L'amore vive e fa Morire

di fryderyka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In una notte di luna piena ***
Capitolo 2: *** Mi presento ***
Capitolo 3: *** Non solo maga ***
Capitolo 4: *** Buoni e non buoni ***



Capitolo 1
*** In una notte di luna piena ***


Era buio fuori, le strade erano illuminate solo dalla luce argentea della luna e dalle deboli luci che uscivano dalle case di un piccolo villaggio di Archenbridge. Nel silenzio della notte, nella locanda del paese, una donna fissava con occhi spenti il fuoco, sprofondata su una poltrona di velluto giallo sbiadito dal tempo. Il fuoco scoppiettava nel camino e qualche scintilla cadeva sul tappeto bruciacchiandolo lievemente, ma la donna pareva non accorgersi di nulla; aveva la testa leggermente china, i lunghi capelli biondi scendevano incolti sulle spalle e davanti al suo viso, nella mano destra aveva un calice di vino rosso, con la sinistra dava leggeri colpi sull’impugnatura della sua spada. A giudicare dall’aspetto la giovane poteva avere circa 25 anni, la sua figura snella e tonica, le cicatrici sulle gambe e braccia lasciavano intendere chiaramente che si trattasse di un’avventuriera temeraria… una come tante nelle valli, ma gli occhi, quegli occhi neri come la notte, stanchi e senza luce facevano capire quanto avesse sofferto e quanto ancora soffrisse. “La carità, la carità per favore” una giovane zingara si avvicino all’avventuriera con le mani protese. La donna la guardò con distrazione, prese dallo zaino un sacchetto colmo di monete d’oro e le diede alla zingara che vedendo tante monete se ne andò ringraziando e sorridendo. Entrarono due guardie nella locanda, si avvicinarono al propietario e gli bisbigliarono qualcosa; l’oste, un uomo basso e tarchiato, intimorito ascoltò la loro richiesta ed indicò debolmente la donna seduta davanti al camino. Le guardie si avvicinarono spedite verso di lei: “siete Kristen Moonrise?” disse bruscamente la prima guardia, un individuo dai lineamenti rozzi quanto i suoi modi. La ragazza alzò lo sguardo vitreo verso i due “si?” disse distrattamente, poi si toccò i capelli e si accorse di non avere il cappuccio: per un secondo i suoi occhi si dipinsero di terrore, poi tornarono ad assumere un tono vago ed inespressivo. La guardia rozza l’afferrò per un braccio e fece per tirarla su di peso, ma il suo compagno lo fermò. “milady” disse garbatamente “siete in arresto” La donna lo guardò e poi mormorò a bassa voce “lo so… ne avete tutto il diritto… sono sfuggita anche per troppo tempo, verrò con voi…” si alzò dalla poltrona e seguì i due uomini. La guardia rozza la spinse in una cella buia e umida, con solo una tavola di legno come giaciglio e niente altro, le prese lo zaino e cominciò a frugare dentro febbrilmente buttando a terra pergamene magiche, fiori, pelli conciate, pozioni, alcuni vestiti ed un armatura: “Bene” disse soddisfatto “questi te li requisisco, e ovviamente questi..” strappò dalla cinta i sacchetti di monete d’oro, la spada e la balestra “vengono con me… qui non ti serviranno”. Sul viso della guardia apparve un ghigno malefico, prese tutto avidamente uscì dalla cella e la richiuse dietro di se, poi se ne andò fischiettando allegramente. L’altra guardia osservava la donna in silenzio, Kristen si guardò attorno per un attimo ignorando l’uomo si rannicchiò in un angolo della cella con la testa tra le mani, chiuse gli occhi e pensò che sarebbe sicuramente morta di li a poco ma il pensiero invece di terrorizzarla le portava un senso di pace nel cuore: finalmente avrebbe messo fine al tormento che portava dentro da troppo tempo. Nella cella la ragazza passava le ore con lo sguardo perso nel vuoto, o verso l’angusta finestrella dalla quale poteva vedere un pezzo di cielo, si rifiutava di parlare e di mangiare: si stava lasciando morire. Il suo stato venne prontamente notato dalla guardia rozza, e una sera ne parlò col suo compagno di guardia. “quella stupida non vuole mangiare” disse addentando una coscia di pollo “se continua così morirà prima del processo, bisogna evitarlo!” “Ha un’aria così triste…” mormorò l’altro “Tu ti fai prendere troppo dai sentimentalismi Argus: è un’assassina! E avrà quello che merita” disse duro il rozzo “eppure non sembra… non ha la faccia d’assassina, e di certo una vera criminale non si sarebbe fatta catturare in questo modo” pensò ad alta voce Argus, c’era qualcosa in quella donna che lo aveva preso; quello sguardo… era come se gli stesse chiedendo aiuto, e questo lo turbava. Si sporse verso le celle e la vide ancora rannicchiata nell’angolo con la testa tra le mani, decise di avvicinarsi a lei; Nik dormiva, non avrebbe interferito, prese delle cosce di pollo e si alzò dalla sedia. Aprì la cella, Kristen alzò lievemente la testa, riconobbe la guardia e reclinò di nuovo il capo. “Perdonate” disse Argus dolcemente “sono giorni che non mangiate… dovete essere affamata, prendete una di queste” e le porse un pezzo di carne, ma la ragazza scosse la testa e rifiutò. La guardia continuò “perché non mangiate e rifiutate di parlare… nei vostri occhi c’è tanta tristezza e disperazione, dividere con qualcuno la vostra sofferenza non può farvi che bene…” La giovane scosse ancora la testa, dopo un lungo periodo di silenzio mormorò “ho sbagliato.. una persona come me non merita di vivere…” si guardò un anello che portava al medio sinistro ed una lacrima prese a scorrerle silenziosamente sulla guancia.

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Capitolo 2
*** Mi presento ***


“Chi siete” disse Argus
La donna lo guardò negli occhi sospirò e cominciò a raccontare:

Mi chiamo Kristen Moonrise sono arrivata nelle valli cinque anni fa dalla mia città natale Waterdeep, la mia era una famiglia di maghi, appartenente all’enclave, abbastanza agiata, persone con una ferrea e rigida educazione che mi hanno trasmesso… riponevano in me grandi aspettative, ho passato gran parte della mia giovinezza circondata da libri, pozioni, pergamene e oggetti strani di vario tipo… Ho sempre saputo quale sarebbe stata la mia strada, d’altra parte con due genitori maghi non c’è possibilità di sbagliarsi… ho proseguito la mia passione fanciullesca portandola a grandi livelli anche grazie agli insegnamenti degli esperti maestri dell’Enclave e ai consigli dei miei genitori. La mia mente è sempre stata avida di sapere ed il mio passatempo preferito era proprio leggere un buon libro di alchimia o di magia standard invece di giocare con i miei coetanei. E a cosa poteva portarmi tutto questo? Si avevo una cultura al di sopra della media rispetto ai miei compagni maghi, i miei genitori erano molto fieri di avere una figlia così studiosa e simile a loro, ma non avevo amici… già, nemmeno un mago della mia età mi rivolgeva la parola, tutti troppo intimoriti dalla mia apparente aria da saccente, nessuno voleva passare un po’ di tempo con me… troppo seria e altezzosa per loro; ma la mia era solo apparenza, un muro difensivo eretto per difendermi dagli scherni della gente. E così alla fine rimasi sola, sola con i miei libri… ma un essere umano non può vivere di sola cultura e studio, così una notte stufa della calma e solitudine che quella città poteva offrirmi decisi di andar via, ad insaputa di tutti, e vagare in cerca di compagnia per posti fantastici e che solo le leggende tramandano di generazione in generazione. Scrissi una lettera ai miei genitori in cui chiedevo la loro benedizione, spiegavo le motivazioni della mia fuga e speravo mi avrebbero compresa, la lasciai sul tavolo della sala da pranzo, poi mi diressi verso la porta d’ingresso la aprii a la richiusi dietro di me; respirai l’aria fresca della notte: ero finalmente libera! Di giorno viaggiavo per i campi, fermandomi solo la notte in qualche stalla per non finire tutto il poco danaro che avevo; a volte facevo qualche lavoretto per guadagnarmi un pezzo di pane e formaggio o un bicchiere di latte. Dopo qualche tempo, all’imbrunire, giunsi ad Ashabenford la capitale del Mistledale, una città grande ed assai confusionaria; entrai nella locanda “le Braccia di Ashabeford” e parlai con il locandiere per prendere una stanza. Mi disse che voleva 300 monete d’oro al mese, era più di quello che avevo con me al momento, ma avevo bisogno di un posto caldo dove riposare e così pagai la somma impegnando anche un bracciale ed entrai nella mia nuova dimora. La stanza era abbastanza grande, con un letto a due piazze un armadio e una tinozza con una brocca per rinfrescarsi; non era come la mia camera da letto a waterdeep ma andava più che bene dopo 2 mesi passati a dormire nei fienili delle fattorie. Mi stesi sul letto, pensai ai posti che avevo visto venendo qui, e a cosa avrei fatto adesso, in questa città sola senza nessuno che potesse aiutarmi e soprattutto senza più denaro: avrei trovato un lavoro… un lavoro qualsiasi –mi dissi-. Mi girai su di un fianco, il mio pensiero voltò su mia madre e su mio padre: chissà se mi avevano perdonato, avrei voluto inviare loro una missiva in cui dicevo dove mi trovavo e che stavo bene, ma il timore che potessero venirmi a prendere era tanto; così decisi di lasciare stare, avrei cominciato una nuova vita e senza di loro...

La donna fece una pausa, il suo volto pareva più rilassato, prese il bicchiere e bevve un sorso d’acqua. Argus l’ascoltava in silenzio, e non poteva fare a meno di pensare che le sue sensazioni sul conto della giovane maga erano esatte: non era malvagia… non poteva esserlo… ma allora perché era ricercata per omicidio? Ed i suoi occhi… perché così tristi… voleva sapere… doveva sapere ad ogni costo… Kristen riprese a guardare il suo anello, guardò per un attimo la guardia, poi su suo volto apparve un debole sorriso e riprese a parlare.

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Capitolo 3
*** Non solo maga ***


La prima persona che incontrai in città fu un certo Sengir Redshadow un giovane mago apprendista del Conclave, mi aiutò ad ambientarmi, mi fece vedere la città e presto diventammo amici. Gli dissi che volevo trovarmi un lavoro e lui mi consigliò di cominciare l’attività di sarta che col tempo avrebbe dato i suoi frutti. Mi prestò i soldi per comprare il coltello per raccogliere i fiori dai quali ricavare le fiale di colore per i vestiti, una balestra ed anche un coltello da scortico per prendere le pelli dagli animali che avrei cacciato. Nei giorni seguenti esplorai un po’ le strade che costeggiavano la città a ovest, un territorio pieno di animali: dai meno pericolosi come tassi, cervi, pipistrelli neri a gatti delle rupi, coguari e orsi. Cominciai a frequentare quelle strade col mio fedele compagno Felpato, la mia giovane pantera, e a vendere le pelli che riuscivo a prendere; purtroppo i guadagni erano minimi perché i negozianti valutavano poco più di qualche moneta ciò che gli portavo. Tuttavia lavoravo sodo e riuscivo almeno ad avere i soldi per ricomprare i coltelli una volta rovinati. Sengir mi presentò a tutti i suoi amici: Narayan Aramil una ranger dal carattere forte e un po’ rude forse ma con un grande cuore, Maelstrom Stormwind un chierico di Helm e poi al suo maestro Tito Oriandor mago del Conclave. Uomo interessante Tito Oriandor: sui 35 anni dal viso rilassato e dalla barbetta e baffi ben curati di altezza media e corporatura appena sovrappeso capelli rossicci e raccolti in una coda ordinata. Si interessò a me quando seppe che nel mio cuore regnava la dea Mystra la madre di tutta la magia, parlammo in locanda dei motivi che mi avevano spinto a viaggiare fino alle valli. Raccontai brevemente gli anni vissuti a Waterdeep sottolineando la mia voglia di cambiare senza nulla togliere allo studio, che avrei approfondito col tempo. L’uomo sembrava compiaciuto e consigliò a Sengir di starmi vicino e di seguirmi per evitare di incontrare qualcuno che potesse facilmente portarmi sulla via sbagliata; disse inoltre che avrebbe comprato lui le pelli degli animali che cacciavo ad un prezzo nettamente superiore rispetto a quello dei negozianti. In breve tempo guadagnai abbastanza monete d’oro da cominciare a finanziare il mio lavoro da sarto, ma di fiori nei dintorni di quella città ce n’erano ben pochi; Sengir mi ammonì di non muovermi dalla città da sola perché troppo pericoloso per me: mercenari e basilischi a sud, Orsi e coguari a est solo la strada a nord che portava a shadowdale era un po’ più tranquilla, e ben presto cominciai ad andare lì alla ricerca di qualche fiore più particolare. Col passare del tempo cominciai a conoscere bene gli abitanti soprattutto Narayan Aramil; qualche volta andavo con lei nelle sue missioni… era una persona eccezionale: aveva la forza di 10 uomini messi assieme, lo sguardo fiero ma sempre disponibile ad aiutare chi ne avesse bisogno. Fu lei a portarmi ad Essembra la prima volta e a dare una piccola svolta alla mia vita; ci trovavamo nei boschi a sud di Ashabenford per cacciare draw e mercenari, io stavo ben attenta a mantenere le distanze: creature pericolose i draw ma Narayan le affrontava senza timore e nessuno riusciva a farle il minimo graffio. Lei mi incitava a colpirli con la mia balestra rassicurandomi che li avrebbe mantenuti lontano da me, e così piano piano presi coraggio ferendone e uccidendone anche qualcuno; provai una sensazione fantastica, ero eccitata ed esaltata come una bimba. Arrivammo ad Essembra, la capitale del Battledale, una cittadina più piccola di Ashabenford e piena di sole; mi condusse in locanda e poi mi fece vedere come si guadagnava da vivere. Forgiava armi in metallo ed andava personalmente ad estrarre minerali e metalli dalle miniere, posti rinomati per la loro pericolosità: l’ammiravo per questo… lei era quello che io volevo essere ma che non riuscivo a diventare; era forte, temeraria, intrepida ed indipendente mentre io ero solo una giovane maga inesperta che doveva essere protetta anche da un pipistrello.
“Dimmi Kristen hai bisogno di qualcosa?” mi disse la ranger gentile
Vedevo la sua spada… ne volevo una, mi avevano sempre affascinato ma non ero in grado di utilizzarla senza farmi male… d’altra parte una maga cosa ci fa con una spada? Esistono gli incantesimi a proteggerla, almeno così sarebbe dovuto essere; io però mi sentivo impotente e indifesa con la magia, più volte ero dovuta scappare davanti ad animali come coguari, gatti delle rocce e orsi rischiando anche la morte. Mi decisi ad esternarle il mio desiderio
“mi piacerebbe molto una spada” mormorai
Nara la trovò una richiesta un po’ bizzarra per una maga, ma mi sorrise dolcemente e disse “credo di poter fare qualcosa adatta a te”.
Si mise a lavorare e dopo qualche ora la spada era forgiata: una magnifica spada in ferro lucente e scintillante; non potevo credere ai miei occhi quando la presi, la ringraziai e attaccai il fodero alla cintura. Tornata a casa decisi che avrei cominciato a prendere lezioni di combattimento corpo a corpo: era nata in me la fiamma del guerriero, avrei continuato gli studi di magia ed in più imparato a maneggiare le armi; ero fiera di me.

Dal fondo del corridoio si sentì un grugnito: Nik dormiva tranquillamente. Era ormai notte fonda ma né la donna né la guardia sentivano il bisogno di dormire. Kristen cominciava a sciogliersi… voleva parlare, sentiva di voler dividere la sua storia con qualcuno; quell’uomo, Argus, con il suo sguardo dolce era riuscito a fare breccia nel muro di dolore e solitudine che si era creato dentro di sé. Chiuse gli occhi: riusciva a vedersi ancora come allora, piena di speranze e di voglia di diventare una persona migliore, poteva vedere Narayan, Sengir, Maelstrom, Marco e tutti i suoi vecchi amici… poteva sentire il profumo dei campi coltivati ai margini della città, il rumore del fiume Ashaba che l’attraversava; tutte queste cose non le avrebbe più viste, presto sarebbe morta con l’unico rimpianto di non aver più visto i suoi amici, ammesso che potesse ancora sentirsi loro amica; da tempo non si sentiva più degna di nessuno. La guardia notò il suo atteggiamento e lo prese come un segno di stanchezza, fece per alzarsi dal pavimento Argusdo della cella
“Forse è meglio riposare, si è fatto tardi…” disse, benché la voglia di continuare ad ascoltarla fosse grande. Kristen afferrò il braccio
“no vi prego… restate ancora un po’ con me…” disse con voce supplicante “fatemi compagnia, ho ancora tanto da raccontare…”
“ma certo…” sorrise Argus “vi ascolterò molto volentieri” si risedette di fronte a lei, la maga lo guardò un attimo poi appoggiò la testa all’angolo del pavimento e continuò.

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Capitolo 4
*** Buoni e non buoni ***


Una sera mentre tornavo da una delle mie solite battute di caccia trovai Sengir in locanda seduto al tavolo con un uomo dai capelli rossi e dagli occhi color ghiaccio. Il mago mi salutò, mi invitò a sedermi; l’uomo con lui si chiamava Marco Soulsinger, un bardo che viveva in città… sengir invitò Marco a raccontare una storia, lui raccontò di come si era procurato una bruciatura sul suo mantello. Una storia interessante e marco sapeva catturare bene l’attenzione di chi lo ascoltava con la sua voce suadente ed il suo sguardo magnetico; riusciva a descrivere luoghi e situazioni dettagliatamente trasmettendo ansia e souspance al momento giusto. Eravamo arrivati al punto cruciale della storia quando un uomo incappucciato apparve in locanda dal nulla:
“MARCO” urlò “devi venire immediatamente con me!”
Vidi il bardo cambiare colorito e diventare sempre più pallido, evidentemente conosceva l’uomo. Sul volto del mago apparve un mezzo sorriso divertito, guardò l’uomo e poi il bardo
“va tutto bene Marco? Ma che altro hai combinato?”.
Il bardo fece cenno di lasciar stare, si alzò dalla sedia contro voglia, si girò verso lo sconosciuto e fece due passi verso di lui prima di sparire nel nulla. Rimasi sorpresa, Sengir scoppiò a ridere fragorosamente e l’uomo uscì dalla locanda visibilmente contrariato e imprecando violentemente.
Rimasti soli chiesi al mago chi fosse quell’uomo sconosciuto e per di più incappucciato, cosa alquanto strana visto che ad Ashabenford la legge marziale vietava severamente l’uso di armi di ricorrere alla magia e di girare per le strade incappucciati.
“Si chiama Relimort Japhar” disse Sengir incupendosi d’un tratto “è uno stregone”.
Lo guardai stranita “Uno stregone? Fa magie?” non avevo mai visto uno stregone prima d’ora
“Gli stregoni sono incantatori arcani che manipolano l'energia magica attraverso l'immaginazione e il talento invece che attraverso lo studio e la disciplina. Non hanno libri, maestri o teorie: solo un potere primordiale che riescono a comandare attraverso la volontà. A differenza dei maghi, inoltre, non possono specializzarsi in una scuola di magia. Dal momento che ottengono i loro poteri senza sottoporsi agli anni di studio rigoroso a cui i maghi devono sottoporsi, hanno più tempo per apprendere le abilità relative al combattimento e sono competenti nell'uso delle armi semplici."
Ero incuriosita da quella persona, Sengir capii il mio interessamento e così proseguì:
“Stagli lontano Kris, non è una persona per te, lui non è come noi…. Ha contatti con gente malvagia e lui stesso non è un santo”.
Mi raccontò di un mago molto potente e cattivo che abitava nelle valli, un certo Raptus, e di tutte le persone, a lui conosciute, che erano al suo servizio tra i quali figurava anche quel Relimort. Il fatto che ci fosse qualcuno che potesse commettere atti criminali mi indignava e disgustava più di ogni altra cosa; pensai al bardo: se lo stregone era una persona pericolosa speravo vivamente che Marco fosse riuscito a scappare ed a mettersi in salvo.

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