La vita? Un quadro!

di mart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** La veranda ***
Capitolo 3: *** In città ***
Capitolo 4: *** La fuga ***
Capitolo 5: *** Due anni dopo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


4^ classificata al contest dal pennello alla tastiera di Hotaru! Prima di iniziare volevo fare i complimenti a tutte coloro che hanno partecipato a questo contest meraviglioso e volevo spiegare come mai ho deciso di modificare questa storia.
Ho deciso di far partecipare questa fanfiction al contest indetto da Red Diablo “leggende dal passato” e volevo darle una revisione, ma soprattutto aggiungere magari un capitolo in più per arricchirla.

Dedico questa fic a tutti coloro che, ogni volta, mi sostengono calorosamente.






Prologo


Chatou , 1881

I raggi caldi del sole scivolavano leggeri sulle acque della Senna provocando un prezioso luccichio, in lontananza le barche e le canoe si muovevano lente e fluide spezzando con il loro passaggio la superficie liscia del fiume, mentre intorno alla veranda dell’albergo il leggero fruscio delle piante rendevano il luogo un piccolo e rilassante paradiso.
Tra la folta vegetazione si riusciva a scorgere un viale di pietra: l’unico passaggio per raggiungere le imbarcazioni degli ospiti o per godersi al meglio le attrazioni del luogo.
Nelle domeniche soleggiate erano molto i parigini che lasciavano la capitale per recarsi da Tsunade. Ereditato da Tsunade l’anno precedente, l’albergo continuava ad attirare clientela provocando l’invidia dei lussuosi hotel di Parigi e il dissenso delle vecchie aristocratiche parigine, tradizionaliste dei famosi salottini francesi.
Inizialmente, l’apertura del “Grillon” provocò un grande scalpore, per un'unica ragione: la proprietaria. Quarantenne, di origine americana, ex ballerina nel famosissimo saloon “Dame“, ma soprattutto DONNA. Era inconcepibile per la società maschilista dell’ 800 accettare che una donna prendesse le redini nella gestione di un albergo, ma pochi mesi dopo, nonostante le voci maligne e i pregiudizi, il “Grillon” diventò uno degli alberghi più famosi della Francia.
Divenne meta per i grandi artisti dell’epoca e per le persone in voga in quel periodo, attratte dall’incantevole luogo o dalla semplice curiosità. Appoggiata al bancone delle prenotazioni, la proprietaria si soffermò a ripensare all’inizio della sua attività, quando uno ad uno i quattordici giovani, ora presenti sulla veranda, si presentarono per una prenotazione.
Furono i primi clienti che ebbe e che ogni weekend si presentavano per trascorrere un po’ di tempo lontano dalla confusione della città. Come d’abitudine la veranda si era riempita delle chiacchiere incalzanti di Ino, della pigrizia di Shikamaru, delle occhiate di Neji, della misteriosità di Shino, della freddezza di Gaara, dello sguardo ipnotico di Sasuke, delle risate di Naruto, della timidezza di Hinata, dei gesti segreti di Kankuro e TenTen, dei ghigni di Kiba, delle coccole di Sakura, degli sguardi di Temari e delle battutine di Sai.

Quattordici individui, quattordici storie, quattordici soggetti diversi, ma allo stesso tempo uniti tra loro da un unico intreccio: il destino.




Beh,che ne pensate?
Commentate numerosi! voglio conoscere assolutamente le vostre opinioni, su questo capitolo!!
Ce ne saranno in tutto 4,quindi dovrete pazientare un po'!!
Faccio ancora i miei complimenti a tutte coloro che hanno partecipato al contest, hanno creato delle storie fantastiche!!BRAVE!

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Capitolo 2
*** La veranda ***


Capitolo 1
La veranda



Un incrocio di sguardi. Il tocco leggero della sua mano. Il suo profumo troppo vicino per poter resistere alla tentazione.
Tenten arrossì impercettibilmente abbassando lo sguardo, mentre Kankuro chinato su di lei le sussurrava l’orario del loro prossimo incontro sfiorandole la mano posta sulla sedia. Il vestito azzurro ricadeva sul corpo della giovane come un’onda di velluto, il cappellino bianco faceva contrasto con i capelli castani raccolti in un’elegante pettinatura, mentre l’accenno ad un sorriso si dipingeva sulle labbra rosse.
Nessuno sembrava preoccuparsi della vicinanza dei due, neppure Neji Hyuga, nipote del famoso imprenditore Hiashi e marito della bellissima attrice inglese “TenTen”, come si faceva chiamare sul palcoscenico.
Erano molte le malelingue che circolavano per le strade di Parigi su questa coppia, eppure quasi nessuno sapeva con certezza se la bella attrice avesse o meno una relazione con il secondogenito del ministro, a parte ovviamente le altre quattro amiche presenti nella stanza: Sakura Haruno, infermiera di origini giapponesi, Temari no Sabaku, unica figlia del ministro francese, Ino Yamanaka ed Hinata Hyuga, muse ispiratrici per molti artisti dell’epoca. “ Alle nove nella mia stanza” bisbigliò il ragazzo nell’orecchio della giovane donna “Ti aspetto!” e con un’ultima occhiata, si diresse dalla sorella seduta ad un tavolo più in là.
Un guaito si librò nell’aria, seguito poi da una risata. Sakura, seduta dalla parte opposta della tavola imbandita, sentito il lamento di Akamaru l’aveva preso tra le braccia lasciando manifestare al cane la sua felicità, leccandole il volto.
“Akamaru!” un ragazzo in canotta bianca e un cappellino giallo, molto probabilmente uno degli amanti della canoa, si avvicinò alla fonte dell’uggiolio. “Non ti preoccupare, è in buone mani!” disse Sakura notando l’espressione preoccupata sul volto dell’Inuzuka, mentre il cucciolo tra le braccia della ragazza scodinzolava felice.
Scrutando la ragazza, Kiba, si avvicinò al tavolo e voltando la sedia si sedette strafottente su di essa a cavalcioni. Tutte le attenzioni dell’infermiera erano dirette al cagnolino tra le sue mani, non curandosi del padrone che incuriosito osservava la scena con il mento appoggiato allo schienale della sedia: dal bellissimo cappello decorato con i fiori più colorati fuoriuscivano alcune ciocche rosa ribelli, gli occhi verdi saettavano da un punto alle spalle di Kankuro al cane, mentre le labbra si arricciavano in un altro bacio.
Un'altra occhiata smeraldina colpì lo stesso punto di prima e voltandosi Kiba incontrò la maestosa e seducente figura di Sasuke Uchiha. Ricco, bello e intelligente. Kiba non si stupì dell’attrazione che Sakura manifestava nei confronti del giovane ereditiere, infondo quasi tutte le donne avevano un debole per l’Uchiha, tranne una: la donna che non avrebbe mai conquistato, irraggiungibile per un’artista squattrinato come lui.
Aveva ritratto quel viso d’angelo miliardi di volte, senza mai stancarsi di delineare sulla tela il contorno delle labbra carnose, riprodurre la pelle di porcellana o di sfumare sulle gote un leggero rossore, che appariva spesso quando lo sguardo di qualcuno sfiorava quello di madreperla. Aveva sempre pensato che non avrebbe mai trovato un viso interessante come quello di Hinata, ma fissando il volto dell’infermiera l’ispirazione lo raggiunse accelerando i battiti del suo cuore “Scusa, devo andare!” si alzò dalla sedia e allontanandosi urlò “Cura Akamaru!” lasciando alle sue spalle la confusione e la curiosità.


“Mademoiselle Hyuga!” una voce seducente la invitò a voltarsi e non appena incontrò lo sguardo penetrante dell’uomo di fronte a lei, le guance candide s’imporporarono “M-Monsieur Uchiha” balbettò dopo che le labbra del giovane si furono appoggiate sulla sua mano candida.
Sasuke Uchiha era uno degli scapoli più ambiti dello stato intero e oltre a possedere una grande bellezza, da poco aveva ereditato dal padre deceduto un patrimonio a dir poco esorbitante e mentre lui se ne stava su quella veranda cercando di abbindolare quella meravigliosa fonte di potere, suo fratello, Itachi Uchiha, era ricercato in quattro stati.
Lui e Hinata si erano conosciuti ad una delle tante feste che Hiashi aveva organizzato per raccattare informazioni sui suoi soci, ma Hinata non sospettava del fatto che il secondo fine di quelle feste sfarzose, piene degli eredi delle famiglie più importanti della Francia, fosse quella di combinare il suo matrimonio per assicurare la ricchezza della sua famiglia una volta per tutte.
Circolavano molte voci sulla strabiliante bellezza della giovane Hyuga, ma nessuna come scoprì Sasuke, descriveva l’assoluta perfezione che la figura della giovane irradiava. In qualche modo, ne rimase affascinato.
“ Mi è giunta voce che lunedì dovrete partire con Miss Yamanaka, quando avrò il piacere di rivederla?” chiese sicuro il giovane inarcando le labbra in un leggero sorriso.
“Vedo che anche voi siete uno dei pretendenti mandati da mio padre, pensavo che dopo tutti quei rifiuti se ne fosse stancato!” esclamò la ragazza stranamente sicura di sé.
“Non permetterei mai a qualcuno di impormi di fare qualcosa e devo confidarle, che ero molto curioso di conoscere la donna più affascinante di Parigi” a quelle parole il rossore si espanse su tutto il volto della giovane, che imbarazzata portò le mani sul viso in fiamme.
“M-mi sc-scusi…pe-pensavo che foste uno dei soliti bambocci mandati da mio padre” si giustificò la ragazza “non si preoccupi, non sono un bamboccio!” rispose l’uomo con un altro sorriso seducente “E datemi del tu, Mademoiselle”
“Questo vale anche per lei, monsieur” disse, mentre un sorriso illuminava il suo volto.
“Sas’ke!” un giovanotto biondo e con degli incredibili occhi azzurri si avvicinò ai due, portando per qualche attimo la sua attenzione sulla ragazza.
“Così adesso ti sei fissato con le modelle! Pensavo che avessi una passione sfrenata per le attrici. Dov’è finita Karin?” chiese ingenuamente il ragazzo, continuando ad osservare le sinuose curve della ragazza ricoperte dal leggero tessuto e passando una mano su un fianco della giovane.
“Naruto, non è il momento opportuno” disse gelido Sasuke, fulminando l’invadente mano con uno sguardo a dir poco glaciale.
“Beh, è meglio se vada. Spero di rivederla signorina, è stato un piacere conoscerla!” esclamò lanciando uno dei suoi magnifici sorrisi guardandola negli occhi, mentre un tenue rossore imporporava nuovamente le candide gote.
“È un suo amico?” chiese Hinata ricomponendosi “Purtroppo sì!” rispose sconsolato continuando ad osservare irritato il punto in cui il biondino si era ritirato, ma all’udire la risata argentina il suo sguardo si puntò sul viso della giovane. I denti bianchi allo scoperto, il rossore a imporporarle le guance e gli occhi argentei messi ancora più in evidenza dal contrasto con le lunghe ciglia.
A quella visione un sorriso increspò le labbra di Sasuke che, senza un motivo logico, si unì alla risata, scatenando la gelosia dell’infermiera che li osservava da lontano.


Quando sul viso di Neji Hyuga comparivano quelle rughe di profondo fastidio intorno agli occhi, voleva dire che qualcuno era in serio pericolo. In questo caso lo sguardo gelido era rivolto al conte Uchiha, rivale della sua famiglia da molti anni.
Quell’idiota di sua cugina si stava facendo abbindolare da quelle poche attenzioni che l’Uchiha le rivolgeva. Possibile che non sapesse della sua fama di dongiovanni?
Non bastava già il matrimonio e la fuga di Hanabi con quel pezzente di Konohamaru per rovinare la prestigiosa fama della famiglia, adesso ci si metteva persino Hinata.
Una terza ruga comparve non appena le mani di Naruto si posarono sui fianchi della cugina, costringendolo ad avvicinarsi non appena il biondino ebbe lasciato il gruppo.
“Madmoiselle Hinata” disse gelido guardandola negli occhi “è ora di ritirarsi!”
La tristezza aleggiò sul volto della giovane e Neji avrebbe giurato di aver visto uno scambio di sguardi tra i due, come i complici di un delitto gravissimo. Si voltò verso l’Uchiha gettando uno dei suoi sguardi intimidatori, ma l’espressione fredda dell’uomo non mutò.
Nascondevano qualcosa.


Ad un tavolo di distanza Temari portò alle labbra il bicchiere di vino per l’ennesima volta, mentre la voce squillante della modella russa appoggiata alla ringhiera le irrompeva fastidiosamente nelle orecchie. Doveva ammettere che era bella da togliere il fiato e se non fosse stato per il fatto che non voleva alimentare la sua vanità, l’avrebbe immortalata in quella posizione.
La mano perfetta fungeva da piedistallo mantenendo su di esso il viso della giovane donna, i suoi occhi parevano la fusione del mare e del cielo e sul naso dritto comparivano piccole lentiggini che rendevano ancora più aggraziato quel viso d’angelo dalle gote rosee.
Se non avesse potuto aprire bocca, sarebbe stata la donna perfetta. In quel momento stava narrando ai tre compagni di tavolata, dei pittori più eccentrici che aveva trovato nel corso della sua carriera. Shikamaru Nara, seduto davanti a lei, l’ascoltava seccato, ma Ino sembrava non accorgersene continuando a parlare ininterrottamente.
All’improvviso lo sguardo nocciola del consigliere si spostò dalla bellissima dea al viso di Temari. Lavorava per il padre della ragazza da due anni, eppure non si erano mai rivolti la parola: lui troppo impegnato con il lavoro, lei stanca della città.
Aveva saputo da suo fratello, che era venuto per seguire Gaara in una questione importante. Peccato che le donne non potessero sapere niente degli affari degli uomini della casa.
Meglio non pensarci e dedicarsi alla fotografia.
Gli occhi del consigliere continuavano a scrutarla attentamente, ma il contatto terminò quando l’attenzione dell’uomo fu attratta da due figure dietro alla giovane: Shino Aburame, il banchiere più famoso della città e Gaara no Sabaku, ultimo figlio ed erede del ministro francese.
“Scusi signorina, perché ha quello sguardo da pesce lesso?” chiese sussurrando un giovane uomo vicino a lei.
Lo riconobbe come Sai il giovane talento scoperto da pochi mesi: aveva corti capelli neri, un sorriso falso dipinto sul volto e la pelle era troppo bianca per le bellissime giornate che avevano popolato quei giorni, quindi molto probabilmente era giunto qui da poco.
Rimase ammutolita dalla sfacciataggine che quello sconosciuto aveva nei suoi confronti, come si permetteva? “Ma come…?”
“Ho capito! Il signor Nara non le è indifferente” disse sorridendo alla giovane donna bionda, che sorpresa aveva assunto un leggero colorito.
“La signorina Yamanaka non ha smesso di parlare un secondo. Spero che la sua testa stia bene, perché la mia sta scoppiando” bisbigliò lanciando una brave occhiata alla sagoma di Ino, mentre la risata di Temari si librò nell’aria, attirando l’attenzione della tavolata.
Ancora una volta lo sguardo nocciola la raggiunse, l’unica differenza era che sulle labbra del bel consigliere era dipinto un sorriso. Solo per lei.


“Monsieur Aburame, mia sorella è una donna dalle mille qualità: è nobile, bella, molto intelligente e…” elencò Gaara come se stesse ripetendo una lezione imparata a memoria. Il suo viso impassibile era rivolto verso la figura misteriosa del banchiere più famoso di Parigi: Shino Aburame. Doveva convincerlo a tutti i costi. Il ministro aveva deciso di giocare sporco cercando di corrompere i maggiori esponenti della città, compromettendo così tutta la famiglia e addossando al figlio il compito di occuparsi della faccenda.
“Lei è d’accordo su questo matrimonio?” disse l’altro interrompendo il figlio del ministro, abbassando la testa in modo che il cilindro coprisse una parte del viso.
“Certamente!” rispose il giovane dai capelli rossi. Gli occhi verdi, freddi come il ghiaccio si soffermarono per un attimo sulla schiena della sorella. Erano gli ordini di suo padre, non poteva trasgredire.
“Bene.” rispose l’altro “Spero di fare la sua conoscenza questa sera al ballo! Gradirei molto farvi visita la prossima settimana ed ora se non le dispiace gradire ritirarmi nelle mie stanze.”
“Arrivederci monsieur!” rispose freddo Gaara, inclinando leggermente il cappello “Arrivederci!”


La palla infuocata che s’immergeva nella Senna, trasformando l’acqua del fiume in oro e le matasse soffici di seta arancione, delineavano ormai l’arrivo della sera e quindi il ritiro degli ospiti nella propria stanza per la preparazione all’abitudinario ballo organizzato dalla padrona. Un lieve bussare portò lo sguardo color pece alla porta chiusa “Chi è?”
“Sono Sakura. Devo parlarti!” rispose una voce titubante dietro la porta.
“Entra!” rispose l’uomo lanciando un breve sguardo agli occhi verdi dell’infermiera, per poi riportarlo sul libro a cui si stava dedicando.
“Sasuke” sospirò la ragazza portando una mano alla bocca imbarazzata “Te ne sei andato!”
“Sakura, quello che c’è stato tra di noi è il passato” disse alzando lo sguardo dal libro “Ne abbiamo già parlato”
“P-perché non mi ami più?”chiese, mentre le prime lacrime si incastonavano tra le lunghe ciglia nere “Perché ho in mente un’altra donna, quindi tu non mi servi più”
Il tempo si fermò per un attimo e il silenzio regnò nella stanza carica di tensione “N-non p-posso fare niente per farti cambiare idea?” balbettò la ragazza togliendosi il cappello, mentre una cascata di capelli di un insolito rosa cascavano fluenti sulle spalle della ragazza.
“No”disse freddo riportando lo sguardo sulle pagine del volume “Non puoi fare niente!”
Un fruscio e un tonfo sordo catturarono la sua attenzione e il suo sguardo ritornò sulla ragazza nuda al centro della stanza “Neanche se mi concedessi a te?”
La luce infuocata che filtrava dalla finestra illuminava il corpo longilineo della donna, nascondendo il rossore ma non il luccichio di speranza che infiammava gli occhi smeraldini.
Rimasto stupito, continuò ad osservare la creatura che aveva davanti agli occhi e ad un tratto un'altra figura si contrappose a quella di Sakura: pelle liscia e candida, due occhi argentati e capelli lunghi del colore della notte. Il viso di un angelo.
Si alzò velocemente e prendendo i vestiti della ragazza, glieli porse “ Saresti utile solo se avessi un patrimonio smisurato. Il tuo corpo non mi serve, posso avere chi voglio” disse sfrontatamente uscendo dalla stanza senza voltarsi, mentre Sakura si raggomitolava su se stessa singhiozzante e piena di vergogna.


Entrò nella sua camera sbattendo la porta. Mille pensieri si accavallavano nella sua mente e non poteva fare altro che chiedersi che cosa avesse di sbagliato.
Si sedette sul letto e portandosi le mani al viso, iniziò di nuovo a piangere. Era inutile piangere, ma quel dolore che martellante le colpiva il cuore era insopportabile. Il pensiero di essere stata rifiutata e di averlo perso per sempre di certo non migliorava le cose.
Alzò il viso minuti dopo, asciugandosi gli occhi ormai rossi.
Per un attimo si guardò intorno e solo allora si accorse del quadro posizionato in un angolo della stanza. Raffigurava una ragazza: gli occhi verdi smeraldo fissi in un punto impreciso, le labbra socchiuse in un sorriso mettevano in mostra i denti bianchi e i lunghi capelli di un insolito rosa ricadevano fluenti sulle spalle della giovane vivacizzando il quadro.
Era bellissimo. Lei era bellissima.
Ma chi l’aveva dipinto?
La risposta le fu data da un biglietto sul comodino: “ Per il fiore più bello. Kiba”
Un sorriso si dipinse sulle labbra di Sakura e per un attimo il dolore al petto scomparve quasi del tutto. Sapeva che non sarebbe durato ancora per molto, ma quel leggero sollievo era l’unica cosa che per adesso le rimaneva.


"La felicità della vita è fatta di frazioni infinitesimali: di piccole elemosine,
presto dimenticate, di un bacio, di un sorriso, di uno sguardo gentile,
di un complimento fatto col cuore.

(S. T. Coleridge)


Ecco il primo capitolo, spero che vi piaccia e spero di conoscere al più presto la vostra opinione.
Baci a presto

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Capitolo 3
*** In città ***


Capitolo 2
In città


Le lenzuola morbide ricoprivano il corpo sinuoso della giovane donna, risaltando la curva longilinea del fianco e la pelle leggermente più scura rispetto alla candida copertura.
Un’onda di capelli scuri ricadeva sul cuscino, mentre alcuni ciuffi pendevano sul viso della ragazza profondamente addormentata.
Kankuro sdraiato al suo fianco la guardava con un’espressione assorta e pensierosa, come se da un momento all’altro avesse dovuto scegliere tra la vita e la morte.
Con le grosse dita spostò delicatamente una ciocca di capelli, portandola dietro l’orecchio e soffermandosi ad osservarla in tutta la sua bellezza.
L’amava.
Si era innamorato di lei la prima volta che andò a teatro. Era stato costretto da sua sorella ad assistere allo spettacolo, ma quando il sipario si aprì e la giovane attrice iniziò a recitare, Kankuro non poté fare a meno di ringraziare mentalmente la sorella per avergli mostrato la donna che l’avrebbe accompagnato fino alla fine dei suoi giorni.
Cercò informazioni sulla giovane, ma quando venne a sapere che era sposata con Neji Hyuga il mondo gli crollò addosso. Era sposata. Visse per mesi con il tormento, ma ad ogni spettacolo si presentava in prima fila per vederla, o almeno per avere un frammento di lei prima di tornare a casa.
Dal canto suo, TenTen si era accorta del bell’uomo che ad ogni spettacolo si presentava in prima fila ad assistere ed ogni volta poteva scorgere quegli occhi scuri puntati con attenzione su di lei. Inizialmente ne rimase sconcertata, ma quando alla fine di uno spettacolo le fece arrivare un mazzo di rose con allegato un bigliettino, cambiò parere.
Il corteggiamento del giovane progrediva di spettacolo in spettacolo e quando dai magnifici fiori si passò ai gioielli, TenTen fu costretta a fermare il giovane una volta per tutte, cadendo nella trappola dell’amore.
Si conobbero così. La fine di ogni spettacolo era l’inizio di una nuova chiacchierata per conoscersi, ma ogni volta che si separavano, era come se iniziasse un nuovo spettacolo molto più lungo e meno piacevole di quello precedente. L’attesa che terminasse era snervante, ma TenTen continuava a recitare la parte della moglie perfetta, anche se il suo cuore apparteneva ormai a Kankuro.
Sfiorò per l’ennesima volta la guancia della giovane, provocandone il risveglio: le palpebre che premevano forti sugli occhi, per poi liberare quelle dolci iridi color cioccolato. “Finalmente ti sei svegliata” disse dolcemente l’uomo osservandola mentre si allungava sul letto “Mentre dormivi stavo pensando…” disse assumendo un’espressione triste. “A cosa?” chiese incuriosita la donna “Se fossi mia a quest’ora non dovremmo nasconderci in questa bettola. TenTen io ti amo, ma non posso vivere sapendo che quando questo momento passerà sarà lui a tenerti tra le braccia e non io!”
La tensione tra i due aleggiava nell’aria e il silenzio s’impadronì della situazione, rendendo più difficile il ragionamento.
“Scappa con me!” proruppe serio l’uomo, mentre spiazzata TenTen, rimaneva a fissarlo. Dopo minuti di silenzio la sua risposta fu “Non posso”
Con uno scatto veloce si alzò dal letto, scoprendo il suo corpo nudo e iniziando a rivestirsi, evitando lo sguardo sconcertato di Kankuro.
“Cosa vuol dire che “non puoi”?” chiese quasi infuriato, mentre TenTen indossava il fastidioso corsetto.
“Non posso lasciare Neji. Cosa penserà la gente? La sua reputazione verrebbe infangata e io non voglio farlo soffrire a causa mia. Sono sua moglie! Non posso farlo!” proruppe la donna, mentre le prime lacrime scivolavano sul suo viso.
“Non credo che quell’uomo ti abbia mai amata! Con me sarai felice, scapperemo da qui e avremo una famiglia tutta nostra” disse speranzoso.
“Quell’uomo è pur sempre mio marito ed una piccola parte di me lo ama ancora! Non potrei mai fargli questo, come non potrei mai perdere te!” disse TenTen voltandosi e indossando gli ultimi indumenti.
“Non si può avere tutto TenTen! Devi avere il coraggio di scegliere: me o lui?” chiese fissandola, sicuro di avere la situazione in mano, ma la risposta lo spiazzò ferendolo amaramente. “Ti amo più di qualsiasi cosa” rispose la donna, avvicinandosi e baciandolo dolcemente, per poi aprire la porta ed uscire da quella stanza impregnata del loro amore. Iniziò a correre, mentre le lacrime le annebbiavano la vista e il cuore le martellava dolente nel petto. Si fermò dopo pochi minuti, appoggiandosi al muro e scivolando sul pavimento singhiozzante. I pensieri iniziarono a vorticarle nella mente, mentre una mano si appoggiò istintivamente al ventre, che da qualche settimana ospitava la sua creatura. La loro creatura.


Un fruscio di vesti e il leggero rumore dei suoi passi erano gli unici suoni nel corridoio semibuio. Non riusciva a dormire. Erano troppi i pensieri e i ricordi che vagavano nella sua mente, ma soprattutto era l’ansia a non farla finalmente tra le braccia di Morfeo. Aveva deciso di correre il rischio, azione del tutto inconsueta da parte sua, ma lo faceva per loro. Lo faceva per lui.
Non avrebbe mai pensato di provare così tante emozioni in una sola giornata, eppure quella sera al ballo, con quello scambio di promesse, tutto cambiò.
Il salone, addobbato per l’occasione, conteneva le voci e il suono incalzante del pianoforte posto in un angolo della stanza. Al centro le donne volteggiavano divertite seguendo i movimenti del proprio cavaliere, mentre su un lato alcuni si abbeveravano o rifocillavano con il favoloso buffet e gli alcolici offerti dalla casa. Le lunghe finestre, lasciate aperte dato il clima mite, permettevano agli ospiti di godersi il paesaggio illuminato dalla luce splendente della luna ed arricchito dalle piccole lucciole, che leggere ronzavano intorno alle lunghe canne poste sulla riva del fiume.
Hinata, appoggiata alla ringhiera della veranda, osservava tranquilla il paesaggio godendosi quegli attimi di pace. Non amava le feste, ma data la sua classe sociale era d’obbligo parteciparvi e comportarsi in modo impeccabile, ma non essendoci suo padre questa volta si era permessa di sgattaiolare fuori e isolarsi dalla confusione.
Il rumore di passi leggeri l’avvertirono dell’avvicinarsi di qualcuno e, solo per un attimo, istintivamente s’ irrigidì.
“Mademoiselle Hinata, è un piacere rivederla” disse Sasuke Uchiha alle sue spalle. Si voltò, incontrando i suoi occhi penetranti e il suo fisico slanciato avvolto da un abito elegante, rimanendone abbagliata. “Monsieur Uchiha, il pi-piacere è tutto m-mio!” balbettò, mentre il solito rossore imporporava le guance di porcellana.
“Datemi del tu” le ordinò il bel giovane continuando a guardarla “Come vuole, ma questo vale anche per voi!”rispose più calma Hinata, acquisendo maggiore sicurezza.
“Bene, allora vorresti ballare con me?”chiese subito il moro, osservando la reazione della giovane donna. Le guance si colorarono di più e un leggero assenso sfuggì alle sue labbra rosee.
La prese tra le braccia con una salda presa, facendo combaciare perfettamente i loro corpi. Dal salone la musica lenta accompagnava i loro movimenti, così leggeri e fluenti da sembrare quasi irreali. Lui continuava ad osservarla e a muoversi aggraziato. Era perfetto. Hinata, aveva sentito molte voci sul suo conto: freddo, calcolatore e dongiovanni. Aggettivi che la giovane donna trovava insensati, dato che davanti si ritrovava il contrario di quello che si diceva. Certo, aveva notato un po’ di freddezza in certi suoi comportamenti, ma non quando si trovava insieme a lei.
Forse era anche un ottimo attore, oltre che un bravissimo ballerino.
“A cosa stai pensando?”chiese Sasuke vedendola assorta.
“A-a niente!” balbettò, presa alla sprovvista e abbassando lo sguardo imbarazzata.
“Non si può non pensare a niente!” disse lui con un sorriso “Ti prego! Dimmi a cosa stavi pensando?”
Doveva dirgli la verità o meglio raccontare una bugia?
“Beh, p-pensavo a tutte le vo-voci che ho sentito su di te e mi domandavo se con me s-stessi fingendo” abbassò di più lo sguardo, nascondendosi sul suo petto, mentre la stretta alla sua vita diventava più salda.
“Non mi permetterei mai di ferirti” disse serio, quasi freddamente “Non sarò allegro e vivace come Naruto, ma i sentimenti che provo nei tuoi confronti sono veri!” disse riprendendosi dal leggero stupore, se l’avesse scoperto il suo piano sarebbe fallito miserabilmente.
Con un sussulto Hinata alzò lo sguardo, incontrando nuovamente i penetranti occhi neri dell’uomo.
“I-I sentimenti n-nei miei co-confronti?!” domandò confusa la giovane donna.
“Si, penso di…” s’interruppe pensando bene alle parole da usare. Si sentiva in colpa. Avrebbe fatto di tutto per ritrovare suo fratello, ma per un attimo il pensiero di poterla ferire lo rattristò. Si sentiva strano in sua presenza, ma non poteva permettere ad una donna di intralciare i suoi piani.
“Penso di essermi innamorato di te!” dichiarò continuando a fissarla e nascondendo l’agitazione dietro la sua faccia impassibile. Doveva usare tutte le sue armi per farla cadere ai suoi piedi, ma quelle parole gli sembrarono più vere che mai. I piedi smisero di muoversi, ma la stretta di Sasuke non si allentò. Hinata rimase letteralmente senza parole e per un momento pensò di svenire lì, tra le sue braccia. Non era la prima volta che uomini affascinanti le dichiaravano il loro amore, ma con lui era diverso. Si conoscevano da poco, anzi pochissimo, questo era vero, ma l’amore non ha tempo.
“Lo so, è strano! Vi ho osservata ai balli organizzati da vostro padre, siete una creatura stupenda. Non riesco a togliermi dalla testa la vostra immagine!” rivelò Sasuke, sconcertato dalle sue stesse parole.
“A-anche io pro-provo qualcosa per voi…ma non ne sono sicura, Monsieur!” disse la giovane donna, nascondendo lo sguardo sotto la frangia nera.
“È un buon inizio e come vi ho già detto, datemi del tu!” sospirò l’uomo, mentre un sorriso affiorava sulle sue labbra e il suo viso si avvicinava pericolosamente a quello di lei. “Qu-questo vale anche per voi!” disse Hinata, sorridendo titubante. Riusciva a sentire il suo respiro caldo sul naso e se avesse alzato il viso di sicuro le loro labbra si sarebbero congiunte in un dolce bacio, ma lei non era una ragazza audace, non ne sarebbe stata capace. Una dolce sensazione di protezione e di calore la invase, non appena le forti braccia la spinsero sul torace dell’uomo e le loro labbra si unirono. Un bacio dolce e casto, ma contenente tutte le emozioni che non avrebbero mai potuto dire. Lo scambio di una promessa.
“Padron Hiashi, questa situazione non può giovarci in alcun modo” la voce fredda e tagliente di Neji giunse da dietro lo studio di suo padre. Che cosa ci faceva suo cugino a quell’ora nello studio di suo padre?
“Hai ragione Neji, ma non abbiamo considerato il fatto che se permettessimo questa unione avremmo il controllo sugli Uchiha.” Osservò Hiashi “Ma padron Hiashi, se mademoiselle Hinata sposasse l’Uchiha, anche gli Uchiha avrebbero il controllo su di noi. Potrebbe essere un trucco per ricattarci.” osservò Neji preoccupato.
“Non dire stupidaggini! Come potrebbero ricattarci? Lo sai meglio di me che Hinata è sempre stata inutile! Fortunatamente ha preso la bellezza di sua madre, se fosse uscita brutta non saprei che farmene!” a quelle parole Hinata sussultò “Comunque sia, penso che se avremo dei problemi con l’Uchiha, l’unico modo per liberarci del problema è disfarci di lui. Fai qualche ricerca”. Non ebbe il coraggio di sentire altro, le lacrime avevano iniziato a rigarle il volto, ma il dolore che provava era solo un fastidio. Era la preoccupazione ad ucciderla, se fosse successo qualcosa a Sasuke non se lo sarebbe perdonata.


Ino amava farsi notare, ma soprattutto adorava essere bramata.
In quel momento ancheggiava seducente nel corridoio dell’hotel dove alloggiava, seguita dal giovane che aveva attirato la sua attenzione al “Grillon”: Shikamaru Nara.
Non fu facile adescare l’uomo, ma nessuno era mai riuscito a resistere alle sue armi di seduzione, neanche il pigro Nara. Era riuscita a convincerlo ad uscire con un invito a cena, ma dopo inviti indiretti era riuscita anche a portarlo nella sua stanza.
Aprì la porta con velocità e dopo aver gettato il cappellino alla moda in un punto della stanza, si gettò tra le braccia dell’uomo baciandolo con passione. Quella sera era estremamente attraente, con i capelli scuri legati in una coda bassa e vestito elegantemente. Iniziò a spogliarlo con bramosia, continuando a baciarlo con foga. Shikamaru rispose alla proposta della giovane spogliandola a sua volta e spingendola poi sul letto.
La tenne tra le braccia per tutta la notte consumando il desiderio di quel corpo, che per giorni aveva logorato il suo animo.
Alle prime luci dell’alba un fruscio lo svegliò e un sorriso si dipinse sul suo volto. Sapeva che sarebbe successo, ma in fondo era ciò che voleva anche lui. Alzò lo sguardo nocciola sulla figura, che nella penombra, cercava di rimettere il vestito rosso della sera prima e con voce roca disse “Mi avevano avvertito!”
Lo sguardo azzurro lo fulminò. Non era nei suoi piani farsi scoprire durante la fuga, ma ad irritarla era ciò che voleva lui. “Di che cosa?” disse la giovane donna sistemandosi i lunghi capelli biondi.
“Anche se fuori sono focose, le russe, hanno un ghiacciolo al posto del cuore” disse l’uomo con un ghigno stampato sul volto, guardando l’espressione prima stupita e poi offesa della giovane donna.
“Siete un maleducato!” strillò prendendo bruscamente il soprabito, prima di uscire e chiudere violentemente la porta alle sue spalle.


Villa Sabaku si ergeva nel centro della città in tutta la sua bellezza settecentesca, padroneggiando sui piccoli appartamenti e le villette insulse al suo fianco. Sakura Haruno andava a far visita a Temari no Sabaku regolarmente, ma a quella magnificenza non si era ancora abituata.
“La signorina Haruno!” dichiarò la voce forte del maggiordomo, avvertendo le persone presenti nel salone dell’arrivo della ragazza. “Sakura! Che piacere vederti!”disse Temari entusiasta.
“Vieni” ordinò, prendendola per mano e portandola nella stanza oscura “ho delle foto da mostrarti!” disse chiudendo la porta ed avvicinandosi ad alcune fotografie appese a fili.
“Wooow! Tem sono meravigliose!” esclamò osservando i magnifici paesaggi o semplicemente i volti di alcune persone. All’improvviso però la sua attenzione fu attratta da alcune foto scattate durante il weekend al “Grillon” raffiguranti i ballerini sulla pista da ballo o alcuni conoscenti. Lì, si riconobbe. In quel momento stava parlando con Ino, ma poco più in là lo sguardo di Naruto era puntato su di lei. Cambiò fotografia e lo sguardo del biondo era sempre puntato su di lei, questa volta un sorriso era stampato sul suo volto. In tutte le foto in cui era immortalata, lo sguardo di Naruto la seguiva. Ma perché?
“L’hai notato?” chiese Temari, osservando l’espressione confusa e turbata dell’amica con un sorriso.
“M-Ma p-perché? Non capisco…” sussurrò la giovane donna dai capelli rosa continuando a fissare lo sguardo di Naruto puntato su di lei.
“Sakura! Possibile che non te ne sia accorta!” la sgridò Temari “Quell’uomo è innamorato di te! Basta solo guardarlo in faccia per capirlo!”
Non era possibile! Naruto. Lo stesso Naruto che da ragazzino giocava con lei solo per vedere spuntare un sorriso sul suo viso, quel giovanotto biondo che la faceva ridere e arrabbiare allo stesso tempo e quell’uomo che la seguiva di nascosto con lo sguardo, non rivelandole il suo amore per paura di essere rifiutato. Oh, Naruto!
“Madmoiselle Sabaku, vostro fratello vuole vedervi!” la informò la voce atona del maggiordomo.
“Scusami Sakura, devo assentarmi un attimo” disse Temari uscendo dalla porta e lasciando Sakura assorta dall’immagine di Naruto.


Al centro dell’elegante studio di suo fratello, stranamente in ombra, padroneggiava come una statua greca Sabaku no Gaara e un misterioso uomo dall’aspetto elegante.
“Buongiorno sorella” disse Gaara, interrompendo la conversazione e dedicandosi completamente a lei. “Vorrei presentarti Monsieur Shino Aburame!” disse cambiando espressione nominando il nome dell’uomo.
“ È un onore fare la vostra conoscenza!” proferì Shino avvicinandosi alla giovane donna e baciando la mano che le porgeva. Riuscì ad intravedere solo le labbra che si appoggiarono sulla sua mano, prima che l’uomo si voltasse bruscamente e si rimettesse al suo posto, con il cappello leggermente inclinato sugli occhi.
“Vi abbiamo convocata qui, per informarvi della decisione che nostro padre ha preso riguardo al vostro futuro” spiegò Gaara serio, continuando a guardare gli occhi acquamarina della sorella. Quegli occhi verdi sembravano fatti di ghiaccio. “ Egli ha deciso che è giunto il momento che voi prendiate marito, e il candidato perfetto a ricoprire questo ruolo è il qui presente Monsieur Aburame!”
Il silenzio regnò nella stanza per minuti, mentre Temari senza parole continuava a fissare l’uomo alla destra del fratello.
“Che cosaaa?” urlò improvvisamente dopo aver riordinato la mente e le informazioni appena assorbite. “Mi rifiuto categoricamente di sposare questo individuo” disse calmandosi, ma con voce glaciale.
“Temari, questo è il volere di nostro padre” disse serio Gaara, ma una strana luce nei suoi occhi indicava alla giovane donna che le parole appena dette non concordavano con l’espressione sul suo viso.
“Il volere di nostro padre?!” chiese allibita, ricominciando a gridare “Piuttosto rimango zitella!”
strepitò, sbattendo la porta e lasciando alle sue spalle il silenzio, ma anche un briciolo di divertimento sulle labbra del fratello.


Alcuni temono che la felicita' sia un bene molto lontano, quasi irraggiungibile, motivo per cui corrono a piu' non posso nella speranza di avvicinarla, senza mai rendersi conto che piu' corrono e piu' se ne allontanano.



Buon giorno ragazze, entro questa sera devo finire questa fanfiction per un concorso e spero di farcela!
Volevo ringraziare little baby e fallen star che hanno recensito e ringrazio anche tutti coloro che hanno semplicemente letto.
Non giudico i commenti, ma vorrei che mi scriveste quello che ne pensate. Aspettatevi al più presto il prossimo capitolo!
Baci

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Capitolo 4
*** La fuga ***


Capitolo 3
La fuga


La vita non è altro che un brutto quarto d'ora
composto da momenti splendidi!
O.Wilde



Erano passati 3 mesi da quando Gaara le aveva nuovamente ordinato di sposare il signor Aburame, ma non aveva alcuna intenzione di farsi mettere i piedi in testa da suo padre e da suo fratello.
Sapeva che non si sarebbero arresi tanto facilmente e sospettava che il padre avesse in serbo per lei altri futuri mariti da presentarle.
Si diresse velocemente verso le stalle, dove Felix, il bellissimo purosangue, la aspettava impaziente per la solita cavalcata, ma non appena l’odore del fieno arrivò alle sue narici e lo scalciare degli zoccoli giunse alle sue orecchie, il suo cuore cessò di battere.
Se ne stava tranquillamente sdraiato su una balla di fieno e dal lieve ronfare che fuoriusciva dalle sue labbra, si poteva ipotizzare che stesse dormendo.
Si avvicinò lentamente, osservando le palpebre rilassate, i fili di fieno attaccati ai capelli scuri raccolti e le braccia poste dietro la testa come un cuscino, completamente in balia del mondo dei sogni. Allungò una mano sfiorandogli il torace e si meravigliò dell’effetto che quel giovane aveva provocato in lei.
Spostò la mano sul suo viso venendo a contatto con la barba appena visibile, per poi spostarla verso le sue labbra. Iniziò ad accarezzare quelle labbra morbide, mentre dentro di lei il desiderio di possederle cresceva a tal punto di accorgersi troppo tardi del sorriso derisorio e malizioso, che lentamente si dipingeva sul suo viso.
Gli occhi nocciola la scrutarono interessati, mentre lei indietreggiava imbarazzata. “N-Non era m-mia intenzione…” balbettò Temari, cercando le parole più appropriate.
“ Non era tua intenzione, fare cosa?” chiese Shikamaru, osservando il rossore che prima imporporava leggermente le sue gote scomparire e lasciar spazio ad un’espressione indispettita.
“Non vedo come possa essere un vostro problema e per curiosità, come mai non siete ad aiutare mio padre o mio fratello?” chiese, osservandolo duramente.
“Miss Sabaku no, suo fratello mi ha lasciato un po’ di tempo da passare tranquillamente, ma vedo che non ne è stata informata” rispose sarcastico, mentre quel sorriso la sorprese nuovamente.
Come si permetteva di trattarla in quel modo irrispettoso?
“Non le permetto di rivolgersi con me con quel tono” disse la giovane donna, avviandosi verso il box di Felix “riferirò a mio fratello dell’accaduto e spero che prenda seri provvedimenti.”
Uno sbuffo, simile ad una leggera risata la raggiunse “E su cosa dovrebbe prendere seri provvedimenti? A cercare un posto più adeguato per dormire, senza che sua sorella mi accarezzi” disse sicuro, osservando il rossore imporporare le guance della ragazza seguito dall’esclamazione “Non l ho accarezzata!”
“Si, che l ha fatto! E avrei giurato di scorgere un pizzico di desiderio nei suoi gelidi occhi acquamarina e ora se non le dispiace, gradirei riposare in pace.”
Non era mai stata trattata così malamente in tutta la sua vita e si ripromise di non bramare mai più quell’individuo, ma quando in groppa a Felix si gettò a capofitto nel bosco, la sua mente era rivolta al suo sguardo annoiatamene divertito.


Le mani candide viaggiavano leggiadre sui tasti del pianoforte, creando una soave melodia. Concentrata sulla musica, Hinata non si accorse dello sguardo di ghiaccio che la osservava attentamente. Neji Hyuga normalmente odiava intromettersi nelle vite altrui, ma quando si trattava di sua cugina, la paura di poterla perdere lo martoriava.
Non voleva fallire come con Hanabi, ma conosceva Hinata abbastanza da sapere che non avrebbe mai tradito la fiducia della sua famiglia.
Con le mani dietro la schiena si avvicinò al pianoforte, come se stesse seguendo il ritmo della melodia. “Cugina” proferì l’uomo quando fu abbastanza vicino, per attirare quegli occhi così uguali ai suoi “Avrei bisogno di scambiare due parole”
Hinata assentì con un cenno del capo e alzandosi dallo sgabello, lo seguì fino al divano di fronte al camino “Di cosa dovete…”
“Io e vostro padre abbiamo fatto alcune ricerche sul conte Uchiha” proruppe il cugino, interrompendo la ragazza e incominciando a camminare al centro della sala “Un investigatore l ha seguito e dopo aver saputo alcune abominevoli storie sul suo conto, ti proibiamo di rivederlo e di scrivergli ancora.”
Lo stupore aleggiò sul volto della giovane per un attimo, prima che i suoi occhi si abbassassero sulle sue mani tremanti. “Suo fratello è ricercato in quattro stati per aver ucciso il padre, e lui ti sta solo usando per vendicarsi. Vuole impossessarsi della nostra fortuna e del nostro nome per compiere la sua vendetta” continuò, voltando le spalle alla cugina e contemplando il ritratto della famiglia Hyuga.
Appariva come la rappresentazione delle tre caratteristiche che descrivevano al meglio l’essenza degli Hyuga: l’eleganza, l’orgoglio e la spietata freddezza. Si poteva notare solo una piccola imperfezione: in un angolo del quadro, la dolcezza era immortalata sottoforma di quella ragazza che in quel momento fuggiva singhiozzante dalla stanza.
La felicità non rientrava tra i diritti concessi agli Hyuga e questo Neji lo sapeva bene.


Solo una volta Sasuke Uchiha aveva provato nostalgia per qualcuno e molti anni fa, ma quando la lettera di Hinata tardò ad arrivare si chiese cosa fosse successo colpito da una mancanza improvvisa. Da un mese a questa parte si era abituato a ricevere quelle lettere piene di speranze e di curiosità, ed ora era giunto il momento di rivederla.
Deidara l’aveva informato che quella mattina Hinata sarebbe stata riprodotta su decine di tele nel salone del grande magnate Orochimaru, e quello sarebbe stato il momento perfetto per incontrarla e parlarle. Quando arrivò a destinazione, venne accolto dal solito maggiordomo impeccabile e il suo ingresso incuriosì molti artisti, che per un attimo distolsero lo sguardo dal loro lavoro. Il salone era di dimensioni spropositate, riuscendo a contenere più di cento artisti accompagnati dai loro affidabili strumenti, ma la sua attenzione fu colta dalla dea che su un rialzo posava per quelle mani esperte e per quegli occhi attenti ad ogni minimo particolare.
Indossava un vestito bordeaux, un colore forte, ma che riusciva a far risplendere tutta la sua bellezza. Il viso rivolto verso l’alto, con lo sguardo perso nel vuoto, e la mente in un altro mondo. Sembrava che piangesse, mentre la sua mano si stringeva intorno alla preziosa stoffa dove il cuore le martellava dolente e l’altra ricadeva sul fianco impugnando un pugnale.
Avrebbe voluto essere uno di quei pittori per poterla studiare nei minimi dettagli e per poter osservare per ore quella bellezza così agghiacciante, ma si rese conto che lui le era molto più vicino di quegli stupidi riproduttori d’immagini ed emozioni.
Ormai ciò che gli rimaneva era solo ed unicamente lei.
Era già l’ora di pranzo, quando gli artisti posarono gli strumenti e Orochimaru fece accomodare gran parte degli ospiti in un’altra stanza per il rinfresco.
Sasuke la vide appoggiare il pugnale su un tavolino lì di fianco e si preparò per incontrarla, ma quando i loro sguardi s’incontrarono la ragazza indifferentemente distolse gli occhi.
C’era qualcosa di strano nel suo viso e man mano che si avvicinava a lei, poteva scorgere un velo di tristezza nei suoi occhi. Solo quando la salutò con un freddo “ciao” si voltò per guardarlo negli occhi: le guance arrossate non sprigionavano la dolce timidezza che nei momenti imbarazzanti appariva sul suo viso, e non c’era neanche quel sorriso solare che irradiava felicità e spensieratezza.
“P-perché sei qui? Conosco il tuo piano” balbettò incerta, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Come aveva fatto a scoprirlo?
“Hinata, non è come pensi. C’è stato un malinteso.” disse serio guardandola negli occhi, ma lei li distolse portandosi una mano verso quelle perle lucenti. “ S-Sei un b-bugiardo” disse rossa in viso, scappando dal suo amore perduto e lasciando dietro di se un involucro ormai vuoto.


Stava ormai correndo da diversi minuti e le uniche cose che poteva sentire erano gli urti violenti con altri corpi e le copiose lacrime, che velocemente striavano le sue morbide guance.
Si fermò solo quando due potenti braccia la presero per le spalle, fermando la sua pazza corsa. Il fiato le mancava e sentì le guance bollire, soprattutto quando incontrò gli occhi sorprendentemente azzurri del miglior amico di Sasuke: Naruto Uzumaki.
“Hinata, stai bene?” le chiese gentilmente, osservando le calde lacrime. Come poteva essere così gentile con una persona che conosceva a malapena? Si chiese, stupita che il biondino si ricordasse ancora del suo nome.
“S-Si, adesso va un p-po’ meglio” balbettò la ragazza, asciugandosi gli occhi rossi e sorprendendosi nuovamente per la domanda che Naruto le porse “Ti andrebbe di farmi compagnia per un po’?”
Bastò un timido accenno del capo per far sgorgare dalle labbra di quel ragazzo un solare sorriso di felicità, eppure sentiva la mancanza dello sguardo cupo e silenzioso dell’Uchiha.
Si avviarono verso il locale più vicino e in quell’istante, il volere di Hinata era di lasciarsi sommergere dal mare azzurro degli occhi del ragazzo. Così confortanti, così felici, ma così diversi da quelli che amava tanto.

Ino Yamanaka e Sakura Haruno erano amiche fin dall’infanzia: avevano condiviso gioia, dolori e soprattutto ragazzi. Era ormai certo che se ad una delle due piaceva un ragazzo, all’altra le sarebbe piaciuto il doppio. Quella mattina, dopo una passeggiata nel parco, avevano deciso di pranzare in un delizioso locale vicino al parco e, per la prima volta, Ino si accorse che i gusti della sua migliore amica erano finalmente cambiati. Erano diversi giorni che la vedeva distaccata, come persa in un mondo tutto suo, ma ora capiva il perché: l’amore. Si era innamorata dell’uomo che di certo Ino avrebbe considerato il più idiota e poveraccio del paese, ma se Sakura era felice lo sarebbe stata anche lei.
“Sai ha deciso di immortalarmi in uno dei suoi favolosi quadri e non ti ho detto ancora tutto…” iniziò a raccontarle, mentre Sakura divorava golosamente il suo dessert. Annuì un paio di volte, dando corda all’amica e accorgendosi di alcuni volti familiari presenti nella sala, ma quando il tintinnio della porta invase l’aria il battito del suo cuore si fermò per un attimo.
Gli occhi smeraldini rimasero paralizzati sull’eterea bellezza di lei e il sorriso che lui le rivolgeva. Era invidiosa di quella mano appoggiata leggermente sul fianco della giovane per accompagnarla al tavolo più vicino, e non sopportava le guance di lei sporche d’ingenuo imbarazzo o il contorcersi di quelle mani così perfette.
“Cosa stai fissando?” chiese l’amica, voltandosi per seguire lo sguardo di Sakura “Ma è Hinata! E c’è anche Naruto. Facciamoli venire qui” proferì la bionda, lanciando uno sguardo malizioso alla rosa.
“No, Ino. Non mi sembra il caso” sussurrò Sakura, ma l’amica sembrava non l’avesse sentita perché il suo braccio si era scagliato in aria e la sua voce si era già dispersa per la sala “Hinata! Siamo qui!”
Si voltarono tutti e due contemporaneamente, ma mentre sul viso di Hinata si stanziava un solare sorriso, quello di Naruto era una maschera di stupore mischiato ad un pizzico di preoccupazione.
Ino continuava ad urlare e a sbracciarsi, mentre altri paia di occhi si posarono su di noi. In un altro momento tutti quegli sguardi puntati su di loro l’avrebbero intimorita, ma ora non riusciva a distogliere quei preziosi smeraldi dai suoi zaffiri.
“Non me la sento di rimanere qui!” disse posando lo sguardo sulla sua compagna, mentre la sedia veniva trascinata indietro e lei fuggiva da quegli occhi indagatori.


Come aveva potuto fare una cosa del genere? Come aveva potuto tradire sua cugina?
Si sedette alla scrivania infuriata, mentre con un brusco movimento raccattava dalla scrivania del marito carta e penna. Non poteva permettere a Neji di rovinare la vita a sua cugina, ed era per questo motivo che TenTen avrebbe fatto la cosa più giusta da fare.
Quando Neji quella sera era ritornato a casa aveva uno strano sorriso stampato sul viso e l’aveva persino salutata con un bacio. Inizialmente ne fu rincuorata, ringraziando il signore per averle fatto ritornare il suo adorato marito, ma quando Neji gli spiegò la motivazione della sua felicità l’orrore e il disgusto si dispersero nel suo animo.
Itachi Uchiha era stato catturato e giustiziato, ma il fratello non era riuscito a trovarlo in tempo. Sasuke Uchiha voleva una spiegazione, voleva una famiglia, che ora non avrebbe più avuto. Cercava un amore sincero e aveva trovato quello di Hinata, ma ormai era inutile sperare in una coppia felice. Le avrebbe scritto la verità e con uno strano luccichio negli occhi, TenTen incominciò a tessere il filo che avrebbe legato per sempre i due innamorati.


“Non si può scegliere chi amare.
Non si può smettere d'amare”

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Capitolo 5
*** Due anni dopo ***


Capitolo 4
Due anni dopo

“Ehi, Tem!” un urlo proveniente dalla riva la distrasse dalla fotografia che stava per scattare, facendola voltare. Ino e Sakura, a piedi nudi e con i vestiti tirati fino alle ginocchia, giocherellavano con l’acqua del fiume sbracciandosi per attirare la sua attenzione, mentre TenTen ed Hinata parlavano animatamente su un tronco posto a qualche metro di distanza.
Tutto era cambiato. Salutò le amiche con una mano, per poi avviarsi verso l’albergo. Percorse il piccolo sentiero, arrivando fino alla terrazza semivuota: le donne erano sulla riva del fiume a beneficiare di quella calda giornata di primavera, mentre gli uomini si dilettavano con la vela e la canoa o a usufruire della piccola biblioteca dell’albergo. L’unico nullafacente era l’uomo che, appoggiato alla veranda, la osservava fumandosi una sigaretta.
“Buongiorno Mademoiselle Temari!” disse con la sua voce profonda ed annoiata, ma alquanto seducente “Buongiorno a lei, Monsieur Nara!” lo salutò sorridendo.
“Mi è giunta voce del vostro quarto rifiuto! A quanto vedo non è molto propensa a sposarsi!” la provocò “Per voi uomini, il matrimonio è una fase superficiale della vostra vita, potete sbarazzarvi delle mogli e trovarvi un’amante tranquillamente. Noi povere donne invece siamo costrette a sposare uomini che non amiamo solo per il volere altrui” spiegò Temari, leggermente inviperita.
“Avete le idee chiare” disse portando la sigaretta alle labbra. L’espressione annoiata sul volto dell’uomo le faceva saltare i nervi, eppure nei suoi occhi color cioccolato riusciva a scorgere una punta di divertimento.
“Voi donne siete una seccatura!” bofonchiò, creando sopra la sua testa una nuvola di fumo, che scomparve pochi secondi dopo.
“E voi uomini siete piagnucolosi!” esclamò rientrando nell’albergo con un sorriso, senza vedere però il divertimento che aleggiava sul volto di Shikamaru.


Il guaito di un cane sovrastò il vociare della veranda attirando l’attenzione della ragazza sulla piccola palla di pelo, che scodinzolava ai piedi del tavolo.
“Akamaru!” esclamò Sakura prendendo tra le mani il piccolo cagnolino ed alzando lo sguardo per incontrare quello ambrato di Kiba.
“Kiba! Sono contenta di rivederti!” esclamò Sakura sincera “Mi ha detto Naruto che allestirai una mostra il prossimo mese”
“Sì, tutto grazie a quello stupido.” rispose allargando il sorriso nel suo solito ghigno”E naturalmente anche a te, mia musa ispiratrice!”
“Monsieur Inuzuka!” lo richiamò la donna “È meglio se non vi facciate sentire dal mio fidanzato. È terribilmente geloso, soprattutto se a farmi dei complimenti è un gentiluomo come lei” scherzò Sakura, provocando le risate di Kiba.
Si, tutto era cambiato.
“Dannato cagnaccio! Se avessi fermato Sakura al posto di dipingere quadri, a quest’ora mi sarei dichiarato da tempo. Perché è scappata?”si domandò agitato Naruto, continuando a percorrere la sala da pranzo a grandi passi.
Kiba stravaccato su una poltrona fissava l’amico, annoiato dall’idea di doversi sorbire un'altra scenata. “Perché non vai da lei e non ti dichiari?”
“N-non sarebbe a-appropriato! Rovinerebbe la nostra amicizia!” balbettò stranamente insicuro il biondo.
“O non sei pronto ad essere rifiutato?” domandò Kiba, sicuro di provocare il giovane uomo, ma la sua reazione fu una sorpresa: si sedette sbuffando su un'altra poltrona e portandosi le mani al volto rimase in silenzio.
“Ma che ti prende dannazione?!? La ami!” sbottò Kiba, alzandosi dalla poltrona, ma il biondino non aveva intenzione di muoversi dal divano“Mi rifiuterà! Lei è innamorata di Sasuke e da quanto ho visto la scorsa volta, lei non mi vuole neanche vedere”
“Va bene, te la sei cercata!” disse uscendo di casa e dirigendosi in fretta a prendere una carrozza.
Aveva deciso di finirla un volta per tutte: Naruto stava diventando una palla al piede.
Arrivato alla piccola dimora degli Haruno, prelevò Sakura senza dare spiegazioni, portandola all’appartamento e pregandola di sentire quello che Naruto aveva da dirle.
La fece accomodare nell’appartamento, lasciandoli subito da soli. Era da due mesi che Sakura pensava alle foto di Temari e la nostalgia per quegli occhi azzurri e quella zazzera incredibilmente bionda l’aveva accompagnata fino a quel momento. Eppure vederlo in compagnia della bellissima modella, le aveva fatto perdere ogni speranza.
Avrebbe voluto correre da lui, ma cosa gli avrebbe detto? Naruto, penso di essermi innamora di te!
“Sakura?” disse Naruto, curioso e imbarazzato di vederla lì proprio in quel momento.”Cosa ci fai qui?”
“Avevo nostalgia di te!”rispose Sakura con coraggio, sentendo le guance surriscaldarsi.
“Perché ti mancavo io?”
“Perché sei un vero amico, senza alcun legame famigliare o matrimoniale. Non riesco ancora a capire quello che provo, so solo che per essere felice devo poter contare sulla tua amicizia costante e perpetua. Pensavo di essere innamorata di Sasuke, ma era solo un infatuazione! Il dolore per il suo rifiuto durò poco più che una settimana, ma la cosa che ho scoperto è che sento la tua mancanza!” concluse, finendo il monologo.
Senza dire una parola si avvicinò a lei e la strinse tra le sue braccia in un dolce abbraccio. L’aroma di vaniglia dei suoi capelli inondò le sue narici come una vampata di aria fresca e solo dopo minuti riuscì a bofonchiare “Io sono innamorato di te dalla prima volta in cui ti ho vista, sono contento che tu te ne sia accorta. Meglio tardi che mai!”disse con un sorriso, felice di aver coronato il suo sogno.

“Pà!” la vocina di una bambina, riportò la mente di Sakura sulla veranda. Una splendida bambina di circa due anni cercava, aiutandosi con le piccole gambe, di raggiungere Neji, vicino alla ringhiera.
Il visino tondo, contornato da corti capelli scuri, era uguale a quello della madre, ma quegli occhi di un intenso marrone le ricordavano qualcuno. Neji Hyuga aprì le braccia affettuoso, pronto ad accogliere la bimba. Non sembrava più lui!
“Neji”sussurrò TenTen, rompendo il silenzio della loro camera “Non possiamo continuare così”
Lo sguardo gelido di Neji la intimorì, ammonendola silenziosamente solo per il fatto di avere aperto bocca, ma come apparve così sparì.
L’espressione dura si era in qualche modo addolcita. Era ormai da 4 anni che erano sposati, e a 23 anni TenTen ritrovò l’uomo che tanto aveva amato e desiderato.
Sapeva fin dall’inizio che era orgoglioso e fiero, eppure riusciva a leggere nei suoi occhi chiarissimi l’amore profondo che provava per lei. Con il passare degli anni però, nei suoi occhi riusciva a vedere solo l’ambizione. Il posto da erede della famiglia Hyuga faceva brama a Nej, più di chiunque altro, così tanto da trascurarla e metterla da parte. Era persino giunto al punto di rovinare la vita della cugina, ma fortunatamente Hiashi aveva un parere diverso dal suo.
Adesso, in quella stanza, poteva vedere come si erano allontanati, come avevano rinunciato l’uno all’altra, ma non avevano dimenticato.
“Perché ci siamo allontanati?” domandò la donna, continuando a fissare il volto stranamente mortificato dell’uomo. “TenTen mi dispiace! Ammetto di averti trascurata solo per arrivare al mio intento.” Sospirò Neji con lo sguardo rivolto agli occhi nocciola di sua moglie.
“Neji, non ti devi scusare!” esclamò, avvicinandosi a suo marito e prendendo le mani dell’uomo proseguì “Non puoi incolparti per un allontanamento da parte di tutti e due. Sai che ti amo!”
“Anche io ti amo!”
Gli occhi di TenTen fremettero ed un tremito le accarezzò la schiena. Dopo anni era la prima volta che lo risentiva e all’improvviso il desiderio riempì i loro animi scatenando la passione che avevano l’uno per l’altra. Aveva ritrovato il suo Neji, ma nel suo cuore ci sarebbe stato sempre posto per due: per lui e Kankuro.
La notizia che Neji sarebbe diventato padre li unì ancora di più, ma TenTen sapeva che la creatura che portava in grembo non era di suo marito, e fu per questo che decise di rivedere Kankuro per l’ultima volta.
S’ incontrarono in un albergo lontano dalla città e quando lo vide, a TenTen venne un tuffo al cuore: il giovane forte e vigoroso si era trasformato in un uomo trascurato e scialbo.
Era passato un mese da quella notte, eppure il rimorso di averlo abbandonato in quel modo l’aveva perseguitata per settimane. Anche adesso, vedendo il viso magro, le lacrime le annebbiarono la vista e impulsivamente si buttò tra le sue braccia singhiozzante.
“TenTen, non voglio perderti mai più. Non m’ importa se stai con quello, ma ho bisogno di te!” disse con amore Kankuro sfiorando con un gesto automatico i capelli setosi di TenTen.
“Kankuro…” sospirò la giovane alzando lo sguardo “…aspetto un bambino, da te”
“stai scherzando?” chiese con una strana espressione negli occhi “no, non st…” non riuscì a terminare la frase, perché le braccia possenti dell’uomo l’avevano già sollevata e le sue labbra avevano trovato le sue. Non riusciva a reagire, come poteva dire ad una delle persone che amava di più al mondo, che non potevano più vedersi? Aveva preso una decisione e non poteva permettersi di commettere un altro errore “Kankuro, non ho intenzione di rimettermi con te” rivelò decisa con gli occhi lucidi “È meglio se la finiamo una volta per tutte” Attese una risposta per diversi minuti, contemplando il volto che diverse volte aveva sognato e quando i suoi occhi scuri si posarono su quelli nocciola, TenTen comprese che quella travolgente avventura era finita definitivamente.
“Ahahahah!” una risata squillante si librò nell’aria. Appoggiata alla ringhiera, la giovane modella russa stava raccontando gli aneddoti più divertenti che in quei due anni l’avevano vista protagonista. Aveva girato per il mondo, cercando amore e spezzando cuori, eppure lei non ne era turbata. Viveva la vita come le si presentava. Le pozze d’acqua cristallina vagarono per la veranda, soffermandosi per un attimo sullo sguardo ambrato che da lontano la osservava. Muscoloso, affascinante e presuntuoso: il tipo d uomo che preferiva. Poco più in là, una coppia di giovani parlava tranquillamente.
“Sei bellissima” sussurrò Sasuke, avvicinandosi all’orecchio di Hinata. La reazione che ne seguì fu uno dei tanti motivi per cui amava così tanto quella donna: il tenue rossore sulle sue guance e lo stupore sul suo volto. Era incredibile come Hinata non notasse la bellezza e la grazia che il suo aspetto emanava. Al suo passaggio ogni uomo era attirato dalla sua figura distinta e le donne potevano solo invidiare o ammirare tanta perfezione. “Non mi dire che dopo un anno ti fa ancora arrossire!?” disse Naruto, cogliendo la ragazza di sorpresa. “Signora Uchiha, Signor Uchiha!” li salutò sorridendo e abbassando il cappellino di paglia in segno di saluto. “Scemo, sei sempre tra i piedi” disse scocciato Sasuke, mentre Hinata scoppiava in una risata cristallina.
“Ah, scusate! La mia dolce fidanzata mi attende!” disse Naruto, spostandosi veloce tra la folla e raggiungendo Sakura con uno sguardo innamorato.
“Monsieur Hyuga” salutò Sasuke entrando nel lussuoso studio del padre di Hinata. Davanti ad una lunga finestra una scrivania del XV secolo padroneggiava lussuosa, mentre le pareti erano ricoperte di scaffali stracolmi di volumi antichi. In un angolo Neji Hyuga, futuro erede della famiglia, lo squadrava gelidamente.
“Monsieur Hyuga, sono giunto qui per chiedere la mano di vostra figlia e la vostra benedizione”disse sicuro, con sguardo freddo. “Prendetevi pure quella nullità. Se volete la mia benedizione l’avrete, ma avrete solo quello da me!” proferì gelido, voltandosi verso il panorama visibile dalla finestra.
“Non si preoccupi, a me basta avere Hinata” disse più freddo di prima, contraendo la mascella “Grazie per avermi dedicato parte del suo tempo” sibilò prima di voltarsi e uscire dallo studio. Chiusosi la porta alle spalle, un abbraccio e un bacio audace di Hinata lo sopraffecero. Sarebbe stata finalmente sua.
In un angolo della veranda Monsieur Gaara e Monsieur Aburame parlavano amichevolmente.
Era strano vederli insieme, ma dopo la morte del ministro francese, la nomina di Gaara come suo successore e qualche problema alla banca degli Aburame, i loro rapporti si erano rafforzati. Dopo due anni erano ancora lì, tutti insieme: Ino seducente alla ringhiera, Shikamaru annoiato ad ascoltare, Temari affascinata e assetata, Sai falsamente divertito, Gaara l’esecutore degli ordini ricevuti, Shino misterioso e silenzioso, Sasuke l’affascinante uomo imperturbabile, Hinata la timida venere, Naruto il bambino cresciuto, Neji il protettore in lontananza, Kankuro l’amante impensabile, TenTen afflitta dall’amore, Sakura la bellezza nascosta e Kiba l’artista ghignante.

Quattordici individui, quattordici storie, quattordici soggetti diversi, tutti protagonisti di uno splendido quadro, che più comunemente chiamiamo vita.

La vita non è facile. Io dipingo il ricordo della felicità.
- Anvar Saifoutdinov -


Ed ecco qua la fine di tutta la storia!! Beh, diciamo che è stato tutto molto veloce, non vi siete neanche potuti lamentare per l'aggiornamento.
Spero che vi sia piaciuta, ma spero soprattutto di ricevere consigli, critiche o se volete anche complimenti per migliorarmi:Grazie a tutti! baci

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