e maniche
lunghe.
Quella notte non riusciva a dormire, eppure erano gia le due.
Pensava a Damon, quel misterioso ragazzo conosciuto giorni prima e del
quale non aveva visto più neanche l’ombra.
Eppure era strano.
Non ricordava niente del loro incontro… beh, niente dopo
alla loro chiacchierata.
Si
era risvegliata in camera sua e all’inizio aveva creduto
addirittura che fosse
stato tutto un
sogno, un bel sogno, ma poi si era resa conto di essere vestita e
aveva capito che era accaduto sul serio.
Ma come era tornata a casa, proprio non lo ricordava.
I suoi erano rientrati poco dopo di lei quindi non potevano darle
risposte ed ella, tra l'altro, non gliele avrebbe neanche chieste.
Il giorno dopo aveva parlato un po' di più con Elena e la
sua comitiva e nella prima settimana scolastica, si erano
ritrovati buoni amici. Forse era ancora un pò presto per
definirla una vera amicizia, ma sembrava che tutto portasse a
ciò.
Strano
come l’avessero fatta entrare subito nel loro gruppo: con
troppa
facilità. Eppure le davano l’impressione di
persone col gruppo chiuso,
nel quale ci si poteva entrare solo se si entrava nelle grazie di
qualcuno o dopo una specie di inizializzazione da college.
Beh, forse lei era entrata nelle grazie di Bonnie, infondo lei sembrava
quella
che le si era più attaccata.
Ne era contenta però, poteva finalmente considerare
l’idea di poter vivere a Fell's Church come tutti loro. Ne
aveva parlato ai suoi amici, anche, i quali erano rimasti
entusiasti per il fatto che non fosse sola, e lei aveva
promesso loro di presentarli alla sua festa
di compleanno tenutasi il dieci Ottobre.
Un battito d’ali la fece sussultare, riportandola nel mondo
reale.
Alzò gli occhi al cielo e vide un corvo volare nella
direzione della foresta, poco dopo un’aquila lo seguiva.
Inarcò le sopracciglia.
Che cosa strana.
Damon prese le sue sembianze umane non appena toccò il prato
della foresta con le zampe e Stefan fece lo stesso.
«Ma
che bravo, fratellino» ironizzò il primo,
voltandosi a guardare il
ragazzo dietro
di lui «Quanti poveri amici della foresta hai dissanguato per
avere un po' di
Potere?
Anche se credo che non potrai mutarti in animale una seconda volta, non
ne hai la forza» si appoggiò con la schiena ad un
albero,
sbadigliando scocciato
«Damon, perché continui, ogni notte, a volare
sulla sua
casa?» Stefan strinse lentamente i pugni, facendo
qualche passo verso il fratello, sino a ritrovarsi dinnanzi a lui. Ogni
volta che erano faccia a faccia, si poteva benissimo notare quella
lieve differenza d'altezza fra i due. Nonostante Damon fosse il
fratello maggiore, era lievemente più basso del minore.
«E tu perché continui, ogni notte, a sorvegliare
la sua
casa?» gli rispose l'ultimo, più per canzonarlo
che per cambiare discorso
«Damon!»
«Stefan!» disse, con voce sonora, il maggiore dei
Salvatore, gesticolando con la mano. Poi socchiuse gli occhi,
guardandolo con rabbia appena accennata «Non intrometterti
tra me e il mio pasto, fratellino»
«Non è un pasto!» ringhiò
Stefan, iniziando a gesticolare con nervosismo «è
una ragazza! Un essere umano!»
«Per
l’appunto» Damon alzò le mani, col viso
quasi
dispiaciuto per le parole dell'altro «Ignoranza
pura, fratello. Eppure sei un vampiro, se così ti puoi
definire,
dovresti sapere che le dolci fanciulle sono il nostro pasto
prelibato»
scosse il capo, portando una mano alla fronte con un sospiro, e scosse
appena il capo «Poveri noi, dobbiamo ripartire
dall’ABC dei vampiri con te»
«Smettila di prendermi in giro» il fratello lo
afferrò per
il colletto della giacca in pelle nera, furioso «Devi starle
lontano»
Lo sguardo di Damon si fece quasi famelico, mentre afferrava la mano di
Stefan e la scostava da sé con forza «Non toccare la mia giacca»
sibilò, spingendolo appena lontano «E
perché dovrei, comunque? Solo perché ha
incrociato la vostra
strada e ha fatto venire
strane sensazioni alla streghetta?» si aggiustò la
giacca indosso «Ti avviso:» alzò
lentamente lo sguardo, gli occhi
socchiusi «Toccami
ancora e ti uccido sul serio, fratello. E non sono solo parole a vuoto.
Stavolta non c'è nessuna Elena Gilbert o Katherine Von
Swartzschild a fermarmi!» voltò le spalle e
iniziò ad allontanarsi, continuando a parlargli
telepaticamente. Ah!
Stefan? Io avrò il sangue di quella
fanciulla… e tu non potrai farci niente.
Si levò in aria con le sembianze di un corvo, per poi
svanire nella notte.
Stefan scosse il capo, sospirando.
Sarebbe stato più difficile di quanto pensasse.
Damon. Damon…
Continuava a chiamare il suo nome in quell’enorme villa
medievale, ma non riusciva a trovarlo.
Si chiamava stupida da sola.
Come poteva provare attrazione per un ragazzo con il quale aveva
parlato
si e no, pochi minuti?
Ma il suo sguardo, la sua vicinanza… era bastato solo
ciò a farle vibrare il cuore.
Teneva la gonna del lungo vestito fra le mani, per cercare di non
inciampare mentre saliva le scale che riportavano alla torre.
Si trovava nell’800. Non era la sua epoca, lo capiva bene, ma
era come se lì ci fosse nata e cresciuta.
Aprì la porta scricchiolante e lo vide, voltato di spalle
mentre osservava la luna da quella piccola finestra che da sola, donava
un pò di chiarore alla stanza.
La sua figura, illuminata dal pallido chiarore della Dea Luna, lo
rendeva
ancora più bello.
Sorrise, avvicinandosi mentre lui si voltava a guardarla, sorridendole
a sua volta.
Era vestito di nero, come al solito, e faceva un po' paura, ma a lei
piaceva anche per quello.
Arrivò faccia a faccia con l'uomo, che le sfiorò
dolcemente il viso per poi catturare le sue labbra in un bacio
passionale.
Lei si aggrappò a lui come se avesse avuto paura di
perderlo, ricambiando quel dolce bacio, tanto desiderato, assaporando
il suo sapore.
Riaprì gli occhi, trovandosi di fronte il volto di un corvo
e urlò, indietreggiando e facendo dondolare,
così, l’altalena
sulla quale era seduta.
L’uccello volò via e svanì
nell’oscurità.
Sabrina si guardò intorno, notando di trovarsi ancora nel
giardino
di casa sua. Come diavolo aveva
fatto ad addormentarsi lì e a non cadere?!
Sospirò. Un sogno così bello,
rovinato da un
risveglio così brutto. Finirò per invaghirmi di
un uomo immaginario. Stupidi sogni.
Si alzò, tornando in casa, mentre Damon la osservava seduto
sopra il tetto di essa, toccandosi le labbra per poi leccarsele.
«Eh si… ha un buon sapore sai,
fratellino?» si
voltò alle sue spalle, dove Stefan lo osservava furioso.
«Sarà davvero divertente giocarci un
pò» Si alzò, sgranchendosi le braccia
«Questo è solo per farti capire, fratello, che
anche un tuo
solo secondo di assenza… potrebbe andare a mio
favore» tornò a mutarsi in corvo, per poi svanire
definitivamente.
«Damon…» Stefan saltò
giù dal tetto, voltandosi poi a guardare il cielo buio della
notte «maledetto!»
Per tutta la pausa pranzo non aveva fatto altro che sbadigliare,
assonnata.
«Che
hai, Sabrina?» le chiese Bonnie, seduta accanto a lei nella
sala mensa,
mentre addentava il suo pezzo di pizza margherita «Hai gli
occhi
veramente stremati»
«Anche
nell’ora di biologia sembrava che volessi addormentarti. E il
professor Turner avrei quasi scommesso che ti cacciasse dall'aula, ad
un certo punto»
s’intromise
Elena, ridacchiando appena, mentre stringeva il braccio a Stefan,
seduto accanto a lei «Hai
sonno, eh? Nottataccia?»
«Già. Stanotte non ho chiuso occhio»
Sabrina chinò il capo sul
tavolo, chiudendo gli occhi per cercare di riposarsi almeno un
pò «Sono staaanca staanca. Si...»
«Come mai non hai chiuso occhio?» le chiese
Meredith inarcando un sopracciglio con un pizzico di
curiosità (anche se Stefan quella mattina aveva
già fatto resoconto della situazione "Damon"). Quella
ragazza sembrava sempre seria e impassibile in qualsiasi situazione, ma
alla fine la Evans arrivò alla conclusione che fosse solo
carattere. Forse timidezza, chissà, ma non era male come
persona da frequentare. Anche se parlava poco, quando lo faceva, lo
faceva per dire cose davvero sensate.
«Ieri
sera mi sono addormentata sull’altalena in giardino - si, e
non chiedetemi come abbia fatto - e mi sono
svegliata
trovandomi un corvo enorme di fronte» gesticolò
alla parola corvo e sospirò poi, tenendo
gli occhi
chiusi «quel maledetto uccellaccio mi perseguita,
è la seconda volta
che lo vedo e sono sicura sia sempre lo stesso»
«Sai quanti
corvi ci sono a Fell's Church?!» Matt cercò di
sviare i
pensieri della
ragazza, mentre osservava Elena in segno di consenso. Non poteva fare
molto, ma quando poteva, teneramente, cercava di rendersi utile.
Sabrina annuì. «Lo so. Ma non sono tutti
così…
così…» fece una lieve smorfia mentre
tentava di spiegarsi
«Così?» fecero eco le ragazze della
comitiva, con curiosità
«Non so… magnetici...?!» la bruna si
grattò una tempia, non sapendo come altro spiegarsi
«Non so veramente come altro definirlo»
I cinque ragazzi si guardarono di sottecchi, preoccupati. Alla fine
Damon faceva lo stesso effetto a tutte, col suo fascino... e forse non
solo grazie al suo Potere.
«Sei attratta da un corvo?» a parlare per primo fu
Stefan, che ruppe il silenzio
«No da un corvo… da quel corvo»
ella tornò a
sbadigliare e mettendosi dritta, si strofinò gli occhi.
Scosse il capo «sono strana, lasciatemi perdere»
ridacchiò appena per poi alzarsi «Vado a fare un
giro in cortile. Un pò d'aria fresca mi farà
rinsavire dal sonno e dalle sciocchezze che sparo»
si voltò verso Meredith «io e te andiamo nella
stessa classe, alla prossima lezione, giusto?»
la ragazza in questione annuì
«Aspetta!» esclamò Elena, allungando una
mano con preoccupazione appena accennata «Da sola?»
«è
vero che si dice che la scuola uccide…»
ironizzò Sabrina, ridacchiando appena «ma non
siate così protettivi
con me - a volte ammetto che la cosa mi sembra anche stranamente
esagerata -. Tranquilli, so cavarmela da sola in cose
così semplici»
ammiccò, iniziando ad incamminarsi per poi
fermarsi di scatto «però..:» si
voltò a guardarli da sopra la spalla
destra, allundo un sorriso radioso «Grazie»
si rivoltò, uscendo poi, dalla
sala mensa.
Elena e gli altri si guardarono, sospirando.
«Meglio
non esserle così attaccati» disse Matt, ridendo,
cercando di
calmare la
tensione che si era formata «o finirà per
scoprirci. Facciamo le cose per bene come sempre. Piani A-B-C»
Sabrina uscì in cortile, dal retro della mensa, per
ritrovarsi così, di fronte alla
foresta.
Sorrise quando un leggero venticello le sfiorò la pelle,
facendola sentire bene.
Certo che quei ragazzi la trattavano proprio come una bambina. Forse
era crudele da parte sua insospettirsi, ma la cosa era davvero
strana.... o forse i cittadini di Fell's Church si comportavano
così con i propri amici, chissà.
Si
voltò alla sua destra e rimase colpita dall’auto
che si
trovò di fronte, - parcheggiata proprio accanto al capannone
della palestra -. Un auto
piuttosto costosa per appartenere a qualcuno dei ragazzi della scuola,
e che, in effetti, non aveva mai visto prima, in quelle - quasi due -
settimane di lezioni.
Una ferrari nera. Stranamente le venne l'impulso di avvicinarsi, e
mosse qualche passo in direzione dell'autovettura.
Il finestrino del guidatore si abbassò e un ragazzo, col
volto coperto da occhiali da sole neri, le sorrise.
Riconobbe quel sorriso all'istante, ed ebbe un colpo al cuore nel
riconoscere il ragazzo che allora non si era insidiato solo nei suoi
sogni, da giorni ormai.
«Ehilà!» abbassò gli occhiali
per poi farle
un occhiolino «Sono venuto a rapirti, bambolina»
Il sorriso le si allungò, esageratamente entusiasta nel
ritrovarselo di fronte una seconda volta, in carne ed ossa.
Una seconda volta che aveva desiderato tanto senza neanche rendersene
conto.
«Damon»
Oo
Angolino dell'Autrice oO
Dopo
il colossale ritardo, rieccomi qui cn nuovi capitoli ^^
Scusate ma avevo
problemi con interent ed ora è finalmente tutto risolto!
Grazie mille a tutti quelli
che hanno
letto e commentato o letto soltanto.
|
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Capitolo 7 *** Capitolo Sesto ***
---
Capitolo Sesto ---
Rimase subito rapita non solo dal suo volto e dal suo sguardo
magnetico,
ma anche dalle sue improvvise parole.
Era venuto a rapirla diceva. Ma come?! Eppure non la conosceva nemmeno!
Come aveva fatto a ritrovarla?! E perché mostrava quello
strano interesse per lei?!
Beh,
era una sciocca a porsi certe domande, chiunque al suo posto sarebbe
saltata in macchina con lui senza fregarsi di niente e di nessuno.
Poteva
benissimo farlo anche lei. Perché farsi tutti quei
problemi?!
Dopotutto anche lei non aveva fatto altro che pensarlo dal giorno in
cui lo aveva visto, - addirittura sognandolo quasi ogni notte - non
poteva essere lo stesso anche per lui?!
Era un ragazzo, e allora?! Forse anche lui desiderava rivederla con la
sua stessa intensità. Forse era scattato quel che si
chiamava colpo di fulmine o attrazione repentina.
Gli si avvicinò lentamente, esitante appena, col cuore in
gola che
le batteva forte per l’emozione.
Ehi ehi calma! Devi
stare calma. Si ripeteva mentre gli si avvicinava sempre
più.
Si chinò sul finestrino, appoggiandovi le braccia incrociate
«Vorresti rapirmi?» ridacchiò
timidamente, cercando di rimanere il più calma
possibile, mentre i suoi occhi si perdevano nel buio di quelli di lui
«Sarebbe
una cattiva idea?» la sua voce era accattivante e il suo
sorriso
scherno rendeva la situazione ancora più imbarazzante per
lei.
Ma di certo non voleva sembrargli una che scappava solo
perché un ragazzo sembrava provare interesse per lei. Poi,
se si trattava di un simile ragazzo… beh… non
era mica così scema da correre via.
«Fammici
pensare…» mugugnò e voltò lo
sguardo, fingendo di pensarci,
per poi rivoltarsi
verso di lui subito dopo «Mmh… forse
no.» allungò il sorriso «Non sarebbe
affatto una cattiva
idea».
«Volevo rivederti» le sue improvvise parole le
fecero sussultare il
cuore, quasi a darle l'impressione che potesse perdere un battito. Come può, un ragazzo,
essere così dannatamente sexi?! Si chiese,
mentre lui continuava a parlare «stanotte ti ho
sognata»
Si scansò di colpo, tornando composta e arrossendo.
Com’era possibile che anche
lui quella stessa notte l’avesse sognata?!
Possibile una simile
coincidenza?!
Beh, accadevano troppe coincidenze da quando lo aveva conosciuto, o
meglio: da
quando era arrivata a Fell's Church.
Mah!
«E…»
era tentata di chiedergli cos’avesse sognato, lo ammetteva,
ma il suo lato
impavido,
uscito tanto per gioco dato che lei d’impavido ed estroverso
non aveva
poi molto, stava calando a dismisura
«cioè…» si grattò
il capo
imbarazzata, ancora col viso il fiamme «d-davvero? Beh,
mi… stupisce...»
«Ti stupisce cosa? Che ti abbia sognata o il pensiero di
come ti
abbia sognata?»
Sabrina voltò lo sguardo sotto il ghigno divertito di Damon.
Doveva ammettere che era divertente vederla in imbarazzo. Era carina e
a lui le ragazze così non dispiacevano, a dire il vero. Uno
dei motivi per il quale aveva una certa simpatia per il pettirosso.
Ed era anche la prima volta - dopo secoli - che si divertiva
così
nell’adescare una preda.
Beh, forse in realtà era la prima volta, dopo Elena se
così si poteva dire, che fingeva di corteggiare una preda
per poi ucciderla solo per indispettire suo fratello. La differenza era
che stavolta non si sarebbe fatto fregare dai sentimenti da stupidi
residui umani. Trovava divertente giocare con quella
ragazza,
soprattutto se lei poteva essere causa di rimorso interiore per il suo
fratellino, il rimorso di non aver potuto fare niente per salvarla
dalla morte che lui le avrebbe donato. Oh, quanto amava far soffrire il
caro Santo Stefano.
Scese dall’auto con gesto
felino e si aggiustò la giacca di pelle - aperta che
lasciava
intravedere la camicia bianca -, posta su un pantalone nero altrettanto
in pelle.
Si appoggiò allo sportello posteriore, guardandola di
sottecchi.
«Allora?» incrociò le braccia al petto,
continuando a
sorriderle con scherno «Posso avere una vera risposta, o non
vuoi darmela solo perché sei così secchiona da
non abbandonare la scuola a metà delle
lezioni?»
Lei chinò il volto, ancora più rossa - se mai
fosse stato possibile - e lui
allungò un braccio per afferrarla e attirarla a
sé.
Il viso schiacciato sul suo petto.
Ella sussultò, col cuore che batteva nuovamente forte,
mentre lui le
accarezzava i capelli per poi scendere alla nuca e al collo e lei
chiuse gli occhi. Si sentiva come stregata, immobile e impossibilitata
ad agire in alcun modo.
Desiderava solo che lui continuasse in eterno.
Damon sorrise, vedendola nuovamente vittima del suo Potere. Aveva una
mentre fragile quella ragazza ed entrarle dentro era davvero, davvero,
troppo semplice.
«Allora?» le sussurrò «Vieni
via con me o devo rapirti?»
Ovviamente
la risposta non poteva essere altro che positiva, dato che gliela stava
imponendo lui col suo Potere, ma chiederlo e sentirsi dare un consenso
dalla sua flebile voce senza volontà era divertente ed
appagante per lui.
«Damon!!!»
Quante fastidiose voci
tutte insieme. Sbuffò egli, alzando lo sguardo
per poi voltare il capo alla sua destra e allungare un sorriso alla
visione del gruppo di
scocciatori che gli veniva incontro tutto affannato e scioccamente
preoccupato per qualcuno di cui non si sarebbero neanche dovuti
preoccupare, a parere suo. Ma
loro devono ovviamente mostrarsi dei supereroi dal cuore buono. Tsk.
Tutte scuse per seppellire i sensi di colpa per il loro essere
schifosamente come me e non accettarlo. Non c'è uno,
lì dentro - tranne forse la streghetta pettirosso e
quell'altro idiota - ad avere un animo veramente puro.
«Buon
giorno anche a voi» parlò poi con un sorrisino che
si spense subito dopo, lasciando spazio ad uno sguardo glaciale e
crudele «razza di
ficcanaso» lo sguardo si spostò pian piano su
ognuno di loro a partire da Stefan «Il vampiro;
l’ex morta; la
streghetta da quattro soldi; la cacciatrice e l'inutile umano. Ma che
bel gruppetto è venuto da me tutto insieme. Mi festeggiate
perché vi sono mancato?»
«Lasciala subito!» urlarono all'unisono, per niente
colpiti dalla solita lingua velenosa del bel vampiro.
Lo avevano ignorato. Ma
che maleducati! Eppure lui aveva dato loro un
così caloroso benvenuto.
«Damon!» Elena era come solito in prima fila,
accanto al suo amato
Stefan, pronta a fare la paladina della giustizia.
Quella scena lo disgustò altamente.
«Salve,
Elena, che bello vederti… in forma. Se così si
può dire. Sei tornata nella tua vita umana perfettamente
come nuova» ghignò, stringendo Sabrina a
sé, ancor priva
di volontà
sotto il suo comando.
«Perché l’hai presa di mira? Che ti ha
fatto?» la voce più fastidiosa di tutte: quella
della streghetta dai
capelli rossi.
Possibile che dovesse sempre intromettersi, quella ragazzina?! Solo
perché le aveva salvato la vita innumerevoli volte e aveva
mostrato per lei un minimo di simpatia, questo non doveva di certo
darle il permesso di osare rompere le scatole più del
solito.
«Caro pettirosso: tu
fa silenzio» la zittì con espressione ancor
più glaciale,
voltandosi poi
verso Meredith e M... Mutt?! Diavolo, non ricordava mai il nome
di
quell’insulso umano «Lo stesso vale per voi due.
Prima che proferiate parola vi consiglio di tacere.»
«Adesso mi hai
proprio stancato, Damon!» Stefan gli si avvicinò,
scrollandogli Sabrina
di dosso e stringendola, invece, a sé «Ti ho già detto di
non toccarla!» urlò
furibondo. Adesso suo fratello stava davvero esagerando. In quel
momento, solo in quel momento aveva realmente
compreso quanto fosse tornato pericoloso Damon, quanto suo fratello
stesse
facendo sul serio quella volta e quanto fosse impossibile farlo tornare
dalla loro come mesi prima.
«Ed io ti ho già ribadito che un tuo
momento di assenza può essere un mio favore, no?»
rise, per
poi
rivolgersi ad Elena «E tu? Non sei gelosa? Il tuo uomo fa
tanto lo
spavaldo per difendere un’altra. Fossi in te mi
preoccuperei»
Elena non rispose, si limitò a guardarlo con disprezzo e
rabbia.
Damon sospirò. Che noia quel tipi.
«Essere ignorato mi tocca davvero il cuore» si
finse affranto, portando una mano sul cuore per poi voltare le spalle
«meglio che me ne vada, allora. Devo andare a piangere in
solitudine»
Stava per entrare in auto quando la sua voce lo
fermò
«Damon? Cosa sta succedendo qui?»
si voltò di scatto, quasi con gli occhi appena spalancati e
sorpreso. Come aveva fatto a riprendersi dal suo Potere? Eppure lui non
aveva
ancora…
Sorrise. Quella ragazza era ancora più interessante.
Stefan notò la luce che brillava negli occhi del fratello e
ciò lo preoccupò ulteriormente.
Lasciò la presa su Sabrina, vedendo che ormai poteva
benissimo reggersi in piedi da sola e le sorrise
«Eravamo venuti a cercarti»
«Non rientravi più e ci siamo
preoccupati» s’intromise Meredith,
osservando Damon per captare ogni sua mossa possibile. Stupida ad aver
lasciato il suo bastone da cacciatrice, a casa.
«Beh,
ragazzi, credo sia stato inutile» quest’ultimo
ghignò, avvicinandosi
nuovamente alla bruna con lentezza e sensualità
«stavo per rapire Sabrina, sapete?» la
tirò di
nuovo su di sé, sorridendo alla combriccola di stolti che
aveva davanti.
Certo non
si sarebbero fatti scoprire da lei, non dopo tutta la fatica che
avevano fatto per
nasconderle il vero motivo per cui l’avevano fatta entrare
nella loro
bella compagnia.
«Beh…» Sabrina arrossì,
voltandosi verso gli
amici «Damon… lui...»
«È pericoloso!» a parlare fu Stefan,
stupendo tutti i presenti.
«Stefan…» Elena cercò di
farlo tacere ma
inutilmente. Il ragazzo scosse il capo
«Non m’importa, Elena» le rispose,
continuando a guardare il
fratello e Sabrina dinnanzi a loro. Non poteva più tacere, a
quel punto «devi stargli lontana,
Sabrina. Lo dico per il tuo bene»
«Stefan…» la Evans inarcò un
sopracciglio, guardandolo con pieno stupore sul volto «tu non
lo conosci nemmeno» si stupì nel
vederlo furioso, però. Non le
sembrava il tipo da infuriarsi così… ma
ciò che maggiormente la stupì…
fu la strana somiglianza che notò fra lui e Damon in quel
preciso
momento.
«Oh, adesso basta» Matt sospirò, alzando
le braccia per poi incrociare le mani dietro la nuca «Stefan
ha ragione, non possiamo
permettergli di
fare ciò che vuole ancora una volta»
guardò Damon con aria di
sfida.
Quest’ultimo sorrise divertito.
Voleva sfidarlo?! Di nuovo?! Ma come, la quasi lezione della prima
volta,
la paura che gli aveva causato, non erano bastati?!
Mutt era coraggioso, questo doveva ammetterlo. No,
cioè… Matt!
«Non so di che parlate» si finse ignaro,
continuando a stringere la
sua dolce preda fra le braccia.
La stavano spingendo dritta fra le sue fauci e non se ne rendevano
nemmeno conto.
«Io sono d'accordo con Matt e Stefan» Meredith si
avvicinò
ad Elena, mettendole una mano sulla spalla «non abbiamo altra
scelta, a questo punto»
Bonnie sospirò, alzando le mani per mostrarsi disponibile a
qualunque scelta.
Elena
guardò i suoi amici. Sembrava solo lei quella che ragionava,
quella in
disaccordo… ma da sola, beh, non poteva concludere molto.
E poi, voleva far si che per una volta fosse Stefan a decidere per lei.
«Va bene!» esclamò con decisione,
sorridendo debolmente e mettendo una mano
sulla spalla del fidanzato.
Sabrina li osservò stupita. Sbagliava… oppure era
come se lei non esistesse in quel
momento?!
«Volete spiegarmi?» chiese quasi con irritazione.
Adesso si era veramente stufata. Le sembravano strani da giorni, dal primo giorno e si
era sempre rimproverata per aver dubitato di qualcuno che era stato
subito tanto gentile con lei, ma adesso i conti sembravano rientrare.
Forse i suoi dubbi e le sue coincidenze avrebbero avuto una spiegazione
ovvia, finalmente.
«Damon è mio fratello maggiore, Sabrina, ed
è per
questo che posso affermare che sia pericoloso»
la ragazza in questione, alle parole di Stefan sgranò gli
occhi, voltandosi verso Damon che le sorrise
dolcemente.
Stava usando la tattica Stefan ovviamente.
Era
vero?! Beh, perché no! Dopotutto la somiglianza
c’era e forse questo
poteva spiegare: lo shock visto nei loro occhi quando aveva detto di
aver chiamato Damon il protagonista della sua storia; la strana
tensione di Stefan....
Ma
anche se conosceva di più Stefan e gli altri… lei
voleva che Damon
acconsentisse per convincersi che le parole del moro dai capelli mossi,
fossero realmente
reali.
Che stupida! Si fidava più di lui, un presunto pericolo, che
di loro, i suoi unici amici in quel posto, le uniche persone che le
avevano dimostrato affetto sin dall’inizio.
Damon le lesse nella mente e quasi rise.
Quella fanciulla era forse attratta seriamente da lui?! E senza che
nemmeno usasse
qualche Potere, stavolta. Ma infondo non era la prima volta che le sue
azioni scaturivano un qualche sentimento immediato nel cuore delle sue
vittime. Erano: o conseguenze del Potere o semplice fascino della sua
consapevole bellezza.
Si sentiva lusingato e un pò narcisista ogni volta.
Era una bella soddisfazione e gli faceva venire ancora più
voglia di
giocare con le sue prede.
«Si, Sabrina.» acconsentì
«Questo ragazzo è mio fratello»
distolse lo sguardo dal suo, mettendolo sul suo caro fratellino
«Anche
se lui mi odia» il suo volto assunse una finta smorfia di
dispiacere.
Sabrina si rivoltò verso gli amici non sapendo che dire.
Rimase in silenzio, quando Elena le disse: «Adesso vieni qui
da noi» le tese la mano, sorridendole con lo stesso
atteggiamento di una madre con un figlio «dai.»
ella guardò prima lei e poi Damon. Poi di nuovo lei.
«Perché
affermate che lui sia pericoloso?» si scansò dalle
braccia del ragazzo,
incrociando le proprie al petto in attesa di una risposta
«Questo non possiamo dirlo» Meredith la
guardò fredda ma
dolce allo stesso tempo, allungando un lieve sorriso «Ti
chiediamo solo di fidarti di noi»
«O tutto sarebbe stato inutile, per te e per noi»
Matt si
coprì immediatamente la bocca con le mani, guardandola
preoccupato. Aveva combinato l'ennesima gaf.
Gli amici si voltarono verso di lui, guardandolo con aria da rimprovero
«Matt!».
Speravano solo che Sabrina non avesse colto il senso di quelle parole o
sarebbe stato davvero tutto inutile.
Matt a volte parlava davvero troppo. Maledizione alla sua
ingenuità da bravo ragazzo.
«Inutile?»
Sabrina inarcò un sopracciglio con stupore, quando poi
arrivò da sola alla conclusione: eccola, la risposta che
cercava. Li guardò delusa, sorridendo debolmente per poi
abbassare lo
sguardo «Sapete... io non sono stupida. E forse credo di aver
finalmente dato risposta a tutti
i miei
dubbi»
Che tutto fosse stato collegato a Damon sin dall’inizio?! Che
loro l’avessero avvicinata solo per… ma come
potevano sapere di lui se
neanche lo aveva conosciuto allora?! Eppure l'unica cosa che riusciva a
pensare era quella.
«Non è come pensi!» Bonnie
cercò di avvicinarsi a
lei ma Elena glielo impedì. La rossa quindi, si
voltò verso la
bionda «Elena?!»
Il profondo colore dei lapislazzuli dei suoi occhi si
illuminò di determinazione.
Anche se lei avesse scoperto tutto, ormai faceva parte del loro gruppo
e non avrebbe permesso che ne fosse uscita. Non solo per lei, ma anche
per l’affetto che ormai
li legava, anche se si conoscevano solo da quasi due settimane.
«Sabrina…»
camminò a passo lento, fermandosi di poco davanti a Stefan
«è vero, ti
abbiamo avvicinata per paura di Damon ma non devi pensare male. Noi
adesso ti vogliamo bene, sei una di noi… e non vogliamo che
ti accada
niente, più di quanto non ne volessimo prima»
«Come posso prendere per vere le vostre parole?! Mi avete
mentito!» alzò lo sguardo, lei, con gli occhi
appena lucidi di rabbia..
I suoi unici amici non erano altro che dei falsi bugiardi. Stupida lei
a legarsi sempre troppo facilmente alle persone.
Si era fidata ancora una volta, stupidamente. Che idiota.
Ma una cosa, però, doveva chiederla
«Io
non conoscevo ancora Damon. Come diavolo potete affermare che sia stato
per lui?» disse quasi urlando di rabbia
«Perché
accreditate la colpa a
lui?»
«Perché io ho sentito qualcosa quando ti ho
toccata la prima
volta» Bonnie parlò, scioccando tutti. Come poteva
dirle
ciò?! Era una follia!
«E cosa sei, una fattucchiera?! Hai visto il mio
futuro?!» fece
un sorriso amaro, voltando il capo per poi scuoterlo «Ma per
favore. Non credo in simili assurdità.»
«Non sono assurdità!» Meredith
sospirò per poi tornare in
silenzio. Forse avrebbe solo peggiorato le cose intromettendosi, quindi
meglio stare zitta in quel momento e lasciare che Bonnie continuasse a
parlare.
«Non ho previsto il futuro ma ho percepito il pericolo che
incombeva su di te» continuò, quindi, quella,
quasi con le lacrime
agli occhi «Devi credermi, ti prego»
«E perché il mio pericolo sarebbe
Damon?» si
rivoltò verso di loro «Solo perché
Stefan non va d'accordo con suo fratello?!»
Damon sorrise soddisfatto, guardando la ragazza che gli dava le spalle.
Era davvero determinata quella ragazzina. Guardò, poi,
Stefan che non gli scrollava gli occhi di dosso.
Peccato, fratellino.
Gli disse telepaticamente. Lei
continuerà a difendermi. Avreste dovuto giocare meglio le
vostre carte.
Non finirà
così, Damon, non finirà
come speri! Stefan strinse i denti.
Lo vedremo.
Sabrina sorrise debolmente, vedendo che gli amici non spiccicavano
più parola, e decise di concluderla con quella
pateticità «Basta
così.» fece, voltando le spalle ancora una volta
«Non voglio sentire
altro» superò Damon e si
avvicinò alla ferrari per poi aprire lo sportello del
passeggero «Portami
via» due
semplici parole che fecero scattare nella testa di lui una sola parola
da mandare telepaticamente a suo fratello:
Winner.
«Beh, vi saluto ragazzi» sorrise per poi voltare le
spalle
e allontanarsi da loro.
Good bye, brother. Te
l’avevo detto. Ho vinto io…
e la colpa di ciò che è appena accaduto non
è nemmeno mia. Non lo trovi divertente?
Stefan non rispose al suo messaggio telepatico, limitandosi a stringere
i pugni e ad imporsi di non agire.
Il maggiore dei Salvatore entrò in auto, mise in moto il
motore e partì a
tutta
velocità.
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Capitolo 8 *** Capitolo Settimo ***
---
Capitolo Settimo ---
L’auto sfrecciava sull'asfalto di quella stretta stradina, ad
alta velocità.
Non sapeva dove Damon la stesse portando e non le importava, voleva
solo andare via il più lontano possibile da quelli che si
erano rivelati falsi amici solo qualche istante prima.
Non era riuscita a trattenere qualche lacrima silenziosa che cercava di
nascondere con le mani e il volto girato a guardare fuori dal
finestrino, quel paesaggio che sfrecciava veloce in una scia di colori
simili ad un arcobaleno di Picasso.
Damon non spiccicò parola, limitandosi a concentrarsi sulla
guida.
Quella
ragazza si era fidata di lui e ancora quelle rare occasioni lo
stupivano piacevolmente. In
più
adesso piangeva e cercava di nasconderlo. Possibile che gli
esseri umani fossero in grado di provare velocemente un sentimento
verso persone - amici o meno - che neanche conoscevano?!
Mah! Neanche
ricordava i sentimenti che lui provava da umano, né tanto
meno, l'ultima volta che vi era ritornato, aveva avuto modo di
conoscerli, dato che si era affrettato a farsi ritrasformare in vampiro
da una principessa. Perché ovviamente, una persona della sua
grandezza, poteva essere trasformato solo da un sangue blu.
«Mi dispiace…» disse con voce flebile,
la ragazza affianco a sé, asciugandosi le lacrime silenziose.
Non stava dando un bello spettacolo di sé stessa in quel
momento e se ne
vergognava, ma non poteva fare a meno di piangere. Si era ritrovata in
un posto nuovo, lontano da chi amava e quando aveva creduto di trovare
qualcuno che le rendesse la vità a Fell's Church
più piacevole, l'aveva avuta in quel posto.
«Figurati»
si limitò a risponderle, lui, sospirando «Come mai
sei
venuta via con me
dopo tutto ciò che è successo?» non che
gl’importasse, ma era una pura curiosità personale
«Non volevi chiarire con loro?»
«No»
tirò su col naso, Sabrina, assumendo una smorfia sul volto,
sostituita subito dopo da un grosso respiro «Mi
hanno mentito e avvicinata per chissà qualche assurdo motivo
in verità. Solo
perché tu e Stefan non andate d'accordo, non trovo il motivo
per cui io
non debba fidarmi di te anche se mi sei del tutto
sconosciuto»
sospirò «Quindi, di conseguenza, non posso credere
alle loro ulteriori balle. Almeno se volevano giustificarsi potevano
trovare una
scusa
migliore….» ripensò alle parole di
Bonnie e
sospirò ancora «Stregoneria. Si,
come no»
«Non credi nella magia e nel soprannaturale?» un
sorriso spontaneo uscì dalle labbra del moro, mentre
svoltava a sinistra in quel sentiero da lui conosciuto a memoria.
«Non so
più a cosa credere, Damon. Sinceramente.»
guardò fuori dal
finestrino con sguardo appena triste «So che qui sono
accadute cose abbastanza fuori dal normale - me l'hanno raccontato i
miei -, ma anche se scrivo storie di fantascienza, non credo che
tutto ciò
che scrivo possa essere reale. Di conseguenza: no. Non ci
credo.» rimase in silenzio per qualche minuto, guardando il
paesaggio fuori dal
finestrino, quando chiese improvvisamente: «Come
mai tu e Stefan non andate d'accordo? Anche se, ad essere sincera, mi
sembra che sia più lui ad avercela con te che il
contrario» lei non aveva fratelli, quindi non poteva capire
cosa significasse avere un rapporto simile, ma ripensando ad Angel,
pensava che avere una simile figura accanto e sangue del tuo
sangue, non sarebbe dovuto essere tanto male. Di conseguenza, pensare
di non sopportare una parte di te era quasi impensabile, e se accadeva,
doveva sicuramente essere per qualcosa di veramente grave.
Damon sorrise, ghignando. Dopotutto era logico che prima o poi glielo
avesse chiesto.
«Semplicemente, perché la donna che lui amava
prima di Elena,
si innamorò del sottoscritto»
Sabrina si voltò di scatto, rimanendo stupefatta da quelle
parole. Ecco un'altra cosa che trovava stupida: litigare col sangue del
tuo sangue per una donna o un uomo. Era impensabile!
Strano come Damon sembrasse così sereno nel dirlo.
«Quindi
tu e lui avete litigato per una donna? Ma siete fratelli!»
fece, quasi con insensato tono di rimprovero.
«Cos'hai detto che scrivi?» cambiò
improvvisamente discorso,
lui, mostrando chiaramente la sua non voglia di continuare quel
discorso troppo personale per farvela entrare.
Era meglio che quella ragazzina non sapesse troppo, anche
perché non le riguardava.
Oltre
al suo sangue anche lei era desiderabile, ma di certo questo non le
dava
il permesso di conoscere la sua vita privata. Aveva già
parlato troppo
per i suoi gusti.
Sabrina sorrise fra sé e sé. Forse gli era
sembrata troppo invadente e giustamente non erano cose che le
riguardavano. Già era tanto che le avesse detto
ciò.
Meglio
cambiare discorso come voleva lui… e poi non voleva vedere
quello
sguardo freddo sul suo volto, aveva un non so che di spaventoso.
«Una
storia che scrivo ultimamente parla di vampiri. Però in
generale scrivo storie di fantascienza» sorrise, tornando con
lo sguardo ad osservare il paesaggio fuori dal finestrino. Quella
stradina le sembrava di conoscerla.
Erano in..? Oh beh, non sapeva dire con precisione dove si trovassero,
ma le sembrava vagamente familiare.
«Fantascienza e vampiri, eh?»
sorrise con sé stesso, guardandola con la coda
dell’occhio per
poi
riconcentrare interamente la vista sulla strada «E ti va di
raccontarmi
qualcosa? Tanto per fare conversazione»
«Beh…» Sabrina ridacchiò
imbarazzata come ogni volta che qualcuno si trovava a farle domande del
genere, voltandosi a guardarlo «ti sembrerà strano
ma il mio protagonista, il
vampiro cattivo, si
chiama Damon. Come te»
«Ma non mi dire.» Damon scoppiò a
ridere, una risata cristallina e magnetica che alla ragazza fece
sobbalzare per un lieve attimo, il cuore «Allora ti conviene
stare attenta, potresti essere una nuova preda
nelle mie mani» il suo sguardo si fece improvvisamente serio
e divertito, mentre sul suo volto si dipinse un sorriso quasi maligno
«sono proprio il vampiro della tua storia, sai?»
«Ah, ma davvero?!» ironizzò la ragazza,
poggiando il capo
sul finestrino.
Credeva
che scherzasse ovviamente, ed era peggio per lei. Lui scherzosamente
l’aveva messa in
guardia, anche se sapeva già che lei non gli avrebbe
creduto.
Il volto di Sabrina si fece
improvvisamente serio. Sorrise debolmente, appoggiando la guancia nel
palmo della mano e guardando davanti a se
«Forse sarebbe meglio che un vampiro mi facesse
fuori…
potrei essere utile ed espiare le mie colpe...»
Damon rimase appena scosso da quelle improvvise parole.
Lei le aveva borbottate, credendo che lui non le udisse, ma il suo
udito da vampiro gli aveva fatto captare ogni singola parola.
«E perché ti sentiresti utile solo se un vampiro
ti facesse
fuori?» chiese istintivamente.
Quella ragazzina diventava sempre più interessante.
Sabrina sussultò, rendendosi conto di aver parlato a voce
forse
troppo alta.
Arrossì di colpo «Ma no, era tanto per
dire»
«Non credo che queste cose si dicano “tanto per
dire”»
alle parole di lui, lei chinò il capo. Il volto
rigato da un velo di tristezza
«Beh… se un vampiro beve il tuo sangue
è
perché ne ha bisogno, no? Quindi in un certo senso servirei
a sfamarlo»
Damon scoppiò a ridere «Scrivi di queste cose e
neanche sai di cosa parli.» alzò gli occhi al
cielo «Un
vampiro beve sangue anche solo perché ne ha
voglia» scosse il capo. Certo che di vampiri non sapeva
nulla, anche se
stava scrivendo un libro «Non rendere il Damon del tuo
racconto troppo
stupido. Se è cattivo deve essere meschino, crudele,
calcolatore e
soprattutto…» sorrise mentre elogiava i suoi pregi
«furbo»
«Parli come se conoscessi un vero vampiro, Damon
Salvatore» rise lei, affibiandogli d'istinto il cognome di
Stefan, senza sapere se fossero o fratelli dello stesso padre
«o
addirittura come se fossi tu stesso un vampiro»
«Forse parlo così solo perché mi sento
messo in
questione» svoltò a sinistra, continuando ad avere
uno
sguardo soddisfatto nell'osservare il paesaggio dove presto avrebbe
parcheggiato la sua magnifica auto nera
«Solo perché il mio protagonista ha il tuo
nome?» la Evans scosse il
capo «Perdonami. Non volevo toccare il tuo
orgoglio» ironizzò
«Brava, scusati pure, ragazzina!»
Sabrina sorrise, mentre l’auto iniziava a decelerare e si
fermava davanti alla foresta.
La foresta?!
Guardò per bene.
Non potevano essere vicino alla foresta, si erano spostati troppo.
Aspetta!
Deglutì, rendendosi conto di dove si trovassero realmente.
Erano alla foresta, questo si, ma si trovavano a pochi passi dal
vecchio cimitero di Fell's Church.
«Come mai ti sei fermato qui?» chiese quasi
spaventata.
Forse aveva fatto male a fidarsi anche
di lui?
Certo,
fermarsi in un cimitero quasi del tutto abbandonato, senza
l’intenzione
di andare a far visita ad un proprio caro perso, non era da persone
normali
Ma allora perché si sentiva lo stesso così
protetta in sua compagnia?!
«Sta tranquilla, io vengo qui quando voglio stare in pace.
Diciamo quasi che ci abito» sorrise dopo quella frase
veritiera, Damon, e
fermò il veicolo.
«In
effetti… più in pace di
così:»
Sabrina diede un’ultima occhiata al
paesaggio dinnanzi a sé «si muore. Nel vero senso
della parola»
Damon scese dall'auto e si avvicinò allo sportello del
passeggero, aprendoglielo e aiutandola a scendere. «Ti
va?» le chiese, porgendole il braccio con eleganza. In quel
momento stava usando un
po' del suo Potere per persuaderla, anche se non del tutto
«Si… certo...» gli rispose ella con voce
flebile, mentre si sentiva
nuovamente come vittima di un qualche incantesimo. Come mai mi accade questo...
quando sono con lui?!
Gli
si mise a braccetto, poggiando il capo sulla sua spalla e socchiuse
gli occhi, mentre iniziavano a camminare tra i fitti alberi.
Sembrava che la luce fosse improvvisamente svanita dal cielo.
Alzò gli occhi ad esso: il sole era stato oscurato
improvvisamente da oscure nubi che rendevano
il paesaggio come avvolto dalle tenebre.
Che cosa strana. Un
brivido le percorse la schiena.
«Vuoi spiegarmi per bene cosa significa quella frase in
macchina?»
Damon camminava con passo aggraziato e felino mentre si immergevano
nell’oscurità.
In quel momento gli interessava davvero sapere cosa nascondesse quella
fanciulla.
Poteva
leggerle nella mente, era vero, ma usare il suo Potere su di lei e
vederla parlare come una piccola e fragile bambola, era
molto più
divertente.
«A causa mia... una persona è morta.» si
sentiva stranamente serena, come sotto trance, e non riusciva a non
fare tutto ciò che le chiedeva. Era la prima volta che
riusciva, dopo tanto tempo, a parlare tranquillamente di quella
faccenda di cui solo Angel e i suoi genitori erano a conoscenza.
Damon rimase alquanto sorpreso da quel particolare che a quanto pare
gli era sfuggito «Com'è accaduto?» le
mani di quella ragazzina possibile che fossero già macchiate
di sangue?!
«Si chiamava Nathaniel. Era una persona davvero cara, per
me.» abbassò lo sguardo, osservando i
suoi piedi come se in
quel momento fossero la cosa più interessante del mondo
«Non mi sono
mai interessata a lui in un senso diverso, ma a quanto pare lui si era
avvicinato a me per intenzioni che ancora non mi sono ben chiare. O
meglio: non ricordo molto di quella storia. L'unica cosa ben chiara,
nella mia testa, è la sua figura china su di me e le mie
mani che lo spingevano via...» rabbrividì a quel
ricordo ancora stranamente sfocato «e... il suo corpo
infilzato nella ringhiera di quel maledetto palazzo
abbadonato...» quelle parole quasi sconnesse fecero
assottigliare lo sguardo del vampiro, il quale pensò che
sotto quella confusione dovesse esserci qualche schock o qualcosa di
più. Sabrina continuò «Sono stata da
vari psicologi e psichiatri e mi hanno assolta in tribunale come
legittima difesa, seppur non ricordi molto. Ma il mio senso di colpa
è sempre rimasto. Tanto da farmi chiedere “Se
morissi non sarebbe
meglio?! Potrei espiare le mie colpe e cambiare le
cose”» un sorriso, poi, le si allungò
appena sul volto mentre chinanava
il capo e
toccava un anello che portava al dito anulare. Nero con le stelle
tricolore: un regalo di Angel «Poi un giorno
un’amica mi disse:
“Se tu morissi non
cambierebbe niente, ma se tu rimanessi in vita… qualcosa
potrebbe
cambiare, no?”» quando l'amica le tornò
alla mente, le lacrime
tornarono a
sgorgare sul suo volto.
Quanto le mancava.
«La tua amica potrebbe
avere ragione…» ma la cosa a Damon Salvatore
puzzava ancora di più «e allora perché
continui a
rimanere della tua idea di
voler morire?» si fermò di scatto, facendo
scattare le braccia appena indolenzite
«Aver ucciso qualcuno, non è un motivo
valido?» gli rispose lei, di rimando, alzando lo sguardo
verso di lui dopo essersi asciugata qualche lacrima clandestina
«Allora
io potrei darti la tranquillità e la redenzione che
cerchi» velocemente la spinse ad un
albero,
quasi senza che ella, ormai senza l'influsso del Potere, se ne
accorgesse. Sorrise, mentre lunghi canini affilati gli si allungavano e
si mostravano dalle labbra
semi-aperte «Che ne dici?»
Sabrina deglutì, guardandolo spaventata e sbiancando appena.
Un vento gelido le sfiorò il corpo, ma non fu quello a farla
tremare: cosa diavolo stava succedendo in quella maledetta
città?!
Non poteva essere vero, ciò che vedeva non poteva essere
reale!
Lui, lui non poteva essere…
«Tu sei…» ma le sue parole furono
bloccate dal moro che le parlò in risposta «Un
vampiro? Esatto, dolcezza» ghignò egli,
spalancando le fauci
pronte ad azzannarla «Non volevi incontrarmi?»
Com’era
stata stupida. Come aveva potuto dubitare di Stefan e degli altri? Le
avevano solo detto la verità, per tutto il tempo avevano
solo cercato
di proteggerla, di aiutarla… ed erano stati davvero degli
amici con lei
anche se li conosceva da nemmeno due settimane.
Che stupida! Farsi
ammaliare da uno sconosciuto dagli occhi corvini. Solo quegli occhi che
le davano l’impressione di essere inghiottita
dall’oscurità dovevano
farle capire che Stefan aveva ragione.
E invece no, aveva dato
ascolto al cuore, a quell'improvvisa attrazione che sentiva in
sé, a quei sogni forse non casuali che l'avevano spinta a
dimenticare Mattew con troppa velocità. Non lo amava,
certo... ma era importante per lei.
In
quel momento si sentiva uno schifo anche per lui. Possibile che in
realtà lui non fosse così importante per lei?! O
era possibile che Damon, un vampiro, aveva
influenzato i suoi sentimenti, facendola quasi invaghire di lui?!
Non riusciva a darsi una risposta, sapeva solo che era stata
un’incosciente e che doveva cercare almeno di rimediare.
Ma
soprattutto, voleva chiedere perdono ai suoi amici, gli unici che in
quella città le avessero dimostrato affetto, gli unici, dopo
Angel e
gli altri, ad averla fatta sentire davvero importante per qualcosa e
per qualcuno.
Cercò di scansarlo ma il Potere di Damon glielo
impedì.
«Damon… io…»
farfugliò, sentendo i suoi sensi intorpidirsi.
«Tu?» ghignò lui, avvicinando il volto
al suo collo candido.
Sabrina non riuscì a dire altro, ormai del tutto succube del
Potere di
Damon Salvatore.
Si
lasciò andare fra le sue braccia, chinando il
capo indietro, del
tutto incosciente di ciò che ormai stava accadendo.
Incosciente delle
sue stesse azioni.
Sentiva la testa vuota, avvolta dall’oscurità. Non
riusciva a capire più niente.
Damon sorrise.
Il momento che preferiva, quello dove le prede si offrivano da sole
su un piatto d’argento.
«Brava fanciulla...»
Si
chinò su di lei, inebriandosi dell’odore che
emanava il suo sangue non
ancora versato e che finalmente avrebbe bevuto come desiderava da
giorni. Quei momenti erano il pagamento migliore per ogni sua attesa.
Spalancò la bocca ed infilzò i canini nella carne
tenera, iniziando poi a nutrirsi
della sua vita.
Questa volta era davvero finita per lei, e il suo caro fratellino, con
la sua combriccola, non poteva farci niente.
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Capitolo 9 *** Capitolo Ottavo ***
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Capitolo Ottavo ---
Quando riaprì gli occhi, si sentiva debole e la vista le era
appena offuscata.
Si guardò intorno, notando che fosse nella sua stanza.
Ma come…?!
Non poteva trovarsi nella sua stanza, lei era con
Damon... e lui... «Ahi..!» si toccò il
collo a quei pensieri e sentì una lieve fitta.
Di colpo si alzò, correndo verso lo specchio e,
osservando la propria figura riflessa, notò due piccoli fori
rossi sulla pelle: il segno
evidente del suo morso.
Allora era vero! Non aveva sognato.
Damon era un vampiro, un vero vampiro, e l’aveva
morsa, senza preoccuparsi, fra l'altro, di non lasciarle ricordi di
ciò.
Stefan, Elena e gli altri avevano avuto ragione sin
dall’inizio: lui era pericoloso.
Ma perché lasciarla in vita?! Che piani aveva quell'uomo?!
Tornò a sedersi sul letto con passo quasi traballante e
sospirò, portando la testa
fra le mani.
Damon.
Quel misterioso ragazzo corvino l’aveva incantata solo
per…
Trasalì, stringendosi le braccia attorno al corpo.
Il cuore le faceva male ma non era un dolore vero e proprio, era un
dolore interiore che la stringeva da dentro.
Mattew... come aveva potuto fargli questo?! Nonostante fra loro non ci
fosse niente, si sentiva quasi come se l'avesse tradito.
Lei per Damon provava qualcosa di sincero... oppure era solo una specie
di potere incantatore dei vampiri, quell'attrazione per il bel giovane?!
Beh, non era il momento né di pensarci né di
demoralizzarsi. quello! Aveva qualcosa di più importante a
cui pensare.
Prese il cellulare dalla tasca e digitò velocemente un
numero.
Pochi secondi dopo la persona dall’altra parte del
ricevitore,
rispose allarmata
«Sabrina! Oh mio Dio, stai bene vero?»
«Elena…
mi dispiace…» lacrime senza un come
né un perché, le incorniciarono improvvisamente
il volto.
Dopo tutto ciò che lei aveva detto, Elena si preoccupava
ugualmente per
lei «Perdonatemi… vi prego…»
quasi singhiozzò, coprendosi il volto con la mano
sinistra. Certo, loro le avevano mentito, ma a quanto pareva era stato
per un ovvio motivo... e poi le sue lacrime erano più che
altro per uno sfogo personale: doveva sfogare la paura che aveva avuto,
di morire, e tutto ciò che sembrava le stesse cadendo
addosso da quel maledetto trasferimento - solo ad un anno e mezzo di
distanza dalla morte di Nathaniel -. Stava accadendo davvero, davvero, troppo
«Elena, avevate ragione, su tutto… mi
dispiace di non avervi
creduto. Mi dispiace tanto, per tutto… mi
dispiace…»
«Ehi, non è
successo niente di grave» la voce della bionda era
più
serena e da come
parlava si poteva percepire che sorridesse, forse sollevata
«L’importante è che tu stia
bene. Perché stai bene, no?» il dubbio si
impossessò di quella stessa voce
«S- si… più o meno» fece una
smorfia, la bruna, che ovviamente la Gilbert non poteva vedere
«Damon ti ha fatto qualcosa?» ma la voce di Elena
fu
sovrapposta da una seconda voce, maschile «Sabrina, tutto
ok?»
«Stefan…» sentire la voce del ragazzo la
fece sentire ancora
più male, tanto da ritornare a singhiozzare
«Perdonami… mi spiace di aver dubitato delle tue
parole...»
«Non ho niente da perdonarti, non è colpa
tua…» un dolce sorriso si allungò sul
gentile viso del Salvatore, rincuorato di poter sapere, almeno, che
Damon non avesse commesso un'ulteriore - seppur stranamente - omicidio.
«Ma… io…» Stefan le
bloccò le parole «Tu niente, la colpa di tutto
è di Damon. Come sempre, d'altronde»
sospirò come esasperato e Sabrina si chiese
chissà cos'altro gli avesse mai combinato, il moro dai
capelli corvini
«Ma non vi ho creduto» continuò ella,
calmando finalmente le lacrime e quello sfogo che la fece sentir molto
meglio
«Chi avrebbe creduto ad una storia simile?» il
ragazzo fece una lieve
risatina «Nessuno, ovviamente. Ed è uno dei motivi
per il quale avevamo taciuto. Ma abbiamo sbagliato. E' un fifti fifti,
quindi sta tranquilla»
la bruna allungò un sorrisino, rimanendo in silenzio, e il
moro continuò «Allora? Che è
successo?»
«Possiamo parlarne da vicino?» chiese, grattandosi
il capo quasi agitata, nell'osservarsi intorno come se sentisse che
qualcuno la stesse osservando a sua volta. Ma forse erano solo i
postumi di quello spavento e di ciò che le era capitato.
«Certo! Dove ci vediamo?»
«Venite pure qui, a casa mia. Va bene anche se venite
adesso» mise il vivavoce al cellulare per poi digitare
velocemente qualcosa sul display e toglierlo, riportando il dispositivo
all'orecchio «Ho inviato l'indirizzo ad Elena. Credo che per
voi sia facile arrivare qui. La mia casa è proprio al
confine di Fell's Church»
Stefan deglutì appena. Proprio
nel centro della scorsa catastrofe, a quanto pare. Nulla di buono. «Ok,
saremo lì tra poco»
«Grazie… Stefan. A più
tardi.» il ragazzo riagganciò e Sabrina si
chinò su se stessa.
Voleva solo tornare a casa....
Il cellulare le squillò improvvisamente all’arrivo
di un sms e un sobbalzo del corpo lo fece quasi cadere a terra. Lo
riafferrò velocemente, sospirando di sollievo per averlo
salvato dalla caduta, e aprì lo sportellino. Un sorriso le
si allungò nel leggere il nome del mittente del messaggio:
Angel White. La sua migliore amica.
Cavolo, se quello non era sesto senso...
Lesse il messaggio e il sorriso le si allungò maggiormente.
“Mitt:
Angel
Message:
Ehi Sabri, come va? Che si dice lì? Non so perché
ma ho avuto una
strana sensazione e ho deciso di mandarti questo sms. Chiamami pazza
ma… XD Se hai qualcosa da dirmi sono qui.”
Le rispose immediatamente, digitando ad una velocità fuori
dal comune i numeri sulla tastiera: era sempre stato così
fra loro due. Era come se fossero in perfetta sintonia, come se fossero
una sola persona.
“Dest:
Angel
Message:
Tutto bene, grazie, tu come stai? Sei davvero un mito, il tuo solito
sesto senso XD Ma no, tranquilla, sto bene. Più o meno. Le
solite cose - sai, i rimorsi per Nat - ma va tutto bene. Mi manchi, non
vedo l’ora che
arrivi il
giorno del mio compleanno per vederci <3 <3
<3”
Era meglio non farla preoccupare e mentire, per il momento. Infondo
darle preoccupazioni inutili a che sarebbe servito?! Erano lontane, e
poi non poteva certo pretendere di essere creduta in giro se avesse
raccontato una cosa come: "Un vampiro mi ha morsa". Sarebbe solo
servito a farla tornare dallo psichiatra e un altro strizzacervelli
proprio non voleva vederlo.
Si
erano sempre confidate tutto ma questa volta ciò che
nascondeva, però, poteva
essere un pericolo non solo per lei ma per chiunque ne fosse venuto a
conoscenza e di certo non voleva mettere in pericolo la sua migliore
amica.
Il suo compleanno era a distanza di poche settimane. Sarebbe
diventata finalmente maggiorenne, anche se l’idea di
invecchiare le
metteva paura.
Rise.
Meglio non pensarci.
Pochi secondi dopo e la risposta di Angel arrivò. Come al
solito rispondeva velocissima ai suoi sms.
“Mitt:
Angel
Message:
Eh si, due settimane e poco più. Anche io non vedo
l’ora di rivederti.
Sicura vada tutto bene? Sai che se hai bisogno sono qui,
vero?”
Sorrise dolcemente. Certo che lo sapeva perché per lei era
lo stesso. Ora che ci faceva caso, però, la freddezza che a
volte Angel aveva, sembrava quella di Meredith.
“Dest:
Angel
Message: Certo che lo
so, lo sai che anche per me è lo
stesso ^^ Va tutto bene, sul serio!”
“Mitt: Angel
Message:
Ok, ti credo, ma farti prendere da inutili rimorsi. Lo sai: non
è colpa tua. Chi meglio di me può
saperlo?!”
“Dest: Angel
Message: Tu non c'eri
nel luogo dell'incidente... ma ok, si. Grazie <3”
“Mitt: Angel
Message: Nulla
^w^”
Sentì
delle auto parcheggiare fuori al suo viale e si
affacciò: Stefan e gli altri
erano arrivati. Meglio avvisare Angel anche se
doveva mentirle.
“Dest: Angel
Message: Mi spiace,
sono arrivati i miei compagni di scuola e dobbiamo
studiare. A dopo! I love you”
“Mitt: Angel
Message: Tranquilla.
Buon studio… I love you too!”
Sorrise contenta.
Angel non era il tipo da dire spesso parole come
“Ti voglio bene” o da manifestare i propri
sentimenti, quindi quando lo faceva era una piacevole sorpresa.
A
volte poteva sembrare fredda e distaccata, ma in realtà si
comportava
così solo per timidezza, quindi sì... somigliava
davvero molto a Meredith. Strano non aver trovato prima una simile
somiglianza.
«Meglio fare qualcosa per questo morso» si disse
poi, alzandosi dal letto. Si diresse alla sua scrivania con specchio e
cacciò un
pacchetto di cerotti dal cassetto.
Ne prese uno abbastanza grande e lo mise sui due fori.
Fortuna che aveva quasi tutto nella sua stanza. Come avrebbe spiegato a
sua madre quel cerotto, però?! Beh, poi ci avrebbe
pensato.
Un bussare alla porta le presagì l'arrivo dei suoi amici,
difatti poco dopo fecero il loro ingresso nella
stanza: Stefan, Elena, Meredith, Bonnie e Matt.
C’erano proprio tutti e forse era meglio così.
Quando Matt ebbe chiuso la porta alle sue spalle, Sabrina si
chinò in segno di scusa.
«Mi
dispiace… mi dispiace davvero…»
Bonnie in tutta risposta, corse da lei, stringendola a sé
«Stupidina!»
«Scusami Bonnie… per non averti
creduto…» la
strinse a sua volta, allungando un flebile sorriso.
Ci furono vari minuti di silenzio quando la rossa disse, tirando su con
naso «Ok, se non la smetti piango. Sono sensibile,
io!»
«Scusa…» Sabrina ridacchiò,
scansandosi
«Stai bene…» Elena le si
avvicinò e la strinse
dolcemente «Meno male»
«Elena…»
Meredith, in piedi a pochi passi da loro, sospirò,
incrociando le braccia al petto. Sabrina si tenne stretta ad Elena,
guardando la mora piena di sensi di
colpa
«Tu sei più ragazzina di Bonnie» disse
quest’ultima, scuotendo il capo «a parere mio, ce
ne bastava solo una qui»
«Ehi!» Bonnie, sentitasi di parte,
replicò «Non
sono una bambina! Sono una splendida fanciulla»
«Ovviamente in senso buono» sul volto di Meredith
si dipinse un leggero
sorriso, mentre una lieve risatina le usciva dalle labbra, mentre
allungava le braccia verso la bruna «Vieni qui, scema. E
approfittane, non regalo abbracci, io!»
Sabrina rise, correndo ad abbracciarla: ecco un'altra somiglianza con
Angel. Meredith le accarezzò il capo «E ora non
piangere, eh! Non sopporto vedere le donne piangere» Matt
scoppiò a
ridere, facendole un occhiolino
«Matt...» Sabrina gli sorrise, arrossendo appena
«Tutto ok?» Stefan, accanto a Matt, le sorrise e si
avvicinò alle ragazze a passo
lento
«Stefan» la bruna si scansò da Meredith
per abbracciare contemporaneamente lui e Matt
«Ehi, ehi, siamo pur sempre dei ragazzi»
quest’ultimo
scoppiò a ridere per nascondere l’imbarazzo
«quindi…»
«Matt un uomo....» la mora della comitiva
ridacchiò, alzando gli occhi al cielo e il biondo la
guardò con aria interrogativa, parlandole sopra
«Ehi! Io sono
un vero uomo!»
«Ssi, Matt. Si.»
Sabrina scoppiò a ridere in compagnia di Elena e Bonnie, le
quali erano abituate a vedere scende del genere.
«Sono
felice di vederti serena, soprattutto vedere che stai bene»
Stefan interruppe il momento comico, mettendo una mano sulla spalla
della Evans «Anche se…»
notò il cerotto sul collo e assottigliò gli occhi
«Grazie, per avermi perdonata. E sono davvero dispiaciuta di
non avervi creduto. Non so quante volte potrei ancora
ripeterlo» la ragazza si rivolse a tutti loro con
un sorriso smagliante
«Naaa! Chi avrebbe mai creduto alle nostre
parole?!» a rispondere fu Bonnie, scuotendo una mano con
segno d'ovvietà «Nessuno ovviamente, no?»
gli altri sorrisero e fecero spallucce, in modo di consenso.
Sorrise anche lei, dopotutto lo stesso le aveva detto Stefan poco prima
al telefono.
«Quel cerotto…» Stefan
riportò la sua
concentrazione sul cerotto che la ragazza aveva sul collo.
Elena si sedette sul letto e Bonnie fece lo stesso mentre Meredith si
poggiò alla spalliera di questi e Matt si
appoggiò al muro, accanto alla porta, con le braccia
conserte.
«Ah, questo…» Sabrina si tolse il
cerotto, sospirando «Un semplice regalino di Damon
Salvatore»
Stefan trasalì, stringendo i pugni «Alla
fine…» Ma
perché non si sarà preoccupato di cancellarle la
memoria?! A che gioco sta giocando, quel maledetto?!
«Tranquillo, sto bene, non mi ha fatto bere il suo sangue o
fatto altro. Almeno da quel che ricordo. Ma
da come mi sento, credo di essere ancora umana» Sabrina fece
spallucce
per sdrammatizzare la situazione «Poi che ne so. Io scrivo
queste cose basandomi su documentari e libri vari, non so come funziona
veramente. Ma sto benone, anche se
credevo che mi
avrebbe uccisa»
«Questo lo credevamo anche noi» rispose Elena
sospirando a sua volta, con aria confusa «Anche se non ne ero
del tutto convinta. Damon non fa del male alle ragazze... o almeno non
sempre»
«Ecco. Precisiamo il "non sempre"» la corresse
Meredith
«Io di quello non mi fido più» Bonnie
gonfiò le guance,
incrociando le braccia al petto «è…
è… è…»
«Ok, Bonnie, sorvoliamo» Matt scosse il capo,
alzando gli occhi al cielo
«Mi dispiace» Stefan sospirò
«Dovevo cercare
di…»
«Non
è colpa tua né di nessun’altro, Stefan,
solo mia»
Sabrina gli prese le
mani, sorridendogli «Ma l’importante è
che sia tutto chiarito, no?»
«… non mi sembri scossa» il moro
inarcò un sopracciglio, quasi sorpreso da come affrontasse
la situazione, quella ragazzina dall'aria tanto fragile ma a quanto
sembrava, tanto forte
«Cerco solo di non pensarci o impazzirei»
ammiccò lei.
«Concordo col tuo ragionamento!» Bonnie rise,
facendole segno d'ok col dito «Lo stesso lo penso sempre
anche io»
«Benvenuta a Fell's Church, Sabrina Evans. La
città dei misteri e dei casini mistici»
Meredith fece spallucce, per niente confortata dalla cosa
«Dovrai abituarti a questo e altro, credimi»
«Soprattutto ai vampiri» Elena si
sgranchì le braccia «quelli, qua, non mancano
mai»
Sabrina sorrise, cercando di mutare la paura che l'aveva colpita, a
quell'informazione, in ironia «Vorrà dire che
prenderò idee per i miei racconti. I miei genitori sono
venuti qui per questo, infondo. Lo farò anche io»
«Fortuna che la prendi così» Matt
scoppiò a
ridere, portando le mani dietro il capo «io la prima volta
quasi morivo di spavento»
«Tu sei un caso a parte, Matt» lo
punzecchiò ancora, Meredith.
Sabrina si sedette sulla sedia accanto alla sua scrivania e chiese a
Stefan, cambiando discorso prima che quei due tornassero a discutere
seppur amichevolmente
«Sei anche tu un vampiro, quindi, Stefan?»
Stefan sorrise, sedendosi accanto ad Elena e stringendole una mano, le
rispose «Se
vuoi ti racconto tutto, ma è una storia lunga»
dopotutto
adesso lei
faceva parte del gruppo, perché non metterla al corrente di
un pò di storia?!
L’avrebbe anche aiutata a capire in che pericoli poteva
cacciarsi a
Fell's Church.
«Ne ho di tempo» gli rispose la bruna, accavallando
le gambe «Sono
tutta orecchie»
Stefan
raccontò, riassumendo, le cose salienti della storia: dal
suo arrivo a Fell's Church a quello di
Damon; della
trasformazione che subì Elena; di Katerine; di come Elena
era morta e
poi tornata umana; dei pericoli che si potevano incontrare nel donare
sangue ad un vampiro e a farne uno scambio; sintetizzò il
casino dell'Inferno in terra che avevano scampato qualche mese prima
grazie anche all'aiuto della cacciatrice di vampiri Meredith e delle
doti dell'Angelo Elena, tornata poi umana del tutto.
Aveva raccontato non tutto - sarebbe stato davvero troppo lungo
spiegare nomi e cose e fatti in generale - ma aveva sintetizzato per
bene quali casini potevano incombere sulla città in
qualsiasi momento e, quindi, anche su di lei, ora che ne faceva parte.
Sabrina rimase di stucco, guardando uno per uno i presenti in quella
stanza: ognuno di loro, a quanto pareva - escludendo Matt - non era del
tutto umano. «Certo, non si può dire che non ne
abbiate passate, voi»
«Eh si, peggio di una telenovelas?!» rise, Bonnie,
sdraiandosi sul letto a due piazze
«Io direi più un horror dal quale posso
però prendere spunto» la corresse Sabrina,
ridendo, cacciando scherzosamente un book da un cassetto
«segnerò tutto!»
«Bene!» Meredith ammicco, scoppiando poi a ridere
di cuore
«Beh, sei ancora dei nostri?» Matt le sorrise,
cercando fintamente di intimidirla «O sei troppo
spaventata?»
«E me lo chiedi?» Sabrina si alzò di
scatto, posando il book sulla scrivania «Certo
che sono dei vostri! Viva l’avventura! E chi vi lascia
più! Ormai sono dentro, e dentro resto» in
verità avrebbe voluto scappare, ma in fin dei conti le sue
parole erano veritiere: ormai si trovava dentro la situazione e non
c'era modo per fuggire, tanto valeva prenderla con filosofia e con
ironia.
«La prendi davvero con filosofia» Elena
scoppiò a ridere,
seguita a ruota da tutti i presenti nella stanza.
Ebbene, si poteva finalmente dire che la sua vita a Fell's Church fosse
appena cominciata, e, con essa, tutti i guai che vi comportava.
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Capitolo 10 *** Capitolo Nono ***
---
Capitolo Nono ---
Passarono vari giorni da allora e di Damon
nemmeno l’ombra.
Era
una splendida notte di luna piena, quella, e lei era affacciata alla
finestra
della sua camera con indosso la leggera vestaglia da notte a maniche
lunghe.
Si mise le mani attorno alle spalle presa da un leggero brivido di
freddo.
Certo
che stare in quel modo ad ottobre non era proprio una splendida idea.
Ma lei
era fatta così: era impulsiva e non pensava alle conseguenze
del vestirsi in modo carino anche solo per dormire, in un periodo
abbastanza freddo.
Prese il cellulare, posto sulla finestra, e rispose ad un messaggio di
Angel.
“Dest:
Angel
Message:
Scusa se non mi faccio sentire da un po' di giorni, purtroppo sono
incasinata con la scuola. Ehi, manca poco al mio compleanno, ci
rivedremo
presto! Non vedo l’ora!”
Ripose il dispositivo
mobile, aspettando poi un messaggio che non
arrivò per ben dieci minuti. Strano, di solito le rispondeva
subito!
Driiin driiin
Sussultò nel sentire la suoneria degli Evanescence risuonare
nella stanza a quell'ora della sera. Con stupore, guardò il
display e l'espressione sul voltò mutò
immediatamente con un sorriso
«Ohi, vampira!» rispose ridendo alla sua migliore
amica. Angel,
anche se umana, aveva uno strano interesse per il sangue, quindi lei le
aveva dato quel nomignolo che adesso
sembrava strano data la stretta vicinanza con delle vere creature della
notte.
«Ehi!» dall’altro capo, Angel aveva una
voce
alquanto euforica: una cosa rara nella sua sempre seria, amica
«Dimmi dimmi: è successo qualcosa di
interessante? Ti sento contenta. Ed è raro sentirti
così contenta» si appoggiò con i gomiti
al davanzale della finestra, immergendosi a guardare il cielo senza
luna, illuminato appena dalla sola forza delle poche stelle che
l'atmosfera inquinata lasciava intravedere.
«Non immaginerai mai!» l'altra quasi
urlò e Sabrina si ritrovò costretta a spostare il
cellulare dall'orecchio, chiudendo d'istinto un occhio «Mi
trasferisco!»
«Che?» sussultò poi, a quella
notizia che le sembrava davvero strana. Il padre di Angel aveva deciso
di cambiare città... che cosa strana. Si voltò di
spalle alla finestra, appoggiandosi ad essa «Pure tu? Sul
serio?»
«Si! E indovina dove?»
l'evidente sorriso allungato dell'amica dai lunghi capelli neri e gli
occhi azzurri, fece sussultare la bruna, la quale arrivò
facilmente alla conclusione. La risposta era solo una, possibile:
«Ti trasferisci vicino Fell's Church?»
Angel scoppiò a ridere «Non vicino. Mi
trasferisco a
Fell's Church!»
Per un lieve attimo, la Evans rimase senza parole, sgranando appena gli
occhi. Cos'è
diventata questa, la nuova meta dei trasferimenti dell'anno?!
Di certo le faceva piacere l'idea di avere di nuovo Angel vicino, ma
ora che sapeva quali pericoli portava quella città, il
pensiero della sua migliore amica d'infanzia in un posto
così pericoloso, la preoccupava alquanto.
«Sabri?» continuò l'altra, e solo in
quel momento la bruna si rese conto di esser rimasta in silenzio forse
per troppo.
«Oh! Si! Scusami. Che bella notizia» ma forse dal
tono di voce, forse perché la conosceva troppo bene, l'altra
non sembrò molto entusiasta di quella risposta
«Va tutto bene? Non sei contenta?»
quelle parole la fecero quasi sentire in colpa e un sincero sorriso le
si allungò sulle labbra mentre scuoteva il capo, seppur
l'amica non potesse vederla «No, scema, sul serio: non vedo
l’ora. Sono solo assonnata» da quando aveva
iniziato a mentirle con tanta frequenza?! La cosa non le piaceva per
niente.
Angel a quelle parole sincere, allora, si rassicurò
«A chi lo dici»
Sabrina tornò ad allungare il sorriso, per poi appoggiarsi
nuovamente alla finestra
della sua stanza «E quando accadrebbe il trasloco?»
«Qualche giorno prima del tuo compleanno. Forte eh? Ho
insistito con papà per accorciare i tempi, visto che
comunque sarei venuta al tuo compleanno» rise la mora
«Gli altri poi, si stanno lamentando da morire. Vorrebbero
seguirci e hanno preso in odio Fell's Church»
Sabrina rise a sua volta, intenerita dalla cosa «Che
carini»
Angel allungò un ennesimo sorriso, parlando con tono
malizioso «Soprattutto Mattew»
a sentir pronunciare quel nome, Sabrina sentì il cuore a
pezzi e sospirò
«Sabri? Che c’è?» chiese
preoccupata
l’amica a quel silenzio quasi assordante
«Mattew…» disse soltanto la bruna, con
voce flebile e alquanto colpevole
«è accaduto qualcosa?»
continuò l'altra, e la risposta della migliore amica fu
nuovamente il silenzio «Parla!»
«La mia colpa si chiama Damon» si decise a dire,
infine, la Evans con un sospiro.
Angel esitò per qualche istante
poi sospirò e parlò dolcemente
«Ti
sei invaghita di un altro?»
«Non so se sia normale attrazione» voltò
lo
sguardo, ella, voltandosi poi a guardare nuovamente il cielo
La stanza era illuminata solo dalla luce della sera dato che le luci
erano spente
«Beh,» continuò la mora al cellulare
«dopotutto fra te e lui non c’era nessun legame, in
quel senso
intendo,
quindi non devi sentirti in colpa. Poi siete distanti ed è
giusto che
tu ti faccia una vita lì, ora»
«Tu dici che non sono stata crudele?» ma Sabrina
sapeva bene che qualsiasi risposta Angel le avesse dato, non avrebbe
seppellito il suo senso di colpa
«Macchè!» fece, difatti, l'altra.
Infondo la sua migliore amica non era tipo da farsi tanti problemi in
campo sentimentale.
Evans sorrise «Grazie, Angel. Ti voglio davvero troppo
«Anche io» Angel rise e l’amica si finse
offesa
«E dimmelo che mi vuoi bene»
«Te l’ho detto» trattenne un risolino,
divertita dalla solita reazione di Sabrina, ogni volta che faceva
così
«Daaai» insistette, gonfiando le guance, ma Angel
scoppiò a ridere, parlandole sopra «Me…
too»
La conversazione durò a lungo e quando Sabrina
riagganciò, erano ormai passate le 22.
Si sgranchì le braccia, dopodichè mise a caricare
il cellulare ormai scarico.
Tornò ad affacciarsi alla finestra e sospirò.
I suoi genitori erano usciti ed era sola in casa da ore, ormai.
Un battito d’ali la fece rabbrividire.
Urlò,
scansandosi dalla finestra, mentre il corvo si appoggiava su essa. Era
lui, il corvo che aveva incontrato nella foresta, ne era sicura. Non
sapeva ben dire come ogni volta facesse a riconoscerlo, ma saoeva che
era sempre lui.
Lo guardò attentamente e si calmò, poggiando una
mano sul petto. Spaventarsi così tanto per uno stupido
volatile. Vivere in quella città gli stava davvero facendo
male al cervello e ai nervi.
«Allora?
Sei venuto per graffiarmi di nuovo?» incrociò le
braccia al
petto con rabbia «Come mai te ne stai li senza
entrare?» lo
osservò per qualche
secondo, poi sospirò, sedendosi sul letto. «Adesso
parlo anche con un corvo. Magnifco.» poggiò i
gomiti sulle ginocchia e mise il volto fra
le mani «Per
non parlare che sono convinta sia lo stesso dell’altra
volta»
lo guardò
ancora, notando che l’animale non le scrollava gli occhi di
dosso a sua volta. «Ormai non mi spaventa più
niente» inarcò le
sopracciglia, gesticolando con una mano, scocciata «Entra,
và, se vuoi! Sembra tu stia
aspettando un mio consenso»
«In effetti è così» il corvo
si levò
in aria per poi atterrare in camera sua in sembianze umane
«Ciao» ammiccò
«Damon!» si alzò di scatto,
indietreggiando sino ad arrivare
con le spalle al muro dietro di sé «Che ci fai
qui?»
Come
aveva fatto ad essere così stupida?! Aveva invitato un
vampiro ad
entrare in casa sua e adesso non poteva più tornare indietro.
Maledizione! Quanto ancora poteva essere stupida?!
Stefan era stato invitato da sua madre ad entrare… come
aveva fatto a non..? Beh, ormai era inutile piangere sul latte versato.
«Ma
come, non ti sono mancato per niente?» Damon si
avvicinò a
lei con
passo felpato, sorridendo diabolicamente «A me è
mancato il tuo sangue,
invece, sai?» si leccò le labbra, portando le mani
alle tasche dei pantaloni «Davvero delizioso.
Complimenti»
«Mostro!» urlò, indignata, Sabrina,
cercando nella stanza qualcosa che potesse esserle utile. A detta di
Stefan, tutte le cose che si raccontavano in giro su come uccidere un
vampiro, erano false. L'unica cosa funzionante era il sole o un paletto
nel cuore - o vabbè, strappare il cuore o tagliare la testa,
ma erano cose fuori questione - «Sta lontano da me!»
«Mostro?»
il vampiro fece una smorfia e inarcò un sopracciglio.
Voltò, poi, lo sguardo per osservare la
stanza e scosse il capo «Eppure non hai chiamato mostro il
mio
fratellino, hai persino chiesto il suo perdono»
tornò
con lo
sguardo su di lei «Oppure la tua era solo una reazione dovuta
alla
paura di essere uccisa? Dopotutto il tuo gruppetto è formato
da un ex
morta, un vampiro, una cacciatrice e una strega… l'umano non
è da
considerare,
ovviamente» ghignò, tornando a fare qualche passo
«quell’inutile ragazzino: Mutt!»
Sabrina inarcò un sopracciglio «Matt?!»
non se lo faceva tipo da dimenticare i nomi, Damon.
Egli scosse una mano con aria di superficialità
«Quello che è!»
Sabrina sospirò, scuotendo il capo e osservandolo nuovamente
con rabbia «Mi dici che diavolo vuoi e poi sparisci,
cortesemente?» e sperava veramente che lui si decidesse a
sparire, se si fosse dimostrata abbastanza coraggiosa da fronteggiarlo
«Che
gentilezza» Damon era a pochi centimetri da lei. Le
prese una
ciocca dei corti capelli fra le dita, sussurrando sensualmente
«Eppure
non mi trattavi così prima, soprattutto nel nostro
bell’incontro
nell’800»
A quelle parole lei sussultò, scansandolo repentinamente.
Deglutì «Come..?!»
«Semplice: ti ho fatto fare io quel sogno.» rise
divertito, guardando
la sua espressione. «Ma non mi dire. Stefan questo non te
l'aveva detto»
Maledetto bastardo!
«Sei crudele, almeno le cose dimmele in faccia» le
interruppe i pensieri ed ella sgranò gli occhi, stupefatta. Mi puoi leggere la mente?
«Eh
si: leggo nel pensiero. Quindi non ti conviene pensare, mi
sa» sorrise,
mostrando i canini appuntiti «Avevi pensato come mai non ti
avessi
uccisa, giusto?! Giorni fa mi pare. Beh, semplicemente
perché
non faccio
del male alle donne. O almeno non sempre. E tu non mi sembravi una
delle mie eccezzioni, nonostante all'inizio avessi pensato di renderti
tale.»
«Ah no? Ma quale onore.» incrociò le
braccia al petto, Sabrina, cercando di calmare
la tensione e provare nuovamente a fronteggiarlo
«No» Damon alzò le mani, scuotendo il
capo per poi ironizzare «Per
chi mi hai preso?! Sono un Nobile Italiano, io»
Nobile?!
Ah giusto! Stefan me lo aveva detto... lo dicevo io che aveva una
bellezza da Nobile. Italiano, giusto… ecco spiegato il
cognome.
Salvatore è una battuta su un vampiro.
Damon rise di quei pensieri «Grazie del complimento, tesoro.
Ecco anche un motivo per il quale ho messo da parte la tua morte per
vendicarmi di Stefan. I tuoi pensieri sono divertenti»
Sabrina
si coprì la bocca con le mani, anche se in realtà
ciò che lui aveva
sentito, lei lo aveva solo pensato. Bene, doveva stare allerta ai suoi
pensieri.
«Hai detto di non volermi più uccidere e
vendicarti di Stefan?» cercò di cambiare discorso
e il moro schioccò la lingua, muovendo un dito in segno di
diniego «Eh no, tesoro, ti sbagli» fece
«Ho detto di non volerti più uccidere, non di non volermi
più vendicare del mio fratellino»
allungò un sogghigno, sfiorandole il viso con la punta delle
dita e lei sussultò «Tenerti in vita e tormentarvi
sarà ancora più piacevole. Amo tormentare quella
stupida combriccola di cui ora fai parte»
«Sei veramente spregevole» quasi gli
ringhiò, lei, dirignando i denti con rabbia e paura
accennata.
Damon continuò «Per prima
cosa…» finse un inchino «ti
ringrazio
madmoseille. Troppi complimenti, oggi» si rimise dritto,
sorridendole mentre i canini brillavano
alla luce notturna «Oggi, però, sono qui per
togliermi una curiosità personale» fece, poi,
ancora, alzandole il mento con la mano «sei attratta da me
per davvero? O è solo opera del mio Potere?»
Ella sussultò, mentre lui avvicinava pericolosamente il
volto al
suo «No... io…»
Damon allungò un sogghigno, mentre il suo alito sfiorava la
pelle di lei «Tu?»
Sabrina diresse lo sguardo altrove «Ti sbagli!»
«Ah, si?» il suo alito le toccava la pelle e le
labbra ed ella sentì
il cuore battere ad una velocità maggiore.
Era troppo vicino! Chiuse gli occhi, voltando lo sguardo
«… s-si…»
farfugliò e Damon continuò con un sogghigno
malizioso
«Vogliamo constatarlo?» afferrò il suo
volto e glielo voltò bruscamente verso di lui, nuovamente.
Sabrina aprì di scatto gli occhi al contatto delle sue
labbra sulle proprie e sussultò. La stava banciando....
«Mmh!»
Damon
la strinse a sé, con una mano sui fianchi e una dietro la
nuca, bloccandole ogni sorta di movimento. La
baciò con passione e lei non potè scansarsi dalla
sua stretta ferrea.
Ma una parte di sé stessa si stava odiando perché
l'altra parte non voleva scansarlo… non ci riusciva. Forse
stava solo usando il suo Potere e quell'attrazione non era reale.
Lui la baciò con passione, e quando le dischiuse le labbra,
insinuando la
lingua, ella non potè non ricambiare quel bacio, sopraffatta
dal
desiderio
di sentirlo suo, dimenticando ogni sorta di pensiero.
Che strano…
La stava manipolando, la stava facendo comportare così con
il suo Potere, ne era certa, non poteva essere altrimenti.
Ma perché non le dispiaceva affatto?!
Come purtroppo era da esigenza umana, dovettero scansarsi per
permetterle di riprendere fiato.
Sabrina lo guardò, respirando pesantemente, e Damon
allungò il sorriso, leccandosi le labbra «Sei
ancora della tua idea?» le chiese ironico.
Lei voltò lo sguardo, coprendosi il volto con le mani, in
totale imbarazzo «Vattene!» gli incitò
con voce flebile
«La
prendo come una negazione: “No, Damon, non rimango della mia
idea”»
ghignò per poi voltarsi, mettendo le mani nelle tasche del
pantalone in
pelle nera. Camminò lentamente, avvicinandosi alla finestra
della stanza dalla quale era entrato poco prima «Per
stasera va bene così» si voltò ad
osservarla da
sopra la spalla destra «Ma la prossima volta
pretenderò di
più. Avvisa pure la combriccola: non mi fanno paura le tue
inutili guardie del corpo» il sogghigno si allungò
sul volto «I giochi cominciano.» ammiccò
«Sarà divertente, vedrai.» rise di
cuore, crudelmente, e riprese il suo aspetto animale, prima di uscire
dalla stanza.
Sabrina cadde a terra, in lacrime, sentendo solo il battito
d’ali di un corvo che si allontanava gracchiando nella notte.
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Capitolo 11 *** Capitolo Decimo ***
---
Capitolo Decimo ---
Le
tenebre erano tutto ciò che riusciva a
vedere.
Tenebre dappertutto.
Era inghiottita da esse… ma stranamente… non ne
aveva paura. Anzi, si trovava a proprio agio, cullata
dall’oscurità della notte buia che sovrastava il
cielo.
Un cielo senza luna e senza stelle.
La notte ideale per lui.
Sorrise, aprendo pian piano gli occhi chiusi e avvicinandosi alla
lapide di fronte a se.
Su di essa, una statua di marmo raffigurante un angelo.
Era lì, appoggiato sull’ala della statua, che la
guardava intensamente. Gracchiò e lei sorrise, porgendogli
la mano.
Lui si appoggiò sul suo polso, continuando a gracchiare.
«Perché non torni umano?» rise,
sfiorandogli la testa pelosa con un dito «Hai intenzione di
rimanere un piccolo corvo, appoggiato sul mio gomito, per ancora
molto?»
Lui in tutta risposta, si levò in cielo,
dopodiché scese a terra in
forma umana.
Le si avvicinò a passo felino, sfiorandole il viso con la
mano fredda ed ella sussultò appena
«Damon…» sussurrò mentre il
ragazzo dai capelli corvini catturava le sue
labbra con un bacio passionale.
La strinse a sé, accentuando pian piano il bacio mentre la
faceva
indietreggiare con passo lento, per farla poi sdraiare su una lapide
liscia e piatta. Lei sussultò a quel
contatto freddo sulla pelle scoperta, senza
però scansarsi da quel contatto prolungato fra quelle due
labbra ansimanti.
Fece scivolare una mano sulla sua coscia, portandola con lentezza
più su, sino ad arrivarle sotto la gonna.
Ella ansimò.
Damon si scansò dal bacio e ghignò, mentre lei
chinava il
capo e mostrava il collo.
Si svegliò da quel sogno, al contatto delle labbra di sua
madre che le baciavano la fronte.
«Buon diciottesimo compleanno, amore» disse
Rosalie, scompigliandole i
capelli amorevolmente,
seduta su quell'enorme letto a due piazze che la donna riteneva un
pò troppo grande per quella stanza un pò piccola,
ma che la figlia amava particolarmente.
«Grazie, mamma» sorrise imbarazzata,
Sabrina, per poi
sbadigliare. Ogni anno era una routine essere svegliata da sua madre
per ricevere i primi auguri di buon compleanno e la cosa la rendeva
particolarmente contenta, seppur la mettesse pian piano con gli anni,
in imbarazzo.
la donna dai capelli biondo rame si alzò, togliendole le
coperte di dosso con una risatina «Dai, alzati,
c’è una sorpresa per te.» ed ecco
un'altra routine: la sorpresina a colazione. A volta doveva ammettere
che i suoi genitori erano davvero da invidiarle.
La donna uscì dalla stanza e la ragazza si alzò
qualche istante dopo,
sbadigliando nuovamente.
Non si poteva di certo dire che ultimamente dormisse bene. In quel mese
a Fell's Church aveva dormito bene si e no due volte. Per le restanti
notti aveva sognato - o meglio era lui che le entrava nei sogni - Damon
Salvatore. Ogni santa notte. E forse grazie a quello aveva quasi
imparato a conoscerlo un pochino, dato che non aveva occasioni al di
fuori di esse - fortunatamente parlando -.
Guardò fuori dalla finestra e arrossì di colpo.
Damon...
Anche quella notte le era entrato in sogno,
approfittando del fatto che ormai nessuno le faceva più la
guardia dopo la chiacchierata dove aveva finalmente scoperto
cos'avevano di strano i suoi nuovi amici.
E poi la sua visita...
Portò una mano alle labbra con espressione incerta. Lui
affermava che l'attrazione che ella provava fosse in parte reale, e non
solo dovuta al Potere che usava su di lei quando ne capitava occasione.
Ma aveva anche detto che poteva essere un residuo di Potere fuori
controllo - o una cosa del genere - . Si, l'ultima doveva essere
l’unica risposta possibile.
Non posso essermi
invaghita di un simile mostro di mia spontanea volontà...
seppur sia affascinante... il 50 e 50 non è accettabile!
Tutto ciò non
può essere in parte reale...
«Maledizione!» lasciò andare un pugno
sul muro accanto alla finestra, stringendo i denti. Non poteva essere
così volubile!
Ma era meglio non pensarci, almeno non quel giorno.
Si preparò velocemente e una mezz'oretta dopo, scese al
piano inferiore dove ritrovò suo padre alla fine delle scale
«Buon compleanno, tesoro mio» fece, allungandole un
bacio sonoro sulla guancia.
Sabrina arrossì e sorrise a pieno volto «Grazie,
papà»
Joseph la spinse appena lontana da sé «Vai ora. In
cucina c'è una sorpresa»
la ragazza rise «Lo so, lo so. Vado»
Neanche il tempo di metter piede in cucina, però, che si
ritrovò quasi assaltata da braccia - per modo di dire -
arrampicanti.
«Happy Birthdaaay!»
Sussultò nel trovarsi addosso le persone che aspettava ormai
da tanto, troppo, tempo: i suoi migliori amici di sempre erano
lì, come le avevano promesso. Ma di certo non si sarebbe
aspettata di rivederli sin dal primo mattino.
Allungò un sorriso radioso, quasi commossa di poterli
finalmente riabbracciare. Allungò le braccia e
cercò di stringere in un abbraccio di gruppo, ognuno di loro
«Joan, Cristal, Angel…
Mattew…» le lacrime le
rigarono il volto, quasi senza che se ne accorgesse
«finalmente... quanto mi siete mancati...»
Dopo i primi saluti e qualche lacrima fuggiasca, Rosalie propose ai
ragazzi di accomodarsi a prendere un pò d'aria fresca sotto
il mini gazebo in giardino e che presto, lei, li avrebbe riaggiunti con
qualcosa di buono da sgranocchiare. Infondo, per essere Ottobre, era
una bella giornata soleggiata, e lei era sempre dell'idea
che - quando possibile - era meglio approfittarsene e stare
all'aria aperta.
«Non è giusto, però»
iniziò a lamentarsi Joan, poggiando una guancia nel palmo
della mano - il gomito sul tavolo al centro del gazebo in mattoni
bianchi - «ora anche Angy ci abbandona e si trasferisce qua.
Ma che diavolo ha questa Fell's Church?» sbuffò
«Che palle. Quasi quasi chiedo ai miei di pagarmi una stanza
qui?!»
Angel rise, stringendosi a Sabrina seduta accanto a lei in quel mini
cerchio che componevano i ragazzi seduti sulle panche al riparo dal sole
«Maddai, deficiente!» scherzò,
facendogli una linguaccia «ci vedremo ogni volta possibile.
La nostra città è solo a tre ore da qui. Che
sarà mai» gesticolò con la mano
«E poi sei egoista! Almeno Sabri ora avrà
compagnia» allungò un sogghigno, indicandosi
«Un'ottima
compagnia, aggiungerei»
«Sarebbe meglio la compagnia di un magnifico uomo come
me» fece una smorfia in risposta, il biondo, voltandosi verso
Cristal al suo fianco «No?»
«No.» Cristal rise, dando una pacca sulla schiena
del
ragazzo «Vuoi forse rovinarle il compleanno con un'idea tanto
assurda? Secondo me lei è fuggita proprio per allontanarsi
dal qui presente "mister narciso sfigato"»
gli altri amici risero, mentre Rosalie si avvicinava a loro con un
vassoio pieno di prelibatezze mattutine «Che aria allegra.
Non si respira dal nostro arrivo, qui» ridacchiò,
posando l'oggetto al centro del tavolo «Servitevi pure,
ragazzi miei»
«Wow! Quanta roba buona, signora Rosalie» Joan si
allungò per afferrare un cornetto ma Angel gli
colpì la mano
«Prima la festeggiata, maleducato!»
un ennesimo coro di risata echeggiò nel giardino.
«Ma non fa differenza» Sabrina fece spallucce,
facendo segno al vassoio per poi rivolgersi a Joan «serviti
pure, ingordo»
«Oh, allora se lo dici tu» fece, questi, arraffando
da mangiare «buon appetito!»
«La solita buona forchetta» Rosalie
continuò a ridacchiare, mantenendo poi il sorriso
«vi lascio ora, ragazzi. Ci vediamo più
tardi.»
«A più tardi, signora Rosalie»
quando la donna si fu allontanata, Mattew strinse la mano di Sabrina,
seduto accanto a lei al centro fra la bruna e Cristal
«Comunque, parlando di cose serie, adesso:»
iniziò col solito tono gentile e il sorriso dolce sul volto
«come ti trovi qui? E con i tuoi nuovi amici come
va?»
la ragazza dai capelli bruni sussultò appena, a quel
contatto, ed arrossì, stringendogli a sua volta
la mano.
Mattew… il suo Mattew era lì, accanto a
lei. Quanto aveva desiderato quel momento e quanto ora le sembrasse
poco opportuno. Il cuore le batteva forte e il rossore le riempiva le
guance, però… si sentiva
tremendamente in colpa.
Forse lui si aspettava qualcosa da quell’incontro…
senza sospettare che ormai c’era Damon, il
quale aveva sconvolto i
suoi sentimenti e la sua stessa vita in quei pochi incontri.
Ma
perché… perché…?!
«Sabri?» sussultò nuovamente alla voce
del moro, osservando poi, gli amici che la guardavano con aria
preoccupata
«Ehm… no, niente, scusate»
ridacchiò, lasciando la mano di Mattew per grattarsi il capo
con quell'aria imbarazzata e quasi agitata «va tutto benone.
Stasera vi presenterò i miei
compagni di scuola» sorrise, cercando di nascondere i suoi
pensieri. Anche se non avrebbero mai potuto capirli, in effetti
Angel rise, vedendola imbarazzata e credendo che tutto ciò
riguardasse Mattew.
«Tra voi c’è sempre tanto love love,
eh?» rise
ancora, prendendoli in giro. Sabrina le aveva raccontato qualcosina
riguardo quel Damon, ma lei era convinta che le cose potessero andare
per il meglio, infondo «Vi lasciamo soli?»
«Siete così carini» Cristal
venne contagiata dalla risata
dell’amica, prendendoli in giro a sua volta. Sapevano bene
quanto la cosa imbarazzasse quei due che si piacevano ma non trovavano
mai modo di dirselo. O almeno era sempre stato così, prima
dell'arrivo della Evans a Fell's Church.
«Mano nella mano…» Joan scosse il capo
con finto fare sognante «eh, si, lasciamoli soli,
và»
Mattew e Sabrina arrossirono, abbassando entrambi lo sguardo per poi
mugugnare all'unisono, sotto le risate degli amici
«S-smettetela!».
Senza che nessuno se ne accorgesse, però, in
silenzio un corvo appoggiato al ramo di un albero,
osservava con attenzione tutta la scena.
«Stasera c’è la festicciola di
compleanno di
Sabri» disse Elena alle amiche.
Si erano radunati tutti nella stanza di Stefan, alla pensione della
signora Flowers, come al solito, parlando del più e del meno.
«Sembra che Damon non si sia fatto più
vivo» disse
improvvisamente Matt, appoggiandosi alla finestra. Guardò al
di fuori di essa dove il cielo si mostrava limpido: la luna che si
preparava a fare il suo ingresso «Almeno così
sembra, poi chissà. I sogni non possiamo controllarli, e
Sabrina però non ne parla, quindi»
sbadigliò.
«Sembra… già…»
Stefan si sedette sul
letto, accanto ad Elena, stringendole poi la mano con espressione seria
«Non credo che lei ce lo stia nascondendo, ma comunque sia,
non c’è mai da fidarsi con lui»
«Io non credo che Damon voglia veramente farle del
male» Elena si
sdraiò sul letto, sgranchendosi le braccia. Sorrise
«o lo avrebbe già fatto»
«Invece per me si. Ricordi cosa ci disse Sabrina, no? Non
l'ha uccisa solo per tormentarci!» s’intromise
Bonnie, seduta sulla sedia ai piedi della scrivania di Stefan, con
sguardo impaurito «Lui è un mostro di perfidia,
pensa sempre a
tutto, nei minimi dettagli, per colpirti alle spalle quando meno te lo
aspetti!» strinse le braccia attorno al corpo presa da un
improvviso brivido di terrore.
«Io invece credo che Elena abbia ragione» Meredith
fece qualche passo
nella stanza, con le braccia incrociate al petto «Ragioniamo:
se avesse voluto ucciderla, l’avrebbe già
fatto. Ha detto che non lo ha fatto solo per divertirsi a tormentarci
ma, boh» sospirò «chiamatemi pazza,
perché mi dò della pazza da sola: ma secondo me
un briciolo di bontà è rimasto nel cuore di Damon
Salvatore. A meno che non abbia spento l'interruttore
dell'umanità, e non mi sembra di vederne sintomi»
«Chissà…» Stefan si
alzò dal letto,
avvicinandosi a Matt per dare una veloce occhiata al cielo
«L’importante è
stare allerta, qualunque siano i piani di Damon»
Verso le 20:30, il gruppo arrivò a casa Evans, in orario
perfetto per l’inizio della festicciola che si sarebbe tenuta
per i 18 anni della loro nuova amica.
La musica riecheggiava dalla casa, accompagnata dalle risate di Sabrina
e dei
suoi amici che già si scatenavano in qualche stupido gioco
da compleanno.
Stefan suonò al campanello con una risatina e poco dopo la
bruna
andò ad aprire, facendo gli onori di casa
«Ragazzi! Siete venuti» sorrise a pieno viso,
facendogli cenno di entrare, scostandosi dalla porta per permetter loro
l'ingresso «prego! Entrate»
«Tanti auguri!» esclamarono in coro, la combriccola,
avvicinandosi uno per uno, una volta entrati nella villetta, per darle
un bacio d'auguri
«Come potevamo mancare?» sorrise Stefan , al suo
turno, porgendole un regalo dal pacco abbastanza grande «Non
siamo bravi con queste cose, quindi abbiamo deciso di collaborare.
Tieni. Da parte nostra» le diede un bacio e Sabrina
arrossì appena
«Ma non dovevate! Che carini. Grazie»
«Ma figurati!» Elena sorrise, stringendola forte
«I tuoi amici sono
arrivati?»
come se solo in quel momento si ridestasse da quel momento quasi di
confusione, la bruna annuì «Certo! Venite, ve li
presento!»
Li condusse in soggiorno dove i suoi amici ridevano e scherzavano fra
loro - nonostante fosse il diciottesimo compleanno, capendo quanto
fosse importante festeggiarlo solo fra amici, i suoi genitori avevano
lasciato la casa libera fino all'una di notte, andando fuori a cena -
«Ragazzi!» Sabrina allungò una mano per
attirare la loro attenzione, indicando poi i ragazzi dietro di
sé «Vorrei presentarvi i miei compagni di
scuola»
Stefan sussultò, nel momento in cui il suo sguardo ricadde
su Angel, la quale ebbe la stessa
identica reazione
«Stefan…» Elena gli strinse la mano,
perplessa, accorgendosi di quello strano atteggiamento, mentre le due
comitive si avvicinavano per le presentazioni.
Il ragazzo sorrise alla sua amata, stringendole la mano a sua volta
«Va tutto bene, amore»
Sabrina, che non si era invece accorta di nulla - come anche
gli altri - allungò una mano, iniziando a fare le
presentazioni.
La festa si svolse senza problemi. Si era creata una bella atmosfera
fra tutto il gruppo, dopo le prime chiacchiere, e ciò rese
la festeggiata - perplessa inizialmente all'idea che le cose potessero
andare decentemente -molto contenta. A quanto pareva avevano fatto
amicizia e si divertivano tutti senza problemi.
«Sabrina...» Elena le si avvicinò, ad un
certo punto della serata, con sguardo
preoccupato ed indagatore «Hai visto Stefan? Mi sono
allontanata due secondi e l'ho perso di vista»
la festeggiata si guardò intorno, stupita «No. Non
lo vedo da prima, in verità» nel guardarsi in
giro,
però, notò la strana mancanza anche di Angel.
Forse era una coincidenza, ma era meglio non preoccupare Elena.
«Se vuoi vado a cercarlo» le sorrise, mettendole
una mano sul braccio «Mh?»
«Grazie» Elena sorrise, scompigliandole i capelli
«mi fai un favore» e cercando di allentare la
tenzione si allontò per tornare dagli altri.
«Stefan?!»
bevve un sorso di coca cola dal suo bicchiere, camminando
in giardino
in cerca del vampiro a
quanto sembrava, scomparso «Ma dove
sarà?!»
«Sei molto più carina del solito, stasera,
dolcezza»
Sabrina sussultò, voltandosi nella direzione di quella voce
alquanto conosciuta.
Damon era in piedi, sul ramo dell’albero situato al centro
del giardino,
che le sorrideva.
Il suo solito sguardo vittorioso e fiero di sé.
«Vestitino rosa, tacchi…
mmh…» si
passò la lingua sulle labbra con fare malizioso
«Peccato le maniche
lunghe… ma va bene lo stesso» scese
dall’albero
con le mani in tasca e movimento felino e aggraziato
«appetitosa come sempre»
Lei indietreggiò, spaventata, guardandosi intorno in cerca
di un qualche aiuto. Perché?! Perché anche quel
giorno doveva rovinarle?!
Lei voleva stare con Mattew e i suoi amici tranquillamente…
soprattutto con Mattew…
Arrossì di colpo, passandosi la mano libera sulle labbra.
Perché diamine le era venuto in mente il bacio, proprio in
quel momento?!
«Oh! Vuoi un altro bacio?» in pochi secondi le fu
dietro, le labbra sul
collo e la voce sussurrante e maledettamente seducente «Sono
stato buono in queste ultime settimane, quindi: ti accontento
subito»
«D-Damon!»
Il bicchiere le cadde di mano.
«Mi ha stupito rivederti qui, Stefan» Angel
sorrise, sedendosi sull’altalena nel retro della villetta.
Lei e Stefan si conoscevano da anni ormai e l’essersi rivisti
in una simile occasione li aveva piuttosto sorpresi.
Avevano deciso così di uscire di nascosto, per parlare
lontani da occhi indiscreti.
«Anche io sono piuttosto stupito, Angel» lui
sorrise,
sedendosi sull’altra altalena «Sei un vampiro raro,
tu» rise appena «Eri solo una bambina quando ti
conobbi.»
«E tu già un bel ragazzone» la vampira
rise, ammiccandogli con fare appena malizioso
«Ero ancora, vorrai dire» Stefan sorrise,
guardandola con la coda dell'occhio «Grazie per il
complimento»
Angel si dondolò appena, alzando le spalle «Ora
questa sarà la mia età fissa, sai? Ho
raggiunto lo stato di vampiro completo che può raggiungere
un mezzo vampiro come me»
Stefan la guardò con espressione indecifrabile «Beh,
tu sei la dimostrazione che non è impossibile per un
vampiro concepire un figlio» portò lo sguardo
davanti a sé, arricciando appena le labbra «Credo
che, comunque, Sabrina non sappia che…» Angel lo
bloccò, parlandogli sopra con appena ansia nella voce
«No! Non lo sa! E non lo dovrà sapere.»
«E non glielo dirai mai?» il moro la
guardò nuovamente. Di certo non si aspettava che Sabrina
avesse già, nella sua vita nella scorsa città, a
che fare con dei vampiri, senza neppure saperlo. La vita di quella
ragazza si dimostrava sempre più misteriosa e complicata.
Angel scosse il capo «Credo di no… o almeno non
presto…»
si massacrò appena le dita. Non dopo ciò che
è accaduto con Nat. L’altalena
fermò il suo dondolare, pian piano, ed
ella sospirò «Dopotutto, tu, al posto
mio…» stavolta fu Stefan a parlarle sopra
«No. Lei sa di me.»
Angel sussultò, voltandosi di colpo a guardarlo
«Che?» quel
Stefan Salvatore, aveva detto a qualcuno della sua vera natura?!
«È per via di Damon» si
affrettò a spiegare, subito, il moro. «Ti riassumo
un pò»
Damon l'appoggiò all’albero dove pochi istanti
prima era accomodato e le leccò il
collo candido
«Damon… no…»
ansimò lei, spingendo le mani sul torace di lui, cercando di
scansarlo. Eppure proprio non capiva cosa ci trovasse di
così divertente a tormentare qualcuno alla quale suo
fratello era legato. Elena, però, le aveva raccontato il
modo in cui Damon si era comportato con lei le prime volte, solo per
indispettire Stefan, e adesso quel racconto le sembrava di riviverlo
sulla pelle: gli atteggiamenti erano dannatamente simili. Tipico di
Damon Salvatore.
«Voglio solo farti un bel regalo di compleanno,
piccola» sogghignò lui, aprendo appena le labbra
per permettere ai canini di allungarsi
«S-smettil-!» le parole le morirono in gola con un
lamento strozzato, quando nuovamente sentì quelle zanne
penetrarle la pelle. Come poteva essere così maledettamente
eccitante, una cosa così dolorosa?! Il Potere dei vampiri
che si nutrivano di sangue umano era davvero troppo forte.
Quando egli si scansò da lei, la ragazza si
lasciò scivolare in terra, toccandosi il collo insanguinato
con una mano «Sei un-» ma ancora una volta le
parole le morirono, quando i suoi occhi si incatenarono a quelli di
lui, chinatosi sino ad arrivarle faccia a faccia. Damon
allungò un sogghigno «Adesso»
iniziò «posso augurarti un buon
compleanno»
Sabrina dirignò i denti, alzando una mano per dargli un
ceffone spontaneo «Sparisci dalla mia vita e dai miei sogni,
Damon Salvatore!» quasi urlò.
Il ragazzo dai capelli corvini rimase per un attimo col volto girato
per lo schiaffo ricevuto: l'espressione impassibile. Poi, un sorriso si
allungò a pieno volto e tornò a guardarla
«Eh si. Sono sempre più convinto che questo mese
passato a tormentare i tuoi sogni, non sia stato inutile.» e
senza aggiungere altro, si alzò, riassunse le sue sembrianze
di corvo e si levò in aria, svanendo com'era arrivato.
La Evans non voleva pensare ad altro, al momento. L'unica cosa che
contava, era trovare un modo per coprire quel segno e pulire quel
sangue dal collo - fortunatamente coperto dal vestito ormai appena
macchiato di sangue -. Doveva cambiarsi senza destare sospetti.
«Quel maledettissimo bastardo!» Angel si
alzò, furiosa, dall'altalena, facendola dondolare in
solitudine per la mossa repentina «La
ucciderà!»
«Non urlare, Angel» Stefan si alzò a sua
volta,
avvicinandosi a lei e mettendole una mano sulla spalla «Non
è la prima volta che Damon si diverte con una donna senza un
motivo preciso. Lo ha fatto anche con una ragazza che conoscevamo io e
i miei amici. Ma stavolta, a differenza di Caroline - così
si chiama - riusciremo a fare di meglio per difendere la sua nuova
preda. E ora ci sei anche tu.»
«Io non posso dirle che sono un vampiro, Stefan, non
me la
sento» sospirò, la ragazza dai lunghi capelli
neri, scuotendo appena il capo. Ma di certo non poteva spiegargli il
vero motivo «sono d’accordo nel dirlo
ai tuoi amici, per difenderla insieme, ma a lei…»
Lui sorrise. Non comprendeva il motivo di tale insistenza nel non
parlargliene, visto che ormai la sua migliore amica era a tu per tu coi
vampiri, ma rispettava la sua scelta. «E nessuno ti
obbligherà. Quando e se vorrai, glielo dirai tu se
ti sentirai pronta»
la ragazza sorrise, sporgendosi verso di lui per poi stringendolo e
chiudere gli occhi a contatto col suo petto caldo
«Stefan…»
«Stefan!» la voce di Elena li fece voltare. La
bionda dagli occhi lapislazzuli li raggiunse, guardandoli stupefatta
«Che
succede?»
«Amore» il vampiro lasciò andare Angel.
Allungò un sorriso, andando poi dalla
donna che amava. «Posso spiegarti. Ho qualcosa da dirti,
infatti»
Sabrina riuscì a raggiungere la sua stanza senza esser
vista. I suoi amici erano talmente impegnati in varie cose e forse
anche un pò sbronzi, da non accorgersi di qualche persona in
meno nella sala.
Cambiatasi d'abito raggiunse lo specchio per sistemare bene il collo
lungo del vestito lilla, in modo tale da coprire il segno del morso,
dopo essersi ripulita dal sangue ormai quasi secco.
Rimase immobile poi, guardando la sua figura riflessa con epressione
quasi vuota. «Damon…» strinse una mano
sul petto, al pensiero di cosa era accaduto qualche attimo prima. Il
cuore iniziò a batterle stupidamente più forte.
«ma perché…?!»
Non sapeva né come né quando, ma ormai lo
sentiva: quel vampiro le era
entrato completamente nel cuore… e non ne comprendeva
affatto il motivo…
Oo
Angolino Dell'Autrice oO
Rieccomi
con un altro
capitolo, Spero piaccia *inchino* scusatemi il colossale ritardo!
Grazie
a tutti quelli
che continuano a seguirmi, leggendo o commentando.
MikuChan
|
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Capitolo 12 *** Capitolo Undicesimo ***
---
Capitolo Undicesimo ---
«E
così anche tu sei un vampiro, Angel»
Elena e gli altri ragazzi si erano riuniti tutti nella stanza di
Stefan, alla pensione della signora Flowers, a fine serata.
Il vampiro aveva spiegato loro che conosceva Angel da anni e che
di lei ci si poteva fidare ciecamente, essendo anche una buona amica.
«Non sapevo esistessero anche mezzi vampiri» Bonnie
sbadigliò data la tarda ora, desiderando di potersi mettere
a letto il prima possibile.
Sembrava che fosse l’unica dei presenti ad avere sonno alle
due del mattino.
«Beh, sono casi piuttosto rari» sorrise Angel,
guardandosi le unghie
per poi portare lo sguardo sulla streghetta dai capelli rossi
«casi rari in cui un vampiro riesce ad avere un figlio da una
donna umana»
Elena arrossì, guardando Stefan. Ora lei era umana e lui si
rifiutava di ritrasformarla in vampira dopo tutto quel che era accaduto
per riportarla a quella vita dalla Dimensione Oscura. Ma forse, in un
futuro, sperando non troppo lontano dato che il
pensiero di invecchiare, al contrario di Stefan, ultimamente le faceva
un po' paura, anche loro due avrebbero potuto avere un bambino.
Scosse il capo. Ma che
pensieri troppo precoci!
«Peccato, però…» Stefan
guardò Elena con espressione seria «che le donne
muoiano subito dopo aver dato alla luce il
mezzo vampiro» sospirò, portando lo sguardo
altrove «Questa è la cosa peggiore»
La bionda a quelle parole sbiancò, sentendo andare in
frantumi i pensieri di pocanzi. Era stato, come al solito, come se
Stefan le avesse letto dentro.
Angel abbassò lo sguardo appena rattristata dalla cosa che,
infondo, la toccava da vicino.
«Ma tua madre…» iniziò
Meredith, appoggiata al
muro con le braccia conserte e con in volto la domanda chiaramente
stampata
«Si, sapeva tutto, ma ha voluto darmi lo stesso al
mondo» le rispose la
vampira, annuendo appena «anche se mio padre ha fatto di
tutto per salvarla. Ne era molto innamorato e la cosa è
sfuggita di mano ad entrambi»
il silenzio cadde fra loro e a rompere il ghiaccio fu Matt
«Quindi, allora, ci aiuterai ad aiutare Sabrina,
giusto?»
Bonnie guardò il ragazzo, sorridendo. Il buon vecchio Matt.
Era sempre il solito.
Angel sorrise a pieno volto «Ovvio! Non permetterò
a quello stupido di Damon di metterle
le mani addosso! Sono pur sempre la sua migliore amica»
Nel frattempo, senza che nessuno se ne accorgesse, un corvo era
appollaiato sull’albero a pochi passi dalla pensione. Un
sorriso trapelava appena dal lungo becco.
Il pomeriggio seguente, Sabrina ed Angel accompagnarono Mattew, Joan e
Cristal alla stazione dove avrebbero preso il treno che li avrebbe
riaccompagnati a casa.
Il tempo passato insieme era volato troppo in fretta
«Fate le brave, baby» Joan le abbracciò,
sorridendo amorevolmente «Mi
raccomando, eh.»
«Mi mancherete» le abbracciò poi
Cristal, con gli occhi appena lucidi. Di certo lasciare le sue due
migliori amiche non era facile per lei «Ma
farò la pazza anche per voi» si costrinse a ridere
appena.
Dopo aver salutato Angel, Mattew tirò in disparte Sabrina.
Fecero qualche passo e si fermarono a distanza abbastanza lontana da
non essere ascoltati «Volevo fare la persona forte, come
sempre…
ma…»
la ragazza si lasciò andare a qualche lacrima, allungando le
braccia quanto bastava per stringersi a lui «Anche tu mi
mancherai, Mattew»
lui la strinse a sua volta, accarezzandole il capo con dolcezza.
Tirò un lungo sospiro, trattenendo qualche lacrima di
commozzione. «Tornerò, lo giuro...» le
sussurrò poi, baciandole il
viso per asciugarle le lacrime «aspettami.»
ma ella, ora come ora, non sapeva come prendere in mano la situazione.
«Mi mancheranno» Angel teneva stretta Sabrina, al
ritorno dalla stazione, mentre percorrevano il viale che portava alla
villetta degli Evans. La bruna, con suo padre, aveva acquistato una
casa a dieci minuti dalla loro
«Anche a me…» rispose l'altra, triste in
volto. Ciò che la rattristava di più, era il
fatto che,
lo aveva visto, Mattew aveva capito che in lei qualcosa era cambiato e
che i sentimenti che prima provava per lui… si erano
spostati verso un’altra persona. Era riuscito a percepirlo da
quell' "aspettami". Non lo meritava, era stata davvero crudele nei suoi
riguardi.
«Ohi» Angel la riportò alla
realtà «Sabri? Dai, li rivedremo presto»
la strinse di più, cambiando discorso per tirarla su col
morale «I tuoi amici di qui mi piacciono un sacco»
ammiccò maliziosa «soprattutto Stefan
Salvatore»
Sabrina ingrandì appena gli occhi e sorrise, dandole una
spinta amichevole «è impegnato, Angy»
la vampira fece spallucce, mantenendo il sorriso a pieno volto
«Ma io non sono gelosa».
Si fermarono a pochi passi da una villetta di due piani: casa White.
Essa ricordava molto quelle ville che si vedevano nei vecchi film
americani.
Forse era una delle case più vecchie di Fell's Church e
l'amica ci teneva a fargliela vedere.
«Abiti qui, Angy?!» sgranò appena gli
occhi, Sabrina, con espressione quasi incantata «Wow! Che
bella casa. Complimenti»
L’amica sorrise, aprendo il cancello in ferro battuto per poi
invitarla ad entrare.
«Permesso» Sabrina entrò in casa, una
volta attraversato il giardino sull'esterno, e l’amica si
chiuse la porta alle spalle. «Tuo padre?» chiese,
poi, mentre salivano le scale per andare in camera di
Angel.
«A lavoro» rispose l'altra, facendo spallucce con
ovvietà «come al solito» la condusse in
camera sua, facendola accomodare.
Sabrina si sedette sul letto ed Angel si sedette sulla sedia accanto
alla scrivania di fronte ad esso «Dimmi un po',
Sabri…» fece improvvisamente la ragazza,
interrompendo un discorso stupido su vecchi ricordi d'infanzia
«Quel Damon di cui mi hai parlato»
continuò con espressione seria «è una
cosa seria?»
La Evans sussultò nel sentirlo nominare e
arrossì. Sospirò, abbassando lo sguardo
«Non lo so.»
Quelle parole fecero scattare i nervi della mora che tentò
di nasconderli «Capisco...»
Doveva fare qualcosa prima che Damon penetrasse nel cuore
dell’amica ancora più in profondità di
quanto già non fosse.
Ma cosa avrà
mai quel maledetto, per fare questo effetto a queste povere sceme?!
«Dai, ti accompagno» Angel le strinse la mano,
guardando il tramonto, dopo aver accompagnato l'amica alla porta
«sono le 18:30, anche se abiti qui vicino, è
pericoloso tornare a casa da sola»
«Tranquilla, Angy, ci sono abituata» le sorrise
lei, facendo qualche passo per arrivare a toccare il terreno del
giardino esterno, pronta a dirigersi al cancello in ferro battuto che
incorniciava il recinto alla casa
«Ma…» Angel sembrò perplessa
e Sabrina le parlò sopra, voltandosi a guardarla dietro di
sé «Di che ti preoccupi?»
La vampira sussultò, alzando le mani con un sorriso. Meglio
non farle avere sospetti inutili… più o
meno… «Ma niente, niente» sorrise
«Era così, per farti
compagnia» arrossì come raramente le accadeva,
grattandosi una tempia con un dito «Lo sai che mi
preoccupo»
Sabrina le diede un bacio sulla guancia e la ragazza arrossì
di più «Ti voglio bene»
«Anche io» Angel allungò ancor
più il sorrisino, scuotendo poi, il capo
«scema».
La bruna rise «Hai detto “anche io”. E ti
pareva»
la mora fece spallucce, prendendola in giro «Non dico sempre
“ti voglio bene”. A volte dico "anche io"»
«Proprio "a volte"» la Evans scosse il capo,
avvicinandosi a lei per darle un bacio «Vado,
và!»
l'altra annuì «Allora fa attenzione, mi
raccomando»
«Certo» Sabrina si allontanò, facendole
cenno di saluto con
la mano destra «A domani Angy»
L’amica ricambiò il saluto, per poi rientrare in
casa quando ormai l'altra aveva girato l'angolo.
I passi silenziosi di Sabrina riecheggiarono nel silenzio di quel luogo
sempre deserto. Proprio un posto cupo avevano scelto, di tutta Fell's
Church, i suoi
genitori.
Beh, era un buon luogo per prendere spunto per i loro libri, infondo. E
a proposito di libri: doveva decidersi a continuare il suo. Ma in quel
periodo, proprio non aveva testa di scrivere di vampiri.
Il gracchiare di un corvo si udì nel silenzio e lei
sussultò spaventata, capendo già quale pericolo
fosse imminente.
Corse veloce, più veloce che poteva, per scappare da lui.
Lui che ormai era diventato importante per lei, senza che nemmeno se ne
rendesse conto, senza che riuscisse a capire se fosse una cosa reale
oppure no.
Urlò, quando se lo ritrovò a pochi passi,
appoggiato ad un albero
a braccia conserte e un sorriso beffardo che gli trapelava sul viso.
«Ma chi si rivede» si scansò
dall’albero con uno
slancio felino, quasi come una pantera che si preparava all'attacco
alla sua preda «Salutato il tuo caro Mark, Matt, Mike, o come
cavolo si
chiama?!»
Sabrina lo guardò, scuotendo poi il capo. Eh si. Damon
Salvatore aveva davvero poca memoria per i nomi delle persone per lui
indifferenti al cento per cento «Si chiama Mattew»
sospirò, correggendolo.
Certo che Damon era proprio stupido a volte Si comportava come un
bambino, proprio come diceva Stefan..
Egli la sbatté al muro di una casa, talmente veloce da non
fargliene quasi accorgere, e la guardandò seriamente in
volto
«Non chiamarmi stupido, dolcezza, se non vuoi che mi arrabbi
seriamente» sorrise minaccioso.
Sabrina lo guardò seria a sua volta, cercando di mostrarsi
per niente intimidita «E tu non leggere nella mente delle
persone, non ne hai il diritto»
Il Salvatore gesticolò con una mano, mentre con
l’altra le
teneva le sue alzate sopra la testa, bloccandole ogni movimento.
«Oh! Ma non è colpa mia» si finse
rammaricato, portando quella stessa mano al petto «I
pensieri delle persone, soprattutto delle persone che mi interessano,
mi arrivano in automatico» annuì con poca
convinzione «Giuro. Non
lo farei mai, altrimenti»
Lei lo guardò beffarda, scuotendo appena il capo
«Damon…» lo chiamò.
le sorrise, lui, malizioso «Si?»
Sabrina allungò il sorriso a sua volta «Sei un
cretino»
il vampiro la guardò sorpreso per un'istante, poi rise di
cuore. I suoi piani erano di certo altri, con quella ragazza, ma
sarà stato il divertimento che gli procurava - come non gli
capitava ormai dai tempi di Elena o quella stupida di Caroline -,
sarà stata la sua compagnia per un mese, nei suoi sogni,
sembrava che questi non riuscissero ad essere portati al termine. Di
certo, non era perché ormai si era rincitrullito.
Umanità ripresa una volta, umanità cancellata per
sempre. Non avrebbe più commesso un errore come quello del
legarsi a qualcuno: uomo o animale che fosse. «Sei davvero
impertinente oggi»
«Ho semplicemente imparato dal migliore. Un mese di compagnia
forzata è stato utile» sorrise falsamente
ella, indurendo poi, subito dopo, lo sguardo «Ora ti
pregherei di lasciarmi tornare a casa»
Damon sospirò, mettendo entrambe le mani al muro per
guardarla intensamente negli occhi. «Deduco che la mia
visitina di ieri non ti sia piaciuta»
«Ma no! Come hai fatto a capirlo?»
«Sabrina…» si avvicinò al
viso di lei, lentamente, con fare mellifluo «Non mentire a te
stessa, te l’ho già detto»
sussurrò.
E lei sentì il suo respiro sul volto, e il cuore
iniziò a
batterle all’impazzata, col viso che assumeva pian piano
colore.
Non poteva, non poteva permettere che quel vampiro le divorasse
l’anima, facendola innamorare di lui.
Damon sorrise, capendo i suoi sentimenti e i suoi pensieri.
Usò il suo Potere per calmarla e farla rilassare, ed
ovviamente ci riuscì.
Sabrina si rilassò fra le sue braccia, chinando il collo di
lato e offrendosi a lui ancora una volta.
Le prese il viso con la mano destra, guardandola intensamente negli
occhi «Dormi» facendole perdere i sensi fra le sue
braccia.
La Evans si risvegliò che ormai era notte fonda. Si
guardò intorno con la testa che le girava terribilmente in
quell'improvviso senso di nausea.
Cos’è
successo?! Ma
dove diavolo sono?! Non conosceva quella stanza: era in
una camera da letto, completamente tinta di rosso, arredata
piuttosto in stile moderno.
Nel muoversi sentì una fitta al collo e lo toccò
d'istinto. Sussultò nel sentire la mano bagnata di un
liquido sicuramente a lei familiare. La portò davanti agli
occhi e quasi non urlò nel
vederla sporca di un rosso vivo.
Sangue.
Tremò, spaventata, trovandosi subito Damon addosso che le
leccava il sangue dalla mano. Da
dove diavolo sei sbucato?! La stese poi sul
letto, leccandole il
collo che perdeva ancora un po' di quel saporito nettare, dalla piccola
ferita
infertagli dal morso che le aveva procurato pocanzi.
Lei dormiva, era tenera e indifesa. Una tentazione troppo grande per
resisterle.
«D-Damon!» ansimò, tentando di scansarlo
mentre sentiva che ancora una volta il Potere di lui fosse in grado di
renderle quella cosa ripugnante, maledettamente piacevole
«N-no!»
Il vampiro si scansò solo qualche attimo prima, leccandosi
le labbra per poi
guardarla con un sorriso maligno che non nascondeva nulla di buono
«Buona sera»
«D-dove mi trovo?» Sabrina voltò lo
sguardo colma di terrore, col cuore che ancora una volta, quando lui
era presente, iniziava a battere più forte. Quella maledetta
vicinanza le faceva uno strano effetto che ancora non si spiegava.
«A casa mia.» rispose lui, indicando la stanza con
un cenno di mano. Era un appartamento d'albergo che era riuscito ad
avere soggiogando l'uomo alla reception «È di tuo
gradimento?» ironizzò.
«No!» rispose, di rimando, la ragazza dai capelli
bruni «Voglio tornare a casa mia»
Damon sorrise, voltandole il viso per portare i loro sguardi ad
incontrarsi «Che cattiva. Sei la prima che porto nella mia
nuova dimora e questo è il ringraziamento» la
canzonò con finto tono da rimprovero «Fammi
compagnia ancora un po'. Giuro che poi ti
porterò a casa»
«Non credo alle parole di un vampiro come te» fece
lei, con pieno disprezzo nella voce.
«Invece a quelle del mio fratellino credi, eh?»
Damon ghignò
ma in quel tono di voce, stavolta, Sabrina potè udire una
vera rabbia e un vero nervosismo. Stefan, Stefan e sempre Stefan.
Questa cosa gli stava rompendo le scatole. «Come sei
crudele»
Sabrina rimase in silenzio a quell'improvvisa serietà che
per la prima volta sentiva nel tono per niente sarcastico del ragazzo
di fronte a sé.
«Stupida mocciosa» senza che se ne desse un preciso
motivo, però, si ritrovò a baciarla con
passione. Prima di lei, Elena, e prima di Elena, Caroline. In quella
città si era ritrovato a giocare in quel modo solo con loro
tre.
Lei ansimò. Cercò di lottare per non cadere nella
sua rete, ma la
tentazione era tale da non riuscire a resistergli.
Gli mise le mani nei capelli, ricambiando il bacio. Al diavolo!
Damon scese con le mani ad accarezzarle i fianchi.
Il respiro le si fece pesante pian piano che lui la sfiorava per
scendere
poi a morderle nuovamente il collo.
Diede un leggero gemito, tenendolo stretto.
Damon estrasse le zanne dal collo e la baciò nuovamente,
facendole
assaggiare il suo stesso sangue.
Sabrina diede un lamento di disgusto, cercando di scansarlo e lui la
guardò, sfiorandole il viso con un sorrisino divertito
«Non ti piace proprio il sangue»
Lei rimase in silenzio, respirando pesantemente e lui sorrise. Si morse
il polso e lo porse a lei, col sangue che colava su di esso,
avvicinandolo poi alle sue labbra.
Lei lo guardò, sussultando dal disgusto
«Bevi!» le ordinò, poi, con un'idea che
da prima gli stava balenando nella testa.
Ella scosse il capo più volte, disgustata e spaventata,
cercando
nuovamente di scansarlo dal suo corpo. «N-no!»
Lui le prese il volto con la mano libera, guardandola intensamente con
sguardo intimidatorio e autoritario allo stesso tempo
«Adesso, diventerai un vampiro.»
Oo Angolino dell'Autrice oO
Grazie
mille a
tutti coloro che continuano a seguirmi e un benvenuto ai nuovi arrivati
che hanno commentato gli scorsi capitoli ^^
Grazie
a tutti davvero. Sono
felice di sapere che la storia piace e che i personaggi sono riuscita
ad
interpretarli bene.
Grazie
infinite!
MikuChan
|
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Capitolo 13 *** Capitolo Dodicesimo ***
--- Capitolo Dodicesimo ---
«Bevi!»
Sabrina lo guardò spaventata.
Il silenzio era tale da riuscire a sentire il battito del suo cuore
accelerato.
Era pazzo! Ecco cos’era. Come poteva anche solo pretendere
una cosa del genere?!
Lei non voleva diventare un vampiro.
E poi, perché voleva che lei lo diventasse?! Per fare un
dispetto ad Elena, a Stefan?!
Da ciò che aveva saputo dalla stessa Elena e da Stefan,
Damon era innamorato di lei e aveva fatto di tutto per averla. Forse
trasformare un'altra in vampira era un dispetto per lei.
«Tu sei fuori di testa!» cercò di
scansarlo, urlando e
implorando aiuto, ma lui le afferrò i polsi con una sola
mano e la immobilizzò al letto.
«Non ti sentirà nessuno, è inutile che
implori
aiuto» strinse la presa ancora di più con sguardo
fermo.
«Mi fai male!»
La guardò intensamente con lo sguardo freddo e determinato.
«Non ti tenta l’immortalità, Sabrina
Evans?»
ghignò, gli occhi del colore del sangue «Tu provi
qualcosa per me, e lo vuoi, vuoi che ti
trasformi…» sorrise, iniziando ad usare un
pò del suo Potere di persuasione «Vuoi passare
l’eternità come vampiro,
ammettilo. Potresti stare in mia compagnia per molto tempo»
la incatenò con lo sguardo, mentre la voce le risuonava in
testa con fare ipnotico, sino a
portare fuori uso la sua volontà.
Lo sguardo della ragazza si fece vuoto, mentre Damon si avvicinava
nuovamente a
lei. Le labbra vicinissime nel dettarle un'ordine «Tu mi
ami» di certo non era amore quello che lei sentiva per lui, e
lui lo sapeva bene, ma una sincera infatuazione c'era e farle credere
di amarlo sarebbe stato un ottimo vantaggio di vendetta verso Stefan e
la sua combriccola. Sarebbe stato divertente mettergliela contro.
«Ma tu ami Elena…» delle lacrime
spaventate sgorgarono dagli occhi
spenti di Sabrina, che perdeva definitivamente ogni atto di
volontà propria.
Damon sussultò a quelle parole, guardandola per un breve
attimo, con stupore. Voltò lo sguardo altrove e un sorriso
malinconico gli si allungò sul viso.
Che stupido!
Non poteva permettere che il suo cuore di pietra perdesse anche solo un
piccolo frammento. Non di nuovo.
Tornò a guardarla. Ormai per lui Elena contava poco e
niente. Aveva scelto quell’insignificante di suo fratello?! Bene. Pazienza!
Lui non era di certo il tipo che correva dietro alle ragazze, e se lo
faceva, lo faceva solo per berne il sangue. Tutto qui.
Sfiorò il viso di Sabrina per poi baciarla e farla
così tornare in sé.
La ragazza sussultò disgustata, mentre lui le faceva bere
il suo sangue, premendole il polso sanguinante sulle labbra semiaperte.
Diede un lamento, come se avesse voluto vomitare
quell’orrendo
sapore metallico. Le lacrime continuarono ad incorniciarle il viso,
implorandolo in un mugolio,
di fermarsi.
Damon tolse il polso dalle bocca di lei solo quando ebbe bevuto il
necessario, per poi leccarselo.
Ella cercò di fuggire, girandosi a gattoni, ma il vampiro le
fu
addosso, immobilizzandola col proprio corpo per poi tenerle il capo con
entrambe le mani.
«Ora non mi resterebbe che romperti il collo e diventeresti
come me»
Sabrina sussultò e urlando
impaurita, iniziò a scalciare per
scansarlo. Doveva fermalo! Pianse ancora di più nel vano
tentativo, mentre il corpo tremava spaventato.
Damon sospirò, per poi abbracciarla. «…
ma non lo farò…» socchiuse gli occhi,
alzando lo sguardo al cielo «hai mandato a puttane tutto il
divertimento»
Sabrina arrossì di colpo e si lasciò stringere,
continuando a sfogarsi fra le sue braccia, ancora intontita per il
Potere usato su di lei.
Era salva.
Non sapeva perché, ma si fidava delle parole di Damon in
quel momento. Sentiva che per la prima volta, esse, erano sincere.
«Ti accompagno a casa» Damon si alzò dal
letto, sistemandosi la camicia nera per poi scompigliarsi i capelli.
Sabrina si mise seduta, guardandolo stupita e lui ricambiò
lo sguardo «Vuoi rimanere qui?» sorrise malizioso
ed ella scosse il capo, alzandosi immediatamente dal letto dalle
coperte scarlatte.
Lui la fermò, circondandole il collo col braccio, e la
ragazza
sussultò, non sapendo cos'altro aspettarsi. «Ti ho
proprio messo paura, eh?» Sabrina non rispose a quella
domanda per lei inutile. Damon schioccò la lingua con tono
nervoso, dirignando poi i denti mentre farfugliava qualcosa che neanche
lui comprendeva, ma che poteva accreditare come colpa ad Elena, per
averlo rammollito forse un pò troppo «Mi
dispiace» lei lo guardò sorpresa ma
preferì non fidarsi ulteriormente di quel lunatico ed
egocentrico uomo..
Damon Salvatore fermò la Ferrari nera davanti casa Evans.
Per un breve attimo rimasero in silenzio, quando Sabrina disse, incerta
sul potersi muovere tranquillamente o meno: «Io…
non voglio più vederti» sapeva bene che non
dipendesse da lei una simile scelta, ma sul serio non riusciva a
reggere più quella presenza nella sua vita. Quaranta
lunghissimi giorni di tortura.
Damon ghignò, scuotendo il capo «Decido io quando
non mi vedrai più, dolcezza»
la Evans abbassò lo sguardo «Perché ti
diverti tanto a farmi del male? Credi sul serio che così
facendo tu possa vendicarti?» si voltò a guardarlo
con espressione affranta «Solo perché hai sofferto
a causa di due donne, non vuol dire, questo, che tu debba prendertela
con tutte le altre.»
Damon stava per rispondere a quelle parole - sicuramente Stefan le
aveva raccontato i fatti suoi - ma decise di evitare. Sapeva che
altrimenti, quella bella testolina sarebbe rotolata via dalla macchina
senza il corpo. «Sono un vampiro. È un dato di
fatto» si limitò, invece, a rispondere, con un
sogghigno appena accennato.
lei sorrise esasperata, scuotendo il capo «Addio, Damon
Salvatore» fece per aprire lo sportello
dell’auto ma il vampiro l’afferrò,
chinandole il collo indietro.
Questa volta si era davvero stancato!
La morse, mettendole una mano sulla bocca per impedirle di urlare.
«Ho dovuto dire a sua madre che Sabrina era da me,
ma…»
Angel era fuori casa sua con Stefan ed Elena. Aveva chiamato il
ragazzo, spaventata perché
l’amica non era tornata a casa e lui, trovandosi in compagnia
di Elena, si era precipitato lì con la fidanzata.
«Damon le avrà fatto del male»
Stefan strinse i pungi, guardando il cielo buio e senza stelle
«Dobbiamo fare qualcosa»
«E se aspettassimo fuori dagli Evans? Senza farci vedere,
ovvio» propose Elena «I suoi genitori
stanno sicuramente dormendo visto che pensano che Sabrina sia qui,
quindi non
rischiamo di farci vedere. Ma meglio essere prudenti»
Angel la guardò e sorrise «Ok»
«Sabrina!»
Angel, Stefan ed Elena arrivarono fuori casa Evans e Sabrina era in
piedi, fuori dal cancello, con lo sguardo vuoto.
Si voltò a guardarli. A malapena si intravide lo stupore nei
suoi occhi nel vederli insieme.
Perché Angel
è con…
Il flusso dei pensieri le si interruppe nell'istante in cui perse
conoscenza.
Angel corse dall’amica e sussultò, coprendosi il
naso con la mano nel vederla piena di
sangue. Quel maledetto odore era dannatamente invitante...
«Damon!» Stefan ringhiò, allontanando la
vampira che sembrava in procinto di perdere il controllo.
«Sta lontana, non sei abituata»
Elena portò lontano Angel, mentre Stefan prendeva la ragazza
priva di sensi fra le braccia.
La signora Flowers preparò degli impacchi che Stefan mise
sulla profonda ferita di Sabrina.
Damon doveva essere proprio furioso per averla ridotta in quello stato.
Se non si fosse fermato, l'avrebbe sicuramente uccisa da lì
a poco.
Elena era in un angolo con Angel - che ancora non riusciva a sopportare
l'odore del sangue senza agire -, preoccupata.
Damon non era mai stato così violento. Questo voleva dire
solo una cosa: la rabbia che provava era davvero intensa... e Sabrina
non doveva essergli tanto insignificante per non ucciderla preso da
tale ira.
Sabrina - sdraiata sul letto di Stefan - riaprì lentamente
gli occhi qualche attimo dopo gli impacchi, intontita.
«R-ragazzi?!»
Angel scoppiò a piangere nel vederla riprendersi, correndo a
stringerla.
Elena sorrise, avvicinandosi a Stefan «Visto?» gli
sussurrò «L’hai salvata,
Stefan»
il ragazzo scosse il capo, sussurrando a sua volta «Non del
tutto. Damon la perseguiterà ancora»
«Angel, perché sei con Stefan ed Elena?»
Sabrina la
guardò stupita.
Perché la sua migliore amica era in compagnia di persone che
conosceva appena?! Sussultò quando un pensiero le
balenò nella testa: Ha
scoperto tutto?!
Angel guardò Stefan che le sorrise e sospirò. Era
arrivato il momento di parlare, di dire la verità. Non c'era
altra scelta, ormai «Io sono un vampiro, Sabrina»
l’amica sussultò stupefatta
«C-cosa?»
«Un mezzo vampiro, con precisione…
e…» Angel
abbassò lo sguardo «Io e Stefan ci conosciamo da
anni»
La vampira spiegò tutto alla ragazza e Sabrina
guardò prima Stefan e poi Angel «Perché
non me l’hai mai detto?» possibile che fosse
riuscita a nasconderglielo così bene, per anni?!
«Avevo paura di perderti» la bruna
inarcò un sopracciglio a quelle parole ma la mora
continuò a parlare «La morte di
Nathaniel...» fece, prendendo un gran respiro
«è opera mia.»
Sabrina sbiancò «Cosa..?!»
«Chi è Nathaniel?» chiese Elena con
stupore, intromettendosi nella discussione. Stefan le fece cenno di
tacere, mandandole un messaggio telepatico: ti spiegherò io. Angel,
infondo, qualche ora prima aveva trovato il coraggio di confidarsi con
lui telepaticamente.
«Sono andata in tribunale e in terapia...»
continuò Sabrina con voce tremante «per una cosa
che tu hai
commesso?!» il mondo le stava davvero crollando sotto i piedi.
Angel scosse il capo «Sei stata assolta perché ho
persuaso con il mio Potere il giudice... ma non avevo tanto potere da
persuadere anche i tuoi genitori e gli psicologi....»
continuò con tono dispiaciuto «almeno non subito.
Ho imparato a gestire tutto da poco.»
«Sono andata
in terapia! Mi sono sentita colpevole di un omicidio!»
«Lui ti voleva
uccidere!» a quelle parole, la bruna
sussultò, guardando Angel con aria interrogativa
«Lavorava per qualcuno. Qualcuno di potente di cui non sono
riuscita a scoprire il nome!»
«... mi voleva morta..? Ma chi... io non ho mai...»
l'amica sospirò, annuendo «Lo so. Ma ucciderlo era
l'unico modo per salvarti la vita. Che tu sia stata coinvolta
è stato un caso. Mi dispiace... davvero...»
Gli occhi della Evans si fecero appena umidi: cosa diavolo stava
accadendo nella sua vita?! Ma il passato era passato, e chi la voleva
morta doveva passare in secondo piano adesso che sembrava non averla
seguita a Fell's Church. La cosa più importante al momento
era chi la
stesse tormentando lì.
Ovvero Damon Salvatore.
Non riusciva a perdonare Angel di averle nascosto una cosa tanto
importante, o almeno non in quel momento, ma se pensava con un altro
punto di vista, poteva cercare di capirla.
Allugò le braccia verso la mora, stringendola forte a
sé. «Non mentirmi mai più.»
Angel si lasciò andare ad alcune lacrime fuggiasca,
stringendo la sua migliore amica alla quale, pur non volendo, aveva
letto nel pensiero.
«Credo che ora capirai quanto sia pericoloso Damon»
Stefan
prese la mano della Evans, quando il discorso fu chiuso e riportato su
suo fratello «Dev’essere fermato»
La ragazza scosse il capo, tornando a sdraiarsi sul letto per la
debolezza «Non voglio che gli venga fatto del male»
sussurrò con un fil di voce, senza capire neanche lei il
motivo delle sue parole
«Ma perché?» Stefan Salvatore la
guardò con aria interrogativa.
«Io…» ella arrossì, chiudendo
gli occhi «So che dev'essere fermato... ma sono dell'idea che
da vendetta nasca vendetta. E poi...» forse solo adesso
poteva rendersi seriamente conto della cosa «nonostante
tutto, nonostante mi odi per questo... credo di provare qualcosa per
lui... qualcosa di purtroppo sincero»
«Che diamine dici?» Angel sussultò,
seduta accanto a lei, guardandola poi con pieno stupore «Sei
impazzita? Non può essere una cosa sincera»
«Mio fratello è pericoloso, Sabrina»
Stefan scosse il capo «E dovresti averlo capito. Sicuramente
ciò che provi è opera del suo Potere»
«Lo credevo anche io... ma non-» Angel
l’afferrò per le spalle, guardandola
intensamente con sguardo furioso
«Ma sei pazza?» urlò, scuotendola
«Lui ti ucciderà!»
«Lui ha… tentato di
trasformarmi» spiegò, poi, infine, l'altra. Lo
scuotere dell'amica si fermò.
Stefan ed Elena sussultarono
«Ti ha forse ipnotizzata?» Angel urlò
nuovamente «Non puoi essere così pazza!»
«Angel…» Elena le mise una mano sulla
spalla per calmarla. Stefan rimase immobile, alzò lo sguardo
al soffitto e poi lo portò su
Sabrina «Damon… ha…?» scosse
il capo
Elena sorrise per poi ridacchiare con fare convinto «Non
posso crederci» farfugliò, continuando a ridere
«Damon prova qualcosa per te»
i tre ragazzi la guardarono stupiti «Voleva solo mettervi
contro di voi»
Elena scosse il capo «Io lo conosco bene» Stefan
quasi ebbe una morsa allo stomaco a quelle parole: infondo il suo
angelo aveva ragione. Ed era una cosa che odiava.
Sabrina si guardò intorno col cuore che
stupidamente iniziò a battere più forte. Non era
possibile che lui provasse davvero qualcosa per lei.
Oo Angolino dell'Autrice oO
Grazie
mille a tutti
coloro che continuano a seguirmi ^^ scriverò il prima
possibile il seguito, siete davvero calorosi, grazie per i magnifici
commenti, spero continuiate a seguirmi e che i capitoli continuino a
piacervi ^\\\\^
MikuChan
|
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Capitolo 14 *** Capitolo Tredicesimo ***
---
Capitolo Tredicesimo ---
Non ne capiva
nemmeno lui il motivo.
Come diavolo era riuscita quella ragazzina a farlo sentire
così… vivo?!
Elena non era nulla al confronto! Per lei aveva provato amore
soprattutto perché gli ricordava
Katherine.
Ma Sabrina… lei… era diversa.
Forse quella sua ingenuità, il fidarsi di lui senza un
preciso motivo, i puri sentimenti che provava per lui senza
l’aiuto del lavaggio del cervello… forse la sua
somiglianza mista fra l'angelo e il pettirosso...
Forse tutto ciò era riuscito ad attirarlo in quella
ragnatela invisibile che pian piano lei aveva creato senza accorgersene.
Ghignò. Un vampiro preda di una semplice creatura umana.
Abbassò lo sguardo e le carezzò il viso
dolcemente.
Lei dormiva tranquilla, in camera sua, ignara della sua presenza. Dopo
Elena, non aveva mai agito in modo simile con nessun'altra. Quella
donna gli aveva segnato la vita.
Si chinò per baciare la fanciulla che ora si ritrovava
dinnanzi, oscurandola nelle tenebre.
Nuovamente era lì, in quell’antica sala da ballo
di quel castello del ‘800, vestita col suo meraviglioso abito
rosa confetto.
Quanto amava quegli abiti antichi.
E ancora una volta lo cercava invano.
Possibile che non si facesse mai trovare facilmente da lei?!
Uscì fuori al balcone, allontanandosi un po' dalla musica
che
riempiva il salone in festa e alzò lo sguardo al cielo.
La luna era piena e sola nel cielo: una debole luce rossa la ricopriva.
Le stelle l’avevano abbandonata quella notte.
Si strinse le braccia attorno al corpo.
Un mantello le venne appoggiato sulle spalle, riscaldandola almeno un
po'.
Si voltò e sorrise al suo cavaliere «Finalmente
siete arrivato, signor Damon Salvatore. Volevate farmi
attendere ancora molto?»
lui ricambiò il sorriso e le circondò la vita in
un abbraccio «Mi dispiace. Ho avuto un
contrattempo» le baciò il collo e
lei gettò il capo indietro, ansimando
«Non è giusto… sai sempre come
prendermi…»
egli ghignò, sfiorandole il viso per poi rubarle un bacio
passionale.
Sabrina ricambiò, mettendo le mani nei fluenti capelli nero
corvino di Damon.
Si scansò per farla respirare. Il volto di lei era rosso
come non mai mentre lui si chinava nuovamente
sul suo collo
«Damon…» ansimò lievemente il
suo nome, mentre lui la mordeva. Lo strinse. Si sentiva così
in estasi ogni volta che i suoi denti penetravano nella sua carne per
cibarsi di lei.
Lui era l’uomo che desiderava e non le importava cosa fosse
in
verità.
Si leccò le labbra, sorridendole e stringendola a se
«Damon… io…»
«Si?» le rispose dolcemente, accarezzandole i
capelli. Non sembrava nemmeno lui in quel momento. Da dove usciva tutta
quella dolcezza?!
«Mi piaci veramente...» trovò tutto il
coraggio possibile per dirglielo, e lui, in risposta,
sussultò sorpreso, scansandola e guardandola con
perplessità.
Ma come diamine si stava comportando?! Che cavolo stava facendo?!
Sembrava suo fratello Stefan in quel momento!
Fece una smorfia, disgustato dal pensiero che solo minimamente potesse
somigliare a lui. «Meglio se ti svegli, adesso»
Lei lo guardò stupita «Svegliarmi?» si
guardò intorno: tutto stava svanendo, Damon compreso
«No! Aspetta…»
«Damon!» urlò, svegliandosi di
soprassalto, ritrovandosi nel
suo letto con la fronte rigata dal sudore e la mano tesa verso il cielo.
Sul pavimento, una piuma nera.
Si alzò di colpo per poi affacciarsi alla finestra: la piuma
fra le mani e il vento
che le scompigliava i capelli «Damon…»
Non provava un simile desiderio carnale da… beh, da molto.
Ma il suo volto, sincero e sereno fra le sue braccia, il suo sangue, le
sue labbra…
Diede un pugno in un albero, facendolo crollare.
Non doveva pensarci, non poteva permettere che quella ragazza lo
cambiasse. Non anche lei.
Aveva bisogno di nutrirsi di più, di andare a caccia.
Solo così si sarebbe calmato.
Guidava ad alta velocità, in una stradina secondaria.
Erano ore ormai che sfrecciava sull'asfalto e il sole si era levato
alto in cielo.
Notò una donna, sola alla fermata del bus, e
rallentò la sua corsa: lunghi capelli neri e occhi color
nocciola, pelle pallida e collo
immacolato.
Ecco la sua prossima preda!
Fermò la Ferrari nera accanto alla donna e
abbassò il finestrino dello sportello del passeggero.
Sorrise, abbassando gli occhiali da sole nello sporgersi verso di lei
«Posso darti un passaggio?»
Ovviamente, sotto l’influsso del suo Potere, la donna non
poté rifiutare il cortese invito.
Stava guidando… da quanto? Un’ora? Beh, aveva solo
dato peso al nome della donna, Charlotte, per il resto non aveva dato
grande importanza alle sue parole.
Faceva troppi bla bla bla.
Parcheggiò l’auto tra gli alberi. Era ora di
mangiare.
«Non hai mai provato desiderio del mio sangue, Angel? Oppure
dei nostri
compagni?»
Angel scosse il capo alla domanda dell’amica.
Lei e Sabrina avevano deciso di passare un tranquillo pomeriggio
insieme, come non facevano da tanto: a spettegolare, giocare alla play
e guardare la tv. Le serviva un pomeriggio simile con la sua migliore
amica, sopratutto per cercare di dimenticare ciò che lei le
aveva nascosto. Di certo, non voleva perdere la loro amicizia, quindi
si sarebbe aiutata a perdonare.
«No! Beh, cioè… forse un po' per il
tuo, - e non solo quando Damon ti ha ferita quasi a morte -
ma…» arrossì, guardandosi intorno. Il
fatto che la sua migliore amica volesse mantenere il loro rapporto
nonostante tutto, la rendeva sollevata. D'altro canto, lei, si sarebbe
impegnata a non mentirle più «Forse
perché
sei la mia migliore amica»
Sabrina sorrise accarezzando i lunghi capelli neri della ragazza la
quale cambiò subito discorso «Nonostante tutto,
hai preso piuttosto bene il fatto che sono un vampiro»
sorrise «Non me lo aspettavo.»
«Beh» la bruna afferrò un biscotto dalla
busta, portandolo alle labbra «sono circondata da vampiri
ultimamente, quindi ormai non mi
stupisco più di tanto» sorrise, scuotendo il capo
mentre iniziava a masticare «Mi sento quasi
anormale»
Angel rise nuovamente, scuotendo il capo «Sei
unica» la guardò «Ti voglio
bene»
«Tò. ora me lo dice per farsi perdonare, la
bugiarda!» Sabrina ammiccò all'espressione
dispiaciuta dell'amica, abbracciandola poi, forte «Scema.
Anche io ti voglio bene» le diede un colpo sulla spalla e si
scansò «Ma dimmi» fece «Il
fatto di essere mezzo
vampiro, complica la tua natura?»
«No, in verità no» la vampira fece una
smorfia e si sdraiò sul letto «Sino ad un tot di
anni siamo quasi umani - possiamo nutrirci sia di sangue che non - e
dopo una certa
età, puf! Vampiri! L’unica cosa forte è
che non moriamo alla luce del sole. Siamo tipo degli Hunters,
credo.»
Sabrina la guardò con stupore, prendendo poi nota sul
blocknotes che si era portata dietro - come ogni volta che andava dalla
sua migliore amica - «Wow! Prendo appunti,
và»
Angel sorrise «Non direi proprio “wow”,
ma… ok!»
sospirò, mettendole una mano sul quadernino per fermarla
«Piuttosto pensiamo a te»
la ragazza inarcò un sopracciglio, guardandola con fare
interrogativo «A me?»
«No. A tua madre» alzò gli occhi al
cielo, l'altra «Certo, a te! Sei tu che dici di provare
qualcosa per Damon - bastardo - Salvatore»
abbassò lo sguardo, ella, facendo spallucce «Che
ti devo dire, di più?! Non saprei spiegarlo con precisione
ma… io sento di provare qualcosa di sincero. E poi... mi
è capitato in alcuni casi di notare che forse non
è cattivo come sembra»
«Hai ragione» Angel la guardò seria in
volto, annuendo poi con convinzione «è
peggio»
una risata sincera uscì dalle labbra della sua migliore
amica «Angy!»
questa si lasciò contagiare dalla risata «E che
vuoi?!»
«Io sento che Damon ha solo tanto bisogno di affetto, di
essere amato davvero…» si appoggiò con
la schiena alla spalliera del letto, Sabrina «Se è
cambiato una volta, e se è stato capace di provare qualcosa
per ben due donne,
non dev'essere così orribile.»
«Sabrina…» le prese le mani, White,
sospirando sonoramente «E ha anche fatto di peggio a chi lo
ha rifiutato, però. Ha rovinato la vita di Elena e ha ucciso
Katherine! Io ho solo paura per
te»
«Ti prego, Angel» l'altra gliele strinse,
guardandola con determinazione e convinzione «Io,
però, ho sentito una sola campana e mi sono fidata solo
delle apparenze - seppur solo alcune di esse -. Convinci anche Stefan e
gli
altri. Fatemi agire da sola per una volta. Altrimenti mi sembra sul
serio che questa protezione sia opprimente, a questo punto.»
la vampira rimase in silenzio per qualche attimo e Sabrina
ribadì «Angel! Ti prego.»
ella sospirò «E va bene… ma ti concedo
una sola chance. E non farti uccidere.»
Damon lasciò Charlotte sotto casa, ovviamente senza memoria
di
ciò che fosse appena accaduto.
Il suo sangue non era proprio dei migliori ma si sarebbe accontentato
per il momento.
Mise in moto l’auto e partì nuovamente.
Aveva lasciato casa di Angel da un po' e si era rifugiata come al
solito nella foresta.
I suoi genitori erano fuori città per promuovere un nuovo
romanzo e non sarebbero tornati prima di una settimana.
La luna aveva rubato il posto al sole e lei si era lasciata cullare dal
buio.
Sentì dei passi, quasi inudibili, e sussultò nel
voltarsi: una figura spaventosa le era davanti.
Un vampiro, con una strana creatura che sembrava uscirgli dal corpo
deforme.
«Un… vampiro!» urlò.
Cercò di fuggire ma il
vampiro le fu davanti in men che non si dica: gli occhi rossi e i
canini sporgenti. Possibile che chi - come diceva Angel - la volesse
morta, infine fosse arrivato a Fell's Church?!
«Sta tranquilla» farfugliò questi, con
un sogghigno malefico e una voce terrificante
«sarà una morte indolore. Il mio signore ti vuole
viva... però non sempre riusciamo a trattenerci...
perciò: mi spiace»
Non riusciva a muoversi, tale era la paura che aveva in corpo: allora
ci aveva visto giusto. Ma perché?! Chi poteva volerle fare
del male?!
Stefan aveva detto che Fell's Church stava diventando sempre
più il centro del soprannaturale, ma non credeva che il
pericolo fosse così enorme da richiamare anche un vecchio
pericolo.
Tutto era dovuto al sangue di Elena che, da quando era tornata
dall’aldilà, prima di tornare del tutto umana,
aveva un Potere tale da rendere forte
non solo lei ma anche la persona che ne avesse bevuto il sangue.
Ma Stefan le aveva anche detto che, grazie all’aiuto di
Damon, il pericolo era quasi cessato, e dei pericolosi demoni di cui le
aveva accennato, erano svaniti del tutto.
Guardò bene il vampiro: era davvero spaventoso.
Improvvisamente qualcosa lo colpì al petto e il mostro si
tramutò in cenere.
Damon era in piedi, davanti a lei, con in mano il cuore del mostro
appena ucciso. Guardò ciò che ne rimaneva e
ringhiò, frantumando quell'unico segno rimasto di quel
corpo, in cenere. «Giù le mani dalla mia
preda»
Sabrina sussultò e, senza rendersene conto, quasi come se in
quel momento lui fosse la sua unica via di fuga, allungò il
passo, fino a stringerlo.
Damon rimase sorpreso da quel gesto ma non lo diede a vedere e
sospirò «Stai bene?» le
accarezzò i capelli e lei annuì
«Damon, sei qui…» singhiozzò
«non sono mai stata tanto felice di vederti»
lui ridacchiò «E dove dovrei essere,
sennò?! Grazie mille, eh!» sorrise debolmente,
scuotendo il capo.
A quanto pareva, entrambi aveva fatto tanto per non caderci ma alla
fine… erano a punto e a capo.
Lei lo guardò negli occhi, mentre le asciugava le lacrime.
Gli sorrise e Damon si chinò su di lei, rubandole un bacio.
Oo Angolino Dell'Autrice oO
Salveeee
^^ scusate
il ritardo ma ho avuto problemi con internet!
Che
ve ne pare del
nuovo capitolo? Spero piaccia!
Grazie
mille a:
vaned1995
hollerbaby
alice
brendon cullen
Jayden
Akasuna
Delilah_
Gloglo_96
HeLsey
jenny
cullen
Per
aver commentato
gli scorsi capitoli ^^
E
grazie a tutti quelli
che continuano a seguirmi leggendo soltanto **
Siete
dolcissimi
^\\\^
Un
bacione e alla
prossima.
MikuChan
|
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Capitolo 15 *** Capitolo Quattordicesimo ***
---
Capitolo Quattordicesimo ---
Caro
Diario,
che strano, è la prima volta che scrivo un diario.
Ma stranamente… avevo proprio il bisogno di sfogarmi con
qualcuno che potesse ascoltarmi e custodire per davvero i miei segreti
e pensieri, senza il pericolo di essere tradita.
Com' è accaduto tante e tante volte.
Nemmeno nei periodi più bui della mia vita ho mai avuto
bisogno di un diario, o almeno non ne sentivo la necessità a
dire il vero… ma adesso… sento che ne ho bisogno
davvero.
Non sono sicura più di niente.
L’unica cosa di cui sono certa è che sino a quella
sera, Damon era con me, e ci baciavamo.
Poi è scomparso… e sono settimane che non lo vedo.
Ah, si! Forse è meglio che prima mi presenti,
così
puoi capirmi meglio.
Mi chiamo Sabrina Evans, ho 18 anni e frequento il liceo di Fell's
Church.
Ho i capelli castani che mi arrivano al mento e gli occhi color
cioccolato.
Mi sono trasferita da qualche mese a Fell's Church, a causa del lavoro
di scrittori dei miei genitori, lasciandomi alle spalle i miei vecchi
amici e il ragazzo che mi piaceva.
Qui, a scuola, ho fatto amicizia con un gruppo di ragazzi: Elena;
Stefan; Matt; Bonnie ed infine Meredith.
E sorpresa delle sorprese?!
La prima è un ex vampira, ex morta, ex angelo - ora umana -;
il secondo
è il suo compagno vampiro; Bonnie è una strega,
- una strega di Salem con precisione - e Meredith è una
cacciatrice di vampiri con sangue vampiro nelle vene a causa di un
qualcosa che non mi è stato ben spiegato. Ma è
umana.
Ho scoperto anche che la mia migliore amica, trasferitasi anche lei a
Fell's Church, - Angel - è una vampira, e niente di meno
conoscente di
Stefan.
Che casino eh?!
Ma questo è nulla!
Damon, colui di cui ti parlavo prima, è il fratello maggiore
di Stefan, anch’egli vampiro, e vive per distruggere la vita
del povero e buono fratello.
Lo conobbi per caso (in verità era tutto stato programmato
da lui per ferire Stefan ed Elena, di cui era innamorato, e
che ora dice di non amare più…
almeno spero) iniziò a perseguitarmi, a farmi del
male… ma chiamami
pazza… credo di essermi presa una cotta per lui, come una
sciocca.
Amo i suoi capelli corvini, lunghi sino alle spalle, la sua eleganza
oscura, quegli occhi neri che ti imprigionano e ti manipolano con uno
sguardo… il suo sorriso… anche la sua
malvagità a volte…
Devo essere proprio pazza, eh?!
Ma molte volte mi ha dimostrato… beh, forse
l’avrò presa così per illudermi da
sola, ma… sembrava che anche lui provasse qualcosa per
me… ma
ancora non so se lui ami
ancora Elena o davvero, come dicono tutti, l’abbia
dimenticata.
Poche settimane fa, fui attaccata da uno strano vampiro, che aveva
sulla spalla un essere orrendo che sembrava uscirgli dalla carne:
assomigliava quasi ad una
pianta ma anche ad una volpe… senza testa, o…
beh, ero troppo spaventata per notare come fosse.
Resta il fatto che Damon mi ha salvata… è stato
dolce… e ci siamo baciati… ma dopo avermi
riportata a casa, senza dire una parola per tutto il tempo…
è sparito… e non lo vedo da allora.
Mi manca… so solo dirti che mi manca.E proprio non riesco a
farmene una ragione di questi sentimenti.
Ma voglio rivederlo, voglio rivederlo da morire.
Ho un brutto presentimento…
Sabrina.
Sabrina chiuse il diario col lucchetto, nascondendo la chiave nel porta
penne sulla sua scrivania.
Non sapeva dove altro nasconderla, dopotutto non aveva mai avuto un
diario.
Si affacciò alla finestra, dove un leggero venticello le
scompigliava i capelli e alzò gli occhi al cielo, osservando
la luna di mezzanotte
che sovrastava Fell's Church.
Damon. Ancora pensava a lui.
Si erano baciati, poi lui l’aveva presa fra le braccia,
portandola in pochi secondi nella sua stanza… e
svanendo. Sembrava essere svanito per sempre.
Il pensiero le faceva paura. Rendersi conto di quei sentimenti era
davvero doloroso.
Chiuse la finestra e si strinse le braccia attorno al corpo.
Non doveva pensarci. L'avrebbe presa come sarebbe andata.
Si sdraiò sul letto, facendosi inghiottire dalle tenebre.
La osservava, sfiorandole il viso, assicurandosi, con i suoi Poteri,
che lei non si svegliasse.
Era svanito per un po’ e lei già ne sentiva
così tanto la mancanza.
Sorrise con un ghigno.
Anche lei - odiava ammetterlo - gli era mancata ma doveva starle
lontano, per verificare che
lui,
Shinichi, non fosse tornato.
Quel maledetto vampiro sembrava proprio essere posseduto da uno dei malach di quei
maledetti Kitsune, quei demoni volpe da due soldi.
La lezione dell’ultima volta non era servita a quanto pareva,
tutto portava ad un loro ritorno. Eppure sembrava che fossero morti sul
serio, stavolta.
Ma se Elena non interessava più a Shinichi o
Misao… cosa diavolo sarebbero tornati a fare?!
Doveva scoprirlo.
Voltò le spalle per prendere le sue sembianze da corvo
quando notò il diario sulla scrivania.
Diede un’ultima occhiata alla fanciulla che dormiva nel letto
e sorrise. Aveva già letto un diario in precedenza, uno in
più non avrebbe fatto differenza.
Lo prese fra le mani, ghignando nel vedere il lucchetto
«Credi che un lucchetto fermi un vampiro?!» con
un solo gesto il lucchetto si aprì e Damon
notò che il diario era nuovo di zecca, con solo poche pagine
scritte.
Doveva averlo iniziato quella sera.
Iniziò a leggere e sorrise. Si era presentata al diario?!
Scosse il capo.
Cos’era ciò che aveva sentito: tenerezza?! Doveva
scacciarla a tutti i costi. E ci riuscì in pochi secondi.
Possibile che fosse diventato ormai così irreparabile, il
danno fatto da Elena?!
Continuò a leggere, con freddezza, sfiorando le pagine con
quel po' che serviva per farle girare.
Quasi rise leggendo una frase:
“Damon, colui di cui ti
parlavo prima, è il
fratello maggiore di Stefan, anch’esso vampiro, e vive per
distruggere la vita del povero e buono fratello”
Aveva ragione dopotutto. Povero
e buono fratello?! Mah!
Continuò a leggere.
Delle parole lo colpirono, però, e non poteva negarlo:
“iniziò a
perseguitarmi, a farmi del
male… ma chiamami
pazza… credo di essermi presa una cotta per lui, come una
sciocca.
Amo i suoi capelli corvini, lunghi sino alle spalle, la sua eleganza
oscura, quegli occhi neri che ti imprigionano e ti manipolano con uno
sguardo… il suo sorriso… anche la sua
malvagità a volte… ”
Lei sperava che lui non amasse più Elena, beh, era vero che
non l’amava più.
Quella ragazza doveva essere davvero pazza! Come poteva provare una
cotta per lui?!
Certo non gli dispiaceva… dopotutto era nei suoi
piani… ma…
“
Mi manca… so solo dirti che mi manca.E proprio non riesco a
farmene una ragione di questi sentimenti.
Ma voglio rivederlo, voglio rivederlo da morire.”
Scosse il capo e chiuse il diario con un sospiro.
Tornò a guardarla un’ultima volta, avvicinandosi
nuovamente a lei per sfiorarle il viso, togliendole una ciocca di
capelli che sembrava darle così tanto fastidio da disturbare
il suo sonno.
Si chinò, baciandola dolcemente.
Era vero, farla invaghire di lui in parte era nei patti… ma
ormai
quei patti non servivano più dato che lui stesso, ora, la
desiderava.
Doveva proteggerla… doveva proteggerla in tutti i modi. Se
era lui a farle del male, era un conto, ma se invece si mettevano altri
in mezzo, allora la cosa diveniva personale.
Se Shinichi e Misao erano tornati, potevano uccidere chiunque,
distruggere l’intera città per quanto gli
riguardava… ma lei… lei doveva essere salvata.
Solo io posso
permettermi di giocare con la sua vita!
La finestra si spalancò e un corvo si levò in
aria, svanendo nell’oscurità della notte.
Oo
Angolino Dell'Autrice oO
Ed eccomi con un nuovo
capitolo ^^ che ve ne pare?
ringrazio
di cuore
tutti quelli che mi seguono, commentando o leggendo soltanto.
KeLsey
jenny
cullen
vaned1995
Aryadaughter
Gloglo_96
Jayden
Akasuna
sallyCullen
Spero
di non aver
dimenticato nessuno, se ho dimenticato qualcuno vi prego di scusarmi!
Grazie per i commi e benvenuti alle new entry ^^ grazie per essere tra
i miei lettori.
Alla
prossima. Un
bacione a tutti.
MikuChan
|
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Capitolo 16 *** Capitolo Quindicesimo ***
---
Capitolo Quindicesimo ---
«Dai,
lasciami venire con te!»
Il suo tono di voce era furioso ma, come al solito, ricordava il
lamento di una bambina viziata. Il suo Potere fece vibrare le pareti
della loro dimora, nascosta in una
zona spaziotemporale.
Lui sorrise, accarezzandole i lunghi capelli corvini le quali punte
erano
del colore del fuoco e lei lo guardò con i suoi profondi
occhi dorati, gonfiando le
guance.
«Misao, lo sai che non puoi venire con me a Fell's
Church» le
sfiorò il viso e la baciò a fior di labbra,
chiudendo gli occhi e riaprendoli subito dopo, mostrando i suoi
magnifici occhi color oro.
Anche lui, come sua sorella, aveva dei capelli corvini con le punte
fiammeggianti.
Lei sospirò, ancora non arresasi «Shinichi, chi se
ne frega di quegli stupidi vampiri. Io voglio venire
con te!»
«Misao, abbiamo fatto un accordo con Damon, lo sai, e
purtroppo
dobbiamo mantenerlo.
Dopo la sua visitina allo Shi No Shi per salvare Stefan, non ho potuto
far altro che acconsentire ai suoi patti. E tu sei quasi morta, vorrei
ricordartelo»
«Abbiamo promesso di lasciare in pace la città e
suoi
abitanti, è vero, ma allora tu perché ci vuoi
ritornare?»
Shinichi sorrise, stringendola a se «Mia piccola Misao, sei
troppo gelosa per poterlo sapere»
«Sei sicuro che sia poi così piccola?»
lo scansò,
sorridendo maliziosa per poi sfiorandogli il viso e baciargli il collo
con lascivia «Fratellone, non ti fidi di me?»
egli ghignò, accarezzandole i capelli mentre lei continuava
a
baciarlo, stringendolo, affondando le unghie nella pelle delle braccia
del Kitsune «Sei una volpe cattiva, Misao» disse
flebilmente, assaporando quella
tortura di piacere. Decise poi di risponderle «Ho scoperto
che i figli generati da un demone e da un’ essere
umano sono delle creature potentissime e, quindi… ho deciso
di unirmi ad una donna umana. La stavo per catturare nella cittadina
dove abitava prima, ma il mio scagnozzo ha fallito e lei si
è trasferita a Fell's Church»
Misao ringhiò, scansandosi dal suo collo e premendo la presa
sulle braccia che iniziarono a sanguinare «Vorresti forse
dire che vuoi una consorte?»
Shinichi fece spallucce, scansandola dalla stretta «Visto?
Sei gelosa, sorellina»
gli occhi di lei si illuminarono di un rosso acceso «E non me
lo hai detto se non ora. Shin!»
lui la baciò, stringendola a sé come per
rincuorarla «Misao, sai che per me nessuna donna
conterà più di te, ma devo pur far
andare avanti la nostra specie, e
tra di
noi non è concesso. E poi, certo che te lo avrei detto prima
o poi, sciocchina»
La Kitsune lo strinse, sospirando e chiudendo, poi, gli occhi
«Ti perdono.»
l'altro sorrise «Arigatou» la baciò e
lei mugugnò «Ma cosa farò io, senza di
te?»
«Distruggi qualche città, gioca con le nostre
sfere e le
chiavi Kitsune, spingi le donne a farsi del male…»
rise Shinichi, gesticolando con fare mellifluo «Fai
ciò che ami più fare, in poche
parole»
la donna Kitsune continuò a guardarlo, contrariata.
Non era giusto.
Ogni volta, suo fratello, la lasciava sempre fuori dalle questioni
divertenti.
Era vero, l’ultima volta era stata lei a divertirsi
con l’intera Fell's Church, procurando torture e quasi morti
a tutta la popolazione, ma ciò che in quel momento le dava
più rabbia era che lui avrebbe avuto un’unione con
una stupida umana!
Sospirò.
Ma dopotutto, Shinichi, quando si metteva qualcosa in testa era peggio
di lei
«E va bene…» Misao gli sorrise,
sfiorandogli le labbra con
le dita esili «Ti aspetterò,
Shinichi…»
lo guardò malignamente, allungando un sogghigno
«ma, una volta ottenuto il
figlio che vuoi, promettimi che spetterà a me il
divertimento di eliminare la povera mortale»
il demone ghignò «Ovviamente, piccola mia. Come
potrei mai negare qualcosa alla mia nee-chan?!» la
baciò nuovamente, aprendo una porta temporale con la sua
chiave Kitsune, portandola poi in una camera da letto, chiudendosi la
porta alle spalle.
La foresta era buia e la luna piena sovrastava il cielo con la sua luce.
Lei era lì, sdraiata su quel prato, ad occhi chiusi. Si
sentiva talmente rilassata in quel posto.
Sentì un battito d’ali e sorrise, continuando a
tenere gli occhi chiusi.
Era lì, era finalmente arrivato.
Delle labbra sfiorarono le sue e lei, istintivamente, gli mise le
braccia al collo, ricambiando il bacio e sfiorandogli i lunghi capelli
corvini.
Il bacio si prolungò e Sabrina socchiuse gli occhi,
incontrando quelli neri di Damon.
Le accarezzò i fianchi, facendole chinare il collo indietro
e leccandoglielo dolcemente.
Ansimò, tenendolo stretto.
«Damon…»
La tenne stretta, scendendo con i baci sempre più
giù, sbottonandole la camicina rosa confetto
«Sei tornato…» ansimò,
lasciandolo fare «Dopo quel bacio, credevo di non vederti
più»
Damon sussultò, scansandosi da lei.
Perché non era sotto l’influsso del suo Potere?!
Eppure si trovavano in un sogno da lui comandato.
«Che c’è?» ella si mise
seduta, sfiorandogli il viso con stupore «Damon?»
Lui le sorrise e la strinse a sé.
Quella ragazzina riusciva sempre a stupirlo «Siamo in un
sogno creato da me, eppure sembra che sia tu a comandarlo»
Sabrina arrossì appena «Quindi…
è un sogno?» lo strinse a sua volta, affondando il
volto sul suo petto «credevo… di stringerti
davvero»
«Sabrina…» la scansò,
guardandola negli occhi
con ironia «mi tratti bene, adesso?!» sorrise e lei
ricambiò, quasi ridendo
«L’ ultima volta non ti ho trattato male»
«Ma io si e…» Damon sospirò,
scuotendo il capo «ho pensato a
ciò che volevo importi tempo fa»
lei inarcò un sopracciglio «Il fatto di
diventare-!»
le mise un dito sulle labbra per farla zittire e le
parlò sopra «No, non voglio più farlo,
quindi non pensarci»
lo guardò perplessa «Perché?»
non capiva perché lo dicesse, dopotutto
lei non voleva diventare un vampiro ma, stranamente, il cambio
d’idea di Damon le faceva male. Eppure lui voleva
trasformarla solo per vendicarsi e far soffrire Elena e Stefan. E forse
sopratutto Elena. Quindi il suo cambio d'idea doveva renderla felice...
ma stranamente non lo faceva «Damon,
io…»
lui scosse il capo «Tu cosa?» la guardò
Sabrina inizialmente esitò, poi prese un lungo respiro e si
decise a parlare «Io mi sono invaghita di te. Se non la
smetti... ho paura che possa innamorarmi»
Damon si alzò a quelle parole, pulendosi il pantalone in
pelle e guardandola
freddamente «Non lo vedo possibile. Io non sono come Stefan,
non divento un rammollito per amore di
qualcuno. Quindi stai sicura che questa cosa ti morirà
com'è nata»
«Ma io non voglio che tu lo diventa!» si
alzò anche lei,
prendendogli il braccio destro «Ho capito che tu mi piaci
così! Ho provato attrazione per te dal primo momento... dal
primo sogno...»
Damon la scansò, rimanendo impassibile «nei sogni
ero più dolce solo per il mio gioco. Non devono
contare.»
quelle parole la colpirono e lo lasciò andare, quasi con le
lacrime agli occhi «Allora sono una stupida a credere che
forse non sia stato solo un gioco... prima io avevo solo paura di te ma
ora-!»
«Ed è meglio che tu continui ad averne»
le parlò ancora una volta sopra, lui, scuotendo il capo con
fare scocciato «Mi hai stufato. Sei stata un gioco
noioso.»
quasi una pugnalata al cuore che quasi non si aspettava «Mi
stai dicendo addio?» riuscì solo a farfugliare,
con voce tremante.
Damon rimase di spalle «Forse»
il silenzio cadde fra i due. Per interminabili minuti nessuno dei due
riuscì a parlare, a
sfiorarsi o a guardarsi, quando Sabrina disse «Non provi
proprio niente per me, Damon? Sono solo stata un gioco
noioso?»
egli sussultò, rimanendo perplesso a quella domanda
improvvisa per poi voltarsi a guardarla da sopra la spalla
«Cosa?»
«Voglio sapere io per te cosa sono!» lo
guardò negli occhi
determinata, quasi urlando. Se doveva sparire dalla sua vita, almeno
doveva spiegarle alcune cose o non ci avrebbe dormito la notte
«Almeno… potrei non illudermi
più» glielo doveva, almeno una risposta doveva
dargliela.
Damon rimase in silenzio, guardandola negli occhi.
Cosa provava?! Come diamine poteva dirglielo se non lo sapeva nemmeno
lui?!
Strinse i pugni, voltando poi le spalle nuovamente «Non lo
so…» la guardò da sopra la spalla
destra ancora una volta. Un sorrisino malizioso sul volto
«Ora è meglio che ti svegli»
«Damon! No! Aspetta!»
«Damon!»
Sabrina si ritrovò nuovamente da sola, seduta nel suo letto
con la mano tesa davanti a sé e le lacrime agli
occhi.
Era accaduto di nuovo: l’aveva lasciata sola con le sue
domande.
«Damon!» singhiozzò, chinandosi su
sé stessa per sfogare il
suo pianto.
Aveva insistito tante volte sui sentimenti che diceva che lei provava
per lui, e ora che lei stessa lo capiva e lo ammetteva, era lui a non
volerlo capire.
Forse Stefan aveva ragione, Damon non sarebbe mai cambiato e non
avrebbe provato sentimenti per nessuno dopo Elena.
Quella vicinanza, la sua dolcezza, però, le aveva fatto
credere ancora una volta il contrario, facendola arrivare addirittura
all’idea di accettare di diventare un vampiro. Dispetto per
Elena o meno.
Che stupida.
Si asciugò le lacrime, guardando la sua immagine riflessa
nello specchio a grandezza naturale che si trovava di fianco a lei.
«Una bella ragazza come te, non dovrebbe rovinarsi il viso
con le
lacrime»
Sussultò, udendo quella voce sconosciuta «C-chi
sei?» si guardò intorno, senza trovare
nessuno
«Sono qui… avvicinati fanciulla»
rimase sorpresa, capendo che la voce arrivava dallo specchio.
Si alzò, come un’ automa, avvicinandosi ad esso.
Un ragazzo, un bellissimo ragazzo con gli occhi dorati e lunghi capelli
corvini con le punte che ricordavano il fuoco, era riflesso in esso.
Ma com’era possibile?!
«Ma…» mise una mano sullo specchio e
Shinichi sorrise
«Sono qui per te…»
allungò la mano che uscì dallo specchio,
afferrandole il braccio.
Sabrina urlò, assalita poi dalle tenebre.
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Capitolo 17 *** Capitolo Sedicesimo ***
--- Capitolo Sedicesimo ---
L’odore
del suo sangue si espandeva in quella stanza.
Era tornato indietro giusto in tempo per toglierla dalle grinfie di
quel maledetto Kitsune. Quindi aveva ragione: era ancora vivo!
Shinichi si leccò le unghie insanguinate.
Aveva una presa talmente salda sul braccio di lei che, per liberarla,
le unghie le avevano ferito profondamente la carne.
Damon l’appoggiò sul letto, ancora priva di sensi.
«Cambi continuamente amante, Damon, vedo che le buone
abitudini non ti
hanno abbandonato» sorrise il demone, uscendo dallo specchio
a braccia conserte «Ma questa è una
faccenda che seguo da mesi e che non ti riguarda. Non sto infrangendo
il nostro accordo, stavolta,
quindi…» lo guardò serio in volto, una
rabbia
quasi repressa trapelava dai suoi occhi dorati «Non
immischiarti!» sibilò.
Damon lo afferrò per il collo, sbattendolo al muro e
stringendo la
presa. «Da mesi? Tsk. Non so di cosa tu stia parlando,
demone, ma mi spiace illuderti: qui sei nella mia città, di
conseguenza io mi immischio» strinse la presa al collo con un
sogghigno appena accennato «Nuovamente stai valicando i miei
confini»
Shinichi mantenne il ghigno beffardo, per niente intimorito dal vampiro
che quasi lo strozzava. Usò la sua aura di Kitsune per
scansarlo prima che lui
potesse accorgersene «Lei non appartiene a Fell's Church, mio
caro vampiro» posò
lo sguardo sulla ragazza addormentata. Il sangue continuava a colarle
dal braccio.
Damon la guardò impercettibilmente, stringendo i pugni.
Ferite inferte da un demone potevano essere velenose per il corpo
umano, tanto da riuscire a putrefarlo in poche ore se non curate
adeguatamente.
«E poi è intenzione di Misao ucciderla, non
mia»
tornò a posare lo sguardo sul ragazzo che, con la sua
presenza, copriva la ragazza per non farlo avvicinare nuovamente
«Oh! Ma vedo che, stavolta, la cosa è molto
più seria del previsto» ironizzò,
riferendosi
alla sua posizione.
Damon lo guardò impassibile
«Ma potrei lasciarla in vita, Damon, dopo aver ottenuto
ciò
che voglio»
il vampiro portò le braccia al petto con fare beffardo
«E, esattamente, cos’è che vorresti,
stavolta?»
Shinichi rise «Oh! Ma niente di
particolare»
Damon lo canzonò infastidito «Vedi di smetterla,
la tua risata è fastidiosa»
il Kitsune calmò la sua risata continua «Ma come
sei suscettibile, stasera, eppure la prima volta che ci siamo
incontrati…»
«Cosa vuoi, Shinichi?»
rimarcò il vampiro, con rabbia.
La pazienza non era proprio una delle sue virtù e,
ultimamente, la stava usando anche troppo.
Colui che aveva davanti poteva benissimamente essere oggetto di sfogo
per la sua rabbia repressa.
Il demone sospirò, appoggiandosi al muro «E va
bene…» gesticolò e socchiuse gli occhi
«Lei, Sabrina
giusto? Sarà solo un contenitore per un
bambino…»
sorrise con aria compiacente, mettendosi una mano sul petto
«mio figlio»
Damon iniziò a ridere, a ridere di cuore, prendendo in giro,
così, le parole del Kitsune.
Shinichi ringhiò impercettibilmente, continuando,
però, a mostrare il suo magnifico sorriso «Ti fa
tanto ridere?! Beh, allora lo prenderò come un
consenso»
«Tu devi essere pazzo» il Salvatore
caricò il suo Potere.
Una furia tale che, lasciandola andare improvvisamente, senza
controllo, avrebbe potuto distruggere il nemico che aveva davanti, o
forse anche l’intera Fell's Church, in un solo istante.
Aveva già sperimentato il Potere di Damon, Shinichi. Prese
forma di
volpe, cercando di fuggire.
Il vampiro, però, lo intrappolò in una sfera di
Potere, stringendolo sempre più come per schiacciarlo
«L’ultima volta è stata la tua sorellina
a
sperimentare questa sfera, ricordi?» ghignò
maligno «Ci ritroviamo punto e a capo, Shinichi, solo che
stavolta
non ci sono ragazze con parti del corpo tagliate, putrefatte, o ragazzi
che si mangiano da soli, come l’ultima volta. Il tuo inferno
in terra è passato da un pezzo, come anche la
mezzanotte»
Lasciami andare! Gli
disse mentalmente la volpe.
E
potremmo metterci d’accordo!
«Avete portato alla follia Fell's Church, divertendovi alle
loro
spalle, non che a me sia mai importato ciò che facevate ma,
sai, non vorrei rischiare di coinvolgere nuovamente le persone a cui
tengo, solo per un mio errore. Come puoi, quindi, chiedermi di fidarmi
di te?! Di mettermi di nuovo
d’accordo con te?!
L’ultima volta non è andata bene» gli
rispose a
voce alta, stringendo ancora di più la sfera, gli occhi del
colore del sangue «Chissà che poteri
può darti il sangue di un Kitsune»
Damon, non farmi arrabbiare, o patti, accordi, o checchessia,
stavolta farò di peggio… e ci
rimetterà anche la tua fanciulla.
Damon si infuriò ancora di più, a quelle parole,
al limite, ormai, della sopportazione. «Ti mostro io
stavolta…»
«D-Damon?!»
Sussultò, sentendo la sua voce: Sabrina aveva ripreso
conoscenza.
Si voltò a guardarla e in quel momento Shinichi
fuggì, approfittando della distrazione del suo avversario.
In quel luogo, i suoi poteri erano stranamente limitati e combattere
Damon nel suo territorio non era proprio una buona idea.
«Maledizione!» il moro ringhiò,
vedendolo svanire «La
prossima volta morirai, maledetto Kitsune!»
Si sentì, improvvisamente, abbracciare di spalle, il sangue
che gli macchiava la camicia nera e dei singhiozzi nascosti appena.
«Sei proprio una calamita di guai, tu» disse, in
tono sprezzante,
rimanendo immobile.
Sabrina non rispose, stringendolo di più.
«Smettila di frignare!» si voltò,
afferrandola per le spalle
e guardandola con freddezza «Devi essere forte, ok? Non
capisci che la tua debolezza porta solo problemi?» si
bloccò
di colpo. Ancora una volta aveva mostrato la sua debolezza davanti a
lei.
Ma era preoccupato perché sapeva di cos’era capace
Shinichi.
Lui poteva batterlo, dopotutto, ma lei… fragile
com’era… l’avrebbe inghiottita in un
boccone.
Se solo pensava, poi, a ciò che lui voleva farle…
La spinse sul letto, standole di colpo addosso
«Damon?!» Sabrina arrossì, guardandolo
stupita «Cosa-!»
si era preoccupato per lei, era preoccupato per ciò che
quell’essere poteva farle.
Lo strinse a se, sorridendo appena. Quasi le sembrava di non sentire
quel maledetto bruciore al braccio, a cui tentava di non dar peso.
Avrebbe chiesto in seguito chi fosse quel ragazzo.
Damon rimase immobile, lasciandosi abbracciare.
«Ti prometto che sarò forte, d’ora in
poi, se
ciò possa servire a non farti preoccupare per me»
Non le rispose, limitandosi a sorriderle impercettibilmente
«Dobbiamo curare queste ferite, prima che sia
tardi» le afferrò dolcemente il braccio destro,
iniziando a
leccarle le ferite.
Sabrina si lasciò scappare un leggero lamento.
Bruciava.Ogni suo tocco bruciava terribilmente.
Pian piano, però, il dolore lasciò spazio ad uno
strano senso di piacere.
Socchiuse gli occhi, ansimando, lasciandolo continuare.
Le ferite che lui aveva leccato si chiusero, come se non fossero mai
state inferte.
Nessuno dei due parlò, solo, si guardarono, baciandosi, poi,
con passione.
«Non permetterò a nessuno…»
le
sussurrò lui fra un bacio e l’altro «di
toccare
di nuovo ciò che ritengo mio»
Sabrina arrossì, ricambiando ogni bacio con una passione mai
provata prima «Damon...» era forse vittima del suo
Potere ancora una volta?!
No... questa volta era qualcosa di veramente reale.
Lui scese a baciarle il collo, lei lo gettò indietro,
ansimando,
mentre con le mani le alzava pian piano la maglia del pigiama, baciando
ogni parte di quel corpo che iniziava a scoprire.
La privò completamente della maglia, guardandola negli occhi.
Entrambi volevano la stessa cosa.
Tornarono a baciarsi, lasciando libero sfogo alla passione.
La guardò, mentre si rivestiva, coprendole il corpo nudo.
Sorrise, baciandole la fronte.
Dormiva serena e sapeva di poterla lasciare sola. Shinichi non sarebbe
di certo tornato nuovamente la stessa notte. Lo conosceva bene.
Mai nessuna, in 500 anni, era riuscita a fargli provare un simile
desiderio carnale.
Mai, come quella sera, si era sentito così sopraffatto dalla
passione, come se fosse stato ancora uno stupido umano.
Mentre si amavano, era come se
improvvisamente il suo cuore inanimato fosse tornato a battere.
Scosse il capo, scacciando quei pensieri.
Adesso aveva cose più importanti a cui pensare.
Prese le sue sembianze di corvo, sparendo
nell’oscurità della notte.
Stefan dormiva sereno, abbracciato ad Elena.
Da quando erano tornati dalla Dimensione Oscura e il suo angelo era
riuscito a riavere la sua vita da umana grazie alle Guardiane, tutto
era tornato come prima dell'arrivo di Katherine e le prime catastrofi a
Fell's Church. In più la Zia Judit e lo Zio Robert
permettevano alla loro figlioccia di stare tranquillamente con lui
senza ricordare nulla degli avvenimenti passati. A volte poteva anche
fare colazione con loro e la piccola Margareth - la sorellina minore di
Elena -.
Damon entrò nella stanza, inarcando le sopracciglia
«Ma quanto siete romantici» fece col suo solito
tono sprezzante alla
vista dei due quasi novelli sposini.
Stefan sussultò, mettendosi seduto ed Elena,
sentendolo alzarsi, si svegliò di colpo, arrossendo alla
vista di
Damon, coprendosi il corpo seminudo con le lenzuola.
«Cosa vuoi?» Stefan infilò i jeans,
avvicinandosi al
fratello.
«Bravo, copriti, non vorrei rischiare un
voltastomaco» gli sorrise l'altro,
fingendosi allegro.
Elena sospirò «Non litigherete di nuovo,
spero»
Damon la guardò, mantenendo il sorriso «Oh, io
sono qui con buone intenzioni. Capisco che il tuo ragazzo abbia
i bollenti spiriti ancora attivi, scommettendo ciò che
avrete certamente fatto, ma calma lui, non me, lapislazzulo»
Stefan scosse il capo, esasperato ancora una volta da lui
«Seriamente, Damon, cosa vuoi? Che ci fai qui a
quest’ora?» di certo, poi, non si aspettava una sua
visita. Erano mesi che non si presentava nel suo appartamento.
Damon si appoggiò alla finestra, inarcando le braccia col
sorriso beffardo «Vuoi sapere prima una cattiva notizia o una
cattivissima notizia?»
Oo Angolino
Dell'Autrice oO
E
rieccomi qui ^^
alla fine sn riuscita ad aggiornare prima del previsto.
Vorrei
riuscire a
fare lo stesso con dark and light però -.- beh,
cercherò di aggiornare in sett anche quella.
Spero
che il nuovo
capitolo vi sia piaciuto ^^
Grazie
a tutti
quelli che continuano a seguirmi, commentando o leggendo soltanto.
Alla prossima.
MikuChan
|
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Capitolo 18 *** Capitolo Diciassettesimo ***
---
Capitolo Diciassettesimo ---
«Cos’è
successo?» chiese Stefan, guardando il fratello che, come
accadeva solo raramente, sembrava seriamente preoccupato
«Cos’hai
combinato, Damon?»
«Oh, grazie tante fratellino» Damon si mise una
mano sul cuore con aria finta affranta «La tua fiducia ogni
volta mi commuove»
Elena sospirò, scuotendo il capo «Damon, sul
serio»
il ragazzo la guardò «Ti sembra una faccia poco
seria, questa?!» si indicò il
volto «Comunque, per farla breve: la volpe è
tornata»
«Shinichi?» Stefan sussultò, sgranando
appena gli occhi «Cosa vuole ancora?»
Damon alzò un dito con fare quasi da maestro «Chi vuole
ancora, vorrai dire»
il vampiro guardò la sua donna e il fratello scosse il capo
«No, no, no, fratellino! La tua fanciulla non è
più il centro
dell’universo»
«E allora chi?» Elena si sentì sollevata
e ci pensò su. Il fatto che finalmente qualcosa non avesse
più a che fare con lei la rassicurava «Di chi
potrebbe
volersi vendicare oltre a uno di noi?»
«Non è qui per vendicarsi» il ragazzo
corvino si appoggiò
alla finestra «Ha bisogno di eredi per mandare avanti la sua
stirpe Kitsune. E come fanciulla
prescelta… c’è Sabrina. A quanto pare
la seguiva da prima che si trasferisse»
a quella parole, Stefan ebbe una risposta immediata. Quindi era lui colui di cui
parlava Angel.
«Cosa?!» Elena rimase sbigottita
«Ma…se avrà un figlio con
lei… Sabrina
potrebbe…»
«E secondo voi perché sono qui, geni?»
Damon
la interruppe «Non voglio una mano da voi, sia
chiaro. Quella
volpe ha messo le mani su un mio giocattolo e a me non va di
dividere la
mia roba con altri. Voglio solo che non siate impreparati se Sabrina
venisse attaccata quando è con voi»
Elena sorrise a quella parole, quasi maliziosa
«Perché ti preoccupi tanto per una semplice umana,
Damon?»
«L’ho già detto: lei è un mio
svago» le rispose lui, con aria quasi interrogativa.
La bionda continuò con la sua espressione «Ne sei
sicuro?»
Damon assottigliò gli occhi «Non iniziamo ad
alzare stupidi castelli in aria, Elena lapislazzulo. Non
è come pensi, non faccio lo stesso errore tre
volte» detto
questo si mutò in corvo, uscendo immediatamente dalla stanza.
Stefan guardò Elena con aria preoccupata «Dobbiamo
avvisare anche gli altri»
Sabrina riaprì gli occhi che ormai era quasi mezzogiorno.
Si guardò intorno e non vedendo Damon, sospirò
Che stupida…
come potevo pensare che qualcosa fosse
cambiato?! Le lacrime le incorniciarono il viso, mentre
si
stringeva le braccia attorno al corpo
«Io mi sono concessa a te… e
tu…»
singhiozzò «Damon…»
Damon si sdraiò sul divano del proprio appartamento,
sospirando con aria scocciata.
Il crepuscolo era ormai alle porte.
Quella maledettissima volpe… ma stavolta lo avrebbe ucciso,
non si sarebbe fatto mancare l’occasione!
Qualcuno bussò alla porta e lui, stupito, andò ad
aprire
«Chi..?!» rimase sorpreso nel trovarsi Sabrina
davanti. Si era ricordata il suo appartamento?! Assottigliò
lo sguardo «Cosa
vuoi?»
«Non sono qui per prendermela con te per il fatto che mi hai
portata a
letto e poi sei svanito» disse, lei, entrando in casa,
furiosa «Ma per chiederti chi diavolo sia quel tizio che
stanotte ha
tentato di portarmi via, uccidermi o checchessia»
il vampiro inarcò le sopracciglia, stupito da quella rara
grinta. Ma era la prima volta che la vedeva così irritata.
Certo, gli aveva
detto lui di essere forte ma non credeva ci riuscisse sul serio
«Primo: ti ho già detto che non sono come mio
fratello,
quindi non meravigliarti, non ti ho promesso niente; Secondo: meglio
che tu non lo sappia» si risedette sul divano come se nulla
fosse, a gambe divaricate.
Sabrina rimase in silenzio, abbassando lo sguardo. Aveva deciso di
chiedergli spiegazioni senza farsi coinvolgere dai
sentimenti, ma sentire le sue parole non aiutava «Era meglio
che non mi fossi invaghita di te, Damon Salvatore.»
Egli allungò un sorrisino a pieno volto «Sono
pienamente d’accordo con te, dolcezza»
«Io non ti volevo diverso, figuriamoci…
ma…
speravo…» lui le bloccò le parole prima
che lei continuasse «Speravi male»
Sabrina sospirò, lottando con sé stessa per non
far scendere
le lacrime che lottavano per sgorgarle dagli occhi e per non prenderlo
a schiaffi «Almeno mi dici chi era il tipo di ieri sera?
È giusto che
io lo sappia, Damon»
Damon sospirò, portandosi una mano sul volto «I
Kitsune non possono avere eredi da quelli della loro stessa specie, per
tale motivo hanno bisogno degli umani e lui: ha scelto te.
Soddisfatta?»
Sabrina sussultò a quelle parole, spaventata e disgustata da
ciò
che aveva appena udito.
«L-lui vuole c-cosa..?»
La porta si aprì improvvisamente e, ad interrompere il
discorso, un ragazzo dai lunghi
capelli rossi, fino alla cintola, mezzo nudo e che con dietro un cane e
un
falco sulla spalla, entrò nella dimora.
Il falco gli feriva il braccio che perdeva sangue, ma a lui non
sembrava importare
«Damon!
Ma chérie! J'ai manqué beaucoup!»
(Damon! Mio tesoro! Mi sei mancato tantissimo!) il nuovo arrivato
notò Sabrina e rimase in silenzio per qualche istante
«Oh!
Désolé ... J'ai quelque chose interrompu?»
(Oh! scusami... ho interrotto qualcosa?)
«Sage!» Damon dapprima lo guardò con
aria di rimprovero per quell'arrivo senza preavviso e senza permesso,
poi sorrise, alzandosi dalla poltrona «Che sorpresa
inaspettata, amico» fece, abbracciando l'amico
di vecchia data «Non hai interrotto nulla di importante,
comunque, o ti avrei già preso a calci. Lei è
Sabrina»
disse, infine, indicando la ragazza.
Sage sorrise, avvicinandosi a lei per poi baciarle la mano.
Ella arrossì
nel notare la bellezza straniera del ragazzo che pareva conoscere bene
Damon. «Incantato,
mademoiselle»
«Stavamo parlando della fastidiosa presenza di quel maledetto
demone,
Sage»
Sage guardò l’amico, serio in volto «...
è tornato?»
Damon annuì e Sage riportò la sua attenzione
sulla ragazza «E cosa vuole?»
«è più mostro di noi quello Shinichi.
Vuole usare questa qui come contenitore per suo figlio e lasciarla poi
in pasto alla
sorellina» disse silenzioso, Damon, in modo che solo Sage
riuscisse a
sentirlo.
Sabrina si strinse il volto fra le mani, tremando appena. Era davvero
tutto troppo assurdo.
Da quando era arrivata in quella maledetta città, le
capitavano solo guai.
«Oh!
pauvre petite fille!» (Oh! povera piccola
fanciulla!) «Quel demone non ha capito la lezione?»
il rosso si
avvicinò a lei, chinandosi alla sua altezza «Su,
non aver paura mon
chéri»
«A quanto pare si diverte a mettermi i bastoni fra le ruote
nella mia
stessa città, ma non gli permetterò di fare come gli pare,
di nuovo» disse Damon, stando attento a non far trapelare le
sue
emozioni in quel momento.
Era davvero furioso.
Sage fece segno al suo cagnolone di avvicinarsi alla ragazza «Mon
cher, ti va di fargli compagnia?» le sorrise e il
cane iniziò a farle le coccole. Sabrina si sciolse,
ridendo ed iniziando a coccolarlo.
Il rosso vampiro fece segno a Damon di seguirlo in un'altra stanza per
parlargli in
privato della situazione.
Il Salvatore rispose al cenno e lo seguì nella sua camera,
dando
prima un ultimo sguardo alla ragazza.
«Damon,
trésor,
ho visto come guardi quella ragazza...» sorrise malizioso,
l’amico «C'è qualcosa nell'aria per caso, oui?»
«Sage, amico mio…» Damon gli mise una
mano sulla spalla,
ghignando divertito «Tu mi conosci. Come potrebbe mai esserci
qualcosa
con una ragazza come quella? No!» scosse la testa, seccato
«Non
è decisamente il mio tipo, mi da semplicemente fastidio
Shinichi, e lei si trova nel mezzo»
Sage ghignò, per niente convinto dalle parole del vampiro «Proprio
perché ti conosco, lo dico, mon
amour...» si voltò verso la porta chiusa
«Ma,
comunque.... ha un visino così indifeso che stuzzica la mia
indole protettiva....» tornò, poi, a guardare
l’amico «Sono arrivato in tempo per aiutarti di
nuovo, eh?»
«Sei sempre fin troppo puntuale» sorrise
sarcastico, il vampiro corvino «Dobbiamo liberarci ad ogni
costo della volpe e la volpina prima che
combinino ulteriori disastri, lei è peggio del
fratello»
«Consideralo già fatto» Sage gli mise
una mano sulla spalla «Felice di rivederti...
Damon» sorrise
«è un piacere riunire la squadra»
sorrise a sua volta,
l’altro, stringendogli la mano in un pugno all'altezza del
petto «Il problema però è
rappresentato dalla ragazzina di là...»
il padrone degli animali inarcò un sopracciglio
«Che problema ci trovi, scusa?»
«è ovvio che Shinichi non deve avere quello che
vuole, e poi
se decide di mettersi in mezzo» indicò alle sue
spalle,
riferendosi a Sabrina nell'altra stanza «Rischia la pelle
seriamente»
il vampiro scoppiò a ridere, improvvisamente, sembrando non
intenzionato a smettere.
«E ora che hai da ridere?» lo guardò
torvo, Damon
«Perché dici che è per una cosa di
principio ma
ti preoccupi per lei» il rosso calmò la risata
«Come fai a non
capirlo?»
«Non mi preoccupo per lei, è solo che la
preferisco viva
visto che l'ho etichettata come mia preda e gioco»
guardò il
compagno, risoluto, accennando uno dei suoi sorrisini.
«Certo, certo» Sage trattenne la risata e il moro
continuò «Credo sia la prima volte che mi dai
tanto sui nervi... amico»
«Désolé,
la smetto» gli sorrise questi, alzando le mani
«Credo dovremmo
tornare di là prima che la ragazza si preoccupi»
Damon seguì il consiglio di Sage e tornarono nella stanza
dove Sabrina era ancora alle prese con il suo cucciolone
«Hai fatto la brava?» Damon si rivolse alla ragazza
con un sorrisino
«Ovviamente! Io sono sempre brava!» gli rispose
lei, fingendo di ignorarlo. Il cane di Sage continuò a farle
le coccole e lei rise, non
riuscendo a tenere la sua espressione dura «Dai,
smettila...»
«Mon petit, sembra che tu gli
piaccia» Sage si
avvicinò al cane, accarezzandogli la testa.
Sabrina arrossì, guardando Damon di sottecchi
«Mais jolie fille» (ma che
ragazzina carina) il vamprio dai capelli rossi la
strinse improvvisamente al suo petto «Damon,
mon amour, ne
comprends pas comment vous pouvez prouver quoi que ce soit! J'ai
déjà sauta au cou! cette tendresse!»
(Damon, mio amore, non capisco come tu non possa provarci niente! io le
salterei già al collo! che tenerezza!) continuò a
parlare francese per non farsi capire dalla ragazza «oui
oui,
c'est la tentation!» (si si, che tentazione!)
Sabrina arrossì di più, senza comprendere cosa
dicesse il giovane mezzo nudo. Damon le lanciò
un’occhiata, avendo compreso la
sua curiosità
«Meglio che tu non sappia cosa dice»
accennò un sogghigno
malizioso «Saremo anche amici, Sage, ma siamo totalmente
differenti per fortuna»
«Trésor come la
fai difficile!» quest’ultimo si
allontanò dalla
ragazza «Vi lascio soli, mon
petit, vado a fare una doccia»
«Oh, ma certo, puoi rimanere quanto vuoi. Neanche a
chiederlo.» gli disse, sarcastico,
l’amico, sottolineandogli il fatto che Sage ormai si era
stabilito da lui come se avesse avuto il permesso.
Egli rise a sua volta, allontanandosi per poi fargli un cenno di mano
«Ma lo so, mon
amì. Mercì!»
Damon scosse il capo «Ti avviso:» si rivolse a
Sabrina, una volta che egli si fu chiuso in
bagno «non sei in buone mani, con nessuno dei due»
quest’ultima frase la disse con un pizzico di compiacimento
«Chissà perché, lo avevo
immaginato»
ridacchiò, lei, ancora mezza spaventata per l'accaduto
«Potresti anche tornare a casa ora... non penso che Shinichi
tornerà tanto presto...»
«Si... g-giusto...» fece per alzarsi ma ricadde
riseduta sul
divano, cominciando a tremare «S-scusami... solo un
minuto e vado via...» iniziò a singhiozzare
nuovamente senza preavviso. Era davvero terrorizzata, ancor
più di quanto non se fosse stata per Damon «M-mi
dispiace... ti avevo promesso che sarei stata forte, ma...»
il ragazzo la guardò serio ma quasi preoccupato, si
avvicinò e si sedette accanto a lei, senza spingersi oltre.
«Io... non voglio essere toccata da... da... da quel
m-mostro...»
«Non succederà» egli si
rialzò, scompigliandole i
capelli e cercando di farla sorridere «Non lo
permetterò»
Sabrina lo guardò stupita. Perché diavolo era
così lunatico quel ragazzo?!
Prima era gentile, poi arrogante, crudele, senza sentimenti…
e poi…
Sospirò, stringendosi la mano sul petto, il cuore che
continuava a batterle forte «Vado…»
corse via, uscendo velocemente dall’appartamento.
Se fosse rimasta qualche minuto di più, per il suo cuore
sarebbe stata la fine.
Angel diede un pugno nel muro dell’appartamento di Stefan
«Ora anche questo! Non bastava solo Damon. Era addirittura un
demone a perseguitarla nella nostra vecchia
città!» dirignò i denti. Tutto si
sarebbe aspettata, ma mai questo.
Bonnie scosse il capo, sedendosi accanto ad Elena, sul letto di Stefan
«Per fortuna conosciamo il nemico»
«Bonnie ha ragione!» esclamò Meredith,
incrociando le
braccia al petto «Insieme potremmo farcela di nuovo, ma Damon
sembra non voler collaborare stavolta.»
«Questo non conta!» Stefan guardò il
cielo fuori dalla
finestra «Non potrà lottare da solo contro
Shinichi e, vuole o meno, avrà il nostro aiuto. Infondo
dopo ciò che è accaduto nella Dimensione Oscura,
glielo dobbiamo tutti»
oO
Angolino Dell'Autrice Oo
Che
ve ne pare di questo capitolo? ^^ spero vi piaccia! Grazie a tutti
quelli che continuano a seguirmi.
MikuChan
|
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Capitolo 19 *** Capitolo Diciottesimo ***
---
Capitolo Diciottesimo ---
«A
dire il vero, questa situazione mi sembra davvero troppo
surreale»
Angel
sospirò, spazzolando i capelli di Sabrina, cresciuti appena
da quando era arrivata a Fell's Church.
Detto
da lei che era un vampiro, beh, non suonava molto bene. Lei era la
prima a poter essere considerata qualcosa di surreale, se si voleva
anche mettere che nelle sue vene scorreva sangue per metà
umano: la prova vivente che il non umano aveva superato sé
stesso.
Questo
però non cambiava la situazione:
«Perché
diamine quella maledetta volpe abbia puntato proprio te, - sin dalla
nostra vecchia cittadina, non lo capisco seriamente»
strinse appena i denti,
accarezzando i capelli dell’amica, mentre continuava a
spazzolarla.
Le
piaceva farlo, lo trovava rilassante.
La
bruna sospirò, facendo spallucce: al momento Shinichi, o
come si chiamava, era l’ultimo dei suoi pensieri, nonostante
potesse sembrare stupido da parte sua.
Era
rientrata da casa di Damon e subito aveva chiamato Angel, per chiederle
di passare insieme quella notte, approfittando dell’assenza
dei suoi genitori da casa per qualche settimana, a causa di un viaggio
di lavoro.
Tornare
a fare come nella loro vecchia cittadina, tornare a fare quei pigiama
party fra sole donne, non era male, soprattutto se fatto fra solo lei e
la sua migliore amica.
Un
giorno di questi, ora che ci pensava, non sarebbe stato male invitare
anche Elena, Bonnie e Meredith, e passare una serata tutte insieme.
Forse
sarebbe servito a tutte e cinque, svagarsi un po’, come se
andasse tutto bene.
«Non
saprei, Angy» sospirò, voltandosi verso di lei
quando questa ebbe finito di pettinarla.
Era
fine ottobre, ormai, e il freddo iniziava a farsi sentire. Fortuna che
in camera aveva i caloriferi che scaldavano un po’ tutte le
stanze.
«A
quanto pare ha un conto in sospeso con Damon, anche. E questo non
aiuta»
la
vampira fece una smorfia con aria d'ovvietà «E
chi non ha conti in sospesi con Mister-Faccia-Da-Schiaffi?»
Sabrina
rise a quel nomignolo inventato sul momento: Angel
non lo sopportava affatto.
Non
che fosse difficile, in effetti. Il comportamento
di Damon era seriamente da prendere a pugni, in un certo qual modo,
nonostante forse fosse stato proprio quell’ atteggiamento, in
parte, a colpirla… o semplicemente era stata soggiogata e
basta, prima di iniziare a provare seriamente qualcosa per lui: ancora
non riusciva a darsi una piena spiegazione a quei
sentimenti nati forse troppo velocemente.
«Ma
stai zitta tu, che parli così solo perché sei
affascinata da Stefan» la prese in giro, poi,
dandole un leggero colpetto sulla schiena.
La
mora arrossì di colpo, andando a sedersi sul letto che
l’amica aveva improvvisato nella sua stanza, che, al
contrario della sua vecchia camera, ne aveva solo uno, seppur a due
piazze. Ad Angel, però, piaceva dormire da sola per potersi
muovere liberamente nel sonno «E
questo cosa c’entra?»
«Eccome
se c’entra!» rise, l’altra, alzandosi
dalla sedia accanto alla scrivania specchio, usata per truccarsi, per
poi saltarle addosso e iniziare a solleticarla «Qua secondo
me Elena deve spaventarsi. Amica amica fai, e poi le fotti il
fidanzato»
la
migliore amica rise «Mica
sarebbe male l’idea»
«Angel»
fermò il solletico, Sabrina, guardandola con rimprovero,
seppur con un sorriso «Non si fa»
ella
fece spallucce «Sono
un vampiro, cosa vuoi che mi importi di cosa si fa e cosa no?»
«En
conséquence, toi me dites que cette fois toi ne connais pas
comment doi faire.»
{Di conseguenza, mi stai dicendo che stavolta non sai come uscirne.}
Sage
sospirò, legando i lunghi capelli ramati in un codino,
sistemandosi dopo una doccia calda. Sorrise, avvicinandosi al suo
cagnone Saber e al falco Taalon, dando delle carezze ad entrambi: era
molto affezionato a quelle due piccole creature demoniache, che ormai
portava con sé da quando aveva deciso di sfuggire al suo
ruolo di
Guardiano della Dimensione Oscura.
Nonostante
suo padre gli avesse dato l’obbligo di seguire i suoi ordini,
lui aveva preferito andarsene all’ avventura, facendo di
testa propria: era un Nobile e un potente vampiro e di certo, al
contrario dei suoi simili, non avrebbe avuto alcuna punizione, anche
perché, sinceramente, sarebbe morto chiunque avesse provato
a fermarlo. E lo sapevano bene.
Sage
e Damon si erano conosciuti un giorno alle Hawaii, per caso, mentre il
moro era nei guai. Gli aveva salvato la vita, e da lì, era
nata la loro amicizia: l’unica prima e vera amicizia di un
Damon ormai vampiro.
«Touchè»
un suono gutturale uscì dalle labbra di Damon, mentre beveva
il suo drink alcolico di Black Magic, alzando un bicchiere verso
l’amico
«Vuoi?»
Questi
gli si avvicinò, accettando l’invito, prendendo
poi il
bicchiere e riempirselo. Si sedette, infine, su una delle poltrone
scarlatte accanto alla finestra dove Damon era appoggiato: alla
fine aveva acquistato un appartamento vero e proprio. Stare in albergo
era diventato scocciante.
«Che
io sappia: i Kitsune per procreare hanno bisogno di una vergine
umana» spiegò il rosso, schioccando le dita per
far si che la luce di quella stanza si accendesse: non amava molto
stare alla sola luce di una piccola lampada: o buio o luce. Questo era
il suo motto. Bianco o nero, per lui non esisteva il grigio.
«Stai
tranquillo, allora, che quel fottuto bastardo non avrà una
vergine» e un sorriso si increspò sulle labbra del
maggiore dei fratelli Salvatore, senza che nemmeno se ne accorgesse
«E copriti quel corpo palestrato e abbronzato, se non vuoi
che qui qualche vicina si prenda la briga di venirci a denunciare per
atti osceni» scherzò, poi, gettando una maglia
all’amico francese
«Oh, mon
amour,
credi sul serio che potrebbero prenderci per due amanti?»
ridacchiò, per poi ammiccare, mandandogli un bacio scherzoso
«A me la cosa non spiacerebbe affatto»
«A
me farebbe schifo. Devo salvare la mia reputazione se voglio farmi
qualcuna e mangiare» fece, Damon, con
espressione alquanto disgustata all'idea.
Sage
scoppiò a ridere a quelle parole, facendo bere un
po’ di liquore anche a Saber.
«Tornando
a fatti seri:» riprese il discorso, il moro «Sai
per
caso come tornare nella Dimensione Oscura per trovare qualche altro
modo per annientare i fratelli psicopatici?»
l'uomo
dai capelli di bronzo fece spallucce
«Se
lo avessi saputo, avrei già agito. Come
tornarci lo so, il problema è che posso andare solo io,
essendo ancora in possesso del mio Potere da Guardiano, ma servirebbe a
poco. Se ci fosse stato un altro modo per eliminarli, oltre a quello
che già avete provato quando siete andati a salvare il tuo
fratellino adorato» Damon fece una smorfia a quelle parole e
a quel pensiero: magari lo avesse lasciato marcire! «te lo
avrei detto» concluse l’amico, sgranchendosi le
braccia «Di conseguenza, per il momento: siamo
fottuti.»
«Come
sarebbe a dire che la ragazzina umana non è più
una vergine?»
Misao
urlò, gettando per aria la sfera luminosa dove stava spiando
Damon e Sage, facendola frantumare in mille pezzi «Shin!»
urlò il nome del fratello dietro di sé, che si
tappò un orecchio con un dito, chiudendo un occhio per il
fastidio della voce squillante della sua sorellina: a volte era
seriamente insopportabile
quella donna «Stai
calma, Misao, non mi serve una vergine»
«Ti
serve eccome, una vergine!»
insistè lei e il fratello che urlò sopra
«Ma
secondo te, dove si trovano vergini del 2000, eh? Sei forse ammattita!?»
La
mora arrossì appena, a quelle parole,
arricciando le labbra per poi avvicinarsi a lui con aria mezza colpevole «Gomen,
Shin, non volevo» parlò con voce smielata,
mettendosi poi a gattoni sul divano dove lui era seduto. Gli si
avvicinanò
con la grazia di un felino, accarezzandogli il petto con le unghia
lunghe «Contraddirti è l’ultima delle
mie intenzioni, onii-chan»
Shinichi
allungò il ghigno, accarezzando i capelli della sorellina un
po’ isterica, ma che lui adorava da morire: infondo, era tale
e quale a suo fratello.
«Ti
perdono, nee-chan» Sussurrò, accarezzandole il
viso mentre lasciava che lei gli regalasse quelle attenzioni
«L’unico impedimento che Damon potrebbe procurarci,
sarebbe trasformare la ragazzina in un vampiro. Mmma!»
esclamò, alzando l'indice di colpo, con aria soddisfatta. Il
fatto che una preda che non aveva nulla a che fare con quella stupida
cittadina e i suoi stupidi difensori, ora si fosse implicata con
questi, era fastidioso, ma non un dramma «Il nostro giovane
amico avrà tanti di quegli impedimenti, non solo dalla
ragazzina stessa, che il gioco sarà nelle nostre mani,
stavolta, e nessuno riuscirà a portarci via la
vittoria»
rise,
ribaltando le posizioni e afferrando la sorella per i fianchi,
mettendola sotto di sé
«Quanto
sei diabolicamente astuto, fratellino» la
risatina squillante di Misao riecheggiò nella dimensione
Kitsune dove essi erano nascosti, mentre cingeva il collo di suo
fratello con le braccia, rubandogli un bacio passionale.
«Come
sarebbe a dire: Matt, stavolta stanne fuori!?»
La
voce del biondo alzò di poco il tono, nonostante lui non
fosse abituato, mentre si ritrovavano tutti a parlare nella camera di
Stefan nella pensione della signora Flowers.
«Matt,
vogliamo che tu ne stia fuori stavolta» ribadì la
bionda, mettendogli una mano sulla spalla «Hai visto
com’è finita la scorsa volta. A causa dei due
Kitsune, Caroline ha perso la testa e sei quasi stato mandato in
carcere per stupro, o anche di peggio!»
il
biondo scosse il capo «Ma
stavolta non è l’intera città in
pericolo, Elena!»
«Non
possiamo sapere che intenzioni in realtà hanno, quei due
squilibrati» intervenne Meredith, a braccia conserte, seduta
sul letto di Stefan, con accanto Bonnie. La sua solita aria fredda e
risoluta «Ce la siamo vista veramente brutta la scorsa
volta. Io di certo non ho dimenticato tutto ciò. E anche la
signora Flowers se l'è vista brutta, lo sai.»
«E
solo perché io sarei l’unico umano fra voi, Mer,
dovrei starne fuori? Potrei aiutare comunque!» di
certo a Matt la cosa non piaceva affatto: Elena da quando era tornata
dalla sua vita da vampiro ad angelo, era di nuovo finalmente umana,
certo, ma era come se ormai non lo fosse
più; Meredith era
una cacciatrice di vampiri; Bonnie era una strega e Stefan stesso era
un vampiro.
Non
lo avevano mai tenuto fuori dalla faccenda, comunque, anche nelle
situazioni peggiori
«Matt…
non vogliamo esporti a pericoli come la scorsa volta» il
visino di Bonnie, incorniciato dai capelli rossi, si
intristì appena «Per favore…»
«Se
avremo bisogno di te, con faccende che un umano possa affrontare senza
pericoli, non ti lasceremo fuori, hai la mia parola, amico»
Stefan lo guardò con aria seria e Matt, vedendo la decisione
ormai completamente irremovibile dei suoi amici, non poté
fare altro che annuire, chinando la testa, dando, poi, un pugno sul
petto di Stefan
«Ma,
amico, se mi terrete fuori, sappiate che non ve la caverete
affatto.»
il
vampiro annuì, allungando un sorriso «Stai
tranquillo, avremo sempre bisogno di te»
L’unica
vera domanda da porsi, però, era: quella unione contro i
Kitsune, sarebbe servita a qualcosa, stavolta?!
Oo
Angolino Dell'Autrice oO
Mamma
mia quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho
aggiornato!
CHIEDO
UMILMENTE PERDONO A TUTTI!
Sono
andata a controllare e quando mi sono accorta che sono quasi 3 anni che
vi faccio attendere, mi sono sentita in colpissima
ç_ç perdonatemi!
In
questi tre anni sono accadute tantissime cose belle e brutte e
purtroppo non ho avuto modo di aggiornare la mia storia.
Rileggendo
ho anche trovato tanti di quegli errori e quelle cose messe su in modo
strano, che adesso ho provato a sistemare e fare di meglio, con questo
nuovo capitolo!
Spero
vi piaccia e spero vivamente di ritrovare tutti coloro che seguivano
-solo leggendo- e recensivano la mia fan fiction.
E
ovviamente, spero di trovare anche nuovi fan <3
Mi
siete mancati tanto.
Vi
chiedo ancora scusa, vi giuro che mi farò perdonare,
aggiornando spesso come prima!
Un
bacio, la vostra
MikuChan
|
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Capitolo 20 *** Capitolo Diciannovesimo ***
--- Capitolo Diciannovesimo ---
«La
festa di Halloween?»
Sabrina
strinse al petto i libri della lezione di storia della letteratura
inglese, mentre si incamminava con Elena, Meredith e Bonnie alle varie
lezioni che ognuna di loro avrebbe avuto quella mattina.
Angel
era andata chissà dove, dicendo che sarebbe tornata in un
paio di giorni. Eppure non era da lei un simile atteggiamento,
sopratutto in quella situazione delicata nella quale si trovavano.
«Esatto!»
Elena congiunse le mani, entusiasta. Infondo lei era una delle
più famose organizzatrici di feste alla Fell’s
Church High School.
Dopo
il parto dei due gemelli licantropi, Caroline – tornata
normale grazie ad un incantesimo preparato dalla nonna di Bonnie - e
Tyler, non si erano più presentati a scuola, forse troppo
presi dalla loro vita da genitori ormai, una volta tornati in
sé
dall’influenza chi di Shinichi e Misao, chi di Klaus.
«E
Caroline Forbes non è nemmeno più nei
paraggi!» ridacchiò, Bonnie, mentre quasi le
cadevano i libri dalle mani, tant’erano pesanti.
Meredith
l’aiutò, prendendone qualcuno, mantenendolo coi
suoi, dando alla rossa un’occhiatina divertita che la fece
arrossire dall’imbarazzo.
«Non
è comunque cosa da rallegrarsi» ricordò
la Gilbert, con un sospiro «Nonostante le divergenze,
Caroline era una delle nostre migliori amiche»
«Prima
di diventare una stronza cronica» intervenne la mora,
facendo spallucce «Mi spiace per quel che le è
accaduto, ma ora sta bene, quindi poco importa della reginetta del
ballo presente o meno all’ultimo ballo di Halloween per i
quasi diplomati della Fell’s Church High School»
Sabrina
inarcò un sopracciglio, incerta se chiedere o meno
«Ehm,
chi sarebbe Caroline Forbes?»
le
tre si voltarono a guardarla, per poi ridacchiare imbarazzate
«Oh, giusto, tu non puoi conoscerla» ricordarono
«Diciamo che Caroline è una delle ragazze che ha
avuto maggiormente a che fare con i Kitsune.»
iniziò, Elena, mordendosi un labbro per poi ricordare gli
avvenimenti «Shinichi si è impossessato di lei
grazie ad un malach, quegli esseri che quel vampiro, quella sera, aveva
sul corpo, ricordi?» Sabrina annuì «beh,
era rimasta incinta di Tyler, uno dei pochi licantropi ormai in
circolazione in città e… mh… come
dire…»
«È
diventata una specie di lucertola mangia se stessa. Poi
tutto si è risolto. Fine.»
l’intervento
di Meredith, freddo come al solito, fece deglutire la bruna, quasi del
tutto disgustata al pensiero di cosa i Kitsune fossero capaci di fare
«Oh.»
fece, soltanto, con un mugolio «… gente che mangia
se stessa; gente che mangia carne viva di animali o persone…
bambini che si squartano… oh, beh…»
cercò di annuire convinta, sperando di riuscire ad attutire
il colpo mentale che ciò le aveva inferto
«Hm… può andare, si.»
«Credo
che prima o poi ti abituerai anche tu alla cosa…
forse.» Bonnie si grattò il capo, mentre la
campanella suonava «Non che io mi ci sia ancora
abituata» ridacchiò.
la
Evans allungò un flebile sorrisino, non sapendo se prendere
in
bene o male quelle parole.
«Beh,
ci conviene andare, ora» fece notare la cacciatrice, con un
sorriso, spingendo Bonnie verso la loro lezione «Ci vediamo
dopo!»
«Vado
anche io, allora» sorrise, Elena, scompigliando i capelli di
Sabrina «Stai tranquilla, ok? Bonnie a volte esagera con il
suo voler riparare la situazione. Ci vediamo dopo!»
la
bruna la salutò, mantenendo il sorrisino incerto,
dirigendosi, poi, alla sua lezione.
«Sinceramente:
potrei sapere tu che diavolo c’entri in tutto
questo?»
Damon
alzò gli occhi al cielo, mentre entrava in casa Evans, dopo
aver scassinato la porta.
«Sono
stato invitato ad entrare, quindi posso a mia volta aiutarti a vedere
se ci sia qualcosa di sospetto che la volpe abbia dimenticato in questa
stanza. Qualche indizio, qualcosa, che ci porti al suo
nascondiglio» Stefan portò le braccia al petto,
mentre lo seguiva in casa con a seguito Sage e i suoi animali, invitati ad entrare a loro
volta da Matt.
«Stefan,
tu crois vraiment que Shinichi est assez stupide pour laisser, par
exemple, une clé Kitsune nous apporter amour à sa
maison?!»
(Stefan, credi davvero che Shinichi sia così stupido da
lasciare, che so, una chiave Kitsune che ci porti amorevolmente a casa
sua?!)
Sage
ridacchiò, mentre si dava un’occhiata in giro,
lasciando che Saber fiutasse qualcosa che potesse tornare utile
«E
allora voi per quale motivo siete qui, Sage?»
il minore dei Salvatore lo guardò con aria saccente e il
rosso ridacchiò, facendo spallucce:
«Touché »
«La
smettete di fare i deficienti, voi due?» Damon
sospirò pesantemente, con le mani nelle tasche dei pantaloni
neri, iniziando a guardare nella stanza della ragazza. Sapeva benissimo
che fosse tutto inutile: Shinichi non era così sprovveduto
da lasciare qualche traccia che avrebbe permesso ad un incantesimo di
Bonnie di localizzarli, permettendo a Sage di condurli nel posto, lui
che era un Guardiano della Dimensione Oscura e che, da tale, poteva
condurli dappertutto in quel mondo.
Unica
pecca, era che persino lui, che conosceva benissimo il suo mondo, non
era a conoscenza della dimensione segreta dove i due Kitsune si erano
rifugiati.
La
prima idea era stata: una delle lune Kitsune. Ma a quanto pareva non
erano lì.
«Piuttosto,
come mai il tuo amico Mutt è rimasto fuori a fare da
guardia ad un presunto uomo nero che potrebbe apparire per uccidere tre
vampiri?» fece, con fare ironico, parlando normalmente,
sapendo che Stefan, seppur in altre stanza, lo avrebbe sentito comunque.
Il
moro dai capelli mossi sospirò, alzando gli occhi al cielo
«Matt
deve solo avvertirci se per caso i genitori di Sabrina tornassero
proprio oggi dal loro viaggio»
«Oh,
giusto» il fratello schioccò le dita
«Come ho
fatto a non pensarci! Se non fosse per lui, saremmo fottuti, in caso i
genitori arrivassero e trovassero
tre
vampiri a
rovistare fra i cassetti della biancheria intima della loro bella
figlioletta.
Oh,
caro buon vecchio, utile, Mutt.»
«Matt!»
lo corresse Stefan, alzando gli occhi al cielo.
Damon
sbuffò con aria scocciata «È
lo stesso!»
«Io
seriamente non capisco come tu possa essere così ironico
anche in certe situazioni» bofonchiò, il minore,
storcendo appena il naso ad un odore metallico proveniente da una delle
stanze che ancora non aveva perlustrato
«E
io non capisco come tu possa essere così costantemente
noioso, fratellino. Cioè, divertiti per una vol-»
«Credo
di essere costretto ad interrompere i vostri battibecchi amorevoli tra
fratelli» li interruppe Sage, fermo sulla porta della camera
da letto dei coniugi Evans, con espressione seria «Abbiamo
trovato qualcosa, a quanto pare.»
Damon
sussultò, correndo subito dall’amico, seguito da
Stefan, per poi dare un pugno alla porta, digrignando i denti
«Figlio di puttana!»
«Direi
di mettere queste decorazioni con lo scheletroooo… mh, qui!
Si.»
Elena
era intenta a dare disposizioni in palestra per le decorazioni della
festa di Halloween che si sarebbe tenuta quello stesso sabato, tutta
euforica per riuscire finalmente, dopo tanto, ad organizzare qualcosa
del genere alla Fell’s Church High School.
Sabrina
ridacchiò, salendo su una scaletta per appendere dei
palloncini al muro, color arancio e nero.
«Io
a dire il vero è la prima volta che mi occupo di queste
cose» rise «Nella mia vecchia scuola ero solo una
partecipante a balli e feste, non mi sono mai preoccupata
dell’organizzazione…»
aggrottò le sopracciglia, pensante «in effetti non
me lo hanno mai chiesto»
le
quattro scoppiarono a ridere all'unisono
«Oh,
beh, c’è sempre una prima volta» fece la
Gilbert, segnando su una lista tutto quel che occorreva per la festa
«Vado
a prendere qualcosa da sgranocchiare per tutte e quattro,
ok?» fece Bonnie, ridacchiando ancora, prima di allontanarsi
«Cerca
di non farti aggredire dagli altri ragazzi presenti in sala. Saranno
affamati anche loro, a causa della dittatura di Elena che li ha messi a
sgobbare da subito dopo le lezioni» le urlò dietro
Meredith, mentre gonfiava un palloncino a forma di fantasma.
Bonnie
allungò la risata, salutandole con la mano
«Arrivo!»
«Sabrina!»
la bionda la chiamò, facendola avvicinare «Ho
dimenticato delle cose in cortile da portare dentro. Mi aiuteresti a
prenderle?»
«Certo!»
la ragazza sorrise, mentre seguiva Elena fuori dalla palestra per
prendere l’attrezzatura per montare il piccolo palco dove si
sarebbero eletti la Regina e il Re del ballo di Halloween.
«Elena!»
la voce familiare di Stefan le fece voltare e la bionda corse subito,
con un sorriso, fra le braccia dell’amato
«Stefan!
Ma dove sei sparito tutta la mattina?» sorrise.
Lo
sguardo del vampiro, però, non preannunciava nulla di buono
«Abbiamo
delle cattive notizie.»
Sabrina
corse più forte che poteva, in casa propria, col respiro
irregolare e il battito cardiaco accelerato, mentre trovava un Damon
sulla soglia della porta della camera dei suoi genitori, che
l’afferrava le spalle, impedendole di entrare
«Non
è il caso che tu veda.» sussurrò
soltanto, guardandola negli occhi, iniziando ad usare un
pizzico del suo Potere su di lei
«Non
osare ammaliarmi!»
urlò la bruna, mentre lo scostava appena, per riuscire
infine a vedere lo spettacolo orripilante che si presentava davanti ai
suoi occhi:
i
corpi dei suoi genitori, - a terra, martoriati e fatti a pezzi, sparsi
in quella stanza che emanava quell’orribile tonfo di metallo
e morte - giacevano lì, senza vita, con una scritta in rosso
– probabilmente il loro stesso sangue - sulle pareti
bianche della
stanza.
“Toccare
gli stranieri, infondo, non conta, no?! Sopratutto se sono prede di
vecchia data.
Round 1. Damon.
1 a 0 per me.
Shinichi”
L’urlo
straziato di una Sabrina in lacrime, riecheggiò nella
stanza, mentre Damon cercava di tenerla salda fra le sue braccia,
cercando di farla calmare, a denti stretti.
Ed
ella
vomitò, disgustata per la visione, continuando a piangere a
singhiozzi.
Elena
portò una mano alle labbra, stringendosi a Stefan; e Bonnie
pianse, lasciandosi allontanare da Matt, lei che non riusciva a
sopportare simili visioni, mentre Meredith correva a prendere qualcosa
per ripulire la ragazza, cercando di rimanere il più fredda
possibile.
A
quanto pareva, Shinichi aveva iniziato il suo gioco.
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Capitolo 21 *** Capitolo Ventesimo ***
--- Capitolo Ventesimo ---
«Credi che il nostro regalino sia piaciuto,
nee-chan?»
Shinichi
sorrise, seduto sul divano in pelle scarlatto, stringendo Misao al
proprio petto e accarezzandole i lunghi capelli corvini, velati dal
colore acceso del fuoco ardente.
Martoriare
i corpi dei coniugi Evans, facendoli a pezzi per poi far trovare quel
dono alla loro figlia adorata, era stata un’idea a dir poco
meravigliosa: da quanto non si divertiva così tanto?!
Anche
se, doveva ammetterlo, la maggior parte del gioco lo aveva svolto sua
sorella minore.
Manovrare
la loro mente fino a spingerli a mangiarsi a vicenda era stato un vero
spasso, nonché una vera bazzecola, per lei.
Shin
si era solo limitato a scrivere col sangue, quel cortese bigliettino di
saluto, alle pareti della stanza da letto dei due sposi.
«Secondo
me è stato abbastanza gradito» rispose, Misao,
facendo materializzare nel vuoto, davanti a loro, la solita sfera che
usavano per guardare nei mondi altrui, dove al loro interno vi erano
Sabrina e la sua compagnia, in quella casa ormai piena di quel fetore
metallico e di morte.
I
singhiozzi strozzanti di udivano a gran voce, mentre sul volto della
Kitsune si allungava un sorriso soddisfatto «senti le loro
urla di gioia?» rise, poi, con la sua solita risatina acuta e
fastidiosa.
Il
fratello si costrinse a non tapparsi le orecchie, chiudendo solo un
occhio,
d’istinto.
Quella
risatina, seppur della sua amata sorella, era veramente fastidiosa.
«Questo
ci darà sicuramente un vantaggio»
constatò, o almeno sperò che il suo piano
stavolta non venisse sventato «non credo che Damon
trasformerà la ragazzina in vampira, rovinandomi i piani.
Lei sarà troppo presa da dolore, e seppur senza cuore,
sappiamo benissimo che il cattivo dei fratelli Salvatore, sotto sotto
non ha escluso l’umanità dalla sua vita.
O
non si sarebbe invaghito di lei.»
«Non
le ha mica detto di provare qualcosa per lei» intervenne,
Misao, inarcando un
sopracciglio, convinta di essersi persa qualcosa
«Certe
cose non bisogna obbligatoriamente dirle, nee»
una
risatina uscì dalle labbra del giovane Kitsune, mentre
aggrovigliava fra le dita, i capelli di Misao «avremo un bel
po’ di tempo di vantaggio, per agire come vogliamo,
sorella.»
«Se
la trasformasse in vampiro…» iniziò lei
«tutto sarebbe perduto. I vampiri non possono
procreare e ci servirebbe solo un fiore magico di una delle
sette lune Kitsune, per farla tornare umana»
«e
ci vorrebbe troppo tempo» concluse, il moro, facendo
spallucce
«fidati di me: le cose andranno come vogliamo,
stavolta.»
Era
chiusa in quella stanza da troppe ore, ormai, e senza alcuna
intenzione di aprire la porta.
Damon
sospirò, mentre ripuliva con Stefan e Sage, quel macello in
casa.
Matt
si era occupato di spostare i resti dei corpi, ormai chiusi in delle
buste nere, fuori dalla casa: era un lavoro schifoso, ma aveva deciso
di essere d’aiuto, e ora non poteva tirarsi indietro, seppur
sapesse che Damon gli avesse dato quel compito solo per burlarsi di
lui,
del quale ancora non aveva nemmeno imparato il nome.
O
semplicemente non vuole ricordarlo.
Arrivò
a quella conclusione, con un sospiro, il biondo, mentre si faceva
aiutare da Meredith a mettere le buste nel suo furgone rosso, per
andare a seppellire i corpi.
«Non
dovremo avvisare qualcuno?! Lo sceriffo?!»
azzarsò, il ragazzo,
storcendo il naso per il fetore che i corpi emanavano, in quella busta
che nonostante i vari strati, perdeva sangue.
«E
come lo spiegheremmo, secondo te?!» Meredith gli diede un
colpo in testa, scherzoso, cercando di sdrammatizzare un
momento
simile.Avrebbero
pensato dopo, che scusa trovare.
Il
cellulare squillò e lei si costrinse a cacciarlo dalla tasca
del giaccone di pelle, nonostante in quel momento rispondere alle
chiamate non era proprio una delle sue esigenze.
Ma
il nome che comparve sullo schermo come chiamata in entrata, le fece
allungare un sorriso sincero: solo lui in un momento come quello,
poteva rincuorarla un po’:
«Alaric»
rispose, allungando il sorriso, mentre – cosa che accadeva
raramente - un lieve velo di rossore le coprì le gote,
facendola arrossire.
«Ehi,
Mer!» la voce dall’altro lato del telefono sembrava
alquanto esausta, ma immensamente felice di sentirla.
Alaric
Saltzman si trovava in Africa per una ricerca, ormai da sei mesi, e
Meredith aveva organizzato con lui di andarlo a trovare in estate,
appena preso il diploma, per stare insieme un po’ di tempo,
dato che, seppur fidanzati, ne avevano davvero poco per vedersi e
sentirsi. «Ti disturbo?»
Meredith
diede un’occhiata a Matt e al furgone e ai sacchi neri che
contenevano i corpi martoriati e fatti a pezzi. Storse le labbra ma si
costrinse a mentire «No, figurati. Dimmi!»
Matt
allungò un lieve sorriso e quando la conversazione
iniziò a farsi abbastanza intima, finito di sistemare tutto,
preferì lasciare sola la ragazza alla sua chiamata romantica.
Almeno
uno di loro poteva provare qualche minuto di serenità, in
quel momento.
Bonnie
sospirò, lasciando Elena in camera di Sabrina a cercare di
convincerla a reagire: infondo dovevano trovare una scusa per la morte
dei suoi ed organizzare un funerale… e lei era brava anche
in quel tipo di organizzazioni, purtroppo.
La
strega si sedette sull’altalena in giardino, guardando il
cielo velato di un color arancio, mentre il sole tramontava.
Com’era
strana la vita… e dire che poco prima stavano organizzando
un ballo. E ora c’era da organizzare un
funerale…
«Quando
potremo stare in pace!?» scosse il capo, socchiudendo gli
occhi appena lucidi.
«Ehi!
Bonnie!» Matt stava per entrare in casa, quando, notandola,
decise di raggiungerla, sorridendo appena per poi carezzarle i ricci
capelli rossi, una volta faccia a faccia.
Quel
visino a cuoricino, pallido, era velato di tristezza.
Come
al solito, lei era quella che soffriva di più, per tutti.
«Che cosa c’è?»
«E
c’è da chiederlo, Matty?» scosse il
capo, lei, stringendosi istintivamente al suo petto «Non
potremo
mai vivere sereni, stando in questa città… quando
diavolo finirà tutto questo?
Fell’s
Church è il centro che collega il mondo alla Dimensione
Oscura… e non saremo mai tranquilli…»
Matt
la lasciò sfogare, stringendola e continuando ad
accarezzarle i capelli: infondo, aveva ragione.
Quante
volte anche lui aveva pensato di andare via da lì?!
Ma
era ovvio che non poteva farlo, sia per la sua famiglia, che per gli
amici e i ricordi che lo legavano a quel luogo spaventoso.
«A
volte vorrei solo andare via da qui» espresse, la rossa,
chiudendo gli occhi marroni, esprimendo a parole quel che il biondo
aveva solo pensato «ma so che non è
possibile… e non è nemmeno
giusto…»
«Pensavo
lo stesso…» Matt socchiuse gli occhi, alzando poi
lo sguardo al cielo e allungando nuovamente un sorriso, cercando di
tirarne su uno anche a lei.
Riabbassò
lo sguardo su Bonnie, pizzicandole il nasino «ma sai una
cosa? A me mancherebbe
soprattutto
l’ottimo gelato che fanno qui! Il più buono di
tutto il mondo!»
la
strega scoppiò a ridere, scuotendo il capo
«Matt… non sei proprio un bravo comico,
né tantomeno un bravo attore»
il
ragazzo arrossì appena ma tenne il sorriso ben stampato sul
viso e lei continuò:
«ma
grazie… meno male che ci sei tu.»
«Cerca
di capirmi» iniziò, Elena, seduta sul letto dove
Sabrina era rannicchiata su sé stessa, continuando a
singhiozzare in
quella fase di dopo-shock dovuto alla visione orribile che si era
ritrovata davanti «lo so che è difficile, ma io
opterei per incidente stradale. Gettiamo la macchina nel fiume. Nessun
corpo si trova, lì dentro, e nessuno sospetterebbe
nulla.»
un
sorriso forzato si allungò sul suo volto, mentre le
accarezzava quei capelli castani che ormai arrivavano quasi alle spalle
«I miei sono morti così… chi meglio di
me può, quindi, dirti che è la scelta
migliore!?»
Ma
Sabrina non aveva per niente voglia di ascoltare simili cose, non in
quel
momento.
Sapeva
che era necessario sbrigarsi, che era necessario trovare una scusa;
seppellire i corpi; fare un degno funerale alla memoria dei suoi
genitori, ma al momento non voleva sentire nulla ma solo star
lì, a piangere, da sola, fino ad addormentarsi e sperare che
al risveglio, tutto tornasse come prima che si trasferisse in quella
città dannata e, nel caso, impedire ai suoi di fare quel
trasferimento.
E
voleva Angel, anche, accanto, ma a quanto pareva, l’amica,
aveva il telefono spento ed era chissà dove, con suo padre,
fuori città.
«Sabrina…»
«Lasciami
sola, Elena…» singhiozzò, la bruna,
stringendo gli occhi e il volto, poi, sul cuscino «non
ora… non adesso… lasciami
stare…»
la
Gilbert sospirò, annuendo appena per poi alzarsi dal letto,
accarezzandole il capo un’ultima volta «quando stai
meglio… noi ti aspettiamo di là…
ok?»
ma
Sabrina non rispose ed Elena lo prese come un assenso, lasciando la
camera.
Il
capo si voltò d’istinto verso la stanza dei
coniugi Evans, mentre passava per il corridoio, Elena, sentendo Stefan
e Damon discutere: a quanto pareva, Sage, era andato via per cercare di
trovare un modo per tornare nella Dimensione Oscura con più
persone.
«E
tu credi veramente di poter fare Superman da solo, se Sage trova
almeno un modo per portare te, in quel posto maledetto?»
stava dicendo Stefan, con voce nervosa ma sempre calma, come al solito.
Damon
alzò gli occhi al cielo, leccandosi le dita sporche del
sangue che avevano appena finito di ripulire «Ti ricordo,
mister
codardo-mi-sono-fatto-salvare-da-Damon-mentre-piangevo-come-un-deficiente-in-una-cella-e-facevo-amicizia-con-una-volpe-gay,
che il sottoscritto ti ha salvato il culo, quando ti trovavi
lì, senza via d’uscita!» fece,
allungando un sogghigno «E ci sono tornato anche una seconda
volta per farmi una principessa vampiro che mi ha fatto tornare come
sono, visto che per colpa
tua ero
diventato umano»
«Mia?»
Stefan sgranò appena gli occhi «Per colpa della tua stupida
curiosità!»
«Non
vi sembra che sia il caso di chiudere questa inutile
discussione?» Elena decise di intromettersi, infine,
sospirando pesantemente «Siete sempre i soliti
bambini!»
Il
minore dei Salvatore si voltò a guardarla, arrossendo appena
per poi
alzare le mani «Mi dispiace, amore! Hai ragione.»
Damon
scosse appena il capo, alzando per la seconda volta, infastidito, gli
occhi al soffitto «Ma andatevene a fanculo tutti e
due!» fece, per poi uscire nervosamente dalla stanza.
Stefan
sospirò pesantemente, scompigliandosi i capelli
«Mi
farà uscire fuori di me, un giorno o
l’altro!»
Elena
sorrise, correndo ad abbracciarlo «Cerchiamo di capirlo,
Stefan… credo che anche Damon, in questo momento, stia
vivendo una situazione alquanto particolare per se
stesso…»
il
vampiro inarcò un sopracciglio
«Cioè?»
la
bionda ridacchiò «Dopo la delusione avuta da me e
Katherine, amore mio, si ritrova di nuovo a provare qualcosa per
qualcuno, nonostante non ne avesse più intenzione»
Si
sedette sul tetto, il vampiro corvino, mettendo le mani fra i capelli e
lasciandosi andare, poi, ad un suono gutturale e pieno di fastidio:
quella
volpe aveva di nuovo fatto ciò che mai si sarebbe
aspettato,
e ciò lo faceva andare fuori di sé.
Com’era
possibile che fosse così imprevedibile dopo tutto il tempo
passato a combatterlo?!
Si
morse un labbro, abbassando lo sguardo sul balcone della camera da
letto di Sabrina.
Che
fare?! Andare da lei… ma per dirle cosa?!
«Mi
sto imputtanando da solo.» ringhiò, dando un pugno
ad una delle tegole che componevano il tetto «Maledizione!»
Oo Angolino dell'Autrice oO
Ed
eccomi qui col nuovo capitolo. Mi scuso per la scarsa frequenza di
aggiornamenti ma ho davvero tantissimo da aggiornare come storie XD
Vi avviso che ho corretto tutti i capitoli precedenti, aggiungendo
anche qualcosina, quindi, nell'attesa del nuovo capitolo, se volete
rileggerli e farmi sapere che ve ne sembra delle nuove cose e la
grammatica, mi rendereste contenta :D un bacio a tutti e grazie a chi
mi segue da 4 anni e a chi è un nuovo arrivato, che commenta
o legge soltanto.
Al prossimo capitolo <3
MikuChan
|
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Capitolo 22 *** Capitolo Ventunesimo ***
Importante:
Avendo modificato i
capitoli precedenti, aggiungendovi varie cose, suggerisco a chi ne ha
la pazienza, di rileggerseli prima di leggere questo capitolo. Se non
ne avete voglia, potete chiedermi spiegazioni nella recensione o in
privato, su una cosina presente in questo capitolo - perché
aggiunta negli scorsi solo ieri - e vi spiegherò in breve xD
grazie e buona lettura <3
--- Capitolo Ventunesimo ---
«So
che la scelta repentina può non piacerti, amore, ma vedrai
che ti troverai bene a Fell’s Church. È una
città estremamente misteriosa e piena di enigmi»
Rosalie
sorrise, mentre portava a tavola un piatto di Lasagna. Come al solito
suo marito Joseph era in ritardo, chiuso nel suo studio per sistemare
le ultime cose da mandare all’Editor.
La
scelta di trasferirsi in una nuova città, solo per potersi
concentrare meglio sul lavoro, era stata dettata dagli ultimi
avvenimenti che in questa si erano presentati, e di cui avevano parlato
al notiziario.
Quasi
la metà della popolazione si diceva che fosse andata
incontro a qualche virus inspiegabile, e che poi fosse guarita come se
nulla fosse mai accaduto.
Qualcuno
aveva poi messo a tacere la notizia, ma i coniugi Evans non potevano
farsi scappare quella ghiotta occasione.
Vivere
in un luogo talmente spettrale e pieno di mistero, avrebbe dato spunto
per altri thriller emozionanti.
Di
certo quella che era meno entusiasta della cosa era la loro unica e
amata figlia, Sabrina, la quale avrebbe dovuto cambiare stile di vita e
amicizie al solo ultimo anno di liceo non ancora iniziato.
«Io
non sono d’accordo» borbottò la ragazza
di diciassette anni, giocherellando con la forchetta nella sua porzione
di cibo, senza alcuna voglia di nutrirsi.
Le
stavano chiedendo, da giorni ormai, di abituarsi ad abbandonare Angel e
tutti i suoi amici – Mattew compreso. Lei che tanto sperava
che fra loro potesse accadere qualcosina di più di una
semplice amicizia - «ma alla fine cosa conta il mio parere?!
Da minorenne, sono costretta a seguirvi»
«Amore…»
la donna dai capelli ramati sospirò, sedendosi accanto alla
figlia per poi appoggiarle una mano sul braccio «cerca di
capire. È lavoro. E non sono molte ore di treno da qui.
Potrai vedere i tuoi amici quando vorrai»
«Possiamo
chiudere qui la discussione.» Sabrina borbottò
ancora una volta, alzando gli occhi al cielo.
In
quel momento soltanto, Joseph Evans varcò la soglia della
cucina e si avvicinò alla sua adorata bambina, chinandosi
per poi darle un bacio sulla fronte «Ancora discussioni,
donne?»
«Mh»
mugugnò soltanto, questa, salutando a sua volta il padre con
un bacio «dobbiamo davvero trasferirci,
papà?»
«Non
è un obbligo» rispose l’uomo, sedendosi
al suo posto tavola per poi addentare la cena già nel
piatto, servito poco prima da sua moglie «vogliamo farlo.
Tutto qui» accarezzò i capelli corti della figlia,
allungando un debole sorriso «Ti farai nuovi amici. Quella
cittadina non sembra tanto male, nonostante le dicerie della quale
è vittima»
Sabrina
non rispose e Rosalie parlò «Credo sia un bene
anche per te, cambiare città, dopo l’avvenimento
degli scorsi mesi con Nathaniel.»
un
silenzio quasi assordante si fece padrone della piccola stanza composta
da solo il mobilio necessario ad una cucina.
Volete
allontanarvi solo per vergogna, quindi?! Ma
quelle parole la ragazza le pensò soltanto, non riuscendo a
trovare il coraggio per esprimerle ad alta voce. Credete
che io sia una pazza assassina e che sia meglio scappare, ora che i
processi e le sedute dagli psicologi e psichiatri sono finiti.
Si
alzò, scusandosi per non aver concluso la cena e si
allontanò, dirigendosi alla propria stanza.
Non
le era stata affibbiata una colpa d’omicidio e alla fine la
sentenza era stata “Legittima difesa e mancanza di
facoltà d’intendere e di volere, sotto fase di
shock”. Ma questo non voleva dire che lei non si sentisse
colpevole. Non ricordava nulla di quella sera, era vero, ma rimaneva
che Nat fosse morto dopo esserle saltato addosso… e
sicuramente la colpa doveva essere sua, dato che erano soli.
Si
stupiva ancora che gli amici non l’avessero allontanata ma
che anzi, le fossero rimasti accanto ancor con più amore,
soprattutto Angel White, la sua migliore amica d’infanzia.
Sospirò
pesantemente, sedendosi sul davanzale della finestra al secondo piano
del loro appartamento condominiale e alzò gli occhi al
cielo, perdendosi nel pallore di quella luna che quella sera sembrava
sempre più grande.
Forse,
però, era davvero meglio che cambiasse aria e seguisse i
suoi genitori senza fare troppe storie.
Fell’s
Church non era tanto male come cittadina, e dopo i primi giorni,
ambientarsi non era stato tanto difficile.
Una
cosa che aveva apprezzato particolarmente era stata la presenza di
quella foresta a poco da casa sua, la quale le dava la sensazione di
trovarsi ancora nel suo vecchio appartamento, portandola per qualche
attimo fuori dalla realtà tanto schifosamente dura.
La
cittadina era piccola e con pochi abitanti quindi arrivare un
po’ ovunque anche senza auto, non era un problema, e le
persone sembravano molto socievoli a dire il vero.
«Mamma?!
Papà?!»
Forse
era rientrata a casa ad un’ora troppo tarda e i suoi stavano
già dormendo. Stupido
cellulare scarico! Pensò,
infilando le chiavi di casa nella serratura, accorgendosi solo in quel
momento che la porta d’ingresso era aperta.
Inarcò
le sopracciglia e un senso di soffocamento le riempì il
petto, facendole venire una sorta di brutto presentimento.
«Mamma?!
Papà?!» urlò ancora una volta, con voce
appena tremante e spaventata stavolta, mentre ispezionava le stanze del
piano terra, non trovando però, alcuna traccia dei suoi
genitori.
Si
fermò davanti alle scale, mettendo una mano salda sulla
ringhiera, indecisa se salire o meno al piano superiore.
Si
fece finalmente coraggio e mosse qualche primo passo, salendo con
esitazione un gradino alla volta, sino a trovarsi nel corridoio
principale del secondo piano di quella villetta color giallo antico.
Dei suoi genitori sembrava non esserci nemmeno l’ombra.
Quando
finalmente si decise ad andare a controllare nella loro camera,
un’ odore nauseante le pervase le narici man mano che si
avvicinava alla loro porta.
Splash.
Il
suono procurato da una scarpa che calpesta l’acqua le fece
abbassare lo sguardo, quando si ritrovò davanti alla porta
bianca della camera da letto dei due coniugi, con la mano ferma sulla
maniglia.
… liquido rosso..?!
Col
corpo appena scosso da un tremore di paura e dalla consapevolezza di
cosa – senza che se lo spiegasse – sapeva ci fosse
lì dentro, aprì la soglia e gli occhi le si
sgranarono, paralizzandola appena: i suoi genitori erano in terra,
fatti a pezzi in una pozza di sangue.
«Questo
è il mio piccolo dono per te» il respiro del
proprietario di quella voce le sfiorò l’orecchio
sinistro, mentre delle mani le afferravano saldamente le braccia.
Riaprì
gli occhi con un urlo, ritrovandosi davanti quelli bui come la notte di
Damon Salvatore.
Non
si era neanche accorta di essersi addormentata e solo la presenza del
ragazzo corvino davanti a sé, le fece rendere conto che
purtroppo tutto ciò che la mente le aveva proiettato in
sogno, non fosse solo frutto di Morfeo.
Il
vampiro, dal conto suo, si era precipitato nella camera della Evans non
appena aveva sentito un lamento, temendo in un ritorno di quel
maledetto demone Kitsune.
«Damon…»
ella farfugliò, per un attimo ancora spaesata su dove si
trovasse e sulla situazione avvenuta, mentre si guardava poi intorno,
come in cerca di qualche indizio che le spiegasse cosa stesse accadendo.
Ma
dentro di sé sapeva benissimo che ciò che era
accaduto non poteva cambiare solo perché lei non voleva
accettarlo: i suoi genitori erano morti ore prima e la cosa non poteva
cambiarla nessuno.
Il
Salvatore rimase in silenzio a guardarla, sapendo che da un momento
all’altro quel piccolo corpo sarebbe scoppiato in qualche
modo che non riusciva a prevedere.
«sono
morti…» continuò Sabrina, quasi
esitante nell’allungare quel flebile sorriso lungo il volto.
Ancora una volta lui non cambiò espressione né si
mosse, attendendo che lei sfogasse quel che sentiva dentro.
«sono morti sul serio…» le labbra di lei
iniziarono a tremare appena, mentre pronunciava quelle parole che le
trafiggevano il cuore ad ogni sillaba «sono
morti!»
ed urlò, infine, ritrovandosi a colpire il petto del moro
con dei pugni, per sfogare con qualcuno quella rabbia che sentiva
dentro e che non riusciva a controllare. Sapeva che non era colpa di
Damon Salvatore se fosse accaduto tutto ciò, e che i Kitsune
l’avevano puntata sin dalla sua cittadina di
nascita… ma sentiva anche che era solo con lui che poteva
sfogarsi senza farsi alcun problema.
Di
certo Elena era stata dolce a starle accanto, ma lei non aveva bisogno
di qualcuno che cercasse di tirarla su di morale, che tentasse di farle
passare lo shock e le ricordasse che al momento era più
urgente organizzare una scusa per la morte e un funerale per i suoi
genitori.
Non
aveva bisogno di tutto questo.
Aveva
bisogno di qualcuno che la sentisse urlare in silenzio e la confortasse
senza parole di consolazione o di circostanza e che non cercasse di
ricordarle cosa fosse giusto e cosa invece sbagliato.
Damon
la lasciò sfogarsi, permettendole di colpirlo con tutta la
forza che poteva avere in corpo e solo quando i colpi di affievolirono
l’afferrò per i gomiti, stringendola al suo petto.
Sabrina
sgranò appena gli occhi a quel gesto per poi stringerli
appena, di nuovo, lasciandosi andare ad un’ulteriore pianto e
stringendosi poi a lui, a sua volta.
«Damon…»
«Non
ti dirò cosa è giusto e cosa no»
iniziò lui, guardando davanti a sé, fuori da
quella finestra dove il tempo ormai preannunciava pioggia.
Indurì lo sguardo «ti dico però, che
quei due moriranno.» non stava cercando di consolarla,
confortarla o altro, semplicemente stava facendo quello che, ancora una
volta, quel suo stupido cervello gli diceva di fare, e che forse
sicuramente avrebbe rimpianto. Ma al momento non importavano i suoi
conflitti interiori sul suo pulsante difettoso
dell’umanità. «Li ucciderò
con le mie stesse mani»
Oo Angolino dell'Autrice oO
Ammettetelo,
avete pensato: questa ci ha abbandonato di nuovo! XD Eh no, stavolta vi
aggiorno più frequentemente - se 4 mesi possono ritenersi
tali.... ma vabbé -
Che dire, gli scorsi giorni ho aggiustato, modificato e aggiunto cose
negli scorsi capitoli - che spero rileggiate - e ora sono soddisfatta
al cento x cento della FanFiction.
Dopo tanto che non scrivo, devo ammettere di non essere soddisfatta al
cento per cento di questo capitolo, ma mi piace comunque :) il casino
vero e proprio succedetà nei prossimi.
Rileggendo ho anche constatato che, come dicevate voi, i miei
personaggi sembrano davvero quelli dei libri D: cavolo! Non credevo che
fossi così brava (viva la modestia(?)). No, seriamente, sono
soddisfatta come mi capita di rado xD
Ci vediamo nel capitolo 22. Grazie a tutti voi che da anni continuate a
seguirmi, e grazie ai nuovi arrivi, che recensite o leggete soltanto
<3 Un bacio e alla prossima.
MikuChan (Si, ho cambiato nick xD)
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Capitolo 23 *** Capitolo Ventiduesimo ***
---
Capitolo Ventiduesimo ---
«Dovrei
organizzare il funerale»
Sabrina
riuscì finalmente a farfugliare qualcosa senza singhiozzare.
Da quanto tempo era che Damon la teneva stretta(?!). Ancora non poteva
credere che proprio lui si stesse comportando in un modo
così dolce e così umano.
Doveva
davvero essere in uno stato pietoso per fare quell’effetto
anche all’uomo di ghiaccio.
«Dovresti»
rispose soltanto, questi, allungando un sorrisino «o
lapislazzuli è capace di crearti un super funerale quando
non ce ne sarebbe affatto bisogno» la Evans si
lasciò scappare un risolino e lui continuò
«per me non ci sarebbe neanche bisogno, a dire il vero.
Seppelliamoli e basta»
«Stai
parlando dei miei genitori!» lei indurì lo
sguardo, scuotendo poi il capo mentre si staccava finalmente dalla sua
presa «Bisogna fare le cose per bene. Hanno avuto una morte
orribile, ma non devono avere anche un seppellimento uguale.»
quelle parole le colpirono il petto come mille pugnali: ancora non
poteva credere a ciò che era accaduto.
Quel
maledetto demone volpe stava giocando con Damon per un conflitto avuto
in passato e come se non bastasse il fatto che la stesse seguendo dalla
sua vecchia cittadina, ora si stava anche burlando di lei per colpire
lui. Questa cosa le metteva rabbia, ma il vampiro non aveva colpe,
infondo.
«Voi
esseri umani avete davvero troppe cose stupide a cui
aggrapparvi» il moro sbuffò, alzandosi dal letto.
«Mi
sembra che un tempo sia stato umano anche tu» gli fece notare
la ragazza, alzandosi a sua volta. Era sicura che se non lo avesse
fatto in quel momento, non avrebbe più trovato la forza per
non lasciarsi sprofondare in quel materasso.
Salvatore
si voltò a guardarla e allungò un sogghigno
«Quindi ti sei veramente ripresa.» fece con tono di
scherno, evitando la sua frase «Ammirevole»
«Ah-ha»
ella gli fece una linguaccia, dandogli poi un colpo sul petto. Gli
strinse la maglia nera, quasi senza accorgersene, allungando un
sorrisino appena imbarazzato «grazie»
farfugliò e l’uomo fece finta di non capire cosa
lei volesse veramente dire: una parte di lui si sentiva davvero
rincuorato nel vedere che la sua presenza le avesse appena giovato,
mentre l’altra metà si dava dello stupido per
preoccuparsi ancora una volta di una stupida femmina umana.
«Damon…»
lo chiamò ancora, e lui si voltò a guardarla
chinando appena lo sguardo su quella figura minuta e più
bassa di lui di qualche centimetro
«Mh?»
«quando…
sarà il caso…» continuò
«sappi che ho qualcosa di importante da
dirti…» non che ci fosse realmente qualcosa da
dire, e il vampiro sapeva bene a cosa forse voleva riferirsi la
ragazza. Infondo avevano fatto l’amore e lei si era donata a
lui, mostrandogli quel sentimento che nessuno dei due riusciva a
decifrare ma che sembrava legarli anche contro la propria
volontà. Ma non volle dire nulla di sbagliato o che potesse
ferirla, non quella volta. Rimase solo in silenzio per poi annuire con
un sorriso appena accennato.
«Se
vuoi che ti tocchi ancora, basta chiederlo»
scherzò, aspettandosi quella reazione prevedibile che la
Evans aveva mostrato molte volte in quei mesi che si conoscevano.
Però essa non arrivò, bensì al suo
posto ci fu quel visino che alzava verso di lui con un’
espressione imbarazzata e le gote che, prendendo colore, accentuavano
l’odore del sangue tanto delizioso che circolava in quel
corpo.
«Ehi»
sussurrò, chinandosi su di lei quel che bastava per trovarsi
a pochi centimetri da quel volto che ora stringeva in una mano
«se fai così, però, potrei saltarti
addosso e cibarmi di te nuovamente»
quelle
parole la fecero sussultare appena: non era riuscita a dire una parola
e adesso aveva anche una leggera voglia di prenderlo a schiaffi, a dire
il vero, ma quel respiro caldo sul viso non faceva altro che mandarla
maggiormente in confusione.
«…
andiamo di là…» riuscì solo
a farfugliare mettendogli una mano sul petto per allontanarlo da
sé quel che bastava per avviarsi a raggiungere la porta. La
aprì e continuando a dargli le spalle, uscì dalla
stanza.
Damon
Salvatore rimase ancora un attimo lì dentro, immobile. Poi
uno sbuffo di risata gli uscì dalle labbra mentre si
accingeva a raggiungere la fanciulla che aveva appena varcato la soglia.
«Matt
è andato a seppellire i cadaveri. Provvederemo a fargli fare
una lapide proprio in quel posto. Ammaliando qualche addetto, nessuno
farà domande» stava dicendo la voce di una
Meredith che Sabrina riuscì a sentire distintamente dal
corridoio mentre si avviava al piano di sotto: dovevano essere in fondo
alle scale a parlare.
Aveva
cercato di evitare di lanciare uno sguardo alla stanza dei suoi
genitori dove ancora un’ orribile tonfo di sangue lasciava la
sua scia. Doveva cercare di pensare razionalmente e non farsi venire
un’ennesima crisi: non poteva permetterselo. Quelle ore
passate a piangere e in uno stato vegetativo, potevano bastare. E
doveva anche ammettere che se adesso riusciva a stare in piedi era
anche grazie alla figura di quell’uomo in nero che
– lo sentiva – muoveva qualche passo silenzioso
dietro di lei.
«Stefan
è andato a prendere della benzina con Sage» fece,
invece, una voce sospirante: quella della piccola Bonnie dai riccioli
rossi
«L’unica
scusa è quella dell’incendio improvviso. Diremo
che Sabrina era a casa di una di noi.» quella invece, era
riconoscibilmente la voce di Elena. «Forse in questo momento
solo Angel che è sua amica da anni, potrebbe aiutarla come
sembra che non riusciamo a fare noi»
«Non
è vero!» si decise finalmente ad intervenire, la
Evans, scendendo la scalinata che la divideva di qualche metro dai suoi
compagni.
Nel
vederla, questi ebbero una reazione fra lo stupore e la contentezza.
«Ti
sei alzata» disse la Gilbert, avvicinandosi di corsa a lei
con un ampio sorriso «oh, come sono contenta»
allungò le sue braccia per stringerla, quando
notò la figura in nero del maggiore dei fratelli Salvatore
che scendeva le scale poco dopo la bruna. Il sorriso si
allungò: Quindi
dobbiamo ringraziare lui.
Dalle
facce di Meredith e Bonnie, si vedeva chiaramente che Elena non era
stata l’unica a pensarlo.
Sabrina
sorrise con un velo d’imbarazzo e tristezza «Hai
ragione: c’è tanto da fare»
farfugliò, stringendola a sua volta «e io voglio
dare il meglio ai miei genitori» gli occhi le si fecero
appena lucidi «anche se non è quello che mi
aspettavo»
la
bionda le carezzò i capelli con fare materno mentre la rossa
si avvicinava a loro due e le stringeva in un abbraccio a tre
«Loro saranno felici di saperti bene. E noi faremo di tutto
per farti stare bene»
la
cacciatrice annuì, avvicinandosi anch’ella alle
tre ragazze «Una volta bruciata la casa»
iniziò senza mezzi termini: infondo era da lei parlare
chiaramente anche se a volte non sembrava il caso «sai dove
andare? Se vuoi stare da Angel, nel frattempo che lei torni, puoi stare
da una di noi»
quando
l’abbraccio di gruppo si sciolse, Sabrina scosse il capo
«Credo sia l’unica soluzio-»
«Starà
da me» le quattro amiche si voltarono di colpo verso la voce
che aveva appena pronunziato quelle parole: Damon.
«Da
te?!» esclamarono quasi all’unisono.
«Da
me.» ripeté lui con espressione indecifrabile sul
volto. Poi un ampio sorriso fiero si allungò su quel viso
dai bei lineamenti «Fra tutti voi, io e Sage siamo gli unici
in grado di proteggerla. E io ora abito con quel pazzoide e i suoi
animali, se rammentate» fece spallucce «non ho
intenzione di costringere una donzella a fare sesso a tre, se
è questo che vi preoccupa»
il
volto di Bonnie e Sabrina avvampò contemporaneamente mentre
Meredith schioccò le dita delle mani, pronta a colpirlo
«Salvatore: io e te già non abbiamo un buon
rapporto. Ti conviene non peggiorarlo»
«Damon…»
Elena sospirò ma poi ridacchiò appena
«credo che la tua idea sia fattibile»
«Che
cosa?!» quella domanda retorica quasi urlata uscì
dalle labbra delle due fanciulle più timide del gruppo.
Damon
ammiccò «Pettirosso, se vuoi unirti a noi non
c’è bisogno di farlo capire tanto
chiaramente»
La
strega boccheggiò più volte per poi prendere la
scarpetta che aveva al piede e gettargliela dietro.
L’uomo
rise, prendendola con riflessi pronti «E mamma mia!»
«Bonnie
getta una scarpa. Damon: cosa hai combinato?» la voce di
Stefan, appena rientrato in casa con Sage e Matt, quasi
echeggiò nel corridoio. Il fratello rise soltanto, facendo
spallucce.
«Amore!»
la Gilbert gli corse incontro, cingendogli il collo con le braccia
«Abbiamo pensato che – fino al rientro di Angel
– Sabrina potrebbe stare da Damon e Sage»
«Che?!»
il fratello minore dei Salvatore inarcò un sopracciglio
guardando prima la sua amata e poi suo fratello «Ti
comporterai bene, spero. Per una volta»
«Io
mi comporto sempre bene, noioso Stefan» rispose
l’altro con uno sbuffo ironico «bene secondo i miei
standard»
«Oh,
mais qu'est bonnes nouvelles!»
(Oh, ma quale buona notizia!) Sage allungò un sorrisino per
poi portare le mani unite e ammiccare verso la ragazza divenuta da solo
poche ore, orfana «Ci divertiremo un sacco, mon
cherì!»
«Ehm…»
Matt si schiarì la voce, alzando al cielo due recipienti di
benzina «allora… che facciamo con
queste?!»
Sabrina
ebbe un colpo al cuore nel notarle e d’istinto strinse una
mano a Damon ancora accanto a lei. Lui inarcò un
sopracciglio ma la lasciò fare, quasi incurante, mostrandosi
indifferente alla cosa. Ma poi quella stessa mano strinse quella della
ragazza.
Ciò
che accadde nelle ore che seguirono fu per la Evans quasi troppo
veloce.
Sentiva ancora il calore della sua casa in fiamme e lo sguardo fermo
che aveva su di essa mentre la vedeva cadere a pezzi per poi
allontanarsi prima che qualcuno si accorgesse del fuoco e li trovasse
lì.
L’unica
cosa che aveva voluto salvare, oltre a qualche vestito, era quel diario
iniziato solo da poche pagine. Sentiva un masso nel petto e quasi le
sembrò che le gambe non la reggessero più, ma non
voleva e non poteva ancora lasciarsi andare… almeno non
prima della cerimonia funebre per i suoi amati genitori.
Caro Diario,
è accaduto tutto davvero troppo in
fretta. Ieri sera ho dovuto fingere di trovarmi a casa di Elena e
quando lo
sceriffo mi ha chiamata per darmi la brutta notizia, non è
stato molto
difficile per me, piangere quelle lacrime già versate, per
la morte della mia
mamma e del mio papà.
Perché si: sono morti… e tutto a causa
di quel maledetto Shinichi. Io so cosa vuole da me, ma posso
assicurarti che
non riuscirà mai ad averla vinta. Lo devo ai miei genitori.
E a Damon. Già,
Damon. Sono a casa sua, adesso. È da ieri sera che dormo qui
ma lui è stato
fuori fino a pochi minuti fa. Non so dove sia andato ma io sono rimasta
sola
con Sage che mi ha piacevolmente fatto compagnia.
Tra poche ore ci sarà il funerale dei
miei e non sono davvero pronta ad affrontare tutto questo. È
da ieri in tardo
pomeriggio che cerco di non crollare più… ma
credo che durante la funzione
funebre non riuscirò a farne a meno e tornerò a
disperarmi. Spero solo di
riprendermi presto da questo dolore e questo shock che so non
passeranno mai ma
che so anche di dovermi portare velocemente alle spalle per poter
affrontare
una dura battaglia che mi coinvolgerà maledettamente da ora
in avanti. Non so
nemmeno se vivremo fino a questa notte.
Ho paura.
PS: E Angel
non risponde alle mie
chiamate. Dove diavolo sarà finita con suo padre?!
Sabrina
Damon
le mise una mano sulla spalla nel momento in cui lei chiuse il diario e
sussultò per poi voltarsi a guardarlo con un sorriso appena
accennato.
Lui
avrebbe voluto fare qualche battutina sul diario, ma sapeva bene quando
era e non era il caso di fare lo stupido, lo spiritoso o lo stronzo.
Nonostante tutto lo sapeva benissimo.
La
ragazza annuì a quella domanda silenziosa per poi alzarsi
dalla sedia della camera che le era stata affidata –
confinante con quella del vampiro dai capelli corvini - «Sono
pronta» farfugliò, aggiustandosi la gonna di quel
vestito nero «andiamo.»
La
funzione religiosa per il funerale non durò molto. In quel
periodo invernale di fine ottobre Sabrina non sentiva neanche il freddo
nelle vene, tanto era quel glaciale inverno che ormai le occupava il
cuore.
Sebbene
sapesse che non fosse opportuno, chiese di essere lasciata per qualche
minuto da sola a dare l’ultimo saluto ai suoi genitori. Una
lacrima solitaria le rigò il volto quando ormai fu sola con
il solo rumore delle ali di un corvo che svolazzava sopra la sua testa.
Oo Angolino
Dell'Autrice oO
Che dire. Questo
capitolo dicevo tanto: non riuscirò a scriverlo per mancanza
d'ispirazione - e invece mi sono uscite 6 pagine delle quali sono molto
soddisfatta :) spero piaccia anche a voi <3
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi, recensendo o leggendo
soltanto <3
Ci vediamo nel capitolo ventitreesimo (wow e chi si aspettava che
questa storia divenisse così lunga XD)
Un bacio <3
Vostra MikuChan
|
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Capitolo 24 *** Capitolo Ventitreesimo ***
--- Capitolo
Ventitreesimo ---
Caro Diario,
è
una settimana, ormai, che vivo nell'appartamento di Damon –
con Sage a farci compagnia ma che da qualche giorno è
sparito nella Dimensione Oscura con Taalon e Saber per cercare un
qualcosa che possa esserci d'aiuto contro i Kitsune che hanno ucciso i
miei genitori -.
Secondo il
parere di Stefan, Damon dovrebbe intestarmi l'appartamento per evitare
che un qualsiasi vampiro non autorizzato entri e possa farmi del male,
ma né io né suo fratello siamo stati d'accordo.
Non so dirti quale sia stato il motivo che abbia spinto Damon a
rifiutare ma il mio è stato un senso logico: Shinichi e
Misao sono dei demoni che a quanto pare non hanno problemi ad
intrufolarsi nelle abitazioni altrui senza alcun invito, ed
è contro loro che stiamo combattendo quindi una simile
precauzione sarebbe del tutto inutile.
Capisco la
preoccupazione di Stefan, è anche carino a preoccuparsi per
me... ma al momento mi sento in una fase di totale apatia. Mi viene
spesso da pensare che coinvolgerli in una simile battaglia per una
“sciocchezza” che riguarda solo me e non la loro
incolumità, è del tutto un atto stupido ed
egoistico.
Potrei
cedermi a quel maledetto Kitsune come desidera, dargli un benedetto
bambino e alla fine concludere la mia esistenza.
Non sono di
certo un tipo depressivo che tenta atti suicida, non lo sono mai
stata... ma qui non parliamo solo di me. E sinceramente mettere in
pericolo la vita delle persone a cui tengo solo per salvare la mia non
è né da me né una voglia che ho o una
cosa sulla quale sono pronta tranquillamente a passarci sopra.
La morte dei
miei genitori è stata come strapparmi una parte del mio
cuore dal petto e ancora mi incolpo per la loro dipartita...
è stata solo colpa mia e di conseguenza non ho intenzione di
permettere che anche altri paghino questo prezzo. Non per me.
Quando Damon
mi lascerà sola, troverò il modo di agire.
«Sei
sempre qui a scrivere sciocchezze!?» Sabrina
sussultò quando il corpo di Damon Salvatore le fece ombra
mentre si chinava per sbirciare le parole su quel diario comprato solo
da poco tempo come a voler dare forma al detto “casa nuova,
vita nuova”.
Si
preoccupò di chiuderlo velocemente ma senza destare sospetti
ed allungò un sorriso appena accennato.
Nonostante
la convivenza e quello che era accaduto fra loro quella notte che
sembrava ormai così lontana, non era accaduto null'altro.
Una
parte di lei era dispiaciuta e voleva chiedere per il vampiro cosa
avesse significato il sesso avvenuto senza premeditarlo, per lui. Era
stato improvviso, entrambi si erano lasciati andare senza pensarci due
volte... ma nessuno dei due ne aveva fatto alcun riferimento.
Ma
per quanto volesse chiedere spiegazioni, altrettanto cercava di
evitarle sopratutto per il piano che aveva in mente.
Se
avesse anche solo minimamente sospettato che il bel moro avesse avuto
un qualche affetto per lei – confermando quelle sensazioni
che provava spesso ma alle quali evitava di dar peso -, allora non
sarebbe più riuscita a mettere in atto il suo piano suicida
ed egoisticamente avrebbe desiderato di vivere – rischiando
la vita di tutti – solo per stargli accanto.
O
poteva anche accadere il contrario, chissà.
Ma
preferiva non rischiare.
Fece
spallucce e gli rivolse la parola «Elena mi ha raccontato di
come hai letto il suo diario più volte e dato che lo hai
fatto anche col mio prima di questo, eviterò di tenerlo in
un posto che tu possa trovare facilmente»
il
vampiro si rimise composto e rise mostrando la bianca dentatura dai
canini leggermente più appuntiti del normale «E tu
credi che io non conosca la mia casa?! So dirti dove si trova ogni
singola vite»
«Allora
vorrà dire che ne creerò una io che tu non
sappia»
Damon
rise sonoramente a quella frase prevedibile e alzò le mani
in segno di resa «Touchè!»
chinò appena il viso di lato per poi osservarla con
espressione più seriosa «Non avrai intenzione di
commettere qualche sciocchezza suicida, vero?! Ci siamo già
passati troppe volte con Elena e sinceramente non ho intenzione di star
dietro ad un'altra mocciosa col complesso del supereroe.»
un
brivido gelido le percorse la schiena a quelle parole: Damon era
davvero troppo previdente!
Ma
non poteva permettere che sospettasse anche solo minimamente di aver
ragione. Ed in parte era anche stanca di essere paragonata ogni qual
volta ad Elena. “Non fare questo perché lo ha
fatto Elena”. Era dannatamente frustrante e fastidioso.
Si
mise una mano sul cuore con finto fare affranto e cercò di
essere più sincera possibile «Si. Mi hai
scoperta» sospirò col tono di chi chiaramente
stava scherzando ed alzò lo sguardo su di lui
«Adesso hai intenzione di chiudermi qui – legata al
letto, magari - ?»
il
Salvatore assottigliò lo sguardo e per un attimo alla Evans
mancò il respiro per la preoccupazione che la sua
messinscena non avesse funzionato. Ma al contrario di ciò
che temeva sul volto di Damon si allungò un sorriso
sollevato seppur sinistro «Non sarebbe una cattiva
idea» disse prima di scompigliarle i capelli e darle le
spalle «Ma proverò a fidarmi di te. Per una
volta.»
Ahia.
L'aveva
praticamente colpita in pieno petto peggio di una pallottola.
Damon
non si fidava di nessuno. Damon non si era mai fidato di lei. Damon
Salvatore portava dentro delle ferite così grandi che lei si
chiedeva come riuscisse a portarne tranquillamente il peso senza
mostrare un attimo di cedimento o preoccupazione.
Le
avevano raccontato di come si comportasse da stronzo per scappare da
quei calci che aveva avuto ogni volta... ma vederlo era davvero diverso.
Quando
lo vide avvicinarsi alla porta fu spinta dal desiderio di allungarsi,
correre verso di lui e fermarlo, ma invece rimase ferma su quella sedia
come se vi fosse stata incollata.
Strinse
i pugni «Dove vai?»
Il
giovane uomo si voltò a guardarla dalla spalla con malizia
«Ehi: devo prenderla come un modo carino di invitarmi a
restare con te?»
Sabrina
arrossì e gonfiò le gote voltando lo sguardo
lontano dalla sua visuale «Ciao. Sparisci.»
in
quell'istante però sentì quella mano fredda
afferrarle saldamente il mento e il suo sguardo s'incatenò a
quello oscuro del vampiro dai capelli corvini.
Usare
l'ipnosi su di lei però non era possibile visto che da
qualche giorno avevano iniziato – sotto consiglio di Bonnie
– a farle assumere della verbena.
Allora
cosa diavolo sta facendo..?!
Il
cuore perse un battito nell'attimo in cui Damon avvicinò il
volto sempre più al suo sino a poggiare la fronte contro
quella di lei e leccarle le labbra con la punta della lingua
«Non farmi pentire di averti lasciata sola»
sussurrò con voce raggelante e quasi minacciosa mentre si
allontanava nuovamente da lei.
La
Evans sentì un vento gelido sfiorarle il viso accaldato per
la presenza dell'uomo.
Non
capì subito cosa volesse dire se non quando lui
varcò la soglia della sua camera da letto e le
parlò prima di andare via ed uscire qualche minuto dopo di
casa «Vado a nutrirmi. Non fare sciocchezze.»
E
quando si ritrovò sola la paura di ciò che poteva
già fare – forse troppo presto – prese
il sopravvento.
«Non
trovi di stare un po' troppo fermo a far nulla, onii-chan?!»
Misao sbuffò scocciata mentre limava le lunghe unghia
laccate di smalto rosso, seduta su quel divano in pelle bordeaux della
loro villa antica in una delle lune Kitsune della Dimensione Oscura.
Shinichi
– voltato fino a pochi attimi prima ad osservare le lune alte
in cielo, dalla finestra della loro camera da letto – le
regalò un'occhiata fugace.
«Che
gusto ci sarebbe ad attaccare una preda nel momento in cui si aspetta
l'attacco, nee-chan: sai dirmelo?!»
la
sorella inarcò un sopracciglio e fermò per un
attimo la lima per alzare lo sguardo ed incrociare quello dorato di suo
fratello maggiore. Lo invitò a continuare e il demone
allungò un sogghigno «Io preferisco procurare
paura nel cuore e nell'animo delle persone, dovresti saperlo. Rendere
la loro vita un inferno pieno d'ansia su come e quando verranno uccisi;
spaventarsi per il minimo rumore o la prima penombra della notte;
camminare per strada col cuore in gola e sussultare ad ogni tocco
imprevisto ed infine – ormai convinti di preoccuparsi
inutilmente per tutto – avvicinarmi a loro e spaventarli
ancor più nel momento di guardia abbassata e godere delle
urla impotenti mentre ottengo ciò che sono andato a prendere.
Questo
è ciò che amo pregustarmi prima di attaccare una
preda.»
Misao
ridacchiò con il suo solito tono di voce squittente e
fastidioso mentre tornava a fare il suo lavoro di bellezza «A
volte credo che tu sia davvero pazzo e diabolico più di
quanto né io né te immaginiamo»
il
ragazzo allungò ancor più il sorriso e fece
qualche passo per avvicinarsi alla sorella ma il suo avanzare si
fermò nel preciso istante in cui anche Misao
fermò il movimento della mano con la lima e il ghigno di
entrambi risuonò come una musica lugubre in quella stanza
accompagnata dalla voce di quell'umana che stava invocando il nome del
diavolo.
Shinichi
guardò la donna Kitsune e materializzò una porta
con una delle chiavi demoniache «A quanto pare ho una visita
da fare. Infondo non è cortese far attendere una donna che
chiama con così ardore e paura il tuo nome».
Oo Angolino dell'Autrice oO
Yeah!
Ho il computer nuovoooo *^*
Devo essere sincera: arrivati a questo punto non so quanti cavolo di
capitoli mancano alla fine xD non immaginavo neanche di riuscire ad
arrivare a 23 con tante idee. Bah, secondo me mi prolungherò
ancora per molto - per la vostra gioia o tortura xD -
Shinichi è un vero demonio ma devo ammettere che sono fiera
di me sopratutto per quanto riguarda interpretare lui che a parere mio
è il personaggio più difficile da capire e
scrivere.Non credevo di avere una mente tanto diabolica e perversa(?)
Ahah.
Detto ciò, ringrazio tutti voi che recensite e leggete
soltanto. Mi piacerebbe sapere il vostro parere scritto ma so che non
tutti si divertono a recensire quindi vi ringrazio anche solo di
leggere. Per me è già tanto vedere la mia storia
nelle preferite di 97 persone <3 (senza contare i seguiti o da
ricordare)
Ci vediamo nel capitolo 24 <3
Un bacio a tutti voi <3
MikuChan
|
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Capitolo 25 *** Capitolo Ventiquattresimo ***
--- Capitolo
Ventiquattresimo ---
L'aura
umana che fino a qualche attimo prima lo aveva invocato era
improvvisamente sparita, allontanata da qualche parte. Shinichi
inarcò un sopracciglio per poi assottigliare gli occhi
perplesso.
Sabrina
Evans, quella che quasi riteneva la donna del suo nemico più
potente – Damon – prima lo aveva evocato e adesso
non si trovava in quell'appartamento dalle pareti rosse e i mobili
eleganti in stile moderno.
Si
lasciò scappare uno sbuffo sogghignante. Non ci avrebbe
messo molto a localizzarla ma come aveva detto a sua sorella Misao
pocanzi: che gusto c'era ad attaccare una preda quando se lo
aspettava(?!).
Se
la piccola e stolta umana voleva giocare, allora avrebbe giocato
volentieri. Infondo si sapeva quanto lui amasse simili svaghi, se
così li si poteva definire.
Se
era fuggita per paura o se fosse stata scoperta da qualcuno, poco
importava «Vorrà dire che ci divertiremo a
torturare qualcun altro ancora un po', prima di passare a te, ai»
schioccò le dita e facendo ricomparire la chiave Kitsune,
aprì un varco che lo conducesse dalla sua prossima vittima
sacrificale.
«Ma
dico io: sei impazzita per caso?!»
Sabrina
non sapeva dire con certezza cosa fosse accaduto in quei brevi istanti
in cui aveva visto una luce materializzarsi nella stanza –
dalla quale si aspettava l'entrata in scena del demone volpe -. Sapeva
solo che un attimo prima era lì mentre l'attimo dopo eccola
nella foresta poco lontana dalla sua abitazione ormai in cenere e la
casa di Angel e suo padre.
E
poi per l'appunto c'era la sua amica dai lunghi capelli corvini e gli
occhi di un intenso azzurro cielo che la scuoteva – tenendola
con entrambe le mani sulle spalle – con fare nervoso e a dir
poco furibondo.
Sicuramente
era stata lei ad allontanarla da casa di Damon ad una
velocità impressionante.
«Volevi
per caso farti uccidere?! Non sono sparita per vederti andare incontro
al suicidio, deficiente!»
le parole arrabbiate che l'amica continuava a sbraitare a voce alta
arrivarono al suo cervello quasi in un secondo momento e per un attimo
la guardò spaesata, come se avesse appena compreso
ciò che era accaduto.
«Angel..?!»
farfugliò con espressione mista fra stupore e tristezza.
Strinse affranta gli occhi e allungò un sorriso tremante
«Sei tornata...»
la
vampira fermò per un attimo il suo scuoterla e rimase in
silenzio il tempo necessario per guardarla con preoccupazione. In
effetti Stefan le aveva parlato del lutto della sua migliore amica e
essere così dura una volta riviste dopo settimane poteva
esser sembrato esagerato. Ma diavolo! Si era preoccupata da morire
quando aveva sentito quelle stupide parole d'evocazione ad una morte
certa dopo uno schifo di stupro!
«Si»
disse soltanto con espressione ancora seria, ancora troppo arrabbiata
per riuscire ad allungare un sorriso almeno confortante «sono
tornata stamani e sono passata da Stefan che mi ha dato spiegazioni
sugli ultimi avvenimenti»
«Angy...»
le labbra di Sabrina tremarono ancora come lievemente il suo corpo
mentre gli occhi marroni si riempivano di lacrime che però
non colarono immediatamente sulle guancia rosee «mi sono
preoccupata così tanto...» singhiozzò
prima di stringersi a lei e lasciarsi andare ad uno sfogo di pianto
quasi rannicchiandosi come una bambina che si sente finalmente al
sicuro fra le braccia materne. White dapprima rimase appena sorpresa
per imbarazzo, poi allungò finalmente un debole sorriso,
stringendola a sua volta mentre l'amica continuava a parlare
«è stato terribile... e avevo paura di aver perso
anche te, l'unica parte della mia famiglia che mi è rimasta.
Credevo che fossi arrabbiata con me per quella stupida lite a casa di
Stefan – che ti giuro ho già dimenticato -. E
credevo veramente di non vederti più! Per quanto io voglia
bene a tutti loro, ad Elena, Stefan, a tutti... tu non sei sostituibile
da loro. Loro non saranno mai quelle braccia di sostegno che sei
tu...»
Angel
nascose delle gote arrossate a quelle parole e quasi si commosse
voltando il capo di lato mista fra felicità e imbarazzo dato
che proprio non se le aspettava, sopratutto perché il motivo
per il quale era sparita con suo padre non era affatto quello che la
sua migliore amica credeva.
«Sabri...»
la scansò lievemente da quell'abbraccio per guardarla ancor
seria in volto «non fare mai più una cazzata del
genere: intesi? Sul serio. Non sono andata via per il motivo che credi
tu. Per me è tutto ok fra me e te, stupida.»
la
Evans, ancora con le labbra protese verso un'espressione di dispiacere,
annuì, sentendosi subito stupida per aver fatto una simile
sciocchezza in quel momento di debolezza e depressione. Ma sentiva che
ora la vicinanza di Angel l'avrebbe aiutata a superare la cosa tutti
insieme.
E
si sentiva in colpa per Damon, adesso. Se lui fosse tornato e non
l'avesse trovata, avrebbe perso del tutto quel briciolo di fiducia che
aveva deciso di darle con tanta fatica dato il suo passato.
«D'accordo...»
farfugliò ma la vampira la scosse appena
«Me
lo devi promettere»
sapeva bene che una promessa per entrambe era importante, quindi
l'unico modo per essere sicura che non facesse più simili
atti suicida era fargliene fare una «E dopo ti
riporterò indietro e ti spiegherò
tutto» fece una lieve smorfia disgustata «e a tal
proposito dobbiamo discutere di questa convivenza col demente dei
Salvatore. Non oso neanche immaginare cosa ti abbia costretta a
fare»
Sabrina
rise appena a quella frase e annuì ancora una volta
«Va bene. Lo prometto» fece mentre l'altra
allungava un sorriso soddisfatto «E ti giuro che Damon e io
non abbiamo fatto niente in questa settimana. Siamo quasi stati come
due estranei che si danno solo il buongiorno e la buonanotte
– tanto per dire -»
l'altra
inarcò un sopracciglio «Mi vuoi far credere che
Mister tiprendocontrolatuavolontàvuoiononvuoi schifoso
bastardo: non ha fatto nulla di nulla?! Cazzo. Allora dovete essere
entrambi malati. Tu per la tua attrazione per lui e lui per boh,
qualcosa che avrà» alzò un dito di
colpo per enfatizzare le ultime parole «che sicuramente non
è un sentimento! Lui sentimenti non ne ha»
Sabrina
alzò gli occhi al cielo fingendo uno sbuffo
«Portami indietro prima che perdiamo anche la sua alleanza,
và!»
«Si
può sapere chi ti ha invitato ad entrare in casa
mia?» Damon inarcò un sopracciglio rimanendo per
un attimo fermo sulla soglia della porta d'ingresso quando vide Angel
seduta sul divano in pelle nera del salotto che parlava con Sabrina.
Avevano
deciso di comune accordo di non dire niente al vampiro dell'evocazione
suicida della sciocca umana.
White
allungò un sorrisino sornione «E' la casa di un
vampiro, deficiente. Non ho bisogno di essere invitata ad
entrare.»
il
Salvatore si chiuse la porta alle spalle e diede uno sbuffo
«Allora forse dovrei accettare l'idea di Stefan di intestare
la casa a questa piaga umana»
«Ehi!»
Sabrina si tolse una pantofola per poi buttargliela contro
«Questo è il ringraziamento per tenerti la casa
pulita e cucinare. Ma tu guarda!»
«Ti
ricordo che cucini per la tua vita,
bambolina cara: non per me. Io bevo ben
altro» le sorrise di scherno rilanciando la pantofola ai suoi
piedi e lei arrossì di colpo mentre si avvicinava alle donne
per poi accomodarsi con poca grazia sulla poltrona davanti al divano
– divisi da un piccolo tavolino in vetro -.
Angel
diede una veloce occhiata all'amica e si fece sempre più
convinta di quanto fosse in uno stato critico quella ragazza. Forse era
davvero amore per Damon, ma lei sperava che fosse solo una cosa
passeggera. Quell'uomo era troppo meschino per lei e non aveva di certo
intenzione di cederla ad un tipo come lui. La sua migliore amica
meritava di meglio.
«Quindi
cosa ci fai qui?!» ribadì il vampiro corvino
spostando la sua attenzione sulla vampira «Mh?»
«Sono
qui per romperti le scatole con un allegro dibattito. Non lo trovi un
buon motivo?» la ragazza tornò a dargli attenzione
– seppur minima – col sorriso beffardo lungo i
lineamenti pallidi del viso «Prima di tutto potrei elencarti
le cose che non mi piacciono di questa storia, partendo dalla vostra
convivenza che sono sicura sia per un secondo fine»
Damon
portò una mano sul petto «Touchè! Hai
scoperto i miei piani di maniaco sessuale su donne appena maggiorenni.
Non sai a quanti Ménage
à trois l'ho
costretta a partecipare con me e Sage»
A
quel nome la mora sussultò impercettibilmente mentre la
mente si allontanò ad improvvisi pensieri all'incontro
casuale che aveva avuto nella Dimensione Oscura con il ragazzo in
questione.
«Essere
venuta qui con l'aiuto di mio padre è stata una vera perdita
di tempo. Maledizione!» Angel sbuffò mentre si
incamminava per le stradine illuminate costantemente da quel fastidioso
sole rosso.
Nella
Dimensione Ocura – fatta eccezione per le inavvicinabili lune
Kitsune dove dimoravano quegli schifosi demoni – non
esistevano il giorno e la notte. Il sole era costantemente rosso a
causa di quel sole – che lei immaginava essere in
realtà una delle lune – rosso alto nel cielo ad
ogni ora. Quindi dormire era stato del tutto impossibile e non solo per
il soggiorno in quello schifoso Motel gestito da quei pochi esseri
umani che erano costretti a vivere in quel mondo come schiavi degli
esseri della notte.
Che
vita di merda,
si ritrovò a pensare la vampira mentre cacciava dalle labbra
l'ennesimo sbuffo.
Più
di una settimana persa in quel posto inutilmente. Quelle volpi erano
dannatamente astute da non permettere a nessuno di avvicinarsi alle
loro dimore. Persino pagare qualcuno per aver un pass o farsi
accompagnare era impossibile. Si chiedeva seriamente come avrebbero
fatto ad affrontare quel problema. E l'idea di aver lasciato sola
Sabrina per tutto quel tempo non la rassicurava affatto. Ma almeno
poteva dire di essersene andata solo per il suo bene, e non per sempre.
«Angel?!
Vous êtes ami Stefan et Damon Angel, non?»
(Angel?! Tu sei Angel, l'amica di Stefan e Damon, vero?)
La
ragazza si ritrovò quasi costretta a girarsi a quelle parole
dette da una voce alquanto familiare seppur conosciuta da poco. Sorrise
però nel ritrovarsi di fronte la figura affascinante e
muscolosa di quel vampiro dalla carnagione abbronzata e i lunghi
capelli rossi che come al solito – a torso nudo –
camminava accompagnato dal suo cane demoniaco e quel falco sulla spalla
dalle unghia infilzate in quella pelle ormai abituata: Sage, se non
ricordava male. Il francese.
«Bah,
di Stefan certo ma di Damon possiamo anche cancellarlo»
rispose con una risatina mentre lo salutava con lo sguardo «E
tu devi essere Sage, se non ricordo male, il vero ed unico amicogay di quel
vampiro di merda»
il
rosso inarcò un sopracciglio a quelle parole guardandola
dapprima con stupore per poi scoppiare a ridere sonoramente
«Io non sono gay!»
«Oh...»
Angel arrossì appena per la gaf, grattandosi il collo dietro
la nuca «scusa... è che sembri così...
affiatato con lui che...»
«Sono bisexuels»
le
parole della mora si bloccarono di colpo mentre gli regalava
un'occhiata con fare quasi ovvio «e allora è lo
stesso»
il
vampiro francese schioccò la lingua per poi dissentire
muovendo l'indice della mano sinistra «Invece est différent»
le enfatizzò con lo stesso fare ovvio dell'altra
«mi piacciono entrambi i sessi, mon
tresor»
«...
si... d'accordo...» gli diede le spalle come per andarsene e
lasciarlo solo quando lui le afferrò un braccio con fare
curioso
«Cosa
ci fai nella Dimensione Oscura tutta sola? E sopratutto: come sei
entrata qui?» infondo lui era uno dei Guardiani e vedere una
persona del tutto “normale” entrare ed uscire senza
problemi quando anche lui non aveva il potere di riportarvici Damon,
era del tutto inusuale.
«Hai
tempo da perdere?» ed infondo Angel pensò che
quell'affascinante compagnia non sarebbe stata del tutto male o inutile.
Meglio
dimenticare quel che è successo dopo. Pensò
fra sé tornata alla realtà da quel momentaneo
Flash Back interrotto dal suono della porta che si riapriva.
Damon
sbuffò sapendo già di chi fosse tornato
«Damon!
Mon amour!»
Sage allargò le braccia in segno di saluto seguito a ruota
dai suoi fedeli animali mentre chiudeva la porta di casa una volta
entrati tutti nell'abitazione «Ti sono mancato?»
«Per
niente» sbuffò l'amico voltando lo sguardo altrove
nell'appoggiare il gomito sul manico della poltrona e appoggiare la
guancia nel palmo della mano alzata.
Intanto,
però, allungava un sorrisino.
Sabrina
ridacchiò nel salutare Sage e quando il vampiro si
voltò per ricambiare e notò Angel, un largo
sorriso si allungò sul suo volto raramente malizioso
«Regardez
qui est ici»
(Guardate qui chi c'è)
Angel
sospirò. Il
mio sesto senso non sbaglia mai.
Oo Angolino dell'Autrice oO
Holaaaaa!
<3 <3 <3
Dio da quanto tempo era che non aggiornavo a soli due giorni di
distanza da un capitolo e l'altro xD che dire, questo miracolo
è dovuto ad una certa Hinata che non solo ha risvegliato le
mie idee e la mia voglia di scrivere flash, ma ha anche recensito
facendo la nottata tutti i miei capitoli uno x uno senza fermarsi (in
meno di 24h, gente!) quindi eccole per regalo un capitolo con il
ritorno della nostra cara Angel. In questa storia succedono sempre
più casini e ormai sono convinta che arriverà a
100 capitoli(?)
Sperando che vi piaccia il mio lavoretto vi ringrazio ancora tutti per
le recensioni e le letture che regalate alla mia ficcy <3
Un bacio a tutti voi e ci vediamo nel capitolo 25 <3
MikuChan
|
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Capitolo 26 *** Capitolo Venticinquesimo ***
AVVERTENZE:
Questo capitolo contiene
contenuti piccanti.
--- Capitolo Venticinquesimo ---
Erano
passati un paio di giorni da quando Angel aveva incontrato Sage nella
Dimensione Oscura.
Quel
giorno, ancora chiusa in quel luogo tetro, gli aveva dato appuntamento
in casa sua, avendo la sicurezza che il padre fosse impegnato.
Non
le andava di parlare per strada, e l'unico posto che conosceva sicuro,
era proprio la loro abitazione momentanea.
Non
aveva potuto invitarlo prima per via del carattere iperprotettivo, per
quanto avesse potuto dirgli che era gay - essendo fermamente convinta
che lo fosse -, non le avrebbe mai permesso di restare da sola in casa
con un uomo.
Testardo
com'era aveva rifiutato di credere che la sua 'bambina' fosse cresciuta.
Sghignazzò,
sapendo che il padre non la pensava minimamente capace di avere qualche
rapporto ravvicinato con un essere di sesso opposto.
Era
vero che si era fermata ai preliminari, mai andata fino in fondo, ma
per una sua decisione e non di certo per altro. Si era ripromessa che
non si sarebbe concessa prima della maggiore età, per quanto
gli ormoni la facessero impazzire.
Ora
che era maggiorenne però, tornata a Feel's Church, non aveva
incontrato nessuno di realmente interessante, apparte Stefan. Non
faceva altro che pensare al minore dei Salvatore che le aveva stregato
il cuore ormai da troppo tempo…
Peccato
quest'ultimo avesse occhi solo per la stupida umana che reputava
“la sua fidanzata”.
Prima
o poi avrebbe escogitato un piano per farle avere 'casualmente' un
incidente mortale, ci poteva scommettere!
Osservò
l'orologio malridotto alla parete della sua camera dove la carta da
parati sembrava reggersi per miracolo, e agguantò dei
pantaloncini neri ed una semplice maglia a maniche corte rossa, prima
di scendere al piano di sotto.
Le
18:30, a momenti il rosso sarebbe arrivato.
Il
padre era tornato sulla terra degli umani per delle faccende urgenti,
così ne aveva approfittato per chiamare Sage. Non le piaceva
molto stare sola in quel posto, la inquietava.
Sentì
bussare alla porta, sussultò scansando tutti i pensieri di
pocanzi, e nascondendosi dietro la lastra di legno, la fece cigolare
per permetterle di mostrandole la figura di Sage, accompagnato come suo
solito dall'inseparabile Saber e Taalon.
Non
aveva pensato agli animali ma fortunatamente avevano un giardino sul
retro.
«Ehi,
ti dispiace se ci spostiamo fuori?! Se mio padre trova qualche pelo o
piuma, scopre che ho fatto entrare qualcuno e mi ammazza...»
disse, grattandosi la nuca con evidente disagio.
«Nessun
problema, mon
tresor.»
il mezzo vampiro rispose con un cenno della testa, indicando la porta
del giardino ai due compagni che eseguirono immediatamente l'ordine.
«Posso
dargli qualcosa?» chiese, poi, la bruna, avvicinandosi al
frigorifero.
«Della
carne cruda andrà benissimo.» fece, lui,
accomodandosi alla sedia più vicina alla portafinestra.
La
giovane si piegò verso l'ultimo scomparto in basso,
lasciando in bella mostra le lunghe gambe perlacee.
Il
rosso sbuffò un una risatina compiaciuta e
accavallò le gambe, nell’osservarla. Doveva
crederlo davvero gay ai punti estremi, per ignorare così
tanto il fatto che fosse un uomo, infondo.
La
corvina prese due belle fette alte di carne e le mise in due ciotole,
prima di muovere qualche passo ed arrivare ai due animali per disporle
davanti a loro; accarezzò il grosso cagnone e
tornò al frigorifero.
Era
una situazione alquanto strana ma infondo era stata lei a chiamarlo per
chiedere aiuto, no?! Nella Dimensione Oscura, da quanto era
lì, non aveva scoperto altro che cose che già
sapeva, sui due Kitsune… a parte il fatto che avevano
più alleati di quanto si credesse. Davvero non
c’era modo a parte la loro forza, di uccidere quei due
pazzoidi?!
Nonostante
quei pensieri, preferì voltarsi verso Sage e fare gli onori
di casa «Lei, invece, cosa desidera, signore?»
fece, mostrando l'interno del frigo abbastanza vuoto.
«Hai
da bere? Magari qualcosa di super alcolico?» fece lui in
tutta risposta, sogghignando. Se aveva accettato di aiutarla, a dire il
vero, non era solo per la sua amicizia con Damon che lo spingeva a
farsi in quattro per salvare la donna che il ragazzo al momento aveva a
cuore, nonostante non volesse ammetterlo, ma era anche
perché, doveva essere sincero, aveva notato un certo non so
che in Angel sin dal primo sguardo che si erano scambiati
inconsapevolmente. Quella ragazza aveva qualcosa di così
simile a lui che per la prima volta in tutti i suoi secoli di vita, lo
facevano sentire meno solo nel suo io. Infondo lui era il figlio di
Satana e di una vampira… e chi meglio di un mezzo sangue
come Angel, poteva capirlo?! Anche se non le aveva parlato per nulla di
sé, a parte del suo ruolo come Guardiano della Dimensione
Oscura per ordine di suo padre.
«Mh,
abbiamo un intenditore qui, eh?!» sorrise lei, mettendosi
sulle punte per raggiungere uno scaffale alto.
Sentì
il rosso alzarsi dalla sedia e raggiungerla e le fece scivolare una
mano su un fianco, mentre aderendo alla sua schiena si all'ungo alle
sue spalle per raggiungere le bottiglie.
Il
sangue iniziò a ribollirle nelle vene. Non capiva il
motivo… ma Sage aveva un non so che di simile a
lei… lo aveva capito da subito.
Da
quanto tempo non aveva un contatto così ravvicinato con un
uomo?!
Dei
brividi iniziarono a percorrerle tutta la pelle quando lo
sentì distaccarsi dal suo corpo.
«Questo
andrà benissimo» le sorrise, mostrandole la
bottiglia di Jack Daniel's ancora non aperta.
Quest'ultima
un po' rossa in volto gli sorrise di rimando, tornando al frigo e
prendendo la Vodka alla pesca. «Io opto per questa».
Erano
seduti a quel tavolo da ormai un paio d'ore.
La
giovane gli aveva spiegato dettagliatamente come era riuscita ad
entrare nella Dimensione Oscura, grazie a delle conoscenze sicure del
padre.
Era
incredibile come fossero riusciti a trovarsi in quel luogo
impenetrabile e dannatamente enorme, nonostante potesse non sembrarlo.
L'uomo
osservò il tavolo completamente coperto di carte, e
portò una lunga ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio
destro, cercando di raccapezzarsi su quello che erano riusciti a
mettere insieme con le loro scoperte forse inutili.
«Allora...
cerchiamo di ricapitolare...» fece la ragazza, parecchio
nervosa.
Sage
la osservò portarsi freneticamente le lunghe ciocche dietro
le orecchie senza darsi pace.
Si
erano scolati entrambi diversi alcolici, e l'aria cominciava a farsi
pesante nonostante fossero entrambi vampiri e forse l’alcool
non avrebbe dovuto procurare chissà quanti effetti dannosi.
«Shinichi
e Misao arrivano a Feel's Church richiamati dall'energia sprigionata
dopo il ritorno di Elena dall'Altro Lato. Vogliono impossessarsi della
Città e rivendicare il Potere delle linee
energetiche...» iniziò il rosso leggendo un foglio
dove avevano appuntato diverse cose.
«Per
riuscirci, stringono un'alleanza con quel coglione di Damon, nel quale
Shinichi ha precedentemente insinuato un malach, controllandone la
volontà. La volpe maledetta lo costringe a sequestrare Matt
ed Elena. Poiché i due ragazzi si rifiutano di fare
ciò che gli viene ordinato, Damon li frusta e beve il sangue
di Matt. Porta poi via quella gallina di Elena in auto, ma la biondina
si lancia fuori dalla portiera e il suo gesto fa liberare Damon dal
controllo di Shinichi...» continuò lei,
massaggiandosi le tempie per le troppe informazioni.
«Il
kitsune viene raggiunto da Damon, che lo intrappola in un Kekkai
insieme a sua sorella, e porta il vampiro nel loro cottage nel bosco,
dove lo lascia a curare Elena. Successivamente, i due kitsune catturano
i loro amici e li torturano, ma la ragazza interviene e riesce ad
afferrare Misao. Dopo aver perso tre code, la kitsune le rivela due
indizi su come trovare Stefan ed intanto, Shinichi, lotta contro
Damon...» Sage sorrise di quello scambio di parole nel
mettere insieme i pezzi del puzzle.
«Temporaneamente
sconfitti, i due fratelli decidono di aiutare Elena e gli altri a
recuperare Stefan: Shinichi inserisce nella mente di Damon la mappa per
la Dimensione Oscura.
Al
ritorno del gruppo con Stefan, Shinichi compare davanti ai loro occhi
sotto forma di ologramma e, mentre li distrae, cerca di portargli via
una sfera stellata di Misao, ma viene fermato da Matt e Damon.
Successivamente, a causa dell'utilizzo del Potere contenuto nella sfera
stellata da parte di Damon, Misao inizia a deperire fisicamente,
rischiando di morire…» Angel si alzò
dalla sedia, allungandosi verso un mobile basso da cui prese una
bottiglia di vetro.
«Il
fratello, furioso, intercetta Bonnie ad una vendita di schiavi nella
Dimensione Oscura e la tortura, cercando intanto di capire come sia
venuta a conoscenza della storia sui Sette Tesori Kitsune, rubati alla
sua razza molto tempo prima. La rossa gli viene portata via da Damon.
Shinichi, allora, torna a Fell's Church sotto le mentite spoglie di
Stefan, ma viene subito scoperto e imprigionato, insieme a Misao, che
aveva tentato lo stesso trucco. I due kitsune riescono però
a liberarsi. Misao, ormai troppo debole, viene assorbita dal fratello,
che torna nella Dimensione Oscura per raggiungere la sfera stellata
più grande che esista per metterci dentro la sorella,
cosicché si possa riprendere...» concluse infine,
Sage, sistemando i fogli in un unica pila, osservando divertito la
ragazza che cercava di aprire la bottiglia.
Finalmente
riuscitaci tornò barcollando verso il tavolo poggiando la
bottiglia.
«Vous
ne pensez pas que vous avez eu assez, jolie?»
(Non pensi di aver bevuto abbastanza, carina?) Chiese, il rosso,
poggiano il mento sulla mano al bordo del tavolo.
«Oooh
non cominciare a parlare in francese, che non ci capisco niente...
» fece, quest'ultima, versando il vino rosso come il sangue
dentro il bicchiere del ragazzo.
«Uhlalà!
Non mi dire : è proprio quello che penso io?»
chiese con sguardo complice, Sage, afferrando il bicchiere e facendo
oscillare al suo interno il liquido tanto simile al sangue.
«Se
intendi il Black Magic... si: proprio quello...» Angel si
sedette sul tavolo, accavallando le gambe. Osservò il rosso
sorseggiare lentamente quel vino così saporito, invidiando
sia il bicchiere che quel nettare stesso, per riuscire ad entrare in
contatto con quelle labbra così carnose e succulente che
purtroppo non avrebbe mai potuto avere.
Ma
che diamine di pensieri le venivano in testa?! Sicuramente era colpa
dell’alcool.
Sospirò
frustrata, afferrando direttamente la bottiglia e bevendo anche lei.
«Chérie,
je ne pense pas que vous pouvez résister à
beaucoup d'alcool.»
(Tesoro, non credo tu regga molto l'alcool.) ridacchiò,
vedendo come la ragazza si fosse letteralmente attaccata alla
bottiglia. Si alzò dalla sedia raggiungendola al bordo del
tavolo. «E se ne volessi ancora un pò?!»
chiese malizioso, poggiando le mani al bordo, ognuna rispettivamente
accanto ai suoi fianchi.
La
corvina finalmente si staccò la bottiglia dalle labbra,
assumendo un colorito ancora più acceso e sorridendo al
ragazzo. «Oh, se solo tu non fossi Gay, ti avrei dato
volentieri il vino in un'altra maniera...»
scherzò, afferrando nuovamente il suo bicchiere e
riempiendoglielo.
Il
vampiro roteò gli occhi al cielo per poi tornare ad
osservarla. «Mi pare di averti già detto che sono
bisessuale.» ribadì, allungando un braccio e
prendendo il bicchiere.
«E
mi sembra di averti detto, che per il mio parere, bisessuale
è uguale a Gay.» disse lei, agitanto un dito per
imitare un'insegnante che riprende un alunno. «Non vedo come
una persona attratta dallo stesso sesso possa provare attrazione verso
quello opposto...» sentenziò, sorseggiando le
ultime gocce dalla bottiglia.
Era
proprio un ipocrita. Lei era la prima a provare qualcosa verso la sua
migliore amica, ma allo stesso tempo, era innamorata di Stefan.
Sentì
le dita del rosso afferrarle la nuca e staccarla dalla bottiglia per
poi trascinandole il volto davanti il suo e catturarle le labbra per
unirle alle sue.
Le
fece dischiudere le labbra muovendo la lingua, recuperando il vino che
lei stava sorseggiando poco prima.
Si
staccò e si leccò le labbra umide «Era
questo che intendevi?» ripulì, malizioso, con il
pollice, un rivolo di nettare sfuggitogli dalle labbra.
La
corvina arrossì ancora di più se possibile e
scivolò dal tavolo portandosi dietro la bottiglia.
«Se
volevi ancora vino potevi dirmelo... » fece, ignorando
volutamente il bacio. Cosa cavolo si era messo in testa quel mezzo
deficiente ?! E perché adesso il cuore le batteva
così forte ?!
Ehi
ehi ehi! Datti una calmata, Angel! Ami Stefan, ami Sabrina... e adesso
provi attrazione per Sage?! Faccio più schifo di Elena... a
questo punto...
«Maintenant,
faites aussi la sainte douceur?»
(Adesso fai anche la santa, dolcezza?) Sage appoggiò una
mano al fianco, quasi non scoppiando a ridere per la sua reazione ben
poco credibile. Si... quella ragazza era davvero interessante... e lui
ne aveva conosciuti di uomini e donne, prima di lei, ma mai nessuno gli
aveva fatto quell’effetto, nemmeno la sua infatuazione
secolare per Damon.
Non
gli era affatto dispiaciuto il contatto ravvicinato con la giovane
vampira... per niente.
La
sua pelle emanava un buon odore, e la sua bocca aveva il sapore di quel
delizioso nettare che stavano sorseggiando pocanzi.
Si
avvicinò nuovamente a lei, sporgendosi verso la bottiglia.
Quest'ultima
la strinse al petto. «Eh no, niente più vino
finché non ammetti di essere Gay!» disse lei,
ridacchiando per scacciare quei pensieri tristi di poco prima.
«Non
vedo perché dovrei dire il falso. Mi piacciono sia gli
uomini che le donne. Soprattutto se queste sono delle belle
ragazze» fece, prendendole un braccio per riappropriarsi
della bottiglia.
Ma
la ragazza con un gesto fulmineo svuotò il contenuto
rimanente dentro la sua bocca, per poi sorridere a bocca chiusa e
riaprirla in sua direzione facendogli vedere il vino che tanto
desiderava.
Il
rosso inarcò un sopracciglio, chinandosi poi verso il viso
di lei, leccò un rivolo che minacciava di cadere dall'angolo
della bocca e tornò a baciarla immediatamente intrecciando
la lingua alla sua, che stavolta rispose energicamente.
Quella
donna stava giocando con il fuoco, e le avrebbe dimostrato come si
sarebbe scottata.
Sorrise
al pensiero di possedere quel giovane e candido corpo, che sentiva
ardere sotto di lui, più il bacio si faceva vorace.
Effettivamente
da un po' di tempo non affondava lo stress nei piaceri carnali.
Quella
ragazza gli andò a genio, sarebbe stata un'ottima compagnia,
in quel luogo così buio e deprimente.
La
corvina osservò il rosso sovrastarla, mettendogli poi le
mani sul petto. «Non mi prendi in giro così
facilmente, sai?!» fece, cercando di scansarsi da quella
posizione.
Sentì
i fianchi sbattere contro il bancone della cucina, le mani di lui su di
essi per tenerla ferma.
«Ti
ho fatto scherzare abbastanza sulla mia sessualità, petite...
è ora che ti dimostri cosa vuol essere
bisessuale..» le sussurrò all'orecchio, scendendo
poi lentamente a leccarne il lobo.
Un
brivido le percorse tutta la spina dorsale. Sentì il cuore
cominciare a battere sempre più velocemente, man mano che la
lingua del ragazzo scendeva sul suo collo.
Sentì
inspirare l'odore della sua pelle, maledicendosi per non aver messo un
profumo particolare quella sera La presa sui suoi fianchi si
rafforzò.
«Vous
ne dites pas ... vous êtes une vierge...»
(Ma non mi dire... sei vergine..) sorrise maliziosamente... un vampiro
vergine... questa gli era davvero nuova.
Una
mano salì carezzandole le curve sino ad afferrarle i capelli
dietro la nuca, portandole la testa all'indietro e affondò i
canini nella candida carne della ragazza, facendole sprigionare dalle
labbra un lamento simile ad un gemito.
Quest'ultima
si aggrappò alle sue spalle per non cadere rovinosamente a
terra.
Tra
i vari giramenti di testa dovuti all'alcool e quelli ora dovuti al
rosso che stava banchettando con il suo sangue, perse forza nelle gambe.
«Era
una vita che non assaggiavo sangue vergine...» fece, Sage,
finalmente staccatosi dal suo collo per fiondarsi nuovamente sulle sue
labbra.
La
ragazza si lasciò finalmente andare in quel gioco
lussurioso, e ricambiando il bacio passionale, scese soavemente con le
mani ad accarezzare i pettorali scolpiti.
Delineò
il contorno dei capezzoli, scendendo ancora fino ad arrivare
all'attaccatura dei pantaloni.
Avrebbe
infilato immediatamente le mani nella sua biancheria intima, ma non
volle sembrare troppo frettolosa, così si dedicò
a carezzare sensualmente la sua erezione attraverso la stoffa leggera
che la ricopriva.
Sentì
il respiro caldo del rosso scottarle la pelle già bollente
di suo e sorrise, decidendo di sorprenderlo un po'.
Se
effettivamente non era del tutto gay, avrebbe fatto di tutto per fargli
preferire le donne.
O
meglio, per fargli desiderare lei.
Piegò
le ginocchia, ritrovandosi a pochi centimetri dalla sua
sessualità e strofinò il viso, sentendola
pulsare. Scoprì delicatamente il sesso del giovane e lo
prese tra le mani, carezzandolo prima di circondarlo tra le sue labbra.
Sentì
il ragazzo sussultare a quel contatto, alzò lo sguardo e lo
guardò con fare malizioso.
Lo
vide poggiare le mani al di sopra del bancone, chinando il capo,
facendo così ricadere la cascata di lunghi capelli rossi
sulle sue spalle.
Quanto
tempo era che non si divertiva a quel modo?! Che non trovasse una
ragazza tanto sfrontata?!
«Nous
sommes débrouillards, hein?»
(Siamo intraprendenti, eh?) chiese, ironico, poggiando una mano sulla
testa della ragazza, trattenendola ancora un po' per provare altro
piacere.
Dopo
qualche altro minuto di fugaci giochi di lingua che gli fecero scappare
qualche mugolio, la sentì rialzarsi.
«Adesso
tocca a me...» Angel poggiò le mani sulle spalle
dell'uomo che aveva di fronte e si mise a sedere sul bancone,
allargando le gambe e avvicinandolo di più a sé.
«Sei
sicura di quello che fai, ragazzina...? Vuoi sprecare la tua 'première
fois',
con me?» chiese, più per non aver problemi che
altro, carezzandole l'interno coscia con delicatezza.
Lei
rise di gusto. «Che problema c'è?!»
chiese retorica, leccandogli l'attaccatura tra collo e spalle.
«Tu mi piaci, e non credo nel principe azzurro...»
affondò i canini sulla spalla destra del ragazzo,
assaporando il dolce fluido che sgorgò copiosamente.
Sentì
un gemito caldo e profondo uscire dalla gola del rosso, che gli fece
vibrare l'intera gabbia toracica.
Le
mani cominciarono a vagargli per il corpo, insinuandosi dentro i suoi
indumenti, afferrarle un seno e stringerlo talmente forte da doverla
far staccare dalla sua spalla per gemere.
Quest'ultimo
si avventò nuovamente sulle sue labbra, facendo scendere le
mani ai pantaloni e sfilandoli.
Non
ci pensò due volte ad accarezzare la femminilità
calda ed umida che sussultò a quel contatto.
White
lo vide sorridere soddisfatto nell’abbandonare le sue labbra
mentre spostava l'intimo di alto, facendo spazio ad un dito che la
penetrò senza troppi ripensamenti.
Un
urlo le uscì dalle labbra quando sentì affondare
in lei un corpo estraneo per la prima volta. La prima cosa che
constatò era come il dolore iniziale lasciava spazio al
piacere, sentendo il dito dell'uomo muoversi delicatamente in lei e poi
sempre più voracemente.
Lo
vide che con la mano libera afferrò il suo membro e si
avvicinò di più a lei. Uscì
velocemente e dolorosamente il dito completamente bagnato e lo
portò alle labbra, ripulendolo con la lingua, poi si
chinò su di lei insinuandosi ancora di più tra le
sue gambe, che sembravano cominciare a fare un po' di resistenza.
Un
pensiero le balenò per la mente, se un solo dito era
riuscito a farle tanto male, come pensava di poter accogliere in
sé, qualcosa di talmente grande?! Fece per fermarlo ma
quando le parole stavano per uscirle dalla bocca, il rosso la
penetrò di scatto, sentendola poi aggrapparsi a lui e
affogando un urlo sulla sua spalla.
Sage
sentì le unghie scalfirgli la pelle, graffiandolo. La
ragazza doveva aver cambiato idea all'ultimo momento, beh, problemi
suoi, aveva voluto giocare, adesso non si poteva abbandonare il gioco
nel bel mezzo del divertimento.
La
ragazza inarcò la schiena, ormai compiaciuta delle
attenzioni dell'uomo verso il suo corpo, e in un gesto spontaneo
allargò tremante le gambe, dandogli così il
consenso per potersi muovere. Voleva sentirlo ancora e ancora di
più, era una sensazione troppo meravigliosa.
Quest'ultimo
captò immediatamente il suo segnale e aumentò i
movimenti di bacino, sentendola tremare ad ogni spinta.
Gemiti
sempre più alti uscirono fuori dalle labbra della corvina,
che ormai non si tratteneva più.
Sentì
le mani di lui afferrarla per i glutei e sollevarla di peso,
trasportandola verso il divano.
Angel
si aggrappò a Sage, ansimando ad ogni suo passo, sentendo
ancora il suo sesso dentro di lei.
Lo
vide sedersi con ancora i loro corpi uniti e allargò le
gambe mentre la afferrava per i fianchi e cominciava a muoverla
ritmicamente dall'alto al basso.
Sentì
la ragazza prendere immediatamente confidenza con il movimento che li
univa sempre più affondo, tanto che non dovette
più guidarla.
Abbandonò
le braccia lungo il corpo, buttando la testa indietro contro lo
schienale, godendo dei movimenti della giovane che ormai, rapita dalla
lussuria, muoveva da sola il suo corpo su di lui.
Il
suo ego stava godendo di soddisfazione.
Quando
sentì avvicinarsi all'apice del piacere decise che avrebbe
fatto provare la stessa cosa anche a quella ragazza tanto testarda ed
intraprendente.
L'afferrò
per le spalle, e con uno scatto la spinse violentemente contro il
basso, penetrandola completamente.
L'estasi
non tardò ad arrivare, facendolo rantolare dal piacere,
abbandonandosi nuovamente sullo schienale, con le mani che dalle spalle
scendevano lungo le esili braccia della mora.
La
sentì contrarsi intorno al suo sesso e qualche secondo dopo
si accasciò sul suo petto, sudata e ansimante, percorsa da
qualche tremore di tanto in tanto.
Le
fece scivolare una mano lungo la testa e le sistemò i
capelli arruffati quando la sentì ridacchiare sommessamente.
«Et
maintenant, pourquoi riez-vous?»
(Ed ora, perché ridi?) chiese, inarcando un sopracciglio.
«Beh...»
lei cominciò «credo che infondo tu abbia
ragione..: non sei totalmente gay.»
«Damon!
Mon amour!»
Sage allargò le braccia in segno di saluto, seguito a ruota
dai suoi fedeli animali mentre chiudeva la porta di casa una volta
entrati tutti nell'abitazione «Ti sono mancato?»
«Per
niente» sbuffò l'amico, voltando lo sguardo
altrove nell'appoggiare il gomito sul manico della poltrona e
appoggiare la guancia nel palmo della mano alzata.
Intanto,
però, allungava un sorrisino.
Sabrina
ridacchiò nel salutare Sage e quando il vampiro si
voltò per ricambiare e notò Angel, un largo
sorriso si allungò sul suo volto raramente malizioso
«Regardez
qui est ici»
(Guardate qui chi c'è)
Angel
sospirò. Il
mio sesto senso non sbaglia mai. E nel vederlo, quei ricordi mi sono
scattati nella mente anche non volendoli. Ahhh… maledizione!
Non
che lei volesse far finta che nulla fosse accaduto... solo che, adesso,
non sembrava il momento giusto... e le cose non si erano svolte proprio
come lei avrebbe voluto.
Oo
Angolino dell'Autrice oO
Mi
sono solo ora resa conto, facendo un giro della storia, del fatto che
la sua prima pubblicazione è stata nel 2009....
cioè, un attimo... davvero voi mi sopportate da
così tanto?! Io mi sarei già mandata a quel paese
ahahah aggiorno così lentamente che non so come mi
sopportiate. Purtroppo negli ultimi anni aggiorno ancor più
di rado perché ho un lavoro in un Centro Commerciale che mi
occupa quasi tutta la giornata, una cosa però potete
saperla: AGGIORNO. SEMPRE. Ora prima o dopo non ha importanza.
Aggiorno, SEMPRE. Non capiterà mai che una mia storia venga
interrotta senza un finale, mai. La aggiornerò sempre
finché non giungerà alla fine. Con questa
premessa, spero voi vogliate seguirmi comunque e avere la pazienza che
io non avrei ahahah xD
Sperando che questo sciocco capitolo vi sia piaciuto (ci tenevo a
dedicare spazio ad Angel e Sage xD), vi ringrazio di cuore e spero di
rileggerci presto. Nel mentre, se volete, potete seguirmi nella mia
pagina FB come mangaka.
https://www.facebook.com/StrawberryDrawings/?fref=ts
Un forte bacio.
MikuChan
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