Life

di LadySissi14
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Tanti auguri Harry ***
Capitolo 3: *** La fuga ***



Capitolo 1
*** Premessa ***


Life

Premessa versione 2.0

 

 

 

 

 

Una premessa è necessaria prima dell’inizio della storia.

Life è nata nel 2005, è stata postata sul sito nello stesso anno e per motivi vari, dopo essere arrivata al sesto capitolo è stata abbandonata.

 

E’ passato molto tempo e adesso mi sono rimessa all’opera, per portarla finalmente a compimento.

La prima versione era più corta e forse (spero) con meno pecche della precedente, inoltre qualche piccola modifica è stata inserita.

 

La storia è ambientata alla fine del quinto libro, subito dopo la morte di Sirius per capirci.

Quando la iniziai non era uscito nemmeno il sesto libro.

Considerate come se la Rowling si fosse fermata al quinto libro e da quel momento in poi io ho ideato un mio proseguimento.

 

Ultima cosa da precisare è che io scrivo per puro diletto, con annessi errori e orrori, per quanto sia sempre bello migliorare non intendo diventare scrittrice (non mi attribuisco abilità che non ho) indi portate pazienza e segnalatemi eventuali problemi.

Detto questo torniamo alla povera Life, bistrattata e abbandonata, che spero piaccia ed emozioni allo stesso modo in cui ha emozionato me scriverla.

Gli aggiornamenti saranno a cadenza quindicennale.

Buona lettura.

 

Pesciolina04

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Capitolo 2
*** Tanti auguri Harry ***


LIFE: Tanti auguri Harry

 

Life

Capitolo uno versione 2.0

 

Tanti auguri Harry

 

 

Era un’assolata mattina di fine luglio, il cielo era di un bell’azzurro vivo e di nuvole non se ne vedeva l’ombra. Nel quartiere di Privet Drive il sole scaldava i curatissimi giardini delle varie villette schierate sulla strada.

Molti ragazzi nonostante il notevole caldo giocavano allegramente davanti alle case, il rumore  delle loro voci allegre e dei giochi si espandeva per tutta la strada arrivando fino alla finestra della villa al numero quattro di Privet Drive.

 

Dietro quella finestra chiusa Harry James Potter giaceva immobile nel suo letto.

Il bambino sopravvissuto, a differenza di quei ragazzi di cui sentiva le voci, aveva la certezza di non essere più capace di provare gioia.

Restava immobile nel suo letto per tutta la giornata, alzandosi solo quando era  assolutamente necessario ( il cibo o la semplice pulizia non erano considerati una necessità).

In lui si era spenta la capacità di pensare a qualcosa che fosse diverso dal dolore per la perdita subita, dal dolore per quel quasi padre che gli era stato strappato ancor prima di poterlo conoscere veramente.

Era trascorso ancora troppo poco tempo dalla perdita di Sirius, davvero troppo poco.

Il ricordo del velo attraverso cui era sparito era ancora vivido in lui, talmente chiaro che non faceva altro che riviverlo.

 

Si domandava se il tempo fosse veramente la sua unica speranza di riuscire a dimenticare, glielo avevano ripetuto tutti che doveva solo aspettare.

< Aspettare cosa? > Si continuava a chiedere ossessivamente. Aveva il dubbio che nemmeno gli anni avrebbero mai potuto lenire il suo dolore e ancora peggio la sua colpa.

Era quella che lo consumava più di ogni altra cosa, come un fuoco perenne che distruggeva tutto il suo animo.

Come i suoi genitori molti anni prima, anche Sirius aveva sacrificato la sua vita per salvarlo.

Lily, James, Cedric e Sirius erano probabilmente solo alcuni dei nomi che dovevano la loro morte al bambino sopravvissuto…

 < Quanti ancora moriranno? Chi sarà il prossimo che perirà indirettamente per mano mia? > Erano queste le domande che continuava a farsi, colpevolizzandosi per non essere stato capace di badare a se stesso, provocando la morte di coloro che lo amavano e che lui amava.

La calura nella sua stanza era quasi soffocante, respirare era difficoltoso e il tenere la finestra chiusa non aiutava.

Era completamente assorto nei suoi penosi pensieri quando un rumore destò la sua attenzione, impiegò diversi minuti per capire da dove provenisse: davanti alla sua finestra un notevole numero di gufi picchettava il vetro per farsi aprire.

 

Di malavoglia Harry si alzò per aprire i vetri e far cessare il baccano, una decina di gufi si fiondarono all’interno e con sua notevole sorpresa quattro di loro trasportavano con difficoltà un unico enorme pacco.

Non comprendeva il motivo di tanta posta in una sola giornata, e non sentiva nemmeno il bisogno di scoprirne il motivo.

I suoi amici da quando si erano separati avevano mantenuto la promessa di scrivergli spesso, al principio gli aveva anche fatto piacere ma con il tempo quelle missive avevano iniziato a irritarlo.

Erano sempre lettere piene di parole vuote.

I suoi più cari amici si trovavano tutti al quartier generale dell’ordine e non potevano mai scrivergli i particolari per il rischio che la posta fosse intercettata.

Riceveva dunque tonnellate di: oggi abbiamo pulito questo, ieri abbiamo completato un compito, i gemelli hanno inventato un nuovo articolo.

Inoltre non facevano altro che chiedergli come stava, erano due parole semplici che avevano il potere di farlo imbestialire.

Ogni lettera lo aveva scritto da qualche parte, e lui rispondeva sempre alla stessa maniera.

 

Bene grazie!

 

Che cosa avrebbe dovuto rispondere? Che stava male forse, che soffriva? Tutti si aspettavano che lui fosse forte, lui era colui che doveva scontrarsi con Lord Voldemort, un destino scelto da qualcun altro lo aveva segnato, con l’unica scelta di essere assassinato o di diventare a sua volta assassino.

< Non è colpa loro > ripeté a se stesso per calmarsi.

 

Cacciò via quei pensieri tornando a concentrarsi sulla sua camera che era completamente ricoperta di pacchi e gufi, e se voleva tornare nel suo abituale giaciglio era necessario capire cosa volevano. Di malavoglia afferrò il primo pacchetto a portata di mano e lentamente lo aprì.

 

Riconobbe immediatamente la calligrafia di Ron, era leggermente disordinata e impossibile da confondere.

 

Ciao amico.

Come stai?

 

Dovette fermarsi un attimo e fare un respiro profondo, respingendo la voglia di gettare la lettera e tornare a letto.

 

Qui procede tutto come al solito, sentiamo davvero molto la tua mancanza.

Mia madre credo che abbia esagerato con la grandezza del suo pacco, scusala ma proprio non si decideva a smettere di riempirlo.

Non ci crederai mai, Hermione ha deciso che devo alzare la mia media scolastica.

Il risultato è che cerca di costringermi a studiare da matti.

Continua a blaterare che gli esami sono vicini.

Giuro che prima o poi l’ammazzo.

Comunque passiamo alla cosa più importante.

Buon compleanno!

 

“Compleanno?” sussurrò Harry incredulo.

 

Alzò lo sguardo dalla pergamena e fissò il calendario sopra il suo letto.

Era il 31 luglio e lui non se ne era nemmeno accorto, tutti quei pacchi e lettere adesso avevano un senso.

Oggi compiva sedici anni, e i suoi amici a differenza sua se ne erano ricordati.

Per la prima volta dopo molto tempo un leggero sorriso increspò le sue labbra.

 

Insieme alla lettera il gufo aveva con sé un pacchetto rettangolare confezionato con della carta blu scura.

Con grande curiosità scartò la carta e al suo interno trovò un vero boccino d’oro che non appena rimosso il coperchio iniziava ad agitarsi e a vibrare. Harry chiuse in fretta lo scatolo, la finestra era aperta e non voleva perderlo. Si domandava dove Ron si fosse procurato un tale splendido regalo, e non poté fare a meno di pensare se la scuola adesso avesse un boccino in meno.

Era un bel regalo e non appena terminato di scartare anche gli altri avrebbe risposto a tutti, mandò via i gufi che affollavano la stanza e che innervosivano la povera Edvige, avrebbe scritto a tutti dopo.

Si concentrò subito sul grosso pacco trasportato dai quattro gufi, dopo averlo aperto si rivelò essere della signora Weasley e al suo interno vi era ogni sorta di leccornia. Si doveva essere data tanta pena per preparare tutti quei dolci, e dal profumo dovevano essere buonissimi.

Sul fondo del pacco impiastricciato di miele c’era il bigliettino con gli auguri da parte della famiglia Wesley al completo.

Si ritrovò a domandarsi tristemente se anche sua madre fosse stata una buona cuoca. Magari se fosse stato tutto diverso forse oggi, nel giorno del suo sedicesimo compleanno avrebbe assaggiato la torta preparata da lei.

Si sentì sciocco nel formulare questo tipo di pensieri, inutili considerando che non era nemmeno capace di ricordare il suo profumo.

 

Prese a caso un’altra lettera per scacciare quei pensieri.

 

 

 

 

Ciao Harry,

Come stai?

 

< Lasciamo stare… >

 

Dove ci troviamo adesso, come al solito regna una gran confusione.

Stiamo tentando di staccare un rumoroso quadro che non ho dubbi ricorderai, l’impresa si sta rivelando più ardua del previsto.

Come di certo avrai saputo, ho deciso di far diventare Ronald uno

studente degno di questo nome (non dico modello perché non posso fare miracoli).

Tra poco ci saranno i M.A.G.O e mi sembra ora che prenda sul serio la scuola.

Ti faccio un mondo di auguri, spero che il mio regalo ti piaccia, non sapevo davvero cosa regalarti.

Con affetto Hermione

 

 

Harry non poté fare a meno d’immaginare Hermione che costringeva “Ronald” a studiare. Povero amico.

I M.A.G.O erano previsti per la fine del settimo anno e loro dovevano ancora affrontare il sesto. Indubbiamente la sua migliore amica non sarebbe mai cambiata. Questo era in qualche modo rassicurante, il suo mondo continuava a crollare e il sapere che Hermione rimaneva sempre la stessa era scioccamente confortante.

Da quello che l’amica gli aveva scritto i tentativi per staccare il quadro della madre di Sirius dal muro continuavano, sperava veramente che ci riuscissero, odiava quella donna.

Finita la lettera guardò il pacchetto rosso e oro, la forma non lasciava dubbi sul fatto che si trattasse di un libro e in effetti non si aspettava qualcosa di diverso.

 

Lo scartò con delicatezza per non rischiare di rovinare la copertina, era in un tessuto vellutato color rosso rubino con i bordi circondati di piccole foglioline d’oro. Non si capiva di cosa trattasse e con crescente curiosità lo aprì, la prima pagina aveva il mare disegnato sopra e improvvisamente, si sentì il suono del mare, nella seconda c’era disegnato un temporale e si sentì il rumore di tuoni e pioggia. Harry rimase stupito, era un libro molto bello Hermione lo aveva veramente sorpreso.

Era molto rilassante. 

 

Tra tutti quei pacchi intravide un gufo senza alcun dono, aveva solo una piccola lettera legata alla zampa. La cosa lo incuriosì e poco dopo scoprì che Cho gli aveva mandato uno striminzito bigliettino, con scritto solo la parola “auguri” e firma.

Ebbe l’impulso di rimandare indietro il biglietto, ma infondo se Cho gli scriveva o no, poco gli interessava.

Aveva preso una cotta spaventosa per quella ragazza l’anno prima, e ora che si era scontrato con la dura realtà aveva perso qualunque interesse per lei.

Mandò via il gufo, non avrebbe risposto a quella chiara provocazione.

 

Un po’ irritato scelse a caso un'altra lettera.

 

Caro Harry,

tantissimi auguri.

Ti ho mandato del latte di drago e delle caramelle che ho fatto personalmente.

Mi raccomando bevi il latte, è ottimo per mantenersi in forma.

Con affetto Hagrid

 

Il guardiacaccia di Hogwarts temeva, non a torto, che Harry mangiasse poco e con quel regalo aveva cercato di fare del suo meglio per aiutarlo.

Era il suo modo per dirgli che gli stava vicino e che non si era dimenticato di lui.

Il piccolo pacchetto confezionato alla ben meglio conteneva un’ampolla scura con il latte e un sacchetto di cuoio al cui interno vi erano apparentemente delle piccole pietre pelose.

Posò accuratamente l’ampolla contenente il latte dentro un cassetto, domandandosi se avrebbe avuto davvero il coraggio di berlo.

Per le caramelle invece aveva la certezza che non le avrebbe mai toccate, ci teneva alla sua vita e certi biscotti del passato non avevano lasciato in lui un buon ricordo.

 

Si fermò a controllare la sua stanza in cui sembrava essere appena passato un tornado, al disordine precedente si erano aggiunti carte e nastri e gli restavano ancora dei regali da aprire. 

Fece un respiro profondo, in quell’ultimo mese raramente si era mosso, e tutto quel trambusto lo aveva un po’ stancato fisicamente.

 

Prese un'altra lettera e dopo essersi sistemato gli occhiali, s’immerse nella lettura.

 

Ciao Harry,

Ti faccio i miei più calorosi auguri per il tuo compleanno.

Insieme a Papà sono appena rientrata dalla spedizione in Svezia.

Non siamo riusciti ad avvistare nessun Ricciocorno Schiattoso, la gente quando chiedevamo ci guardava malamente.

Siamo certi che l’anno prossimo quando ritorneremo a cercarli avremo maggior successo.

Ci rivediamo il primo settembre.

Luna Lovegood

 

Il regalo di Luna non aveva dubbi che doveva essere strano.

Lo scartò con accortezza preoccupato che al suo interno si annidasse qualche strana creatura, la carta verde acido a pallini rossi non era molto rassicurante.

Con sua sorpresa nulla lo morse, il regalo consisteva in una specie di scatola a forma esagonale bordata d’oro e rosso alle estremità.

Aveva sopra delle lettere che però a prima vista non sembravano avere alcun significato.

Non aveva idea di cosa fosse, e non era nemmeno sicuro di volerlo sapere viste le strane abitudini della ragazza.

Nonostante la sua originalità provava una profonda simpatia per Luna, era l’unica in grado di capire, seppur in parte cosa stava passando.

 

La lettera seguente era di Fred e Giorge, che oltre agli auguri lo informavano anche che il loro negozio di scherzi procedeva a gonfie vele.

Il regalo era ovviamente un vasto assortimento dei loro articoli migliori.

Harry non era del tutto convinto che le cose che gli avevano inviato fossero innocue, decise quindi di riporle nell’armadio, domando la curiosità di provare un liquido verde la cui etichetta riportava: Sciroppo vertigini volanti.

 

Messi al sicuro i pericolosi scherzi, raccolse dallo scrittoio uno dei due pacchetti rimasti.

Era avvolto da una graziosa carta azzurra con le nuvole sopra. Prese la lettera elegantemente legata al nastro e la lesse.

 

La pergamena era di Ginny, la graziosa sorella di Ron. In quel mese si erano scritti parecchio, molto più di quanto avevamo mai fatto nei tre anni precedenti.

 

Carissimo Harry,

Ti faccio un mondo di auguri.

Qui si vive nel caos come al solito.

L’ultima trovata di Hermione per combattere la propria ansia è quello di tentare di uccidere mio fratello.

Con i tempi che corrono ognuno di noi è preoccupato, solo che nel caso di Herm ci rimette Ron.

Ho comunque il sospetto che a mio fratello le recenti attenzioni della sua migliore amica non gli dispiacciano, non so se mi spiego!

Il mio regalo l’ho comprato in un adorabile negozio babbano non molto lontano da casa, non ci è possibile spostarci molto per ovvi motivi di sicurezza.

Secondo Alastor Moody, sarebbe stato saggio che ti avessi regalato qualcosa per tenere la bacchetta lontano dalla tasca posteriore degli Jeans.

Continua a blaterare che prima o poi ci salterà una chiappa (parlo al plurale perché ieri mi ha aspramente rimproverato).

Sono curiosa di sapere se ti piace quello che ti ho preso.

Con affetto Ginny Weasley.

 

Harry terminata la lettura, riportò alla mente un episodio accaduto tempo prima quando Malocchio gli aveva gridato un “attento alle chiappe ragazzo” e Thonks domandava al vecchio auror se avesse mai visto davvero uno con una chiappa sola.

Dopo aver posato la lettera si dedicò al regalo, era un grazioso braccialetto in cuoio con al centro una placca d’argento su cui era abilmente disegnato un leone ruggente.

Ginny aveva veramente buon gusto e poi doveva anche ammettere che non aveva mai avuto un bracciale.

Lo indossò quindi volentieri, e si dedicò all’ultimo regalo rimasto.

 

Il pacco insieme agli auguri di Neville conteneva una piantina a forma di stella, il cui colore era però sul blu nerastro. Una targhetta attaccata al vaso spiegava che la strana pianta aveva il potere di mutare colore secondo l’umore di chi aveva accanto.

Comprese subito il motivo per cui era tanto scura.

 

Terminato con i regali passò la restante parte della mattinata a rispondere a tutti gli amici, gli era profondamene grato per quanto stavano facendo. Il saperli vicini era però una gioia e una tortura al tempo stesso.

I suoi pensieri non facevano altro che fargli notare quanto fosse pericoloso per loro che Harry Potter facesse parte della loro vita.

Fu per questo motivo che nelle lettere di ringraziamento non riuscì a dire che qualche grazie seguito dalle solite frasi di circostanza.

 

Quando terminò di scrivere le missive era ormai l’ora di andare a pranzo, Harry anche se di malavoglia scese al piano di sotto dove la famiglia Dursley era disposta nella solita formazione.

Petunia sistemava accuratamente la tavola con una tovaglia immacolata.

Vernon leggeva il giornale, criticando ovviamente tutti i giornalisti e le relative notizie.

Dudley invece giocava con il videogioco comprato il giorno prima, e sembrava che come al solito cominciasse a stancarsene.

 

Nessuno di loro fece il minimo segno di aver notato che era nella stanza, da quando era arrivato i suoi zii avevano scelto di gestire la sua presenza con il metodo “Harry non esiste” . Il motivo per cui avevano sostituito le frecciatine e le cattiverie al silenzio assoluto era molto semplice:  alla stazione, quando i Dursley un mese prima lo erano venuti a prendere, erano stati poco gentilmente avvisati che se avessero fatto un torto ad Harry molti maghi sarebbero intervenuti (tra cui Malocchio con bombetta di traverso ed annesso occhio magico, e Thonks dai sgargianti capelli rosa).

 

Quella nuova situazione a Harry in effetti andava benissimo, era quanto di meglio ci si potesse aspettare dai Dursley, lui non desiderava parlare con nessuno né tanto meno litigare.

 

Il pranzo si svolgeva sempre abbastanza silenziosamente, o almeno per quanto riguardava lui che guardava sempre e soltanto il suo piatto.

Erano tutti seduti da pochi minuti quando dalla finestra aperta entrò uno splendido uccello dai vividi colori.

 

Petunia urlò e zio Vernon scattò in piedi inorridito dall’enorme animale che si era subito avvicinato a Harry.

Onde evitare pericoli Duddley si era volatilizzato, nascosto sotto al tavolo.

Harry era l’unico che se ne restava placidamente seduto mentre Fanny, la fenice di Silente, occupava posto davanti a lui e gli consegnava due lettere.

 

I Dursley di colpo presero a spostarsi velocemente da una finestra all’altra, per controllare che i vicini non avessero visto nulla.

Se avessero potuto avrebbero inveito volentieri contro Harry, il ricordo delle minacce ricevute era l’unica cosa a fermarli.

Poco dopo aver consegnato le buste Fanny si rialzò in volo e lasciò la casa, accompagnata dai sospiri di sollievo dei suoi zii.

Una delle due lettere portava lo stemma ufficiale di Hogwarts, ed era sigillata.

Molto probabilmente dovevano essere i risultati dei G.U.F.O., suppose Harry molto più incuriosito dalla seconda missiva.

Era una semplice busta con scritto sopra “Tanti auguri”, il cui contenuto sembrava mettere a dura prova la resistenza della busta.

Con crescente curiosità l’aprì, ciò che scivolò fuori lo lascio senza fiato come se qualcuno gli avesse appena tirato un pugno allo stomaco.

 

Si alzò di scatto come se la sedia fosse stata percorsa da una scarica di corrente elettrica, spaventando ulteriormente i Dursley che lo guardavano con gli occhi sbarrati. Rimase in piedi con il respiro affannato per un po’, improvvisamente una strana luce attraversò le iridi verdi di Harry, fu qualcosa di fulmineo di cui nessuno si accorse.

Senza dire una parola si voltò e tornò in camera sua.

 

 

Ed ecco terminato il primo capitolo.

Mi auguro che sia stato di vostro gradimento.

Vi sarò comunque grata per qualsiasi parere, negativo o positivo vogliate lasciarmi, vi ricordo che potete contattarmi tramite e-mail per qualunque cosa.

A presto.

 

 

 

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Capitolo 3
*** La fuga ***


I personaggi di Harry Potter non mi appartengono, qualunque avv

I personaggi di Harry non mi appartengono e il loro uso non è a scopo di lucro.

 

Life

Capitolo due versione 2.0

 

La fuga

 

[…]Era una semplice busta con scritto sopra “Tanti auguri”, il cui contenuto sembrava mettere a dura prova la resistenza della busta.

Con crescente curiosità lo aprì, ciò che scivolò fuori lo lascio senza fiato come se qualcuno gli avesse appena tirato un pugno allo stomaco.

 

Si alzò di scatto come se la sedia fosse stata percorsa da una scarica di corrente elettrica, spaventando ulteriormente i Dursley che lo guardavano con gli occhi sbarrati. Rimase in piedi con il respiro affannato per un po’, improvvisamente una strana luce attraversò le iridi verdi di Harry, fu qualcosa di fulmineo di cui nessuno si accorse.

Senza dire una parola si voltò e tornò in camera sua.

 

***

 

Harry salì le scale di corsa ed entrò in camera sua sbattendo la porta, era furioso.

Rabbia e dolore scorrevano nelle sue vene come lava bollenta, la busta ancora stretta convulsamente nella sua mano.

< ”Perché Silente mi ha mandato questo?” > domandò Harry a se stesso.

<  “Perché? Non ero abbastanza il dolore di ogni istante della sua vita? Maledizione a lui!” >.

Sentiva in quel momento di detestare il preside.

Dovettero passare parecchi minuti prima che in lui tornasse un minimo di autocontrollo.

Si sedette sul letto e con mano tremante estrasse nuovamente il contenuto della busta, diverse fotografie scivolarono nelle sue mani.

Se gli avessero domandato in quel momento se una foto poteva uccidere, avrebbe risposto di sì.

In quelle immagini facce in movimento gli sorridevano felici, erano i ricordi del Natale passato a Grimmuald place.

Sirius che beveva allegramente, aveva il viso sereno, le tracce del periodo passato ad Azkaban non erano scomparse ma si erano decisamente attenuate.

 

Persino il pensiero di Voldemort in quel breve momento passato con i suoi amici l’anno prima sembrava quasi un brutto sogno.

 

In un’altra foto Harry e il suo padrino erano abbracciati, insieme a Lupin e a Thonks.

Una nuova stampa mostrava tutti i membri della famiglia Weasley che gioivano circondando il capofamiglia coperto di graffi e bende che stava seduto al centro.

Il povero signor Arthur poco prima di quel Natale fu attaccato da Voldemort, finì al San Mungo in gravi condizioni e dopo aver spaventato a morte tutti, si era lentamente ripreso.

 

Quelle immagini in movimento non facevano altro che ricordargli cosa aveva perso per sempre, tutto quello che aveva provato nel sentirsi insieme con una vera famiglia, un tempo passato che non sarebbe mai ritornato.

 

< Sono stato felice lì, se solo Sirius non fosse scivolato oltre quel maledettissimo velo! > Si accorse solo in quel momento che le lacrime gli bagnavo il viso.

Sirius non doveva essere lì maledizione, non doveva!” urlò Harry spaventando Edvige.

 “E’ stata tutta colpa mia, soltanto colpa mia” continuò tra i singhiozzi.

 

Passò così più di un ora fino a quando Harry gridò ad alta voce un...

“Basta piangere. E’ il momento di prendere il mano la mia vita” continuò parlando con se stesso e la sua civetta.

Continuando a fissare quel pezzo di carta si rese conto che quel magico momento non si sarebbe mai più ripetuto, la vita dell’ultimo dei Black si era spezzata per sempre, ed era inutile continuare a sperare che le cose fossero diverse dalla realtà.

Per l'ennesima volta aveva procurato dolore.

Per l'ennesima volta era solo colpa sua.

Rimise le foto nella busta inviatagli dal preside, non le avrebbe più guardate fino a quando non sarebbe stato capace di nascondere agli altri il suo dolore.

 

Aveva preso una decisione, Silente ne era indirettamente responsabile, quello che gli aveva mandato era servito per fare chiarezza dentro di lui.

Seduto sul suo letto al numero quattro di Privet Drive, Harry aveva appena preso una decisione difficile, ma era certo che sarebbe andato fino in fondo.

 

Aveva molte cose da organizzare se voleva sistemare tutto per procedere la notte stessa.

Con molta cura prese a riordinare le sue cose, mise sul letto quelle che riteneva di prima necessità e rispose le altre nel baule.

 

Era convinto di possedere meno roba, se ne rese conto proprio mentre passava a rassegna tutti i suoi averi, per lo più era roba di scuola: libri, piume, divise e accessori vari.

 

Sul letto alla fine non erano rimaste molte cose “necessarie” ma adesso doveva risolvere il problema di Edvige, la sua civetta bianca: un'amica fedele, oltre che il primo regalo di compleanno della sua vita.

Era indubbiamente uno splendido esemplare, proprio per questo se individuata era facilmente riconoscibile .

Non poteva di certo lasciarla ai Dursley perché era sicuro che l'avrebbero lasciata morire di fame, e non poteva nemmeno liberarla perché conoscendola lo avrebbe seguito comunque.

Un bel problema.

Decise di rimandare la decisione finale a quando gli fosse venuta in mente una soluzione migliore.

Prese un vecchio zaino notevolmente logoro, un regalo dei Dursley per il suo ottavo compleanno. Un sorriso ironico gli si dipinse sul volto a quel ricordo. Harry a quel tempo portava i suoi libri di scuola a mano perché non aveva uno zaino in cui metterli, così Petunia decise di dargliene uno di quelli che il suo amato figlioletto non usava più. Duddley non appena seppe che stava per andare a Harry lo ridusse volontariamente quasi a brandelli, inutile dire che i suoi zii fecero poi finta che era sempre stato così.

Abbandonando i bei ricordi d’infanzia prese e riempirlo: Il mantello dell’invisibilità era la prima cosa da portarsi dietro, un prezioso alleato in caso di pericolo.

Un paio di cambi completi erano necessari e non poteva mancare la sua fedele bacchetta, anche se doveva cercare di non usarla per non essere scoperto dal ministero.

Una parte del cibo della signora Weasley e dell’acqua che avrebbe preso più tardi in cucina. Se voleva viaggiare leggero non occorreva altro.

 

Rimase fermo qualche minuto a pensare sul da farsi, e dopo aver guardato nel baule finì per portare con se anche: il libro di Hermione, il boccino d'oro, l’album che gli aveva regalo Hagrid al termine del primo anno e la busta con le foto.

Avere con sé i regali era un modo sciocco per sentire vicino i suoi amici.

Avrebbe voluto portare con sé anche la sua Fierebolt cui teneva moltissimo, ma dovette rinunciarci.

Camminare per strada con una scopa sotto braccio attirava troppo l'attenzione, cosa che invece doveva assolutamente evitare.

 

Trasse infine un profondo respiro rimaneva ancora il problema della sua civetta.

Dopo averci a lungo riflettuto decise che la cosa migliore era portarla con sé.

Le avrebbe ordinato di volare sempre ad alta quota durante gran parte del giorno, e di riunirsi a lui solo la notte: poi se le cose non funzionavano l'avrebbe mandata a Ron.

 

Dopo aver ultimato i bagagli e aver deciso un piano d’azione per allontanarsi, si lasciò cadere sfinito sul letto.

Desiderava ardentemente riposare, aveva passato tutto il tempo a ordinare e organizzare.

Peccato però che il tempo stringesse e doveva fare ancora alcune cose.

Presto il sole calò portando con sé anche il momento della pasto serale, che se avesse potuto Harry avrebbe volentieri saltato.

 

Si sentiva teso e preoccupato, era durante la cena che aveva deciso di gettare le basi che gli sarebbero servite per potersi allontanare. I Dursley erano una parte fondamentale del piano che aveva deciso di seguire, se avesse fallito con loro, le cose si sarebbero complicate.

Fece un profondo respiro e si avviò verso il salotto, dove trovò quasi la stessa scena del pranzo.

 

Petunia era intenta a preparare il tavolo con una nuova tovaglia immacolata.

Vernon guardava la tv sputando giudizi su quanto fossero inferiori gli altri.

Duddley giocava con un videogioco comprato poche ore prima (quello regalatogli il giorno precedente, aveva chissà come deciso di saltare dalla finestra del primo piano).

 

Il fatto che lui fosse presente o assente era la stessa identica cosa, ma quella sera per Harry era fondamentale che le cose cambiassero, doveva attirare l'attenzione su di se e questo non gli piaceva per niente.

 

Doveva solo attendere l'occasione propizia, che dieci minuti dopo gli venne servita su un piatto d’argento.

 

Vermon guardava il telegiornale e l’ultima notizia doveva averlo particolarmente colpito perché si agitava e sbuffava dalla sua poltrona.

“Petunia hai sentito l’ultima notizia? Pare che si siano verificati strani casi di sparizioni in questi giorni. Sostengono che le persone in questione si volatilizzano senza lasciare traccia. La maggior parte sono barboni e senza tetto; ma sai che ti dico meglio così, quegli inietti servono solo a sporcare i marciapiedi” Sentenziò zio Vernon soddisfatto per aver espresso la sua opinione.

 

Harry che era teso di suo a sentire quelle parole percepì la voglia di fare a suo zio un incantesimo che si sarebbe ricordato a vita.

La voce di sua zia interruppe i suoi pensieri

 

“Secondo la signora Dorlett, la nostra dirimpettaia: quella che l’anno scorso divorziò, dopo aver trovato il marito che se la faceva con la segretaria, proprio nella loro camera da letto. Che brutta storia povera donna” disse la signora Darsley senza prendere fiato.

 

Non esisteva in tutta Privet Drive qualcuna più pettegola e spiona di Petunia, inutile dire che quella poveretta non era dettata dalla compassione, ma dal fatto che la storia fosse sulla bocca di tutti.

''Comunque dicevo” continuò la donna “Che secondo lei, è tutta una messa in scena. Un modo per dare all’esercito la possibilità di testare nuove armi su dei volontari. Ovviamente la cosa deve restare segreta perché non ci fanno una grande figura ad usare della gentaglia.” Terminò soddisfatta Petunia.

 

Tralasciando l’assurdità di quanto aveva appena detto sua zia per Harry era arrivato il momento di entrare in azione.

”Ah ah ah, davvero ridicole le cose che avete detto” sbottò Harry con un tono di voce abbastanza alto “non avete idea delle stupidaggini che blaterate”.

Con mal celata soddisfazione sapeva di aver innescato una bomba, ora doveva solo accendere la miccia.

 

Zio Vernon notevolmente irritato dal comportamento del nipote si alzò in piedi “Come osi ragazzo”, grugnì a labbra strette.

Duddley si godeva la scena a dovuta distanza, era un mese che aspettava una cosa del genere.

Harry imperterrito continuò non aveva ancora raggiunto il suo scopo.

“Quei poveri babbani sono stati uccisi, ammazzati per divertimento dai seguaci di Voldemort”.

 Affermò con decisione. Non stava di certo mentendo, una settimana prima nella gazzetta del profeta vi era un articolo di tre pagine di quali atroci passatempi erano capaci i mangiamorte: attaccando appunto poveri vagabondi con terribili maledizioni.

 

“In casa mia non osare parlare di queste cose” sibilò zio Vermon con le labbra tanto strette che quasi non si vedevano.

 

Harry guardò lo zio con lo sguardo di quello che sente un bambino dire cose senza senso “Mentre siamo in argomento, vi posso rivelare l’ultima notizia? Indovinate un po’ chi è  il più potente stregone oscuro cerca da anni di fare fuori?”.

Harry attese pochi secondi e continuò “Ovviamente me, darebbe qualsiasi cosa per avere il piacere di farmi a pezzi”.

 

Servirono parecchi secondi perché il messaggio venisse recepito dal capo famiglia.

Questo….. quest….. significa che averti in casa è pericoloso, lo avevo detto che saresti dovuto rimanere da quei delinquenti” gridò Vernon che tentava di intimidire Harry, ma era chiaro che era di gran lunga lui il più spaventato dei due.

 

< ”Resta calmo, mi raccomando” > ripeteva Harry a se stesso.

La frase di suo zio “significa che averti in casa è pericoloso”, lo aveva ferito, per una volta suo zio aveva ragione, lui era un pericolo per gli altri.

Dovette dare fondo a tutto il suo autocontrollo per continuare il discorso che aveva mentalmente organizzato.

 

“Per quanto me ne andrei più che volentieri dentro queste mura sono al sicuro, chiedilo a zia Petunia” rispose con un tono strafottente.

 

Sua zia che fino a quel momento non aveva emesso un suono, sentendosi chiamare in causa per poco non svenne.

Suo marito la guardava in attesa di una risposta.

Sull’orlo delle lacrime Petunia con una tonalità di voce appena udibile affermò “Fino al primo settembre il ragazzo deve restare qui”.

 

A Vernon che sperava di potersi finalmente liberare del nipote, le gote divennero rosse per la rabbia.

Duddley, che già credeva di poter riprendere possesso della sua seconda camera, ci rimase decisamente male per l’affermazione di sua madre.

 

Vermon che non voleva perdere quel duello verbale con il nipote trovò un escamotage al problema.

“Se devi stare qui, non ti muoverai dalla tua camera. Non m’importa cosa abbiano detto quei vandali dei tuoi amici” sentenziò alla fine lo Zio.

 

Era esattamente quello che Harry voleva ottenere, gli era costata tanta fatica e sentire chiamare i suoi amici a quel modo lo fece irritare notevolmente.

Vandali sono le persone che frequenta tuo figlio” sbottò il nipote in attimo di rabbia mal controllata. Poi si ricordò che mancava ancora un passaggio al suo discorso e si concentrò su quello.

“Comunque non occorre che mi portiate il cibo o l’acqua, i miei amici per il mio compleanno mi hanno mandato tonnellate di roba” concluse infuriato dirigendosi verso la sua camera.

Zio Vernon e Duddley gli continuarono a urlare dietro quando Harry era ormai sparito alla loro vista, quando arrivò in camera sua, sentiva ancora le voci concitate dei suoi zii.

Chiuse la porta e con un sospiro si rese conto che molto probabilmente era l’ultima volta che li vedeva.

 

I suoi parenti erano talmente ottusi e convinti che nulla (a parte lui ovviamente), poteva nuocere il loro piccolo mondo perfetto che Harry provava quasi pena.

< Quando Voldemort comincerà il suo progetto di purificazione, allora rimpiangeranno di non avermi dato retta >. 

E con questi pensieri si lasciò cadere sul letto per potersi godere finalmente un po' di riposo.

 

Fuori la luna era alta nel cielo e un leggero venticello spazzava i curati giardini di Privet Drive, mancavano pochi minuti alle quattro.

Harry era già sveglio da un pezzo, aveva ricontrollato di aver preso tutto il necessario, sigillato il proprio baule, e posizionato sul cuscino una lettera per chi avesse trovato prima o poi la camera vuota.

Fece uscire Edvige dalla sua gabbia e dopo aver aperto la finestra la lasciò libera di librarsi nel cielo, l’aria che lo accolse era fresca e dopo il caldo della giornata era piacevole.

Richiuse i vetri e dopo aver dato un ultimo occhio in giro chiuse la porta della sua camera a chiave. Sperava così di scoraggiare un qualsiasi tentativo da parte dei suoi zii di scoprire che non era più nella stanza. Scese le scale cercando di fare il meno rumore possibile, il profondo russare di suo zio e suo cugino giunsero alle sue orecchie, dandogli una leggera sicurezza in più sul fatto che la casa fosse immersa nel sonno.

 

Aprì con delicatezza la porta di casa e con il suo vecchio zaino in spalla oltrepassò la soglia e richiuse l’uscio dietro di se.

Adesso era davanti al portico, con la buia notte davanti a se.

Doveva ammetterlo aveva paura, ma il sapere che questo avrebbe salvato la vita a chi voleva bene gli diede il coraggio di avviarsi verso le strade deserte di Londra.

 

Non molto tempo dopo Harry era sul nottetempo, si era presentato come un certo David Theck, sperando che Stan Picchetto non lo riconoscesse.

Non aveva con sé molti soldi, per cui la prima tappa obbligatoria era la Londra magica, più precisamente alla Gringott, la banca dei maghi.

 

***

 

Alle ore nove del giorno successivo, un ragazzo usciva da un negozio con indosso una lunga veste nera.

Calcandosi il più possibile il cappuccio sugli occhi si avviò tra la folla mattutina di Diagon Alley, verso una direzione a lui stessa ignota.

 

 

 

Siamo giunti alla fine del secondo capitolo, d’ora in poi per un po’ di Harry si parlerà molto, ma si vedrà poco.

Non temete però rimane lui il protagonista. ^_^

A presto, e non dimenticate di dirmi cosa ne pensate.

Baci

 

Ringraziamenti

 

Stupeficium: Speriamo che sia migliorata la storia come dici tu. Ti ringrazio per il commento che mi hai lasciato, e spero che mi farai sapere cosa ne pensi man mano che si sviluppa la trama.

 

83ginny: Grazie per avermi detto che ti piace, una parte dei capitoli è già pronta, per cui con un po’ di fortuna la porterò a termine.

 

 

 

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