By the sea

di ladyvonmark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Good morning, clacson ***
Capitolo 2: *** Cecilia, i piani di fuga e lo yoga. ***
Capitolo 3: *** Ipod, musical e raptus omicidi ***
Capitolo 4: *** Birra, borse termiche e panini ***
Capitolo 5: *** I'll find out ***
Capitolo 6: *** Razionalità ***
Capitolo 7: *** Keep in touch ***
Capitolo 8: *** Che schifo ***
Capitolo 9: *** Ma che cavolo ho fatto? ***
Capitolo 10: *** Quando si dice essere diplomatici ***
Capitolo 11: *** Riflessioni ***
Capitolo 12: *** Happy birthday to you ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Good morning, clacson ***


1° capitolo rivisto
Good morning, clacson
Quando uno è scemo, è scemo

7.35 AM.
 
“Cee!”
Stavo passeggiando in montagna. Era una giornata nuvolosa, la neve aveva cominciato a scendere. Non avevo freddo, però. E qualcuno mi teneva dolcemente la mano. Eravamo tra i boschi. Ero sicurissima che quel tipo che mi teneva la mano, un ragazzo, fosse Edward Cullen. E poi c’era quell’eco fastidiosa, così insistente, che si diffondeva tra le montagne.
Però io continuavo a camminare e la ignoravo, quella maledetta eco. E via, riprendevamo a camminare. Ad un certo punto, Edward mi guardava. E io mi perdevo nei suoi occhi.
“Cee!”
Ancora quell’eco. Edward sorrise. Si avvicinò e proprio mentre stava per baciarmi, disse:
“Credo sia meglio che ti svegli, Cee”
E mi crollò il mondo addosso quando capii che quello non era altro che un sogno. Ma qualcuno continuava ad urlare a squarciagola. E io quel qualcuno l’avrei ucciso. Il sogno più meraviglioso, più straordinario, più sogno che ci potesse essere … interrotto sul più bello …
“Ceciliaaaaa!”
Era una voce femminile. Aprii gli occhi e la odiai ancora di più, perché un sole accecante inondava la stanza e mi sentii come Polifemo, con quella voce che strillava e io che barcollando scendevo dal letto. L’istinto comunque fu quello di fare come il mio amico Poli. Ovviamente, con le mani serrate sugli occhi per non morire accecata. Non so come feci ad arrivare alla finestra, ma la aprii e a stento vidi la gallina che faceva tutto quel chiasso.
La mia amica, Keira. Sì, lei, la star. Era in canotta, shorts, occhialoni da sole e borsa da mare. E accanto a lei, una macchina conosciuta. La mia mente, strano, connetteva abbastanza da ricordarsi dell’idiota con cui avevo trascorso i 5 anni del liceo. Orlando Bloom. Wow.
Si, sono umana e forse fortunata. Amica di una grossa quantità di attori e cantanti molto famosi. Ma non era colpa mia, loro me li presentavano e io ci parlavo.
“Finalmente! Good morning, sleepin beauty!” cinguettò Keira, agitandosi e ridendo. Oddei come la odiavo in quel momento! Era tutta allegra, fresca e gioiosa, alle 7 e mezza di mattina. Sembrava appena uscita da una pubblicità delle merendine per la colazione. Mio Dio, perché non le tappi la bocca?
“Che… ma sei… impazzita? A quest-” debole tentativo di protesta, contrastato evidentemente da una strombazzata del Suv che le stava accanto. Una lunga e odiosa strombazzata. Riuscii a togliere le mani dalla faccia e le appoggiai debolmente alla ringhiera, in attesa che l’idiota proprietario del Suv la piantasse di essere così idiota. E quando la piantò, finalmente, guardai la mia amica. Sorrideva ancora.
“Senti, mi fa molto piacere che tu sia qui” cazzata madornale “e giuro, sarei più gentile” altra cazzata madornale “ma… mi spiegheresti che cavolo vuoi?”
Riuscii a finire di parlare per miracolo, perché l’idiota riprese a strombazzare allegramente, con un ritmo suo. Alzai gli occhi al cielo e mi morsi la lingua per non urlargli contro. Se l’avessi ignorato, forse avrebbe smesso. Per favore, per favore, fermati. Mi arrendo.
“Non si vede? Mare!”
Ah, già. Sì, Keira voleva andare al mare. In quel momento era già abbastanza capire ciò che mi diceva, il mio cervello stava catalogando altre domande per un momento più consono. Voleva andare al mare.
“E nella frase-”
E di nuovo, sovrastata dallo strombazzamento. Strinsi le labbra e feci un gestaccio talmente istintivo e veloce che Edward sarebbe rimasto sorpreso. Risate che provenivano dalla macchina. E io che inspiravo ed espiravo. Tutto okay, tutto bene. Calma.
“E come si associano le parole Keira e mare con Cecilia?” chiesi, sbuffando e parlando stizzita.
“Oh, smettila di lamentarti. Fammi entrare” impose, autoritaria. Non ci pensai molto. Alla fine, ormai ero sveglia. Che mi costava?
“Aspetta che vi apr-”
Il 'Peeeepeeeeeee' della macchina mi fece saltare, per poco non ebbi un infarto e persi sicuramente 20 anni di vita. Bene, sarei morta verso i 70. Ottimisticamente.
“ORLANDOOOOOOO!”

~Va bene, mi butto. Solo perchè, però, mi è stato imposto -Dod mi ha minacciata che se non pubblicavo, mi veniva a menare-. E' la prima storia che pubblico e sinceramente sono terrorizzata. Certo, critiche ben accette, ci mancherebbe. Ma meglio pareri positivi, non so se mi spiego.
Quindi, okay, Premerò l'indice sul tasto 'pubblica' e via, in attesa di pomodori e insulti.
Ovviamente i gentili signori citati, quali Johnny, Keira, Orlando e Dominic non me ne vogliano. Scrivo a soli fini di divertimento, nessuna intenzione di offenderli o cose del genere.
Sono una santa, io. u.u
Kisses,
Federica

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Capitolo 2
*** Cecilia, i piani di fuga e lo yoga. ***


2° capitolo rivisto
Cecilia, i piani di fuga e lo yoga
Per la serie: Eva Kant mi fa un baffo

Dopo una pericolosa e quanto mai stentata discesa delle scale, finalmente mi ritrovai davanti alla porta d’ingresso. Ancora non capivo molto, sapevo solo che se non avessi aperto, avrei sentito di nuovo quel cretino che faceva casino. Erano le 7.40. Avevo gli occhi chiusi per il sonno, le palpebre che proprio non ne volevano sapere di scollarsi, il sapore di dentifricio in bocca e le mani umide, perché avevo lavato i denti. A occhi chiusi, ovviamente, come un’idiota. Ma no problem, sapevo che era solo la temporanea influenza di Orlando. C’era Keira, con quegli occhialoni a moscone che le fermavano i capelli. E fin qui okay. Accanto a lei, con un sorrisone assurdo e dei Ray Ban a goccia calcati sugli occhi, una maglia e dei bermuda bianchi e rossi. E il solito sorriso allegro. Orlando. Ma va bene, anche lui. Mi ha vista nelle occasioni più terribili, questa è solo una delle tante
Seguiva Orlando -il maledetto-, Dominic Monaghan, un amico del mio amico con cui avevo parlato poche volte, ma eravamo finiti a punzecchiarci tutte le volte. Ma era simpatico. Lui jeans e maglietta a maniche corte. Ma si poteva passare sopra anche a lui. Il problema era l’ultimo intruso. I miei occhi si puntarono su di lui. E mi chiesi perché non avevo sonno. E se stessi sognando.
Mi feci da parte ed aprii la porta, con la testa schiacciata contro lo stipite. Rischiavo seriamente di addormentarmi lì e subito.
“Lo sai che ti odio, vero?” biascicai, mentre lei entrava. Ma i passi non erano solo i suoi, l’avevo sentito. Così, feci un enorme sforzo, aprii a forza gli occhi.
Grosso, enorme errore.
L’uomo dei miei sogni -e non solo dei miei- mi guardava con quegli occhi troppo, ma davvero troppo sexy. E… Dei, lui era lì. A casa mia. Alle 7 e 43 di una mattina estiva. Il mio ideale di perfezione. Voglio dire, una che come amici ha Orlando Bloom e Robert Pattinson, ha un ideale abbastanza alto di bellezza. Be’, comunque lui era lì. A casa mia. Mi guardava. E io… in camicia da notte, con i capelli sconvolti e la faccia di Davy Jones.
Prima che i miei neuroni riuscissero a creare una qualunque sinapsi, quella iena di Keira mi afferrò e mi trascinò al piano di sopra, che il Kraken non avrebbe saputo fare di meglio, per rimanere in tema.
“Forza, Ceecee, doccia! Io intanto ti prendo qualche vestito!” esclamò contenta, chiudendomi in una stanza che, a fatica, riuscii ad identificare come il bagno.
Keira Knightley, tu ti spruzzi. Che cavolo di droga prendi?
Mi muovevo come la figlia di Fantozzi, a rallentatore. Non so come feci a lavarmi e a vestirmi. So solo che lasciai i capelli bagnati, perché asciugarmeli avrebbe richiesto troppo sforzo e non ce la potevo fare.
La malefica Keira era scesa di sotto dagli altri, lasciandomi in balia di me stessa, che pensavo al fatto che Johnny Depp in persona mi aveva appena vista in condizioni da dichiarare illegali, che Dominic stava probabilmente prendendomi in giro per quello e soprattutto la catastrofe: dovevo scendere.
Cazzo.
Dovevo scendere per forza.
Il mio cervello si svegliò improvvisamente e vagliò le possibilità di fuga. E anche quelle di suicidio. Ma siccome ero una persona in fondo in fondo anche un po’ sana -ma molto in fondo-, allora niente suicidio. E la fuga come?
La finestra… no, ero al secondo piano.
Il balconcino dello studio? No, sempre secondo piano.
Scendere al piano di sotto inosservata ed uscire? Troppo rischioso. E che figura di merda ci facevo se mi beccavano?
Niente, gira che ti rigira, dovevo scendere. E farmi vedere da tutti.
Così, dopo aver preso un respirone, uscii dal bagno. Mi guardai un’ultima volta allo specchio, controllando le condizioni: shorts di jeans, sfilacciati, con una canottiera blu a fantasia rossa e bianca, capelli sciolti, ballerine come la maglia, blu e rosse. Nel complesso, decente.
Ma come rimediare alla figura di cacca di prima?
Scesi. Come se la mia destinazione fosse stata il patibolo. E in effetti, mi sembrava di andare al patibolo. Mancava solo il rullo di tamburi. Mi pareva quasi di sentirlo. Inspirai profondamente e giunsi nella cucina, che poi era aperta al salotto.
Che situazione assurda: Orlando Bloom, imbronciato, seduto in cucina, con le braccia conserte e l’espressione offesa. Dom, accanto a lui, con un ghigno piuttosto sadico sulla faccia. Di fronte a loro, sempre attorno al tavolo rettangolare, Keira che rideva come una pazza, scomposta, che si teneva la pancia per il troppo ridere. E mister Universo, che rideva, di quella risata che ti faceva svenire. Da dichiarare illegale, anche quella.
Mah, va bene. Facciamoci coraggio.
“Giuro, con quell’arco rotto in mano… un idiota…” sghignazzava il mezzuomo, indicando Orlando.
Quest’ultimo che si difendeva, povero piccolo.
“Ma smettila! Mi dispiaceva, tutto qua!” si giustificò ringhiando come non so cosa. E lì fu il mio momento.
“Ma ha ragione, Orlando” dissi saccente, passando dietro di lui e dirigendomi alla cucina. Presi in mano il barattolo del caffè. “Tu sei un idiota”
Non mi voltai, perché sapevo che avevo ottenuto l’effetto desiderato. Dom scoppiò a ridere, insieme a Keira e Adone. Orlando predicava in chissà quale lingua, mentre io facevo il caffè.
“Ne volete? È il caffè buono, non quello schifo che si beve qui” domandai, voltandomi per la prima volta, finalmente. La mia amica annuì,  imitata da Orlando -figurati se non facevano i piccioncini-. E io guardai Johnny e sorrisi, anche se dentro il cuore pompava troppo sangue per i miei gusti.
“I’m sorry, I didn’t introduce myself. But, you know, It’s 8 AM” mi avvicinai pregando di non cadere e gli strinsi la mano, che lui con un sorriso incredibile mi tendeva. O dei, che cavolo dico… non potevo solo dire Cecilia? Mi accorsi che mi guardava, in attesa. Cazzo, non mi ero presentata!
“Cecilia, o Cee, se vuoi” rimediai, sorridendo e tornando a fare il caffè.
“Molto piacere, Johnny” rispose lui e mi sembrò un tantino perplesso. Ovvio, sembravo una pazza. Come al solito, no? Già si era fatto l’idea della malata di mente. Senza contare cosa gli avevano potuto dire quegli idioti di Scemo e più Scemo. Chinai il capo, sconfitta. Fortuna che stavo facendo il caffè.
Presi le tazzine dallo sportello e i cucchiaini. Uno per Keira, uno per Orlando, uno per me…
E mi tornò in mente che non era tanto normale che alle 8 di mattina fossero tutti a casa mia, tranquillamente, a prendersi il caffè e a fare i cretini come al solito. Così li guardai e interruppi le loro chiacchiere.
“Posso sapere per quale assurdo motivo vi siete presentati a quest’ora a casa mia?” chiesi e stranamente tutti tacquero per un momento e mi guardarono, interrogativi. Per un momento mi chiesi cosa… ah, già. Avevo parlato in italiano. La mia seconda lingua. Alzai gli occhi al cielo e tradussi.
“Oh, abbiamo pensato di fare una giornata in spiaggia e così ci è venuto in mente questo posto” mi rispose Keira, mentre versavo il caffè nelle tazzine. Mi girai a guardarla.
“Ma amore della mamma, tra me e voi ci dovrebbe essere un oceano. Almeno, tra me e Cric e Croc. Sai, hai presente quella cosa grande, blu e bagnata?” risposi, sbattendo le palpebre e porgendo la bevanda a Scemo e a Miss Idea-svegliamo-Cecilia.
“Come vedi, eravamo tutti qui, per motivi diversi” seh, come no “e abbiamo voluto farti una sorpresa”
“MA NON-” mi bloccai e cercai di calmarmi, ingerendo del delizioso caffè. “E’ stata un’idea meravigliosa, Kiki, ma le vostre illuminazioni potreste farvele venire… ad un orario decente?”
“Quante storie!” esclamò Keira, sbuffando. E lì mi vennero tanti di quegli insulti che ci volle ogni minima traccia di autocontrollo per farmi star calma. Ma alla fine decisi che avrei lasciato perdere. E così, con un grosso sospiro, mi voltai verso di loro.
“E va bene, ormai sono sveglia. Andiamo”
~Okay, ci sono. Posto il secondo capitolo, con meno terrore del primo. Il fatto è che -come tutti, credo- ho paura dell'opinione degli altri. Sì, in realtà dovrei essere un po' più spavalda e meno rompiscatole... eh, lo so. Ma lasciamo stare, va. Se attacco a parlare di me non finisco più. Sono davanti al pc, piegata in due per il mal di pancia ma essenzialmente serena. So che non ve ne frega assolutamente una cippa, ma devo sproloquiare almeno un po', no? E poi sono reduce da un'ora di Cicerone, un'ora di Kant, un'ora di termochimica, un'ora sul 1849 in Italia e un'ora di tale Traiano Boccalini -tutti gli autori sfigati, da me si fanno-.
Quindi sono in tilt, peggio del solito. Ma vabè, spero che enjoyerete questo capitolo, un po' più lungo di quello vecchio. I hope so.
Ringrazio infinitamente coloro che hanno messo questa cosa tra i preferiti -non sapete quanto sono felice-.
E soprattutto le recensioni, seriamente. Quando le ho lette ero talmente felice che mi sono messa a saltare e ho anche battuto la testa contro la scrivania -in 3 giorni sono riuscita a prendere 4 botte in testa...-
Dogma: Eh, già, ma Johnny è un soggetto per pochi eletti XD No, scherzo. Devo confessare che mi sono appassionata a lui da pochi mesi, dopo aver visto Sweeney Todd -amo ancora più di lui la sua voce- e poi al Mistero Di Sleepy Hollow... be', lì sono crollata. E ora sono Johnny addicted. Non che prima non lo fossi, ma ero principalmente fan di Orlando -tuttora lo sono-. Ma non credo potrei resistere al caro Mr Depp, no, no. Sono contentissima che ti piaccia e spero che tu recensisca ancora, un beso.
BlackPearl: E' un po' surreale, vero? -ma giusto un po' XD. In effetti, una ad essere amica di tutta quella gente lì... sì, adoro tutti loro. Poi Dominic mi sta un sacco simpatico -Orlando e Johnny non solo simpatici, capisciammè!-. Quindi nei miei viaggi di mente, con la bocca aperta stile pesce lesso, è nata questa sottospecie di cosa che definiamo storia. Oddeo, Sara, non sai quanto sono contenta che tu abbia recensito. Seriamente, il tuo parere mi interessa un sacco, mi piace come scrivi -te lo dico sempre, sono ripetitiva-, perciò se i complimenti me li fai pure tu, allora... grazie mille per la recensione, un bacio grande.
Dod: Tu sei il mio sponsor, la tua recensione -per quanto bellissima- non vale! Però ti sono grata, sennò non ero così euforica. E non pubblicavo niente, se non mi obbligavi. Perciò grazie, veramente. Per avermi obbligata e per aver perso così tanto tempo a spiegarmi come funziona con l'HTML. Sono proprio ignorante, vero? ^^ Ma vabè, tu sei carina e gentile e non me lo dici. Oddei, ho cominciato a straparlare. Questo è Socrate, dentro di me, che mi fa dire cavolate. Il mio slogan è: "Il classico ci rovina!". E non credo mi darai torto. Basta, meglio che chiuda qui. Ti voglio bene.
Thank you so much, for reading eccetera eccetera.
Federica.

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Capitolo 3
*** Ipod, musical e raptus omicidi ***


3° capitolo rivisto
Ipod, musical e raptus omicidi
Se Johnny vuole che gli si salti addosso, deve solo dirlo


8:10 AM
“No, rimetti indietro!”
“Ma lascia perdere!”
“Sei un ignorante!”
“E tu non capisci niente di musica!”
“Senti, genio, a me quella canzone piaceva!”
Wow. Mi girava la testa. Eravamo nel suv di Orlando-mr simpatia-Bloom, io schiacciata tra Dom e il finestrino, Mr Simpatia alla guida, il bronzo di Riace accanto a lui, io dietro al bronzo, Dom in mezzo e Keira-sveglia-alle-sette-Knightley dietro Orli.
Dom, forse l’unica persona che in quel momento non odiavo -anche se sapevo che non sarebbe durata molto- stava discutendo con l’imbecille alla guida sulla canzone che Orli aveva appena tolto.
“Come cavolo fa a piacerti?!” fece Orlando, gesticolando.
“Mi spiace interrompere la vostra discussione” mi intromisi io e stranamente tacquero, “ma vi chiedo di tacere. Parliamo. Ad un volume normale. Okay?”
E il bronzo si voltò verso di me, mi sorrise e sussurrò:
“Grazie”.
Cardiopalma. Infarto. Il cuore non regge. Elettrocardiogramma piatto. Ora del decesso, 8:12 AM. Oddeo, ma un ‘grazie’ poteva essere più sexy di quello? La buona educazione impone di rispondere. Quindi io sorrisi e dalla mia bocca uscì un mugugno meglio identificato come:
“You‘re welcome” (la mia metà italiana si fece sentire. Voleva dire prego. O voleva dire anche: sei il benvenuto, ovunque. Basta, contegno).
Quando mi voltai verso sinistra, osservando Keira, trovai la faccia di Dominic a due centimetri dalla mia.
“UHAAAAARRRRGH!” strillai spaventata, guardandolo. E lui fece la faccia divertente e coccolosa, per cui non riuscii neanche ad urlargli contro. Mi pressai una mano sul cuore.
“Io vi denuncio, è da quando siete arrivati che state cercando di farmi morire di crepacuore!” sbraitai, respirando profondamente, “prima con quello che prende il diploma di strombazzamento del clacson, poi questo scemo che mi fa prendere le paralisi, poi…”
… poi quello che mi sussurra ‘grazie’ in quel modo. Avrei voluto dire così, stavo per dire così. E per fortuna il mio neurone n° 2 bloccò il n° 1 e gli diede l’impulso di farmi chiudere la bocca. Perciò, figuraccia sventata. Per ora.
“Poi cosa?” chiese Dominic, bastardo, con la faccia furba e curiosa.
“Poi… p-poi… poi chissà che farete durante oggi!” esclamai, con la voce che diventava acuta come non so cosa. “E comunque mi spieghi perché mi stavi guardando?”
Dom sorrise nuovamente, inarcando un sopracciglio.
“Be’, stavo pensando che sembravi molto assorta nelle tue… constatazioni…” fece, allusivo. Avevo detto che non sarebbe durata, no? Strinsi forte i pugni, reprimendo l’istinto omicida nei suoi confronti; troppi testimoni, tra cui l’uomo della mia vita. Che figura ci facevo, poi?
“Stavo pensando a come uscire indenne da questa giornata”
Be’, era una mezza verità. Indenne in senso figurato e letterale. Indenne da figuracce e da morti premature.
“Be’, Cee, lascia che te lo dica. Stai facendo un melodramma”
Sguardo omicida verso Keira, che mi sorrise serenamente. “Andiamo! Sarà una bella giornata!”
Mi appoggiai al sedile, chiusi gli occhi e mi misi a pensare. Si, probabilmente sarebbe stata una bella giornata. Una giornata di tranquillità, di sole, di compagnia, niente solitudine, niente pensieri tristi. Era tanto tempo che non trascorrevo una giornata semplice con i miei amici. Probabilmente mi avrebbe fatto bene andarmene al mare.
“There by the seaaa…”
Mi rendo conto e mi tappo la bocca. Ecco qua. Dopo una serie di figure di cacchio sventate con una fortuna incredibile, come un’idiota, me ne uscivo cantando ‘By The Sea’. Come se Adone, o Apollo, o quello che vi pare, non la conoscesse. Però l’avevo fatta a bassa voce. Magari stava pensando ad altro. Non mi aveva sentita. Magari stava parlando con Orli. Probabilmente non mi aveva neanche…
“Hai visto quel film?”
… sentita.
Si era voltato di nuovo verso di me. Con quei Ray Ban che… Dei, da stupro. No! Cecilia Ariani, smettila! E rispondi! Rispondi. Oddio, che rispondo? Intanto sorrisi a 54 denti.
“Scherzi? Adoro i musical”
Be’, non era propriamente un musical, però… insomma, qualcosa lo era.
Con somma gioia mi accorsi che Orlando aveva fermato la macchina! Sìììììì, eravamo arrivati! Uscita! Sìì, da quella macchina così piccola! Ariaaa! Siii! Sono salvaaaaa! Sono salv-
“Cecilia ha una voce molto bella, Johnny, sai?”
E Keira Knightley voleva essere uccisa, quel giorno. E si, perché mi stava provocando. E doveva ringraziare che il Suv di Orli era in mezzo a noi, perché sennò l’avrei affogata, lì e subito.
“Davvero?” Adone, ci si metteva anche lui! ‘Giornata nazionale contro Cecilia, unisciti a noi e supporta la nostra causa!’
“Ma nooo!” feci io, sorridendo più finta di una barbie, “Keira esagera! Non sono brava!”
“Invece no, dovreste proprio cantare qualcosa insieme!”
Orlandoooooooo, benedetto ragazzo, voglio troppo bene a tua madre per… no, no, lo ammazzo e basta.
“Chissà, un giorno, magari…”
Lo sostengo da quando ti ho visto la prima volta in Chocolat che tu sei l’uomo della mia vita, no? Mr sorriso splendente!
Me la stavo scampando e tutto per merito di Johnny-amoredellamiavita-Depp. Sempre che quelle piattole non avessero insistito, però. Mentre sistemavo l’asciugamano sulla sabbia, però, continuavo a valutare la stranezza della situazione. Quei quattro erano a Miami a fare chissà cosa e venivano da me. Da me. Me medesima. Me, me! Io, insomma. Me ed il mio ego. E venivano senza preavviso. Dio quel giorno voleva farsi due risate.
Che simpaticone!
“Allora?”
L’Orlando innamorato mi guardava, interrogativo. Così come gli altri. Forse mi ero persa qualc- O per tutti i David di Michelangelo e di Donatello, Adone ed Eros compresi! Erano in costume. Tutti e tre. Il mio stupido compagno di liceo, il suo stupido amico e un deo sceso in terra a far morire d’infarto una mortale come me. Jack Depp, Johnny Sparrow o chiunque vi pare era in costume. E mi guardava. Occheccazzo, dovevo rispondere.
“Cosa?” bella voce stridula, uscita a 150 decibel!
“Ho detto se vieni a fare un bagno” ripetè Orli, come se fossi una bambina di due anni. Be’, in quel momento le facoltà intellettuali erano più o meno quelle.
“N-no. Grazie. Più tardi, magari” sussurrai, impietrita. Gli altri due alzarono le spalle e si diressero in acqua, mentre Orli mi guardava, curioso e interessato.
“Più tardi” ripetei, un po’ più forte. Mi presi la testa tra le mani e chiusi gli occhi. Avevo stampata nella mente quella immagine paradisiaca di lui, senza maglia. Si, Dio, un simpatico umorista! Io il giorno prima mi ero addormentata, con l’obiettivo di farmi una bella porzione di cavoletti miei. Invece, inaspettatamente, erano arrivati quelli. Da me.
“Tu non me la conti giusta!” esclamò Keira, accanto a me. A parte l’ennesimo infarto della giornata, ormai ci avevo fatto l’abitudine, mi voltai verso di lei.
“Perché?”
Ma sì, neghiamo.
“Mmm, qualcosa mi dice che un qualcuno di nome Cecilia è attratto da un qualcuno di nome Johnny” fece lei, ghignando. Lo stregatto si sarebbe spaventato, a vederla.
Negare. Negare sempre. Negare fino alla morte.
“Kiki, lasciatelo dire: passare tanto tempo con Orlando non ti fa bene, per niente…” commentai tranquillamente. Ero preparata a qualche altra domanda, ma lei rimase in silenzio, alzò le spalle e si distese sull’asciugamano. Fiuuu, scampata, almeno per il momento. Comunque la imitai anch’io e mi stesi, chiudendo gli occhi.
Partì una canzone e dopo poco, Morfeo mi colse impreparata.
 
Non so dopo quanto mi risvegliai. So solo che, per la seconda volta in quella mattina, non mi svegliai di mia spontanea volontà.
… be my friend, hold me…
Avevo l’ipod ancora acceso. Però c’era una voce che strillava e predicava contro qualcuno, non sapevo dire chi. E poi faceva caldo, molto caldo. Aprii gli occhi. Di nuovo, rischiai l’accecamento. Il sole era davvero troppo brillante. Riuscii, però, ad aprire gli occhi e a vedere Keira Knightley che urlava, dimenandosi, mentre Orli la portava in braccio verso il mare.
Scoppiai a ridere. Due braccia mi afferrarono, sotto le gambe e sotto la schiena.
Cacciai un urlo peggio di miss Elizabeth. Qualcuno mi aveva caricata in spalla e neurone n.1 e neurone n.2 furono d’accordo nel giudicare che forse avrei fatto la stessa fine dell’altra tizia.
Occazzo.
“No! Fermati! Fermatii! Per favore!”
Qualcuno aveva la voce di Dominic, mentre rideva. Maledettoo!
“Dominic! Mettimi giù! SUBITOOO! NO! FERMATI! PER FAVORE! PER FAVOREEE! NO, NO, DAI, TI PREG-”
Come posso descrivere il resto? Ah, già.
Splash.
Buttata a peso morto, in mare, con l’acqua gelida e una forza non indifferente. Vendetta. Tremenda vendetta. Avevo i brividi per il freddo, il costume in non so quali condizioni –non buono-. Ancora sott’acqua, controllai possibili nudismi –scongiurati, per fortuna.
Riemersi e mi trovai davanti la cosa più sexy mai esistita sulla faccia della terra. Jack Sparrow, come non l’avete mai visto, in costume, baciato dal sole, con l’acqua che gli scorreva su quella tartaruga che aveva sulla pancia. Ops, quella era la sua pancia.
Chiudi la bocca, cretina!
Mi tese la mano e mi aiutò a rimettermi in piedi. Probabilmente in quel momento avevo gli occhi a cuore. E forse tremavo anche.
“Grazie” per la prova di coraggio mi meritavo un oscar.
“Di niente” sorrise lui. E che cavolo, e allora dillo che ti devo stuprare! “Tutto bene?”
In quel momento mi ricordai della punizione divina che dovevo attuare, così ghignai, diabolica.
“Aspetta un secondo e te lo faccio sapere… DOMINIC!”
E via all’inseguimento. Non so per quanto tempo lo rincorsi, gli tirai la sabbia, pugni, cazzotti, calci ovunque. Non avrei risparmiato niente e nessuno. So solo che Dominic chiedeva pietà, gemendo, e lui era ancora lì, sorridendo, forse divertito da noi. E così, con molta nonchalance, tornai da lui, sfregandomi le mani, innocentemente.
“Tutto bene, grazie” e gli feci l’occhiolino.
“EHI PICCIONCINI!”
Qui giace Orlando Bloom, lingua impertinente, osò sfidare una dea, meglio conosciuta come Cecilia Ariani, provocando la sua Ate.
Ero diventata sicuramente bordeaux, ma mi consolò che Johnny fosse imbarazzato quanto me. Perciò mi girai verso il mio delizioso compagno di liceo e mi ripresi.
“ORLANDO, VEDI UN PO’ TU SE TI CONVIENE FARMI PARLARE. DOMINIC IN CONFRONTO è MARCELLINO PANE E VINO”. Mentalmente già mi stavo ripassando ogni cosa potesse essere vagamente imbarazzante riguardo lui. Se non stava zitto, altro che una buona parola... lo sputt... 
Orlando rise, facendomi innervosire, ma tacque. Aveva capito l’entità del danno che io potevo provocare, così evitò di dire altre scemenze. Scemenze meravigliose, oserei dire, ma più false di una banconota da 15 dollari.
“Sono convinto che Freud avrebbe da lavorare parecchio, su di lui” Johnny mi risvegliò dai miei pensieri. Mi voltai verso di lui, tralasciando il fatto che forse non l’avevo mai visto così bello. Avevo voglia di usare una videocamera, in mondo visione, e fare: TIè! Per fortuna non potevo.
“Oh, sì. Sì, direi proprio che una decina d’anni in terapia non servirebbero a molto”
“Già…”
“Già. Sindrome di Peter Pan, traumi da bambino che l’hanno portato ad essere cretino in età adulta”
“E manie di protagonismo”
“Quelle sempre e comunque”
Risi. Mi sembrò la cosa migliore da fare, per quanto scema. Lui mi imitò, questo mi consola.
“Quanti anni hai?”
Bevvi, tossendo rumorosamente. Mi aveva colta alla sprovvista. Per di più, mi aveva spaventata.
“Prego?”
Fu una scena buffa, davvero. Io che sputacchiavo acqua salata, con le lacrime agli occhi.
“Non so come mi sia uscito, scusami” fece, imbarazzato. Si teneva una mano sulla nuca e non mi guardava. Sorrisi.
“Non preoccuparti. Solo, mi hai colta alla sprovvista” Il premio per la risposta più insulsa, va a Ceciliaaaa! “E comunque, ne ho 32. Purtroppo”
Lui mi guardò, finalmente. Sorrise.
“E perché purtroppo? Fossi sopra ai 40, capirei, ma 32…”
“Dai, 32 non sono pochi”.
“Non li dimostri neanche”
“Sì, sì, menti, bravo!” rimbeccai scherzosa, sorridendo. Lui rise e a parte i due neuroni che entravano in coma, tutto bene.
“Seriamente, perché dovrei mentirti?” chiese, ancora sorridendo anche lui.
“Perché la buona educazione vuole così!”
“E chi ti dice che io sia beneducato?”
Non seppi cosa rispondere e quell’attimo di esitazione mi costò un nuovo tuffo in acqua. Qualcuno mi aveva arpionato il piede e mi aveva trascinata giù. Quel qualcuno sarebbe seriamente morto. Cioè, parlo con l’amore della mia vita e tu mi interrompi? Quando risalii vidi Orlando sghignazzare.
“Sai, amore della mia vita, potrei ucciderti. Qui e adesso”
Si avvicinò, abbracciandomi.
“Perché ho interrotto il vostro flirt?”
Emisi un verso strozzato.
“Che- quale… Orlando, se non la smetti giuro che ti faccio diventare l’Orlando massacrato”
Rise, quello stronzo.
“Un po’ nervosetta, non trovi?”
E si allontanò, lasciandomi… Sospirai pesantemente, pensando a quanti metodi di tortura conoscessi.
Poi mi guardai intorno. Il mare era splendido, il sole caldo e accecante...
 DOVE DIAVOLO ERA IL BRONZO?!
~E mettiamoci anche il terzo capitolo, va. -sospirone-. Lascio gli infiniti ringraziamenti per dopo. Allora, è un orario un po' tardo, mi sto riprendendo ancora dalle ultime pagine del meraviglioso libro del signor Coelho, Undici Minuti. Inutile dire che ho pianto -e quando mai-. Proprio così. Ho avuto la geniale idea di dare un'occhiata a EFP e ho trovato qualche sorpresa, tra l'altro piacevolissima. Dovrei ripassare fisica, per il compito di domani. Ma si sa, al classico le materie scientifiche non sono propriamente considerate importanti, così do la precedenza ai miei sfoghi scrittoriali -io li chiamo herpes-. Con tutto questo straparlamento etcetera etcetera... 
Sto aggiornando -almeno mi pare- abbastanza velocemente. Ma questo è solo perchè questi capitoli erano già scritti, u.u . 
No, dai, seriamente. Spero che riuscirò a postare con la stessa regolarità, anche se non credo, visti i miei frequentissimi blocchi dello stradigitatore di tasti sul pc -perchè scrittore è un offesa a tutti coloro che si forgiano di questo nome. Si forgiano, ma come parlo?!-. Comunque se rallenterò, penso di avvisare. 
Passo a ringraziare:
In primis i lettori "silenziosii" -spesso anch'io sono così, anche se non per pigrizia-.
Coloro che mi hanno messa tra i preferiti, gentilissimi. Non sanno quanto mi hanno fatta felice.
Alice Brendon Cullen
Clitty
Dod
Dogma
Thiliol
E le recensionatrici. Tuttora ballo al ritmo di Dancing Queen degli Abba, per quanto sono felice delle vostre recensioni.
Sara: ad avercelo, uno zio così! Non preoccuparti, non sei l'unica a sbavare senza contenersi. E mi limito nelle descrizioni del caro Mr Depp, che sennò non finisco più. Ti ringrazio infinitamente, cara, per i complimenti che mi fai. E' indescrivibile quanto mi rendano gasatissima [XD] e fiera. Seriamente.
Comunque, organizziamo, party al mare, per pochi eletti. Ti riservo un pass. Ovviamente ci saranno lo Zio, l'Omo e il Paciocco^^. Un bacio grandissimo.
Thiliol: sono molto contenta che ti piacciano queste prime tracce di storia -oggi parlo strano, non farci caso-. Devo dirti che mi sembri un po' me. Giro molto su questo sito e leggo con occhio critico. Diciamo che sono una rompiscatole, che per me un congiuntivo sbagliato è irritante. Se sei almeno l'1% come me, allora sono contentissima della tua recensione. Spero che continui a piacerti.
Daiana: io sono come il coniglio nel cappello, cara. Salto fuori quando meno te l'aspetti. Sì, sono ignorante. E mi scordo pure a farti le recensioni -che demente-. Ho dato una doppia razione al cricetino, comunque, così seguo il tuo consiglio, o mia sponsor. Grazie, tesoro. Veramente. Senza di te non lo so come farei. Appena lo vedo, ti saluto Socrate, e pure Kant, che ultimamente mi ci faccio certi discorsi... -cosa che potrebbe sembrare anormale, ma in confronto ai miei discorsi con i miei alter ego...-
Un bacione one one, ti voglio bene.
Prettyprincess90: A Nandooo! Mi recensisci, che onore! Me commossa. Sono contenta che ti piaccia. E sì, c'è un po' delle nostre conversazioni mattutine. Lo sai che io la mattina sto come il gargoyle del Gobbo di Notre Dame. Sclerata e musona. Solo che a me non c'è lo Zio Joh, come dicono Sara e Cecilia, a rasserenarmi la giornata. Che ingiustizia.
Un bacio.
Cecilia: parto già in confidenza. Perchè in effetti, mi sento un po' così. Okay, già mi credi pazza, malata di mente. Non ti sto a spiegare tutte le mie elucubrazioni mentali, via ringraziamento-per-recensione. Magari ti contatto personalmente, perchè penso possa far piacere sentirsi dire certe cose di persona -i segreti di stato, sto facendo-.
Adoro il tuo nome, comunque, mi piace molto. E ti ringrazio sinceramente dei complimenti che mi hai fatto. Come ho detto a Sara, detto da voi è una cosa per me incredibile -positivamente; rimando sempre a quel famoso messaggio privato che ti scriverò-. Sì, sono convinta che ti spaventerai, quando leggerai queste cose. Ma fa nulla.
Il Boss... certo che hanno dei soprannomi, i nostri cari amici Orli, Joh e Kiki. L'Omo. Il Paciocco... basta, mi sto riprendendo.
Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Hai visto che aggiornamento flash? E soprattutto, questi miei flussi di coscienza ti spaventano?
Un bacio.
Miss Rainbow: Ruoooos! Grande, domani altro placcaggio? Sono solo contenta, lo sai, se mi blocchi in stile rugby. E sono contenta anche che la storia ti piaccia. Spero continui a piacerti. Ci sentiamo presto -anzi, ci vediamo-. Un bacio.
Federica

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Capitolo 4
*** Birra, borse termiche e panini ***


4° capitolo rivisto
Birra, borse termiche e panini
Sarete anche attori di Hollywood, ma sembrate una famigliola a Ferragosto

Ci volle parecchio per autoconvincermi a non correre dietro al bronzo. Alla fine, era grande, maggiorenne, sano, intelligente. Non c’era nessuno oltre noi, in quella microscopica baia, perciò niente rapimenti. E esclusi a forza la possibilità che potesse essere annegato.
Perciò uscii dall’acqua dopo poco, stendendomi nuovamente sull’asciugamano. Misi di nuovo le cuffiette, lasciando perdere Keira e Orli che tubavano e Dominic che era steso sul suo asciugamano in stato vegetativo.
Non so quanto tempo passò prima che una voce mi facesse saltare.
“Posso?”
Reprimendo l’istinto di urlare: AMORE SEI TORNATO DA ME!, lo guardai e annuii, inspirando profondamente. Si accomodò accanto a me, con una birra aperta in mano. Me la offrì e io accettai. Se proprio insisti.
“Se non ti fa schifo, ovviamente” fece lui.
Per poco non gli scoppiai a ridere in faccia. Io? Schifo? Lui? Che barzelletta! Molto simpatico!
Presi un sorso e gliela restituii. Lui mi imitò e io mi costrinsi a non guardarlo. Se fosse passato Edward, non so chi avrei seguito.
Abbassai la testa, concentrandomi sul mio costume. Le perline blu erano molto interessanti…
“Allora? Che mi dici?”
A parte SPOSAMI, TI AMO, VORREI FARTI COSE CHE NON SI POSSONO NEANCHE DIRE?
“Non so. Che vuoi che ti dica? Mi trovo in una situazione strana, del tutto inaspettata, con un gruppo di soggetti –senza offesa- un po’ particolari, e non mi riferisco alla fama”.
Lui sorrise e fissò il mare.
“E a parte questo? Sei l’unica con cui possa avere un dialogo sensato, in questo momento. Perciò, hai tutta la mia attenzione”
“Oh, molto gentile!” feci, fintamente offesa. “Va bene… mmm, direi che sono una demente di 32 anni, demente da 32 anni. Sono nata in Italia, genitori inglesi trasferiti lì. Poi ci siamo spostati. Ma torno spesso a Firenze e a Roma, ci sono molti miei amici”
“E’ bella, l’Italia?”
“Non ci sei mai stato?” chiesi, incredula, spalancato gli occhi.
“Be’, sì. In realtà sì, ho visto il Red Carpet del festival di Venezia. Conta?” chiese lui, pensieroso.
Presi la birra dalle sue mani, facendo un sorso. “Direi proprio di no. Accidenti, devi andarci. Per forza. Cioè, ne hai la possibilità, no? Vai. È il paese più bello del mondo, per un turista”.
Lui rise.
“Se me lo raccomandi così calorosamente, lo farò. Ma solo se mi fai da guida”.
Oddei.
“C-certo, perché no?”
Probabilmente si era accorto di quello che aveva provocato in me, perché sorrise e distolse lo sguardo, puntandolo sui nostri 3 amici cretini, che erano di nuovo in acqua.
“Aaaah, mi sento così vecchia!” sospirai, sorridendo. Lui si voltò verso di me.
“Tu? E io che sono allora, una reliquia del pleistocene?”
“L’hai detto tu, non io”
“Touché”
E rise. E risi anch’io, perché quella risata mi stordì.
“Seriamente, spiegami questa affermazione” fece lui, dopo un po’.
Sospirai.
“Ti sembrerà strano, lo so. Ma vedo loro” e indicai Orlando, Keira e Dominic. “Be’, Keira e Dominic sono effettivamente più giovani, di un bel po’. E Orlando… boh, Orlando è Orlando. Ha la sindrome di Peter Pan” e qui rise di nuovo “e lui non vale, come metro”.
“Ti ricordo che tu, Keira e Dominic vi portate meno di dieci anni. Io e te, che sei la più vecchia, ce ne portiamo… mmm… un bel po’. Come mi dovrei sentire, io?”
Aveva un tono a metà tra lo scherzoso e l’irritato.
“Già. Già”.
Abbassai la testa e mi alzai, andando a prendere una birra.
Quando tornai, Johnny mi guardò dritta negli occhi, facendomi tremare.
“Sei arrabbiata?”
E qui, Cecilia tossisce e inizia a sputacchiare la birra che aveva in bocca. Certo, alla fine poteva anche essere una prevenzione all’alcolismo, visto che iniziare a bere già dalle 11 di mattina è un chiaro sintomo di alcolismo precoce, almeno secondo me; ma, luce dei miei occhi, tu oggi mi vuoi proprio far crepare!
“Che- che… eh?”
Sììì, viva l’inglese!
“Sei arrabbiata?” ripetè lui, con un’espressione che non capii.
“Io?”
“Tu”
Azz, che conversazione impegnata!
“No, io… perché?”
Lui alzò le spalle e distolse –finalmente- lo sguardo da me. Sentii i polmoni tornare a funzionare e le mani smisero di tremarmi. Meno male che a 32 anni si dovrebbe essere più sicuri di se… Sì, come no!
“Mah, non so. Prima ti sei fatta strana”.
Ah, l’aveva notato. Scossi la mano, sorridendo come una scema.
“Nooooo, figurati!” ridacchiai nervosamente.
Ovviamente non se la bevve.
“Lascia fare l’attore a m-”
SBAM!
Pallonata in testa a Mr Depp -per fortuna era leggera-.
E Mr Depp si girò verso di me, con espressione truce, prima di voltarsi verso il baby-club dietro di noi.
“Pardon” rise Orlando “Colpa mia”.
“Non avevamo dubbi”
“In eff-” sbarrai gli occhi. ‘Avevamo?’ Noi. Io più lui. Me e lui. Cecilia e Johnny. Johnny e Cecilia. Respira, Cee, respira!
“Match a beach volley. Ci state?”
 
6:18 PM
Mi buttai con grazia elefantesca sul sedile della macchina di Orlando. Certo, all’inizio l’idea era di vedere il tramonto sul mare, una cosa dolce e romantica. Ma una giornata del genere aveva messo KO me, Johnny e Dominic. E sinceramente nessuno di noi aveva voglia di vedere i veri piccioncini che tubavano. Perciò li avevamo trascinati alla macchina senza tante cerimonie, con la minaccia che ce ne saremmo andati senza di loro –con il suv, però-.
Per fortuna avevano capito che non era il caso di controbattere, dopo una giornata tale.
Una giornata… assurda, ripeto. E io ero stata assurda. Riprendendo dal match di beach volley, fui in uno stato di trance; giocavo senza ragionare più di tanto.
Be’, la conversazione con Johnnino Deppino mi aveva destabilizzata e il sole non aveva aiutato e la stanchezza neppure. Così risalii in macchina in versione zombie.
Non mi feci grandi problemi nel appoggiarmi allo schienale, calarmi gli occhiali da sole sugli occhi e chiudere quelle beneamate palpebre, ignorando le chiacchiere dei miei amici.
Ma ovviamente Miss Keira non poteva lasciarmi dormire.
“Cecilia!” esclamò, sbalordita “hai ancora sonno?”
“Sissignora” mugugnai. Non sono sicura di aver udito una risata sommessa dal sedile anteriore. Comunque lasciai correre, non avevo proprio la forza di mettermi a discutere.
“Benedetta ragazza” mormorò Keira, esasperata “dormi più tu di un ghiro… Orlando in confronto a te soffre d’insonnia”
Keira non si era resa conto che con quell’uscita aveva mandato il mio pisolino a farsi benedire. Agimmo in sincronia perfetta che neanche a prepararla sarebbe riuscita bene quella cosa.
Io e Dominic ci guardammo, spalancando gli occhi; Johnny si era voltato in un lampo verso la povera ignara ragazza e poi aveva guardato Orlando, che si era messo gli occhiali da sole e canticchiava, improvvisamente sordo.
Poi ci eravamo guardati, tutti e tre, e avevamo spostato lo sguardo su Keira, sorridendo maliziosi.
“Be’?” chiese lei, confusa “che c’è?”
Io e Dominic ci avvicinammo, con un ghigno degno dello Stregatto.
“E tu quando hai visto quanto dorme Orli?” chiesi, sbattendo le ciglia.
“Già, quand’è che avete dormito insieme, tu e OB?” rincarò Dominic, che in quanto a bastardaggine quasi mi teneva testa.
Keira sembrava più rossa del naso di Patch Adams.
“I-io… non ho detto… non volevo dire… avete capito male…”
“Abbiamo capito male, Cecilia?” chiese Dominic, guardandomi. Alzai le spalle, scuotendo la testa.
“Non so… tu che ne dici, Johnny?” chiesi, casualmente, a Mr Universo.
“Non chiedete a me… io penso di aver sentito male… Orlando, tu che ne dici?”
“Ma lui dirà che abbiamo capito male” puntualizzai, sospirando, cercando di trattenere le risate.
“Andiamo a farci visitare” fece Dom, annuendo.
“Smettetela, cretini!” fece Keira, ancora di un colore catarifrangente.
“Cee, Dom, smettetela, non vedete che la mettete in imbarazzo? …”
Cee…
Mi ha chiamata Cee!
Cee!
Come lo pronuncia bene!
Perché non lo pronunciano tutti così bene?!
“Cee!”
“EH?”
“Oh!”
“Che?”
“Oooohohohohoooooohohohoooooh!”
Silenzio.
So che questa sembrava una scena da manicomio… e in effetti lo era, soprattutto perché Dominic si era messo a fare il verso di Tarzan.
“Tarzaminic?” chiamai, a bassa voce. Nessuno fiatava.
"Eh?"
"Dominic?"
“Sì?”
“Ma che ti sei fumato?”
“E’ Orlando che mi taglia male la roba” fece lui, scuotendo la testa.
“Aaaah”
Udii Johnny scoppiare a ridere, seguito a ruota da Dom e da me. Orlando cercava di trattenersi. Keira era indignata.
“Non fare quella faccia, Keira!” fece Johnny, osservandola dallo specchietto retrovisore.
“Siete dei caproni” rispose lei, offesa. “Cecilia, tu caprona! Meno male che siamo arrivati!”
Mi resi conto solo in quel momento che eravamo davanti a casa mia. Il sole, nonostante stesse sparendo, illuminava ancora  il cielo di luce tenue.
Sospirai e scesi dalla macchina.
Se ero un po’ triste perché lasciavo Johnny e perché, tutto sommato, mi ero divertita, ero anche sollevata: niente più figuracce.
“Ragazzi, grazie per la bella giornata, veramente. Ci sentiamo presto” li liquidai con quelle poche parole, sperando di scamparmela.
Ma cinque anni al liceo, a stretto contatto con Orli, mi avevano insegnato ad aspettarmi tutto da lui.
Infatti spense la macchina e cominciarono a scendere.
Vidi che scendevano e prendevano alcune borse dal cofano.
“R-ragazzi?”
“Sì?”
“Che-che… v-v-che stareste facendo?” biascicai, temendo il peggio.
Ti prego, ti prego, no, no, ora se ne vanno, per favore…
“Ti portiamo a cena fuori”
Uuuuff, scampata. Non pensavano di fermarsi per la notte.
“Aaah” annuii, cercando di mostrarmi illuminata. E perché state portando quelle borse verso casa mia?”
Dominic mi cinse la vita con un braccio e si avviò verso la porta di casa.
“Ti portiamo a cena fuori… sul terrazzo di casa tua… capita la battuta?”
Il mio cervello registrò prima la battuta terribile, poi l’informazione.
“Monaghan, questa battuta faceva schifo… neanche a La Sai L’Ultima… e dire che… ACENAFUORIDOVE?”

~Imploro perdono per il ritardo imperdonabile con il quale oso postare. Mi dispiace tantissimo, ma la maledetta ispirazione aveva deciso di farsi un viaggetto, quindi per un bel po' sono rimasta a secco di idee.
Spero mi perdoniate.
E spero scusiate anche il capitolo breve. Come vi ho detto in precedenza, gli altri capitoli erano già scritti, questi li devo scrivere io a mano a mano, quindi...
E, già che ci sono, perdonate gli errori ortografici, di punteggiatura o altro. Mi spiace, ma è tardi e non ho una gran voglia di ricontrollare^^ Quando troverò correggerò.
Sono di Pescara e qui siamo in piena emergenza terremoto. Cioè, qui non si corrono pericoli, perchè la zona è sicura. Ma le scosse le sentiamo tutte e sinceramente ogni tanto mi prendo una paralisi -Dod, per favore, non ti agitare, darling-. Domani vado a fare volontariato per i terremotati de L'Aquila, ma desideravo lasciarvi questo aggiornamento, oggi che l'ispireiscion è tornata dalle sue ferie -si spera che non parta più-.
Che dire? Ringrazio enormemente coloro che hanno letto.
Ho nel cuore quei poveri pazzi che hanno messo questa storia tra i loro preferiti, quali:
Alexandraleon
Alice Brendon Cullen
Black Pearl
Cassandra 287
Clitty
Doddola93
Dogma
Elvi92
Miky 483
Ramona37
Summer89
Thiliol
E ringrazio infinitamente coloro che hanno avuto la bontà di recensire questo scempio XD
Elvi92: carissima, sei davvero gentile. Due minuti fa ho letto la tua richiesta di aggiornamento e così eccomi, pronta per te :) Non è che ho da fare, cioè, in teoria sì. Ma è la mia dannata inspirescion, come ho scritto prima, che si prende le ferie senza preavviso. Spero che questo capitolo ti piaccia.
Ramona37: grazie mille, sei molto gentile. E non sai quanto sia contenta di leggere che il mio modo di scrivere ti piace. Spero di non deluderti con questo capitolo.
Criceto Mannaro: una parola: grazie. Davvero. Penso che tu mi abbia fatto un grande regalo. Scrivendomi una recensione così lunga, immagino che tu abbia perso un sacco di tempo.
Ti ringrazio davvero, perchè hai avuto la pazienza di prendere e correggere tutto.
Hai proprio ragione, per la punteggiatura sono negata. E ti assicuro che rivedrò un po' tutti i capitoli -inspirescion permettendo-.
Non voglio contraddirti, ma vorrei farti presente che molte delle cose che tu mi hai segnalato sono mie scelte. Non voglio, però, stare a pntualizzare ogni cosa. Ti ringrazio infinitamente, comunque.
Cecilia: cara Cee, hai visto di quali delirii sono capace, via mail? Ormai inizi ad abituarti, credo. E non mi pare che i tuoi siano peggio dei miei. Che assurdità che siamo, io dico.
Sono davvero contenta che la mia Cecilia ti piaccia, sai che detto da te è un gran complimento. Spero di riuscire a portarti onore, anche se ne dubito =)
Grazie mille per i preferiti, cara. E non studiare troppo, che già sei brava... -almeno, da quanto mi hai detto...-
Un abbraccio forte.
Daiana: tesoro mio, non so più che dirti, veramente. Lo sai che sei importantissima, che ti voglio un bene dell'anima e tutto. E stasera ho pianto un sacco di volte, durante la nostra conversazione MSN.
Ma mi piace leggere una tua recensione, davvero. Mi riempie di gioia e di orgoglio, tanto quanto mi riempie di incredulità. E le tue recensioni vanno benissimo così, non ti ci impegnare troppo. T'adoro, Ammourr.
Nando: nandino! Già, in effetti allora era un altro il mio bronzo di riace... per fortuna che ora sono rinsavita! E ho ampliato i miei orizzonti. Sperando che ti sia piaciuto anche questo capitolo.
Thiliol: meno male, comunque, perchè mi sento ripetere spesso che sono troppo pretenziosa quando leggo una storia. E, scusa, ma il mitico JRR merita tutto il rispetto, perciò fai bene a rompere.
Spero di non deludere le tue aspettative.
Sara: oh, cara, ma davvero ti ho  fatto ridere così tanto? Mi commuovo, se mi dici così! Sono troppo felice. Comunque, cercherò di non scatenare la tua ira.
Hai visto? Adone ha fatto la sua ricomparsa in scena. Orli e Dom... be', loro sono Loro. E Keira... in questo capitolo l'ho fatta andare un po' in cascetta. Be', Cecilia si doveva pur vendicare, alla veneranda età di 32 anni!
Non sai quanto sono contenta di leggere le tue recensioni sempre più che positive. Grazie mille, Sarè. Un bacione.
Federica

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Capitolo 5
*** I'll find out ***


5° vero
I’ll find it out
Vino, insalata ed ospitalità
Sbuffai. Fu l’unica cosa che riuscii a fare, visto che ero confinata nella mia cucina a preparare qualcosa di decente. Davvero, in tutto quel tempo che avevo vissuto in America non ero riuscita ad abituarmi a quel cibo-spazzatura che mangiavano loro. La pizza era tremenda. La pasta una tragedia. Soluzione: importare. T U T T O.
“Come andiamo, qui?” mi si avvicinò Orlando, sorridendo. Lo guardai: si era cambiato. Era bello che pronto. Io? Io stavo con i capelli legati alla bell’e meglio e le mie gambe minacciavano di dare forfait.
Ringhiai. “Come siamo carini questa sera. Posso servirle qualcosa, signore?”
“Magari un aperitivo, niente di troppo alcolico, grazie” rispose lui, sorridendo apertamente. E certo, adesso mi metto pure la crestina bianca da colf!
“Vedi dove devi andare, coso”
“Ma tu sbraiti sempre?” chiese lui, sogghignando.
“No, solo quando devo evitare di tirare una padellata in faccia a Orlando Bloom. Ah, Orlando Bloom, la padella è bollente”
“Ricevuto”
Un po’ di meritato silenzio.
“GEEENTEEE, SON QUiii!”
O forse no.
“Dominic” sorrisi, avvicinandomi a lui. Forse intuì che avevo in mente qualcosa; povero stupido, non aveva i riflessi pronti. “Ti affido la preparazione della cena”
Riuscii a guadagnarmi l’occhiata allucinata dell’interessato, più lo sguardo fulminante di Orli.
“Paura, eh?” chiesi, guardandoli. “No, condite l’insalata. E che sia buona”
Non so se fu perché avevo in mano un cucchiaio di legno dall’aria minacciosa, o semplicemente perché dovevo avere un’aria terrificante, mi ascoltarono senza ribattere.
“E apparecchiate” ordinai, scrutandoli.
“Sissignora”
Salii nella mia stanza, chiedendomi per quale motivo volessi mettere fine alla vita mia, di Johnny Depp e Keira Knightley, visto l’alto rischio di avvelenamento.
 
“Spero per voi che abbiate fatto quello che vi ho detto, Cric e Croc”
Entrai in salotto aspettandomi di vedere i due idioti che litigavano con quelle strane cose chiamate ‘sale’, ‘olio’, ‘aceto’ e compagnia bella.
‘Sorpresa’ non è esatto. ‘Sorpresa’ è banale. Avere Amore che sfoglia uno dei tuoi libri, comodamente seduto sul tuo divano non è banale.
Amore, o Eros, o come vi pare, indossava una camicia bianca. Amore indossava i jeans. Amore mi sorrideva.
Smettila di sorridere, idiota, non c’è niente di divertente o piacevole in questa situazione, visto che mi sento uno stupido uomo che non si sa controllare. E io sono una donna. D O N N A. Accidenti a te.
“Hei” sorrisi anch’io, cercando di essere disinvolta “Dove sono gli altri?”
“Sono fuori. A fare danni. Questioni di ordinaria amministrazione”
Ma sì, come no.
“Cosa leggevi?” chiesi, cercando ogni possibile argomento di conversazione.
“Oh, davo un’occhiata” mostrò la mia copia de ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’.
“L’hai letto?” chiesi, speranzosa. Se dice di sì, è veramente perfetto. Se dice di no… be’, nessuno è perfetto.
“Ssss- diciamo di sì”
“Diciamo?” ripetei, avvicinandomi.
La simpatica vocina di Orlando giunse dal terrazzo.
“HO FAAAAMEEEEE”
Alzai gli occhi al cielo, poi guardai Johnny, sospirando.
“Andiamo, va’”
 
“Orlando, è la seconda volta che penso questa cosa. NON SONO LA TUA CAMERIERA PERSONALE!”
Lo scappellotto che gli arrivò sul collo fu una grande soddisfazione. Keira e Dominic scoppiarono a ridere, mentre Johnny prendeva posto; vicino a me.
“Dai, Cee, non te la prendere!”
“Come no, signore, sono al vostro servizio”
“Lo sai che non ti ci vedrei male?”
E visto che Cric parla, parla anche Croc.
“Be’, con quella mise nera, la gonna corta, la crestina bianca… AHIA!”
Secondo scappellotto. Più forte.
“Idiota, taci”
 
“Che buono!” esclamò Keira, assaggiando la pasta.
“Ha proprio ragione, Cecilia!” annuì Johnny.
Ero abituata al divorare di Dominic e Orlando… ma chi se l’aspettava che quel ben di Dio di Johnny Depp si abbuffasse come… no, non mi viene nessun paragone.
“Evo pfopfio Ife -he on-ovfdo” fece Orlando, mostrando tutto quello che aveva in bocca.
“Che. Schifo” io e Keira parlammo precisamente insieme.
Dominic continuò a mangiare, mentre Johnny rideva, osservando le nostre facce. Effettivamente dovevamo avere delle espressioni divertenti, ma la visione della mia pasta… ehm… trasformata…
“Puoi ripetere quello che hai detto, cafone che non sei altro?” chiesi, bevendo un po’ di vino.
“Che simpatica” commentò Dominic, prendendo altro cibo.
“Che mangione” ribattei.
“Io posso permettermelo”
“Avevo sentito dire che ti avevano affidato la parte di Moby Dick, ma non credevo avresti cominciato così presto a prepararti…”
“Aha, che battuta”
“Ma non era una battuta”
“La finite?” s’intromise Keira, alzando gli occhi al cielo.
 
“CHE SCHIFO!”
Sputai l’insalata nel piatto.
“CHE CAVOLO CI AVETE MESSO?”
Guardai Dominic e Orlando, che mi guardavano a loro volta, impauriti.
“Quello che hai detto tu” mormorò Dominic, scrutando attentamente l’insalatiera.
“Speravo che aveste un po’ di criterio. Un po’ d’olio e un po’ di sale, non olio, sale e qualche foglia d’insalata!” mi lamentai, esasperata. Keira affondò la forchetta nell’insalatiera e fece sguazzare una foglia d’insalata nelle due dita d’olio.
“Dieta mediterranea, eh?”
 
“Ragazzi” borbottò Johnny, stiracchiandosi “mi arrendo. Sono ufficialmente sazio”
Gli puntai due dita nella pancia piatta, facendolo sobbalzare.
“In effetti sta’ attento: qualche bottone sta per volare” lo presi in giro, ghignando.
“Non puoi fare queste cose a tradimento! Già ho messo due chili solo con questa cena, mi sta anche venendo sonno e sono decisamente brillo”
“Sì, l’avevo sospettato, ma avevo supposto che le tre bottiglie di vino fossero evaporate…”
“Che tirchia, che sei”
“Mica per quello!”
“Allora lo ammetti, che mi hai fatto ubriacare per portarmi a letto!”
“Oh, mio Dio, mi hai scoperta! E ora che ne sarà di me? La mia vita non ha senso se non posso farti ubriacare e portarti a letto!”
Un colpetto di tosse mi distolse dal mio melodramma. Mi voltai verso i tre cretini, che ci fissavano con un sorrisetto malizioso.
Alzai gli occhi al cielo e Johnny batté sul tempo.
“Che c’è? Non si può neanche più scherzare?”
Santo Johnny, protettore di Cecilia, sia santificato il tuo nome…
“Certo, certo” disse Orlando, sorridendo ed alzandosi; barcollava un po’ troppo per i miei gusti “Scherzate pure…”
“Dove andate?” chiesi sospettosa, vedendo che Keira lo seguiva.
“Devo farle leggere una cosa su uno dei tuoi libri…” spiegò Orlando, come se fosse ovvio.
Ceeeerto, come no! Uno non riesce a fare due passi dritto ma riesce a leggere e ad intrattenere una conversazione intellettuale…
Lasciai perdere. Quella giornata mi aveva seriamente uccisa. Mi sentivo le gambe… anzi, non mi sentivo le gambe, il che, forse, era peggio. E iniziava a girarmi la testa, ma questo era un provabilissimo effetto del vino. Il pensiero di lavare i piatti non mi sfiorò nemmeno, ero davvero troppo stanca per sistemare casa. Non appena fossero andati via, mi sarei buttata a peso morto sul letto e sarei andata in coma.
Dominic si alzò. E questo non mi piacque. Perché se Dominic si alzava, con la scusa di telefonare, io rimanevo fuori, sola, con Santo Johnny. E io non volevo rimanere sola con Santo Johnny. Non sapevo cosa il vino mi avrebbe costretta a dire; anzi, la verità era che anche da sobria avrei sparato tante di quelle stupidaggini… e poi mi metteva in soggezione. Mi faceva ricordare cose che avevo seppellito nella memoria, pensieri che non volevo e non dovevo avere. Sinceramente, Santo Johnny era l’unica cosa di cui non avevo bisogno; né lui né nessun uomo.
“Credo…” disse lui, voltandosi a guardarmi. Trovai molto interessante il mio bicchiere di vino e la mia forchetta e i disegnini della mia maglia… “che vogliano lasciarci soli…”
Mi voltai verso di lui così velocemente che il collo mi fece gemere per il dolore –assolutamente antipoetico e antiromantico-.
Risi, ma quella risata suonò veramente troppo falsa. Neanche se avesse voluto far finta di credere che ridessi, sarebbe sembrato… oh, che discorso contorto!
“Figurati” dissi, alzando le spalle.
Lui mi guardò.
“Non oserebbero…”
Sollevò un sopracciglio.
“Per quale motivo, poi?”
Che quell’uscita me la potevo risparmiare lo pensammo entrambi. Sta di fatto che la mia abilità di oratrice troncò la conversazione e fece scendere un silenzio veramente pesante. A volte, i silenzi sono piacevoli. Be’, con lui no. Lui mi faceva pensare. E, ripeto, non dovevo pensare.
“Sai” cominciai, abbassando lo sguardo “il fatto è che credo abbiano fatto quello…”
“Cosa?” m’interruppe “lasciarci soli?”
“Sì, quello” replicai, secca, tra i denti “è che Orlando… lui non sopporta di vedermi sola”
Oddio, ma che dicevo? Maledetto vino, maledetto alcool. Parlavo a sproposito. Conversazioni da evitare e io mi ci buttavo a capofitto.
“Che egocentrica che sei” commentò Johnny, scoppiando a ridere.
Lo guardai, senza capire.
“Prego?”
“Non potrebbe essere per me?”
A quel punto fu impossibile trattenersi, così scoppiai a ridere senza ritegno, appoggiandomi al tavolo per mantenere l’equilibrio.
“Hei, che c’è da ridere?” chiese Johnny, offeso.
“N-niente… no, non ce la faccio…” farfugliai, serrando le labbra per contenermi. “So che niente è impossibile e questo non sarebbe impossibile; ma altamente improbabile, sì. Tu, che non riesci a trovare una donna?”
“Non potrebbe essere? Forse è più difficile trovare qualcuno per me che non per te”
“Io non voglio qualcuno. Preferisco essere sola, sotto quel punto di vista”
“La vita da single sarà anche divertente, ma…”
Lo interruppi, guardandolo negli occhi. Quegli occhi erano un’arma a doppio taglio…
“Sappiamo entrambi che la vita da single non piace a nessuno. Alla lunga, stufa”
Lui sorrise e si avvicinò.
“Sei stata tu a dire che preferisci stare da sola”
Già, l’avevo detto io. Già…
“Non fare troppo caso a quello che dico” feci con leggerezza, alzandomi “il vino fa male a te come fa male a me”
Scappai in salotto. Era una fuga bella e buona, dichiarata e clamorosa.
Come si suol dire: non l’avessi mai fatto.
Orlando, steso sul divano, con la bocca spalancata e un russare leggero che mi fece ridere; Keira, appoggiata a lui, con la testa sul suo petto, come in un film. Ebbi il serio e fortissimo istinto di scattare una foto, per quanto erano dolci quei due. Poi il russare di Dominic mi fece ridere nuovamente: era accasciato sullo sgabello della cucina, in una posizione tutt’altro che naturale.
“Oh”
Mi voltai verso Bronzo-Di-Riace e alzai un sopracciglio; sembrava avesse messo da parte la mia fuga clamorosa.
“Oh?” chiesi, divertita.
“E adesso chi guida?”
Oh. OH. OH!
“O. Mio. Dio” ringhiai, sottovoce.
“Hai proprio ragione”
No. Non stava succedendo. Non poteva succedere. Io cercavo di tenere alla larga ogni fonte di problemi –detta anche ‘uomo attraente’- e Orlando me li portava in casa e me li lasciava pure a dormire.
“Però sono carini” commentò lui, sorridendo. Lo fulminai con gli occhi e lui cancellò quell’espressione beata (o beota, se volete).
“Ecco. Bravo”
 
Aprii la porta e accesi la luce.
“Se ti va bene, la tua camera” sospirai, mostrandogli la stanza. Lui si voltò verso di me.
“Se me lo dici con quella faccia, meglio che dormo in macchina”
Mi stupii. Aveva notato la mia distanza, la mia durezza, il mio allegrissimo umore e i miei concilianti pensieri. Volevo tornare bambina, quando tutti questi problemi non me li facevo.
“No, è che… te lo dico molto sinceramente, che una situazione del genere la dovrei evitare”
“Come mai?”
Discreto, devo dire.
“Questioni personali” tagliai corto.
“Se hanno tentato di stuprarti, giuro che non voglio saltarti addosso o cose del genere…”
Scoppiai a ridere e mi tappai la bocca per non svegliare i tre deficienti.
Johnny assunse una faccia buffa e arrabbiata.
“M-ma che vai a pensare?”
“Che stronza che sei!”
“No, scusami, veramente! È che sembravi così serio… comunque non ho ricevuto né violenze fisiche, né psicologiche. Un giorno, forse, ti racconterò… diciamo che c’entra con le preoccupazioni di Orlando…”
Mi avviai verso la mia camera.
“Sul fatto che non vuole che tu rimanga sola?”
“Buonanotte, Johnny”
“Tanto lo scopro”
“Sogni d’oro”
 
Allora.
È inutile che mi scusi per il ritardo, mi odio già abbastanza da sola. È un periodo difficile, la scuola è sempre lì che pressa, la mia vita privata è un degenero totale, quindi…
Vorrei solo dire qualcosa.
Johnny e Cecilia sono due persone. E qui ci siamo. Ma, come avrete notato in questo capitolo, hanno una miriade di difetti, e penso di averlo evidenziato, soprattutto qui.
Sono essenzialmente egoisti e concentrati su sé stessi, perciò gli sviluppi tra di loro sono complicati. Sono anche bambini, negli atteggiamenti, ma questo dipende da i trascorsi di ognuno di loro.
Io stessa li giudico male, ma sono umani e hanno i loro difetti.
E dopo questa premessa, anzi, post-messa…
Ringrazio i lettori silenziosi.
Coloro che hanno messo questa storia tra i preferiti e/o tra le fiction seguite.
E le meraviglie che recensiscono.
Summerbest: ti ringrazio infinitamente per i complimenti, sono contenta che ti abbia fatto ridere. E… sì, decisamente si sbava per Johnny. Spero di divertirti ancora.
Ramona37: be’, eccoci con il continuo –finalmente-. Spero di aver soddisfatto la tua curiosità. Un bacione.
Dogma: eh, sì, Keira e Orli se la passano bene e la cena sul terrazzo… be’, hai potuto leggere, no? Ho cercato di essere elettrifrizzante –per citarti- anche qui =) spero di esserlo stata. Un bacio grande.
Thiliol: non mi ci far pensare, che ci sarà qualcuna che beatamente vive tra Orlandi, Roberti, Keire e compagnia bella… anche se avrebbe tutto il mio sostegno, visto che sarebbe una normale. Sì, comunque, il terremoto mi ha scossa parecchio, in tutti i sensi. E poi non è che io sia una persona costante, perciò si spiega il ritardo abnorme. xD spero di essermi, comunque, fatta perdonare con questo capitolo. Un bacione enorme.
Elvi92: sono veramente contenta di averti fatta ridere così tanto; spero, allora, di aver fatto lo stesso con questo capitolo. Un bacio.
Sara: ma figurati, se tu recensisci tardi, io che aggiorno ogni morte di Papa, che dovrei fare? Dovrei lapidarmi da sola… no, guarda, io ero un po’ dubbiosa, ma siccome sono innamorata della coppia Will/Elizabeth, Keira l’abbiamo bella che sistemata. E alla fine, Cecilia, a parte l’insalata rovinata e i battibecchi con l’Homo Veramens Gnoccus, è ancora viva. Anche se ho cercato di mostrare un po’ più i sentimenti, forse a discapito del lato comico, esagerando anche con i difetti, ma per renderli un po’ più umani. Nun zò… comunque, cara, spero che ti piaccia questo capitolo. Un abbraccio forte.
Cecilia: sì, tu, l’originale, quella in carne e ossa xD spero sempre di portare onore al tuo nome, con questa storia, ma mi sa che fallisco miseramente. E no, non sei banale se mi dici che ti ho fatta ridere, ma anch’io credo poco ai complimenti, più che altro perché ho un’autostima che farebbe ridere anche Zeta la formica, ecco perché. E poi Daiana è scema che non crede ai complimenti, io sono realista, lei se li merita tutti, io i vostri no… siete sempre troppo buone… comunque, ecco la scena del terrazzo della tua omonima evidentemente più fortunata di tutte noi… un abbraccio enorme, Cee.
Daiana: non so mai né cosa scrivere nelle recensioni, né cosa risponderti! No, tesoro, sono incredibilmente ritardataria e non me ne esco con dei capolavori, perciò non dire che posso prendermi… vabbè, già immagino la tua reazione, quindi evito xD ho cercato, comunque, di rendere Cecilia –ma anche Johnny- un po’ meno banale e anche se tu pensi che non lo sia, ci ho provato lo stesso. Poi tu dici a me, che sarei capace di donare un sorriso? E io che non riesco neanche a farti capire quello che significano le tue parole per me, riuscirei a donarti un sorriso? Mi fa immensamente piacere che tu me lo dica, ma stento a crederci, veramente. Perché è il contrario, perché sei tu quella speciale. Ma tanto questo discorso lo portiamo avanti da quando abbiamo cominciato a sentirci su messenger, inizia ad essere un po’ stantìo. Perciò ti dico solo che ti voglio bene. Vorrei dedicarti questo capitolo, giusto per dedicarti qualcosa, ma ti ho già dedicato tutta la storia, perciò…
Love you, come what may, till the end.
Fede

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Capitolo 6
*** Razionalità ***


by the sea 6°
Razionalità
il solito, classico, visto e stravisto conflitto
Mi buttai a peso morto sul letto.
Chi è che non ripercorre, seppur per un brevissimo attimo, la giornata vissuta? E così, distrutta, mi abbandonai ai ricordi di quel giorno lunghissimo.
Johnny Depp dormiva a pochi metri di distanza da me.
Questo non mi entusiasmava.
Okay, la mia vita era un casino. Un casino sentimentale, familiare, psicologico… non andava bene niente, non era mai andato bene da quando ero piccola.
Consideravo che lui era vicino, forse dormiva profondamente, forse era sveglio come me, forse era paranoico quanto me.
Il problema non era Johnny: il problema erano gli uomini.
La verità era che io non avevo mai avuto un uomo nella mia vita. Non avevo avuto neanche un padre. Anzi, io un padre ce l’avevo avuto, ma non era una costante della mia vita. Tutt’altro.
Mio padre non mi aveva mai fatto mancare niente, era sempre stato simpatico, gentile, comprensivo, sportivo. Mai un padre.
La mia vita era trascorsa con la protezione di una madre perfetta e i conseguenti complessi d’inferiorità.
Dio, stavo riassumendo la mia psicanalisi. Mi facevo pena da sola, mi ero già fatta troppi problemi.
E avevo clamorosamente dimenticato anche di prendere la pasticca per la tiroide. Stupida idiota.
Così scesi al piano di sotto e compresi che avevo completamente perso la cognizione del tempo, perché i Belli E Addormentati erano evaporati.
E l’orologio segnava le 4, all’incirca.
Ci mancava solo l’insonnia.
“Insonne?”
“AH!”
Feci un salto di due metri perché Johnny aveva trovato incredibilmente divertente farmi spaventare, sussurrandomi all’orecchio.
Mi accasciai sul divano, tenendomi il cuore e massaggiandolo. Guardai male la mia fonte di stress.
“Dillo che mi vuoi morta”
Johnny scoppiò a ridere.
Non mi piaceva che fossimo soli. Di notte. Di nuovo.
“Carino il pigiama”
Cazzo.
Arrossii furiosamente e scappai verso il mobile delle medicine.
“Perché non dormi?” borbottai. Perché, idiota, non te ne vai, così mi riprendo qualche grammo di dignità?
“Ti ho vista uscire”
Ti ho vista uscire? TI HO VISTA USCIRE?
Okay, forse Johnny ci stava provando. La paradossalità della situazione: quale donna non vorrebbe che un tale dono della natura le facesse delle, ehm, avances?
E Cecilia alzò la mano, costretta dal suo personalissimo e rompiballe Grillo Parlante.
Io. Io non volevo. Niente guai per me, no, no!
Era un mio problema, certo, io chiedevo troppo, io davo troppo. Puntualmente rimanevo scottata.
Finché non fosse maturato qualcosa in me, non avrei potuto avere nessuno accanto. Sembrava un po’ melodrammatico, ma non era così terribile. Poi davanti a Johnny, questa scelta poteva essere un po’ più dura, ma non era così terribile.
Mi voltai verso di lui e lo guardai.
“Credo che Keira, Orlando e Dominic abbiano intenzione di rimanere per qualche giorno”
Sospirai.
“Sì, l’avevo intuito”
“Domani io me ne vado”
Lo disse veloce, rapido, come se avesse sentito il bisogno di buttar fuori quell’informazione. Un po’ mi dispiaceva. Okay, forse un po’ più di ‘un po’’. Ma era meglio così.
“Oh”
Oh? Che razza di commento idiota. E, tra parentesi, che cos’era quella vocina piccola, triste, roca e sussurrata che sembrava così dispiaciuta? Io me li cercavo i guai, ecco cosa.
Lui annuì e si voltò, avviandosi al piano superiore. Patetico, sembravamo una di quelle coppie dei film…
“Johnny?”
Oh, perfetto! Ci mancavo solo io, che gli correvo incontro, con il vento fra i capelli, e gli dichiaravo il mio eterno amore. I’ve been dreaming of the true love’s kiiiiiss…
“Sì?”
Benissimo, perfetto!
“T-tu… credi che tra Keira e Orlando ci sia qualcosa?”
Salvata in corner. Il discorso che mi era balenato in mente era un tantinello diverso… “Sai, io e te non ci conosciamo da molto… in verità solo da oggi… ma, ecco, tu mi piaci! Cioè, nel senso, okay, esteticamente sì, ma anche caratterialmente, solo che io sono complicata e devo superare i miei casini psicologici…” e a quel punto lui mi avrebbe poggiato un dito sulle labbra, m’avrebbe zittita delicatamente e delicatamente avrebbe preso il mio volto fra le sue mani delicate e delicatamente avrebbe poggiato le sue labbra delicate sulle mie, decisamente non delicate. E poi sarebbe partito il coro dell’Alleluja.
Tornò vicino a me e sorrise, divertito. Avrei tanto voluto domandargli cosa ci fosse da sorridere, ma evitai.
“Credo che quei due abbiano la maturità sentimentale di un bambino di sei mesi… e credo che sì, potrebbe esserci qualcosa, ma non si sforzano di farla nascere”
Cercai di concentrarmi sulla conversazione. E non sul fatto che i guai me li cercavo.
“Sì, lo penso anche io. Quindi… saresti disposto a darmi una mano per far nascere qualcosa?”
COSA? Ma che dicevo? Stupida. Stupida. Neuroni insubordinati. Liquor avariato! Deficiente!
Io e lui? A far mettere insieme quei due? Con tutto l’affetto che potevo provare verso Orli e Keira, non ne valeva la pena. E poi, perché non avevo chiesto a Dominic? Perché ero masochista, attira-disastri, più attira-calamità di Harry Potter!
Imbecille!
Johnny sorrise, con un’espressione un po’ buffa, un po’ sorpresa.
“Affare fatto, socia”
Mi prese la mano, la strinse e si sedette al divano, trascinandomi con lui.
Perfetto.
 
A parte il fatto che avevo delle occhiaie più blu del caro conte Vlad, alle 8 e 30 della mattina successiva ero in piedi e mi muovevo silenziosa –o almeno ci provavo- per casa. Certo, avevo dormito all’incirca 3 ore, perché Johnny doveva scoprire la sua dote di agente matrimoniale proprio quella notte, ma più o meno andava tutto bene.
“Cecilia?”
Perché Orlando era già in piedi?
“’Giorno, caro”
“Ma che ci fai a quest’ora, sveglia?”
Me lo chiedo anche io.
“Il tuo amico parte tra poco, preparo un po’ di caffè”
Orlando annuì, guardandomi come se la sapesse lunga. Ecco, ci mancava solo che continuasse con i suoi filmetti mentali.
“Io sono educata, al vostro contrario. Sono la padrona di casa, sarei una cafona se-”
“Certo, certo”
La macchinetta piena di caffè bollente mi chiamava, più di una sirena, mi diceva ‘veeersaaaami soooopra di luuuuuui’.
Ma nooo, Cecilia, tu non vuoi!
‘Sììììì che vuoiiiii’
Nooooooo…
“Buongiorno” sbadigliò Dominic, buttandosi sul divano. Mi venne da ridere, per la sua faccia sconvolta dal sonno.
“Ma siamo tutti mattinieri?” chiesi, sbadigliando anche io, contagiata da i due attori.
“Già. L’unica è Keira, ma lei è ancora profondamente addormentata”
Nascosi il sorriso che mi nacque spontaneo sulle labbra. Se solo Orlando avesse saputo che erano stati argomento di una interessante conversazione notturna…
“Dio, che sonno” biascicai, sedendomi, davanti alla mia fonte di vita: caffè.
“Dormito poco?” ed eccolo, con la sua teatrale entrata, il bello dei belli, signore e signori, Johnny Depp!
Lo guardai, alzando un sopracciglio.
“Per colpa tua, sì” tornai al mio caffè, reggendomi la testa con il braccio. Potei vedere solo dopo qualche secondo gli sguardi allucinati dei tre Caballeros.
Per colpa tua, sì…  Oh, mio…
“No, avete capito male!” la mia voce era salita di… una decina di ottave.
“Ceeeerto”
“Ragazzi, seriamente…”
“Guardate che noi siamo contenti”
“Sì, be’, noi ci siamo addormentati e voi…”
“Ma che dite? Johnny, diglielo tu!”
“Non vi dovete giustificare”
“Sta dicendo la verità, Orlando”
“Mica ti devi vergognare, Cee! Lo dice anche Johnny che- AHIO!”
“NON è SUCCESSO NULLA!”
“Che sta succedendo?”
Keira scese le scale, confusa, osservandoci.
Per fortuna era arrivata lei a distrarre quello scemo di Orlando. Dio, era da carie con quegli occhi a pesce lesso, lui.
“Cecilia e Johnny hanno avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo, stanotte!” spiattellò Dominic, tutto contento.
Appunto.
“C’è la remota possibilità che i vostri poveri e solitari neuroni capiscano che NON C’è STATO NIENTE, STANOTTE?”
“Be’, se è successo qualcosa, sono contenta per voi” disse Keira, alzando le spalle “Se non è successo nulla, pazienza. Johnny, buon viaggio. E adesso me ne torno a dormire”
E così la cara Miss Knightley se ne tornò di sopra, lasciando un silenzio di tomba nel salotto. La mia mano si portò contro la mia fronte, come animata da una forza esterna. Dovevo avere una faccia tremendamente buffa e perplessa –e irritata-.
 
Quando accompagnai Johnny alla porta, Dominic e Orlando l’avevano già salutato –stronzi-. Mi sentivo decisamente taciturna, fosse stato per me gli avrei detto ‘Ciao’ e sarei scappata di sopra. Ma i miei gentilissimi compari avevano deciso di lasciarci da soli, facendomi piombare nell’imbarazzo più totale.
“Allora…” feci io, fissando lo stipite della porta, molto interessante. “Be’, fa’ buon viaggio”
“Certo” rispose lui sorridendo. “Mi chiami?”
“C-cosa?”
“Per farmi sapere gli sviluppi tra Mr and Mrs Turner” spiegò lui, come se fosse stato ovvio. Certo, ovvio. Decisamente ovvio. Come no!
“Oh, va bene. Ti… farò sapere se ci saranno sviluppi”
Avete presente nei film? Quando ci sono alcuni momenti che sembrano durare un’eternità, ma in realtà durano un attimo? Ecco, quel momento durò davvero un’eternità.
Il momento in cui poggiò le sue labbra all’angolo delle mie, fermandosi e poggiando una sua mano sull’altra guancia.
Okay, fu un gesto romantico. Molto romantico.
Ma se io non avessi voluto?
 
La parte razionale di me diceva –anzi, urlava: TIRAGLI UNO SCHIAFFO, STUPIDA! O UN CALCIO PROPRIO Lì!
La mia parte irrazionale era partita per una vacanza nelle Bahamas, tanto era fuori.
La mia parte razionale diceva di urlargli: ‘NON AVVICINARTI A ME MAI Più, MI SEMBRAVA DI AVERTELO FATTO CAPIRE MA SEI Più DURO DI ORLANDO, PERCIò SPARISCI!’
La mia parte irrazionale diceva di saltargli addosso.
La sua parte razionale –o irrazionale, non saprei- invece gli disse di staccarsi e di salutarmi con un sorriso che faceva concorrenza a Mr Cullen.
La mia parte razionale a quel punto raggiunse la mia parte irrazionale alle Bahamas.
Nel mio cervello c’era un bel cartellone:
CHIUSI PER FERIE.
Ma saaalve!
Prima che iniziate a tirarmi delle sassate –e a ragione-, voglio chiedervi scusa per la lentezza del postaggio capitoli. Lo so, la scuola è anche finita, non ho più scuse. Già, ma ditelo a quella stronza della mia ispirazione, che mi vuole male… mi vengono tante nuove idee… per altre storie -_- quindi capirete come posso stare.
Eeeeh, sì, la scuola è finita. E già mi manca un po’, se devo dirvi la verità. Adesso non mi resta che aspettare i quadri e una certa telefonata.
Mi scuso anche per il capitolo breve. Sono imperdonabile, ma, come dicevo, non è colpa mia. *me è molto costernata*
 
Ci tengo, comunque, a ringraziare:
chi legge;
chi ha inserito questo aborto della mia mente tra le seguite;
chi, addirittura, l’ha messo tra i preferiti.
 
E ora, un grazie immenso, di quelli incomunicabili, a chi ha avuto la pazienza di recensire.
V’amo. Senza odi.
 
Summerbest: sono tornata, di nuovo! Certo, ci ho messo un bel po’, ma meglio tardi che mai, no? No? Proprio nooo? Spero di averti fatto ridere anche con questo capitolo, un bel po’ demenziale. Un beso.
Elvi92: be’, direi che anche qui sono stata un po’ triste, o almeno così mi sembra. Anche se poi si riprendono verso la fine con le solite stupidaggini loro, i miei cari PersonaGGi. Non ho aggiornato tanto presto, ma comunque ho aggiornato. Spero gradisca questo chapter. Baci.
Thiliol: eeeeh, sì, in effetti. Ho riso anche io, quando ho pensato a Johnny che si fa i problemi, pensando che Cecilia abbia subito chissà quali cose, nella sua vita. Vabbè, dai, comunque è di Mr Depp che parliamo, non di Pinco Pallino. Cioè… mi sembra normale non restare razionali, con lui. Grazie, cara, che continui a recensire. Me è felicissima! *-* Un bacione.
Emma: ma tu mi fai sempre questi complimenti… James Joyce… O_O che emoZZiohne! No che non mi annoi! Anzi, hai proprio ragione! Di scrivere la solita storia d’amore con lui perfetto, lei perfetta, s’innamorano, lui fa’ uno sbaglio madornale, lei soffre, poi lo perdona, si abbracciano e si promettono amore eterno… no, grazie xD decisamente Cecilia è piena di difetti. E anche Johnny non scherza. Oh, saranno umani? Spero che ti piaccia questo capitolo, ci tengo al tuo giudizio. Un bacio grande.
Sarè: tanto ormai lo sai che per me i tuoi complimenti valgono Oro, quindi sono assolutamente estasiata! Se sono riuscita a trasmettere un minimo di sentimento, oltre le solite battute stupide e i soliti insulti –in effetti, Cecilia inizia a diventare un po’ monotona con i suoi scemo, cretino, idiota…-, allora mi sento veramente realizzata. Il Bronzo Sbronzo… adoro, giuro, i soprannomi che dai. No, seriamente! Non lo so se li hai dati tu, ma quando te ne esci con l’Omo, il Paciocco, lo Zio… rido per diversi minuti.
No, i fatti non sono con Orli, più che altro Orli la conosce bene e quindi sa qual è il problema vero.
Ma veramente, ma tu te l’immagini a ficcarsi nel letto dello Zio? *-* Mio Dio, no, meglio che la smetta, che ho lo sguardo assatanato xD Grazie, Sarè, che recensisci e perdi tempo a leggere con me. Sei un tesoro. <3
Cee: la vera Cee! Ma chissene del ritardo, figurati! Io che mi scordo di recensire, per quanto sto rincretinita. Già è troppo che recensisci!
Be’, l’inclinazione di Johnny è abbastanza evidente, in questo capitolo. E abbiamo scoperto cosa sta succedendo tra Keira e Orlando. Sono decisamente una fan di loro due, sono stupendi. Quindi, visto che insieme non ci stanno, nella realtà, io li faccio stare insieme nella storia… forse.
Comunque, tra Johnny e Cee si sta sviluppando qualcosa –e finalmente!
Io non me li merito i tuoi complimenti, Darling.
Comunque, grazie infinitamente.
Un abbraccio forte.
Daiana: questo è il momento che temo di più, sempre. No, scherzo, ovvio. Adoro qualunque cosa ti riguardi, perciò…
È che non so più che dirti, Androgina mia. Ti dico tutto quello che penso e che sento, quindi rimango a corto per risponderti qui. Sì, Cecilia è un po’ autobiografica. Okay, mi hai scoperta, c’è Johnny steso sul mio letto che mi sta chiamando a gran voce… ti saluta calorosamente e dice che gli piacciono molto le tue storie. Se vuoi ti presenta Rob.
Dio, quanto ti voglio bene? E boh, perché io non lo so, come non so quanto ho bisogno di te –sicuramente troppo-. E ci siamo già dette tutto, mia Androgina. I’ll surely take you as you are.
Love you, come what may, until the end.
 
E ora, gente, torno ad adorare la splendida voce di Gerard Butler.
Se non avete visto Il Fantasma Dell’Opera, fatelo. Che meraviglia!
Anche se Cristine è un po’ tonta, devo dirvelo.
 
Federica.
 

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Capitolo 7
*** Keep in touch ***


fdg
Keep in touch
che stress!
2° giorno.
“Pronto?”.
“C-ciao, Johnny. Sono Cecilia, l’amica di-”.
“Cee! Finalmente! Perché ci hai messo tanto a chiamare?”.
Ciccio, sei partito due giorni fa, eh!
“Ho avuto un po’ di cose da fare…”.
Brava, datti un tono.
“E mi hai già dimenticato? Sono così facile da scordare?”.
Ma che razza di domande sono? Con questi stupidi atteggiamenti da Don Giovanni di seconda mano… caro, non attacca con me. Certo, sono stata io a chiamarlo, ma questo non significa nulla!
“Ah-ah. Molto divertente. Qui va-”.
“Sì, mi mancate parecchio! È tutta una palla, qui, tra documenti e firme varie, avvocati…”.
Veramente stavo dicendo che qui va abbastanza bene, comunque…
“Capisco. Invece io…”.
“Sì, mi manchi un sacco anche tu”.
Okay, a parte il fatto che l’abbia detto con una voce dannatamente seducente-sussurrata-disarmante... mi sa che ci sta provando con me. E, analizzando il tutto, ci sta decisamente provando. Oh. Merda.
“Intendevo che-”.
“Va bene, Cee, ci sentiamo più tardi, okay? Non ti disperare troppo per la mia assenza”.
E riattaccò.
Era consapevole che mi aveva impedito di parlare per tutta la telefonata? E io ero consapevole del fatto che la situazione si stava incasinando troppo?

4° giorno
Va bene, va bene. Ora lo chiamo. E gli racconto come vanno le cose. E se mi dice qualcosa che non dovrebbe dirmi, be’, gli faccio una battutina acida. Gli faccio brutto. Sì. Gli faccio brutto.
Feci per comporre il numero.
Posso farcela. Posso farcela! No, non ce la posso fare…
“Posso sapere che stai facendo?”, Keira accanto a me mi fece saltare per lo spavento.
“Niente!”, esclamai, mollando il telefono al suo posto. Peccato che lei lo prese e guardò.
“Ma questo numero lo conosco…”, ghignò, agitandomi il telefono davanti agli occhi. “Per caso stavi telefonando a un tizio alto, bello, moro, famoso e sexy che risponde al nome di Johnny Depp?”.
Perspicace.
“Assolutamente n-… seh”, ammisi, abbassando la testa.
Perché non parlava?
Dopo quella che parve un’eternità, corse di sopra, urlando.
“ORLàààà! DOOOOOM! PREPARATE LA LISTA NOOOOZZEEEEEEE!”.
Che deficiente. Mi correggo: che deficienti.
"Dear Johnny,
qui tutto bene. Keira e Orlie sembrano essersi coalizzati per –il nostro matrimonio- alcune cose e vanno d’amore e d’accordo. Ci manchi anche tu. "
Ma che cavolo scrivevo?!
"Ciao, Johnny.
Qui va tutto bene. Keira e Orlando sono tutti contenti, mi prendono in giro e prendono in giro anche te. Ma almeno tra loro procede qualcosa."
E certo, “almeno tra loro…”.
La verità era che qualunque cosa scrivessi non andava bene, perché non sapevo cosa stesse succedendo tra lui e me. Ero così pazza da sognarmi che Johnny Depp ci stesse provando con me? Insomma, a parte essere il sogno della totalità delle donne –e forse anche qualche uomo- della terra, era anche una persona interessante e potenzialmente amabile –nel senso che avrei potuto innamorarmi di lui. E questo non doveva succedere. Come mi aveva fatto considerare Orlando, poi, lui era decisamente impegnato.
Quello che mi chiedevo era: perché si comportava così con me? Era una scommessa che doveva vincere? Era per prendermi in giro? Io non riuscivo a capire.
Mi ero sognata tutto? Ci conoscevamo da poche ore e lui mi diceva che gli mancavo. E, maledizione, se ne usciva con alcune cose… perché?!
Forse me ne stavo davvero uscendo di testa, perché mi ero fatta tutto un film su quello che non era successo.
Probabilmente era così.
"Ciao.
Qui va tutto bene. Non ci sono grossi sviluppi tra Keira e Orlando. A presto. "
“Pronto?”.
“Sei arrabbiata con me?”.
“Con… chi parlo?” bugiarda, tanto lo sa che l’hai capito.
“Johnny”.
“Oh. Ciao”.
“Perché mi hai scritto così?”.
“Che avrei dovuto scrivere?”. Okay che sono stata fredda, ma mica dovevo scrivere una lettera d’amore!
“…”.
“Ci sei ancora?”.
“Sì. Certo. Ti… chiamo io… dopo… domani… insomma, ti richiamo io”.
E riattaccò. Di nuovo.
Ma questo è scemo.
7° giorno
From: Johnny
Come va?
From: Cecilia
Bene. Siamo di nuovo in spiaggia.
From: Johnny
Vorrei essere pure io lì!
From: Cecilia
Sì, al mare si sta benissimo.
From: Johnny

Non è solo per il mare.
Ti stai inventando tutto. Tutto. Tutto.
Era ciò di cui cercavo di convincermi da giorni.
E lui se ne usciva con un “Non è solo per il mare”.
Uno non vuole intendere male.
Ma fa 1+1. Non è così difficile.
“Che hai?”, chiese Dominic, sedendosi accanto a me.
“Niente”, borbottai, infastidita.
“Ceeerto”, fece lui, annuendo convinto, “è quel niente che dite voi donne e poi ci sottintendete i traumi d’infanzia, la paura di invecchiare, i problemi di cuore, la sindrome premestruale e anche una buona dose di masochismo. E, non contente, ci aggiungete pure la frustrazione perché non potete salvare una rara specie di foche o orsi o formiche o zanzare”.
Alzai un sopracciglio verso di lui, cinica.
“L’ho sempre saputo che eri gay”.
Fece una smorfia buffa.
“Molto divertente. Che c’è tra te e Johnny?”.
Ecco qua. Davvero discreto, Monaghan, non c’è che dire.
“Niente, quante volte devo ripeterlo?”.
“Seee, potrai ingannare quei due –e indicò Keira e Orlando, lontani-, ma io parlo seriamente, anche se non ci credi. Non è strano che ti piaccia. E di certo non ti prenderò in giro. Immaturo fino a un certo punto”.
Sbuffai, chiudendo gli occhi e allungandomi sull’asciugamano.
“Non lo so”.
“Che cosa?”.
“Che c’è tra noi. O cosa non c’è”.
“Ora sì che sei chiara!”.
“Lo sarei volentieri, ma non ci capisco un cavolo neanche io! Dominic, quello che ti sto per raccontare non deve essere riferito ad anima viva. O non avrò pietà”.
Dominic scoppiò a ridere, divertito.
“Ti castro”, precisai, impassibile.
Lui smise di ridere.
“Okay. Va bene. Non dico nulla. Parla”.
“Sono paranoica. Sono una persona paranoica e sto sempre a rimuginare su cosa ho fatto. Ho una paura tremenda di fraintendere le sue attenzioni che, in quel caso, non sarebbero più attenzioni”.
“Raccontami cosa è successo e basta”, fece, esasperato. Accidenti, neanche avevo cominciato a parlare!
“E’ successo che, di punto in bianco, ha cominciato a… insomma… mi dice che deve ripartire con l’aria da cane bastonato, mi prende e ci facciamo i discorsi per tutta la notte, riparte e mi dà un bacio quasi sulla bocca. Poi mi chiama, mi dice che gli manco. Allora io penso che mi prende in giro, perché lui è lui e io sono io e quindi mi sono sognata tutto! Gli invio una mail, normale, un po’ fredda e lui mi chiama, tutto incazzato e mi fa: ‘Sei arrabbiata con me?’ e quando gli chiedo spiegazioni, tace. E poi gli ho scritto che non ci sono progressi tra quei due e che siamo al mare e lui mi ha risposto che sta crepando di invidia, ma non per il mare!”.
Ripresi fiato, quasi ansante.
Dominic non parlava.
Sembravo una liceale!
“Sembri una liceale”, fece lui, fissandomi.
Gentile.
“Secondo me, gli piaci”.
“Dom, è… Johnny Depp”.
“E allora?”.
“Allora è Johnny Depp!”.
“Davvero?! Come hai fatto a capirlo?”.
“Stupido… io sono una normale. Con delle amicizie strane. Ma sono normale. E lui è Johnny Depp”.
“Ed è comunque un uomo. E tu sei una donna. Una bella donna, aggiungerei”.
Arrossii. Non avevo mai parlato così a lungo con Dominic e così… seriamente, oserei dire. E poi, insomma, mi aveva fatto un complimento. Un vero complimento. Wow.
Osservai Dominic per qualche momento, poi ripensai a quello che mi aveva detto.
Una bella donna, aggiungerei.
Seriamente, però, si parlava di Mr Depp. Non di un tizio qualunque.
Dopo sei giorni…
Non si era fatto sentire per tutto quel tempo.
Keira e Orlando non si parlavano.
Dominic aveva i fatti suoi a cui pensare.
E io?
Io ero sull’orlo di una crisi di nervi.
Poi…
"Spero tanto che tu sia ancora lì, perché tra un’ora ti raggiungerò".


Okay, okay. Sono ancora viva. Lo so, lo so. Giovedì è ricominciata la scuola, io sono a dieta, vado in piscina, giro in bicicletta e sono molto attiva.
In realtà sono paranoica, manca un anno di liceo ma già sono in ansia per l'università! Dovrei mettermi a studiare per medicina e tutto...
Be', vado di fretta... o forse no, ma non sono molto produttiva, ultimamente. L'avrete notato dalla lentezza che ho impiegato per aggiornare questa storia.
Ringrazio tanto Elvi92, Summerbest, Richqueen, Thiliol, Emma, Sarè, Cee e Daiana che hanno recensito e le persone che hanno inserito questa storia tra le preferite o le seguite.
E ringrazio infinitamente Emma, che mi rettifica =) Grazie, sei un tesoro, chè mi recensisci sempre.
Vi adoro.
Baci baci,
Fede.

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Capitolo 8
*** Che schifo ***


shdhs
Che schifo
quando Cecilia abbisogna di chiarezza e sobrietà.


Stupido ritardatario.
Stavo aspettando Johnny Depp. Okay, detta così era un po’ megalomane, come cosa; megalomane ma vera.
“Tra un’ora arrivo…”. Com’è che erano le 22 e io ero ancora sola?!
Chi volevo prendere in giro?
Erano più di dieci minuti che riordinavo casa mia –sempre un caos rimaneva- in maniera convulsa… quando si dice una Casalinga Disperata… e quando si dice che Cecilia fa delle battute pessime e se lo dice anche da sola…
Mi buttai sul divano e mi presi la testa tra le mani.
Tralasciando le mie precedenti riflessioni, davvero: mi stava incasinando la vita, più di quanto non fosse già incasinata.
Dominic aveva preso e se ne era andato, spiegando che aveva un incontro con tale Sarah (*)… qui gatta ci cova, Cee.
Johnny Depp era l’uomo più –sexy- stupido e complicato –decisamente erotico- concepito e facente parte della razza umana. Da quando era arrivato lui, la mia vita era precipitata nel baratro della follia più totale. Un baratro incredibilmente affascinante, ammettilo!
Oltre al mal di testa più che ovvio, ero sul punto di vomitare perché avevo mangiato troppo. E perché avevo mangiato troppo? Perché Orlando e Keira avevano litigato. E figuriamoci se quelli litigavano tranquillamente, in sordina… no!
Orlando era sceso da me e aveva mugugnato che, visto che aveva fame, avrebbe preparato qualcosa da mangiare. Mi aveva anche chiesto se volevo unirmi a lui –credetemi, non so come ho fatto a capire che mi stesse rivolgendo una domanda, visto che l’intonazione era comunque incazzata come prima-.
Così ci eravamo preparati da mangiare e ci eravamo seduti al mio bel tavolo pulito in cucina. A parlare, parlare e loquacemente parlare.
“Mi passeresti il sale?”.
“Mh”. Mi aveva passato il sale.
“Ne vuoi un po’?”.
“Mh”. Come lo devo interpretare: sì o no?
“Sei… arrabbiato?”. Va bene che è ovvio, però…
“Mh”.
“Keira?”.
“Mmmmh”.
Okay, ho capito.
Avevo sistemato tutto, il mio tavolo era di nuovo lindo e splendente –mancava solo Mastro Lindo-.
E Keira era scesa. Sembrava così normale, così tranquilla…
“Ce l’hai fatta a scendere”, feci, seduta con un bel libro sul divano. Anche io sembravo tranquilla e in effetti lo ero.
“Sì, infatti”, sorrise lei, rilassata.
Ripresi a leggere.
“Ma è già così tardi?”, chiese lei, improvvisamente, “In effetti ho fame! Mangiamo?”.
“Be’, veramente io-”, tentai, con un brutto presentimento.
“Sì, dai, prepariamo!”.
È così… isterica? Si muove in modo… Dio, fa paura!
“Dai, Cee, muoviti!”, fa con la voce acuta.
“Be’, veram-”.
“Dai, che ho fame!”.
Quindi avevo cenato ben due volte, cercando di intavolare un’altra conversazione, per fortuna più interessante della prima.
“Che fine hai fatto, prima?”, chiesi. Come darsi la zappa sui piedi!
“Niente, stavo riposando”, seeh, come no!
“Ah. Neanche Orlando si è fatto vedere tutto il giorno”.
“Ah”.
Rimanemmo in silenzio.
“No, perché quello stronzo, io non lo so che cacchio ha fatto, prende e mi urla contro! Ma voglio dire…”.
Tregua.
Voglio una treguaaaa!
 
Hush, hush, hush, hush, I’m already spoookeeeen…
Mi ero addormentata. E qualcuno mi stava chiamando al cellulare. Maledetto.
“Pronto?”.
“Dove siete finiti tutti?”.
“Uh?”.
“Cecilia?”.
“Ma chi è?!”.
“Johnny!”.
“Chi?!”.
“Johnny, Cecilia, Johnny Depp”.
“Divertente, davvero. Chiunque tu sia, sei veramente divertente!”.
“Sto per strangolarti, Cecilia. Aprimi. Sono Johnny”.
“E smet-… cazzo”.
“Eh, già”.
Solo io potevo pensare che fosse uno scherzo… no, non è vero, chiunque l’avrebbe pensato se gli avessero detto ‘sono Johnny Depp e sono fuori da casa tua!’. Mi fiondai ad aprire la porta e lo trovai. E mi si srotolò la mandibola –o mascella, non lo ricordo mai, Nota Di Cecilia- fino a toccare terra.
Come poteva essere sempre così… censurati, Cee.
“Ciao, Cee”.
Adesso. Gli salto. Addosso.
“C-ciao, Johnny”.
 
Buon giorno, Upper East Side, qui Gossip Girl.
Niente Upper East Side. Ero io che, da quindicenne intrappolata nel corpo di una trentenne, avevo impostato la suoneria di Gossip Girl come sveglia.
Avrebbe avuto un bel po’ da dire, Gossip Girl, sulla mia deliberatissima fuga della sera precedente.
Dopo le due parole in croce dette a Johnny, ero scappata, mi ero dileguata, ero evaporata.
Buon giorno, Upper East Sid-
Sbalanzai via il telefono, nevrastenica. Voglio dormire. Voglio. Dormire.
“Cecilia!”.
“Sto dormendo”, mugugnai, immergendomi nelle coperte.
“Alzati. Usciamo”.
“Ho sonno, Orli. Ho. Sonno”.
Non mi pare così difficile!
 
Come era ovvio, dovetti uscire. Non mi era stata data pace, finchè non mi ero alzata.
Fu, probabilmente, l’uscita più brutta della mia vita.
Visto che Keira e Orlando avevano litigato, ci eravamo divisi in coppie, con il risultato che dopo un’ora e mezza ci eravamo invertiti.
Ero perfino riuscita a ignorare tutte le mie paranoie su Johnny, finchè Keira, per distrarsi, non chiese di noi due.
“Noi?”.
“Già”.
“Non esiste ‘noi’”.
“Certo”.
“Ascoltami”, dissi, seccata, “non c’è un noi. Non c’è nemmeno un lui, perché non me ne frega niente. E lo so che voi siete convinti che io gli muoia dietro, come ogni altra donna del pianeta. Non me ne frega niente. E anche se me ne fregasse, lui se ne strafregherebbe. Il problema non si pone. E non dire niente, Keira, perché non c’è storia, anche se Johnny sprizza erotismo da tutti i pori!”.
Keira non rispose e si limitò a guardarmi.
Perchè ho un brutto presentimento?
Sorrisi.
“Orlando e Johnny sono dietro di me, vero?”.
“Già”.
 
Era mentre mi asciugavo i capelli che qualcuno entrò nella mia stanza.
“Orlando, brutto scemo, quante volte t’ho detto che devi bussare- ovviamente sei tu, non avevo dubbi”.
Non è difficile capire che è Johnny.
Si avvicinò a me, sorridendo.
“Cee-”, cominciò.
“Ascoltami”, feci, poggiando la spazzola. “Quello che hai sentito oggi… non dirò che c’è un tuo gemello che si chiama come te e… be’, tutto il resto. Facciamo finta che eri sordo?”.
Brava, Cecilia, buttati a terra e attaccati alle sue gambe e piangi!
Lui rise.
“Certo, Cee, certo”, rispose, sedendosi sul letto. “Volevo parlarti di… be’, della guerra fredda in atto qui fuori in corridoio…”.
Mi accomodai accanto a lui.
Smettila di tremare, stupida!
“Ti ascolto”.
 
“CECILIA, IO T’AMMAZZO!”.
“FATEMI USCIRE DA QUI!”.
“Dici che ci ammazzano davvero?”, chiesi, voltandomi verso Johnny.
Prese a guardarmi e ci ritrovammo a ridere, spensierati. Era così normale che lui mi facesse dimenticare l’imbarazzo e l’ansia da lui stesso provocati? La domanda è: è normale che sei cretina – schizofrenica – anormale? Che prima ti senti angosciata a causa sua e poi ti senti rilassata e felice per merito suo?
Che schifo.
“Male che và, ci denunciano!”.
“Così condivideremo una cella in carcere e ci tatueremo lo stesso tatuaggio in posti che nessuno vedrà mai”.
E giù a ridere, di nuovo.
No, non avevamo ancora bevuto neanche una goccia d’alcol. In effetti, stavamo solo girando intorno alla questione. Una questione che non sapevo neanche quale fosse, ma c’era. E ci giravamo intorno da un bel po’ di tempo.
Io, però, non avevo nessuna voglia di andare al punto. Così mi concentrai sulla cena da preparare e sulla meravigliosa bottiglia di vino che mi aspettava, insieme ad un divano decisamente comodo e ad un attore decisamente sexy.
E così fu.
Mi sedetti sul divano, lui mi porse il mio calice e prese a guardarmi, afferrando un pezzo di pizza.
Non ricordo come arrivammo alla seconda bottiglia di vino, né come arrivammo alla terza, né come svanirono le mie preoccupazioni. L’alcol mi stava aiutando molto.
Sapevo di dovermi allontanare, che il caldo che sentivo era frutto del vino, che la mia risata serena era solo temporanea.
Sapevo che avrei dovuto allontanarmi da lui, quando le sue labbra furono sulle mie.
Complicata sì, scema no e nemmeno lesbica.
E dopo quel bacio ce ne fu un altro e un altro ancora.
Dimenticai che avevamo chiuso Keira e Orlando insieme in una stanza, dimenticai che lui era impegnato, dimenticai anche che mi avrebbe portato guai. L’avevo detto, lui l’aveva sentito: sprizzava erotismo da tutti i pori.
Non fu difficile finire a letto con lui.
E il bello è che domattina avrò dei sensi di colpa da tagliarsi le vene.
Che. Schifo.
 

 

Dai, è passato poco più di un mese. Quindi non è tanto terribile, come ritardo. No?
Ormai non mi scuso più. Che lo faccio a fare? =)
La scuola mi sta tenendo un bel po' occupata, insieme al dietologo, alle lezioni di canto, agli amici fuori di testa e al mio adorato psicologo.
Sappiate che questo capitolo è stato scritto un bel po' di tempo fa, mentre facevo finta di prendere appunti sui Sepolcri di Foscolo.
Solo che mi sono persa i fogli dove avevo composto la mia creazione. Una delle mie tre migliori amiche si è incazzata come una iena e siddetta amica è Christine__, che avrebbe ragionissima. Tanto ci è abituata alle mie cretinate.
Passo a ringraziare le persione che trovano la pazienza di recensire, al contrario di me.
Elvi92, hai visto? Alla fine ce l'ho fatta e spero tanto che ti piaccia questo capitolo -anche se a me fa schifo-. Baci.
RebeccaLupin, oddio, ti chiami come Remus! Ti adoro solo per questo, anche se il mio amore è suddiviso tra James e Sirius. Ma lasciamo stare. Eh, dai, non ti ho fatta aspettare molto, no? Keira e Orlando... si vedrò... spero che gli sviluppi tra Johnny e Cee ti piacciano. Baci.
Yunie992, ma quanto sei cara! Mi hai scritto una recensione con i fiocchi che ha decisamente aumentato l'autostima! Sono veramente contenta che ti piaccia come scrivo, anche se non capisco come questo possa essere possibile. Ami Joh... brava, chi non lo amerebbe. Venerdì 6 esce il suo nuovo film e io sono a scuola per i consigli. Dio, non ci posso pensare. Mi viene da piangere. Basta, Federica, concentrati. Dom è adorabile, fa morire dalle risate. Spero ti piaccia anche questo capitolo. Bacio.
Emma, mia adorata, le tue recensioni sono sempre stupende! Ma che sei pazza, che ti scusi per la lunghezza della recensione? Hai una pazienza infinita a scrivermi tutte quelle cose e mi chiedi pure scusa? Baaaah, ecco, Cee ti influenza negativamente. Ti piace questo capitolo? Ci tengo tanto al tuo parere, ormai. Poi se mi correggi pure, ti faccio la statua. A proposito, rinnovo il ringraziamento per la correzione su Vanessa e Johnny. Meno male che me l'hai fatto notare, mi fa tanto piacere. Anzi, spero che, non appena troverai un errore, me lo segnalerai come con questo, ma senza impegno. Bene, mia cara, devo andare. Ti abbraccio forte.
Cee, sai che è un sacco che non ci sentiamo? Me è contrariata per questa cosa. Vabbè, parlo io che per farmi sentire... baaah, lasciamo perdere. Hai visto come si sono sbloccate improvvisamente le cose tra i due scemi? Dai, ho dato una bella smossa a questa storia. Sì, dall'alto dei suoi 'anta' Johnny potrebbe riacchiappare un po' di maturità e darsi un contegno o comunque decidersi. Ah, non mi far parlare, và. Chè ho qualche ideuccia in mente, molto vaga, ma ce l'ho. E dopo spoilero. E mica me lo scordo che tu non mi volevi fare spoiler su Curriculum Vitae! Nooo, hai fatto bene, salvaguarda il tuo matrimonio. Cee, sto straparlando, as always. Ma tu non ci fai caso, vero? Perchè lo sai ormai che sono scema, quindi non ti scandalizzi molto. Veeerooooo? T'abbraccio fortizzimo, io, la mia Cee e Johnny. <3
Androgina, a te sto scrivendo una mail quindi sarò breve. Spero che quest'aggiornamento non ti faccia saltare di nuovo. Non trovo mai le parole per dirti quanto bene io ti voglia e quanto io sia felice di averti con me, qui nel cuore, con il tuo bel posticino riservato. Love you. Come what may. 
(*) la Sarah di cui si parla è nata da uno spoiler fatto a Sara, quella in carne ed ossa, mentre le riassumevo la trama del capitolo e lei specificava che Dom aveva da fare con tale Sarah. E allora io le ho copiato quest'idea e l'ho inserita nel capitolo. Lo so che questa nota sembra senza senso, ma non importa. La mia mente è senza senso, quindi mi sembra più che normale.
Vi adoro tutti.
Xoxo, Fede.

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Capitolo 9
*** Ma che cavolo ho fatto? ***


v bkvck
Ma che cavolo ho combinato?
quando Cecilia pensa che è un'idiota.
Ho fatto un sogno. Un sogno strano.
Strano ma bello. Sono stata tutta la notte con un uomo incredibile.
Aprii gli occhi.
Lui era fantastico. E tutta quella notte fu fantastica, un po’ confusa ma fantastica.
Perché quella non era la mia stanza?
Perché mi faceva male la testa?
Perché ero nuda?
Mi voltai: perchè Johnny Depp è steso accanto a me, nudo come mamma l’ha fatto, addormentato e… censura.
Avete presente quando vi si collegano tutti i pezzettini del puzzle? Ecco.
Orlando. Keira. Cecilia. Johnny. Cena. Vino. Letto. Insieme.
Cazzo.
Merde. Alla francese. Merde. Shit. Bugger –lo dice anche Johnny, ai Pirati-.
Avevo fatto sesso con Johnny Depp.
Continuai a guardarlo. A parte il corpo indescrivibile da David di Michelangelo, era buffo. Buffo e sexy, okay.
Ma che cavolo avevo fatto? Ero corsa incontro ai miei problemi e gli avevo detto: ‘mi sento sola, venite a trovarmi!’.
Cercai di calmarmi. Lo diceva anche il mio psicologo: prima di suicidarmi  mentalmente era meglio calmarmi, analizzare il tutto, prendere un caffè. Mi si illuminarono gli occhi. Caffè! Caffè. Adesso. Caffè. Abbisogno di caffè.
Per scendere dal letto senza svegliare la statua greca impiegai circa dieci minuti. Quando mi voltai era ancora profondamente addormentato, quasi dolce.
Ma che avevo fatto? Lo sapevo che non avrei dovuto bere e non avrei dovut-
“AAARGHMPF”.
Mi ritrovai distesa per terra, decisamente dolorante, con gli occhi serrati per la caduta. Già, certo, ieri notte non avevo avuto molto tempo per riordinare. Avevo… altro da fare.
Ovviamente la speranza di non averlo svegliato fu vana.
“Ci siamo alzati con il piede sbagliato?”, chiese con la voce impastata.
No. Non dovevo parlarci! Perché mi sarei complicata tutto, avrei avuto una crisi isterica e gli avrei vomitato addosso anni e anni di psicoterapia.
Scappa. Cecilia, scappa.
“Certo. Hai preso una laurea in battute banali?”, commentai, acida.
Forse un po’ troppo acida. Afferrai la maglietta nera che giaceva per terra, accanto alla mia mano, e mi alzai.
“Scusami. La mattina sono incazzata col mondo”, sospirai e feci per infilare la t-shirt. Solo che non era una t-shirt.
Era un indumento decisamente non mio che lasciai candidamente cadere a terra. Johnny ridacchiò. Certo, come al solito le figuracce…
“Sappi che, nonostante fossi… comica, diciamo pure così… be’, eri davvero eccitante”.
Il mio colore tese al ‘semaforo’. Rosso, per la precisione.
Ehi, però ha detto che sono eccitante. E… cavolo, gli sarà passato l’effetto dell’alcol!
“Be’… grazie…”, mormorai. A quel punto mi aveva già radiografata per bene, quindi presi degli indumenti per coprirmi con una tranquillità di cui non mi credevo capace.
Sì, vabbè, muoviti, idiota. Vattene da lì.
“Be’, stanotte è stato bello…”, disse lui, avvicinatosi. Troppo. “Ripetiamo l’esperienza?”.
“Poetico”, mormorai.
Non voltarti. No. Se ti giri, è finita. Forza di volontà o no, nessuna donna resisterebbe a questo tizio, in queste condizioni.
Mi voltai.
Fissa quello che ti pare. Non la faccia. Non in basso. Le spalle!
Mi concentrai sulle spalle.
No,  no. Cattiva idea. Non alzare lo sguardo sul mento. E nemmeno sulle labbra.
Non sapevo dove guardare. O forse lo sapevo.
No. Questa è l’ultima. Se alzi ancora un po’ lo sguardo vedi il suo naso. E quello ti mette ko. Lo sai che adori il suo naso. E tutto il resto, certo. Non guardarlo. Non guard-
Ecco.
Io te l’avevo detto.
 
Guardai il mio caffè e presi un biscotto dalla scatola. Erano i biscotti al burro, quelli da migliaia di calorie al grammo, quelli buonissimi che mandano a quel paese la dieta.
Al diavolo la dieta.
“Sono un’idiota”.
Sì. Patentata. Che si ficca nei casini da sola. Voglio dire… lo sapevo. Lo sapevo dall’inizio che lui era pericoloso per me.
Ma no! Io dovevo andare da lui come l’orso col miele! E certo!
L’avevo saputo da subito che sari caduta ai suoi piedi. Ero una donna. Purtroppo non omosessuale.
Accidenti, finire a letto con Depp era il sogno di chiunque! E io mi lamentavo pure.
“Ma perché?”.
Già. Era il sogno di ogni donna e io sfidavo ogni donna a non innamorarsi di lui. Andando al di là di essere Johnny Depp, Dio, era intelligente, interessante, carismatico. E aveva quella voce… avevo sempre badato alla voce delle persone. E la sua voce… era meravigliosa. Sweeney Todd non mi piaceva solo perché era un musical.
Lo adoravo perché era la sua voce. Se la batteva con Il Fantasma Dell’Opera, il mio musical preferito in assoluto.
E non sarei rimasta abbagliata da qualunque cosa facesse o dicesse se non fosse stato lui.
‘Ripetiamo l’esperienza…’. Era una frase assolutamente priva di poesia e, soprattutto, di tatto. Era così... e tutte le altre cose che mi aveva detto… se me le avesse dette un altro l’avrei piantato in Nasso in un nanosecondo. Invece le aveva dette lui, con quei modi, quella faccia, quella voce…
Il vero problema era: sarei riuscita a staccarmi da lui, non appena lui se ne sarebbe andato?
Perché non c’era nessun presupposto per un qualsiasi tipo di storia. Quella notte e anche quella mattina… non avrebbero significato niente per lui e per me avrebbero significato tutto. Perché lui mi piaceva. Ero una persona normale, l’avevo conosciuto, ci avevo fatto sesso. Era normale che io avessi una cotta gigantesca per lui.
Solo che io ero lungimirante. Perché lo sapevo che ci sarei stata male.
Oh, lui aveva la sua compagna, la sua famiglia, il suo tutto.
E io chi ero? Quella che c’era andata a letto insieme per una volta. O due.
“Ma perché diavolo sono andata a letto con Johnny Depp?!”.
“Lo sapevo!”.
“Aaaah!”.
Dominic mi guardava con una faccia estatica, semi-sdraiato sul mio divano. Accanto a lui una tizia che non avevo mai visto.
“Come diavolo sei entrato?”, strillai.
Lui mi ignorò. “Te l’avevo detto. Io sono un genio. Lui ti piaceva. Tu gli piacevi. Non devi ringraziarmi”.
“Potresti evitare di farne una questione di stato?”.
“No. E comunque lei è Sarah”, indicò la ragazza che si alzò e mi tese la mano.
“Scusami”, disse lei, “mi sarei presentata prima ma sembrava una questione… delicata?”.
“Sì”, sospirai, “e io non sono così esplicita, di solito”. Anche se parlo da sola.
“Ehi”, fece lei, “Depp. Quel Depp”.
Risi e mi sedetti di nuovo.
“Farò finta di non aver sentito”, predicò Dominic guardando Sarah, “e mi concentrerò sul fatto che tu e lui avete fatto le cosacce!”.
Le cosacce?
“Dimentica anche quello. Non hai sentito niente, Dom”, implorai.
“Tranquilla, sarò muto come una tomba”.
“Grazie. Avete fatto colazione? Volete un caffè? E come siete entrati, scusate?”.
“Ci ha fatti entrare Keira”, disse Sarah, venendosi a sedere vicina a me. Keira? Quella Keira?
“Quella famosa?”, chiesi, temendo il peggio.
“Sì, proprio io, stronza che non sei altro”.
Ebbene sì, in quel momento entrò Keira, imbufalita come un bufalo. Mi alzai in piedi, pronta a scappare.
“Ciao”, sussurrai, supplichevole.
“Io ti ammazzo. Mi hai chiusa lì dentro, con Orlando”.
“L’ho fatto per te”.
“Keira”, s’intromise Dominic, “lo sai che Cecilia e Johnny hanno consumato?”.
Mi voltai verso di lui, sbalordita.
“UNA TOMBA?”, strillai, indignata. Oh, io ti uccido. Stavolta davvero. No, ti torturo. Faccio come Busiride. Ti mangio per cena. O come Sweeney… che persecuzione, basta parlare di Depp. O pensare a lui.
Per fortuna non fui l’unica ad attentare alla sua vita: Sarah prese a tirargli botte ovunque. Decisamente mi era simpatica.
Keira mi si abbarbicò addosso, strillando qualcosa sull’essere contenta e felice e averlo saputo già prima che saremmo finiti insieme. Qui tutti sanno tutto.
“Certo, va bene”, dissi, sospirando. “Adesso potreste tenervi questa cosa per voi, per favore? Vi prego”.
“Hai ragione, certo”.
“Ovviamente”.
“Cosa ovviamente?”, chiese Orlando, entrando in cucina. Sembrava tranquillo e assolutamente non incazzato. Bene. Meglio così.
“Niente”, lo liquidai, prendendo la tazzina in mano.
“Cecilia è stata con Johnny”, se ne uscì Keira.
“Appunto”, digrignai i denti. Privacy. Voglio la privacy.
“Volevo dirlo io!”, protestò Dominic, offeso. Uno sguardo con Sarah bastò a farlo tacere.
“E io che pensavo che ci aveste chiusi in camera per farci far pace”, disse Orlando, sedendosi anche lui. Alla fine ci ritrovammo a fare colazione tutti insieme, con quei biscotti paradisiaci e anti-dieta, il caffè e tante, tantissime allusioni a Johnny.
Nonostante tutte le battute e i commenti, riuscirono a distogliermi dalle mie paranoie e dalle mie paura. Stavo rimandando, lo sapevo. Stavo procrastinando. E lo psicologo lo diceva sempre: era male.
Ma me la godevo finchè potevo.
E potei godermela solo per qualche minuto ancora, perché Depp si presentò in cima alle scale e tutti gli altri tacquero. Il biscotto che tenevo in mano si sbriciolò. Nessuno fiatava.
“Lo so che sapete tutto”, disse lui, “che lo sapete che abbiamo fatto sesso, stanotte. Ora ho fame. E comunque mi è piaciuto”.
E scese le scale e si sedette con noi.
Dio, aiutami.






Dai, non è passato molto dall’ultimo aggiornamento. All’incirca due settimane, anche meno. Sono fiera di me.
In effetti sono stata ispirata dalla visione di Nemico Pubblico. Siamo andate io e la mia migliore amica –e ci sarebbe venuta anche quell’altra brutta della mia altra migliore amica se quel maledetto del prof… basta-. Abbiamo partorito dei commenti decisamente non eleganti. E alla fine abbiamo pianto come due deficienti. Quanto è teneroooooo!
Basta, diamoci un contegno.
Sono fissata con il naso di Depp. È incredibile. Non sono normale, lo so, ma quel naso è incredibile. Secondo me, Pitagora ci ha costruito sopra il teorema. È perfetto! E comunque io e la mia classe andremo in gita a Parigi e io ho deciso che mangio tibetano. Al ristorante di Johnny. E se non ce lo trovo –togliamo il se-, mi incateno lì, gridando che ho un attacco di diabete fulminante e di conseguenza il mio ultimo desiderio è di “parlare” con Mr Depp. Per chi non lo sapesse, non esistono gli attacchi di diabete fulminante, ma sono dettagli.  
Okay, mi faccio pubblicità, anche se non ve ne frega niente:
il 29 novembre capitanerò la squadra della 3 H di Pescara al programma ‘Per Un Pugno Di Libri’, su Rai3. Se volete vedere qualche figuraccia che sarà probabilmente trasposta in questa storia, non perdetevi il programma.
As always, grazie per le preferite e le seguite e compagnia bella.
 
 
Thiliol: certo, sensi di colpa banditi dalla mia testa. Ma non pensi che, dopo che quell’Adone ti abbandona per tornare alla sua vita, cadresti in depressione? Io sì. E anche Cee. Dai, è abbastanza logico. Più o meno. Spero ti sia piaciuto il capitolo. Un bacione.
Rebecca Lupin: sì, gli sviluppi ci saranno. Purtroppo il capitolo non doveva finire qui, ma se l’avessi scritto tutto mi sarebbero uscite tipo 20 pagine, dovevo tagliare in qualche punto. Al prossimo ci sarà una svolta. E comunque Cee è comica, lo so. L’ha dimostrato in questo capitolo. Cioè… Cecilia si presta alle figuracce. Non so perché. Comunque, spero ti sia piaciuto. Un bacio.
Summerbest/Silvia: avvistati C e J in un incontro ravvicinato del terzo tipo. Attenta, C: gli avvenimenti potrebbero prendere una piega diversa. Okay, la smetto. Sì, avremmo rosicato parecchio se GG avesse scritto un messaggio del genere. Diciamo che la povera Cee –se povera si può definire- è capitata in uno scontro tra titani, visto che Orlando e Keira stanno in rotta. Però è durata poco, dai, hanno fatto pace subito e il loro litigio ha fatto avvicinare C e J. Quindi è stato positivo. Quindi sto sparando stronzate. Lascia perdere, è normale. Un bacio grande.
Emma: la mia adorata. Hai ragione. Tutto quello che hai detto è verissimo. Ma Cee se ne accorgerà. Solo che adesso deve crogiolarsi nelle sue stupide paranoie, ecco perché non può godersi quella notte. E quella mattina, capisci a me XD Ma, come ho già detto, anche io ci rimarrei malissimo non appena lui… insomma, è come assaggiare un quadretto di cioccolato e sapere che sei allergica… okay, paragone stupido. Povera te. Io e le mie amiche abbiamo una prof di educazione fisica che è pazza, isterica, ma almeno ci porta in gita a Parìs.
Non mi parlare di quella CENSURA di Winona Ryder. Fossi stata in lei, mi sarei abbarbicata a Johnny e non l’avrei più lasciato andare. E poi, visto che fa ‘mmmh’, dev’essere ancora più… più… basta.
Lo psicologo –il mio psicologo adorato che mi sta risolvendo la vita- è un aiuto enorme. Non sono disturbata, certo –anche se non ci crede mai nessuno J- , ma semplicemente non riesco a curare la mia patologia, il diabete. E quindi bisogna trovare una soluzione. E quindi vado dal mio psicologo che ha trovato un bel caso da risolvere. Non so costa sto scrivendo, non ci fai più caso, quindi… un abbraccio forte forte, Darling.
Chris: la mia compagnuccia di banco. Ho ritrovato i documenti del motorino. Anche Sara mi dà addosso perché mi si è perso il documento, ieri notte. Ci mancate solo voi, stronze! Non ho toccato un libro e domani non puoi abbandonarmi. Ti ricordo che alle 18 c’è la trasmissione, quindi guardala. Chè domani devi interrogarmi sui libri. Ho già in mente il seguito, al più presto ci lavoriamo, okay? Sappi che tu e Sara siete un’associazione a delinquere, insieme. Ah, forse sabato parto. Che ne so, mio padre se ne esce con queste cose -_- bah. S’agapò, mon amour. Hola, io speak deutsch, garçon. Ecco. Ieri io ed Ele abbiamo aperto il libro delle risposte sull’amore. Io ho chiesto: è vero che L è un idiota? E il libro: Lascia perdere.
Veeeediii? XD
Sara: abbiamo appena chiuso msn –o meglio, c’è uno che  non mi dà tregua- e tu hai già letto. Che ti devo dire, Sarè? Spero di averti resa al meglio. Lo sai che ci sarai anche nel prossimo capitolo? Be’, ora lo sai. Ah, sto preparando le valigie per andare dallo Zio a sostituire la Moss. Non vedo l’ora di leggere il tuo capolavoro.
Voglio leggereeee! E comunque già te l’ho anticipata l’ending della storia, mi sa. Se non te l’ho anticipata, appena mi becchi te la dico.
Ti venero e t’adoro, in tutti i sensi. E recupera tua Moglie, che è sparita dalla circolazione e appena la becco…
Androgina: quando mi scrivi certe cose, ci rimango male. Non voglio che tu abbia delle giornate no. Mi dispiace. E i professori sono sadici, ci godono a mettere brutti voti. No, non è vero. Ma sappi che sto sempre dalla tua parte. Hai visto? Sto aggiornando prestissimo.
Mi dispiace che Federico stia così, digli che anche se non lo conosco bene ha tutto il mio appoggio. E tu non stare giù. E non ti preoccupare per gli sms. Non mi faccio sentire mai, una volta che posso…
È sempre la stessa storia. Ho mille cose da scriverti ma non ci riesco mai. Prima o poi sì, però.
Love u. Eternally.
 
 
Xoxo, Federica.

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Capitolo 10
*** Quando si dice essere diplomatici ***


ughi Quando si dice essere diplomatici
Cecilia, Johnny e la bandiera bianca. Teoricamente.

Ringkomposition: composizione ad anello spesso usata nella letteratura classica.
Ecco.
Ero partita con il voler scappare dalla mia stessa casa e avevo terminato con lo stesso desiderio devastante.
Sapevo che più rimanevo in compagnia di quell’uomo più mi facevo del male. È possibile desiderare due cose diametralmente opposte?, mi chiedevo. Era possibile desiderare lui e desiderare di scappare da lui?
Domanda retorica, ovviamente. Nel mio mondo fatto di contraddizioni i miei desideri erano opposti.
Ma perché non riesco ad essere normale, almeno per una volta?
“Sarah”, chiamai, pensierosa.
“Dimmi”, rispose lei.
“Tu non mi conosci. Quanto ti sembro normale, da uno a dieci?”.
Non sapevo se ridesse per la domanda o per la mia aria trasognata. Vedendo la mia faccia seria, però, si diede una regolata. Aveva capito l’andazzo.
“Credo… dieci…”.
Fu il mio turno di ridere sguaiatamente. Non ci avrei creduto neanche se mi avessero pagata.
“Okay, va bene. Nove”, si corresse lei.
“Sarah, rifletti: ho una casa piena di attori con problemi psichici; faccio figure di cacca a velocità avanzata; ho fatto sesso con Johnny Depp; e mi ci faccio pure le paranoie. Quanto sono normale?”.
Lei mi guardò e annuì, dandomi ragione.
“Facciamo ott-sette… sei?”.
Ricominciai a ridere.
“Il giorno che è tornato siamo andati a fare un giro in città, io ero con Keira e lui era con Orlando e me ne sono uscita con un ‘… anche se Johnny sprizza erotismo da tutti i pori…’ e ovviamente lui era dietro di me”.
Sembravo un po’ isterica, ma ridevo per non mettermi a piangere.
“Perché ridete?”, chiese Dominic.
Ci zittimmo.
Lo guardammo.
Ci guardammo.
E ricominciammo a ridere come due cretine.
 
Era davvero facile parlare con la mia nuovissima conoscenza. Mi ricordava i tempi in cui avevo le mie amiche, in cui ero un fiume di parole.
“Scusa”, dissi, “ti ho sequestrata. E ti sto raccontando I Dolori Della Giovane Cecilia, anche detta L’Idiota”.
“Ma figurati. E poi con Dom non è che ci sia tutto questo dialogo intellettuale”, disse lei, alzando gli occhi al cielo.
Mi ricorda qualcuno…
“Non c’è dialogo intellettuale”, chiesi, ghignando, “o non c’è dialogo?”.
Sarah spalancò la bocca.
“Certo che quelli hanno proprio una brutta influenza su di te”, commentò, scuotendo la testa. “Non si può più parlare che te ne esci con i doppi sensi”.
Ridacchiai. “Già”.
Tacemmo per qualche secondo.
“Sarah, credi che io stia sbagliando?”.
“A fare che?”, si voltò verso di me.
Sospirai, reprimendo l’istinto di sbattere il cranio contro il muro fino a sfondarlo. Sia il cranio che il muro. “A farmi tanti problemi. A sentirmi in colpa. A pensare alle conseguenze. A pensare che è stata la notte più meravigliosa della mia vita ma che non deve ripetersi. A ricordare… i dettagli forse preferisci non saperli…”.
“Ehi, i dettagli sono fondamentali!”.
“Vedi che sei una pervertita? Per stare con Monaghan…”.
“Ma tu guarda, quella che stanotte si è data da fare e a quanto pare anche stamatt- okay, taccio”.
“Grazie”.
Presi a fissare il soffitto. Sfonda la parete. Prendila a testate!
“è normale”, disse lei, di nuovo seria, “è normale che tu ti faccia tanti problemi, Cecilia. Stai pensando al futuro. Stai pensando a te. Stai pensando che lui potrebbe farti star male. Non devi aver paura di essere troppo paranoica… perché ha senso. Ha senso che tu non voglia farti male. Come ha senso che tu preveda il dopo. Ne ho paura anche io”, confessò.
Presi a guardarla. Più o meno era una situazione analoga, da quanto potevo intuire.
Che sfigate.                               
 
“Johnny?”.
Mi ero decisa a parlargli, dopo averlo evitato per tutto il giorno. Coniglio.
Lui mi guardò un momento, poi riprese il cellulare. Vai, muoviti.
“Dimmi”.
Inspirai profondamente, cercando di controllare il tremore. Sapevo di essere una codarda.
E anche coi fiocchi. Non stai pensando che sei stile Sparrow. Ti dico che non lo pensavi.
“Possiamo…”, mi schiarii la gola, “possiamo parlare?”.
Ecco. L’avevo detto. Le parole che sono per antonomasia le più terrificanti esistenti. In ogni relazione finita c’è stato un ‘Possiamo parlare’. È lo slogan degli avvocati divorzisti, loro sanno che le relazioni finiscono con un ‘PP’. Uh, peccato che quella non fosse una relazione!
“Certo”, disse lui. “Di cosa?”.
Srotolamento di mascella clamoroso. Di cosa?  Di cooosaaa?!
Inspirai di nuovo, espirai, inspirai, scoppiai a piang-, no, quello me lo risparmiai. Mi sedetti accanto a lui, sul divano.
Distanotteestamattina”.
“Scusa?”.
“Di… stanotte. E stamattina”, ripetei, vicina a soffocarlo con un cuscino.
Lui ridacchiò. Sembrava assente. Non sembrava attento. E mi venne da prenderlo e urlargli a due centimetri da quel suo naso meraviglioso. Ma mi trattenni. Diplomazia.
“Che c’è da parlare?”.
Oltre alla mascella, si era srotolata anche la lingua. Lo stava facendo apposta?!
Inspirai. Per la terza volta.
“È questo il punto”, me ne uscii. “Non so se c’è qualcosa di cui parlare…”.
Forse avrei voluto arrivarci un po’ meno bruscamente. Ma almeno avrei risparmiato la bile. Per dopo.
“Cecilia, siamo stati a letto insieme. Un’esperienza decisamente piacevole che sarebbe ripetibile in qualsiasi momento, per me”.
Ecco. Metteva in ballo il Principe Albert. Non mi lasciai abbindolare né corrompere, per quanto avrei voluto buttarmi a pesce su di lui e girare un film vietato ai minori. No, rimasi ferma dov’ero e mi caricai ancora di più.
“Certo. Quindi è questo. È quanto. Non c’è nient’altro”, conclusi.
Ovviamente lo sapevo. L’avevo saputo e avevo voluto l’ascia sul collo, l’umiliazione del sentirmi sbattuto in faccia che era stata un’esperienza piacevole. Ah, decisamente, certo.
“Mi spieghi qual è il problema?”, sbottò, alzandosi in piedi. Lo sapevo. Lo sapevo che lui non era neanche vicino ad intuire quello che provavo io.
“Non c’è problema”, risposi freddamente, “era solo a titolo informativo”.
Mi alzai anche io e me ne andai di sopra a leccarmi le ferite. O, almeno, ci provai.
“E visto che non c’è problema, adesso te ne scappi nel tuo rifugio e crei il solito muro? Perché ovviamente sono io che ho fatto un casino. Molto maturo, Cecilia. Davvero”.
Mi bloccai. O meglio, mi pietrificai. La rabbia mi pietrificò. E poi mi spinse verso di lui, facendomi tremare tanto che temevo di non reggermi in piedi. Quante gliene volevo dire. Un fiume di insulti affiorò alla mia bocca. E non sarebbero bastati. Nessun aggettivo sarebbe bastato per esprimergli quanto mi stesse umiliando.
“Quindi io sarei un’immatura?”, conclusi.
“Ti comporti come un’immatura, non hai neanche il coraggio di dirmi che problema hai!”.
“Io sarò immatura ma tu non vuoi vedere quello che ti circonda! Vuoi sapere qual è il problema?!”, strillai.
“Sentiamo, sono curioso!”.
“Tu sei venuto qui, sei entrato nella mia vita, mi hai illusa!”.
“Non dire stronzate, forse ti sei fatta un tuo film mentale”.
“No, questo no, perché io ho cercato di prendere le distanze, perché lo sapevo come sarebbe finita! Lo sapevo, ma tu: noooo, Cee, pensavo ti fossi dimenticata di me!
“Sì, questa è proprio una dichiarazione!”, esclamò con sarcasmo.
Perché sei così fredda?”, lo scimmiottai, furiosa.
“Stai esagerando”.
Vi invidio, ma non per il mare! Tu mi hai provocata e io ci sono cascata, è colpa mia perché lo sapevo, lo sapevo che non sarei stata capace, perché sei quello che sei!”.
“Ragazzi-”, tentò Keira, con un filo di voce.
“Che diavolo sarei?!”.
“Sì, facciamo pure i finti tonti! Be’, Johnny, mi sono presa una sbandata per te, pare che non sia così strano! Ma tu, tu hai una compagna e dei figli e io sto solo facendo la parte della pazza, isterica, schizofrenica!”.
“Sì, perché stai esagerando, hai visto quello che volevi vedere!”.
“Va bene, menti a te stesso, menti a me. Sai cosa? Non voglio sapere più niente di te. E ora io me ne vado!”.
Presi e marciai fuori dalla porta, con la gola secca per il pianto imminente. Umiliata. Umiliata e ferita. E stupida. Come cazzo avevo fatto a prendermi una sbandata per quello?
Umiliata, ferita e stupida e… oh.
“E COMUNQUE QUESTA è CASA MIA!”.
 
[Ovviamente io ero uscita, ma la narrazione dovrebbe continuare, incentrandosi su Johnny. Quindi fate finta  che fosse il mio fantasma, quello in casa]
Johnny sfrecciò di sopra, incazzato come una iena.
Sarah guardò Dominic.
Keira si era precipitata di sopra, seguendo Orlando.
Johnny stava facendo le valigie. Era ovvio. Non ci voleva un genio per capire che Cecilia non lo voleva in quella casa.
“Hai combinato un casino”.
Johnny si voltò verso Orlando.
“Certo. Che spirito di osservazione”. E riprese a buttare roba nella borsa, furioso.
“No, non hai capito. Ci è rimasta male. Ci è rimasta malissimo. E ce l’ha soprattutto con sé stessa. Cristo, Johnny, ci abbiamo scherzato tutti ma tu sei andato da lei, l’hai provocata, le hai fatto credere che ti interessava”.
“Ma senti un po’ chi parla! Non mi sembri un campione di maturità”, sputò con sarcasmo Johnny. “State facendo una storia lunghissima per una semplice scopata! Non ho mai detto che l’amavo o cose simili!”.
“Ma gliel’hai f-”, Keira bloccò Orlando poggiandogli una mano sul braccio. Lo accompagnò alla porta e fece un cenno a Sarah, facendola entrare. Poi chiuse.
Johnny sbuffò rumorosamente e si sedette sul letto.
“Che c’è? Anche voi mi fate la paternale?”.
“Johnny”, tentò Keira, stringendo le labbra.
“No!”, esclamò Sarah, secca. “No, senti, io non ti conosco. Ma ti ascolti? Quanti anni hai, cinque? La paternale? Chi se ne frega di farti la paternale! Renditi conto, però, di quello che dici. E proprio perché io non ti conosco dovresti prendere il mio giudizio per buono. Loro sono amici tuoi e suoi. Io no.
Spiegami quali sono i tuoi sentimenti verso Cecilia”.
“Non credo di dover rendere-”.
“Ora”.
Di fronte all’ordine perentorio di Sarah, Depp non potè fare altro che arrendersi. Le donne sono terribili, diaboliche.
 
Venti minuti dopo, erano seduti tutti e tre sul letto.
“Lasciatelo dire”, fece lei, scuotendo la testa. “Sei proprio un coglione, lo ripeto”.
“Per la quinta volta”, precisò Keira, ridacchiando.
“Sì, dettagli”.
“Va bene, finitela”, se ne uscì Johnny, “forse ho un po’ esagerato”.
“E?”.
“E parlerò con Cecilia”.
“Dio sia lodato!”, Keira si alzò, sollevata.
“Ma devo andare”, disse Johnny, afferrando il borsone.
“Perché?!”.
“Perché abbiamo entrambi bisogno di schiarire le idee. E stando insieme”, spiegò lui, “non è possibile”.
Rimasero in silenzio.
Finchè Sarah non marciò verso di lui, fece un gesto plateale con le mani e sospirò.
“Ma perché queste illuminazioni non ti vengono più spesso?! Lo vedi che se ti applichi… figlio mio, ti darei un bacio!”.
E quel condizionale non rimase condizionale, perché Sarah schioccò le labbra in stile ventosa sulla guancia di Johnny, lasciando lui e Keira un po’ perplessi.


Bonsoir e scusate per il ritardo. As always. Ormai non è neanche più ritardo, quindi...
sono tornata lunedì mattina -precisamente alle 4- da Rimini. O meglio, dall'Egitto.
Ragazzi, una settimana indimenticabile davvero. Non ero tanto convinta quando sono partita, invece ora non riesco a smettere di pensare alle persone meravigliose che ho incontrato lì. Che meraviglia. E comunque la chris, eyre e sarè ne sanno qualcosa, no? Le sto ammorbando, per lo meno la chris e la eyre. Ma fa nulla, fa nulla. Io sono felice e infatuata -innamorata è un po' un'esagerazione-.
Piccola rettifica: la trasmissione Per Un Pugno Di Libri manderà in onda la puntata dove io sono capitana il 6-12-09 alle 18, quindi se volete... insomma, avete capito.
Grazie mille per le letture e per i preferiti e cavoli vari. Sono ripetitiva, no?
Elvi92: hai visto, non ho aggiornato tardissimo! Sperando che ti piaccia anche questo, kisses.
Rebecca Lupin: sono contenta che ti abbia fatto ridere. Questo è un po' meno... boh, hai capito, un po' meno comico. E comunque per me Johnny può anche mancare proprio di tatto, fa nulla. Mi va bene il suo nasino. E quello che lo circonda. Kisses.
Thiliol: Eh, lo penso pure io che non ti ricapita. E la mia collezione di biglietti del cinema di Nemico Pubblico lo dimostra. Però... cioè... se uno è un po' nostalgico è la fine. Figurati che io sono 'partita' per un tizio che sapevo sarebbe rimasto in Egitto. E ho evitato di creare una 'storia' per questo. Uno è previdente, no? No, eh? Kisses.
Yunie992: ma figurati, che problema c'è... anche io ho spesso problemi di computer, perciò ti capisco benissimo. Anche perchè spesso ho le crisi isteriche.
Sì, il naso mi piace. Ma pure tutto quello che c'è intorno! E il biscotto la pensa come me. Hai presente quelle scene di cartoni in cui c'è silenzio e qualcosa si sbriciola inspiegabilmente? Ecco. E non preoccuparti, il Neurone Solitario affligge anche me.
Okay, Johnny non è il campione di finezza... ma se lo può permettere. Dopotutto chi ha bisogno della finezza quando c'è lui e... no, niente. Sto diventando volgare anche io.
Grazie per i complimenti, cara, e sappi che le tue recensioni sono lunghe e assolutamente fondamentali! Come  ti viene in mente di scrivere certe cose! Sono fantastiche! Mi dispiacerebbe tanto se non me le lasciassi più. E poi sono una fan degli sproloqui, quindi mi piacciono. Un abbraccio forte, darling.
Sister: rivoglio sognare anche io lo Zio! Abbiamo finito Il Console! Non ci credo, che sollievo, finalmente. Oggi ho Narnia. Voglio il tuo gattoooo! Il gattone! Vabbè, io non so che scriverti: ti dico tutto, ideamo insieme il capitolo, lo scrivo e lo leggi subito... lo dico pure io che Joh mezzo nudo è una cosa assurda, non è una novità. S'agapò <3
Emma: mia adorata. Ormai il tuo giudizio è fondamentale!
Anche io sono sommersa dallo studio, non preoccuparti, soprattutto dopo una settimana di assenza. Lo rifarei mille volte, però... partire per l'Egitto, intendo. Il mio potere comico? Quello che mi permette di fare tante belle figurine di cavolo. E la vacanza è la piena testimonianza di ciò. E comunque adoro Brignano, l'ho anche conosciuto e lo trovo una persona molto intelligente. Le pippe mentali della Cee... ecco, quelle le leggerai soprattutto nel prossimo capitolo, che è fondamentalmente su quello. Basta spoiler u.u Sì, in effetti la colazione è stata comica per quello, per Cee che è bistrattata da tutti. E l'entrata di Joh è... *-* wonderful! Infatti anche io gli sarei saltata addosso. Ma Cee si deve fare i problemi, sennò questa storia non esisterebbe =D
Parigi... a questo punto ci vogliono spedire a Madrid. Ma io voglio andare da Johnny, chissene di Madrid! T.T Professori incompetenti! Non capiscono niente! Perchè io devo vedere quel naso... quel... triangolo rettangolo perfetto su cui Pitagora ha costruito il suo teorema! <3
Sei troppo un aMMooore, chè mi vuoi guardare. Ti farai due risate! =) Però sono contenta, insomma. Quindi il 6 alle 18... Rai3.
E figurati, per il diabete! Anzi, te l'ho detto io! E poi tu te lo puoi permettere di ficcare il naso nella mia vita, se mi desse fastidio te lo direi tranquillamente. Con tutti i complimenti che mi fai, poi... E non preoccuparti, mia caVa, chè i tuoi romanzi li adoro davvero. Un abbraccio forte forte.
Androgina: adorata, mia <3 sono tornata, visto? Anche se, a dirti la verità, preferivo l'Egitto. Eh, so che sono banale e ovvia, però è così... certo, ogni persona sana di mente morirebbe contenta dopo aver sentito quelle parole dalla bocca di Johnny. Ma non mi risulta che Cee sia normale.
Quanto ti adoro, Androgina mia? Le tue parole mi fanno gonfiare il petto. Lo so che sono un impiastro, che ci vuoi fare? Però se dici che sono anche adorabile allora sono contentissima =)
Love you, till the end. As always.
Sarè: la mia personaggiAH! Lo so che mi odi che dovevo aggiornare molto prima, ma tu hai già letto tutto, quindi non ti puoi lamentare, mia caVa. Sto pensando una nuova storia sullo Zio, ti racconterò appena ho qualche minuto libero -quindi a Natale.
Sei sparita, da ieri. Ah, ieri sera ho visto 'Giovani Aquile', con James Franco. Che uomo, io dico. Aspetto di vederti su msn per mandarti gli ultimi aggiornamenti di bts, così mi dici che cosa ne pensi, eh? Sto aspettando la tua, cara la mia personaggiah. Altro che Rachele e Rachele. Io che mi sto ammazzando per farvi avere i nuovi capitoli... predichi bene... okay, la smetto.
Sto rispondendo alla seconda recensione. Oh, Romeo, Romeo, ti dice qualcosa? A me sì. Sono partita, sono tornata, ho preso il sole, mi sono dichiarata, ho ballato pure la danza del ventre. Ma sai già tutto, che te lo dico a fare? E comunque non vedo l'ora di leggere riguardo lo Zio, sperando che ti venga un'ispirazione su di lui. Ti voglio bene.
Adieu,
Federica.

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Capitolo 11
*** Riflessioni ***


bts Riflessioni
Ebbene anche la mente bacata di Cecilia, a volte, lavora.

Non so quando se ne andò da casa, ma so che quando tornai era sparito. Lui e le sue cose, tutto sparito. Dovevo ancora sbollire la rabbia e la confusione per capire cosa pensassi della sua... partenza improvvisa.
Quando rientrai, erano tutti in salotto. Mi guardarono, preoccupati.
"Se avete da dire qualcosa, tenetevela per voi", sbottai isterica. Nessuno fiatò. Nessuno osò proferire nulla. Ero stata un po' brusca. Okay, forse un po' più di 'un po''...
"Fantastico", borbottai, salendo al piano di sopra a passo di marcia. Non ne combinavo una giusta.


Le sue parole ancora mi bruciavano, avevo le guancie calde per l'imbarazzo. Mi ero veramente fatta un film, o era lui ad aver creato il casino? Ero diventata così sola da immaginarmi che un uomo mi dedicasse le sue attenzioni? Stavo impazzendo così, sul serio?
Non è questo il problema e tu lo sai.
Invece era quello il punto.
No, non è quello. Pensa a quello che hai fatto, Cecilia. Hai cercato di prendere le distanze senza farlo in maniera decisa. La tua forza di volontà è così debole?
Dovevi riuscirci. Non era così difficile allontanarlo. Invece hai fallito, hai voluto fallire. Hai fallito. E ora ne paghi le conseguenze, no? Perchè l'umiliazione, la rabbia... sono tutte conseguenze.
Sapevi cosa sarebbe successo. Sarebbe successo che ti sarestiinnamorata di lui.
Lo sapevi che era pericoloso. E non perchè è Depp. Ma perchè hai sempre subìto la
loro influenza.
Gli uomini carismatici ti hanno sempre fatta tremare, da quando ricordi. Se gli altri il carisma lo sentivano a dieci,  tu lo sentivi a cento.
Stefan. Lui te lo ricordi? Ricordi che effetto ti faceva? Tremavi. Balbettavi. Arrossivi. Ti davi della stupida perchè dicevi una stronzata dopo l'altra. E avevi dodici anni, lui ventuno. Poi ne avev quindici e poi diciotto. E che cosa era cambiato? Niente.
Ti sei innamorata di lui. Era bello, intelligente, interessante, affascinante. Aveva la voce bassa, tu la adoravi. Come adoravi qualunque cosa di lui. Quanti anni di psicoterapia persi appresso a Stefan e a tutto quello che rappresentava?
Tuo padre, no?
L'abbandono di tuo padre, Cee. L'hai mai davvero superato? Non credi che sarebbe stato meglio se lui se ne fosse andato completamente? Invece no, è rimasto ai margini della tua vita.
Ha lasciato tua madre e tu hai vissuto anni e anni per proteggerla perchè era sola e nessun altro l'avrebbe fatto.
E lui che faceva, nel frettempo?
Faceva la parte del fidanzato.
La sera a cena fuori, il giorno a fare shopping insieme, le vacanze da solo, i suoi modi.
Tuo padre piace a tutti.
Tu invece rimani indifferente.
Tu l'hai adorato, da bambina. Condividevate gli interessi, le passioni. Non ti ha mai imposto niente, è sempre stato accondiscentente, gentile, premuroso.
Non sei mai riuscita a litigare con lui.
Le tue amiche ti hanno sempre invidiata.
Ma quando avevi bisogno di piangere, lui dov'era?
Non c'era e se c'era non era lui a consolarti, perchè
lui era il fidanzato.
Ed è stato distruttivo, non è vero? L'avresti odiato volentieri, ma come potevi?
Non l'hai mai superato. Forse non l'hai proprio affrontato.
Non è assurdo? Hai allontanato Johnny per paura del suo abbandono, perchè sapevi che non l'avresti sopportato di nuovo.
E tutta la situazione è assurda, tutta la tua vita.
Non lavori. Non fai niente di costruttivo dalla mattina alla sera. Questo è assurdo. Hai la casa piena di gente e non capisci quali siano i tuoi punti di riferimento.
Questo è assurdo.
Da quanto tempo non hai una storia che vada al di là del sesso? Non te lo ricordi neanche. Perchè al punto in cui sei arrivata con Johnny, al punto di essere ferita per dei sentimenti non ricambiati, a quel punto non ci arrivi da tanto tempo, forse troppo.
Che vuoi fare della tua vita?
Tralasciando Johnny, è la tua vita.
Devi rimettere insieme qualche pezzo.
Pensi sempre che Orlando e Keira siano due bambini, fondamentalmente.
Stessa cosa per Dominic.
Tu lo sei quanto loro. Cresci.

Presi il telefono e composi il numero con le mani tremanti.
Era ora di rimettere a posto un po' di cose e la lista di telefonate da fare era abnorme.
Uno squillo.
Puoi farcela.
Due squilli.
Non riattaccare.
Tre squilli.
Aspett-
"Pronto?".
"Chris? Sono... Cecilia...".
"... oh...".
"Volevo scusarmi... per tutto..."






Va bene, lo so che è un capitolo mini.
Innanzitutto tanti auculi di buon natale.
Mi sono decisa a postare questo capitolo, non siete felici? No, eh? Vabbè, provo ad essere positiva.
Mi sto dando alla nobile arte della nullafacenza e come al solito ci riesco bene.
Il prossimo capitolo sarà più lungo, promesso. Mi serviva di dare qualche pensierino a Cee, altrimenti mi si buttava di sotto per la disperazione.
Buon natale e buon 2010.


Summerbest: eh, non sai che dolore scrivere di quei due zucconi. Però, dai, vedi che iniziano a muoversi i pezzetti del puzzle. Grazie per i complimenti. Un bacio.
Clara_Depp: Johnny si riprenderà, prima o poi, ma mi sa che se non si muove Cecilia... eh, chi lo sa! Al più presto avrete notizie della love story. E comunque in Egitto è andata meravigliosamente, col cuore sono ancora lì. E anche con la testa. Goditi Johnny. Un bacio.
Rebecca Lupin: ma Johnny è troppo imprevedibile... non vi posso dare un'inquadratura dei suoi sentimenti... a parte che non sarei nemmeno capace... ma poi... naaaaa, dovete MOVIVE! *sghignazzamento in corso*
Non preoccuparti, comunque, anche io spesso mi faccio i dialoghi da sola. Solo che a volte lo faccio in inglese. Ed è realmente preoccupante! Baci.

elvi92: a parte che è normale che io mi contraddica sempre *risata cretina*... comunque il fatto che lui ha compagna e figli lo dice Cecilia, non lui... non credo tu abbia frainteso. La mia mente bacata tenterà di trovare rimedio a tutto! Baci.
Chris: eeeeccola la nuova entrata! Vedi, vedi? Al prossimo capitolo... muhauhau... Sì, tu da brava stronza mi metti a stecchetto e mi costringi. Eeeeh, ho realmente bisogno del Principe Albert... <3 S'agapò, Allie. O Andrea. E adesso Alexandriaconlai.
KeLsey: intanto ti ringrazio per i complimenti. Mi piace come scrivi, quindi per me valgono doppio.
Sì, Cecilia è un po' matta, in effetti è la parte demente di me, portata all'ennesima potenza. Purtroppo io però non ce l'ho Johnny che mi fa le avances... T.T
Sarah... eh, su di lei ci sarebbero da dire mille cose. *gongolamento* Sono contenta che risulti inserita bene. Sai, essenzialmente questa storia mi fa schifo. Per come è scritta, intendo, quindi sapere che a voi piace è un'enorme gratifichescion.
Sì, Johnny è... è. E lo schiaffo. Oddei, come mi sono dovuta trattenere dall'inserirlo! Non volevo usare il solito clichè -o come si scrive- di lei che glielo tira e se ne va delusa-triste-incazzata.
Al più presto posterò gli sviluppi seri. E Johnny ci sarà, ovvio. Non dico di più.
Grazie, comunque, per i complimenti.
Un abbraccio. E, sì, sono di Pescara. A Rimini ho preso l'aereo per andare in Egitto. Uh, dai, siamo abbastanza vicine!
Yunie992: stai appiccicata allo schermo? O_O Santa donna, io ti faccio una statua. Almeno riesco ad essere un po' imprevedibile, sono contenta di questo. Anche se vorrei tanto che lui andasse da lei, le dichiarasse il suo amore più profondo e si chiudessero in camera. Ma la mia testa dice di no, perciò... che stolto affascinante, però...
Sì, in effetti devo dire che siamo tutte a favore di Cee. E ci mancherebbe, insomma, Depp è Depp, ma fa lo strunz e quindi si merita un bel gruppo di donzelle quali siamo noi che lo odiano -temporaneamente, s'intende.
Sai che io li adoro i tuoi monologhi inutili? Sono meraviLLiosi. Mi piacciono un sacco. Quindi, sperando che tu ne abbia voglia e tempo, al prossimo che aspetto con ansia.
Un abbraccio forte.
Sarè: donna adorabile, adesso ti scrivo pure una bella mail striminzita in cui tenterò di esprimerti tutta la mia adorazione. Visto che il cellulare piange per mancanza di soldi, as always. 
Non sai niente delle nuove storie, darling, perchè ne penso una ogni minuto, poi però non ne finisco nessuna. Bah, che cosa complicata che sono. Un giorno ti manderò la cartella con tutte le storie iniziate... ne avrai per giorni...
Non preoccuparti per la puntata, sono contenta che ci abbia viste, anche Chris lo è. Fa nulla che non ci hai viste per intero, avresti ridacchiato un po' per le scemenze varie.
Scrivi, scrivi, che voglio leggere... e comunque dicevo con Chris che noi siamo produttive quando pensiamo insieme... e quindi serve una riunione online per farti creare qualcosa di nuovo. T'adoro. Ma tanto.
Androgina: adesso scrivo pure a te, quindi no problem. La mia androgina adoratissima. E chissene del ritardo! Io che non recensisco proprio, allora, che dovrei dire? Va bene, accorcio e mi sperticherò in sdolcinatezze via mail, okay?
Love you, as always, til the end. Come what may.

Federica. E babbo natale. E i pochi neuroni rimasti.

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Capitolo 12
*** Happy birthday to you ***


bts last Happy Birthday to you!
Quando le forze oscure si uniscono contro la nostra eroina



"Cee..."
No, non voglio andarmene... la sabbia è così bianca...
"Cee..."
Mi piace il mare, mi è sempre piaciuto...
"Cecilia!"
Ancora? Sei mesi fa era Keira e ha portato al disastro, non sarà la stessa cosa, mi auguro...
"Alzati, cesso che non sei altro, o ti prendo a calci sul sedere finchè non entri nel bagno!"
Okay, decisamente non è Keira.
E in effetti era la mia recente coinquilina, Christine, che mi guardava in maniera truce e mi scoperchiava il letto, provocando la mia ira funesta.
Be', Christine non era poi così recente: era stata la mia migliore amica per, quanto?, dieci anni? E poi avevamo litigato. 'Litigato' non è la parola esatta: ci eravamo prese a parole e non ci eravamo parlate per circa un anno.
Lei e l'altra mia amica storica erano state solo l'ennesima crepa nella mia vita pessima, certo. E in effetti erano state la prima cosa che avevo tentato di rimettere a posto quando avevo deciso di sistemare un po' di cosette. E mi avevano perdonata subito, sante donne. A parte quando i buttavano giù dal letto in maniera poco carina, come quel giorno.
"Alla faccia del buongiorno", commentai, barcollando giù dal letto.
"Seh, seh, come no. Sono le otto".
"Certo che potrestiCHEORESONO?!"
"Le otto. Anzi, le sette e cinquantanove, ad essere precisi".
"STRONZACHENONSEIALTROPERCHèNONMIHAICHIAMATAPRIMA?!"
Sì, era una delle mie migliori amiche. Fosse stata un'altra, mi avrebbe subito cacciata di casa, se le avessi parlato in quel modo.

Mi ero precipitata al lavoro, arrivando con tre minuti di ritardo. Mi ero data da fare con le ordinarie faccende da sbrigare e la pausa pranzo era arrivata velocemente.
Erano settimane che temevo quel giorno.
Ero terrorizzata, nervosa. Nevrastenica è la parola più adatta, direi.
Era il 13 gennaio. Corrispondeva al compleanno del mio caro amichetto Orlando, che aveva organizzato una festa. Grande. Piena di invitati.
Ci sarebbe stata Keira, Dom con Sarah, perfino Christine.
E ovviamente ci sarebbe stato lui.
"Che ti metti?".
Tipica conversazione femminile. Ero bloccata davanti al mio armadio, pensierosa.
"Non so. Jeans. Qualcosa di carino sopra".
"Donna, non osare".
"Non osare?".
"Cecilia, Cecilia, Cecilia".
"Sarah, Sarah, Sarah...", le feci il verso, visto che mi stava alquanto irritando in un giorno in cui io non dovevo essere irritata.
"Ascoltami: hai idea di quanta gente ci sarà stasera? Zitta, è una domanda retorica. E hai ideai di che gente ci sarà stasera? Altra domanda retorica. Modelle. Attrici. Con corpi scheletrici. Da urlo. Quindi TU non indosserai niente. Del. Genere".
"Senti, Sarah-".
"Sta' zitta e passami Chris".
"Non ci penso nemmeno!". E che non le conosco, io? Chissà che cavolo mi combinano...
"PASSAMELA. ADESSO!"
"Va bene, va bene. Io vi detesto, comunque".

"Io vi detesto!".
Chris prese e mi trascinò fuori di casa. Destinazione? Casa di Keira. E perchè? Perchè "sei una cretina! In questo armadio faraonico nonhai un fottuto vestito elegante?!" testuali parole.
E quindi mi costrinse ad andare a casa di Keira, a prendere un vestito assolutamente perfetto.
Mi veniva da omitare. Ma almeno mi stavano evitando di pensare a chi ci sarebbe stato a quella dannatissima festa, quindi tanto meglio.
Appena arrivate, fui investita dauna valanga di insulti da parte della proprietaria di casa ovvero la mia pseudo-amica, che mi ficcò in mano un qualcosa di non bene identificato. E poi ci fu sbattuta la porta in faccia.
E poi venni trascinata a casa, di nuovo.
Tra ventiquattro ore sarà tutto finito.

Scesi dalla macchina e cominciai a salire le scale, maledicendo l'inventore dei tacchi.
Sicuramente un uomo.
Dovetti tenermi la gonna del vestito in mano perchè non si sporcasse e pensai che avevo sempre sognato di farlo -ma non volevo dare a Chris la soddisfazione di sentirmelo dire, quindi tacqui.
Ebbene sì, stavo tremando. Ero terrorizzata, più di tutta la mattina, di tutto il pomeriggio e tutto il resto.
Christine mi precedette al guardaroba e mi trascinò dentro il locale.
Esteticamente era bello, dovevo ammetterlo.
Ed era pieno di gente.
"Oh, mio Dio".
"Che c'è?", chiese Chris, non capendo.
"Mi guardano tutte!", grugnii isterica.
"Sono invidiose?".
"No, si sono solo accorte che la stoffa che doveva coprire il loro sedere da modella, è tutta addosso a me!"
Chris alzò gli occhi al cielo e fece la cosa che più si addiceva al momento: cambiare discorso. "Troviamo Orlando, va'"
Questo non servì a diminuire il mio grado di isteria, poichè ad un certo punto potei sentire forte e chiaro una tipa che sembrava una canna di bambù per quanto era magra che diceva alla sua amica-canna-di-bambù-pure-lei: "Non credevo che Orlando conoscesse le suore... insomma, come si è vestita? Una tuta da palombaro l'avrebbe coperta di meno...".
Certo, solo perchè tu vai in giro con le tue regali natiche da insetto stecco al vento, brutta str-...
"Non lo trovo", osservò la mia amica. Che arguzia.
In effetti, però, trovarlo non fu facile; per diversi motivi:
c'era troppa gente;
c'era troppa gente famosa;
il tacco assassino -l'iventore doveva essere stato un uomo;
Chris.
La suddetta amica non era abituata a tanta gente famosa, perciò saltellava noncurante, come se si trovasse al museo delle cere.
"Ma quello è... OMMIODDIO! E lì... guarda lì!"
Mi aspettava una lunga serata.
Per fortuna di lui non sembrava esserci traccia.
Alle mie spalle una voce. Sapevo che non dovevo cantar vittoria finchè non fossi tornata a casa mia.
"Ehilà, signore!".
Gelai. E mi voltai. E potei riprendere a respirare.
"Dom! Come sono contenta di vederti!", gli saltai al collo, mai ero stata tanto felice di vedere la sua faccia.
"A-anch'io?".
"Non farci caso", disse Chris, "aveva paura che tu fossi qualcun altro...".
"Qualcun'altro?".
Ed eccole qui, le mie persecuzioni: Dominic, Sarah e Christine.
"Ciao, Sarah", mormorai abbattuta. Povera me.
"Avevi paura che fosse lui, Cecilia?". Discretissima Sarah, come al solito.
"No".
"Certo che sì", mi corresse Dominic.
"E' ovvio", s'aggiunse Chris.
"Tanto io che parlo a fare", mi morsi la lingua, evitando di insultarli pesantemente. Mi aspettavo che arrivasse Keira: non c'è due senza tre. E visto che Dom non contava, in quanto uomo, quindi sottosviluppato in perfidia e crudeltà...
"Sta' tranquilla", disse Sarah, "Mr Depp non è ancora arrivato, quindi la vostra storia d'amore de-".
"Sì, certo", ringhiai, "vogliamo farlo sapere a Los Angeles, New York e magari anche Londra? Non ho paura di lui... e soprattutto non c'è stato niente di niente, quindi evita di urlare cose insensate, chè i pettegolezzi fioccano e-".
"Finalmente vi trovo!", appunto.
"Ciao, Keira", dissi.
"Il funerale era un po' più avanti, Cee".
"Ah. Ah. Ah. Ma che bella battuta".
"Non farci caso", fece Chris, "è solo un po' nervosa".
"Ma lui non è ancora arrivato!", fece Keira come se fosse ovvio. Mi stavano decisamente stressando.
"Certo, okay, potresti dirci", intimai con sguardo assassino, "dov'è Orlando?!".
Dovevo essere spaventosa, la versione femminile di Jack Nicholson in Shining, perchè Keira indietreggiò un pochino e annuì, cominciando a camminare. Per di più, Sarah e Christine presero a ridere. Ma chi me l'ha fatto fare di presentarle, quelle due?!

Uscimmo dall'ambiente principale per ritrovarci in un salone più piccolo e meno caotico, con più luce. Una volta indicatoci, potemmo raggiungere finalmente Orlando.
...
Ci avete creduto? Ecco, piccoli, poveri ingenui. Dovreste avere imparato... dov'eravamo?
... un salone più piccolo e meno caotico, con più luce. Orlando era intento a parlare con un tizio e io sospirai di sollievo osservando che lui non era da nessuna parte.
Tranne che di fronte ad Orlando.
Mi gelai. Merda. Merdus-a-um.
Le gambe non volevano saperne di proseguire. C'erano circa dieci metri di distanza tra di noi. Lui non mi aveva vista, mi dava le spalle. Ma io l'avevo riconosciuto subito, purtroppo o per fortuna. Mi voltai verso le mie amiche, cercai di nascondermi dietro Dominic, ma sembrava sparito. Soprattutto le tre infami -perchè erano tre infami- mi placcarono, bloccandomi.
"Vi ammazzo", ma suonava troppo come una supplica.
"Muoviti, non hai tre anni!".
"No!".
E poi fu la fine.
"CECILIAAAAA!"
Qualcuno ricorda il crac dell'iceberg del Titanic? Ecco.
Avevo capito dove era finito Dominic, il più infame di tutti. Meditavo già vendetta. Era lì, accanto a lui e ad Orlando, a gongolare di soddisfazione.
"Cecilia", intimò Chris, "cresci".
Posso farcela.
No che non posso. No, no, no, no!
Invece sì.
E se fingessi uno svenimento?
Più prolungavo, più sarebbe stato imbarazzante. Stava diventando davvero patetico, tutta la situazione era patetica, io che lo evitavo e tutto. Avevo tre anni?
Vabbè, ne ho quattro.
Quindi, coraggiosamente, camminai fino al mio caro amico e lo abbracciai, poggiandogli un bacio sulla guancia. Non lo avevo degnato di uno sguardo. Molto maturo, Cee, davvero.
"Buon compleanno, Orlando", dissi, "sappi che lo faccio solo per te".
"E che sarà m-... okay, okay. Grazie".
Mi avvicinai a Dominic e sorrisi, degna erede di Blair Waldorf. "Giuda, sto meditando vendetta".

In tutto quel caos, finii da sola. E non che me ne lamentassi.
Sarah e Giuda stavano tubando sdolcinatamente e non era ancora tempo che la mia ira funesta si abbattesse su di loro.
Orlando... be', okay, il suo ruolo non permetteva che mi tenesse compagnia. E oltretutto era con la sua nuova ragazza-canna-di-bambù. Ah, vallo a capire.
E Chris... lei era socievole. Faceva pubbliche relazioni. Con un tizio che, avrei giurato, faceva di cognome Butler. Lei la capisco!
E Keira parlava con Jerry Bruckheimer e lui. Era bellissimo. Lui. Non Bruckheimer. Ma la conversazione non sembrava molto pacifica, perchè ad un certo punto lei aveva cominciato a gesticolare lo sguardo tra lei e lui e lui predicava.
E poi lei indicò me.
Oh, merda.
Okay, era tempo di defilarsi. Recuperai un flute di champagne e mi fiondai fuori, dopo aver scartato il guardaroba come possibile nascondiglio, ma solo perchè Keira mi avrebbe trovata più facilmente lì.

Era un posto perfetto per nascondersi. Una rientranza, un balconcino riservato-
Meraviglioso.
E quelle cose accadevano nei film. E basta. Lui và da lei sul terrazzo. Ma solo nei film. E nei film lei lo desidera. Io invece proprio no. Era l'ultima cosa che potevo volere. E il mio lui era puntualmente arrivato.
Dov'è la nuvoletta della sfiga?
"Sei una persecuzione", disse. Sembrava tranquillo. Non sapevo che faccia avesse, non osai guardarlo. Non volevo scadere nel banale e, soprattutto, vedere quanto era ovviamente bello e quanto mi dovessi mangiare le mani.
"Dovrei essere io a dirlo", dissi freddamente. Sì, così andava bene. Piede di guerra.
"Almeno mi rivolgi la parola. Non mi saluti neppure". Scontro tra titani: Gelo contro Ghiaccio. Chi vincerà? "Ma non posso lamentarmi. Posso solo immaginare quante volte hai invocata la mia morte.
Naaa... e poi chi lo fa Roux? E Sir James M Barrie?
"Sei un po' drastico, no? Potrei avere le mie ragioni, certo. Ma arrivare a invocare la tua morte...".
Lui ridacchiò. Io non ci trovavo assolutamente niente da ridere.
"Ti trovo bene, Cecilia".
Mi feci forza e mi voltai, sorprendendolo a fissarmi. Lui distolse lo sguardo.
"Non ti rispondo nemmeno", commentai. Cercai di addolcire i toni, ma non per questo dovevo dirgli -di nuovo- quanto bello e affascinante fosse. "E comunque sto rimettendo in ordine la mia vita".
Sì, era vero e volevo che lo sapesse.
"Ne sono felice. Cos'hai combinato ultimamente?".
Pensai che le parole non erano il suo forte... combinato? Che razza di frase brutta era? O forse ero io ad essere esageratamente cinica e rompic-... precisa e distruttiva.
"Ho... be', mi sono trasferita. E ho trovato un lavoro. Un lavoro normale, tranquillo. Con gente normale. Ho ricominciato ad avere degli orari, dei punti di riferimento, delle responsabilità. E' una cosa che ogni tanto si dovrebbe fare. E sto parlando più di quanto dovrei, come mio solito".
Lui rise lievemente.
"Sono contento che tu stia meglio".
Era una mia stranissima sensazione o stava davvero chiedendomi scusa?
"Grazie".
Se da un lato avevo anche io le mie responsabilità in tutta quella stupida e immatura storia, avevo anche bisogno che mi dicesse che gli dispiaceva. Avevo bisogno di scuse. E non sembrava intenzionato a darmene. E io non ero intenzionata ad accontentarmi. Sapevo che me ne sarei pentita, ma avevo un rispetto per me stessa che dovevo recuperare. Perciò troncai.
"Bene, allora io rientro". E rientrai. O meglio mi ritrovai davanti la tipa-canna-di-bambù con uno strafigo che doveva essere la versione umana di Ken: stessa faccia perfetta e plasticata, stessa espressione finta, stessa carica emotiva -cioè zero. E alle mie spalle arrivò lui, blaterando chissà cosa. La voglia di prendermi la rivincità su quella stronza fu improvvisa e violenta. Mi avvicinai a lei col ghigno di una iena.
"Prendi nota", dissi zuccherosa, "vestirsi come una porno-star non paga sempre. Guarda con chi vado in giro io".
"Cee", mi richiamò lui.
Era ancora evidentemente alle mie spalle. Mi voltai e lasciai che mi conducesse di nuovo in quel luogo appartato.
"Sì, certo, sono infantile", partii in quarta, "ma non me ne frega niente, quella stronza se lo meritava e si meritava molto di più, che per esem-".
"Scusami".
"Oh, ma la soddisfazioneh?".
"Ti devo... delle scuse. Ho fatto un casino. Ho usato te. Non considerando neanche alla lontana i tuoi sentimenti. E... sapevo di provocarti, ovviamente. Sapevo anche che non volevi. L'avevo capito. Ma ho continuato. E... e, insomma, adesso potresti anche dire qualcosa, no?".
"Che cosa, Johnny?".
"Era un periodo incasinato e questo non mi giustifica. Non so in quale altro modo scusarmi. In effetti faccio schifo in queste cose. E... non so, hai intenzione di parlare? Di urlarmi contro che sono un immaturo? E' solo per saperlo, se devo schivare quel flute...".
Risi, ma aspettai prima di parlare.
"Okay".
"Okay, mi tiri il flute o okay, mi urli contro?".
"Okay, accetto le scuse. Sei stato immaturo. Ed egoista. E non nego che quello che mi hai detto mi ha ferita. Ma anche io sono stata immatura. E tu non potevi sapere come avrei reagito alle tue... ehm... attenzioni, diciamo pure così. E infatti ho reagito male, mi sono comportata come una quattordicenne respinta dal più bello del liceo".
"Non esagerare, dai".
"No, è vero. E' vero, quindi c'entravo anche io. Scuse accettate. Ne ho abbastanza di preoccuparmi di dove sei per evitarti. E' davvero infantile".

"E' l'una e mezza", constatai. Era stato già abbastanza galante da darmi la sua giacca, aveva capito che altrimenti sarei rientrata dentro. Invece eravamo rimasti a parlare per tanto tempo e io gli avevo raccontato cosa avevo provato durante tutto quel tempo. In effetti tutta quella vicenda mi aveva mostrato che avevamo un buon feeling. In senso buono, ovviamente.
Gli raccontai di me, della mia famiglia, della mia vita. Mia madre, mio padre, la psicoterapia che avevo ricominciato, il mio adorato psicologo.
"E' ora che rientriamo", fece, "chissà cosa penseranno".
"Che cosa ti ha detto Keira prima?", chiesi, riferendomi a quando mi avevano indicata.
"Oh, mi ha solo minacciato con parole che non sono adatte alle orecchie di una soave donzella quale sei. E ha ringhiato che se non venivo a chiederti scusa, mi castrava lì, davanti a tutti. Credo fosse un po' ubriaca".
Scoppiai a ridere e gli porsi la giacca, avviandomi verso il locale.
"Grazie per la chiacchierata", dissi.
"Ehi, Cee", mi fermò.
"Dimmi".
"Siamo di nuovo amici?".
Mi voltai a guardarlo e alzai le sopracciglia, scettica.
"Non lo siamo mai stati", dissi con un sorriso.








Aggiornamento flash prima di scappar via.
Volevo postarvelo domani, al compleanno reale di Orlando, ma non credo di fare in tempo.
Alle recensioni risponderò all'epilogo, perchè ebbene sì, questo è l'ultimo capitolo, o eventualmente via messaggio.
Vi adoro, lo sapete. Scusate eventuali errori, dovrebbero essere tutti di battitura.

Ah, questo:
Vestito di Cecilia

e questo, cioè la nostra adorata protagonista:

Cecilia Ariani

ah, a proposito, Sarah mi ha invogliata a farmi questa cosa dove potete scrivere le domande e io rispondo. non serve assolutamente a nulla, visto che di domande non credo ne avrete, ma io vi lascio il link, giusto per mettermi un po' in mostra: formspring.me

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


gzn Epilogo
Ovvero quando Cecilia ha finalmente trovato pace. Si spera.






Non eravamo mai stati amici.
E non lo fummo mai.
Dopo un mese dalla nostra riappacificazione, al terzo caffè insieme, candidamente lui mi confessò che provava forse qualcosa per me. Al di là di quella che era stata l'attrazione iniziale.
Ero scoppiata a ridere come una stupida, non riuscivo a fermarmi. Lui mi aveva guardata male, offeso.
"Che c'è da ridere?".
"Scusa... è che... forse provi qualcosa per me? E me lo dici in quel modo? E poi, scusami, ma non sei la persona più credibile del mondo riguardo questa cosa, sai?".
Eppure avevo finito per credergli.
Dopo qualche settimana ero stata felice di avergli creduto. Ero al settimo cielo. Certo, ci stavamo andando piano. Era stata la prima cosa che avevo messo in chiaro quando avevamo deciso di provarci.
Avrei, avremmo fatto tutto con calma, gradualmente, senza fretta. Non era necessario accelerare i tempi.

"Ti ho detto... No. Ascoltami! Ho detto di no, Johnny. Non voglio che... no, senti...".
Si parlava appunto di andare con calma, eh.
"Se tu mi ascoltassi... Non è che non voglio! Senti, io voglio conoscerli, davvero. Veramente. Sto facendo di tutto per impedirmi di dirti di sì -che frase contorta- ma non posso conoscere i tuoi figli adesso. Vi siete separati da poco... e non voglio, non voglio essere la stronza-rovina-famiglie e... lo so che non lo sono, certo che lo so... Johnny, lo so! Ma, credimi, ci sono passata! Sarebbe inevitabile. Aspettiamo ancora un po'... sai che io voglio vederli... e sono io quella che sta facendo la responsabile, tra noi due... sono sicura che sei un padre stupendo...".
"Sono sicura che sei un padre stupendo!".
C'era l'eco in quella stanza. E quella stramaledetta e udibilissima eco aveva un nome. Anzi, due: Christine ed Helèna. Due mie care amiche. Che si divertivano con poco.
"Zitte, cretine!", ringhiai.
"Ooooh, Johnny!", mi fecero il verso di nuovo, sbattendo le ciglia come due idiote.
"Ci sono Christine ed Helèna, eh?", lo sentii chiedere divertito.
"Purtroppo".
"Sì", intervenne Helèna, "lo sappiamo che state sempre a tubare, piccioncini!".
Afferrai un cuscino e glielo tirai.
"Scusale", dissi al telefono, "non posso mandarle a quel paese, altrimenti mi sfrattano".
"Ah, grazie!".
"Bell'amica, stronza!".
"Be'", rispose lui, "se ti sfrattano non è che io abbia grandi problemi di spazio a casa".
Mi morsi le labbra per non urlargli contro. Odiavo quando faceva così. Sapeva benissimo che era meglio per tutti e due andare piano, l'aveva ammesso, l'aveva sostenuto. Ma mi provocava e io dovevo concentrarmi per non mandare a quel paese lui e le sue stupide insinuazioni.
"Lo so che mi odi".
"Almeno te lo dici da solo", sospirai un po' più rilassata.

A discapito delle mie preoccupazioni, andammo davvero piano.
E funzionò.
I problemi c'erano, certo. Ma la coppia perfetta non esiste, non posso pretendere niente del genere. Da me, poi?
Ognuno aveva i suoi limiti e lo dimostrammo chiaramente. Rimettere la mia vita a posto richiedeva più di qualche telefonata e qualche seduta dal mio adorato psicologo.
Il lavoro di Johnny non era propriamente un vantaggio, nella nostra situazione. Cercammo di non dar peso a questa cosa.
Alla fine mi presentò i suoi figli, qualche tempo dopo la nostra discussione: ero semplicemente terrorizzata e andò meglio di quanto osassi sperare. Ma avevo ragione, perchè lui era davvero un padre fantastico.
La mia vita era ancora incasinata, come la mia testa, e a volte avevo la sensazione che non sarebbe mai cambiato nulla. Ma tiravo avanti, in un modo o nell'altro, con la testa di una donna più o meno matura.
Forse può sembrare banale, come epilogo.
Non mi facevo più terra bruciata intorno. Qualunque cosa fosse successa, alla fine, sapevo di non essere sola.
Ed era l'unica cosa che m'importava.







Siamo giunti al termine.
Ebbene sì. Dopo dodici capitoli.
Sembra ieri che ho cominciato, pubblicando il prologo/primo capitolo. Era il quindici marzo dello scorso anno. Ed eccomi qui, con l'epilogo.
So che per voi non c'è nient'altro che la tenerezza per me, che vivo questo momento. Ma io invece sento una gran nostalgia nella pancia, già da adesso.
Per me questa storia è importante. Lo è stata, molto. E me ne rendo conto solo ora.
Mi è stato imposto dall'Androgina di pubblicarla, lei era convinta che sarebbe piaciuta. Be', se state leggendo queste parole, un po' siete d'accordo con lei. Ebbene ho pubblicato, con il terrore. Quando ho letto le prime recensioni... wow. La prima, dopo l'Androgina, è stata quella di Sarè. Ricordo bene che per quanto ero felice saltellavo e ho sbattuto la testa contro la scrivania. Ho letto delle cose magnifiche. Meravigliose. Per la mia autostima, poi...
Sono convinta che chiudere questa storia mi faccia bene. Certo, è un pezzo che si chiude, comunque è un dolore. Ma mi farà bene. è giusto. Come dice uno Zio di mia conoscenza: "nulla è eterno".
Nemmeno la morte, continua lui, ma non c'azzecca niente.
Ogni cosa ha un suo tempo. Quindi  è ora di chiudere questa storia. Chissà che la mia mente bacata non partorisca qualcos'altro.

I ringraziamenti, sì, ecco.

Grazie a ogni persona che ha letto. Davvero. Se sono riuscita a farla sorridere, bene, sono soddisfatta.

Grazie a ogni persona che ha inserito questa storia tra i preferiti o tra le seguite. Vedere aumentare quei numerini sul desktop è un onore.

E grazie a tutti quelli che hanno avuto voglia di recensire, hanno speso del tempo a farmi sapere cosa pensassero della mia storia. Io non ho mai voglia di recensire, so che è un po' una palla, almeno per me lo è. Perciò grazie.

Grazie ai fedelissimi, tipo Thiliol, Summerbest, Rebecca Lupin -e il suo meraviglioso nickname!- ed Elvi 92. Grazie veramente.

A Yunie992, che si preoccupava di scrivere recensioni non lunghe o non importanti. Sai, quando leggi che una persona si emoziona, ride, s'incazza per quello che hai scritto... be', non t'importa più di niente. Sei solo felice. Perciò...

A KeLsey, che è giunta tra noi -ma come scrivo?- solo ultimamente, ma che già adoro! Ecco qui la frase che aspettavi, so di aver messo un po' troppa suspence nell'ultimo capitolo. Ma l'epilogo risolve tutto, no? E comunque volevo fare una Cecilia esteticamente normale, carina ma normale. Poi ha preso il sopravvento la mia vena megalomane. E comunque è uguale a noi per tutto il resto, soprattutto per le figuracce.
Grazie di tutto, davvero.

A Emmawh, che è sparita. Non so più dov'èèèè... lei che, giuro, con le sue recensioni si è fatta adorare da me. Veramente. Me la son persa. Darling, se ci sei batti un colpo. <3

Alla vera Ce, che è impossibilitata a rispondere o non so cosa. A lei che è stata una tra le prime a rispondere e io saltellavo di gioia, perchè per me era un onore ricevere la sua recensione. T'adoro.

A Sarè/SaraH, che già sapeva tutto. Ormai i processi creativi sono comunitari, eh? Ma meglio così. Un po' ringrazio questa storia che ci ha fatto stringere. Non lo so, sai, ormai ti voglio così bene che non so più che dirti. E adoro le chiacchierate pomeridiane, con annesso scambio-foto sullo Zio. Grazie per esserci, Sarè.

A mia sorella. La mia pseudo-sorella. Ringraziate lei, senza il suo intervento non avrei mai avuto la pazienza di scrivere l'epilogo e i capitoli precedenti. Già, mi ha obbligata deliberatamente.
Grazie, Chris. Perchè esisti. E mi sei vicina. Tu ed Eyre. E non avrei mai sperato di ricevere un dono bello quanto la vostra amicizia.

All'Androgina. A lei che mi ha obbligata a pubblicare. A lei che ha dato il via a questa storia. A lei che è... boh. E' un pezzo di me. Non è incredibile? Eppure è un pezzo del mio essere. E nonostante non ci vediamo, ci sentiamo raramente, io ti sento sempre nell'anima.
A te, che dedico questa storia, dalla prima all'ultima parola.


Alla prossima.
Federic
a.

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