Tanjobi

di Nami_Loves_Ruki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one ***
Capitolo 2: *** Chapter two ***
Capitolo 3: *** Chapter three ***
Capitolo 4: *** Chapter four ***
Capitolo 5: *** Chapter five ***
Capitolo 6: *** Chapter six ***
Capitolo 7: *** Chapter seven ***
Capitolo 8: *** Chapter eight ***
Capitolo 9: *** Chapter nine ***
Capitolo 10: *** Chapter ten ***
Capitolo 11: *** Chapter eleven ***



Capitolo 1
*** Chapter one ***


Disclaimer: questa fan fiction non è stata scritta a scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono e i fatti non sono realmente accaduti.

 

 

-Uruha-
[Aoi’s phon]
 

<< Rindaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! >>

Un Aoi canterino sbuca dal bagno in accappatoio verde pistacchio (ribadisco: verde pistacchio, dato che una volta, preso da una crisi isterica nei miei confronti per aver detto verde e basta, mi ha sbraitato di essere azzurro pistacchio e sono scoppiato a ridere e lui, consapevole di aver detto una stronzata, ha iniziato a tirarmi dietro qualsiasi cosa avesse sottomano), con i capelli bagnaticci e il phon (acceso) tenuto in mano a mo’ di microfono (ricordo che quel giorno mi ha tirato dietro pure quello), atteggiandosi da rock star. Beh, è una rock star. Ma non un cantante, perlasantissimacaritàdiddio.

<< Aoi, cazzo! Risparmiami le tue pessime performance vocali e finisci di prepararti che siamo in ritardo! >>

<< Calmati Uruha! Tu pensi davvero che Ruki in questo momento sia già pronto? >>

No, sicuramente non lo è. E me li immagino Kai che lo supplica di muoversi e Reita abbandonato sul divano che pensa ai cazzi suoi… beh, non so se è in grado di pensare, quello.

<< Ma che c’entra?! Dobbiamo essere gli ultimi per forza?! >>

<< Senti, la macchina ce l’hai. Prendi e vai! >>

E ritorna in bagno a finire di asciugarsi quei maledetti capelli.

<< No che non ci vado, idiota! Io ti aspetto, sai? Non faccio mica come te! >>

<< Ah!! Allora lo ammetti! >> -e ricompare puntandomi addosso quel poveretto di un phon- << Lo ammetti che di solito sei tu l’ultimo! >>

<< Per forza! Occupi sempre tu per primo il bagno! E oggi che sono riuscito a entrarci prima io >> -usando la scusa del vado a lavarmi i denti- << hai deciso di metterci dei secoli! >>

<< Sono cose che capitano >>

Ma vaffanculo, Aoi.

 

 

 

-Ruki-
[Eyeliner]
 
 
<< Per favore, Taka, datti una mossa… >>

È tipo da mezz’ora che Kai m’implora di sbrigarmi e ora neanche gli rispondo più, deciso a rimediare al disastro che quella scimmia di Reita ha combinato qualche minuto fa.

Era sul divano ad aspettare, ovviamente, e non avrei mai potuto immaginare che si sarebbe scomodato per venire a urlarmi nell’orecchio << RUKI MUOVITI, CAZZO >>, facendomi sbagliare a tracciare la linea di eye-liner sopra all’occhio destro.

Ha rischiato di venire ucciso dal suo migliore amico.

<< Lamentati con Ryo e le sue splendide trovate >>

<< Sì, basta che ti muovi >> -sospira rassegnato-

Mi do un’ultima occhiata allo specchio, appurando che sia tutto apposto e raggiungo i miei coinquilini, nonché band-mates.

<< Sia ringraziato il cielo! Ora capisco perché ho iniziato qualche attimo fa a sentire un coretto angelico cantare l’alleluia! >>

Odio il sarcasmo della bertuccia.

<< Sei insopportabile Reita! >>

<< In questo ci assomigliamo >>

E lo fisso intensamente cercando di reprimere l’istinto omicida che si sta facendo largo in me.

<< Su, ragazzi: andiamo >>

Yutaka prova sempre a darci una calmata e Ryo deve ringraziare anche lui (oltre a tutti i santi che conosco) se non l’ho ancora soffocato nel sonno con un cuscino.

<< Sai una cosa? Non mi sopporti? Non ti sopporto? E allora me ne vado! >>

<< Ruki, ma dove vuoi andare?! >>

Già, dov’è che dovrei andare, io?

<< Da Uruha, è ovvio! >> -sì, sì, mi sto convincendo che sia ovvio- << Lui è l’unico che mi capisce >>

<< Scusami, incompreso: e dove pensi che ti mettano a dormire quei due che hanno la casa più piccola della nostra? >> -faccio per rispondergli ma la scimmia m’interrompe- << E non mi dire che dormiresti sul divano perché non ci credo ! Tu che dormi sul divano? Giammai! >>

Nel frattempo lui e Kai hanno preso i giubbotti e aperto la porta per andarsene.

<< A differenza tua, io lo trovo sempre posto nel letto di qualcuno >>

Muah, muah, muah.

<< Non ci tengo particolarmente a trovare posto nel letto di uno di loro due >>

Li seguo uscendo da casa e continuo il mio discorso con l’idiota.

<< Ed è proprio per questo che Aoi verrà qua ed io andrò là! >>

<< CHE? Ma sei matto?! >> -sbotta Ryo- << Io non lo voglio in casa, quello! Sarebbe peggio che avere te! >>

<< Così ti accorgerai che io, in fondo, non sono poi così male come coinquilino! >>

<< Kai, ti prego, digli qualcosa! >> -Reita si rivolge al nostro batterista con una cosa che assomiglia a una supplica-

<< Senti Taka >> -mi chiama- << Quando saremo là con gli altri ne parleremo, però ora rientra a prendere il cappotto prima che ti prendi un accidenti >>

Ecco perché sentivo freddo.

<< Ma che vocalist cretino abbiamo, Yutaka? >>

Ma vaffanculo, Reita.

 

 

 

<<>><<>><<>><<>><<>> 

Note dell’autrice:

mi chiedo dove andrà a finire questa precaria ff (nel cestino, credo).

Se qualcuno è arrivato fono qua in fondo, gli sarei davvero grato se commentasse per dirmi qualcosa, qualsiasi cosa, per incitarmi a continuare o anche per dirmi che è meglio se lascio stare e nei pomeriggi liberi faccio altro.

Vabbè, comunque grazie a chi ha letto *si inchina*  ^w^

^^Noemi loves u^^

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Capitolo 2
*** Chapter two ***


-Ruki-
[Dinner]

<< Di un po’, Kai, mi porti tu in braccio fino all’entrata? >>

<< Taka, scusami tanto ma non c’era posto più vicino >> -mi risponde slacciandosi la cintura-

Ha parcheggiato in un luogo dimenticato da dio perché non c’era posto nel raggio di mezzo chilometro dal ristorante.

<< Almeno dopo tutta ‘sta strada a piedi mi verrà fame >> -commento senza fare i miei soliti capricci-

Però, dico, veniamo almeno una volta alla settimana a mangiare qua… un posticino vicino all’entrata credo che ci aspetti di diritto, no?

<< Alla buon’ora! >>

<< Sai, Yuu, abbiamo voluto fare un po’ di jogging prima di venire qui >> -dico lanciandogli un’occhiataccia e riprendendo fiato-

Il locale è, come sempre, stracolmo di gente e noi usufruiamo, come sempre, del solito tavolo prenotato, dove ormai ci abbiamo piantato le radici.

<< Allora >> -inizia Kai appena ci accomodiamo - << Taka ha una cosa da dirvi >> -dice rivolgendosi a Uruha e Yuu e poi si volta verso di me-

<< Siccome l’idiota dice di non sopportarmi più e io non sopporto lui da una vita… >>

<< Ho detto di non sopportarti, non di non sopportarti più! Non ti ho mai sopportato, brutto… >>

<< …Pensavo: perché non facciamo cambio letto per un po’, Aoi? >>

<< …Oh, ma mi hai ascoltato?! >> -no che non ti ho ascoltato, Ryo- << E comunque io non sono d’accordo >>

Adesso gli ficco le bacchette in gola.

<< Per me va bene >> -mi risponde Yuu- << Però mi sa che ne devi discutere con l’amore della tua vita che non mi sembra molto d’accordo >>

<< Aoi, non ti ci mettere anche tu! >> -sbotta Reita- << Senti, vai Taka! Così non ti avrò tra i piedi per un po’ in casa! >>

<< Se mai sarà il contrario! >>

Si, gli sto davvero puntando minacciosamente una bacchetta alla gola.

<< Bastaaaa!! >> -Kai mi strattona il braccio per evitare di assistere ad un omicidio e per non dare troppo spettacolo- << Ora più che mai penso che la tua idea sia fantastica, Ruki! >>

<< Quindi potrò davvero andare da Uruha per un po’? >>

<< Si >>

Credo di avere gli occhi lucidi per la commozione in questo momento.

 

-Uruha-
[Jealousy]

A me, come sempre, nessuno ha chiesto il parere. Non che io sia contrario, anzi, però gradirei avere voce in capitolo, dato che la casa è anche la mia e Takanori non è esattamente quello che si può definire un tranquillo e docile inquilino. Ma credo proprio che dopo aver sopportato Aoi per ogni singolo giorno degli ultimi quattro anni, sarei pronto a tutto. Anche ad avere un petulante Ruki che scodinzola per casa.

<< Bene >> -inizio- << Quindi quand’è che verresti da noi? >>

<< Anche subito! >> -sbottano all’unisono Ruki e Reita-

<< Si, ma prima devi passare a prendere le cose a casa, no? >>

Annuisce e ci alziamo per pagare il conto.

Tiriamo tutti fuori la nostra parte, poi usciamo e ci dirigiamo alle macchine.

<< Cazzo, Kai! Adesso mi devo rifare tutta la strada di prima! >>

<< Taka, smettila e comincia a camminare >>

Poi si allontanano a passi svelti e io e Aoi ce la ridiamo.

<< Quanto pensi che voglia portare avanti questo “cambio di letto”? >> -mi domanda Yuu mettendo in moto la macchina-

<< Credo che dopo un paio di giorni si stuferà e farà i capricci, ma non ammetterà di voler ritornare a casa sua perché gli mancano le discussioni con Ryo >>

<< Sei geloso Uruha? >>

<< Geloso di quel coso? >>

Forse un po’ si.

<< Beh, infondo lui e Ruki sono culo e camicia… e io lo so quanto ci tieni al nanetto >>

Fa un sorriso e torna a concentrarsi sulla guida.

 





-Ruki-
[Pub]

<< Mi spiegate perché abbiamo deciso di venire in questo locale? >> -domando- << E’ stracolmo di gente! >>

<< Ruki, l’hai scelto tu >> -mi ricorda Kai-

<< Si, ma non pensavo che fosse così affollato >>

Scendiamo dalla macchina e andiamo incontro a Kouyou e Aoi che hanno parcheggiato qualche metro più in là.

<< Ok >> -inizia Aoi- << Ora dobbiamo solo cercare di entrare-

E non si preannuncia un’impresa facile.

Dando qualche spallata qua e là e rischiando di farci rovesciare addosso alcolici di ogni tipo, superiamo l’ingresso e raggiungiamo l’interno, dove ci attende un’altra serie di spallate per arrivare al bancone.

Il locale è abbastanza ampio, con deboli luci sui toni del blu. In pratica non si vede una ceppa. La musica, abbastanza assordante e categoricamente rock, non permette di portare avanti un dialogo con qualcuno per più di cinque secondi e la gente spintona un po’ troppo per i miei gusti, anche se la cosa è inevitabile e l’ho fatto pure io.

Finalmente riusciamo ad ordinare qualcosa da bere e, sentendomi soffocare, propongo di andare a sederci fuori.

Miracolosamente, troviamo posto. La musica ci raggiunge meno rintronante e ci concede il dialogo.

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Capitolo 3
*** Chapter three ***


-Uruha-
[Good morning]

Il suono fastidioso del campanello mi fa svegliare di soprassalto e in un attimo mi catapulto al citofono con ancora gli occhi chiusi per scoprire chi possa essere a quest’orario sicuramente indecente.

<< Era ora! >> -Takanori- << Sono Taka, aprimi >>

Apro il cancelletto, la porta e poi anche gli occhi e ringrazio il signore di non abitare in un condominio, ma di stare in un appartamento di un solo piano senza l’ombra di uno scalino.

<< Non stare lì, aiutami! >>

Osservo sconsolato il bagagliaio del taxi che ha condotto qui Ruki. Ci sono tre trolley, un borsone e un enorme  beauty con dentro altri beauty più piccoli, immagino. Poi decido di metter piede fuori da casa stringendomi ancora di più addosso il maglione di lana che uso per dormire e afferro due trolley.

<< So benissimo che non hai portato tutto il guardaroba >> -cerco di dirgli nel modo più comprensibile che posso alle nove di mattina- << Ma potevi evitare anche di portarne un quarto >>

<< E’ il necessario >> -mi risponde lui con la voce di chi è già sveglio da parecchio-

<< Questo è il necessario per vivere qui per i prossimi tre mesi senza dover mai lavare niente >> -gli riferisco piantando uno sbadigliaccio e richiudendo la porta-

<< Esagerato… >>

<< Taka, sei tu che hai esagerato… Per i vestiti e per esserti presentato qui a quest’ora >> -lascio le valige vicino al corridoio e mi siedo sul divano- << Non so se ti ricordi che siamo andati tutti a dormire sei misere ore fa >>

Si sistema meglio gli occhiali da sole e si offre di fare un caffè. Lo seguo in cucina cercando di non crollare a terra nel tratto divano-sedia.

<< Puoi anche toglierteli gli occhiali >>

<< Ho delle occhiaie da far paura >>

<< Non sei l’unico >> -sospiro osservandolo mentre mette il caffè nella moka- << E comunque dovrai abituarti a farti vedere così da me >>

<< Non necessariamente >> -accende il fornello- << Senti, perché non comprate una macchina per fare il caffè? >>

<< Io credo che sia necessario, invece. Non riesco a dormire da solo… e comunque preferisco il caffè fatto nella moka >>

Prende le tazze, i cucchiai e lo zucchero, posa tutto sul tavolo, poi mi fissa.

<< Ma, cioè… non ce l’hai tipo un altro letto in un’altra stanza o anche nella stessa o anche ancora da montarlo, qualcosa che non sia quel letto, insomma ? >>

Alzo un sopracciglio e gli sfilo abilmente gli occhiali.

<< No >> -dichiaro- << O quello o il divano, Ruki >>

 

-Ruki-
[Sneeze] 

No, il divano mai nella vita. Odio anche solo sdraiarmi su quel coso, non credo che riuscirei a dormirci.

Però, oramai qui ci devo stare e vorrà dire che passerò le notti in quel letto con Uruha. Dopotutto, Aoi è quattro anni che lo fa e non gli è mai successo niente di strano, non si è mai sentito male, non è ancora morto. Quindi, posso resistere anch’io qualche notte.

<< Quant’è che vuoi stare qui? >>

<< Beh, pensavo fino al compleanno di Aoi, cioè, fino al giorno prima >>

Verso il caffè bollente nelle tazze e ripongo la moka sul fornello spento.

<< Taka, per la cronaca, oggi è il quattro di gennaio >> -annuisco- << Tu riusciresti a stare qui quindici giorni? >> -annuisco un’altra volta- << Non è che mi dai fastidio, è che credo che tra una settimana al massimo te ne andrai >>

<< Ma no, vedrai che ce la farò benissimo >> -provo a bere un sorso di caffè ma è davvero troppo bollente- << E poi mi farà bene stare lontano da quello là per un po’ >> -da Reita, si intende- << Mi sento già meglio qui >> -starnutisco-

<< Menomale che ti senti meglio… speriamo che non ti sei preso un raffreddore ieri, se no chi lo sente Kai la settimana prossima alle prove… >>

<< Mi passerebbe in meno di una settimana e comunque non capisco perché mi dovrei ammalare sempre e solo io >>

<< Perché vuoi fare lo sportivo ed esci di casa con indosso poco e niente quando fuori ci sono a malapena due gradi >>

Starnutisco un’altra volta e mi metto a sedere di fianco a Kou.

<< Aoi dorme ancora? >> -gli domando dopo il primo sorso di caffè-

<< Si, lui dorme, Ruki. Perché io e te no? >>

<< Perché ieri Reita mi ha fatto incazzare e stamattina non lo volevo vedere >>

<< E allora ti sei alzato prestissimo e hai svegliato anche quel poveretto del tuo amico Uruha, che sarei io, per raccontargli di quanto non sopporti il tuo migliore amico >>

<< Ma quello lo sai già… Dai, ti ho solamente svegliato un po’ prima! >>

Guardo l’orologio e giustifico con un << Un amico va sempre ascoltato >> il fatto che le lancette segnino le nove e ventisette.

<< Non so se sono molto in grado di ascoltare dopo un sonno di sole sei ore >> -risciacqua la sua tazza e ritorna a sedersi- << Ma dimmi: che cosa ha fatto Ryo per farti alterare? >>

<< Ieri mi ha detto che non vedeva l’ora che fosse domani mattina, cioè oggi, per avere un po’ di pace in casa >>

<< E tu che gli hai detto? >>

<< Che gli mancherò e che mi chiederà di tornare a casa >>

Un altro starnuto, accidenti.

 

********************************

Note dell’autrice:

Rieccomi! Ho deciso di continuare questa ficcy perché credo che potrebbe uscire qualcosa di buono (sempre che da un momento all’altro non mi passi l’ispirazione).

Scusate se c’ho messo una vita per aggiungere questo chappy ma ho dei problemi con internet... (il secondo l’ho dovuto pubblicare a scuola durante l’ora di fotografia >.>… infatti non ho fatto in tempo a scrivere le noticine ^^”).

Ringrazio le poche persone di buon cuore che leggono le quattro cavolate che scrivo e che trovano anche il tempo per commentare… vi lovvo!

Non so se riuscirò a pubblicare celermente il prossimo chap, anche perché sono “impegnata” con un’altra long ficcy Gaze-Arisu che aggiungerò presto (appena mi convinco che il primo capitolo va bene com’è e non c’è bisogno di riguardarlo trecento volte al giorno). Comunque, se vi va di leggerla, ogni tanto controllate che non si sa mai che ho avuto una folgorazione (pubblicità illecita-mode on ^^”).

^^Noemi loves u^^

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Capitolo 4
*** Chapter four ***


-Uruha-
[Strawberry]

 

Ripensando alle parole che ha detto ieri Ruki mentre sorseggiava il suo caffè, inizio a credere che sia qui solo per dimostrare a Reita che gli mancherà la sua presenza in casa, mica perché ha veramente piacere a stare qua con me.

Stanotte è stata dura riuscire a prender sonno, perché lui non riusciva a prender sonno e continuava a rigirarsi tra le coperte. Aoi non si muove neanche di un millimetro nel letto.

E stamattina in cucina c’era solo un forte odore di caffè, invece di essere mischiato al profumo del tè alla fragola che beve Yuu.

Sarà dura abituarsi a Takanori.

E sarà estremamente difficile che non prenda anch’io l’influenza come lui.

<< Uruha, hai visto? Sta nevicando >>

Ruki, rannicchiato sul divano con una pesante coperta sulle spalle, mi distrae dai miei pensieri facendomi posare lo sguardo fuori dalla finestra.

Alla vista dei fiocchi di neve che scendono lentamente, mi viene ancora più freddo.

<< Preparo un tè caldo. Lo vuoi, Taka? >>

Annuisce e starnutisce.

Metto l’acqua sul fuoco e quando inizia a bollire la verso nelle tazze con lo zucchero e una bustina di tè a testa.

Ruki mi ringrazia con uno strano mugugno quando gli porgo la sua tazza.

<< E’ al limone il tuo, va bene? >>

<< Si, si… perché, il tuo com’è? >> -mi chiede mentre si sporge per annusare il mio tè- << Bleah! Ma il tuo è alla fragola! >>

Si, ho fottuto una bustina di tè a Yuu perché mi mancava troppo questo buon odore.

<< Non ti piace, Ruki? >>

<< No, per niente >>

Dovrò aspettare che torni Aoi in casa per sentire questo profumo anche di mattina.

 

-Ruki-
[Fever]
 

Il telefono di Uruha sta squillando.

<< E’ Kai >> -mi informa- << Che faccio? >>

<< Rispondi! >> -lo sollecito- << Ma non dirgli che ho l’influenza >>

L’ultima cosa di cui ho voglia oggi è ricevere una ramanzina da Kai.

<< Moshi moshi? >> -comincia- << Si, si tutto apposto… certo, certo.. ok te lo saluto, ciao >>

Chiude la conversazione a appoggia il cellulare sul tavolino.

<< Takanori >> -incomincia dopo un lungo sospiro- << Io spero davvero per te che ti passi febbre, raffreddore, mal di gola e quant’altro entro una settimana, altrimenti buona fortuna con Yutaka quando gli dovrai spiegare che lunedì alle prove non ci puoi essere >>

Porcaccia.

<< Massì…. Vedrai che mi passa… >>

<<…Vedrai che la passi a me >> -conclude-

Si rimette a sedere di fianco a me mentre io mi avvolgo ancora di più nella coperta.

<< Ho mal di testa >> -annuncio- << Posso prendere una pastiglia? >>

<< Più tardi… l’hai presa poco fa! >> -rispondi sdraiandoti nella parte di divano libera-

<< Uffi… Non possiamo passare il tempo in qualche modo? >>

<< Guarda la tv >>

<< Non c’è niente >> -dico mentre afferro il telecomando per accertarmi che sia ancora così-

Sono stufo. È da stamattina che non faccio altro che starnutire, soffiarmi il naso, impasticcarmi, stringermi nella coperta e cambiare canale. E, soprattutto, lamentarmi.

Mi sdraio addosso a Uruha in cerca di coccole, anche se non gli deve fare molto piacere vista l’alta probabilità di beccarsi anche lui quello che ho io. Ma, tanto, stando tutto il giorno in casa assieme non cambia molto.

<< Vai a riposare, Ruki >> -dice, mentre mi accarezza i capelli-

<< Non ne ho voglia >>

<< Ma qui prendi freddo! >>

<< Ma se ci saranno trenta gradi! >> -sbuffo- << E va bene… >>

Svogliatamente raggiungo la camera. Chiudo la porta, mi rintano sotto le pesanti coperte e cerco di prender sonno.

 

-Uruha-
[Soup]

Ho passato un’inutile giornata davanti alla tv, facendo zapping tra programmi dozzinali.

È quasi ora di cena e non so che preparare… magari ordino una pizza. No, Taka è meglio se mangia qualcosa tipo una minestra, una zuppa, qualcosa di caldo e schifoso, adatto a chi ha l’influenza. Lo so che con le ultime forze rimaste mi urlerà dietro che quella roba non la vuole.

Vabbè, gliela preparo lo stesso. Io posso anche non mangiare, tanto non ho fame.

<< Che cucini? >>

Mi volto verso l’entrata della cucina e vedo Takanori che sbadigliando si strofina gli occhi.

<< Ah, ti sei svegliato… >>

<< Insomma… Mi sono anche fatto una doccia ma sono ancora mezzo addormentato… >>

<< Io sto preparando una minestra… >>

Intanto, si è avvicinato ai fornelli e ora sta guardando schifato dentro alla pentola.

<< Ma perché, Kou? Perché mi fai questo? >>

<< Perché sei malato, piccolo >>

Sbuffa, come è solito fare, e se ne va in salotto. Pensavo peggio.

Sento che accende la tv su un qualche canale musicale, poi credo che abbia lanciato il telecomando sul tavolino, dal rumore che ha fatto. Non ce la fa ad essere delicato. Non riesce neanche a stare tranquillo e sereno per un attimo, stare comodo sul divano può risultargli complicato. Questo pomeriggio continuava a fare avanti e indietro in cucina a bere un bicchier d’acqua, giusto per muoversi un po’. L’unico momento in cui è riuscito a stare fermo per più di due minuti è stato quando gli ho fatto un po’ di coccole.

Decido che è ora di preparare la tavola. Lascio che il brodo cuocia e afferro la tovaglia dal cassetto. Mi volto verso il tavolo e mi blocco ad osservare un esserino nero che se la zampetta allegramente su quest’ultimo.

Un ragno. Io odio i ragni.

L’essere schifoso si ferma. Mi fissa. Lo fisso. Indietreggio di mezzo passo per afferrare un tovagliolo e farlo passare a miglior vita, ma ricomincia a muoversi. Mi blocco di nuovo. È meglio se mi sbrigo a togliere quel coso dal tavolo se no chi lo sente Takanori.

<< C’E’ UN RAGNO SUL TAVOLO! >> -ecco, appunto-

<< Me ne sono accorto >> -lo avviso-

<< Toglilo, toglilo, togliloooooo!!! >> -urla attaccandosi al mio braccio-

Faccio fuori l’animaletto a otto zampe e lo ripongo nel suo luogo di riposo ultimo: il sacco del spazzatura.

<< Fatto, tolto >> -avverto Ruki che mi sta ancora appiccicato, non che mi dia fastidio-

<< Che schifo…. Sei sicuro di averlo ucciso? Non è che mentre ceniamo salta fuori? >>

<< Ma ti pare? >>

<< Mangiamo in salotto? Anzi no, in camera che è più lontana >>

<< Eh, si, in balcone! >>

<< Perché, hai un balcone? >>

<< No, Taka e mangiamo in cucina >>

<< E io dovrei mangiare dove si è posato quel ragnaccio?! >>

<< Li avrai anche mangiati in vita tua! >>

<< Io non mangio ragni! >>

<< Di notte, idiota >> -lo informo- << Ti saranno entrati in bocca…. >>

<< Bleah, che schifooooooo!!! >>

Non dovevo dirglielo. Se c’è una cosa che disgusta Takanori sono i ragni.

<< Mi è passata la fame >> -mi comunica-

<< Hai solamente trovato una scusa per non mangiare la minestra! >> -lo accuso mettendomi le mani sui fianchi-

<< Non è vero >> -e fa una faccia da cane bastonato-

<< E allora mangerai in salotto >>

<< In camera >>

<< Va bene… >>

Alla fine le ha sempre vinte lui.

Verso un po’ della sua cena in un piatto e prendo un cucchiaio. Stando attento a non rovesciare il brodo mi dirigo in stanza seguito da Ruki. Ma si può che deve mangiare in camera perché ha visto un ragno in cucina?

Si siede sul letto e faccio per passargli il piatto, ma poi ci ripenso, perché non ho per niente voglia di cambiare le coperte, dato che di sicuro ci rovescerebbe sopra la pietanza. Quindi mi siedo anch’io e poggio il piatto sulle gambe.

<< Mangia >> -dico, porgendogli il cucchiaio-

<< Per forza? >>

Basta un mio sguardo per fargli afferrare il concetto.

Manda giù poco convinto la prima cucchiaiata. Con una faccia frustrata mi supplica:

<< Ti prego, basta >>

<< Ma se non ne hai mangiato! >>

<< Io odio questa roba, non mi piace >>

Detto questo, posa il cucchiaio nel piatto.

<< Dai, ancora un po’… >> -lo incito riportandogli la posata colma di brodo alla bocca-

Con una fatica assurda riesco a fargli ingurgitare ancora qualche cucchiaiata.

Mi alzo dal letto e vado a prendergli la pastiglia e un bicchiere d’acqua in cucina. Poi torno in camera.

<< Prendi >>

Gli porgo il medicinale e successivamente l’acqua che beve fino all’ultimo sorso.

<< Grazie… >>

Gli do un bacio sulla fronte e faccio per andare in bagno.

<< Dove vai? >> -mi chiede-

<< Vado a farmi la doccia >>

<< Torna presto… Mi sento solo qui e poi fa freddo… >>

Annuisco, sorrido e vado in bagno.

Taka fa tanto l’irascibile e lo scontroso, ma in fondo è un coccolone.

 

 

 

************************************

Note dell’autrice:

Sì, lo so, ci ho messo secoli per aggiungere questo capitolo… era pronto da una vita ma il mio computer ha deciso di non accendersi più e l’ho dovuto portare da un tecnico che per fortuna mi ha salvato tutti i dati (santo subito).

Quindi, non è colpa mia ç.ç *faccino dolce* …e poi stavo anche scrivendo altro (una multi band che se vi va di leggere ho appena pubblicato ^^)

Grazie a chi ha messo la ff in preferiti e seguiti, a chi legge e commenta! ^w^

^^Noemi loves u^^

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Capitolo 5
*** Chapter five ***


-Uruha-
[Snow]

 

Fa troppo freddo.

Odio quando nevica poco. Perché tanta neve è micidiale, ok, però poca neve lo è ancora di più. Poca neve serve solo a vonciare le strade, a renderle pericolose anche per i pedoni, figuriamoci per chi è in macchina. Mentre, tanta neve rende impraticabili le strade, ma almeno così non esci neanche ed eviti di spaccarti la faccia e ti catapulta nel clima natalizio, specialmente perché riesci a fare il pupazzo di neve che con la poca e sporca neve che c’è ora in giro puoi solamente far diventare luride le scarpe sprofondando nella puccia.

Questa non è neve. La neve è quella che quando esci di casa, ammesso che tu riesca ad aprire la porta, ti arriva alle ginocchia. È quella che piega i rami degli alberi e li imbianca completamente e non come adesso che sembrano spruzzati di “neve” spray come l’abete sintetico che ti ritrovi in casa. La neve è quella che quando accendi la tv ti fa dire << merda! >> perché non si vede un cazzo visto che l’antenna è sovrastata dei candidi e freddi fiocchi bianchi. Con quella che hai in giardino riesci a fare pupazzi di neve per tutto il quartiere. Potrebbe anche diventare un business.

Quella è neve, cazzo! Non questa merdaccia acquosa che ti penetra nelle scarpe e ti congela i piedi nonostante le tre paia di calze.

Uffa.

E ho anche le orecchie congelate, credo che tra un po’ mi si staccheranno e quando me ne accorgerò sarà troppo tardi, perché queste si saranno già scongelate, prenderanno vita e scapperanno da me, ritenendomi troppo crudele e insensibile per trattarle così, povere gioie. Un paraorecchie potevo anche comprarmelo.

Tra poco si staccheranno anche le dita della mano destra che stanno tentando in tutti i modi di reggere la sigaretta. Ma loro torneranno da me, dato che si sono affezionate troppo e, comunque, ci sono abituate a questo maltrattamento.

Ripeto: fa troppo freddo.

Fa troppo freddo per uscire a piedi per comprare gli  ingredienti per qualche brodaglia per il provvisorio co-inquilino lunatico ed influenzato.

Per lo scricciolo questo ed altro?

Meglio altro… Se proprio devo morire, preferisco non farlo in mezzo alla strada dopo aver piantato uno scivolone da cinema, ma in casa con le lamentele e l’accenno di psicopatia di Takanori.

Almeno sarei al caldo.

Tra quattro giorni ricominciamo con le prove. Spero vivamente che Ruki guarisca in fretta grazie alle mie amorevoli cure.

Apro la porta di casa e mi ci fiondo dentro, desideroso di fuggire al freddo insostenibile che c’è fuori. Faccio il mio ingresso con una borsata di roba comprata in un supermercato qua nei dintorni e subito Taka fa il curioso.

<< Cosa hai comprato? >> -chiede, coperta in spalla, dirigendosi verso la cucina con me- << Ancora quelle brodaglie? Non ne posso più! >>

<< Dai, ancora un paio di giorni che ti rimetti in sesto, poi basta, ok? >> -gli rispondo nel modo più premuroso che conosco, mentre ripongo la spesa nel frigorifero-

<< Uh! E questo? >>

<< Quello è per me >>

<< Anche per me, vero? >>

<< No >>

<< Come no? >>

<< No, non puoi bere in queste condizioni >>

<< Guarda che sto benissimo >>

Continua a cercare di persuadermi stringendo tra le mani quella bottiglia di sakè che mi sono appena comprato. È da ben quattro giorni che non bevo.

<< Solo un goccio. Stasera >> -sentenzio, strappandogli di mano il prezioso liquido alcolico-

 

 

 

-Ruki-
[Call me]

 

Non so se mi è mai capitato di prendere un’influenza del genere. Cioè, non è che sto più male del solito, è solo che solitamente in un paio di giorni mi passa. Questa volta no. Sarà perché continuo a scorrazzare per casa invece di starmene calmo nel letto, ma che ci posso fare, io odio stare da solo a non fare niente, specialmente se posso stare con qualcuno a fare qualcosa. E questo è proprio uno di quei casi. C’è il mio Uruha a farmi compagnia e mi posso lamentare con lui senza che mi urli dietro di smetterla, sì, mi dice di smetterla, ma lo fa dolcemente, non come qualcuno di mia conoscenza che quando sto in queste condizioni non tollera neanche che apro bocca. Perché in questo stato lui dice che sono ancora più insopportabile di quando sto bene.

<< Non mi ha ancora chiamato… >> -riferisco a Kou che seduto sul divano a fianco a me (oramai ci ho piantato le radici) sta cercando di acculturarsi leggendo un libro-

<< Prima o poi lo farà >> -mi risponde quasi con indifferenza-

<< Non gliene frega proprio un cazzo, posso anche schiattare, morire che si preoccupa anche solo per un attimo della mia salute! >>

Il mio interlocutore alza gli occhi dal suo romanzo e mi dice << Guarda che lui non lo sa che hai l’influenza >>

Un attimo di silenzio. Mi ero dimenticato di questo piccolo dettaglio.

<< Beh, sai cosa? Dovrebbe sentirselo che il suo migliore amico sta male, che ha bisogno di cure! E poi alla mia salute mentale non ci pensa? Ti devo ricordare perché me ne sono momentaneamente andato da là? >>

<< Evidentemente sa che sei in buone mani e che prima o poi tornerai >>

Ritorna a concentrarsi nella lettura dopo un mio sonoro sbuffo.

Reita mi fa… mi fa imbestialire. Giuro, stasera lo chiamo e gliene dico quattro!

<< Andrò a scaldare il sakè… >>

Osservo Uruha che si alza e ripone il libro nella libreria per poi dirigersi in cucina. Finalmente, non vedevo l’ora! E lui che spera che io ne beva solo un goccio…

<< Era ora che ti decidessi! >> -vocio cambiando canale alla tv- << Sono le undici, credevo che non avessi più intenzione di berlo >>

Ma quando mai lui non ha intenzione di bere?

Ritorna poco dopo con la bottiglia colma della cosa con cui stasera mi ubriacherò. Credo che sul mio viso si sia dipinto un ghigno malefico, vista la faccia di Kou.

<< Ti ho detto solo un goccio, Ruki, non sperare che ti faccio ubriacare >>

 

 

-Uruha-
[Can’t take any more]
 

Oh, beh, sì certo. Perché io speravo veramente di tenere a bada il piccoletto. Mi sono lasciato convincere quando ha detto che un po’ di sakè non fa male a nessuno. In effetti mi pare di non essere mai stato male, ma lui… Già non stava bene di suo, in più, ora che ci penso, non lo regge troppo l’alcool. E si vede.

<< Uruha, ne voglio ancoraaaa!! >> -mi allunga il bicchiere ma lo scosto-

<< Basta Taka! Ma non vedi come stai messo? Credo che se ti alzassi, non staresti neanche in piedi! >>

E ci prova anche, eh! Giusto per averne la conferma ricadendo pesantemente al suolo e scoppiando a ridere come un idiota.

<< Ok, Kou-chan >> -inizia quando si riprende- << Facciamo qualcosa di costruttivo… >>

Sorride malizioso. No, no, no, che vuole fare?

<< Non potresti fare niente di costruttivo in questo momento, a parte infilarti nel letto >>

Non so da quale raptus è stato preso e, soprattutto, come ha fatto, però si è alzato da dove stava ed è venuto qui, dall’altra parte del tavolo, e… e… mi si sta strusciando addosso!

Ok Uruha, calmo. Sopprimi i tuoi istinti primordiali e scansalo. Tu non puoi, non puoi approfittarti di questo cucciolo indifeso che per colpa tua si è ubriacato a dismisura. Devi spiegargli che non è il momento adatto e convincerlo ad andare a dormire, tanto domani non si ricorderà nulla, non si ricorderebbe nulla comunque. Però se si ritrovasse nudo nel letto gli verrebbero dei presentimenti, perciò togli la sua mano dal cavallo dei tuoi jeans e… Fuggi!

<< Taka, sta fermo! Sei ubriaco marcio, non farmi fare cose di cui poi me ne pentirò >>

<< Falle, Uruha, falle tutte >>

Eh no, cavolo! Se mi dice così come faccio io a starmene accuccia?! Anche perché qualcuno si è svegliato e non mi lascerà ancora per molto strisciare sul tappeto cercando di dileguarmi.

<< Cattivo Kou, non scappare >>

Ok, ho un’ultima carta da giocare. Non pensavo di dover arrivare fino a questo punto.

<< E… e se ti dicessi che sto con Aoi? >> -spero che se la beva-

<< No, tu non stai con Aoi, bugiardo! Altrimenti me l’avrebbe detto e si sarebbe vantato delle sue performance a letto >>

È vero. Maledetto immodesto.

<< Beh… >> -ricomincio prendendo forza- << Però una volta l’abbiamo fatto, sai? Potrebbe essere geloso >>

Ok, l’ho detto. Certo che di cazzate ne sparo… Aoi geloso di qualcuno che ci prova con me? Ma non si è mai visto.

<< E dimmi… >> -mi guarda dritto negli occhi scostandomi una ciocca di capelli mentre è, ovviamente, a cavalcioni su di me- << A lui è piaciuto? >>

Oddioooooo…. Ma che cosa mi chiede?? Ripensandoci però a Yuu (anche a me, eh) non deve essere dispiaciuto.

Sogghigno.

<< Direi di si >>

<< Ha urlato? >>

<< S… si >> -rispondo titubante e rosso come un pomodoro maturo-

<< Allora fai urlare anche me >>

BOOM!

Questo è matto! Questo vuole farsi stuprare, altro che! Fanculo ai miei buoni propositi, credo proprio che domani si ricorderà tutto e se avrà dei dubbi, verranno cancellati quando si accorgerà di essere nudo, con il mal di gola e stanco morto nonostante le diverse ore di sonno.

Lo prendo in braccio e a fatica raggiungo il letto, dopo aver sbattuto contro la porta ed essermi trattenuto dal farlo mio in corridoio. Questo ragazzo mi sta facendo perdere la testa.

<< U…Uruha >> -ansima sotto i miei tocchi- << Però fai piano… io n-non l’ho mai fatto con un uomo >>

Oddio santissimo. Questo dettaglio mi è stato ingiustamente nascosto. Mi sento in colpa sempre di più.

Inizio a spogliarlo dopo essermi tolto la maglietta. Ho già un caldo allucinante, mi sembra di stare in un forno.

Gli bacio il petto lasciandogli vistosi segni rossi al passaggio della mia bocca, fino a che non raggiungo con impazienza l’elastico dei boxer. Mi blocco un attimo, ma glieli sfilo subito dopo aver visto l’espressione di incitamento dipinta sul suo volto. Carezzo con una mano la sua erezione fino a quando non ansima il mio nome. Gli bacio l’inguine e raggiungo la punta del suo membro, iniziando a stuzzicarlo cautamente con i denti. Quando una sua mano si insinua tra i miei capelli chiedendo di più, lo accolgo completamente in bocca. Inarca la schiena e dopo vari gemiti strozzati ritorno a baciargli il petto con suo disappunto e raggiungo la sua bocca.

Cavolo, non l’avevo ancora baciato.

Mi lecca le labbra e poi gli lascio giocare con la mia lingua, fino a che, con il suo << Kou, non ce la faccio più… >> mi decido a continuare.

Mi levo pantaloni e boxer in un solo, rapido gesto e lascio che le nostre erezioni si sfiorino per un po’. Porto due dita alla sua bocca che succhia avidamente mentre mi lascia delle carezze ai piani bassi.

<< Stringiti forte a me e dimmi se ti faccio male >>

Non voglio assolutamente che senta dolore. Beh, un po’ è inevitabile, ma vorrei evitare di farlo sentire stuprato per davvero, anche se la voglia di prenderlo subito mi attira. No, devo prepararlo come si deve, è la sua prima volta. Allora inizio ad infilargli lentamente il primo dito e, anche se dopo il primo grido di dolore quasi mi viene da piangere e l’idea di lasciar stare mi sfiora, quando sento che si abitua all’intrusione ne aggiungo un secondo. Sostituisco le dita con la mia erezione sperando di non aver fatto male a mettergli un terzo dito, perché… beh, sì, insomma, sono un po’ ingombrante, io.

Gli lascio una lunga scia di baci sul collo ed entro in lui fino in fondo. Le prime deboli spinte lo fanno abituare e dopo poco allaccia le gambe dietro alla mia schiena, una silenziosa richiesta di raggiungere il suo punto più profondo. Un gemito più forte degli altri lascia la sua bocca quando questo avviene e la cosa mi fa eccitare ancora di più, per quanto possibile.

Ancora qualche spinta più forte delle altre e viene accompagnato da un orgasmo tra i più erotici che io abbia mai sentito. Mi riverso dentro di lui invocando il suo nome e aspetto che i nostri respiri e i nostri battiti tornino regolari, prima di uscire da lui e accasciarmi al suo fianco.

Qualche carezza sul suo viso e lui raggiunge il mondo dei sogni. È stato così bello, Taka…

Credo che, anche se lui non è stato del tutto lucido… credo che questa sia stata la notte più bella della mia vita.

 

 

 

**********************

Note dell’autrice:

ta-da! Ecco la lemon (se così si può chiamare questa roba), è stata dura ma ce l’ho fatta a far accoppiare questi due piccioncini.

Questo chappy lo dedico a LADY_youkai che mi aveva chiesto “implicitamente” se questi due facessero, diciamo, qualcosa di costruttivo. Lo dedico anche a _JULIETl_ che mi ha fatto la stessa domanda (scusa per gli svariati spoiler su msn ^^”) e a Denki Garl che mi ha commentato tutti i capitoli con infinita dedizione e che semplicemente amo, anche per avermi dato un soprannome jappy. Aishiteru, mia amante!! <3

Grazie mille a chi ha letto e recensito *manda baci*

^^Nami loves u^^

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Capitolo 6
*** Chapter six ***


-Ruki-
[I hate you]

 

Odddiosantissssimo.

Ma che ho fatto?

Ma, poi, davvero l’ho fatto?

O… forse, l’ho solo sognato.

Eppure…

Sono nel letto di Uruha (vabbè, sono quattro giorni che dormo con lui, però…), sono nudo come un verme, non so se qualche mio muscolo non è intorpidito, la gola mi brucia (dio se mi brucia), la testa mi fa male, credo che tra un po’ scoppierà e lui…

Lui mi sta abbracciando. Mi sta abbracciando forte, il suo corpo nudo contro il mio, il suo respiro sulle mie labbra…

Che dolce risveglio.

Ma… quando si sveglierà anche lui? Che farò? Che diavolo gli dico?! Inizierò a blaterare come un’ebete. Arrossirò. Tremerò dalla vergogna, perché, porcaccia, siamo avvinghiati l’uno all’altro e poi, ripeto, siamo nudi!

Nudi!

Io, nudo tra le braccia di Kou. Non me lo sarei mai immaginato. Neanche ora ci credo.

Lo osservo agitarsi per un attimo nel sonno e poi eccolo che apre gli occhi.

Merda.

Merda.

Merdaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa. Che gli dico?!

Beh, dai, è semplice.

<< Buongiorno >> -mugugno sulle sue labbra-

Mi sorride.

Kami-sama! Ma quant’è bello?!

<< Buongiorno >> -mi risponde, con tanto di successivo bacio a stampo-

Ooooookkei. È successo veramente.

<< Dormito bene? >> -continua sempre con un sorriso che mi fa sciogliere-

<< Beh… sì >>

Cos’altro gli dico? Gli chiedo se anche lui ha dormito bene? Naaaa, troppo banale. Gli chiedo se vuole che prepari la colazione? Ma quando mai io preparo la colazione?! Gli chiedo se…

No.

Non gli chiedo un bel nulla.

<< Uruha… >> -inizio, un po’ titubante, ma subito prendo coraggio- << Mi… mi è piaciuto… stanotte… io… non l’ho fatto perché ero ubriaco… perché, davvero, io volevo…. >>

Mi zittisce. Con un bellissimo bacio.

Tenero. Ecco cos’è lui. Tenero.

Ma dove diavolo erano puntati i miei occhi per non vedere quando era dolce questo angelo?

Oh, sì. Lo so dov’erano. Adesso capisco. E, forse, anche adesso che Kou mi sta delicatamente accarezzando i capelli… anche ora il mio pensiero non è solamente qua. Anche se non ha motivo di essere altrove, il solo fatto che la mia mente non sia completamente qui non mi lascia godere appieno questo momento.

E io lo odio.

Il mio stupido pensiero e ciò a cui è rivolto. Anzi, a chi è rivolto.

 

 

 

 

-Uruha-
[Awakening]

 

Mi scosto da lui con un po’ di dispiacere. Ma qualcuno la deve pur preparare la colazione… anche perché ho fame, tanta fame. Mi ha fatto consumare energie il piccoletto, stanotte!

Wow!

Stanotte!

Noi!

L’abbiamo fatto!

Da quant’è che aspettavo quel momento? Quanto ho rotto le palle ad Aoi per questo? Tanto. Troppo.

Ma ne è valsa la pena.

Però… io spero davvero che lui l’abbia fatto con coscienza. Perché non voglio che se ne vada da me, adesso che può essere mio.

Mi alzo dal letto, accorgendomi solo dopo di essere nudo. E provocando un lieve rossore sulle guance di Takanori. Afferro al volo i boxer e poi fuggo in cucina a preparare qualcosa.

Anzi, diciamo a scartare qualche merendina, perché ho zero voglia di mettermi ai fornelli e poi sono già le undici e mezza. Ci penserà il pranzo a riempirmi la pancia come si deve.

Preparo la moka e la metto sul fornello. Sento un brivido percorrermi la schiena.

Un brivido di freddo. In effetti sto girando per casa con un misero paio di boxer indosso e oggi è l’otto gennaio e, a giudicare dalla quantità di neve presente in giardino e da quella che sta scendendo lentamente dal cielo… Beh, fuori non deve fare molto caldo. E nemmeno in casa! Mi sono dimenticato di accendere il riscaldamento.

Devo andare ad accenderlo. E devo anche mettermi qualcosa indosso, altrimenti rischio di morire in uno dei giorni più belli della mia vita.

La caffettiera fischia. Ok, farò tutto dopo un buon caffè caldo.

<< Uru…. >> -la sua voce assonnata mi fa voltare di scatto con un sorriso a trentadue denti- << Tieni, credo proprio che tu abbia freddo >>

Mi porge una felpa pescata a caso tra le tante del mio armadio, direi. Che premuroso… Ma da quando?

<< Grazie… >> -gli rispondo prendendo l’indumento per poi indossarlo- << Non c’ho pensato a coprirmi… sotto le coperte faceva così caldo… >>

Verso il caffè nelle tazze e acchiappo una merendina.

Sì, là, stretto a lui, faceva molto caldo.

<< Ma tu non dovevi chiamare Reita? >> -inizio così, dopo qualche secondo di silenzio, ricordandomi di quello che mi ha detto ieri sera-

Abbassa lo sguardo sulla sua tazza color oro e mi risponde << Beh… ho cambiato idea. Tanto lo vedo tra tre giorni e poi non c’è bisogno che gli stresso l’anima… >>

Ho sentito bene? Di solito Ruki sostiene che è Ryo a rompergli costantemente le palle e mai il contrario.

Credo che ieri sera abbia preso una violenta botta in testa e non me ne sono accorto.

Oppure…

 

 

 

 

*******************************

Note dell’autrice:

Non potevo.. io non potevo non postare un capitolo oggi, anche uno cortisssssimo come questo! Oggi è il compleanno di Aoi-san!!!

Otanjobi omodetou, vecchio         ^__________________^   *stappa la spumante*

Coooomunque… perdonatemi se l’ho fatto finire così, ma… u.u voi perdonatemi e basta, capitemi!!

Mi dispiace se ho fatto morire della gente con il capitolo precedente (sia se hanno apprezzato la lemon, sia se l’hanno schifata). Spero che la ficcy continui a piacere e, please, recensiteeeeeeeeeeee!! T_____T dai, un commentino di apprezzamento/critica potete anche lasciarmelo, no?? ç_ç

Un bacione a tutti i lettori e uno più graaaande a mia moglie, che mi auguro di vedere il 13 aprile (non vi devo dire che succede quel giorno, vero?) e magari anche prima. Aishiteru, mai lav! ^o^

^^Nami loves u^^

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Capitolo 7
*** Chapter seven ***


-Uruha-

[Thought]

 

Oggi è strano. Sì, ok, so bene che cosa sia successo stanotte, però… è pensieroso. Ruki… lui, generalmente, non pensa. Cioè, non così tanto. Ma oramai, penso di aver capito. Non c’è bisogno che continui a cercare di trovare un altro motivo.

È così e basta.

Da qualche minuto sta fissando il cellulare, so a che sta pensando.

<< Taka, come ti senti oggi? >> si volta verso di me alla mia domanda, ma non sembra avermi ascoltato.

<< Cosa, scusa? >> appunto.

Sospiro << Smettila >>

Corruga la fronte e torna per un attimo a contemplare il cellulare che passivo se ne sta sul tavolino del salotto. Poi si accomoda ancora di più sul divano << Scusa >>

<< Non devi chiedermi scusa. Io lo dico per te >> annuncio, accarezzandogli una guancia. Bollente. Ha ancora la febbre.

<< Dove vai? >>

<< A prenderti l’antibiotico >>

Mi allontano dalla sala per entrare in cucina. Inizio a pensare che forse non avrei dovuto farlo. Non ieri sera. Non con Taka ubriaco. Non con lui che, lo so, sta pensando a Reita.

Il mio cellulare squilla nella tasca << Pronto? >>

<< Come sta? >>

<< Perché non chiami lui?! >> sbotto all’interlocutore.

<< …Pensavo fosse a letto >> effettivamente, di solito il nostro vocalist se la dorme che è un piacere, appena può.

<< Io non penso che stia bene, Ryo >>

Sento che sbuffa << Lo sa che tra tre giorni ci sono le prove?! Digli che se prende ancora fred- >>

<< NO! Non sta male in quel senso! >> annuncio, cercando di moderare il tono della voce << Perché non l’hai chiamato? È di là che sta aspettando che il cellulare squilli >>

Per qualche secondo non sento più nessun rumore provenire dall’altro capo del telefono.

Poi un sospiro << Ci vediamo lunedì, Uruha >> e il tu-tu di fine chiamata.

Ma… << Ruki >> lo chiamo, mettendo la testa fuori dalla cucina << Ma… gli altri non lo sanno che tu hai l’influenza, vero? >> chiedo per cercare di capire.

<< No, io non l’ho detto a nessuno… perché? >>

Perché? Perché Reita lo sa.

Riempio un bicchiere di acqua e prendo la pastiglia tristemente bianca che Takanori deve assumere.

<< Beh? Perché, allora? >> mi domanda, appena rimetto piede in salotto.

Gli porgo la sua medicina e mi siedo al suo fianco << Su, non stare a crogiolarti… tra tre giorni lo vedrai e… ti chiederà se va tutto bene… poi tornerai a casa con lui e- >>

<< Io non ci voglio tornare a casa con lui >> sibila, acido.

Dio, è veramente irato.

Inizio a pensare che non sia stata una buona idea accettare di farlo stare qua per un suo stupido capriccio… Dopotutto, era solamente un capriccio, un modo per capire quanto Ryo pensi a lui. È Reita che vuole, non di certo me…

Per quanto lui mi sia… indispensabile per sentirmi bene, non credo che questo tipo di rapporto tra noi due sia giusto.

Mi bastava… Come era prima, mi bastava.

 

-Ruki-

[Going out]

 

<< Voglio uscire >> esordisco, dopo attimi di silenzio in cui ho osservato un Uruha con lo sguardo perso nel vuoto << Sono stufo di stare in casa a fare niente >>

<< Ad aspettare, vorrai dire >> sputa, quasi seccato << Comunque, non puoi uscire >>

No. Non può obbligarmi a stare qua a marcire sul divano di casa sua a rimuginare sul fatto che quel brutto decerebrato non mi consideri minimamente.

<< Sì, invece. Esco. Vado da qualche parte a… >>

<< Non hai un valido motivo per uscire >> si alza di scatto e mi punta il dito contro << Perciò, come tuo compagno di band, mi sento in dovere di trattenerti per evitare che la tua condizione fisica peggiori e ciò comporterebbe a… >>

<< Smettila >> mi ha fatto venire il mal di testa.

Ho bisogno di uscire, di… di fare shopping, ecco. È una delle poche cose che mi libera da tutti gli altri pensieri.

<< Vado a comprare il regalo per Aoi >> potrebbe essere una buona scusa.

Ma io non ho la patente.

E non ho nessuno che mi possa accompagnare. Tranne l’unica persona che non mi accompagnerebbe per nulla al mondo… ma tentar non nuoce << Urupon… >>

<< No, scordatelo >>

Rimane lì, in piedi, a fissarmi con lo sguardo serio, accusatore. Quasi come se tutt’ad un tratto non gli andassi più a genio. Forse, non gli sono mai andato a genio.

Ora, capisco la sua premurosità -che è ben accetta- ma tenermi segregato in casa mi sembra eccessivo. Ho solo un po’ di influenza, prendere una boccata d’aria all’aperto non mi farà di certo male.

<< Va bene >> enuncia all’improvviso << però io non ti accompagno da nessuna parte >>

<< Non c’è problema, vado da s- >>

<< NO! Da solo non vai da nessuna parte! >>

Ah, e quindi?

Sbuffo, in attesa della sua sentenza. Mi protendo verso di lui, ma non dice niente. Solamente, afferra il cellulare e sembra intenzionato a chiamare qualcuno. La cosa non mi piace affatto.

Porta il telefono all’orecchio. L’espressione apatica del volto non mi suggerisce nulla di buono.

<< Ho una cosa da farti fare, fatti trovare da me tra mezz’ora >> ordina alla persona dall’altro capo.

E poi la conversazione termina.

<< Vatti a vestire. E copriti per bene >>

<< Sì, MAMMA >>

Mi trascino in camera, abbandonando la coperta -compagna di queste lunghe e noiose giornate- a terra, a metà corridoio. Apro una delle mie valige e per la prima volta ci tiro fuori qualcosa che assomiglia a dei vestiti per uscire di casa, perché fino ad ora ho tirato avanti con pigiami, pigiamini, pigiamoni, tute e felpe giganti di Kouyou.

Indosso quello che ho scelto e mi barrico in bagno, per cercare di assumere un aspetto decente e presentabile.

Il tempo concessomi passa forse un po’ troppo in fretta. Qualcuno suona il campanello di casa e Uruha ci mette ben poco ad aprire cancelletto e porta.

<< Ben arrivato >>

<< Che avevi bisogno? >>

Questa voce è l’ultima che avrei pensato di sentire.

Però, probabilmente, l’unica che speravo.

 

 

 

*************************

Note dell’autrice:

è normale che non vi ricordiate di questa ficcy, tranquilli. Sono io che l’ho abbandonata. Sì, lo ammetto: l’ho abbandonata.

Però oggi mi è venuto l’impulso di riprenderla tra le mie braccia e cercare di fare del mio meglio per risanarla e portarla avanti. Infondo, è anche questa una mia bimba e non posso lasciarla così, a marcire.

Spero che abbiate apprezzato questo capitolo benché misero… Fatemi sapere che ne pensate *e perdonate questa povera idiota che non trova mai tempo per le sue bimbe u_u*

Un bacione a tutti.

[Kisu, atashi no ai!]

^^Nami loves u^^

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Capitolo 8
*** Chapter eight ***


-Uruha-

[Waiting]

 

È tutto il giorno che Taka è rumoroso. E quando è rumoroso non è mai un buon segno.

L’ennesima porta sbattuta, un paio di ante della cucina sbatacchiate violentemente, utensili di ogni tipo urtati e quindi caduti. Sbuffi e sospiri, confusione e movimenti a scatti, rabbiosi << Ruki, fermati >> pronuncio, poco prima che riesca a mettere sul fuoco la moka, trovata non senza difficoltà in mezzo alle pentole << Non penso che un caffè sia una mossa corretta. Mi sembri agi- >>

<< NON lo sono >> esclama, mantenendo il più possibile la calma.

Ma quale calma?

<< Hai, per caso, litigato con… >>

<< NON ho litigato proprio con nessuno, Uruha >>

Vuole darmela a bere? Ok… no, non gliela faccio passare << Va bene, ma secondo me avresti bisogno più di una camomilla che di- >>

<< Va benissimo il caffè. Io voglio il caffè >> sbotta. Sembra una crisi isterica.

Lo lascio fare, questo non posso evitarlo.

Qualcosa deve essere andato storto ieri. È rientrato a casa dall’uscita con Reita a passi pesanti, ha lanciato il pacchettino del regalo di Aoi -non ho idea di cosa gli abbia preso e ho paura- sul divano dove c’ero io senza degnarmi di uno sguardo. Tutto questo dopo aver richiuso la porta con un tonfo da primato mondiale e prima di erompere con un << Stasera non mangio, buonanotte >>. Ed erano le sette di sera.

Poi, non l’ho più visto fino a stamattina. Io mi sono alzato presto, ma lui… lui era già in piedi, non esattamente fresco come una rosa e bello riposato. Stava seduto al tavolo della cucina, fissava, inerte, la sua tazza di caffè -oramai freddo-però mi ha salutato << Dopodomani ci sono le prove, cazzo! >>. Ed erano le otto di mattina.

Adesso, l’orologio mi informa che sono le undici e mezza. Takanori non ha ancora spiaccicato una mezza parola da persona umana. Sto attendendo una rivelazione della giornata di ieri, magari il caffè -per assurdo- lo farà calmare e mi dirà qualcosa.

Un altro sbuffo << Ma quanto ci metti?! >> inveisce contro la mia povera moka << Giuro che se non ti muovi, ti faccio provare l’ebbrezza del volo! >>

Finalmente, dopo una serie di minacce agghiaccianti, riesce a versarsi il liquido bollente nella tazza, evitando, così, di lanciare l’arnese contro il vetro della finestra, infrangendolo irrimediabilmente. Dio.

Si siede nella stessa sedia di tre ore e mezza fa, probabilmente anche di qualche ora in più -chissà da quanto era in piedi, stamattina…- lancia uno sguardo al fumo che esce dal contenitore. Spero che non voglia ammazzare anche quella tazza. È la più carina che ho.

<< Smettila di guardarmi così, come se fossi uno psicopatico! >> mi aggredisce all’improvviso, rompendo il silenzio della stanza. Allora sistemo il mio sguardo. Doveva essere davvero penoso… << Vuoi sapere di ieri? Diamine, ma che ti interessa?! >>

È per la mia incolumità fisica e mentale << Cavolo, hai quasi ucciso la mia caffettiera solo perché non si muoveva a produrti il caffè, figuriamoci se per caso io dovessi toccare un tasto dolente… almeno so che cosa posso dire e quali argomenti è meglio evitare… >> provo così, senza pensarci troppo.

<< Oh, che scusa idiota! Secondo te, qual è la cosa di cui NON vorrei assolutamente sentir parlare oggi? Che forse, era la stessa degli altri giorni >>

No, non era la stessa degli altri giorni. Cioè, gli altri giorni non faceva altro che pensare a lui. Aspettava soltanto di sentirlo << Reita >>

<< Ti ho detto che non voglio sentirne parlare! >>

<< Ma… >> diavolo, me l’ha chiesto lui! La situazione è tragica << Ok, allora dimmi: che cosa è successo con quella persona di cui non vuoi sentir parlare? >> tento di farmi dire qualcosa, qualsiasi cosa andrebbe bene.

Lo vedo. Si sta preparando a urlarmi contro tutto, non potrebbe fare altrimenti << Oh, beh, nulla. Nulla di umanamente ovvio e normale, solo una grossa cazzata! Una stronzata! Poteva anche risparmiarselo, sai?! >> ok, in questi casi la soluzione è attendere che si fermi da solo, con un monologo autoconclusivo, intanto continuo a bere il mio tè freddo << No, ma, lui è il più furbo di tutti, ha deciso così e allora deve andare bene! Ma io mi chiedo: con quale criterio decide di baciarmi così, di punto in bian- CHE CAZZO FAI?! >>

Ok, ho capito bene? Ah, ho sputato parte della mia dose di teina sul tavolo << Scusami, pulisco subito >> accenno un sorriso. In realtà sono scosso. Molto scosso.

Afferro una spugna dal lavandino e ripulisco il danno. Per fortuna non sono arrivato a sporcare Ruki… se no chi lo sentiva. Si, ma << Puoi andare avanti >>

<< Non ho altro da aggiungere >> e mette il broncio.

 

-Ruki-

[Questions]

 

Vorrei polverizzarlo. Come si è permesso?! Cosa gli è saltato in mente?! Perché non se n’è stato buono e a cuccia ad attendere che io finissi di cercare quel maledetto regalo per quel maledetto chitarrista?!

Non riesco a trovare risposte. È tutta notte che ci penso.

Chissà che faccia che devo avere… diavolo, per colpa sua, stamattina sono impresentabile, ci credo che Uruha sia preoccupato… E poi…

Non avrei dovuto sbottare così, dirglielo in questo modo così poco riflessivo… Kou ci tiene a me e ieri notte me l’ha dimostrato. Si sentirà sicuramente ferito. Anche se…

Alla fine, che colpa ne ho io? Che colpa posso avere se usciti da uno degli innumerevoli negozi in cui siamo entrati ieri io e Ryo, lui abbia deciso di stritolarmi e bac… Oh dei, neanche riesco più a pensarci.

<< Dai, Ruki… non puoi tenermi il muso per tutto il resto della giornata… che ti ho fatto, io? >> domanda, giustamente, Urupon, riponendo la spugna da dove l’aveva presa.

Lui non mi ha fatto nulla, invece io… << Scusami >> riesco a dirlo, finalmente << Tu non hai fatto niente e non te l’avrei dovuto dire così… >> sto cercando di calmarmi, malgrado il persistente pensiero rivolto a quello là << è solo che.. sono veramente adirato con lui, non avrebbe dovuto farlo… io non volevo >>

<< O forse sì >> enuncia, versandosi un po’ di tè nella tazza << Magari, non eri pronto, probabilmente ti ha colto di sorpresa e la cosa ti ha spiazzato… però volevi, non prendiamoci in giro! >>

Non può essere. Io e quello là… che se solo me lo ritrovassi tra le mani in questo momento lo ammazzerei… non volevo baciarlo, no di certo! Si stava sistemando tutto tra di noi, ieri, eravamo così tranquilli…

Perché ha rovinato di nuovo il nostro rapporto? Come sempre… se non sono io a mettere zizzania tra di noi, lo fa lui. Eppure, quando lo fa lui è peggio. Quando sono io a metterci in contrasto è come se niente fosse per Reita. Oppure, è quello che mi da a credere… può darsi che ci sia abituato e non sia così permaloso come me.

Gli ho pure tirato uno schiaffo guardandolo dritto negli occhi, indignato << Portami subito a casa… a casa di Uruha >> ho erotto così, nel silenzio creatosi.

Pensava di sistemare le cose in quel modo?

<< Se Ryo ti ha baciato… >> comincia il chitarrista, sistemandosi meglio sulla sedia << l’ha fatto perché lo voleva, non aveva un secondo fine, lui non è capace di certe cose… >> mi comunica, forse deve aver capito che io l’ho pensato << Quindi, non stare a crogiolarti. Reita ti ha baciato e probabilmente non gli importa di essere stato rifiutato, sa che l’hai fatto perché eri agitato >> continua, e io inizio a non capire << Lui è molto sicuro di se e non farebbe mai nulla se non fosse sicuro del risultato. Per lui, ora è tutto a posto… Dovrebbe essere così anche per te… >>

Sospiro, lancio uno sguardo fuori dalla finestra << Io non sono calmo, non riesco a stare tranquillo, perché non so che cosa voglio… >>

<< Dillo a Reita, vedrai che si sistemerà tutto >>

 

 

 

 

*************************

Oooh, e per la gioia di tutti il lettori, ecco che puntualmente sono in ritardo u_u l’ultimo aggiornamento risale alla data 28/12/2010 e la cosa è… assolutamente normale, per me.

Continuala presto ^^ [cit. DirtyBlueNoseband]

Spero in un aggiornamento veloce, mai lav! [cit. Denki Garl]

Spero proprio di poter leggere il seguito. [cit. xxxp o n]

Bene. Non so se i vecchi lettori abbiano la avuto la possibilità di leggere anche questo chap -causa vecchiaia, si intende u_u- e credo di aver deluso le aspettative di tempistica *credi?! NdTutti*, però, sappiate che ho fatto il prima possibile. Ho aspettato Ispirazione a lungo e quando è arrivata l’ho accolta garbatamente. Ed ecco qua.

Sempre sperando che io non abbia bisogno ancora di tempi biblici per aggiungere un altro chap… ci vediamo alla prossima!

Grazie a tutti e perdonatemi per l’ennesima volta.

^^Nami loves u^^

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Capitolo 9
*** Chapter nine ***


-Uruha-

[phone call]

 

<< Ti ripeto che qui la situazione è disastrosa, i miei nervi non reggeranno ancora a lungo, lui mi sta distruggendo, mi sta dilaniando le interiora con questa stramaledetta storia! >>

<< Kou, e io ti ripeto: non sono la persona giusta a cui dire queste cose >>

Dall’altro capo del telefono, un provatissimo Aoi sta cercando di rassicurarmi e di farmi credere che tutto questo finirà presto. Sono sempre più convinto che io finirò pazzo e basta.

<< Ma io che faccio? Non me la sento di impicciarmi e chiamare Reita… >> continuo con la mia lagna -me ne rendo perfettamente conto- direi totalmente priva di senso.

<< Secondo me domani si vedranno e si sistemerà tutto. Mancano poche ore, dai, resisti >>

In effetti, pochissime ore. Sembrano non passare più.

Do l’ennesima occhiata all’orologio della cucina e sospiro fortemente. Sono sole le tre. Di notte << Scusami, dovresti essere a letto da un bel po’… ti lascio andare >>

<< Urupon >> mi chiama << non c’è problema: se vuoi parlare ancora un po’ ti ascolto >>

Mi manca. Mi manca averlo qui che asseconda tutti i miei capricci e che mi ascolta anche se –lo so- spesso non gliene frega niente di quello che sto dicendo. E adesso, più che mai, con questa storia di Ruki altamente stressato che sta sfibrando anche me, lo vorrei vicino a me che mi coccola e mi sorride.

Boh, mi sento un po’ strano << Sei gentile Aoi, comunque non c’è bisogno, andiamo a dormire >> sentenzio, sempre sussurrando le parole. Non vorrei che Taka si svegliasse e mi sbraitasse contro.

<< Va bene, allora a domani, buonanotte, Kou >>

<< Buonanotte >> rispondo << Comunque mi manchi, Yuu >> e metto fine alla conversazione.

 

-Ruki-

[my fault]

 

Voglio godere ancora per un po’ del piacevole calore donatomi dalle coperte, ma purtroppo ho sentito la sveglia di Uruha suonare. So che tra poco mi sveglierà.

Non voglio alzarmi, non voglio uscire e, soprattutto, andare alle prove. In questi due giorni non ho fatto altro che lamentarmi con il mio chitarrista… non avevo nessun altro con cui sfogarmi e si è dovuto sorbire tutto.

Stanotte è andato a dormire tardi, l’ho sentito mentre andava in camera, ha urtato qualcosa e ha sbuffato. Stamattina sarà stravolto. Come me, del resto, che mi sono addormentato solo dopo aver concluso una eroica battaglia contro il letto, che non mi offriva una posizione comoda.

<< Taka, è tardi >> mi sussurra, con decisione. È già arrivata l’ora. Mi rigiro tra le lenzuola malmesse e con qualche mugugno gli faccio capire che non ho per niente voglia di fare niente << Guarda che è tardi veramente, ho sbagliato a puntare la sveglia >> e a questo punto mi allarma. Non voglio rimproveri da parte di Kai, non stamattina.

<< Quanto tardi? >>

<< Dovremmo essere là, all’incirca… adesso >>

Spalanco gli occhi e mi fiondo giù dal letto << Cazzo! >> belle parole subito di prima mattina.

Cerco di darmi una sistemata, metto i primi vestiti che trovo, non c’è tempo per il trucco, per i capelli, per gli accessori, per il caffè << Kou, andiamo, muoviti >> lo incito, mentre ancora si sta infilando la maglietta << No, diavolo! È al contrario, sbrigati! >>

Cerco la mia borsa per tutta la casa, alla fine la ritrovo nel posto più ovvio del mondo << Da quando metto le cose apposto a casa degli altri?! >> mi maledico cento volte per non fare abbastanza in fretta, mai. Kouyou è già sulla porta di casa con le chiavi in mano, che aspetta solo me << Alla fine sono sempre l’ultimo >>

<< Vedo che sei oggettivo questa mattina, cos’è successo? >>

<< Un sacco di cose, a quanto pare >> concludo, vago. Che strana frase.

Mi siedo in macchina, lanciando un sospiro di sollievo misto a preoccupazione. Spero che cantando mi passi almeno di poco questa agitazione che da due giorni, che dico! che da diversi giorni mi sta attanagliando. Infondo, sono preoccupato dal primo giorno che me sono andato da casa. Forse è giunta l’ora della resa dei conti con me stesso.

<< Non mi hai detto che cosa hai comprato a Yuu >>

<< Nulla di interessante, poi vedrai… >> mi volto ad osservare apatico l’asfalto dal finestrino.

<< Ruki >> mi richiama << L’ultima volta che hai detto così hai regalato un vibratore a Kai! >>

Faccio roteare gli occhi << Ancora con questa storia?! Secondo me è stato un regalo geniale >>

<< No, Taka, per niente >> e la finisce. Se continuasse lo insulterei a morte e lui lo sa bene.

La strada per gli studi non mi è mai sembrata così breve, la porta così leggera, le scale così poco faticose << Perché oggi non abbiamo preso l’ascensore?! >>

<< Sto cercando di allungare il percorso, mi sembra ovvio! >> annuncio, imboccato l’ultimo corridoio da percorrere.

<< Ma se siamo in ritardo! >>

Faccio un respiro profondo e mi porto davanti all’entrata della sala prove. La maniglia è gelida sotto la mia mano. La porta cigola un po’.

<< Ok, è successo qualcosa >>

Abbiamo appena varcato la soglia che Yutaka esordisce così << C-cosa? >> domando, desideroso di una risposta.

<< Me lo dovreste dire voi tutti. Guardate le vostre facce! >>

Guardo gli altri, stranito. Tranne Reita, non ce la faccio a degnarlo di uno sguardo.

<< Siete stravolti, sembrate degli zombie! Quello strano, oggi, mi sembro io! Mi dovete delle spiegazioni >> continua il batterista << Di sicuro, se ci mettessimo a suonare faremmo letteralmente schifo! Odio sprecare tempo! >>

È, evidentemente, un’adirata richiesta di sistemare la faccenda. Ancora una volta, è colpa mia << E’ colpa mia >> annuncio, per la sorpresa di tutti. Mi sento stremato solo per aver pronunciato queste misere parole << Oggi tornerò a casa, così tutto andrà a posto >>

<< Non sono d’accordo >> Reita sembra voler farmi saltare i nervi. L’espressione sul suo viso –che, finalmente, riesco a guardare- apparentemente rilassata, cela qualcosa che assomiglia a rammarico << La colpa è mia e, semplicemente, tornare a casa, non ti servirà >> gli altri paiono ascoltare con attenzione, la situazione riguarda un po’ tutti << Propongo di chiarirci io e te, da soli, magari davanti a una pizza, offro io. Stasera, passo a prenderti alle otto >>

Ha un non so che di appuntamento, questa proposta. Osservo i miei band-mates. Tutti aspettano impazientemente una risposta positiva, utile alla salvaguardia della salute mentale di ogni componente.

Io, invece, lo manderei volentieri a fanculo, famigerata landa sperduta, dove a tutti, ogni tanto, conviene rifugiarsi.

<< Va bene. Ci sto. Ma non voglio la pizza, voglio il sushi >>

 

 

 

**************************

Note dell’autrice (masochista):

nonostante la consapevolezza di essere sempre  in uno stramaledetto ritardo, anche questa volta non sono stata da meno. Di me non si può dire che sono contraddittoria.

Ringrazio chi ancora mi segue e mi sostiene. Vorrei poter abbracciarvi tutti.

Nella speranza di essere contraddittoria almeno una volta in tutta la mia esistenza, vi saluto e vi mando un bacio solo per tutti (perché mi manca il tempo, mannaggia!)

P.S.: già che ci sono (perché chissà quando tornerò) vi auguro un Merry Christmas and a Nyappy new year!

^^Nami loves u^^

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Capitolo 10
*** Chapter ten ***


-Uruha-

[observe]

 

Sento che Ruki oggi è diverso, finalmente. Lo vedo deciso, sicuro di se, pronto ad affrontare Reita e a dirgli tutto in faccia, senza alcun ripensamento. Il suo viso è rilassato, quello tipico della sua quiete prima della tempesta, quello che, onestamente, non vorrei mai fosse per causa mia. È lo sguardo delle grandi, rare, occasioni in cui deve darci un taglio con qualcosa per sistemare questioni importanti. Non vorrei, perché la sua determinazione è sempre spiazzante, esplode all’improvviso e ti entra nelle ossa, io non potrei reggerla.

<< Kou, stasera me ne vado >> esordisce inaspettatamente, continuando a fissare la tv << Vado a fare le valigie >>

E così si alza dal divano, con la fretta di chi non vede l’ora di incominciare per finire presto. Va in camera e non lo vedo più, ma, lo so, di sicuro si sta guardando in giro, per decidere da dove cominciare.

Afferro il telefono di casa << Yuu >> chiamo il suo nome, dall’altro capo del telefono sento una risatina sommessa.

<< Lo so, è ora, vero? >> mi risponde, calmo.

<< Già. Fai le valigie e ritorna da me >>

 

-Ruki-

[no doubt]

 

Oramai è tutto chiaro. Nella mia testa ogni cosa è al suo posto e mi sento tranquillo, perché so che stasera andrà tutto al meglio. La paura di stamattina se n’è andata da un pezzo. Rimane solo un po’ di rammarico per aver stressato i miei migliori amici per un mio capriccio -uno dei tanti-, sicuramente il più azzardato di tutti.

Esco dalla doccia e afferro l’asciugamano. La radio del bagno, accesa su una stazione a caso, mi offre l’ascolto di “The LOVE SONG” degli LM.C, probabilmente perfetta in questo momento. Sorrido. Poi guardo l’orologio: sono le sette e mezza, non riuscirò mai ad essere pronto per le otto. Sorrido di nuovo. Ryo, tanto, lo sa.

Difatti, sono pronto per lasciare il bagno alle otto e un quarto. Raggiungo il salotto dopo aver raccattato le mie valigie in camera e trovo Reita ad aspettarmi in salotto, comodo, comodo, sulla poltrona << Sono arrivato puntuale alle otto, nonostante sapessi che non saresti stato pronto per uscire. Ne ho approfittato per fare un paio di chiacchiere con Uruha… >>

Probabilmente si riferisce anche a quel fatto << Ah >> rispondo, soltanto.

<< Il mio nano preferito ha fatto un po’ di casini, a quanto pare! >> mi sorride, e io faccio lo stesso.

<< Andiamo, bassista dei miei stivali! Ho fame >> poi continuo << Ah, e aiutami a portare fuori le mie cose, se no non ce ne andiamo più >>

Ce ne andiamo dopo aver salutato di fretta Kou, tanto lo rivedremo domani alle prove.

Il ristorante è sempre il solito e ci accomodiamo nel solito tavolo appartato, lontano dagli altri clienti e possibili fans.

Veniamo serviti quasi immediatamente e penso sia giunto il momento di chiarire la faccenda. Non sono agitato, né angosciato, le mie mani non tremano e il mio respiro è regolare. È tutto apposto.

<< Beh, io sono agitato, sai? >> comincia Reita. Non pensavo potesse rivelare una cosa del genere << Tu non lo sei, si vede chiaramente, ed è proprio per questo che io lo sono >>

<< Perdonami, non ho motivo di esserlo. E non dovresti neanche tu >>

<< Invece sì. Potresti dirmi di tutto in questo momento. Potresti dirmi “Ehi, Ryo, ti amo!” e io non saprei cosa fare, cosa risponderti. Ma, probabilmente, anche se dicessi “Ehi, Ryo, ti odio” sarebbe lo stesso >> sputa tutto così, evidentemente in ansia.

<< Allora proviamo >> gli dico.

<< A fare che? >>

<< Beh, io ti dico una cosa e vediamo che cosa mi rispondi, ok? >> non ricevo risposta << Ok, lo faccio >> è preoccupato e non voglio tenerlo sulle spine oltre << Però non mi interrompere >>

<< Ok… >>

<< Ti amo >> annuncio, sotto i suoi occhi smarriti << Ma non ti preoccupare. So che una cosa come questa non è possibile… Infondo, anche Aoi e Uruha ci hanno rinunciato, nonostante per loro un sentimento come questo sia reciproco. L’hanno fatto per la band e intendo farlo anch’io. Non voglio creare problemi, non più >>

È rimasto impietrito, ma è normale, lo sarebbe chiunque. Io sono talmente convinto che non ho avuto difficoltà a dire quello che ho detto, anche se ora mi sento un po’ vuoto. Era una cosa che mi riempiva l’anima ed essermene liberato così in fretta mi ha lasciato uno spazio enorme da dover colmare con la sua risposta. Che, come previsto, non arriva << Non devi rispondermi per forza, vorrei che non ci pensassi >>

Alza di scatto gli occhi dal suo piatto di sashimi perfettamente integro << Come potrei non pensarci, Taka? Non dire stupidaggini. Però, ora non ho niente da dire >>

Annuisco e gli sorrido << Direi che possiamo cominciare la nostra cena >>

<< Sono d’accordo. Buon appetito, nanetto >>

Per tutto il resto della serata passata al ristorante, ho cercato di intrattenere discorsi del tutto fuori tema dall’argomento principale. Anche se penso che sia stato al centro dei pensieri di entrambi << Andiamo a casa, Reikun? >> gli chiedo, quando il pasto giunge al termine.

Fuori dal ristorante, un vento freddo mi investe facendomi rabbrividire << Peccato… >> sussurra il mio bassista, senza andare oltre.

<< Cosa? >>

<< Peccato che faccia questo freddo, volevo portarti in un posto… >>

<< Va bene, sai? Guarda che non muoio mica per qualche grado in meno della norma! >>

<< Non ne sarei tanto sicuro! >> sogghigna. Vuole sempre farmi arrabbiare, ma stasera sono immune << Dai, andiamo >>

Le luci della città mano a mano si fanno meno invadenti. Il centro è ormai lontano da un pezzo. Mi pare di conoscere questa parte di Tokyo << Reita, ma qui… >>

<< Sì. Allora di qualcosa ogni tanto ti ricordi! >> intanto, parcheggia l’auto.

<< Non fare lo scemo! Come potrei dimenticarmene! >> questa, comunque, non me l’aspettavo.

Mi sta portando nel parco in cui usavamo trovarci con la nostra vecchia band, prima di andare alle prove. Prendevamo una bibita fresca al chiosco e ce la gustavamo in riva al laghetto, tra un discorso idiota e l’altro.

<< Mi piace questo posto. Mi è dispiaciuto non venirci più… >> senza neanche pensarci, percorriamo insieme la stessa strada di un tempo, quella per raggiungere la panchina più solitaria di tutte.

<< Chissà perché avevamo deciso di starcene sempre qui… >> pronuncio, mentre mi accomodo sul legno malconcio.

<< Sicuramente, sarà stato un tuo capriccio >>

La quiete di questo posto mi affascina. Non pensavo potesse essere tanto rilassante stare qui di sera, ad osservare il cielo notturno illuminato da tutte quelle stelle… L’acqua immobile restituisce un riflesso perfetto della volta celeste. E, anche se questa parte di parco non è illuminata artificialmente, riesco a scorgere perfettamente il viso di Reita, sereno, in contemplazione anch’esso di questo angolo di tranquillità.

Si volta è incrocia il mio sguardo << Che hai? >> fatico un po’ a trovare il motivo di tale domanda.

Qualche lacrima mi bagna il volto e le asciugo in fretta << Non lo so, sarà che mi sono emozionato… >>

… O che la sua espressione così distesa mi abbia colpito a tal punto.

<< Penso che ti meriti una risposta come si vede >> sentenzia << e penso anche di volerti baciare >>

<< Ora mi sento un po’ triste… >> abbasso gli occhi sulle mie mani. Non ci voleva, adesso sto tremando e spero sia il freddo pungente.

<< Perché? >>

Sospiro profondamente e punto lo sguardo dritto davanti a me << Perché ora che lo so, non ci penserò due volte a baciarti. Però, non so bene il perché, farei meglio a non farlo >>

<< Taka, io la penso così: credo che l’impulso debba prevalere su tutto il resto. Non voglio avere addosso il peso di qualcosa che non ho fatto o detto >>

E le nostre labbra sono strette in un bacio passionale. Non avrei avuto un motivo valido per non lasciarmi andare. Un bacio contribuirà a renderci più vicini, non potrà farmi star male, di certo. Un bacio è sufficiente, non c’è bisogno d’altro, un bacio così non necessita di spiegazioni, un bacio che è fatto da sentimenti puri, non ha un secondo fine, non è l’inizio di niente, la fine di nient’altro, un bacio che non è un attimo, che non è interminabile, che non è troppo o troppo poco, che non è malinconico, non è lussurioso, è un bacio e basta. È perfetto.

Stringo forte la sua mano posata sulla mia guancia accaldata. Un bacio e basta, però sono arrossito, il cuore mi batte forte, la mia mano trema ancora, la mia bocca non vuole più staccarsi da quella di Ryo, il mio corpo vorrebbe spingersi oltre… io dico che così è come voglio che sia. Non mi sento deluso quando i nostri visi si allontanano, senza dir niente, ci guardiamo per un po’, sorridiamo.

Un lasso di tempo troppo breve per capire tutto quello che ho provato. Ma non importa.

Ce ne andiamo da quel luogo, che rimarrà tacito conoscitore del nostro gesto.

Ryo mi prende per mano, come a dirmi che per me ci sarà sempre.

Adesso è davvero tutto apposto.

 

 

***************************

Note dell’autrice:

due aggiornamenti in un giorno, quasi mi viene da piangere.

È stato un parto, avevo in mente una cosa e ho dovuto scriverla. Spero abbiate apprezzato.

L’unica precisazione che voglio fare è sul bacio tra i due. I pensieri confusi di Takanori ho cercato di renderli mettendo in un’unica, lunghissima, frase tutto quello che gli passava per la testa (o che passava per la testa a me xD). Quindi, niente punti, solo virgole che non fanno ben intendere il tutto, ma è fatto volutamente. Volevo che entraste nella sua testa e non nel momento fisico.

Beh, ditemi se ho reso l’idea!

Ringrazio Ninni_Chan e la mia Denki Garl per aver recensito il chap precedente.
Ringrazio anche irtechi, j Gates, LADY_youkai, Ninni_Chan, Sasha22, Sebas__chan, shadowhuntersNihal, sicklymess , StrixOfNebula per aver messo la mia fic tra i preferiti, un bacione a tutti voi che seguite la storia!

Consiglio l'ascolto di "The LOVE SONG" degli ellemmeccì. È tra le mie preferite.

^^Nami loves u^^

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Capitolo 11
*** Chapter eleven ***


-Uruha-

[birthday]

 

Ho abbandonato l’idea di portare avanti quel qualcosa con Takanori, credo esattamente quando l’ho visto, qualche giorno fa, piantato davanti al suo cellulare in attesa di Ryo. Che Ryo lo chiamasse, che Ryo gli chiedesse come stava, che Ryo gli dicesse di tornare a casa, che Ryo gli facesse sapere che senza di lui si sentiva solo.
Quel giorno, così non è stato, ma Ryo, di sicuro, tutte quelle cose le ha pensate.
E, insomma, io che diavolo c’entro in tutto questo? È stato solo quella notte ed era pure ubriaco, io un po’ brillo.
Ok, non rinnego il fatto che mi sia piaciuto e tutto il resto, ma…

E, poi, mi mancava Yuu. Solo questo avrebbe dovuto farmi intuire subito che qualcosa non andava. Sono contento che sia tornato a casa con me e che Ruki abbia capito quello che doveva fare. Non mi ha detto cosa sia successo quel giorno tra lui e Ryo, ma direi proprio che sia tutto a posto; più che a posto, sarebbe più corretto dire normale. Stanno bisticciando, persino adesso, al compleanno di Aoi, che abbiamo deciso di festeggiare tra noi cinque a casa nostra. Una roba semplice, niente fronzoli, niente sorprese stupefacenti. A parte, suppongo, il regalo di Ruki che per un po’ rimarrà ancora celato, per grazia del Signore.

Beh, ad ogni modo, stavo dicendo che stanno bisticciando, presumibilmente perché Taka ha deciso che vuole sedersi dove adesso sta Reita << Sei sempre il solito antipatico! >>

<< E tu il solito rompipalle, Taka! Non cambierai mai, neh? >> e con un’alzata di spalle, lascia il posto al più piccolo << Prego, Sua Maestà il Nano Imperiale >> sorride sarcastico, facendo per accompagnare la sedia a Takanori e generando le risate di tutti.

<< Guarda che, anche dicendomi così, non rinuncerò di certo a questo posto, brutta scimmia >>

Poi, anche Kai non mi ha detto niente. Intendo, se in casa loro fosse successo, che ne so, che gli altri due si fossero scambiati effusioni… penso che me l’avrebbe detto, qualcosa tipo “Ommioddio, che cosa faccio con quei due piccioncini in casa? Mi sento di troppo!”, perché Yutaka si sente sempre di troppo, figuriamoci in quel caso.

Quindi, niente effusioni.

E non mi sembra nemmeno che si scambino delle occhiate equivocabili. Solo occhiatacce, come sempre.

Quindi, niente di niente.

<< Bene, non mangiamo la torta? Mi avete fatto una torta, vero? >> esordisce Aoi, quando la discussione futile tra i due biondi sembra placata.

<< Sì, certo! E spero proprio che Kai non abbia scelto una fantastica torta di fragole, Yuu, altrimenti, mi dispiace, ma la tua torta farà la fine che si merita sulla faccia del batterista >>

<< No, Ruki, no. Niente torta alle fragole. Mi è bastata quella di… quanti anni compiva Aoi? >> chiede Yutaka, non immaginando, probabilmente, la prossima battutaccia di Taka.

<< Ooooo, penso centocinquantadue. È stato un sacco di tempo fa! >>

<< Sei un amore, Ruki, non c’è che dire >> il festeggiato estrae una bottiglia di spumante dal frigorifero pronunciando queste parole << Uuuuh, la mia bellissima torta! >> e vedendo, inevitabilmente, la sua sachertorte troneggiare tra le varie bottiglie di birra messe in fresco.

<< Mi verrà il diabete con quella >>

<< Ruki, hai rotto! Puoi per una volta aprire la bocca non per lamentarti o offendere qualcuno?! >> ecco Reita che riparte all’attacco, giustamente infastidito.

<< Ma l’ho già fatto. Quando ho fatto gli auguri ad Aoi >>

Il chitarrista ci pensa un attimo ed enuncia << Veramente, mi hai detto “ Buon compleanno, vecchiaccio! Quanti sono? Ho perso il conto, scusa!”, quindi, in realtà è stato un insulto >>

La conversazione continua su questa linea, finché Yuu non si decide a tagliare la torta e farci tutti felici.

<< Beh, direi di brindare per il nostro chitarrista >> esordisco, alzando me e il mio calice di spumante.

<< … il chitarrista super sexy! >> conclude Yuu, modesto come sempre, quasi quanto Ruki, ricevendo risposte poco cortesi.

<< Tanjobi omedetou! >>

 

-Ruki-

[present]

 

Uruha è pensieroso, stasera. Mi ha già visto da quando sono tornato a casa, però non gli ho mai detto niente riguardo me e Reita, anche perché, onestamente, c’è ben poco da dire.
Oltre a quel bacio, non c’è stato altro, mi ha preso per mano, siamo saliti in macchina e dritti a casa. Poi, quella notte non ho dormito, ma questo è un dettaglio.
Ricordo che seduti su quella panchina mi ha detto “Penso che ti meriti una risposta come si vede”, ma una vera risposta non me l’ha mai data. O forse sì.
Forse, si trattava di quel bacio, la risposta stava lì. Spero di non aver interpretato male.

Mi è sembrato che volesse dirmi sono con te, ci sarò sempre, però restiamo amici, ti prego

Ed ho accettato, sempre tramite quel bacio, perché per me è giusto così, non penso sia una buona cosa mettere a rischio l’incolumità della band per una relazione improbabile.

Sorseggio un po’ della mia birra, lo spumante è finito da un pezzo. Non mi piace particolarmente, però mi fa rilassare ed è quello che mi serve.

Stiamo guardando un film inutile, uno di quelli stupidi e poco impegnativi. In effetti, non è che lo stia seguendo davvero << Uuuuh Reita! Quello ti assomiglia >> è Aoi a parlare. Indica il televisore: una scimmia sta ballando molto allegramente. E gli altri se la ridono di gusto.

Anche Ryo sorride. Mi piace il suo sorriso.

Distolgo lo sguardo dal bassista, per evitare altri pensieri come questo. Non voglio paturnie per la testa.

Uruha sta accoccolato tra le braccia di Yuu… gli sarà mancato da morire nei giorni in cui c’ero io in casa loro. Mi sento una vera merda. Non mi ero mai accorto di quanto fossero legati, non ho mai pensato a quanto possa essere difficile anteporre il lavoro alla vita sentimentale. Ma ora me ne rendo conto, e capisco anche che non si sono messi in una posizione favorevole per evitare che accadano fatti compromettenti. Saranno successi, eccome.

Il film finisce, senza neanche che me ne accorga. Gli altri rievocano qualche scena divertente e poi sembra proprio arrivato il momento di aprire i regali. Oh.

Non vedo l’ora di godermi la faccia di Yuu alla vista del mio regalo.

Il festeggiato scruta il tavolo dove abbiamo appoggiato i pacchetti << Uru, il tuo… >>

<< Beh, il mio dopo, dopo… >>

Bene, non voglio indagare oltre. Anche perché, immagini poco caste di Kou in vestitini succinti a tema mi stanno passando per la mente e no, non voglio, non voglio. E, poi, con me non si è comportato esattamente… come il gentil sesso, ecco.

<< Uh, uh! >> è il commento intelligente di Ryo. Gli tiro una gomitata nelle costole, d’impulso << Ahi! >>

<< Ooookkei, allora passerei a quello di Taka >> continua Aoi, sotto lo sguardo sbalordito di tutti.

Di solito, anzi, sempre, il mio regalo è quello che viene aperto per ultimo, ne hanno tutti paura.

<< Voglio togliermi la curiosità subito e anche l’ansia, grazie, Ruki >>

Faccio un cenno con la testa e lo vedo che armeggia con il regalo perfettamente impacchettato. Si avvicinano tutti a Yuu e io mi posiziono dall’altra parte del tavolo, di fronte ad Aoi, per non perdermi la scena.
Leva il fiocco blu e inizia a togliere la carta multicolor.
Il momento è arrivato, il regalo è rivelato e se lo rigira tra le mani.

<< Takanori, ma che caz- >>

 

 

***************************

Note dell’autrice:

si accettano scommesse: che cosa sarà mai il regalo di Ruki? Attendo numerose ipotesi nelle altrettanto numerose recensioni u_u vero? VERO?! XDDDD
Ci tengo, molto, sapete?

Perché mi sono affezionata davvero tanto a questa storia e spero che sia stata di vostro gradimento, ecco. Fatemi sapere; e ho in previsione uno spin off, se vi può interessare ^-^V

Ad ogni modo, ringrazio tutti i lettori, ma, soprattutto chi ha recensito e mi ha incoraggiata a continuare.

E, ancora di più, la mia Denki.

Accè, popolo! Un bacio dalla vostra ermetica, pigra e infinita (per la tempistica) Nami.

^^Nami loves u^^

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