AMORE PROIBITO

di ele_lele
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tra due mondi ***
Capitolo 2: *** I Due Amanti ***
Capitolo 3: *** Omnis Homo Mendax ***
Capitolo 4: *** Brama D'Amore ***
Capitolo 5: *** Black Clouds ***
Capitolo 6: *** Amore Non Dannarmi ***
Capitolo 7: *** Quel Che É Perduto É Perduto... ***
Capitolo 8: *** Touché ***
Capitolo 9: *** Il Gioco Del Destino ***
Capitolo 10: *** Il Sacro E Il Profano ***
Capitolo 11: *** Il Folle Volo ***
Capitolo 12: *** La Fine Del Mondo ***
Capitolo 13: *** Sangue e Piume ***
Capitolo 14: *** Mi Sono Innamorata ***
Capitolo 15: *** Odi Et Amo ***
Capitolo 16: *** WHERE IS THE LOVE? ***



Capitolo 1
*** Tra due mondi ***


cap 1 Avviso: i personaggi di questa fanfic appartengono a J.K. Rowling ed io li uso senza fini di lucro o simili.
Buona lettura!



CAPITOLO 1
TRA DUE MONDI



L’uscita A501 era piuttosto trafficata quel primo settembre.
Proseguendo sulla Pentonville Road fino a girare alla York Way, il traffico scorreva lento, e diventava via via più veloce all’incrocio tra St John Street e Upper Street.
Una macchina blu metallizzata, con tutti i finestrini abbassati e l’aria condizionata accesa, era in fila come tutte le altre avanti a lei.
Dentro tre persone.
-Jane cara, se non alzi il finestrino è inutile tenere il condizionatore acceso-
-E chi lo vuole acceso! Fa solo male alla salute, meglio un po’ d’aria vera, è sicuramente più naturale e fa meno male- ribattè una bella donna, con boccoli color marrone scuro all’uomo che guidava
-Ma Jane, tesoro, siamo fermi in mezzo al traffico, l’aria che respiriamo non è buona. E poi fa caldo!- si lamentò l’uomo
Sui sedili posteriori della macchina una bella ragazza dai capelli ricci color cioccolato dormiva inquieta dal caldo, e sdraiato su di lei, come una fedele coperta della salute, il suo gatto, Grattastinchi.
Una gocciolina di sudore le scivolò sul collo da cigno, giù, fino allo sterno, e proseguì oltre, fin sotto la leggera magliettina di cotone.
Nel sonno, girò di scatto il capo, nel vano tentativo di trovare sollievo nell’arsura estiva.
I vestiti leggeri, ormai sgualciti dallo stare seduta a lungo, apparivano tutti stropicciati e le davano un’aria da trasandata, con le guance accaldate e rosse e i capelli tutti scarmigliati.
L’uomo al volante si girò verso la figlia e la chiamò dolcemente, e quella aprì svogliatamente gli occhi, affatto d’accordo di tornare nel mondo reale e lasciare quello così confortante dei sogni.
Almeno quello, nella calura estiva, le dava un po’ di sollievo, mentre restare sveglia nel traffico, sotto il sole cocente di fine estate, a sentire i suoi genitori litigare per argomenti banali e futili non l’allettava proprio.
Richiuse gli occhi, e si sdraiò nuovamente sul sedile
-Hermione! Tesoro ti sto parlando!- ripetè l’uomo
La ragazza mugugnò qualcosa di incomprensibile persino alle sue orecchie e continuò imperterrita a tenere le pesanti palpebre abbassate.
-HERMIONE!-tuonò una voce femminile –non vorrai arrivare alla stazione con gli occhi ancora gonfi di sonno, spero…-
-Mamma, nel caso non te ne fossi accorta, siamo bloccati nel traffico da tre ore. Cosa ti fa pensare che arriveremo nel giro di dieci minuti?- le rispose piccata la ragazza
-Frank! Dille qualcosa! Senti qua che modi… decisamente non adatti ad una ragazza! E in ogni caso, mia bella signorina, ti consiglio vivamente di tirarti su, perché là davanti le macchine stanno finalmente iniziando a muoversi, e fra circa un quarto d’ora dovremmo essere alla stazione di King’s Cross-
La ragazza in questione si tirò su talmente di botto da sembrare avesse preso la scossa
-Le macchine si muovono?-ripeté incredula a mezza voce –si muovono! Guarda Grattastinchi -disse rivolta all’animale sdraiato sulle sue cosce, prendendolo per le zampe e tirandolo su per permettergli di vedere le macchine che finalmente si rimettevano in moto –si muovono! HOGWARTS ARRIVO!!!-ululò felice sotto lo sguardo stupito del padre che si chiedeva come sua figlia potesse essere così strana, e quello contrariato della madre per il suo comportamento riprovevole.
Si affacciò dal finestrino proprio mentre la macchina prendeva un po’di velocità, e i capelli, bagnati di sudore, le si appiccicarono in fronte.
Sorrise allegra all’autista di un double-decker, il caratteristico autobus a due piani londinese, che attendeva pazientemente che anche il traffico della sua corsia iniziasse a scorrere.
-Tira dentro la testa. Non vorrai mica prenderti un raffreddore proprio ora che inizia la scuola, no?- la rimproverò amorevolmente sua madre, e lei obbedì.
All’arrivo dovette ammettere che sua madre ci aveva quasi preso, avevano solo sforato di cinque minuti: erano arrivati in venti minuti esatti alla stazione.
Appena suo padre ebbe parcheggiato, le due donne uscirono dall’auto, una stanca, l’altra, la più giovane euforica e con un sorriso contagioso stampato in volto.
L’uomo si lisciò il completo, nel tentativo di apparire composto, ma tutti i suoi tentativi vennero vanificati dall’abbraccio della figlia, che finì definitivamente di stropicciare la già malconcia giacca.
-Papà, torno a scuola!-gli urlò praticamente nell’orecchio
-Tesoro, ci sento benissimo, sai? Anzi, ci sentivo bene, prima che mi forassi un timpano. Sai che non è normale questo tuo atteggiamento verso la scuola, vero? Nessun ragazzo di mia conoscenza, inglese o non, babbano o mago, ha mai dimostrato…- ma il suo discorso venne interrotto da un’occhiata eloquente di sua moglie, e così si limitò ad aggiungere solo –sono felice per te, Hermione- e caricò il baule di sua figlia su un carrello, e si preparò a infilare Grattastinchi nella sua gabbietta da viaggio, ben sapendo, che alla fine, sarebbe stato ricoperto di graffi.
La famigliola si avviò all’entrata della stazione e in un punto ben preciso tra i binai 9 e 10 si fermarono. Nascosto a tutti i babbani, ma ben noto ai maghi, c’era l’ingresso del binario 9 ¾, da dove quel primo settembre, come ogni anno, partiva l’espresso per Hogwarts.
I genitori sorrisero alla figlia abbracciandola a turno, e la lasciarono andare con mal celato orgoglio che traspariva dai loro occhi nell’avere una strega in famiglia.
Senza esitazione, e con una leggeri rincorsa, la ragazza si avviò a passo spedito contro il muro, con la certezza che non si sarebbe di certo schiantata e che la barriere l’avrebbe lasciata passare nel “mondo dei maghi” una volta riconosciuta come strega.
Fu così che, aperti gli occhi, coraggiosamente chiusi come d’abitudine ogni volta che si trovava ad attraversare la barriera del binario 9 ¾, si trovò abbagliata dalle tante meraviglie che si offrirono al suo sguardo… mantelli dai colori sgargianti, strani copricapi, abiti inusuali, civette in gabbia e rospi in mano ai rispettivi padroni, venditori ambulanti delle leccornie tipiche di un mondo a sé stante… cioccorane, gelatine tutti gusti+1, bolle bollenti, api frizzole, fildimenta interdentali, piperille nere, topoghiacci, scarafaggi a grappolo, piume di zucchero filato… e dei capelli nerissimi e occhi del colore degli smeraldi che le venivano incontro correndo e la travolgevano in un abbraccio fraterno.
-Harry!- si trovò ad esclamare rivolta al ragazzo e a ricambiare calorosamente la stretta.
Ben presto la raggiunsero anche un ragazzo alto e dinoccolato, con capelli rosso fuoco e tantissime simpatiche efelidi sul suo viso, accompagnato da una ragazza minuta con i suoi stessi tratti somatici, e che aveva, come lui, occhi azzurrissimi e allegri.
-Ron! Ginny!- sorridendo si gettò tra le braccia dei più giovani dei fratelli Weasley.
Finiti i saluti, salirono sul treno, e si avviarono in cerca di uno scompartimento libero tutto per loro.
-Ragazzi, io non posso stare con voi, ho promesso a Luna e a Neville che sarei stata nel loro scompartimento. Mi spiace – e con un bacio di sfuggita a Harry e un’occhiata colpevole a Ron e Hermione, se ne andò.
Il moro e la riccia ripresero la ricerca lungo il corridoio ma accortisi che il fratello di Ginny non aveva mosso un passo, tornarono indietro.
Sembrava pietrificato.
Harry lo guardò stupito e poi si rivolse all’amica –credi che sia vittima di una fattura? Magari un pietrificus…-
-No, altrimenti sarebbe caduto a terra. Sembra non volersi muovere. Hey, Ron, datti una mossa che io e Harry vogliamo andare a cercare uno scompartimento, altrimenti li troveremo tutti occupati- disse rivolta al rosso, che si girò di scatto e livido di rabbia puntò un dito verso il suo migliore amico e parlò lentamente –non farlo mai più, capito? M-a-i p-i-ù!- poi, notando i loro sguardi interrogativi e confusi si affrettò ad aggiungere –baciare mia sorella in pubblico, così, senza riguardo…-
-Veramente è LEI che ha baciato LUI, e poi come osi, TU, criticare Harry, dopo quello che hai fatto l’anno scorso con la BROWN? VOI avreste dovuto vergognarvi, non loro. E in ogni caso non sono affari miei come non sono TUOI- e sottolineò l’ultima parola con particolare veemenza.
La folla di ragazzi continuava ad aumentare e quindi il trio, decise di andare finalmente a cercare uno scompartimento tutto per loro.
Una volta trovato, i tre chiusero la porta e si scrutarono.
Anche se erano passati solo tre mesi erano cresciuti tanto, tutti e tre, e si preparavano ad affrontare il loro ultimo anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
-Ron, dobbiamo andare a cambiarci, lo sai che siamo prefetti e in quanto tali dobbiamo pattugliare il corridoio!-
-uff, eccomi, eccomi. Ma non potresti farlo solo tu visto che io e Harry dobbiamo finire la partita di scacchi? Ho capito, ho capito, arrivo- disse vedendo l’espressione contrariata dell’amica –intanto vai tu a cambiarti-
Uscita dallo scompartimento con la divisa da indossare sotto braccio, Hermione si diresse ai bagni, locati all’ultimo vagone del treno.
-Granger! Ma guarda, chi non muore si rivede…peccato, ci speravo in un miracolo- una voce sprezzante a lei ben nota la raggiunse e la fece bloccare
-Fottiti Malfoy!-
-Oh, che gentile! È un invito?- le chiese lui ironico
Con un movimento brusco, lei si girò dall’altra parte e continuò il suo percorso verso il bagno.
Un rumore di passi a lei familiare la fece sorridere nell’abbassare la maniglia del bagno delle donne.
Un tocco leggero sulla sua spalla destra la fece sentire in paradiso.



………continua……….


§ Spazio autrice: §
Spero la storia vi sia piaciuta!
^_^
ele-lele

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Capitolo 2
*** I Due Amanti ***


cap 2: i due amanti CAPITOLO 2
I DUE AMANTI




Quando parlò lo fece con voce dolce ma sicura –Allora, non sai più stare lontano da me, Serpe?-
-Non ci sono mai riuscito, e lo sai bene. E rimango dell’idea che il Cappello Parlante abbia sbagliato a non metterti fra noi serpi, Grifoncina da strapazzo- le sussurrò un ragazzo biondo da dietro, prendendola per la vita e stringendola a sé.
Dio, se le era mancata la sua Mezzosangue.
Un amore proibito, ecco cos era il loro.
Un amore proibito ma tanto forte e sincero da essere in grado di andare contro tutto e tutti.
Un amore scritto nelle stelle e deciso dal Destino.
La divisa, amorevolmente piegata il giorno precedente, cadde dalle braccia della ragazza e finì silenziosamente a terra.
Si voltò vedendo davanti a sé niente meno che Draco Lucius Malfoy, il principe indiscusso delle serpi.
-Grifoncina DA STRAPAZZO? Ah, bhè, se è così allora te ne puoi anche andare- rispose lei piccata indicando la porta al biondo cercatore Serpeverde, che in risposta l’abbracciò più forte
-E poi, perché il cappello avrebbe sbagliato?- chiese stupita
-Perché quel cappello ha deciso di renderci le cose maledettamente difficili, così…ma se tu fossi stata Serpeverde, non avremmo avuto problemi, e non ci saremmo dovuti vedere di nascosto… non mi va di doverti dividere con San Potter e Lenticchia… praticamente ci stanno più loro con te di quanto ci sto io!- si lamentò il ragazzo, aumentando, involontariamente la stretta.
-Draco, così mi soffochi!-
Lui la lasciò di botto, così che lei si trovò a barcollare. Una risata sprezzante le arrivò alle orecchie.
-Mezzosangue, sei proprio una frana! Non sei neanche capace si stare in piedi senza di me!- e detto ciò si avvicinò e la riprese dolcemente tra le braccia.
-Hermione mi sei mancata- sussurrò appena
Un sorriso sincero fece capolino dalle rosse labbra della Grifondoro, che, ripresasi, si staccò di botto lasciando lui sorpreso
-Anche tu mi sei mancato, ma vedi di uscire adesso. –e vedendo che lui non capiva, aggiunse -Mi devo cambiare.-
-Oh, non preoccuparti, non c’è nulla che non abbia visto da vicino e meglio- disse lui, alludendo ai numerosi incontri amorevoli che avevano avuto l’anno precedente
-Draco!-soffiò lei indignata, ma vedendo che il ragazzo non aveva intenzione alcune di smuoversi dalla sua posizione privilegiata si rassegnò, e raccolta la divisa da terra, si sfilò la leggera magliettina a fiori che indossava scoprendo un delicato reggiseno blu di pizzo
-Non male-commentò Draco –è nuovo?- chiese alludendo al pezzo d’intimo da lei indossato –non mi pare di avertelo mai visto l’anno scorso…- continuò pensieroso
-No, effettivamente è nuovo- gli rispose lei a mezza bocca, infilando più velocemente possibile, e alquanto maldestramente la camicetta della divisa
-No, no, no, così non va, mia cara prefettina- incominciò lui sbottonandole la camicia, allacciata male per poi riabbottonarla correttamente
-Grazie-
-Ma ti pare. Ovviamente mica lo faccio senza interessi- le disse lanciandole un’occhiatina allusiva
-Porco!-
-No tesoro, semmai serpe- la corresse lui
Con movimenti rapidi ma decisi, si sfilò anche i pantaloncini corti e rimase con un paio di mutandine blu, coordinate al reggiseno
-Ah, un completo. Carino- commentò il ragazzo –anche se preferirei vederti senza – disse accennando all’intimo della ragazza, che arrossì violentemente
Con gesti accurati, infilò la gonna della divisa e si appuntò sul petto la spilletta da prefetto, si avvicinò allo specchio e sbuffando provò a sistemarsi i capelli ribelli
-A me piaci così- le sussurrò lui all’orecchio prima di lambirlo tra le sue regali labbra e dar vita e una dolce tortura per la Grifoncina, che si lasciò imprudentemente sfuggire un sospiro.
Lui si fermò e la guardò un attimo prima di rivolgerle un sorriso sghembo e dirle provocatorio
-Scusa, puoi ripetere?-
Con gli occhi accesi da pura lussuria, e da amore che aveva dovuto nascondere fin troppo ai suoi parenti e conoscenti, ammirava il corpo perfetto della ragazza che aderiva perfettamente al suo.
-Hermione hai fatto?- una voce li richiamò alla realtà
-Oh, no, Lenticchia no!-borbottò la serpe tra le labbra di lei.
-Mm,quasi, Ron, quasi. Intanto vai avanti tu, io ti raggiungo-
-Herm, tutto bene lì dentro?-
-Si!-rispose lei in fretta, forse un po’ troppo in fretta, ma Ron non parve accorgersene
-Ok, allora io vado. A dopo-
Dei passi che si allontanavano. Un sorriso che affiorava su le labbra di due amanti. Baci focosi e bassi sospiri riempivano il piccolo bagno delle donne del treno.
-Allora, dove eravamo rimasti?- chiese il biondissimo serpeverde
-Mm, più o meno qui, mi sembra- ribattè Hermione con una leggera malizia che le faceva brillare gli occhi, mentre catturava le labbra di Draco tra le sue
Dopo innumerevoli baci, e altrettanti sospiri, i due si staccarono.
Lui sorridente, lei con le guance in fiamme e le labbra gonfie di baci
Baci proibiti.
-Devo andare, non è il caso che Ron torni a cercarmi- disse avvicinandosi alla maniglia della porta
Lui la prese per un polso e l’attirò a se
-Draco, di, ci vediamo stasera nella Stanza delle Necessità però ora devo VERAMENTE andare perché…-
Ma non terminò la frase perché un sussurro l’aveva stupita e l’aveva fatta arrossire, se possibile, ancora di più…
-Hermione ti amo-
-Anche io, Draco!-
E uscì dal bagno delle ragazze, lasciandolo solo a riflettere su quanto fossero fortunati che nessuno avesse scoperto il loro segreto.
O per lo meno non ancora…






“Tu vieni dal profondo cielo o sorgi
dall'abisso, o Beltà? Versa il tuo sguardo
infernale e divino, mescolati,
il beneficio e il crimine, e per questo
al vino ti potrei rassomigliare.
Hai nell'occhio l'aurora ed il tramonto;
come una sera tempestosa spandi
profumi; ed i tuoi baci sono un filtro,
e la tua bocca un'anfora, che fanno
coraggioso il fanciullo, l'eroe vile.
Sorgi dal nero abisso oppure scendi
dalle stelle?”

Baudelaire “i fiori del male”


§ spazio autrice §
GRAZIEEEEEE!!!!! Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito il mio primo capitolo (e le altre storie), a tutti coloro che mi hanno messo tra i " preferiti" sia come autori sia come storie e a tutti quelli che seguono questa mia ff!
Grazie mille!
Baci
Ele_lele

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Capitolo 3
*** Omnis Homo Mendax ***


cap 3 CAPITOLO 3
OMNIS HOMO MENDAX






Gli alunni del primo anno non erano mai stati così indisciplinati…
Urlavano, si lanciavano i dolci comprati dal carrello, si facevano gli sgambetti nel corridoio, provavano incantesimi pur non essendo ancora pienamente padroni dei loro poteri e rischiando di provocare disastri notevoli…e di conseguenza facendo ammattire i poveri prefetti… che erano in otto, ma per tener testa a quella massa rivoltosa e irrispettosa non sarebbe bastato neppure un esercito al comando del più valoroso dei generali…
Persino il valoroso Godric Grifondoro sarebbe scappato a gambe levate davanti a tutte quelle piccole pesti.
Ma loro no.
Loro erano i Prefetti con la P maiuscola, i prefetti per eccellenza.
Ronald Weasley e Hermione Granger per Grifondoro.
Ernie Macmillan e Hannah Abbott per Tassorosso.
Padma Patil e Anthony Goldstein per Corvonero.
Draco Malfoy e Pansy Parkinson per Serpeverde.
Gli “intoccabili”. In teoria. Perché in pratica, la realtà, era ben diversa…

-Herm, ancora uno e glieli faccio raccogliere con la lingua!-
-Porta pazienza, Ronald, porta pazienza…-
-PAZIENZA??? Ma sei impazzita? Questi, mi ci gioco la spilla da prefetto, finiranno tutti a Serpeverde!-
-Io non ci conterei Lenticchia! Cos’è, credi forse che tutti i Grifondoro siano dei santarellini?- biascicò una voce nota ai due Grifoni
-Vattene Malfoy! Non hai nessuna ragazza del primo anno da “intrattenere”?- sputò fuori Ron
-Mmm, non ho notato nessuna degna di nota…forse ci hai fatto caso tu però, visto che magari con le primine avrai qualche possibilità- aggiunse perfido –ah, no, dimenticavo che hai la TUA Mezzosangue Zannuta…- e detto ciò le lanciò un’occhiata di puro fuoco
-Fottiti Malfoy!- gli rispose lei di rimando
-Ancora? Ti si è incantato il disco, Granger? O il tuo è un desiderio così profondo che non puoi fare a meno di mettermi al corrente?-
-Ti credi tanto “uomo”, vero? Sicuro che questo tuo comportamento non sia un modo per dissimulare una natura gay?-
-Vuoi provare?- le rispose lui malizioso
-Mai!-gli urlò lei, e quando si accorse che la testa di Macmillan, che ancora non si era accorto della discussione tra in tre prefetti si girò verso di lei, diventò color succo-di-zucca-maturo.
-Mai dire mai, Granger- e il biondino se ne andò, sparendo in uno dei tanti vagoni.
-Herm, tutto ok? Ho sentito che hai urlato-le chiese un Ernie alquanto preoccupato –Colpa di quell’idiota di Malfoy?-
-Già- rispose Ronald al suo posto, e lei si limitò ad annuire distrattamente.
Dopodiché i tre tornarono a raccogliere le Pallottole Puzzole, sparse in tutto il corridoio dei primi tre vagoni dell’Espresso per Hogwarts.
-Oh, no! Ancora una! Non ci posso credere! Ma quante ne hanno comprate questi matti? Se fosse per me leverei 50 punti a testa, tanto si sa che questi novellini che comprano queste scemenze finiranno tutti a…-ricominciò a lamentarsi Ron
-Si, si, lo sappiamo Ronald, “finiranno tutti a Serpeverde”-concluse lei al suo posto, imitandone il tono
In quel mentre fece la sua comparsa la dolce Hannah, che chiese ingenuamente, sganciando così la bomba -che fate di bello?-
-BELLO? BELLO? Ma ti ha dato di volta il cervello, scimunita che non sei altro? Ti pare che stia facendo qualcosa di bello?- l’aggredì un Ron alquanto scioccato dalla sua banale domanda
-Raccogliamo le Pallottole Puzzole che i primini hanno lanciato in corridoio- rispose Hermione vedendo gli occhi della Tassorosso riempirsi di lacrime per la risposta sgarbata ricevuta
-Pallottole puzzole? E sarebbero?-
-Quelle che se non stai attenta fai scoppiare!- le disse Ron, togliendone una che era rotolata fuori da uno scompartimento che si era aperto, e che si stava dirigendo contro la sua gamba
-Sono usate per distrarre prefetti e professori, come vedi, e come le caccabombe emettono un cattivo odore- recitò Hermione venendole ancora una volta in aiuto
-Ah, capito. Sembra interessante!-
-INTERESSAN…-
-Ronald, ora BASTA! Smettila di urlarle contro!- lo rimbrottò la Grifondoro
-Ma lei…guardala…dice che è divertente…non sa…non capisce…le pallottole puzzole…noi…i primini...-sussurrò sconclusionatamente
-RONALD BILIUS WEASLEY, HO DETTO BASTA!- lo rimproverò lei assumendo un cipiglio molto simile alla signora Weasley
-Si ‘Mione…- assentì lui allontanandosi per prendere l’ennesimo oggetto magico che rotolava in corridoio -…Serpeverde- continuò a borbottare sottovoce, convinto in cuor suo, che nessuno studente Grifondoro avrebbe mai commesso un tale scherzo di pessimo gusto, dimenticandosi dei geni che condivideva con i suoi “vispi” fratelli, i gemelli Fred e George, che nella loro carriera scolastica avevano combinato ben peggio che lanciare nel corridoio del treno per Hogwarts Pallottole Puzzole, pur essendo Grifondoro.
-Scusatemi, vado a controllare che negli altri vagoni sia tutto a posto- se ne uscì la Grifoncina di colpo
E andò nel vagone successivo ignorando deliberatamente le occhiatacce del rosso.


Si fermò solo dopo aver contato cinque porte, corrispondenti a cinque scompartimenti.
E l’aprì di botto.
Non l’avesse mai fatto…
Divenne rossa peggio di Ron, le sue guance divennero scarlatte e un calore improvviso si diffuse in tutto il suo corpo…
-Scusate- borbottò vedendo Neville e Luna baciarsi appassionatamente e non pensando neppure lontanamente che in quello scompartimento, IN TEORIA avrebbe dovuto trovarsi anche Ginny, la sorella di Ron.
-Io fossi in te chiuderei la porta e farei finta di niente, visto che loro non sembrano essersi accorti della tua intrusione- le consigliò una voce da dietro le spalle.
E lei, sapendo bene a chi appartenesse, seguì il suo consiglio.










Vivamus mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
Omnes unius aestimemus assis!
soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mihi basia mille, deinde centum,
deinde mille altera, deinde secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
Deinde, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.






Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l'invidioso
per un numero di baci così alto.
(Catullo)






………continua……….









§ Spazio autrice: §





E a quanto pare siamo arrivati anche al terzo capitolo.
Il titolo è un detto latino, “omnis homo mendax” ovvero, per chi non lo sapesse, “tutti gli uomini sono bugiardi”.
È un riferimento ai segreti che ci sono tra gli amici; segreti celati volutamente e segreti che non si vuole scoprire.

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Capitolo 4
*** Brama D'Amore ***


cap 4 CAPITOLO 4
BRAMA D’AMORE






-Sai Granger, si dice che delle Pallottole Puzzole siano finite anche nel bagno dei prefetti- continuò la voce dietro di lei –Credo sia tuo dovere andare a controllare- le suggerì
Voltatasi, non si sorprese nel vedere nientemeno che Draco Malfoy.
-Potresti andare tu, e fare un incantesimo di appello…con un semplice “accio” verranno da te senza nemmeno che tua sia obbligato a piegare la tua nobile schiena per raccoglierle, e poi potresti fare un incantesimo di evanesco, per farle sparire…più semplice di così…-
-Si, Granger, potrei. Ma non lo farò. Al contrario lo farai tu-
-E perché, di grazia, Vossignoria non può farlo?-
-Hai detto bene: “vossignoria”. E un signore come me non si scomoda per queste quisquiglie.-
-Bene. Allora vado.- gli rispose lei mettendosi in cammino a passo di marcia.
E con il petto in fuori, simulando la camminata di un generale, si diresse verso la fine del treno, appena prima dei bagni pubblici.





Un passo sicuro la fece sospirare.
Un sospiro di piacere.
Di quelli che si sentono poche volte, di quelli da innamorati.
Da chi è pronto a fare tutto per te, anche farsi da parte per il tuo bene.
Un sospiro di chi sa di essere amato.
Ed Hermione Granger era decisamente amata.
Molto.
E per giunta da uno dei ragazzi più affascinanti di tutta Hogwarts: Draco Lucius Malfoy.


-Ma non avevi detto che non saresti venuto a pulire il bagno dei prefetti? Eppure mi sembra che nonostante tutto, tu sia qui…-
-Nonostante tutto sono qui, ma non per pulire il bagno. Chissenefrega, per quello ci sono gli elfi, lascia fare a loro- disse il biondino, non curandosi dell’occhiataccia che si era appena beccato dalla sua bella innamorata –Io sono qui per TE- e in un sussurro dolcissimo aggiunse –per NOI-
-Gentile Serpe, ma io devo pulire i bagni. Quindi, se non hai intenzione di darmi una mano, lasciami lavorare-
-Grifondoro fino all’ultimo, eh?- la schernì lui –non sia mai che gli elfi lavorino troppo…-
-Draco, ognuno qui ha le sue idee. E mi è sembrato di capire che tu non voglia cambiarle-
-Ma perché proprio io, mi chiedo? Insomma, potresti cambiare tu, no?- le disse mentre lei apriva la porta del bagno.
-Potrei. Ma come hai detto prima tu, non lo farò-
-Guarda che era riferito a me, e poi io dicevo del bagno. C’è una bella differenza. E poi sono un Serpeverde, e io ho SEMPRE ragione…-
-E per fortuna che dicono che siamo NOI Grifondoro quelli orgogliosi…- sbuffò Hermione chiudendo la porta dietro di sé per non far rotolare fuori le Pallottole Puzzole.
E lui ebbe la premura di inchiavarla.
Giusto per stare ancora un po’ con la sua Grifondoro, prima di dover tornare a indossare la solita maschera di odio e disprezzo.
E indifferenza. Soprattutto nei SUOI confronti.
E non voleva. O meglio, sapeva che era necessario, ma non ce la faceva più. Sentiva un peso sul cuore ogni volta che lei non era accanto a lui, ogni volta che non vedeva le sua guance tingersi di rosso dopo un bacio, o i suoi occhi accendersi e ardere come fuoco dopo una provocazione, o il suo profumo non l’inebriava e la sua essenza non lo drogava fino a fargli dimenticare perché ci fosse così tanta rivalità fra le loro due case.
Era drogato di lei.
Carezze lascive coprirono la delicata pelle di lei, facendosi strada dalle caviglie magre, fin su ai polpacci tonici, proseguendo per la pelle del ginocchio, e sorpassandolo, fino ad arrivare a quella delicata dell’interno coscia





“Tale una brama d'amore, sotto il cuore avviluppatasi,
versò sugli occhi una densa nebbia,
e dal petto rapì i molli sensi.”
-Archiloco-




-Draco…-
-Mmm..?- le sussurrò lui all’orecchio, staccandosi da lei, e prendendola per la vita per poi poggiarla seduta sul lavandino
-Potrebbe arrivare qualcuno- suggerì lei
-Porta chiusa-
-O magari “sentirci” qualcuno.- propose di nuovo
E per tutta risposta lui si girò e insonorizzò la stanza.
-Potrebbero aver bisogno di noi di là, gli altri- ipotizzò infine.
-Se la caveranno e sarà meglio per loro che lo facciano al meglio. E poi sopravvivranno anche senza di noi.-concluse secco, per poi riprendere da dove aveva interrotto.
Le sue mani calde tornarono sulla candida pelle delle cosce di lei, proseguendo più su, sempre più su…
E un gemito traditore le sfuggì dalle labbra.
Lui sorrise. La amava. La amava come non aveva mai fatto con nessun altra. Mai aveva provato un sentimento così profondo, che non capiva come fosse possibile per uno come lui darsi e non prendere…era quasi “naturale” con lei…
-Ah…Draco…Dra…-si interrupe, gli occhi chiusi, le palpebre abbassate dal piacere.
Quei sospiri erano oro per lui. Il tesoro più prezioso.
Ma non ci pensò due volte a chiudere la bocca della ragazza con la propria, in un bacio che di casto non aveva proprio nulla.
E con le bocche attaccate, le lingue impegnate in una lotta furiosa, le mani di lei saldamente arpigliate alla schiena del suo “principe”, mentre lui con una la teneva prepotentemente in vita , come se lei avesse potuto scappare da un momento all’altro (anche potendo, non avrebbe voluto, ma forse questo lui non lo sapeva…) e con l’altra, infilata sotto la sua gonna, l’obbligava a tenere gli occhi chiusi dal piacere.
Si staccavano l’uno dall’alta giusto il necessario per respirare, per poi ricominciare a baciarsi ora passionalmente, ora famelicamente, ora dolcemente…
E mentre l’atmosfera nel bagno si faceva sempre più calda, in uno scompartimento del treno era decisamente bollente.




La situazione rischiava di sfuggire di controllo.
Gemiti decisamente non sommessi riempivano il vagone vuoto eccetto per due persone, con il volto accaldato, i capelli scompigliati e le labbra gonfie di baci.
Attaccati come ventose Ginevra Weasley e Harry Potter stavano dando sfogo ai loro istinti reconditi, e decisamente animaleschi.
Se il fratello di lei, nonché migliore amico del “Bambino-Sopravvissuto” li avesse visti, nessuno sarebbe stato in grado di prevedere cosa sarebbe potuto accadere; forse avrebbe potuto avere un infarto, o accettare la cosa con un’alzata di spalle, o fare una sfuriata ad entrambi.
E nel peggiore dei casi nessuno avrebbe potuto dire quanto “Il-Bambino-Sopravvissuto” avrebbe continuato ad essere tale.


La camiciola di lei era completamente slacciata e le lasciava una spalla scoperta, dando mostra di un reggiseno rosso fuoco, con tanto di pizzi e merletti.
Harry, dal canto suo, era a torso nudo, e la sua di camicia era finita a terra, sotto un sedile, incurante della polvere del treno.
La gonnella della Weasley era tirate ben sopra il limite consentito dal buon senso e se qualcuno avesse avuto l’idea camminare in corridoio e passare davanti al loro vagone avrebbe sicuramente goduto delle sue grazie all’aria.
E con impazienza tipica solo di una giovane amante, anche la cintura di lui era stata slacciata e giaceva come su un sedile vuoto, come un serpente morto.
Le loro guance arrossate la dicevano lunga.
O forse non dicevano abbastanza. Ma chissà se non era meglio così.
E i capelli arruffati facevano ben intendere in quali attività si stessero svagando i due Grifoni, accesi da una passione irrefrenabile.
Tanto da non riuscire ad essere contenuta su un vagone del treno espresso, con meta la scuola.
Tanto da non curarsi del putiferio che avrebbe potuto scatenarsi qualora qualcuno li avesse visti, in particolar modo se questo qualcuno fosse stato un arrabbiatissimo prefetto di nome Ron.
O da far passare in secondo piano l’ipotesi che qualcuno potesse vederli o sentirli.
Ma la passione, si sa, spesso gioca brutti scherzi.
E ci fa credere più al sicuro di quanto in realtà non siamo.
E mentre i due giovani amanti consumavano ignari il loro amore, due occhi li guardavano.
E un ghigno si andò a formare sulle labbra dell’insolito spettatore.
Un ghigno che non prometteva niente di buono








“DOS AMANTES DICHOSOS
Dos amantes dichosos hacen un solo pan,
una sola gota de luna en la hierba,
dejan andando dos sombras que se reúnen,
dejan un solo sol vacío en una cama.

De todas las verdades escogieron el día:
no se ataron con hilos sino con un aroma,
y no despedazaron la paz ni las palabras.
La dicha es una torre transparente.

El aire, el vino van con los dos amantes,
la noche les regala sus pétalos dichosos,
tienen derecho a todos los claveles.

Dos amantes dichosos no tienen fin ni muerte,
nacen y mueren muchas veces mientras viven,
tienen la eternidad de la naturaleza.”



“DUE AMANTI FELICI
Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell'erba,
lascian camminando due ombre che s'uniscono,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.

Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s'uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
E' la felicità una torre trasparente.

L'aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.

Due amanti felici non hanno fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l'eternità della natura.”
-Pablo Neruda-












………continua……….









§ Spazio autrice: §

Eccomi, nuovamente ad aggiornare "Amore Proibito" su efp...
Capitolo corto, attesa lunga, lo so, lo so,sono sempre la solita Ele_lele (e MmeBovary lo sa bene!!!)
Un grande GRAZIE a tutti coloro che hanno messo la mia storia tra i "preferiti" o le "seguite", e mi hanno recensito.
Baci
Ele_lele

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Capitolo 5
*** Black Clouds ***


cap 5 CAPITOLO 5
BLACK CLOUDS






Pansy Parkinson guardava lo spettacolo che si compiva di fronte ai suoi occhi sogghignando.
Avrebbe avuto la sua vendetta.
Oh, si, eccome se l’avrebbe avuta…




“Infelice, nel desiderio io giaccio,
senza vita, per volere degli dèi da dolori tremendi
trafitto nelle ossa.”
-Archiloco-




Nel bagno dei prefetti, con dentro solo una ragazza da circa un quanto d’ora la situazione sembrava essere sotto controllo.
Le Pallottole puzzole erano state eliminate. E con le ultime tre, anche il faticoso lavoro che era toccato a lei fare.
La porta si aprì di scatto e una figura imponente ritornò dove era stata fino a poco prima, prima di essere stata chiamata da un Ernie agitato perché non sapeva come spiegare a un’Hannah ingenuotta cosa fosse un orgasmo.





***
-Malfoy ho bisogno di te-
-Macmillan, che diavolo vuoi? Sto in bagno- ringhiò lui da dietro la porta, rimanendo sempre abbracciato alla sua amata.
-Un orgasmo-
-Sono etero, razza di idiota.-
-Ma non per me, per Hannah-
-Bè, dille che ora sono occupato-
-Ma noi siamo sei casini. Abbiamo bisogno di te- piagnucolò Ernie –non riusciamo a farle capire senza scendere nei particolari cos’è un orgasmo-
-Chiarisci il concetto di “noi”-
-Noi?- ripetè il Tassorosso confuso
-Hai detto “non riusciamo”, quindi si presume che tu non sia stato l’unico ad aver provato- disse mentre si staccava dalla ragazza ancora seduta languidamente sul lavabo e aggiustandosi la camicia.
-Bhè, io e Ron…-
-Weasley?- chiese la Serpe
-Si, lui-
-Oh, bhè, allora mi è tutto un po’ più chiaro. Ovvio, come fa a spiegarglielo, lui che non l’ha mai provato? Vi è andata bene, per oggi mi sento generoso, verrò a darvi man forte. E chissà che non le dia anche un esempio pratico- aggiunse guardando provocatorio la riccia seduta davanti a lui, che aveva messo, avendo sentito le parole del biondo, un adorabile broncio
E detto ciò era sparito, lasciando a lei il lavoro sporco.
***



Quando rientrò, tornò a stringerla ancora più di prima e lei si abbandonò completamente al suo abbraccio.
Baci leggeri si depositarono sul suo collo di cigno, provocandole brividi in tutto il corpo.
La sua schiena aderì perfettamente a quella del ragazzo e si inarcò sotto il tocco delle sue mani calde.
Calde e delicate, ma allo stesso tempo gelide e possessive.
Mani che esploravano il suo corpo ogni volta come se fosse la prima, come se lui avesse voluto con quel gesto, imparare a memoria i suoi tratti fisici.
Le sue mani, grandi, finirono immancabilmente sulle gambe minute di lei, che, avendo infilato le sue piccole mani sotto la maglia del ragazzo finì per sfilarla e gettarla a terra.
Tutto questo senza smettere di guardarsi negli occhi.
Draco, rimasta lei in intimo, rimase un attimo a guardarla, ammirato da tanta bellezza, per poi riprendere a baciarla.
Ormai presi dal desiderio, una scia di baci infuocati vennero depositati sul suo seno.
Diventato un indumento fastidioso, anche il reggiseno, sganciato con facilità finì a terra, accanto alla maglietta del prefetto Serpeverde.
Per niente imbarazzata Hermione, fece la stessa cosa con la cintura del biondo. Una voglia incontenibile di farla sua, si impadronì di Draco, come un dolore insopportabile.
Impaziente la prese tra le sue braccia, impazzendo per la sensazione che il seno contro il suo petto gli dava.
Finché un “toc-toc” li interruppe, e fece alzare gli occhi al cielo al biondo
-Che c’è???? Che diamine volete stavolta?- scattò scocciato
-Signor Malfoy, c’è un problema con i Serpeverde. Dovrebbe occuparsene lei- lo informò la voce di una ragazzina
-Non può farlo Pansy?- rimbrottò di rimando lui
-La signorina Parkinson non è reperibile. Dovrebbe venire lei e occuparsene al più presto prima che la situazione degeneri- ribatté la vocina da dietro la porta chiusa del bagno
-E va bene, arrivo- e poi rivolto alla sua Grifoncina aggiunse –questa qua è sicuramente una Corvonero- e sghignazzando se ne uscì per la seconda volta.



Dopo neanche cinque minuti la porta si aprì per la terza volta, e Hermione, sicura di sapere chi fosse, non alzò lo sguardo, ancora seduta sul lavabo e con la camicia sbottonata.
Con lo sguardo ancora fisso a terra, sentì la porta chiudersi a chiave e immersa ancora nei suoi pensieri diede fiato al suo pensiero
-Già fatto Draco?-
Ma la voce che le rispose non apparteneva di sicuro al “suo” Draco, come non era suo il ghigno nato sul suo viso.
-Draco? Mezzosangue, ti sembro forse Malfoy?-
E alzati gli occhi da terra, con un disperato tentativo scese con un balzo dal lavandino e tentò inutilmente di chiudere i lembi aperti della camicia prima che due mani grandi e forti le bloccassero i polsi e la facessero indietreggiare inchiodandola alla parete con un ghigno sempre più grande dipinto sul volto.






"Non v'è cosa che l'uomo non possa aspettarsi, o negare giurando,
o che desti stupore, da che Zeus, il padre degli dèi nell'Olimpo,
fece notte nel mezzo del giorno, occultando la luce
al sole splendente. E una triste paura sugli uomini venne.
Tutto da allora è degno di fede, tutto dall'uomo può essere atteso:
nessuno di voi si stupisca”
-Archiloco-







Theodore Nott incombeva su di lei come una cattedrale gotica su una piazza troppo piccola.
Come Notre-Dame.
Solo che la cattedrale gotica in questione si affacciava sull’immensa Place de Notre-Dame, godendo di tutto lo spazio possibile e immaginabile, mentre Theodore stava invadendo il suo di spazio.
Lasciandola senza fiato.
E avvicinandosi sempre di più…ancora…e ancora…e ancora…finchè i loro nasi erano a meno di un centimetro di distanza.
E con un movimento repentino spostò leggermente il capo e le sussurrò all’orecchio –Allora, Mezzosangue, credevi che fosse il tuo Dracuccio? Spero che non sia delusa nel vedermi…sai, potremmo divertirci.-disse malizioso iniziando a baciarle sensualmente il lobo destro.
Sentendo la sua bocca sulla sua pelle Hermione ebbe un fremito di terrore e si paralizzò.
Draco…ma dove diavolo era quando le serviva? Quando doveva dimostrare che le sue battutine non erano solo tali e che per lei avrebbe DAVVERO smosso mari e monti, ucciso tutti coloro che l’avevano fatta soffrire, avrebbe anche preso la luna se fosse stato necessario…
Ma lei non aveva bisogno della luna.
No.
Lei aveva bisogno di qualcuno che l’allontanasse da Theodore Nott, che con molta non chalance si comportava come se lei fosse la sua puttanella di turno.
-Andiamo, Hermione, non essere così frigida! Dai che ci divertiamo un po’…insomma Draco mica può avere l’esclusiva, no?-
Lei non rispose, calcolando mentalmente quanto fosse distante la sua bacchetta, lasciata impudentemente negli abiti riposti nel vagone dove Harry e Ginny stavano beatamente consumando la loro irrefrenabile passione.
Tre vagoni.
Troppi anche di corsa.
Lui aveva una bacchetta, era alto, grosso e veloce.
E aveva una stretta di ferro che le teneva i polsi così forte da farle male.
-Allora bambolina, non parli? Non preoccuparti, per questo gioco non c’è bisogno delle parole…- le disse lui –anche se la lingua è molto usata!- concluse con una risata roca.
Intrappolati entrambi i polsi della ragazza in una sua mano, si avvicinò alla sua bocca e si fece prepotentemente strada nel suo antro caldo con la lingua.
E si beccò un bel morso dalla Grifoncina.
-Stronzo!- sibilò –mollami subito!-
-Sennò che fai, chiami Dracuccio tuo? E che pensi potrà fare? Non può nemmeno rendere pubblica la vostra patetica storia d’amore altrimenti viene fatto fuori, non so se prima da suo padre o dai suoi…”amici”- disse calcando bene l’ultima parola –e che vorresti fare, eh? Dai che se collabori la cosa si fa divertente…-ritentò.
E detto ciò riprovò con un altro bacio, ma la risposta della riccia fu la stessa di prima.
Quasi non sentì lo schiaffo che si abbatteva sulla sua guancia delicata.
-Puttana! Te la fai con Draco ma con me no, eh? Ma lo vedrai, Theodore Nott non è certo uno che si arrende così...-sibilò minacciosamente lui.
La presa attorno ai suoi polsi si fece più salda, e gli occhi le si appannarono di lacrime.
L’altra mano vagava sul suo corpo senza riguardo alcuno, fermandosi ora sui suoi fianchi, ora sui suoi seni ora sulle sue labbra, che fino a poco prima avevano baciato con passione un ragazzo amato e ora erano violate da uno che non provava neppure un briciolo di rispetto per lei, figuriamoci d’amore…
-E adesso- sussurrò mentre con il suo corpo la schiacciava al muro prepotentemente e con una mano le stingeva il seno –vedi di baciarmi per bene, stronza! O preferisci che la vostra storia d’amore venga allo scoperto …- e vedendo gli occhi dorati di lei allargarsi per il terrore delle conseguenze continuò perfido –o magari, che Draco sappia di quello che è successo oggi…magari modificherò un po’ la versione, sai, te in versione ninfomane rende più credibile la mia teoria…io entro, tu mi vedi, non sai resistermi e mi ti spalmi contro, cominci a strusciarti in modo osceno contro di me e facciamo sesso sfrenato…proprio qui dove poco fa eri con il tuo Dracuccio…allora, schifosa Grifondoro, che preferisci?- e con un gesto brusco si impadronì delle sue labbra che si schiusero, restando però impassibili.


Con gli occhi volutamente chiusi e pregando che quella tortura finisse presto, Hermione Granger aveva ceduto.






La Cattedrale di Notre-Dame ha tre portali, ricoperti di statue di varie grandezze.
Quello centrale è dedicato alla Vergine Maria e sormontato da un rosone, in stile tipicamente gotico.
Lo stile della paura. Dei giochi d’ombra.
E si sa, nell’ombra si nasconde di tutto.
Anche Theodore Nott aveva fatto la sua comparsa dall’ombra, venendo alla luce giusto il tempi necessario di incutere terrore del buio che sapeva portare con se a chiunque gli stesse vicino.
E sfortunatamente per lei, aveva scelto come sua prossima vittima Hermione Granger, prefetto Grifondoro e ragazza in incognito di Draco Malfoy, prefetto Serpeverde, figlio del temuto mangiamorte Lucius Malfoy.
E non aveva intenzione di lasciarla andare.







“Lord Henry: All I want now is to look at life. You may come and look at it with me, if you care.
Lord Henry: Tutto quello che voglio ora è pensare alla vita. Puoi venire con me, se vuoi.”
-Oscar Wilde, “il ritratto di Dorian Gray”-






Quando si staccò da lei, aveva il fiato grosso e ansimava appena, ma era riuscito a trattenersi.
Fare sesso con lei sull’espresso per Hogwarts si era reso conto che non era di certo una buona idea.
Troppi problemi di cui preoccuparsi.
Per ora si era limitato a palparla per benino e a baciarla rudemente, rivolgendole parole dolci come fosse uno scaricatore di porto.
Di certo non ci sapeva fare con le donne.
Certo aveva un bel viso, un sacco di soldi e un’aria snob che caratterizzava tutti i Serpeverde, e a questo andava aggiunto un fondoschiena niente male, anche Hermione doveva ammetterlo, ma di certo non aveva dei modi dolci.
Niente modi da cavaliere.
Niente modi come Draco.
Draco.
Al pensiero di lui gli occhi della grifoncina si riempirono di lacrime.
Come aveva potuto fargli questo? L’aveva tradito…lui si fidava di lei e lei l’aveva tradito…con Nott, un suo amico, per giunta…
Si sentiva malissimo.
E mentre Theodore si staccava da lei e si rimetteva a posto la camicia stropicciata, calde lacrime rigarono le guance rosee della ragazza.
Draco.
E lui uscì dal bagno con un ghigno soddisfatto stampato sul volto, lasciandola a piangere amare stille salate.
Draco.
E mentre si rivestiva, cercava di calmarsi per dissimulare meglio all’arrivo del suo ragazzo l’accaduto.
Draco.
E come un angelo lui aprì la porta, bello come non mai, con il sorriso nel sapere di essere di nuovo lì per lei e nel trovarla nel bagno che l’aspettava.
Draco.




Ma non ci mise molto a capire che qualcosa non andava: lei piangeva e aveva le guance rigate dalle lacrime.
E nel vederlo lì sulla soglia, confuso dal suo piangere lei gli volò letteralmente tra le braccia, affondando la testa nel suo petto grande mentre lui l’abbracciava senza capire il motivo di tale comportamento.
-Non mi lasciare più sola! Mai più! Io ho bisogno di te, non ci so stare senza di te. Da sola non valgo niente…- furono le uniche cose che riuscì a capire tra un singhiozzo e l’altro.
-Hermione cosa è successo?- le chiese lui accarezzandole con fare protettivo la testa e dandole dolcemente un bacio sui capelli
-Io non ti merito-
-Ma che sciocchezze vai dicendo? Sono IO che non merito TE! Io ti amo! Anche se preferirei che non stessi tutto il tempo con San Potty e Lenticchia…- aggiunse sospirando
-Anche io ti amo! Te lo giuro…io…si…è che anche se il destino….amore proibito…famiglie….mezzosangue e purosangue…però ti amo- tentò di dire
-Ok, adesso calmati. Vedrai che si sistemerà tutto. Io per te sono pronto a fare tutto, anche ad annunciare pubblicamente il nostro amore-
-NO!- urlò lei e poi resasi conto della sua reazione esagerata aggiunse –no! Non ora…-
-Come vuoi- le rispose dolcemente lui tornando ad abbracciarla a sé.







“Black clouds are running in the sky like big black birds...
messengers of bad news... slowly, they cover the sky.
My ship ploughs the waves of the time to search you... my polar star.
I seek refuge near you...
Clouds tear their pain drop by drop into my heart...
Sadness, slowly, fill my soul... my ship without guide is all at sea...
My ancient research of you is starting again through the sea of the time.”






Ricominciare.
Aveva bisogno di ricominciare come se niente fosse.
Al centro della Place de Notre-Dame c'è il Point zéro, punto da cui si misurano tutte le distanze riferite a Parigi.
E anche lei aveva bisogno di trovare il suo “punto zero” dai cui ricominciare a vivere.
E l’avrebbe fatto.
Per sé stessa e per Draco.







“Cuore, mio cuore, turbato da affanni senza rimedio,
sorgi, difenditi, opponendo agli avversari
il petto; e negli scontri coi nemici poniti, saldo,
di fronte a loro; e non ti vantare davanti a tutti, se vinci;
vinto, non gemere, prostrato nella tua casa.
Ma gioisci delle gioie e soffri dei dolori
non troppo: apprendi la regola che gli uomini governa.”
-Archiloco, fr 128 West-










………continua……….










§ Spazio autrice: §
Eccomi qui, come promesso con un capitolo ben più lungo del precedente!
Ogni promessa è un debito e io sono una persona di parola…
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, non me ne vogliate per la piega che sta prendendo la storia e soprattutto per Draco. Ci terrei a precisare una cosa: Draco è innamorato, e quando si prova un sentimento così forte spesso si appare diversi da come si è anche perché ci si comporta diversamente da come si è soliti essere.
Ma resta il fatto che lui è pur sempre Draco Lucius Malfoy, non ve lo dimenticate!!!!

Per chi non sapesse bene l’inglese questa è la traduzione della poesia “Time” di Damon Darkland

“Nere nuvole corrono nel cielo come grossi uccelli neri...
messaggeri di cattive notizie... lentamente coprono il cielo.
La mia nave solca le onde del tempo per cercarti... mia stella polare.
Cerco rifugio vicino a te.
Le nuvole piangono il loro panico goccia a goccia nel mio cuore... la tristezza, lentamente, riempie la mia anima... la mia nave senza guida è alla deriva...
Il mio antico cercarti riparte ancora attraverso il mare del tempo.”

Il titolo è tratto sempre dalla poesia di Darkland…

Un saluto particolare a  tutti quelli che hanno commentato e commenteranno, a chi mi salva tra i preferiti o le seguite e a chi legge e basta.
Alla prossima!
Love ele_lele
^_^

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Capitolo 6
*** Amore Non Dannarmi ***


cap 6 CAPITOLO 6
AMORE NON DANNARMI








“Amore non dannarmi al mio destino”…toglimi tutto e non mi fare male.”
-Alda Merini-







Se si pensa ad un amore proibito viene subito in mente un amore contrastato dal fato.
Da un crudele destino che mette sul nostro cammino tutti gli ostacoli possibili ed immaginabili.
Magari delle famiglie che si odiano ed uno status sociale talmente diverso che fa sembrare i due amanti incompatibili. Come Cenerentola. Lei povera e lui ricco. E Principe. Come Draco Malfoy; un “principe” di sangue blu.
E magari la lontananza.
Quella, nei classici che si rispettino, c’è sempre.
E i cattivi. I cattivi che, come il pepe nelle pietanze, danno sapore al cibo, e lo rendono ora immangiabile ora desiderato ora saporito e squisito.
I cattivi come Crudelia De Mon o la strega Malefica della Bella Addormentata nel Bosco, o ancora Lucius Malfoy senior per Draco.
O più recentemente Theodore Nott per Hermione.
O forse non bisogna andare a cercare esempi così fuori dal comune, così fortunatamente rari per trovare un amore proibito.
Come quello di Harry e Ginny.
L’antagonista? Decisamente Ron!
O ancora, altro amore proibito, quello appena scoperto dalla Grifondoro Hermione Granger, di Neville e Luna.
Da panico.
Neville Paciock e Luna Lovegood.
Un amore assurdo, semplicemente assurdo.
Eppure c’era. E a giudicare dalla passione che i due mettevano nei loro baci, doveva essere anche ben radicato nei loro cuori.
Hermione rifletté un attimo.
Forse il mondo si era ribaltato senza dirle niente?
Evidentemente l’astruso processo era iniziato da quando, un anno prima, lei e Draco, nemici giurati dal primo anno di scuola, si erano fidanzati in segreto.
E poi la follia era degenerata.
Era toccata prima a Ginny e Harry, che erano usciti decisamente allo scoperto, facendo quasi venire un infarto al povero Ron, che credeva la sua dolce sorellina ancora pudica e casta, più interessata a giocare con le bambole che ai ragazzi; poi c’era stata la scoperta scioccante di Luna e Neville…e poi l’assurdo comportamento di Theodore…si, decisamente il mondo era impazzito, concluse Hermione.
Ciò che la portò a tale risultato non fu il comportamento ben poco signorile del Serpeverde che le aveva fatto oscene avances nel bagno dei prefetti poco prima, ma l’idea che si fossero formate coppie assurde.
Lei e Draco ne erano una prova.





Tutto sembrava essere tornato alla normalità.
Se per normalità si poteva intendere la solita routine da prefetto sul treno per Hogwarts…allora si, era tutto perfettamente nella norma.
Sempre che per normalità si intenda un Ron furioso perché aveva trovato sua sorella e il suo migliore amico a fornicare in un vagone del treno, grazie ad una soffiata “anonima”, ovvero tramite un bigliettino infilato sotto il vagone dei prefetti; una Pansy Perkinson stranamente sorridente e di buon umore addirittura con i primini, un Neville ed una Luna che si baciavano appassionatamente, un’Hermione sempre più vicina ad una crisi di isterica…
-Mezzosangue, santo cielo! Datti una calmata! Sembra che tu stia per avere una crisi di nervi da qui a due minuti-
-Fanculo Malfoy!-berciò la riccia in tutta risposta
-Dovresti rilassarti…vero Blaise?- le disse chiedendo manforte all’amico appena entrato nel loro vagone
-Verissimo amico! Heilà, ma lo sentite quanto balla ‘sto cazzo di treno oggi? E poi continua ad oscillare di qua…e di là…di qua e di là…-e scivolò rovinosamente addosso a Draco
-Blaise, ma che cazzo fai?-
-Hei calma, calma amico! Ne vuoi una?- biascicò tirando fuori dalla tasca destra della giacca della divisa una canna
Hermione sgranò gli occhi. Mai avrebbe pensato che ci si potesse abbassare a un tale grado di demenza.
Entrare nello scompartimento dei prefetti e offrire una canna ad uno di questi.
-Cazzo Blaise, ma sei fuso?- berciò il biondino rivolto all’amico.
-Amico, è una canna. Rilassati. È fumo di ottima qualità…- assicurò mettendo le mani avanti a sé, come per dire “è buono ma io non garantisco nulla. Se ti incazzi non prendertela con me”.
-Zabini?- Hermione alzò un sopracciglio –sicuro di star bene? Nel primo vagone c’è l’infermeria…-
-Cazzo Draco ma come fai a sopportarla? Insomma, capisco che la carne è carne, e lei bisogna ammetterlo, è una carne che mi farei pure io, ma da qui a star…-ma non finì mai la frase perché un Draco alquanto scioccato da quello che stava per uscire dalla bocca di quel fattone del suo migliore amico gli mollò una fattura in pieno petto, uno schiantesimo che lo mandò dritto a terra.
Pansy urlò e Hannah assunse un colorito cadaverico
-L’hai mandato dritto all’altro mondo?- sussurrò spaventata
-Ce l’avrei mandato spedito volentieri dal Creatore, ma no, Abbott, è solo svenuto. È talmente fatto che anche se gli avessi dato una spinta sarebbe crollato.- rispose lui seccato
Ernie dal canto suo guardava la scena con incredulità.
Lui era un prefetto, e quando gli avevano consegnato la spilla ne era stato fiero.
Ma mai avrebbe creduto di dover fare da baby-sitter a degli alunni scapestrati, di dover pulire e riordinare i loro danni, in particolare commessi dai primini, tutti prossimi, a sentire Ron , Serpeverdi, e soprattutto di avere anche mansioni da infermiera al posto della Chips per prendersi cura di un accannato Blaise Zabini.
Hermione invece non sapeva se essere più scioccata per quello che Blaise era stato sul punto di rivelare o per quello che aveva appena visto.
E Draco parve accorgersene.
-Cos’è, Mezzosangue, ti si è bloccata la crescita? L’unica erba che avevi visto era quella della Sprite alle serre?- la canzonò
-Se anche fosse, non vedo il lato negativo-
-O no, illudiamoci che se facciamo i bambini buoni ci daranno un regalo…sveglia Mezzosangue…a nessuno frega un fottutissimo cazzo di noi…loro se ne infischiano della morale…vivi e lascia vivere…e perché no, se proprio sei giù fatti una canna!-
-Come no! Per finire come Zabini...magari stesa in un vagone dell’espresso per Hogwarts!-
-Intanto lui se l’è goduta-
-E guarda ora come sta!-
-Ma come vuoi che stia? Da favola! Sognerà di essere nell’Eden, dove ci sono finte pudiche verginelle ad intrattenerlo e a divertirsi con lui…- le disse con sguardo allusorio che lei capì immediatamente.
-Malfoy!- sibilò tra i denti
-…una goduria…- continuò lui imperterrito






In quel mentre, a salvare Draco da una rispostaccia, entrò nel vagone il rosso prefetto Grifondoro.
-Lenticchia! Perché cazzo sei tornato? Nessuno sentiva la tua mancanza qui…-
-Fanculo Malfoy!- sbottò sedendosi accanto all’amica –quei deficienti! Imbecilli! Cretini...stupidi idioti e demen…
-RON!- Hermione, per quanto lui avesse borbottato sottovoce l’aveva sentito.
-Dimmi ‘Mione- le disse angelico
-Ma con chi ce l’hai?-
-Con CHI? E tu osi chiedermi CON CHI? Con quel PORCO di Harry, lo disconosco come amico…-
-Ben detto Lenticchia, la tua prima azione sensata!- s’intromise il biondino
-…quel demente! Con mia sorella, capisci Herm? Con Ginny…-
-Bhè, tua sorella è un gran pezzo di gnocca, Lenticchia, me la sarei fatta pure io…-
-…in un vagone del treno per Hogwarts…-
-Oh bhè, io non ci vedo niente di male…basta che la porta dello scompartimento fosse chiusa, così c’è la minima probabilità che non li abbiano sentiti tutti-
-…e non si sono neppure scusati, capisci? Ginny mi ha guardato come se fossi un alieno…-
-Bhè, bruttino sei, Lenticchia-
-…e quando ho detto ad Harry se si rendeva conto di quello che stavano facendo mi ha detto di sì…capisci…non ha neppure provato a negare…-
-Forse San Potty aveva capito che anche un ritardato come te avrebbe potuto capire che stavano facendo-
-…e Ginny mi ha sbattuto la porta in faccia cacciandomi in malo modo…-
-Oh, bhè, anche io…-
-MALFOY LA VUOI PIANTARE? FATTI I CAZZI TUOI E NON ROMPERE LE PALLE!-
-RON!!! Ma che modi sono?-
-Ma Herm, continuava a rompere le pal…hem…scatole…me le ha fatte uscire dalla bocca!-le disse il rosso a mo’ di scusa
Lei gli scoccò un’occhiata di puro fuoco e tornò a perdersi nei suoi pensieri.
Blaise stava quasi per svelare il loro segreto.
E se quello che Nott le aveva detto era vero, che Draco avrebbe corso un brutto pericolo se si fosse saputo della loro relazione, allora erano a tanto così da essere nei pasticci.






Malfoy si alzò di scatto, cogliendo tutti di sorpresa.
-Fuori mezzosangue-
-Prego?- disse lei guardandolo senza capire
-Fuori!- e le aprì la porta del loro scompartimento per farle capire meglio.
-Malfoy io non ho proprio nessuna intenzione di…- ma si bloccò a una sua occhiata di ghiaccio
-FUORI, ho detto- ripeté per la terza volta, perentorio.
E non ci fu nulla da ribattere.
Hermione si alzò dal suo sedile e lo precedette in silenzio fuori dal vagone riservato ai prefetti.








“Dicevi:morte, silenzio, solitudine;
come amore, vita. Parole
delle nostre provvisorie immagini.
E il vento s'è levato leggero ogni mattina
e il tempo colore di pioggia e di ferro
è passato sulle pietre,
sul nostro chiuso ronzio di maledetti.
Ancora la verità è lontana.
E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
e tu dalle mani grosse di sangue,
come risponderò a quelli che domandano?
Ora, ora: prima che altro silenzio
entri negli occhi, prima che altro vento
salga e altra ruggine fiorisca.”
-Salvatore Quasimodo-









Gli occhi di ghiaccio ardevano di un fuoco che avrebbe riscaldato i sotterranei di Serpeverde fino a renderli una fornace.
Quegli occhi che di solito erano animati da un fuoco dolce di amore e passione ora parevano incandescenti.
Argento colato che appena si posava sulla pelle ustionava.
Scottata.
Ecco come si sentiva Hermione sotto quello sguardo inquisitore.
-Allora Mezzosangue, mi vuoi dire che cazzo succede o vuoi vincere l’Oscar come peggior attrice protagonista?-
-Perché, che dovrebbe succedere?- replicò lei con aria innocente
-Non pensare di fregarmi, Granger. Io non sono San Potty, le balle le fiuto a un miglio di distanza. E questa è colossale- ribadì secco
-Guarda che ti sbagli…-
-Merda, piantala! O mi dici che succede o mi incazzo di brutto. E sappi che non hai molto tempo a tua disposizione….-
-Ti ripeto che…-
-La verità. Ho detto che voglio la verità. Le cazzate valle a raccontare a quel minorato di Weasley o a quel depravato di Potter, ma non a me. Cazzo, ti conosco ormai, Granger, e non provare a fregarmi.-
-Per favore Draco, ora non mi va di parlarne- tentò di svincolare la Grifoncina
-Granger? Sai che non ti lascerò andare fino a quando non mi dirai che problema c’è, vero?-
-Ma come te lo devo dire razza di testone che non ho niente?- sbottò lei
Il lampo che passò velocemente nelle iride chiare del rampollo di casa Malfoy fu una risposta abbastanza chiara anche per Hermione che sibilò un debole –scusa- per le sue parole offensive
-Come vuoi Mezzosangue. Problemi tuoi, risolviteli da te.- le disse duro, e rientrò nello scompartimento.









“Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.”
-Nazim Hikmet-









Passi leggeri come farfalle in volo arrivarono fino alla Prefetto Grifondoro, ancora ferma in piedi fuori del vagone riservatole.
Passi felici di chi è innamorato e non ha pensieri.
Passi leggiadri come il vento che in primavera vola tra i fiori e in autunno s’insinua sotto le gonne facendole alzare.
Passi incostanti.
Incostanti come l’amore. Incostanti come gli amanti.
Passi di Luna Lovegood, dolce ragazza Corvonero.
-Herm!- esclamò agitando una mano in quello che per lei era un modo di salutare, ed Hermione si trovò a pensare che era una fortuna che tutti gli studenti fossero nei loro scompartimenti e non nel corridoio, altrimenti avrebbero rischiato di essere colpiti da quel braccio che si muoveva in modo spasmodico.
Ondeggiava.
No, in realtà sembrava “falciasse” l’aria.
Incuteva terrore, muovendo furiosamente la mano e il braccio in un gesto esasperato ed estremo di saluto.
-Herm! Come stai?- le chiese inconscia dei pensieri poco carini dell’amica –male- si rispose da sola – hai delle occhiaie che metterebbero paura a Grop! Sei orribile. Problemi?- le chiese schietta come sempre.
Luna era così. Diretta come l’espresso di Hogwarts.
Senza fermate intermedie. Senza compromessi. O bianco o nero.
Anzi, forse riferendosi a lei sarebbe stato meglio dire rosso o arancione. O magari verde speranza. O ancora giallo. Un giallo canarino, insolito, che colpisce come un pugno nell’occhio.
Giallo. Il colore di Luna. Schietta e diretta.
Sempre sincera. O la si amava non la si sopportava affatto.
-Ciao Luna, come stai?- le rispose cordialmente l’amica
-Oh, IO bene. Ma non credo di essere IO quella che ha l’aspetto di una che è appena stata calpestata da un branco di Olifanskrodeilos.-
-E sarebbero?- chiese la prefetto inarcando un sopracciglio scettica
-Una specie di animali in via d’estinzione. Sono un incrocio tra un elefante e un coccodrillo di palude-
-Ah. Bhe, non suona proprio come un complimento, Luna-
-Non lo è- disse lei candidamente, con una scrollata di spalle.-io vado a vedere se trovo il carrello dei dolci. Ciao Herm!- e la sorpassò lasciandola più interdetta e stupefatta di prima.










Un abbraccio tanto inaspettato quanto confortante e desiderato la sorprese: Harry era lì per lei.
Di nuovo.
Lui c’era sempre.
Il suo profumo l’avvolse come una coperta calda in un giorno di pioggia, come l’odore della mamma, quell’aroma che ti resta addosso in ogni caso e che ritrovi sempre inaspettatamente accanto a te nei momenti di sconforto.
Lui era così. Unicamente Harry.
Il SUO Harry.
L’intero mondo magico aveva pretese e aspettative su Harry Potter, compresa lei, la sua migliore amica da sempre, Hermione Granger.
Lo considerava sua proprietà, e senza volerlo si accese un moto di stizza nei confronti della sua rossa ragazza che glielo avrebbe “rubato”.
Che glielo stava “rubando”!!!
Poi si svegliò come da un sogno; Ginny era una sua grande amica e amava Harry. E lei voleva il bene di Harry, a dire di tutti follemente innamorato della piccola di casa Weasley.
Ma allora come avrebbe potuto spiegare quella macchiolina verde che cresceva a vista d’occhio e si andava estendendo dalla spalla al braccio, comunemente chiamata “gelosia” o “invidia”?
Hermione Granger non lo sapeva.
E forse non sapeva neppure di provare un tale sentimento, altrimenti non ci avrebbe pensato due volte a reprimerlo silenziosamente dentro di sè.





-Herm!- le sussurrò dolcemente Harry all’orecchio
-Hey-
-Hey- lui si avvicinò ancora, fino a circondarla con le sue braccia, un abbraccio quasi disperato che gridava tutto il loro bisogno l’uno dell’altra.
E lei, contrariamente a ogni logica non lo fermò, incurante di essere davanti allo scompartimento dei prefetti, dall’interno del quale il suo ragazzo avrebbe potuto vederla, o peggio ancora, avrebbe potuto vederli Ron, il loro gelosissimo amico.
E allora neppure il sangue freddo del Bambino Sopravissuto o la bravura della Prefetto Grifondoro avrebbero potuto salvarli dall’assalto omicida del rosso e lentigginoso fratello di Ginny.






Ma occhi che non avrebbero dovuto vederli li spiavano bramosi di vendetta…
Per il semplice gusto di vederli affondare assieme…






-Hey, Lenticchia, ma quello non è quello sfigato di Potter? Ma non stava con tua sorella?- buttò con finta noncuranza Pansy Parkinson a Ronald, indicando con un cenno del capo fuori dallo scompartimento, dalla vetrata del quale si potevano chiaramente vedere due studenti abbracciati in quello che sembrava molto di più che un semplice abbraccio fraterno.

Ronald prima sbiancò, poi divenne color peperone e poi assunse tutte le tonalità del blu per tornare a un pallido color succo-di-zucca e sembrare quasi ittero.
-Si- soffiò con un filo di voce, mentre gli occhi di Pansy scintillavano.




…La vendetta è un piatto che va consumato freddo…




-A quale delle due delle mie domande la risposta è “sì”? – continuò perfida la Prefetto Serpeverde –Che quello è Potter o che stava con tua sorella?-
-Sì- fu l’unica cosa che riuscì a sibilare Ron , cadendo mollemente su un sedile dello scompartimento.
Ma Ronald Bilius Weasley non era l’unico ad aver cambiato umore…
Draco malfoy aveva i pugni così serrati da rischiare che il sangue non arrivasse più alle falangi finali delle dita e i denti così digrignati che se solo avesse fatto il minimo movimento avrebbe rischiato di farli cadere tutti.
Lo spettacolo che vide non gli piacque affatto.
La SUA mezzosangue stava attaccata a quel porco di Potter.
A quel porco, maniaco, traditore di Potter. E per di più pure Grifondoro!
Peggio di così…


-Macmillan, vai a controllare come sta Zabini. Immediatamente.- aggiunse perentorio.
Ma inaspettatamente fu Ron a rispondergli –Vado io. Non riesco a vedere quello spettacolo penoso- e uscì dallo scompartimento fermandosi davanti ai due ancora stretti in un abbraccio amorevole.
Ci misero un po’ prima di accorgersi di essere osservati
-Ce ne avete messo di tempo! Ma non preoccupatevi, non volevo disturbarvi, continuate pure.- e li superò aggiungendo perfidamente –e io che vi consideravo miei amici.-





Rimasero lì, in mezzo al corridoio a guardare Ron che si allontanava verso l’infermeria, dove poco prima era stato portato Zabini da uno svogliato Ernie Macmillan, come due ebeti, senza sapere che fare, finché Harry non mosse un primo passo, incerto, nella direzione di un ormai lontano Ron, e poi un altro ancora e una altro finche non si ritrovò a correre verso l’infermeria con l’intento di salvare un’amicizia che per colpa di un’incomprensione rischiava di andare a rotoli.
Ed Hermione si trovò nuovamente sola, a guardare il puntino che poco prima era stato accanto a lei ad abbracciarla e confortarla, sparire dietro una porta a vetri.
Lontana.
Lontano.




Anche Draco, con il suo incedere elegante uscì dalla porta dello scompartimento dei prefetti e le si avvicinò, ma come Ronald prima di lui, non le riservò affatto dolci parole.
Per la verità non le parlò neppure.






“Una parola muore
appena detta,
dice qualcuno.

Io dico che solo
quel giorno
comincia a vivere”
-Emily Dickinson-






Si limitò a scoccarle una gelida occhiata che la fece trasalire, prima di passare oltre ignorandola, dirigendosi verso l’infermeria.
E senza trovare la forza di muovere un solo passo in direzione delle persone a lei più care, Harry, Draco e Ron, ma senza neppure avere il coraggio di andare a sedersi nello scompartimento riservatole come se niente fosse, restò lì, ferma.
A pensare che forse stavolta aveva rischiato grosso di perdere tutto quello che di più caro aveva.
Sempre se non l’aveva già perso…






“Spesso ripeto sottovoce
che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che e’ passato
e’ come se non ci fosse mai stato.
Il passato e’ un laccio che
stringe la gola alla mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato e’ solo fumo
di chi non ha vissuto.
Quello che ho gia’ visto
non conta piu’ niente.
Il passato ed il futuro
non sono realta’ ma solo effimere illusioni.
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacche’ non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.”
-Alda Merini-










………continua……….






§ Spazio autrice: §

Salve a tutti! Tornata di nuovo! 
Che dire… un GRAZIE a tutti voi! Siete fantastici!
Il contatore della mia fanfic sembra impazzito...non mi sarei mai aspettata tante visite...
GRAZIE!!!

Per quanto riguarda il titolo “amore non dannarmi” è preso da una poesia di Alda Merini.

“Amore non dannarmi al mio destino
tienimi aperte tutte le stagioni
fa che il mio grande e tiepido declino
non si addormenti lungo le pulsioni
metti al passivo tutte le passioni
dormi teneramente sul cuscino
dove crescono provvide ambizioni
d'amore e di passione universale,
toglimi tutto e non mi fare male.”
-Alda Merini-


Love!!! ele-lele
^_^

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Capitolo 7
*** Quel Che É Perduto É Perduto... ***


cap 6 CAPITOLO 7
QUEL CHE É PERDUTO É PERDUTO...







“Miser Catulle, desinas ineptire, et quod vides perisse perditum ducas. “
Misero Catullo, smetti di impazzire, e ciò che vedi esser perso consideralo perduto.
-Catullo-






Se le avessero detto che quella era la fine lei ci avrebbe creduto.
Debole come non mai, svuotata dentro, con il cuore a pezzettini rientrò nel suo scompartimento a prendere il baule, e quando il treno si fermò definitivamente lo accatastò assieme a tutti gli altri nel corridoio.
Scese dal treno senza vedere o sentire veramente nessuno, sebbene attorno a lei ci fosse la calca per uscire e un allegro vociare riempiva l’aria; probabilmente , constatò, che se fosse stata in condizioni “normali” le avrebbero dato fastidio tutti quelli schiamazzi, ma ora l’aiutavano solo ad isolarsi di più.



Scese per prima dal treno, come si aspettava che facesse un prefetto, ma al posto di raccogliere i primini e controllare che nessuno si perdesse o si facesse male, continuò dritta, assorta nei suoi pensieri senza sentire che un omone la chiamava a gran voce.
E quando il mezzogigante le posò una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione, sobbalzò.
-Herm, ma non ti tocca fare il prefetto? Ci devi insegnare la strada a questi qua, sennò si perdono. E a guardarli direi che ci hanno anche paura di uno come me. Non è che ci potresti mettere tu una buona parola, Herm?- le gridò lui
-Eh? Ah, si si, certo.- si schiarì la voce prendendo anche fiato. Non era affatto facile parlare, o meglio, urlare, a dei ragazzini che erano tutti agitati perché stavano per iniziare l’anno nella scuola di magia e stregoneria più prestigiosa di tutto il Regno Unito, e che non volevano saperne di ascoltarti –hem, ragazzi…ragazzi…hey, voi del primo anno…- ma loro continuarono imperterriti a scendere dal treno e a sparpagliarsi-
-RAGAZZIIIIIII- tuonò allora al posto suo Hagrid.
Silenzio.
Attorno a loro c’era l’assoluto silenzio e tutti si erano immobilizzati.
-Hem, ragazzi, questo è Hagrid. Voi del primo anno, seguite lui, e non perdetevi. Vi condurrà al castello in men che non si dica. Voi più grandi dirigetevi alle carrozze- aggiunse veloce, pregando che il vociare riprendesse e la togliesse nuovamente dai suoi pensieri.
Lontano, vide scendere da uno dei primi vagoni Draco Malfoy leggermente piegato sotto il peso di Blaise Zabini, comodamente dormiente sulla sua spalla.
Era lì con lui.
E lei era sola. E spaventata.





Chi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa esser solo in mezzo alla folla affacendata.
-Baudelaire-






-Ah, io fossi in te non ci farei caso, bellezza- una voce viscida le arrivò all’orecchio. Una voce che era peggio di uno schiantesimo in pieno petto, a suo dire. Theodore Nott. -lui è fatto così. Non è fatto per le catene….come VOI mezzosangue- aggiunse perfido.
In silenzio la sorpassò senza che lei avesse neppure la forza di muovere un solo dito.





-Herm! Muoviti Herm! Andiamo, sei un prefetto, mica una bella statuina!- la salutò Ginny di corsa venendole incontro con un sorriso stampato in viso.
“Ancora non lo sa”, fu l’unico pensiero della prefetto Grifondoro.
Non ancora. Avrebbe potuto fingere che non fosse successo nulla ma conoscendo Draco e Ron, di sicuro gliel’avrebbero fatta pagare per quello che era successo con Harry.
Avrebbe potuto giocare d’anticipo e raccontarle lei stessa tutta la sua versione dei fatti, ma non ne aveva la forza.
E così annuì debolmente, e sussurrò all’amica delle scuse prima di sparire verso la folla.
Ginny si voltò verso Luna, accanto a lei come sempre –Luna, scusa di cosa?-
-E io che ne so? È fatta così, lasciala fare….- e tornò nella sua ricerca degli Olifanskrodeilos, certa che qualcuno avrebbe potuto calpestarne involontariamente uno se il poveretto si fosse trovato nella calca.






-Potter, perché non te ne vai a limonare con qualcuno? Magari con la mezzosangue…o dovrei dire con LE mezzosangue…sai, le babbanofile come la Weasley sono considerate come feccia tra noi maghi. E bè, riguardo alla Zannuta, continua pure a provarci, ma stai attento al collo, sa azzannare bene…dicono…- aggiunse, forse per sviare da sé ogni sospetto di relazione tra i due, che non era neppure lontanamente balenato in testa al Bambino Sopravvissuto.
-Draco! Suvvia, non fare l’idiota! Non te la sarai mica preso per il comportamento della Granger! Io d’altro canto ti avevo già avvertito all’inizio dell’estate, prima delle vacanze, ti ricordi? Ti avevo detto che tra lei e Potter c’era qualcosa di più dell’amicizia ma tu…- ma non riuscì a finire il suo sermone, perché fu interrotta
-Zitta Pansy!- le disse gelido gettandole un’occhiata per dire <>.
E non ci fu più niente da dire né da aggiungere.
Era tutto finito.






Il sole era quasi completamente calato su Hogwarts, creando suggestivi giochi con le ombre .
Un attimo l’ombra di un albero era quella di una cane, a volte quella di una nave, altre volte quella di un leone su una roccia…bastava solo cambiare angolatura e lasciare libera la fantasia e ci si trovava in un mondo ancora più magico di Hogwarts stessa.
Quante volte Hermione quando era piccola si era ritrovata a immaginare la perfezione di un mondo intriso di magia…ma ora che ne era dentro non vedeva affatto la perfezione sognata nell’infanzia assieme a sua madre Jane.
Neppure quel mondo fatto di ombre riusciva più a rassicurarla.
No, perché dall’ombra erano usciti i suoi peggiori incubi.
Incubi come Theodore Nott.




Qui tetigerit picem inquinabitur ab ea.
Chi toccherà la pece ne rimarrà imbrattato.




E l’ombra, ora lo sapeva, era troppo fragile per nascondercisi e cullarsi in una finta sicurezza.
Era bastato un finto raggio di sole per mandare all’aria quello che lei aveva nascosto imprudentemente nell’oscurità: la sua storia d’amore con Draco.
Ed ora si sentiva troppo esposta senza neppure un appiglio a cui aggrapparsi.
Ma se ci fosse stata una possibilità di tornare indietro lei l’avrebbe trovata.
Avrebbe combattuto con le unghie e con i denti per non far finire la sua amicizia con Ron e il suo amore con la bionda Serpe.
O almeno sperava di avere la forza necessaria per farlo…





L’odore acre di un pino le arrivò improvviso, e lei storse il naso.
Era troppo forte.
Il piede in una pozzanghera. Fango sui suoi mocassini nuovi.
L’odore troppo dolce e avvolgente di una delle ultime rose della stagione le fece venire la nausea.
La paragonò a una coperta quando si suda. C’era sempre e lasciava il caldo addosso.
E le sembrò che quella rosa avesse trasferito tutto il suo nauseabondo aroma su di lei.
Il ronzio di un’ape che vagava in cerca di un fiore sul quale posarsi l’infastidì.
Il rumore di un battito d’ali di un pipistrello o di una civetta andò a mescolarsi con il vociare degli studenti.
Il nitrito di un thestral, e lo sbattere delle portiere delle carrozze che portavano al castello.
Una corvonero del secondo o forse terzo anno che chiamava a gran voce una sua amica poco avanti, e la sorpassava di corsa per raggiungerla.
Il rumore delle sue scarpe sull’erba al ciglio della strada.
Il cielo sempre più vicino all’indaco e tendente al viola che aumentava la depressione.
Il rumore continuo delle onde che si infrangevano sulle barche che trasportavano i primini al castello per lo smistamento.
L’odore dell’erba umida.
La nebbiolina che sprigionava la terra calda mentre scendeva il freddo della sera.
Le lucciole che illuminavano la via per il castello.
L’odore degli shampoo e dei bagnoschiuma dolciastri usati dalle ragazze attorno a lei.
Il frusciare delle divise. Il tintinnio di un paio d’orecchini fatti con tappi della burro birra. Stile Luna. Sorrise.
Le risate di un gruppo di Tassorosso che correvano a prendere la carrozza.
Una ragazza con la divisa dei Serpeverde che la superava storcendo il naso mormoranzo a mezza voce un “mezzosangue” carico di disprezzo.
I colori di quella divisa. Verde e argento.
Tutto le dava fastidio. Era come se non fosse presente.
Come se anche lei si fosse fumata una canna con Zabini, solo che lei non rideva.
Era come essere ubriachi e avere una sbornia triste. Era in uno stato pietoso.
Hermione Granger si faceva pena da sola.
E la vista le si appannò, le gambe non la ressero più e cadde a terra.






Non exiguum temporis habemus sed multum perdidimus. Satis longa vita et in maximarum rerum consummationem large data est si tota bene collocaretur; sed ubi per luxum ac neglegentiam diffluit ubi nulli bonae rei impenditur ultima demum necessitate cogente quam ire non intelleximus transisse sentimus. Ita est: non accipimus brevem vitam sed fecimus nec inopes eius sed prodigi sumus. Sicut amplae et regiae opes ubi ad malum dominum pervenerunt momento dissipantur at quamvis modicae si bono custodi traditae sunt usu crescunt: ita aetas nostra bene disponenti multum patet.
-“De brevitate Vitae”. Seneca-






-Ron! Hey, Ron!- esclamò il Bambino Sopravvissuto rivolto al suo, forse ex, migliore amico –hai visto Hermione?-
-E perché dovrei? Era abbracciata a te se non sbaglio- berciò in risposta
Harry sospirò –Ron, te lo ripeto, era abbracciata a me perché era triste-
-E sentiamo, cos’aveva mai? Cos’è, ti dividi? Una volta vai con mia sorella e una con Hermione? Per Par condicio?-
-No, Ronald, non mi divido tra Ginny e Hermione. Io sto con Ginny, e Hermione è una mia amica che in quel momento aveva bisogno di me-
-Quindi, tu tradisci la tua ragazza solo perché una tua amica ha bisogno di te? Bel tipo di persona che sei…e te le scegli bene le amiche, non c’è che dire. Anche Ginny è un’amica? Perché non mi sembrava solo un abbraccio fraterno quello che davi a Hermione…-
-Io NON la tradisco!-
-Chi? Ginny o Hermione? Perché in entrambi i casi è una cazzata…-
-Ron, sei estenuante. Ti ripeto per la millesima volta che..-
-Non c’è bisogno grazie- l’interruppe il rosso –le tue cazzate valle a raccontare a chi ti crede, ma NON a mia sorella per favore.-
-Ron, ma che dici? Sei impazzito per caso?-
-No, non sono IO quello pazzo. Dico, ma ti ha dato di volta il cervello? Quello che fa queste cazzate è Malfoy…tu non sei mai andato con più ragazze contemporaneamente…-
-Ma ti dico che non ci sono andato!-
-Certo! Vi ho interrotti io, sennò chissà a che punto sareste arrivati…-
-Ron! Ti sembro il tipo?-
-Non lo so. Credevo di conoscerti, ma il vecchio Harry non si sarebbe mai comportato così…-
-Ok, allora mettila così…ti sembra il tipo Hermione?-
-A prima vista direi di no, ma dopo oggi non lo so più-
-Ma dopo oggi cosa? Ron, non è successo niente, vuoi capirlo? NIENTE!!!-
-E chi lo dice?-
-IO! Te lo dico io!-
-E chi mi dice che la tua non sia una bugia? Eh? Andiamo, adesso rispondi a questa di domanda…-
-Te lo dico sempre IO, Ron…-
-E chi…- ma non fece in tempo a formulare l’ennesima domanda che Harry Potter l’interruppe
-Piantala Ron! E fai come ti pare. Se non vuoi credermi peggio per te, quella che ti sto raccontando è la verità- sbottò esasperato, allungando il passo in cerca di Hermione.
Si ripromise però di sistemare la faccenda con Ron prima di andare a letto.
Gli sarebbe bastato trovare Hermione, consolarla, andare insieme da Ron e spiegargli tutto.
Eppure, anche detta così, non suonava affatto facile il compito.
Gli si prospettava una lunghissima serata.





Un sorriso maligno si dipinse sul viso di una serpe nel vedere l’orgogliosa e precisina prefetto Grifondoro, Hermione Granger, accasciata a terra nel fango, con la gonna e le scarpe macchiate, i capelli crespi a causa della crescente umidità, e le lacrime che scorrevano copiose sul suo bel viso, leggermente arrossato.
Era uno spettacolo.
Completamente distrutta da un sentimento troppo grande da controllare: annientata dall’amore.
E Pansy Parkinson ringraziò il cielo. Non avrebbe potuto sperare di meglio.
Hemione Granger aveva fatto tutto da sola.
Sorrise. Il destino le aveva dato una mano e ora doveva approfittarne.
Il fato era dalla sua parte, di certo.
L’avevano vista in molti in corridoio, e soprattutto CHI doveva vederla appiccicata a quella piovra umana di Potter l’aveva vista.
E come lei, chi l’aveva vista stava soffrendo, com’era giusto.
L’amore è per i deboli, si ripeté.
Un altro passo avanti e un altro ancora.
Voleva umiliarla, anche se si rese conto, non ci sarebbe stato gusto.
Era talmente sopraffatta dal dolore che non avrebbe reagito.
Ma la sua natura di Serpeverde Purosangue ebbe la meglio, e con un ultimo passo le andò addosso, calpestandole la gonna e gettando nel fango quell’ultimo lembo che non era ancora sporco di terra.






Bisogna sempre giocare lealmente... quando si hanno in mano carte vincenti.
“Una donna senza importanza”
-Oscar Wilde-





-Ops, non ti avevo vista mezzosangue. Ti confondi completamente con la feccia, dov’è giusto che tu stia- le disse perfida in un sibilo che avrebbe fatto rabbrividire anche Nagini, l’enorme serpente di Lord Voldemort.- sai, hai un aspetto quasi migliore così, anche se non si può dire che tu sia bella. Il fango ti dona, anche se a mio parere staresti meglio coperta di letame.-
Come previsto lei non disse nulla, non mosse ciglio, continuava a versare silenziosamente lacrime, che scorrevano copiose sulle sue morbide guance, arrossate dal freddo.
Non diede segno di aver sentito né la sua voce fastidiosa né i suoi insulti; in realtà non sembrava neppure vederla.
Come sembrava cieca a tutto quello che le era attorno.
La vista appannata da quelle stille preziose che mai avrebbero dovuto uscire da quei begl’occhi, le impedivano di vedere.
O forse era lei che non aveva voglia di vedere.
Di andare avanti.
Di tirarsi in piedi e combattere.
Stava lì, al freddo nel fango, sporca.
A piangere per qualcosa che credeva perduto per sempre.









………continua……….







§ Spazio autrice: §

Eccomi qui, tornata ancora una volta per voi.

La citazione è di Seneca, e per chi non sapesse il latino la traduzione del brano è la seguente:

“Noi non disponiamo di poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto. La vita è lunga abbastanza e ci è stata data con larghezza per la realizzazione delle più grandi imprese, se fosse impiegata tutta con diligenza; ma quando essa trascorre nello spreco e nell’indifferenza, quando non viene spesa per nulla di buono, spinti alla fine dall’estrema necessità, ci accorgiamo che essa è passata e non ci siamo accorti del suo trascorrere. È così: non riceviamo una vita breve, ma l’abbiamo resa noi, e non siamo poveri di essa, ma prodighi. Come sontuose e regali ricchezze, quando siano giunte ad un cattivo padrone, vengono dissipate in un attimo, ma, benché modeste, se vengono affidate ad un buon custode, si incrementano con l’investimento, così la nostra vita molto si estende per chi sa bene gestirla.”


Un GRAZIE alle 31 persone che mi hanno messa tra i "preferiti" e alle 26 persone che hanno messo la mia storia tra le "seguite". GRAZIE! e in particolare:

deaselene: Pansy è Pansy, e su questo non si discute! Ron, si sa, non ha mai brillato per intelligenza, e Draco è il solito Serpeverde arrogante e borioso, un po' viziato e snob, ma se non fosse tale non sarebbe Draco, no?

Lucy Pevensie: il trucco c'è! in realtà questi sono capitoli già scritti, li devo solo postare! a essere sincera sto scrivendo il quattordicesimo capitolo, ma ogni tanto mi trovo a fare qualche correzione, e così posto un capitolo alla volta...
Ti dirò, anche io adoro in modo particolare Luna, forse per le tante, a volte troppe, somiglianze che ci sono tra me e lei, per prima cosa il carattere...perennemente persa in un mondo tutto mio! Grazie per il bel commento lasciato! ^^

anna96: concordo su tutta la linea riguardo a Theodore! ma devo ammettere che anche i "cattivi" hanno il loro fascino...

Tanny: Grazie, grazie, grazie! Comunque, una piccola precisazione: non credere che chi fa il liceo Classico sia migliore di altri, te lo dico perchè ci sono dentro e assicuro che siamo persone normalissime!!! Al massimo un po' fissate con gli Autori Greci, ma va bè... XD

_Giuli95_: La penso come te su Draco/Herm, ma a quanto pare quel genio della Rowling no, e quindi... comunque, in linea di massima, spero di poter aggiorate ogni 7/10 giorni, dici che è abbastanza "presto"?

ArtemisLover : Non ti ho mai ringraziato per le belle parole, e, sperando che non sia troppo tardi, lo faccio ora: grazie!

DULCIS IN FUNDO... MmeBovaryquasi quasi avevo una mezza ideuccia di saltarti, ignorandoti!
Bubbole! non l'avrei mai fatto (anche perchè sono in debito con te di una ff che ti avevo promesso quasi 15 giorni fa e che non ho mai postato...diciamo che devo finire gli ultimi ritocchi, và...^^) ! allora, americana, come procede la vita? qui, tralasciando greco e fisica, direi che trascorre tranquilla, tra un capitolo e l'altro, il sole alto nel cielo (ma quando arriva la pioggia? uffaaaaa!!!) e il mio nuovo smalto...arancione!
Che ci vuoi fare, le sciocchezze si fanno una volta nella vita, e la macchina, la maggiore età, la serietà...cosa vuoi che contino di fronte a uno smalto stra-splendido che mi chiama a gran voce dalla vetrina e mi dice <>?? Un bacio fortissimo!


A presto

Ele_lele

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Capitolo 8
*** Touché ***


cap 8 CAPITOLO 8
TOUCHÉ






La strada per andare al castello era ormai deserta.
Le luci dell’edificio risplendevano in lontananza, rischiarando quella che sembrava essere una buia notte senza luna.
Una ragazza si affrettava a raggiungere le luci con un’andatura più simile a una marcia che ad una passeggiata.
Pansy Parkinson, oltre ad essere affamata e stanca, non vedeva l’ora di potersi riunire nella sala grande del castello con i suoi compagni di Casa per assistere allo Smistamento dei primini.
Ma quando ormai era giunta al limitare della luce, e in prossimità dell’entrata del castello, rallentò.
Sembrò cambiare quasi idea, e si voltò indietro, verso il buio.
Le tenebre ancora non avevano avvolto tutto, e strizzando gli occhi si poteva scorgere in lontananza un puntino.
Un piccolo puntino accasciato a terra.
E quel puntino aveva anche un nome: era il prefetto Hermione Granger.
Pansy Parkinson era indecisa.
A lasciarla lì, le si faceva quasi un favore alla mezzosangue.
Sicuramente non avrebbe voluto vedere nessuno, realizzò perfida.
E nel momento esatto che formulò tale pensiero seppe esattamente cosa avrebbe fatto.
E accelerando il passo, ormai sfociato in corsa, entrò nel castello.



Un gufo planò leggero nella sala comune, porgendo la sua zampetta ad Harry Potter.
-Un messaggio a quest’ora? Insolito…- s’incuriosì Ginny vedendo il suo ragazzo sfilare dalla zampa dall’animale un foglietto accuratamente piegato.
L’inchiostro era ancora fresco e erano visibili delle piccole sbaffature.
I puntini sulle “i” erano leggermente verticali, e le “s” avevano la forma di un serpente.



“Se ti sbrighi la tua amica mezzosangue non si congelerà là fuori.
In caso contrario diventerà parte integrante della feccia, più di quanto già non sia.
Un’amica”




-Harry? Tutto bene?- chiese premurosamente la rossa e lentigginosa figlia di Arthur e Molly, vedendo il Bambino Sopravvissuto cambiare colore.
Era sbiancato.
-Si Ginny. Tutto ok. Ci vediamo dopo- disse concitato alzandosi di scatto dal tavolo e attirando su di se molti sguardi.
-Dove vai? Harry?- e notando che lui non le rispondeva aggiunse –vengo con te!-
-NO!- e vedendo l’espressione basita e delusa di lei aggiunse con più calma –no! Voglio stare da solo. Scusami Ginny, ci vediamo domani.- e con grandi falcate sparì dalla vista di tutti.
La rossa, pensierosa, si mise a giocare con una lunga ciocca dei suoi capelli, che ribelle, era sfuggita al controllo dell’elastico e si era adagiata mollemente tra la spalla e il collo.
Lunghe dita affusolate la raggiunsero e la catturarono negandole ogni via di scampo e torturandola senza pietà.
Tricomane.
Ron vedendo lo strano comportamento di sua sorella, pensò che l’aggettivo che le sue amiche le avevano dato era decisamente azzeccato.
Tricomane. Ossessionata dai capelli.
E sua sorella lo era, eccome se lo era. Ma forse, si ritrovò a pensare scoprendo di avere l’amaro in bocca, era ancora più ossessionata dal suo ragazzo che dai suoi capelli.
Harry-Potter-omane.




L’aria frizzante era passata da un bel pezzo.
Era freddo.
E Buio.
Ma Hermione Granger non aveva freddo. Era inerte.
Completamente inerte.
Si crogiolava nel suo dolore, si beava delle sue lacrime, ricordava i suoi ultimi momenti felici con Draco sul treno.
Prima di Theodore Nott.
Prima di Harry e di Ron.
Solo loro due.
E si chiese se non era proprio lì l’errore. In quel “loro due”…




Passi di corsa. Un rumore fastidioso, come un eco.
Un eco simile al ronzio di una mosca: incessante e noioso.
Petulante, ecco cos’era!
Il rumore di una voce.
Se solo la prefetto di Grifondoro avesse prestato un po’ più d’attenzione a quella voce si sarebbe accorta che apparteneva al suo migliore amico che era venuto a cercarla nel freddo della notte.
Quando lui la vide il battito del cuore si fece quasi doloroso.
Lei se ne stava accasciata a terra, lo sguardo sulle sue mani convulsamente intrecciate in grembo, la testa bassa, la schiena ricurva.
Sembrava piccola e indifesa. Fragile, troppo fragile per essere la solita Hermione Granger, la leonessa, come l’aveva affettuosamente soprannominata lui per il suo carattere e per la sua chioma ribelle.
Ma in quel momento sembrava più un cucciolo di gatto spaurito che una fiera.
Senza rendersene conto Harry si trovò a correre verso di lei, e si fermò di botto quando si trovò a meno di cinque passi di distanza.
Ma lei non sembrava essersene accorta. Né di lui né di tutto il resto.
-Herm?- niente –Hermione?- silenzio.
-HERM!-urlò.
E finalmente vide i suoi occhi, arrossati e gonfi dal tanto piangere.
E si sentì morire.
Poi, piano, quasi avesse paura di parlare, sussurrò dolcemente –Andiamo al castello, dai. È freddo qui. Smettila di auto commiserarti, le cose non cambiano mica piangendosi addosso. Me l’hai insegnato tu ad affrontare tutti i problemi a testa alta, ricordi? Andiamo, Herm. Dimostriamo a tutti quanto vali.-
-Io…io non lo so più quanto valgo Harry- sussurrò altrettanto piano lei. La voce leggermente roca dal freddo e dallo stare in silenzio.
-Ma io si! Andiamo!- e la prese delicatamente in braccio come se fosse stata di cristallo, e si incamminò verso il castello.



Quando fu alla porta la guardò –sei pronta?- le sussurrò all’orecchio.
Lei annuì leggermente, con il volto ancora nascosto sul suo collo e la morbida guancia poggiata su una sua spalla.
E il Bambino Sopravvissuto entrò con quel prezioso tesoro tra le braccia; fece il suo ingresso a testa alta, sfidando i pochi presenti a sostenere il suo sguardo e le malelingue a parlare, e si diresse con tutta calma ai dormitori maschili, memore che a lui era vietato l’ingresso in quelli femminili.
Se solo avesse saputo a cosa sarebbe andato incontro con quel suo gesto d’incondizionato amore, forse ci avrebbe pensato due volte, prima di attraversare il castello con Hermione tra le braccia accoccolata al suo petto e di metterla a dormire nel suo letto.
O forse no.





Cum subit illius tristissima noctis imago,
Quae mihi supremum tempus in Urbe fruit;
Cum repecto noctem, qua tot mihi cara reliqui;
Labitur ex oculis nunc quoque gutta meis.
Iamque quiscebant voces hominunque canumque;
Lunaque nocturnos alta regebat equos.
Hanc ego suspiciens, et ab hac Capitolia cernens.
Quae nostro frustra iuncta fuere Lari.


Quando risorge in me la tristissima immagine di quella notte
che fu l'ultima ora a me concessa in Roma,
quando rivivo la notte in cui lasciai tante cose care,
qualche lacrima ancora mi scorre dagli occhi.
E già le voci degli uomini e dei cani tacevano;
e la luna alta nel cielo reggeva i cavalli notturni.
Io la guardavo lassù, e poi guardavo i templi capitolini, che inutilmente
furono vicini al nostro Lare.
-Publio Ovidio Nasone-






Il vociare nella Sala Grande era cresciuto negli ultimi dieci minuti, e da circa due aveva raggiunto il suo picco massimo.
La cena era terminata, le ultime portate di carne, ovvero tacchino, pollo arrosto, bistecca al sangue, e rollè, erano magicamente scomparse dal tavolo, opera certamente di una complessa magia, e al loro posto erano apparsi i dolci.
Una quantità sproporzionata di dolci…crema pasticcera, millefoglie, budino, panna cotta, zuppa inglese, tiramisù, torta al cioccolato, torta all’arancia, ciambelline con mandorle, torta di mele…
-Pancia mia fatti capanna!- esultò Ron nel vedere tutto quel ben di Dio davanti ai suoi occhi e iniziò a prendere una fetta di ogni torta e una porzione di tutti i dolci finché non fu pieno fino a scoppiare.
-Ahh, che scorpacciata! Ci voleva proprio! E adesso a dormire. Io vado Ginny. Tu vieni?- chiese rivolto alla sorella, che mugugnò una risposta affermativa, troppo persa nelle sue riflessioni sul comportamento di Harry per articolare una frase dal senso compiuto.



Le scale erano affollate dai primini, e nonostante lui fosse un prefetto non si curò minimamente di fare strada agli alunni più giovani della sua casa e a mostrargli la via della loro Sala Comune.
Ci avrebbe pensato Hermione, si disse il prefetto Grifondoro, facendo una strana smorfia nel pensare alla sua EX-amica.
Arrivato con sua sorella davanti al ritratto della signora Grassa entrò dopo averle detto la parola d’ordine, e si avviò verso la sua camera.
Quando aprì la porta però si immobilizzò.
Ogni muscolo, ogni tendine si tese fino allo spasmo.
Tremava dalla rabbia.
E la scena che gli si presentò davanti lo fece imbestialire.
Sul SUO letto era sdraiata Hermione, e la stanza era cosparsa dai suoi indumenti: accanto alla porta la gonna, vicino al letto di Harry il maglione, sul letto di Neville la cravatta, vicino al comodino la camicia, le scarpe erano una al centro della stanza e l’altra spuntava colpevole da sotto il letto di Harry, come se fosse stata lanciata, le calze giacevano in direzione del bagno da dove proveniva uno scrosciare d’acqua e la luce era accesa.
E sul suo letto, in biancheria intima, con i capelli arruffati, c’era Hermione.
Se solo Ron avesse prestato un po’ più d’attenzione avrebbe notato che l’espressione della ragazza era completamente sconvolta, lo sguardo vitreo, era rigida, e respirava piano, come se ogni movimento le provocasse una fitta al cuore.
E in quel momento, come se la scena che gli si presentava davanti non fosse già compromettente per la ragazza, Harry uscì dal bagno, con addosso solo un asciugamano bianco legato alla bell’e meglio alla vita, con i capelli bagnati e ancora più arruffati del solito e con una miriade di goccioline che scorrevano veloci sul suo corpo scolpito dai muscoli.
Ron impallidì e la scena divenne comica. Erano tutti immobili.
Hermione che fissava il soffitto come se non si fosse accorta di niente, Harry che guardava il suo migliore amico con gli occhi fuori dalle orbite, Ron, così pallido da sembrare malato a causa del forte contrasto pelle-capelli, che guardava in cagnesco Harry.
E Ginny che ancora non si era accorta di nulla, che canticchiava nella Sala Comune.
-Allora era questo il tuo impegno improvviso. Scopare con lei. Bel porco Harry. E hai ancora il coraggio di negare che tra voi ci sarebbe qualcosa?- sibilò cattivo, e senza dare al suo amico il tempo di ribattere, si chiuse la porta alle spalle.
-Sia.- sussurrò piano Hermione, sempre rivolta al soffitto.
Harry la guardò stupito. Era la prima cosa che diceva da quando era in camera, e ora parlava a vanvera?
-Come?- chiese scioccato
-Non si dice “che tra voi ci sarebbe qualcosa”, ma “ci sia qualcosa”-
Perfettina e precisina come sempre.
Anche quand’era a pezzi.
Harry sorrise –Già. C’era da immaginarselo, Herm. Lui non fa mai caso a quello che dice…-
Ed era vero. Ripensando alle sue parole Harry aveva capito quello che intendeva.
Credeva che loro fossero stati a letto assieme.
E come non pensarlo? I vestiti della ragazza erano sparsi per tutta la stanza, e lui era uscito dal bagno mezzo nudo mentre lei, in biancheria intima, era sdraiata su un letto di quella stessa stanza.
Il letto di Ronald.
Un sorriso amaro spuntò sulle sue labbra.
Aveva frainteso. Ma stavolta, era pronto a scommetterlo, Ronald non gli avrebbe mai permesso di spiegarsi.
Aveva tirato le somme. Aveva scelto la conclusione che meglio si adattava alla SUA personalissima versione dei fatti.
E ancora una volta aveva sbagliato.





“Prima la sentenza, poi il verdetto!”
-Lewis Carroll “Alice nel paese delle Meraviglie”-







Draco Malfoy era mollemente appoggiato a una colonna della sala Comune dei Serpeverde, e portava svogliatamente, di tanto in tanto, una sigaretta alla bocca.
Hermione odiava quando fumava. Si rifiutava sempre di baciarlo, poi.
Storceva il naso appena lui avvicinava le sue morbide labbra al suo antro caldo.
Ma, molto probabilmente ora avrebbe potuto fumare quanto voleva. Lei si sarebbe astenuta molto volentieri dal baciarlo. E anche lui.
Non dopo Potter.



Aveva incontrato Weasley nel corridoio, che scendeva a passo di marcia le scale e vagava senza meta, e non era riuscito a trattenersi –Hey Lenticchia! Tutto solo stasera?-
-Malfoy, stasera non è sera!-
-Per te forse, ma per me si. Mi devo proprio sfogare…e quale miglior bersaglio se non te?- disse cattivo
-Malfoy…- l’avvertì il rosso
-Si Lenticchia?- ribatté l’altro sarcastico –qualcosa non va?-
-TUTTO NON VA!!! Non va che il mio EX migliore amico tradisce mia sorella e se la faccia con la mia EX migliore amica!- sbottò inaspettatamente Ron
Draco impallidì. I migliori amici di Ronald erano Harry e Hermione.
Lo sapevano tutti.
-Che cazzo dici, Lenticchia? Non sparare cazzate…-
-Ti dico che è vero! Non è una stronzata. Per te Hermione nuda su un letto e Harry che esce nudo dal bagno è una coincidenza? Questa la chiami “cazzata”?- urlò
Draco tremava.
La SUA mezzosangue con quel maniaco di Potter.
Nuda.
In realtà non sapeva che non era propriamente nuda, ma questo Ron non l’aveva specificato, e nella mente del biondino le immagini di un anno prima, dove la prefetto grifondoro giaceva nuda tra le SUE braccia si confondevano facendole vedere la stessa ragazza tra le braccia dello Sfregiato.
Strinse i pungi senza nemmeno accorgersi che la circolazione si bloccava.
-Hey!- un sussurro gli arrivò all’orecchio. –dai, non te la prendere, lo sai com’è lo sfregiato. Non sa resistere alla tentazione della carne, nemmeno a quella di una mezzosangue-
-Pansy, stasera non mi va- replicò Draco, bloccando repentinamente la mano della ragazza che nel frattempo si era avvicinata a lui e gli si strava strusciando contro in modo molto esplicito. Fin troppo esplicito. Avrebbe capito anche Ronald Weasley le intenzioni della mora Serpeverde.
-Come vuoi Draco. Ma sappi che io per te ci sono sempre- e se ne andò ondeggiando sui fianchi come una famosa diva del cinema.






L’aria fuori era fredda e il vento sferzava le cime degli alberi, facendoli ondeggiare convulsamente a destra e a sinistra.
Sembrava non voler smettere più, urlava, urlava, invano sferzava i fiori del giardino nella speranza di spezzare i loro gambi, inutilmente batteva contro i vetri sperando di infreddolire i ragazzi nella scuola.
Fischiava senza tregua. Senza pausa.
Come la goccia che scava la roccia.
E senza far rumore, senza passare per inesistenti spifferi arrivò fino al cuore gelido di un serpeverde, rendendolo ancor più freddo, per poi giungere alla sua meta.
Alla sua preda più ambita.
Aveva saputo aspettare. Il Gelido Vento Del Nord sa sempre aspettare. È un vento di odio, portatore di vendetta, di lacrime, di gelo e di solitudine.
E si era nascosto nell’oscurità, aveva saputo attendere il momento più propizio per colpire e ora, come un mostro che dopo aver a lungo osservato la sua preda esce allo scoperto senza far rumore pronto a sferzare l’attacco con le fauci spalancate e gli occhi iniettati di sangue che già pregusta di assaporare prima ancora di aver schioccato gli appuntiti denti, l’aveva trovata.
Debole.
Troppo debole per potersi difendere.
Per poter attaccare. Contrattaccare.
Aveva abbassato la guardia, e lui avrebbe fatto punto.
E strisciando silenziosamente, quel gelido Vento s’insediò nel cuore della giovane Grifondoro, immettendo in lei il germe del dubbio e della paura.


Touché








………continua……….







§ Spazio autrice: §

Sarà che mi sentivo in colpa a non aggiornare avendo finito questo capitolo da tantissimo, sarà che essendo raffreddata non ho nient'altro da fare che starmene a letto o al computer, sarà che volevo aggiornare ma...così eccomi qui!

Che dire...
kiamilachan:purtroppo questo capitolo non ha l'happy ending... posso solo assicurarti che sarà solo una fase transitoria che non durerà a lungo!
Spero che lo stesso si possa dire per te. te lo auguro davvero con tutto il cuore di risolvere tutto e al meglio.
MmeBovary: mi manchi. e mi sento in colpa perchè tu sei oberata di lavoro e io sto qui nel letto a poltrire e a non far nulla se non a contribuire alla deforestazione della Foresta Amazzonica consumando un numero spaventoso di fazzoletti di carta e accrescendo così il mio immenso senso di colpa.
Ho battuto un nuovo record! mica male... direi che è fondamentalmente per questo senso di colpa che ho aggiornato. Almeno così posso dire anche a te di aggiornare. Non fa una piega...
Infine...un GRAZIE a Mirya che mi è stata accanto con la sua splendida storia e che mi ha ricordato che l'Orestea è una tragedia sempre attuale. Sia che ne sia Eschilo l'interprete, sia che ne sia lei stessa!


Infine, “Touché” significa “colpito”, e si usa per la scherma (come non menzionare la mia grande passione???)
Si usava nel gergo di confronto di scherma tra nobili di un tempo e stava a significare che l'incontro era terminato in quanto si era colpiti dalla spada (o sciabola o fioretto) e quindi era la resa di fronte all'avversario, in quanto non si ha più la possibilità di replicare una volta che l’avversario ha colto nel segno e quindi il suo colpo non è andato a vuoto ma ha centrato il bersaglio (che di fatto sareste voi se siete in un duello…)

An-guard!


Ele_lele

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Capitolo 9
*** Il Gioco Del Destino ***


cap 9
Quella mattina in sala grande c’era il caos totale.
Era l’ora della posta e se tutte quelle civette, quei barbagianni, quei gufi e allocchi non si scontravano in volo poteva essere considerato un miracolo.
Un miracolo della natura.
Silenziosamente una ragazza continuava mescolare quelli che una volta erano stati dei cereali nel suo latte e che ora erano una purea incolore e molle.
Da voltastomaco.
Hermione Jane Granger fissava il cucchiaino che muoveva lentamente con la Telecinesi.
Una volta a destra e due a sinistra, una a destra e due a sinistra.
-Herm, dovresti mangiare qualcosa invece di giocare.- le disse Harry.
E la mente si perse di nuovo, questa volta in ricordi lontani, di quando era ancora piccola e il buio era la sua paura più grande.
Di quando, se aveva un problema, poteva correre tra le braccia di sua mamma con la consapevolezza che lei avrebbe risolto tutto.
Un ricordo sfocato. Lontano.
Troppo lontano per ricordarne l’anno.
Probabilmente lei aveva sette o otto anni.
Era in vacanza in Grecia con i suoi genitori, su un isoletta al centro delle Cicladi chiamata Mykonos.
Era bella quella vacanza. Il sole e il rumore del mare.
Le bibite gasate calde dei distributori lungo la strada per il mare. Il tratto da percorrere su un asinello, lento, vecchio, come il suo padrone, per giungere fino alla parte più alta della città.
E la colazione in quell’hotel.
Con yogurt, tanto yogurt. E a volte frutta. E formaggio.
Niente dolci, niente succo di zucca.
Solo molle, acido, stomachevole yogurt.
E lei che non ne voleva e che sua madre le faceva mangiare “tesoro devi assumere più calcio possibile, lo sai” le ripeteva, mentre lei portava lentamente, e con aria schifata, uno dopo l’altro i cucchiaini dell’intruglio puzzolente alla bocca.
Ma una mattina non ce l’aveva fatta. Puzzava troppo quella roba. E sembrava che le ricrescesse nella ciotola.
Per ogni boccone che mandava giù ne aumentavano due.
E allora aveva preso il pepe, dimenticato sul tavolo forse dalla cena prima, e l’aveva aggiunto allo yogurt.
Poi, le era sembrato divertente metterci anche abbondanti molliche di pane e fragole tagliate fine.
Aveva concluso il suo “piatto forte” aggiungendo all’intruglio pezzi di pesche sciroppate condite con una buona dose di tea verde. O nero, non ricordava bene.
Ma non si sarebbe mai potuta dimenticare lo sguardo furente di suo padre quando aveva visto cosa aveva fatto. E le sue parole taglienti "-Hermione! Non si gioca con il cibo! Sai che nel mondo ci sono bambini che muoiono di fame, e tu sei così egoista da bugerartene altamente? Forse dovresti provarla un po’ di fame, e allora capiresti anche tu….Viziata. non farmi pensare che sei ciò che non sei mai stata. Viziata.-“ e si era alzato ed era andato in camera a lavarsi i denti, riflettendo su una punizione per far capire alla figlia la lezione.
Poi era tornato annunciando che per tutta la vacanza lei avrebbe dovuto far colazione con lo yogurt e che per tre giorni non avrebbe fatto il bagno al mare.
Poco male, lei non sapeva nemmeno nuotare all’epoca…



-Herm- la voce di Harry le arrivo come da lontano, come se si trovasse dentro un tunnel.
-Herm- ripeté e la ragazza in questione sbatté per un paio di volte le palpebre e tornò alla realtà.
La dura e difficile realtà.
Più che tornarci ci venne catapultata a forza, senza possibilità di ribattere, senza appello. Il verdetto era giunto e ora non poteva più essere cambiato.
Gli occhi le pizzicarono.
C’erano troppi colori nella sala Grande, decisamente troppi.
E una gamma infinita di odori, la maggior parte dei quali le risultavano tropo forti a quell’ora del mattino, e quindi nauseabondi.
-Harry, scusa, ma io esco un attimo. Ci vediamo a lezione di trasfigurazione. Non arrivare tardi o la McGrannit si arrabbierà.-concluse decisa, prima di alzarsi e dirigersi verso il portone della sala.

Ma si sa, spesso il destino si diverte con noi come marionette.
E, fato volle, proprio all’ingresso incontrò chi non avrebbe mai dovuto incontrare.
Per non perdere il cuore.
Di nuovo…
Non Theodore Nott, né Ron.
-Draco- fu solo un sussurro appena udibile quello che uscì dalle labbra della bella Grifondoro, ma lui lo sentì ugualmente.
-Malfoy, per te- sibilò cattivo, e vendendo gli occhi dorati di lei diventare lucidi per le lacrime che tentava di ricacciare indietro provò una strana stretta allo stomaco.
Ma fu solo un secondo.
Un Malfoy non perdeva mai la testa.
Mai. E lui era un Malfoy e non poteva permettersi quel lusso.
Sentimenti.
Probabilmente il giovane rampollo dell’antica casata di Purosangue neppure sapeva quello che significava la parola “sentimenti”.
O forse si, e allora, bisognava riconoscerlo, era un bravo attore.
Un bravissimo attore.
-Draco- ripeté nuovamente lei, stavolta con la voce incrinata per le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all’altro e rigare per la seconda volta in meno di 24 ore quelle rosee guance.
-Devo andare Mezzosangue, non ho tempo da sprecare- e la sorpassò, certo di aver sentito un “crack” all’altezza del petto accompagnato da un inspiegabile dolore.
Un dolore al cuore.



Se Pansy Parkinson avesse saputo che lei non era la predatrice ma una semplice preda, non si sarebbe messa in gioco probabilmente.
O forse si, per difendere, come una Grifondoro, il suo orgoglio.
Ma era ancora inconsapevole di essere anche lei una mosca che entro poco tempo sarebbe rimasta intrappolata nella ragnatela del destino.
Un destino che, a quanto pareva, doveva essere in vena di stravolgimenti grossi quando aveva preso in mano i fili delle loro vite.
Aria di cambiamenti doveva tirare, lassù nella sua dimora.
Probabilmente aveva deciso di essere il solo giudice della vita degli uomini.
Niente più Parche, niente più Dio.
Solo il Fato.
E nessuna legge, nessun vincolo di religione, nessun Dio superiore avrebbero potuto porre limiti al suo potere.
Nessuno.
Un fato esaltato che teneva in mano le vite di molte persone come fossero fili di marionette, inconsapevoli della sorte che paziente attendeva di compiere il proprio dovere.
A suo piacimento.





Quella mattina spirava un vento leggero, portatore di nuvole che si stagliavano già nel limpido cielo oltre la Foresta Proibita.
Un vento leggero, che segue quella che è stata la tempesta. O forse no.
Forse era solo l’ennesima quiete prima della tempesta.
I fili d’erba, brillanti per la rugiada, splendevano al sole come diamanti, tanto belli quanto illusori.
Al primo raggio di sole sarebbero tornati ad essere comunissimi e banalissimi fili d’erba…
Gli studenti del settimo anno di Corvonero e Serpeverde erano ormai sparpagliati nel vasto prato davanti alla capanna di Hagrid, aspettando che lui uscisse e iniziasse la sua lezione.
Il camino, nonostante non fosse ancora freddo, fumava copiosamente e di tanto in tanto mandava uno sbuffo di fumo più intenso degli altri.
Quando il mezzo-gigante uscì, imbacuccato come se dovesse partire per una missione al Polo Nord, con Thor al seguito, si portò dietro una folata di fumo che si era fermato non solo sui vestiti di pelo, ma ne era rimasta impregnata anche la sua pelle, facendo di conseguenza storcere il naso a tutti gli studenti che si trovavano a meno di cinque metri dalla capanna.
-Buon giorno ragazzi!- tuonò il mezzo gigante ma ebbe come risposta solo un borbottare indefinito e sbadigli di assonnati Corvonero e proteste per il puzzo dai Serpeverde.
Nel momento che si mosse per andare a prendere la faretra nel cortile dietro quella che lui chiamava “casa” per poco non inciampò sul suo mastodontico alano che gironzolava attorno ai suoi piedi sbavando quelli che erano vestiti di pelo a pois impregnati di fumo, e rendendo ancora più ridicolo Hagrid.
Probabilmente qualche Serpe avrebbe riso se non fossero tutti stati troppo impegnati a lottare con le proprie palpebre per tenerle alzate e non cedere alla tentazione del sonno, cadendo a terra come pere lesse o paggio addormentandosi l’uno sulla spalla dell’altro come dei bambini.
Neppure un fiato si levò quando Hagrid tornò dal retro con a tracolla la faretra e un buffo cappello in testa da folletto. Neppure un riso di scherno, perché nessuno se ne rese conto.
Tutti troppo occupati a scacciare dalla loro mente il ricordo del dolce letto e della calda trapunta che avevano abbandonato in camera per una lezione al freddo e all’aperto, e quei pochi se sembravano avere la meglio sul sonno erano troppo preoccupati a pensare come e su cosa si sarebbe tenuta la lezione.
O forse sarebbe stato meglio dire “Con Cosa”, dal momento che Hagrid si inoltrava tranquillamente nel folto della Foresta Proibita con alla calcagna un cane codardo e una schiera di ragazzi del settimo anno troppo assonnati per distinguere persino un centauro da un unicorno.




Nel frattempo in un aula nel castello una ragazza sedeva composta, con la schiena dritta e la piuma in mano.
Tanto dritta e tesa da sembrare in una posa anormale.
Rigida.
Al suo fianco, con uno sforzo enorme, era seduto un ragazzo moro con occhi di un verde intensissimo, chiaramente insofferente di trovarsi in prima fila, sotto gli occhi della McGrannitt e accanto alla più brava della classe.
Un ragazzo di una bellezza quasi disarmante.
Tanto bello quanto a disagio.
-Potter, si potrebbe pensare che lei sia stato punto da una tarantola, visto che non trova pace sulla sua seggiola- berciò la McGrannit severa
-Scusi professoressa- soffiò il ragazzo lanciando uno sguardo d’accusa alla sua vicina di banco, ma, visto che lei non capiva e continuava a fare finta di niente, strappò l’angolo in basso della pergamena dove stava prendendo appunti, intinse la piuma nel calamaio e ne sgocciolò l’inchiostro in modo da non macchiarsi le dita e infine scribacchiò confusamente qualcosa, più velocemente che poteva per non farsi vedere dalla professoressa.
Non farsi beccare a passare i bigliettini in prima fila era un’arte e una sfida, si trovò a pensare Harry James Potter.
Arrotolò il piccolo pezzo di carta alla bell’e meglio e senza neppure aspettare che l’inchiostro si asciugasse lo passò ad Hermione.
Che non lo prese come avrebbero fatto tutti, ma si limitò ad osservarlo.
Come se non avesse mai visto un pezzetto di carta strappata e stropicciata posata sul suo banco. Sul suo libro di trasfigurazione nell’ora di lezione.
E probabilmente, rifletté Harry, non l’aveva davvero mai visto.
O almeno non durante l’ora della McGrannit…
Pregando il cielo che l’amica prendesse il foglietto prima che la professoressa si girasse nuovamente verso di loro e lo beccasse distratto, per poco non saltò in piedi a urlare di gioia quando lei allungò pigramente il braccio e lentamente, prese il foglietto.
E lo strinse nella mano che chiuse prontamente a pugno quando l’insegnante si girò nuovamente verso di loro, accartocciandolo ancora di più.
Ma appena fu possibile cominciò a srotolarlo e lesse a fatica quello che il suo migliore amico le aveva scritto.


“Herm, ma la pianti di essere assente? Per colpa tua mi sono beccato pure un rimprovero dalla vecchia megera! Ma si può sapere che ti passa per la testa? REAGISCI!!!”


Sospirò. E guardò Harry che la fissava, deciso a farla sentire in colpa.
Prese in un gesto lento e studiato la piuma, ne intinse la punta nell’inchiostro corvino e aspettò che colasse, per non macchiare inutilmente il piccolo pezzetto di carta e renderlo illeggibile. Solo allora si mise a scrivere lentamente, come se ogni lettera le costasse uno sforzo immane.
E passò con molta più non chalance il biglietto ad Harry di quanto aveva fatto lui.
Di sicuro almeno lei non sembrava tarantolata.
Harry aprì il biglietto e lesse la grafia ordinata e precisa dell’amica “affari miei. Segui la lezione”
Ma non fece in tempo a ribattere nulla perché un colpetto di tosse alle sue spalle lo fece sobbalzare.
E impallidire.
Minerva McGrannit in persona era dietro di lui con un cipiglio fin troppo evidente sul viso.
-Signor Potter, le consiglio vivamente di dare ascolto alla signorina Granger: presti attenzione alla mia lezione. Dieci punti in meno a Grifondoro- e si avviò verso la cattedra, ma prima di riprendere a spiegare si girò nuovamente verso di lui e sussurrò –faccia in modo che non si ripeta mai più- dopo di che gli voltò le spalle e riprese come ne nulla fosse successo.




Quando l’ora finì Hermione ripose nella borsa con gesti lenti e affettati le poche cose che ne erano state tirate fuori, sotto lo sguardo vigile del suo migliore amico.
-Harry, non sei costretto a starmi appiccicato come una gelatina millegusti+1, sai?-
Ma non ottenne risposta.
Il moro era troppo occupato a tentare di dar fuoco mentalmente a un biondino di sua conoscenza che era appena entrato nell’aula di trasfigurazione.
E si maledì per la sua stupidità. Dopo di loro erano le Serpi ad avere un’ora di McGrannit.
Si girò verso Hermione e la vide pallida come un cencio.
-Portami via Harry, ti prego. Portami via- gli sussurrò, e lui non se lo fece ripetere due volte.
Mise alla rinfusa il libro di trasfigurazione e la boccetta d’inchiostro nella borsa dell’amica e la prese per mano, trascinandola di peso fuori dall’aula.
Quello che la maggior parte degli studenti notarono era una bella ragazza che veniva trascinata in tutta fretta e a forza fuori dall’aula, ma quello che invece notò l’erede dei Malfoy fu la mano della Mezzosangue legata a quella dello Sfregiato.
E si sentì crollare il mondo addosso, ma si ripromise che l’avrebbe pagata.
Si, la sua mezzosangue l’avrebbe pagata eccome.
Anzi, l’avrebbero pagata cari entrambi.
Lei che l’aveva tradito e lo Sfregiato che gliel’aveva portata via.




La seconda ora fu forse la prima volta che Hermione non prestò attenzione neppure per un momento alla lezione, che era storia della magia assieme ai Tassorosso.
Una noiosissima lezione del professor Rüf sul una rivolta dei goblin in Inghilterra del nord.
Noiosissima e altrettanto sanguinosa, si disse Harry, ascoltando forse per la prima volta in sette anni, una spiegazione alquanto soporifera del professore fantasma.
Al suono di un gemito sommesso e strozzato della sua migliore amica si voltò di scatto, e vide i suoi occhi rossi e gonfi.
-Herm- fu il suono più dolce che lei aveva mai sentito. O così almeno le parve. Una carezza che arrivava con la voce quando non poteva farla realmente sotto decine e decine di occhi indiscreti e curiosi.
Occhi famelici di pettegolezzi da condire con le loro lingue taglienti.
Neville si alzò per poi risedersi. Il professore gli aveva negato il permesso di andare in bagno. Dean alzò la mano e disse qualcosa che Hermione non sentì, non perché il ragazzo fosse lontano, ma perché era proprio lei quella ad essere assente con la mente.
Il professore si sorprese della domanda del Grifondoro, una domanda così arguta che parve cogliere di sorpresa tutti che a farla fosse stato proprio Dean e non la so-tutto-io Hermione Granger.
-Si, si, infatti, citando Catone :<< Quando piange, una femmina tende insidie con le sue lacrime, quando piange, una femmina sta pensando al modo per imbrogliare l'uomo>> capite ragazzi? Fa riferimento esplicitamente alla stregoneria!- e continuò a versare il suo fiume di parole come una litania, finché Harry non colse nuovamente altre parole e capì che l’argomento focale del discorso era cambiato -…esatto ragazzi miei, esatto! Gli autori del trattato Malleus Maleficarum, ovvero per chi non sapesse il latino significa il martello delle streghe, furono proprio i frati domenicani Jakob Spreger e Heinrich Institoris. Tale testo ecclesiastico divenne come una sorta di manuale ufficiale per la persecuzione contro le streghe, ed è proprio qui che ci ricolleghiamo ai goblin…- e appena sentì che si ritornava al noioso argomento intrapreso all’inizio dell’ora tornò a focalizzare la sua attenzione su Hermione, che continuava a avere uno sguardo vacuo e a non prestare attenzione a quanto il professore Rüf stava spiegando.
Incontrare gli occhi di lei, così maledettamente remissivi, era come una pugnalata alle spalle.
Un aperto tradimento. Come quello che stava spiegando il barboso fantasma alla classe…e che tentava di far capire ai suoi studenti che non era una cosa moralmente corretta da fare…ma si sa, spiegare a un diciassettenne che mollare la ragazza per andare con la sua migliore amica solo perché è un po’ più bendisposta nei suoi confronti, non è certo cosa facile!
Ma il professore sembrava avere secoli d’esperienza a riguardo e soprattutto una miriade di esempi a portata da snocciolare in classe come ciliegine sulla torta nel tentativo di rendere meglio l’idea di quali catastrofi potesse creare un comportamento così vile e meschino come il tradimento.
-Ragazzi, il tradimento è sempre stato un’azione infamante e abietta. Non c’è storia che non lo confermi, o etica che lo scusi, o morale che lo tolleri. E neppure politica che possa tollerarlo. Ma ricordate sempre che esistono tre tipi di tradimenti: quelli che si fanno ad altri, quelli che si ricevono ad altri, e quelli che si fanno a sé stessi, e quindi si ricevono. Quanti di voi hanno sentito parlare di La Rochefoucault?- e non vedendo nessuna mano alzata, si rassegnò a continuare ben sapendo che pochi di loro lo stavano veramente ascoltando –ebbene, La Rochefoucault disse “non riusciamo a consolarci di essere ingannati dai nemici e traditi dagli amici, ma spesso siamo soddisfatti di esserlo da noi stessi”. Fin da quando l’essere umano può definirsi civile, non esiste alcuna persona che non condanni il tradimento. Dante, uno scrittore italiano, lo ritiene la più infamante delle colpe. Ragazzi, la storia è fatta di tradimenti; non solo quella babbana ma anche quella magica. Suvvia, chi conoscete di traditore? Alcuni sono molto famosi…- e vedendo sempre che nessuno si approssimava a rispondere sbottò leggermente esasperato da tanta incuranza e disinteresse verso la sua materia –andiamo, possibile che non se sapete neppure uno? “Quoque tu…”- disse per dare loro un indizio
Lavanda Brown si alzò in piedi e strillò felice –Cristo!-
-prego signorina Brown?- le chiese il professore, domandandosi se per caso la ragazza non stesse prendendosi gioco di lui, ma quando ripeté la sua affermazione si convinse che stava dicendo sul serio. E forse era anche peggio…
-“Quoque tu Brutu filius meus”- disse invece Seamus con un latino maccheronico –è riferita a Bruto, il più famoso assassino dell’antica Roma-
-Esatto signor Finnigan! Si narra infatti che proprio queste siano state le ultime parole dello sfortunato e famoso Giulio Cesare, e NON Cristo, quando, in punto di morte ovvero alle idi di marzo del 44 a.C., ovvero signorina Brow, 40 anni prima della venuta di Cristo, subendo le numerose coltellate che lo condussero all’altro mondo riconobbe fra i congiurati proprio suo figlio Marco Giunio Bruto. Bisogna però precisare che Bruto non era figlio naturale di Cesare, quindi le sue parole non vanno assolutamente prese alla lettera…-
Ma fu interrotto da un Ron paonazzo di rabbia –e questo che diavolo significa? Solo perché un tradimento non viene da un familiare dovrebbe fare meno male?-
-Assolutamente no, signor Weasley, ma la prego, si calmi o mi vedrò costretto a togliere dei punti alla sua casa. E sia così cortese da rimettersi seduto al suo posto.- lo riprese il professore che evidentemente non aveva apprezzato di essere interrotto nel mezzo del suo discorso né tantomeno che un suo studente si infervorasse fino a tal punto in classe. –la domanda che vi faccio io, ragazzi, è: ma perché Cesare non reagisce? Perché non accusa Bruto con le sue ultime parole?-
-Perché lo ammazzano prima!- fu la semplice risposta di Lavanda
-No, no, grazie della partecipazione signorina Brown, ma no. Altre idee?-
-Si sta dissanguando e non ha la forza di muoversi e appena tenta di farlo crolla riverso su se stesso. Esangue.- disse Dean mimando una specie di zombie in direzione di Lavanda che fece un gridolino isterico.
-No signor Thomas, no. Eppure ci siete vicino entrambi. Cesare sa benissimo che i colpi ricevuti non lo perdoneranno e sa della sua morte certa. Certo, muore prima di qualsiasi aiuto, e non può certo pensare di scappare via…con tutti i colpi che ha ricevuto morirebbe per strada. No, la ragione è molto più semplice. Lui amava Bruto…- e dalla classe si levarono fischi e risolini, ma il professore sembrò non farci caso e continuò come se niente fosse –o meglio, provava un grande affetto per lui. Era, potremmo dire, il suo pupillo. Ma ormai Bruto aveva fatto la sua scelta, e Cesare sapeva che per non ci sarebbe stato un altro giorno da vivere per lui, mentre per il suo prediletto si. E allora perché dannargli la vita con parole infamanti e che avrebbero solo procurato un dolore? Vivi e lascia vivere. O se volete, muori e lascia vivere- disse storpiando il famoso detto, e coprendosi con la mano la bocca per celare un sorrisetto ironico spuntato per la sua stessa battutina.
Harry, senza rendersene conto, era completamente preso dal racconto del professore.
-Herm, tu condanneresti uno che ti ammazza?- le chiese sottovoce.
-Dipende- rispose diplomaticamente lei, e all’occhiata interrogativa che ricevette continuò – dipende da cosa provo. Se è una persona cara no-
-No?- Harry sembrava sconvolto dalla sua risposta. Di certo non se l’aspettava –e per quale assurdo motivo?-
-Amore- fu la sua sola risposta. E non si impuntò oltre anche perché Rüf aveva ripreso a parlare.
-Cesare compie un atto di estremo amore e coraggio nei confronti di quel giovane e avventato assassino che tanto aveva ammirato. Ma cosa avrebbe potuto fare in quel momento? Nulla, e proprio per tale ragione decide di morire serenamente e di dar sfogo solo alla sua sorpresa di vedere tra i suoi assassini anche Bruto. E per questo, come ha giustamente citato lei, signor Thomas- ma fu interrotto da Seamus che non apprezzava essere scambiato per il suo amico Dean –Finnigan!- precisò, e il professore continuò facendo un gesto con la mano che ricordò vagamente a Harry quelli che faceva Ron d’estate per scacciare le mosche –come vuole, come vuole, Finnigan, Thomas…dicevo, come ha citato lei prima, “Quoque tu Bruto fili mii” è una frase famosa che spesso viene usata a sproposito solo per esprimere sorpresa. Mai cosa più errata potrebbe essere fatta. Questa è una frase che esprime sorpresa e amore. Non solo carnale, si intende. Amore fra madre e figlia, tra due amici, tra fidanzati, tra maestro e alunno…di situazioni ce ne sono fin troppe. Le occasioni per fare questa citazione di sicuro non mancano, ma fate attenzione: qualora doveste usare queste parole non esprimereste solo sorpresa ma anche, e soprattutto, amore. Un amore incondizionatamente forte, un legame indissolubile, una fiducia cieca tradita, ma pur sempre basata sull’amore. Diciamo l’amore nonostante il tradimento, ecco. Un po’ come Giuseppina con Napoleone Bonaparte. Maria Josèphe Rose Tascher de la Pagerie, divenne moglie del generale Bonaparte il 9 marzo 1796. E il loro matrimonio finì col divorzio nel dicembre del 1809. Fu lui a chiedere il divorzio e lei l’accettò in silenzio. E sapete perché?-
-Perché le donne non avevano diritto di parola- se ne uscì Lavanda Brown esasperando all’inverosimile il povero professore che decise di adottare nei suoi confronti la linea dell’ignoramento.
-No. Ancora per amore. Solamente divorziando e accettando che lui avesse una nuova moglie, poteva dargli l’occasione di avere un erede. Morì poco dopo, nel 1814 e per i suoi ultimi anni rimase in contatto con l’ex-marito, tanto che la leggenda vuole che le ultime parole di Napoleone fossero state proprio “Francia, l’esercito, il comando dell’esercito, Joséphine”, che sarebbe la versione francese di Giuseppina. Capite ragazzi? Il vero amore scavalca tutti gli ostacoli, anche il più bieco e amaro tradimento. E no, signor Weasley, non intendo dire che lo giustifica e lo dimentica, tutt’altro. Diciamo che lo supera.- disse precedendo il ragazzo che già aveva alzato la mano- Ragazzi, stiamo divagando troppo. Direi che è ora di tornare ai goblin…-





“Si tradisce più spesso per debolezza che per deliberato disegno di tradire”
La Rochefoucault




Harry aveva ancora la bocca semi aperta per la storia e si chiese da quanto avesse quell’aria da idiota. Probabilmente da quando Rüf aveva iniziato a parlare di Bruto e di Giuseppina, e lui si era messo a pensare a Ron. Al loro stupido litigio, e a tutti quelli che c’erano stati in precedenza. Tutti, nessuno escluso. Loro avevano sempre battibeccato per cose futili e Hermione aveva sempre fatto da tramite, beccandosi la maggior parte delle volte rispostacce da entrambe le parti.
Ma stavolta era diverso. Lei era coinvolta in prima persona, non solo a causa sua e di Ron, ma anche di quell’idiota borioso di Malfoy.
E lui aveva deciso di aiutarla.
Cosa poteva mai essere per colui che è sopravvissuto a battaglie epiche dover affrontare un migliore amico che credeva che lui avesse tradito sua sorella con la loro migliore amica che era sempre più pallida e debole a causa delle continua frecciatine che le lanciava un Malfoy sempre più stronzo?
Una passeggiata, senza ombra di dubbio!





L’ora finì con il rumore della campanella e con vari sospiri di sollievo…era sempre difficile fare storia della magia già in condizioni normali, figurarsi il lunedì alla seconda ora!
Era già tanto se erano rimasti tutti svegli.
-Harry, che abbiamo ora?- chiese Hermione rivolta all’amico
-Mmm, aspetta fammi trovare il foglio con l’orario…Incantesimi…no, incantesimi è fra un’ora…cavoli, abbiamo due ore di incantesimi con Tassorosso, da sballo…hem, scusa, adesso abbiamo…oh, Herm, non ti piacerà. Oh, no, non ti piacerà neanche un po’…-
-Lezione con le Serpi?- chiese preoccupata, sbiancando leggermente
-No, no, tranquilla. Ma non so se è meglio o peggio…abbiamo volo…-disse quasi sussurrando,come a sperare che la brutta notizia potesse essere meglio superata dall’amica se detta a bassa voce.
Hermione non deluse le sue aspettative e fece una faccia strana, come di chi è costretto a mandare giù un rospo tutto intero e a dire che è buono, ma, da vera Grifondoro qual’era, si limitò ad annuire col capo e a dire –andiamo-, sorprendendo così, ancora una volta, il bambino che era sopravvissuto.





Tutti i Grifondoro aspettavano con impazienza che riprendesse il Quidditch, il famoso gioco dei maghi che era assai popolare in tutta Hogwarts.
Il motivo? Semplice, da anni erano loro a vincere la Coppa Delle Case grazie al loro Cercatore e Capitano Harry James Potter.
O Potty, come lo chiamavano tra le fila dei Serpeverdi quando erano di buonumore, o, come diceva Malfoy riferendosi a lui, San Potter.
Il trio dei Miracoli di cui appunto San Potter era il capo assieme a Lenticchia e La Mezzosangue.
Harry, Ron e Hermione. Da sempre insieme.
Ma non quella terza ora del lunedì mattina, dove tutti, tranne Lavanda e Hermione avevano una scopa tra le mani e volavano veloci sul campo.
Persino Neville volava. O meglio, tentava di non cadere.
Ma lei no. Hermione Jane Granger aveva una paura folle di volare. Irrazionale, sciocca, inconcepibile.
Fatto sta che aveva paura.
E Madama Bumb si ostinava a volerle insegnare.
-Non c’è strega che si rispetti nel nostro mondo che non sappia volare. Suvvia, non faccia la sciocca, Miss Granger, salga su questa scopa.- e vedendo che tentennava riprese il suo attacco –è solo un manico di scopa. Non la mangerà mica, sa? Guardi- disse sfoggiando un sorriso e usando il suo asso nella manica –Anche Neville ci è riuscito. Possibile che la studentessa più brillante della nostra scuola debba avere paura di volare?-
-Io NON ho paura di volare, ma di cadere- confessò la ragazza
-Bubbole! Non faccia la ragazzina! Per Merlino, si decida a salire su questa benedettissima scopa!-
-NO!- caparbia come sempre Hermione decise di restare con i piedi a terra e fregarsene altamente di dover almeno tentare di volare.
Non lo aveva fatto per Harry, né per Ron, né tantomeno per il suo orgoglio di Grifondoro, figuriamoci se l’avrebbe fatto per Madama Bumb!
-Miss Brown, lei vuole salire?- chiese l’insegnante sapendo in anticipo la risposta della ragazza
-Oh, no! Mi rovinerei lo smalto. Mi verrebbero i calli alle mani. La schiena ne risentirebbe e diventerei gobba e inguardabile. I capelli mi diventerebbero crespi per il vento e l’umidità. Assolutamente no. Cosa crede, che sia masochista?-
-No, lo immaginavo- e sconfitta, si limitò a soffiare nel fischietto per portare ordine tra coloro che volavano liberi e felici nel terso cielo mattutino.




-Herm, dico sul serio, dovresti imparare a volare. O per lo meno dovresti provare a vincere questa tua immotivata paura…-
-Harry, per Merlino, ne abbiamo già parlato e la mia risposta non è cambiata minimamente-
-Hey, vieni qui- le disse Harry notando che i suoi occhi diventavano nuovamente lucidi.
Incuranti di essere davanti a una classe quasi gremita di studenti del settimo anno, incuranti di essere in un corridoio dei più affollati a quell’ora o di quanti avrebbero potuto vederli, si abbracciarono. Gli occhi chiusi, le braccia strette attorno al corpo dell’altro, il cuore a mille, le guance rosse e gli occhi bagnati di lei e i capelli spettinati di lui, si abbracciarono.
E forse entrambi sentirono lo sguardo di fuoco che si posò su di loro o quello stupito che li guardava senza capire. Il primo di Ron e l’altro di sua sorella Ginevra Molly Weasley, sua sorella, migliore amica di Hermione nonché ragazza di Harry.
Che li fissava a bocca aperta.





“L'uomo è molte cose, ma non è ragionevole.”
“il ritratto di Dorian Gray”, Oscar Wilde




In quel mentre la raggiunse Luna che, imprevedibile come sempre, li abbracciò e urlò come se fossero tutti sordi –CHE BELLO RAGAZZI! Sono così felice per voi! Harry caro, ma tu non stavi con Ginny? Oh, io devo andare a lezione di divinazione, ci si vede ragazzi. AUGURI!- e poi si rivolse all’amica –tu non vieni Gin?- e si incamminò senza accertarsi di essere seguita dalla rossa, che si avvicinò ad Harry con passo di marcia e sibilò furiosa –quando avevi intenzione di dirmelo? Al vostro matrimonio?-
-Ginny, non è come pensi…-s’intromise Hermione che venne prontamente zittita dall’amica
-Tu stà zitta. Io mi fidavo di te, ti credevo mia amica…-
-Ma noi siamo amiche…-
-NOOOO!!! Tu sei una bugiarda! “A me non piace Harry” “Sono così felice per voi, Gin”, “Siete davvero una bella coppia”- le disse facendole il verso e non notando affatto gli occhi rossi e gonfi dal continuo piangere –e io mi sono fidata di te come una stupida! Cielo, sono stata così cieca!-
-Adesso basta Ginny!- l’interruppe brusco Harry –non sai niente. Non sparare sentenze a casaccio-
-Ah no? E dimmi un po’ te come sono andate le cose…cos’è, lei è più brava di me a letto? Perché più bella di sicuro non lo è…lo dice anche Michael Corner…- aggiunse a mo’ di scusa
Ron, fermo sulla porta divenne di uno strano color melanzana moscia.
Passò dal rosso al viola fino a diventare giallo pallido e accasciarsi di peso sullo stipite della porta.
Sua sorella era andata a letto con quel traditore di Harry…
“cos’è, lei è più brava di me a letto? Perché più bella di sicuro non lo è…lo dice anche Michael Corner…”
“cos’è, lei è più brava di me a letto? Perché più bella di sicuro non lo è…”
“cos’è, lei è più brava di me a letto?”
“cos’è, lei è più brava di me a letto?”

No, non era possibile…non sua sorella…no…
Poteva odiare Harry anche per questo, ma di sicuro non sarebbe cambiato nulla.
Però poteva farlo soffrire. Quello si.
E conosceva tutti i suoi punti deboli.
Essere stato l’ombra di Harry Potter per sette lunghi anni d’altro canto aveva qualche vantaggio.
E ora avrebbe raccolto i frutti di quella lunga attesa.
Oh, si.
Sapeva esattamente i punti deboli di Harry James Potter.
E uno di questi, forse il più importante, stava attaccato al suo braccio come un bambino piagnucolante.
E aveva anche un nome.
Hermione Jane Granger.




Sorrise. Avrebbe avuto la sua vendetta. Eccome se l’avrebbe avuta…









"Mi chiamo Massimo Decimo Meridio,comandante dell'esercito del nord, generale delle legioni Phoenix, servo leale dell'unico vero imperatore Marco Aurelio, padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa....e avrò la mia vendetta, in questa vita o nell'altra!!"







………continua……….







§ Spazio autrice: §

Lucy Pevensie: la scuola è la scuola, non si discute. Anche se il fatto che io abbia postato invece di ripassare Greco la dice lunga... Sulla gelosia sono assolutamente d'accordo con te: brutta bestia, decisamente difficile da estirpare una volta che ti è "entrata la pulce nell'orecchio"... Sembrerebbe effettivamente che Ron abbia -per una volta- ragione e che tutto si semplifichi in pochi passaggi, ma ti assicuro che NON è così, come forse avrai capito da " Niente più Parche, niente più Dio. Solo il Fato. E nessuna legge, nessun vincolo di religione, nessun Dio superiore avrebbero potuto porre limiti al suo potere.
Nessuno. Un fato esaltato che teneva in mano le vite di molte persone come fossero fili di marionette, inconsapevoli della sorte che paziente attendeva di compiere il proprio dovere. A suo piacimento. "
Shay89: so bene che non ho aggiornato in fretta, anzi, se possibile, ho impiegato decisamente più tempo della volta scorsa... purtroppo la "vita oltre efp" chiama, e, anche se vorrei sempre scrivere, ho anche altri impegni... Non prometto aggiornamenti super-veloci perchè so sarebbe una menzogna, ma posso prometterti che farò del mio meglio per tentare di aggiornare il più spesso possibile. Infine, ammetto che mi sono divertita un sacco a sescrivere Ron, pur rimanendo una fan sfegatata di Draco e Blaise!!!


Grazie alle 34 persone che hanno messo questa storia tra i preferiti, le 28 che la seguono, tutti coloro che recensiscono e chi legge e basta (come troppo spesso faccio anche io!)



Vi lascio con un’ultima citazione di Oscar Wilde, ovviamente riferita al capitolo.
Godetevela.

“E' assai pericoloso conoscere i propri amici”



Love
Ele_lele

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Capitolo 10
*** Il Sacro E Il Profano ***


cap 10
E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano.
Bocca di rosa –Fabrizio De’Andrè-







Vitious li aspettava tranquillamente in classe, ignaro della lite che si era appena svolta fuori dalla sua aula.
Quando si accorse che tutti gli studenti erano ancora fuori, sia di Tassorosso che di Grifondoro s’innervosì un po’, ma non riuscì a reprimere la curiosità e la tentazione di andare a vedere quello che stava accadendo e cosa carpiva l’attenzione così bene di un branco di diciassettenni. Addirittura meglio di lui e delle sue interessantissime lezioni, pensò con ironia e alzando gli occhi al cielo.

Come tanti avvoltoi su una carcassa di un’antilope, tutti i ragazzi del settimo anno circondavano Hermione Granger e Harry Potter, colpevoli di quel “piccolo” scandalo della quarta ora. La SUA ora di lezione.
Vitious si schiarì ripetutamente la voce per richiamare l’attenzione, ma visto che la cosa non sembrava sortire l’effetto sperato decise di essere più diretto.
-Ragazzi, tutti in classe! Abbiamo perso fin troppo tempo a mio avviso!- e rivolgendo un’occhiata alle lacrime che scendevano copiose dal viso della sua migliore studentessa sospirò, levando gli occhi al cielo per la seconda volta in pochi minuti e aggiunse –Signorina Granger, Signor Potter, voi entrerete in classe quando vi sarete calmati. Signorina Granger non ammetto discussioni- disse severo vedendo che lei stava per ribattere, e senza notare che Ron era ancora accasciato addosso allo stipite della porta, con un colorito cadaverico e uno scintillio strano negli occhi aggiunse –Signor Weasley, li accompagni- e rientrò in classe seguito da una fiumana di studenti annoiati, senza aver avuto il tempo di vedere che Hermione aveva spalancato gli occhi e Harry aveva contratto tutti i muscoli nel sentire che Ron sarebbe dovuto andare con loro.
Il rosso in questione sorrise soddisfatto.
D’altro canto la fortuna sembrava essere dalla sua parte. Ancora una volta.
E sotto gli sguardi allibiti dei suoi migliori amici disse –allora, si va in bagno? – e senza attendere una risposta s’incamminò.





Nello stesso momento un biondino Serpeverde buttava il mozzicone della sua sigaretta a terra, schiacciandolo con la punta delle sue costosissime scarpe italiane.
E mentre i tre Grifondoro entravano in bagno, lui faceva il suo ingresso trionfale nell’aula di Storia della Magia, dove avevano due ore di lezione assieme ai Corvonero.
-Signor Malfoy, a cosa è dovuto questo suo ritardo?- chiese seccato Rüf
Il Prefetto alzò le spalle, e guardò provocatorio l’insegnante. Infine rispose –Dovevo finire la mia sigaretta-
Nonostante Rüf fosse un fantasma, chiunque avrebbe potuto giurare di vederlo sbiancare (ancora di più di quanto già non fosse, se possibile) prima di ribattere seccato alle parole del ricco rampollo di una delle famiglie dal sangue “puro” –Signor Malfoy, dal momento che ci ha degnato solo ora della sua presenza, per domani farà un compito di punizione- e vedendo il ragazzo rispondere con una scrollatina di spalle e accomodarsi al suo posto, rigorosamente all’ultima fila, decise di lasciar perdere.
Draco dal canto suo non si curava minimamente della punizione del professore, nonostante sembrasse assai turbato, cosa che non sfuggì al suo vicino di banco, Blaise Zabini.
-Hei, Dra, che hai?-
-Cazzi miei- soffiò il biondino in risposta, non riuscendo però a celare completamente la sua inquietudine al ragazzo moro e con gli occhi blu, che decise di far finta di niente
-Ok, come vuoi. Allora io sono San Potter- disse con un tono ironico. Ma fu la mossa sbagliata. Decisamente sbagliata visto il basso ringhio che emetteva il suo vicino di banco.
Il “crack” di un pezzo di banco che veniva rotto fece voltare Pansy, che venne fatta prontamente girare da un Blaise che le appioppò la balla del secolo: Draco era furibondo con Rüf per il compito supplementare.
Ma lei parve berla, e si rigirò borbottando qualcosa sui professori idioti e il sangue puro.
-Ma che sei scemo? Ti metti a rompere il banco durante la lezione?- chiese Blaise, seriamente preoccupato per la salute mentale del suo amico.
-Non nominare lo Sfregiato in mia presenza- fu tutto quello che le regali labbra del Principe delle Serpi riuscirono a far uscire tra un tremolio nervoso e un ringhio sommesso.
-Ok Dra, calmati però, eh? Insomma San Potter è San Potter, a noi che ce ne frega?-
Ma l’occhiata che ricevette lo convinse a tacere su quell’argomento che sembrava tanto spinoso per Draco.
Il suo nervosismo in realtà non era dovuto a quella piovra umana di Potter, ma alla Mezzosangue e al suo maledettissimo profumo di gardenia e mughetto che, nonostante lei se ne fosse andata da quell’aula da un’ora, ancora aleggiava nell’aria.
Un aroma che lo stordiva e lo faceva impazzire. Gli avrebbe fatto perdere il senno prima o poi, quella traditrice…

Lo stesso profumo che aveva sentito per così tanto tempo e che, per non cadere nella tentazione di baciare quelle labbra carnose e rosse, quando ancora erano nemici giurati, aveva giurato di non sentire.
Lo stesso aroma che si sprigionava nella sua stanza nelle notti che facevano l’amore.
O che gli rimaneva addosso quando la sfiorava.
Quel profumo che gli mandava in pappa il cervello peggio delle lezioni della McGrannit.
Il SUO profumo. Della Mezzosangue. Della traditrice.





La “traditrice” in questione era chiusa in un bagno a singhiozzare mentre Harry tentava inutilmente di farle aprire la porta e Ron se ne stava mollemente appoggiato a un lavandino osservando la scena.
-Dai Herm! Apri questa cavolo di porta. Non fare la bambina, su!- piagnucolò lui, ottenendo come risposta solo un singhiozzo mal soffocato.
-sei patetico- la voce fredda e tagliente di Ron gli fece forse più male dei singhiozzi disperati della sua migliore amica
-Credi di essere migliore di me? Di riuscire a farle aprire questa diamine di porta?- urlò esasperato
-Spostati- fu la risposta del rosso che si avvicinò e riprese a parlare, ma questa volta a Hermione –allora, sappi che se non apri schianto la porta, e come sai non ho un’ottima mira…potrei colpirti-
-Non m’importa- fu la risposta della riccia
-CAZZO HERM, APRI QUESTA FOTTUTISSIMA PORTA UNA VOLTA PER TUTTE!!!- sbottò Ronald, e con grande stupore di Harry seguì il classico “clack” di una serratura che viene sbloccata e la porta si aprì, rivelando una figura irriconoscibile: capelli arruffati, occhi gonfissimi, naso rosso e guance rigate dalle lacrime che scendevano senza sosta dai suoi occhi rossi.
-Senza offesa, Herm, sei uno spettacolo pietoso- esclamò Ron prima di soffocare una risatina.
Con stupore estremo di Harry, che aveva appena tentato di incenerirlo con un’occhiata di puro fuoco, anche la ragazza scoppiò a ridere e le sue belle labbra furono sottoposte al pericoloso esercizio di un sorriso stiracchiato.
Il primo sorriso che faceva da giorni.
E lo faceva grazie a Ron.
Qualcosa, all’altezza del suo stomaco protestò, e non era la fame visto e considerato che aveva mangiato relativamente da poco.
Era qualcos’altro, di insolito, la stessa cosa che si era mossa quando era arrivata la lettera anonima e lui l’aveva trovata inerte sul viale della scuola, ora ringhiava.
Un avvertimento “sta’ attento!”, ecco quello che sembrava dire.
Ringhiava, ma solo lui poteva sentire quel rumore spaventoso che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque.
Come una fiera in gabbia cominciò a dimenarsi quando Ronald si fece più vicino a Hermione e le disse sorridendo –Scusa Herm, sono stato un cretino. Potrai mai perdonarmi?- e tentò anche di tirare una zampata con tanto di artigli sfoderati.
O questo sembrò ad Harry, che fu del tutto certo che la bestia dentro il suo stomaco avesse preso male la mira e ferito lui, considerato che si sentiva andare a fuoco.
Letteralmente a fuoco.
Bruciava di rabbia, d’indignazione per come Ron trattava la sua migliore amica e di incredulità di fronte alla risposta tanto spiazzante di lei –si, certo che ti perdono!- accompagnata da uno dei più bei sorrisi che avesse mai visto.
Si muoveva, la bestia. Non stava un attimo ferma. Come terrorizzata dalla luce e costretta a subire tanti, troppi, flash.
E non sopportando più quell’atmosfera di perbenismo e buonismo che aleggiava nel bagno, non tollerando più i sorrisi di entrambi e il dimenarsi della belva dentro di lui, farfugliò qualcosa di incomprensibile e se ne uscì fuori.
Solo.
Solamente lui e la bestia che, stranamente, sembrava essersi calmata d’improvviso.





Se Blaise avesse saputo veramente la causa del malumore del biondino gliene avrebbe dette di tutti i colori, tirando giù mari e monti e scomodando tutti i santi del paradiso giusto per suo comodo e per sbatterli in faccia al suo amico.
Ma poteva solo supporre la causa di tanto malumore e, purtroppo per lui, le sue supposizioni andarono per metà a vuoto. E per metà no.
-La causa è lo Sfregiato, vero?-
-Blaise- una nota nella voce che suonava tanto come avvertimento –che ti avevo detto a proposito di San Potter?-
-C’entra solo lui con il tuo malumore o tutta la sua combriccola?- chiese sprezzante il moro
Un ringhio basso e minaccioso fu tutto ciò che ottenne come risposta, ma non se ne curò e seguitò imperterrito nel suo interrogatorio
-Allora c’entrano anche Lenticchia e Hermione…-
-Cazzo c’entra la Mezzosangue?- sbottò –e perché la chiami per nome?- domandò dubbioso con un cipiglio tipico della McGrannit
-Tranquillo, tra noi non c’è niente, è solo che non è poi così male, e visto e considerato che prima ne parlavi ogni due secondi su tre e me ne facevi due palle così –e mimò con le mani il gesto, un tantino esagerato per la verità – e ora non tolleri neppure che nomini il Trio dei Miracoli, odi Potter, anche se questa non è poi una novità, e se c’è lei nei dintorni diventi più rompicoglioni del solito, paranoico fino all’abiura di te stesso e ti metti a rompere i banchi e a rispondere ai professori come se niente fosse…adesso Drà non dirmi che non hai nulla, non sono mica scemo-
-Io non rinnego proprio un bel niente!-
-Ah no? Tu rinneghi te stesso amico mio, rinneghi i sentimenti –e sentendo tale parola dal biondino si levò un sonoro sbuffo -ritratti tutto, persino il vero Draco…io non dico che tuo padre abbia torto, lo sai. Ognuno ha le sue idee. Solo che bisogna avere il coraggio di combattere per i propri ideali, e tu, lasciatelo dire, ti stai comportando proprio come un codardo. Un codardissimo Tassorosso!-
-E adesso che c’entra mio padre, Blaise?-
-Lui e le sue strampalate idee di sottomissione al Signore Oscuro. Lo sai come la penso. E IO so come la pensi TU…-
-Abbassa la voce idiota- si affrettò a zittirlo Draco e controllò rapidamente che nessuno avesse sentito la loro conversazione. Far sapere a tutti che il figlio del braccio destro del Signore Oscuro non era poi così entusiasta dall’idea di essere un Mangiamorte non era certo una trovata geniale… -vuoi forse che ci sentano? Smettila di sparare cazzate e fatti i fatti tuoi. Punto! Discorso chiuso!- aggiunse velocemente prima che l’amico potesse controbattere.
E non ci fu più nulla da dire.
Era finito. Era tutto finito. E a Blaise non restò che annuire e pensare che aveva perso l’ennesima battaglia con Draco.
Ma la guerra era solo all’inizio e fuori infuriava la tempesta…





But O heart! heart! heart!
O the bleeding drops of red,
Where on the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.


Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto e freddo.






Sarebbe stata una menzogna affermare che andava tutto bene.
Le era crollato improvvisamente il mondo addosso, e Ginny Weasley non era neppure in grado di indossare una maschera.
Una maschera sorridente.
Il dolore l’aveva annientata, tanto da renderle incapace persino la semplice azione di simulare un sentimento. Di mentire.
Ancora…
Riusciva quasi a vedere i baci teneri che Hermione e Harry si scambiavano nei momenti d’intimità, sentiva i loro sospiri e le loro voci roche dal desidero l’uno dell’altra, era percorsa da brividi al solo pensiero delle mani calde di Harry sulla pelle della ragazza…una ragazza che non era lei…
E Luna…magari un giorno le sarebbe stata grata, ma ora…no, ora voleva solo odiarla!
Perché mai avrebbe dovuto ringraziare chi dal Paradiso l’aveva scaraventata all’Inferno?
D’accordo, forse all’inferno già c’era prima, inconsapevolmente, ma non sarebbe forse stato meglio vivere l’illusione di un grande amore felice che l’incubo di un tradimento subìto?
Subìto…già, che perché tra i due non era l’unica a essere stata tradita…
Chissà come avrebbe reagito Harry se avesse saputo della sua storiella estiva con Zacharia Smith…
Forse non sarebbe stato molto contento…ma c’era da dire che Smith andava con tutte, e proprio tutte…l’aveva sentito dire che avrebbe fatto volentieri un pensierino anche sulla Granger, quindi… e poi era stato solo un errore, una scappatella.
Non sarebbe mai successo se Harry, invece di starsene confinato a casa dei suoi zii babbani fosse andato a trovarla alla Tana qualche volta…ma lui no, lui rispettava le regole, lui non usciva di nascosto, no…era pronta a scommetterci i suoi bei capelli rossi che invece non aveva fatto tutti quei problemi per andare a trovare la sua NUOVA ragazza…
Dio, quanto l’odiava!
Avrebbe volentieri fatto un patto col demonio e vendutogli l’anima pur di averlo nuovamente…ma averlo senza amore?
Sarebbe stata pronta a perdonargli tutto?
Si, certo…d’altronde anche lei aveva molto da farsi perdonare…e non solo Smith…

Ma Hermione?
No, non l’avrebbe accettato…lei non era una perdente…lei avrebbe combattuto, se lo sarebbe ripreso, eccome se l’avrebbe fatto…
Maledetta!
Senza contare che per non farlo correre nuovamente da Hermione avrebbe dovuto fargli continuamente un filtro d’amore, che tra l’altro non era neppure la sua specialità…
Un vero casino…
Ma averlo tra le sue braccia sapendo che i suoi pensieri erano per un’altra, che le labbra che sognava non erano le sue, che avrebbe preferito stopposi castani capelli ricci a dei lisci rossi capelli non l’avrebbe mai tollerato.
No. Mai.
Non sarebbe mai riuscita a sopportare che lui preferisse un’altra.
Mai.
E silenziosamente, firmò un patto col Destino.
O col Diavolo….






Se fino a poco prima la “Bestia” che ruggiva nel petto di Harry Potter sembrava essersi acquietata, ora tirava fendenti e non trovava pace.
Ron aveva preso per mano Hermione e la stava stringendo in un abbraccio stritolante proprio lì, davanti ai suoi occhi.
Se la mascella di Harry quando andò in caduta libera non lasciò un solco sul pavimento del bagno già era tanto…
La stava abbracciando!
Quel traditore stava abbracciando la sua migliore amica!
Poco importava che anche lei stesse rispondendo all’abbraccio, poco importava che lui era il suo migliore amico e lei non era la sua ragazza…poco importava.
L’unica cosa che vide furono le due mani di Ronald Bilius Weasley sulla schiena piccola di Hermione.
Mani che sembravano troppo grosse, troppo forti, come se potessero stritolarla davvero. Come se potessero farla a pezzettini in due secondi.
Tzk, come se potesse farlo davvero. Neppure un pazzo si sarebbe permesso di torcere un capello a Hermione Granger dopo la scenata che si era svolta poco prima in corridoio a opera della piccola e peperina Ginevra Weasley. Non se il “ragazzo” in questione era Harry Potter…
La vendetta, lo sanno tutti, è un piatto che va consumato freddo.
Ma tutti sanno anche che, conoscendo Harry Potter, per lui il concetto di “vendetta” equivale a “subito vendetta”.
E se sei il malcapitato che lui vuole sfidare, sai che devi ritenerti fortunato se arrivi a domani ancora tutto intero…






Se l’ora di pranzo arrivò in fretta, e per molti fu un sollievo, per una in particolare significava l’inizio di una tortura.
L’inizio del duo personalissimo supplizio.


L’inferno sono gli altri.
Jean-Paul Sartre


Hermione Jane Granger avrebbe forse pagato con il suo sangue pur di non dover vedere Draco Lucius Malfoy che l’ignorava.
Ma il suo sangue, come lui stesso aveva precisato per anni, non valeva un accidenti nel mondo magico.
Meno di niente.
Mezzosangue.
Quante volte l’aveva chiamata così…per disprezzo, prima che si conoscessero, come nomignolo affettuoso, quando stavano insieme, ma sempre e comunque Mezzosangue.
Un titolo che non scadeva mai, perché quel sangue sporco se lo sarebbe portato dietro a vita.
Poco importava che lei fosse la studentessa più brillante di Hogwarts e che molti Purosangue riuscissero a malapena a fare uno schiantesimo, poco valeva il fatto di essere la migliore amica di Harry Potter, il salvatore del mondo magico, lei sarebbe stata sempre una col sangue impuro.
Sempre un gradino sotto gli atri, sempre incompleta.
Un ibrido.
Né completamente appartenente al mondo dei babbani, né a quello dei maghi.
Una Mezzosangue.
E se molte volte aveva fantasticato di poter mettere la fede al dito al Purosangue più snob di tutta l’Inghilterra e sognato un matrimonio made in Malfoy, al tempo stesso sapeva che l’Inferno che stava vivendo ora sarebbe comunque arrivato.
Perché la loro era una storia, ma non sarebbe mai potuto essere un amore.
Nott aveva ragione.
Chissà quanti disastri sarebbero successi se il mondo magico avesse saputo di loro quando stavano ancora insieme…l’avrebbero saputo tutti.
Lui era un pezzo grosso.
E la loro notizia sarebbe finita sul giornale.
Uno scoop, una notizia, uno scandalo.
Delle dimensioni tali da finire in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta.
E la notizia sarebbe volata di bocca in bocca, rapida, veloce e avrebbe sollevato un polverone.
L’avrebbero saputo tutti…i genitori di Draco, i Serpeverde così altezzosamente snob, i Grifondoro intolleranti ai Serpeverde, i Mangiamorte…
No, forse era meglio così.
Era finita in fretta. Senza un perché.
Senza un vero motivo.
Solo sesso.
L’avevano detto all’inizio, quando era incominciato tutto: “solo sesso”.
E poi…poi non avrebbe saputo dire chi, per primo, era capitolato.
Forse lei, per la semplice ragione che un Malfoy non cede mai.



Era questo la vita: un sorso amaro
Umberto Saba




Al principio fu in bacio, poi un altro e poi infiniti. Come da lì fossero passati a qualcosa di più che solo sesso non avrebbe saputo spiegarlo.
“Solo sesso” si erano detti.
Ma era stato davvero “solo sesso”?
Anche all’inizio, quando le loro mani fremevano come foglie al vento per un contatto più ampio con la pelle bollente dell’altro?
Era solo sesso quando lei stessa piangeva tra le sue braccia calde e amare lacrime dopo un litigio con i suoi amici?
Ed era sempre e solo sesso quando lui si sentiva morire se non l’aveva accanto? Quando doveva fingere, nonostante tutto, che si odiassero?
Quando le sue capacità di attore li avevano salvati più e più e più volte?
[…ma non abbastanza…]
“Solo sesso”…forse era la verità in quel momento, forse lo pensavano davvero.
Entrambi.
O forse no.
A lui era bastato uno sguardo per capire che la Mezzosangue non voleva solo sesso, voleva di più.
[e lui era andato volontariamente nella tana del ragno come preda e predatore]
E a lei era bastato uno sguardo per farlo capitolare.
[ma forse era già capitolato molto tempo prima…voleva solo un’occasione per cadere ai suoi piedi…]





Ma quel pranzo era diverso.
Quelle iridi argentee erano plumbee d’odio, e a un tavolo di distanza, lucidi occhi d’oro erano presi a vedere immagini che esistevano ormai solo nella sua testa…nella sua memoria.
E Hermione non sentì minimamente una mano calda e troppo grande che le dava una pacca sulla schiena, come non sentì la risata di Dean seduto davanti a lei, così come non notò lo sguardo risentito che le riservava Harry, offeso per essere stato escluso e sostituito da Ron con tanta facilità.
Ma a un tavolo di distanza l’atmosfera era diversa.
Nessuna risata. Nessun sorriso. Neppure un’ombra di felicità.
Nessuno si sforzava neppure di fingere buonumore.
E vedendo la mano di Ron battere sulla SUA schiena Draco Malfoy ebbe un sussulto.
Che non passò inosservato dal suo moro amico, seduto accanto a lui
-…Drà…- tentò di chiamarlo, cautamente.
Nel caso rischiasse la vita solo per averlo scosso.
Ma lui, inaspettatamente, si girò, e sulle sue labbra comparve un ghigno spaventoso.
Stavolta il bluff non era venuto neppure a lui.
Ma non glielo fece notare…
Lo sapevano bene entrambi...”il segreto di un bluff credibile è avere ogni tanto le carte vincenti”.
E Draco le aveva.
Aveva la garanzia del suo cognome.
Malfoy. Zabini.
Entrambi erano assicurati a vita.
-Si Blaise?- il suo tono di voce era tremendamente e maledettamente affettato. Peggio di così…
-Nulla…mi passi il sale? L’insalata è insipida…- si trovò a dire, una volta visto il baratro negli occhi dell’amico.
[e lui aveva avuto paura di cadere dallo strapiombo…]
-Ecco a te, Blaise. Il sale…- disse sottolineando l’ultima parola con uno strano avvento. Come se gli venisse da ridere. Era divertito.
Era davvero divertito.
Anche lui aveva scoperto il suo bluff.
Erano pari.
Palla al centro.





Tornò quindi a puntare lo sguardo verso il tavolo dei Grifoni, ma si perse molto prima nei ricordi.
Mille candele nella sua camera privata di prefetto illuminavano la notte come fosse giorno.
Aveva insonorizzato la stanza, e l’aveva chiusa a chiave.
Anche volendo, sarebbe stato impossibile interromperli.
Ricordava il SUO rossore, e il suo sguardo basso.
Si erano detti “solo sesso”, ma ora non ne era più così sicuro.
Ne era rimasto invischiato.
Era caduto volontariamente nella trappola.
Ma se morire significava poter vedere i suoi occhi ambrati e poter baciare la sua pelle morbida come il miele sarebbe morto volentieri non una, ma cento volte!
E poi la sua frase –Malfoy…Draco…devo dirti una cosa-
E l’aveva guadata diventare da rossa a viola.
Lo sapeva.
Lo sapeva perfettamente quello che stava per dirgli.
Ma non c’era bisogno di parole.
-Lo so Mezzosangue-
Ma, inaspettatamente, era stata LEI a non capire.
-Non ti sto dicendo che ci ho ripensato! Volevo sole che sapessi che io…cioè, nel senso…per me…voglio dire che…cielo, quant’è complicato! Diciamo che non sono come la Parkinson, ecco…-
Un sorriso spuntò sulle regali labbra del Principe delle Serpi, che si affrettò a nascondere.
Era imbarazzata.
E non trovava le parole.
E la cosa assurdamente divertente era che, per la prima volta in sei anni, era lui che la faceva sentire così.
Lui che l’imbarazzava.
E per la prima volta con lui aveva lo sguardo abbassato. Gli occhi a terra.
Lentamente, si avvicinò a lei e sentì un brivido correre lungo la schiena appena le toccò il mento con la sua mano gelida.
E bollente al tempo stesso.
E con un movimento studiato le alzò il viso e la fissò per un interminabile minuto negli occhi.
Solo poi la baciò.
Ma lei non sembrava soddisfatta della sua spiegazione.
[Cocciuta e precisina come sempre…]
-No, no, tu non capisci! C’è, come dire…”un problema di fondo”, ecco! Il fatto è che io…bhè, ecco…è un po’ come la Regina Elisabetta I d’Inghilterra, hai presente? Oddio, sto farneticando….lo so che a volte straparlo, ma ecco, vedi, il fatto è che…- prese fiato –per me è…la prima volta- pigolò
-Lo so, Mezzosangue, lo so- e con un abbozzo di sorriso e quanta più delicatezza possibile tornò a baciarla.
Sembrava una dea, con le gote arrossate dall’imbarazzo e dal desiderio, lo sguardo acceso dalla passione e il respiro veloce.
La sua personalissima dea.




Solo il sacro è degno di essere profanato.
Oscar Wilde





Il ricordo svanì così com’era venuto: all’improvviso.
Lasciandosi dietro un sapore amaro di qualcosa di perduto.
Per sempre.
Rise di sé, Draco Malfoy, e di quel suo “per sempre” che l’aveva sfiorato nel pensiero al ricordo della Mezzosangue.
Rise di sé perché aveva sperimentato sulla sua pelle quanto facesse male giocare con i sentimenti.
Ma forse lui era solo la vittima involontaria, il carnefice innocente e la sua era solo una colpa incolpevole.
Cosa aveva fatto lui? Nulla.
Assolutamente nulla.
Era stata lei, la traditrice, a preferire lo Sfregiato a lui, e ora anche la Donnola, che era sembrato tanto furibondo, le faceva gli occhi dolci.
Se non altro lei sembrava non considerarlo nemmeno…essere tradito per Potter già era umiliante, ma per quel babbanofilo di Weasley…
E si sentì scottato.
Non era lui quello che aveva giocato.
Era stata lei. Fin dall’inizio.
Con quell’aria da innocentina che le si addiceva perfettamente, quel rossore facile che l’assaliva a ogni bacio e quella bocca tentatrice […peccatrice…]…era stata lei ad ingannare lui, non il contrario!
Era stata lei a fingere fin dall’inizio.
E un sapore più amaro della bile gli diede il voltastomaco.
Ma ormai aveva imparato la lezione…ma a che prezzo.
Si era scottato. E lei era il fuoco.
Ma sarebbe sopravvissuto e se ne sarebbe tenuto alla larga…





Il grande vantaggio del giocare col fuoco è che non ci si scotta mai. Sono solo coloro che non sanno giocarci che si bruciano del tutto.
Una donna senza importanza –Oscar Wilde-





Quando anche l’ultima portata di dolci svanì dal tavolo gli studenti cominciarono ad alzarsi, non senza fatica per la pancia piena, un po’ addormentati per la digestione, e stanchi all’idea di un pieno pomeriggio di studio.
Se quel giorno era iniziato male, poteva solo finire peggio.
L’ora successiva al pranzo, notarono gli studenti di Serpeverde e Grifondoro, erano liberi.
Nessuna materia, nessun’interrogazione, niente compiti.
Ma non tutti gioirono.
Una bella ragazza dai capelli color del cioccolato, al pensiero di un’ora di buca con i Serpeverdi fece una strana smorfia, quasi ne andasse la sua vita.
Quasi fosse una personale punizione da scontare…
-Herm, devo darti una notizia- iniziò cautamente il Bambino-che-è-sopravvissuto
-Lo so Harry, me l’ha detto Ron. Abbiamo un’ora libera, esattamente come i Serpeverdi. Il trucco sta nell’ignorarli…- disse più a sé che all’amico, come a volersi ricordare una mossa vincente.
-Veramente lo so, ma non è questo che volevo dirti. Dopo abbiamo Difesa contro le Arti Oscure….-
-Ah, ok. E…?- disse sfidandolo con lo sguardo.
Fiero, come sempre. Aveva lo sguardo di una regina. Una regina senza re e senza esercito.
Una regina dal “Sangue Sporco”…
-Vedi, il fatto è che abbiamo due ore di lezione con loro. Con Serpeverde…- lo disse piano, come a scusarsi.
Quasi l’avesse fatto lui l’orario e avesse voluto farle un dispetto.
-Come se fosse colpa tua, Harry…- risoluta come sempre.




You always smile but in your eyes
Your sorrow shows
Yes it shows


Tu sorridi sempre ma i tuoi occhi
mostrano il tuo dolore
Si lo mostrano
Without You -Mariah Carey-





-Herm, forse non hai capito…ho detto che noi abbiamo…- ma non terminò la frase, perché fu interrotto prima dalla ragazza
-Ho capito benissimo Harry, non sono stupida. Ma vedi, ha ragione Ron…perché dannarsi l’anima per qualcuno che ci odia?- concluse candidamente sorridendo. E celando con maestria le lacrime che minacciavano di uscire prepotentemente fuori da quegli occhi lucidi che vennero prontamente abbassati.
-Hey, che ne dici di andare a fare una passeggiata fuori? È ancora bel tempo…- propose Harry
Un sorriso fu una risposta sufficiente.
Lo prese per un “si” e si alzò per primo, seguito a ruota da lei.




Occhi bramosi di una vendetta che sembrava arrivare troppo lentamente perforarono le spalle di Harry Potter…
Occhi chiari come quelli di un ruscello di montagna in una giornata di primavera.
Ma l’aria che si respirava non era pura e il celeste di quegli occhi celava profondità e abissi pericolosamente tetri.
Come i capelli color della libidine che, come quelli di Medusa, le danzavano attorno al viso.
Capelli color della passione, color dell’odio e dell’amore.
Color del fuoco.
Il marchio Weasley.




La forza del carattere è soltanto debolezza di sentimenti.
Arthur Schnitzler




Il sole splendeva.
Pericolosamente accecante, ecco cosa pensò Blaise appena uscì.
E mentre guardava il “trio dei Miracoli” sfilare loro accanto la sentì anche lui: la fragranza di Hermione, un profumo così dolce e così inebriante da stordire.
Non avrebbe saputo dire se era il profumo che portava o l’odore della sua pelle.
O forse nessuno dei due.
Magari era solo il sole che lo stordiva…
Ma bastò uno sguardo a Draco per capire che non era affatto così..era lei, era la sua pelle, la sua essenza, il suo profumo.
E forse per tenere la mente impegnata in qualcos’altro, o solo per non sentire il suo profumo ammaliatore tirò fuori il suo amatissimo pacchetto di sigarette e si mise a fumare.



Fumava flemmaticamente la sua eterna sigaretta…
Emilio Salgari.











………continua……….








§ Spazio autrice: §


Salve lettori! ^_^

Grazie grazie grazie!
Non mi sembra vero di avevvi con me ad ogni capitolo, neppure se evocassi un Patronus potentissimo riuscirei a sentirmi tanto felice!
Ma andiamo per ordine...

Haley_James: Tranquilla, non c'è pericolo! Come ho guà detto, il pairing è Draco/Hermione e un motivo ci sarà... inoltre non sono una fan sfegatata dell'unhappy ending.... senza calcolare che, per quanto sia volubile, incostante ed incoerente, so darmi dei limiti, e questa fanfic è il mio Cavallo di Troia...riuscirò a portare a termine un progetto e a rimanere sempre della stessa idea? Certo che sì!
Grazie mille per i complimenti. Baci baci ^^
Puffetta_dolshe: Non so darti una scadenza precisa per il tuo desiderio, e tra l'altro, non vorrei che la storia prendesse la piega di una vendetta da parte di Draco che si limita a farla pagare a Nott una volta capito tutto. Draco è Draco.
Un Malfoy. E si comporterà come un vero Malfoy. Per ora ti consiglio di lasciare l'immaginazione libera e aspettare (non manca poi molto a un vero punto di svolta!) la Svolta!!!
Shay89: GRAZIE! Ammetto che mi sono divertita un sacco a scivere la scena di Luna. La adoro, come potrei non amarla? D'altronde sono, come ho già detto, incostante, incoerente e molto molto svampita, quindi leggere o scrivere li Luna è un po' come scrivere di me!
kiamilachan: GRAZIE! No, non c'è nessun errore! GRAZIE perchè solo con i commenti, sia giudizi positivi, sempre graditissimi, che con le critiche, si può migliorare, quindi grazie! Spero che apprezzerai questo nuovo capitolo, altrimenti ritenterò nel prossimo di soddisfare le tue aspettative!
Grazie ancora!
Lucy Pevensie: Non so proprio come ringraziarti per avermi messo tra gli autori preferiti. Forse neppure c'è un modo adeguato.  Grazie per essere avermi seguito dall'inizio e per avermi lasciato quasi sempre un commento a fine capitolo, grazie per avermi supportato e aver capito che anche io avevo bisogno dei miei tempi (causa scuola), grazie per non avermi abbandonato, grazie, grazie, grazie!
Non sarà mai abbastanza!
P.S. felice che ti sia piaciuto il "contorno" ^^
Lhoss: Più che ringraziarti per il commento che mi hai lasciato, ci terrei a ringraziarti per quello che scrivi, che è veramente sublime!
Ad essere sincera non perdo mai molto tempo a rileggere quello che scrivo, e per questo ho sempre il timore di pubblicare cose oscene, ma sono felice se quanto finora fatto ha incontrato la tua approvazione!
Proverò a seguire il tuo consiglio sulle "pause" e aspetterò con ansia una tua critica (perchè a mio dire i complimenti fanno SEMPRE piacere e riempiono d'orgoglio, ma ciò che forma veramente sono le critiche!). Speriamo positiva!!!
E infine... Londra NON potevo non metterla! è la mia passione, il mio amore (oltre il teatro, Wilde e la scherma), un po' il mio cavallo di battaglia... e le citazioni...avrai capito che io, come te, sono una vera patita per le citazioni!
Grazie ancora!
mollicadipane: Grazie^^  sono felice che ti siano piaciute anche le altre due storie "Narcisi" e "Bugiarda" !
MmeBovary: cara... quanto tempo (parte... GRAN parte della colpa è mia, dal momento che sono sparita!)
Ma chissà come mai ""Aspettando la pioggia" ti ricorda qualcuno... tesoro, qui c'è sempre il sole, lasciamela almeno sognare la pioggia, no? Soprattutto se ci sono anche quei due pezzi di ragazzi come Blaise e Draco!
Orgoglio e timidezza, dici tu.
E io dico che hai ragione, maledettamente ragione.
Ma, citando qualcuno di immensamente saggio, simpatico, carino, amichevole, studioso, ecc. ecc. (mi sono stufata, vedi di fartela bastare come Captatio Benevolentie!!!) "goccia dopo goccia si torna alla vita"
E quindi, per essere coerente (almeno questa volta!), eccomi qui.  Ad aggiornare!



Un bacio a tutti
Ele_lele

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Capitolo 11
*** Il Folle Volo ***


cap 11 CAPITOLO 11
IL FOLLE VOLO





“…E volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino….”

Dante Alighieri, La Divina Commedia (Inferno XXVI)







Il sole splendeva prepotentemente e squarciava l’azzurro del cielo come un taglio profondo su una pelle candida il cui sangue cola su una veste immacolata, macchiandola.
Intenso come se volesse splendere per un’ultima intensa volta prima di lasciare il mondo intero nel buio più totale, il corpo celeste brillava come se non avesse intenzione di lasciare neppure una zona d’ombra…
Peccato che non fosse neppure lontanamente possibile…in tal caso sarebbe stato un mondo migliore, a detta del prefetto Grifondoro Hermione Granger.
Ma di zone dove il buio era ancora il sovrano incontestato ce n’erano in abbondanza…
Fin troppe…
-Granger…dovresti spostarti all’ombra. È molto più sicura per te…non vorrai che la tua bella pelle si scotti così impudentemente esposta ai raggi solari…- una voce che ormai avrebbe riconosciuto tra mille.
Nott.
Theodore Nott.
-Nott! Che diavolo vuoi? Perché non ci vai tu a nasconderti nell’ombra con i tuoi amichetti Serpeverdi e a tramare qualche stupido piano che io sgominerò come sempre?- l’acida risposta di Harry Potter non si fece attendere, preso in contropiede per il fatto che un altro Serpeverde rivolgesse la parola alla sua migliore amica.
-Potter, nessuno ti ha chiesto nulla. Come mai sei qui? Non dovresti essere impegnato a salvare il mondo magico dal Signore Oscuro? Non dovresti essere da qualche parte a fare l’eroe?- gli sputò addosso Theodore.
-Nott, sei un coglione. Un emerito coglione. Levati dalle palle e non rompere il…-
-RON!- Hermione aveva addirittura spalancato gli occhi che, involontariamente, le sporgevano dalle orbite come grosse palline da pin-pong.
Se Ginny l’avesse vista, e la situazione non fosse stata così tesa, avrebbe sicuramente riso di lei.
Ma Ginny non c’era.
No.
Era troppo impegnata a covare rancore per un’incomprensione per ridere delle strane facce della sua amica.
-Weasley, sono lieto di notare che anche tu hai il dono della parola. Tuttavia il destino non è stato proprio clemente con te. Pur avendoti concesso la possibilità di parlare, non ti ha fornito un cervello a cui collegare la bocca, pertanto ogni tua insulsa affermazione è, come dire…insulsa e inutile.- Theodore era decisamente acido, e le sue parole crudeli e graffianti come tante schegge di vetro.
Le orecchie di Ron si imporporarono subito e Harry fu costretto a un visibile sforzo di autocontrollo per non scaraventarsi addosso al Serpeverde che era parato di fronte a lui.
-Andiamo dai. Harry. Anidamo…- sussurrò Hermione
-Brava Mezzosangue, fuggi. Ma non ci sarà posto abbastanza grande dove rifugiarsi e sfuggirmi. Ricordati: è una promessa!-
-…Harry…- supplicò piano la ragazza vedendolo fremere al desiderio di una rissa.
-Ti prego Herm, dimmi che ti senti offesa, che vuoi vendetta, che vuoi giustizia. Dimmi che lo posso pestare a sangue. Ti prometto che non userò nessuna maledizione senza perdono…-
-No-
-…anzi, non userò proprio la magia…-
-No-
-…sarà uno scontro “alla babbana”. Solo pugni e botte. Sacrosante botte come si deve. Oh, ne prenderà così tante come non ne ha mai prese…-
-Ripeto: no-
-…che si ricorderà questo giorno per tutta la vita. Posso?-
-Harry, ma sei sordo o cosa? Ho detto di NO!- ribadì la riccia alzando gli occhi al cielo.

…uomini…








La sigaretta di Draco era finita da un pezzo, ma lui non sembrava essersene accorto, e continuava a fissare di fronte a sé, perso nei suoi pensieri.
Pensieri troppo neri perché anche il più brillante dei raggi del sole potesse rischiararli.
Pensieri troppo tristi per chiunque, anche per il Principe delle Serpi.
-Dracuccio, ma che hai oggi? È la terza volta che ti chiamo e non mi rispondi…-
-Pansy…io… pensavo.-
-Oh, che inutile spreco di tempo e di energie…- Blaise sbuffò, certo di dove la sua compagna di Casa volesse andare a parare -…energie che si potrebbero impiegare per fare altre cose…- ammiccò sbattendo eccessivamente le ciglia, come se avesse un attacco improvviso di un tic agli occhi.
Blaise sospirò e alzò gli occhi al cielo.
Ormai la conosceva troppo bene per non sapere che per lei il punto centrale di tutto era il sesso.
Ottimo sesso.
Magari con Draco Malfoy, come era stato un tempo.
Prima di Lei.
Draco la fissò un secondo, come se non capisse davvero quello che la sua compagna gli stesse dicendo.
Allibito.
Poi la superò mormorando un –Scusa Pansy- e dandole le spalle.
E una perfetta visuale del suo sublime fondoschiena.
-Dracuccio…che ho detto che non va? Preferivi un “stasera ci vediamo” o un più diretto “stasera facciamo sesso”?- gli urlò dietro incurante delle decine di sguardi divertiti che si posavano su di lei. –Draco? Dracuccio? Non lasciarmi così…sei sempre così misteriosamente affascinante…alle dieci va bene? Fatti trovare in camera tua! …Dracuccio…?-
-Pansy…dove vuoi che vada il primo giorno di scuola? Di notte?- le chiese Blaise, dubitando fortemente della salute mentale della ragazza, che assunse una posa da coniglietta di PlayBoy.
-Zabini, forse non ti è chiaro che lui è Draco Malfoy. Sai quant’è ricercato tra le ragazze? Quant’è ambito? Ma l’ho prenotato prima io, non potrà negarlo. E a mio favore ho un sacco di testimoni…- concluse indicando con un cenno del capo tutti gli studenti che la fissavano allibiti parlare del rampollo di una delle famiglie più nobili di tutta l’Inghilterra alla stregua di un abito in saldi o di un costoso profumo.
-Pansy, è la prima sera dopo le lezioni. Sai che di solito siamo tutti sfiniti…- tentò di spiegarle il più amorevolmente possibile il bel moro dagli occhi cobalto.
-Appunto! Hai detto bene! “di solito”…e per una serata con me nel suo letto sono sicura che troverà le forse necessarie. Anzi, meglio che le trovi…- minacciò, prima di voltargli le spalle e incamminarsi, ancheggiando ridicolmente, verso il portone principale, diretta nei sotterranei, possibilmente con un bel ragazzo con cui spassarsela per una mezzoretta.








-Per Merlino! Quella è proprio fuori!- boccheggiò Ron dopo aver assistito alla scenata della Parkinson a Zabini. –voglio dire, secondo me un problemino quella ce l’ha. Anzi, forse anche più di uno…-
-Ragazzi, ma l’avete vista? Cielo, sembra una dea da quant’è bella…-
L’affermazione di Dean venne accolta come una battuta, ma davanti alla sua espressione seria i tre ammutolirono, e il primo a ritrovare la parola fu Harry.
-Ok Dean, dicci che pozione ti hanno costretto a bere. Tranquillo, si risolverà tutto…- borbottò guardandolo sospettoso.
-Ma che pozione e pozione! Harry, ma tu dove ce li hai gli occhi? Ma non la vedi? Quella ha tutte le curve al posto giusto, è una bomba sexy!- ribatté convinto Dean.
-Herm, per te è un filtro d’amore o una pozione “rincoglionente”? perché in tal caso siamo nei casini…- chiese scettico Ron.
-Ma che filtro e filtro! Ma che siete sordi? Dico, quando mai l’avete vista sciatta? Mai! E sapete perché? Perché quella è nata bella e affascinante, ecco perché!- ripeté con convinzione Thomas
-Seamus!!!- chiamò a pieni polmoni Ron.
-Ragazzi, vi prego, aiutatemi. Continua a ripetere che per lui è bellissima e sexy e che il suo sogno è andarci a letto. Che devo fare?- chiese terrorizzato Seamus, raggiungendoli affannato.
-Assolutamente nulla- rispose Hermione e tre paia di occhi stupiti la guardarono come se anche lei fosse da ricovero mentre Dean stava valutando se baciarla o no perché aveva preso le sue difese. Sue e di Pansy…
-Come scusa?- chiese Harry boccheggiando appena.
-Harry, lui è fortemente attratto dalla Parkinson- iniziò a spiegare, tentando di non farsi distrarre da Dean che la guardava a bocca aperta –e lei adora divertirsi con i ragazzi…se lui non ci rimarrà male qualora la vedesse con altri ragazzi, perché no? Dean la bocca: chiudila, entrano le mosche…dicevo, io non ci vedo niente di male! Andiamo ragazzi, non fate quelle facce scioccate, e smettetela di fare i…i…i ”bigotti”! insomma, è pur sempre un ragazzo, no?- concluse candidamente guardando Harry, Ron e Seamus, certa che il cuore uno dei tre non avrebbe retto alla rivelazione scioccante della brava ragazza che prende parte alla difesa di Dean e che di lì a poco uno dei suoi amici avrebbe avuto un infarto.
Ma a coglierla di sorpresa fu Dean, che l’abbracciò e le schioccò un bacio a stampo.
Neppure un secondo più tardi che aveva sentito le labbra morbide del ragazzo sulle sue, la sua mano era partita verso la guancia del mago e, prima che anche lui potesse spostarsi all’indietro come aveva fatto lei o potesse anche solo accorgersi della mano che piombava sulla sua guancia, aveva cinque ditate abbastanza rosse stampate sulla gota e gli occhi lucidi.
L’aveva colto di sorpresa con quella reazione violenta.
Pizzicava lo schiaffo. O forse più il fatto di essere stato colto alla sprovvista. O forse ancora il fatto di essere stato umiliato davanti a tutti.
In realtà, la guancia pizzicava, ma il cuore gioiva.
E al diavolo lo schiaffo, Seamus, Harry, Ron, e tutti i pregiudizi dei Grifondoro.
Al diavolo persino Hermione.
Dean si voltò di scatto e anche lui si incamminò verso il castello.
-Dean! E adesso dove vai?- tuonò Finnigan
-Ancora non l’hai capito?- tubò Hermione sorridendo.
-Da LEI!!!- urlò Dean lontano, troppo lontano per essere fermato ormai.
Felice e lontano.
Una splendida quanto letale accoppiata vincente.






Luna Lovegood era sempre felice.
Anche quando era sola. O quando gli altri le facevano dispetti spesso spiacevoli. O quando la chiamavano “folle” e l’additavano per il suo strano abbigliamento. O quando le parlavano alle spalle e l’indicavano pensando che lei non sentisse e non vedesse…
[illusi…]
Semplicemente non trovava un motivo abbastanza valido per non esserlo.


Un giorno senza un sorriso è un giorno perso
-Charlie Chaplin-


-Luna. Luna!- una voce che sembrava cercare un appiglio, un misero appiglio per non precipitare nel burrone che sembrava farle tanta paura, e si aggrappava come meglio poteva al suo nome.
Hermione Granger, seguita da un bel ragazzo con occhi verdissimi e da uno con una zazzera di capelli rossi la chiamava a gran voce.
Sorridendo.
[La più falsa delle finzioni…]

E la raggiunse sempre con quella maschera di falsità addosso, snervandola.
Si faceva del male da sola, perché non lo capiva?
-Herm…- sussurrò la ragazza bionda guardandola trasognata –smettila…-
Hermione la guardò senza intendere a cosa alludesse...
-Smettere di fare cosa?- chiese confusa.
-Di sorridere- rispose Luna e vedendo che l’altra non capiva precisò –Di sorridere se non ti va. Ti fai solo del male…- e con un sorriso si congedò raggiungendo un gruppetto di ragazze Tassorosso.
La Prefetto Grifondoro restò a guardarla mentre si accomodava sul prato e apriva un libro che aveva tutta l’aria di essere Trasfigurazione, mentre una mano si andava dolcemente a posare sulla sua spalla.
Harry.
Lui c’era sempre. Sempre.
Si chiese come avrebbe fatto a ripagarlo per tutte le volte che le era stato vicino, soprattutto nell’ultimo periodo, mentre lei non faceva che peggiorare le cose.
L’aveva anche fatto lasciare con Ginny.
No, “Da Ginny” si corresse sospirando.
Era un vero disastro…
-Andiamo Herm… abbiamo Difesa contro le Arti Oscure. Fra cinque minuti inizia la lezione…-
Lo guardò, sorprendendosi di come fosse felice di averlo al suo fianco e domandandosi ancora una volta, se non ci fosse qualcosa di sbagliato in lei.
Di terribilmente sbagliato…
E mentre si lambiccava il cervello con domande che sarebbero rimaste senza risposta, si incamminò verso l’aula dove avrebbe avuto lezione con i Serpeverde.
L’inferno stava ufficialmente per avere inizio.








Se gli studenti del settimo anno avevano quasi tutti un’aria addormentata e trasognate, un’alunna in particolare sembrava aver preso litri e litri di caffè tanto era sveglia.
Accanto a lei, di nuovo in prima fila, era seduto uno splendido ragazzo.
“un bel pezzo di ragazzo…” come lo definivano le ragazzine di quattordici anni.
Una leggenda vivente. Un ragazzo famoso. Il prescelto.
Harry Potter.
Che, ancora una volta, sembrava tarantolato.
Ma fortunatamente per lui, stavolta nessuno ci avrebbe fatto caso, perché sarebbero tutti stati presi, anzi, distratti, dagli spasmodici e continui movimenti della sua vicina di banco che sembrava non trovare pace.
-Vuoi stare ferma un attimo, Herm?- le disse a mezza bocca, incenerendola con lo sguardo.
-Perché, che c’è che non va?- chiese innocentemente lei.
-Come che c’è? Vuoi forse che ci riprendano ancora prima che inizi la lezione perché distraiamo tutti gli altri? Anzi, perché tu distrai tutti gli altri muovendoti di continuo…- precisò leggermente scocciato.
-Guarda che anche tu ti muovi…inizia tu a stare fermo!- ribatté lei piccata.
-Io mi muovo sempre. E poi chi vuoi che faccia caso a me? Su, stai ferma un secondo…- borbottò, vedendo che lei non riusciva a stare nella stessa posizione per cinque secondi di seguito.
-Come “chi vuoi che faccia caso a me”? tu sei Harry Potter, per Merlino, Harry! Non fare lo scemo, tutti faranno caso a te! Dovresti esserci abituato ormai!-
-Mpf, a certe cose non ci si abitua mai…-
-Come ti pare. Adesso smettila di riprendermi e fatti i cavoli tuoi. E stai fermo!- esclamò sicura, decisa a porre fine a quella conversazione che cominciava sempre di più a prendere la piega di una paternale.






Se molti descrivevano Hermione Jane Granger come esempio vivente dell’orgoglio Grifondoro, quando pensavano all’arroganza e alla superbia veniva in mente un solo nome: Draco Lucius Malfoy.
Il bel biondino che stava entrando proprio in quel momento in classe.
Bello e dannato.
Questi i primi aggettivi che venivano in mente se il soggetto della conversazione era l’ultimo erede delle potenti casate dei Black e dei Malfoy.
Magnifico e inquietante.
Angelo e demone allo stesso tempo.
Serafico e tentatore.
Semplicemente Draco Malfoy, Serpeverde per eccellenza.
Tyger e Goyle lo scortavano come sempre, fedeli mastini alla guardia del grande e potente boss, scrocchiandosi le dita di tanto in tanto, con fare minaccioso e diffondendo panico con una sola occhiata piena di odio.
E lui, il passo strascinato, l’andatura lenta e stravaccata ma comunque sempre così altezzosamente elegante, entrava in classe consapevole della sua charme sulla grande stramaggioranza della popolazione femminile della classe di Difesa contro le Arti Oscure.
E con un gesto che avrebbe potuto tranquillamente passare per un’occhiata muta a Goyle, guardò oltre la sua muscolosa spalla, e quello che vide non gli piacque affatto.
Lei, che non riusciva a stare ferma neppure per un attimo, vicino a quel pervertito mascherato da Santo.
Potter.
Che, per giunta le teneva la sua viscidissima mano sulla spalla.
Come scosso da una carica da 300 volt, ebbe un tremito impercettibile, che riuscì a mascherare magistralmente grazie alle sue doti da attore consumato.
Ma non riuscì a celare altrettanto bene al suo amico Blaise che l’aspettava seduto al solito posto, l’occhiata omicida che rivolgeva a chiunque si trovasse sulla sua strada intralciando il suo passo, occhiata che rischiava di essere messa in pratica se il malcapitato e ignaro studente in questione indossava una divisa con i colori rosso-oro.
Così come non riuscì a nascondere i suoi muscoli tesi sotto la pregiata stoffa della costosa camicia, che lo facevano procedere a scatti e gli strappavano smorfie sofferenti a ogni movimento.
-Draco…- fu più che altro un sussurro che un sibilo o una minaccia. Assomigliava decisamente più a una preghiera muta quella di Zabini all’amico.
-Zab, non mi scassare- fu tutto quello che le regali labbra del Principe dei Serpeverde scandirono all’amico.
Gelido.
Controllato.
Sicuro di sé.
Sempre e comunque.
Anche se tre file di banchi davanti a lui riusciva a vedere perfettamente lo Sfregiato prendere per mani Hermione.
E sussultò impercettibilmente.
-Drà…- fu un’altra preghiera muta, quella che gli rivolse l’amico, ma stavolta Draco non si degnò neppure di rispondergli, tanto stava lottando contro l’impulso di non lanciare un avada kedavra al bambino-che-era-sopravvissuto-a-Voldemort-ma-non-sarebbe-sopravvissuto-alla-sua-furia-omicida.
I muscoli tesi fino allo spasmo, il volto contratto in una smorfia che con un po’ di fantasia sarebbe potuta tranquillamente passare per un suo ghigno, le mani che tremavano a scatti irregolari e con una frequenza sempre più costante.
Sempre più veloce.
Pregò di riuscire a controllarsi o di ottenere, in caso disperato, un permesso per andare in bagno e distruggere qualcosa.
Fu un istante.
Bastò quello e tutti i suoi buoni propositi sfumarono.
Fu sufficiente lo sguardo carico di un sentimento non ben identificabile –amicizia, gratitudine…amore…? NO, amore no, si impose di pensare. Amore no…- che la Mezzosangue rivolse allo sfigato che le teneva la mano.
E Blaise se ne accorse.
Come sempre…
-Prendi. Draco. Ti ho detto PRENDILO!- sussurrò agitato rivolto all’amico, deciso a prevenire il peggio.
Draco si voltò verso l’amico senza davvero vederlo e per un attimo Blaise rimase immobile.
Odio.
Tanto, troppo odio in quegli occhi di ghiaccio.
Come il suo cuore, diceva qualcuno.
Ma lui non la pensava così, e fortunatamente se ne ricordò in tempo per ribadire –PRENDILO!!!- e schiaffargli in malo modo un piccolo involucro nella mano, prima di dire un perentorio –Metti in bocca, svelto!-
E così Draco fece, come un automa.
-Cos’è, devo dirti anche di respirare? Cazzo Draco, mastica quello che hai in bocca e manda giù!- sbottò esasperato il bel Serpeverde dagli occhi blu cobalto.
Draco neppure sentì il sapore di quello che stava masticando.
Avrebbe potuto essere un veleno amarissimo e letale così come zucchero dolcissimo e di prima qualità, ma tanto lui avrebbe continuato a sentire in bocca il sapore della bile.
Un secondo dopo riuscì a sentire da lontano Blaise che parlava –Professore, posso accompagnare Draco Malfoy in bagno? Perde sangue dal naso…- e una volta ottenuto il permesso si sentì tirare per la manica della camicia –Muoviti idiota, che ci stanno guardando tutti. Dovrebbe far solo sanguinare il naso, non rendere dementi…- soffiò indispettito.
Draco si alzò di scatto, lo sguardo perso tre file avanti, dove occhi dorati continuavano a stare incatenati in occhi smeraldini, incurante che tre banchi indietro il rampollo di una delle più potenti casate di maghi si stesse dissanguando senza neppure accorgersene.
Poi un urlo.
Ovviamente era Lavanda Brown, che alla vista del sangue scarlatto che macchiava la candida camicia di Draco iniziò a fare scene da isterica e se ne uscì dalla classe urlando qualcosa riguardo a una cospirazione.
Con una leggera pressione sul suo braccio destro Blaise spinse Draco verso la porta continuando a borbottare frasi senza senso.
-Ma io dico, avrebbero potuto testarle… dovrebbero solo far sanguinare, non rendere idioti… quella cretina della Brown e le sue assurde teorie di cospirazione… muoverci ad arrivare in bagno… punti in meno a Serpeverde… - e andò avanti così finché una parola non attirò l’attenzione di Draco -…Hermione…- e poi riprese con il suo fiume di parole.
Hermione.
La Mezzosangue.
La SUA bellissima e fiera Mezzosangue.
-Sono un coglione- sussurrò Draco rivolto a nessuno in particolare.
-Sappi che se era una domanda,la risposta è sì, e ora se lo ammetti anche tu, io concordo con te, anche perché te lo ripeto da sette anni; se invece era una pura costatazione: bhè, ce ne hai messo di tempo per arrivarci!- esclamò Blaise, aspettandosi almeno una reazione dal biondino.
Reazione che non arrivò.
-Hem, Draco..?- provò, e vedendo che l’amico girava la testa verso di lui, riprese –forse non hai capito…ti ho appena dato del coglione…-
-Lo fai sempre Blaise. Dovrei sorprendermi?-
-Oddio Draco, muoviti a arrivare in bagno, perdi troppo sangue e stai diventando mansueto come Paciock…- esclamò preoccupato.
-Paciock ‘sto cazzo!- s’infervorò il biondino, scontento di essere paragonato allo studente più sfigato della scuola.
-Era ora che ti svegliassi! Quei dannati gemelli Weasley mi hanno venduto questa porcheria come un torrone sanguinolento, ma per me non funziona…ti ha praticamente steso!-
-Ma adesso ti stendo io! E definitivamente… razza di cretino, come diavolo ti è venuto in mente di darmi un prodotto Weasley?-
-Mi sembra che lo scopo l’abbiamo comunque ottenuto… siamo fuori, no?- sorrise Blaise, abbagliandolo con i suoi denti bianchissimi.
E all’occhiata interrogativa dell’amico spiegò –stavi per perdere il controllo in classe, ci serviva una scusa per uscire, e ora eccoci qui…-
-Ah…e il tuo piano prevede che io mi dissangui in corridoio o ha una soluzione per evitarmi una morte disonorevole ad opera di un prodotto di quei babbanofili?-
-Ah, già, quasi dimenticavo… tieni!- e accompagnò la frase schiaffandogli in mano un piccolo pezzetto di torrone che mandò giù senza batter ciglia.
-Grande Blaise- esclamò Draco vedendo che funzionava e giusto per far arrabbiare l’amico l’abbracciò.
E quando si scostò da lui, entrambi avevano la camicia chiazzata di rosso.
Uno per il sangue che ci era colato sopra, l’altro per l’abbraccio dell’amico.
Quando Blaise se ne accorse fece una smorfia stranissima, tra l’indignato e lo schifato, prima di esclamare –Sei una merda, Drà!- tra le risate dell’amico.







Quando i due Serpeverde fecero rientro in classe, venticinque minuti e due sigarette ciascuno dopo, nessuno commentò che anche la camicia dell’amico dell’infortunato fosse macchiata di sangue, o che questo fosse immancabilmente di cattivo umore.
Così come tutti finsero di non sentire il forte odore di sigaretta che li aveva accompagnati come una mamma premurosa o una fidanzata gelosa, fino ai loro posti.
Draco Malfoy.
Blaise Zabini.
Un nome, una garanzia.
Una promessa.
Poco importava che fosse di morte o d’amore, tanto si sarebbe avverata.
Sempre e comunque.
Fu in quel momento, nell’istante esatto in cui Draco si sedeva al suo solito posto, al banco che condivideva con Blaise, che Hermione lo sentì.
Quel bisogno impellente di farsi un po’ di male.
Masochista?
Forse.
Pazza?
Quasi sicuramente.
Folle?
Indubbiamente.
Innamorata?
…Ovviamente…di uno stronzo!
E fu allora che prese la sua folle decisione… senza prendere fiato, così come un subacqueo decide di andare sott’acqua senza trattenere il respiro, si fece coraggio.
Sarebbe andata oltre i confini che si era posta, oltre i paletti che aveva deciso di rispettare per proteggere ciò che era rimasto del suo cuore.
Sarebbe andata oltre.
Verso l’ignoto.
Un folle volo verso l’ignoto.
D’altronde folle lo era stata senza dubbio, perché solo una persona non sana di mente si sarebbe lasciata andare con il Principe delle Serpi.
Solo un folle se ne sarebbe innamorato e ci sarebbe stato male quando lui, stufo, e voglioso di un nuovo giocattolo, l’avrebbe gettato via.
Annoiato.
Il volo, l’aveva fatto.
Anzi, aveva fatto il botto…
Era caduta da un’altezza spropositatamente alta…da dove credeva di essere quando era con Draco, a ora, semplicemente sulla terra.
Senza di lui…
Ma quando si prova l’ebbrezza dei baci del vento sulla pelle, ci si può forse accontentare di camminare sulla terra?
No, certo che no.
E neppure lei si era accontentata.
Aveva avuto la luna, e ora non accettava minimamente che questa le venisse sottratta.
E infine l’ignoto…
Aveva deciso che il gioco valeva quello che c’era in posta, quando aveva preso la decisione di abbandonarso completamente nelle mani di Draco Lucius Malfoy
[Sciocca!]
L’ignoto era stato il salto che aveva fatto da brava ragazza modello Grifondoro a ragazza segreta di Draco Malfoy.
[Povera…]
E fu allora che si girò.
E vide.
E ciò che era rimasto del suo orgoglioso cuore, si sbriciolò.
[Adieu, mon coeur]
Vide lui, i suoi occhi grigi che la fissavano odiosi, la sua postura orgogliosa e il mento alto, che sembrava sfidare tutti i presenti a sostenere il suo sguardo.
Ma l’unica a farlo fu lei.
[Come sempre…]
Lo sguardo di uno incatenato in quello dell’altra, incurante di tutte le paia di occhi che sbirciavano curiosi e si chiedevano chi dei due avrebbe vinto quella sfida infuocata.
Lei sarebbe stata davvero tanto stolta da continuare a fissare lui, il Principe delle Serpi?
Avrebbe avuto abbastanza faccia tosta?
[Abbastanza coraggio?]
O lui?
Freddo, calcolatore, meschino, spietato.
Sarebbe stato lui a vincere quella gara di sguardi?
Avrebbe primeggiato come sempre?
L’avrebbe sottomesso anche lei?
L’avrebbe sconfitta?
[per la prima volta…]







Ma l’istante passò.
Così come era passato quello prima, e quello prima ancora, si ritrovarono entrambi con gli occhi bassi, senza sapere chi avesse ceduto per primo.
Lei probabilmente, per la semplice ragione che un Malfoy non cede mai.
Mai.
-Allora?-
-Allora che, Blaise?-
-Ti sei reso conto di quanto sei coglione?-
-Ma vaffanculo!- fu l’elegante risposta del biondino.
-Spiacente non posso. Prima devo far capire al mio amico quanto è coglione- ribatté candido.
-Zab, non è che se me lo ripeti come litania, so perché, sai?-
-Resti comunque un coglione- precisò il moro.
-Dacci un taglio, sembri un disco rotto!- berciò l’erede dei Malfoy e dei Black.
-Comunque… il tuo essere coglione è una conseguenza di questo tuo carattere di merda che ti ritrovi. O almeno in parte… il resto sono geni Malfoy…- scherzò.
-Fantastico. Adesso che so di essere un coglione mi sento realizzato!- sbottò Draco.
-Draco, dico sul serio, dovresti parlarle-
-ParlarLE?- ripeté lui, sottolineando il finale
-Si, parlarLE, che equivale a dire parlare a LEI-
-Lo so che significa!-
-Bene! Allora è fatta!- esclamò il moro con un sorriso da orecchio a orecchio.
-Bene un corno!- s’infervorò Draco
-Andiamo Draco. Per “parlarLE” ovviamente intendo Hermione, e parlarci non significa offenderla gratuitamente e ferirla, né tantomeno impostare un discorso con lei quando te che hai quest’aria da superiore snob. Quest’aria da… dandy! Sarebbe inutile e infruttuoso, senza contare che rischieresti solo di peggiorare la situazione!-
-Appunto! Allora non ci parlo. Non continuare questa fottutissima conversazione Blaise. Non è aria…- l’avvertimento dell’amico non passò inascoltato, e Blaise lasciò tristemente cadere l’argomento, conscio di aver perso l’ennesima battaglia con Draco.
O le sorti di quella guerra sarebbero mutate in fratta, o lui avrebbe perso tutto: l’onore, la credibilità, il suo migliore amico...













………continua……….







§ Spazio autrice: §


Salve a tutti!

Sebbene io non sia particolarmente legata al XXVI canto dell’Inferno di Dante, mi vedo costretta ad ammettere che ne sono affascinata come pochi…
Semplicemente mi piace!
O meglio, adoro la figura di Ulisse, quest’uomo fedifrago, bugiardo, infimo, meschino, astuto, amante e amato ma pur sempre (più o meno) “fedele” a Penelope…
Uomo che ricorre più volte al suo ingegno per cavarsela selle svariate situazioni che gli si presentano… e per certi versi simile sia a Draco che a Hermione, come a tutti noi…
Per chiunque volesse leggere la parafrasi dei versi riportati all’inizio del capitolo, è la seguente:

“…e dopo aver volto la poppa della nave a Oriente, usammo i remi come ali per il nostro volo temerario, avanzando sempre verso sinistra…”

Ma passiamo alle cose serie... I RINGRAZIAMENTI...!!!

 anna96: non so davvero cosa dire...addiruttura "drogata"...non credevo, anzi, non OSAVO credere che la mia storia creasse dipendenza... è una cosa brutta? Spero di no, perchè mi sono commossa quando l'ho letto... Un bacio fortissimo e Buone Feste!!!

  Haley_James:    Carissima, Harry è Harry, su questo non ci piove! è un mito che non crollerà mai... comprendo molto bene l'istinto omicida che si ha la maggior parte delle volte nei confronti del-bambino-che-è-sopravvissuto, soprattutto quando con la sua goffaggine, la sua gentilezza nascosta, la sua timidezza combina un mucchio di disastri... e Draco... bè, lui è un Malfoy, e dico tutto!
Grazie per il sostegno che mi dai ogni volta! Un baci

  Shay89 Non sò te ma io sono imbranatissima, impacciatissima e timidissima con i ragazzi... bè, tranne con il mio migliore amico e la cosa spesso è fin troppo equivoca, ma se si tratta di altri ragazzi prima di ammettere con me stessa che mi possano piacere ce ne metto di tempo... quindi, per me Hermione e Draco non sono creature di un altro pianeta!!! XD

 baby_bunny:   Anche a me capita, a volte, di rimanere indietro con le ff (raramente, ma capita...) e a volte faccio nottata pur di leggere fino all'ultimo capitolo! Grazie per i complimenti, sono davvero ben accetti! Un calorosissimo bacio

 Lucy Pevensie: Quando ci farai leggere qualcosa di tuo, mia fedelissima lettrice? I "grazie" li meriti tutti, se non altro per la pazienza che hai nell'attendere ogni volta ( e quest'ultima in particolare!!!)  i mie aggiornamenti!
Sono curiosissima di leggere i tuoi commenti (accetto anche critiche, sia ben chiaro! Per me migliorarsi è fondamentale!!!) anche per le mie altre shot (oltre ad "Amore Proibito" ho scritto altre 5 one-shot) quando avrai tempo, e nel frattempo prometto di impegnarmi un po' di più nell'essere puntuale a postare gli altri capitoli!!! ^^ Un bacio super-forte e un augurio per delle feste strabilianti... e chissà che non riesca ad aggiornare prima del nuovo anno... XD

 mollicadipane: Carissima, dire che mi hai lasciato a bocca aperta con le tue storie è dire poco... non ho ancora lasciato un commento all'ultimo capitolo, e me ne dispiaccio, ma è stato un periodo un po'... "incasinato" a scuola! Prometto (e lo prometto pubblicamente, qui su efp!!!) che lascerò appena possibile un commento per farmi perdonare, e se non dovessi farlo abbastanza in fretta, hai tutto il diritto di intasarmi la bacheca di Facebook!!! Ti autorizzo io (tanto sconto di riuscire a lasciare entro domani un commento...) ^^
Grazie ancora per il sostegno e un grande bacio (con lo schiocco, così mi faccio perdonare!!!)

Lisbeth S: Wow, una nuova lettrice! Che emozione!!! E una nuova lettrice che per di più mi fa i complimenti e ama la mia stessa coppia... ^^ Sono felice...questo sì che è un bel regalo di Natale!!! Spero di non deluderti con i prossimi aggiornamenti! Un bacio

UDITE UDITE, MMEBOVARY è TORNATA A CASA!!! Sono una delle persone più felici della terra, è tornata a casaaaaaaaaaaaa!!!!! Ah, mi sento realizzata!  Potrei anche mettermi a parlare in Francese se sapessi davvero il francese... -_-"

Bhè, gente, Buon Natale e Buone Feste (Buon Anno ve lo dirò al prossimo capitolo!!!)
Non mangiate troppi dolci, fate caciara, non combinate guai, siate felici, amate, gioite, se volete piangete un po', godetevi la vita e dedicate 2 minuti del vostro tempo a LASCIARE UN COMMENTO, che è la maggior gioia per chi scrive storie...
Baci baci
Ele_lele

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Capitolo 12
*** La Fine Del Mondo ***


cap 12
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Farai felice milioni di scrittori.
(© elyxyz)


CAPITOLO 12
LA FINE DEL MONDO





“Si fermò, ringraziò Iddio, ed entrò nel paese a piedi, contando i suoi passi, perché ciascuno avesse un nome, e per non dimenticarli mai più.
-Com’è la fine del mondo?-, gli chiese Baldabiou.
-Invisibile.”
Alessandro Baricco, “Seta”








La fine del mondo sarebbe indubbiamente stata meno catastrofica, o per lo meno avrebbe fatto meno scalpore.
O forse più scalpore ma meno danni.
Di sicuro non avrebbe scioccato così tanto Blaise Zabini come l’idea che lo tormentava giorno e notte: fallire.
Il solo pensiero di riuscire a riportare sulla retta via il suo migliore amico lo rendeva felice.
E per “riportare sulla retta via” intendeva non farsi più rispondere male, o per lo meno, non farsi più trattare come uno zerbino.
Incredibile, ma lui, Serpeverde per eccellenza, rimpiangeva la so-tutto-io Grifondoro.
Hermione.
Cara dolce Hermione.
Mai avrebbe creduto che avrebbe rimpianto la sua presenza.
Certo, bella era bella, come non ammettere l’evidenza?
Non era mai stata granché da piccola, ma col tempo era decisamente cambiata in meglio, e in particolar modo nell’ultimo anno era diventata un bel pezzo di ragazza, tanto che anche Draco si era dovuto ricredere.
Intelligente?
Cielo, neppure c’era bisogno di chiederlo…
Lei non era intelligente, era brillante. La migliore studentessa di Hogwarts!
Simpatica?
Relativamente… c’era chi sosteneva fermamente di si, come la svitata Lovegood o la Weasley, o come i due inseparabili-ma-non-troppo Grifondoro Harry e Ron, o chi, come Lavanda Brown o Pansy la ritenevano insopportabile e saccente oltre il limite umano, tanto da essere arrivate ad una sola conclusione possibile: Hermione Granger era assolutamente da evitare.
In gioco, a sentir loro, c’era la stessa sopravvivenza…
Seria?
Senza ombra di dubbio!
Sembrava nata adulta.
Un’adolescente con uno spirito da cinquantenne.
Anzi no, una sessantenne. Una donna di cinquant’anni era indubbiamente più vitale di lei! O per lo meno avrebbe sicuramente osato di più…
Ma di certo Blaise Zabini credeva che non sarebbe mai arrivato a sentire la sua mancanza.
Di sicuro sarebbe stato felice di togliersi dai piedi, ora e per sempre, tutti gli altri Grifondoro, primi fra tutti l’eroico Potter e lo scudiero Weasley, e poi, non per ultimo, quel broccolo di Paciock.
-Neville Paciock- tuonò il professore
-Presente!- urlò orgoglioso il ragazzo
L’insegnante si passò una mano sul volto stanco.
Rassegnato.
-Lo so che ci sei, Neville, ti ho visto. Ti stavo chiamando…- precisò.
-Ah. E per chiamarmi deve per forza urlare il mio nome? Tanto se so che sta chiamando me basterebbe un “hey, tu!”… no professore? Professore?-
Dire che il povero insegnante aveva gettato la spugna non era solamente una metafora.
Neville era un caso perso.
Non un disastro come Ron, un pasticcione come Seamus, un distratto come Lavanda o un incapace come Tiger e Goyle.
No.
Lui era un caso perso.
Metaforicamente e letteralmente.
-Bene, Neville. In ogni caso non mi sembra opportuno chiamarti “hey, tu”. Non è uno degli appellativi che maggiormente mi garbano… spero non sia un problema se sentirai il tuo nome e il tuo cognome echeggiare per l’aula quando mi rivolgo a te…-
Il ragazzo parve pensarci un attimo, ma evidentemente per l’insegnante quel tempo che si concesse per ragionarci su fu troppo e sbottò esasperato –Insomma Paciock! Stia attento alla lezione e non si distragga con futili argomenti come il nome, il cognome e il sesso!-
Dire che Neville divenne rosso sarebbe riduttivo.
Prima sbiancò, tanto che Ron assunse il suo stesso colorito pensando che gli sarebbe svenuto addosso schiacciandolo a peso morto; poi divenne giallo, un chiaro indice che qualcosa non quadrava, poi toccò al verde, e lì quasi tutti i suoi compagni si accorsero del suo problema con i colori, infine arrivò al rosso peperone dopo aver toccato il rosa acceso, il bluastro, un malva troppo tendente al violaceo, e un colore indefinito tendente troppo poco al color naturale.
Infine, bordeaux, si decise a parlare: -Io sono contrario al sesso in età precoce-
La classe ululò, e anche il professore fece uno strano verso, che Harry non riuscì a capire se fosse una risata repressa o una smorfia che in tal caso, aveva troppo simile a Piton…
Poi, con le guance imporporate di rabbia parlò, cadenzando bene le parole e scandendole esageratamente.
-Cosa hai detto?- sibilò riducendo gli occhi a due fessure e facendosi leggermente avanti col busto rispetto al resto del corpo.
Harry pensò che ricordava vagamente Nagini, l’orrendo serpente di Voldemort.
Neville ebbe la sventurata idea di ripetere la frase che aveva fatto scatenare il finimondo in classe e tanto inalberare il professore.
-C-che i-io in rea-realtà so-sono c-contrario a-al sesso i-in età pre-pre-precoce- finì, incespicando nella sua stessa frase, e diventando, se possibile, ancora più rosso.
-Paciock!- urlò il giovane professore –per quale ragione crede che mi, anzi, CI interessino le sue idee a riguardo?- chiese furibondo, con le mani che tremavano appena.
-M-ma lei p-prima a-aveva detto c-che…- balbettò insicuro, la testa incassata nel grasso collo e la schiena curvata spaventosamente, rendendolo fin troppo simile a un grosso maialino insaccato.
-IO COSA?- tuonò l’uomo che ormai si trovava di fronte a lui, eretto in tutta la sua altezza.
-N-nulla professore. S-scu-scu-scusi- riuscì a balbettare prima di abbassare la testa dispiaciuto.
E umiliato.
Un sospiro si levò dalla classe.
Lavanda era rientrata.
Non solo si era seduta al suo posto accanto a Calì, ma aveva assunto una posa ridicola da cartone giapponese, il collo leggermente piegato su sé stesso e la testa inclinata da una parte, le mani giunte con le dita incrociate, come nell’atto di pregare, all’altezza della guancia, quella che non sfiorava la spalla su cui era dolcemente appoggiata, e gli occhi a forma di cuoricino.
E un sorriso da ebete che le spuntava sul viso.
Quello era amore, diceva lei convinta.
Amore vero.
Harry trasalì alla vista della ragazza che trasecolava alle parole del professore che spiegava un nuovo incantesimo.
Pendeva letteralmente dalle sue labbra…
Patetico…





Ma evidentemente non era quella la giornata giusta per riuscire a concludere la lezione. Il professore se ne accorse troppo tardi, rimpiangendo il momento in cui aveva deciso di alzarsi dal letto e non aveva tentato di fingersi malato.
Almeno, pensò amaramente, ora si stava guadagnando il Paradiso…
La risata di scherno tra le fila di Serpeverde fu difficile da soffocare, sembrava non voler mai terminare.
-Sesso? Perché Paciock, tu sai cos’è il sesso?-
-Signor Malfoy, ci risulta che lei sia stato male poco fa. Risparmi il fiato e si riprenda- lo rimproverò l’insegnante.
-Oh, ma a lui non l’ammazza nessuno…- scherzò Blaise, lanciando all’amico un muto avvertimento di fare silenzio.
-Silenzio! Adesso prestate attenzione alla mia lezione, non alle strambe idee sul sesso di Paciock o ai commenti di Malfoy-
Ma ormai un altro studente si era alzato in piedi, rosso in viso come in preda a una congestione, la voce tremante di rabbia che a stento riusciva a controllare
-Malfuretto le tue sono solo illazioni prive di ogni fondamento!-
-Perché Potter, sei stato con Paciock e puoi provare che non sia più vergine? In tal caso non mi sorprende che sia così scettico del sesso..chissà quant’è stato squallido con te!-
-Ma come ti permetti brutto pallone gonfiato?-
-Oh, non sai quanto…- soffiò con fare allusivo
-Tutte cazzate! Tu e le tue misure!-
-Perché, le conosci anche tu? Ti sei informato? O ti hanno…riferito?-
-Và all’Inferno, Malfoy! Brutto figlio di Mangiamorte che non sei altro! Sei solo un bugiardo!-
-Signori, per favore, smettetela! Non voglio battibecchi durante la mia ora!- sospirò il professore, ma naturalmente, nessuno vi prestò attenzione.
-Potter sei fuori strada. Dovresti saperlo che queste accuse non mi sfiorano nemmeno…non sono queste le cose che fanno male nella vita.-
-Come se tu sapessi cos’è il dolore! Non sparare boiate! Tu non hai sentimenti! Hai solo uno stuolo di sgualdrinelle pronte a cadere tra le tua braccia come spighe di grano sotto la falce…-
Si morse la lingua quando si rese conto di quello che aveva appena detto ma ormai era troppo tardi.
Lo sapevano tutti e due.
E non solo loro.
-Cazzate. Il tuo errore è fare sempre di tutta l’erba un fascio Potter, dovresti averlo imparato ormai. Non tutte le ragazze che vengono con me sono sciacquette da quattro soldi così come non tutti i Grifondoro come te sono santarellini e puri. Fai un favore all’umanità: tappati quella fogna una volta per tutte…-
-Io direi che è il caso di smetterla- s’intromise Blaise vedendo gli occhi di una bellissima ragazza lucidi di pianto imminente –e di prestare ascolto e attenzione, la nostra completa e più totale attenzione, alla lezione del giorno…-
-Grazie signor Zabini- sussurrò commosso il professore –allora, prima che il “dialogo” tra i due studenti di Grifondoro e Serpeverde degenerasse, chi vuole dirmi di cosa stavo parlando? Signorina Granger?- azzardò credendo di ricevere subito una risposta.
Ma si sbagliava.
Si sorprese non poco quando la vide scuotere la testa in segno di diniego e sussurrare con voce rotta –mi spiace professore-.
Sorrise tra sé, interpretando male le lacrime che ormai le rigavano in viso abbassato sulla pergamena, bagnandola e facendo scolorire l’inchiostro.
-Suvvia signorina Granger, non è il caso di prendersela tanto se per una volta non sa la risposta. Andiamo, non pianga. Se vuole può uscire un attimo e andare in bagno…- ma la vide scuotere nuovamente la testa e riprese la lezione con un sospiro.
Un lungo sospiro.
Lui non aveva mai pianto perché non sapeva la risposta a una domanda di un professore.
Mai.
Anche perché altrimenti sarebbe stato tutto il tempo a piangere e avrebbero dovuto disboscare appositamente per lui la Foresta Amazzonica solo per fornirgli la scorta annuale di clinex.




Blaise guardava Hermione e si chiedeva fin dove il suo amico sarebbe stato disposto a spingersi per colpa del suo orgoglio.
-Drà, ma non sarebbe meglio affrontare di petto la cosa?-
-E a che scopo?-
-Per chiarire la questione, no?-
-A me non sembra ci sia nulla da chiarire. Guardali. E non sparare cazzate Blaise. Ti sembrano solo amici? Davvero ti sembrano solo amici?-




Un foglietto elegantemente piegato a forma di gabbiano, planò sul banco di Draco.
Si guardò intorno.
Goyle dormiva, Tiger aveva le dita nel naso intento a un’accurata introspezione del setto nasale, Daphne giocava con l’accendino, impaziente di poter fuggire in bagno a fumare una sigaretta.
L’ennesima della giornata.
E Pansy lo guardava.
Lo guardava insistentemente.
-Zab, la Parkinson mi fissa-
-E tu sorridi-
-Zab, quella mi fissa come se volesse lanciarmi il malocchio…-
-No bello mio, quella vuole mangiarti con gli occhi…e non solo!- sussurrò divertito a Draco che impallidì ancora di più.
-Non so quale sia peggio…- scherzò.
Il gabbiano arruffò le ali, impaziente di essere aperto e letto.
Ma quando Draco lo fece se ne pentì subito.
Avrebbe riconosciuto quella scrittura fra mille.
Quei puntini sulle “i” leggermente verticali e le “s” che assumevano vagamente la forma di un serpente.



“Hai saputo la novità? Potty e la babbanofila si sono mollati e lui sta sempre con la Mezzosangue… ne parla tutta la scuola…”



Bianco come un cencio, passò rigido come un automa il foglietto a Blaise, incurante di essere beccato dal professore, e man mano che leggeva, lo vide assumere un’espressione terribilmente seria, che raramente si vedeva sul bel viso dell’amico.
Poi sospirò.
Un sospiro stanco, di chi è costretto a sorbire più scemenze del previsto in un lasso limitato di tempo.
-Pansy, Pansy…-
Appoggiò quello che una volta era stato un bel gabbiano di carta sul banco, mettendosi distrattamente a liscialo nel vano tentativo di farlo tornare completamente piatto.
Pensando.
Riflettendo su quali parole fosse meglio usare per spostare l’interruttore del cervello del suo amico da “off” a “on”.
Era fin troppo evidente che non ragionava.
Nessuno sano di mente avrebbe dato ascolto a una voce di corridoio.
Non se a diffonderla era una studentessa di Serpeverde, nonché Pansy Parkinson…





-Luna, stasera non possiamo vederci per il ripasso di trasfigurazione- esordì di punto in bianco una ragazza mingherlina con una folta chioma rossa.
-Ripasso di trasfigurazione?- chiese l’altra in tono trasognato
-Hai presente quella pila di libri con dentro taaanti esercizi di trasfigurazione che dovevamo fare per l’estate? Quelli che ci ha assegnato quella vecchia megera della mia casa? Ecco, ripasso. Ripasso di quella roba che io non ho neppure tentato di fare-
-Ah, quel “ripasso”…- se ne uscì l’altra come se ne le fossero venuti in mente una ventina di significati per il termine suggerito dall’amica.
-Luna, scusa, ma che ripasso intendevi per “ripasso di Trasfigurazione”?-chiese inarcando un sopracciglio alla Weasley.
-Oh, non so…. –rispose con voce assente –perché non puoi?-
-Ho da fare!- tagliò corto la rossa.
-Con chi?- domando maliziosamente la biondina.
-Luna!- esclamò fingendo un’espressione scandalizzata, ma notando che con l’amica non attaccava cedette –oh, con Roger Davies-
-Davies? Quello di Corvonero?-
-Luna sai benissimo chi è Roger, è della tua stessa casa, siede al tuo stesso tavolo e dorme nel tuo stesso dormitorio…-
-So chi è… solo non credevo che t’interessasse, tutto qui… -
-È capitano della squadra di quidditch di Corvonero…- disse atona Ginny, come se bastasse a spiegare tutto.
-So anche questo…-
-E…?- le chiese invitandola ad andare avanti
-E niente. Solo che non credevo tu fossi interessata a lui. Bhè, io vado a farò tardi a lezione. Ci si vede dopo…- e s’incamminò col suo passo stravagante, ma quando fu a metà strada parve ripensarci –ah, quasi dimenticavo… divertiti con Roger!-
Se Ginevra Weasley scosse la testa di fronte all’evidente stramberia dell’amica, Luna dal canto suo continuava a riflettere sugli strani comportamenti della gente.
Vendetta, odio, rancore…
Segreti.

Cielo tra loro stessi c’erano talmente tanti segreti che se il Cappello Parlante li avesse visti ora altro che Grifondoro e Corvonero.
Li avrebbe spediti tutti di filata a Serpeverde!
In barba a Silente che continuava a blaterare di amore e fiducia.
Fiducia…
Neanche sapevano più quello che significava la parola fiducia.
Dubbi, tradimenti, misteri…
Amicizia.
Quanto le mancava quell’amicizia spensierata e gaia dell’infanzia…
Quando il loro problema più grosso era un tema per Piton, e i capello spettinati e gonfi sembravano un dramma insormontabile.
Niente tradimenti.
Niente ripicche.
Niente voltafaccia.





Malfoy fissava la Mezzosangue con uno sguardo talmente carico d’odio che chiunque l’avesse intercettato anche solo per sbaglio sarebbe rimasto stecchito all’istante.
Baise ne era più che sicuro.
Oh, non che la Granger lo stesse guardando con gli occhi a cuoricino, questo no, glielo concedeva, ma da qui a sostenere lo sguardo gelido del Principe delle Serpi ce ne voleva di testardaggine.
E a lei di certo non mancava.
Testardaggine e Orgoglio.
Vanità e Lucidità.
I loro maggiori pregi e difetti.
Sarebbero morti di vecchiaia se uno di loro non si sarebbe deciso ad abbassare gli occhi a terra.
[Sconfitto…]
O forse no, avrebbero vinto anche la Morte, che se ne sarebbe tornata con la coda fra le gambe, avvilita che nessuno dei due maghi decidesse d’abbracciarla per primo.
Nessuno avrebbe vinto quella battaglia.
Nessuno, realizzò con una dolorosa morsa al cuore.
Stavano tutti lì a attendere l’esito della guerra e nessuno si curava di quanti morissero in una battaglia senza data e senza nome.
Senza memoria.
Tutti sapevano che Nelson aveva sconfitto quell’infingardo di Napoleone.
Era storia vecchia ormai…
Ma quanti davvero sapevano che soffriva di mal di mare?
Lui, un capitano.
IL capitano.
Il colmo dei colmi.
Certo, era morto da eroe.
Ma chissà perché la notizia non lo confortava.
E Zabini era più che deciso.
Avrebbe fatto di tutto, anche a costo di apparire un codardo traditore, ma non avrebbe fatto fare al suo migliore amico la parte di Nelson.
Meglio una Serpe Bastarda viva che un eroe morto, si ripeteva.
E per questo aveva bisogno dell’unica strega che fosse mai riuscita a sostenere lo sguardo glaciale del suo amico.
Una strega dagli occhi d’oro.
Si, lui aveva un disperato bisogno di Hermione Granger.





L’ora finì troppo tardi per il povero professore che, nonostante fosse sfinito, guardava Zaini come se gli volesse colare un bronzo.
-Sei il suo eroe, lo sai?- buttò lì con noncuranza Malfoy all’amico,riferendosi al professore.
Sentendo quella parola però Blaise sussultò.
Eroe…
Meglio di no, si ripeté.
Bastardo, cinico, traditore, vigliacco, opportunista, voltafaccia, freddo, calcolatore sì.
Anche “serpe” se poteva consolare qualcuno.
Ma eroe no.
-Dray, che abbiamo ora?-
-Quella spostata della Cooman- ringhiò.
-Guarda il lato positivo…-
-E sarebbe?- chiese il biondo con fare incazzoso
-Almeno puoi dormire e nessuno ti dice niente. E puoi anche “vedere” la morte di Potter-
-Morisse davvero farebbe un favore al mondo-
-Amen- concluse Zaini sorridendo e alzando contemporaneamente gli occhi al cielo.
Quando sarebbe cresciuto, si chiese?
Probabilmente mai.
-Allora…- iniziò Blaise cercando di imitare la Cooman - io prevedo che la Parkinson farà una brutta fine, tu cadrai dalle scale, Potter si salverà il culo come sempre e io sarò qui a sganasciarmi dalle risate e a godermi lo spettacolo in prima fila. Che ne dici?-
-Fanculo Zab- fu l’elegante risposta.
Una risata cristallina proruppe nel silenzio.
Bella.
Pura.
C’era lei.
Con lo Sfregiato e The King Weasley.
-Herm, sicura di star bene? Voglio dire, non hai davvero nessuna lezione?-
-No Ronald. Ho già ripassato tutto e non ho nulla da fare-
-Niente ripasso isterico pre-lezioni, niente studio avvantaggiato, niente compiti extra?-
-Niente di niente-
-Sei sicura? O meglio, sicura di star bene?-
-Sì- la paziente risposta fu accompagnata da un’occhiata al soffitto, che poteva essere chiaramente interpretata come una muta preghiera a Nostro Signore di concederle ancora la tanto agognata pazienza.
-Harry, credi che avvia preso una botta in testa e non se ne sia resa conto?- disse sussurrando all’orecchio del bel moro.
-RONALD!- l’urlo scandalizzato dimostrava che, nonostante le precauzioni della voce bassa e dell’accostarsi all’amico, lei aveva sentito.
Malfoy rimase come pietrificato.
Bella era bella.
Dio, se era bella.
Quei boccoli che cadevano dolcemente sulle sue spalle sembravano fatti apposta per tormentarlo .
E quella bocca…
Quella bocca che lo teneva sveglio la notte.
Lì dove tutto iniziava, innocentemente con un bacio che di casto non aveva niente e finiva sempre nello stesso modo, dopo vari e ogni volta differenti svolgimenti.
Loro due sotto le coperte.
Maledetta traditrice…
E come se non bastasse, come se vedere il Trio dei Miracoli unito nuovamente come per magia, avere accanto Zabini che si guardava le mani in maniera maniacale segnandosi mentalmente di rimproverare la sua estetista per la pessima manicure che gli aveva fatto, non fosse abbastanza, arrivò anche Pansy.
-Ma tu guarda… di nuovo insieme. Granger, tanto per curiosità, come sei riuscita ad addolcire the King? Sembrava furioso della relazione tra te e Potter- frecciò acida.
-Carlino, zitta. Fatti gli affari tuoi che è meglio- rispose il rosso in questione.
Ma lei imperterrita continuò –Sei venuta ad assistere a come la Cooman predice la morte del tuo…ragazzo?-
-Adesso basta!- urlò Draco prima di rendersi conto di quanto aveva detto.
Pansy lo fissava stralunata e Blaise aveva la bocca aperta.
-La bocca Blaise. La bocca…- sussurrò tentando di riprendere la sua solita espressione fredda e distaccata.
In quel mentre, come tante calamite attirate da una forza magnetica, arrivarono anche gli altri studenti.
-Prefetto Granger! Che ci fai qua? Tu non segui Divinazione!- esclamò indignata Lavanda vedendola.
-Io vado. Ci vediamo direttamente in Sala Comune, non ho fame, non aspettatemi per cena- e se ne andò altezzosamente senza calcolare nessuno all’infuori dei suoi due migliori amici.
Con la testa alta e gli occhi lucidi, il passo spedito e il portamento fiero.
Solo quando fu davanti al ritratto della Signora Grassa si concesse di piegare le spalle e di far uscire un po’ di lacrime che le appannavano la vista.
Ma poche.
Perché in ogni caso lei era la Regina Mezzosangue.
E mai gli altri l’avrebbero vista debole e indifesa.
Mai l’avrebbero vista com’era veramente.
Fragile.
No, non l’avrebbero vista piangere.





-L’Occhio Interiore… seguitelo… guardate con l’Occhio… l’Occhio…-
-Dio, quanto puzza d’alchool- si schifò Draco quando la professoressa gli passò accanto.
-Dai, piantala. Concentrati-
-Blaise! Non vorrai dirmi che ci provi davvero con queste cretinate!-
-No. Io dicevo “Concentrati per dormire” che tanto neanche se ne accorge-
Ma evidentemente la professoressa si accorse delle risate di Pansy Parkinson che, essendo dietro ai due Serpeverde, aveva sentito tutto.
-Signorina Parkinson. Cosa vede con il suo Occhio?-
-Pericolo imminente- disse senza neppure sforzarsi di sembrare credibile.
-Oh, indubbiamente. Sì, sì. Ma io intendevo per lei. Cosa le mostra l’Occhio? Quale sarà il suo destino?- domandò avvicinandosi e guardando dentro una sfera di cristallo posata sul tavolinetto di mogano davanti alla ragazza –Ohhhh- esclamò spalancando appena gli occhi.
-Cosa vede professoressa? Cosa vede?- chiese Lavanda trepidante sul suo sgabello.
-Amore. Signorina Parkinson, presto il suo amore si accorgerà di lei. Ma non metta fretta al tempo…-
Dire che Pansy aveva un sorriso ebete stampato in faccia era offendere gli ebeti.
Si voltò subito verso Draco che fece finta di niente, ma che non riuscì a scampare agli occhi della professoressa che si avvicinò a lui e dopo averlo fissato un po’, gli chiese a un centimetro dal suo naso -E lei signor Malfoy, cosa vede?- alitandogli in faccia.
-Potter che finalmente muore- ghignò
-Solo?-
-Come “solo”?- chiese Harry indignato, alzandosi dal pouf su cui era stravaccato, ma venne rimesso seduto da un gesto con la mano della professoressa che gli ricordò Hermione quando cacciava una mosca molesta.
-Vino- concluse Draco sibillino, mentre Blaise si mordeva il labbro inferiore per non scoppiare a ridere proprio in faccia all’insegnante.
-Hmm, potrebbe fare di meglio. Io invece vedo…vedo…- e chiuse gli occhi con fare pensoso
-Quello che vede non lo so, ma di sicuro i suoi denti non vedono uno spazzolino da troppo tempo- sussurrò Draco al compagno di banco che rispose a tono –più o meno, a giudicare dall’odore, da quando il suo alito non vede del colluttorio…-
-…vedo amore… e… dolore…?-
-Se non lo sa lei…-
-E adesso veniamo a lei, signor Potter. Su, mi faccia vedere la sua sfera…ah!- urlò lasciandola cadere a terra in mille pezzetti.
-Povero, povero caro…-
-Cosa vede Professoressa?- domando calmo, sicuro di conoscere già la risposta
-Morte…-
-Ah. E mi pareva, sempre la solita sfiga. Alle Serpi predice amore, e a me morte…-
-Che ci vuoi fare Potter- cinguettò giuliva la Parkinson, mentre la professoressa Cooman se ne tornava alla cattedra.
Passando nuovamente accanto al tavolinetto di Harry e Ron si fermò, per poi riprendere la sua meta scuotendo leggermente il capo.
Le era sembrato di percepire una forte aura negativa.
Vendetta…






-Girati e sorridi!-
Flash!
-Colin- una parola detta a mezza bocca che sapeva tanto di avvertimento.
-Hermione, devi sorridere. E guardarmi. Vedi qui? L’obiettivo… è qui. Guarda qui dove c’è questo piccolo quadratino e sorridi. Sorridi, capito?-
-Colin, so come funziona una macchina fotografica. Le conosco da quando sono nata. Ci sono anche tra i babbani, sai? Solo che non capisco il motivo di queste foto…-
-Ovvio! Sei Hermione Granger!- spiegò il piccoletto con una scrollata di spalle, come se la domanda fosse talmente ovvia da non meritare risposta più approfondita.
Ma lei continuava a non capire.
-E…?-
-E cosa?-
-Cosa?-
-Cosa cosa?-
-Colin, ora basta! Ero me stessa anche ieri e anche un anno fa, e ti assicuro che sarò me stessa anche domani. Vuoi gentilmente spiegarmi perché mi fai tante foto da poterci fare un album?-
-Sei Hermione, no?- ma vedendo l’espressione omicida dipinta sul viso dell’amica si affrettò ad aggiungere spiegandole meglio – Sei una celebrità… la ragazza di Harry Potter… mi faresti un autografo?- chiese eccitato.
-Un autografo?-
-Ma sì, autografo. Intendo… mi firmeresti una foto? Una tua foto…- specificò ancora credendo che potesse non capire.
Giusto per sicurezza…
-Colin, sai che sono la migliore studentessa del mio anno?- chiese con fare fintamente innocente.
-Ovvio che lo so-
-Bene. Allora sicuramente saprai anche che mi vengono benissimo– e calcò appositamente il “benissimo” tanto che le esse sibilarono –gli incantesimi. E le fatture. Di ogni genere…-
-È una minaccia?- domandò scettico
-Oh, no. Io non minaccio. Io prometto…- e un ghigno le distorse il bel viso in una smorfia fin troppo simile a quelle del ragazzo che aveva tanto amato.
E che ancora amava, ma che, per chissà quale motivo, non voleva avere più niente a che fare con lei.
Che Nott non avesse mantenuto la sua parola e fosse andato in giro a raccontare che loro due erano stati insieme?
Capacissimo e degno di una maledetta Serpe doppiogiochista.
Maledetto lui e tutta la discendenza di quel razzista di Salazar.






-Psss. Pssss!!!-
Lavanda si girò di scatto, ma non vide nulla.
Il corridoio vuoto come il solito tranne che per una studentessa che indossava una divisa visibilmente più corta.
I capelli corvini e vaporosi le ondeggiavano sensualmente sulle spalle, come un mare mosso, e lei, attrice vissuta e conscia del suo fascino ammaliatore da sirena, ancheggiava scuotendo di tanto in tanto il capo.
Giusto per scarmigliare un po’ quei crini che tanto tornavano sempre al loro posto.
Come per magia.
-Parkinson! Che diavolo vuoi?- le chiese sebbene fosse ancora lontana.
Lei inarcò un sopracciglio, guardandola con sprezzo.
-Chi ti dice che io voglia qualcosa da te? Anzi, no- si corresse con un ghigno perfido –una cosa da te la voglio… muori, va!-
-Mi hai chiamato. Non sono sorda. Mi hai fatto “pssss”…- esclamò leggermente scocciata.
L’ultima cosa di cui aveva voglia era attaccar bottone con qualcuno quella sera.
E poi aveva così tanto da fare…
Prima di cena doveva correre alla torre di Grifondoro a spettegolare su Harry Potter e la sua nuova ragazza.
Certo che ci voleva un bel coraggio a lasciare la Weasley per la Granger.
Non che fosse brutta, pensò con una smorfia.
Ma era troppo… bigotta.
Amici, scuola, voti, doveri.
Doveri, voti, scuola, amici.
Niente feste.
Niente divertimento.
Niente trucchi… o il minimo indispensabile.
Lavanda inorridì e nel farlo scosse involontariamente le spalle.
-Cos’è, l’idea della morte ti dà i brividi, Brown?-
Ah, già.
La Parkinson era ancora davanti a lei.
O meglio, era lei che era rimasta impalata a pensare alla Granger.
-Ho di meglio da fare- disse altezzosa girandosi e riprendendo la sua marcia, passando spedita davanti al bagno delle ragazze.
Quando ormai era troppo lontana per sentire, un altro “psss” risuonò nell’aria.
E Pansy entrò nel bagno con gli occhi al cielo, pregando Santo Salazar di non farle commettere scemenze, tipo incenerire immediatamente l’idiota che continuava a chiamarla anche quando lei era ancora dall’altra parte del corridoio e di fronte al bagno c’era quell’oca della Brown.
-Dimmi King, ti sei fumato quel poco di cervello che avevi?- chiese ironica
-Forse. Tu invece ce l’hai?-
-Hnn, forse…-
-Non ho tempo per giocare-
-Non sto giocando Weasley- e lo trapassò con un’occhiata così sensuale che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi anche un uomo di ghiaccio.
Ma evidentemente Weasley era immune al suo fascino, constatò scocciata.
Scosse un po’ la criniera scura, nel tentativo di ottenere l’effetto desiderato.
Niente.
Che fosse gay?
-Bella divisa Parkinson- fu la dolorosa conferma che aveva notato la sua gonna accorciata di parecchie dita, e non era dall’altra sponda.
Forse, pensò orripilata, le era uscito un brufolo.
Un grosso, antiestetico brufolo.
Affondò una mano nella tasca del mantello, e ne prese una boccetta.
L’etichetta diceva semplicemente “per T.K.” ovvero per lui.
The King.
Non c’erano indicazioni.
Né nome, né dosaggi.
Quando gliela porse lui la prese con entrambe le mani, come per paura di vedere cadere quel prezioso tesoro.
-Perché lo fai?- chiese specchiandosi in quel liquido rosa shocking.
-Per le tue stesse ragioni-
-Altruista- disse ironico.
-Oh, non credere che il mio altruismo ti permetta di non pagare. Fuori i galeoni- e tese una mano come per conferma a quanto aveva detto.
Ma ben presto si ritrovò con la bocca spalancata, quando lo vide immergere a sua volta la mano nel mantello e depositarle dolcemente trenta galeoni sulla sua mano pallida.
Come pattuito.
-I dosaggi?- s’informò, mala vide scuotere la testa in segno di diniego.
-Non li sai?- domandò ancora, stupito.
-Si che li so, cretino- s’infervorò lei –intendevo che ne basta davvero poco… oserei dire un cucchiaino disciolto nell’acqua è più che sufficiente. Ma non è duraturo. Più è alta la dose, più è lungo l’effetto- chiarì.
-Basta per due?- chiese ancora lui, scettico.
-Come ti ho già detto, ne basta poco- e aggiunse un sospiro, affondando contemporaneamente la mano libera dai soldi nei neri capelli, scompigliandoli appena –basterebbe per cinquanta persone quanto c’è lì dentro. Ma durerebbe poco. Tre, cinque ore…-
-E se dividessi il contenuto per due?-
-Oh, non saprei. Ma direi… tanto-
-Sufficientemente tanto?-
-Sì- fu la lapidaria risposta
-Bene-
E non ci fu bisogno d’aggiungere altro.
Uscirono dal bagno delle ragazze, e s’incamminarono in silenzio verso la Sala Grande, poi Ron si fermò di botto, e a distanza di dieci passi della Parkinson riprese lentamente a camminare.
Non potevano di certo entrare insieme…






La Sala era gremita di studenti affamati, seduti ognuno al tavolo della propria Casa.
Harry era al suo solito posto e due piatti accanto a lui erano vuoti.
Ron proseguì imperterrito, e incurante di tutto si sedette accanto a lui, occupando un piatto che si riempì subito di pasticcio di carne e abbondante purè.
-Mi hai tenuto il posto?- domandò tra un boccone e l’altro, mentre si riempiva come il solito la bocca in modo indecente.
-Sì- fu la semplice risposta.
L’altro posto libero, neanche a chiederlo, l’aveva preso per Hermione, che, come aveva preannunciato, non si era presentata a cena.
-Come mai sei arrivato tardi?- chiese all’improvviso Harry.
-Oh, avevo dimenticato il libro e sono tornato indietro- mentì spudoratamente.
E sorrise.
Ma sembrò bastare come risposta ad Harry, che lasciò cadere l’argomento.






Piangeva.
O meglio, aveva pianto finché aveva potuto.
Ma ora neppure quella di consolazione le era data.
Non aveva più lacrime neanche per piangere.
Rannicchiata su una poltrona rossa accanto al caminetto spento in Sala Comune, Hermione teneva in grembo sei o sette pacchetti di fazzoletti, tutti vuoti, e ai suoi piedi un mare bianco.
Un mare di kleenex usati.
Li raccolse e li gettò nel camino, prese la sua bacchetta e mormorò –Incendio- e quelli presero fuoco, fecero una fiammata arancione e blu e si accartocciarono su se stessi in cenere.
Disfarsi delle prove del delitto.
“Niente prove, niente reato”, recitava un detto.
Ma lei non ne era del tutto convinta.
Aveva pianto.
E le prove erano i suoi occhi gonfi e rossi, e per capirlo non c’era di certo bisogno di vedere un mare di fazzoletti usati ai suoi piedi…
Harry e Ron entrarono poco dopo, assieme a tutti gli altri studenti, ma lei non si mosse.
Fece finta di dormire, e sebbene sapessero tutti e tre che fingeva, nessuno dei due amici le disse nulla.
Quando furono rimasti solo loro tre, dopo che la Sala Comune si era andata svuotando lentamente col passare del tempo, anche Harry, stranito dal comportamento a riccio dell’amica decise di andare a dormire, mormorando un “buonanotte” che suonava invece come un “possiate fare gli incubi peggiori che vi tengano svegli tutta la notte, così imparate a non dirmi nulla di quello che succede”.
Ma non lo disse.
Si limitò a salire le scale verso il dormitorio dei ragazzi con un sospiro che sapeva di stanchezza.
Un gran bel sospiro.
Ci fosse stata una gara dei sospiri, avrebbe di sicuro vinto il primo premio.
-Herm, vuoi qualcosa di caldo?-chiese una voce alle spalle della poltrona.
Nonostante avesse scosso la testa, pochi minuti dopo si trovò davanti una tisana fumante, dall’odore dolce e nauseabondo.
-Bevi- fu il solo commento del rosso.
E lei ubbidì, troppo stremata anche solo per opporsi.
Il sapore era dolciastro come previsto e sapeva un po’ troppo di chiodi di garofano per i suoi gusti, ma per non offendere l’amico la bevve tutta.
Rimase solo un goccetto a colorare il fondo della tazza bianca di un tenue rosa.
E un sorriso silenzioso e colpevole nacque sulle labbra di Ron mentre Hermione crollava in un improvviso sonno ristoratore, ignara del ghigno di uno dei suoi due migliori amici.









“Baldabiou stette ad ascoltare, in silenzio, fino all’ultimo, fino al treno di Eberfeld.
Non pensava nulla.
Ascoltava.
Gli fece male sentire, alla fine, Hervé Joncour dire piano –Non ho mai sentito neppure la sua voce- e dopo un po’ –È uno strano dolore-.
Piano.
-Morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai.”
Alessandro Baricco, “Seta”










………continua……….







§ Spazio autrice: §


Forse si è capito che ho letto “Seta” di Baricco e mi è piaciuto molto come libro…
Anche il titolo è tratto dalla citazione iniziale, ovvero il discorso tra Hervé Joncour e Baldabiou.

Un anno nuovo è arrivato, mentre tarda a giungere il Freddo, quello con la effe maiuscola, che io aspetto da una vita e che mi ricordi la mia amata Inghilterra.
Nel frattempo ringrazio:
@mollicadipane: grazie tesoro, sei super gentile a sopportare i miei aggiornamenti lenti che si trascinano penosi nel tempo come un vecchio con un bastone in una tormenta di neve (mi immagino la scena... -_-") . Come vedi è possibile che le visite superino il fantastico numero delle 300 e le recensioni siano solo due... ed è per questo che ho messo la scritta di elyxyz all'inizio del capitolo...

@Lucy Pevensie: Approvo il motto "leggere per scrivere" e lo condivido appieno! Finalmentequalcuno che capisce l'importanza di leggere (anche se forse, qui, su un sito come efp, leggono tutti...)
Adoro scrivere di personaggi "cattivi", come Pansy, Blaise e Draco, perchè a mio dire sono molto più "veri" degli eroi di carta come i classici e perfetti Grifondoro, eroi "senza macchia e paura" (anche se poi si sveleranno molti altarini e verranno a galla molte verità nascoste...), anche se le parti ch mi divertono di più sono quelle che dedico a Luna, a Neville o al Professor Piton.
Semplicemente, li adoro.
Ti auguro uno splendido 2010 e per me ne spero uno pieno di recensioni ^^

Infine, un ringraziamento speciale a elyxyz che ha dato "voce" ai miei pensieri con la sua frase d'effetto all'inizio del mio capitolo.

Un GRAZIE a chi legge, a chi mette tra le seguite o le preferite e a chi lascia una recensione.

E questo è tutto gente.
Un grande bacio, un abbraccio,e un augurio di buon anno!

Ele_lele

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Capitolo 13
*** Sangue e Piume ***


cap 13
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:


Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.
(© elyxyz)






CAPITOLO 13
SANGUE E PIUME




“Allodola del ricordo
è tuo il sangue che scorre
è tuo e non il mio
Allodola del ricordo
ho stretto il pugno mio
Allodola del ricordo
gentile uccello finito
non saresti dovuto venire
a beccare nella mia mano
i semi della dimenticanza.”
Jacques Prévert






Se si era illusa che la mattina si sarebbe svegliata riposata, aveva commesso un errore di valutazione.
Un grosso errore.
La schiena le doleva come se fosse caduta da trenta metri durante un incontro di quidditch, e dubitava che Madama Chips avrebbe potuto fare qualcosa.
Si era addormentata sulla poltrona della Sala Comune realizzò, riprendendo coscienza di sé.
E aveva la mano destra sudaticcia.
Un peso che non si poteva di certo definire “piuma”gravava sulla sua gamba destra, fino al braccio per arrivare poi alla mano in questione, sempre più sudaticcia col passare dei minuti.
Abbassò la testa con un movimento troppo brusco che le causò un capogiro e si ritrovò a fissare due mani.
Ma solo una le apparteneva.
L’altra era nientemeno che di… Ron?
Strizzò gli occhi come aspettandosi di veder sparire tutto e di trovarsi in camera sua, ma si accorse subito che la sua speranza non sarebbe stata esaudita.
Pur avendo gli occhi chiusi sentiva il calore della pelle di Ron che, ignaro che lei si fosse svegliata, continuava a dormire a bocca aperta.
E ogni sei secondi circa, sbuffava.
O russava.
Questo non avrebbe saputo precisarlo.
Facendo il più lentamente possibile per non svegliare il suo amico che dormiva ai piedi della sua poltrona come un fedele cagnolino, spostò, non senza fatica, la gamba, e piano piano anche il braccio così che, senza poterlo evitare, si ritrovò a fissare Ron che scivolava inesorabilmente verso il pavimento di parquet.
Mosse leggermente la caviglia intorpidita con movimenti circolari, certa che sotto il peso del suo amico, le si fosse fermata la circolazione.
Poi, con un sospiro, si puntellò sui gomiti, spostò il peso con un movimento deciso di reni, e si diede una spinta con le mani che tenevano stretti i braccioli della poltrona, come se potesse cadere da un momento all’altro.
E si ritrovò in piedi.
La testa le girava e sentiva un fastidioso ronzare nelle orecchie.
Si spostò lentamente, osservando la Sala Comune attorno a lei come se la vedesse davvero per la prima volta.
Si avvicinò con studiata lentezza verso il camino dove giacevano i resti di un fuoco spento, e tizzoni di legna di pino e castagno secco giacevano come scheletri nel focolare, tra pezzi di nero carbone e cumuli di fredda e grigia cenere.
Poi, sempre con il suo passo da lumaca e il suo andamento gobbo e sbilenco dovuto al mal di schiena, si avvicinò alla superficie riflettente dello specchio lì accanto.
La cornice argentata era spessa e massiccia, lavorata finemente e con intarsi e ghirigori.
Probabilmente era opera degli Elfi, tanto era bello.
Appena vide la sua immagine guardarla fece una smorfia, e quella ripeté il gesto di rimando.
Si maledisse per essersi addormentata come una broccola qualunque su una poltrona della Sala Comune e si avvicinò al riflesso per studiare meglio la sua immagine.
Le occhiaie erano fin troppo evidenti e non sarebbe bastato il solito cubetto di ghiaccio per mandarle via.
I capelli erano scarmigliati, tanto da sembrare un nido di vespe, pensò disgustata.
Ci sarebbe voluto del buon balsamo e taaanta pazienza per districarli, costatò.
Lo sguardo era leggermente perso e l’occhio era fin troppo simile a quello di un pesce lesso.
Di male in peggio.
-Herm!- un ragazzo moro ancora e in pigiama era appena arrivato e la fissava sbigottito.
-Harry!- esclamò sorpresa di vederlo –sei ancora in pigiama!-
-E tu sei ancora vestita come ieri sera…- poi lo sguardo gli cadde ai piedi della poltrona, da dietro la quale spuntava colpevole un piede.
Un piede a lui terribilmente familiare.
I suoi occhi si ridussero a fessure, e il verde prato delle sue iridi divenne glaciale.
Freddo ghiaccio in quegli occhi.
-Ron?- domandò perplesso alla Grifoncina, ma lei si limitò a scrollare le spalle.
-Capisco- sibilò freddo, mentre un dolore sconosciuto s’impossessava di lui, facendolo ribollire di rabbia.
Di… gelosia?
-Affari vostri- concluse freddo.
Lei impiegò un po’ a capire a cosa alludesse, e quando comprese avvampò e le gote le si imporporarono di un rosso scarlatto.
-No! No, cos’hai capito… il fatto è che ieri sera ero così stanca e dopo che Ron mi ha dato una tisana mi sono addormentata di colpo. Ero sfinita…-
-...E lui ti ha tenuto compagnia. Che gesto nobile…- soffiò sarcastico.
-Harry! Non ti fidi di noi!- allibì sconvolta.
-E da quando c’è un “voi”? Non siamo sempre stati un “noi” tutti e tre? Il “trio dei Miracoli” non ti dice niente? Trio, hai presente? Formato da tre persone, non da due. Altrimenti diventa coppia…-
-Oddio, non fare il paranoico, Harry…-
-Non faccio il paranoico. Vorrei solo essere informato per tempo. E magari da voi e non da altri… e…-
-Basta così. Stanotte io ho dormito e Ron si è addormentato assieme a me ai piedi della mia poltrona, evidente troppo stanco per salire in camera vostra. Hai altre illazioni da muovermi contro?- chiese severa.
Lui abbassò il capo, lasciando perdere.
-Come mai sei sceso così presto?- Chiese ancora
-Ho un mal di testa atroce. Volevo prendere un’aspirina- disse mostrando la mano chiusa a pugno, all’interno della quale si intravedeva un involucro argentato.
-Se vuoi lì c’è la mia tazza. Ci ho bevuto la tisana però…-
-Non c’è problema- concluse pratico, avvicinandosi al tavolo e prendendo la tazza e riempiendola d’acqua, che si colorò subito di un tenue color pesca, a causa del residuo di tisana.
-Non la sciacqui?-
-Non mi schifo- e mise la pasticca in bocca e con un unico sorso l’inghiottì.
Bevendo tutta l’acqua.






Il pendolo appeso al muro della Sala Comune dei Serpeverde suonò le sette, e altrettanti rintocchi riecheggiarono per le fredde mura.
Una ragazza dagli occhi scuri guardava fissa il soffitto della sua camera di prefetto, senza neppure sbattere le ciglia lunghe e curate.
I capelli color mogano erano sparsi sul cuscino verde scuro come un ventaglio.
La sua pelle candida ricordava quella di una morta.
Una bellissima morta.
Un cadavere che avrebbe indotto in tentazione anche un santo.
Allungò pigramente una mano verso il comodino e prese un piccolo pacchetto di sigarette e un accendino babbano.
Prese una sigaretta tra le dita alabastrine e l’accese, tirandone poi una boccata.
Quando la riavvicinò nuovamente alle labbra e sentì l’odore forte e rude del tabacco si sentì subito meglio.
Nicotina al posto dell’ossigeno.
Era questa la regola della maggior parte dei Serpeverde.
E lei non era un’eccezione.
L’accendino babbano recitava P.P.
Poli Propilene.
Pansy Parkinson.
Una nuvola di fumo si levò improvvisamente dalla sua bocca rossa e carnosa quando lo soffiò fuori.
Avvicinò nuovamente la sigaretta alle labbra e fece un altro tiro.
Pensava.
Meditava.
Rifletteva.
Espirò e sputò fuori il fumo lentamente, formando tanti anelli concentrici.
Quel disegno apparentemente così banale, parve illuminarla, e un ghigno soddisfatto le si disegnò sul bel viso.
Si, fumare l’aiutava a pensare.
Decisamente.



“Una sigaretta è il prototipo perfetto di un perfetto piacere. E' squisita e lascia insoddisfatti. Che cosa si può volere di più?”
Oscar Wilde





Un album fotografico spuntava da sotto una coperta di lana a quadretti posata su una poltrona rossa accanto al camino spento.
Harry lo prese e si ritrovò a fissare sé stesso sorridente in copertina.
Sotto una scritta rossa recitava “Questo album fotografico è proprietà di R. Vane”.
Romilda Vane.
Hermione, che si era avvicinata lentamente a lui, ormai seduto sulla poltrona e con ancora lo sguardo fisso sull’album tra le sue mani, si sedette sul bracciolo e gli occhi gli caddero sull’oggetto che aveva attratto così tanto la sua attenzione.
E anche lei si ritrovò a fissare Harry.
Lo prese senza fiatare e aprì la prima pagina, dove in una foto un po’ sgranata a causa di un ingrandimento eccessivo, si vedevano fin troppo bene lei e Harry.
Sorridevano.
Sembravano davvero felici.
Continuò a sfogliare pagina dopo pagina, trovandosi a guardare foto di Harry con Ron, con lei, da solo, con Ginny, mentre litigava con Malfoy…
Harry mentre mangiava in Sala Grande, a lezione con Hagrid, Harry che sbuffava o che correva in corridoio per non fare tardi alla lezione di Piton, Harry che urlava e che prendeva il boccino in una partita di Quidditch contro Corvonero.
Harry che l’abbracciava tenendola stretta.
-Romilda mi perseguita- lo sentì esclamare d’improvviso.
-Pensavo avesse finalmente deciso di lasciarti in pace- esclamò lei con una strana voce e un tono fin troppo civettuolo e suadente.
-Lo pensavo anche io, anzi, lo speravo!-
-Oh Harry!- rise e sbatté le ciglia atteggiandosi.
Il povero Harry, che non era certo abituato a un comportamento del genere da parte dell’amica, si sporse un poco in avanti e la guardò preoccupato.
-Hai qualcosa nell’occhi, Herm?-
-Cosa? Oh, no…- esclamò coprendosi la bocca con la mano, come a voler coprire una risata che sarebbe comunque stato impossibile celare, tanto era argentina e falsa.
Quel suono, simile a quello di tanti campanellini, fece svegliare Ron, che sbatté le palpebre per un bel po’, intontito, prima di capire dove e con chi si trovava.
E anche allora, parve avere dei problemi con il colore della sua pelle.
Quando vide Hermione sbiancò, e poi, sentendola nuovamente ridere divenne color peperone, per tornare poi al pallido, assumendo uno squallido color giallo che lo faceva sembrare fin troppo simile a un ittero, quando vide come si atteggiava.
Infine parve ricordarsi che il colore che meglio gli si addiceva era il solito colorito rosastro, e lo riprese, assieme a un tiratissimo sorriso.
-Ron! Ti sei svegliato! Come ti sembro stamattina?- chiese facendo una piroetta su sé stessa.
Il rosso allibì.
-Come hai detto?- chiese credendo di aver capito male.
-Ho chiesto come ti sembro questa mattina. Ho un mal di collo allucinante e la schiena mi fa vedere le stelle. Quindi devo per forza essere inguardabile. Non so se oggi mi conviene venire a Pozioni- esclamò pensosa.
-Herm, ma che cavolo dici? Che significa “non sai se ti conviene venire a Pozioni”? Certo che ti conviene, altrimenti Piton ti uccide! E poi perché non dovresti venire?- chiese Harry sconvolto.
-Come perché? Non hai sentito quello che ho detto? Mi fa male il collo e anche la schiena, e sono inguardabile già così di prima mattina. Se vengo tutti quei vapori delle pozioni mi faranno venire i capelli ancora più crespi, no? Hai il cervello spento per caso Harry?- domandò sarcastica.
E visto che nessuno dei due ragazzi le rispondeva, con uno scatto deciso diede loro le spalle e si incamminò verso le scale.
-E adesso dove vai?-
-In camera mia, Ronald. Devo cambiarmi, non posso mica venire a lezione così, no? Che penserebbero gli altri di me? Che sono una sciattona…-
-Bha, chi la capisce è bravo. Un giorno predica tutta convinta che non bisogna dare importanza all’aspetto ma bisogna investire e puntare tutto sulla mente e il giorno dopo si rifiuta di venire a lezione se non è impeccabile…- sbuffò Harry, mentre Ron assumeva un cipiglio sempre più pensieroso e si domandava se fosse una semplice complicazione il comportamento insolitamente strano della sua amica.





Se in Sala Comune aveva lasciato i suoi due migliori amici allibiti dal suo comportamento, in camera sua Lavanda e Calì per poco non erano svenute vedendo sì una mattiniera come sempre Hermione, ma anche una ragazza intenta a scaraventare fuori dal suo armadio tutti gli indumenti possibili e immaginabili, sommergendo di conseguenza il letto.
-Hermione, esattamente cos’è che stai facendo?-
-Che non lo vedi Lavanda? Sto cercando la gonna della divisa…-
-Ne avrai buttate sul letto almeno tre...- l’informò Calì.
-Sì, ma quelle sono troppo lunghe- concluse Hermione spiccia.
-Troppo corte vorrai dire…-
-No, volevo dire proprio troppo lunghe. E già che ci siamo- disse prendendone una dal letto e accorciandola di cinque centimetri buoni, e facendola arrivare a metà coscia –non è che mi potresti prestare la tua camicia, Lavanda? La mia mi sta un po’ larga…-
-Larga?- domandò quella lanciando un’occhiata stupita a Calì che scosse di rimando la testa, incredula.
Hermione si limitò ad annuire col capo, mentre si lanciava nuovamente nell’armadio alla ricerca di quelle che aveva definito fino al giorno prima “scarpe immettibili”, ovvero con del tacco.
-Hermione, ma tu hai sempre odiato gli abiti stretti e attillati…- provò a farla rinsavire Calì.
-Oh, si cambia idea- disse scocciata mentre metteva il solito paio di mocassini non essendo riuscita a trovare le scarpe desiderate, e alzando il capo verso Lavanda che non si schiodava da vicino al suo comodino.
-Ma che vuoi metterci le radici, Brown? Me la presti o no la camicia?-
-Ah, sì, sì, certo- e ne prese una dal primo cassetto del mobile accanto all’armadio di Hermione e glie la passò incerta, mentre quella la prendeva con un sorriso degno di una pubblicità del dentifricio, e la indossava felice.
Lasciando slacciati i primi tre bottoni.
E lasciando letteralmente di stucco le sue compagne di stanza.
-Vi spiace se vado prima io in bagno?- chiese a nessuna delle due in particolare.
-Ci vai sempre prima tu in bagno…- le ricordò Lavanda.
-Lo so, è solo che oggi ci metterò un po’ di più- esclamò ridendo, mentre chiudeva la porta dietro di sé.
Dopo circa un quarto d’ora ne uscì un’altra persona.
Perché quella ragazza truccata con tanto di rossetto e mascara, con la gonna stra corta e la camicia attillata che non lasciava proprio niente all’immaginazione non poteva certo essere il Prefetto di Grifondoro, Hermione-la-perfezione-e-la-noia-in-persona-Granger.
Decisamente no, pensò Lavanda scuotendo il capo.
Assolutamente no, si convinse Calì, osservando però quanto Hermione e la sconosciuta che era appena uscita dal bagno avessero in comune.
Stessi occhi dorati che si intravedevano appena con tutto quel mascara, la matita e l’ombretto che aveva messo.
Stessa pelle vellutata come la buccia di una pesca, pensò invidiosa Calì.
Stesse labbra carnose, che il rossetto non nascondeva ,ma al contrario, metteva in evidenza.
Era decisamente lei.
Hermione Granger stile bomba sexy.
-Bè, che fate, non andate a truccarvi stamani? Non vorrete che in Sala Grande vi vedano così no? Calì, tu devi correre a coprirti le occhiaie. E tu Lavanda, tesoro, non vorrai che gli altri notino quell’orribile brufolo che hai, no? Su sbrigatevi- disse loro, facendo con la mano un gesto vago.
E si sedette sul letto.
Quando le due amiche uscirono dal bagno, la trovarono seduta sul letto nella stessa posizione sgraziata di come l’avevano lasciata, ancora a cincischiare con il fermaglio per i capelli tra le dita.
-Ah, siete pronte. Bene, possiamo andare allora? Adesso abbiamo Piton, quel vecchio pipistrello rinsecchito. Bha, per colpa dei fumi delle sue stramaledettissime pozioni i capelli mi diventeranno crespi. Lavanda, non è che hai qualche prodotto anti crespo?- chiese stupendole nuovamente.
E mentre la Brown annuiva, pensava che forse Hermione Granger non era così male.
No, decisamente non era male.
Forse sarebbero anche potute diventare amiche…






Quando scesero in Sala Grande, tutte e tre assieme, scese il silenzio.
Ron continuava a stropicciarsi gli occhi, convinto di avere un’allucinazione.
Harry invece, non riusciva a non palesare la sua incredulità, e stava bellamente con la bocca aperta.
Spalancata, per la precisione.
I Tassorosso fecero educatamente finta di niente, i Corvonero aumentarono il loro cicaleccio, e i Serpeverde non si risparmiarono fischi e battutine.
Vedere Hermione Granger, Prefetto di Grifondoro con le due pettegole per eccellenza, conciata come loro e in loro compagnia non era certo cosa da tutti i giorni.
I Grifondoro invece ammutolirono.
Tutti, dal primo all’ultimo.
Increduli.
Solo tre persone continuarono a parlare di prodotti per capelli, unghie e cosmetici vari, incuranti della reazione che c’era appena stata nel vederle assieme: Hermione, Lavanda e Calì.
-Allora lo smalto con i brillantini dici che dura di più se messo sotto a quello colorato e non sopra?- chiese per l’ennesima volta Lavanda
-Ma così non si vede!- protestò Calì.
-Lo dici tu. Ti assicuro che si vede. Quando lo mettevo io, certo sotto a quello rosa, e si sa, il rosa non è mica il rosso, durava di più e si vedeva- assicurò Hermione.
-E comunque il problema non si pone più Calì. Dovresti sapere che ormai i brillantini sulle unghie non fanno più tendenza…-
-Ah no?- chiese quella incredula, con due occhi simile a palline da ping pong tanto sporgevano dall’orbita.
-No. Adesso vanno i glitter…-
-Glitter?- chiese Hermione incredula
-Si cara, glitter-
-Sopra le unghie?-
Calì scosse la testa a una simile domanda, come a voler dire che no, una domanda tanto sciocca non l’aveva mai sentita fino a quel momento.
-No tesoro- le spiegò Lavanda –i glitter vanno da altre parti. Per esempio, sopra al rossetto. Di una nuance tenue però, altrimenti non sono granché... devono dare l’effetto tipo lip gloss, non so se mi spiego-
-Ah- annuì la nuova adepta.
Vederle sedere vicine fu uno shock.
E notare come anche Hermione ora centellinava il succo di zucca per non ingrassare e rifiutava un bignè offertole da un Neville con decisamente la bava alla bocca, adducendo una patetica motivazione sulla linea da mantenere, fu decisamente troppo per Ron.
Si alzò di scatto, rovesciando il suo succo e gettando malamente nel piatto quello che rimaneva del suo bacon, e si precipitò come una furia verso i sotterranei.






I passi rimbombavano un po’ più del solito, ma l’andatura spedita e da generale era sempre quella,costatò.
“Forse era ingrassata…” pensò malevolo.
Il naso, lungo e adunco, immerso come sempre in uno dei suoi vecchi tomi tutti scarabocchiati, mentre i capelli, più unti del solito, gli cadevano pesantemente sulle spalle e davanti al viso, così che ogni pagina che girava, era costretto in una silenziosa lotta con i suoi ciuffi unti e ribelli per riportarli in ordine.
Appena sentì che i passi si avvicinavano, un ghigno nacque sulle sue labbra, e mormorò un acido –Buongiorno signorina Granger. In anticipo come al solito, vedo…- e sottolineò “solito”, come se fosse un insulto particolarmente cattivo.
Ma non si ritrovò di fronte Hermione Granger, Prefetto di Grifondoro, come si aspettava; ma bensì Ronald Weasley, altro Prefetto sì di Grifondoro, ma di tutt’altra pasta.
E, per quanto gli costasse ammetterlo, decisamente negato in confronto a lei.
-Signor Weasley… devo dedurre che la colazione stamani non è stata di suo gradimento se è qui così in anticipo-
-Buongiorno professor Piton- si limitò a rispondere lui, occupando il suo solito posto davanti al calderone dell’ultima fila.
-Hnn- non soddisfatto dell’educata risposta che non gli aveva permesso di togliere punti ai Grifondoro, si rituffò nella lettura delle sue pagine polverose e fragili.
Quando anche gli altri arrivarono si sorprese nel vedere che a fare caciara non erano i Grifoni, ma i suoi prediletti, e restò letteralmente di stucco quando vide che la Prefetto di Grifondoro prendeva posto accanto alle due Oche: Oca Brown e Oca Patil.
Aveva un abbigliamento a dir poco sconvolgente, e le sue lunghe gambe erano sensualmente accavallate, in una postura studiata senza dubbio alcuno per lasciare scoperti almeno altri tre centimetri, che assieme alla gonna cortissima, mandavano in pappa il cervello della grande maggioranza dei suoi studenti.
Sbuffò.
Adesso ci mancava solo la mezzosangue in versione sexy…
Sicuramente quella era una sua trovata, geniale senza ombra di dubbio, per essere in vantaggio ancora una volta nelle pozioni: eliminato infatti il cinquanta per cento dei partecipanti, ovvero i maschi, lei aveva ancora più possibilità di risultare la migliore.
Come se ci fosse davvero stato bisogno di ricorrere a certi mezzucci…
-Ognuno al proprio posto, veloci e in silenzio. Sulla lavagna ci sono gli ingredienti per la pozione che dovrete preparare. Avete due ore esatte di tempo a partire da ora- lapidario come sempre Piton si fece da parte, tenendo ben stretto il suo volume vecchio e polveroso.
-Guarda quel libro, poi. Sarà appartenuto come minimo a Matusalemme…-
-Chi?- chiese Calì, ridacchiando appena alle parole di Hermione, e lanciando uno sguardo al libro che il professore teneva in mano.
-Uno vecchissimo. E poi al posto di leggere, non è meglio che impieghi il suo tempo, che so, magari facendosi uno shampoo…-
Il professore, sentendo tali parole uscire dalla bocca di una delle sue migliori studentesse, impallidì e diventò rigido come il marmo.
Ma come si permetteva?
Senza contare che ancora non aveva iniziato la sua pozione…




Pansy Parkinson intanto, mentre aggiungeva occhi di lucertola al preziosissimo sangue di drago che sobbolliva lentamente, prestava orecchio sempre più incredula alle parole della nuova Oca: Hermione Granger.
Era matematicamente impossibile che si fosse sbagliata.
Amore.
Non demenza.
C’era una bella differenza.
Provocare amore non doveva per forza rendere imbecilli, no?
O forse sì, d’altro canto tutti gli innamorati sono un po’ suonati, rifletté.
Anche se, ad essere sinceri, se esisteva un limite di scemenza, Hermione l’aveva superato da un bel pezzo…
Ormai sembrava nella fase del non ritorno!
La guardava.
Osservava la sua gonna corta, le sue gambe affusolate e accavallate, il suo trucco pesante, le labbra socchiuse, le sue espressioni esagerate….


In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.



Lavanda aggiungeva petali di rosa malamente triturati alla pozione, rovinandola senza neppure rendersene conto.
Parlava di ragazzi e di baci.
In quel momento spiegava la differenza tra un bacio alla francese e uno all’eschimese, e non avendo più petali di rosa da aggiungere alla pozione ormai inutilizzabile, si mise ad aggiungere i gusci di lumaca sbriciolati, continuando a ciarlare.


Accanto a lui un imbecille
un signore che ne ha
tristemente pesca con la lenza



Sentendo un odore forte, si accorse di dover girare in senso anti-orario la sua pozione, per evitare che facesse la fine di quella della Brown.
E lo sguardo le cadde involontariamente su un bel corpo.
Anche da dietro si capiva che era il classico bel ragazzo, sì alto, ma muscoloso e agile.
Il suo portamento era aggraziato, e le sue mani si muovevano decise, aggiungendo di tanto in tanto un ingrediente al suo operato.
L’altro ragazzo che lavorava assieme a lui, era più scuro, il suo portamento deciso e i suoi abiti impeccabili.
A terminare il tutto un sorriso bianchissimo: Blaise.
Lo vide accostarsi all’orecchio del suo compagno di banco, che udite quelle impalpabili parole, scosse la testa.
I suoi crini biondi, quasi bianchi, si mossero così velocemente che lei rimase per un attimo a fissarli, incantata.
Draco...


Egli non sa perché
vedendo passare una chiatta
la nostalgia lo afferra



Si ritrovò senza volerlo con un groppo alla gola, e un dolore sordo sopra lo sterno, all’altezza del cuore.
Hermione era ancora lì, a sentire le chiacchiere di quella stupida che si dilungava inutilmente in parole e parole.
-Anche se il bacio con la lingua lo conoscono tutti, il nome di “bacio alla francese” è stato dato dagli inglesi, che attribuivano ai francesi tutto quello che c'era di sessualmente liberato.- spiegò con un tono da maestrina, mentre Calì l’osservava tutta interessata -É il tipo di bacio più comune. Un bel bacio alla francese può durare ore e ore e ore. Pensate: la ragazza di Robert, mio cugino di secondo grado, mi ha detto che una sua amica, Julia, ha una sorella che ha partecipato a una gara di baci, e in cui due che non sono stati loro, si sono baciati per un giorno intero, senza mai staccarsi! Qui il ritmo è tutto…-

Hermione rideva, leggermente rossa in viso per via dei fumi della sua pozione mal riuscita.
Sembrava felice e spensierata.
E la morsa allo stomaco aumentò.


Anch'egli vorrebbe partire
lontano lontano sull'acqua
e vivere una nuova vita
con un po' di pancia in meno.



Era tutta un’illusione, pensò.
Sarebbe svanita come neve al sole, sciolta senza neppure possibilità di salvarsi.
Eppure sembrava così felice…


In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.


Vedeva Ron che continuava a girare in senso orario, senza neppure rendersi conto che così faceva tutto il contrario di quanto scritto sulla lavagna, troppo perso a osservare la sua amica, per prestare attenzione alla sua pozione.
E Harry, così chiuso nel suo mutismo da lasciare interdetti.
Nessun ceffone aveva colorato di rosso la bella guancia della loro amica, neppure una parolaccia era volata.
Un urlo, un rimprovero.
Neppure uno.
Era troppo concentrato a capire cosa avesse di diverso…


Il bravo pescatore con la lenza
torna a casa senza un sol pesce
Apre una scatoletta di sardine
e poi si mette a piangere



Poi, sconfitto, se ne tornò mesto alla pozione, prima di rendersi conto che era irrimediabilmente rovinata e perdersi ancora in quella visione così insolita della sua migliore amica.
E si domandò se per lei era sempre stato solo il suo migliore amico.


Capisce che dovrà morire
e che non ha mai amato



Pansy lo vide, so fissò, lo scrutò sotto le sue ciglia brune.
Capì il suo sguardo, la sua lotta interiore, la sua confusione.
Lei sapeva.
E lui non era al corrente che lei era informata.
Solo lei sapeva.
E sorrise.


Sua moglie lo compatisce
con un sorriso ironico
E' una ignobile megera
una ranocchia d'acquasantiera.



Aggiunse silenziosamente tre code di tritone essiccate alla pozione e vide Daphne fremere per la voglia di fumare.
La può comprendere la sua necessità.
La sua dipendenza.
Ognuno ne ha una.
Lei compresa.
Per Daphne è la nicotina, per lei è la vendetta.
La dolce, amata, attesa vendetta.


In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.



Le due ore erano ormai al termine e si accinse a prelevare due boccette di pozione prima di depositarle sulla cattedra dell’insegnante, che per tutto il tempo era stato con il libro sì aperto, ma senza mai girare una pagina.
Neppure una volta.
Era invece troppo preso a fissare lo stranissimo intruglio color zafferano della Granger, che si rifiutava di mettere dentro un’ampolla per paura di sporcarsi.
Color zafferano.
La pozione avrebbe dovuto essere color malva.
Malva, non zafferano.
E Pansy sorrise ancora, felice per quella piccola prima rivincita, che, pur sapendo che non sarebbe durata a lungo, la mise di buon umore.


Sa bene che i battelli
son grandi topaie sul mare
e che per i bassi salari
le belle barcaiole
e i loro poveri battellieri
portano a spasso sui fìumi
una carrettata di fìgli
soffocati dalla miseria
in estate come in inverno
con non importa qual tempo.



Quando tutti gli studenti furono usciti, i Serpeverdi diretti a Incantesimi con Vitious, i Grifondoro a Erbologia con la Sprite, Piton notò un’ampolla poggiata accanto a quella della Granger, quasi accuratamente.
Dentro, un brillante liquido violetto a dimostrazione che la pozione non era riuscita alla perfezione.
Accanto, un intruglio color zafferano, chiaro indice della riuscita della pozione accanto.
L’ampolla accanto a quella della Grifondoro recitava “P.P.”
Pansy Parkinson.




Se aveva pensato a un po’ di stanchezza momentanea, dovuta al aver dormito male, Ron si corresse subito.
Era indubbiamente stata la pozione che le aveva fatto bere a renderla in quello stato pietoso.
Alla quinta volta che sentì Hermione sbuffare e lamentarsi dei suoi capelli crespi fu seriamente tentato di tirarle la paletta in testa, giusto per vedere se una forte botta avrebbe sortito l’effetto contrario, riportandola nomale.
Quando notò che lei invece di impiegare la sua paletta per scavare una buca per il travaso di quelle maledettissime piante carnivore ci si stava specchiando rimase allibito.
E pensò che forse, dopotutto, non tutti i mali venivano per nuocere…








………continua……….








§ Spazio autrice: §

Eccomi tornata!
Per il titolo del capitolo mi sono ispirata all’omonima poesia di Jacques Prévert, così com’è sua la poesia citata quasi alla fine del capitolo, “In estate come in Inverno”.
Per chi volesse leggerla in francese, eccola qui…


“En été comme en hiver
dans la boue dans la poussière
couché sur de vieux journaux
l'homme dont les souliers prennent l'eau
regarde au loin les bateaux.

Près de lui un imbécile
un monsieur qui a de quoi
tristement pêche à la ligne
Il ne sait pas trop pourquoi
il voit passer un chaland
et la nostalgie le prend
Il voudrait partir aussi
très loin au fil de l'eau
et vivre une nouvelle vie
avec un ventre moins gros.

En été comme en hiver
dans la boue dans la poussière
couché sur de vieux journaux
l'homme dont les souliers prennent l'eau
regarde au loin les bateaux.

Le brave pêcheur à la ligne
sans poissons rentre chez lui
Il ouvre une boîte de sardines
et puis se met à pleurer
Il comprend qu'il va mourir
et qu'il n'a jamais aimé
Sa femme le considère
et sourit d'un air pincé
C'est une très triste mégère
une grenouille de bénitier.

En été comme en hiver
dans la boue dans la poussière
couché sur de vieux journaux
l'homme dont les souliers prennent l'eau
regarde au loin les bateaux.

Il sait bien que les chalands
sont de grands taudis flottants
et que la baisse des salaires
fait que les belles marinières
et leurs pauvres mariniers
promènent sur les rivières
toute une cargaison d'enfants
abîmés par la misère
en été comme en hiver
et par n'importe quel temps.”



Ormai disillusi dalle mie troppe promesse di un aggiornamento entro breve, fin troppo raramente rispettato, mi limito a assicurarvi che posterò appena possibile un altro capitolo, un po’ più movimentato di questo.


Nel frattempo però ringrazio:
 mollicadipane  :che è sempre pronta a sostenermi e è una fedele e preziosissima amica! Cara, sinceramente la campagna non ha sortito proprio l'effetto desiderato, ma come non comprendere? Spesso (fin TROPPO SPESSO...) anche io mi limito a mettere una storia tra i preferiti o  le seguite senza recensire...Un bacio

 Mirya  :Sarò franca con te proprio come tu sei stata brutalmente sincera con me: mi metti paura. Mi leggi dentro con una facilità che fa venire i brividi e fa accaponare la pelle. Infine tremo perchè so come (divinamente) scrivi, e all'idea che tu mi possa lanciare qualche "affettuosa" imprecazione alla Malfoy mi viene quasi voglia di chiudermi in casa e finire la storia il prima possibile onde evitare una fine alquanto spiacevole e dolorosa...magari come quella del povero gufetto (che, tra parentesi, se fossi stata al posto di Hermione l'avrei trovato sì estremamente romantico, ma Draco non si sarebbe certo risparmiato una "gufettata" in testa...)
Non sai che piacere che mi fa sapere che tu (tu, dico io, TU!!!) stia seguendo me e le mie strampalate storie, fatte di incomprensioni e fraintendimenti, di parole che come in Euripide non significano mai la stessa cosa per due persone distinte. Una storia dove i lati bui sono ovunque, in ognuno, perchè essere "eroi" e "i buoni della situazione" alla fine è solo un'etichettaa, così come "essere un Malfoy". Perchè, come ha già sottolineato @lmollicadipane, non c'è poi tutta questa differenza tra buoni e cattivi. Tutti compiono le stesse azioni, con gli stessi fini e i medesimi subdoli mezzi, solo che vestono divise diverse. COme hai benissimo capito tu attorno a ognuno dei personaggi sono tessute due ragnatele: una sottile e fine, creata da loro, e una intricata, impossibile da rompere dalla quale non si può uscire senza tirare altri fili che sono immancabilmente legati ad altri fili, che a loro volta circondano altre persone, creando così un'unica enorme ragnatela nella quale sono tutti loro inconsapevolmente intrappolati... grazie della precedente recensione!
Un enorme bacio a te e al "patato"!

RachEl CullEn  : ti dirò, sono felice che tu abbia letto la mia storia, ma capirai che non posso certo svelarti "le carte" in anticipo, soprattutto NON qui, perchè tutti potrebbero sapere come va a finire questa storia. Comunque il paring è Herm/Draco (cosa che ci tengo a sottolineare!!!)  e per qualsiasi dubbio non esitare a contattarmi via e-mail. Sono a vostra disposizione.



Un GRAZiE a chi mi ha messo tra gli autori preferiti (*:*), chi recensisce le mie storie, chi le mette tra le seguite o/e le preferite e chi le legge e basta, anche passando di qui per caso...
Infine un grazie a @Mirya che è fantastica come sempre e che mi sopporta pazientemente...



Ele_lele

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Capitolo 14
*** Mi Sono Innamorata ***


cap 14
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:


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Farai felice milioni di scrittori.
(© elyxyz)






CAPITOLO 14
MI SONO INNAMORATA

“Mi sono innamorata
delle mie stesse ali d'angelo,
delle mie nari che succhiano la notte,
mi sono innamorata di me
e dei miei tormenti.
Un erpice che scava dentro le cose,
o forse fatta donzella
ho perso le mie sembianze.
Come sei nudo, amore,
nudo e senza difesa:
io sono la vera cetra
che ti colpisce nel petto
e ti da larga resa.”
Alda Merini








L’aula di Incantesimi non era mai stata così chiassosa.
Vitious si guardava intorno, chiedendosi che fine avessero fatto i cari vecchi buoni e calmi Grifondoro, e se i quieti Tassorosso fossero sotto maledizione.
Era un caos infernale.
-Ragazzi, ragazzi silenzio- esordì con tono autorevole, senza però essere neppure preso in considerazione.
-…Ti dico che era lei. Hermione Granger….-
-…proprio così; non sai quello che ti sei perso…-
-…eccola lì, in prima fila come sempre. Ma la vedi?-
-…a me sembra normale. Insomma, come sempre…-
-…stai scherzando? No dico, hai visto la gonna? La minigonna?-
-…affare fatto. Dieci galeoni che non è in sé…-
-…per te è un incantesimo venuto male?-

Vitius si guardò intorno sconsolato. Ma che avevano tutti quanti da cicalecciare in quel modo?
E pensare che ancora non era uscito l’ultimo numero di Strega Moderna…
-Ragazzi, fate silenzio!- provò di nuovo, ottenendo gli stessi risultati di prima.
-…Io ti dico che è così da stamattina…-
-…incredibile…-
-…ma è davvero proprio lei? Hermione Granger Prefetto di Grifondoro?-
-…io alzo… quindici galeoni, tanto ho la vittoria in tasca…-

-Insomma ragazzi, state zitti!-
Un’alunna, una bella ragazza, era seduta in silenzio in prima fila.
La ragazza in questione era la chiacchieratissima Hermione Granger.
E si stava fissando le unghie con un’insistenza da paura.
-Ragazzi, vi prego… fate silenzio…- implorò Vitious.
-Professore?- una mano alzata, unghie laccate di un colore che prima non avrebbe mai osato sfoggiare con tanta naturalezza.
Il viso mostrava un’espressione di tedio che lei stessa riusciva malamente a mascherare, arricciando lievemente le labbra carnose coperte da un pesante strato di rossetto, e inarcando un sopracciglio in un modo molto eloquente.
-Si, signorina… Granger?-
-Volevo chiederle quanto manca alla fine dell’ora-
Mai, in tutti e sette gli anni, lei aveva osato tanto.
Continuava a guardarsi impudentemente le unghie, con un’attenzione che prima riservava solo allo studio.
Ernie aveva gli occhi fuori dalle orbite e la mandibola in caduta libera verso il pavimento.
Lavanda e Calì invece la guardavamo amorevolmente, come a fissare una sorellina più piccola e impacciata che prova i loro vestiti solo perché le adora e vorrebbe imitarle in tutto.
-Qualcuno ha uno specchietto?-
Lavanda aveva gli occhi lucidi.
Come aveva potuto non accorgersi che dietro la facciata superba e secchiona di Hermione Granger c’era un animo così nobile?
Come aveva fatto a non notare che in fondo erano così simili?
Calì tirò su col naso, e rivolse a Lavanda uno sguardo luccicante di lacrime che minacciavano di uscire in una splendida imitazione degli spettacolari pianti di Cho Chang; poi, tornò a rivolgere tutta la sua silenziosa ammirazione alla Prefetto Grifondoro.
-Signorina Granger, la prego di prestare attenzione alla mia lezione- ordinò Vitious, gonfiando il petto.
-Ma anche no. E poi come faccio a fare due cose contemporaneamente?-
-E cioè? Prendere appunti?-
Hermione Granger, prefetto Grifondoro gli rivolse un’occhiata che sarebbe bastata a congelare l’Inferno –sta scherzando?- chiese serissima –mi verrebbero i calli e avrei mani orripilanti e inguardabili di qui a breve! No, no, grazie, non fa per me… no, in realtà avrei un’impellente necessità di capire dove portare la riga-
-Prego?-
-Ma si… lei che dice, mi sta meglio a destra o a sinistra? Adesso va di moda a sinistra, ma a me l’occhio destro piace scoperto, quindi dovrei portarla a destra…-
-Perché non la fa in mezzo e amen?- domandò l’omino, incredulo di tanta sfrontatezza.
-Sta scherzando vero? No, dico, la riga in mezzo è un vero obbrobrio, un suicidio sociale. Non vorrà mica la mia morte, vero professore?-
Uno sbuffo e si capì perfettamente quello che il professore di Incantesimi pensava di acconciature e affini.
Anche perché per lui il problema non si poneva: un bel cranio pelato era la soluzione a certi problemi esistenziali.
Ronald continuava a guardarla rapito, mentre Harry perseverava a picchiare la testa contro ogni superficie solida che avesse sotto tiro: adesso per esempio stava facendo quello che il suo migliore amico avrebbe definito un buon uso del banco.
Ci si spaccava sopra la faccia.
Letteralmente.
Senza nessuno che lo fermasse.
-Professore?-
-Si, signorina Granger?- il tono era quello di chi aveva esaurito da un bel pezzo non solo la pazienza, ma anche le scorte di pazienza, e risponde in modo educato solo per un abituale cortesia.
Vedendo che non rispondeva ma continuava a guardarsi le unghie, decise di azzardarsi a continuare-aveva bisogno di qualcosa?- la voce leggermente incrinata di chi si trattiene a stento dal fare una scenata, le parole affettate e ricercate per non risultare troppo accondiscendente e tenero ma neppure troppo rigido e freddo.
-Posso andarmene?- il tono di chi fa una domanda alla leggera, mille farfalle colorate in un vento primaverile, una risata infantile che riecheggia nel luogo sbagliato in un momento inopportuno, e come una malattia contagiosa, fa scaturire altre risatine soffocate; giochi con la palla su un prato verde, il profumo di torta appena sfornata e ancora calda e fumante, il sapore dolceamaro del primo vero bacio, l’amarezza di un addio non detto ma letto reciprocamente negli occhi…
Posso andarmene?
No.

Ma non attese una risposta.
Si alzò, incurante della sua gonna cortissima, delle sue labbra sporche di rossetto, della sua camicia attillata e che non lasciava proprio nulla all’immaginazione, delle sue scarpe senza tacco e dei libri che lasciava sparpagliati sul banco.
Girò le spalle al professore e con la massima tranquillità, Hermione Granger lasciò per la prima volta in vita sua un’aula dove si sarebbe dovuta tenere una lezione.
Di sua spontanea volontà.





In quel mentre, nell’aula di Storia Della Magia, si stava svolgendo una conversazione che somigliava tanto al ritornello di una buffa commedia, fatta di incomprensioni, litigi, sotterfugi, risate e tradimenti, fughe amorose e fiducia mancata.
-Draco ne abbiamo già parlato…-
-Blaise, no-
-Draco, ti prego…-
-No-
-Ma…- provò a insistere Blaise, convinto di poter riuscire a far cambiare idea a quel testardo del suo amico.
-Zabini?-
-Si?-
-Quale parte di “no” non ti è chiara?- chiese il biondo inarcando un sopracciglio, ora davvero dubbioso sulle facoltà mentali del suo migliore amico.
-Tutta- ecco, ne aveva la conferma. Blaise Zabini era matto da legare…
-Bene, allora no, significa… N-O! chiaro? No, no- e intanto mimava il gesto con la mano e contemporaneamente scuoteva vigorosamente la testa, mentre con la voce tentava di scandire il meglio possibile le parole.
-Malfoy, lasciatelo dire… tu hai qualche problema. Quanti non lo so, ma di sicuro ne hai uno molto serio…-
-E sarebbe?- chiese l’altro con un ghigno sarcastico dipinto sul viso
-Esisti-
-Blaise, come sempre la tua delicatezza concorre con quella di The King Weasley. Forse potresti addirittura soffiargli il primato, anche senza barare, e questa sì che sarebbe una data da ricordare-
-Stronzo- sibilò il bel moro in risposta all’amico.
-Laggiù, ragazzi. Malfoy, Zabini, zitti! Cinque punti in meno a Serpeverde. A testa…-
Una risatina leggera volò nell’aria, e Draco si trovò nuovamente con il capo puntato verso l’amico e un’espressione interrogativa dipinta in volto.
-Dì un po’, Zab, ti piace forse far vincere Potter e tutti i Grifoscemi?-
-No, certo che no. Solo che dal tono in cui Rüf ci ha tolto i punti sembrava la McGranitt-
Un grugnito come risposta poteva bastare, pensò Zabini.
D’altronde, da uno cresciuto in mezzo a una parvenza di nobiltà, da uno che non sapeva distinguere lo champagne dallo spumante, da uno che non sapeva apprezzare un vestito da sposa completamente fatto a mano e senza l’ausilio della magia, cosa ci si poteva aspettare?
Sospirò affranto, scuotendo il capo e scompigliandosi i capelli bruni mentre dal lato dell’aula occupato dai Corvonero si levavano sospiri in suo onore, segno che il suo gesto non era passato inosservato.





La gonna, decisamente troppo corta rispetto al suo solito, le fasciava le gambe lunghe e tornite in un modo quasi osceno.
Provocante e ammalante, e forse pienamente consapevole di esserlo, Hermione Granger si aggirava per il castello come un’anima in pena, ammirando il suo riflesso in ogni superficie riflettente, che riusciva a trovare: armature, quadri, cornici, specchi, finestre, vetri delle teche in corridoio, maniglie d’ottone…
E ogni volta che si guardava si vedeva sempre più perfetta, più bella, più divina.
E si atteggiava da tale.
-Cielo, devo assolutamente trovare un modo di sistemare i capelli, perché tra Pozioni che me li fa diventare crespi, e Erbologia che mi fa sembrare sconvolta finirò per assomigliare a Luna…-
La ragazza in questione sbucò fuori da un angolo, all’improvviso, come se fosse del tutto normale per lei girovagare da sola nel castello invece che essere a lezione.
-Herm! Ma che ci fai in giro a quest’ora? E come ti sei conciata?- chiese dopo averla squadrata a cima a piedi.
-Oh, niente di che, la solita divisa. E sono in giro perché mi ero annoiata a Incantesimi con quell’omuncolo di Vitious…-
-Sicura di sentirti bene?-
-Mai stata meglio. Non si vede? Oggi sono anche più bella del solito…-
-Inconcepibile- borbottò Luna scuotendo i biondo crini.
-Non poi così tanto, tesoro…-
-Inammissibile- continuò come se non avesse neppure sentito la risposta della Grifondoro.
-Già, lo dico anche io…è un vero scandalo che io sia così bella e al tempo stesso ci siano così tante brutte in giro… un vero scandalo…-
E ondeggiando sé ne andò a cercare un’altra superficie che le potesse riflettere la sua immagine, a suo dire tanto incantevole.
Tanto bella da essersene innamorata.





Nel corridoio del famoso terzo piano, dove sette anni prima un ignaro Albus Silente aveva tentato di nascondere la Pietra Filosofale che era stata trovata dal famosissimo Harry Potter, si teneva un incontro ravvicinato molto particolare.
Un furiosissimo Ronald Weasley inveiva contro la bellissima Pansy Parkinson, Serpeverde, la studentessa più influente di tutta la scuola, che ascoltava la sfuriata senza battere ciglio.
-Cazzate! Per te gli effetti che ha sono quelli di un banalissimo filtro? No, dico io, ti sembro forse idiota? Credi che non mi sia accorta che lei è diversa? Non innamorata, diversa!!! Parkinson, giuro sul mio ruolo da portiere di Quidditch, che se non trovi un modo per riportarla normale te la farò pagare cara…- minacciò serissimo, tanto che la ragazza si trovò a tremare senza rendersene conto –e non finisce qui… no, la riporterai normale il prima possibile, altrimenti spiffererò la tua attività di pozionista al preside e ti troverai buttata fuori ancor prima di poter dire “Scusi”, o “Weasley” o ancora “Granger”…-
-Nel caso dovessi rivolgermi alla Mezzosangue non la chiamerei certo Granger, ma Zannuta…- precisò la Serpeverde, ma lui neppure sé ne accorse, preso com’era dal suo discorso.
Le maniche della camicia della divisa scolastica arrotolate sugli avambracci muscolosi grazie al continuo allenamento a quidditch, la zazzera di capelli rossi scarmigliata in un’imitazione palesemente mal riuscita di quelli del suo migliore amico,le lentiggini che spiccavano contro la pelle degli zigomi imporporati di rosso per la rabbia, gli occhi azzurro cielo stretti a due fessure, diffidenti e freddi, i pantaloni leggermente calati che lasciavano intravedere dei boxer neri, la postura così rigida da sembrare un palo…
Ronald Billius Weasley non era arrabbiato.
Era furibondo.
-Weasley, farò il possibile…- iniziò la ragazza ma venne subito interrotta da un latrato da parte del rosso.
-No, il possibile non è abbastanza. Tu farai l’impossibile. E sarà meglio per te che tu lo faccia davvero. Stasera fatti trovare al bagno dove c’è Mirtilla Malcontenta alle nove, prima della ronda da Prefetti. Non tardare- e si girò senza neppure controllare che lei non avesse tirato fuori la bacchetta e non lo stesse per colpire a tradimento.
“In pieno stile Malfoy” pensò lei amara, girando i tacchi e andandosene nella direzione opposta, verso il corridoio vuoto e silenzioso.
Daphne.
Aveva un disperato bisogno di Daphne.
E anche di Blaise.
Doveva assolutamente trovarli, e se teneva alla pelle, doveva trovarli in fretta…




-Per me è sotto Imperius- esordì Blaise di punto in bianco, davanti a un pasticcio di carne particolarmente piccante.
Draco Malfoy, seduto al suo fianco, infilzava la carne come se avesse voluto sfogare tutta la sua tensione, portandola alla bocca con gesti rudi e decisi.
-Dicevo che per me è sotto maledizione Imperius…- ripeté Blaise, ma Draco continuò a non dar segni d’averlo anche minimamente sentito.
Non sembrava neppure ascoltarlo.
-Dicevo…- riprese il moro prima di ripetere per la terza volta la stessa frase, ma venne interrotto prima.
-Chi?- domandò freddo il suo vicino di tavolo.
Blaise alzò gli occhi al cielo, come a implorare a Nostro Signore una pazienza che sicuramente non possedeva, e nel frattanto si chiedeva come fosse possibile essere anche solo lontanamente idioti come Draco.
-Hermione, no?- ribatté scocciato per l’ovvietà della domanda.
Come risposta vide il suo amico tossire e strozzarsi con il pasticcio di carne che doveva essergli andato di traverso.
-Di traverso?- chiese dubbioso.
-No. Piccante- fu la secca risposta che si sentì dire, e non riuscì a contenere un sorrisino ironico che nasceva silenzioso e prepotente sul suo bel viso abbronzato.
-Gia, brucia. Scommetto che deve bruciare parecchio…- disse, riferendosi sicuramente non al pasticcio di carne abbondantemente peperonato.
-Fin troppo- disse lapidario Malfoy, prima di bere una sorsata d’acqua nel tentativo di placare il bruciore.
Quello dovuto al pasticcio di carne eccessivamente piccante.
Anche perché, era l’unico che al momento potesse tentare di soffocare.





-Muoviti ‘Mione, abbiamo due ore di Storia della Magia-
-Eccomi Ronald, un secondo solo…- esclamò la riccia sorridendo e poi voltandosi a cercare la chioma perfetta di Lavanda –Lav? Lav! Hai uno specchietto per caso? Vorrei controllarmi il trucco…-
-Certo che ce l’ho, cara, ma non ne hai bisogno, sei perfetta!- esclamò sorridendole di rimando.
-Si, ma io voglio vedermi. Adesso!- s’impuntò come una bambina capricciosa, e l’altra, per assecondarla, tirò fuori da una minuscola pochette rosa shocking uno specchietto a forma di cuore, che la nuova amica le strappò di mano per poi contemplare la sua immagine celestiale.
Sembrò soddisfatta quando, in seguito all’ennesimo sbuffo d’impazienza di The King Weasley, lo restituì a Lavanda, sorridendo felice.
-Dicevamo?- chiese civettuole sbattendo eccessivamente gli occhi in direzione del rosso.
-Dicevamo che Rüf ci toglierà almeno almeno dieci punti a testa per il ritardo…- commentò acidamente mentre cercava di allungare il passo per arrivare prima in classe.
-Oh, pazienza Ron, tanto siamo prefetti e possiamo rimetterci da soli i punti che ci leva-
-Ma dici sempre che è scorretto!-
-Oh, si cambia… aspetta aspetta!- esclamò d’improvviso fermandosi di botto davanti a un’armatura tirata a lucido da Gazza e ammirando il suo riflesso meravigliata.
-Non sono bellissima Ronald?-
-Si, si, fantastica, ma adesso andiamo!- rispose lui impaziente.
-Vai tu se hai voglia, io ho altro da fare che stare lì ad annoiarmi…- e gli voltò le spalle per andare in cerca di uno specchio.




In bagno l’aria era satura di fumo che faceva lacrimare gli occhi e rendeva l’atmosfera surreale.
Un’elegante mano pallida si mosse nella nebbia fumogena tentando di riuscire a vedere qualcosa.
-Daphne?- provò a chiamare, ma non ottenne risposta.
-Quell’idiota! Quando lo capirà che deve smetterla di fumare come una ciminiera? Ecco, ma col cavolo che io entro ancora di più in bagno, col rischio pure di inciampare sul suo cadavere e rompermi le unghie che mi ha appena rifatto la Reese… e con quello che le ho pagate poi!-
-Sempre piena di sentimento tu, Pansy- la voce giunse roca per il troppo fumo in un punto non ben definito della nebbia, così Pansy si limitò a stare immobile e continuò la sua ramanzina.
-Daphne! Quante volte ti avrò detto di aprire la finestra quando fumi in bagno?-
-Cosa vuoi Parkinson? Solo sfogarti o vuoi qualcosa di preciso da me?-
-Sì Greengrass- esclamò sottolineando particolarmente il cognome –altrimenti non mi sarei presa il disturbo di morire intossicata nel bagno delle ragazze del secondo piano-
-Finiscila! Ma se tu fumi più di me e non solo sigarette! Cosa vuoi Pansy?-
-Te e Blaise-
-La vedo dura. Io ho gusti ben diversi, dovresti averlo ben capito in questi sette anni passati assieme. Come dire, tu non hai qualcosa di fondamentale, e quindi spiacente di spezzare il tuo cuoricino di pietra, ma non fai per me. In quanto a Blaise… fai pure se ti diverte soffrire. Ma sai benissimo che lui è da avventure di una notte e via, non sperarci troppo. Ma tienimi informata, sono curiosa di sapere come reagirà…-
-Rettifico: mi servite tu e Blaise. Per una pozione- specificò e vide qualcosa di molto simile ad un’ombra muoversi leggiadramente, come se stesse fluttuando nel denso fumo, davanti a sé.
L’ombra in questione, si avvicinava lentamente e i suoi lineamenti si andavano via via delineando sempre in modo più chiaro.
I lisci crini color del grano maturo erano sciolti dolcemente sulla schiena, i verdi occhi socchiusi come a voler leggere dentro la testa della mora che aveva di fronte a sé, sull’incarnato chiarissimo del viso spiccavano le vermiglie labbra in un modo volgare, come uno schiaffo in pieno viso, e quando la mano si avvicinava a queste, portando alla bocca la fine sigaretta accesa, risultavano scandalosamente splendide.
Daphne Greengrass si ergeva in tutto il suo splendore davanti a un’altrettanto splendida Pansy Parkinson.
Differenti come il giorno e la notte, una bruna l’altra bionda, entrambe Serpeverdi avevano in comune l’astuzia e la capacità di non perdere mai la calma.
In qualsiasi occasione.
O quasi…
-Che hai combinato stavolta?- chiese senza un minimo di curiosità alla mora.
-Nulla di che. Devo aver sbagliato qualcosa in una pozione ma non sono sicura, per questo mi servite tu e Blaise-
-Chiedi a Draco, sai che è il migliore-
-No…-
L’altra, sentita la risposta, sospirò, scuotendo leggermente il capo e muovendo i biondissimi capelli che catturarono quella poca luce che era riuscita a filtrare dalla finestra chiusa e a passare tra il fumo.
-Chi?- domandò solo.
-The King. Mi ha chiesto una pozione e io glie l’ho venduta, solo che…- ma non riuscì a finire la frase perché fu interrotta prima.
-Ho chiesto chi? Per chi era la pozione Pansy? Io voglio sapere per chi, non a chi l’hai venduta…-
-La Granger-
-Merda! Ma che cazzo ti salta in mente? Si può sapere che diavolo hai in quella zucca vuota che ti ritrovi? Benedettissimo Salazar, salvaci tu!- esclamò scioccata e fuori di sé.
-Per questo non posso chiedere aiuto a Draco, andrebbe su tutte le furie… Daphne mi servite tu e Blaise-
-Scordatelo! Ti sei cacciata da sola in questo impiccio, escine da sola!-
-Benissimo. Te la sei cercata Daphne-
-Che significa Parkinson?- domandò mentre un lampo di paura le passò negli occhi verdissimi.
-Oh, io credo che tu lo sappia, Greengrass. Si, credo che tu lo sappia benissimo…-
-Bene. Ti aiuterò. E anche Blaise, ma non aspettarti nulla da me-
-Bene, a fine di questa cosa riterrò il debito saldato-
-Non ho nessun debito nei tuoi confronti!- si stizzì la bionda.
-Oh, ma io non parlavo di te, Daphne…-
-La pozione che hai fatto. Quando l’ha presa?- domandò per cambiare discorso.
-Ieri-
-Sicura?- chiese l’altra dubbiosa, inarcando un sopracciglio chiaro.
-Si, certo che si. Weasley l’ha comprata ieri pomeriggio e da stamani è così-
-Le dosi?-
-Complete-
-Cazzo…- soffiò portandosi nuovamente la sigaretta alle labbra e soffiando subito dopo una boccata di fumo alla rosa selvatica e gelsomino.
-Sai dire altro?-
-Merda!-
Daphne Greengrass era un vero emblema d’eleganza: magra, alta, bionda e snob.
Slanciata e longilinea, vestiva quasi sempre di nero, un colore che faceva risplendere come oro i suoi crini chiari e i suoi occhi verdi come gemme al sole.
Era un vero spettacolo.
Finché rimaneva in silenzio…
-Merda, Parkinson, quante volte dovrai sbatterci quel tuo muso da Carlino prima di capire che tu non sei brava in Pozioni, quindi lascia perdere da subito. Cazzo, benedetto Salazar, ma dov’è quell’idiota di Blaise quando serve? È sempre tra i piedi e per una volta che non rompe le palle eccolo che fa il prezioso. Maledetto Zabini, che possa marcire all’inferno…-
-Amen!- una voce bassa e profonda, palesemente divertita proveniva dalla direzione della porta.
-Zabini! Da quanto sei lì?- chiese indispettita Daphne.
-Abbastanza per notare che i tuoi modi non si addicono affatto a una gentil signora quale sei tu… mi correggo Daphne… quale dovresti essere tu… il tuo linguaggio denota inoltre una profonda carenza di buon educazione che, si presume, ti sia stata impartita Daphne…-
-Va all’Inferno, Zabini, e possibilmente senza fare troppo casino-
-Qui, quello che ha fatto un… “casino”, per dirlo a modo tuo, Daphne, non sono io…- e lanciò alla mora un’occhiata allusiva.
-Hai intenzione di aiutarmi o no, Zabini?-
-Si Pansy, ma tutto ha un prezzo…-
-Ho già detto a Daphne…-
-Ho sentito, ho sentito, e questo è il tuo accordo con Daphne, non con me-
-Benissimo, cosa vuoi?- chiese la mora piccata.
-Oh, non lo so. Tutto a suo tempo. Ti basti sapere che accetto-
-Perfetto-
-Perfetto un corno!-
Zabini sospirò, alzando gli occhi al cielo e incontrando solo la cappa grigia e soffocante del fumo delle innumerevoli sigarette fumate da Dapnhe.
-Daphne, come al solito i tuoi modi sono impeccabili…-
Lei finse di non sentirlo e si rivolse a Pansy.
-Parkinso, i termini?-
-Oggi-
-Oggi?- domandò incredulo Blaise.
-Oggi quando, per la precisione?- domandò la bionda furibonda, stringendo con tanta forza la sigaretta tra le magre e pallide dita della mano che dava l’impressione che da un momento all’altro si sarebbe rotta.
-Prima della ronda dei prefetti-
-Prima delle nove, quindi- precisò il bel moro, con un leggero cipiglio scuro sul volto, che, nonostante tutto, non alterava la sua bellezza aurea.
-Esatto-
-Cazzo, Parkinson, sei una palla al piede. Possibile che ogni volta che ti decidi a fare una pozione fai sempre casini?-
-Greengrass, non rompere i calderoni…-
-Basta così. Ci vedremo dopo incantesimi. Adesso abbiamo Trasfigurazione con la McGranitt e non è proprio il caso di arrivare in ritardo se non volgiamo ritrovarci stasera tutti e tre in punizione…- esclamò perentorio Blaise, e uscì con un passo sicuro dal bagno, imitato dalle due ragazze.






All’ennesimo sbadiglio che lei non cercava neppure di mascherare abbassando il capo, il professore scattò su come una molla.
-Insomma, signorina Granger, stia un po’ attenta e non si addormenti!-
-La scusi professore, ma stanotte non si è sentita molto bene e ha bisogno di riposare…- intervenne prontamente Ron.
-Signor Weasley, mi sembra di aver pienamente scusato la sua amica. Si è presentata in ritardo a lezione, ancora più di lei, non segue, si addormenta e sbadiglia sfacciatamente mentre spiego…-
-Sono sicuro che c’è una spiegazione…- provò il rosso, ma il professore volte il capo in direzione di Hermione, come in attesa.
-La sue lezione è oltremodo noiosa e io sono tremendamente annoiata- furono le parole di sfida della Prefetto Grifondoro.
-Quando è troppo è troppo, e questo è decisamente troppo! Trenta punti in meno a Grifondoro!-
-I miei complimenti Hermione! Davvero brava! Ci hai fatto perdere trenta punti in una botta sola…-
-Ma finiscila Ron, non farla tanto lunga… per trenta punti non mi sembra il caso di fare una tragedia…-
-Silenzio! Weasley, Granger, non sono forse stato chiaro? Silenzio!-
-Si professore, ci perdoni- si scusò il rosso mentre la riccia continuava tranquillamente a sbadigliare palesando così all’intera classe, il suo poco interesse verso la lezione del giorno.






-Per me dobbiamo metterci del Bezoar…-
-E perché, di grazia?-
-Perché è usato per combattere la maggior parte dei veleni…-
-E dove pensi di trovarne uno? O è tua intenzione andare a cercare una capra e squartarla per vedere se nella sua pancia ha una pietruzza simile a un rene raggrinzito?-
-Ovvio: dalla scorta personale del vecchio Sev!-
-Cazzate. Per me dobbiamo metterci dell’Artemisia in polvere. Artemisia e Asfodelo tritato finemente…-
-Si, e poi le diamo il colpo di grazia aggiungendo del Succo di Fagiolo Sopoforoso-
-Guarda che lo so come si prepara un Distillato della Morte Vivente, e per essere tale dovremmo aggiungere anche delle radici di Valeriana… e poi mi sembrava che il nostro scopo non fosse far fuori la Granger, ma farla tornare savia…-
Un biglietto planò dolcemente verso di loro e senza che la severa professoressa McGranitt lo avesse notato, fu repentinamente preso da Daphne.

“Vedete di non farvi beccare a starnazzare, altrimenti la Megera s’incazza. E abbassate il tono della voce, non sono del tutto sicuro che Draco non abbia subodorato qualcosa… ah, per la cronaca Daphne, se avete intenzione di eliminare momentaneamente la Granger al Distillato di Morte Vivente dovete aggiungere anche le foglie della Valeriana, non solo le radici…”

-Bastardo!- ringhiò la bella bionda in risposta a Blaise, che aveva un sorriso colpevole e soddisfatto dipinto sul bel volto abbronzato.
-Allora, dicevamo?- chiese Pansy come se nulla fosse successo.
-Progettavamo come far definitivamente fuori la Granger, ma credo di voler cambiare soggetto… un <> rivolto a Zabini potrebbe rendermi oltremodo più felice che eliminare quella pedante di una Grifondoro-
-Simpatica Greengress, peccato che poi The King farebbe fuori me…-
-A ognuno il suo male, Parkinson- fu la filosofica risposta che ricevette.
-Allora, ritornando al nostro problema… Margherita?-
-Sarebbe ora, così magari i suoi capelli odorerebbero di fiori e non di mandorle-
-E tralasciando la sua igiene personale?-
-Parkinson, la Margherita è perfetta.-
La mora sorrise soddisfatta, ma l’altra continuò con un ghigno cattivo -…perfetta se hai intenzione di fare una Pozione Restringente, quindi l’escluderei-
-Starnutaria?-
-Sì, se stai progettando di preparare una Pozione Sviante o di Confusione, e in tal caso avresti tutta la mia riconoscenza-
-Pus di Bubotubero?- riprovò la mora.
-Pansy, credi forse che la Mezzosangue abbia problemi di acne giovanile?- chiese sprezzante.
-Purvincolo?-
Fece appena in tempo a rispondere alla mora -No. La sua essenza è utile per fabbricare pozioni lenitive- che un secondo biglietto le arrivò dritto sul banco.

“Io fossi in voi la pianterei di sparare a casaccio e vedrei di procurarmi un po’ di Zenzero e di Ruta. Subito!”


Daphne inarcò un sopracciglio chiaro e Pansy le chiese, dubbiosa –Che pozione si prepara con Zenzero e Ruta?-
-Non lo so Pansy, ma conviene andare subito a procurarceli-
-E come pensi di fare?-
-Semplice: sentiti male!-
-Come prego?-
-Parkinson ma che sei sorda oltre che scema? Credi di poter fingere di stare male o devo darti una mano?- chiese minacciosa avvicinando la mano alla bacchetta.
-Ahhhh- urlò quella, convinta dalle parole della compagna bionda –ahhh, professoressa, mi sento male! Come sto male…ah….-
La McGranitt mise un cipiglio severo e dubbioso e chiese –Parkinson, è sicura di sentirsi male? Perché a me non sembrava a giudicare da quanto ha parlato con la sua compagna di banco…-
-Morirò… ah…. Povera me, morirò!- esclamò teatralmente in tutta risposta.
-Va bene, va bene, signorina Greengrass l’accompagni in infermeria- rispose spiccia la professoressa tornando a spiegare come se non fosse mai stata interrotta.
Daphne si alzò e spinse con malagrazia Pansy fuori dall’aula mentre Draco inarcava un sopracciglio biondo e Zabini scuoteva vigorosamente la testa.






-Vuoi piantarla di spingermi?- chiese Pansy scrollando le spalle dalla presa ferrea della mano della ragazza.
-Zitta. Sei una pessima attrice, per poco non ci smascherava davanti a tutti. E perché non hai visto l’occhiata di Draco…- sussurrò.
-Oddio, perché? Ha capito qualcosa?-
-Come faccio a saperlo? Non sono mica una maledettissima legilimens!-
-Si, ma…-
-Zitta!-
-Come ti permet… mmfff- una mano magra e lunga, pallida e fredda come quella di un cadavere, era andata a tapparle la bocca.
-Non ti stavi zitta. Ho sentito dei passi-
Stettero per un minuto buono in silenzio, nascoste all’ombra di una grossa colonna, poi Daphne si arrischiò ad allentare la presa sulla bocca della compagna, che subito fece un respiro profondo e assunse un’aria offesa.
-Sono tremendamente offesa, Greengrass, come ti sei permessa di…-
-Zitta!- ringhiò l’altra furibonda.
-Daphne, Pansy! Uscite fuori di lì, e alla svelta. Ho chiesto il permesso per andare in bagno ma non posso mica trattenermi a lungo…- una voce calda e profonda proveniva proprio da dietro l’enorme colonna di peperino dove erano nascoste loro.
-Zabini! L’Inferno non sarà mai abbastanza per te, che Salazar vegli sulla tua condanna eterna e non ti permetta mai di espiare le tue infinite colpe!-
-Via, via, Dapnhe, che maniere sono? Una donzella non si esprime affatto così…-
-Io non sono una donzella!-
-Oh, no, perdona la svista. Tu sei un rude uomo, rozzo come uno scaricatore di metropolvere, puzzi e odi l’acqua, indossi sempre gli stessi logori e laceri vestiti e sei ignorante. Come avrò fatto a dimenticarlo?- chiese ironico.
-Hmpf- sbuffò lei, mentre la bocca di Pansy andava a formare sempre di più una “O” stupefatta di fronte a quello scambio di convenevoli non proprio cortesi.
-Avete lo Zenzero e la Ruta?- chiese serio.
-Ma per chi ci hai prese? No, ci stavamo andando prima di nasconderci da te-
-Vi nascondevate? E perché mai? Non credevo di incutere terrore…-
-Zabini, qualora non l’avessi notato l’infermeria è dalla parte opposta dei sotterranei, e se invece di te fosse uscita la Megera per controllare in che direzione andavamo, saremmo state nei casini!- sbottò.
-Oh, giustissimo, giustissimo. La prudenza non è mai troppa!-
-Adesso vuoi dirci a che diavolo ci servono Zenzero e Ruta?-
-No, sono terribilmente in ritardo e devo rientrare in classe prima che la McGranitt decida di venirmi a cercare di persona trovando poi anche voi. Sbrigatevi. E evitate di farvi notare- e detto questo aprì la pesante porta di quercia e bronzo dell’aula di Trasfigurazione e se la chiuse alle spalle con un suono secco e un colpo deciso.





Una volta nei sotterranei, entrarono decise nel laboratorio di Pozioni e aperto l’armadietto delle scorte si rifornirono facilmente di Zenzero e Ruta.
Pochi minuti dopo entrò Zabini.
-Ho ritenuto opportuno saltare Incantesimi onde evitare di venire poi a ripescarvi entrambe veramente in infermeria intossicate dai fumi di chissà quale intruglio…-
Vide un calderone già disposto su un fornello spento e sorrise.
-Perfetto!- esclamò le due ampolline poggiate sul tavolo e leggendo le etichette che recitavano <> e >.
-Adesso puoi dirci che pozione hai in mente?- domandò con una punta d’impazienza Daphne.
-La Ruta è un ricostituente per gli avvelenamenti-
-E lo Zenzero?-
-Serve per un’altra Pozione- e si avvicinò con passo deciso verso l’armadietto delle scorte e ne prese una scatolina contenente Scarabei e un’ampolla con dentro un rivoltante liquido verdognolo.
Pansy si avvicinò quel tanto che serviva a leggere e si ritrasse indietro schifata.
-Bleah, Bile di Armadillo-
-Potevi pensarci prima di fare i casini-
-Hey, aspetta un secondo- saltò su Dalphe, come se avesse avuto un’illuminazione –Zenzero, Scarabei e Bile di Armadillo servono per preparare la Pozione…-
-AguzzaIngegno
, sì…- confermò Blaise prestandole solo quel minimo di attenzione che bastò a farla sentire ignorata.
-Pozione AguzzaIngegno?- chiese Pansy confusa.
-Parkinson, qui bisogna stare attenti a non peggiorare ancora di più la situazione e personalmente credo che questa pozione non potrà che farci bene, aiutandoci a ragionare meglio-
Daphne, come sempre, ci tenne a dare una dimostrazione pratica di quello che pensava a riguardo e con un gesto deciso della mano colpì l’ampollina verde facendola cadere a terra e mandandola in frantumi.
Subito, un nauseante odore si diffuse per la piccola e angusta aula di Pozioni.
Blaise sospirò, poi prese la bacchette e disse –Ecco, ora è inutilizzabile. Pazienza. Gratta e Netta- e lo sporco e la puzza sparirono immediatamente.
Pansy continuava a guardare preoccupata prima l’uno poi l’altra, timorosa che scoppiasse una vera e propria guerra tra i due.
-A quanto pare non possiamo preparare la pozione AguzzaIngegno, e la Ruta qui presente non basta per annullare le dosi ingerite dalla Granger. Idee?- Domandò pacatamente Blaise.
-Dittamo?- domandò Daphne.
-No. Serve per curare le ferite ed è particolarmente prezioso perché non lascia i segni delle cicatrici-
-Grinzafico?-
-Ti prego Pansy, non straparlare a vanvera. Il Grinzafico si usa nelle Pozioni Restringenti…-
-Coclearia?-
-Daphne, la Coclearia si usa per i Distillati Svianti e di Confusione. Infiamma la mente, produce stati di imprudenza e fa diventare vere e propri teste calde, ma che io sappia non annulla l’effetto di una pozione, o, da quanto mi sembra di aver capito, di una Filtro d’Amore…-
-Ortica?- riprovò Pansy, ma Blaise non si degnò neppure di risponderle.
In compenso lo fece Dapnhe con i suoi soliti modi pacati –Ma che hai dentro quella testa, Parkinson? Solo il fumo delle canne di Blaise? L’Ortica è come il Pus di Bubotubero, si usa per l’acne giovanile!-
-Diluita… si usa diluita- la corresse distrattamente Blaise mentre continuava a pensare.
-Come?- ringhiò la ragazza che, evidentemente, non aveva gradito di essere stata corretta davanti alla compagna.
-Il Bubotubero allo stato puro, quindi non diluito, a contatto con la pelle umana può provocare dolorosissime piaghe che poi spariscono con una lentezza esasperante e sfociano con la comparsa di fastidiose bolle gialle che sono anche antiestetiche. Il pus di Bubotubero è un rimedio per l’acne giovanile solamente se diluito…-
-Grazie professore- gracchiò sottolineando particolarmente l’ultima parola con una dose di odio che avrebbe sicuramente sorpreso il ragazzo se solo le avesse prestato attenzione e non fosse stato preso camminare furiosamente in tondo nel tentativo di farsi venire in mente una soluzione.
-Ci lascerai il solco- esclamò di punto in bianco Pansy.
Blaise si fermò di colpo e la guardò perplesso, senza capire a cosa alludesse.
-Prego?- domandò educatamente.
-Ci lascerai il solco- ripeté quella, e vedendo l’espressione interrogativa ancora dipinta sul volto dell’amico precisò –Stai girando in tondo. Sempre nello stesso punto. Siamo già sottoterra Blaise, dove vuoi arrivare?-
Quello parve pensarci una attimo, e prima di riprendere rispose –A una soluzione-
Dapnhe, stufa della situazione, infilò la mano destra in tasca e ne estrasse quello che a prima vista sembrava un pacchettino argentato.
Un portasigarette.
Con le lunghe e magre dita ne prese una e portatala alla bocca l’accese con un sol colpo di bacchetta e immediatamente parve riacquistare quel poco di colore che era solita avere e che fino a poco prima sembrava aver perso del tutto.
Un profumo di rosa selvatica si diffuse per l’aula, e Zabini parve avere un momento di esitazione.
Poi sembrò ripensarci e non disse nulla, ma continuò solo a girare.
Alla quarta sigaretta e molte parolacce di Daphne dopo, si fermò, e la suo affermazione –Credo di esserci riuscito. Forse ho una soluzione- fu accolta con un’imprecazione tale che avrebbe fatto arrossire Balzebù in persona.
-Daphne ti prego!- esclamò indignato.
-Poche ciance Zabini, e arriva al punto. La soluzione?-
-Prima mi serve di sapere da Pansy che filtro ha usato…-
La ragazza, sentendosi tirata in ballo arrossì di botto e abbassò il capo.
-Te li ricordi gli ingredienti, vero Pansy?- chiese Blaise improvvisamente preoccupato ma con un tono che aveva una leggera sfumatura di minaccia oltre che d’impazienza.
-Amortentia…-
-Cazzo Pansy…- esclamò Daphne lasciando cadere a terra, senza rendersene conto, la sigaretta ancora accesa.
-Ma non è tutto… per essere sicura ci ho aggiunto anche le Uova di Ashwinder e ho alterato un po’ il dosaggio dei petali di rosa…-
-Oddio, Pansy…- esclamò Blaise improvvisamente depresso –speravo nella Mandragola, ma a questo punto non no sono più così sicuro…-
-E dove la troviamo?- chiese Dapnhe mentre, notato che la sigaretta le era caduta di mano, se ne accendeva un altra, l'ennesima, rischiando di affumicare tutti di aroma di rosa selvatica.
-Piton dovrebbe averne un po’ nel suo studio-
-Intendi saccheggiare la sua riserva personale?- Pansy aveva gli occhi sporgenti dalla paure.
-Mi sembrava che avessi deciso di trovare una soluzione…-
-Si ma…-
-Zitta Pansy. In ogni caso ci vorranno dodici ore per preparare una qualsiasi pozione-
-Ma io non ho dodici ore, ne ho a mala pena una!- si lamentò pestando sul pavimento con vigore il piede fasciato da una delle sue costosissime scarpe di Drago della Normandia.
-Lo so, per questo prepareremo anche un Distillato della Pace per The King-
-Distillato della Pace?-
-Pietra di Luna in polvere e sciroppo di Elleboro. Calma l’ansia e l’agitazione, direi che è perfetto…-
E con un colpo di bacchetta accese il fuoco sotto il calderone.
Mentre versava dell’infuso di tiglio già pronto e vi aggiungeva lo sciroppo di Elleboro parlava ad alta voce, più a sé che alle due ragazze.
-Il Distillato della Pace è molto difficile da preparare. Se si eccede con il dosaggio degli ingredienti, di cui il principale è l’essenza di Elleboro, chi la beve può cadere in un sonno pesante e a volte irreversibile. E allora sì che sarebbero guai… ecco, adesso aspettiamo-
Passati venti minuti si avvicinò al calderone dove ancora sobbollivano pigramente i due ingredienti e aggiunse una manciata di fiori di gelsomino.
-Per il profumo?- chiese ingenuamente Pansy
-Come prego?-
-Perché ci metti il gelsomino?-
-Oh, questi non sono semplici fiori di gelsomino, cara Pansy… sono stati raccolti all’alba durante l’ultimo Plenilunio, e se così non fosse questa pozione sarebbe inutilizzabile…- e si mise a girare tre volte in senso orario e tre antiorario, dopodiché aggiunse un cucchiaio scarso di Polvere di Luna e spense il fuoco.
-Pronto! Direi che è perfetto! Il vecchio Sev non avrebbe potuto fare di meglio… e ora un’ampolla Daphne, così anche Weasley è sistemato… ed ora veniamo a noi, cara Miss Granger… il libro, Pansy. Dove hai trovato gli ingredienti per la tua pozione?-
-Nella Sessione Proibita della biblioteca, ma ne ho fatta una copia. È nel libro vecchio di Pozioni, l’ho lasciato nell’armadio così nessuno mi avrebbe potuto accusare di nulla-
-Tu hai fatto cosa? Brutta idiota, ma come diavolo t’è saltato in mente di fare una cazzata del genere? Ti rendi conto che avrebbe potuto finire nelle mani di chiunque? E che…-
-Credo che Pansy abbia capito perfettamente. Basta così Daphne-
La ragazza andò verso l’armadio e ne prese un vecchio volume dalla copertina tutta rovinata e con alcune pagine ingiallite che erano rovinate tanto da sembrare che qualcosa le avesse rosicchiate.
Trovò la pagina con facilità e la mise sotto il naso del ragazzo che assunse un’espressione serissima.



“Amortentia, letteralmente “Amor Tempto", è la più potente pozione d’amore mai creata. La prima a distillarla fu la maga Circe.
L’effetto è immediato se la somministrazione è orale. Al termine della sua preparazione liquida, in caso di riuscita, la pozione libererà un vapore a spirale innocuo che assume il profumo che più attrae chi lo inspira. L’infatuazione avviene con il primo contatto visivo umano, e per essere tale ne deve incontrare gli occhi, che si ha appena assunta la pozione.
Si necessitano tre tipi di petali di rose: bianca, rossa e nera.
La prima è indice di purezza, di armonia e di castità, il rosso, al bianco contrapposto, simboleggia la passionalità, l’energia, la rabbia… e infine il nero: la sofferenza, il dolore, e la malinconia.
Quest’ultima è estremamente rara, e è la prova di come il filtro sopracitato si basi sulla Magia Nera. Per quanto si tenti di negarlo, far innamorare a piacimento non è altro che governare la mente umana, e questo è un’esclusiva della Magia Nera, seppur si parla di semplici infatuazioni.
I petali, estremamente fragili e preziosi, sono delle vere e proprie droghe erboristiche: sedative ed allucinogene producono un effetto che crea infatuazione.”



Blaise assunse un cipiglio fin troppo severo e continuò a leggere


“Ingredienti:
10 petali di rosa rossa
6 petali di rosa nera
6 petali di rosa bianca
200 mg di ossa di serpente in polvere
150 ml di acqua di rosa
75 ml di sangue di drago distillato
20 mg di Levistico in polvere

Preparazione: Versare l’acqua di rosa in un paiolo e far bollire a fuoco lento mescolando per tre minuti in senso antiorario. Aggiungere le ossa e alzare il fuoco, girando ogni sette giri in senso antiorario uno in senso orario. Aggiungere 5 petali di rosa rossa, tutti i bianchi e i neri e infine i rimanenti rossi, continuando a girar finché il liquido non assumerà il caratteristico color argento. Aggiungere il Levistico e attendere che la pozione diventi di color scarlatto, quindi spegnere il fuoco. Attendere dieci minuti e aggiungere il sangue di drago con il contagocce.”


Dire che era livido equivaleva a dire poco.
Blaise Zabini era furibondo.
-Blaise, dovrei dirti una cosa…- pigolò Pansy facendosi piccola piccola
-Cosa?- sbottò il ragazzo di mal umore.
-Per essere sicura ho cambiato un po’ le dosi…-
-Hai alterato la pozione?- chiese sconvolto.
-Sì, ma solo un po’… te l’ho detto, ho aggiunto le Uova di Ashwinder , che sono un potente afrodisiaco, e ho messo il doppio dei petali di ogni colore. Ah, e ho messo 30 mg di Levistico-
-Brutta idiota, il Levistico è una pianta che infiamma la mente e porta a fare azioni sconsiderate… ma considerato che la Granger non è ancora morta avvelenata mi viene un dubbio… hai alterato da sola la pozione?-
-No…-
-Merda, lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!-
-Zitta Daphne- disse Blaise prima di rivolgersi nuovamente a Pansy, che ora tremava tutta –e di grazia, quando avevi intenzione di dirci che invece di una comune Amortentia hai preparato il Filtro di Narciso?- chiese adirato.










………continua……….








§ Spazio Autrice §





Eccomi tornata!
Dopo aver festeggiato (ieri) il mio compleanno, ho pensato che era il caso di fare un regalo anche a voi!
Il titolo come sempre prende spunto dalla Poesia iniziale, anche questa di A. Merini, mentre per alcuni piccoli particolari, come le sigarette alle rose selvatiche che fuma Daphne, mi sono ispirata a Savannah...


Un GRAZIE particolare va a:

@Kiamilachan: Eccoti accontentata, ora sai cosa c'era nella pozione ingerita da Hermione! Sono felice di ritrovarti di nuovo qui e poter leggere ancora i tuoi commenti! Non sai che piacere che mi fa sapere che, nonostante i toni "melodrammatici" della storia, mi segui ancora! Un enorme grazie!

@Mollicadipane: tesoro! Blaise, come forse si è capito, è una delle colonne portanti della storia, assieme a Draco e Hermione, è indispensabile a creare quella cornice di malintesi e frintendimenti che proprio come nel teatro di Shakespeare, fanno andare avanti la storia e movimentano la trama... stasera passo a lasciare un commentino da te (ù.ù devo ancora leggere il tuo ultimo capitolo >.<)

@RachEl CullEn: Felice che tutto si sia risolto! Le ""cavolate", come dici tu, le combinano tutti, ogni giorno, ma non ti resta che incrociare le dita e sperare che non mi  vengano strane idee per la testa... Baci baci

@Dully: Benvenuta nuova lettrice! Sinceramente non credo nella coppia principale e non trovo accettabile che tutti gli altri personaggi facciano da sfondo; certo, non pretendo mica di dare a tutti i personaggi di una scuola intera un ruolo nella mia storia, ma credo che per creare colpi di scena, sia necessario se non indispensabile tessere una vera e propria "ragnatela" attorno ai protagonisti, intrappolando anche i personaggi a loro più vicini i con caratteristiche facilmente sfruttabili ai fini della storia (esempi eclatanti sono pansy e Ron, come hai colto benissimo tu...)
Un bacio! -me-

@Mirya: ahhhh, -sorrisino diabolico!-.Sorrido già vedendo scritto il tuo nome sullo schermo.
La prima cosa che insegnano a teatro è ad "entrare" nel personaggio. Elena, quest'"Elena", sul palco, non esiste più... una volta è Amleto, una volta è Medea, una volta è Desdemona... e così impari a vedere dentro, "dietro" il personaggio. Sai i suoi pensieri, vedi le scelte che l'hanno fatto  diventare quello che è, condividi i suoi tormenti, conosci le sue piccole manie, le sue singole paure, sai addirittura la sua manca di calzini preferita!
E alla fine diventa quasi "naturale" entrare in tutti i personaggi, tutti, nessuno escluso, anche nelle storie che scrivo. Per questo a volte ci metto così tanto a mettere su carta (o in questo caso sul pc) i miei scritti...perchè non è un semplice "buttare giù un'idea", ma una vera e propria ammisione di come voglio sia il personaggio.  E Pansy è un personaggio così dannatamente complesso che mi arrovello ore intere prima di riuscire a capire cosa "il presonaggio stesso vuole dirmi. Cosa vuole che IO dica"... Non sono pazza, o forse sì.
Ma lo siamo tutti. Chi meno, chi più.
E Pansy, resta la cinica adorabile pasticciona che tira fili rimanendone involontariamente intrappolata, Ronald è il soloto Ron, Draco e Daphne sono così dannatamente simili che non ho mai capito perchè la Row li abbia messi a Serpeverde quando, tralasciando il fatto che "strisciano e colpiscono a tradimento", sono così dannatamente -fottutamente- grifondoro, così maledettamente orgogliosi...
E Blaise e Hermione. Credo bastino i nomi...

Ah, per pura curiosità... quanto ci sono andata vicino a un Avada Kedavra stavolta? Ci ho messo relativamente tanto ad aggiornare...
Per salvarmi la pelle ti dico subito che mi ci vorrà sicuramente altrettanto tempo prima di aggiornare.
Spero di continuare a restare in vita...

@Lucy Pevensie: Wow, sapevo di andare a rilento e invece scopro da te di non essere così lenta ad aggiornare se ti sei persa ben due dei miei capitoli... A quanto pare la vera -inaspettata anche per me- novità di questi ultimi capitoli è Pansy, a leggere dalle vostre recensioni... e io che volevo mettere l'accento su Blaise... bha...
Non la adoro, ma indubbiamente mi piace un sacco scrivere su di lei. I cativi non sono mai scontati, sono pieni di risorse e di mezzi e non ci si annoia -quasi- mai a leggere e scrivere di loro... Sono i buoni che la maggior parte delle volte fanno venire il latte alle ginocchia... tutto quel perbenismo che non s'è mai visto al mondo è concentrato tutto su di loro, facendoli diventare ridicoli agli occhi di tutti. Poveri, oltre che obbligatoriamente buoni per colpa di uno scrittore sadico anche sbeffeggiati, non solo dagli altri personaggi del libro, ma anche dai lettori impietosi...quindi, tutto questo per dire che sì, Pansy mi piace un sacco! Ma ovviamente i protagonisti di questa storia rimangono loro...Draco e Hermione!!!

@Angelwings: grazieeeeee!!!!!!!

@VeroGranger: lo sò, a volte non mi regolo con i capitoli tristi, e mi faccio un po' prendere la mano...




Un GRAZiE a chi mi ha messo tra gli autori preferiti (*:*), chi recensisce le mie storie, chi le mette tra le seguite o/e le preferite e chi le legge e basta, anche passando di qui per caso...



Ele_lele

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Capitolo 15
*** Odi Et Amo ***


CAP 15
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:


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Farai felice milioni di scrittori.
(© elyxyz)

CAPITOLO 15

 ODI ET AMO

 

"Odio e amo.

Forse tu ti chiedi perché io lo faccia.

Non lo so.

Ma sento che accade, e ne sono tormentato."

 

 

 

 

-Harry caro, dovresti mangiare un po’ di pasticcio. Non vorrai mica dimagrire, no? Sei già così fragile… mi chiedo come farai a soddisfare tutte le tue fan se sei debole… su, mangia…-

A Ginny Weasley andò di traverso il succo di zucca sentendo tali parole uscire dalla bocca della sua amica di sempre.

-Hermione non ho fame, credimi…- provò a protestare il ragazzo mentre la riccia prendeva una generosa dose di pasticcio ancora intatto dal suo piatto e tentava di imboccarlo sotto lo sguardo allibito di Ginevra.

-Oh, suvvia, non dire fesserie. Tutti abbiamo bisogno di cibo…-

-Esatto, anche tu!- provò a cogliere al balzo la palla, Ronald Weasley, rimproverandola con tono critico.

-Oh, ma io mangio… mi nutro più che a sufficienza. Non avete mai notato come sono grassa?-

-Herm, santissimo Godric, piantala di dire cazzate, tu non sei… hmp…graffa- borbottò Harry con la bocca inevitabilmente piena del pasticcio di carne di Hermione.

-Come sei caro…-

 

                                                             *****************

 

Occhi di ghiaccio la guardavano.

Un teatrino meraviglioso, lo spettacolo che forse lei aveva sempre desiderato dare e per colpa sua non aveva mai potuto.

Perché per le regole del gioco, era lui il bastardo.

“Il cattivo veniva sempre sconfitto dal Principe Azzurro”, pensò amaro, chiedendosi come la sorte potesse essere stata tanto cieca da affidare a The King Weasley la parte del bello e valoroso e a lui, il Principe dei Serpeverde, la parte del nemico.

“Harry Caro” in questione aveva lo sguardo spaurito di chi non sa neppure più come si respira e guardava il suo degno compare come se si aspettasse di venire imboccato anche da lui da un momento all’altro.

The King si limitava a guardare la scena con un cipiglio alzato e un’espressione che avrebbe sciolto il Polo Nord da quanto era furente.

La Piattola, invece, dal canto suo, osservava lo spettacolino dell’ex ragazzo imboccato dall’ex amica con palese disgusto e un misto d’incredulità e imbarazzo.

Notò solo quando The King si girò per l’ennesima volta verso il suo tavolo, come se stesse cercando qualcuno, che Blaise mancava.

Che mancasse anche Daphne non lo meravigliò più di tanto, e con un ghigno pensò a quale imprevisto avessero potuto avere insieme.

Poi si accorse che mancava anche Pansy, e cominciò a dubitare fortemente che potessero aver deciso di fare una cosa a tre.

Non tanto per l’intelligenza di Blaise, di cui dubitava da ormai troppo tempo, ma per quella di Daphne, che non credeva avrebbe mollato la preda molto facilmente ad un'altra.

E poi Pansy.

Figuriamoci se Pansy andava a implorare un po’ di sesso a Zabini. No, sarebbe andata da lui senza dubbio.

Restava comunque il fatto che mancavano tutti e tre.

 

 

                                                         ********************* 

 

 

A Blaise Zabini, bellissimo Serpeverde Purosangue dell’ultimo anno di Hogwarts, mancava solo che uscisse fumo dalle orecchie e sputasse fuoco e poi sarebbe stato perfetto.

Quella che sembrava essere iniziata come una commedia aveva un finale troppo, troppo simile a una tragedia, pensò Pansy vedendo che anche l’eterea Daphne cominciava a preoccuparsi vedendo l’amico di sempre  furibondo fino a tal punto.

-Andiamo, Blaise, sembra che ne sia innamorato tu della Mezzosangue invece che Draco…- tentò di sdrammatizzare la bionda.

-Daphne- un ringhio.

Fu più che sufficiente.

-Io credo che Daphne abbia ragione, Blaise…- tentò Pansy.

-Parkinson- ringhiò nuovamente il ragazzo trucidandola con lo sguardo.

La ragazza assunse un cipiglio indignato e incrociò le braccia al seno, ma appena il compagno di Casa ricominciò a girare in tondo, si accostò all’amica e le sussurrò offesa all’orecchio: -ma come, tu sei “Daphne” e io sono “Parkinson”?-

-Che vuoi farci, Pan, lui è fatto così. E poi il casino l’hai combinato tu…-

-Si, ma…- non fece in tempo a finire la frase che Blaise sospirò e iniziò a parlare.

-Allora, vediamo di incominciare dall’inizio, come se fosse presente anche il caro vecchio Sev. Antidoto. Partiamo dalle cose basilari…-

-Basilari?- domandò stupita Pansy.

-Zitta Parkinson!- sibilò duro, aggiungendo poi con il suo modo iroso –basilari, in caso non arrivassi a comprenderne il significato, significa da idioti, ovvero cose che anche The King capirebbe col suo cervello da piccione viaggiatore. Dicevamo…?- chiese con il capo girato verso Daphne che, per l’agitazione, aveva acceso un’altra sigaretta.

L’ennesima.

-Antidoti- soffiò languida e felina come sempre, assieme a una nube di fumo profumato di rose selvatiche.

-Già, antidoti. La parola Antidoto viene dal Greco “antìdoton”,  “dato contro”. Si conoscono solo tre tipi di antidoti:  fisico, fisiologico e alchemico-

Daphne sorrise, ricordando nelle parole dell’amico una lezione in particolare del professor Piton ben sette anni prima, poco dopo la famosa e storica lezione durante la quale aveva promesso loro di insegnargli come “stregare la mente, irretire i sensi, imbottigliare la fama , approntare la gloria e mettere un fermo alla morte”.

Evidentemente Blaise ricordava ancora alla perfezione quella lezione.

Come lei del resto.

Si schiarì la voce, resa leggermente più roca del solito a causa dell’ultima sigaretta che ancora teneva tra le lunghe e magre dita come un fiore delicato, e prese la parola.

-L’antidoto fisico è per assorbimento, quindi il veleno assunto deve essere ancora localizzato nello stomaco e al massimo nel primo tratto dell’intestino. Qualora si fosse già diffuso nel circolo sistemico risulterebbe non solo inefficace, ma il più delle volte potrebbe avere anche un’azione deleteria. Il più famoso antidoto fisico è ovviamente il Bezoar- citò a memoria le parole del professore.

Blaise annuì impercettibilmente, prima di ricominciare a parlare –Poi c’è l’antidoto di tipo alchemico, che ha la classica azione per antiveleno.  Si sa poco in realtà, solo che l’antidoto è in grado si precipitare e neutralizzare il veleno ingerito. E infine c’è l’antidoto di tipo fisiologico, che svolge un’azione per contrasto perché l’antidoto ha proprietà tali da riuscire a provocare nell’organismo un effetto fisiologico tale da riuscire a contrastare gli effetti del veleno assunto…-

Daphne si portò alla bocca la sigaretta, fino a quel momento dimenticata tra le dita della mano abbandonata lungo un fianco.

-Se non vado errando c’è un “ma”, Blaise…- disse pensierosa, tentando di ricordare il seguito di quella lezione che all’epoca l’aveva affascinata tanto.

Piton aveva mantenuto le sue promesse… " Non ci saranno sventolii di bacchetta o stupidi incantesimi in questo corso. Come tale non mi aspetto che ognuno di voi apprezzi la sottile e l'esatta scienza del preparare pozioni... ai pochi...scelti...dal fato che possiedono...”.

E lei possedeva.

Così come possedevano l’innata passione per Pozioni anche Blaise e Draco…

-Si- sibilò lui con una smorfia evidente sul volto abbronzato –gli antidoti fisiologici seguono la terza legge di Golpalott…-

-Di chi?- domandò Pansy, che fino a quel momento era rimasta in silenzio.

-Golpalott, Parkinson. Non mi stupisce che tu sia così carente in Pozioni considerate le tue lacune ataviche…-

-Gustave Golpalott, mago e grande pozionista, Pansy- le spiegò Daphne, mentre Blaise alzava gli occhi al cielo, scocciato per l’interruzione a suo avviso infruttuosa –studiò per molti anni i veleni, concentrandosi in particolar modo sugli antidoti, e riuscì a formulare ben tre leggi: la prima legge recita che un veleno naturale che è stato estratto da un vegetale richiede un antidoto naturale estratto da un altro vegetale.

La seconda legge che un veleno naturale estratto da animale richiede un antidoto naturale estratto dall’animale superiore al primo nella catena naturale e la terza…-

-Merlino, Pansy, la terza è la legge più famosa… “l’antidoto per un veleno congiunto è maggiore alla somma degli antidoti per ogni singola pozione che compone il veleno congiunto”-, ma vedendo  il volto dubbioso della compagna che probabilmente non aveva capito una singola parola delle leggi di Golpalott, si inalberò e riprese il suo discorso come se niente fosse – dicevo, gli antidoti fisiologici, così come quelli alchemici,  seguono la terza legge di Golpalott,e sono utili quando la pozione da contrastare è già in circolo nell’organismo, mentre gli antidoti fisici sono utili solo se ingeriti prima dell’assunzione del veleno, o comunque subito dopo grazie a un’azione tempestiva. Nel caso dell’Amortentia, o nel nostro particolare esempio, del Filtro di Narciso, l’antidoto agirà anche a tempo ritardato, localizzando la sua efficacia non solo nello stomaco e nel primo tratto dell’intestino, ma anche nei polmoni e nel sistema circolatorio-

Pansy aveva un cipiglio alzato.

Non riusciva bene a capire se quanto aveva appena detto Zabini fossero buone notizie oppure no.

-Quindi…?- domandò fremendo.

-Quindi Bezoar- le rispose Daphne, e Blaise aggiunse –Bezoar. Dal persiano “Pad”, protezione, e “Zahr”, veleno, ovvero “Rimedio al veleno”. Estratto dalle capre selvatiche di montagna, il nome esatto sarebbe “egagro pila”, anche se quasi nessuno le conosce sotto tale termine.-

 

 

 

“Veleno.
Fluido ed imponente scorre nelle mie vene.
Sputo sangue ad ogni pugno sul viso,
colpito a tradimento dai miei sentimenti.

Veleno è l’amaro che sento quando provo
A dire agli occhi di non piangere.

Veleno è la sfumatura di un vago ricordo,
a cui non avrei dato peso,
e invece oggi mi aggrappo.

Veleno era il freddo che mi entrava dentro
E solleticava l’anima quando aprivo le labbra per un bacio.

Veleno, soltanto veleno.”

(Marco Percolla)

 

 

                                                         *******************

 

  

 

 

I capelli neri come l’ebano erano lucidi e setosi, segno che prestava attenzione alla cura del corpo.

Gli occhi, scuri come il luogo dei dannati, l’Inferno, erano come tizzoni ardenti, sempre in moto e pronti a ustionare chiunque osasse sfidarli.

La divisa scolastica era perfettamente in ordine e le gambe eleganti accavallate in una posa che tradiva una certa noia.

Nonostante non stesse mangiando, Theodore Nott, continuava a starsene scompostamente seduto al tavolo, ormai quasi vuoto, dei Serpeverdi, e a fissare svogliatamente avanti a sé, come se attendesse un’apparizione o un segno divino o infernale che fosse.

E il Segno gli si presentò davanti in tutto il suo splendore di ragazza, con lunghe gambe magre e capelli rosso fuoco.

E degli occhi che di casto e puro non avevano proprio nulla.

Sorrise, mentre si alzava e porgeva garbatamente il braccio alla ragazza.

L’apparenza prima di tutto.

Theodore Nott e Ginevra Weasley uscirono dalla Sala Grande quasi inosservati, sotto gli occhi stupiti di pochi compagni che ancora bighellonavano senza meta, come Lavanda Brown che, inaspettatamente non era corsa in bagno a fine pasto a rifarsi il trucco, e Draco Malfoy, che li osservava stupito, certo di avere le traveggole.

 

                                                          *************

Una pozione sobolliva lenta nel calderone spargendo i suoi fumi equamente per tutta la stanza.

Blaise, che di solito si faceva venire una crisi nervosa alla sola idea di dover preparare una pozione che impuzzolentisse i suoi abiti, non aveva fatto una piega.

Se ne stava nel suo completo di Armani a rimestare il tutto, controllando di tanto in tanto un libro vecchio e logoro che era rimasto intero forse davvero per magia.

Nonostante la notte passata sveglio e in bianco per colpa di Pansy che si era messa in quel guaio, i lineamenti del suo viso non erano tirati, ma rilassati, come se fosse abituato a stare in piedi tutte le notti per preparare una complicata pozione.

Daphne, l’eterea Daphne, aveva retto finché aveva potuto, dopodiché era crollata.

E ovviamente aveva ripreso a fumare come una ciminiera, tanto che l’odore di rosa canina delle sue sigarette prevaleva quasi sull’effluvio nauseabondo della pozione.

I capelli biondi erano sparsi sulla sua schiena minuta come a formare una ragnatela e lei era poco finemente accasciata su un banco nel vano tentativo di dormire.

Fumando.

Pansy dal canto suo dormiva già da un pezzo anche se di tanto in tanto si risvegliava di soprassalto, come se stesse sognando di essere in balia di The King o peggio ancora di Draco.

Apriva gli occhi d’improvviso, si guardava attorno, riconosceva che si trovava nel laboratorio del vecchio Sev e tranquillizzata di non essere ancora nelle segrete di Malfoy Manor o nella catapecchia insicura di Casa Weasley, alias La Tana, dove essere torturata, se ne ritornava placida a dormire.

Per poi ripetere, tempo un quarto d’ora quel buffo teatrino che faceva tanto irritare Daphne.

 

                                                            *****************

 

 

Draco Malfoy era pensieroso e di cattivo umore.

Ma nessuna delle due cose era una novità.

Guardava fisso davanti a sé senza vedere davvero nulla, la mente affollata di domande a cui non sapeva trovare una risposta.

La Piattola Weasley e Nott erano usciti insieme dalla Sala Grande, The King si mostrava prima ostile alla nuova Coppia dei Miracoli che aveva preso il posto del famoso Trio, ma poi tornava da Potty fedele come il suo cagnolino e con la coda tra le gambe, Zabini, Daphne e Pansy erano spariti dalla circolazione e lui nutriva seri dubbi sul proprio comportamento.

O meglio, non c’erano dubbi che lui si fosse comportato da Malfoy e la Granger da Granger.

Era proprio questo il punto.

Se lui fosse stato davvero in sé forse si sarebbe comportato diversamente, invece era agitato per quello che quell’idiota di Blaise si stava per far scappare su lui e Hermione davanti a tutti quei ficcanaso Grifoscemi e non, e si era innervosito, finendo per prendersela con lei.

Non che lei non avesse colpe… oh, questo no!

Qualcosa la preoccupava e non si era voluta confidare con lui.

Merlino, lui!

Era inammissibile! Lui era Draco Malfoy e lei la sua ragazza. Non avrebbero dovuto esserci segreti fra loro, in teoria…

L’oggetto dei suoi pensieri interruppe i suoi vaneggiamenti entrando scortata dalle altre due Madonne nella Sala Grande.

Le altre due Madonne in questione erano quella gran vacca delle Brown e la Gemella scema Patil.

Sapeva davvero scegliersi le compagnie, constatò con un certo ghigno.

Si ritrovò a pensare che in un certo sento erano quasi meglio Potty e Lenticchia… almeno le sue virtù non rischiavano nulla col bambino-che-sarebbe-morto-vergine e l’energumeno Weasley.

Poi, come ricordando gli ultimi avvenimenti, si rabbuiò: all’improvviso non era più tanto sicuro che Potty non sapesse sfilarsi neppure le sue, di mutante e che lei fosse al sicuro con loro più di quanto lo era con quelle due oche che la spingevano tra le braccia di spasimanti che sembravano moltiplicarsi come per miracolo divino e spuntavano fuori anche da sotto al tappeto.

-Che possano morire fulminate- fu l’augurio che il Serpeverde fece alle due ragazze che tenevano a braccetto Hermione.

Poi vide i suoi occhi.

E si sciolse.

Per un attimo non badò più a chi le stava vicino, a tutti quei ragazzi che improvvisamente le sorridevano e ammiccavano poco galantemente alle sue gambe scoperte, non pensò né a Potty né al pezzente Weasley, vide solo lei, e si specchiò per un brevissimo istante in quelle iridi color dell’oro fuso.

Poi, lei girò la testa verso Lavanda ridendo a una sua battuta e al tempo stesso specchiandosi su una brocca di succo di menta poggiata sul tavolo poco distante da dove era lei.

Era bella, questo Draco non poté negarlo.

E non era più sua.

Sorrise e si alzò dal tavolo senza far caso alla tazzina di caffè ormai freddo che si rovesciava sulla tovaglia immacolata a causa dei suoi modi bruschi e senza notare che il piatto con i biscotti al miele che aveva preso era ancora intatto davanti al suo posto.

Si era nutrito solo a guardarla e tanto gli bastava.

Per ora.

Non si accorse che un paio di occhi verdi lo guardavano attenti, così come non si accorse che Luna Lovegood, Corvonero del sesto anno, era l’unica con la testa rivolta verso di lui e non verso Hermione.

Non se ne accorse, semplicemente, perché aveva altro a cui pensare.

Lei.

 

                                                        **************

 

 

Fu l’aria pesante, carica di pioggia a farle alzare gli occhi velati al cielo.

L’oro, solitamente così abbagliante da non permettere di fissarla nelle iridi per poco più di qualche secondo, era diventato opaco e lei stessa vedeva tutto e tutti da una prospettiva diversa.

La pioggia che prima tanto adorava, adesso la metteva di malumore all’idea che i suoi boccoli, resi perfetti da una pozione fornitale da Lavanda, potessero rovinarsi in così poco tempo.

Un’improvvisa folata di vento che le alzò l’inesistente orlo della cortissima gonna della divisa scolastica, la fece rabbrividire.

Con un gesto spontaneo si abbracciò, nel vano tentativo di ricevere calore.

Una sensazione di abbandono le appesantiva il cuore e le rendeva difficile respirare.

L’affanno provato era sicuramente causa del toast che si era concessa per pranzo, pensò.

Persa com’era in quelle futili riflessioni neppure s’accorse che uno sguardo color dell’inferno l’osservava famelico da dietro una colonna del porticato, pregustando il dolce sapore della sua pelle e dei suoi baci strappati da quelle vermiglie labbra.

 

                                                    ****************

 

-Strano, non trovi, come anche questo segreto sia stato ‘così segreto’ che quasi tutta la scuola ne era al corrente?-

Blaise si fermò un attimo nel tentativo di assimilare quanto ascoltato, poi, come se avesse capito che gli sforzi non ne sarebbero valsi la pena, ci rinunciò crollando il capo e tornando a rigirare mesto la pozione nel calderone.

-Daphne, ma che diavolo blateri?- domandò inarcando un sopracciglio scuro.

-Riflettevo… sai, in teoria noi non sappiamo niente. Allora mi spieghi perché siamo rinchiusi qui nei sotterranei invece di prendere parte alla normale vita scolastica di tutti i giorni?-

-Per Merlino, se i fumi della pozione ti hanno dato alla testa più del solito esci un attimo a farti un giro, no?-

-Blaise-

Bastò il tono.

E lui capì che il tempo degli scherzi e delle battutine salaci era finito.

Lui sapeva, proprio come lei.

E lei non era la bionda svampita. No, quella era la Lovegood.

Ma lei eraDaphne Greengrass, affascinante Serpeverde dell’ultimo anno.

Lei ammaliava le sue vittime con i capelli color del miele e brillanti come l’oro fuso,  con i suoi occhi verdi e gelidi come gemme cristallizzate sui rami a causa degli ultimi strascichi d’inverno in una pigra primavera, e il suo profumo di rosa selvatica.

Profumo di una gatta randagia come lei che, nonostante non avesse né un padrone né una casa manteneva le movente di una d’alta classe.

Millicent l’aveva poco finemente etichettata al primo anno ‘puttana d’alto borgo’.

E forse un po’ lo era.

Svendeva i suoi sorridi sari e le sue moine barattandole con ciò che le faceva più comodo, che fosse un compito di Trasfigurazione, un tema di Pozioni o un nuovo rossetto.

-Sai benissimo cosa intendevo Blaise- continuò, tornando all’attacco e vedendo che lui non accennava a prendere parola decise di interpretare il suo silenzio come un’ammissione di colpa –se credi che siamo davvero i soli a sapere della relazione di Draco con la Mezzosangue, sempre che di relazione si possa parlare –e qui Blaise emise un sonoro sbuffo- ti sbagli di grosso. Pansy sapeva. E tu lo sai che sapeva. E non ti chiedi perché The King le abbia commissionato il Filtro di Narciso? Forse perché lo sapeva anche lui. E il buon Salazar solo sa chi altro ne era a conoscenza… non che ora sia importante, intendiamoci. Draco e quella lì mi sembra d’aver capito che abbiano rotto e, in tutta sincerità, non è che la cosa mi dispiaccia poi molto. Anzi, non mi tocca proprio.- Blaise borbottò qualcosa di molto simile a un “tipico” ma lei fece finta di non averlo minimamente udito e continuò imperterrita – Ma lo conosco  e vedo che ci sta male. Ed è mio amico. E anche tu sei suo amico, forse il suo migliore amico, e sei qui, a fare una pozione che Merlino non me ne voglia, ma sembra tutt’altro che un intruglio in grado di funzionare. E sono qui. Siamo qui. Ma ti prego Blaise, non venirmi a dire che Draco non stava con nessuna e non era innamorato perché non sono ceca. E se vuoi saperlo neppure il resto della scuola ha gli occhi foderati di pasticcio di tacchino-

Lui annuì, alzando lo sguardo e fissando gli occhi blu oceano nei suoi.

-Daphne…-

-No, fammi finire! Non credere che Draco si sia stancato di lei. Io lo vedo come la guarda e lo vedi anche tu. Lo devi vedere per forza… Ma lei… La Granger e io non siamo state mai grandi amiche e Salazar me ne scampi, spero proprio di non doverci mai dividere una delle mie sigarette…-

-Non fuma, Daph-

-… ma, come dicevo – continuò fulminandolo con gli occhi verdi – ho notato anche io che è diversa. Ed è il Filtro di Narciso. Non so se Draco se ne sia accorto oppure no, ma prova a pensare alle conseguenze. Che pensi che succederà se la tua pozione risulta inefficace? Te lo dico io, Blaise. Draco con un po’ di fatica tornerà quello di prima, o forse no, non importa che succederà, tanto ha sempre avuto un carattere di merda. Ma io lo so, come lo sai anche tu, che ritornerà a chiudersi in se stesso. E questo non è un bene.  Se invece quell’intruglio di dubbio risultato darà gli effetti sperati saremo tutti nella merda. La coppietta dell’anno, alias Draco e la Granger, farà concorrenza a quella vacca della Brown e a chiunque sarà il suo momentaneo ragazzo. Saranno sulla bocca di tutti, proprio come prima, solo che non sarà più un pettegolezzo. Sarà una certezza. E quando dico sulla bocca di tutti intendo proprio di tutti. Ma di tutti tutti… E lo sai bene come me che questa scuola è una fucina di intrighi… basta una parola detta per caso, sottovoce e qualcun altro la ripeterà con un tono normale ma sicuro e poi un altro ancora la urlerà con tutta la convinzione di cui è capace. E cosa succederà quando quello che è nato come un succulento pettegolezzo arriverà come notizia certa alle orecchie di Malfoy senior? Saremo nella merda, Blaise. Draco sarà nella merda. Pensaci bene. Pensa bene a che cosa fare…-

E, finita la sua paternale, si accese un’altra sigaretta.

Blaise parve riflettere su tutto quello che la ragazza gli aveva appena detto, e di tanto in tanto storceva la bocca o arricciava il naso. Per ben due volte strinse gli occhi come se, quello che stava riascoltando nella sua testa non gli stesse piacendo affatto.

Poi scosse il capo.

-E secondo te il grande genio Weasley come diavolo avrebbe fatto a sapere di Draco e della sua liaison?-

-Zabini! Per le braghe di Morgana e le palle di quell’amatore di Merlino! Stiamo parlando della Granger! Una Grifondoro! Hai presente? Una di quelli dell’Ordine che, da quanto ne custodiscono bene il segreto, ne siamo a conoscenza anche noi dell’esistenza! Non so se mi spiego…-

-Hn- confermò svogliatamente Blaise prima di tornare alla pozione e svegliare, con una bestemmia irripetibile urlata a gran voce, la povera Pansy che scattò sull’attenti come solo Harry Potter e Neville Paciock facevano davanti al caro, dolce Sev.

 

 

Lavorare e' meno noioso che divertirsi.

(Baudelaire)

………continua……….








§ Spazio Autrice §


Lo so.
E' passato tantissimo tempo.

Mea Culpa!!!
Ma la maturità era alle porte e (sebbene lo sia ancora, dal momento che oggi ho fatto il primo scritto!) non riuscivo a trovare mai un minutodi tempo.
In realtà non avrei dovuto averlo neppure ora, ma mi sembrava vergognoso rimandare l'aggiornamento del capitolo (che per altro era già scritto da un bel po', dovevo solo 'ritoccare' la scena finale e postarlo) ancora...
E così eccomi qui, a dispetto di tutte le previsioni!


Ancora una volta grazie a
@ Mollicadipane: tesoro sei stupenda e grazie per il suggerimento di Blaise su Facebook... finalmente possiamo rifarci gli occhi!!!
Quando finalmente renderò giustizia ai tuoi scritti meravigliosi sarà sempre troppo tardi!
Meriti di più e di meglio di qualcuno che ti recensisce saltuariamente come me... <3

@Dully: Grazie, grazie, grazie! E' un piacere e un onore sapere di essere riuscita nel mio intento!

@Mirya: Cara, che dire? Sappi che io mi sono consolata dopo la maturità (e questi splendide tracce!) rileggendo e modificando l'ultima parte del capitolo...
Dici che il mio capitolo ti ha fatto sorridere ed arrabbiare... ecco, sono io. E per la tua richiesta, facciamo un baratto? Io faccio mettere nuovamente Draco con Hermione (che poi se questa è una Draco/Herm, non è che serva un genio per capire la trama...) e tu mi sforni un altro capolavoro sull'affascinante Serpe malefica e l'orgogliosissima amica di Potter...ci stai? Per me sarebbe un affarone...

@OoO Trilli and DracoOoO : (riferito alla shot 'Medimaga') lo so, è una "shot poco shot"!  Blaise è il mio cavallo di battaglia, un po' la mia Virginia Woolf e la mia Alda Merini... certo, non credo che a lui farebbe piacere essere paragonato a due donne, ma che ci vuoi fare... Grazie per i complimenti! ^^

@Harry_Jo (riferito alla shot 'per dimenticare'):  Il finale, non ci crederai e forse non è poi così carino e 'professionale' dirlo, ma è stato una sorpresa anche per me!
Grazie mille dei complimenti!!!

@VeroGranger: lo so, non sei la prima che me lo dice... prometto che farò del mio meglio!
Parola di ...Serpeverde??? Ti accontenti ugualmente? XD

@Sarettuina (riferito alla shot 'Believe') : Ho tentato di fare il possibile, grazie per avermi segnalato le parti che non si leggevano, non me ne ero mai accorta... Una dovrei averla corretta sicuramente, l'altra non ricordo se l'avevo trovata oppure no...  Grazie mille di tutto! Dei complimenti, dei pareri, dei consigli e della tua partecipazione (
Mi diresti cosa ci dovrebbe essere scritto all'interno dei "<>"?) . Fa piacere quando qualcuno è interessato alla tua storia, a quello che scrivi, a quello che hai dentro. Grazie.



E grazie anche a tutti voi che vi limitate a legere e basta.


Ele_lele

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Capitolo 16
*** WHERE IS THE LOVE? ***


cap 16

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Farai felice milioni di scrittori.

(© elyxyz)

 

 

 

 

 

WHERE IS THE LOVE?

 

 

Il vento soffiava gelido tra i rami degli alberi e le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere lente come una litania e veloci come solo un pettegolezzo sa diffondersi.

Ma, alla resa dei conti, forse sarebbero state meglio quelle stille gelide sulla pelle che il coltello a doppio taglio di un qualsiasi pettegolezzo diffusosi tra le mura magiche del castello della Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts.

La fiamma baluginante della candela era fioca e sembrava sul punto di spegnersi per un nonnulla ogni volta che Draco le passava accanto.

Il giorno era passato lento e i minuti si erano susseguiti pigri l’uno all’altro portando con loro una strascicata sera che aveva abbracciato tutto con il suo manto buio e materno della Notte.

Si era fermato, dopo cena, a osservare le prime gocce di pioggia cadere e poi, non pago neppure di quello che di solito sarebbe stato un sollievo, era sceso nei sotterranei con l’umore sotto le scarpe e con la voglia di non vedere nessuno.

E il Fato l’aveva accontentato: evidentemente tutti erano intenti a fare qualcosa d’interessante e appagante nelle loro camere perché quando lui era entrato nella Sala Comune l’aveva trovata deserta.

Solo con i suoi pensieri si era messo a girare in tondo davanti al camino spento e aveva deciso di smorzare le luci per tentare si trovare sollievo al suo pulsare alla tempia che sembrava volergli spaccare la testa a metà da un momento all’altro.

L’unico bagliore proveniva da una candela posta sul freddo camino di marmo, la cui fiamma, appunto, era tremula e rischiava di spegnersi per ogni corrente fredda o spiffero dei gelidi sotterranei.

E non erano pochi…

Era quasi l’una di notte passata quando la porta dell’ingresso si aprì e tre figure entrarono di soppiatto e silenziosamente nel buio ambiente a loro tanto familiare.

Draco, come un predatore che attende silenzioso il momento migliore per attaccare, sorrise tra sé.

Il mal di testa era andato via via scemando e adesso gli si presentava anche l’opportunità di chiarire lo strano comportamento di quelle tre figure appena entrate che lui conosceva così bene.

Udì un’imprecazione e a seguire una bestemmia irripetibile, segno che Blaise, nonostante facesse quella strada tutti i giorni da ben sette anni, ancora non aveva imparato che appena dietro il quadro che nascondeva l’entrata della Casa di Serpeverde al resto del castello, c’era uno scalino.

E a giudicare dal ringhio roco neppure Daphne doveva essersene ricordata.

Sorrise scuotendo la testa mentre anche la terza figura, la meno alta e magra dei tre e, a parere di Draco, anche la meno intelligente, inciampava ma, a differenza degli altri due che si erano ripresi in tempo, cadeva giù come un sacco di patate emettendo un gridolino.

-Zitta stupida! Vuoi forse svegliare qualcuno?- sibilò Daphne cercando di modulare anche lei la sua stessa voce rauca.

La luce, come da copione, si accese di colpo nell’istante esatto in cui Draco pronunciò a bassissima voce la formula, e vide i tre strizzare gli occhi nel tentativo di vedere chi avessero davanti.

-Neppure Weasel avrebbe saputo fare di meglio…- li derise notando con un certo disappunto lo scatto nervoso che aveva avuto Pansy quando lo aveva nominato.

- Draco - protestò Blaise, precedendo Daphne che sembrava animata più da un istinto omicida che dal  profondo legame fraterno che li legava da quando erano entrati insieme a Hogwarts, tutti piccole aspidi in seno che avevano dato i tanto sperati frutti divenendo, con poche eccezioni come Tiger, Goyle e Pansy, delle calcolatrici Serpi.

-Buonasera miei cari, buonasera. Se non vado errando siete tornati un po’ oltre il coprifuoco consentito…-

-Non mi sembra che tu stasera sia di ronda- berciò Daphne – e in ogni caso tu delle volte non torni proprio…-

-Allora sono ancora più encomiabile, non trovi Greengrass? Voglio dire, uno studente di Serpeverde che ‘fraternizza’ con studentesse di altre case… chi l’avrebbe mai detto?- continuò la sua farsa con voce fintamente angelica e melodiosa.

-Vieni Pansy, andiamo a dormire- esclamò piccata Daphne prendendo sottobraccio la compagna di stanza ma, quando passò accanto a Draco, non riuscì ad esimersi dall’esprimere quello che pensava a riguardo

-Porco!- e detto ciò sparì nel corridoio buio e silenzioso.

Quando furono rimasti soli, Blaise sospirò, lo sguardo ancora fisso nel punto esatto in cui la bionda tutto pepe era scomparsa inghiottita dal buio, e si girò verso l’amico che lo scrutava attento in silenzio.

-Andiamo vecchio mio, ritiriamoci anche noi nelle nostre stanze…- e detto ciò s’incamminò senza curarsi di aspettare che Draco lo stesse seguendo o meno.

Quando entrò in camera e pochi secondi dopo sentì chiudere la porta, ebbe la certezza che neppure Draco era immune da quella che gli essere umani, i comuni mortali, chiamavano “curiosità”.

In fondo aveva anche lui peccati molto banali.

E come tutte le Serpi che si rispettassero, Blaise fece del suo meglio per farlo cadere nella sua trappola.

Aveva bisogno che Draco parlasse, e l’avrebbe fatto parlare.

In un modo o nell’altro.

 

 

 

Due corpi così aggrovigliati da sembrarne uno solo, usufruivano nel modo più piacevole che si potesse immaginare della Stanza delle Necessità.

In quell’occasione aveva offerto loro un letto a baldacchino con lenzuola e coperte rosso perdizione.

La passione che li aveva colti aveva fatto divampare la fiamma della lussuria in modo inaspettato e ora si trovavano a combattere il terzo round di quella sera, appassionato come gli altri due, fatto di baci violenti e carezze possessive, morsi improvvisi e mosse azzardate che sembravano voler sottometter l’altro e non volerci fare l’amore.

Anche se, in quel caso, forse di amore non si trattava.

-Non credevo potessi avere tutti questi lati … interessanti, Weasley-

Il chiarore del camino mandava ombre tremule in tutta la stanza e aveva gettato la quasi completa oscurità sul materasso, rendendo così impossibile osservare il volto dell’interlocutore della ragazza.

-Ginevra. Chiamami Ginevra-

Una risata divertita scosse il petto del ragazzo su cui lei aveva appoggiato una pallida guancia –E perché mai? Tu sei la Weasley è tra noi c’è stato solo sesso…- chiarì duro il ragazzo.

Lei sembrava spaesata.

Perplessa, sbatté le palpebre un paio di volte di troppo rispetto al normale, nel tentativo di capire a cosa fosse dovuta quella freddezza, senza tuttavia riuscirci.

-Io… io non capisco…-

-Non capisci piccola Weasley?- il tono divertito e cattivo di chi ha in mano un coltello e sa di tenerlo per il manico e senza alcuna pietà si prende tutto il tempo necessario per trovare il punto adatto per piantarlo il più a fondo possibile nel petto della vittima designata.

Lei scosse la testa, i lunghi capelli rossi che turbinavano sulle sue spalle gracili.

Il ragazzo si era lentamente alzato ed era uscito dal cono d’ombra, ma essendosi voltato anche di spalle non si riusciva in ogni caso a scorgere il suo volto ombroso.

-Beh, tu sei una pezzente Weasley e io un Serpeverde.Devo però ammettere che fare sesso con te è stato divertente, sai davvero come tenere caldo il letto di un uomo. E sai anche come soddisfare la libido. Una piacevole sorpresa, un appagante diversivo, ma niente di più.-

Si era rivestito e si era diretto come se niente fosse verso la porta, dandole le spalle e parlando con superbia.

Lei non si era accorta di aver iniziato a piangere  fino a quando non aveva assaggiato il sapore salato delle sue stesse lacrime sulle proprie labbra.
Allora girarsi e reagire era stato istintivo.

Perché era una Weasley [e loro non erano pezzenti, ma una famiglia di maghi Purosangue anche migliore delle altre], perché era stata la fidanzata di Harry Potter [che l’aveva tradita con quella che credeva fosse la sua migliore amica], perché era stata sedotta e abbandonata [avendo lei stessa sedotto e abbandonato, attrice consumata che non poteva più contare sulle sue recite e le sue improvvisazioni].

Perché era una strega ed era cresciuta, cambiata, maturata.

[Perché era una donna].

E perché era stanca. Voleva Vittoria e Vendetta, e Giustizia e Gloria.

Voleva tutto e niente.

E voleva tutto e niente, tutto insieme.

E fu allora che lo disse.

Piano, una parola che striscia senza farsi sentire, proprio come lui era strisciato verso di lei [subdolo, infido, codardo e vigliacco], dietro le sue spalle [avvolgendo con le sue spire il suo collo fino quasi a soffocarla], tra le sue gambe [che lei aveva aperto per lui] e poi via da lei, con infinita cattiveria, verso la porta.

“STUPEFICIUM”.

 

 

 

Il sole spuntò pallido rispecchiando appieno lo stato di salute degli studenti .

Che Draco Malfoy non fosse poi così famoso per il suo colorito roseo era cosa ormai risaputa, ma che anche Ronald Weasley e Luna Lovegood avessero la stessa cera dava da pensare.

Ovviamente nessuno disse nulla su Blaise Zabini, Pansy Parkinson e Daphne Greengrass; loro potevano fare tardi tutte le volte che volevano e sarebbero stati comunque invidiati da tutti per come facevano le ore piccole.

Harry Potter invece faceva alzare gli occhi al cielo: se era pallido lui significava che a breve ci sarebbero stati dei guai.

Le uniche che sembravano avere un colorito normale, grazie anche ai vari strati di fondotinta e fard, erano le Tre Grazie, ovvero Lavanda, la Gemella Scema e la nuova adepta, alias Hermione Granger.

La piccola di casa Weasley entrò con passo incerto in Sala Grande e quando si accertò che non vi erano pericoli per la sua manicure fresca fresca, si azzardò ad entrare, mulinando senza posa i capelli color del fuoco.

Harry la guardava con la bava alla bocca e gli occhi di uno spiritato.

Che gli amici si vedono nel bisogno è risaputo e il buon Ronald ‘The King’ Weasley, notato lo sguardo che posava sul quel fiore delicato che era sua sorella, gli piantò una poderosa gomitata nelle costole, rischiando così di farlo secco per la grande felicità di Malfoy che all’ultimo dovette abbandonare le sue speranze notando che effettivamente il Bambino-che-era-sopravvissuto-tutto-quel-tempo-senza-un-motivo-vero-apparente non aveva intenzione di lasciarci le penne.

Peccato.

Dalla finestra s’intravedeva un turbinio di foglie, il vento che scuoteva le cime degli alberi tranne il Platano Picchiatore che se ne stava immobile come fosse una statua.

[Pronto a colpire quando le prede meno se l’aspettavano…]

Blaise Zabini, il corpo statuario appoggiato a uno stipite dell’enorme porta della Sala Grande, osservava la vita quotidiana della scuola con palese divertimento impresso nelle iridi scintillanti.

Pansy Parkinson, capelli corvini arruffati in perfetto stile Harry Potter,  era seduta accanto alla divina Daphne Greengrass, la sigaretta, non la prima della giornata,  tra le dita fine e lunghe.

Dal tavolo dei professori, Severus Piton, scrutava Zabini che osservava i suoi compagni di Casa e indugiava sul sorriso sornione del ragazzo.

Inquieto.

Tutta quella gioia nella casa del nobile Salazar significava solo una cosa: guai.

Si alzò di scatto per dirigersi nel suo studio

 

 

Le lezioni della McGranitt erano sempre state catalogate come “interessanti”.

Per lo meno dalla perfetta Caposcuola Hermione Granger, tanto che la professoressa, memore dell’andamento scolastico ineccepibile della ragazza durante il corso dei sette anni trascorsi ad Hogwarts, vedendola crollare il capo sul banco e pensando che i turni di ronda fossero troppo serrati anche per i ritmi della ragazza, decise di chiudere un occhio.

Proprio come Hermione Granger, che di occhi ne aveva chiusi due.

 

 

Una nebbiolina impalpabile ricopriva tutto, avvolgendola dolcemente e sfocando i confini labili delle forme che apparivano già vaghi alla tremula luce delle lanterne del corridoio.

Conosceva quei muri, pur avendoli visti poco nei suoi sette anni di studio ad Hogwarts.

Relativamente poco, ma se si teneva conto che era una Grifondoro, poteva ritenersene quasi esperta.

Lo scalino sbeccato e tagliente, la torcia dietro la statua del cavaliere senza testa sempre spenta, il quadro del Vampiro che, come sempre, tentava di sedurla con la forza del pensiero, la mattonella che bisognava saltare per non mettere il piede in fallo, il gelo che sembrava entrare dentro il corpo, la mente, le ossa, l’anima… sì,  conosceva quel posto.

Quello era il corridoio che portava alla Sala Comune di Serpeverde

Avrebbe dovuto essere tranquilla, ora che conosceva la sua meta, eppure si sentiva inquieta.

 

 

Mosse inquieta la testa attirando l’attenzione di Harry che la guardò allibito.

Darren Mullet, un odioso Serpeverde seduto a pochi bachi di distanza da Harry, la guardava con palese disgusto, come se anche respirare la stessa aria di una Mezzosangue come Hermione, per uno come lui fosse troppo.

-Che Darren Mullet andasse a fare in culo- sibilò il Bambino sopravvissuto cercando di attirare la sua attenzione solo per lanciargli un’occhiata d’avvertimento.

Hermione parve accorgersi che qualcosa nell’aria era cambiato, e sospirò.

 

Un sospiro lieve le sfuggì dalle labbra pregustando già quello a cui stava deliberatamente andando incontro.

Quando arrivò davanti all’ingresso della Sala Comune Serpeverde il muro si aprì davanti a lei come se la stesse attendendo, placido e senza fretta, salvo poi richiudersi prepotentemente dietro le sue spalle per bloccarle ogni via di fuga.

Eppure non si sentiva in trappola.

 

La sensazione era esattamente quella di un topolino messo a un angolo e con davanti a sé un gatto affamato: in trappola.

La professoressa McGranitt lo scrutava con un cipiglio duro e le labbra così strette che avrebbe potuto giurare che da un momento all’altro le sarebbero sparite.

Lo chignon sempre tiratissimo, era leggermente sfatto e alcuni fili grigi sfuggivano al severo controllo delle forcine; un evento più unico che raro.

Evidentemente era furibonda.

-Signor Potter, le assicuro che essere sopravvissuto a Lei-Sa-Chi non l’autorizza a distrarsi durante la mia lezione. Dieci punti in meno a Grifondoro. E questo era l’ultimo avvertimento. Per tutta la lezione non ho fatto altro che tenerla d’occhio…

 

 

Tenerla d’occhio.

Doveva essere stato quello l’ordine  scatenante di tutto.

Lui doveva aver ordinato a qualcuno dei Suoi di tenerla d’occhio e così era stato fatto.

Complici le sue gambe traditrici che si muovevano senza che lei avesse impartito loro ordini e la portavano a percorrere quei freddi e cupi corridoi di cui non avrebbe mai pensato di sentire la mancanza.

E così era lì, in una stranamente deserta Sala Comune dei Serpeverde.

Immobile.

E pensierosa.

 

La fissava, immobile e pensieroso, con un astio e una brama che difficilmente avrebbero potuto essere coniugabili.

Vedeva quella labbra da Madonna che l’avevano baciato con la brama che si confaceva più a una Puttana, avevano partorito promesse sacre e le avevano profanate non mantenendole.

Eppure quel rossore gli riportava alla memoria labili petali ed effimere promesse, fugaci baci e graffi indelebili.

Da Madonna aveva curato con le sue labbra ogni singolo taglio che gli era stato inflitto sul corpo.

Come una Puttana aveva lambito, senza pudore o vergogna, carni, distribuendo senza remore baci di cui avrebbe presto perso il conto.

Come una Madonna aveva giurato su tutto quello che lui le aveva chiesto di giurare, e come una Puttana  si era fatta beffe dei suoi giuramenti, traendone solo il piacere a cui ambiva forse fin dall’inizio.

Come una Madonna le si erano imporporate più e più volte le guance, e aveva abbassato pudicamente gli occhi, le braccia inermi di chi teme di fare qualcosa di sbagliato e il fiato trattenuto nel vano tentativo di non far capire a lui la paura che aveva.

Come una Puttana i suoi gemiti erano arrivati alle sue orecchie, eccitandolo sempre di più, portandolo al limite con lei, più e più volte.

Come una Madonna.

Come una Puttana.

Lei.

 

 

Lei.

Aveva architettato tutto quello per avere lei.

Chissà quanti dei suoi compagni aveva dovuto ricattare, minacciare, intimidire per farla trovare da sola.

Chissà per quanto tempo aveva architettato ogni minimo dettaglio di quel folle piano che alla fine l’aveva condotta da lui.

Si mosse come un automa verso la sua stanza, incurante del freddo e dei brividi che le percorrevano il corpo.

Era avvezza a quei brividi e ormai sapeva che non erano dovuti all’ambiente sei Sotterranei riscaldato poco e male.

Era lui.

Quando aprì la porta della sua stanza lui era lì, ad aspettarla.

Candele tremule bruciavano tutt’intorno a lui, rendendo la sua pelle diafana quasi trasparente.

Sembrava essere fatto di luce riflessa, quasi come un sogno.

 

 

Evidentemente stava sognando, anche se a giudicare da come strizzava gli occhi nel sonno, doveva essere più un incubo.

I capelli sciolti che si spandevano tutt’intorno al suo capo, sul banco, sulle spalle che si alzavano e si abbassavano come quando aveva la febbre, in un ritmo troppo veloce, gettavano su di lei ombre insolite.

 

 

Ombre insolite giocavano sul suo corpo creando effetti di luce così dolorosi da guardare, che per un attimo fu tentata di distogliere lo sguardo.

Ma non lo fece.

In uno slancio quasi improvviso, si gettò tra le sue braccia che la catturarono come se non volessero più lasciarla andare.

Se le fece male con quell’abbraccio possessivo e violento, non lo diede a vedere e non fiatò.

Si limitò ad affondare il viso nel suo petto ispirando quel profumo di cui si era privata per tutto quel tempo.

Le mani di lui, veloci, le percorsero la coscia in tutta la sua lunghezza, per poi intrufolarsi con foga sotto la gonna della divisa, portata leggermente più corta del solito.

L’aria si era rarefatta senza che lei se ne rendesse conto, rendendole difficile anche respirare.

Il soffitto sembrava gravarle sul petto e gli occhi sembravano vedere solo sprazzi d’oro e d’argento.

I suoi capelli.

I suoi occhi.

Quando, delicatamente e con una fretta che le era sconosciuta, le abili dita di lui le scostarono il cotone leggero delle mutande per intrufolarsi nella pelle calda e sensibile delle cosce, serrò gli occhi, come per proteggersi da un male che sapeva comunque non sarebbe arrivato.

Saggiava e lambiva le sue carni con una ferocia e una delicatezza che sembravano compensarsi, annullarsi vicendevolmente e lasciarla sempre sull’orlo di uno strapiombo.

Un baratro che sembrava colmarsi solo quando le sue labbra si posavano sulle sue, quando mordeva e giocava, succhiava e leccava.

Senza posa, senza fine, come se lei fosse il suo ossigeno, la sua luce, la sua vita.

Dolore e piacere necessario per non essere inghiottiti da quel buio dei sotterranei.

-Non chiudermi fuori… - una supplica a fior di labbra.

Un gemito, dita che entravano in lei, strappandole un mugolio di sorpresa e di piacere.

-Non… non lo sto facendo- anche parlare in quelle condizioni sembrava impossibile, oltre le sue capacità.

-Sì invece- protestò lui togliendo la mano e sorridendo alla protesta involontaria che era nata dalle sue labbra socchiuse.

Aprendo gli occhi non seppe spiegarsi come aveva fatto a essere completamente nuda sotto di lui, altrettanto svestito.

Ed eccitato, proprio come lei.

-Lo vedi ora?- riprese tranquillo.

[Oh, cielo se lo vedeva. Eccome se lo vedeva…]

-… mi stavi chiudendo fuori. Non farlo Hermione-

Il suo nome pronunciato da lui suonava come una preghiera e una bestemmia allo stesso tempo.

Lei, Madonna e Puttana.

Lei, semplicemente lei.

Lei mentre lui la baciava, lei mentre lui l’osservava per imprimersi nella memoria ogni suo più piccolo gesto, lei e le sue labbra arrossate dai baci di lui, lei sotto di lui.

Lei, piena di lui.

E lui, dentro di lei, tra le sue cosce, tra le sue braccia, sulla sua bocca, tra le sue mani, nel suo odore.

Lei.

E lui, sulla bocca di lei.

-Draco…

 

-Draco…

Quel sussurro parve echeggiare nella confusione della fine dell’ora, mentre lei si svegliava dal rumore dello scalpitio delle sedie che si spostavano e dei suoi compagni che uscivano di gran carriera dall’aula.

Solo tre persone sembravano non essersi accorte di quanto stava accadendo loro attorno.

-Hermione…

Una supplica, quella del bambino Sopravvissuto, nel vano tentativo di annullare quello che aveva appena sentito pronunciare dalle labbra della sua migliore amica, che sembrava rendersi conto di quanto detto e lo guardava allibita.

-Harry…

Un nome, le sue scuse.

E allora non ci fu più motivo affinché Draco rimanesse nell’aula ormai vuota tranne che per loro tre.

Lei aveva scelto ancora una volta.

Harry…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.......Continua……….

 

 

 

§§§   Angolo Autrice   §§§

 

Eccomi qui, come sempre in ritardo.

Ormai non ci sono più scuse che reggano…

Mi limito solo a ringraziare quanti di voi leggono la mia storia e continuano a metterla tra i Preferiti e le Seguite e un GRAZIE particolare a quanti lasciano una recensione!

 

“-Che Darren Mullet andasse a fare in culo-“ è una citazione del cattivissimo film inglese  “Tormented”, con il sublime Alex Pettyfer e l’altrettanto brava Georgia King.

Ovviamente non ho contato April Pearson il cui talento ormai do per scontato…

 

 

@ Elyzaza: Hai dovuto aspettare un po’, ma alla fine eccomi qui…

@ Mirya: Sei il mio punto fermo. Eccoti qui accontentata, perché ogni promessa è debito…

 

Alla prossima

 

Ele_lele

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