D'Amore, di Morte e di altre Sciocchezze

di Vale_Hiwatari
(/viewuser.php?uid=3411)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - Hikaru Katou ***
Capitolo 2: *** Chapter One - C’è l’amore. Qui c’è l’amore? ***
Capitolo 3: *** Chapter Two - A Hikaru la terra sembrò un po’ più bella ***
Capitolo 4: *** Chapter Three - Sembra un puzzle di milioni di pezzi ***
Capitolo 5: *** Chapter Four - Si pensa a polvere di stelle ***



Capitolo 1
*** Prologue - Hikaru Katou ***


Mattino d’Aprile. Vacanze di pasqua.
Cinque ragazzi si stavano allenando al Bey.
Kappa: Inclina di più il braccio, così...
Takao: Così va bene?
Allenarsi è una parola grossa. Più che altro stavano lanciando confusamente, ognuno per conto proprio.
Takao sbagliava sempre. Max lanciava a ripetizione. Rei combatteva contro una roccia. Kei non lanciava proprio. (Sfaticato! N.D. Autrice)
Piuttosto normale come mattinata, non trovate? Io non credo che esista qualcosa di normale.
(Infatti, nemmeno tu sei normale!!!! N.D. Takao) (Senti chi parla... N.D. Autrice)
Takao lanciò per l’ennesima volta sbagliando, e il suo Bey si piantò nel cancelletto.
Hilary: Che imbranato! Dovresti prendere esempio da loro!
Strillò indicando gli altri quattro componenti della squadra. Takao lo andò a recuperare quando... Vide una cosa a dir poco sorprendente... (Cosa? Cosa? Cosa? N.D. Rei) (Calma, adesso te lo dico!!! N.D. Autrice)
C’era una ragazza davanti al cancello. Non stava bene, si vedeva dalla faccia stravolta e dall’andatura oscillante.
Aveva i capelli rossi. Non un rosso normale, ramato, ma di un rosso fuoco accecante. Erano tutti scompigliati. E aveva uno zaino in spalla.
Takao: Tutto Okay?
Disse aprendo il cancello.
Ragazza: Per... Favore... Aiutatemi... Sto...
Un secondo dopo cadde per terra, svenuta.
Rei: Che succede, Takao?
Takao: Venite a darmi una mano, sta male!!!
Max: Stai male?? Cos’hai??
Takao: Sordo, ho detto STA male!!!!!
Max: Chi sta male???
Rei: Arrivo!
Si avvicinarono tutti, tranne Kei, che rimase in disparte.
Rei: Acc! È messa male!
Takao: Dai, portiamola dentro!
Rei la prese fra le braccia e Max portò lo zaino. La adagiarono sul letto.
Takao: Chissà chi è...
Disse. Poi andò in cucina e tornò con un panno bagnato e un termometro.
Max: Misuriamo la febbre...
Le misurarono la febbre. Tremava, ma al tempo stesso sudava.
Max: Dick! (Imprecazione inglese N.D. Autrice) Ha 40°!!!!
Rei: Non possiamo fare niente, a parte aspettare...
E tornarono ad allenarsi.
Ma non ci riuscirono. Alla fine si sedettero tutti e cinque e cominciarono a parlare.
Rei: Chissà da dove è spuntata?
Takao: Mah?!
Kei: Ma che ve ne frega da dove viene?
Max: Beh, dovremo pur avvisare qualcuno!
Kei: Avete delle idee?
Gli altri alzarono le spalle.
Kappa: Potrei mettere un avviso su internet!
Rei: Sì! Buona idea!
Kei: Figuratevi! Nello zaino ci sarà sicuramente un documento.
Takao: Giusto. Vado a prenderlo.
Corse nella stanza dove la ragazza stava dormendo.
Rei: Attento a non svegliar...
BANG! BUM! PATATRAC! “ARGH!” (Grida e rumori di oggetti caduti)
Rei: ...la!
Tutti corsero nella stanza.
Ragazza: Mmmmh... che mal di testa...
Takao: Ops!
Rei: Scusalo, non voleva svegliarti...
Ragazza: Non fa nulla...- Aveva la voce piuttosto impastata, malata.
Max: What’s your name?
Ragazza: Mi chiamo... Hikaru...
Rei: Luce... che bel nome!
Hikaru: Grazie... Ah... acc! Che mal di testa!
Takao: Come fai di cognome?
Hikaru: Katou
Takao: Dunque... e da dove vieni?
Hikaru: La mia testa...
Rei: Nel tuo zaino c’è un documento, qualcosa?
Hikaru: Lo zaino!!! Dov’è? Si è salvato?
Takao: Allora, di dove sei, si può sapere?
Kei: E basta!!!!!!!! Lasciatela stare!!!!! Non vedete che sta male??!?!??!?
Ci fu silenzio per un minuto. Poi...
Kei: Devi scusarli. Non sanno cosa vuol dire stare a letto con un mal di testa che spacca il cranio e 10 persone intorno che ti fanno 100 domande al secondo.
Hikaru: ‘Fa niente. Dov’è lo zaino? Lo avete aperto?
Rei: No; vuoi che te lo porti?
Hikaru: Grazie. Come vi chiamate?
Rei: Rei - Takao: Takao - Kei: Kei - Kappa: Kappa - Max: Max
Takao andò a prendere lo zaino e lo porse alla ragazza. Lei lo aprì, frugò, tirò un sospiro e si rimise a dormire senza dire più nemmeno una parola.
I cinque (Famosi N.D. Autrice) uscirono in cortile. Si portarono dietro anche lo zaino e, non resistendo alla curiosità lo aprirono.
Conteneva le cose più strampalate del mondo:
1. Un Bey azzurro, con relativo dispositivo di lancio
2. Un album, pieno di bellissimi disegni in bianco e nero
3. Una scatoletta di carboncini
4. Un sacchetto di caramelle (Che non osarono assaggiare)
5. Dei libri, sia scolastici che di narrativa
6. Un pennello d’argento intarsiato
7. Una mappa
Nessun documento o passaporto.
Rei: Cosa c’è di così importante in questo zaino?
Max: Forse i suoi disegni...
Takao: Bah! Io continuo a lanciare!
E riprese il suo allenamento come se niente fosse. Nessuno si accorse che Kei era sparito.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter One - C’è l’amore. Qui c’è l’amore? ***


Kei entrò in punta di piedi nella stanza.

Hikaru: Che fai?

Kei sobbalzò

Kei: Nulla, nulla. Mi hai spaventato.

Si avvicinò alla finestra e aprì di poco le imposte. Poi si sedette sul letto, accanto a lei.

Kei: Come stai? Va meglio?

Hikaru: Sì, grazie. Meno male che ho trovato questa casa… Posso sapere dove sono?

Kei: A casa di Takao Kinomiya. Lui vive con suo nonno.

Hikaru: No, No… Intendevo su che stella.

Kei: (stella?? È pazza) Sei sulla Terra. In Giappone.

Hikaru: Ah. Giappone. Terra. Okay.

Kei: E tu da dove vieni?

Inutile. La ragazza già dormiva.

 

L’indomani erano ancora in vacanza, ma dato che sarebbero dovuti tornare a scuola il giorno successivo i cinque ragazzi stavano studiando.

Hikaru comparve verso le 10.00 sulla soglia, vestita e lavata.

Hikaru: ‘giorno…

Takao: Dormito bene?

Hikaru: Benone, grazie. Ma ho ancora un po’ di mal di testa.

Max: Ci credo, avevi 40 di febbre solo ieri!!!!

Rei: Allora, da dove vieni? Che ci fai qui?

Hikaru: Lontano… Come faccio per andare a scuola?

Takao: Il nonno ha già sistemato tutto. Per te va bene rimanere qui ancora un po’?

Hikaru: Finché non starò meglio… sì!

Rei: Senti, come fai di cognome?

Hikaru: Katou… Me lo avevate già chiesto.

Rei: Ma questo cognome non esiste.

Hikaru: Finché cerchi sugli elenchi del Giappone…

Max: Quindi non sei Giapponese?

Hikaru: Direi proprio di No. Basta con le domande, dovete fare i compiti per casa!

Ridacchiò. Poi sparì in cucina. Si sentirono delle chiacchiere, poi silenzio. I cinque continuarono a fare i compiti per l’indomani.

 

L’indomani

Prima uscì Kei, da solo. Quando stava per chiudere il cancello vide Hikaru.

Hikaru: Aspetta!!!!!

Kei: Vieni.

Tutti e due si incamminarono.

Kei: Che classe fai?

Hikaru: La prima superiore e… Oh! Scusami, scusami, scusami!!!!

Kei la guardò sbalordito

Kei: Scusarti per cosa???

Hikaru: Ma… per quello che ho pensato, no?

Kei: ??? (È pazza)

Hikaru: No, non sono pazza… Vuoi dire che…

Kei: Come facevi a sapere cosa stavo pensando???????

Hikaru: Non sai leggere nel pensiero?

Kei: Nessuno la sa fare. Cos’è, un giochetto per costringerti a pensare ad una cosa e poi indovinarla?

Hikaru: Nel posto da dove vengo ci leggiamo tutti nel pensiero!

Kei: E da dove vieni, da cartoonia?? (Sussultò. Aveva fato una battuta!!! E a voce alta, per di più!!! Non capitava tutti i giorni) Qui nessuno può leggere nel pensiero.

Ripeté, forse più per convincersene da solo, che non per convincere lei.

Hikaru: Che strano! E non sapete nemmeno trasmutarvi?

Kei: No.

Hikaru: Come no??? Noi possiamo prendere qualsiasi forma!!!

Kei: E come fate per i ladri?

Hikaru: Ah, ma sappiamo riconoscere un oggetto o un animale vero da una persona. E per viaggiare, come diamine fate?

Kei: Le automobili, o gli aerei. Ma si può sapere da dove cavolo vieni???

Hikaru: Ti basti sapere che è molto lontano da qui.

Guardò in cielo. Per il resto del tragitto rimasero in silenzio.

 

In classe

Prof.: Lei è Hikaru, è una nuova compagna di classe!

Hikaru: Piacere, mi chiamo Hikaru Kamiya

Prof.: C’è un posto libero là, vicino a Kei Hiwatari. Mi hanno detto che vi conoscete già.

Hikaru: Vero…

Prof.: Vai a sederti, su!

Hikaru si sedette. Era nell’ultima fila, nell’angolo.

Hikaru: Non sei un tipo che si mette in mostra, eh?

Kei: (???????) No.

Per il resto della lezione di matematica non dissero altro.

 

In cortile

Hikaru si sedette sotto un albero e aprì con delicatezza lo zaino

Hikaru: (Meno male! Si è salvato tutto…)

Kei la vide. Non sapeva come mai, ma quella ragazzina dai capelli rossi gli faceva uno strano effetto. Sembrava che venisse da un posto lontanissimo, e che ne avesse nostalgia. Voleva aiutarla, ma non sapeva come farlo. Si avvicinò e prese il suo pranzo.

Hikaru: Vuoi sederti?

Disse, scostandosi un poco.

Kei: Grazie, posso?

Hikaru: Ma… certo!!!!!

Si sedette anche lui, e tirò fuori dal suo sacchetto un panino.

Hikaru: Che cos’è???

Kei: Un panino. Che fa schifo. Ma dato che è l’unica cosa che c’’è…

Hikaru: Panino? Si mangia, per caso?

Kei: Certo che si mangia, che domande sono??

Hikaru: Dai, fammelo assaggiare! Ti do un po’ del mio pranzo!

Kei non era troppo sicuro di voler accettare, ma dopo un attimo di esitazione decise che non poteva esistere niente di peggio dei suoi panini, così disse:

Kei: D’accordo, tieni, assaggia.

Hikaru gli porse il suo sacchetto, Kei le allungò il suo.

Aprirono contemporaneamente, e contemporaneamente dissero:

Kei/Hikaru: Mmmmh, che bontà!!!

La differenza fra il contenuto dei due sacchetti era notevole; (Cosa c’era in quello della ragazza? N.D. Hikari) (Un momento, ora lo dico! N.D. Autrice)

Kei/Hikaru: Ti piace?

Hikaru ridacchiò. Tutti e due presero a mangiare. Intanto che quei due si ingozzano, io vi dico che cosa c’era nei sacchetti dei due ragazzi.

Nel sacchetto di Kei c’erano solo due panini, uno al prosciutto e l’altro al salame.

In quello di Hikaru (Decisamente quello che preferisco!!! N.D. Autrice) c’erano un sacco di cose buone: un piatto di riso, che chissàcome non si era rovesciato; due involtini primavera, che chissàcome non si erano spatasciati; Un piatto di spaghetti di soia intatto e una fettona di torta-gelato con fragole e lamponi; due bastoncini.

Kei: Era squisito… Mai mangiato così buono qui a scuola.

Hikaru: Erano davvero buonissimi, grazie per avermeli dati, non erano certo all’altezza del mio misero pranzo.

Kei sorrise. Era raro che lo facesse. Subito si rimproverò per averlo fatto. Prima una battuta, poi sorrideva. Avrebbe fatto prima a scappare col circo, e diventare pagliaccio.

Hikaru: In questo “Giappone” si mangia sempre così bene?

Kei: Sempre. Però i miei panini fanno schifo.

Hikaru: Accipicchia! Se questi fanno schifo quelli buoni come sono??

Kei era sbalordito. Cosa si mangiava nel posto da dove veniva lei? Merda secca? Perché solo quella poteva essere peggio dei suoi panini. Suonò la campana. Tutti e due rientrarono.

 

A casa di Takao, quel pomeriggio

Takao: Ho finito i compiti!! Ci alleniamo al Bey?

Max: All right!!! Andiamo dai!

Kappa: Aspettatemi, ragazziiii!!!!!!!

Rei: Su, venite, che aspettate????

Disse rivolgendosi ad Hikaru e a Kei.

Kei: Che fai, vieni o no? Prendi il tuo Bey e usciamo.

Hikaru: Il mio… cosa???

Kei: Bey Blade. La trottola. Il coso che si lancia… Questo!!!

Disse tirando fuori Dranzer e sventolandolo sotto il naso della ragazza.

Hikaru: Oh. Vuoi dire il mio Always!!!

Tirò fuori il suo Bey Blade azzurro.

Kei: Si chiama così il tuo Bey Blade?

Hikaru: Tutti questi cosi si chiamano Always. Anche tu hai un Always.

Kei: No. Il mio è un Dranzer. Un Bey Blade.

Hikaru: Always!

Kei: Bey Blade!

Hikaru: Always!

Kei: Bey Blade!

Hikaru: Always!

Kei: Bey Blade!

Hikaru: Always!

Kei: Bey Blade!

Hikaru: Always!

Kei: Bey Blade!

Hikaru: Bey Blade!

Kei: Always!

Hikaru: Bey Blade!

Kei: Always!

Hikaru: Bey Blade!

Kei: Always!

Hikaru: Okay, come dici tu, Always!

Kei: Ma… io… Uff!!

Lei scoppiò a ridere, e tutti e due uscirono in cortile.

Per il resto della giornata non successe nulla degno di nota, la sera verso le 22.30 i ragazzi andarono a dormire. I maschi in una stanza, la ragazza da sola in camera di Takao.

 

La domenica mattina

Per quella domenica si allenarono al Bey. (Non sanno fare altro! N.D. Autrice)

La sera, finiti gli allenamenti, decisero di preparare da mangiare.

La cena più bella e gustosa del mondo. Hikaru fece dei dessert meravigliosi; "Capolavori di culinaria", come ha detto Kei.

Mangiarono a sazietà, poi decisero di giocare a carte.

Hikaru: Questo gioco si chiama scopone scientifico!

Kei: E come si giocherebbe?

Hikaru: Queste sono carte napoletane.

Rei: Cosa? Com’è che si chiamano?

Hikaru: Napoletane!!! Vengono da Napoli, Italia!

Kei: Allora sei italiana?

Hikaru: No, non sono italiana. Allora, si gioca a coppie…

Le coppie furono stabilite così:

1Takao-Max, 2Kei-Hikaru, 3Rei-Kappa

Hikaru spiegò le regole. Si gioca come a scopa, solo con 10 carte in mano, e in quattro giocatori, a coppie. Per primi giocarono  2 VS 3.

Rei non aveva capito niente, mentre Kei era bravino. Vinse 2.

Hikaru: Riproviamo!

Per tutta la sera continuarono a giocare, poi si ruppero le scatole e Takao tirò fuori Mah Jong.

Hikaru: Bello questo! Dai, dai, giochiamo!

Vinse Kei per un soffio, perché Rei poteva prendere un’altra tesserina e vincere lui…

(Non s’è capito niente ma non importa. Ha vinto Kei, questo è l’importante. N.D. Autrice)

Verso le 23.00 andarono a dormire.

 

In cortile, 00.03

Kei si alzò e uscì. Non riusciva a dormire.

Kei: (Uff! Finalmente un po’ d’aria)

C’era qualcun altro il cortile. Sentì dei passi.

Kei/Hikaru: Vieni fuori, ovunque tu sia!

Tutti e due allora sbucarono fuori, Kei da dietro il muro della casa e Hikaru da un cespuglio.

Kei: Scusa, non ti avevo riconosciuta, pensavo fossi un ladro.

Hikaru: No, scusa tu… ma ti ho svegliato?

Kei: No, ero già sveglio di mio.

Tutti e due si sedettero sul prato. Hikaru guardò in cielo. C’erano poche stelle, e poco luminose.

Hikaru: Dove sono le stelle?

Kei: Le luci purtroppo le nascondono. È molto raro qui vedere le stelle.

Hikaru: Che brutto posto, il Giappone. Non ci sono nemmeno le stelle.

Kei: Da te ci sono?

Hikaru: Certo, che ci sono!!! Dove abito io si vedono perfettamente tutte, e sono luminosissime!

Kei: Vorrei vedere il tuo mondo…

Hikaru: Anche io voglio tornarci… Non mi piace questa “Terra”, o come si chiama!

Kei: Adesso mi vuoi dire da dove vieni?

Hikaru: Da un posto lontano da qui…

Ancora guardò il cielo nero.

Kei: Ma… sei umana, mortale?

Hikaru: Mortale, sì. Umana… non credo, no.

Kei: Ce li hai i genitori?

Hikaru: Certo che sì! Sono lì che mi aspettano.

Kei: Quindi la riproduzione funziona come da noi… è eterosessuata… Non vi clonate o roba simile…

Hikaru: Possiamo clonare, ma non lo facciamo. Di solito sì, è eterosessuata… C’è l’amore. Qui c’è l’amore?

Kei: Certo che c’è!!! Ehi, che domande sono?

Hikaru: E che cos’è qui l’amore????

Kei: Ehm… Ecco… io… Boh? Non lo so di preciso!

Hikaru: Che brutto! Non sapete nemmeno cos’è l’amore!

Kei: Ma certo! È che io… vedi… non l’ho mai provato.

Hikaru: Nemmeno io. Eppure so cos’è!

Kei: Sentiamo l’esperta!

Hikaru: Credo sia qualcosa che ci lega a qualcuno per sempre. È stare insieme e affrontare tutto insieme. Vivere insieme. Tipo una scossa che ci attraversa quando vediamo quella persona… È sentirsi terribilmente bene e poi meravigliosamente male… E poi ci fa un male pazzesco quando respiriamo, ma non ci importa nulla…

Kei: ………………

Hikaru: Ehi, ci sei?

Kei: Sì, sono qui. Allora forse qui non esiste l’amore.

Hikaru: Voglio tornare a casa mia…

Poggiò la sua testa sulla spalla di Kei, che la accarezzò dolcemente. Poi tutti e due si addormentarono, guardando il cielo.




Volevo ringraziare Lir-chan per aver commentato e tutti quelli che hanno letto senza aver commentato... Mi fa piacere se lasciate un commento, anche negativo, vi costa poco e mi fate felice, aiutandomi a migliorare^^ Alla prossima
Vale_Hiwatari

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter Two - A Hikaru la terra sembrò un po’ più bella ***


Il mattino dopo Rei li svegliò.

Rei: Ehi, sveglia, sveglia!!!!

Hikaru: Mmmmh, che c’è?

Rei: È martedì, dobbiamo andare a scuola!

Kei si stiracchiò e si alzò. Poi si vestirono e tutti insieme andarono a scuola.

Kei non faceva che pensare a quello che Hikaru gli aveva detto quella notte.

Anche a scuola rimase distratto. Ogni volta che la guardava il suo stomaco aveva un buffo sobbalzo. Probabilmente era l’unica a riuscire a pensare all’Amore vero. 

A pranzo ancora si sedette vicino a lei.

Kei: Dai, dimmi da dove vieni…

Hikaru: Da nessun luogo…

Kei: Insomma, basta con gli indovinelli! Chi o “cosa” sei?

Hikaru: È troppo impossibile perché tu che non sai cos’è l’amore possa crederci.

Kei: Ti prego, dimmelo…

Hikaru: Sono una stella. Sono luce pura.

Kei: Impossibile… Dai…

Hikaru: Lo dicevo io che non ci avresti creduto!

Kei: ………

Hikaru: Noi viviamo in cielo, con tutti gli altri astri. È un mondo molto simile al vostro, solo che è molto più bello, luminoso e allegro.

Kei la guardò sbigottito.

Poi si avvicinò Hilary, e allora furono costretti ad interrompere la conversazione.

 

Ci volle più di una settimana perché Kei si rendesse conto di quello che provava per Hikaru. E allora se ne vergognò a tal punto da non ammetterlo nemmeno a sé stesso.

Hikaru: Ehi, ragazzi, al cinema danno “Il mostro della palude”!!! Andiamo a vederlo?

Kei: Se vuoi…

Rei afferrò lo sguardo dell’amico e…

Rei: No, grazie, ho un impegno…

Max aveva capito anche lui e…

Max: No, non mi piace, l’ho già visto.

Anche Kappa si rese conto

Kappa: Devo cercare alcune cose su internet, non posso.

Tutti guardarono Takao, tranne Hikaru.

Takao: Sìììì!!!!! Che bello!!!! Si va al cinemaaaAAAAAHIAAA!!!!

Rei lo aveva colpito nello stinco.

Takao: In fondo è una cavolata, non credo che verrò.

Così i due andarono al cinema da soli, senza rompiscatole o altro.

Era un bel film, ma non contava molto in quel momento. Si misero negli ultimi posti dell’ultima fila.

Kei: Che noia!!!!

Hikaru: Ma che strano coso è questo? Noi i film li vediamo in 3D!

Kei: Che schifo fa il nostro Mondo, eh?

Hikaru: Già. Però le persone che lo abitano mi piacciono, tutto sommato…

Kei: Dici davvero?

Hikaru: Ti sembro una tipa che scherza?

Kei sorrise. Arrossì, ma per fortuna il buio lo coprì. Poi si baciarono. E finì lì. In un attimo.

Hikaru: È questo che voi chiamate amore?

Kei: Sì… Probabilmente è questo.

Per il resto del tempo rimasero abbracciati, la sua testa sulla spalla di lui.

 

Venne il ponte di S. Giuliano. I ragazzi uscirono tutti insieme per andare al Luna Park.

Prima andarono sulle montagne russe.

Kei-Hikaru

Rei-Max

Takao-Kappa

Era la formazione. Appena scesi Kei aveva i capelli bianchi, Takao paura, Rei vomitò e Kappa era intento a calcolare la velocità media del vagoncino.

Poi il tiro a segno. Uno spasso. Ora vi racconto.

Signorina: Eccovi i fucili!

Rei: Prima io!!

Vinse un gallo morto e un coniglio surgelato.

Takao: Tocca a me!!!

Takao vinse un biglietto per “il raduno degli idioti” (Perfetto per lui! N.D. Rei)

Kappa non giocò.

Max invece riuscì a colpire la signorina al banco.

Signorina: Ehi, devi mirare ai premi, non a me!!!

Max: Ho vinto la signorina!!! E vai!!!

Hikaru rise di gusto. Kei sentì di nuovo quel buffo sobbalzo.

Kei vinse una scimmia travestita da peluche a forma di Panda (EEEHHH??!?!?!? N.D. Hikaru)

Hikaru un ciondolo con una pietra di luna.

Hikaru: Un giochino da bambini!

Andarono sul cinema dinamico. Takao, per paura che la zanzara lo pungesse, si rannicchiò su Kei, intento a formicare con Hikaru.

Per finire andarono tutti e sei sulla ruota panoramica, in un unico scompartimento, e fecero un torneo di morra. Si divertirono un mondo. E a Hikaru la terra sembrò un po’ più bella.

 

Dopo una settimana Hikaru si ammalò. All’inizio era solo un po’ pallida, con qualche frequente mal di testa.

Intanto la classe doveva partire per una gita scolastica.

Lei non ci andò, aveva la febbre. Così lui non poté essere con lei.

La cosa divenne seria. Una mattina aveva persino vomitato del sangue.

Dopo qualche giorno venne portata all’ospedale.

 

In gita, intanto…

Prof.: Hiwatari, due lettere per te.

Kei aprì prima la busta gialla.

Caro Kei,

Hikaru sta male. Molto male.

Ho pensato che dovevi saperlo.

                                           NonnoJei

La seconda busta era rossa.

Kei,

Ti voglio troppo bene. Presto morirò, vorrei rivederti.

                                  Hikaru

A Kei venne un groppo in gola. Che stupido!!! Perché non era rimasto con lei invece di andare a quella stupida gita?? Corse via. Prese la sua roba e senza farsi notare sgattaiolò via dall’albergo

Prese il treno e tornò a Tokyo. Corse come un pazzo per arrivare in tempo. Quando entrò nell’ospedale…

Kei: dov’è la signorina Katou?

Infermiera: 2° Piano, camera 278.

L’ascensore era occupato. Corse su per le scale. Era tutto sudato quando entrò nella camera 278. Hikaru era sul letto, immobile. Respirava. Almeno questo…

Kei: Hikaru…

Hikaru: Sei tu… Sei venuto…

Kei: Sssst… Sono qui.

Si sedette sul bordo del letto. Nel vederla ridotta così non riuscì a trattenere una lacrima.

Hikaru: Perché voi umani piangete?

Kei: Per tre motivi: per dolore, per rabbia o per felicità.

Hikaru: E perché adesso stai piangendo?

Kei arrossì: Per dolore e per rabbia…

Hikaru: Ti amo…

Kei: Anche io… Come faccio adesso?

Hikaru: Ci sarebbe una possibilità… Ma è rischiosa… Non voglio che tu rischi per me.

Kei: Lo farò. Dimmi dove, come e quando e lo farò.

Hikaru: Nel mio zaino. La mappa. Dove la luce incontra la terra. Parla con la maga Azena. Lei può aiutarti… A curarmi.

Kei: Ma… Ma… Come… Cosa…

Hikaru: Se vuoi, vai. Anche con i tuoi amici. Insieme avrete più possibilità. Nel mio zaino. Ti amo tanto, Kei…

Kei: Anch’io.

Hikaru: Kei… Prendete anche il pennello con gli intarsi. Serve a dipingere. Quando il quadro è finito, potete tuffarvici dentro. E vi ritroverete nel luogo prescelto.

Kei: D’accordo. Vedrai, riuscirò a trovare un modo.

Hikaru: Lo spero… Ma mi fido di te.

Kei: Preferisco morire domani che vivere 100 anni senza di te. (Dal film Pocahontas! N.D. Autrice)

Uscì dall’ospedale e aspettò Takao e gli altri a casa sua. Lì aprirono lo zaino e tirarono fuori la mappa.




Grazie per le recensioni anche se non sono tante, vedo che legge tanta gente, quindi sono contenta^^.
Grazie LightAngel e Anonimato per aver recensito, aggiornerò quanto prima potrò il Capitolo Terzo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter Three - Sembra un puzzle di milioni di pezzi ***


La mappa più strampalata del mondo.

In poche parole dovevano recarsi in una pianura Tibetana, poi scendere sotto terra per trovare al fine Azena, la fata.

Rei: È impossibile, non ce la faremo mai!

Kei: Io andrò. Se è questa l’unica soluzione, lo farò.

Tutti: Siamo con te!

Hilary: Cosa?

Rei: Hilary! Ciao… come va?

Hilary: Cosa nascondete?

Takao: Niente! È solo una mappa che ci indica come trovare Azena e poi recuperare la medicina per curare Hikaru, che sta male…

Hilary: E dove?

Rei a bassa voce: Takao, idiota!!!

Max: In Tibet… AHIA!

Kei lo aveva colpito allo stinco.

Hilary: Bello!!! Vengo anch’io!

Rei: Non credo sia il caso, è pericoloso e…

Hilary: Niente discussioni!!!

Così i cinque divennero sei e partirono alla volta del Tibet, con mappa, provviste e pennello.

 

Trovarono facilmente il cratere, scesero sotto terra, dove incontrarono Azena.

Era piuttosto buio, si vedeva poco o niente, in alcuni punti

Kei: C’è nessuno? Azena?

Voce: Chi è? Chi viene a chiedere il mio aiuto? Umani?

Rei: Sì, umani. Abbiamo bisogno di una medicina, per curare Hikaru Katou.

Voce: Io sono Azena, la fata degli elementi. Posso aiutarvi.

Kei: Dicci tutto. Ora.

Azena: Il rimedio è una parola.

Rei: Una… parola? E qual è? Diccela subito!

Azena: Io non la conosco. Ecco come fare per trovarla. Ascoltate bene. È una missione estremamente pericolosa, e un essere umano non ha nessuna possibilità di uscirne vivo.

Kei: Rassicurante. Prosegui.

Azena: Al di là della nebbia, alle pendici dell’Himalaya, c’è un castello fantasma. Di giorno non è che un cumulo di rovine, ma di notte il castello si ricompone, e tutti i blocchi si rimettono al loro posto, e si ricostruisce.

Tutti: Si ricostruisce?

Azena: Sì, torna come nuovo. E si possono incontrare i fantasmi della gente che ci abitava in passato: dame, cavalieri, paggi, re e regine… Sembra tutto così reale che ti dimentichi di quello che eri venuto a fare. Ascolti i musicisti, danzi, ti lasci corteggiare… Ed è proprio lì che sta la trappola. Non ci si accorge più che il tempo passa. Quando fa giorno, il castello cade di nuovo in rovina, e tutto fa la stessa fine dei muri; si finisce squartati, triturati…

Hilary: Magnifico!! Non vedo l’ora di essere disintegrata!!!

Si guardarono l’un l’altro; la missione, messa così, sembrava davvero temeraria.

Kei: Cosa dobbiamo fare una volta nel castello?

Azena tirò un lungo sospiro, come colta da un rimorso.

Azena: Primo: non fatevi distrarre. Secondo: Scoprire dov’è l’uovo di pappagallo. Terzo: Rubarlo. Quarto: Covarlo.

Rei: Che? L’uovo di pappagallo?

Azena: Sì. È nascosto in un corridoio, sotto una grossa X rossa sul pavimento. Scavate, è lì che si trova l’uovo. Poi, se uscirete vivi dal castello, riscaldate l’uovo per farlo schiudere.

Takao: Ma ci vorrà un secolo prima che si schiuda!!!!

Azena: Dipende. Se lo scaldate troppo, il pulcino si cuoce. Se a temperatura giusta, beh, non so quanto ci vorrà.

Kei: E dopo aver fatto questa sequenza di emerite cazzate mortali cosa dovremmo fare?

Azena: Al momento della schiusa l’uccello pronuncerà la parola. Una e una sola volta. Dovrete memorizzarla, perché l’uccello poi volerà via e non tornerà mai più.

Hilary: Una parola molto complicata, immagino!

Azena: Probabile. Spero abbiate buon udito, perché se ne storpiaste una sola sillaba la vostra amica si disintegrerebbe all’istante.

Tutti: Magnifico!

Kei: Okay. Io vado. Deciso.

Azena: Ancora una cosa!

Max: What?

Azena: Il pennello. Non potete portarlo con voi. Gli oggetti magici sono pericolosi nel castello. Onde evitare incidenti, consegnatemelo. Adesso.

Kei glielo tese, con un po’ di esitazione.

Azena fece comparire un uccello

Azena: Seguite l’uccello. Vi porterà alle rovine. Addio, umani.

I sei ragazzi uscirono dalla fenditura e si consultarono

Rei: Mi preoccupa la parola. Se non la capiamo bene… Povera Hikaru!

Takao: Ci vorrebbe un registratore.

Kei: In sei riusciremo sicuramente a memorizzarla bene.

Max: E poi io suono il banjo, sono esperto.

Rei: Bene. Incamminiamoci, allora!

 

Arrivarono al maniero dopo tre giorni di cammino

Hilary: Accidenti! È come se un bambino enorme ci fosse saltato sopra a piè pari. Difficile immaginare com’era quando era in piedi.

Rei: Dev’esserci voluto un bel cataclisma per ridurlo così.

Kei: Andiamo ad esplorare le rovine. Voglio vedere dove mi sto andando a ficcare.

Muschio ed erbacce ricoprivano la maggior parte delle mura crollate.

Rei: Ehi… guardate! Un pezzo di armatura!

Takao: Sembra un puzzle di milioni di pezzi!

Curiosando fra le macerie, scoprirono un sacco di oggetti antichi e di ricchezze indescrivibili…

Nulla era rimasto intero.

Kei: allora… Kappa, Takao, Max e Hilary monteranno di guardia, noi due entreremo.

Tutti furono d’accordo.

Kappa: Terremo gli occhi aperti e urleremo quando il sole farà capolino.

Takao: Ma non si potrebbe cercare l’uovo prima del tramonto?

Rei: No. Hai visto quei blocchi? Ci vorrebbe una gru per trascinarli via. E poi la distesa di rovine è troppo grande. Dovremo aspettare

Prepararono le ultime provviste.

Poi Hilary prese Kei in disparte, e disse:

Hilary: Sai, mi sono… innamorata di te… So che ti piace Hikaru ma… pensaci… È una tipa strana. E poi non è neppure umana. Non per parlarne male ma… tu avresti bisogno di una ragazza più… normale, come me!

Kei abbassò lo sguardo. Hilary sembrava soffrire enormemente. Aveva qualcosa di buffo e tenero.

Kei: Io amo Hikaru

Hilary: Ma è un’aliena! Non potrai mai vivere con lei!

Kei: Lo so, non voglio pensarci adesso. Ma voglio bene anche a te.

In verità, non ci capiva più niente nemmeno lui. Il suo cuore batteva per Hikaru, ma la ragione gli diceva che non aveva futuro con lei. Cuore o ragione?

Takao mise fine alle riflessioni di Kei.

Takao: Le salsicce sono pronte!!!!

 

Alla fine scesero le tenebre.

Max: Ci siamo. Dovrebbe accadere adesso.

All’improvviso i frammenti di roccia si sollevarono, come afferrati da una mano invisibile.

Si assemblarono tutti fino a formare un castello vero e proprio.

Era allo stesso tempo buffo e spaventoso.

Kei: Bisogna andare. Rei, con me. Voi tre di guardia. Torneremo presto. Con l’uovo. E voi gridate non appena il sole comincia a far capolino.

Max annuì.

Nel momento in cui fecero per entrare Hilary prese Kei per un braccio e lo baciò delicatamente.

Hilary: Non fare imprudenze, non potrei vivere senza di te

Rei si lasciò scappare un sospiro

Rei: Andiamo, rubacuori, non vorrai rimanere qui tutta la notte, spero!

Rei: Ti si potrebbe friggere un uovo sulle guance!

Kei: Smettila di fare l’imbecille e concentrati, da questo momento dovremo tenere gli occhi aperti… Danno una festa! Azena lo aveva detto. Non lasciamoci distrarre, cercheranno di intercettarci in tutti i modi.

Attraversarono il ponte levatoio.

C’erano due uomini in armi, che si inchinarono al passaggio di Kei e Rei.

Uomo: Benvenuto, principe!

Kei: Io non sono un…

Rei: Zitto! E va avanti, senza rivolgergli la parola!!!!

Nel salone si accalcavano una marea di persone sontuosamente vestite, dame e cavalieri ballavano antiche danze.

Kei: Sembra di essere nel Medio Evo!

Rei: È un’immagine del passato! Sono morti tutti, uccisi dal crollo!

La musica era ormai così forte che Kei non riusciva più a sentire l’amico. Cominciò una farandola (Danza spagnola); una ragazza lo prese per mano e lo trascinò nella danza. Le dita del fantasma sembravano perfettamente reali.

Fantasma: Come vi chiamate, bel cavaliere? Oh, ma voi siete il principe di Biancomaniero!!!

La farandola girava troppo in fretta. A Kei venne il capogiro. Altre persone si affollarono intorno a lui…

Fantasma: Siete così bello…

Fantasma2: Vorreste essere mio sposo?

Fantasma3: Sono figlia del Barone…

Kei voleva respingerle, ma erano tante, così belle… e così innamorate.

 Fece uno sforzo colossale per ricordarsi dove si trovava. La farandola gli dava le vertigini. Aveva anche perso di vista Rei!!! Ancora la farandola lo trascinò lontano, all’altro capo del salone, che sembrava non finisse mai…

Poi la danza si fermò. Kei riprese fiato, ma due camerieri lo portarono in un altro salone.

Kei maledisse la sua scarsa prontezza di riflessi… Si sentiva fiacco, assonnato.

I camerieri aprirono dei bauli e gli mostrarono mille abiti sfavillanti d’oro e d’argento.

Si muovevano come trottole intorno a Kei…

Cameriere: Adesso potete scegliervi una dama per la giostra di domani…

Kei: NO! BASTA!

Urlò, scuotendosi.

Kei: Non ci sarà nessuna giostra, lasciatemi! Non siete altro che fantasmi!!!!!

Si dimenava, ma i camerieri erano troppi. Lo costrinsero a tornare in sala.

Lì intravide Rei, seduto ad una tavola imbandita, che sbavava con li occhi spiritati.

Non siamo qui per ballare, pensò. Abbiamo una missione ben precisa… il problema è che ho dimenticato quale sia!

Tutti parlavano della giostra del giorno dopo. Si avvicinò a Rei. Forse lui sapeva il motivo per cui erano lì.

Kei: Sono frastornato! Che ci stiamo a fare qui????

Rei: Boh? Te non lo so, ma io domani parteciperò alla giostra!

Kei: Imbecille!!! Non sei un cavaliere!! Torna sulla terra!!!

Rei: Come osi, donnicciola??

Cameriere: Vuole, signore? Carne di gatto…

La parola “gatto” sbloccò qualcosa nella mente di Rei.

Rei: Dio mio… Mao! Santo cielo! Credo di aver quasi perso la testa!

Kei: L’uovo! Dobbiamo trovare la X e l’uovo!! Forse il sole sta già per sorgere!!!

Dopo una lotta con i fantasmi riuscirono a guadagnare il corridoio.

L’inquietudine di Kei non cessava di aumentare.

Kei: (Se Max avesse lanciato un grido per avvertirci non lo avrei sentito. Ero talmente nel pallone che se il pavimento si fosse spaccato non me ne sarei accorto)

Dopo un’estenuante ricerca…

Kei: Là!!! Scaviamo!!

Si sforzarono di resistere all’attrazione che esercitava su di loro l’eco della festa.

Rei avrebbe voluto tanto danzare!! Volteggiare e prendere fra le braccia quelle bellissime dame così innamorate di lui…

Che bello essere un principe!

“Svegliati!!” Diceva la voce della ragione “È una trappola!!”

  Kei: Dai!! Scava!!!

Rei si riscosse. Gli girava la testa e faticava a ricordare cosa ci facesse lì.

Si inginocchiò e cominciò a scavare meccanicamente. Anche Kei scavava spargendo terra da tutte le parti.

Rei: (Un principe del mio rango non dovrebbe abbassarsi a fare questo, è roba da villani!!! Quale sarà la mia dama per la giostra di domani? Benedetta? Dulcinea? Desiree?)

Kei lo schiaffeggiò per farlo tornare in sé.

Kei: Resisti, accidenti!!! O i fantasmi ci stregheranno!!!

Non aggiunse altro perché le sue unghie stridettero su un cofanetto metallico.

Kei: Eccolo!! Trovato!!!

La scatola era però troppo pesante. Per fortuna non era chiusa a chiave, così poterono estrarre l’uovo e prenderlo con loro.

Si udì un grido.

Rei: È Max!!!!!! Sta facendo giorno! Muoviamoci!!!!

Kei: Andiamocene da qui, prima che il castello vada in pezzi… Insieme a noi!

Rei: Tagliamo la corda! Non voglio finire squartato nei ruderi di questo castello infernale!

Kei prese l’uovo e se lo mise sotto la maglia.

Filarono via, ma Kei faceva fatica perché l’abito gli impediva i movimenti. Essendo abituato ai blue jeans, aveva paura di cadere e rompere uovo e osso del collo.

Rei/Kei: Dove cazzo è l’uscita????!?!?!?!?!!!!?

Avevano ormai quasi perso la testa. Max si sgolava per segnalare l’arrivo dell’alba.

Non sapevano da che parte andare. I corridoi erano tutti uguali e, per di più, pieni di fantasmi festosi che continuavano a sbarrargli la strada in continuazione.

Li afferravano per trascinarli nella stanza, e dalla loro bocca uscivano mille complimenti, un veleno che anestetizzava la mente dei due ragazzi.

Kei: Di qua!!!

Aveva visto uno spiraglio di luce.

Si fondarono all’uscita, tentando di liberarsi delle mani gommose che afferravano i loro vestiti.

Rei: Attento a non inciampare!

Kei: Facile a dirsi!!!! Corri, imbecille, e non sprecar fiato!!

Quando videro il portone, gli si gelarono le membra. Il cielo blu si stemperava come un caffè dove lentamente fosse stato versato del latte.

Le mura erano scosse da violente convulsioni, come se stessero tremando.

Rei era fuori. Kei stava attraversando il ponte quando…

Dama: Già ve ne andate, mio bel cavaliere? Tra poco verrà aperta la giostra!

Kei: SIETE MORTI!!! TUTTI!!!! NON CI SARÀ NESSUNA GIOSTRA!!!!

La afferrò per scaraventarla via, ma era molliccia. Gli sembrava di combattere contro un chewing-gum.

Finalmente il fantasma si dissolse, e lui si lanciò disperatamente sul ponte levatoio. I levrieri fantasma cercavano di farlo cadere. I loro contorni erano sfumati, sembravano più meduse che cani!!!

Vide il sole e si buttò in un salto disperato verso la collina dove Takao, Max, Rei, Kappa e Hilary si sbracciavano urlando.

Non li sentiva, aveva la mente ovattata. Il primo raggio di sole colpì il castello. In quel momento esplose, come un palloncino bucato da uno spillo. Senza il minimo rumore. Kei era sdraiato a pancia in giù sul terreno, l’uovo sotto il braccio. Dopo un secondo tutto era finito.

Rei: Quegli stronzi dalla pelle perlacea volevano fregarci, ma ce l’abbiamo fatta!

Kei: L’abbiamo scampata bella.

Si ripulì dalla polvere.

Takao: L’uovo è nostro!!!!! Ed è questo che conta, ora.

Kei e Rei si resero improvvisamente conto di non indossare più le vesti sfarzose che i camerieri avevano messo loro al castello.

Salirono sulla collina e si inginocchiarono a contemplare l’uovo rosa picchiettato di verde.

Max: E noi dovremmo covarlo??!?!?!?!!!?!?!??

Si guardarono.

Hilary: Ci daremo il cambio. A rotazione, chi starà di guardia terrà l’uovo.

E se lo mise sotto la maglia.

Hilary: Brrr… È freddo!!!

Kappa: Fra quanto si schiuderà?

Hilary: Non ne ho la più pallida idea!

Kei: La cosa che mi preoccupa è questa storia del pulcino. Dirà la parola una sola volta…

Rei: Bisognerà stare dannatamente attenti…

Kei: Ho un brutto presentimento…

Takao: Quando mai!!!!!!!!

Kei lo fulminò con lo sguardo.

Kei: Temo sarà molto lunga.

Kappa: Tipo precipitevolissimevolmente?

Max: O abracadacadetrusselopterix…

Tutti si contorsero dalle risate.

Kei: Non ci trovo nulla da ridere…

Comunque anche lui sorrise nel sentire Takao:

Takao: Oppure Ambrachedimeltasedimentaretichente!

 

Passarono i tre giorni seguenti sulla cima della colina.

Tutte le sere il castello si ricomponeva, e tutte le sere sentivano la musica.

La mattina vedevano il castello fracassarsi al suolo.

Poi cominciò a fare freddo. Un gelo incredibile. Il fuoco non li riscaldava più di tanto, e le provviste scarseggiavano.

Kei: Così l’uovo non maturerà mai!!!! Il pulcino morirà al suo interno e con lui Hikaru…

E se la sera ci rifugiassimo nel castello???

Tutti: tu sei pazzo.

Rei: Per l’appunto, Kei Hiwatari è matto da legare, lo sanno tutti. È per questo che alla fine riesce sempre a trovare la soluzione a tutti i problemi più complessi. Io sono d’accordo. Andiamo a riscaldarci il culo dai fantasmi. Laggiù mi chiamano “Monsignore”. E mi piace. È uno sballo!!!!

Takao: Voi due siete pazzi.

Kei: Per l’appunto. Altrimenti Valeria non scriverebbe le nostre avventure^^

Così sogni sera, a turno, entravano in due nel castello.

E in una settimana l’uovo fu pronto.

Timidi colpi si susseguivano sul guscio. I ragazzi erano nervosissimi. Sapevano di non poter sbagliare. Significava una vita, quell’errore.

Apparve una testolina beccuta.

Il cuore di Kei batteva talmente forte da assordarlo.

Kei: Adesso parla…




Grazie a tutti coloro che leggono e leggeranno anche se non hanno recensito, grazie anche a quelli che hanno letto e recensiscono.
Un abbraccio grande!
(Soprattutto Lir_chan)

Vale_Hiwatari

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter Four - Si pensa a polvere di stelle ***


Tutti: ZITTO!!!

(Ed era piuttosto raro che si dicesse a Kei “ZITTO!”)

Aprì il becco e cantò:

Uccello: C’è un pompimpololinpololastrik, c’è un pompipololipolola… Accademi solfami, solfami, bombombom! Coccodrillopotamovercingetirassegno!

Un secondo dopo si dileguò nel cielo sopra la collina.

Rei: Ha… Cantato!

Max: Come faceva? C’è un pirulopololo…

Takao: Ma va… un pimpolllinelapine!

Kappa: Non era così!!

Takao: E invece sì! È solo che tu non hai orecchio!!!

Kappa: Sì che ce l’ho!!!!!

Kei: Finitela! Con calma cerchiamo di ricordarci quella stupida canzoncina.

Si sedettero in cerchio

Rei: L’ultima parola non me la ricordo…

Kei: D’accordo. E la prima parte?!?!?

Hilary: Aspetta: Pompimpololipolo… e poi boh?

Kappa: Ma certo!!! Pompimpololinpololastrik!!!!! E poi Di nuovo: C’è un pompipololipolola… E poi resoldo… Non mi viene!!!!

Kei: Diceva accademi solfami solfami bombombom!

Takao: Aspettate, Ricapitoliamo: Faceva: “C’è un pompimpololinpololastrik, c’è un pompipololipolola… Accademi solfami, solfami, bombombom!”

Rei: Sì, mi pare così. Ma l’ultima parola com’era?

Kei: Coccodrillo… qualcosa

Max: Coccodrillopotamovercingetorix…

Rei: NO! COCCODRILLOPOTAMOVERCINGETIRASSEGNO!!!!!

Urlò trionfante.

Kei: Quindi: C’è un pompimpololinpololastrik, c’è un pompipololipolola… Accademi solfami, solfami, bombombom! Coccodrillopotamovercingetirassegno!

Max: Sì, così!!!!!

Kappa: Lo scrivo sul PC!!!

Così si incamminarono verso il burrone per tornare a casa.

Si buttarono e ritrovarono Azena

Azena: Complimenti, ci siete riusciti. Avete però solo un’ora per tornare e dirle la parola.

Rei: Un’ora!!! Ce ne metteremo tre solo per arrivare all’aeroporto!!!!!

Azena: Mi dispiace…

Kei: Tu hai qualcosa che mi appartiene…

Azena: No, io…

Max: Il pennello!!!!!

Kei: Dammelo, subito, così torneremo a casa in un attimo.

Azena glielo porse, riluttante.

Kei cominciò a dipingere sui muri della caverna. Alla fine ottenne una stanza di ospedale con Hikaru sul lettino.

Kei: Andiamo!!!!!

E si tuffò nel quadro. Gli altri lo seguirono.

E si ritrovarono ad Orijiama, l’ospedale di Tokyo.

Kei: Dov’è Hikaru???

Rei: Non lo so…

Max: Questa è la 379, non la 279, hai sbagliato numero!!!!

Kei: Corriamo!! All’ascensore!!!!!

Si scagliarono nell’ascensore e premettero il 2 sulla tastiera.

Ma l’ascensore si bloccò.

Rei: Merda!!!!!

Kei: Allontanatevi!!!! Vai Dranzer!!!!

Dranzer rimbalzò sulla lamina d’acciaio.

Kei: No… Hikaru…

Urlò, poi cominciò a prendere a pugni la porta.

Kei: Non è giusto!!!! Apriti, apriti, apriti!!!!!

Rei: Calmati, Kei…

Takao: Sì. Guarda come viene bene questo murales!!!

Kei: Murales??

Takao aveva appena finito di disegnare la stanza di Hikaru.

Kei si tuffò nel muro senza lasciare a Takao il tempo di finire.

Tutti lo seguirono.

Kei: Hikaru, sono qui!!!

Hikaru: K-Kei…

Kei: Hikaru, ascoltami…

Hikaru: Ah!

Kei: C’è un pompimpololinpololastrik, c’è un pompipololipolola… Accademi solfami, solfami, bombombom! Coccodrillopotamovercingetirassegno!

Hikaru si stiracchiò.

Hikaru: Mmmmh…

Kei la baciò in fronte.

 

Dopo tre giorni Hikaru guarì. Uscì dall’ospedale e tornò a casa di Takao.

Takao: Ma bene! Eccoti! Stai meglio?

Hikaru: Grazie a voi. Dov’è Kei?

Kei era appoggiato al muro della casa.

Kei: C’è un pompimpololinpololastrik, c’è un pompipololipolola… Accademi solfami, solfami, bombombom! Coccodrillopotamovercingetirassegno!

Hikaru sorrise e si buttò fra le sue braccia. Si baciarono, poi…

Hikaru: Sai che non possiamo…

Kei: Io ti amerò sempre.

Hikaru: Sono la seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino.

Kei: Solo volando si può arrivare da te…

Hikaru: Già. Ma un giorno arriverai. Ti aspetto.

Si baciarono ancora.

Poi lei si trasformò in un lungo drago dorato e volò via.

 

Epilogo

Kei diventò scrittore. Con pseudonimo J.M. Barrie scrisse Peter Pan e altri testi. Ha fatto studi incredibili sul volo e ha inventato il concorde.

Diventò cantautore e scrisse canzoni come L’isola che non c’è, tradotte in italiano e cantate da Edoardo Bennato. Vennero anche ritrovate delle piccole scaglie di oro puro nel giardino di tal Takao Kinomiya. Si pensa a polvere di stelle.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=41312