Finding my own way

di jomarch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chiacchiere di compleanno ***
Capitolo 2: *** Sentirsi inutili ***
Capitolo 3: *** Impressioni ***
Capitolo 4: *** Professione zio ***
Capitolo 5: *** Sensazioni ***
Capitolo 6: *** Invito alla tana ***
Capitolo 7: *** In bilico ***
Capitolo 8: *** L'annuncio ***
Capitolo 9: *** Quando tutto cambia ***
Capitolo 10: *** Casa ***
Capitolo 11: *** E va bene così ***
Capitolo 12: *** Castelli di Fantasia ***
Capitolo 13: *** Io e Te ***
Capitolo 14: *** Conseguenze ***
Capitolo 15: *** Alla ricerca di un rifugio dai propri pensieri ***
Capitolo 16: *** Toccare il fondo ***
Capitolo 17: *** Un piccolo passo in avanti ***
Capitolo 18: *** Let me go Home ***
Capitolo 19: *** Perchè sei solo tu la cosa che per me è importante ***
Capitolo 20: *** Voglio spaccarmi in mille pezzi, se questo significa vivere ***
Capitolo 21: *** Niente Di Semplice ***
Capitolo 22: *** Bianco, nero, grigio ***
Capitolo 23: *** Di Riflesso ***



Capitolo 1
*** Chiacchiere di compleanno ***


Chiacchiere di Compleanno






Aprile 2003, Contea di York


La frizzante aria di metà aprile stava iniziando a divenire ancora più fredda e il Sole stava già cominciando a calare, colorando le nubi di sprazzi rossastri.

Nell' improvvisato campo da calcio di un dimenticato paesino sperduto nella Brughiera, sei ragazzi stavano giocando, completamente immersi in quella che doveva essere una delle ultime azioni della partita.


Troppo presi dalla foga del gioco, non si accorsero dell'arrivo di una ragazza dalla carnagione lattiginosa e dai lunghi capelli rossi. Elisabeth, avendo cura di appiattirsi per bene il lungo ed ampio abito primaverile, si sedette all' ombra di un albero aprendo il suo libro e lanciando fugaci occhiate verso il campo da gioco: Daniel doveva darsi una mossa se non voleva che facessero tardi al compleanno di Ted.

Sua madre l'aveva mandata a chiamarlo e lei non se l'era sentita di rifiutare, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno.

Non le piacevano i ragazzi Babbani con cui Dan era solito giocare a calcio durante le vacanze: la mettevano in soggezione e sembrava che fossero sempre sul punto di giudicarla.

Non avevano mai espresso opinioni su di lei in presenza di Daniel, non li avrebbe di certo perdonati e, se necessario, sarebbe sicuramente ricorso alle mani.

Ciò nonostante, Beth, capiva benissimo quello che pensavano di lei solo guardandoli in faccia ed intercettando gli sguardi d'intesa che si lanciavano: la ritenevano inadatta anche solo a camminare al fianco di Dan.

La cosa non la turbava più di tanto. La infastidiva, certamente, ma ci era abituata. Del resto, anche a d Hogwarts, tutti si chiedevano per quale motivo il divino e popolare Daniel Black, Capitano della squadra di Quiddich di Grifondoro e oggetto delle attenzioni di diverse ragazze, avesse per amica la schiva, timida, taciturna ed insignificante Elisabeth Potter.

In quel momento Beth maledisse la sua timidezza e la inadeguatezza: se solo avesse avuto il carattere spigliato di Anne non si sarebbe fatta molti problemi a correre lì in mezzo per trascinare via Dan.

Maledizione, Dan! Non è possibile! E' il terzo oggi!” gridò un ragazzo, dal fondo del campo, sostando in piedi dietro una rete ed agitando le braccia.

Da quel poco che Beth aveva capito del calcio, grazie alle confuse spiegazioni di Dan, quello doveva essere il portiere e, a quanto pareva, il suo amico aveva appena segnato.

Che ci vuoi fare, Simon, la classe non è acqua!” rise Dan, tirandogli una pacca sulla spalla.

Direi che per colpa tua abbiamo perso ancora!- esclamò un altro- Sei proprio sicuro di non far parte della squadra di calcio della tua scuola?”

Sicurissimo, Tim! L'ho già detto, la classe non è acqua. E poi, è questione di punti di vista: io direi che, per colpa mia, noi abbiamo vinto ancora!” lo prese in giro Dan, unendosi ai festeggiamenti dei suoi due compagni di squadra.

Comunque- chiese dopo un po'- dov'è l'acqua? Credo che potrei morire disidratato...”

Lì in fondo.” il ragazzo gli indicò un cespuglio proprio vicino all' albero sotto al quale sedeva Beth, che, immersa nei suoi pensieri non fece caso all'arrivo di Dan.

Beth!”la salutò con entusiasmo il ragazzo, staccandosi dalle labbra la borraccia e correndole incontro.

Daniel!” Beth si alzò in piedi e richiuse il libro prima di raggiungerlo per abbracciarlo, come era solita fare a mo' di saluto.

Il ragazzo ricambiò la stretta, infischiandosene delle facce di compatimento che gli rivolgevano i compagni.

Allora? Che cosa ti porta lontano dal tuo amato porticato di Orchard House?” domandò scanzonato, asciugandosi con un braccio la fronte madida di sudore.

Mi hanno mandato a chiamarti. E' il compleanno di Ted oggi, ricordi? Siamo già in un tremendo ritardo...” gli rispose con un sorriso che avrebbe dovuto essere di rimprovero ma che, in realtà, comunicava tutt'altro.

Credevi che me ne fossi dimenticato? Era tutto calcolato alla perfezione!” esclamò lui, con il suo tono da attore consumato.

Andiamo adesso, per favore, Dan. E' tardi e non mi piacciono i tuoi amici.” lo pregò Beth, trascinandolo via per un braccio.

Dan fece un rapido cenno agli altri e la seguì.

Attraversarono in silenzio il villaggio, prima di sbucare sul sentiero sterrato che li avrebbe condotti ad Orchard House.

Beth faticava a tenere il passo di Dan che, aiutato dalle gambe lunghe, camminava spedito.

Dan si fermò per aspettarla, guardandola arrivare per trotterellargli al fianco.

E comunque quelli non sono miei amici.” le disse, dopo un po', rompendo il silenzio.

Ne sono felice. E non per quello che possono pensare di me... Non mi piacciono, ecco tutto.”

Lo sai benissimo chi sono i miei amici, Beth. Smettila di preoccuparti per me, ok? So badare benissimo a me stesso!”

Non ne sono poi così sicura, sai, Dan?”

Allora facciamo così, tu resta sempre nei paraggi a monitorarmi. Così... giusto per essere sicura che non prenda brutte strade, ok?” le propose Dan, fissandola con i suoi vivaci occhi scuri, pronti sempre ad organizzare qualche guaio.

Ok.” annuì Beth, tornando a camminare al suo fianco, in quel posto che più la faceva sentire compresa ed accettata, scacciando dalla testa i pensieri che la volevano lontana da Dan in seguito al suo diploma.


Chiacchierando ancora raggiunsero Orchard House, in cui fervevano i preparativi per il quinto compleanno del piccolo Teddy. Il minuscolo cottage di Remus e Tonks non era sufficientemente grande per accogliere comodamente tutto il parentado che sarebbe corso a festeggiare Ted e così, Hellen, grazie alle sue enormi doti di organizzatrice, non aveva esitato ad offrire casa sua, ovviamente dopo aver minacciato di togliere il Quiddich a suo marito e a James, nel caso in cui si fossero rifiutati di dare una mano.

Cerca di lavarti in fretta, Dan! E' tutto il pomeriggio che apro e chiudo tavoli e gazebo! Lavati e collabora!” esordì Sirius, maledendo un perno in cui si era appena chiuso l'indice.

Un motivo in più per aver passato il pomeriggio a giocare a calcio!” gli rispose, ridendo, suo figlio.

Datti una mossa, tua madre non sarà per nulla felice di vederti conciato così.” gli consigliò Sirius, invitandolo ad entrare in casa e a cambiarsi nel più breve tempo possibile.

E' così grave la situazione, papà?” chiese Beth, avvicinandosi a James che stava facendo levitare un tavolo poco più lontano da dove era stato fino a quel momento.

Peggio! Hellen ci ha fatto montare e smontare tutto almeno una decina di volte!”le rispose.

Devi sapere Beth, che la mia cara e dolce mogliettina prima ci fa preparare tutto e poi, dopo aver deciso che quella disposizione non le piace più, ci fa spostare il risultato del lavoro di ore!” le spiegò Sirius, facendo aprire le sedie attorno al tavolo spostato da James.

Vi devo dare una mano, papà?”

Tranquilla, ci pensiamo noi. Tra poco dovrebbe arrivare anche tuo fratello... Va' in casa ad aiutare la mamma.”

Sicuro?”

Sì, Beth. Credo che sarai più utile nell'aiutare a ricoprire la torta di glassa, che non qui.” le sorrise James.

Beth fece appena in tempo ad aprire la porta che fu immediatamente investita da Hellen che stava trasportando fuori un' enorme ciotola colma di punch.

Oh, scusa cara... E' che siamo in ritardo! Grazie per aver chiamato Dan... ora è di sopra, si sta cambiando e mi auguro per lui che faccia in fretta: c'è ancora così tanto da fare! Fuori i tavoli sono a posto? Devo assolutamente posare questo!” le disse la donna, cercando di reggere il recipiente e , contemporaneamente, di togliersi dagli occhi una ciocca di capelli.

Se vuoi lo tengo io...” si propose, gentilmente Beth.

Lascia stare, Elisabeth! Prova a passare in cucina da tua madre, altrimenti, sali e bussa alla porta di Dan intimandogli di scendere. Ora vado che qui mi cade tutto! Spero che Sirius abbia finito di far ballare le gambe del tavolo...” Hellen, veloce come era arrivata, sparì, lasciando sola Beth che, con una scrollata di spalle, si diresse verso la cucina.

Lily era china su un enorme pandispagna rettangolare e, con una tasca triangolare in mano, stava cercando di posizionare la glassa alla perfezione: nonostante fosse una strega aveva sempre amato cucinare alla maniera Babbana, così come sua madre le aveva insegnato.

Mamma, serve aiuto?”

Ho quasi finito, Beth, siediti qui e fammi compagnia.”le disse Lily, invitandola su uno degli alti sgabelli di paglia della cucina.

Beth si sedette e prese, assorta, a fissare un punto qualsiasi oltre la finestra.

Tutto bene?”le chiese sua madre, intuendo che c'era qualcosa che non andava.

Sì, tutto bene, mamma.” rispose Beth, riscossasi da quel sogno ad occhi aperti.

La partita come è andata? Dan ha vinto?” si informò Lily.

Sì, credo che abbia segnato tre volte. Da quanto ho capito è piuttosto bravo... come in tutto quello che fa, del resto.”

Anche tu sei brava in tutto quello che fai, tesoro.” Lily aveva lasciato perdere la glassa e si era avvicinata a sua figlia.

Ma non sono Dan.”

Io oserei dire che questo è una vera e propria fortuna! Solo perchè tu non senti il bisogno di comunicare al mondo tutto quello che riesci a completare perfettamente, non vuol dire che vali di meno, ti pare?”

Dici?”

Sì, dico.”

Anche Dan me lo dice sempre...” confessò Beth

E allora credici!” la incoraggiò Lily.

Che cosa dovrebbe credere, zia? Forse che io sono il miglior giocatore di calcio e di Quiddich mai esistito?” Dan era comparso all'improvviso, di soppiatto, con i capelli ancora bagnati che gli ricadevano sul viso.

Certo Dan, come no! Per favore, illumina anche me! Rendimi partecipe di tutta la tua perfezione!”esclamò Beth, scendendo dallo sgabello per correre incontro a Dan.

Su, siccome sono magnanimo ho deciso che potrò trasmettere anche a te parte della mia innata perfezione!”

Quanto sei megalomane, Daniel! Un po' di modestia ogni tanto non ti farebbe male!” lo rimbrottò Beth, scherzosamente, con quel suo fare da maestrina.

Ci sei già tu a ricordarmi che non sono onnipotente. Non serve che ci pensi io, ti pare?”le rispose, sornione, Dan, afferrando una tartina.

Lily aveva osservato in silenzio tutta la scena: non poteva fare a meno di sorridere.

Aveva notato il cambiamento di espressione di Elisabeth non appena era arrivato Dan e il suo istinto materno le faceva intuire che, presto o tardi, sarebbe intervenuto qualcosa a mutare il loro rapporto, provocando insicurezze, allontanamenti e un po' di sofferenza per entrambi. Si augurava solo che l'affetto che li univa fosse in grado di superare tutto.

Era da diverso tempo che aveva notato qualcosa di nuovo nel loro rapporto, qualcosa di celato e nascosto, qualcosa di cui probabilmente non conoscevano nemmeno loro l'esistenza. In ogni caso, Lily, sapeva per esperienza che non bisogna sforzare i figli a parlare: l'avrebbero fatto da soli, nel momento in cui lo ritenevano opportuno.

Lily a che punto sei con la torta? Harry ha appena mandato un Patronus: sarà qui tra poco, giusto il tempo di passare da Ginny. Credo che Remus e Tonks arriveranno con un po' di ritardo... Daniel! Giù le mani dalle tartine!”gridò Hellen, notando immediatamente che suo figlio si era avventato sul vassoio.

Daniel era cresciuto in altezza, ma quella era un'abitudine che non avrebbe mai perso.

Sono buone, mamma. Le hai fatte tu?” domandò lui, a bocca piena, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Sì, le ho fatte io! E ora per piacere, vatti a cambiare!”

Perchè?”chiese il ragazzo, addentando, famelico, l'ennesima tartina.

Santa Morgana, Daniel! Quando ti deciderai a portare magliette della tua taglia? Quando il cavallo dei tuoi jeans avrà raggiunto il suo giusto posto? Hai diciotto anni, ormai!” Hellen, con fare isterico, indicava l'abbigliamento del figlio,vestito nel miglior stile da skater Babbano.

Mamma, tutti si vestono così! Quante volte te lo devo dire!” protestò Dan, mentre sia Lily che Beth cercavano di trattenere le risate.

Tutti chi? I Babbani? Non mai visto altri ragazzi vestiti come te!” disse lei, riferendosi a quando aspettava il figlio sul binario 9 e 34 ed ignorando invece il look di buona parte della popolazione maschile di Hogwarts.

Lucas si veste come me!”

Bè, questa sì che è una notizia! Se Lucas si veste così, imitalo! Mi sembrava strano che non aveste i neuroni in comune! Anziché prendere esempio da lui, vestiti come Thomas!”

Mamma.... Thomas è... Thomas! Ha un modo tutto suo di vestire! D'estate camicia alternata a polo e d'inverno maglione con sotto la camicia... sai che noia! E comunque anch'io mi metto le camicie, ogni tanto...”

Meglio che lascio stare sennò mi viene l'esaurimento!”fu l'esasperata esclamazione in cui proruppe Hellen, agitando la mano in aria.

Certo che sei strana forte, mamma...” commentò Dan, ignorando i cenni di Beth, che lo stava pregando di non cacciarsi in ulteriori guai.

E per quale motivo, sentiamo...”disse Hellen, stancamente

Bè... insomma- cominciò il ragazzo, sempre a bocca piena- normalmente i genitori si lamentano per la lunghezza dei capelli dei figli maschi...tu non hai mai proferito parola, su questo. Per questo motivo dico che sei strana: continui a dire che mi vesto come uno che è appena scappato di casa e non critichi mai i miei capelli. Anzi, fin da bambino io ho sempre portato i capelli un po' lunghi...”spiegò Daniel, aggiustandosi, orgoglioso, il ciuffo nero che gli ricadeva sugli occhi.

Lily, conoscendo la risposta che l'amica avrebbe dato, si nascose dietro ad una grande scodella di macedonia.

I capelli lunghi addolciscono gli spigolosi lineamenti di voi Black...” provò a dire, imbarazzata, sua madre.

Adesso si dice così? Ero convinto che tutto questo avesse a che fare col giovane Sirius Black, evidentemente mi sbagliavo...”Dan, malizioso, strizzò l'occhio a sua madre, prima di volatilizzarsi fuori dalla cucina.

Elisabeth lo seguì immediatamente, unendosi alle sue risate, che stavano riempendo il salotto.

Che avete da ridere, voi due? Non venite neanche più a salutarmi?”Harry si era appena Materializzato ad Orchard House, accompagnato da Ginny che reggeva un grosso pacchetto rettangolare.

Harry!” urlò Beth, correndogli incontro.

Contando che lei e Dan erano a casa per le vacanze di Pasqua, non era molto tempo che non si vedevano, però, dal momento che Harry ormai non viveva più a casa ed era spesso impegnato col lavoro, per Beth ogni momento che poteva trascorrere in compagnia di suo fratello era uno stupendo dono.

Sorella, eccomi qui in tutto il mio splendore!” Harry ricambiò il saluto, calorosamente.

Allora avete preso tutto? Non ti sarai dimenticato a casa qualcosa, vero, Harry?” domandò subito Dan, alludendo al regalo per Ted, che loro quattro avevano fatto insieme e che Harry si era offerto di tenere nascosto nell'appartamento che divideva con Ron a Londra.

Ho controllato io che avesse preso tutto. Di me ti puoi fidare.”gli sorrise Ginny.

Harry! Eccoti finalmente! Avresti potuto arrivare prima, anziché lasciare a noi tutto il lavoro sporco!” lo accolse Sirius, rientrando in casa.

Zitto, Sirius! Mio figlio è un uomo in carriera, ormai! E, se anche non lo fosse, non posso biasimarlo per essersi inventato una scusa qualsiasi per saltare i preparativi!” intervenne James, prendendo le difese del suo primogenito.

Sirius, James,... -iniziò Hellen, scuotendo la testa- Harry, da questo punto di vista, non vi somiglia affatto! Non sarebbe mai arrivato a pensare una cosa del genere, fortunatamente!”nel dirlo, la donna, non solo fece in tempo a scoccare un' occhiata obliqua al marito e a James, rei, a suo dire, di lamentarsi troppo, ma riuscì anche a liberare Ginny dal peso del pacco per nasconderlo insieme a tutti gli altri regali per Ted.

Come va, Harry? Hai una faccia stanca...”disse Lily, carezzandogli la guancia, gesto che provocò la leggera stizza di Harry, che ormai si riteneva troppo grande per quelle premure materne.

Va tutto bene, mamma, davvero.” rispose lui, alla perforante occhiata indagatrice.

Come è andata quell' ispezione al San Mungo?” domandò James, curioso.

Alla fine quelle segnalazioni sulla presunta importazione di medicinali contraffatti si sono rivelate false, per il resto, lavoro di routine...” rispose Harry, pensando a Ron che, in quel momento, si trovava chiuso nel loro buio ufficio a compilare il rapporto. Brutta cosa essere gli ultimi arrivati al Dipartimento Auror, non solo ti venivano rifilati gli incarichi più inutili, ma eri costretto a stare in servizio anche al sabato pomeriggio.

Quel giorno Ron si era offerto di terminare da solo il rapporto in modo che Harry potesse partecipare alla festa di compleanno di Ted.

Mentre erano ancora tutti intenti nel raccontarsi le ultime novità, si sentì sbattere la porta di ingresso e, un piccolo uragano di cinque anni, urlò per testimoniare la sua presenza.

Ciao a tutti!” Teddy, come lo chiamavano tutti, correndo si avvicinò al resto della sua famiglia urtando e travolgendo tutto quello che gli capitava intorno.

Buon compleanno, Teddy!” gli augurarono tutti, mentre il bimbo passava dagli abbracci di Lily ai baci di Hellen, dal sorriso di Beth ai pizzicotti di Ginny.

Dietro di lui, con passo strascicato e volto stanco, c'erano i suoi genitori e i suoi nonni, reduci da una giornata allo zoo.

Buon pomeriggio, Moony! Come è andata la giornata?” lo salutò Sirius

Devo proprio parlarne? A volte ho la sensazione che quel piccolo indemoniato non sia mio figlio...” rispose, accasciandosi sulla poltrona.

Suvvia, Remus, cosa è successo di così eclatante? Cosa vuoi che siano tre ore passate al delfinario e due nel rettilario, unite a piacevoli intermezzi con rinoceronti, leoni, giraffe e simpatici orsi bruni?”infierì James.

Zitti, tutti e due! E' già abbastanza tragico così!” rispose, malamente, Remus

Papà! Papà! Papà! Vieni? Vieni? Zia Hellen ha detto che adesso devo spegnere le candeline!” urlò Ted, così forte da farsi sentire perfino dalla cucina.

Arrivo, Ted!” gridò in riposta suo padre, facendo per alzarsi.

Remus, scusa se ci intromettiamo nuovamente, ma non eri tu, anni fa, a sostenere che fossimo noi due a lamentarci troppo per un innocuo pomeriggio trascorso allo zoo con i nostri adorabili, tranquilli e dolcissimi pargoli?” proseguì James, con Sirius, che, al suo fianco, annuiva convinto.

Vi ho detto di tacere! E ora, se non vi dispiace, il mio unico erede sta per spegnere le candeline, quindi, basta cincischiare e muoversi! Muoversi, capito?”Remus, ritornato improvvisamente pimpante, prese a spintonare i suoi amici verso il giardino, ignorando le loro protesta.

Una volta fuori, i tre poterono assistere ad una scenetta davvero divertente, che fece scordare a Remus tutte le sue lamentele sul pomeriggio.

Infatti, mentre Tonks, con Andromeda, Lily, Hellen e Ted Tonks portava fuori i regali ed in tavola il rinfresco, Teddy, comodamente seduto sulle ginocchia di Harry, intratteneva i ragazzi col racconto del suo pomeriggio.

E poi c'era un coccodrillo grosso così!” il bimbo mimò la grandezza dell'animale sbracciandosi più che poteva con le sue braccine corte.

Era davvero molto grande, Ted!” gli confermò Beth, seduta, con Dan, sul prato ed osservando dal basso il bambino.

Oh sì! Era grandissisimissimo! E poi ha spalancato la bocca e ha fatto vedere i suoi denti!” proseguì, eccitato.

E tu non avevi paura, Teddy?” gli domandò Ginny, seduta a fianco ad Harry.

Il mio Ted non ha paura di niente, non è vero, ometto?” fece Harry, scompigliandogli i capelli, diventati blu elettrico per l'emozione.

Sì, proprio come te! Io non ho paura di niente!” annuì, convinto, il bambino, che in Harry aveva il suo eroe personale.

Dan mi insegni? Mi insegni? Mi insegni?” Teddy, balzando giù dalle ginocchia di Harry capitombolò addosso a Daniel che stava fischiando con un ciuffo d'erba.

Va bene, mostro, va bene. Ti insegno! Vieni qui e siediti di fianco a me.” gli spiegò, dolcemente.

Harry! Vieni anche tu!” in men che non si dica, quel vulcano di Ted, trascinò sull'erba anche il suo padrino, che, continuando a sistemarsi gli occhiali sul naso, attendeva istruzioni da Dan per imparare a fare una cosa che già sapeva.

Allora, prendi l'erba e tienila così, tra l'indice e il medio e avvicinala alla bocca... Come me, fai piano, però, sennò finisce che si rompe.” gli disse Dan, che con Ted mostrava l' infinita pazienza che non sapeva di avere.

Così?”

Più piano, non tirare.” aggiunse Harry

Va bene, ora?”

Sì, adesso soffiaci dentro, sempre molto piano.” continuò Dan

Ted soffiò, ma non successe nulla, salvo lo spezzarsi del filo d'erba.

Oh no! Si è rotto!” piagnucolò il bimbo, deluso.

Prova ancora.” gli disse Ginny, porgendogli un altro filo d'erba.

Ted guardò prima Harry e poi Dan, cercando conferme nei loro visi.

Dai, riprova!” lo incoraggiò Harry

Così, guarda bene. Lo tieni e poi soffi.” gli mostrò, un'altra volta Dan

Ted fallì nuovamente e due grossi goccioloni ormai lambivano le sue guance.

Vieni qui, piccolo. Non è successo niente. Imparerai” Beth lo prese per mano e lo fece accoccolare addosso a lei.

E se non imparerò mai?”

Imparerai, vedrai.- Beth gli accarezzò dolcemente la testa e poi gli asciugò le guance- Dopo chiedi a Dan di riprovare, ok? Adesso però, non sei curioso di scartare i regali?” propose, nella speranza di distrarlo.

Teddy sembrò pensarci un attimo e poi, come ricordando il motivo principale per cui si trovava lì, saltò in piedi.

Un po' sì, per la verità.” confessò

Allora andiamo! Non vedi che la tua mamma ti sta già chiamando?” disse Ginny, indicando Tonks che, si stava sbracciando.

Ted non se lo fece ripetere due volte e, accantonata la delusione, si mise a correre finendo in braccio a sua madre.

Sai che stai iniziando a pesare, terremoto?” fece Tonks, accarezzando i suoi capelli blu e stringendo a sé il figlio.

Allora, Teddy, sei pronto?” gli chiese suo nonno, spostandosi per far passare Lily che reggeva la grossa torta.

Devo spegnere tutte quelle candeline?” domandò, il bimbo, a bocca aperta, meravigliato.

Conta un po' quante sono, Ted.” gli suggerì suo padre

Ted le indicò una ad una.

Uno... due... tre... quattro... cinque! Come i miei anni!” gioì felice, battendo le mani.

Bravo Ted! Ed ora spegnile!”

Inspirò profondamente, come per immagazzinare tutta l'aria possibile nei polmoni, e poi soffiò, mentre tutti applaudivano e gli facevano gli auguri.

D'un tratto Teddy, fattosi improvvisamente serio, si avvicinò a Remus, gli tirò una manica della camicia per farlo abbassare e gli disse:

Hai visto, papà? Ho insperato tutta l'aria nei plomoni e poi ho soffiato.” spiegò, orgoglioso, per dimostrare che aveva capito tutto della mini-lezione di anatomia che suo padre gli aveva tenuto allo zoo, mentre parlavano degli animali.

Si dice inspirare e polmoni, Ted- gli spiegò, dolcemente suo padre, fissandolo negli occhi, uguali ai suoi-Comunque, sono felice che ti sia ricordato! Bravo!”

Io ti ascolto sempre, quando mi insegni qualcosa, papà. E da grande voglio essere come te!” proclamò, impettito, il bimbo.

Remus gli sorrise, meravigliato, affettuoso,malinconico e fiero, prima di indirizzarlo verso l'ampia pila di pacchi.

Allora, Ted, quale vuoi aprire, per primo?” chiese Tonks

Quello!” Ted indicò un pacco rettangolare.

E' quello dei nonni, tesoro.” gli disse sua madre, porgendoglielo.

Ted, prese il pacco e poi, fece una cosa che fece ricordare a tutti Remus: non strappò subito la carta, ma, prima, si diresse verso i nonni, dando un bacio ad Andromeda ed arrampicandosi sulla pancia del nonno per baciare anche lui.

Su, ora va' a vedere se ti piace.” gli consigliò suo nonno, spingendolo via.

Teddy scese dalle sue ginocchia e si catapultò da sua madre, che reggeva la grossa scatola.

Gliela prese dalle mani e, strappando con foga l'incarto giallo e verde, si fermò, incantato, per qualche istante e a contemplare il suo nuovo gioco.

Oh! Ma è bellissimo! Grazie!” riuscì a dire, infine.

Al che, il bambino, fece tutto il giro del tavolo fino ad arrivare da Harry, al quale diede la scatola.

Harry, poi ci giochiamo?” chiese, subito dopo, con un espressione supplichevole.

Va bene, va bene. Poi ci giochiamo.-gli confermò il suo padrino- Ora torna dalla mamma: hai ancora tanti pacchi da scartare!”

Ehi Ted! Non ci hai ancora detto cosa ti hanno regalato i nonni!” esclamò Dan, chiedendosi, per quale motivo, Ted non fosse corso da lui ma fosse andato da Harry.

Dan, infatti, orgoglioso, si fregiava del titolo di compagno di giochi preferito da Teddy.

Era con lui che il bambino si rotolava nell'erba, era con lui che faceva la lotta con i cuscini, era a lui che metteva sottosopra le corde della chitarra, era lui che doveva sorbirsi degli interminabili pomeriggi passati a giocare con trenini, soldatini incantati e cose del genere.

Harry, invece, per Teddy era una specie di Babbo Natale: quando c'era sembrava che nient'altro fosse importante, per il bambino. Harry era quello che organizzava gite divertenti, che lo portava in posti entusiasmanti, facendogli fare cose che, a casa, erano proibite.

Harry era quello a cui Ted si rivolgeva, in cerca di protezione e comprensione, quando i suoi genitori lo sgridavano. Ted si fidava ciecamente di lui e, nella sua testolina, era fermamente convinto non solo che il padrino avesse sempre ragione ma anche che, se lo rimproverava, aveva i suoi buoni motivi: aveva senz'altro fatto qualcosa di terribile, altrimenti Harry non gli avrebbe mai detto niente.

Insomma, nell'ottica di Teddy, Harry e Ginny rappresentavano due sostituti di mamma e papà, invece, Daniel ed Elisabeth erano due fratelli maggiori con cui giocare e da cui esigere una doppia dose di coccole, se qualcosa non andava: nessuno, infatti, ad eccezione della sua mamma, era bravo come Beth nel far sparire le lacrime.

Oh. E' vero. Sono costruzioni magiche.” spiegò Ted

Ah, ok. Allora giocaci pure con Harry. Io non voglio saperne nulla.”rispose Dan, alzando le braccia, mentre tutti gli altri ridevano.

Perchè, dice così, zio?” domandò il bimbo, senza capire: era la prima volta che Dan si rifiutava di giocare con lui.

Sirius lo prese in braccio e gli disse:

Perchè Dan, quando aveva la tua età, più o meno, possedeva anche lui delle costruzioni come quelle, solo che non ci sapeva giocare....” iniziò Sirius.

Non è vero! Erano loro che non facevano quello che dicevo io!”lo interruppe suo figlio

Daniel, sono costruzioni magiche: fanno quello che dici tu. Rispondono ai tuoi ordini e si impilano per formare quello che tu chiedi. Sono un po' come gli Scacchi, Ted, devi dire chiaramente quello che vuoi, altrimenti i pezzi si arrabbiano e ti cadono in testa.” continuò Sirius

E fanno male, lo so per esperienza.” confermò Dan, grattandosi la testa, come memore di un antico bernoccolo.

E poi cosa facevi, Dan?”chiese, ancora, Ted.

Allora, prima di tutto, Dan, correva dal tuo papà.- rispose Sirius, al posto del figlio che, avrebbe fatto di tutto per alterare la verità e che ora se ne stava imbronciato, cercando di intervenire e spiegare la sua versione dei fatti-Devi sapere, Ted, che il tuo papà è stato per anni lo spacciatore ufficiale di cioccolata, a casa nostra e a casa dello zio James. Quindi, Dan, correva da lui per essere consolato e poi, il tuo papà, che è dotato di una pazienza infinita, che né io né lo zio James e neanche la zia Hellen abbiamo, forse solo zia Lily si avvicina- ammise, lealmente, Sirius- cercava di insegnargli, anche se dubito che ce l'abbia mai fatta...”

Non è vero! Qualcosa ho imparato! Vero, zio?” si difese Dan

Sì, Dan. Sei migliorato, dopo anni sei migliorato. Anche se Beth ti batteva, peccato che lei fosse poco interessata alle costruzioni.”ammise Remus

E ci mancherebbe altro!- intervenne James-La mia bambina è in grado di fare qualunque cosa!”

Beth e Lily si guardarono scuotendo la testa e sorridendo: le manie di protagonismo di James, non se ne sarebbero mai andate.

Oh. Ora ho capito. Bè, ci giocherò con Harry.” concluse, tranquillo, Ted.

Avanti, Ted. Ci sono ancora tanti regali da scartare!”lo esortò Tonks

Oh! E' vero! Arrivo mamma!”

Questo è da parte nostra, Teddy: mia, di zio James, di zio Sirius e di zia Hellen.” gli disse Lily

Ma io non vedo niente!” esclamò, meravigliato, il bambino, guardandosi, intorno.

Segui lo zio!”gli suggerì Lily, indicandogli James.

Vieni Teddy!”

Ted seguì James fino alla rimessa, tempestandolo di domande a cui non ricevette risposta, se non dei “sì” o dei “no”.

Allora, sei pronto? E' un regalo speciale specialissimo! E' qualcosa, o meglio qualcuno, che ti accompagnerà per tanti anni.”disse James, solennemente, mentre erano ancora fermi davanti alla porta.

Cos'è? Me lo dici, zio? Se è qualcuno, chi è?”

Eh eh! Aspetta qualche secondo! Ora girati e chiudi gli occhi.”continuò James, con fare misterioso.

Il bambino fece quello che gli era stato ordinato: non solo si fidava ciecamente dello zio, ma, lui era la persona più divertente che Teddy conoscesse e sapeva sempre organizzare cose fantastiche e giochi divertentissimi.

Se c'era di mezzo anche lo zio Sirius, poi, Ted era sicuro che il regalo che lo aspettava fosse quanto di più meraviglioso potesse esistere.

Insomma, Ted non conosceva altri zii, ma era certo che James e Sirius fossero tutto quello che si intende con la parola zio, se non meglio.

James aprì piano la porta e, quel qualcuno a cui si riferiva qualche istante prima, abbaiando, corse felice verso Ted.

Un piccolo cucciolo di Setter Irlandese travolse Teddy che, quasi, cadde.

Il bambino si voltò, con la bocca spalancata per l'emozione.

E' questo il regalo, zio?”

Certo, Teddy! Cosa credevi che fosse, altrimenti?”

Oh! E' bellissimo! Grazie zio!” esclamò, felice, accarezzando il cucciolo, che gli scodinzolava attorno.

Cosa ne dici di farlo vedere anche alla mamma e al papà?” propose James, dopo qualche minuto, cercando di convincere Ted a staccarsi dal cane.

Oh sì! E poi devo anche ringraziare lo zio e le zie!- rispose, Ted, come ritornato improvvisamente alla realtà- Lo porto in braccio io!”

Così, con Ted al suo fianco che reggeva il cane, James ritornò dal resto della famiglia che attendeva di vedere la reazione di Ted alla vista di quel particolare regalo.

Mamma! Mamma guarda!”

Ma che bello Teddy! Hai ringraziato tutti? Hai già deciso come chiamarlo?” fece Tonks, accarezzando il cucciolo.

Uhm..no”Ted scosse la testa. Non gli era ancora venuto in mente un nome.

E' una cosa importante un nome. Pensaci bene.” gli spiegò suo padre, sopraggiunto in quel momento.

Teddy si fece pensieroso per qualche istante.

Doveva trovare un nome. E non qualcosa di banale, qualcosa che avrebbe fatto capire a tutti che si trattava del suo cane.

Hellen zittì Dan che stava per avere una delle sue uscite.

Uhm... ci sono!” esclamò, infine.

Allora, dicci tutto.” lo esortò Tonks

Lo chiamerò Pollux! Così saremo come i due gemelli di cui mi ha raccontato la storia papà!”

E sia!”

Adesso, Ted, prima di aprire il regalo di Harry, Ginny, Dan e Beth, apri il nostro. Il loro è troppo speciale, per essere aperto subito.” Remus indicò al figlio una larga scatola rettangolare, addosso alla quale, Ted si fiondò.

Ooooh!” sospirò, dopo aver stracciato la carta.

Papà! Così mi spieghi come funziona!”

Sì! E potrai fargli tutte le domande che vuoi, tesoro!”disse Tonks, abbracciandolo.

Aspetta ad aprire la scatola, Ted. Facciamolo a casa, qui rischi di perdere tutti i pezzi del treno sull'erba.” disse Remus, raccogliendo quello che lui aveva già sparso ovunque.

Dici?”

Dico.”

Certo che i regali del tuo papà sono sempre educativi, eh Ted?” fece Sirius, dopo un po'.

Così mi può spiegare come funziona il treno a vapore.” proclamò il bimbo, serio ed impettito.

Sai già che cos'è un treno a vapore?” domandò, stupito, Dan.

Non sono tutti come te, Dan...” gli rimbeccò Beth, meritandosi un pizzicotto.

Alla fine, Tonks aveva convinto suo figlio a ritirare nella scatola il trenino con tutti i suoi pezzi per montarlo a casa e Remus già si pregustava i pomeriggi passati a spiegare il funzionamento di turbine e macchine a vapore.

Sei sempre il solito, Remus.” gli sussurrò Lily, in un orecchio.

Ai giochi divertenti ci pensano già tuo marito e Sirius, Lily. Io curo la parte educativa, così come ho già fatto con Harry, Dan e Beth.” rise Remus, in risposta.

I risultati sono stati ottimi, direi. Siete una squadra perfetta.” gli confermò Lily, prima di alzarsi per tagliare un'altra fetta di torta per James.

E adesso, è il momento del regalo più atteso. Dan, prego, entra!” esclamò Harry

Pesa! Venite qui a darmi una mano! Anziché parlare, aiutami, Harry” si lamentò lui, facendo ridere tutti ed intervenire prontamente Ginny e Beth che presero la seconda parte del regalo.

Oh! E' tutto per me?” domandò Teddy.

E' il tuo compleanno, tesoro! Certo che è per te!” gli rispose sua nonna.

Allora, è da parte mia, di Ginny, di Dan e di Beth, però, la prossima volta che vedi Ron non dimenticare di ringraziarlo perchè ha collaborato anche lui alla scelta. Va bene?” precisò Harry.

Sì. Ringrazierò Ron. Ora posso aprirlo?” chiese Ted, che aveva una vaga idea di che cosa potesse essere.

Allora, io direi di iniziare dalla prima parte.”disse Ginny, porgendogli un tubo di cartone.

Ted lo aprì. Conteneva un grosso poster delle Hoyhead Arpies, la squadra di Quiddich in cui Ginny aveva iniziato a giocare qualche anno prima, e tutte le giocatrici gli sorridevano.

Se lo giri ci sono tutti loro auguri.” gli suggerì Ginny, strizzando un occhio.

Sul retro, infatti, ciascuna delle giocatrici aveva aggiunto la sua frase d'auguri, proprio vicino all'autografo.

Ted non riusciva a crederci. Era così sorpreso che l'unica cosa che riuscì a fare fu quella di sussurrare un flebile “grazie”, anche se in realtà avrebbe voluto correre ad abbracciare Ginny.

E non è finita qui! Avanti Ted. Ora apri questo.” Dan lo guidò verso un pacco quadrato, che sembrava muoversi, facendo sì che il ragazzo per poco non cadesse nel tentativo di tenerlo fermo.

Dan, ma perchè non sta fermo?”

Eh... spetta a te scoprirlo, no?”

Gli adulti osservavano con curiosità la scena, era come se ciascuno dei ragazzi avesse contribuito a modo suo, al regalo di Ted, scegliendo la parte che gli si confaceva di più.

Incuriosito ed intimidito, Teddy scartò il pacco.

Uao! Grazie Dan!” gridò, gettandogli le braccia al collo.

Un set di palle da Quiddich faceva bella mostra di sé ai piedi del bambino e i bolidi si agitavano continuamente, pregando di uscire.

Però manca ancora una cosa! Senza la mazza controllare i bolidi è impossibile!” proseguì Dan, porgendogli una mazza.

Oh! Così faccio come te!”

Sì, anche se forse ti manca ancora qualcosa, non credi?” Beth lo invitò ad avvicinarsi, tenendo in mano un'altra scatola.

Le sorprese non erano finite.

Sempre più eccitato Ted scartò: aveva appena guadagnato una divisa, delle cavigliere, dei polsini, delle ginocchiere e delle scarpe da Quiddich.

Insomma, c'è tutto per giocare... o quasi. Io credo che manchi la cosa più importante, non credi?” aggiunse Harry, ai cui piedi giaceva un lungo pacco rettangolare.

Oh... grazie Harry! Sono sicuro che sarà fantastico!” esclamò Ted, che già aveva capito cosa si nascondeva.

Strappò con foga, la carta gettandola dietro di sé.

Aprì la scatola, senza far caso alla scritta, che gli indicava che quella era una delle nuove Nimbus Turbo Deluxe per bambini. L'aveva già riconosciuta dal colore della scatola.

Prese in mano il manico di scopa, osservandolo in religioso silenzio prima di alzare la testa verso Harry e di dire:

Andiamo a fare un giro? Dai! Dai!Dai!”


Ted fu facilmente accontentato perchè nel giro di dieci minuti aveva già trascinato Harry e Ginny sulla collina dietro casa, ignorando le raccomandazioni dei grandi che ricordavano in continuazione che si sarebbe fatto buio molto presto.

Bè, allora io vado.” disse Dan, posando sul tavolo il piatto con la quinta fetta di torta.

Dove vai?” chiese Hellen, che non sapeva nulla dei programmi del figlio per la serata.

Fuori.” rispose Dan vago

Con chi?” proseguì sua madre, indispettita.

Secondo te? Con la solita gente!” sbruffò Dan

Quando torni?”

Non lo so.” rispose, sempre più scocciato.

Beth sospirò: Dan non aveva ancora imparato la tattica Potter, messa a punto da suo fratello e che, con Lily e James funzionava sempre alla perfezione, ovvero il” sorridi e di' di sì.”

Sua madre gli lanciò uno sguardo contrariato, mentre James, Sirius e Remus ridacchiavano.

Ricordati di prendere il casco!” gli urlò Sirius, vedendolo dirigersi verso la rimessa in cui teneva la moto ricevuta in dono per i suoi diciassette anni, come gli era stato promesso anni prima.

Hellen rivolse un'occhiata arrabbiata anche al marito.

Ehi! Che c'entro io?” protestò Sirius.

Se nostro figlio è irresponsabile ed immaturo e rischia ogni sera di schiantarsi con la moto è solo colpa tua!”

Non rischia di schiantarsi con la moto! E non è irresponsabile ed immaturo o almeno, non sempre.”

Lo so bene! Per fortuna nei momenti più importanti e decisivi tutto il buon senso ereditato da me compare!”

Bè, se sono così irresponsabile, perchè mi hai sposato?”

Perchè lo sei solo in superficie, sciocco! Solo vorrei che Dan, alle volte, si mostrasse un po' meno scontroso... che parlasse un po' di più.”

E' l'età. Gli passerà e poi lo sai com'è fatto, non parla mai di sé. Se Beth, che sa sempre tutto di lui, non è preoccupata non dobbiamo esserlo neanche noi, ti pare, Hel?”

Sì...forse, hai ragione. Beth, va tutto bene?” chiese Hellen

Sì, va tutto bene. Non ti devi preoccupare. Credo sia andato da Lucas. Appena qualcosa andrà storto ve lo farò sapere.” rispose Beth che spesso si chiedeva perchè Dan fosse così restio a parlare di sé: era estroverso, brillante, era il punto di riferimento dei suoi amici eppure, se aveva un problema, non ne parlava. Voleva affrontare tutto da solo.

Beth immaginava si comportasse così perchè lui era quello forte, quello che sosteneva sempre tutti. Riteneva di non avere il diritto di arrogare sulle spalle degli altri un suo problema.

Che libro stai leggendo? Te l'ha dato Remus oggi?” chiese Lily alla figlia, dopo qualche attimo di silenzio.

Sì. Remus ha appena rifornito la mia biblioteca- rispose sorridendo alla volta di Remus. Il suo padrino era il consigliere di fiducia: le portava sempre libri nuovi ed interessanti, prestandole i propri, fitti di appunti e commenti alla lettura.- E' Cime Tempestose. Secondo lui può piacermi.”

Credo che Remus ti conosca proprio bene! Te l'avrei consigliato anch'io!” commentò sua madre.

E mi raccomando, Elisabeth. Prima di leggere Delitto e Castigo assicurati di non avere troppi pensieri ed impegni: quando lo leggi devi concentrarti per cogliere il messaggio di Dostoevskij.” aggiunse Remus, che in Beth aveva trovato qualcuno a cui trasmettere la sua passione.

Dopo aver scambiato qualche altra parola, Beth rientrò in casa: stava salendo un po' d'aria e lei aveva bisogno di concentrazione per leggere.

Sono passati tanti anni eppure lei è sempre solitaria come al solito...” disse Tonks, dopo un po'.

Sì. Dan avrebbe potuto portarla con sé. Dopotutto, i suoi amici sono amici anche di Beth.” asserì Hellen, maledendo mentalmente quello sbadato sconclusionato di suo figlio.

Io non credo che le avrebbe fatto piacere. Se è una serata tra ragazzi non è quello il suo posto. Thomas e Lucas sono anche amici suoi, però lei rispetta il legame che li unisce a Dan. Sa che ci sono momenti in cui devono stare da soli, solo loro e li rispetta.” spiegò Lily, stringendo la mano di James e rivedendo se stessa in molti comportamenti della figlia.

A volte ho paura che si isoli troppo, che viva in un mondo tutto suo, popolato dai personaggi dei suoi libri. Certo, è cambiata rispetto a quando era bambina. Ora non ha più paura della gente e si è finalmente fatta degli amici, però temo che troppo spesso stia lontana da loro.”sospirò James, che avrebbe tanto voluto poter correre in aiuto della sua bambina, così come faceva quando lei era piccola.

Lily sembrò cogliere i suoi pensieri, dal momento che gli sussurrò:

Non è di noi che ha bisogno in questo momento, James.”

Dovete solo darle il suo tempo, senza considerare che ci sono tratti del carattere di ciascuno di noi che non si riescono mai a cambiare.” disse Remus.

L'importante è che possa contare su amici sinceri, pronti a sostenerla quando cadrà. Persone che siano in grado di comprendere i suoi silenzi.” aggiunse Sirius

Io credo che li abbia. E, in ogni caso, Dan non la lascerà sola, quindi, forse, dobbiamo smetterla di preoccuparci.” concluse Hellen.

Fossi in voi, mi preoccuperei quasi più per Dan! Tre mesi e si diploma ed ogni settimana se ne salta fuori con una nuova idea sul suo futuro!” esclamò Tonks, che non si capacitava di come una persona potesse essere così indecisa.

Io credo che lui sappia benissimo cosa vuole fare. Teme solo di venir giudicato.” disse Hellen

Sì, lo credo anch'io. Deve cercare di farlo venir fuori, urlando che è quello che lui vuole fare e che niente e nessuno glielo impedirà. Per il momento lasciamogli finire la scuola, poi si vedrà.” commentò Sirius.

Purtroppo non sono tutti come Harry che ha deciso il suo futuro a quindici anni! A proposito, come se la cava al Dipartimento? Ogni volta che racconta del lavoro è entusiasta.”

Gli piace. E' quello che voleva fare, solo, alle volte, si lamenta un po' troppo.” spiegò James.

Ci credo che si lamenta! Voglio dire, solo perchè sei l'ultimo arrivato ti fanno fare dei turni orribili e delle operazioni inutili: vigilanza alle partite di Quiddich, interrogatori per ladruncoli di quint'ordine, sistemazione di scartoffie. Il massimo della vita è un'azione di supporto all' Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti Babbani! Ricordo quel periodo come un incubo!” fece Tonks, facendo ridere tutti e cambiando colore di capelli tre volte.

E di certo non lo aiuta il fatto di avere per capo suo padre e il suo padrino...” osservò sagacemente Remus, toccando un tasto delicato.

James e Sirius avevano accettato la proposta che Kingsley Shackbolt aveva fatto loro cinque anni prima: sostenendo due esami che mancavano, avevano preso il loro posto al Dipartimento Auror.

Lasciare il Quiddich era stato meno difficile del previsto e, per due come loro, tornare alle operazioni sul campo, era stato più che entusiasmante.

Era stato come tornare indietro nel tempo e prendere, finalmente, il posto che gli spettava.

Kingsley si era liberato del fastidioso Scrimgeour, nominando James Capo Dipartimento e Sirius Vice.

Che vuoi dire, Remus?” chiese James, senza capire.

Che forse, alle volte, con lui siete troppo... come dire, delicati. Solo perchè si tratta di Harry.” continuò Remus.

E' il mio figlioccio! Che dovrei fare? Mandarlo ad ammazzarsi?” fece Sirius, irato.

Perchè nessuno, a parte lui e James, sembrava capire?

Remus non intendeva questo, solo, alle volte, anch'io ho la sensazione che Harry vorrebbe fare di più.” disse Lily, prendendo non solo le difese di Remus ma anche quelle di suo figlio.

Bè, non è che compaiano Maghi Oscuri da combattere un giorno sì ed uno no. Fortunatamente.” rispose James, scanzonato.

Sono però ormai due anni che lui e Ron si sono diplomati...Le volte che li ho visti in azione mi sono piaciuti. Hanno talento, devono solo farsi le ossa...” provò a dire Tonks

Non potete tenerli per sempre sotto la campana di vetro...” aggiunse Hellen.

Sentite, ho giurato a me stesso, anni fa, che Harry non avrebbe mai passato la giovinezza che ho passato io, col terrore di non sapere se tornerà a casa, se rivedrà i suoi amici, se potrà ancora abbracciare la donna che ama. Mio figlio non dovrà mai passare attraverso tutto questo. Finchè il capo sono io, decido io.” fu la perentoria conclusione di James, che rese chiara a tutti la fine della discussione, anche perchè in lontananza si riuscivano già a scorgere le sagome di Ted, Harry e Ginny che planavano.


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Capitolo 2
*** Sentirsi inutili ***


Non sarà un capitolo colmo di avvenimenti, il solo scopo è quello di illustrare i rapporti tra i vari personaggi: curiosare nelle loro vite aiuterà a farci capire come sono cresciuti Dan, Beth, Anne, Lucas e Thomas e dare una sbirciata al Ministero ci farà pensare che non sempre le cose vanno come vorremmo...


Sentirsi inutili


HOGWARTS


No Anne, stasera non ci sono. Ho gli allenamenti di Quiddich.” stava rispondendo Lucas in fretta, alla sua amica, mentre vagava con gli occhi per la Sala Grande alla ricerca di Thomas, ottimo soggetto da cui copiare i compiti di Trasfigurazione.

Ancora? Ma non ti sei già allenato ieri sera?” domandò Anne, rovesciandosi il caffè sulla divisa, mentre, come d'abitudine, Lucas sfoderava la bacchetta per ripulirgliela.

Che vuoi che ti dica? Dan è impazzito, questo mese! Il fatto che si tratti dell'ultima partita gli sta dando alla testa... Lo sai anche tu che non è mai stato un Capitano troppo ansioso...”

Hagrid ci resterà male! E' già la terza volta che ci invita per il tè e tu non ci sei...” osservò la ragazza.

Purtroppo non ci posso fare niente! Salutalo da parte mia... Oh, ecco Thomas. Ci vediamo più tardi a Trasfigurazione! Divertiti ad Antiche Rune! E saluta Beth!” disse Lucas, alzandosi in piedi e facendosi largo tra una folla di primini per raggiungere il tavolo di Serpeverde.

Devi smetterla di copiare i compiti nelle ore buche, Lucas!” lo rimproverò la ragazza, che accortasi di essere in un tremendo ritardo, si ricoprì di un' infinita quantità di briciole nel vano tentativo di fare colazione più in fretta.

Imprecando, non fece a caso all'occhiolino che l'amico le stava rivolgendo e che, ora, stava inginocchiato di fronte a Thomas implorandolo di passargli i compiti.

Anne si alzò dal tavolo, per raggiungere Beth e puntò un occhio verso Lucas: la vista della scena ( che si ripeteva quotidianamente ogni mattina) non potè non farla ridere e così, decisamente di buon umore, si avviò verso l'ingresso, luogo in cui, come tutti i giorni, aveva appuntamento con Beth, la quale era sempre così mattiniera da riuscire a passare in Biblioteca prima dell'inizio delle lezioni.

Con il passare degli anni, i continui battibecchi tra lei e Lucas si erano affievoliti, lasciando il posto ad una salda amicizia, fatta di confidenze, debolezze sussurrate e malefatte condivise, dato che Anne era tanto vivace quanto maldestra.

Lei e Lucas davano l'impressione di essere sempre di buon umore ed erano quelli che si occupavano di tirare su il morale del gruppo, quando qualcosa non andava.

Intravide Beth, che stava parlottando con Dan, dietro al quale, una crocchia di ammiratrici, lanciava sguardi infuocati a Beth.

Ti devo aiutare a portare dei libri, Beth? Sei sempre così carica...” stava dicendo lui, osservando la borsa stracolma e i due volumi nelle mani dell'amica.

Tranquillo. Raggiungo l'aula di Antiche Rune senza troppi problemi...”gli sorrise, portandosi dietro un orecchio una ciocca di capelli, cosa che le fece perdere l'equilibrio e portò alla caduta dei pesanti tomi che reggeva.

Te l'avevo detto che non ce l'avresti fatta! Dammi retta, ti accompagno io!” insistette lui

Ma tu non hai mai lezione alla prima ora?” chiese Beth, con fare indagatore, certa com'era del fatto che Dan non gliela stesse contando giusta.

Lui si grattò la nuca, si scostò un ciuffo nero (quello che veniva sempre pregato di tagliare, dal momento che gli finiva sempre sugli occhi), dopodichè passo una mano sul mento, dove c'era un filo di barba accennata e poi rispose, col suo solito tono scanzonato:

Eh... i privilegi del settimo anno!”

Dan!”

E va bene! E va bene- si arrese, alzando le braccia - al martedì inizio alla seconda ora, con Cura delle Creature Magiche, tra l'altro oggi dovremmo anche andare nella Foresta, sempre che Hagrid abbia convinto Silente, bè...non che la cosa sia una novità...”

Avanti, dimmi quello che mi devi dire! Confessa quello che hai da confessare e poi lasciami andare che altrimenti finisce che arrivo in ritardo...”

Sono in punizione!”

Ancora?” domandò, sbalordita, Beth

Ma questa volta non è colpa mia! Snape stava tormentando quella ragazza di Tassorosso per un compito svolto in un modo che a lui non piaceva, la stava mortificando, stava usando parole cattive e io non ce l'ho fatta, a star zitto. Gli ho detto che non approvo il suo metodo di insegnamento e che ci sono altri modi per dirle che poteva fare meglio e...”

E... Avanti.”

Gli ho detto che è frustrato e che non deve prendersela con i ragazzi se la sua vita è stata un fallimento.”

Dimmi che non l'hai fatto davvero!” sbottò Elisabeth

Il silenzio di Dan fu preso come un assenso.

Oh Daniel! Tu hai tutte le ragioni, però non puoi sempre fare l'avvocato delle cause perse! Non dovevi rivolgerti a lui a quel modo! E' pur sempre un insegnante!” lo rimproverò Beth, accigliata.

E cosa dovevo fare? Non ne potevo più di star zitto!”

Dan, a volte occorre abbassare la testa! Adesso te la farà pagare!”

Bè, tanto tra un mese o due sono fuori da questo posto!” rispose lui, con aria di sfida.

Questo non ti autorizza a rispondergli così! Non gli hai detto una bella cosa...” continuò Beth

Ormai l'ho fatto. Quindi risparmia la predica. Hai ragione, ma non ce la facevo a trattenermi. E poi se lo merita...”

Beth sbruffò: quando si sarebbe deciso a crescere? Aveva tante buone qualità, doveva solo farle fruttare.

Per certi versi era un ragazzo molto maturo, per la sua età, con un alto senso della giustizia e di ciò che è bene e ciò che è male, ma per altri, era rimasto lo stesso ragazzino egocentrico e capriccioso.

Quando si trovava in quei momenti, ad Elisabeth pareva di essere la sola ad essere cresciuta e di trovarsi di fronte al Dan dodicenne.

Senti, adesso io devo andare. Ne parliamo a pranzo... Buona giornata, Daniel.”

Buona giornata, Elisabeth” per salutarla, il ragazzo, le scoccò un bacio sulla guancia.

Si voltò, rivolse un cenno al gruppetto di ragazze lì radunato e poi si diresse verso la Sala Grande per incontrare i suoi amici.

Bè, che avete da guardare come delle Banshee?” chiese Anne, mentre le ragazze fissavano Beth con un misto di rabbia e stupore: non solo quell'insignificante ragazzina aveva l'onore di poter parlare con Daniel Black, ma si permetteva anche di rimproverarlo! Come osava?

Quelle rivolsero un'occhiata indispettita anche ad Anne, che le sentì mormorare:

Ci mancava solo la guardia del corpo di Franchester, adesso!”

Anne si girò e fece una linguaccia alle Fan, come le chiamava lei, prima di attaccarsi al braccio di Beth.

Non riusciva proprio a capire per quale motivo quelle arpie ce l'avessero tanto con lei o con Beth: erano forse invidiose dell'amicizia con Dan e Lucas? Se così era, perchè anziché limitarsi ad ammirarli e spettegolare non si avvicinavano e provavano a conoscerli?

Non mordevano mica! Persino Lucas, una volta che si superava la sua acidità, poteva risultare simpatico...

Le due amiche si stavano avviando al secondo piano, per seguire la lezione, quando un trafelato e scomposto Thomas fece la sua apparizione sbucando dal buco dietro ad un quadro, capitombolando addosso ad Anne, facendola finire per terra.

Ah! Tomas! Ma ti si è bevuto il cervello? Non provare mai più a comparire così all'improvviso! Mi hai fatto prendere un colpo!”strillò la ragazza, resa momentaneamente cieca dalla massa di riccioli che le aveva ricoperto il volto.

Scusate, è che dovevo fuggire da Lucas il più in fretta possibile...” si giustificò, raddrizzandosi e lisciandosi la divisa.

E perchè dovevi fuggire da Lucas?”chiese Anne. Che si fosse rifiutato di passargli i compiti ed ora Lucas lo stesse rincorrendo per tutto il castello scagliandogli maledizioni?

Gazza. Era dietro di lui.”

Oh.”annuirono le due ragazze.

Voleva a tutti i costi che io mi mettessi ad appendere per tutta la scuola le settecentotredici copie dell'integrazione al suo elenco di oggetti proibiti. E tutto questo perchè sono un Prefetto! Per Merlino, io sono un Prefetto della scuola, non lo sguattero di Gazza!” spiegò Thomas, lucidandosi la spilla che aveva guadagnato l'anno prima.

Thomas era molto orgoglioso del suo distintivo, non solo segnalava a tutti quanto lui (modestia a parte) fosse perfetto, ma, soprattutto, lo faceva sentire accettato. Lui, Babbano di nascita, non solo era nella Casa di Serpeverde, non solo era tra i migliori studenti di Hogwarts, ma era anche diventato Prefetto.

Il fatto poi che i suoi migliori amici fossero tutti Grifondoro, lo rendeva orgoglioso: erano la testimonianza vivente che, in fondo, tra una Casa e l'altra, non c'erano grosse differenze.

In ciascuna convivevano ragazzi diversi per origine, abitudini, aspirazioni, ma, come lui ripeteva spesso, tanto da farne il proprio motto, ciascuno è chi sceglie di essere.

Quanti ne ha aggiunti, questa volta?” domandò Beth

Diciassette.” disse Thomas con voce funerea.

E dimmi un po', Thom.... Mastro Gazza sa che a far finire sulla lista questi diciassette oggetti, provocandogli una serie infinita di notti insonni, sei stato tu con quei decerebrati dei tuoi amici?” ammiccò Anne, con tono noncurante.

Non tutti e diciassette. Solo dieci. Io con gli altri non c'entro.” disse Thomas, offeso.

Beth gli sorrise e lui parlò di nuovo.

Io l'avevo detto che non potevano mettersi a ricoprire tutte le porte di Gelatina Millefoglie! Ma loro non mi hanno dato retta! Ho detto anche che non potevano liquefare con il Simpatico Sprai Fretto il Folletto tutti gli schedari di Gazza, ma loro, come al solito, non mi hanno dato ascolto!”

Andiamo vah, siamo già in ritardo.” lo consolò Beth, intuendo che, spesso, Thomas non sapeva, o meglio, non voleva, abbandonare Dan e Lucas quando progettavano i loro scherzi.





LONDRA, DIPARTIMENTO AUROR


Gli uffici del Ministero destinati al Dipartimento Auror occupavano una fitta rete di corridoi all'ultimo piano.

Gli Auror più esperti potevano godere di uffici propri, oppure, come nel caso di Tonks, dividerlo con qualcun altro.

Invece, i più giovani dovevano accontentarsi di un'anonima scrivania in mezzo ad altre dieci, in stanza cosi larghe e lunghe che avrebbero potuto benissimo sembrare una delle camerate dell'Accademia.

Harry e Ron, per voleri dipendenti dai piani alti, occupavano ancora due di quelle scrivanie, arrabattandosi come potevano nello sconfiggere le mosche e il caldo che popolavano quella enorme stanza.

Come va quel rapporto sui fondi di calderone falsi?” domandò Ron all'amico, seduto nella scrivania di fronte a lui.

L'ho quasi finito, credo. Tra poco lo porterò a Brown che lo dovrà controllare. Oggi hai qualcosa di entusiasmante da fare o mi terrai compagnia mentre attendo che qualcuno mi porti altre scartoffie da riordinare?” rispose Harry, sbruffando.

No. Oggi si esce! Non guardarmi così,tu hai già avuto la possibilità di mostrare le tue competenze sul campo ieri!” esclamò Ron, con uno sguardo a metà tra il risentito e il divertito.

Fare l'Auror, per lui come per Harry, non si stava rivelando interessante ed avvincente come credevano.

Avevano iniziato e finito l'Accademia carichi di sogni e di progetti: si immaginavano alla guida di spedizioni pericolose, informati di dettagli segreti ai più e, invece, dopo due anni erano ancora ancorati ad una scrivania e, le rare volte che uscivano, erano incaricati di compiti estremamente noiosi ed inutili.

Inizialmente avevano sopportato la cosa speranzosi e certi che quello fosse il normale trattamento che si riservava ai nuovi arrivati. Col passare del tempo, però, sembrava che tutti riuscissero ad aver e un avanzamento di posizione salvo lui ed Harry, persino Hermione, sebbene lavorasse in un altro Dipartimento, quello per il Controllo e la Regolamentazione delle Creature Magiche, era già stata promossa.

Sapevano perfettamente che questo dipendeva da James e Sirius, però, l'uno perchè si andava contro il padre e non sapeva esattamente come affrontarlo, e l'altro per quieto vivere non avevano mai detto nulla.

Ron aveva pensato diverse volte di mandare tutto all'aria e di andare a lavorare temporaneamente coi suoi fratelli, ma, in seguito, un po' per senso di colpa nei confronti dei suoi genitori che non gli avevano mai fatto pesare l'onerosa retta dell'Accademia e un po' per lealtà nei confronti di Harry, aveva deciso di restare.

Harry era quello che appariva più scontento della situazione: si sentiva responsabile anche per la sorte di Ron. Dopotutto, se suo padre e Sirius trattavano a quel modo anche Ron, era solo perchè era il suo migliore amico.

Harry era frustrato: perchè non gli permettevano di seguirli sul campo?

Lo credevano un incapace? Pensavano forse che non fosse in grado di cavarsela da solo e di mantenere il sangue freddo?

Perchè si ostinavano a volerlo trattare come un bambino?

Aveva ventitrè anni, quasi, ormai!

Loro, quando erano molto più giovani di lui, non avevano forse combattuto nell' Ordine della Fenice Voldemort e i suoi sostenitori?

E, il tutto, senza essere Auror!

Se almeno l'avessero ammesso, che lo facevano apposta, anziché trincerarsi dietro a mille scuse, una meno credibile dell'altra.

Quando avevano iniziato, Harry era eccitato all'idea di lavorare al fianco di suo padre e di Sirius, ora invece, non voleva altro che sbarazzarsi di loro ed avere per superiore qualcuno di sconosciuto, qualcuno che lo mettesse alla prova.

Più volte aveva pensato di mollare tutto, poi però, la tenacia che lo contraddistingueva l'aveva spinto a continuare, per dimostrare loro che avrebbe potuto farcela.

Fantastico! Così potrò passare un altro entusiasmante pomeriggio in ufficio! Non aspettavo altro! Chissà cosa mi portano da compilare oggi!” esclamò, ironico, Harry.

Bè, io direi che è già qualcosa se non ci fanno pulire tutto il marciume di questo posto...” osservò Ron, dondolandosi indietro con la sedia.

Solo perchè ci sono gli Elfi Domestici, che credi! Strano che mio padre non abbia ancora detto al Ministro che non serve che puliscano qui, dato che ci siamo già noi...” proseguì Harry, lanciando via la piuma che gli era servita per completare il rapporto.

Se proprio sei così ansioso vado a riferiglielo!” aggiunse Ron, tenendosi per sé il seguito della frase, che suonava simile a:

Scommetto che sarebbe felicissimo di sapere che non dobbiamo neanche più uscire per fare il servizio di sicurezza alle partite di Quidditch o per disinnescare il malocchio di qualche orologio ad una vecchietta Babbana!”

Harry non rispose e rilesse per la terza volta la pergamena che aveva in mano: se almeno avesse trovato un errore avrebbe avuto qualcosa da fare...

Ron si alzò e prese a giocherellare con dei pezzi di carta, tentando di fare canestro nel cestino, mentre, sopra alla sua testa, diverse buste contenenti i messaggi che si scambiavano tra un ufficio e l'altro, saettavano avanti e indietro, a destra e a sinistra.

Circa mezz'ora dopo la testa di Sirius comparve dalla porta.

Buon giorno ragazzi!” li salutò allegro.

'Giorno...” fu il saluto distratto che gli rivolsero.

Bè? Che cosa sono quei musi lunghi? E' stata una mattinata impegnativa?” chiese

Ron balbettò qualcosa, mentre Harry rivolse un'occhiata eloquente al suo padrino, che capì che era il caso di star zitto.

Io e James pensavamo di fare un salto da Remus, in libreria per pranzo. Volete venire anche voi o riuscite a tollerare quello schifo che chiamano mensa aziendale?” disse Sirius, cercando di riprendere la conversazione.

Oh bè...- cominciò Ron- io dovrei già passare da Remus, per prendere un libro che mi ha chiesto Hermione- Harry, a questo punto, incenerì il suo migliore amico con lo sguardo. Tutto quello che voleva era stare lontano da suo padre. Non ne poteva più di sentirsi dire cosa doveva fare. Non era arrabbiato con lui, anzi. Una parte di lui comprendeva e, fuori dall'ufficio, i loro rapporti erano ottimi come al solito, semplicemente, almeno al lavoro, voleva stagli lontano.-Ma credo comunque che potrò andare più tardi, quando usciamo.” si affrettò ad aggiungere Ron, dopo aver colto i segnali.

Come volete...”

E comunque, Sirius, Hermione ha detto che ci saremmo visti durante la pausa. Ci conviene rimanere qui. Se non ci dovesse vedere impazzirebbe.”

Ehilà, ragazzi! Allora vi unite a noi per pranzo?” era arrivato anche James.

Dobbiamo vedere Hermione, papà.”

Ah... ok. Non c'è problema. Bè, allora noi andiamo. Ci vediamo nel pomeriggio.” disse James, uscendo con Sirius.

Portateci di sopra i rapporti!” urlò Sirius, dal corridoio.

Harry e Ron li maledissero mentalmente e poi si alzarono, per raggiungere Hermione, che, se non era così oberata dal lavoro, decideva di concedersi una pausa pranzando col suo ragazzo e col suo migliore amico.

Le cose tra Ron ed Hermione procedevano bene, o meglio, bene per quella che può essere la quotidianità della loro coppia.

Tre volte a settimana Ron affrontava delle crisi che rasentavano l'autolesionismo, allenando la scarsa pazienza di Harry con infiniti soliloqui sul perchè lui fosse un ottuso ritardato, inadatto a stare con una creatura tanto intelligente e perfetta quanto Hermione e su quanto fosse fortunato.

Altre tre volte, invece, Ron tornava a casa sbraitando che non ne poteva più, che quella era l'ultima volta che si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da Hermione perchè lei avrebbe dovuto capire che non poteva permettersi di trattarlo come uno straccio dal momento che, anche se suona strano dirlo, anche Ronald Bilius Weasley aveva dei sentimenti.

Nei primi tempi Harry provava a consigliare il suo migliore amico, cercando di fargli capire dove sbagliava, ora, invece, si limitava ad annuire, ascoltando distrattamente e sfogliando con attenzione le pagine della Gazzetta del Quidditch.

Dal canto suo Hermione, poco paziente di per sé, stava imparando a tollerare la confusione, gli sbagli, i fraintendimenti e le paturnie di Ron e correva da Ginny o da Harry solo quando il limite estremo di sopportazione era stato raggiunto.

Quando sua madre le faceva notare che lei e Ron erano abbastanza grandi per poter pensare di costruire qualcosa, Hermione impallidiva (tremava al solo pensiero del modo in cui avrebbe potuto essere ridotta una casa in cui convivevano lei e Ron) e si limitava a rispondere che Ron stava bene dov'era, nell' appartamento che condivideva con Harry (luogo in cui lei preferiva non entrare, viste le condizioni in cui versava), senza contare che, qualora Ron se ne fosse andato, Harry sarebbe rimasto solo, considerando che Ginny era spesso via con le trasferte delle Holyhead Arpies.

Eccovi, finalmente! Era già da un po' che vi aspettavo! Ho preso quel tavolo là in fondo!” indicò Hermione, stretta nella sua veste verde bottiglia da strega.

Magari ci hai già anche preso da mangiare, eh?” azzardò Ron, meritandosi un' occhiataccia che sembrava dire” Non sono mica la tua serva!”

Quando anche Ron ed Herry si furono serviti ed ebbero preso posto, Hermione ricominciò a parlare.

Allora, come è andata stamattina? Io sto lavorando ad un caso molto complesso! Madama Fisher si fida di me e me l'ha affidato, anche se sono tra i più giovani! In pratica devo assicurarmi che nell'allevamento di Crup si rispettino tutti i parametri, perchè un mago di Glouchester ha sporto denuncia contro il suo vicino. Ho bisogno di consultare molti testi, credo che passerò da Remus, prima di tornare a casa... voi nei vostri archivi non avete niente che mi possa aiutare?”

Ma l'allevamento dei Crup non dovrebbe essere tenuto sotto controllo dal Mnistero?” chiese Harry, mentre Ron osservava desolato la brodaglia nel suo piatto che avrebbe dovuto somigliare a spezzatino.

Infatti. Ci chiediamo come abbiano potuto tenerlo nascosto per così tanto tempo...” gli rispose Hermione, mescolando la sua insalata.

Io invece mi chiedo come sia possibile che non hanno ancora licenziato questi Elfi Domestici! Ogni giorno che passa questo cibo diventa sempre più immangiabile!” esclamò Ron

Ron! Gli Elfi non sono costretti a cucinare per te! Se proprio ti fa così schifo non mangiare! Considera anche che devono preparare per centinaia di persone!”

Anche quelli di Hogwarts, se è per questo! Eppure ne erano capaci! Questi qui sono incompetenti!” proseguì, infervorato, Ron.

Non sei obbligato a mangiare qui! Potresti arrivare fino al Paiolo Magico e prenderti qualcosa là...” rimbeccò Hermione.

Fossi matto! E investire metà del mio stipendio al Paiolo Magico solo perchè questi qui non sono in grado di fare il loro lavoro? Meno male che è gratis!”

Abbassa quella voce, Ron! Ci staranno ascoltando tutti! Pensa se quei poveri Elfi hanno sentito qualcosa! Ci saranno rimasti malissimo!”

Hermione, è un dato di fatto! Questi non sanno cucinare!” intervenne Harry, che non poteva non essere d'accordo con Ron.

Hermione bofonchiò qualcosa e poi ritornò alla sua insalata, senza smettere di lanciare sguardi infuocati all'indirizzo dei due ragazzi.

Harry riportò la conversazione su un terreno neutrale, le partite di Quiddich di Ginny.

Harry era veramente contento per lei: più volte gli aveva detto che le sarebbe piaciuto sfondare nel Quiddich, anche se era incerta sull' intraprendere quella carriera.

Ginny era sempre stata una ragazza piuttosto sicura di sé: sapeva quello che voleva, sempre, e si dava da fare per ottenerlo.

Era solita dire di voler fare del Quidditch la sua professione, aveva già deciso a sedici anni eppure, l'ipotesi che, quello che si sceglie non sia la cosa migliore, aveva iniziato a tormentare anche lei, quando si era trattato di decidere davvero.

Avrebbe potuto non sfondare mai e l'idea di non ricambiare con soddisfazioni i sacrifici che Arthur e Molly avevano fatto per poter mantenere tutti i loro figli la preoccupava.

Harry l'aveva convinta a fare qualche provino: se non fossero andati bene, si sarebbe cercata un altro lavoro. Ginny aveva posto questa condizione.

Riteneva che, se non fosse stata idonea, avrebbe dovuto mettersi il cuore in pace e trovare altro da fare nella vita.

Ciò nonostante, superata qualche riluttanza iniziale, Ginny fece i provini con le Vespe di Windbourne, con il Potree Pride e con le Montrose Magpies. Nessuno di questi era andato a buon fine e Ginny stava seriamente pensando di lasciar perdere. Aveva evitato di proposito i Cannoni di Chudley, certa com'era che, grazie alle conoscenze del signor Potter, in un modo o nell'altro, sarebbe stata presa.

Il suo vero obbiettivo, però, erano le Holyhead Arpies, l'unica squadra esclusivamente femminile della Lega. Harry la trascinò a forza e lei giocò come non aveva mai giocato. Mostrando, nuovamente, la forte Cacciatrice che era stata nei Grifondoro.

Da quando era entrata in squadra si vedevano raramente: spesso c'erano i ritiri e nei fine settimana le partite, ciò nonostante, Harry non mancava mai di seguirla allo stadio ed era comunque felice di quel paio di giorni a settimana che, se tutto andava bene, riuscivano a ritagliarsi.

Certo, non poteva negare che talvolta voleva di più, però, dopotutto, se erano riusciti a reggere durante i tre anni che lui aveva trascorso all'Accademia, periodo in cui vedersi un paio di volte al mese era fin troppo, sarebbero sopravvissuti anche a quello.

Direi che io ora devo andare. Non vorrei fare tardi, potrebbe sembrare che non prenda sul serio il lavoro che mi è stato affidato.” disse Hermione, alzandosi.

Noi non abbiamo problemi, vero Harry?”

Già.” sospirò.

Hermione li osservò entrambi e poi, guardando Harry gli disse:

Harry, tu devi parlarne con tuo padre. Non puoi andare avanti così. Ti stai rovinando l'anima e, presto, rovinerai anche il rapporto che hai con lui.”

Harry sapeva che Hermione aveva ragione, del resto, spesse volte, quando si trattava di rapporti interpersonali lei aveva ragione, eppure non voleva darle ascolto.

Hermione, non sono affari che ti riguardano.- rispose duro, pentendosi immediatamente del tono usato-E, comunque, tra me e mio padre, salvo qui al Ministero, va tutto bene. Ti ho già spiegato perchè si comporta così e io non me la sento di andare lì e prenderlo a male parole.”

Harry, sarà inevitabile, prima o poi. Ti conosco. Lo farai. E più tardi lo fai, peggio sarà. Lo dici sempre, che tu e tuo padre su queste cose, siete uguali. Finirete per scontrarvi. Parlaci ora.” consigliò Hermione, prima di andarsene.



Un'ora più tardi James, Sirius e Remus sedevano attorno al tavolo del retrobottega della libreria che Remus aveva aperto a Diagon Alley.

Non aveva voluto tornare ad Hogwarts ad insegnare: non voleva restare lontano dalla sua famiglia per gran parte dell'anno.

Non aveva nemmeno accettato la proposta di Kingsley di lavorare al Ministero nel Dipartimento per il Controllo e la Regolamentazione delle Creature Magiche: sosteneva che la vita da burocrate del Ministero non facesse per lui, tuttavia, i suoi amici sospettavano che, parte del suo rifiuto, derivasse dagli ancora pesanti pregiudizi che la comunità magica nutriva nei suoi confronti.

Così, Remus, aiutato anche da James e Sirius, era finalmente riuscito a realizzare ciò che progettava da diversi anni: aprire una libreria tutta sua.

I tre si erano dati da fare e, aiutati anche da Harry e da Ron e i suoi fratelli, avevano rimesso a nuovo un piccolo ed angusto locale inutilizzato, situato in un vicolo laterale a Diagon Alley.

Inizialmente il progetto di Remus era abbastanza modesto, ma, avendo per amici James e Sirius, la sua piccola idea si trasformò rapidamente in un piano dalle proporzioni inimmaginabili.

Era una libreria molto particolare: non vendeva solo testi magici, ma anche Babbani.

I capolavori e i classici intramontabili della letteratura Babbana di tutto il mondo trovavano spazio accanto a testi di magia antica, moderna, saggi e racconti magici così realistici da far entrare il lettore tra le loro pagine.

Il “Regno di Remus”, come l'avevano affettuosamente ribattezzato gli amici, contava migliaia di testi, stipati con cura sulle decine di scaffali e il proprietario era sempre pronto a consigliare il cliente, che, grazie al suo aiuto, riusciva sempre a trovare ciò che più gli si addiceva.

In famiglia, le persone più entusiaste della nuova attività erano senza dubbio Lily e Beth che, con buona compagnia di Hermione, passavano spesso a rifornirsi.

Dal momento che Remus, James e Sirius lavoravano tutti e tre nella stessa zona, capitava spesso che si ritrovassero per pranzo.

Cioè... io non capisco. Ogni volta che gli parliamo ha il muso e risponde male...” stava dicendo Sirius, gesticolando animatamente verso Remus, seduto di fronte a lui.

Io direi che Harry è arrabbiato con voi...”azzardò Remus, senza preoccuparsi di cercare termini più appropriati: con quei due bisognava arrivare direttamente al sodo.

Ma perchè?” chiese James, passandosi una mano trai i capelli.

Lo sai benissimo il perchè, James. E sai anche come risolvere la situazione.” gli rispose Remus.


Ringrazio le sette persone che hanno inserito la storia tra i preferiti: spero possa continuare a piacervi. Se potete, se vi va, fatemelo sapere con una recensione.

Ringrazio Cinderella87 e Padfoot_07 per aver recensito lo scorso capitolo.

Cinderella87:Io adoro Remus in versione Piero Angela e spero di poter dare altri esempi di come questo illustre genitore educhi il suo pargolo... Chissà, magari anche il piccolo Ted diverrà un professore un poco saccente, anche se ho i miei dubbi. Quanto al resto, avrai tempo di vedere come si evolveranno i caratteri di tutti i personaggi.... e considerati fortunata, perchè sai quasi tutto tramite spoiler!

Padfoot_07:Grazie per l'entusiasmo che dimostri sempre, non può che farmi piacere.

Ti accorgerai presto che Dan, forse, pur essendo un Black, non è immaturo come sembra. E' un ragazzo perennemente in crisi con se stesso, per così dire. Quanto a James, bè... è un padre e questo basta a spiegare tutto.

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Capitolo 3
*** Impressioni ***


Impressioni


HOGWARTS


Maggio era arrivato da qualche settimana e l'aria tiepida che portava si faceva sentire anche ad Hogwarts.

Le giornate iniziavano piano piano ad allungarsi e la stanchezza per l'anno scolastico iniziava a farsi sentire.

Tuttavia, in quella seconda settimana di maggio, non erano le lamentele per i troppi compiti ad occupare le conversazioni quotidiane degli studenti, bensì l'imminente finale della Coppa di Quiddtch che si sarebbe disputata tra Grifondoro e Serpeverde.

Per tutta la settimana la tensione era stata palpabile e il passaggio dei giocatori di entrambe le squadre veniva accolto o da grida di tripudio e da cori festanti o, al contrario, da battute sarcastiche.

Dan era molto nervoso da giorni e non faceva altro che pensare alla partita.

Da quando era stato nominato Capitano, non era mai stato particolarmente ossessivo: non faceva parte del suo carattere stressare gli altri con allenamenti supplementari o con innovative tecniche di gioco. Preferiva assillare se stesso ed, eventualmente, darsi addosso se la squadra perdeva o giocava male.

Dan non riuscì mai a spiegarsi come potè sopravvivere alla tensione che in quei giorni gli dilaniava l'anima.

Probabilmente, se Lucas non fosse stato lì, sempre pronto a sdrammatizzare e ad organizzare diversivi e se i suoi compagni di classe non l'avessero aiutato con i compiti, Dan sarebbe impazzito.

Aveva in testa un solo pensiero, la Coppa, e non riusciva a concentrarsi su altro.

Non voleva vincere solo perchè quello era il suo ultimo anno. Voleva vincere per dimostrare a se stesso e agli altri che lui non era solo il bel Battitore di Grifondoro, il ragazzo sempre pronto a scherzare e ad eccellere in quello che faceva per doti naturali e manie di protagonismo.

Voleva dimostrare di essere in grado di guidare una squadra, di prendersi delle responsabilità.

Voleva far vedere a tutti che c'era un motivo per cui i suoi amici avevano scelto lui, una ragione per cui era il punto di riferimento del gruppo.

Voleva dimostrare che Daniel Black sapeva prendere le cose sul serio. Non vedeva altro modo del Quidditch di renderlo noto. Non si era accorto che molti ad Hogwarts lo stimavano perchè era disponibile, allegro, attento agli altri e sempre pronto a regalare un sorriso a chi ne avesse bisogno.

L'anno prima la Coppa era stata vinta da Serpeverde ed, essendo già il Capitano di Grifondoro, non se l'era perdonata. Sentiva che era colpa sua, se la squadra aveva perso.

I commenti maligni di Robert Gooniver lo seguivano ovunque andasse e, anche quando non c'era, a Dan pareva di sentire la sua voce roca nelle orecchie.

Il venerdì pomeriggio della settimana prima della partita, uscendo dalla lezione di Trasfigurazione, la professoressa McGranitt lo trattenne, costringendolo ad accantonare i suoi pensieri sul Quidditch per qualche minuto.

Black, puoi fermarti un momento?” gli chiese.

Dan si avvicinò alla cattedra facendo cenno a Mark ed Edward di aspettarlo fuori.

Ha bisogno, professoressa?”

Volevo congratularmi con te per la prova di oggi. Era parecchio che non vedevo un esercizio così ben riuscito.” gli disse, sorridendo, pur nella solita compostezza.

Grazie.”

Sei proprio sicuro di non essere interessato a quello stage presso la Squadra Magica Speciale? Credo che avresti buone probabilità di essere preso... il bando scade oggi.” continuò la McGranitt.

Era convinta che Daniel avesse talento, molto talento per quella branca della magia.

Era qualche mese che non faceva altro che ripetergli che avrebbe avuto un futuro nel campo della Trasfigurazione e lavorare nella Squadra Magica Speciale, che, fra gli altri suoi compiti, aveva anche quello di sistemare persone Spaccate o trasfigurazioni mal riuscite, era senza dubbio un buon inizio. Per questo motivo, quando erano arrivati i bandi di diversi stage lei aveva immediatamente pensato a Dan.

No, professoressa.- disse Dan scuotendo la testa- Mi dispiace, ma non credo che faccia per me, quel genere di lavoro. La ringrazio comunque.”

Sei proprio sicuro?”

Sì. Davvero. Troverò qualcosa da fare, non si preoccupi... Grazie per l'aiuto, comunque.”

La professoressa sospirò, conscia però di non poter decidere per il futuro del ragazzo.

Dan si stava già allontanando, quando la donna lo richiamò indietro.

Black, un 'ultima cosa. Fai allenare la tua squadra e cerca di vincerla, quella partita. La Coppa deve essere nostra, quest'anno. Non voglio risentire gli acidi commenti del professor Snape, come l'anno scorso.”

Stia tranquilla, non li voglio sentire neanch'io!” rispose Dan, ritornando dagli amici.

Cosa non vuoi sentire, Black?”

Robert, è un piacere vederti...” rispose, Dan, strafottente.

Sai, Black, mi è giunta voce che la tua Cacciatrice non sia molto in forma... sei certo di riuscire a recuperarla?”

Dan avrebbe volentieri preso pugni il ragazzo che gli stava di fronte. Nessun incantesimo dava la stessa soddisfazione di un occhio nero.

Gli si avvicinò e lo guardò negli occhi:

Non ho le prove, ma non ho dubbi sul fatto che l'incidente di Eloise non sia stato casuale.” ringhiò

Non puoi provarlo, Black.” rispose freddamente Gooniver

Non posso, ma stai certo che domenica prossima non riderai così.” disse Dan, voltandogli le spalle per allontanarsi, prima di perdere il controllo.

Vai Black,vai. Corri dalla tua piccola ficcanaso dai capelli rossi.”

Dan si girò di scatto ed afferrò la bacchetta.

Non metterla in mezzo. Prova a dire una sola parola su di lei e giuro che farai una brutta fine.”

Attento, Black, attento. La tua bambolina non vorrebbe vederti affatturare uno studente di un altra Casa. Non vorrai forse litigare con lei? Sentirsi dire che sei un immaturo attaccabrighe non deve essere piacevole...Ci si vede Black!” rise Robert Gooniver, allontanandosi con un cenno della mano.





Allora, come è andata la giornata? La mia è stata stupenda! Magari fosse sempre venerdì! Ora buca, Divinazione e Cura delle Creature Magiche!” esclamò Lucas, che, grazie all'abile e scaltra scelta di materie che aveva fatto al terzo anno, poteva vantarsi di avere l'orario più leggero.

Parla per te! La traduzione di Antiche Rune era difficile! Non ho capito niente di niente, accidenti!” si lamentò Anne.

Te l'avevo detto di mollare Antiche Rune, l'anno scorso! Ma tu non mi dai mai retta!” le disse Lucas.

Dire che Anne non fosse in grado di tradurre il Runico era un eufemismo. Per quanta pena si desse nello studiare la grammatica, non c'era verso che le uscisse una traduzione sensata.

Le ripetizioni che avevano provato a darle Beth e Thomas non erano servite a niente. Le prime perchè Anne, convinta di non essere in grado, sosteneva che fosse inutile che l'amica perdesse il suo tempo con un caso senza speranza, quale si considerava. Le seconde, invece, si erano concluse con una furibonda Anne che non solo se la prendeva con se stessa, ma anche con il suo insegnante, reo di considerare ovvie troppe cose che per lei non lo erano.

Lucas le aveva consigliato di lasciare Antiche Rune subito dopo i G.U.F.O dell'anno prima in cui aveva racimolato una miracolosa A, lei però, cocciuta, aveva scelto di proseguire.

Ma mi piace!”

Ma non sei capace!”

Bè, a me non è parsa così impossibile, quella traduzione.... bastava ordinare i segni e tradurre parola per parola...” si intromise Thomas.

Ma tu mangiare al tuo tavolo mai, eh? E comunque a me è uscita una frase senza senso... Cioè, tutto era senza senso... Però, tu dimmi, cosa vuol dire: Che cos'è l'uomo? Ovunque è rincorso da un vaso... “

Lucas scoppiò a ridere così forte da non riuscire a trattenersi, Thomas, per educazione, tentò di contenersi, ma, quando stava quasi per scoppiare, tanto era rosso, Beth, optò per una pacca sulla spalla.

Dai Anne, magari non è andata così male... voglio dire, quella volta in cui hai scritto della nave che veniva assalita da un'orda di api assassine il professor Vector ti ha dato Scadente...” provò a consolarla Beth: insomma, era pur sempre un 'insufficienza, ma non molto grave.

No, no! Fidatevi, questa volta è molto peggio!” confermò Anne, accalorata.

Lucas, riuscì a riprendere la parola tra le lacrime prodotte dalla risata:

Bè, direi che peggio della volta in cui hai scritto che un morto si scavava la fossa non può essere andata...”

Thomas questa volta non ce la fece più ed esplose in una fragorosa risata, unendosi a Lucas.

Ah ah ah! Molto divertente!”

Su, vedrai, la prossima volta andrà meglio.” disse Beth.

Senza offesa, Beth, ma è impossibile che vada meglio. E' il caso di metterci una croce sopra: Anne non è portata per le Rune. Non sarà mai capace di tradurre. Prima lo accettiamo tutti, meglio è.” disse, lapidario, Thomas.

Era rimasto un ragazzo taciturno, tuttavia, sapeva con poche parole distruggere una persona.

Grazie, Thomas. Lo sapevo da sola. Non serviva che me lo dicessi tu.” gli rispose, Anne, fredda, prima di alzarsi.

Lucas guardò in tralice Thomas, così come fece anche Beth, e poi si alzò per raggiungere Anne.

In quei momenti, quello che ci voleva era il torace di Lucas da prendere a pugni.

Si può sapere che ho detto?” domandò

Thomas, l'hai distrutta.” disse Beth

E' la verità.”

C'è modo e modo, di dirlo. Lo sai che, anche se non sembra, Anne ci resta subito male. Va bene che sei una persona diretta, però, a volte, questa tua mancanza di tatto fa soffrire la gente. Spesso ci rispondi male o meglio, in modo troppo sarcastico. Noi ti conosciamo, sappiamo che non lo fai per cattiveria, però, chi non ti conosce, cosa potrebbe pensare?”

Finirono di magiare in silenzio, e poi, prima di alzarsi per tornare nel suo dormitorio, Thomas disse:

Sai, forse c'è davvero qualcosa di sbagliato, in me. Forse sono proprio un Serpeverde.”

Beth non seppe cosa rispondere e rimase lì, a fissare il suo piatto vuoto.

Ehi, Beth, che cos'è quella faccia?” Dan era arrivato, in ritardo a causa della punizione che continuava a dover scontare nell'ufficio di Snape.

Dove sono tutti?” chiese, guardandosi attorno, senza vedere né Anne, né Lucas né Thomas.

Dan, credo di aver fatto un gran casino...”iniziò Elisabeth.

Gli raccontò tutta la storia, dall'inizio e nemmeno lui potè esimersi dal ridere per le buffe traduzioni di Anne.

Credo che Thomas adesso mi odi. Io e le mie solite maniere da maestrina. Devo imparare a stare zitta!”

Non ti odia, Thomas. Non è capace di odiare nessuno. Lo sai anche tu che è buono come il pane...”

Dan,..”

Bè, sì, ok.. forse adesso ci è rimasto un po' male, così come ci sei rimasta tu, però, non credo che ti odi. Vedrai che un paio di giorni e gli passa tutto.”provò a dire Dan

Sì... forse.. E' che ho paura di me stessa, in questi momenti. Mi sembra di essere sempre pronta a giudicare tutto e tutti, di ritenere di essere la migliore... Dopotutto, potevo dire a Thomas le stesse cose in un altro modo, no?” si sfogò Beth

Elisabeth... tu... tu sei la persona più insicura e con meno autostima che conosca. Perchè ti devi sentire in colpa anche quando hai ragione? Non nego che talvolta, bè, si forse si può dire spesso, ti comporti un po' da maestrina, però... ecco, insomma,- Dan imbarazzato, prese a tormentarsi i capelli- di solito hai sempre ragione tu.”

Ma... Insomma, chi sono io per essere sempre quella che sputa sentenze, che dice che cosa è giusto e che cosa sbagliato? A volte ti rimprovero per l'arroganza, ma io ne ho altrettanta.”

Non sei arrogante, Beth! Hai semplicemente più cervello di noi quattro messi insieme!” esclamò Dan, che quella discussione aveva colto sì di sorpresa ma non impreparato.

Ma con Thomas ho sbagliato!” strillò Beth, facendo sì che i pochi studenti rimasti in Sala Grande si girassero.

E allora? Sei umana, per Merlino! E anche lui ha sbagliato con Anne! E' sempre così lapidario, così schietto. Sarebbe capace di uccidere, con le parole. E tu, se proprio vuoi la mia opinione, non hai sbagliato!” proseguì Dan.

Beth sbuffò e prese a singhiozzare.

Dan detestava quelle situazioni: era convinto di non essere bravo, a consolare le persone.

In quel momento, l'unica cosa che avrebbe voluto fare e che, forse avrebbe potuto confortarla, era stringerla forte, però si trattenne.

Ormai non avevano più tredici anni: qualsiasi gesto avrebbe potuto essere equivocato.

Quindi la prese per mano e si alzò.

Vieni, Elisabeth. Alzati.”

Perchè?”

Dobbiamo fare una cosa.”

Dan rispose allo sguardo interrogativo che gli fu lanciato da due occhi arrossati.

Un giro. Stasera Hogwarts la vediamo dall'alto.” le sorrise, malandrino, facendosi seguire senza esitazione.





In un'aula inutilizzata poco lontano dalla Sala Grande si trovavano Anne e Lucas.

Anne si era sfogata, aveva urlato, aveva pianto e Lucas l'aveva ascoltata, in silenzio.

Non si potevano interrompere le sue invettive. Solitamente, iniziava prendendosela col mondo e poi terminava elencando i suoi innumerevoli difetti.

Il punto è che io sono stanca di sentirmi dire che non sono capace! Che ho sempre la testa tra le nuvole, che non riesco ad essere concentrata! Non ce l'ho con Thomas... Ha ragione, io con le Rune non vado per niente d'accordo... E' l'insieme di cose! La gente crede che sia strana perchè inciampo o mi faccio sempre del male ad Erbologia con quelle stupide piante. Credono tutti che io sia quella che è sempre di buon umore, che non può avere un crollo... quella a cui puoi dire tutto, perchè tanto, se ne frega delle critiche. Ma io non sono così, Lucas. Io non sono così.”

Lucas le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle:

Lo so Anne, lo so. So che non sei sempre forte come appari e nessuno ti chiede di esserlo. Nessuno pretende da te che tu sia indistruttibile.”

Lucas... perchè dicono tutti che sono strana? Perchè appena si avvicina qualcuno che non conosco, inizio a parlare e questo scappa? Cosa faccio alla gente?”

Anne, tu vai bene così come sei.”

A chi vado bene? A chi? Litigo sempre con me stessa, dico sempre le cose sbagliate al momento sbagliato...”

A me vai bene così!” urlò Lucas, sovrastando la voce dell'amica.

Ma...”

A me vai benissimo così. Mi piace vederti cadere, mi piace vederti tagliare con le cesoie ad Erbologia, mi piace quando racconti ad estranei aneddoti della tua vita che potremmo capire solo solo noi, mi piace quando mi racconti delle tue traduzioni sbagliate e mi piace quando rimescoli il mio calderone per far uscire qualcosa di quanto meno decente.”

Ma tu sei tu, Lucas... è ovvio che io ti vada bene così. E' che mi sento inadatta...”

E allora il fatto che io sia io, significa che non valgo niente? Sei la mia migliore amica, Anne. Non ti cambierei per nulla al mondo.”

Anne si appoggiò alla sua spalla, lui abbracciò stretto e le accarezzò i capelli, incastrando le dita nei suoi riccioli.

Lucas, mi prometti una cosa?”gli sussurrò nell'orecchio.

Quello che vuoi.”

Promettimi che non te ne andrai, che ci sarai sempre.”

Sarò sempre qui per te. Sempre Anne, ricordatelo.”




Thomas, seduto su una delle poltrone della Sala Comune di Serpeverde, tentava inutilmente di concentrarsi su un libro.

La sua mente, però, continuava ad essere fissa su quanto era successo in Sala Grande.

Cosa aveva detto? Sapeva che Anne stava passando un brutto periodo, una delle sue periodiche fasi depressive, e l'aveva colpita.

In che cosa era così diverso dalla tradizione che aleggiava sulla Casa di Serpeverde?

Mai, come in quel momento Thomas desiderò poter tornare indietro di cinque anni e chiedere al Cappello Parlante di mandarlo a Grifondoro, con Lucas.

Del resto, gli era stato chiesto dove voleva andare e la sua risposta era stata:

Un posto in cui io possa far valere le mie capacità, in cui possa apprendere e capire cosa voglio fare .”

Aveva anteposto l'ambizione personale all'amicizia.

Se ne era reso conto quando il Cappello aveva strillato la sua decisione:

Serpeverde!”

ed aveva incontrato gli occhi di Lucas. C'era delusione in quegli occhi castani. Lucas era sicuro che sarebbe stato a Grifondoro, dove già era stato suo padre, e gli pareva ovvio che anche il suo nuovo amico l'avrebbe accompagnato in quell'avventura.

Ad undici anni il mondo, per Lucas, e, se Thomas ci pensava non era cambiato, sotto certi aspetti, aveva due colori: il bianco e il nero. Lucas non aveva sfumature di grigio. O la si pensava come lui oppure si era contro di lui.

L'amicizia nata sul treno era proseguita: Thomas l'aveva deciso immediatamente che quel ragazzino dispettoso e logorroico sarebbe stato il suo migliore amico e non sarebbe stato l'essere in Case diverse, a separarli.

Poi era arrivata Beth e con lei Anne. Con Beth era stata amicizia fin dal primo giorno, li accumunava l'amore per i libri e un certo senso del dovere. Tra loro i silenzi erano sempre stati più importanti di tante parole.

E con Beth era arrivato Dan, un uragano di idee.

Non ci era voluto molto perchè lui, Lucas e Dan si giurassero amicizia eterna.

Era un'amicizia che rasentava il cameratismo e lui era la mente razionale del gruppo. Spesso gli dicevano che era fin troppo calcolatore e lui, scherzando, rispondeva “Sono un Serpeverde, dopotutto!”

Quanti piani, la sua mente raffinata, aveva impedito che venissero scoperti?

Quante volte, con la sua carica di Prefetto li aveva coperti?

Ma, ora, Thomas, si chiedeva anche quante volte li avesse feriti. Non era mai stato un ragazzo loquace, sempre di poche parole. Il suo problema era che quello che diceva risultava fin troppo mirato.

Doveva imparare a controllarsi.



YORKSHIRE, CASA LUPIN


Ancora non ci credo! Hai fatto progressi, Ninphy cara! E' già la seconda volta che ceniamo a casa vostra, mangiando cose cucinate da te che non sono bruciate, avvelenate, dure come mattoni o soggette a probabili esplosioni!” esclamò Sirius, gustandosi il budino al cioccolato e menta che sua cugina aveva appena messo in tavola.

Ah ah ah! Sempre molto divertente, Sirius!” replicò la signora Lupin che, grazie ai mille suggerimenti di suo marito, il quale tra le sue innumerevoli capacità vantava anche quella di essere un ottimo cuoco, era riuscita ad imbastire una cena niente male per gli amici.

Remus, direi che hai vinto la scommessa! Eccoti i dieci galeoni che ti avevo promesso! Avanti, Sirius, non fare il taccagno. Tira fuori i soldi!” disse James, prendendo dalla tasca un sacchettino di pelle e porgendolo a Remus, seduto di fronte a lui.

Il ghigno soddisfatto sul volto di Remus scomparve non appena Hellen iniziò a strillare:

Ma voi tre non siete normali! E poi mi stupisco di come cresce Dan! Con gli esempi che si ritrova!”

Lily, troppo impegnata a ridere, non disse nulla. Era al corrente della scommessa tra James e Sirius ai danni di Remus. Non aveva osato distogliere il marito da quel piccolo divertimento, che, nonostante gli anni, continuava a concedersi. Senza contare che Lily era certa del fatto che Remus, per accettare una scommessa del genere, doveva essere ben sicuro di vincere e non poteva fare a meno di tifare per lui.

I due Malandrini avevano scommesso con Remus che non sarebbe riuscito ad insegnare a Tonks a cucinare.

Ovviamente avevano perso: il signor Remus Lupin riesce a fare tutto quello che si mette in testa.

Avanti Sirius, su, coraggio. Non è difficile, devi solo tirare fuori i galeoni dalla tua tasca. Dai, se vuoi ti aiuto io.” incalzò il maligno Remus con un sorriso soddisfatto.

Sirius, muoviti. Dai, concludi questa immensa pagliacciata, ora che l'hai iniziata. Dai a Remus questi maledetti galeoni e finiamola qui.” disse, scocciata e seccata Hellen, che, in quanto a spirito sportivo, ne possedeva tanto quanto Sirius, ovvero non ne aveva affatto.

Sirius, incapace di accettare la sconfitta, ingollò il rospo e porse il denaro all'amico, che, sempre più

appagato, gli rivolse un sorrisetto sardonico.

James si era accorto del comportamento strano di Tonks che, anziché mettersi a sbraitare contro suo cugino o contro suo marito, aleggiava per la stanza con un inquietante sorriso stampato in volto.

Il fatto che fosse la medesima espressione che sfoderava Remus quando era certo di avere in pugno la vittoria, convinto di aver colto quel particolare che a tutti sfuggiva, faceva sì che James pensasse che per il perfetto Remus Lupin, non tutto sarebbe andato per il meglio.

Bene!- disse Dora, cogliendo Remus di spalle- Visto che tu te ne vai in giro a fare scommesse su di me, direi che questi galeoni possono diventare miei!”

Così dicendo, la donna, si impossessò del denaro prima ancora che Remus potesse aprir bocca.

Ma, tesoro...”

Se non mi sbaglio è grazie a me che hai vinto, no? Quindi mi spettano, eccome se mi spettano! Se proprio ci tieni, la prossima volta assicurati che i tuoi amici estinguano i loro debiti lontano da me. Ricorda la legge insita nel matrimonio, Remus: ciò che è mio, è mio. Ciò che è tuo, è mio.” ghignò, soddisfatta, Tonks.

Siccome in tutta quella baraonda e in mezzo a tutte quelle battute, nessuno faceva caso a lui, il piccolo Ted ne approfittò per mangiare quanto più budino poteva.

Anzi, avrebbe potuto fare di meglio! Ne avrebbe dato anche a Pollux!

La mamma non gli permetteva mai di dividere i suoi pasti con il suo peloso amico, eppure Ted era certo che anche a lui piacesse il budino al cioccolato.

Del resto, a chi non piace il budino al cioccolato?

Nessuno avrebbe potuto sospettare che la gran quantità di dolce scomparsa fosse dovuta a lui, erano tutti troppo occupati a ridere per un motivo che Ted non riusciva proprio ad afferrare.

Aveva intuito che c'entrassero gli zii, però, nessuno si era sentito in dovere di spiegargli la faccenda, pertanto Teddy era giunto alla conclusione che non fosse una questione che valeva la pena di approfondire.

Così, prese dal suo piattino il cucchiaino e iniziò a spostare il budino.

Zia Lily sembrò essersi accorta di quello che stava facendo, ma, se anche così fosse stato, non gli aveva detto niente, quindi Teddy proseguì indisturbato.

Quando il piattino fu sufficientemente pieno e gran parte del budino rimasto fu finito nel suo stomaco ( un cucchiaino nel piatto ed uno in bocca era stata la filosofia che l'aveva guidato in quella difficile operazione), Teddy si alzò e, avendo cura di non inciampare e di non rovesciare il budino, si diresse verso le scale, certo di trovare Pollux accucciato sotto al tavolino del corridoio del piano di sopra.



Remus si alzò e prese a sparacchiare, agitando per aria la bacchetta e facendo levitare i piatti direttamente nel lavello.

Proprio in quel momento, si accorsero che, insieme a Ted era sparito anche il budino.

Ah Remus, certo che tuo figlio ti somiglia proprio! Accidenti, è riuscito a rubare tutto il budino senza che nessuno se ne accorgesse!” esclamò Lily, ridendo.

Che ci volete fare, ha ereditato tutta la mia astuzia!” rispose Remus

Sempre modesto, eh?”

Io vado a vedere dov'è... Sarà anche ora che vada a dormire.” disse Tonks.

La donna raggiunse il primo piano e trovò il figlio che, perfettamente sveglio, stava facendo la lotta con il suo inseparabile Pollux.

Tonks sorrise dolcemente e poi posò gli occhi sul piattino abbandonato sul pavimento e sugli angoli della bocca di Teddy, completamente ricoperti di cioccolato.

Ted!” lo chiamò

Sì mamma?” rispose lui, immediatamente, alzandosi da terra e raggiungendola.

Non è ora di andare a dormire?” chiese lei, accarezzandogli i capelli blu e pulendogli la bocca con un tocco di bacchetta.

Teddy parve pensarci un attimo e poi si ricordò immediatamente di una cosa che doveva fare. Agitò la mano per aria e po disse:

No. Prima devo chiedere una cosa allo zio James.”

Così dicendo, lasciando sua madre stupita in piedi in mezzo al corridoio, Ted corse nella sua stanza e frugò nel cassetto del comodino fino a trovare quello che cercava.

Soddisfatto, prese la fotografia e precedette sua madre sulle scale.

Corse giù e poi si fiondò da James, che era ancora seduto.

Si arrampicò su di lui, che lo lasciò fare, abituato com'era a vedersi bambini che si aggrappavano ai bottoni della sua camicia.

Allora, Ted, cosa ti porta qui?” chiese, affabile.

Ho una cosa da chiederti, zio. Però non deve sentire nessuno.” incominciò, solennemente Teddy.

Bene, allora dimmi tu dove dobbiamo andare.” rispose James.

Ted scese dalla sua pancia e attese che lui si alzasse, prima di guidarlo verso lo sgabuzzino, stando ben attento che nessuno li seguisse.

Si fermò di fronte alla porta ed aspetto che James la aprisse: lui non ci arrivava.

I due entrarono e James fece luce con la bacchetta. Si sedettero sul pavimento, uno di fronte all'altro.

Cosa c'era di così urgente da dirmi?”

Mi sono già successe due cose strane, zio. Sei il primo a cui lo dico e non le devi dire a nessuno. Chiaro?” disse Ted, ricordando Remus in un modo così palese che James non potè fare a meno di sorridere.

Va bene. Hai la mia parola di Malandrino.” rispose, convinto che Ted volesse parlargli delle sue prime magie.

Ted mostrò a James la fotografia.

Perchè mi ha portato la foto delle Holyhead Arpies che ti ha regalato Ginny?” chiese James, senza capire.

Allora, l'altro giorno ero dalla nonna e mi ha portato al parco dove ho incontrato altri bambini. Stavamo facendo un gioco con una palla che sembrava una pluffa, solo che era tutta tonda e io ho detto ad un bambino che aveva tirato bene come Ginny Weasley. Lui mi chiesto chi era e allora io gli ho detto che era la Cacciatrice delle Holyhead Arpies e loro mi hanno chiesto chi sono e io gliel'ho detto, però loro hanno detto che non esistono e che non è possibile che io conosca Ginny.”

Sul volto di James comparve una strana espressione: si trattava senza dubbio di bambini Babbani.

Hanno detto che ero bugiardo e così oggi pomeriggio gli ho portato questa e loro si sono spaventati ed hanno detto che sono matto e che le Holyhead Arpies non esistono. Non l'ho detto alla nonna perchè lei non capiva... zio, mi dici che è successo? Perchè non conoscevano le Arpies?” domandò Ted, più interessato a quello che al fatto di essere stato definito matto.

Ti hanno fatto qualcosa quei bambini, Ted? Ti hanno picchiato o detto cose brutte?” chiese immediatamente James, preoccupato.

No, no. Solo poi se ne sono andati via dicendo che le mamme li chiamavano, ma io non le ho sentite. Magari ci vediamo domani.” rispose innocentemente Ted.

James sospirò. Non aveva il coraggio di dire a Ted che, probabilmente, quei bambini non sarebbero tornati. Decise che avrebbe risposto come poteva alla domanda sulle Holyhead Arpies e poi avrebbe raccontato l'accaduto a Remus. Non poteva fare finta di niente.

Allora, Teddy, è probabile che quei bambini non fossero come noi. Quei bambini non hanno poteri magici, sono Babbani. Ti hanno detto chi sono i Babbani, Ted?”

Il bambino annuì e James riprese.

Bene. Loro non conoscono il Quidditch, non sanno che cos'è e quindi non conoscono Ginny. Hai capito? E' per questo che ti hanno detto quelle cose. Se ti dovessero dire delle cose brutte, mi prometti che lo dirai subito ai nonni o alla mamma e al papà?”

Sì.”

Bravo, Ted. Ora torniamo di là?”

Aspetta... zio, ma quindi loro non sono come noi...”

James parve pensarci un attimo, per trovare le parole giuste.

Sì... e no. Sono come noi, solo che non hanno la magia, per il resto sono esattamente come noi.”

Quindi posso giocare ancora con loro?”

Sì, puoi giocare ancora con loro, Ted. Solo... evita di cambiare colore di capelli. Potrebbero spaventarsi, e tu non vuoi che i tuoi amici si spaventino, vero?”

Ted scosse la testa e poi sorrise: aveva fatto bene a chiedere allo zio James.

Lui sapeva tutto sul Quidditch.

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Capitolo 4
*** Professione zio ***


Spero che questo capitolo vi piaccia, non sono molto brava a scrivere di Harry e Ginny e di Ron ed Hermione, pertanto non so se sono credibili. Fatemelo sapere, mi raccomando!

IMPORTANTE! HO TROVATO IL MODO DI INSERIRE LE FOTO DEI PERSONAGGI! IN FONDO AL CAPITOLO TROVATE I LINK DI DEVIANTART! GUARADTELI!



Professione zio


HOGWARTS

I sabati sera ad Hogwarts trascorrevano come tutte le altre serate: qualche chiacchiera in Sala Comune, qualche partita a Scacchi o Gobbiglie, un giro nel parco, soprattutto ora che era maggio.

Insomma, niente di terribilmente vivace teneva occupati i normali studenti. Siccome però Daniel Black, Lucas Franchester e Thomas McNarrow non erano normali studenti, li si poteva spesso e volentieri trovare impegnati in qualche losca e pericolosa attività.

Questo era il parere del custode, Mastro Gazza, che aveva fatto della cattura di quei tre furfanti lo scopo della sua vita. Di diverso parere erano gli amici del trio che qualificavano le loro attività con il semplice aggettivo “ demenziale.”

Pertanto, quando Elisabeth, Anne, Edward e Mark li videro scendere le scale armati di bastoni per le scope ( a cui avevano accuratamente tolto la spazzola), dI bottiglie di Burrobirra vuote e di palline Babbane che avevano recuperato non si sa bene dove, non poterono fare altro che fare finta di niente, sperando che, come sempre, le bugie fantasiose di Thomas li salvassero dall'espulsione anche quella volta.

I tre si erano diretti verso la Torre di Astronomia, stando attenti che nessuno li seguisse e che né Gazza né quel suo fastidioso gatto fossero nei paraggi.

Dan e Lucas erano certi che quella trovata sarebbe servita per migliorare l'umore di Thomas, piuttosto abbattuto per quanto era successo con Anne tre giorni prima. Quando l'amico aveva raccontato loro del golf, subito si erano immaginati a giocarci sulle torri del castello.

Avanti, muovetevi! Fate presto, i Caposcuola stanno pattugliando questo corridoio.” disse Thomas, che si era studiato il percorso più lungo e meno pericoloso per arrivare alla torre.

Mica è semplice fare presto! Noi reggiamo dei bastoni! Tu una mappa!” esclamò Lucas

Non urlare o ci sentiranno!” lo ammonì.

Dopo aver camminato per una serie infinita di corridoi, col sospetto che li avesse costruiti lo stesso Thomas per allungare il tragitto, i tre raggiunsero la torre di Astronomia.

Bene! E adesso al lavoro, uomini!” esordì Dan, iniziando a porre su una bottiglia vuota la pallina da tennis che aveva in tasca.

Prese dalle mani di Lucas il bastone e colpì la pallina, spedendola sul prato.

Non male! Ora tira tu, Thomas! Poi Lucas e dopo confrontiamo le distanze con un Incanto Lungoelargo e vediamo chi vince.”

Thomas si avvicinò e prese la mira, muovendo il bastone con eleganza: aveva già provato a giocare a golf, anche se usare un bastone lo faceva sentire stupido.

Wow! Mi sa che ti ho battuto, Dan!”

Prego gente! Ora però tocca a me! Largo, largo!”

Lucas, attento con quel bastone! Per poco non ci tagliavi le costole!”

Dettagli, dettagli! Ora vedrete di cosa sono capace!”

Nulla andò come previsto perchè, Lucas colpì sì la pallina, però, anziché spedirla sull'erba, centrò quello che sembrava proprio essere l'ufficio della McGranitt.

Oh Oh”

E adesso?”

E adesso corriamo, idioti!” urlò Thomas, fiondandosi giù per le scale a rotta di collo, seguito dagli altri due.

Corsero per diversi piani e, convinti di averla scampata, avevano iniziato ad alzare la voce, ridendo della loro avventura.

E' stato stupendo! Dovremmo rifarlo!” rideva Daniel

Potevo evitare di studiarmi la strada, se sapevo che in giro non c'era nessuno!”

Sempre il solito perfetto, eh, Thom?”

Certo che è proprio sfiga! Con tutte le stanze l'ufficio della Minerva!”

Ha proprio ragione, signor Franchester!”

La professoressa McGranitt era comparsa dietro di loro abbigliata nella sua abituale vestaglia scozzese con i capelli raccolti in una crocchia ancora più stretta del solito.

Ehm... Buonasera professoressa. Anche lei non riesce a dormire?” fece Dan

Sì, ottima serata per una passeggiata notturna, vero?” rincarò Lucas

Nel mio ufficio, immediatamente.”

La seguirono senza fiatare, non perchè spaventati dalla minaccia a cui li avrebbe sottoposti, semplicemente si stavano sforzando di non ridere.

Thomas stava pensando ad una storia abbastanza plausibile da inventare e, quando gli parve di averla trovata, sul suo volto comparve l'ombra di un sorriso.

Allora, mi spiegate cosa ci facevate sulla torre di Astronomia questa sera?”

Oh, ma noi non eravamo sulla torre di Astronomia.” disse Thomas

Ah no? E allora dove?”

Bè, ecco....noi eravamo in Biblioteca.”

A quest'ora, signor McNarrow?”

Sì, perchè Lucas aveva dimenticato un libro e allora siamo scesi a prenderlo.”

La Biblioteca è al primo piano e qui siamo a quinto.”

Thomas fece cenno agli altri due di farlo parlare.

Sì, è vero, però lasci che le spieghi: in pratica Lucas aveva dimenticato questo libro e noi speravamo che l'avesse dimenticato fuori in corridoio, solo che non c'era. Allora abbiamo pensato: perchè non prenderlo con un incantesimo di Appello? Solo che le nostre bacchette erano tutte nei dormitori e quindi stavamo risalendo a prenderle.”

Il suo dormitorio è nei sotterranei, signor McNarrow. Comunque è stata una storia molto interessante, peccato che non spieghi come mai avete programmato una gita sulla torre di Astronomia e come mai ci siano due palline nel parco ed una nel mio studio. Prego, portate questo dal signor Gazza, domattina. Contiene le istruzioni per la vostra punizione.”

Sventolando un foglietto di pergamena li congedò, non senza un avvertimento.

Le conviene consegnarlo quel foglio, signor Black o il suo bel visino temo che ne uscirà deturpato. Pertanto, qualsiasi cosa stia pensando di fare, non la faccia. Ed ora, buonanotte.”

Come faceva a sapere che pensavo di stracciarlo?” sussurrò Dan, quando furono usciti.

Sei così prevedibile, Dan....” gli disse Thomas

Davvero?”

Sì.”

Anzichè discutere di questo, io mi chiedo: come è possibile che riesca sempre a sapere dove siamo e cosa facciamo!” disse Lucas, così forte da far svegliare gli abitanti dei ritratti.



S. KATHERINE'S DOCKS, LONDRA. APPARTAMENTO DI HARRY E RON.


' Giorno” salutò Ron con uno sbadiglio entrando in cucina.

Harry si era svegliato da circa mezz'ora ed era intento a gustarsi la sua colazione con un' enorme fetta di torta alla melassa che gli aveva portato sua madre un paio di giorni prima.

Ben svegliato!”

Harry, mi spieghi come porco Bolide fai ad essere così allegro già di prima mattina? A volte mi spaventi! Sembri Hermione!”

Bè, - iniziò Harry guardando l'orologio- non è che sia poi così presto... sono le undici passate e io devo essere da Ted tra meno di un'ora... e Ginny sarà qui a momenti. Sai che detesta aspettare...”

detto questo, Harry si alzò, puntò la bacchetta contro la tazza e il piatto e li fece finire nel lavello, dove giacevano abbandonati anche i piatti della sera prima.

Ron, con sguardo assonnato, si trascinò stancamente sulla sedia della cucina e, tra uno sbadiglio e l'altro, tagliò anche per sé una grossa fetta di torta.

Troppo stanco per fare colazione non sei mai però, eh?” lo prese in giro Harry

Tu non sai che giornata mi aspetta oggi! Tutta colpa di Hermione e di Bill! Ah, Harry, passi dai tuoi oggi, per caso? Potresti dire a tua madre se ci fa ancora la torta?”

Sono andato ieri a pranzo da loro, te l'ho detto! Oggi starò via tutto il giorno, magari dopo che ho riportato a casa Ted faccio un salto da loro... e comunque, scusa, ma non puoi chiederlo tu a mia madre domani mattina al Ministero?”

Ma se lo chiedi tu fa tutto un altro effetto. Se lo faccio io sembra che stia a scroccare cibo...” osservò Ron.

Harry scosse la testa e puntando la bacchetta contro il lavello e alle sue spalle piatti, bicchieri, posate, tazze e cucchiaini incominciarono a sciacquarsi.

Dovremmo dire a Seamus che non è invitato qui per finire le nostre scorte di Wisky Incendiario... Potrebbe portarsi il suo, se proprio ci tiene...” constatò Ron che, alzandosi, inciampò in una bottiglia di Odgen abbandonata sul pavimento dalla sera precedente.

Ehi, Harry! Mi senti?” chiamò, senza ricevere risposta, dal momento che l'amico si era volatilizzato.

Ron imprecò e raccolse la bottiglia, sbattendo tutto quanto nel lavandino, incurante del fatto che Harry aveva appena finito di pulire tutto.

Mentre Ron era completamente preso dalla ricerca di un incantesimo domestico che gli permettesse di rassettare la cucina nel più breve tempo possibile, un gufo picchiettò sul vetro.

E chi Merlino è stavolta!” esclamò, correndo ad aprire la finestra e afferrando il gufo alla bell'e meglio.

Ron, tratta bene il gufo di mia sorella!” gracchiò Harry, sopraggiunto in cucina.

Harry slacciò la pergamena dalla zampa dell'animale e lo rispedì ad Hogwarts avvisandolo che non doveva preoccuparsi per la risposta, perchè sarebbe arrivata con Edvige.

Che ti scrive Beth?”

Solite cose... tensioni per il Quiddich, aneddoti, Dan in punizione con Lucas e Thomas per un mese per aver giocato a golf, che credo sia uno sport Babbano, da quanto dice qui... sai quello con mazze e palline... Comunque hanno giocato a golf sulla torre di Astronomia. Ah, sì,... poi c'è il delirante e confuso poscritto di Dan...”

E le scuse di Thomas non sono state sufficienti, questa volta?”

A quanto pare non è riuscito ad inventare nulla di così convincente per Gazza... Piuttosto, cos'è che devi fare oggi?”chiese Harry, allacciandosi gli ultimi bottoni della camicia.

E' una lunga storia...” sospirò Ron, accasciandosi.

Muoviti però che ho da fare. Ho già detto a tua sorella che sono in ritardo, quindi non posso aspettare.”

Allora... ti ricordi che Fleur aveva insistito per portare Bill a quella mostra di quadri...”

Sì...” annuì Harry

Ecco, hanno deciso di andarci questa domenica.”

E ti hanno sbolognato Victoire?”

No! Peggio! Io ho deciso di fare da baby- sitter a Victoire! Avevo anche programmato tutto! Sai quanto mi piaccia stare con lei... non credevo che fare lo zio fosse così divertente... Ad ogni modo, avevo organizzato una giornata stupenda! Sapevo che tu e Ginny avreste portato Ted a vedere i Cannoni di Chudley e allora mi sono detto: è un po' che non vado allo stadio. Possiamo andarci insieme così Victoire sta con Teddy e si diverte senz' altro di più...”

Ma è intervenuta Hermione, giusto?” lo interruppe Harry

Come fai a saperlo? Siamo così prevedibili? Comunque, secondo Hermione non va bene portare una bambina così piccola allo stadio. Potrebbe farsi male e imparare brutte abitudini...”

Ma noi abbiamo portato Teddy che aveva un anno! E mio padre mi ci portava che avevo solo qualche mese...” disse Harry

E' quello che le ho detto anch'io. Solo che lei sostiene che per i maschi sia diverso. Al che ha proposto un'attività ricreativa sostitutiva...”

Ovvero?” fece Harry scettico, conscio di cosa potesse essere considerato ricreativo da Hermione.

Abbiamo democraticamente deciso, cioè, Hermione l'ha proposto ed io ho detto di sì, che il miglior modo per divertire Victoire per un pomeriggio è uno di quei cinecosi Babbani.” proclamò Ron, che, nonostante le rassicurazioni di Hermione, non aveva ancora capito come potesse considerarsi divertente un pomeriggio passato di fronte ad uno schermo.

La portate al cinema?” domandò Harry

A quanto pare... Ma... com'è questo cinema? Immagino che tu ci sia già stato...” disse Ron

Bè, sono diversi anni che non ci vado, almeno una decina... Non è male. Sei lì seduto, guardi un film, mangi...”

I film sono quelle immagini che parlano vero?”

Sì, Ron.” annuì Harry

Ma non è che Vic si spaventa? Non ha mai visto niente di simile...” osservò Ron, preoccupato sia per la nipote ma anche per sé.

Bè, la mia esperienza è limitata... ma non credo. Certo, dipende da quello che la portate a vedere. Io per esempio la prima volta che ci sono andato avevo due anni ed ero con mio padre e Sirius. Doveva venire anche Remus, solo che aveva la febbre...”

Sei andato al cinema con tuo padre e Sirius? Da soli? Ma è come se Victoire andasse solo con me!” esclamò Ron

Infatti... Ti lascio immaginare... non stavano zitti un momento e tutti li insultavano, ci siamo persi per la sala, io piangevo, Sirius ha rovesciato i pop- corn e mio padre insisteva nel dire che E.T. Era troppo pericoloso per un bambino. In effetti quel mostro non è che avesse una faccia rassicurante. C'era questo alieno che incontrava i bambini... lo sai che i Babbani sono fissati con 'ste cose.” raccontò Harry.

E secondo Hermione una cosa del genere potrebbe piacere a Victoire? La mia bimba si spaventerà a morte!”esclamò Ron

O si spaventerà il suo coraggioso zio?” fece Ginny, appena Materializzatasi, cogliendoli di sorpresa.

Harry trattenne a stento un sorriso.

Ah ah ah. Molto divertente! Mi stavo solo preoccupando per Victoire , io!” disse Ron, paonazzo.

Va bene, va bene! Ti credo! Ora andiamo, Harry? Teddy starà fremendo!”

Harry e Ginny salutarono Ron, abbandonandolo alla sua giornata, e si smaterializzarono dai Lupin.

Teddy corse loro incontro, completamente bardato di arancione da capo a piedi.

Come tutti in famiglia anche lui era stato educato nella fede per i Cannoni di Chudley che, sebbene non fossero più la forte squadra di qualche anno prima, quando James e Sirius la allenavano, come diceva Ron spesso, rappresentavano comunque un buon motivo per vivere. Purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, la fede per una squadra di Quidditch non poteva essere messa in discussione dai risultati, per quanto scadenti. Si era tifosi nella buona e nella cattiva sorte, quindi, gli insuccessi della squadra, da parte dei tifosi dei Cannoni di Chudley venivano commentati come “ incresciosi e sfortunati episodi.”. I più ottimisti erano soliti dire:” l'anno prossimo andrà meglio.”

Allora, sei pronto?” chiese Harry

E' prontissimo! Siamo svegli dalle sei!” disse Tonks, impegnata nel vano tentativo di tenere Teddy fermo per allacciargli la giacca.

Ciao, Remus- salutò Ginny-. Anche tu sveglio dall'alba?”

Oh sì... fortuna che mi è venuto in mente che la passione del momento sono i dinosauri! Almeno siamo riusciti a far passare qualche ora!” spiegò Remus, chinandosi per accarezzare la testa del figlio a mo' di saluto.

Lo sapete che i dinosauri che volano si chiamano pteròdattili?” domandò un eccitato Ted, che quel giorno sfoggiava una capigliatura giallo limone.

Pterotattìli, Ted. L'accento è sulla “i”!” lo corresse affettuosamente suo padre.

Smettila di fare il professore, Remus! E tu, Teddy, comportati bene oggi, mi raccomando, altrimenti Harry e Ginny non ti portano più la prossima volta.” disse Tonks, baciando il figlio.

Va bene mamma. Ora andiamo?” chiese speranzoso

Sì. Possiamo prendere la Metropolvere da qui, vero?”

Sì, Harry, certo. Ecco, tieni.” disse Tonks porgendogli una scatoletta di terracotta.

Dai la mano a Ginny, Teddy. Non lasciarla per nessun motivo, intesi?” si raccomandò Remus.

Sì papà. Non è la prima volta che prendo la Polvere Volante.” rispose

Harry afferrò una manciata di Polvere Volante e la gettò nel camino, che immediatamente si riempì di fiamme verdi.

Bosco di Thorn! “ gridò Harry, prima di sparire in una miriade di fiamme verdi.

Ginny fece lo stesso con Ted e i tre si ritrovarono in una radura boscosa, circondati da migliaia di altri maghi e streghe venuti per assistere alla partita tra Cannoni di Chudley e Portree Pride.

Ted si guardava attorno meravigliato: era già stato qualche volta in uno stadio, ma era sempre una grandissima emozione. C'era gente ovunque, alcuni vestiti da maghi, altri da Babbani, qualcuno era abbigliato con i colori della sua squadra del cuore, tutti portavano almeno una sciarpa o una coccorda che indicasse chi sostenevano.

Seguì Harry, tenendo sempre Ginny per mano, che li condusse ad una cancellata. Attesero il loro turno, attorniati da venditori ambulanti di gadgets e dolciumi.

Ted si fece compare un cappellino dei Cannoni di Chudley che cantava l'inno della squadra e un sacchetto di Api Frizzole e Zuccotti di Zucca, promettendo però di tenerli per dopo.

Avrebbe potuto mangiare le sue caramelle solo dopo aver finito il suo hot-dog.

Harry mostrò i biglietti ad un mago alto ed allampanato che fece loro segno di seguire le frecce per il settore cinque, fila F.

Prima dell'inizio della partita, Ted si guardava attorno estasiato: adorava l'atmosfera che si respirava allo stadio. Sentiva un fremito dentro, quando nomi dei giocatori in campo venivano annunciati dall'altoparlante e poi festeggiati con entusiasmo dalle grida dei tifosi.

Guarda Ted! Guarda di là! Flinthook ha preso la pluffa!” gridò Harry, mentre il giocatore volava sotto la curva per festeggiare.

Ottimo! Così la distanza si accorcia!Forse c'è ancora speranza che i Cannoni vincano la partita. Speriamo, così i Potree restano ben dietro di noi!” commentò Ginny, afferrando Ted per un braccio, dal momento che si era sporto troppo.

Ginny, tieni la tua squadra fuori di qui! I Cannoni non devono vincere per fare un favore alle Arpies!” rispose Harry.

Guardate di là! Là” balzò in piedi Teddy, prendendo la mano di Harry ed indicandogli un punto in cui uno spruzzo dorato era appena visibile.

Avanti! Avanti! Muovi quella scopa! Prendi questo Boccino, per una volta!” si agitava Harry, seguito dal suo figlioccio che ne imitava i gesti, le movenze e le parole.

Attorno a loro tutti erano in piedi: un enorme massa arancione seguiva l'azione, nella speranza che, per una volta, il Cercatore dei Cannoni di Chudley fosse degno del suo posto.

Sugli spalti si tratteneva il fiato. Avrebbe potuto prenderlo, se si fosse sporto un po'...

No! No!No!” esclamarono tutti.

Sarah Miller, Cercatrice del Portree Pride, era riuscita a strappare il Boccino dalle mani di Stuart Foster.

L'arbitro fischiò: la partita era finita e i Cannoni di Chudley avevano perso un'altra volta.

Mesto e silenzioso Ted si avviò verso l'uscita, stando ben vicino ad Harry e Ginny.

Rifiutò persino di salire sulle spalle di Harry cosa che, di solito, adorava fare.

Avanti Teddy, non fare quella faccia. E' solo una partita di Quiddich!” provò a dire Harry.

Harry... lo so. Però... io non vedo mai i Cannoni vincere!” esclamò Ted, sedendosi su una panchina.

Harry si accucciò vicino a lui cercando il modo di tirargli su il morale.

Bè... magari vincono la prossima.”

Dan mi ha raccontato di quando siete andati a vedere la finale di European League Cup. Dici che ne vedrò una anch'io?”

Certo Ted che ne vedrai una anche tu! Sii ottimista! Prima o poi anche i Cannoni di Chudley vinceranno! E se anche non dovesse succedere, bè... noi verremo lo stesso allo stadio! Ti ricordi cosa dice sempre Ron?”

Ted sembrò pensarci per un momento e poi alzò la testa.

Sai, credo proprio che tu abbia ragione. E' stato un caso, solo per via del Boccino. Verremo ancora allo stadio, vero?”

Tutte le volte che vuoi.” gli confermò Harry.

Visibilmente rilassato, Ted raggiunse Ginny, che era rimasta un po' indietro e tutti e tre insieme presero a camminare per il bosco.

Teddy, di tanto in tanto, faceva domande sulle piante. Erano curiosità a cui né Harry né Ginny sapevano rispondere. L'unico in grado di soddisfarle era Remus e le richieste di Ted erano le ovvie conseguenze dell'educazione impartita da un tuttologo quale era era suo padre.

Più volte Teddy, distratto per natura, corse il rischio di inciampare, intento com'era a guardarsi attorno. Sempre però fu salvato in extremis da Ginny o Harry.

Guardate là! C'è uno scoiattolo!” indicò ad un certo punto

Sapete cos'è uno scoiattolo, vero?” chiese, per sicurezza.

L'abbiamo visto Ted! Stai attento! Non corre...” Harry non aveva fatto in tempo a finire di parlare che il bambino era già inciampato in una radice.

Teddy!” gridarono.

Ginny corse verso di lui e lo aiutò a rialzarsi.

Non mi sono fatto niente!” insisteva a dire.

Tutto bene, Harry. Si è solo sbucciato un ginocchio. Stai fermo un momento, Ted, così ti medico.”

Ginny fece sedere Ted su un sasso e gli fece distendere una gamba, puntadole contro la bacchetta e mormorando la formula magica.

Ecco fatto. E' tutto a posto. Ora però stai più attento.” disse, chinandosi per dare un bacio sia al ginocchio sbucciato sia alla guancia di Ted.

Grazie Ginny. Sei bravissima!”

E tu sei stato coraggiosissimo! Non hai pianto!”

Sposami...” disse Harry, a mezza voce.

Sono un bimbo grande, vero, Harry?”

Cos... oh, si certo Ted. Sei un ometto, tu!” disse in fretta Harry, prendendo il figlioccio sulle spalle.

Sperava ardentemente che Ginny non avesse sentito. Prima di tutto non era sicuro che fosse la cosa migliore da fare, sebbene ci stesse pensando da un pezzo e poi si era sempre immaginato una proposta diversa.

Loro due, da soli, vestiti bene, fiori, musica... insomma, la classica proposta.

Avanti Ted, forse è meglio che ora torniamo a casa.” disse Ginny.

Riportarono Teddy dai suoi genitori e lui fece la cronaca dell'intera giornata, pregando che Harry e Ginny restassero ancora.

Non possiamo, Teddy. Dobbiamo andare, ma tu prometto che ci vedremo presto, ok?” disse Harry

Va bene. Basta che presto sia presto! Ginny, mi saluti Gwenog Jones?”

Sarà fatto, piccolo.” disse lei, scoccandogli un bacio.

Grazie di tutto, ragazzi.” li salutarono Remus e Tonks, psicologicamente pronti per accogliere il loro terremoto nelle ore successive,

Harry e Ginny si Smaterializzarono poco lontano dalla Tana, in modo da fare due passi.

Allora ci vediamo tra due settimane, Harry?” chiese lei

Bè, non è che abbiamo molte alternative, no?” disse lui, alzando le spalle.

Mi dispiace che possiamo vederci sempre così poco! Tutto per colpa del mio lavoro... A volte penso che sarebbe meglio se lasciassi...”

Non dirlo neanche per scherzo, Ginny! Insomma, è quello che volevi fare da sempre! Non devi rinunciarci a causa mia! Io avevo l'Accademia prima...Non devi preoccuparti per me. Va bene così. Se tu sei felice sono felice anch'io.”

Grazie, Harry.” gli disse, abbracciandolo stretto.

Harry...”

Mh?”

Posso farti una domanda?”

Me ne hai già fatta una, quindi te ne concedo un'altra.”

Prima eri serio quando hai detto quella cosa?” sussurrò.

Harry avvampò: aveva sentito. Aveva sentito e lui stava per fare la figura dell'idiota.

Ehm... quale cosa?” provò.

Quella cosa. Lo sai anche tu a cosa mi riferisco.”

Ehm...ok.. bè..- iniziò Harry, aggiustandosi gli occhiali e scompigliandosi i capelli- bè... lo so che non è proprio una proposta vecchio stile, di quelle serie... però... ecco, a me piacerebbe, solo se tu vuoi, ovviamente.” si affrettò ad aggiungere.

Più volte avevano sfiorato l'argomento e Ginny sembrava lanciare frecciatine apposta perchè lui glielo chiedesse, però un conto è la teoria, il “Sarebbe bello se...” un altro è la pratica, il farlo davvero.

Se mi va? Certo che mi va, Harry!” rise forte Ginny

Quindi è un sì?”chiese, nervoso, Harry.

E' un sì. Sì, è un sì!” affermò Ginny, ancora stretta a lui.








LONDRA

Avanti, Ron! Non sarà niente di terribile! Non dare retta allo zio, Vic. Ascolta me, ti divertirai. Vedi quanti bambini aspettano di entrare?” Hermione indicò alla piccola Victoire, ben stretta alla mano dello zio, la fila di bambini e bambine che, in coda con i genitori, attendeva di fare i biglietti.

Victoire, prese a giocare con una ciocca di capelli biondi e poi guardò prima la gente in fila e poi Hermione: se nessuno a parte zio Ron pareva terrorizzato, allora valeva la pena di fidarsi.

Sei sicura, Hermione, che questo film non le faccia paura?” sussurrò Ron, all'orecchio della ragazza, cercando di non farsi sentire dalla nipotina.

Sì, Ron, sì! E' la trentesima volta che me lo chiedi e ti ho detto di sì! E non tirare in ballo Harry! Lui non è andato a vedere Alla Ricerca di Nemo! Dimmi cosa c'è di pauroso in un film su un pesce che cerca suo figlio!”

Ron, contrariato, si zittì e prese a guardare in cagnesco tutti coloro che parevano aver prestato troppa attenzione alla sua discussione con Hermione.

Hermione fece i biglietti ed i tre entrarono nel cinema. Victoire si accorse subito che tutti i bambini entravano i sala reggendo degli enormi contenitori di palline bianche.

'Osa sono Helmione?”

Sono pop-corn. Sono buoni, ne vuoi?” rispose Hermione, cercando degli spiccioli per comprarli.

No, Vic, no. Ti ho portato un sacchetto di caramelle da Mielandia e la nonna ci ha dato tre fette di torta, mangerai quella.” si intromise Ron.

Pecchè sio? Helmione ha detto che sono bluoni.”

Hermione scoccò a Ron un'occhiata omicida e condusse Victoire dal venditore di pop-corn.

La bambina fece il suo ingresso in sala trionfante, reggendo la sua ciotola.

Un'altra parola, Ron e la paghi.” gli intimò Hermione, quando lui era già sul procinto di lamentarsi per i posti.

Quando le luci calarono, Ron disse a Victoire, seduta tra lui ed Hermione.

Se qualcosa non va me lo dici subito, ok? Torniamo a casa immediatamente se questa cosa ti fa paura.”

Prima volta al cinema di sua figlia?” intervenne una signora a fianco di Ron, che annuì lievemente, confuso.

Non si preoccupi! Io ci sono già passata tre volte e sono sopravvissuta, così come i miei figli. Certo, può essere strano, però si sopravvive.” proseguì la donna.

Si... si sopravvive, dice?” chiese Ron, titubante.

Certo! Stia tranquillo!”

Ma è pe.. pericolo... ahi Hermione!”

Come scusi, non ho sentito bene...”

Non si preoccupi, Ron intendeva chiederle solo se ha per caso letto le recensioni di questo film, vero Ron?”

Minacciato dagli occhi di Hermione, Ron annuì.

Sio, sitto! Inisia!” Victoire aveva visto le prime immagini sullo schermo ed aveva tirato la manica di Ron per farlo tacere.

Le due ore successive trascorsero con Ron che ogni due minuti, ogni qual volta un pesce arrivava ad occupare tutto lo schermo, copriva il volto di Victoire, almeno fino a quando Hermione non gli immobilizzò le mani, permettendo a se stessa e alla bambina di seguire il film e a Ron di ricredersi su un diversivo Babbano.

E' stato bellissimo, sio Ron! Quando ci torniamo?” esordì Victoire

Ehm... magari non tanto presto, che dici, cara? Forse una partita di Quidditch può essere meglio la prossima volta, no?”propose Ron.

No. No il Quidditch. Nemo è bello.”

Ron fece una smorfia.

Rassegnati, Ron.” gli sussurrò Hermione, prima che si Smaterializzassero da Bill e Fleur.

Meno male che almeno i pop-corn sono buoni.” concluse lui, ficcandosi in bocca l'ultima manciata rimasta.



HOGWARTS


E mi raccomando, piccole sudicie canaglie! Lo voglio pulito entro un'ora!” Lucas scimmiottò Gazza per l'ennesima volta, gettando nel secchio la spugna di cui erano stati dotati per pulire il lungo corridoio del quinto piano.

Certo che era completamente lurido! Io mi chiedo cosa faccia tutto il giorno, se bisogna aspettare che siano gli studenti in punizione a fare queste cose!” esclamò Dan

Bè, vediamo il lato positivo, abbiamo finito in fretta!” disse Thomas, gettando il suo straccio nel secchio così violentemente da bagnare Lucas.

Ehi! L'hai voluta!” gridò Lucas, tirando a sua volta la spugna contro Thomas ma bagnando Dan, intervenuto sulla traiettoria.

Ah! Volete la guerra? E guerra sia!” rispose lui, tirando il secchiello contro gli amici.

Mezz'ora dopo i tre riemersero dalla battaglia fradici e grondanti.

Questa sì che è una punizione! Dovremmo farne di più spesso così!” esclamò Dan

Grazie mille, Thomas, senza di te non avremmo nemmeno cominciato!” approvò Lucas, dando una sonora pacca sulla spalla dell'amico.

Sì, sì. E' stato fantastico, ora però toglieresti la tua indelicata mano dalla mia schiena, grazie!”

Raggiunsero la torre di Grifondoro e Dan entrò per primo.

Beth era china su una pergamena. La domenica sera era la giornata che usava per scrivere lettere a casa e stava concludendo quella per i suoi genitori.

Anne, seduta sulla poltrona lì vicino stava giocando a Spara Schiocco con Edward.

Accidenti, perdo sempre!” esclamò

Solo perchè non riesci a memorizzare le regole.” la corresse il suo avversario, riprendendo il mazzo per mescolarlo.

Ehilà! Buonasera a tutti!” Dan era comparso dal buco del ritratto fischiettando, provocando l'ilarità di tutti gli studenti presenti in Sala Comune per via dei suoi abiti fradici.

Lungo la strada tra l'ingresso e il tavolo di Beth sgocciolò parecchia acqua.

A chi stai scrivendo, Beth?”

Come è andata la punizione? Perchè sei tutto bagnato?” si chiesero contemporaneamente

Prima tu!” esclamarono all'unisono.

Un'occhiata perforante di Beth fece capire a Dan di dover raccontare.

Ci ha fatto pulire tutto il corridoio del quinto piano, ha confiscato le nostre bacchette e...”

E cosa, vai avanti!”

E abbiamo pensato di ravvivare la serata tirandoci secchiellate d'acqua addosso! Thomas con la spugna ha una mira infallibile! E' pericoloso!” raccontò Dan, ridendo ancora degli incidenti.

Ora rispondi tu. Per caso hai qui la lettera per i miei?”

Sì, l'ho scritta prima, perchè?”

Devo informare mio padre che il suo piano infallibile non ha funzionato. Giocare a golf è stato divertente, ma scontare la punizione non lo è altrettanto.” spiegò il ragazzo, afferrando una sedia ed aggiungendo un confuso poscritto sotto la grafia minuta e precisa di Beth.

Dietro a Dan era entrato anche Lucas, altrettanto bagnato.

Anne!” la chiamò.

Lucas! Come sei ridotto?”

Poi ti spiego. Ora vai da Thom. E' qui fuori che ti aspetta. Gli parlerai, vero?”

Lei annuì, inspirò e si diresse verso l'uscita. Dietro alla Signora Grassa trovò Thomas, in piedi contro il muro per aspettarla.

Ciao..” disse il ragazzo

Ciao...”

Rimasero lì in piedi senza parlarsi né guardarsi, trovando terribilmente interessanti le punte delle loro scarpe.

Erano tre giorni che non si parlavano.

Lucas mi ha detto che mi volevi vedere. Se mi devi dire qualcosa fallo, altrimenti ci vediamo.” annunciò Anne, più tagliente di quanto non volesse.

Non era sua intenzione essere sgarbata, ma voleva mettere fine a quella situazione nel più breve tempo possibile.

Thomas non se lo fece ripetere due volte ed utilizzò la sua schiettezza per un buon motivo.

Mi dispiace. Non dovevo parlarti così. Lo sapevo che ci saresti rimasta male. So che sono parole a vuoto, non conta niente...però sappi che mi dispiace davvero e io.. io...”

Basta così. Thomas. Basta così. E' tutto a posto.” lo interruppe, prendendogli la mano, che stava pericolosamente rischiando di conficcarsi nell'occhio del suo proprietario, se lei non l'avesse fermato.

Ok, quindi io... io sono un'idiota e mi dispiace tanto. Ehi, ma sei sicura che vada bene così?” chise stupito

Sì. Sai, sarei venuta io da te, ma mi conosci... il mio orgoglio me l'avrebbe impedito. Quindi ti ringrazio per essere qui. Un favore, promettimi che non ne parleremo più, ok? Abbiamo reagito male tutti e due e adesso la cosa migliore è dimenticare tutto.” propose Anne, infilandosi le dita nei riccioli.

Come vuoi.”

Bene... Allora, dimmi un po', perchè siete tutti e tre fradici?” domandò, rendendosi contro solo in quel momento che anche Thomas gocciolava acqua da ogni parte r recava in volto l'espressione beota degli altri due.

Eh... lunga storia, ma se hai tempo te la racconto.”




Allora, cosa ve ne pare di questo capitolo? Recensite! Fatemi sapere se vi piace il modo che ha trovato Harry per la fatidica proposta.

Intanto ringrazio le diciassette persone che mi hanno inserito tra i preferiti e poi rispondo alle recensioni. Grazie a tutti!



Cinderella87:per capire cosa è accaduto in Grimmauld Place ci vorrà ancora un po'... Sarà qualcosa di complicato. Anch'io ho adorato l'ultima frase dello scorso capitolo: Ted non ha ben capito cosa gli sia successo, per lui è tutto un discorso sul Quiddich e chi meglio di James può porre fine ai suoi dubbi?

Padfoot_07: Dan e Beth ti hanno ricordato Lily e James? Talvolta li ricordano anche a me, forse perchè dato che non ho ancora scritto una LilyJames inserisco involontariamente qualche tratto dei loro caratteri in questi due personaggi di mia invenzione. Teddy ti piace anche qui, affidato alle cure di Harry? Fammi sapere che ne pensi!

Thaleron: grazie per la recensione! So che mi seguivi anche nell'altra storia, spero ti possa piacere questa e che tu continui a recensire. Detto questo, direi che credo che tu abbia indovinato le due coppie principali, anche se ci vorrà molto tempo prima di arrivare al lieto fine. No, non c'è nessuna storia prima de “La mia famiglia e la Coppa Quattromalandrini.” E' nata così, per caso e per gioco in una sera di febbraio, mentre ripensavo per l'ennesima volta a come avrebbe potuto essere la vita di Harry se ci fossero stati i suoi genitori. Siccome però nella mia testa c'è una spiegazione agli avvenimenti di quel 31 ottobre è mia intenzione raccontarveli, prima o poi, perchè mi sono resa conto che è tutto piuttosto caotico. Chissà, magari sarà una one-shots o forse una storia a capitoli che arriva fino al primo anno di Harry o forse una LilyJames, dato che prima o poi ne scriverò una. Scusa per questa sconclusionata risposta, spero di non averti delusa.

Misfatta88: grazie anche a te per la recensione. Spero che possa continuare a piacerti la mia storia, con tutti i suoi personaggi, che ormai sento un po' miei. Fammi sapere, mi raccomando!


Ultima cosa! Qui potrete trovare i link con le foto dei personaggi! Fatemi sapere se vi convincono!

Anne: http://eridos89.deviantart.com/art/Finding-my-own-way-Anne-98184070


Lucas:http://eridos89.deviantart.com/art/Lucas-Finding-my-own-way-98184281


Dan: http://eridos89.deviantart.com/art/Dan-Finding-my-own-way-98184388


Beth:http://eridos89.deviantart.com/art/Beth-finding-my-own-way-98184528


Thomas: http://eridos89.deviantart.com/art/Thomas-Finding-my-own-way-98184790


James:http://eridos89.deviantart.com/art/James-Finding-my-own-way-98184929


Lily:http://eridos89.deviantart.com/art/Lily-Finding-my-own-way-98185042


Harry:http://eridos89.deviantart.com/art/Harry-98185116


Ron:http://eridos89.deviantart.com/art/Ron-Finding-my-own-way-98185203


Hermione:http://eridos89.deviantart.com/art/Hermione-Finding-my-own-way-98185280


Teddy:http://eridos89.deviantart.com/art/Teddy-finding-my-own-98185371


Remus: http://eridos89.deviantart.com/art/Remus-Finding-my-own-way-98185607


Hellen: http://eridos89.deviantart.com/art/Hellen-Finding-my-own-way-98185698

Mancano ancora Sirius e Ginny: ho trovato le loro foto, solo che vorrei essere sicura prima di mostrarvele. Per quanto riguarda Tonks, invece, Natalia Tena mi convince parecchio, quindi ho ritenuto superfluo farvi vedere una sua foto. Mi raccomando! Fatemi sapere cosa ne pensate!






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Capitolo 5
*** Sensazioni ***


Sensazioni



HOGWARTS

La finale di Quiddich era alle porte e la tensione era in continua crescita.

Gli studenti fremevano: vincere la Coppa di Quiddich era molto più importante che vincere la Coppa delle Case.

Corvonero e Tassorosso già sapevano per chi avrebbero tifato: la Coppa non doveva essere vinta da Serpeverde per un altro anno. Daniel Black avrebbe fatto meglio a far vincere la sua squadra, se ci teneva a conservare la sua reputazione sino all' ultimo giorno del suo ultimo anno di scuola.

La professoressa McGranitt aveva chiuso entrambi gli occhi sull'ultima bravata del suo Capitano e del suo Portiere. Assegnare loro l'ennesima punizione (come se con loro servissero a qualcosa, si ripeteva di continuo la donna) avrebbe sottratto tempo ai loro allenamenti e solo Godric sapeva quanto la Vicepreside tenesse a quella vittoria.

La sera prima della partita Dan aveva indetto il suo ultimo allenamento. Non aveva dato particolari consigli, anche perchè riteneva di non esserne capace. Si era limitato a far giocare la squadra come sapeva.

Mentre tutti i suoi giocatori si stavano già cambiando, Dan era rimasto sul campo per raccogliere le palle e ritirare i fischietti.

Vide però che una ragazza era rimasta ancora sul campo.

Eloise!” chiamò, prima che la sua Cacciatrice entrasse negli spogliatoi.

Che vuoi, Black?”

Black, era un mese circa che lo chiamava così...

Dan detestava essere chiamato per cognome. E lei lo sapeva. Lo sapeva benissimo.

E lui sapeva benissimo per quale motivo lo facesse.

Volevo solo dirti che sono contento che ti sia ripresa bene, dopo quell'incidente...” le disse, avvicinandosi e abbozzando un sorriso.

Che c'è ancora?”

Io... mi dispiace per come sono andate le cose tra noi.” confessò Dan

Bè, dovevo riprendermi per forza. Altrimenti, chi avrebbe giocato al posto mio?” replicò freddamente, prima di voltarsi.

Eloise!”

Risparmia il fiato. Hai già parlato troppo.”

Mi dispiace davvero. Ma guardaci... non avrebbe potuto funzionare, tra noi.”

La ragazza si avvicinò. La lunga coda castana le si spostò dalla spalla destra a quella sinistra.

Non poteva funzionare per te, Daniel. Per me poteva funzionare.”

Come fai a dirlo? Come fai a dire che per me non significavi nulla? Eloise... non è vero. Tu per me eri importantissima.”

Daniel, ho solo visto quello che tu ti ostini a non vedere. Apri gli occhi e sarai più felice. Dammi retta.” gli disse dolcemente, scostandogli dagli occhi il solito ciuffo

Dan socchiuse gli occhi, ripensando, in pochi secondi, a quel pomeriggio di quasi un mese prima.



Stava attraversando in fretta e furia il corso principale di Hogsmeade.

Era in ritardo, un'altra volta.

Eloise lo stava aspettando ai Tre Manici di Scopa da almeno un'ora, se i suoi conti erano giusti.

Entrò di corsa nel locale, senza notare i diversi cenni di saluto che gli stavano rivolgendo i compagni.

Eoise sedeva in un angolo con una rivista davanti. I capelli castani le coprivano gli occhi, per cui non fece caso a Dan che, arrabattandosi qua e là per la stanza chiedeva a tutti i tavoli se fosse proprio necessaria quella sedia in più.

Dan riuscì a recuperarne una e la portò di fronte alla ragazza.

Ciao. Mi dispiace per il ritardo. Ma è successo un casino...”

Ah sì? E cos'è successo stavolta? In che guaio ti sei cacciato con i tuoi amici, oggi?” urlò, furibonda.

Non è come pensi!” provò a giustificarsi il ragazzo.

Ah no? E allora come è andata? Sono stanca di sentire le tue scuse, Dan! Sono stanca!” Eloise chiuse in fretta la rivista, se la ficcò in borsa e fuggì, di corsa, fuori.

Dan, incurante di tutte le facce rivolte verso di lui ( alcune perplesse, alcune incuriosite, altre inviperite: perchè mai una ragazza dovrebbe rifiutare Daniel Black?) la seguì.

Eloise! Aspettami!”

Che c'è Dan? Cosa non ti è chiaro di quello che ti ho detto? Sono stanca, Dan! Stanca di tutto questo!”

Lasciami spiegare! C'era Beth che aveva bisogno di me!”

Oh certo! Se la tua migliore amica ha bisogno di te corri subito! Se io, che, qualora non te ne ricordassi, sono la tua ragazza ho bisogno di te, mi dici di aspettare! Daniel sono stufa marcia di tutto questo!”

Non parlare così di Beth! Era importante che io ci fossi perchè...”

Non mi interessa!” lo bloccò

Ma lascia che ti spieghi!” protestò Dan, afferrandole il polso, che lei immediatamente ritrasse.

Sarà stato senz'altro un nobile motivo, Dan. Come al solito.”

Tu non capisci!”

Io capisco invece, Dan. Capisco eccome! Non ce l'ho con Beth, non potrei mai. Semplicemente mi sono accorta che troppo spesso anteponi lei a tutto il resto, spesso, persino ai tuoi adorati amici.”

E ci mancherebbe! Quelle arpie e quegli idioti di Serpeverde a scuola non le danno tregua!”

Lo so. Lo so benissimo. Ma mettiti nei miei panni, Dan. Ogni volta che dobbiamo vederci succede qualcosa: o il Quiddicth o la scuola o i tuoi amici o una punizione o qualcos'altro ancora. Non possiamo andare avanti così.” disse lei, con tono fermo e deciso, anche se a stento tratteneva le lacrime.

Questo cosa significa?” chiese Dan, senza riconoscere la propria voce, che gli suonava come quella di un altro.

Significa che è meglio finirla qui.” concluse Eloise.


Eloise... io... vorrei che restassimo almeno amici.” sussurrò piano Dan

Non ora Dan. Ora non posso. Non ci riesco.” rispose Eloise, altrettanto piano.

Dan non la guardò andarsene.

Raggiunse la sua scopa e riprese a volare.

Probabilmente vagò per i cieli di Hogwarts per delle ore, dal momento che era già buio quando Elisabeth, preoccupata per non averlo visto a cena si affrettò al campo di Quiddich.

Lo vide volare, ma lui non pareva essersi accorto della sua presenza.

Daniel!” chiamò

Lui per poco non sobbalzò. Si era abituato al silenzio.

Beth che ci fai qui?”

Non ti ho visto tornare al castello!” gridò in risposta.

Dan le planò accanto.

E così ti sei preoccupata, giusto?” continuò lui

Elisabeth gli sorrise.

Lo sai come sono fatta...”

Ti preoccupi troppo, Beth. Non è successo niente.”

Sei sicuro? La tua faccia non mi convince molto.”

Se anche ci fosse qualcosa che non va, bisogna che lo metta subito da parte, no? C'è una partita tra due giorni.”

Dan, se posso fare qualcosa, dimmelo. Io ci sono, ok?” ci tenne a sottolineare Beth.

Effettivamente, ci sarebbe una cosa che potresti fare, Beth.” rispose lui con un gran sorriso

E cioè?”

Accompagnarmi a fare un giro nel parco”

Passeggiò nel parco con Beth fino all'ora del coprifuoco.

L'eco delle parole di Eloise, che tanto lo aveva tormentato in quella solitaria ora sulla scopa, pareva ormai lontano.

Pensò che forse, quello che era successo, non era poi così grave.

Era una situazione risolvibile, senza considerare che, in fondo, che, del fatto che lui ed Eloise non fossero destinati a stare insieme, se n'era già accorto.

Torniamo, Dan?” fece Beth guardandolo tirare nel lago l'ennesimo sasso.

Era sempre rimasta affascinata dall'ondeggiare dell'acqua ogni volta che Dan vi faceva scivolare un sasso.

Da piccola restava impalata per minuti interi ad osservarlo far fare quel buffo movimento al sasso e lo pregava di continuare, se smetteva.

Va bene, ma come si torna in casa alla sera?” chiese, imitando la voce di sua madre.

Beth stette al gioco, perchè rispose:

Tenendosi per mano e stando vicino ad un adulto.”

Era stato il loro tormento per anni, quella frase, quando da bambini pestavano i piedi ( o meglio, Dan pestava i piedi e Beth si limitava a seguirlo) per rimanere fuori durante le sere d'estate.

Bè, l'adulto non ce l'abbiamo. Facciamo che è lì davanti col Mantello di tuo padre...” disse Dan, afferrandole la mano.

Rientrarono al castello e, nel salutare Beth in cima alle scale del dormitorio, Dan pensò che, in fondo, lui aveva già tutto.

E che quella serata l'aveva fatto stare bene come poche altre.

Ho solo visto quello che tu ti ostini a non vedere. Apri gli occhi e sarai più felice.”

Quella frase di Eloise gli tornò in mente, in quel caso però non lo tormentò.

Lo portò soltanto a sorridere fra sé.

Elisabeth, prima di addormentarsi si scoprì a toccarsi continuamente la guancia, sul punto esatto in cui Dan aveva posato il bacio della buonanotte e a fissarsi la mano.

Avevano camminato mano nella mano come non facevano da anni e le loro mani parevano intrecciarsi alla perfezione.

Come se fossero state fatte apposta per stringersi una nell'altra.

Elisabeth sorrise soffitto e non si addormentò, se non dopo diverse ore.






La domenica Grifondoro vinse la partita contro Serpeverde, meritandosi così la Coppa del Quidditch.

Lucas salvò pluffe che parevano ormai perse, Dan fece il suo lavoro di Battitore e il Cercatore afferrò il Boccino con un vero e proprio miracolo.

La squadra allenata da Daniel Black sarebbe entrata nella storia, come già altre prima di lui e Dan non potè non essere fiero di se stesso.

Ce l'aveva fatta.

Si era posto un obbiettivo e l'aveva raggiunto con fatica, sudore e tanta soddisfazione.

Come al solito alla Torre di Grifondoro fu organizzata una grande festa, alla quale Dan e Lucas procurarono Fuochi d'Artificio, Stelle Filanti, Burrobirre, persino qualche bottiglia di Wisky Incendiario, parecchie quantità di cibo e le inevitabili Superpalle di Gomma di Drooble, grazie alle quali l'intera Sala Comune fu presto piena di palloni fluttuanti.

Dan abbandonò a terra le coccarde e la bandiera in cui l'avevano avvolto e raggiunse Lucas, che stava ancora parlando con quella ragazza di Corvonero che, complice un'amica, si era infiltrata (come Thomas, del resto) alla festa.

Scusa, posso rubartelo per un attimo?” chiese

Se proprio devi...”

Arrivo subito, Mary!” la rassicurò Lucas, senza sapere che non sarebbe mai tornato da lei, per quella sera.

Che c'è Dan di così urgente? Non hai visto che ero in dolce compagnia?”

Sì, l'ho notato.”

E allora perchè mi hai interrotto? Sembrava simpatica...”

Dan gettò un occhio verso la ragazza che ora, senza troppi problemi, pareva essere intrattenuta da un altro Grifondoro.

Sarà... è che mi è venuta un'idea per rendere memorabile questa serata, solo che prima vorrei parlarne con te e con Thomas.” spiegò Dan.

Che vuoi fare? Se si tratta di qualche scherzo a Gazza io ci sto... anche se prima vorrei finire la mia conversazione con Mary...”ammiccò Lucas

Dan scosse la testa e poi disse

Niente scherzo a Gazza. Te l'ho detto. E' una cosa di cui dobbiamo parlare anche con Thomas.”

Si avvicinarono a Thomas, che stava parlando con la sorella più piccola di Edward e lo presero da parte.

Scusami Emma, arrivo subito. Che succede ragazzi?”

Chiedilo a lui.”

Dan?”

Stavo pensando che potremmo andare alla Stamberga, questa sera. Con anche Anne e Beth.”

Dici davvero? Ma non è un posto nostro? E poi c'è la festa...” disse Lucas

Per me non ci sono problemi.” si affrettò dire Thomas

Era solo un'idea, se a te non va, pazienza... Solo che mi sembrava bello andarci tutti insieme, prima che io me ne vada da Hogwarts e stasera mi sembra una bella occasione.” spiegò Dan

Ok, ok. Ho capito. Va bene, non ci sono problemi. Addio Mary...” sospirò Lucas, spostandosi però già verso l'ala della stanza in cui c'erano Anne e Beth.

Donne! Grande notizia!” annunciò

E sarebbe? Hai trovato qualcuno disposto a venderti un cervello?” fece Anne, strappandogli la bottiglia di Burrobirra dalle mani e portandosela alla bocca.

Ah ah ah. Molto divertente, Miss Acidità!” le rispose Lucas

Thomas, che succede? Che volete dirci?” domandò Beth

E' stata un'idea di Dan e francamente io non potrei essere più d'accordo.”

Dan?”

Un momento, Beth e lo saprai. Allora, avete finito voi due? Bene... ecco, pensavamo di andare a fare un giro ad Hogsmeade. Passiamo dalla Stamberga e poi potremmo sederci sull'erba a vedere le stelle...”

Oh ma è meraviglioso!” esclamò Anne abbracciando Lucas e ringraziandolo.

Finalmente poteva andare alla Stamberga!

Beth guardò Dan con una faccia da:” Staremo infrangendo migliaia di regole ma sono veramente felice e non me ne importa niente.”

Il sorriso radioso che Beth gli rivolse illuminò il volto di Dan, che la prese per mano e si avviò verso il buco del ritratto, seguito dagli amici.

Attraversarono il parco del castello e arrivarono fino al Platano Picchiatore. Ne bloccarono i rami ed imboccarono lo stretto tunnel che portava alla Stamberga Strillante.

Sbucarono nel vecchio salotto della Stamberga Strillante. Dan e Lucas fecero strada al piano di sopra, salendo le scale per primi ed eliminando eventuali ostacoli.

Beth osservava rapita quelle stanze. Dunque era lì. Era lì che suo padre si era trasformato in cervo le prime volte.

Era lì che lui e Sirius avevano infranto un centinaio di regole della scuola e qualche legge solo per stare accanto ad un amico.

Guardava gli squarci nei mobili: erano i segni delle zaffate di un artiglio.

Dan sembrò intercettare i suoi pensieri perchè le disse:

Sì, opera dello zio.”

Thomas cercava di non impolverarsi i vestiti: detestava quel tunnel e detestava ancora di più gli impolverati divani della Stamberga, anche se doveva ammettere che, sedervisi sopra e stare sveglio per gran parte della notte con gli amici a parlare del più e del meno era quanto di più bello potesse esistere.

Certo, un po' meno divertente era soccorrere Lucas o Dan in preda alla sbornia, ma, tutto sommato, si diceva, faceva pur sempre parte del gioco.

Anne si guardava attorno meravigliata. Finalmente anche lei vedeva l'interno della Stamberga!

Gliene avevano parlato così tanto che non stava più nella pelle al pensiero di poterci entrare!

Osservava avidamente tutto quello che aveva attorno: la carta da parati scrostata, i mobili logori e tarlati, talvolta completamente distrutti, dal momento che recavano ancora i segni delle visite dei Malandrini.

Di qui, Anne.” Lucas stava aprendo, con l'ausilio di calci e pugni, la vecchia porta.

Anne si avvicinò e vide che su di essa erano incisi dei nomi e due date.

15 Settembre 1976

Moony

Wormtail

Padfoot

Prongs

e poi sotto, più in basso.

20 Ottobre 2001

Dan

Luke

Thom

All'improvviso capì.

Comprese come mai, nonostante le sue rimostranze, non avevano mai voluto portarla con sé durante quelle scorribande.

Quel posto era loro e basta.

Sorrise a Thomas, che aveva intercettato il punto in cui erano caduti i suoi occhi e lui ricambiò, prima di sparire oltre la porta.

Anne si affrettò a seguirlo fuori e poi, tenendosi stretta la coperta sotto il braccio, incominciò a correre, superandoli.

Avanti, pelandroni!” gridò, arrivata in quel punto, in fondo al prato, che aveva scelto.

Anne stese la coperta e ci si sdraiò sopra.

Le stelle non spariscono, Anne.” le disse Lucas, prendendo posto dietro di lei.

Ehi! Spostati, se no non ci stiamo!”

Alzati, Anne. Fai sedere me e tu poggia la testa qui.” le spiegò, indicando le proprie ginocchia.

Come al solito vi siete accaparrati i posti migliori, voi due, eh?” commentò Thomas, sedendosi nell'angolo libero che restava.

Potevi sbrigarti. Thom!” gli rispose Anne, con una linguaccia.

Sempre fine, Anne!” la prese in giro Thomas, procurandosi così il segno dei denti di Anne sull'avambraccio.

Era pericolosa, quando ci si metteva.

Dammi retta, se continui così ti prenderanno per allevare draghi.” le annunciò Lucas con voce funerea.

Guarda che ce n'è anche per te!” controbattè lei.

Vedo che questi cinque nanosecondi che abbiamo impiegato io e Beth per arrivare non hanno provocato novità degne di nota nel vostro rapporto...” constatò Dan, accomodandosi sulla sua coperta.

Prendi anche in giro? Io ci ho quasi rimesso un avambraccio!”

Sempre il solito melodrammatico, Thomas!” rispose Anne

Basta! Fate silenzio!- intervenne Beth-Le stelle si guardano in silenzio.”

Concordo!” la assecondò Dan, ponendo fine ad ogni battibecco del trio lì di fianco.

Calò il silenzio e ciascuno dei cinque osservò il cielo con occhio diverso: chi si chiedeva come potesse essere tutto così perfetto, chi desideroso che quella nottata non finisse mai, chi già vagheggiava il futuro e chi si augurava che il domani offrisse ancora tante occasioni del genere.

Credete che si possa essere più felici di così?” chiese ad un tratto Lucas, rompendo il silenzio e fissando i suoi amici uno ad uno.

Dan, ancora ebbro di gioia per la spettacolare vittoria, steso accanto a Beth, intenta ad indicargli le stelle più luminose, Anne, con i suoi riccioli appoggiati alle sue ginocchia, che lo fissava coi suoi grandi occhi azzurri e lo schivo Thomas, perso, come al solito, in pensieri troppo adulti per un ragazzo di appena diciassette anni.

Dan si voltò verso il suo migliore amico, rise, di quella risata che Lucas lo sapeva, gli sarebbe mancata tremendamente l'anno successivo, scosse la testa e poi disse:

No, io credo proprio di no.”

Thomas, dal suo angolo, strappò un ciuffo d'erba e sorrise. No. Non si poteva essere più felici di così.









Scusate se non ho descritto la partita, ma mi pareva che stonasse, senza contare che, insomma, le partite di Quidditch si somigliano più o meno tutte, o no?

Ringrazio chi ha letto e recensito, chi ha solo letto e chi ha inserito la storia tra i preferiti.

So che alcune foto non vi sono piaciute, però si tratta solo del mio punto di vista. Potete figurarveli come volete.

Thaleron: grazie per la recensione! Hai visto? Qualcosa si è sbloccato! Continua a seguire!

Padfoot_07: Eh, ogni tanto anche ad Harry e Ron tocca prendersi cura di nipoti e cugini acquisiti. Ero tentata di dare a Ron anche Lucy Weasley, la figlia di Percy, ma poi ho pensato che, per il povero Ron, una è già sufficiente. Senza contare che Percy non lascerebbe mai sua figlia ad uno come Ron, credo. Per le reazioni della famiglia, aspetta il prossimo capitolo! Ti divertirai!

Cinderella87: fossi in te mi preoccuperei di più per quello che potrebbero combinare James e Sirius, che non di Lily. Lei è comprensiva ed è normale ed equilibrata, cosa che non si può dire di suo marito. Ogni tanto Ted spaventa anche me. E troppo adulto per la sua età!

Dafne92:Ecco qui un altro capitolo! E' stato di tuo gradimento? Fammi sapere! Grazie per i complimenti e sappi che anch'io adoro Teddy, anche se talvolta mi inquieta un po', quel bambino è troppo sveglio!

Princessarx: per quanto riguarda le foto, come ho già detto, si tratta di opinioni personali ed ognuno può immaginarseli come crede. Quanto al resto, lieta che la proposta ti sia piaciuta, anche se per vedere come reagirà la famiglia occorre aspettare il prossimo capitolo.





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Capitolo 6
*** Invito alla tana ***



Invito alla Tana


LONDRA, MINISTERO DELLA MAGIA. DIPARTIMENTO AUROR



Durante tutta la settimana successiva, Harry fu molto nervoso.

La sua concentrazione sul lavoro risentiva parecchio del suo stato d'animo, non che ci fosse bisogno di particolare attenzione per svolgere i suoi quotidiani compiti, in verità.

Tuttavia, chiunque aveva notato il sorriso beota che aveva stampato in volto e l'aria distratta. Suo padre, sua madre, Sirius, Remus e Tonks continuavano a tempestarlo di domande. Solo Hellen non chiedeva nulla, ma semplicemente perchè, lavorando da un'altra parte, non aveva avuto modo di incontrarlo.

Hermione era invece stata stranamente silenziosa, anche se Harry aveva la sensazione che gli lanciasse spesso occhiate compiaciute. Ron, pareva non essersi accorto di niente e di questo Harry fu molto grato.

Lui e Ginny non si erano più visti da quel giorno: lei era in ritiro con la squadra e non c'era possibilità di parlare ancora di quanto avevano deciso.

Harry si augurava che lei avesse avuto il buon senso di non dire nulla a casa: immaginava la reazione di tutta la famiglia Weasley e la cosa non gli piaceva affatto. L'entusiasmo composto del signor Weasley, le battute di Fred e George, le congratulazioni pompose di Percy e i sinceri auguri di Bill e Charlie non erano nulla, se paragonati all'entusiasmo che avrebbe manifestato Molly.

Già Harry si immaginava sommerso di abbracci e di inviti a pranzi, cene, riunioni di famiglia allargate (perchè sarebbero stati senz'altro invitati anche i suoi genitori, Sirius ed Hellen, Remus e Tonks e magari anche Andromeda e suo marito), che si sarebbero svolte con una frequenza assai maggiore di quella a cui era abituato.

Bisognava andarci con i piedi di piombo, nell'avvisare Molly. Harry sapeva che la sua futura suocera sarebbe stata veramente molto, molto felice, tuttavia era ben conscio dell' invadenza e delle mille ansie che l'avrebbero animata nei mesi successivi.

Ricordava, quasi con terrore, al pensiero che ora tutte quelle preoccupazioni sarebbero state rivolte a lui, le continue domande che aveva posto, appena l'estate prima, a Percy ed Audrey, nei mesi immediatamente precedenti al matrimonio e le continue allusioni a George ed Angelina, frecciatine che Molly non mancava mai di lanciare ogni qual volta li vedesse, dal momento che ormai la piccola Roxanne aveva un anno e i due non accennavano a voler “regolarizzare la loro unione”, come rimproverava sempre Molly.

Nelle sue orecchie ronzava quotidianamente la voce della signora Weasley che diceva “E' tutto a posto, Harry caro? E la casa, l'avete trovata? C'è una mia vecchia zia che potrebbe.... E gli abiti? Tu e Ron siete già andati a vedere? E per il pranzo io pensavo di preparare...”.

Il fatto che non gli fosse stato recapitato nessun improvviso invito alla Tana e che Ron non avesse ancora fatto accenni né avesse tentato di soffocarlo nel sonno, faceva ben sperare: evidentemente Ginny aveva avuto il tatto necessario a tacere.

Ron... pensandoci, Harry vedeva in lui un altro insormontabile problema. Come l'avrebbe presa?

Erano ormai sei anni che lui e Ginny stavano insieme e, dopo un inizio burrascoso, Ron pareva aver accettato la cosa. Del resto, non gli aveva sempre detto “Meglio tu che qualcun altro”?

Sì, Ron l'aveva sempre detto, però a quella situazione, come avrebbe reagito? L'avrebbe fatto a pezzi? O avrebbe semplicemente accettato la cosa di buon grado congratulandosi con lui?

Probabilmente la sua reazione sarebbe stata una via di mezzo tra le due ipotesi che la mente di Harry aveva elaborato.

Non valeva la pena di disturbare Hermione per chiederle come avrebbe reagito Ron: in fondo prima di tutto era il suo migliore amico e poi, Hermione, in fatto di agitazione, avrebbe sicuramente fatto concorrenza alla signora Weasley.

L'unica consolazione pareva essere non solo il pensiero che presto Ginny sarebbe diventata sua moglie, ma anche il fatto che, in tutta quella baraonda, la sua famiglia avrebbe avuto una reazione decisamente equilibrata. Almeno, questo era quello che Harry pensava, sperava e si augurava.

Sua madre non avrebbe certamente dato di matto. Sarebbe stata felice, ma non avrebbe di certo improvvisato sceneggiate da tragedia greca. Se tutto andava come Harry pensava, Lily non avrebbe nemmeno tentato di intrufolarsi troppo nell' organizzazione.

La reazione di James, invece, da una parte lo rassicurava e dall'altro lo preoccupava terribilmente.

Senz'altro suo padre si sarebbe dimostrato felice, avrebbe accolto la notizia con gioia e poi gli avrebbe detto quanto era orgoglioso di lui. C'era sempre un però... l'avrebbe detto a Sirius e insieme quei due erano pericolosi, molto pericolosi.

Bastava pensare quello che avevano organizzato per il matrimonio di Remus, qualche anno prima...

Harry era ancora immerso nei suoi pensieri quando Ron picchiettò alla sua spalla.

Harry, Harry! Tutto bene? E' arrivato un gufo di Ginny per te. Evidentemente ha provato a passare a casa e non ha trovato nessuno e quindi è venuto qui...” disse Ron, porgendogli la pergamena che, essendo ancora sigillata, fece tirare ad Harry un sospiro di sollievo.

Grazie.” rispose.

Harry, ma... va tutto bene? Hai una faccia!” disse Ron, ritornando alla sua scrivania.

Sì, sì. Va tutto benissimo.” confermò Harry, con un sorriso tirato, svolgendo la pergamena.


Caro Harry, come va?

Io sto benissimo, anche se sono piuttosto stanca. Gli allenamenti sono massacranti come al solito, ma dobbiamo impegnarci a fondo per battere il Puddlemere United, sabato. Oliver Baston troverà pane per i suoi denti! L'altra volta ha vinto lui, ma ora sono molto più preparata e riuscirò senz'altro ad aggirare la sua massiccia presenza tra gli anelli!

Piuttosto... per quanto riguarda quella cosa... Non l'avrai mica detto a mio fratello, vero? Vero? Vero? Lo sai anche tu che inizierebbe a dare di matto... Non offrirgli ulteriori motivi per dimostrare quante uova di vermicolo popolino il suo cervello, per favore.

Stavo pensando che, visto che domenica sono a casa, potremmo organizzare una bella riunione di famiglia per dirlo a tutti, non trovi? Prima lo facciamo e meglio è. Mi spiace che non abbiamo ancora avuto tempo sufficiente di parlarne bene fra noi, però conosci anche tu la mia famiglia e io conosco tuo padre e Sirius. Prima lo sanno e meglio è per tutti, ripeto. Avremo tempo in futuro di parlarne bene, al massimo sabato vieni alla partita, così ci vediamo da soli prima del fatidico pranzo.

Se per te va bene, avviso la mamma che domenica avremo ospiti. Chi vuoi invitare oltre ai tuoi genitori? Io pensavo che sicuramente dovrebbero esserci Sirius ed Hellen e poi anche Remus e Tonks col piccolo Teddy e anche Andromeda con Ted. Dopotutto sono loro la tua famiglia, no? Fammi sapere al più presto così non colgo mia madre troppo di sorpresa.

Ti amo

Ginny.


Fantastico”- pensò Harry-” Ginny si sta già trasformando in un clone di sua madre.”

Harry rimase a fissare il vuoto per qualche minuto: tutti i suoi propositi di affrontare la situazione con calma erano bellamente andati a bolidi, come si suol dire.

Quella di Ginny non era una richiesta, era un ordine ed Harry sapeva per esperienza che farla arrabbiare non era per nulla conveniente.

Harry, va tutto bene? Cosa ha scritto Ginny?” chiese Ron, a cui, nonostante tutto, lo strano comportamento del suo amico non era completamente sfuggito.

Mi sposo.” sussurrò Harry

Che cosa?” gridò Ron, così forte da far sobbalzare sulla sedia gli impiegati delle altre scrivanie e rizzare le piume dei gufi di passaggio.

Mi sposo.” sussurrò nuovamente Harry

Tu che cosa fai?” ripetè ancora

Io mi sposo. Mi sposo! Mi sposo!” esclamò Harry, alzandosi e ridendo, scompostamente per la prima volta da giorni

Ron rimase lì, in piedi, di fronte alla scrivania dell'amico con un 'espressione indecifrabile.

Mi sposo, Ron. Mi sposo.”

Ma con mia sorella, vero?” chiese Ron, senza rendersene conto.

E con chi, sennò? Ci sposiamo, Ron, Abbiamo deciso di sposarci...” si affrettò a dire Harry, tornando se stesso ed abbandonando l'aria esaltata che l'aveva caratterizzato negli ultimi due minuti

Bene. Bene.” disse Ron, stupendo non solo Harry, ma anche se stesso per la facilità con cui quelle parole erano uscite dalla sua bocca.

Dici davvero?” chiese Harry, strabuzzando leggermente gli occhi. Si era immaginato da parte di Ron un'altra reazione.

Bè, amico, meglio tu che altri, no? E comunque, era anche ora che glielo chiedessi. Ero stanco delle sue allusioni.- ammise Ron- Vieni qui. Tra un po' pare quindi che saremo davvero fratelli.”

I due ragazzi si abbracciarono: una stretta virile e salda. Un abbraccio sincero.

Harry era ancora incredulo: tutto si aspettava, fuorchè che dirlo a Ron sarebbe stato così semplice. Eppure, quella era la reazione che si augurava sinceramente che il suo migliore amico avesse.

Vuoi essere il mio testimone?”

E me lo chiedi anche? Mi pareva ovvio!” esclamò Ron, ridendo di gusto.

Le cose erano molto più semplici di quanto si immaginasse e, tutto sommato, vedere sua sorella, la sua Ginevra, sposata al suo migliore amico non era difficile. Tutto stava andando come avrebbe sempre dovuto andare.

Harry! Harry! Ron! Ginny mi ha appena scritto di domenica! Oh sono così felice per voi!” Hermione irruppe nell'ufficio degli amici, facendo sobbalzare nuovamente gli occupanti delle altre scrivanie.

E tu che ci fai qui?” le chiesero

Mi sono presa un momento libero, Ginny mi ha appena scritto del pranzo di domenica. Naturalmente io sapevo già il motivo...” spiegò

Perchè lei lo sapeva e io no? Perchè lei sa sempre tutto?” chiese Ron, indignato.

Harry alzò le spalle e mise le braccia in segno di resa.

Io non ho parlato.”

Non essere sciocco, Ron. Me l'ha detto Ginny, no? Oh Harry! Sono così felice per voi!” esclamò Hermione, spodestando Ron e stringendo Harry in un abbraccio stritolatore.






L'ufficio di Sirius e James era all'ultimo piano del Dipartimento Auror.

James, Capo Dipartimento, godeva di un'ampia stanza, resa luminosa da parecchie finestre.

Avere un ufficio tutto suo lo rilassava parecchio. Era certo che non sarebbe riuscito a lavorare in mezzo alla confusione di altre persone impegnate a risolvere casi differenti dal suo.

Se proprio avesse avuto bisogno di scambiare quattro chiacchiere con qualcuno, c'era Sirius nell'ufficio di fianco.

Passavano insieme gran parte della giornata, tuttavia, quando si lavorava si lavorava ed erano talmente scrupolosi da non avere necessità di diversivi frequenti.

Alle loro scrivanie giungevano i rapporti di ogni perquisizione, di ogni caso e di ogni incarico che era stato affidato. Era compito loro controllare che tutto fosse a posto e che le nuove indagini trovassero presto qualcuno che si occupasse di loro.

Il loro, però, non era solo un lavoro di organizzazione. Dovevano occuparsi anche di cose che rimanevano segrete ai più. Gran parte di quello a cui lavoravano lui e Sirius, insieme ad un altro scarso gruppo di Auror, rimaneva nascosto a tutti e non usciva dalle mura dei loro uffici.

Il fatto che il Mondo Magico fosse in pace da diversi anni, non significava che il Dipartimento Auror non avesse nulla da fare, anzi, quella pace continuava ad essere mantenuta grazie al costante lavoro di prevenzione. Tutto questo andava al di là delle presunte segnalazioni di vecchie streghe che erano convinte che il loro vicino di casa stesse diventando un pericoloso Mago Oscuro o che Voldemort abitasse il loro giardino trasfigurato da cavalletta.

Fortunatamente, come James e Sirius ben sapevano, Lord Voldemort non sarebbe mai potuto tornare, tuttavia restavano in libertà alcuni Mangiamorte, la cui colpevolezza non si era mai potuta dimostrare, che attendevano solo un capo attorno a cui potersi riunire. Senza contare le numerose volte che si erano trovati a dover sventare attentati contro i Babbani, orditi da qualcuno che non erano ancora ben riusciti ad identificare.

James sbuffò. Era ora di pranzo ed aveva bisogno di sgranchirsi le gambe. Prese i documenti che stava consultando e li ripose con cura in un cassetto della sua scrivania di mogano, sulla quale, tuttavia, rimaneva impilata una scandalosa quantità di carte, certo, non era nulla se paragonata alla pila che sommergeva la scrivania di Sirius, ma lui non faceva testo, dal momento che non si degnava mai di riordinare.

Prima di alzarsi gettò un'occhiata rapida alle cornici che ornavano un angolo della scrivania: lui e Lily, i ragazzi e, infine, i Malandrini. Distolse in fretta lo sguardo da quella foto.

Era stata scattata all'inizio del settimo anno, quando ancora erano in quattro.

Si chiedeva spesso perchè fosse così dannatamente affezionato a tutte le foto con i Malandrini. Nonostante tutto, non riusciva a stracciare quelle foto e, quando si era ritrovato a dover rendere personale quel severo ufficio, non aveva esitato a portare con sé anche un ritratto di quelli che erano stati i Malandrini: Moony, Padfoot, Prongs e anche Wormtail, perchè loro lo consideravano tale.

Prongs!” chiamò Sirius, spalancando la porta e comparendo nell'ufficio dell'amico.

James alzò la testa e sorrise, ringraziando l'arrivo di Sirius, che l'aveva distolto da pensieri malinconici.

Avanti Paddy, prego. Fai pure come se fossi a casa tua, non bussare, mi raccomando.”

Sirius ghignò perfidamente verso James e riprese la parola.

Stavo sentendo un certo languorino... - disse, massaggiandosi lo stomaco-Che dici, andiamo a mangiare?”

Sto aspettando Lily, eravamo d'accordo che ci saremmo visti, per pranzo.”

Ok, bene... allora non voglio fare il terzo incomodo, scusa!”

Macchè terzo incomodo, Sirius. Non fare il bambino! Ci sarà anche Tonks. Si è offerta di prendere cinese per tutti.” spiegò James

Oh! Bene! Avevo proprio voglia di strafogarmi di porcherie! Hellen non me lo permette mai! E' fissata col colesterolo... deformazione professionale, credo.”

Ehilà! Buon giorno a tutti!” esclamò Tonks, arrivando accompagnata da Lily.

Sirius, vieni. Accompagnami a prendere da mangiare e a smuovere il tuo amico dai suoi libri.”

Perchè, Remus non pranza con noi?”

Mangiare cinese mi fa male al fegato, Dora, lo sai. L'abbiamo già preso la settimana scorsa!” disse Tonks, imitando il suo scrupoloso marito.

Remus è un malato immaginario, dammi retta!” rise James, scuotendo la testa

Io l'ho sempre detto! Lui non è mai malato, si convince di esserlo.” asserì Sirius, convinto.

Bè, allora andiamo, cugino, diamoci una mossa che ho fame. Vi fidate dei miei gusti, vero?” Tonks afferrò Sirius per un braccio e lo stava già trascinando fuori quando Lily li chiamò.

Per me spaghetti alla soia senza soia! Ricordati, Paddy! Non riso alla cantonese senza farcitura cantonese o pane fritto al forno. Spaghetti di soia senza salsa alla soia. Non è difficile. Hai capito?” gridò James

Accidenti, James! Non sono mica un troll! Ho capito! Ho capito, per Merlino!” rispose Sirius, che ancora si chiedeva per quale motivo James si fosse legato così stretto al dito un piccolo incidente avvenuto vent'anni prima.

Aspettate! Prima voglio leggervi una lettera che mi ha mandato Molly Weasley questa mattina. Tu eri già uscito, James, per questo non lo sai.” disse Lily, rispondendo alla muta domanda che le aveva lanciato il marito.

Aprì la pergamena e lesse:

Cari James e Lily,

Come state?

Vi scrivo perchè io ed Arthur saremmo lieti, come ci ha suggerito Ginny, di avervi alla Tana per un pranzo tutti insieme questa domenica. Naturalmente sarebbe ancora più bello se anche Elisabeth e Daniel potessero essere presenti, ma mi rendo conto che è impossibile che loro lascino la scuola per un motivo così futile. Ci sarà anche mio figlio Charlie, per questo sarebbe stupendo poter essere tutti insieme.

Scriverò una lettera oggi stesso anche a Sirius ed Hellen, Remus e Ninfadora e ad Andromeda e Ted. Sarà una bella occasione per stare tutti insieme.

Fatemi sapere al più presto se ci sono impedimenti.

Tanti cari saluti,

Molly

Per noi non ci sono problemi, io, Remus e Ted ci saremo senz' altro! Credo che anche i miei genitori avranno piacere di venire.” disse Tonks, sorridendo all'indirizzo di Lily.

Io ed Hellen idem... Però, per quale motivo ci convocano così d'urgenza? Sembra qualcosa di molto importante, quasi un annuncio... Jamie, che cosa potranno mai volerci dire?” chiese Sirius, pensieroso.

Bè, di solito queste riunioni di famiglia si convocano soltanto per annunciare matrimoni o gravidanze... Certo, l'aver chiamato anche tutti voi è un po' strano, ma credo che derivi dal fatto che ormai con Harry che gira per la Tana...”rispose James

Sì, hai ragione. Però io escluderei la gravidanza, Bill e Fleur hanno già Victoire che è ancora molto piccola e George ed Angelina con Roxanne non sono messi meglio... a meno che la cosa non riguardi Percy ed Audrey...” riflettè Sirius

Ma tu ci vedi Percy padre? Sarebbe un vero pericolo!” esclamò James

Sì, in effetti... a meno che...”

A meno che non vogliano annunciarci il matrimonio tra George ed Angelina!”

Lo stavo dicendo io, James! Alla fine, Molly non vedeva l'ora di mettere a tacere tutte le voci sulla loro “incresciosa relazione”, no? Quindi ha convocato tutti per questo.” disse Sirius, con James che annuiva convinto.

Lily e Tonks, nel frattempo, si scambiarono qualche occhiata confusa. Tra tutte le opzioni possibili, quella pareva la meno plausibile. Che bisogno c'era di invitare i Potter, i Black, i Lupin ed i Tonks?

Tonks sillabò a Lily un “Harry?” che lei ricambiò con un cenno d'assenso.

Ne parliamo dopo, comunque, Dora, ok?” disse piano Lily.

Bene, ora che avete risolto brillantemente anche questo mistero, io direi che è ora di procacciarci del cibo. Quindi, cugino, muoversi! Ciao Lily, ciao James!”Tonks trascinò via Sirius, lasciando soli James e Lily.

E così George ed Angelina si sposano! Che bello! Questa sì che è una notizia!” disse James

James... James... James!” provò ad interromperlo Lily, senza risultati.

Certo, a volte mi chiedo cosa aspetti Harry... oh, vedo che hai lì un'altra lettera, è di Beth?” chiese James, togliendo dalle mani di Lily l'altra pergamena.

Lily avrebbe tanto voluto dirgli che si trovava fuori strada, ma non era il caso di mettere nella testa del suo già di per sé folle marito idee che non avevano una conferma concreta. Pensieri che, dopo tutto, derivavano solo da sue supposizioni sullo strano comportamento di Harry durante l'ultima settimana.

Sì, è di Beth. Vieni, leggiamola insieme. Ancora non l'ho aperta.”


DIAGON ALLEY

Lily uscì dal Ministero con un sorriso soddisfatto stampato in viso. L' uscita di James non appena lo aveva avvisato che Molly Weasley li aveva convocati tutti quanti alla Tana per la domenica successiva, aveva rallegrato parecchio il suo umore.

Suo marito, quando si fissava su qualcosa e non voleva vedere, era decisamente cieco. Certo, il fatto di lavorare a stretto contatto con Sirius non lo aiutava né accresceva il suo acume: insieme erano peggio di una talpa, in fatto di intuito.

Saranno anche stati due importanti ed ottimi Auror, ma, per quanto riguardava le relazioni interpersonali, erano proprio negati. Lily non sapeva se trovare consolante o meno il fatto che Harry, il suo Harry, suo figlio, quello che, stando a quanto aveva intuito si stava per sposare, avesse ereditato quell'aspetto del carattere paterno.

Merlino! Pensare che Molly ci abbia invitato per annunciarci che George ed Angelina hanno deciso di sposarsi! Ma come ha fatto ha pensare una cosa simile? Possibile che non si sia accorto che suo figlio ha un'aria sognante da dieci giorni?” pensava, recandosi al luogo in cui aveva appuntamento con Hellen che, ricevuto lo stesso invito dei Potter, era giunta alla medesima conclusione di Lily.

Eccoti Lily!”la salutò l'amica.

Ciao! Scusa per il ritardo, ma mi sono fermata con Dora a commentare le fantastiche supposizioni che albergano nei vuoti cervelli dei nostri mariti.”

Anche James ti ha detto che è convinto che Molly ed Arthur ci abbiano invitato perchè George ed Angelina hanno deciso di sposarsi?” chiese Hellen, senza nemmeno sforzarsi di trattenere le risate.

E come fai a saperlo?”

Sirius mi ha mandato una Gufomandata. Ma si può essere più stupidi, dico io? Lo sapeva che la lettera di Molly sarebbe arrivata anche a noi, questa sera, quando eravamo a casa e lui cosa fa? Molla l'ufficio, anche se ha detto che l'ha fatto durante la pausa, e io ci credo poco, considerando che la sua principale preoccupazione in quell' ora è mangiare... Comunque se n'è andato in posta e mi ha spedito una Gufomandata al S. Mungo, tra l'altro io ero anche al Pronto Soccorso a tentare di far ingurgitare una pozione Rimpolpasangue ad un contadino Babbano che aveva avuto la bella idea di farsi attaccare da uno Knarl, d'accordo che lui non lo poteva sapere, poverino. Comunque, immaginati la scena: io sto lavorando, un Obliviatore del Ministero è lì che mi soffia sul collo, tre infermieri sono sotto la mia responsabilità, questo poveraccio urla disperato e un gufo bussa ininterrottamente alla finestra, fino a quando non gli viene aperto. Io vedo che è una Gufomandata e inizio a farmi prendere dal panico: potrebbe essere successo qualcosa a Dan o a Sirius e che cosa ci trovo scritto? “Hellen, Molly ed Arthur domenica ci hanno invitato a pranzo. Non hanno detto perchè, ma io e James siamo certi che sia per annunciarci il matrimonio tra George ed Angelina.” Non so come ho fatto a trattenermi dallo spedirgli una maledizione, per posta... Ma si può essere così imbecilli ? Stavo lavorando, per Morgana! In quel momento, comunque, ero convinta che Sirius avesse ragione, poi però ho sentito te ed ho capito che, come al solito, le loro brillanti menti erano giunte alla conclusione sbagliata.” raccontò Hellen, con un'espressione a metà tra il divertito e lo sconcertato.

Era del parere che, in un modo o nell'altro, l'incapacità di Sirius di farsi i fatti propri lo portasse sempre e comunque a giungere alla conclusione più sbagliata.

Io e Dora non riuscivamo proprio a dire che erano molto, molto lontani dalla verità. Erano così convinti di quello che dicevano che non avevamo il coraggio di smontare le loro congetture.”spiegò Lily.

Senza contare che vedere le loro facce domenica sarà triplamente bello! Piuttosto, Lily, io sono come te del parere che questa riunione riguardi Harry e Ginny, però ecco, al posto tuo io ci sarei rimasta molto male se Dan non mi avesse confidato nulla. Venirlo a sapere così, per vie traverse... Mi sembrerebbe di essere stata una cattiva madre. Insomma, se i miei consuoceri lo sanno, perchè io no?” confessò Hellen

Lily attese un momento prima di rispondere. Hellen aveva ragione: lì per lì non si era fermata a pensare, a riflettere sul rapporto tra lei ed Harry. Forse non erano riusciti a stargli sufficiente vicino, se lui non aveva ritenuto necessario confidarsi con lei.

Da questo punto di vista, Harry non somiglia per niente a James. Lui l'avrebbe detto a chiunque, avrebbe condiviso la sua gioia con tutti quelli che incontrava. Harry no. Harry è riservato. La vede come una cosa privata. Una cosa che riguarda solo lui e Ginny e poi, successivamente amici e famiglia. Non ti nego che inizialmente, questa mattina, appena ho ricevuto la lettera di Molly, ci sono rimasta male. Poi però ho pensato che è una questione di carattere: Ginny è molto più aperta e spontanea di Harry e questo è un bene... in ogni caso, Ginny è comunque una ragazza, ed esiste un altro tipo di complicità con la madre, no?”

Sì, è vero, anche se sono certa che Dan sarebbe corso in casa e me l'avrebbe detto immediatamente, a proposta conclusa. Forse, prima di chiederlo, avrebbe confessato i suoi dubbi a suo padre, ma in seguito posso dire tranquillamente che sarei stata la prima persona a saperlo, seconda solo ai suoi amici. Comunque, come dici tu è una questione di carattere, senza contare che Ginny è una ragazza. Purtroppo non ho figlie e mi devo fidare della tua esperienza.” asserì Hellen, mentre camminavano verso la libreria di Remus, senza far caso alle vetrine.

Tuttavia è successa una cosa che mi fa pensare che in realtà nemmeno Molly ed Arthur siano al corrente di quanto è successo. Prima di tutto Molly dice che Ginny ha pensato di invitarci e poi ho incontrato Arthur poco fa e lui mi ha detto che non ha idea del motivo per cui Ginny ci vuole tutti alla Tana. Ha detto che ieri sera è comparsa nel camino ed ha detto che lei ed Harry hanno pensato di organizzare un pranzo di famiglia per questa domenica. Senza dubbio anche loro sospettano che ci sia sotto qualcosa, ma non sanno nulla.” raccontò Lily, mentre giravano in uno stretto e buio vicolo laterale.

Come volevasi dimostrare, quindi, gli unici a trarre le conclusioni più fantasiose sono, come al solito, Sirius e James. Eccoci, siamo arrivate.” disse Hellen, indicando l'insegna della libreria.

Lily tirò verso l'interno la pesante porta.

Remus? Ci sei? Siamo noi!” salutò

Lily, Hellen! Che bella sorpresa! Cosa vi porta qui?” rispose Remus, riemergendo dal retro armato, ovviamente, di libro.

Aria di notizie!” esclamò Hellen, sventolando la lettera

Dora te ne ha parlato, vero?” chiese Lily

Oh sì, certo che me ne ha parlato. Mi ha raccontato anche cosa ne pensano Sirius e James.” rise Remus, scuotendo la testa.

E tu ovviamente hai capito benissimo che non si tratta di quello che pensano loro, giusto?” disse Liky, esaminando la copertina consunta del libro che aveva sotto gli occhi.

Oh, quello è una delle prime edizioni della “Ballata del Vecchio Marinaio”, Lily.... comunque sì, anche utilizzando la più fervida fantasia non si potrebbe arrivare a pensare una cosa simile. Harry come sta?” si informò Remus

Bene, molto bene. Non ha detto una parola, ma gli si legge in faccia che è sereno.” rispose Lily

Piuttosto, Remus, non è che tu hai intenzione di rivelare qualcosa ai tuoi compari ricchi di intuito?” si assicurò Hellen, che mai avrebbe voluto rovinarsi la spettacolo che la attendeva domenica.

E perdermi le loro facce quando lo sapranno? Fossi matto!” esclamò Remus, con un ghigno malandrino che si allargava sul viso.






NdA: a partire da questo capitolo troverete numerosi stralci o strofe di canzoni. Prenderò in prestito testi che mi piacciono particolarmente per farli diventare creazioni composte da Dan.In questo capitolo troverete “Forever Young” di Youth Group.


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Capitolo 7
*** In bilico ***


NdA: a partire da questo capitolo troverete numerosi stralci o strofe di canzoni. Prenderò in prestito testi che mi piacciono particolarmente per farli diventare creazioni composte da Dan.In questo capitolo troverete “Forever Young” di Youth Group.

 

 

In bilico

 

 

HOGWARTS

 

La fine di maggio stava giungendo velocemente assieme alle prime vere giornate di caldo.

Il sole e la mancanza di vento invitavano a pigri sonnecchiamenti o ad improvvisate partite di Quidditch, eppure gli studenti di Hogwarts erano costretti a sudare sui libri ancora per un altro mese, prima di potersi, finalmente, godere qualche mese di libertà.

Ad essere sull'orlo di una crisi nervosa non erano solamente gli studenti del settimo o del quinto anno, impegnati a prepararsi al meglio per i G.U.F.O. e per i M.A.G.O.

Tutti quanti, chi più chi meno, erano ansiosi per la fine dell'anno scolastico, persino i ragazzini del primo anno, i quali guardavano con terrore gli imminenti esami.

Tuttavia, se possibile, i più tesi ed euforici erano i ragazzi del sesto anno: sesto anno significava diciassette anni. Significava maggiore età. Significava poter usare liberamente la magia ( in molti pregustavano delle fantastiche vacanze all'insegna dell'incanto per la minima necessità), ma avere diciassette anni significava anche poter dare l'esame di Materializzazione.

Dare l'esame di Materializzazione significava indipendenza.

Il Ministero organizzava due sessioni: una estiva in giugno ed una invernale in dicembre, così da favorire tutti i ragazzi, anche coloro che, essendo nati alla fine dell'anno erano costretti a frequentare Hogwarts con compagni di qualche mese più piccoli.

Anne, Beth e Thomas avrebbero dovuto affrontare i loro esami quel mese e, appena potevano, scappavano da compiti e lezioni per chiudersi in qualche aula inutilizzata ed esercitarsi.

“Dai Anne, tocca a te! Pensa alle tre D! Destinazione, determinazione e decisione!” la spronò Thomas, appena atterrato sano e salvo sui cuscini posizionati in fondo all'aula.

“Ok. Ci sono, le tre D!” ripetè Anne che più degli altri due aveva faticato ad apprendere.

La verità era che lei si agitava immediatamente e questa sua ansia le impediva di avere la freddezza necessaria al successo.

Dopo parecchi fallimentari tentativi, che avevano provocato il suo allontanamento dalle lezioni tenute dal signor Jung, Anne stava faticosamente riprendendo l'allenamento.

Alle lezioni si agitava così tanto da non riuscire ad eseguire nemmeno l'esercizio più semplice. I suoi spaccamenti erano così frequenti che l'insegnante ironizzava spesso sulle sue capacità e questo l'aveva portata a mollare il corso in modo teatrale.

“Forza Anne! Hai fatto un sacco di progressi!”la esortò Beth, a cui l'amica aveva più volte confidato i timori che le sue stesse ansie ed agitazioni le incutevano.

Anne annuì

“Oh, tanto lo so che non ci riesco!” esclamò, prima ancora di tentare e scaraventando la bacchetta a terra.

“Basta! Ho chiuso! Io non lo voglio fare questo esame! Tanto non lo supero!”

“Ma ti sei iscritta, ormai! E ieri seri riuscita!” le disse Thomas

“Sì, Anne. Ieri ci sei riuscita e anche la settimana scorsa: hai fatto dei progressi enormi! Sono certa che ce la farai.” aggiunse Beth, sedendosi accanto all'amica, che si era accucciata in un angolo della stanza.

“Tanto non ci riesco! Quindi è inutile che tentate di insegnarmi! Ci sono persone portate e persone che non lo sono! Aveva ragione Jung mesi fa a dirmi di lasciar perdere! Non sprecate il vostro tempo con me, tanto non imparo!”

“Anne...”

“Andate via!”

“Anne...”

“Via! Voglio stare da sola!”

“Anne... prova ad ascoltarci un attimo...”

“No. Andate via.”

“Vado a cercare Lucas.” sussurrò Thomas, nell'orecchio di Beth, che annuì. Se c'era qualcuno che poteva essere in grado di calmarla quello poteva essere Lucas.

Quando Thomas lasciò l'aula, Beth provò a riprendere la parola, ma Anne la precedette.

“Perchè non te ne sei andata anche tu?”

“Anne... noi vogliamo aiutarti. Se stiamo qui ad esercitarci ogni giorno è perchè crediamo davvero che tu possa farcela, non trovi?”

“Beth... ma io non sono come te! Tu riesci sempre in ogni cosa che fai! Io no! Ci sono cose che non potrò mai fare e tra queste c'è la Materializzazione. Prima lo capite tutti, meglio è.”

“Non è vero che riesco in tutto quello che faccio, Anne. Tu sei allegra, solare, spigliata, risulti simpatica a tutti e sai barcamenarti in ogni situazione. Se non fai i compiti riesci sempre a convincere i professori che non l'hai fatto apposta, se qualcuno è giù di morale tu sai sempre come farlo ridere, riesci a tenere testa a Lucas...Io sono sempre zitta, ho paura della gente, faccio sempre la figura della scorbutica solo perchè non parlo con nessuno. E se non ci fossi stata tu, io sarei ancora la ragazzina impaurita che ero al primo anno, ti ricordi? Ti ricordi come ero? Ti ricordi che me ne stavo sempre da sola? Se non ci fossi stata tu adesso sarebbe la stessa cosa.” spiegò dolcemente Beth.

“Però ogni volta che vuoi fare una cosa ci riesci, Beth... io sono sempre un mezzo impiastro.” mugugnò Anne, con la bocca affondata tra le ginocchia.

“Non è vero! Sei determinata, Anne. Persegui sempre i tuoi obbiettivi. Sei solo troppo emotiva, tutto qui.”

“Vorrei essere come te...”

“Come me? Credi che sia bello e semplice tenersi sempre tutto dentro e non raccontare mai come si sta? Credi che sia fantastico non sapere mai come rispondere alla gente? No... non è per niente divertente essere me, soprattutto quando gli altri ti vedono quella a cui chiedere i compiti.” rispose, con un velo d'insofferenza Beth.

“Mi dispiace...” sussurrò Anne

“E per cosa?”

“Ti chiedo sempre le versioni di Antiche Rune.” bisbigliò Anne.

Beth rise, Anne alzò la testa e la guardò, prima di unirsi alla risata.

“Elisabeth.. grazie.”

“Sono qui apposta.” le rispose, contraccambiando l'abbraccio.

“Beth... ma dove è scomparso Thomas?”

“A cercare Lucas... eri talmente sconvolta che ci siamo preoccupati. Abbiamo pensato che Lucas fosse la persona migliore per tranquillizzarti.”

“Oh no!”

“Che c'è?”

“Lucas no. Non voglio che mi veda così. Penserà che sia la solita bambina capricciosa e viziata.”

“Ma...”

“Non fare domande, Beth. Non voglio che Lucas mi veda così e basta. Andiamo via. Per favore.”

Anne la guardò con fare supplicante e Beth non potè non acconsentire e così le due amiche si allontanarono da quell'ala del castello.

Era qualche tempo che si era accorta che Anne faceva di tutto per evitare di stare da sola con Lucas per lunghi periodi, quando in precedenza detestava che non ci fosse tempo a sufficienza per loro due.

Anne non aveva parlato a nessuno della situazione, ma Beth poteva essere abbastanza sicura che tutto fosse iniziato quel giorno in cui Mary Myers si era fatta pericolosamente vicina a Lucas.

Da allora Anne sembrava evitare Lucas, per poi illuminarsi non appena il ragazzo corresse da lei, ormai dimentica di tutto il resto.

Daniel camminava nel corridoio dietro alla Biblioteca con la chitarra in spalla e fischiettando il motivetto che aveva accompagnato le sue partite di Quidditch negli ultimi cinque anni.

Era un'azione che gli veniva ormai spontanea, un orribile, indecoroso e maleducato vizio, come lo definiva Thomas, quando era in preda alle sue crisi isteriche da “lasciatemi-in-pace-devo-studiare-se-osate-aprire-bocca-giuro-che-vi-affatturo”.

Eppure ormai faceva parte di lui.

Il nome di Daniel Black era da tutti associato a quella musichetta che veniva intonata a tutte le partite. Era il coro che aveva accolto l'insostituibile Battitore prima e il Capitano poi.

In quegli ultimi due anni, in particolare, era diventato Il Coro per eccellenza, quello che indicava Il Capitano.

Quello che seguiva il suo ingresso in campo, la sua richiesta di time-out, un suo intervento particolarmente riuscito.

E Dan si abituato a sentire gente che lo intonava, idolatrandolo quasi come una divinità. Perchè lui era Daniel Black, Il Capitano.

Inizialmente, quando era piccolo, la cosa lo eccitava tantissimo: aveva un suo coro personalizzato! Era stato creato appositamente per lui, anche se era tra i più giovani in squadra.

Crescendo, si era sentito un po' troppo sopravvalutato, in fondo, lui giocava a Quidditch solo perchè gli piaceva. Si divertiva. Aveva scoperto che tirare una mazza contro ad un bolide o suonare la chitarra lo portava a scaricare la tensione meglio che prendendo a pugni qualcuno.

Giocava perchè si divertiva, quando non si sarebbe più divertito, avrebbe smesso.

Così come era per Lucas.

Da quando però era stato nominato Capitano, aveva riconsiderato l'intera faccenda.

Era il Capitano, accidenti, se lo meritava un coro tutto per lui.

Inconsciamente aveva incominciato a far suo quel motivetto, canticchiandolo e fischiettandolo in continuazione: mentre camminava, mentre studiava, mentre si trovava in compagnia dei suoi amici...

Beth ed Anne ritenevano la sua fissazione a dir poco insopportabile.

Thomas, invece, roteava gli occhi ogni volta che sentiva quel suono uscire dalla sua bocca, ma, alla fine, non gli diceva niente, purchè andasse lontano da lui quando emetteva quegli stridii scomposti.

Lucas non osava aprir bocca, ma riteneva quell'abitudine costitutiva di Dan. Era il suo migliore amico ed era perfetto così. Di lui faceva parte anche quella sciocca abitudine, non ci vedeva niente di male.

Era una parte di Dan e a lui andava bene così.

Lucas non avrebbe cambiato una virgola del suo migliore amico.

Dan si guardò attorno, prima di entrare in Biblioteca: non sapeva nemmeno perchè ci stava andando.

Ovviamente non per studiare. Non si stava impegnando troppo, per i M.A.G.O. perchè era certo che, per quello che aveva intenzione di fare lui, ottimi voti non servivano.

Stava andando in Biblioteca solo per cercare qualcuno con cui parlare, dal momento che tutti i suoi amici erano occupati ed uno era scomparso. Lucas era sparito dalla circolazione all'ora di pranzo e Dan era alla ricerca di qualcuno, magari di Mary Myers, da cui l'amico non si separava da quella festa alla torre di Grifondoro, che sapesse dirgli dove era finito Lucas.

Spalancò il pesante portone e con un cenno di capo rapido salutò Madama Pince che lo squadrò: non era cosa frequente vedere Daniel Black in Biblioteca.

Dan la maledisse mentalmente: il fatto di andarci raramente non significava che la gente dovesse stupirsi ogni volta che ci entrava.

Notò che parecchie sue conoscenze erano intente a studiare: qualche ragazzo lo salutò, qualche ragazza si sbracciò con fare cinguettante, nella speranza che lui la notasse e le chiedesse di uscire.

Dan rivolse un sorriso a tutti, come era solito fare. Ecco la cosa che lo contraddiceva: il sorriso.

Non aveva ereditato l'espressione perennemente sofferente o sfrontata di Sirius. Dal padre aveva ereditato solo la distratta eleganza che contraddistingueva ogni Black.

Il suo sorriso, la capacità di portare allegria attorno a chiunque erano caratteristiche proprie della sua solare mamma, il cui sorriso aperto e sincero era la prima cosa che tutti notavano.

Intravide da lontano la persona che stava cercando: Mary Myers in compagnia della sue amica Diana Smith sedeva ad un tavolo.

Lucas non era con loro e Dan ringraziò che non l'avessero visto, così da non dover perdere tempo a parlare con loro.

In verità non è che Mary gli piacesse più di tanto. Era una ragazza simpatica, divertente. Ma era solo una ragazza, ecco.

Solo una ragazza. Non riusciva a trovare in lei nulla più di una bella ragazza, in ogni caso, se Lucas era felice, bè, lo era anche lui.

Pertanto abbandonò quel luogo in cui era sempre entrato più per chiacchierare che non per fare qualcosa di costruttivo e si diresse al piano della Stanza delle Necessità.

Era dal suo secondo anno, ovvero da quando aveva iniziato a suonare, che aveva fatto di quella sala il suo rifugio.

Non gli piaceva che gli altri, anche gli amici, lo sentissero suonare prima che una canzone fosse perfetta.

Era maniacale l'attenzione che Dan metteva nella musica. Ogni singola nota, ogni singolo accordo, ogni corda doveva essere pizzicata a dovere.

Una canzone non poteva ammettere errori.

Beth era solita dirgli che metteva più impegno nella musica che in qualsiasi altra cosa e che, se la stessa energia fosse stata impiegata anche nello studio o nel miglioramento di quei difetti che tanto Dan biasimava a se stesso, avrebbe potuto conquistare il mondo.

Lo diceva seriamente, Beth. Era sempre seria in qualsiasi cosa dicesse, lei.

Credeva davvero che lui potesse conquistare il mondo, fare qualsiasi cosa che avesse in mente.

Nutriva cieca fiducia nelle sue capacità, più che nelle proprie.

Quando facevano quei discorsi, Dan non poteva fare a meno di sorridere bonario e di spiegarle ogni volta la stessa cosa, a cui lei, ogni volta, rispondeva allo stesso modo.

Le diceva che, visto che non riusciva ad essere perfetto nelle azioni, nel carattere e in tutto quello che faceva, voleva che almeno fossero perfette le sue canzoni.

Quelle non dovevano avere errori.

E lei sorrideva, arricciava le labbra così da fargli ricordare zia Lily, aggrottava la fronte e ricominciava da capo la discussione, mettendosi a tacere non appena le mani di lui sfioravano le corde della chitarra.

Entrò nella Stanza delle Necessità e si accoccolò sul divano di velluto che la arredava. Incrociò le gambe e posizionò su di esse quella chitarra che suo padre gli aveva regalato cinque anni prima.

Provò mentalmente la melodia, afferrò un pezzo di carta e scrisse le note su uno storto pentagramma appena schizzato.

“Sì... forse.. così...”

“Let's dance.... no, così non va. Deve essere più soffuso...” raccolse la gomma da terra e cancellò quelle prime note, per riscriverne altre che parevano soddisfarlo di più.

Strimpellò senza cantare, senza unire alla musica le sue parole, ma lasciandosi trascinare dalla melodia, mentre nella sua mente comparivano tante immagini.

Immagini di momenti, di attimi, immagini belle e brutte, immagini che avrebbero potuto aiutarlo a completare la scrittura del testo.

Perchè Daniel Black era strano anche in quello, anche nel comporre: scriveva prima la musica e da essa gli venivano le parole per quelle due canzoni che aveva già scritto.

Per parecchi anni si era limitato a suonare testi di altri, ma da qualche mese aveva iniziato a scriverne di suoi.

Appoggiò la chitarra al suo fianco e da quello stesso quaderno su cui aveva tracciato le cinque scomposte righe del pentagramma, scrisse le prime parole di quelle che sentiva sarebbe stata “ La Canzone.”

I momenti di quella sera trascorsa tutti insieme a vedere le stelle non volevano andarsene: lui Beth.. Beth... Lucas e Thomas, più che amici fratelli... e la buffa Anne con le sue trovate...

“Let's dance in style let's dance for a while... Heaven can wait we're only watching skies....” le parole lo convinsero a tal punto da volerle provare con la musica.

“Sì, ci sono! Sta venendo!”

“Lets dance in style lets dance for a while... Heaven can wait we're only watching skies.... e poi.. poi... il futuro... il meglio... hoping for the best but expecting the worst.... Are you going to drop the bomb or not?”

Galvanizzato dal successo di quelle prime parole le riprovò all'infinito, aggiustando ogni volta quel qualcosa che stonava.

Poi ad un tratto si bloccò.

“Uff! Non ci sta niente... non va così...”

“Prova a cambiare la musica!” suggerì una voce, sbucata all'improvviso come il suo proprietario, un ragazzo alto e biondo.

“Luke! Dove ti eri cacciato? E' tutto il giorno che ti cerco!” Dan abbandonò la sua chitarra sul divano e corse dall'amico.

Lucas scoppiò a ridere:

“Da quando in qua sei così sentimentale, Black?” domandò, calcando la voce sulla parola sentimentale.

“Da quando mi sono perdutamente innamorato di te e tu mi trascuri per stare con quella Mary.” gli rispose Dan, a tono.

“Potevi dirmelo! Avremmo potuto coronare il nostro sogno d'amore molto prima!”esclamò Lucas

“E spezzare così i delicati cuori delle nostre ammiratrici?”

“Concordo! Il nostro amore deve essere nascosto e... non so più come andare avanti, Dan. Inoltre la distanza tra noi si sta facendo troppo limitata per i miei gusti...”

“Idem. Cosa ne dici di riprendere le nostre originali postazioni?” propose Dan, staccando la mano di Lucas dalla sua spalla.

“Penso che sia la cosa migliore che si uscita dal nostro neurone in comune negli ultimi minuti.” approvò Lucas, allontanando dal suo fianco la presa di Dan.

Si osservarono di sottecchi per qualche secondo, prima di scoppiare in una sonora risata.

“Quanto siamo stupidi!” esclamò Lucas, scuotendo la testa.

“L'hai detto con lo stesso pericoloso tono di Thomas, mi devo preoccupare? Comunque, dove ti eri cacciato?”

“Ero dalla Mc... la stavo implorando di non bocciarmi in Trasfigurazione. Se mi dovesse bocciare posso dire addio al campeggio.” spiegò Lucas.

“Ah... ma l'hai convinta, vero? Voglio dire, non possiamo partire senza di te! Accidenti, perchè non ti metti a studiare, una buona volta, anziché pensare solo ad aiutare Hagrid con quei suoi orribili amici?”

“Chi è che parla come Thomas, adesso? Se ben ricordo non è che tu ti stia dando troppo da fare coi M.A.G.O. E comunque la sua materia mi fa schifo... Cavolo, ma non può bocciarmi! Nelle prove pratiche ho la media della E, vado male solo in teoria... Voglio dire, facendo una media tra E e T, DEVE venire una A! Non può negarmela, ti pare? Invece sai che ha detto la megera? Che mi vuole far fare “un compito supplementare per valutare il recupero teorico di quelle che sono le tue ottime abilità pratiche, Franchester”. Raccontò, scimmiottando l'insegnante e stravaccandosi sul divano.

“Preparati allora, tra poco inizierà anche con te a dirti che stai sprecando il tuo futuro, che le tue capacità non possono essere buttate via così e robe del genere... ma a me di una carriera imbellettata al Ministero non me ne frega niente! Non voglio fare l'Auror! Non voglio lavorare in uno stupido ufficio con una scrivania impolverata!” si infervorò Dan, prendendo a pugni il bracciolo.

“Ehi, Dan, calmo! Che hai?” si preoccupò l'amico, visto il rapido cambiamento d'umore.

“Sono stufo marcio di sentirmi dire che cosa devo fare. Non voglio più domande sul mio futuro. Non lo so che cosa farò tra qualche mese. Mi arrangerò, ma di certo non vado a fare l'impiegato! Perchè nessuno se lo ficca in testa? Non me ne importa niente di quelle carriere!”

Lucas sospirò, non era bravo in quel genere di situazioni. Ci voleva Thomas. Non lui.

“Ok.. lo so. Lo so Dan. Lo so da prima che me lo dicessi. Lo so. E allora suona Dan... suona, se è questo che vuoi fare. Suona.”

“Fosse semplice...”

“Dov'è finito Il Capitano, Dan? Da quando ti scoraggi così?”

“La vita non è Hogwarts, Luke. Là fuori non sarò nessuno e, dannazione, io non voglio lasciare questo posto.”

“Sai cosa penso, Dan? Penso di voler far qualcosa di davvero costruttivo, nella mia vita. Altrimenti non ha senso viverla fino in fondo. Non ha senso diventare vecchi. Io voglio diventare qualcuno. Essere immortale nella fama, almeno. Altrimenti tanto vale...no?”

“Vorrei restare sempre qui. So che è sciocco ed infantile. Ma vorrei essere Daniel Black per tutta la vita. Io non lo so cosa voglio fare davvero, Lucas.”

“Tu vuoi suonare, Dan. Vuoi suonare. E' palese. Provaci almeno.”

“Ma a diciotto anni compiuti bisognerebbe sapere che non sempre si riesce, no?”

“Almeno provaci.” intervenne Thomas, sbucato da lì dietro.

“Thom, che ci fai qui? Hai sentito tutto?” si spaventò Dan

“Bè, origliare è il mio forte no? Comunque, esimi, volete sentire cosa ne penso?”

“Avanti, concedici la tua perla di saggezza su come affrontare il futuro.” disse, accondiscendente e perplesso Lucas.

“Dan, mi ascolti?”

“Avanti, parla. Tanto lo faresti comunque...”

“Secondo me sarà bello tra venti, trenta o chissà quanti anni ritrovarci... insieme e vedere che ne è stato. Vedere se siamo gli stessi oppure no.”

“Vedere se siamo dei falliti oppure no”

“Sì, ok, detto adesso suona alquanto poetica come cosa, però... però ammetti che niente sarà andato come desideravamo. Allora sarà uno schifo.” lo contraddisse Lucas.

“Magari saremo felici comunque... magari quello che sogniamo adesso tra qualche tempo parrà ridicolo e allora saremo soddisfatti di aver fatto altro.” ribadì Thomas

“Ma come fai ad essere sempre così ottimista, Thom? Perchè sembri essere immune da scoramento?” chiese Daniel

“Non sono immune da scoramento, è che, se voi siete pessimisti... tocca a me essere ottimista, ti pare?”

“Sai Thomas, a volte mi sembra proprio che tu sia la nostra balia...” osservò Lucas, accarezzando affettuosamente la testa di Thomas.

“Ecco, vedete... saranno questi i momenti che mi mancheranno terribilmente, tra qualche mese. Noi tre, solo noi tre, insieme qui a far niente. Mi mancheranno gli scherzi alla Mc e a Gazza, mi mancheranno il Quidditch e l'essere qualcuno. E mi mancherà sedermi di fronte al camino con Beth e sentirla ridere per quello che dico, sentirla rimproverarmi...Io credo di non essere pronto per lasciare Hogwarts, sinceramente.”ammise Dan, sincero con i suoi amici, esprimendo a voce alta per la prima volta quello che sentiva.

“Io credo che dipenda dal fatto che tu non hai ancora ben capito quello che vuoi fare, Dan. Sai quello che non vuoi fare. E questo è un inizio... O meglio, tu sai quello che vuoi fare. Ti manca il coraggio per farlo.”

“Però devi ammettere, Thomas, che è piuttosto frustrante aver passato sette anni qui essendo qualcuno e ritrovarsi ad essere un signor nessuno là fuori, no? Su questo sono d'accordo con Dan.”

“ Let us die young or let us live forever... We don't have the power but we never say never ...
Sitting in a sandpit, life is a short trip...The music's for the sad men ” canticchiò Dan, trasformando in parole i pensieri suoi e di Lucas .

“Mi piace!” esclamò Lucas, divertito.

“Ok, ok... bello, bellissimo e stupendo. Ma un po' di ottimismo, Dan! Avanti! Pensa che ci riuscirai, che troverai quello che vuoi fare davvero. O meglio, troverai il coraggio di ammettere a te stesso quello che vuoi, Dan. I più grandi musicisti e cantanti Babbani erano tutta gente fuori di testa e... bè, il fegato a te non manca, Dan!” lo spronò Thomas, che proprio non riusciva a spiegarsi questa totale mancanza di fiducia.

“Ma là fuori non sarò Daniel Black... sarò uno qualunque e la strada è lunga.”

“La strada è lunga, sì, ma non impossibile, Dan. Sai...credo che tra un anno affronterò anch'io la crisi da Non-Voglio-Lasciare-Hogwarts...”

“Però pensate che sarà bello, un giorno ricordarci di tutti questi momenti...Voglio dire... non ci ricorderemo di ogni singolo istante, ma faremo un collage di momenti... e tutto ci sembrerà bellissimo, perchè, anche se col senno di poi diremo “Che idioti che eravamo!”, sarà bello ricordarci di tutto... perchè saremo sempre noi. E anche se ci saranno stati momenti orribili, in cui volevamo mollare tutto, momenti in cui questa scuola ci sembrava una prigione... bè, non ce ne ricorderemo. Perchè è questo che fanno i ricordi: selezionano. E alla fine ci sarà solo nostalgica malinconia.” disse Thomas, con un tono ancora più adulto di quello che già solitamente aveva.

“Forse sì.. forse hai ragione.. però una cosa è certa: io voglio fare qualcosa di importante. E tu Dan... bè, la musica è fatta da uomini matti...”

“Can you imagine when this race is won... Turn our golden faces into the sun...
Praising our leaders we're getting in tune... The music's played by the mad men”

“E così questa è la trasposizione poetica delle mie perle di saggezza?”

“Sai, Thomas, spesso mi ricordi zio Remus...” sorrise Daniel

“ The music's played by the mad men, Dan. Ricordatelo.” aggiunse Lucas.




“Anne,..” la chiamò Lucas, qualche ora dopo mentre stava leggendo in Sala Comune.

“Che cosa c'è Lucas? Sappi che non intercederò per te con la McGranitt e non ti aiuterò coprire Hagrid che sta allevando qualche creatura illegale.”

Lucas rise e si abbassò sulle ginocchia così da raggiungere la stessa altezza della ragazza che stava accartocciata su se stessa sulla poltrona.

“Che c'è da ridere? Io fossi in te piangerei...”

“Volevo solo chiederti come stavi... Thomas mi ha detto che le esercitazioni non sono andate molto bene, oggi pomeriggio...”

“Infatti. Credo che non darò l'esame. Ma ora non ne voglio parlare.” rispose scorbutica, coprendosi la faccia con il libro.

“E invece ne parliamo. Perchè non vuoi fare l'esame? Sono sicuro che lo passeresti, devi solo cercare di mantenere i nervi saldi.”

“Ma siccome i miei nervi non rimangono mai saldi è il caso che ci rinunci. E se non l'avessi capito, non ho voglia di parlarne.”

“Ma...”

“Ti ho detto di no.” disse perentoria.

“Come vuoi. Che ne dici di una partita a scacchi?” propose il ragazzo, impegnandosi per tirarla su di morale.

“Non vedi Mary questa sera?” chiese Anne, accigliata, dal momento che era abituata a vedere quella sottospecie di bambola dai lunghi, lisci e setosi capelli neri sempre appiccicata al suo Lucas.

“Mi ha detto che ha una “serata tra amiche”, quindi, perchè non posso avere anch'io la mia serata? Dai, vieni.”

Anne si dimenticò di essere lievemente arrabbiata con Lucas per via della sua ultima relazione; si dimenticò il risentimento che provava, perchè bastava che lui le sorridesse e la facesse sentire importante, più importante di qualsiasi altra ragazza perchè era la sua migliore amica e tutto andava bene.

Persino la situazione dell' esame di Materializzazione non pareva più così tragica.

“Preparati a perdere, Franchester!” esclamò, precedendolo alla scacchiera ed accaparrandosi i pezzi bianchi.

Dall'altra parte della Sala Comune di Grifondoro, Elisabeth sedeva dietro ad un tavolino con la testa china su una pergamena.

“A chi stai scrivendo questa sera?” le domandò Dan, incuriosito: possibile che quella ragazza trovasse il tempo per fare i compiti, badare a tutti loro come una mamma e scrivere ad un componente diverso della famiglia ogni giorno?

“A Remus e Dora. Teddy mi ha mandato un disegno di Pollux e volevo ringraziarlo e fargli i complimenti. E ne approfitto anche per sapere come stanno Remus e Dora.”

“Fammi vedere il disegno di Teddy.”

“Ecco, tieni.” gli passò un foglio di pergamena rettangolare sul quale, in mezzo ad una striscia verde che delimitava il bordo inferiore stava una macchia circolare marroncina a cui erano state aggiunte due righe su quella che sembrava la testa.

“E questo sarebbe Pollux? Come hai fatto a capire che è lui? A me sembra un colossale sgorbio...”ammise il ragazzo, grattandosi la nuca.

“Oh, Daniel!- sospirò Beth- Come puoi non capire che è Pollux? Queste sono le orecchie, queste le zampe, gli occhi... il giardino della casa di Ted... guarda, ha disegnato anche il capanno per gli attrezzi!”

“A me sembravano tante macchie e basta...Beth, oggettivamente, devi ammettere che Teddy non è un mago del disegno.”

“Sì.. forse è vero, però... insomma, si capisce, no?”

Dan scosse la testa

“Più o meno...”insistette Beth

Dan scosse nuovamente la testa e Beth riafferrò la pergamena.

“Effettivamente.. devo darti ragione... però non gli può certo dire che è orribile, ti pare?”

“Povero Teddy... avrà preso da sua madre...”constatò Dan

“Già.. comunque, avevi bisogno di qualcosa?”

“No.. niente. Volevo solo parlare un po'... oppure... che ne dici di una passeggiata?” propose, speranzoso e con un sorriso malandrino.

“E' quasi l'ora del coprifuoco...” osservò Beth

“Come non detto... bè, allora, buonanotte, Elisabeth.” disse Dan, voltandosi.

“No! Dan aspetta...” Beth si era alzata in piedi, prima ancora di avere il tempo di capire perchè lo stesse facendo. Sentiva solo che fermarlo sarebbe stata la cosa giusta.

“Sì?”

“Io.. io vengo volentieri. Se a te va ancora...” ammise, rossa in viso, guardando il pavimento.

“Se mi va? Certo che mi va! Vieni, Beth, andiamo.”

Daniel la prese per mano, incurante degli occhi di tutti puntati su di loro ed Elisabeth ricambiò la stretta, senza far caso chi bisbigliava al suo indirizzo, orgogliosa del suo sangue malandrino e lieta di seguire il suo malandrino.

 

 

Ciao a tutti! So che vi aspettavate le reazioni della famiglia al grande annuncio, ma ho preferito inserire prima questa piccola parentesi su Hogwarts. Inserire entrambe le scene sarebbe stato discordante e così... comunque presto sarà online anche il tanto atteso capitolo sul pranzo alla Tana!

Abbiate fede!

Vi ringrazio per aver letto e ringrazio chi ha recensito:

PrincessMarauders: mi perdoni per non aver inserito il pranzo alla Tana? Volevo staccare un po'... comunque sarà pubblicato tra breve, spero! Anch'io mi sono divertita molto a scrivere di James e Sirius... sono fenomenali quei due assieme!

Padfoot_07 : eh.. come dice sempre Hermione a Ron, James e Sirius avranno le uova di vermicolo nel cervello... comunque scommetto che saranno orgogliosi di Harry! E Lily.. bè, Lily è una madre. E quindi sa.

Daphne 92 : abbi pazienza! Arriveranno le reazioni!

Finleyna 4 Ever : dici che ci sarà da ridere alla Tana? Io credo che inizialmente bisognerà raccoglierli col cucchiaino, i pezzi di quei due... abbi fede!

Thaleron : mi sa che ad essere fissate con Dan e Beth siamo in due... Comunque ci saranno le reazioni di Dan e Beth alla notizia nel prossimo capitolo...

cinderella87 : l'azione è pronta ad entrare, solo che prima ci saranno un altro paio di capitoli... perchè questo matrimonio “s'ha da fare”. Come reagirà Percy? Credo si offrirà come organizzatore... e Fred e George? Secondo me prenderanno in giro Ronnino Piccino...

Anche a me è piaciuta molto la reazione di Ron, è stata quella che credo avrebbe: è impacciato, geloso e pasticcione. Ma Harry è il suo migliore amico.

Bellis: eh sì, Lily è una madre e sa perchè va oltre. I due Malandrini credo che non se lo aspettino proprio... non so perchè, ma ho l'impressione che non si aspettassero un annuncio del genere da parte di Harry che, a ventitrè anni è ancora il loro “primogenito”....

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Capitolo 8
*** L'annuncio ***



L'annuncio


LA TANA, Ottery St. Catchpole


Il gran giorno che aveva suscitato espressioni curiose, attese spasmodiche e leggere preoccupazioni in più famiglie era arrivato.

Quella domenica, sotto il già caldo sole di fine maggio, i Weasley, i Potter, i Black, i Lupin ed i Tonks si erano ritrovati tutti quanti alla Tana per uno di quei lunghi, interminabili, chiassosi, confusionari pranzi di famiglia.

Ovviamente era impossibile stipare ventisei persone quali erano nella spaziosa ma stretta sala da pranzo e quindi si era optato per una lunga tavolata in giardino.

Le donne di famiglia si affaccendavano per la cucina, aiutando Molly, padrona di casa, a gestire pentole e paioli che avrebbero potuto nutrire un reggimento.

Fleur Delacour in Weasley, la cui gravidanza si faceva ormai sempre più evidente, era stata invitata dal suo ansioso e premuroso marito Bill a sedersi e a non muovere un dito ma lei, cocciuta, proseguiva nel rimescolamento della Bouillabaisse, zuppa di pesce francese che aveva insistito per preparare, sebbene la sua attuale condizione le impedisse di mangiarla.

Molly controllava ansiosamente il roast-beef, chiedendo in continuazione a tutti quanti se lo preferissero al sangue o ben cotto e sforzandosi di trovare un modo per accontentare tutti i commensali.

Lily cospargeva i dolci di zucchero a velo e disponeva su di essi le eleganti decorazioni di presentazione a base di panna, cioccolato e frutti intagliati artisticamente che tanto le piacevano.

Hellen pelava e schiacciava le patate per preparare la pure che avrebbe accompagnato il roast-beef e il tradizionale Yorkshire pudding, continuando a sbirciare Andromeda per vedere a che punto fosse nella preparazione di quest'ultimo.

Alicia Spinnet, ormai storica fidanzata di Fred Weasley, con cui si mormorava che fosse prossima al matrimonio, stava curando, aiutata da Hermione, la disposizione di piatti, posate e bicchieri, scelti nel miglior servizio della signora Weasley.

Tonks chiedeva in continuazione se qualcuno avesse bisogno del suo aiuto, ma, continuamente, le sue amiche le dicevano di non preoccuparsi e di badare a Ted, lasciato solo con gli uomini insieme agli altri bambini. A togliere d'impaccio le cuoche, che proprio non riuscivano a trovare un modo gentile per dire a Dora che il suo aiuto non era necessario, intervenne Audrey, moglie di Percy che, essendo incinta di pochi mesi, non riusciva proprio a tollerare l'odore del cibo.

Dall'altra parte della casa, Angelina allattava la piccola Roxanne e badava anche alla nipotina Victoire, presa in ostaggio da Teddy che la stava ammaliando con tutte le cose che gli aveva insegnato il suo papà sugli animali.

In teoria, Victoire e Teddy avrebbero dovuto essere sotto la sorveglianza dei loro attenti padri e degli scrupolosi zii, i quali, invece, spaparanzati sulle poltrone del soggiorno discutevano di Quidditch e di lavoro.

In quella confusione nessuno fece caso a Ginny ed Harry che, spariti nella camera di lei, stavano discutendo degli ultimi accorgimenti.

I due ragazzi sedevano sul letto di Ginevra, sul quale ancora riposavano i vecchi animali di pezza della sua infanzia.

Ti ricordi, Gin? Questo te l'ho regalato io...” mormorò Harry, porgendole un morbido ippopotamo.

Certo che me lo ricordo! Con la testa che ti ho fatto!”

Non sai quanta fatica per trovare un ippopotamo di peluches! Non sapevo che fossero così rari..” rise il ragazzo.

Harry...”

Mmm?”

Andrà bene. Vedrai. Non sarò difficile. Una volta che l'avremo detto, la cosa più complicata che ci possa succedere è sopportare le ansie della famiglia per i prossimi mesi.”disse Ginny emozionata sì, perchè quello era il giorno del grande annuncio, ma non tesa.

Harry era quello che voleva. Era il suo futuro.

Quel matrimonio lo desideravano e non era un mistero per nessuno. Le famiglie l'avrebbero presa bene, ne era certa. Eppure l'adrenalina scorreva a fiotti nel suo sangue.

Prima finirà meglio sarà. Senza offesa, Ginny, ma preferirei di gran lunga saltare tutti i preparativi. Detesto i convenevoli. Credo che in questo si sia fatta sentire l'influenza di Sirius come padrino...”

Dobbiamo solo resistere pochi mesi. E' strano quanto allergici siamo entrambi a queste cose...” gli rispose, accarezzandogli la schiena.

Si vede che ci siamo trovati... Ginny... un'ultima volta. Sei sicura di volerlo? So che è quello che voglio io. Ma non vorrei che la mia follia di un momento ti condizioni...” disse Harry, accarezzandole i capelli rossi.

Per l'ultima volta, Harry! Sì, ne sono sicura e lo voglio. Sei il mio futuro. Lo so, lo sento. Sai, quando ero piccola desideravo tanto conoscerti! Dopo la fine della guerra la tua famiglia è diventata così famosa per quello che era successo e tu padre giocava nei Cannoni di Chudley... insomma, hai capito, no? Ed ora sto per diventare tua moglie. E questo perchè ho avuto la fortuna di conoscerti. Di conoscere chi sei veramente: ho conosciuto Harry e le sue spesso ridicole paranoie da mania di fare il supereoe...”

Uff! Mi prendi anche in giro?” sbuffò Harry

No, non ti prendo in giro! Anzi, ringrazio quella follia momentanea, altrimenti ora non saremmo qui. Sei sempre così controllato nelle tue emozioni! Rilassati! Adesso andiamo giù e di fronte alla famiglia riunita diciamo tutto, ok?”

Harry rise: Ginny era sempre così spontanea, così solare, così vivace. L'opposto di lui, sempre estremamente controllato, salvo quando era arrabbiato.

Stavo pensando che sarebbe carino se lo dicessimo insieme a Dan e Beth.” aggiunse Ginny ed Harry apprezzò sinceramente la preoccupazione che aveva per la reazione di sua sorella e di Daniel.

Sì, ci stavo pensando anch'io... se non ricordo male, la prossima settimana dovrebbero avere un'uscita ad Hogsmeade, potremmo andarci insieme. Non giochi, vero?”

No. Giochiamo sabato, se loro hanno l'uscita domenica non mancherò. E, se fosse sabato, penso che troverei un modo per esserci comunque. La famiglia è più importante.” affermò convinta Ginny, con un tono che non ammetteva repliche, sebbene Harry non intendesse arrivare al punto di farle saltare una partita.

Come preferisci. Piuttosto... dici riusciranno a non dirglielo loro? Sai, ci tenevo ad essere io a dirle tutto. Non voglio che lo sappia da altri, anche se sono i nostri genitori. Deve saperlo da noi. Deve saperlo da me.” spiegò Harry.

Ginny gli prese la mano e la strinse.

Lo so. Lo capisco. E sarà così. I tuoi genitori e sì, Harry, anche Sirius- aggiunse in risposta al muto ed implicito interrogativo- non diranno niente. Se si trattasse della mia, di famiglia, potrei iniziare a nutrire qualche dubbio: Fred e George lo farebbero solo per farmi un dispetto e mia madre se lo farebbe scappare involontariamente, forse. O forse no. Forse per le cose importanti sono più discreti di quanto non sembri. In ogni caso, stai tranquillo. Glielo diremo noi.”

Harry fu come rinfrancato da quelle parole e la abbracciò.

Ti amo, lo sai questo, vero?”

Lo so. Ti amo anch'io. Non dimenticartelo mai.”

Credo sia ora di scendere: sai che mia madre è precisa sugli orari del pranzo. Sono le 12.30 in punto. Sarà ora.” disse Ginny, qualche minuto dopo.

Ok: andiamo. Dopotutto sono un Auror, poco attivo ma pur sempre un Auror: cosa vuoi che sia una enorme famiglia impicciona al confronto di qualche pericoloso mago oscuro che, grazie a mio padre non affronterò mai?” rise Harry, stringendola ed ignorando la sua espressione esasperata.

Ginny spalancò la porta e seguita da Harry scese, proprio mentre la signora Weasley chiamava a rapporto tutti quanti.

George!” strillò Angelina, mentre Harry e Ginny scendevano le scale, accodandosi a tutti gli altri che stavano prendendo posto lungo il tavolo.

Che c'è?” rispose il diretto interessato.

Cerca di convincere tua nipote e Ted a lavarsi le mani, nel caso in cui te ne fossi scordato ho in braccio Roxanne che, guarda caso, se non sbaglio, è tua figlia...”

Cosa... ah, sì, le mani! Bambini! Avanti, in bagno!” George, ormai immune da ogni rimprovero, condusse un educato e puntiglioso Ted ed una vezzosa ed accondiscendente Victoire a lavarsi le mani.

Perchè con Dan non era così semplice?” mormorò Sirius, prendendo posto tra i due amici nella parte sinistra del tavolo, riservata agli uomini.

Perchè tu non sai educare tuo figlio, elementare Sirius.” gli rispose il saccente Remus

O forse perchè Dan non aveva un grande esempio davanti...”ammiccò James, sorridendo ai due ragazzi che stavano prendendo posto.

Mentre si sedevano, Hermione sussurrò un “In bocca al lupo” e Ron tastò la spalla di Harry, gesti che non sfuggirono agli occhi attenti di Lily ed Hellen, le quali sorrisero complici.

Molly iniziò a servire portate su portate e i commensali non si fecero certo pregare per distruggere in poco tempo tutto quello che era stato preparato con ore ed ore di lavoro.

La Buillabasse di Fleur riscosse un meritato successo, nonostante lei non la potesse mangiare e suo marito fosse nauseato dall'odore del pesce.

Il roastbeef risultò per tutti cotto al punto giusto, la purè era cremosa quanto bastava e il pudding ben croccante.

Tra discorsi sul Quiddicth, sulle novità del momento e qualche inevitabile accenno al lavoro, intervallato da Angelina che correva da Roxanne addormentata sul divano, Victoire e Ted che di tanto in tanto si alzavano solo per correre sulle ginocchia di un parente diverso, si arrivò agli attesi

dolci, specialità di Lily ma che parevano soprattutto i testimoni dell'annuncio che tutti erano certi ci sarebbe stato.

Avanti, Harry! E' ora.” disse Ginny, fingendo di far cadere il tovagliolo per poter parlare nell'orecchia di Harry.

Lui annuì, teso.

Mamma, aspetta a portare la torta! Io ed Harry dobbiamo dirvi una cosa.” urlò la ragazza, facendo sì che Harry non potesse più tirarsi indietro.

A quel punto l'attenzione di tutti fu su loro due e su Harry che si alzò in piedi, imbarazzato ed alla ricerca delle parole.

Guardò sua madre che seduta di fronte a lui gli rivolse un cenno di incoraggiamento: allora, forse, avevano già capito tutti... forse non sarebbe stato complicato.

Quello che vorremmo dire a tutti è che... che io e Ginevra- e qui tutti notarono l'uso del nome per intero- abbiamo deciso di sposarci.”

Harry lo disse senza mezzi termini, senza strani giri di parole: concreto come era, giunse subito al dunque.

Nessuno dei due sapeva cosa aspettarsi esattamente: avrebbero dovuto iniziare ad urlare tutti quanti o, invece, prima ci sarebbe stato un momento di silenzio?

Oppure non l'avrebbero presa bene come si aspettavano?

Bè... a questo punto ti aspetti anche le congratulazioni, Harry?” esordì Fred, spalleggiato dal suo gemello che aggiunse:

Era anche ora! Sì, scusa Angelina... prima o poi toccherà anche a noi...” si affrettò a dire, terrorizzato dall'occhiata della compagna.

Oh Harry! Ginevra! Sono così felice!” gridò la signora Weasley, che scoppiata ormai in un pianto commosso, corse ad abbracciarli tutti e due.

Ma che bella notizia!”

Congratulazioni!”

Un brindisi! Ci vuole un brindisi!” propose Charlie

Da quel momento in poi fu un continuo di “Congratulazioni!” e di “Complimenti!”

E così non è Percy ad avere un figlio... direi che questa è già una conquista...” notò Sirius, mentre si univa ai festeggiamenti degli altri.

Dici che l'umanità è salva ancora per un po'?” chiese James

Speriamo...” si unì Remus

Spiacente di darvi una cattiva notizia, ma pare che, a parte noi, tutti sapessero che Audrey aspetta un bambino.” li smontò Hellen, lasciandoli lì come tre pesci lessi, mentre anche lei correva dai due futuri sposi.

Oh... questo cambia tutto.” commentò Sirius

Magari c'è ancora speranza.” gli fece eco Remus

Io credo di no.- concluse perentorio James- ma... e dico ma, oggi mio figlio ha detto che si sta per sposare, quindi credo che le sciagure del mondo possono aspettare qualche giorno.”

Nel frattempo, dall'altro capo della tavola, Harry e Ginny continuavano a ricevere commosse congratulazioni, abbracci affettuosi e calde strette di mano: probabilmente tutti se lo aspettavano e chiedevano solo che quel giorno giungesse presto.

Anch'io! Anch'io!” chiedevano Ted e Victoire, vedendo che tutti stringevano le mani di Harry e Ginny, guadagnandosi così qualche coccola e qualche pasticcino in più.




E'... andata.” sussurrò Harry a Ron mentre Ginny veniva sommersa di complimenti.

E' andata.- annuì Ron- Complimenti, amico, ero convinto che ti saresti perso prima...”

Vorrei vedere te al mio posto!”rimbeccò il futuro sposo

Bè, infatti conto di procrastinarlo il più possibile...”ammise Ron, rosso ed imbarazzato.

Davvero? Ma... insomma, perchè? A parte tutto andate bene insieme. Avete imparato a convivere.”

Oh sì, Hermione è perfetta... ma io... io credo di non essere ancora pronto per quel tipo di vita... penso che Hermione non farebbe un grande affare, sinceramente...”

Questo lo dici tu...”

Bè, di certo non ora... magari tra un po'... magari vedendo voi due trovo il coraggio anch'io. Ora acqua in bocca, Harry, che sta arrivando la mia aspra metà....”

Che stavi bofonchiando, Ron?” chiese Hermione, sopraggiunta in quell'istante, cogliendoli alle spalle.

Che.. io? Niente!” si affrettò ad esclamare Ron

Lei lo fulminò con lo sguardo, mentre Harry ridacchiava divertito: riusciva ad immaginarli anche con vent'anni di più, perfetti insieme ma perennemente in disaccordo.

Oh Harry, sarò ripetitiva, ma sono così felice per voi!” esclamò Hermione, che davvero non sapeva come esprimere la sua gioia.

Tranquilla, le congratulazioni bastano!” le sorrise Harry, che stava setacciando la stanza con gli occhi, alla ricerca di Ginny, la quale però continuava ad essere ostaggio delle donne della famiglia.

E adesso ci saranno un sacco di cose da organizzare! La cerimonia, i vestiti, gli anelli, la casa... sarà fantastico!”

Sarà terribile vorrai dire...” la contraddisse Ron

Come sei patetico, Ron! Sono certa che Harry è ansioso di iniziare, non è vero Harry?” chiese Hermione, dopo aver scoccato un'altra occhiata severa in direzione di Ron.

Ehm... in verità no.” ammise Harry, chiedendosi per quale strano motivo Hermione, la sua amica Hermione, colei che lo conosceva da dodici anni, potesse essere indotta a pensare che lui ritenesse anche solo vagamente eccitanti i preparativi per un matrimonio, sebbene il matrimonio in questione fosse il suo.

Te l'avevo detto!” affermò Ron

Hermione li osservò tutti e due e poi scosse la testa, andandosene mormorando qualcosa che suonava simile a “uomini.”

Ma che abbiamo fatto, anzi, che cosa hai fatto?”

Credo che si aspettasse che fossi entusiasta di passare i miei prossimi fine-settimana, dicasi miei unici giorni liberi, a provare vestiti, scegliere bomboniere facendo una cernita tra oggetti assolutamente identici tra loro e capire se le ortensie siano meglio dei gigli o se, forse, il massimo non siano le camelie...” commentò Harry

Bah.. io certe cose non le capirò mai...vieni, raggiungiamo qualcuno con cui sarà possibile instaurare un discorso sensato.” propose Ron, trascinando l'amico verso il salotto dove si era nuovamente radunata la parte maschile della famiglia.

Appena i due giunsero in salotto, dove stipati tra il divano, le poltrone e qualche sedia spostata dalle altre stanze, stavano il signor Weasley, Ted Tonks, Bill, Percy, Charlie, Fred, George, James, Remus e Sirius che, a gambe incrociate sul pavimento stava intrattenendo Ted e Victoire i quali non era pienamente consapevoli della situazione ma sentendo che tutti erano felici, di conseguenza, erano felici anche loro.

Congratulazioni! Un applauso allo sposo!” propose Fred, alzatosi in piedi contemporaneamente al suo gemello e proponendo il festeggiamento.

Ehi! Cos'è questo fracasso! Abbiamo detto un applauso!” esclamò George, fingendosi indignato e bloccando il battimani.

Un applauso è uno solo. Così.”disse Fred, battendo le mani per una sola volta.

Appunto, voi siete andati avanti per troppo tempo! Un applauso è uno solo!” approvò il fratello.

Fred, George! Finitela una buona volta! Siete grandi!” li rimproverò il signor Weasley

Questi due sono una causa persa, papà.” proclamò Percy, scoccando bieche occhiate a Bill e Charlie che ridevano sguaiatamente

Sei sempre un mostro di simpatia, Perce... lasciami dire un'ultima cosa...Ma... e qui va detto, James, Sirius e Remus sono stati accorti! Abbiamo detto un applauso e c'è n'è stato uno solo! Quindi complimenti!” approvò Fred

E' un vecchio rituale malandrino!” esclamò James

Credete di averlo inventato voi?” chiese Sirius, sulla spalla del quale Victoire si stava divertendo coi suoi capelli.

Si tratta di una semplice comprensione di un ordine, un applauso è uno solo!” precisò Remus, salvando una scatola di porcellana di Molly dalla maldestra furia di Ted, che la stava scambiando per un'improvvisata macchinina.

Bè, ora se avete finito, dato che sono il padre della sposa... complimenti Harry!” esclamò il signor Weasley, alzandosi per stringergli la mano.

Immediatamente tutti gli altri fratelli fecero lo stesso: dal pomposo Percy, ai sinceri Bill e Charlie, per ultimi rimasero Remus, Sirius e James.

Sei grande, ormai. Noi ci illudevamo che non fosse ancora tempo, ma ancora una volti ci hai stupiti tutti. Auguri Harry.” gli sussurrò Remus, mentre Harry attendeva trepidante il giudizio di suo padre e die suoi due mentori.

Ehi, Piccolo Prongie... doveva arrivare ben questo giorno! Sei tu in ritardo o era tuo padre in anticipo?” gli disse Sirius, strizzandogli l'occhio. Harry alzò lo sguardo al soffitto, ma non commentò, permettendo al suo padrino di usare quel ridicolo soprannome.

Noi siamo... fieri di te.” disse piano James, non vergognandosi di abbracciare suo figlio, che ricambiò l'energica stretta.

Ed ora, dopo tutti questi convenevoli, che cosa ne dici di guidarmi dalla tua dolce metà, nonché futura sposa, che guarda caso sta parlando con la mia di dolce metà?” ammiccò James, indicando Ginny e Lily che si stavano avvicinando.

Vieni Ginny, direi che dovremmo fare due chiacchiere io e te, considerando che presto ti toccherà avere in casa un Potter: siamo simpatici, divertenti, ironici, estremamente utili e preziosi...”

Ma non so se fai un affare, Ginny. Fidati. Sono anche disordinati, disorganizzati, smemorati...” elencò Lily, ridendo e prendendo sottobraccio suo figlio così come James aveva fatto con Ginny.

Siamo così contenti, Harry.”

Ma tu avevi capito, vero?” domandò incerto, osservando sua madre annuire.

Papà no, ovviamente. Giusto?”

Esatto. Lui e Sirius erano convinti che l'annuncio riguardasse Percy ed Audrey.” rispose Lily, sorridente

Ma come può esserli venuto in mente?” chiese retoricamente Harry, battendosi una mano sulla fronte.

Harry! Harry!” chiamò Ted, correndo.

Attenzione che ti fai male!” lo ammonì Tonks, da dietro, sfortunatamente troppo tardi.

Non mi sono fatto niente, zia Lily.” si affrettò a dire, subito, vedendo che lei si era chinata per aiutarlo a rialzarsi.

Che c'è?” chiese Harry, abbassandosi all'altezza del bambino.

Mi devi aiutare.” proclamò, serio.

Avanti, dimmi tutto.”

Ho detto a Vic che io so volare sulla scopa benissimissimo. Perchè lei sa disegnare meglio e allora le ho detto che io so volare. E adesso le dobbiamo farle vedere che è vero. Mi aiuterai? Mi accompagni in alto in alto?”

Vediamo che si può fare, Teddy.”

Lo sapevo che mi avresti detto di sì!” esclamò il bambino, felice, cambiando tre volte il colore dei capelli.





Lily e James avevano fatto ritorno a Godric's Hollow.

La villetta, seppure era rimasta vuota tutto il giorno, era sempre accogliente come al solito e il calore famigliare traspariva da quelle mura.

In quell'abitazione si respirava aria di casa, aria di famiglia, odore di biscotti appena sfornati e di erba portata in casa dopo una partita di Quidditch priva di regole...

Quella sera, quei profumi tanto famigliari, con i quali i Potter avevano imparato a convivere e che, essendo ormai diventati grandi Harry ed Elisabeth era come se più che presenti fisicamente lo fossero come essenza nelle menti di James e Lily, parevano ancora più lontani e dotati di una malinconica e nostalgica perfezione.

In silenzio i due coniugi raggiunsero la camera da letto.

Istintivamente, come faceva ogni sera, James sprofondò sonoramente sul letto, mentre sua moglie, ormai incurante di tutto, appendeva nell'armadio la giacca.

Avanti, James. Parla.” disse, dopo qualche attimo di silenzio.

Non so cosa dire...”

Non ci credo- rise Lily, salendo sul letto e mettendosi di fianco a lui- James Potter non può essere senza parole!”

E invece sì! Capita, di non sapere cosa dire... ti pare?” le rispose

Lily...”riprese dopo qualche attimo, mentre le accarezzava i capelli, il cui rosso stava iniziando a sbiadire, seppure continuasse ad essere sufficientemente intenso da non evidenziare quei pochi capelli bianchi che le stavano venendo.

Hmm?”

Ti capita mai di sentirti... come dire... realizzata?” chiese James, tormentandosi gli occhiali, come era solito fare da ragazzo.

Ogni giorno. Sono soddisfatta della mia vita: non potrei chiedere di più. Forse ho anche più di quanto sognassi o di quanto pensassi. Soprattutto in giornate come quella di oggi: sapere che i miei figli stanno bene, che sono sereni e che stanno a poco a poco trovando il loro posto nel mondo è la cosa migliore che possa capitarmi. E tu?”

Sempre.- sussurrò- Ho fatto della mia vita quello che ho voluto e ne ho ricavato solo soddisfazioni. Ho sbagliato e mi sono corretto, ho lottato e sono andato avanti per la mia strada...”

Anche quando ci dicevano che eravamo solo due poveri illusi idealisti.” proseguì Lily, completando per lui la frase.

Sì- rise James- anche quando ci dicevano che eravamo due poveri illusi idealisti.”

Ma abbiamo vinto noi, alla fine...” disse Lily

Sì. Abbiamo vinto noi e, per quanto, ad essere sincero l'annuncio di oggi mi abbia un po' sconvolto, non posso che esserne felice. Harry si sposa! Si sposa, Lily, ti rendi conto? E' passato davvero così tanto tempo?”

A quanto pare è proprio così... anche se spesso mi ritrovo ad immaginarvi ancora in giardino, mentre gli insegni a volare con Beth che reclama attenzioni anche per lei!” commentò Lily

Ti ricordi quella volta che per farmi uno scherzo Sirius aveva rimpicciolito la mia scopa ed io l'avevo data ad Harry scambiandola per la sua?” chiese James, con gli occhi che gli brillavano dal divertimento ancora a distanza di anni.

Come dimenticarlo! Penso che l'immagine di mio figlio che ride divertito mentre sfreccia a 200 kmh ad una quota non meglio precisata non mi abbandonerà mai...” gli rispose la moglie

Ma poi l'ho recuperato...”

E ci mancherebbe altro! Non so che avrei fatto quella volta a Sirius, accidenti!” esclamò Lily, che pareva non aver ancora scordato la rabbia.

Poverino, dopo quella volta non abbiamo più voluto che si occupasse dei bambini da solo senza Remus... Credo che ci sia rimasto male...Povero incompreso Paddy...”

Ti ricordo che eri preoccupato anche tu, James...”

E vorrei vedere! Una volta sta per mandarmi Harry nell'iperuranio ed un'altra mi tramuta la mia piccola principessa nella sorella dell' Omino Pan di Zenzero per non aver controllato la temperatura del forno!” concordò James

Cos'è che ha fatto Sirius con Beth?” si insospettì Lily, rialzandosi sui gomiti, assumendo il cipiglio che era stato del Prefetto e guardando torva suo marito.

Niente, non ha fatto niente!”

James!”

Sono passati degli anni e va ancora tutto bene. Perchè preoccuparsi?”

Non crescerete mai...” mormorò affranta

Lo so...”

James- aggiunse Lily dopo un po'- ma davvero non ti aspettavi niente?”

James parve pensarci un attimo: si scompigliò i capelli neri ormai leggermente brizzolati, si aggiustò gli occhiali e poi disse:

Uhm... diciamo un po' sì ed un po' no: non ho il sesto senso che hai tu, lo sai, però sentivo che sarebbe stata questione di tempo, anche se, inconsciamente, non credevo che potesse succedere così presto, che poi, oggettivamente non è presto... però, hai capito cosa intendo dire? Tu sai cogliere i segnali, io no.” confessò.

Credo che sia normale... a parte Remus che è un 'eccezione, generalmente voi uomini siete, come dire... lenti....”

Grazie Lily, sei sempre gentile...piuttosto, come la prenderanno Beth e Dan?”

Credo bene... molto bene, solo ho paura che si sentano, in un certo senso, defraudati. Voglio dire, saranno contenti, però... temo che Beth soprattutto sentirà come se qualcuno le stia portando via suo fratello. Sa che non è così, sa che Harry sarà sempre lì per lei, che lo potrà cercare in qualunque momento e lui ci sarà, pronto a consigliarla, coccolarla, rimproverarla e proteggerla dal mondo... però vedrà la presenza di Ginny in un'altra ottica, come se, da quel momento in poi lei ed Harry avessero meno momenti per stare da soli. Con questo non intendo dire che si opporrà, che “detesterà” Ginny o cose simili ma che avrà paura che suo fratello si allontani da lei per sempre.” spiegò Lily

Quando si diventa grandi cambia tutto... ma forse, nonostante questo, il loro rapporto migliorerà.

Ora che sono più grandi sono più complici, si vede benissimo. Si tratterà solo di farle capire che Harry non se ne va... si sposta solo, ma ci sarà. E poi Beth è matura. Capirà.”

Se la caveranno. Sono grandi... e si vogliono bene.” concluse Lily.

Ne sono certo. E poi... per il momento mi basta che il matrimonio di Harry sia l'ultimo per qualche anno... già di questo sarei soddisfatto: che a lei e Dan non saltino in mente strane idee...” bofonchiò James.

Lei e Dan? Parli già al plurale o li vedi separatamente?” rise sua moglie.

Lo sappiamo tutti che deve finire così....”commentò James

Speriamo che finisca così...”asserì Lily

Finirà così. Non può essere altrimenti.”precisò James

Diamo tempo al tempo, James. Sono ancora così giovani...”

Concordo sul fatto che siano ancora troppo giovani.”ammise James

Che padre geloso! Hanno diciassette anni, ormai! Dan diciotto per la precisione...” constatò Lily

Bè, ricordati: meglio lui che un altro. O no?” proseguì James, fisso sulla sua posizione.

Sì, James. Hai ragione.- lo assecondò-Meglio lui che un altro. Vedrai, andrà tutto bene. Ci vorrà solo un po'...”

Credo che mi fiderò di te: di queste cose sei più esperta.”

Per Morgana! Il tuttologo James Potter riesce a pensare che anche qualcun altro possa aver ragione! Sei sicuro di star bene?”

Con te sono sempre stato tollerante, se ben ricordi...”

Direi che devo anche ringraziarti, allora.” sussurrò Lily, chinandosi per baciarlo.

Ti amo.” le disse James

Ti amo.” rispose Lily, mentre entrambi si auguravano che anche il loro Harry potesse essere così fortunato.










Ecco! Finito! Allora, cosa ve ne pare? Vi chiedo scusa per il ritardo, ma l'università mi impegna davvero tanto.

Non sono molto soddisfatta di come è venuto, ma ho cercato di impegnarmi più che potevo e questo è il risultato.

Vi ringrazio per avermi seguito!

In particolare ringrazio:

Cinderella87: Nei prossimi capitoli saprai come reagiranno al pensiero di una carriera musicale per Dan... sempre che non lo abbiano già intuito...

Padfoot07: grazie, sono contenta che Dan, Beth e tutti gli altri ti piacciano così tanto, presto saprai anche come reagiranno alla notizia.

PrincessMarauders: grazie anche a te! Spero che ti sia piaciuto!

Thaleron: sono convincenti qui? E' giusto quello che ho scritto? Grazie per i complimenti!

Finleyna 4 Ever: vedrai che prima o poi si arriverà anche ad una soluzione per Dan e Beth! Grazie per il sostegno! Fammi sapere che cosa ne pensi!















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Capitolo 9
*** Quando tutto cambia ***


Quando Tutto Cambia



LONDRA, HYDE PARK



Non capisco per quale motivo non posso venire, Harry. Dopotutto, credo sia una cosa che dobbiamo fare insieme, dato che si tratta del nostro matrimonio.” disse, infastidita, Ginny, staccandosi improvvisamente dall'abbraccio di Harry.

Sì, hai ragione, ma credo sia meglio lasciar fare a me e basta. Fidati, amore. E' meglio così.” controbattè Harry, cercando, invano, di far tornare la ragazza sull'erba accanto a lui.

Ginny non aveva intenzione di ritornare seduta né di ascoltare una sola parola di quello che Harry stava per dirle. Ne avevano discusso fin troppo e lei aveva già deciso: il giorno dopo avrebbe seguito Harry ad Hogsmeade e, insieme, avrebbero annunciato a Dan e Beth il loro prossimo matrimonio.

Non intendeva rimandare oltre: già avevano dovuto aspettare due settimane, prima che ci fosse la consueta visita al villaggio per gli studenti di Hogwarts, non le sembrava proprio il caso di procrastinare o addirittura di mandare Harry da solo.

Quel matrimonio era anche il suo. Era di entrambi ed era giusto che ci fossero tutti e due, nel momento di dare l'annuncio.

Ma, Ginny, ascolta... Rischierebbero di prenderla male...Voglio dire, non che tu non piaccia loro, però, ecco, li conosco. Sarebbe meglio lasciar parlare solo me.” proseguiva Harry.

Ginevra inspirò profondamente: doveva darsi una regolata. Non era il caso di mettersi a fare sceneggiate in mezzo ad un parco.

Pertanto, si risedette accanto ad Harry e, col tono più calmo che riuscì a trovare, disse:

Harry, mi spieghi qual è il problema? Mi dici cosa non va, per favore? Io da sola non lo capisco, davvero. Perchè non vuoi che ci sia anch'io? Non credo proprio che Daniel tenterà di schiantarmi, una volta saputo.”

Non credo che il problema sia Dan...”mugugnò Harry

Ginny spalancò la bocca e sgranò gli occhi: Beth? Era forse lei la causa di quella reazione da parte di Harry?

E'.. Beth?' Ha qualcosa contro di me?”

No, no- si affrettò a precisare Harry, sospirando a sua volta, alla ricerca di parole- Non ha niente contro di te. Un bel niente.”

E allora cosa c'è che non va? Perchè non posso venire?”

E' che..., per Godric, quanto è difficile!”

Allora?”

Mi fa parlare senza interrompermi? Grazie.”

Ginny annuì.

E' che temo che possa prenderla male. Ma non male nel senso di male perchè ce l'ha con te o robe simili... male perchè teme che possa cambiare qualcosa tra di noi. Tra me e lei, capisci? E io non voglio questo. Essere vicino a lei è la mia preoccupazione principale. Occuparmi di lei è in cima ai miei pensieri fin da quando ero piccolo. Per questo credo che sarebbe meglio che glielo dicessi io... a tutti e due. Anche se, certo, Dan non è un problema. Può che essere che si alzi comunicandolo a tutti e preghi madama Rosmerta di dire ai suoi clienti che Harry Potter offre da bere a tutti per brindare al suo matrimonio... Ehi, Ginny, mi ascolti?”

Sì, ti ascolto. Ti sto ascoltando, Harry. E ti voglio dire che è ora di finirla. E' ora che tra tutti quanti la smettiate con questa ossessione di proteggere Elisabeth. Sì, Harry, non guardarmi così. E' un 'ossessione. La vostra è una vera e propria ossessione: quella di Dan, quella di tuo padre e di Sirius, la tua, Harry, soprattutto la tua. Volete proteggerla da ogni cosa, da qualsiasi cosa che possa anche solo scuotere lievemente il suo piccolo mondo.”

E che cosa dovrei fare? E' mia sorella! E' ovvio che desideri che lei abbia solo il meglio!” gridò Harry, che proprio non riusciva a comprendere come facesse Ginny a non capire la situazione.

Sì, Harry. E' ovvio e fino a qui non c'è niente di male. Ma dovete lasciare che lei si scontri con la vita, che combatta, che si faccia del male ed anche che soffra. Dovete lasciare che si renda pienamente conto di quello che può e non può fare.” proseguì Ginny.

Non mi sembra che i miei siano iperprotettivi nei suoi confronti...” ringhiò Harry.

Non hai capito quello che intendo dire: no, certo che non sono iperprotettivi... però, in questo caso, tu è come se non la ritenessi grande a sufficienza per poter accettare ed affrontare una situazione che cambia. E' come se tu la sottovalutassi, Harry, non considerandola matura per accettare l'inevitabile distacco.”

Io vorrei solo che capisse che, qualunque cosa accada, io ci sarò sempre.”

Lo sa, Harry. Lo sa benissimo. Sa che potrà ricorrere a te in ogni momento, ma cerca di capire, anch'io le voglio bene. Anch'io spero che tutti i suoi sogni possano realizzarsi, e proprio per questo, proprio perchè tengo a lei, credo che sia giusto che glielo diciamo insieme. E' grande abbastanza: non serve che cerchi di annacquare la pozione, è sufficientemente matura per capire. E credimi, non sarà arrabbiata né con me né, tanto meno con te. Davvero. Abbi fiducia.”

Harry aveva voglia di troncare la discussione: non era pienamente convinto di quanto Ginny gli aveva detto e restava del parere che i suoi consigli pedagogici potesse continuare ad applicarli sulle sue nipoti, lasciando fuori sua sorella.

Nessuno conosceva Elisabeth bene quanto lui, forse fatta eccezione per Dan (alle volte) e per sua madre. Sì, senza dubbio sua madre poteva essere una buona concorrente.

Sapeva anche però che Ginevra aveva ragione a voler essere presente nel momento in cui l'avrebbero detto a Beth e Dan: era un suo sacrosanto diritto. Per cui, cercando di vincere le sue molte perplessità e sforzandosi di sorridere, Harry accettò.

Era una posizione scomoda la sua: era come se gli fosse chiesto di scegliere tra la sua futura famiglia e la sua famiglia d'origine.

Accettò, però: era un diritto di Ginny e poi, forse, Beth non l'avrebbe presa male. Avrebbe sempre potuto fornirle tutte le spiegazioni necessarie in un secondo momento.

Sospirò e pregò di aver fatto la scelta giusta.

Bene Ginny. Domani pomeriggio allora andremo insieme ai Tre Manici di Scopa.”



HOGWARTS


Giugno era arrivato e con lui anche le ultime settimane di scuola.

Ancora quindici lunghi giorni e gli studenti potevano dire addio a libri, piume, pergamene e calderoni per due interi mesi.

In tutto il castello l'atmosfera di attesa per le prossime vacanze si faceva sentire, ma tutti sapevano che mancavano ancora le ultime prove di verifica.

Thomas era più che certo di non riuscire, orrore e sconcerto, a superare Erbologia con il massimo dei voti per il primo anno, pertanto, pur di convincere la professoressa Sprite a non abbassare la sua valutazione, ad ogni lezione si offriva volontario per mostrare alla classe come eseguire le esercitazioni, rispondeva a domande e cercava di mettersi in luce.

Il tutto provocando gli acidi commenti di Anne, che detestava cordialmente ogni qualsiasi forma di pedissequo assecondamento del professore, i borbottii ironici di Lucas che proprio non capiva per quale motivo uno dovesse intestardirsi su un voto, quando lui era più che soddisfatto di una meritata sufficienza.

Se anche non precisavi che l'uso della radice di Borbocirro come emolliente per le pustole da scottatura di drago fu scoperta da William Glodfit II mentre cercava una cura per l'acne di sua cugina credo che saremmo sopravvissuti lo stesso.” disse Lucas, servendosi un'ampia porzione di pasticcio di carne all'ora di pranzo.

Eh, ma sai, io ho bisogno della E! Tu non sai quanto!” esclamò Anne, facendo il verso a Thomas

E piantatela di prendermi in giro, per Salazar!” sbottò il diretto interessato, facendo trillare il coltello sul piatto e spaventando una ragazza del secondo anno seduta due posti di fronte.

A proposito di Salazar, si può sapere per quale assurdo motivo non mangi mai al tuo tavolo, Thomas?” chiese Dan, ridendo, comparso all'improvviso seguito da Mark ed Edward.

Thomas fece spallucce, senza dar peso a quello che l'amico aveva detto, e spostandosi invece per fargli posto.

Allora, di cosa stavate parlando?” fece ancora Dan, fissando con occhio disgustato l'enorme quantità di cibo che troneggiava nel piatto di Lucas e preferendo optare per una più sana costata.

Stavo solo cercando di spiegare a questi due cervelli di vermicolo-spiegò, indicando Anne e Lucas, seduti alla sua sinistra- per quale motivo sto cercando di alzare il mio voto in Erbologia: come vi ho già ripetuto milioni di volte ho intenzione di diventare Guaritore ed è importante che i miei voti in Pozioni ed Erbologia siano alti.”

Fossero solo quelle le materie per cui sei fissato! E di Antiche Rune, Incantesimi, Aritmanzia, Trasfigurazione e Storia della Magia che mi dici?” domandò, ironico, Lucas

E poi, Thomas, voglio dire, a chi interessa quale voto hai preso ad Erbologia al sesto anno? Anche se vorrai fare il Guaritore non è che te lo vietano perchè, per tutte le mantelle di Morgana, avevi preso solo O anziché E in Erbologia al sesto anno!” ribadì un infervorata Anne, come al solito in accordo con Lucas, scuotendo ovunque i riccioli.

Credo di dover concordare con loro, amico, mi spiace, ma ti stai esaurendo per questa storia del voto in Erbologia. Cerca di prendere le cose con più filosofia.” disse Dan, sorridendo alla volta di Thomas, che, alle volte, pareva proprio impossibile.

Sarà, ma mai dire mai. Per cui, se ho la possibilità di alzare il mio voto, cerco di sfruttarla. Voi fate come vi pare.” rispose Thomas, sbuffando.

Beato te che ti preoccupi così tanto del tuo futuro...” commentò amaramente Dan.

Ehi Beth, come è andata oggi?”

Beth era rimasta zitta, fino a quel momento. Non aveva voglia di prendere parte ad una discussione che riteneva senza capo né coda: se Thomas ci teneva ad alzare i suoi voti, che lo lasciassero fare!

Che importava a loro, del resto? Era un problema loro se Thomas studiava più del dovuto?

Oh, il solito Dan. Tu?” rispose, senza troppa convinzione.

Idem.” sorrise lui.

Ah, Dan, prima che mi dimentichi. Mi ha scritto Harry: mi ha chiesto se domani ci vediamo ad Hogsmeade. Per te va bene, vero?”

Dan ci pensò un po' su: avrebbe voluto andare da Zonko, ma poteva sempre rifilare a Lucas la lista di cose da comprare.

Uhm... sì. Per me va benissimo. Luke, ci vai tu da Zonko domani?”

Non posso, devo uscire con Mary.” replicò Lucas, versandosi un bicchiere di succo di zucca, cosa che gli impedì di osservare lo sguardo sorpreso che comparve sul volto di Anne.

Ma Lucas! Mi avevi promesso che saremmo andati da Zonko! Dovevi aiutarmi a scegliere il regalo per mio cugino! Lo sai che di quelle cose non ci capisco niente!” gridò Anne

Lucas sbarrò a sua volta gli occhi: se n'era dimenticato, completamente.

Mi dispiace, Anne, ma non posso proprio. Fatti accompagnare da Thomas, ok? Se vuoi ti do una lista di cose che gli potrebbero piacere...”propose, cercando di recuperare terreno.

Non preoccuparti. Mi arrangerò da sola.” ribattè freddamente Anne, senza più rivolgergli la parola per il resto del pranzo.

Non era arrabbiata. Non era irata. Non era furiosa.

Era delusa.

Era solo delusa da quello che considerava il suo più caro amico.

Era come se la complicità che avevano sviluppato in quegli anni fosse, di botto, scomparsa. Come se non fosse più in grado di leggere ciò passava per la mente di Lucas solo fissandolo negli occhi.

Era riuscita a superare il suo esame di Materializzazione, così come Beth e Thomas, ma, nonostante i suoi proclami, Lucas non era corso a festeggiarla, così come aveva promesso.

Si sentiva tradita e, cosa che le dava più fastidio in assoluto, non aveva la più pallida idea di come sistemare le cose.

Senza contare che, non appena Lucas mostrasse di ricordare la sua esistenza, Anne accorreva, dimentica di ogni cosa, pronta a godersi quei momenti spensierati, quasi non fosse accaduto nulla.

La cosa peggiore era che, terminati quegli attimi, Anne stessa non si riconosceva più: possibile che le bastasse così poco per dimenticare tutta la sua disillusione?





Allora a dopo. Ci troviamo in Sala Comune, così scendiamo insieme per cena?” propose Thomas, prima di salutare Dan e Beth, diretti all'appuntamento con Harry.

Sì, direi che è la cosa migliore, altrimenti va a finire che non ci troviamo più. Buona giornata, allora.” approvò Dan.

Sarà una giornata ottima. Ne sono certa.” si sforzò di sorridere Anne

E dai, non fare quella faccia! Su, andiamo: prometto che sopporterò un pomeriggio da Stratchy&Sons, così sfogherai la tua ossessiva mania compulsiva da shopping e magari starai meglio.” disse Thomas, cercando di far spuntare un sorriso sul volto di Anne.

“Dubito che basti lo shopping.” ribattè lei, attorcigliandosi un ricciolo sul dito.

Thomas sospirò, diede un ultimo cenno a Dan e Beth e si avviò con Anne in direzione opposta.

“Andiamo subito da Zonko, ti va?” propose

“E' uguale.” gli rispose Anne, atona.

“Anne, dai, su, non puoi stare così. E' Lucas, lo sai che è inaffidabile.”

“Preferivo il Lucas inaffidabile e basta al Lucas che tira pacchi a causa di Mary.” replicò Anne, sempre più insofferente.

“Vedrai che è solo un momento. Presto tornerà il solito Lucas impiccione, confusionario e tremendamente logorroico. E poi, non è la prima volta che ha una ragazza. Non hai mai reagito così. Mi spieghi che cosa c'è sotto?” chiese Thomas, che era sempre pronto a raccogliere le confidenze di tutti e a tranquillizzarli, qualunque cosa avessero.

“Non c'è proprio niente sotto, Thomas. Niente. Solo lei mi infastidisce, tutto qui. Gli sta sempre appiccicata, sembra non potersi muovere senza Lucas, lo trascina ovunque e lui fa cose che, fino a poco tempo fa non avrebbe mai fatto. Non lo riconosco più, Thomas. E questo mi spaventa, ad essere sincera.” confessò Anne, che era davvero preoccupata.

“Lo so, Anne. Però, cosa ci possiamo fare noi? Tu hai provato a parlargli?”

“No. Ho paura. E mi vergogno. E tu?”

“Sì, io sì. Ma lui ha la testa dura e dice che dovremmo smetterla di assillarlo con inutili preoccupazioni. Dice che non c'è niente che non va e che è il caso di finirla di vedere Inferii dove non ce ne sono.” raccontò Thomas, a cui, come ad Anne non era sfuggito il cambiamento.

“Quindi vedi? Non possiamo farci niente. Proprio niente.” constatò, sconfitta, Anne. Se nemmeno Thomas riusciva a fare qualcosa, allora, non c'era davvero speranza.

“Thomas! Anne! Eccovi!” Lucas comparve di fronte a loro, mano nella mano con Mary, la quale non mancò di guardare schifata Anne, squadrandola da testa a piedi.

Anne, a sua volta, le rivolse un'occhiata malevola, fermandosi poi a riflettere su se stessa: Mary era alta, aveva i capelli lunghi,neri, lucidi.

Era certa persino che fossero profumati.

Lei invece era piccola, fin troppo secca ma con un viso tondo che stonava completamente con quella cascata di ricci biondi che si ritrovava. Inoltre, era sicurissima che, se si fosse truccata come Mary, lei sarebbe sembrata un clown.

Esattamente l'opposto di Mary, che era, invece, bellissima.

“Dove state andando? Anne, hai con te la lista di cose che potresti prendere a tuo cugino? E anche quello che dobbiamo prendere per Dan?” chiese, allegro ed affabile Lucas.

Sì. Ho tutto.” rispose Anne, desiderosa di interrompere la conversazione.

E voi dove state andando di bello?” intervenne Thomas, per cercare di ravvivare un'atmosfera più che tesa.

A bere qualcosa. Anzi, ora andiamo, ci vediamo dopo. Fai buoni acquisti, Anne!” Lucas si congedò con un occhiolino.

Non è possibile! Guarda dove stanno andando, Thomas! Fai qualcosa, fermalo, esorcizzalo, ti prego!” strillò Anne, così forte che per poco non la sentirono.

Oh Merlino! Non ci credo! Si è completamente rimbambito! Stanno andando da Madama Piediburro!”

Hai capito adesso come sto, Thomas? Lucas ha sempre preso in giro quel posto ed ora ci sta andando. Non è più lui. Quella gli ha fatto qualcosa, ne sono certa. Magari un filtro d'amore.”

Anne...”

Hmm?”

E se fosse solo innamorato?” suppose, speranzoso, Thomas.

Lo escludo. Quello non è Lucas.”

Già-sospirò Thomas- quello non è Lucas.”

Adesso basta. Thomas. Non ho intenzione di farmi rovinare la giornata. Andiamo da Zonko.”

Anne, decisa, prese per mano Thomas e lo trascinò sulla strada per Zonko.




Sono contento di vedere Harry, è dal compleanno di Ted che non ci vediamo...” commentò Dan, giocando col plettro della chitarra che teneva in tasca.

Sì, è stata proprio una bella sorpresa!- fece eco Beth- Anche se ancora un paio di settimane e tornerò a casa...”

Parla per te, ti ricordo che io devo stare qui ancora...” sospirò Dan, insofferente.

Oh, avanti, è solo una settimana! Piuttosto, fossi in te mi metterei a studiare...” replicò Beth, accennando una sorta di rimprovero.

C'è ancora tempo, dai! E poi, vuoi mica che mi rovini l'ultimo fine settimana ad Hogsmeade sprecando il mio tempo sui libri?” domandò, ironico.

Oh Daniel! Sei...” iniziò Beth, dopo un profondo sospiro.

Sì, lo so, sono brillante, ho molte capacità che dovrei sfruttare appieno, potrei fare qualunque cosa... dunque, cosa manca? Ah, già, dovrei smetterla di perdere tempo e pensare al mio futuro.”

Smettila di prendermi in giro, accidenti! Lo dico per te, sai? Vorrei solo il meglio, per te.” gli fece notare, seccata, Beth. La infastidiva profondamente il fatto che lui si dimostrasse così insofferente ad ogni discorso sul suo futuro, quasi che non avesse obbiettivi.

Lo so, ma ti chiedo solo di fidarti di me, va bene?” le chiese Dan, sempre col suo tono a metà tra il serio e il faceto che non potè non irritarla maggiormente.

Beth non gli rispose, ma gli indicò invece l'insegna dei Tre Manici di Scopa, sotto la quale Harry e Ginny li stavano aspettando.

Beth, Dan! Ciao!” esclamò Ginny, salutandoli entrambi con un largo sorriso.

Ehilà! Tutto bene?” ricambiò Dan

Normale... voi?”

Si sopravvive...”

Harry, come stai? Come stanno mamma e papà?”

Bene, Beth. Stiamo tutti bene, persino il forno, dopo che Ron ci ha fatto esplodere una torta.” le rispose il fratello.

Come ha fatto a far esplodere una torta?” domandò, pensierosa.

Harry rise, prima di rispondere:

Sinceramente, preferisco non saperlo”

Concordo.”

Allora, entriamo o preferite fare un passeggiata, visto che c'è bel tempo?” propose Ginny

No, entriamo. Ho sete.”disse Dan, aprendo la porta e facendo strada agli altri dietro di lui.

Il pub era, come sempre, molto affollato: studenti di Hogwarts, maghi, streghe e megere di passaggio e, ovviamente, i soliti clienti fissi che non mancavano mai di passare da Rosmerta.

Non sarà facile trovare un tavolo...” disse Ginny, esplorando con gli occhi la sala.

Forse là!- Harry ne indicò uno- Mancano le sedie, ma possiamo sempre guardarci attorno e cercarne quattro inutilizzate dagli altri tavoli.”

Passando davanti al bancone, non riuscirono ad evitare di farsi vedere da Madama Rosmerta, che incurante del boccale di Burrobirra che stava riempiendo, gridò:

Per Morgana, Harry! Harry Potter! Oh, Ginny, ci sei anche tu!”

Madama Rosmerta, buongiorno!”

Buon Merlino, quanto tempo!” si sgolò, per sovrastare il forte vociare.

Suvvia, non è passato poi molto tempo! Ci siamo fatti vedere in questi anni, qualche volta, no?”

Oh, certo che sì, ma vedervi tutti è sempre così bello! Avanti, che ci fate qui?” chiese Rosmerta, che, colta dall ' entusiasmo per la visita inaspettata, aveva ormai dimenticato di soddisfare le ordinazioni.

Siamo venuti a trovare Dan e Beth.” spiegò Harry

Oh, certo, certo. Cosa vi posso offrire? Visto che non vi vedo mai, è il minimo che possa fare.

A casa tutto bene?”

Sì, stanno tutti bene. Ti salutano, Rosmerta.”

Ricambia, Ginny.”

Allora, posso prendermi una Burrobirra, Rosmerta?”

Dan, benedetto ragazzo! Eccoti la Burrobirra, ma non ti sembra ora di metterti un po' a studiare anziché essere sempre in giro a perder tempo? Come tuo padre! Tieni, Elisabeth, ecco, questo è per te. E mi raccomando non fartela bere da lui, eh?” si raccomandò Rosmerta, passando due pinte colme.

Grazie- sorrise Beth- stia tranquilla, ho imparato a badare a me stessa.”

Vedo che hai da fare, Rosmerta, per cui ti lasciamo al tuo lavoro. Ci vediamo dopo.” disse Harry.

Avete trovato un tavolo, ragazzi? Altrimenti vedo di far sloggiare qualcuno...”

Tranquilla, è tutto a posto!”

Ora che ci penso, però, avrei potuto prendere dell' Idromele.” considerò Dan, sistemandosi sulla sedia,

Certo che questo posto non cambia proprio mai...” disse Harry, guardandosi attorno e perdendosi nei ricordi di Hogwarts.

Allora, che ci raccontate? Sei pronto per gli esami, Dan? Ah, Beth, complimenti! Ho saputo che hai superato l'esame di Materializzazione. Non avevo dubbi!”esclamò Ginny.

Potremmo evitare di parlare dei M.A.G.O.? Sapete, non ho intenzione di farmi rovinare l'ultimo sabato ad Hogsmeade...”disse Dan, grattandosi la nuca e mostrando un'espressione contrita al solo sentir nominare la parola M.A.G.O.

Sarà divertentissimo vederti ritirare il diploma. E' una scena che non voglio perdermi.- rise Harry- Teddy è così eccitato all'idea di venire ad Hogwarts per la prima volta.”

Come sta Teddy? Ah, Harry ho qui un libro che mi aveva prestato zio Remus, glielo ridai, per favore?” chiese Bath, tirando fuori il volume dalla borsa e posandolo sul tavolo.

Il pomeriggio passò, raccontandosi le ultime novità, chiarendo dubbi e ridendo di qualche aneddoto, sino a quando Harry e Ginny non si fissarono, capendo che era il momento giusto per il fatidico annuncio.

Daniel, Elisabeth- cominciò Harry, fissandoli entrambi negli occhi ed utilizzando il loro nome completo, cosa che non sfuggì e lasciò presupporre l'arrivo di importanti novità- io e Ginny vi abbiamo chiesto di venire oggi perchè...” qui si interruppe, cercando gli occhi di Ginny.

A Beth il contatto non sfuggì e il cuore prese a batterle furiosamente.

Abbiamo deciso di sposarci.” terminò Harry d'un fiato.

Dan sgranò gli occhi: se c'era una notizia che proprio non si aspettava era quella.

Beth spostò lo sguardo dal fratello a Ginny, sul viso della quale comparve un sorriso commosso.

Non sapeva esattamente come reagire, mentre la tachicardia aumentava.

Era contenta: era veramente contenta, ma allora, perchè non riusciva a dimostrarlo? Perchè si limitava a fissare Harry?

Harry capì cosa stava passando per la testa di sua sorella e le prese la mano, stringendola forte e sorridendole di quel sorriso sicuro, tranquillo e confortante che tante volte l'aveva guidata.

Fu Dan, con la sua esclamazione a salvare la situazione:

A questo punto dovrei dire “Congratulazioni!”, giusto?” si alzò in piedi e tese mano ad Harry, che ricambiò la stretta, prima di abbracciare Ginny.

Beth si riscosse e si congratulò anche lei, scegliendo prima Ginny.

Sono davvero contenta, Ginny.” le disse, posandole un bacio sulla guancia.

Lo so, piccola. Vuoi essere una delle damigelle?” le chiese Ginny, raggiante di felicità.

Le preoccupazioni sue e di Harry parevano inutili: tutto stava andando per il meglio, nonostante Harry continuasse a fissare nervoso la sorella.

Mi farebbe tanto piacere. Sono felice che tu me lo abbia chiesto.” la ringraziò Beth.

Harry, e a te che cosa dovrei dire?” proseguì poi, spostandosi tra le braccia del fratello.

Non mi devi dire niente, sorellotta, solo che sei contenta.” le rispose

Beth non disse nulla: si limitò a fissarlo e a stringerlo forte.

Dan, che nel frattempo era scomparso, ricomparve seguito da Madama Rosmerta, la quale portava con sé un vassoio con quattro boccali pieni.

Vista la grande novità offro da bere io a tutti! E' un'ottima scusa per gustare del buon idromele!” esclamò, prodigandosi in continui sorrisi.

Sono emozionata per voi, ragazzi!” Rosmerta corse ad abbracciare i futuri sposi, mormorando frasi senza un vero senso compiuto.

Aspettate che lo sappia Hagrid!” se ne uscì Dan, levando al cielo il suo boccale e facendolo trillare contro quello degli altri.

Glielo diremo presto! Non può mancare!” gli confermò Ginny.

Avete già idea di quando fissare la data?” domandò Rosmerta, unitasi ai festeggiamenti.

Verso fine estate... in Agosto, dopo il mio compleanno, credo.” disse Ginny.

Madama Rosmerta riuscì a farsi dare qualche altra precisazione, prima di lasciarli di nuovo soli.

Credo che sia ora di andare, non vorrete forse incorrere in una punizione di Gazza? Non mi perdonerei mai l'aver provocato la prima punizione di mia sorella...” disse Harry, controllando l'ora.

Ne sarebbe valsa la pena però, non credi?” gli sorrise Beth, mentre attraversavano il locale per uscire.

Si scambiarono gli ultimi saluti, le ultime raccomandazioni, prima di darsi appuntamento con Beth di lì a due settimane e con Dan alla consegna dei diplomi.

Studia Dan,-si raccomandò Harry- e cerca di capire cosa vuoi. I tuoi genitori sono preoccupati. Lo sai.”

Di' loro che non devono preoccuparsi. Ho tutto sotto controllo.” gli rispose, alzando gli occhi al cielo.

Dan, sono serio.” precisò Harry, con un'occhiata adulta alla quale Dan desiderava disperatamente sottrarsi.

A presto, Beth. E cerca di divertirti, in queste ultime settimane. Non studiare e basta.” consigliò alla sorella.

Ci proverò. Ma non credo di riuscirci.” confessò Elisabeth.

Tu provaci lo stesso. Appena torni ce ne andiamo insieme a fare un giro a Londra, ok?”

Allora ci vediamo. In bocca al lupo a tutti e due. E studia, Dan.” li salutò Ginny.

A presto!”

Harry e Ginny si Smaterializzarono, scomparendo alla loro vista.

Avanti, adesso andiamo: Harry aveva ragione. E' tardi.” disse Beth, imboccando il sentiero che portava ad Hogwarts seguita da Dan.

Mi sono dimenticato di chiedere ad Harry se ha intenzione di farmi conciare come un pinguino al suo matrimonio...” ricordò Dan improvvisamente, pochi minuti dopo.

Sai com'è, Daniel, siamo ad un matrimonio. Ti dovrai per forza vestire bene.” lo informò Beth.

Bè, non è detto... per esempio, io, se mai mi sposerò, dirò a tutti di venire così come sono comodi. Non voglio mica costringere nessuno a vestirsi in modo troppo elegante snaturando il suo essere.” osservò lui.

Snaturando il suo essere? Daniel, ai matrimoni la gente si veste sempre bene, Persino tu, quando si è sposato lo zio Remus eri elegante.”

Solo perchè mia madre mi aveva costretto. Ero troppo piccolo ed ingenuo per oppormi. E poi dai, non ero elegante, sembravo un pinguino. Non ho intenzione di conciarmi così un'altra volta. Ad Harry andrà bene lo stesso.” asserì convinto Dan.

Questo lo dici tu. Mio fratello è molto tradizionalista per certe cose, nel caso in cui non lo sapessi.” lo contraddisse Elisabeth, che stava parlando solo perchè si sentiva in dovere di rispondergli.

In quel momento il modo in cui avrebbero dovuto vestirsi non era la sua preoccupazione principale e, ad essere sincera, di Dan e delle sue egoistiche insofferenze le importava ancora meno.

A Daniel non era sfuggito lo scarso interesse che Beth stava mostrando.

Non sembrava, ma era un acuto osservatore di tutte le persone che lo circondavano.

Si fermò. Beth stava male. Non aveva preso affatto bene la notizia.

Dan, ti muovi? Sta salendo aria. Voglio arrivare in fretta al castello.” lo chiamò Beth, che aveva continuato a camminare, resasi conto di non averlo più a fianco.

Senza aprire bocca Dan le si avvicinò, le prese la mano e la costrinse a voltarsi.

Ehi, Dan, che fai?” chiese Beth, stupita.

Tu non stai bene, vero?” la aggredì immediatamente, senza giri di parole.

Cosa te lo fa pensare?- si scansò. Quella volta non aveva intenzione di piangere. Era grande, ormai. Non doveva costringere Daniel a consolarla.- Va tutto bene, davvero. Ho solo freddo.”

E stava tremando davvero, Beth, ma non per il freddo.

Beth, non dirmi balle. Ti conosco da diciassette anni. Da sempre. So che faccia hai quando stai male.” precisò Dan, serio e quasi irato per la mezza bugia.

Va tutto bene, Dan.” insistette Elisabeth.

No, non va tutto bene. Dimmi cos'hai, ti prego. Magari posso aiutarti.” la implorò.

Qualsiasi cosa pur di farla stare bene.

No, Dan. Questa volta voglio farcela da sola... e poi, poi mi sento stupida, tanto stupida a confessartelo. E' un'idiozia, questa.” tentennò Elisabeth, che dentro di sé si vergognava davvero per quello che provava.

Se ti fa star male non è un'idiozia.” puntualizzò Dan, prendendole il viso tra le mani e fissandola negli occhi castani. Gli occhi dello zio James, privi del suo abituale guizzo ironico ma ancora più profondi sul sul viso chiaro di Beth.

Elisabeth annuì lievemente.

Sì tratta di Harry?” sussurrò.

A quel punto Elisabeth affondò la testa nella spalla di Dan e pianse.

Pianse, mentre lui le sussurrava parole di conforto accarezzandole la testa.

Dan... è una sciocchezza, davvero. Non posso stare così. Sono sua sorella e dovrei essere felice. Dovrei essere al settimo cielo per una notizia così... ma io mi sento vuota, invece. Sono un'egoista. Un 'egoista!” strillò Elisabeth, prendendo a pugni la malcapitata schiena di Dan, il quale, non fece una piega, ma anzi, aumentò la stretta dell'abbraccio.

Non sei egoista, Beth.”

Sì, invece, guardami!- gridò, staccandosi ed alzando la testa- E sai qual è la cosa ridicola? E' che io sono davvero felice per Harry e Ginny. Sono contenta, ma non riesco a non pensare al dopo!”

Daniel la riafferrò e cingendole i fianchi riprovò a parlare.

Lo so che sei felice, lo so. Non ho mai dubitato di questo. Ma ricordati che non lo perderai. Non lo perderai, Beth. Abbiamo forse perso lo zio Remus?”

Lei scosse la testa.

No, ma sono cambiate tante cose. Però non lo abbiamo perso.”

Le cose cambiano sempre, col tempo. E' strano che sia io a doverti fare un discorso di questo tipo...”

Scusami, Daniel, ti prego, non volevo, non dovevo...” cercò di scusarsi Beth, asciugandosi le lacrime con la manica della maglietta.

Lascia stare, dovrei avere un fazzoletto, da qualche parte- disse Dan, frugando nelle tasche- ehm, come non detto... Non lo trovo, però sono certo che la mia felpa sia migliore, come fazzoletto. Vedi?” e delicatamente passò la sua manica sul volto bagnato dell'amica, che accennò un timido sorriso.

Grazie.”

Dan sorrise a sua volta.

Quello che intendo dire, Dan, è che la mia paura maggiore è che cambi qualcosa tra noi, tra me ed Harry. E lo so che è naturale, lo so che è inevitabile, così come era inevitabile che prima o poi Harry e Ginny si sposassero. E io sono davvero contenta per lo loro... però temo di non essere ancora pronta per il distacco. Per te non è così, Dan?” domandò ingenuamente Beth, che aveva sempre considerato se stessa, Dan ed Harry come un tutt'uno, come tre fratelli.

Daniel sorrise teneramente: per certi versi, Beth, era rimasta la stessa bambina ingenua, così come lui era ancora il ragazzino petulante ed egocentrico per altri.

Elisabeth... io... io non lo so cosa si prova ad avere un fratello o una sorella. Tu ed Harry e i miei amici, forse soprattutto Lucas, siete quello che più si avvicina ad un fratello ed una sorella, però non lo siete davvero. Capisci cosa intendo? Io credo che quello che leghi te ed Harry sia più forte, molto più forte e più istintivo, quasi come un bisogno interno, quasi come se fosse, scusami il paragone, qualcosa di ferino, tipo l'attaccamento di una cagna ai suoi cuccioli. Mi segui?”

Attese il cenno d'assenso e proseguì:

Bene, intendo dire che sicuramente quello che vi lega è fortissimo e che io non posso provare una cosa simile per nessuno, quindi è ovvio che la prenda diversamente e che non possa capire appieno come stai. Sono certo di una cosa, però: non lo perderai. Non perderai mai tuo fratello.

Perdonami se te lo dico, ma non siete come mio padre e suo fratello o come tua madre e sua sorella.

Voi non vi perderete mai. Ti ricordi come stavi la prima volta che è partito per Hogwarts?”

Elisabeth sorrise debolmente: “ Piansi per una settimana.”

E hai perso Harry?”

No.”

Ecco... e quando ha finito Hogwarts ed è andato all'Accademia, l'hai perso?” proseguì Dan.

No, anzi, proprio perchè siamo cresciuti i nostri rapporti si sono fatti ancora più stretti. Forse... forse gli sono più legata adesso di quando ero bambina, ed è per questo che ho tutta questa paura di perderlo.- confessò Beth, vergognandosi di se stessa- Ma, Dan, ho diciassette anni. Certe cose dovrei accettarle e basta.”

Sai, credo che certe cose non si accettino mai del tutto...”

Ma io devo accettare questa cosa. Devo, hai capito? E so che è stupido tutto quello che sto facendo, Le mie reazioni sono sempre terribilmente stupide.”

Non è vero, non sono terribilmente stupide. Sono solo stupide, alle volte. Ma non sempre.”

Daniel, capisci cosa intendo?” chiese Beth, innervosita dal fatto che Dan fingesse di non capire.

Sì, capisco, ma tu non spazientirti! Ti ricordi come ero geloso quando nacque Teddy? Temevo di non poter più essere al centro dell'attenzione dell'intera famiglia... Temevo che zio Remus e Tonks non avessero più tempo per tutte quelle cose che facevamo insieme.”

E invece sei ancora al centro dell'attenzione dell'intera famiglia.” lo corresse Beth.

Appunto. Quindi, vedi, a volte tanti timori sono infondati e talvolta le cose si sistemano da sé. Certo, con zio Remus non andiamo più a pescare, però... credo che sia naturale, sarebbe andata così anche senza Teddy. E poi, ti immagini la nostra vita senza Teddy? Io, sinceramente, non ci riesco.”

spiegò Daniel, parlando più di sensazioni personali che di altro.

Nemmeno io. E' come se Teddy fosse stata la naturale prosecuzione di come dovevano andare le cose. E so benissimo che anche per questo matrimonio è così. So che non devo fare tragedie, non ha senso... però, non ne sono capace.”disse Beth, in un'alzata di spalle finale.

Non lo perderai. Cambierà qualcosa, ma non lo perderai.” ribadì Dan, con una sicurezza tale che Beth stentò a credere che il ragazzo lì di fronte fosse proprio il suo Daniel, il suo eterno amico d'infanzia.

Spero tanto che tu abbia ragione.”

Io ho ragione. Sono Daniel Black, io ho sempre ragione.” rise, risollevato dal velo di tranquillità che si vedeva sugli occhi di Beth.

Si augurava davvero di essere riuscito a fare qualcosa per farla stare almeno un po' meglio.

Egocentrico presuntuoso.”

Maestrina petulante.” rimbeccò lui

Daniel... grazie.” Il ringraziamento di Beth veniva dal cuore. Nessun altro avrebbe potuto capirla bene quanto lui.

Figurati. Sono qui per questo.” si scansò Daniel. Sentiva di non aver fatto niente di più di quello che era giusto.

Nessuno ti obbligava ad esserci.” precisò Beth.

Bè, allora diciamo che mi andava di esserci, no? Dai, ora andiamo al castello. Tu avevi freddo ed io e Lucas abbiamo la tradizionale “Regata del Lago Nero” da organizzare.”

Siete sempre i soliti...A quanti poveri ragazzini del primo anno farete venire la bronchite, quest'anno?” chiese Beth, sapendo benissimo che era inutile dissuaderli da quanto avevano intenzione di fare, dal momento che era dal loro secondo anno che proseguivano imperterriti nell'organizzazione.

Aveva studiato il regolamento della scuola e da nessuna parte c'era scritto che nuotare del Lago Nero era vietato. Avevano la legge dalla loro, purtroppo.

L'anno scorso solo tre su sette si sono ammalati, non male. L'anno prima era andata peggio, ricordi? La madre di quel Tim Stubbins aveva proposto la mia espulsione al Consiglio Scolastico...E comunque, scusa, io e Lucas ce la siamo presa l'influenza quando l'abbiamo attraversato noi, il Lago. Perchè mai queste nuove generazioni dovrebbero avere sconti? Ai vincitori, come il sottoscritto, spetta gloria eterna!”




Scusatemi per il ritardo, spero che questo capitolo possa compensare la lunga assenza.

Inoltre ho preparato un piccolo video con tutti i protagonisti di questa storia: è una sorta di album fotografico dedicato all'infanzia di Harry Dan, e Beth, anche se non mancheranno riferimenti all'ovvio lieto fine. Ci saranno leggeri spoiler, quindi, ma niente che non possiate aver già capito.

Se vi interessa, il link è questo:

http://it.youtube.com/watch?v=NcgIexDWV7Y&feature=channel_page


Ancora una volta vi ringrazio tutti quanti perchè continuate a seguire la storia.

Un ringraziamento speciale a Bellis , e, naturalmente, a tutti coloro che hanno recensito:

PrincessMarauders: grazie, qui hai visto che c'è una bella scena tra Dan e Beth? Credo proprio che ci vorrà ancora un po' prima che capiscano quello che provano, diciamo che ammetterlo non sarà molto semplice.

Finleyna4Ever: grazie anche a te, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!

Thaleron: Scrivere di Teddy e Victoire è una cosa veramente tenera, concordo! Per qualche capitolo saranno assenti, ma di certo scriverò ancora su di loro. Ci sarà un capitolo dedicato interamente a Teddy, tra un po'.

Cinderella87: Anche a te dico che Teddy e Victoire torneranno più scatenati che mai, dopotutto saranno gli ospiti d'eccezione di un matrimonio, no? Tra l'altro sono proprio curiosa di sapere cosa combinerà Ron, a quel matrimonio...

Padfoot_07:grazie per la reazione entusiastica: ti dirò, ogni tanto mi capita di mettermi a ridere da sola, pensando a Sirius in veste di genitore maturo e responsabile...credo che la povera Hellen avesse due bambini piccoli in casa, alle volte. Però, povero Sirius, tutti i suoi sforzi vengono sempre paragonati alla perfezione di Lunastorta, è ovvio che ne esca perdente, ti pare?

Quanto a Beth, questo è il modo in cui può reagire. E' fatta così, spero che ti paia reale.




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Capitolo 10
*** Casa ***


Casa


GODRIC'S HOLLOW


Dopo aver accompagnato Ginny a casa, Harry, ancora pensieroso per quanto avevano detto a Dan e Beth, si diresse a casa dei suoi genitori per la consueta cena domenicale.

Risalì il viottolo sterrato che conduceva a casa ed aprì il cancelletto infilando le dita oltre la sbarra.

Bussò alla porta, sino a quando sua madre non gli venne ad aprire.

Lily indossava già il grembiule, segno che i preparativi per la cena fossero già avanzati.

Harry, entra! Come mai così presto?”

Ero già in giro...” rispose, entrando e scrutando il salotto.

Suo padre non era seduto al solito posto a leggere la Gazzetta del Quiddtch, cosa molto strana, considerando che quello era un normale fine -settimana di campionato.

Papà è andato allo stadio. Il signor King ha insistito così tanto che lui e Sirius sono stati pressochè costretti. Non che tuo padre ne abbia sofferto, sia chiaro...” osservò Lily tornando in cucina col figlio al seguito.

Il roastbeef era già nel forno, le patate si stavano pelando e tutti gli ingredienti per la torta di melassa facevano bella mostra di sé sul tavolo.

Credevo che arrivassi più, tardi per questo c'è ancora tutto in giro...”

Torta alla melassa! Grazie mamma!” esclamò Harry, infilando un dito nella melassa fresca.

Quella che avanza portala via, però. Lo sai che a papà non piace molto e io non posso mangiarmela tutta da sola.” lo avvertì Lily, incantando la terrina perchè le uova e lo zucchero si mescolassero.

Hai risolto brillantemente il problema della colazione di domani mattina, considerando che Ron ha dimenticato di comprare i biscotti...” constatò Harry in un sorriso, tirando indietro una sedia ed appoggiandosi sul tavolo per guardare la madre cucinare.

E' andato tutto bene con Beth?” domandò Lily, preoccupata, mentre dietro di lei i cucchiai di legno miscelavano il composto.

Lo spero.” rispose Harry, dando l'impressione di non voler proseguire il discorso.

Harry...” lo ammonì Lily

Che c'è?”

Come sta Beth?” chiese Lily nuovamente, apprensiva.

Harry fece un profondo respiro, mentre la madre prendeva posto accanto a lui, desiderosa di sentirsi dire che sua figlia stava bene,

Spero che stia bene, mamma. Non so... quando glielo abbiamo detto sembrava averla presa bene. Però... era taciturna. Più taciturna del solito. Avrei dovuto fare tutto da solo. Ginny avrebbe dovuto ascoltarmi.” raccontò Harry.

E' venuta anche Ginny, quindi?”

Sì. Alla fine non me la sono sentita di impedirglielo. Era giusto che venisse.” rispose Harry

Hai fatto bene.- approvò Lily- Era giusto che venisse anche lei. Ascoltami Harry, se devo essere sincera non credo che Beth l'abbia presa benissimo. Avrà paura di perderti e lo sai però... però sono convinta che le farà bene affrontare quello che per lei è effettivamente un problema. La aiuterà a crescere.”

Sì, credo anch'io che la farà crescere... però, avrei voluto esserci lì io a tenere sotto controllo la situazione.” replicò perentorio Harry.

Harry, ci sono cose che ciascuno deve affrontare da solo, per poter crescere.” gli spiegò Lily

Lo so, però...”

Però niente, Harry. Dovrà metabolizzare la cosa e poi si potrà congratulare con te. Sono sicura anche che anche ora è comunque contenta per voi. Adesso sta a te farle capire che non te ne vai, che ti sposti solo.”

Lily l'aveva tranquillizzato e, di colpo, la situazione parve meno grigia di quanto non fosse prima.

Dan come sta? Si è messo a studiare qualcosa?” si informò Lily, più che sicura che ad Ochard House il clima non fosse dei migliori, vista tutta l'apprensione che Sirius ed Hellen avevano in quei tempi.

Secondo te?”

E' troppo confuso. Spero tanto che ne esca. Ma forse, forse dovrebbe cadere per poi rialzarsi... o no, Harry?” domandò, con un'occhiata significativa rivolta al figlio.

Già, forse.” mugugnò in risposta Harry.

Harry... parlane con papà, ti prego. Non ne posso più di vedervi così.”

E che dovrei dirgli, mamma? Bisognerebbe cambiargli la testa!” inveì Harry

Non è che tu in quanto a cocciutaggine abbia qualcosa di cui vantarti... avete la stessa testa, Harry.

Cerca di capire, tuo padre sbaglia. Ma è solo preoccupato per te.”

Bè, di questa preoccupazione non so che farmene! Ho più di vent'anni, dannazione! Alla mia età voi avevate fatto esperienze ben peggiori e...” attaccò irato, come se non ne potesse più di tenere tutto dentro, Harry.

Appunto, Harry. Proprio per questo è così refrattario nell' affidarti compiti rischiosi. E sbaglia Harry, nessuno più di me sa quanto questo lo faccia soffrire. Sa che non è giusto, ma non può farne a meno perchè tu sei suo figlio. Devi parlargli, Harry. Affrontalo. Non temere di deluderlo. Non sarà così.”

Ma... è pur sempre il mio capo...” tentò di scansarsi Harry, che per molti motivi non voleva affrontare quella conversazione.

E' tuo padre, Harry. Non è il tuo capo. In questi casi si tratta solo di tuo padre e ti prego, Harry, per quanto possa essere frustrante per te starsene sempre con le mani in mano, ricordati che per troppo amore si rischia di sbagliare. Parlagliene. Prova a spiegargli che ti senti pronto per fare di più.” la voce di Lily pareva cullarlo, quasi fosse ancora intenta a recitare le dolci nenie che era solita contargli per farlo addormentare quando era piccolo.

E... e se dovessi peggiorare le cose?” Harry palesò i suoi dubbi ad alta voce: non voleva deludere James ma non voleva nemmeno peggiorare la sua attuale situazione.

Si sentiva pronto per per fare di più. Era giusto che facesse di più. Se lo meritava.

E allora... allora perchè non riusciva a decidersi ad affrontare quella conversazione, che sapeva necessaria?

Dov'è finita l'irritazione di poco fa?”

E'... che... è complicato, mamma.” disse, infine.

E' complicato perchè voi volete che lo sia. Sei tu l'unico che può cambiare la tua situazione. Pensaci.” lo esortò Lily, passandogli la mano tra i capelli.

Harry si alzò in piedi, sorrise alla madre e poi salì rapido le scale.

Percorse il corto corridoio su cui si affacciavano le quattro camere da letto: quella degli ospiti, quella dei suoi genitori, quella di Beth e la sua vecchia stanza.

Raggiunse in fretta l'ultima porta del corridoio e, spalancatala, entrò in quella stanza tanto famigliare.

Sebbene non vi abitasse più da un paio d'anni, da quando aveva finito l' Accademia, tutto era rimasto invariato: i libri sugli scaffali erano al loro solito posto, così come le fotografie e i vecchi poster.

Nessuno aveva toccato niente.

Non vi era un solo granello di polvere e il letto era fatto, come se qualcuno dovesse dormirci quella stessa notte.

Harry si guardò intorno, cercando di assorbire dagli oggetti di quella stanza tutte quelle memorie di attimi che non ricordava più.

Si rivide bambino, mentre faceva saltare per aria il castello appena costruito con le costruzioni magiche o mentre faceva levitare per aria i peluches o, ancora, mentre insisteva nel volare con la scopa per casa.

Rivide sua sorella che trotterellava alla sua scrivania, alla quale arrivava appena, solo per guardarlo fare i compiti.

Era come se tutte le risposte alle sue troppe domande fossero arrivate.

Harry si inginocchiò sul legno del pavimento e aprì il cassetto della scrivania: doveva esserci ancora qualche pergamena e, magari, anche dell'inchiostro...

Ne trovò una un po' sgualcita, accanto ad una boccetta di inchiostro nero mezza vuota.

La piuma era là dove l'aveva sempre lasciata.

Tirò indietro la sedia e si sedette.

Si passò una mano tra i capelli, si aggiustò gli occhiali e inzuppò il pennino nell'inchiostro prima di vergare il foglio.


Harry! E' pronto!” l'urlo di Lily lo riscosse: per quanto tempo era rimasto lì sopra a scrivere?

Non si era reso conto che il sole era già tramontato e nemmeno che James era rientrato in casa.

Piegò la pergamena senza nemmeno rileggerla e la infilò in una tasca, dopodichè si alzò e lasciò la stanza.

Fu una cena tranquilla, condita dalle chiacchiere di una famiglia che si ritrova dopo qualche giorno.

Lily servì il dolce e, al termine della cena, pregò James ed Harry di allontanarsi dalla cucina, prima di creare ulteriore confusione.

Strano non dover sparecchiare...Sarà che è domenica.” rise James

Già.” rispose Harry.

I due Potter sedettero entrambi sul divano.

Papà...” disse Harry all'improvviso, con voce agitata.

James alzò rapido la testa

Dimmi...”

Io... ecco... mi chiedevo se c'erano novità riguardo a quell'inchiesta sui trafficanti di uova di drago ...” esordì il ragazzo, imbarazzato.

No, Harry. Ancora no. Dovrei andarci di persona io tra un paio di giorni.” sospirò James, desideroso di venire a capo di quel mistero.

E... Sirius verrà con te?” Harry fece la domanda cercando di utilizzare un tono neutro.

James lo guardò in tralice: era strano osservare il proprio figlio che cercava di raggirarti facendo uso degli stessi trucchi che avresti usato anche tu da giovane.

James capì dove Harry voleva arrivare e sapeva anche che quella era la volta di risolvere una volta per tutte la strana freddezza che aveva caratterizzato i loro rapporti lavorativi.

Non gliel'ho ancora detto. Prima vorrei avere io più informazioni possibili. ”

Già, bè... immagino che andrete insieme.” osservò Harry.

Harry... ti... ti piacerebbe venire con me?”chiese infine James

Harry sgranò gli occhi, in un'espressione di pura meraviglia.

Dici sul serio, papà?”

Sì. Mi farebbe piacere che tu venissi. Dopotutto, è anche ora che inizi a cimentarti con qualcosa di più complicato, no?” gli sorrise il padre

Sì. E' ora e... e volevo dirti che sono pronto.” confermò Harry, senza abbassare lo sguardo e fissando dritto negli occhi il genitore.

Lo so che sei pronto. E so anche che ti è costato startene zitto e al tuo posto in questi due anni.”

All'Accademia mi hanno insegnato ad eseguire ogni ordine del mio superiore...” disse Harry, impassibile.

Allora quel posto non è cambiato,da quanto ci andavo io. Dimmi, Harry, ti sembra forse una cosa sensata?”

Sinceramente?- Harry aggrottò la fronte, in attesa di vedere il padre annuire- Sinceramente no, papà.

Se gli ordini che mi giungono sono un'idiozia, se ci stanno mandando al massacro per nulla, se non si tiene conto dei civili... credo che sia più giusto rifiutarsi e pensare con la propria testa.”

James sorrise orgoglioso al giovane che gli stava di fronte: era suo figlio.

Corretto. In battaglia, in una vera battaglia, non combatti solo per te stesso, ma anche per chi ti sta a fianco, per i tuoi compagni... ma se ti viene chiesto di ritirarti abbandonando chi è ferito o qualcuno che chiede aiuto, in quel caso non si deve obbedire.”

Papà io mi sento pronto per combattere. Io mi sento pronto per fare di più. Sono stanco di essere inutile.” disse Harry, deciso.

James sospirò: sapeva che quel momento sarebbe arrivato.

Harry era suo figlio, dopotutto. Sangue del suo sangue. Difetto dei suoi difetti.

Ti chiedo scusa, Harry. Cercavo solo di proteggerti.”

Ma papà... ho ventitré anni! Tu alla mia età avevi già avuto esperienze ben più pericolose! Quando avevi la mia età io avevo già tre anni! Da cosa mi volevi proteggere? I tempi sono cambiati! Non credi forse che io sia all'altezza? E allora, perchè mi porti a con te?”

James fermò l'invettiva: Harry aveva ragione però, come tutti i giovani c'era ancora qualche passaggio che non riusciva ad afferrare.

No- negò serio James, con un'espressione grave in viso- non perchè io non creda che tu o Ron non siate all'altezza. Ho... per meglio dire abbiamo grande fiducia in voi. Sappiamo che avete bisogno di imparare e di affrontare cose più complicate... però volevo e volevamo proteggervi.

E' proprio per via di quello che abbiamo passato noi alla vostra età. Harry, avevamo diciotto anni... diciotto anni appena e ci siamo ritrovati a fare i conti con una guerra, con una realtà troppo grande per noi, usciti da scuola carichi di sogni e speranze che sapevamo già essere infranti prima ancora di provare.

Non sono stati anni facili: eravamo solo dei ragazzi ed abbiamo visto di tutto. Morti, terrore, disperazione...

Perdonami, Harry, cercavo solo di proteggerti. Volevo che tu avessi solo il meglio... e... ho sbagliato. Ho sbagliato perchè è giusto che tu ti metta alla prova. E' giusto che tu affronti le difficoltà di un mestiere che hai scelto. Ti chiedo scusa e, per quel che vale, sappi, anzi sappiate tu e Ron che io e Sirius saremmo onorati di avervi al nostro fianco.”

Harry aveva ascoltato in silenzio: aveva già pronta la replica. Dopotutto, quante volte aveva sentito quei discorsi?

Eppure l'ascolto quella volta gli fece cogliere altre sfumature. Vide suo padre combattuto. Perchè quello non era il suo capo. Era solo suo padre che, ancora una volta, cercava di fargli avere il meglio.

Papà... io...” iniziò Harry

James sollevò la mano e la scosse per aria per interromperlo.

E' colpa mia, Harry. E adesso basta, ok? Martedì verrai con me ,ok?”




HOGWARTS


Le ultime due settimane di scuola erano passate e, sotto il torrido sole di giugno, i bauli erano stati riempiti.

Beth era stata promossa con ottimi voti e come lei Anne, eccezione fatta per Antiche Rune, Thomas era riuscito ad ottenere la sua E in Erbologia finendo di stressare amici, conoscenti e studenti di passaggio con le sue ansie psicotiche.

Lucas aveva superato gli esami di fine anno per il rotto della cuffia: i voti alti in Cura delle Creature Magiche ed Erbologia compensavano a stento la sfilza di Accettabile che contornava le sue prestazioni in Trasfigurazione, Incantesimi e Pozioni. In Storia della Magia nessuno era riuscito a convincerlo ad arrivare almeno ad una D.

Dan e Thomas lo stavano osservando mentre infilava le sue cose a casaccio nel baule, per nulla impensierito dai brutti voti.

A lui andava bene così e non era minimamente interessato ai risultati scolastici.

Per Merlino, Lucas- lo ammonì severamente Thomas- ti decidi a piegarle almeno le magliette? Se infili tutto così non ti starà mai dentro niente!”

Tanto appena arrivo a casa sbatto tutto a lavare...”si giustificò il diretto interessato, mentre Dan prendeva posto sul letto per godersi l'ennesimo battibecco.

Sì, ma, accidenti! Mi da sui nervi tutto questo disordine!” proseguì Thomas, vagando nervoso per la stanza.

Per Godric, Thomas, fatti i Bolidi tuoi! Se il tuo baule è pronto e perfetto da una settimana meglio per te!” sbottò l'irascibile portiere di Grfondoro.

Dai retta a me. Metti giù tutto quello che hai in mano che se uso la magia facciamo prima.” Thomas, affranto, tirò fuori la bacchetta e la puntò contro l'ammasso sconclusionato che ingombrava la stanza, occupando persino i letti dei compagni del proprietario del baule.

Bagaglius!” esclamò Thomas ed subito ogni maglietta, calzino, maglione o pantalone prese a piegarsi per aria finendo ordinatamente nel baule.

Dan rise apertamente, sotto gli occhi di uno sconcertato Lucas.

Ma non ti era venuto in mente, Luke?”

In verità no. Sai com'è... io e gli incantesimi domestici...”

Ecco fatto. Ora è tutto a posto e possiamo andare, prima di perdere il treno.” Thomas, soddisfatto della sua opera stava già incantando il suo baule e quello di Lucas per spostarli.

Bè, se perdeste il treno potreste rimare qui a farmi compagnia...” borbottò Dan, non accennando a volersi alzare dal letto.

Avanti, Dan! Non farne una tragedia! Si tratta solo di una settimana!” tentò di spronarlo Thomas

Ma non ho voglia di starmene qui da solo o di studiare o di...”

Dan, pensa a tutto quello che potremo fare insieme quest'estate!” gli disse Lucas, porgendogli la mano per farlo rialzare.

Dan sospirò.

L'ultima cosa che voleva era vedere i suoi amici che se ne andavano e lui costretto al castello in balia della sua confusa mente.

Lucas ha ragione! Dobbiamo organizzare il campeggio e la festa a casa tua e un sacco di altre cose. Sono solo pochi giorni, Dan.” intervenne Thomas.

Sì, si tratta solo di pochi giorni.” sbuffò Dan

Thomas e Lucas si fermarono a guardare impotenti il loro amico, mai visto tanto rinunciatario.

Ok, sentite... cosa ne dite di salutare Gazza per l'estate? Da qualche parte c'è una scatola di fuochi d'artificio Filibuster ancora nuova... volete mica che me la porti a casa?” Lucas si inginocchiò ai piedi del suo baule, sconvolgendo l'ordine che Thomas vi aveva dato.

Oh no! Avevo messo tutto in ordine!”

E non lamentarti come al solito, Thomas! Ci divertiremo!”

Dan parve rigenerato dall'idea di Lucas, perchè si posizionò al suo fianco con la tipica luce malandrina negli occhi, trovando anche il tempo di tirare qualche scherzoso sberleffo a Thomas.

I tre scesero rapidamente le scale ed uscirono dalla Torre di Grifondoro, ritrovandosi in corridoio.

Ok, sentite...c'è poco tempo e l'idea che mi è venuta è questa, anche se si accettano suggerimenti: dunque li piazziamo nello sgabuzzino delle scope, legati esattamente sopra alla porta, in modo tale che scoppino quando la si apre... E Thomas, tu vedrai di allagare il corridoio, così che Gazza provi lo sfrenato impulso di asciugarlo. Per farlo avrà naturalmente bisogno di quello che c'è lì e... ops... Hogwarts avrà un custode affumicato!” Lucas, in una finale alzata di spalle, espose il piano agli amici.

Dite che un Aguamenti basta? O è troppo... in fondo ormai Gazza sta diventando anziano... non vorrei che gli pesasse troppo pulire.” Thomas espose le sue perplessità, facendo ridere gli altri due.

Oh andiamo, Thomas! Tu hai collaborato ad accrescere la lista di oggetti proibiti: hai poco da preoccuparti ora! E poi ho già in mente qualcosa che possa rendere ancora migliore la nostra cartolina d'addio. Non mi rovinare tutto il divertimento, ti prego!” Dan rise e la sua allegria coinvolse anche gli altri allontanando i sensi di colpa di Thomas.

In fondo quella sarebbe stata l'ultima malandrinata che avrebbero compiuto tutti e tre insieme.

I corridoi erano deserti, dal momento che tutti stavano preparando i bauli per tornare a casa quindi senza ulteriori incidenti di percorso raggiunsero lo sgabuzzino in cui il vecchio custode ritirava i suoi attrezzi da lavoro.

Thomas fece da palo mentre Lucas posizionava i fuochi d'artificio e Dan incantava le scope.

Ci siete? Sento dei passi!” bisbigliò Thomas

Eccoci. Abbiamo finito. Chiudi Dan!”

Bene bene... guardate un po' chi ho il piacere di incontrare.” il beffardo tono di voce con cui Severus Snape era solito apostrofarli non si fece attendere.

Professore.” lo salutò Thomas con un sorriso, pregando che Dan avesse chiuso quella porta.

McNarrow, perdi ancora tempo con questi due qui? Black, Franchester che cosa stavate facendo lì dietro?” il professore fece un passo in avanti, mentre i due ragazzi facevano altrettanto.

E' forse vietato camminare per i corridoi, professore?” chiese sardonico Lucas, mostrando la sua perfetta faccia da angelo.

C'è forse qualcosa che mi nascondete? Qualcosa che dovrei vedere?”

No, professore. E' tutto a posto.” ringhiò Dan, che non era riuscito a soprassedere alle ultime incomprensioni avute col professore.

Ne sono certo, Black.”

Professore! Professore! Li ha bloccati? Sono certo che stessero facendo qualcosa! Finalmente li ho presi! Ah Daniel Black! Magari riuscirò a cacciarti proprio prima che tu dia i M.A.G.O!” Gazza corse affettato verso di loro, certo che quella fosse la giornata adatta per far espellere coloro che, dai tempi dei gemelli Weasley gli avevano creato più problemi.

No, purtroppo. Temo che l'espulsione di Black dovrà attendere. Franchester, stai attento. Hai ancora un anno qui. E ora forza, muoversi,. Voi due dovete preparare le valigie e credo che Black dovrebbe decidersi ad aprire un libro.”

Snape si allontanò gettando un'ultima occhiata sprezzante a Lucas e Daniel e lasciando Gazza a lamentarsi.

Dan borbottò qualcosa a mezza voce e Lucas non trattenne gli improperi mentre, girato l'angolo, Thomas faceva comparire una grossa pozza d'acqua.

Dan, ma cosa hai fatto alle scope?” domandò Thomas mentre tornavano alla Sala Comune di Grifondoro per recuperare i bauli, anche quello di Thomas che aveva trasferito dal suo dormitorio.

Eh... sapessi..”

Scommetto che qualsiasi cosa sarà stata un'idea geniale.. o no, Dan?”fece Lucas, che più degli altri sentiva già la mancanza di quei momenti.

Diciamo che Gazza avrà da correre...” spiegò vago, Dan

Non mi dire che hai incantato le scope perchè lo rincorrano?” chiese meravigliato Thomas, riprendendo immediatamente la parola, dopo aver incrociato gli occhi di Dan.

Ma è... ma è...”

E' geniale, Dan!” esclamò Lucas, sinceramente colpito

Lo so!- sorrise Dan- Mi dispiace solo che forse voi non potrete godervi lo spettacolo.”

Fai una foto, ti prego! Pedinalo e fai una foto! Ti lascio la macchina fotografica di Thomas! Ma fai una foto!”

Concordo! Devi assolutamente fare una foto! Te la lascio quanto vuoi, ma fai quella foto!” approvò un ridente Thomas, del tutto dimentico dei sensi di colpa.

Cercherò di fare il possibile... Ora attendiamo che scendano le ragazze, così vi accompagno alla stazione di Hogsmeade.” rispose Dan




Beth, ci sei? Dobbiamo andare! E' già tardissimo!” Anne, accalorata, gironzolava per la stanza come un'anima in pena sicura di aver dimenticato qualcosa.

Era un bel guaio dover recuperare le proprie cose, quando si è disordinatissimi.

Sì, arrivo. Inizia a scendere.” le disse Beth

Dici che ci sarà Mary con gli altri? Se c'è lei io vado alla stazione da sola. Non ho intenzione di condividere nemmeno mezzo metro quadro con lei.”

Non so... magari si trovano sul treno.” provò a dire Beth che di questioni sentimentali non capiva nulla.

Dan diceva sempre che era fin troppo ingenua.

Sì, speriamo... altrimenti non saluto nemmeno Dan e Thomas. Allora ci sei?” chiese ancora, sempre più agitata.

Ti ho detto di iniziare a scendere. Arrivo subito.” ripetè Beth, fissando la pergamena ripiegata in mano.

Ok. Come vuoi. Ma fai in fretta!” Anne sparì dietro la porta, portandosi via tutta la confusione che sembrava permeare le stanze in sua presenza.

Beth, finalmente sola, dischiuse la pergamena.

Quante volte aveva letto quella lettera, da quando, tre giorni prima, le era stata recapitata?

Non riusciva a tenerne il conto, però, ogni volta che la leggeva era come se fosse la prima, tante erano le emozioni che le scaturivano.

Posò gli occhi sull'intestazione e lesse.

Beth,

già mi immagino la faccia che avrai quando leggerai questa mia lettera. Io, che sono sempre stato così refrattario a parlare di sentimenti, al contrario di te, sorellotta, sono qui a scriverti.

Buffo, di solito sei sempre stata tu a farmi trovare qualche lungo biglietto, che somigliava di più ad una lettera mascherata, in occasione del mio compleanno o di Natale.

Eppure, adesso è il momento che io contraccambi.

Non so come hai veramente reagito alla notizia del matrimonio mio e di Ginny: non me l'hai detto, non ti sei confidata e, se anche avessi voluto chiedermi qualcosa, io non ero lì a rispondere alle tue domande.

Se ti conosco almeno un po' (come io mi auguro) posso almeno sospettare che ci hai rimuginato sopra parecchio e che il pensiero di quel che sarà non ti fatto dormire per qualche notte.

Non ha senso dirti di non preoccuparti del futuro: oltre al fatto che suonerebbe terribilmente ipocrita, credo che sia impossibile.

Quello che mi sento di diti è che non mi perderai.

Non me ne vado, mi sposto solo.

Io e te saremo sempre noi, come è sempre stato.

Potrai piombare a casa mia a qualsiasi ora del giorno e della notte, non ti manderò via, così come da piccola ti intrufolavi nel mio letto dopo un brutto sogno.

E degli altri e di quello che potrebbero pensare non deve importarti niente. Che si arrangino, gli altri. Tu sei mia sorella.

Io e te saremo sempre noi. E io per te ci sarò sempre.

Così come è sempre stato: noi.

Harry ed Elisabeth.

Ok?

A presto, sorellotta.

Ci vediamo a casa.

Harry”


Fece in tempo a leggerla due volte, prima di decidersi a scendere.

Le guance si erano arrossate e tante lacrime commosse avevano bagnato i capelli e le guance.

Ma non le importava. Casa non le era mai sembrata tanto vicina e tanto lontana allo stesso tempo.

Voleva disperatamente tornare a casa ed incontrare ancora gli occhi protettivi di Harry.

Suo fratello. E quello non sarebbe mai cambiato.



Ciao Anne! Mi raccomando, non farti mettere i piedi in testa!” scherzò Dan.

Stai tranquillo, mi so difendere! In bocca al lupo per i M.A.G.O!” replicò, attiva come al solito.

Allora ci vediamo tra dieci giorni. In bocca al lupo, Dan. E...fai quello che ti senti, ok?” si raccomandò Thomas

Ci proverò.... Grazie Thomas.” disse Dan in un sorriso

Dan! Fatti salutare!- chiamò Lucas- Ehi.. so che è sentimentale e tutto... ma mi mancherai.”

Anche tu, Luke. Avrei tanto voluto che ci fossi anche tu, sai?”

L'avrei voluto anch'io... Ah, se non fossi nato a novembre, adesso saremmo qui insieme! Ci sarò Dan, ci sarò quando ti consegneranno il diploma.”

Grazie, Lucas... Ah, prova a parlare con Anne. Non buttate tutto via così.” gli consigliò in ultimo Dan.

Dan!”

Beth! Non mi hai ancora salutato abbastanza?” era tutta la mattina che Beth gli ronzava attorno, come per assaporare la sua presenza.

Bè, volevo augurarti buona fortuna...” si scansò lei, intimidita.

Me l'hai già detto dieci volte solo oggi. E quindici mi hai raccomandato di studiare.”

Se vuoi allora sto zitta.”

No, parla.” rise

Ok... allora... allora ciao. E mi mancherai tanto in questi dieci giorni.” Beth gli gettò le braccia al collo e lui ricambiò la stretta.

Sono stupida, lo so. Si tratta solo di pochi giorni. Ma sai come sono... mi faccio problemi per tutto...” si giustificò, quasi più rossa dei suoi capelli.

Lo so- Dan le sorrise di quel suo abituale sorriso caldo e confortante- so che sei la persona più complessata che esista.”

Scusa.”

Di cosa?”

Di questo.”

Non importa. Adesso credo che sia ora di andare, altrimenti perderai il treno.”

Sì... ah, Dan... per favore, cerca di fare bene gli esami. I tuoi ci tengono così tanto.” si raccomandò Beth.

Ci proverò. Tu promettimi di fare la brava, di non avere crisi di panico e di parlare con Harry. Lo farai?” sussurrò Dan, senza accennare a lasciare l'abbraccio.

Ci proverò.”

Bene. Allora vai.”

Dan abbassò la testa e posò un lieve bacio sulla fronte di Beth, sorridendo delle sue guance imporporate.

Beth lo lasciò andare e lo salutò con un ultimo sorriso, mentre lui li guardava tutti salire sull' Espresso.

Quando il treno fu troppo lontano per potersi sbracciare in cenni di saluto, Dan ritornò al castello e scoppiò in una sonora e grassa risata quando scorse Gazza, rincorso dalle sue amate scope lungo il corridoio del quinto piano.

Tornò nella sua stanza e si chiuse dentro: era il caso che si decidesse davvero a studiare, come i libri appoggiati disordinatamente sul suo letto gli ricordavano.

Ne prese uno a caso, iniziando a leggere degli incantesimi non verbali senza troppa convinzione.

Dopo appena qualche minuto gettò il libro a terra e il suoi occhi turbinarono subito verso la sua chitarra, appoggiata al cavalletto.

Fu un attimo afferrarla ed essere parte di un altro mondo, mentre le dita scorrevano rapide e a proprio agio sulle corde.

Le gambe penzolavano dal letto, gli occhi erano chiusi e la chitarra era in grembo.

Perchè in quei momenti sembrava tutto più facile?

I suoi genitori gli avevano più volte detto di ascoltare davvero i desideri del suo cuore, perchè dicevano senza dubbio la cosa corretta.

E allora, allora perchè quella voce pareva così sbagliata?

Daniel sbruffò, sentendosi fragile come non mai, ed iniziò a cantare.

I'm just finding my own way
In my own sweet time
If i'm making a mistake
At least it's mine
If I travel down a different road
To the one that you would take
I'm just finding my own way




HOGWARTS' EXPRESS


Stiamo arrivando. Comincio ad intravedere i primi palazzi.” Thomas, sbirciando fuori dal finestrino, avvisò le due amiche del prossimo arrivo.

Allora sloggia, Thomas, Così ci cambiamo.” gli consigliò Anne, ancora piuttosto nervosa.

Calma, calma. Me ne vado! Ci si vede più tardi, allora!” Thomas recuperò i suoi la sua maglietta e i suoi jeans e se ne andò dallo scompartimento, evitando di precisare che aveva intenzione di cambiarsi là dove aveva lasciato Lucas qualche ora prima, speranzoso che anche lui si fosse reso conto dell'ora ed avesse avvertito Mary.

Trovando la porta chiusa, Thomas pensò che fosse il caso di bussare.

Ehm... Lucas... posso entrare?”

Sì, vieni.” gli borbottò in risposta.

Thomas spalancò la porta scorrevole, meravigliandosi per la scena che gli si parava davanti.

Lucas era solo e fissava un imprecisato punto avanti a sé con aria malinconica.

Thomas gli si sedette di fronte e lui trascinò le gambe giù dal sedile.

Ero venuto a dirti di cambiarti, ma a quanto pare hai già provveduto...” disse Thomas, abbozzando un sorriso che Lucas ricambiò, seppur tirato.

Indossava una maglietta piuttosto larga e sbrindellata, segno di vita vissuta, ed un paio di logori jeans chiari.

Lucas... va tutto bene? Come mai sei qui da solo? C'è qualcosa che non va con Mary?”

Con Mary? No, con lei va tutto bene. E' solo andata a salutare le sue amiche.” gli rispose, stranamente laconico e non abbandonando la posa stravaccata.

Lucas, cos'hai?”

Stavo pensando, Thomas. Ti capita mai?” confessò, risollevandosi e portando i gomiti sulle ginocchia.

E?” lo incentivò l'amico.

E sono giunto alla conclusione che noi tre non saremo più noi tre. Dan è là da solo e solo Godric sa quanto mi mancherà il prossimo anno.” sbottò

Mancherà anche a me. E noi mancheremo a lui. Sapevamo che sarebbe successo, Lucas.” replicò la voce pacata e tranquilla di Thomas.

Sì, ma un conto è dire: “ Quando noi faremo l'ultimo anno tu non ci sarai”, un conto è viverlo. Non credi? Come fai a prendere tutto così, Thomas?”

Se mi arrabbiassi col mondo come fai tu cambierebbe qualcosa? Ovviamente no. E non aiuterebbe Dan a stare meglio. Ricorda che non è difficile solo per noi. Luke.” osservò Thomas, tentando di far ragionare la testa calda che gli sedeva di fronte.

Thomas, che succederebbe se l'anno prossimo non tornassi a scuola?” buttò lì Lucas.

Era da un po' che ci pensava, in effetti.

Ma sei impazzito? Che hai in quella testa? Davvero solo uova di Vermicolo come dice Anne?” gridò Thomas.

E non urlare, porco Bolide! E non parlare di Anne che non ne ho voglia. Era solo un'idea... buttata lì. Del resto, è risaputo che a scuola non sia un genio. Cosa cambierebbe se saltassi l'ultimo anno?”

Thomas sospirò. Era una vera e propria fortuna che lì non ci fosse Anne: non ci avrebbe messo molto a ribaltare completamente Lucas, dopo un'affermazione simile.

Ascoltami bene: primo è fondamentale per il tuo futuro che tu torni a scuola. Qualunque cosa tu scelga di fare è fondamentale che ti sia diplomato. E secondo...”

Anche per allevare Draghi o Ippogrifi o curare Unicorni feriti?”

Cura delle Creature Magiche era l'unica materia in cui riuscisse con successo perchè gli interessava.

A Lucas le capacità non mancavano, semplicemente non aveva voglia di impegnarsi in cose per cui riteneva di non essere portato.

Sì, Lucas. Anche per quello.”

Ok.”

Bene”

Ah...Thomas, qual era il secondo punto?”

Non sopporterei Hogwarts se te ne andassi anche tu.” ammise Thomas, rosso fin sopra alla radice dei capelli.

Lucas alzò gli occhi al cielo ma evitò di far battute.

Thomas, non ci perderemo. L'ho promesso a Dan, a te e a me stesso. Non ci perderemo,” proclamò Lucas, serio come mai Thomas l'aveva visto.

Rimasero in silenzio a fissarsi per ancora qualche istante, sentendo entrambi che in quello scompartimento la mancanza dello spirito energico e positivo di Daniel era insopportabile.

Stiamo per arrivare.” constatò, piatto, Lucas

Sì.” annuì Thomas

Vado a cercare Mary.” annunciò Lucas.

Io torno da Beth ed Anne.” Thomas si alzò in piedi e si diresse verso la porta.

Prima di aprirla si voltò.

Parla con Anne, Lucas.”





Elisabeth, Anne e Thomas scesero dal treno coi loro bauli che fluttuavano a poca distanza dai legittimi proprietari.

Chissà dove saranno i miei genitori: sbadata come sono posso anche passarci davanti e non vederli...” osservò Anne, guardandosi attorno.

Io mi auguro solo che i miei dopo sei anni abbiano capito come si entra: sono stufo marcio di farmi prendere per imbecille dai Babbani mentre con un baule e un gufo cerco di chiamare mio padre sul cellulare con un telefono a gettoni.” sbuffò un contrariato Thomas, aguzzando la vista.

Che cos'è un cellulare?” chiese Anne, solitamente non interessata alla vita Babbana ma impossibilitata a comprendere il discorso dell'amico a causa di quell'insolita parola.

Un telefono portatile.” replicò meccanicamente l'amico

Come fanno a portarsi dietro un telefono? Sono grandi!” esclamò sbigottita

Ma non è un telefono come quello che hai in mente tu. E' diverso... è... una specie di cornetta...fatta...”

Anne! Anne!” sentirono Lucas chiamarla a gran voce.

Lucas!”

Il ragazzo arrivò col fiatone.

Thomas, Beth... Anne... posso... posso parlarti un attimo?”

Certo!” annuì, entusiasta che si fosse ricordato di lei.

Si allontanarono da Beth e Thomas, cercando un luogo appartato, per quanto potesse concedere la confusione del binario 9 34.

Mi dispiace che in questi mesi ci siamo un persi, sai?” ammise Lucas, grattandosi la testa.

Sapessi a me...” rispose Anne, mordendosi le labbra.

Ok... ascolta... quello che voglio dirti è che Mary o non Mary tu rimarrai sempre la mia migliore amica, va bene? E' importante che tu lo sappia.”

Dici davvero? Pensi davvero che io e te possiamo essere amici per sempre? E' terribile stare senza di te, Lucas. Sei... sei il mio migliore amico. Io non riesco a pensare di stare senza di te.” confessò incerta Anne, mostrando tutta la sua fragilità.

Vieni qui.- Lucas la abbracciò e le sussurrò- Io e te saremo amici per sempre. Questo è poco ma sicuro.”

Sì. Sempre amici. Ora... ora credo di dover andare... e forse, forse vorrai salutare Mary.” balbettò Anne, che si staccò, imbarazzata.

Sì. Allora... allora ci sentiamo e poi ci vediamo. Scrivimi, Anne.” si raccomandò Lucas.

Scrivimi anche tu.” disse Anne, le cui parole sembravano però una supplica.

Certo!- confermò Lucas sorridente- Allora ci sentiamo! Buona Giornata, Anne.”

Anche a te, Lucas.” sussurrò la ragazza a se stessa, in quanto Lucas si era già confuso con la folla accalcata.



Beth e Thomas, rimasti soli, si scambiarono gli ultimi saluti e la promessa di scriversi e vedersi. In ogni caso, sarebbero stati tutti e quattro presenti, dieci giorni dopo, alla consegna del diploma di Dan.

Elisabeth si diresse da sola verso il solito angolo, presso il quale la famiglia era abituata ad aspettarla.

Non trovò però il sorriso di sua madre, ma scorse suo padre, in piedi accanto a Sirius e Remus.

Harry era di fianco a loro, somigliante al giovane papà dei suoi ricordi di bambina.

Su tutti e quattro i visi spiccavano sorrisi carichi di affetto e, mentre si dirigeva verso di loro a Beth parve davvero di essere tornata la bambina che, euforica, correva tra le braccia del papà per un pomeriggio di giochi.






Dopo questo aggiornamento più rapido del previsto mi duole dirvi che non ho idea di quando ci sarà il prossimo capitolo: devo studiare e c'è anche Pieces of Us che attende...

Detto questo vi ringrazio ancora per il sostegno. Ringrazio chi di voi ha letto Christmas' Eve, 1990 e ringrazio Bellis, Thaleron e PrincessMarauders per aver anche recensito.

Non sapete che piacere sapere che, anche se si tratta di un insignificante Missing Moment è stato gradito ed apprezzato.

Ringrazio chi ha inserito la storia tra i preferiti e chi ha recensito:

Padfoot_07: Sono contenta che tu sia riuscita a capire perfettamente tutto quello che c'è dietro ai comportamenti di Dan e Beth. Beth ha proprio quella paura, per quanto infantile possa essere, ma è più che comprensibile... e Dan... Dan è proprio quello che tu hai descritto: introverso, confusionario, ma sempre pronto a tendere la mano per aiutare chi gli sta vicino.

Thaleron: hai proprio ragione: credo che un po' tutti ci siamo innamorati di Dan e Beth. E' così bello sapere che vi siete affezionati quanto me a questi due nuovi personaggi. Che ne dici di questo capitolo? Anzi, che ne dite tu e tua sorella?

PrincessMarauders: il video piace tantissimo anche a me, sai? E' proprio un album di fotografie. Per il matrimonio ci vorrà ancora qualche capitolo: ora c'è la questione Daniel Black da sistemare...






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Capitolo 11
*** E va bene così ***


E va bene così

Era tardo pomeriggio ed il tramonto si faceva sempre più prossimo.

La piccola squadra di Auror che James Potter aveva condotto nella perquisizione del magazzino abbandonato alla periferia della città in cui sospettavano avessero luogo loschi traffici, stava uscendo dall' ingresso sul retro.

C'erano gli esperti Colin Walters e William Daily, la giovane Kate McVaughan e, come promesso, Harry.

“Bene, direi che qui abbiamo finito.” James Potter radunò gli Auror e li congedò con le ultime istruzioni.

“Colin e William, voglio che torniate in ufficio a catalogare le prove.”

“Sì, signore.” risposero i due, Smaterializzandosi.

“Kate, tu fai sviluppare i negativi delle fotografie.” ordinò alla ragazza che era rimasta, la quale reggeva al collo una macchina fotografica.

“Saranno sulla sua scrivania domani mattina, signore!” rispose con entusiasmo.

“Ci conto, Kate!”

“Fa bene a fidarsi di me!” gridò, prima di Smaterializzarsi.

“E io che devo fare, papà?” domandò Harry che era rimasto nella sua posizione.

“Tu... tu tornerai qui domani con Ron- gli rispose il padre- voglio che stiate appostiate qui e controlliate i movimenti nella zona. Se necessario, dividetevi, fate un giro nel quartiere, parlate con qualcuno che possa darvi qualche indizio. Si apprende molto, parlando con la gente della zona.”

“Saremo qui presto: Ron non sarà felice di alzarsi all'alba, ma per una volta lo può fare!” rise Harry, ancora eccitato per la giornata.

“Bè, se è un problema mando qualcun altro...” azzardò James, con un sorriso sghembo.

“Scherzi? Guarda che ce lo siamo sudati, questo posto, papà!” ribattè Harry

“Eh... voi giovani d'oggi non siete più abituati alla gavetta...”sospirò James

“E voi vecchi allora non vi rendete conto di quando è ora di cedere il posto.” replicò sornione, Harry.

James alzò gli occhi al cielo: brutta cosa impartire al proprio figlio un'educazione Malandrina, si correva troppo spesso il rischio di essere messi a tacere.

“Che c'è? Sono forse riuscito a far star zitto James- Il Magnifico- Potter?” ridacchiò Harry

“Sono pur sempre il tuo capo, ricordatelo! Devi mostrare rispetto ai tuoi superiori!” lo ammonì scherzosamente James

“Io direi che in questo momento sei solo mio padre!” esclamò Harry

James roteò gli occhi.

“Accidenti a Sirius, Remus e alla loro influenza!”

“Rassegnati, papà: avete creato dei mostri! Io ti sto lasciando senza parole piuttosto spesso, ultimamente, Teddy è sulla buona strada e Dan... bè, Dan è Dan!”

“Comincio a credere che tu abbia ragione.” fu il solenne commento di James, che li fece scoppiare entrambi in una sonora risata.

Era bello tornare a scherzare sereni, dopo quei mesi di tensione.

Adesso credo proprio che dovrò andare, però. Ho la sensazione che Beth si sia già Materializzata nel mio salotto...”

Cosa cucinerete a tua sorella questa sera?” chiese James.

Beth si sarebbe fermata da Harry per un paio di giorni e, conoscendo la sua puntualità, a quell'ora, molto probabilmente, stava già vagando per l'appartamento chiedendosi perchè mai suo fratello non fosse ancora rientrato.

Carne?-azzardò Harry-No, comunque, se non hanno litigato nel pomeriggio, questa sera dovrebbe esserci Hermione. Quando viene da noi insiste sempre per cucinare. Credo che non si fidi della nostra cucina...”

Ginny è in ritiro?”

Sì, torna lunedì prossimo. Le dispiace di non poter venire alla consegna del diploma di Dan.” spiegò Harry.

Sono certo che capirà. E dimmi, come procedono i preparativi del matrimonio? Poi siete andati a sentire per quella chiesa di Ottery St. Catchpole?” chiese James, rimasto all'appuntamento col prelato della settimana prima.

Oh sì, non te l'avevo detto? Ma non ci convince molto... pensavamo quasi di farlo celebrare alla Tana, così con tutti i Weasley che ci sono, potremo stare più comodi.”

Sì, direi che è meglio. Sono sicuro che Sirius avrebbe offerto Orchard House, ma è più giusto che si svolga alla Tana.” asserì James

E' quello che ho pensato anch'io... poi martedì dovremmo andare a vedere l'ennesima casa. Spero che Ginny ne trovi finalmente una che le va bene! A questo punto per me una vale l'altra!” esclamò Harry, memore delle infinite esperienze con agenti immobiliari sempre più sconcertati di fronte alle aspettative della futura signora Potter.

Dovete darvi una mossa, non manca molto.” constatò James.

Già. Martedì abbiamo in programma tre appuntamenti, spero che una sia quella giusta. E' che quelle che abbiamo visto sino ad ora era tutte più o meno uguali, senza tratti distintivi. Ginny dice che nessuna sapeva di “casa” così come sanno di casa la Tana o casa nostra a Godric's Hollow. Stiamo cercando qualcosa di simile.” raccontò Harry, imbarazzato.

Era piuttosto strano fare quei discorsi col proprio padre.

La troverete, vedrai.- lo incoraggiò- E' sempre difficile trovare quella casa che diventerà “Casa” in tutti i sensi.”

In fondo, manca ancora più di un mese e mezzo. Ce n'è di tempo...”ironizzò Harry

Appunto. Sai quante ancora ne potrete vedere! Considerando che almeno un paio al giorno si visitano, direi che siamo attorno alle novanta.... Cambiando discorso, hai già parlato con Beth?”

Lo farò questa sera.”

James sorrise e gli posò una mano sulla spalla.

Bene, Harry e non aver paura. E' tua sorella. Capirà. E ricorda, noi siamo fieri di te, di voi.” gli disse James, pronunciando quelle parole in modo chiaro, perchè non se ne perdesse una.

Grazie, papà.”

Adesso vai, non farla aspettare. Ci vediamo domani pomeriggio.” James lo salutò e lo guardò Smaterializzarsi a casa.

Sorrise.

Suo figlio era un uomo ormai.


Harry si Smaterializzò e riapparve nel salotto del suo appartamento in zona Docklands.

Tutte le luci erano accese ed ogni porta era spalancata. Sorrise. Beth detestava stare al buio.

Ci saranno mica i ladri?” gridò, cogliendo di soppiatto la sorella che sostava di fronte ad una finestra, con gli occhi rivolti al fiume.

Harry! Sei tornato!” Beth gli saltò al collo

Come va, sorella? Sei qui da tanto?”

Dieci minuti.” rispose

E hai guardato fuori per dieci minuti?”

E' bello il Tamigi di sera. E' tutto illuminato. Non sembra neanche di stare a Londra.” spiegò

E dove ti sembra di essere?” le chiese Harry, posizionandosi di fianco a lei e ammirando i battelli sul fiume e la folla di persone che occupava i marciapiedi, mentre il sole tramontava e le luminarie si accendevano.

A Venezia.”confessò Beth

Venezia?-rise Harry- Come fa a venirti in mente Venezia?”

Non ci sono mai stata... ma me lo immagino un po' così il tramonto sul Canal Grande. Lo so che è stupido, voglio dire... Venezia è antica, è preziosa... qui è tutto nuovo, però ha qualcosa che me lo ricorda. Ti farà ridere, lo so.”Beth scosse la testa, rassegnata.

Harry alzò gli occhi al cielo, divertito.

Sono sempre buffa...” constatò Beth, prima di tornare ad osservare il Tamigi.

Beth c'è.. c'è una cosa che dovrei dirti.” balbettò Harry

Avanti, parla.”

Abbiamo deciso la data del matrimonio.”

Oh.” disse soltanto Beth

Il venti agosto.” Harry pronunciò quelle parole con una calma che non gli apparteneva.

Così presto?” Le parole le uscirono senza che potesse controllarle e Beth, mortificata, si affrettò a correggersi.

No, scusami, Harry... non è in senso negativo...Non volevo.” tartagliò, tormentandosi le mani e fissando il pavimento.

Il fratello le circondò le spalle con un abbraccio.

Va tutto bene, tutto bene, Elisabeth, ok? Va tutto bene.” pronunciò quelle parole come se fossero una litania dolce e confortante.

E' che mi dispiace, Harry, mi dispiace. Dovrei dimostrarti quanto sia felice e, invece, ogni volta che ti vedo sembra sempre il contrario. Mi dispiace davvero Harry. Sono... sono sbagliata. Io sono contenta, davvero. E non sai che piacere è stato ricevere la tua lettera! Vorrei davvero dimostrarti che sono felice!” mormorò Elisabeth, cercando gli occhi del fratello.

Lo so che sei contenta. Lo so. E mi basta questo. Per il resto, ficcati in quella zucca che non me ne vado da nessuna parte. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Noi saremo sempre noi. Ok? E potrai trovarmi ogni volta che mi hai bisogno.” Harry le picchiettò affettuosamente la testa e Beth non potè fare a meno di ridere.

Fidati di me, Harry. Accetterò questa situazione, lo farò. E sarà meraviglioso essere tutti quanti una famiglia. E tu ci sarai.” affermò coraggiosamente Beth, sentendosi un po' sciocca.

Tanti problemi, tante preoccupazioni per tutti solo perchè lei non riusciva ad accettare pienamente che il “suo fratellone” non sarebbe più stato solo suo.

Si sentiva piuttosto infantile, in verità. Sapeva che in famiglia erano tutti preoccupati per lei: sua madre, suo padre, Dan, Hellen, Sirius, Remus, Tonks... Harry. Soprattutto Harry che avrebbe dovuto starsene sereno e senza preoccupazioni, in un momento simile e, invece, a causa sua ne aveva fin troppe.

Ma se lui ci sarebbe sempre stato, si diceva Beth, lei non aveva motivi di preoccuparsi.

Bisognava solo accettare la cosa. Si poteva fare.

Io ci sarò.- le sussurrò Harry, prima di rompere l'atmosfera.- E se Dan ti fa arrabbiare... c'è sempre il mio divano.” scherzò, indicando il divano blu posizionato sotto la finestra.

Beth ringraziò per la battuta, che li aveva tolti entrambi da una situazione un po' complessa e rise.

Solo se mi darai un cuscino degno di quel nome, anziché quel misero quadrettino duro! Le lenzuola ormai le ho ottenute, manca solo il cuscino.”

Ah, sei l'unica persona che si è lamentata di quel divano!” ironizzò il fratello.

E' che tu me l'avevi spacciato per divano letto, mentre invece, questo, è un divano e basta!” protestò Beth, memore della prima sera che aveva trascorso a casa del fratello.

Si aspettava un divano letto, uno di quelli che si aprono e da cui esce la rete col materasso e si era invece ritrovata con un divano e basta.

Senza contare che Harry le aveva mollato in mano due coperte di lana gracchiandole “Buonanotte, Beth.”

Sento qualcuno che si lamentava del mio comodissimo divano...” una voce si levò dall'ingresso.

Siete solo voi che lo trovate ottimo per dormire, Ron!” rimbeccò una decisa voce femminile.

Ron, Hermione!”

Ciao a tutti!” salutò Ron, sorridente

Ehi, come va? Beth, quanto tempo! Come stai?” Hermione corse ad abbracciarla, calorosa come sempre.

Ron, ho grandi novità. Domani io e te siamo in missione!.” disse Harry

In missione? E per far che cosa?” domandò, curioso e perplesso.

Vieni di là che te lo spiego.” Harry trascinò l'amico nella stanza di fianco, lasciando sole Beth ed Hermione.

Vieni Beth, cerchiamo di imbastire qualcosa per cena. Non mi fido molto di Ron e di tuo fratello...”

Fino ad ora, le volte che sono venuta qui, sono sopravvissuta...” osservò Beth, aprendo la credenza.

Sarà, ma io mi fido molto più di me stessa.” le sorrise Hermione

Oh, questo anch'io! Avresti dovuto vedere come trattavano quel povero impasto per la torta di mele l'ultima volta che sono venuta!”rise Beth, scuotendo la testa, mentre Hermione di fianco a lei iniziava a sbattere le uova.






HOGWARTS

Gli scritti dei M.A.G.O. erano andati e venuti, così come i loro risultati.

Quelli di Dan non erano andati bene e ne era consapevole.

Non aveva studiato; non si era minimamente preparato, sempre che per preparazione non si intenda lo sfogliare i libri e gli appunti come in cerca di ispirazione, prima di correre a suonare la chitarra.

Aveva consegnato in bianco il compito di Storia della Magia, Pozioni presentava tre domande non risposte, Trasfigurazione ed Incantesimi avevano diversi buchi, così come Erbologia, Babbanologia e Cura delle Creature Magiche. Paradossalmente quello andato meglio era stato Difesa Contro le Arti Oscure, corretto da quell'insegnante che tutto avrebbe voluto tranne che dargli un voto alto, che, ovviamente, non c'era stato.

Il giorno in cui erano stati esposti i risultati, assieme al calendario degli orali, Dan non era euforico ed eccitato come i suoi compagni. Non era corso a vedere i quadri, non aveva discusso delle valutazioni e delle domande.

Non gliene importava niente, in verità.

Non gli interessavano i M.A.G.O. ed era ancora meno ben disposto nei confronti di quell'eccitazione generale che serpeggiava per i corridoi della scuola.

Era andato a controllare i suoi punteggi solo perchè l'avevano trascinato i compagni; fosse dipeso da lui, sarebbe passato solo nel momento in cui si trovava già su quella strada.

Aveva scoperto che sarebbe stato interrogato il secondo giorno e questo, se da una parte lo terrorizzava perchè era circa un mese che non apriva un libro sul serio, dall'altra era la miglior notizia che gli potessero dare.

L'avrebbe finita in fretta, con quella enorme scocciatura.



Daniel sedeva teso ed impettito di fronte alla Commissione.

Fino a quel momento non era andata molto bene. Ai bassi risultati degli scritti si aggiungeva un colloquio orale non certamente esemplare.

Non era mai stato uno studente modello, quello era palese. Era sempre stato piuttosto confusionario, spesso disattento alle lezioni, dal rendimento altalenante ma tutti quanti avevano sempre pensato che fosse un ragazzo brillante, pieno di capacità in attesa di essere sfruttate.

I suoi voti l'avevano dimostrato: votazioni parecchio alte in quelle materie per cui era portato o a cui era interessato accanto a sufficienze stiracchiate là dove studiava solo per superare gli esami di fine anno.

Gli insegnanti si aspettavano molto da lui certi che, con le sue capacità, potesse davvero arrivare lontano. Alcuni, come la professoressa McGranitt e il professor Vitious lo vedevano già membro della Squadra Magica Speciale, altri come la Burbage di Babbanologia lo vedevano molto bene inserito in un contesto in cui si prevede la collaborazione tra Maghi e Babbani, Hagrid o la Sprite se lo figuravano senza problemi in mezzo alla natura o, perchè no, la visione di un Daniel Black giocatore di Quidditch non scontentava nessuno.

Persino Snape e Lumacorno, che mai erano stati tra gli estimatori di Daniel Black, avevano la certezza che quel ragazzo avesse le capacità per arrivare ovunque volesse.

Era pertanto ovvio che la delusione di fronte alle sue risposte albergasse sui visi degli insegnanti che proprio non sapevano dove andare a parare per alzargli un po' quei miseri voti che sarebbero stati costretti a dargli.

Non capivano cosa gli fosse preso: nell'ultimo periodo era sempre malinconico, solitario e di cattivo umore e tutto questo collimava col ragazzo seduto di fronte a loro.

Lo sguardo spento e l'espressione rassegnata erano quelle di chi appariva del tutto privo di aspirazioni.

Era come se lui fosse lì solo perchè doveva esserci. Come se non gli importasse nulla di tutto il resto.

“Signor Black- esordì la McGranitt, provata come i colleghi dall'ultima imbarazzante scena di mutismo di fronte ad una banale domanda teorica sugli Incantesimi Non Verbali-un'ultima domanda...”

“Dica.”

“Che cosa... che cosa vorresti fare, Daniel, dopo il diploma?”

Se avesse dato una qualche risposta convincente allora, forse, avrebbero potuto chiudere un occhio sugli ultimi mesi e sugli esami, valutando il suo intero percorso. Pochi mesi non avrebbero dovuto pregiudicare la sua carriere futura.

Di fronte a quella domanda Dan si riscosse leggermente, anche se un guizzo di panico gli illuminava gli occhi.

“Vorrei... vorrei” balbettò

“Avanti, Dan, che cosa vorresti fare?” domandò Hagrid, sporgendosi e cercando di invitare il ragazzo a parlare.

“Ci sono un po' di cose che mi piacerebbe fare, ma niente di preciso...Non ho ancora deciso del tutto...” Dan sembrava annaspare. Si sarebbe aspettato qualsiasi domanda, ma non quella.

“E quali sono queste cose, Black?” chiese Snape, intervenendo con la speranza che quello sconclusionato perdigiorno, di fronte a quella voce che tanto detestava, tirasse fuori la sua abbondante dose di sfacciataggine.

Dan scrutò i visi di fronte a lui: che cosa poteva dire?

Non c'erano cose che desiderava fare, a parte suonare e qualcosa gli diceva che quella non sarebbe stata la risposta che volevano sentirsi dare.

Doveva inventarsi qualcosa e in fretta anche.

A quel punto provò la carta dello stupore. C'era una cosa che, sicuramente, avrebbe fatto effetto.

Faceva effetto ogni volta che qualcuno osava dirlo. Era l'ideale per cavarsi da un impiccio come quello.

Avrebbe risollevato i voti dei suoi M.A.G.O., ormai definiti in una sfilza di Accettabile. Sarebbero diventati una fila di Oltre Ogni Previsione e di Eccezionale: del resto, lo sapevano tutti che per quel lavoro prendevano solo i migliori.

In quell'ora si era sentito mancare il terreno sotto i piedi. Si era reso veramente conto di star buttando via tutto. Stava deludendo troppe persone e, all'improvviso, era arrivata la soluzione.

Avrebbe sistemato tutto.

“Bè- cominciò, scompigliandosi i capelli- se non riesco nella prima opzione, tenterò col Quiddicth, comunque, vorrei diventare un Indicibile.”

Come previsto la pronuncia di quella parola aveva lasciato tutti senza fiato.

Indicibile all'Ufficio Misteri: una professione difficile, una carriera non semplice.

Il primo a parlare fu Hagrid che, sporgendosi da dietro il tavolo, per poco non distruggeva tutto.

“Indicibile, eh Dan! Per Merlino, questa sì che è una notizia! Chissà la mamma e il papà, come sono orgogliosi!”

L'espressione che gli rivolse in quel momento la McGranitt sembrava decisamente più dolce:

“Indicibile, signor Black? Non sarà semplice, però credo che lei potrebbe farcela... certo, i suoi esami non sono andati benissimo...”

“Mi dispiace... è che è stato un periodo un po' così. Capirei se non mi deste i voti che servirebbero.” azzardò Dan, utilizzando la sua ampia dose di faccia tosta.

“Di' pure che non sono nemmeno lontanamente sufficienti, i tuoi esami, Black.” grugnì Snape.

“Suvvia, Severus, sono certo che qualcosa si può ancora fare. Non è vero?” il professor Vitious si rivolse ai colleghi, in cerca di approvazione e si compiacque nel vedere cenni d'assenso provenienti da tutti quanti.

“Bene, signor Black. Il colloquio è finito. Discuteremo la situazione.” la McGranitt lo invitò ad uscire e Dan non se lo fece ripetere due volte.

Salutò tutti con un educato sorriso ed una stretta di mano e spalancò la porta.

Avrebbe potuto starsene in pace.

Sarebbe tornato in camera sua, avrebbe sbarrato la porta (tanto i suoi compagni sarebbero stati impegnati in un furioso ripasso in Biblioteca oppure si sarebbero goduti la giornata di sole nel parco, se erano già stati interrogati) e si sarebbe seduto sul letto con la sua chitarra.

Magari avrebbe anche potuto scrivere a Lucas e Thomas per sapere come andavano i preparativi della festa che stavano organizzando ad Orchard House.

Decisamente più rilassato per la piega che aveva preso la giornata dopo quel suo ultimo colpo di genio, si ritrovò in corridoio.

“Dan! Come è andata?” Eloise, la sua ex-ragazza, sedeva su una panca con in mano il libro di Storia della Magia.

Dan aveva completamente dimenticato che anche lei sarebbe stata interrogata quel giorno: dopotutto di cognome faceva Boosworth, era altamente probabile che fossero uno dopo l'altro.

“Oh, Eloise! Diciamo che è... andata.”

“Sono sicura che è andata benissimo, Dan. Non sto nemmeno a chiederti che domande ti hanno fatto perchè tanto non te le ricorderesti...” sorrise.

“Già... io sono sempre io!” esclamò Dan

“Accidenti, tra poco tocca a me! Sarà un disastro! Quanto ci mettono a decidere la tua sorte! Che si muovano, altrimenti collasso qui!” esclamò, saltellando.

“Tranquilla... non è niente di trascendentale!”

“Sarà... comunque mi ha fatto piacere vederti, Dan. Era da tanto che non ci fermavamo un po' a parlare.” confessò Eloise, mettendo da parte gli esami.

“Se escludi le lezioni e gli allenamenti di Quidditch, direi che è da quel pomeriggio al campo...”confermò Dan

“Sì. Da quel pomeriggio... come stai, Dan, va un po' meglio? Ti sei accorto che avevi già tutto quello che ti mancava?”chiese, sperando di non toccare tasti troppo dolenti.

“Forse sì... o forse no. E tu, Eloise, che farai dopo?” le rispose Dan, cercando di eludere la domanda.

“Sei sempre criptico, Daniel.- Eloise si era avvicinata-Ti prego di non fare sciocchezze e di aprire gli occhi.”

“E' più complicato del previsto. Ci sono troppe cose a rischio e non posso mettere tutto in gioco per... per il nulla. Potrebbe finire male e, in quel caso, rovinerei troppe persone.”

Erano complicate le due cose che Dan più desiderava.

“Sta solo aspettando te.” ripetè Eloise

“Si merita di meglio. Ed è complicato.”replicò Dan.

Era troppo complicato. Tutto era complicato. La musica e, naturalmente, Beth.

Quando di mezzo c'era Eloise, era molto più semplice dirlo ad alta voce.

Ammetterlo a se stessi. Era forse la prima volta che lo ammetteva.

“E' complicato perchè lo rendi complicato tu, Dan.”

“Uff... non farmi prediche, per favore, 'Lise. Dimmi di te, che farai?” Dan sviò il discorso.

“Partirò per la Francia.”

Dan sgranò gli occhi: che ci andava a fare Eloise in Francia?

“La Francia? E'... lontana, la Francia...”

“C'è un'ottima Scuola per Pozionisti a Nimes. Ho fatto domanda e mi hanno preso. Ho le idee chiare, al contrario di te.” spiegò

Dan si grattò la testa.

“Tutti hanno le idee più chiare di me. Non è difficile.- ammise-Ma... se vai in Francia non ci vedremo più...”

“A quanto pare, ma forse è meglio così, Dan, non trovi?” le costava dire quelle parole, però, forse, non vederlo più avrebbe fatto bene.

“Mi dispiace così tanto, Eloise. Davvero. Non so come scusarmi. Mi sono comportato male con te...”

“Passerà. Passa tutto. E' sempre così.” distese le labbra in un sorriso amaro.

“Sì. Passa sempre tutto. Passerà anche a me.” sussurrò Dan.

“Signorina Boosworth, tocca a lei.” la professoressa Sprite era sbucata fuori dall'aula per invitare Eloise ad entrare.

“Allora vado. Buona fortuna, Dan. Spero che si realizzi tutto quello che desideri.” posò un lieve bacio sulla guancia ruvida di Dan, che rimase lì impalato a guardarla andarsene.

“Anche a te.” disse in un soffio.

Eloise era una ragazza splendida e non meritava di aver avuto a che fare con uno come lui.

Anche lei meritava di meglio.

Fortunatamente per lei, aveva trovato la sua strada, lontano da lui.

E anche a lui sarebbe passata.

Doveva passare. In ogni modo.

Ma mai come in quei dieci giorni il castello gli era sembrato così vuoto. Non mancavano solo i suoi amici. Mancava lei.

Se qualcuno gli avesse chiesto quando si era reso conto di essere innamorato, avrebbe senza dubbio risposto durante i M.A.G.O., quando, per la prima volta, le era stato lontano per dieci giorni.

Ma sarebbe passata. Doveva passare.

Attraversò il castello e rientrò nella Sala Comune, evitò le richieste dei compagni, che stentavano a riconoscere in quel ragazzo burbero e solitario Daniel Black, l'anima di ogni festa, il Capitano di Grifondoro, la mente di mille trovate.

Salì in camera e si buttò sul letto, rialzandosi dopo essersi ricordato di dover scrivere a casa.

Cercò un pergamena in un cassetto e, a gambe incrociate, iniziò a scrivere.

Cari mamma e papà,

ho appena finito l'orale che è andato...

Com'era andato? Uno schifo. Ecco come era andato.

Si era risollevato solo grazie ad una bugia.

Sbruffò. Forse non era stata una grande idea, ma, a quel punto, conveniva andare avanti e portarla sino in fondo.

E' andato tutto bene. Ho risposto alle domande e credo di aver fatto una bella figura.

Non vedo l'ora di tornare a casa. Aspetto domenica con ansia: l'idea che manchino ancora quattro giorni mi demoralizza un po', in ogni caso, ancora poco ed è tutto finito.

A proposito, vi ricordo che la festa sarà lunedì sera. Avete trovato dove andare?

Zio James e zia Lily vi ospitano per la notte? O preferite zio Remus e Tonks?

Sicuri che un viaggetto romantico non sia la soluzione migliore? L'Inghilterra è sempre così grigia... mamma, avevi detto che ti sarebbe piaciuto tornare a Parigi... potreste partire che so... lunedì e tornare... venerdì?

Lucas e Thomas potrebbero dormire da noi, così non sto da solo e siete tranquilli e, per ogni evenienza, zio James, zia Lily, zio Remus e Tonks ci sono. Vi va come idea?

Aspetto vostre notizie presto.

A domenica.

Dan

La ripiegò e, di cattivo umore, si diresse in guferia a prendere Ferdinand, il suo allocco bruno.

Ripensandoci, non si sentiva più sollevato come quando era uscito dall'esame.

Aveva mentito.

Stava deludendo tutti.








Chiedo ufficialmente scusa per l'increscioso ritardo. Spero di poter essere più costante, ma purtroppo non posso dare certezze.

Ancora una volta vi ringrazio tutti quanti e poi rispondo alle recensioni.

PrincessMarauders:grazie a tutte e tre! Diciamo che il triangolo Anne-Lucas-Mary occuperà parecchio tempo e parecchio spazio. Non saranno momenti splendidi per la povera Anne (sebbene il suo senso dell'umorismo la aiuterà) e nemmeno per i poveri Thomas e Beth che li dovranno sopportare tutti e due. Come vedi la questione Daniel Black è ancora molto aperta... e lo resterà sino a quando Dan non recupererà il pezzo di sé che ha perso.

Cinderella87: dicevi che Dan avrebbe passato gli esami con ottimi voti, eh? Bè, in un certo senso è così, peccato che non sia tutto merito suo... Anne-Mary-Lucas è una storiella alquanto graziosa e non proprio simpatica che occuperà ancora parecchio spazio, con gran dispiacere del povero Thomas, costretto a far da baby-sitter a tutti quanti.

Povero Ron, un po' di fiducia se la merita, no?

Thaleron: come puoi notare lo stare da solo a Dan non fa per niente bene... la situazione coppie è ben lontana dal risolversi, troppe cose devono ancora accadere! Grazie a te e a tua sorella!

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Capitolo 12
*** Castelli di Fantasia ***


Castelli di Fantasia





La settimana era trascorsa in fretta tra improvvisate partite di Quidditch, ultime passeggiate nel parco e feste d'addio.

I ragazzi del settimo anno avevano riempito i loro bauli per l'ultima volta e quella domenica si apprestavano a varcare la soglia della Sala Grande abbigliati della loro toga nera per l'ultima volta.

Marciavano ordinati, sotto al vessillo della loro Casa e persino il volto di Daniel Black trasudava agitazione.

Camminando, Dan, incontrò gli sguardi della sua famiglia. Erano venuti tutti; tutti quanti erano lì per lui: i suoi genitori, James e Lily con Harry e Beth, Remus e Tonks, la quale teneva fermo un esagitato Ted, Lucas, Anne e Thomas.

Si meritava davvero tutte quelle attenzioni?

Mai e poi mai avrebbe creduto di essere emozionato, quando sarebbe toccato a lui vivere quella solenne cerimonia che si ripeteva identica a se stessa dai tempi dei fondatori.

Stava percorrendo lo stesso corridoio che i suoi genitori avevano percorso prima di lui, ritirando la pergamena nel medesimo modo in cui l'avevano ritirata i suoi nonni e i nonni dei suoi nonni prima di loro.

Era, insomma, impegnato, in quella che fino al giorno prima definiva, senza troppe esitazioni, un'emerita baggianata.

La peggior baggianata a cui sarebbe stato costretto a partecipare in tutta la vita, per la precisione.

Se gli esami erano una colossale scocciatura, la consegna dei diplomi era solo una grande perdita di tempo, a cui tutti quanti erano costretti a presenziare abbigliati nel miglior modo possibile.

Eppure, quella mattina, quando aveva indossato la sua toga, quando si era allacciato il cravattino, quando aveva incontrato i suoi compagni e quando tutti insieme erano scesi in Sala Grande qualcosa nello stomaco di Daniel Black si era mosso.

Sentiva una strana eccitazione percorrerlo lungo tutto il corpo che gli rendeva impossibile stare fermo.

Dan, smettila di far ballare quella gamba: mi da' sui nervi!” lo rimproverò Julia Stanfield, una sua compagna con la quale aveva condiviso sette anni di odio cordiale e manifesto.

Sbuffò.

Come potevano essere tutti così tranquilli? Come potevano essere tutti così ansiosi di fare buona impressione mentre si alzavano a ritirare quella malefica pergamena? Era solo perchè se la erano sudata ed era costate ore di impegnativo studio?

Sbuffò di nuovo, ricevendo la gomitata del vicino.

Silente si apprestava a parlare e, quando il Preside parlava, era d'obbligo il silenzio.

A Dan venne voglia di urlare, altro che silenzio.

Gli veniva voglia di urlare che erano tutti una massa di idioti e che non avevano idea di quello che stavano abbandonando.

Benvenuti e bentornati a tutti quanti voi.” esordì Silente, con quel suo solito tono conciliante e con quella sua solita espressione serena, atteggiamenti che, a Dan, diedero terribilmente sui nervi, quella volta.

Stava per fare il suo solito discorso: lo stesso identico discorso che, parola più, parola meno, si trascinava identico nei secoli.

Non era difficile prevedere quali sarebbero state le sue parole, quali i suoi scontati buoni consigli sul futuro che mai erano parsi così insopportabili a Daniel, diminuendo la sua pazienza e accrescendogli la voglia di urlare.

Siamo qui, un'altra volta- proseguì solenne- per consegnare il meritato diploma a questi giovani che mi stanno innanzi. Come al solito in queste occasioni sono chiamato a pronunciare un discorso che, ahimè, suona sempre retorico e già visto. Mi scuso pertanto con chi di voi sentirà per l'ennesima volta queste parole, però, se può servire a mia difesa, ricordate che ormai sono vecchio e, come tale, trovo che faccia purtroppo parte di questa fase della vita dispensare consigli, sebbene sappia già in partenza che non riceveranno una buona accoglienza.”

Il sorriso di Silente si soffermò su alcuni visi a lui noti, soffermandosi anche su quello di Daniel che, per tutta risposta, alzò gli occhi al cielo, cosa che divertì immensamente il Preside.

Ad ogni modo, non posso esimermi dal darveli: credo che si tratti di una sorta di deformazione professionale o, forse, dal fatto che invecchiando sto diventando davvero un vecchio rimbambito, come amate definirmi voi, e non a torto oserei dire, nelle vostre conversazioni private.

Comunque mi consideriate, mi preme ricordarvi una cosa: la giornata di oggi non è una fine, ragazzi miei, ma è solo l'inizio.

Certo, fate bene ad essere felici e soddisfatti di aver terminato gli studi, ansiosi come siete di proseguire per la vostra strada, ma sappiate che è proprio da oggi che comincia un nuovo e più impegnativo viaggio. Le battaglie che affronterete d'ora in avanti saranno ben più impegnative di uno degli assurdi temi del professor Snape, non me ne volere Severus.” aggiunse, di fronte al sorriso tirato che comparve sul volto del professore.

Dan sbuffò nuovamente: finalmente qualcuno si ricordava di dire che finire Hogwarts non significava solo libertà, dato che pareva che i suoi compagni non avessero ancora recepito il messaggio.

Tuttavia- precisò Silente richiamando al silenzio il brusio di sottofondo- lasciare Hogwarts, diplomarsi e cercare di capire chi si è e chi si vorrebbe essere, non è la tragedia che sembra che vi abbia profetizzato. Anzi, è qualcosa che potremmo semplicemente chiamare vita. State per iniziare a vivere davvero. So che per qualcuno di voi abbandonare Hogwarts è doloroso , ma ricordatevi che è normale sentirsi confusi a diciotto anni. Se guardate attentamente dentro voi, scoprirete che sì, l'idea di non poter più vedere le labbra della professoressa McGranitt assottigliarsi mentre, carica di disappunto, pronuncia il vostro nome con l'intenzione di assegnarvi una punizione che ricorderete per il resto dei vostri giorni vi atterrisce, ma che, allo stesso tempo, i confini di Hogwarts stanno diventando troppo stretti e che voi volete sperimentare altro.

Pensateci, guardate dentro voi stessi e vi accorgerete che ho ragione.” il Preside sorrise e Dan, innervosito, si sentì chiamato in causa.

Possibile che Silente sapesse sempre tutto, che non gli sfuggisse mai niente?

Quindi, in conclusione, per fare un riassunto di tutto quanto, quello che vorrei dirvi oggi è di ricordarvi di vivere. Credo di aver anche parlato più del previsto, quindi, ora, lascerei la parola alla professoressa McGranitt, che vi chiamerà in ordine alfabetico per consegnarvi il diploma.”

Silente si sedette e, chiamati dalla Vicepreside, gli studenti iniziarono ad alzarsi per ricevere la tanto sudata pergamena tra gli applausi.

Dan non aveva molto da attendere, essendo tra i primi dell'elenco.

Daniel Black!” chiamò la McGranitt

Dan si alzò. Stava per ritirare quel foglio che avrebbe messo fine a troppe belle cose.

Contrariamente alle sue previsioni, quel groppone allo stomaco si strinse ancora di più mentre camminava per raggiungere gli insegnanti.

Stava finendo tutto, tutto quanto; e allo stesso tempo stava per iniziare qualcosa di nuovo.

Salì i tre scalini in un balzo e ritirò in un attimo la pergamena che la professoressa gli porse, senza far caso allo sguardo commosso che la donna nascondeva dietro alle spesse lenti degli occhiali.

Daniel Black, quel terremoto che le aveva reso gli ultimi sette anni un inferno, si stava diplomando.

Dan sorrise: gli sarebbe mancata terribilmente la Mc con le sue sfuriate.

Passò davanti a Silente, porgendogli la mano ed incontrando quei vivaci occhi azzurri che non mancavano mai di metterlo a disagio.

In bocca al lupo Daniel Black.- sussurrò il Preside- Ho la sensazione che sentiremo parlare molto di te.”

Dan si limitò a sorridere, imbarazzato: era sempre stato troppo strano essere al cospetto di Silente da studente, quando quello era lo stesso vecchietto arzillo a cui, da bambino, tirava forte la barba.

Si voltò e prima di scendere fece in tempo a vedere la sua famiglia e i suoi amici battere forte le mani. Ancora pochi minuti e avrebbe dovuto affrontarli tutti quanti.

Non era sicuro di essere preparato per quel momento.

Tornò al suo posto e vide i suoi compagni alzarsi e compiere i medesimi gesti compiuti da lui qualche mese prima.

Ehi, Dan, che stai facendo? Non apri per vedere i voti?” gli chiese Mark Moran, seduto, ovviamente, di fianco a lui.

Tanto so che mi avranno dato tutte E.” replicò con un ghigno. Mark non era mai stato troppo sveglio: un gran bravo ragazzo, ma non proprio colmo di acume.

Thomas, al suo posto, avrebbe senz'altro capito che era troppo disilluso per voler controllare i voti.

La cerimonia terminò quando anche Conrad Zagers di Corvonero ritirò il suo diploma.

Dan dispensò saluti a tutti i compagni, prima di dirigersi verso l'inevitabile incontro con i suoi genitori.

Daniel! Siamo qui!” strillò sua madre, con il suo solito tono a dieci decibel oltre la soglia del consentito.

Come se non la si potesse vedere, pensò Dan.

Non era difficile da notare, Hellen.

Oh Dan! Allora, come ti senti?” lo abbracciò forte, Hellen, continuando a sorridere orgogliosa.

Ehi, Dan! Ce l'hai fatta!”lo festeggiò Sirius, anch'egli elegante per l'occasione. Dopotutto, non capitava tutti i giorni che il proprio figlio si diplomasse.

A quanto pare...” ammiccò il diretto interessato, cercando di scansarsi.

Vide che i suoi amici se ne stavano tutti in disparte: perchè Lucas non arriva a a salvarlo dall'impaccio? Thomas avrebbe dovuto capire che non era in vena di colloqui famigliari.

Allora, ci fai vedere i tuoi voti o te li tieni tutti per te?” chiese Hellen, cercando di afferrare la pergamena che Dan teneva stretta in mano.

Come vuoi, mamma.” rispose, senza troppo entusiasmo e fuggendo da James, lasciando i suoi genitori da soli a commentare i suoi voti.

Santo Boccino Dan, ancora mi ricordo quando io e tuo padre scommettevamo sulla tua espulsione! Complimenti, Paddy Junior!” rise James stringendo la mano al suo figlioccio che scoppiò a ridere assieme a lui.

Non dargli retta, Dan. Abbiamo sempre creduto in te.” Lily zittì il marito e stritolò Dan in un abbraccio.

Era sempre stata così, zia Lily. Ed era così semplice essere se stessi in compagnia sua e di James.

Grazie zia. Sapevo che mi hai sempre difeso!” rispose Dan, baciandola.

Daniel! Daniel! Vieni qui! C'è Ted che vuole darti una cosa!” Tonks arrivò con il piccolo Ted che teneva in mano un disegno.

Dan si abbassò fino all'altezza di Ted.

Ecco, tieni Dan. Spero che ti piace. Mi ha aiutato Vic, io non le so disegnare le chitlare.” proruppe, pensieroso il bimbo, che quel giorno sfoggiava la sua consueta chioma azzurra.

Si dice chitarre, ma sono certo che sarà bellissimo lo stesso. Grazie Teddy!” Dan scompigliò i capelli di Ted che attendeva impaziente il giudizio.

Dan prese il foglio: una sagoma coi capelli neri, che doveva essere probabilmente lui stesso, campeggiava al centro con in mano una chitarra, contributo della piccola Victoire.

In alto a destra, con una grafia imprecisa e contorta, c'era scritto:

A Dan da Teddy. Auguri.

Ehi, ma sai già scrivere? Io alla tua età non ero capace, sai?”

Per forza, quando tentavo di insegnarti arrivavano sempre tuo padre e James in tenuta da Quidditch!” esclamò Remus, cogliendo di sorpresa il ragazzo.

Zio Remus!” lo salutò, sorpreso, Dan.

Dan, complimenti! Ho appeno visto i tuoi voti!” Remus posò una mano sulla spalla di Dan con espressione orgogliosa.

Dan si limitò ad un sorriso di circostanza, non sapendo bene cosa dire. Da quanto aveva detto Remus, pareva che i suoi voti fossero abbastanza alti...

Dan!” gridò Beth, correndogli incontro.

Ho appena visto i tuoi voti con tua madre, sei stato bravissimo! Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!”

Elisabeth era la rappresentazione della felicità, in quel momento.

Dan, accidenti, se per farti prendere dei voti decenti era sufficiente starti addosso, ci avremmo pensato prima!” esclamò Harry, complimentandosi.

Harry a ragione! Per tutti i bolidi, Dan, tutti Eccezionale ed Oltre Ogni Previsione! Persino un M.A.G.O. in Storia della Magia!” Sirius continuava a sorridere, incredulo.

Perchè, avevi forse dubbi, Sirius? Hai visto, Dan? Hai visto cosa puoi fare quando ti impegni?” Hellen era radiosa e continuava a carezzare la guancia affilata del suo ragazzo.

Oh mamma, non iniziare con tutte queste moine!” Dan si scansò, sempre più a disagio.

Tutti lo credevano un genio.

E va bene, e va bene! Sei grande ora, lo so, lo so! E scusami se voglio complimentarmi con te!” gli rispose Hellen, non riuscendo a smettere di sorridere.

Avremo tutto il tempo di festeggiarti a casa, Dan.- intervenne Sirius, circondando le spalle della moglie-Ora va' pure dai tuoi amici.”

Thomas, Lucas ed Anne, che fino a quel momento erano rimasti defilati, presero a farsi avanti, salutando prima i Black, i Potter e i Lupin.

Ehi, Dan! Così non va! Stai diventando uno schifoso sotutto!” fu il saluto di Lucas

Oh! E sta zitto, Luke!” Dan gli tirò un amichevole pacca sulla schiena.

Devo ufficialmente dire che mi hai stupito, Dan.” commentò Thomas.

Già:- aggiunse Anne, che quel giorno sfoggiava uno strano vestito color prugna, per il quale Lucas non aveva smesso un momento di prenderla in giro- sei stato bravissimo! Mi dispiace di non aver assistito al tuo orale, sai? Volevo vedere a che livello di arrampicamento sugli specchi saresti arrivato...”

Dan sorrise leggermente: Anne non stava sbagliando, sugli specchi ci si era arrampicato davvero, peccato che non con l'esito e con l'intenzione che supponeva lei.

Eh... lo so... In fondo, l'ho sempre detto che un giorno vi stupirò tutti!” commentò Dan

Noi abbiamo sempre creduto in te, Dan.” preciso Beth, in piedi accanto a lui.

Ehi, baldi giovani!” Sirius si avvicinò rapito al gruppo, seguito da sua moglie.

Che c'è, pa': è già ora di andare?” chiese Dan

No, figurati, è che volevamo dirvi qualcosa a proposito della festa.”rispose Hellen.

Le prometto che baderò io che non si facciano male e che non distruggano la casa, signora Black!” giurò Lucas, col tono più serio che riuscì a simulare.

Oh- rise Hellen- non ho dubbi, Lucas, non ho dubbi! Anche se mi fido molto di più di Thomas e delle ragazze, senza offesa, eh.”

Nessun problema, signora, è un piacere ed un onore essere utile.” Lucas scimmiottò una voce adulante, facendo ridere tutti quanti.

Lascia in pace mia madre, Luke. Ti ricordo che è impegnata!” Dan tirò una gomitata nelle costole del suo migliore amico, permettendo così ai genitori di dare le ultime raccomandazioni.

Oh, Thomas, Lucas- disse infine Hellen, apprensiva- mi sembra ovvio che voi due possiate fermarvi ad Orchard House fino a venerdì, così da non lasciare Dan da solo. Per ogni necessità ci sono Lily e James.”

Grazie mille, signora, sicura che non sia un problema?” chiese Thomas, sempre molto educato.

Sì che sarebbe un problema.-replicò Sirius, scherzando- però tra l'immagine di Dan in coma etilico senza nessuno che lo soccorra e quella di Orchard House che salta in aria ma con Dan sano e salvo preferiamo nettamente la seconda. Certo, non si può dire che sia uno scambio equo.”

Non hai considerato l'ipotesi che potremmo essere tutti e tre in coma etilico?” ammiccò Dan

Dubito: c'è qualcuno che non ve lo impedirebbe.” disse Hellen, indicando Beth ed Anne.

Ed ora avanti, andate a farvi un giro! Sono le tue ultime ore ad Hogwarts, Dan, goditele.” suggerì Sirius, spintonandolo via.

Già, sono le ultime ore.” sospirò Dan.

Sarai senz'altro orgoglioso di Dan, eh Sirius? Ci ha detto che vuole diventare Indicibile!Te pensa, Indicibile! Mi sembra ieri che lo andavo a cercare nella Foresta!” gracchiò forte Hagrid, arrivato in quel momento.

Sirius ed Hellen lo guardarono attoniti: Dan, il loro Dan Indicibile?

Hagrid... sei... sei sicuro di aver capito bene? Che noi sappiamo, Dan non ha mai manifestato il desiderio di diventare Indicibile.” disse Hellen

Oh certo, certo! Ce l'ha detto all'orale! Eccolo. E' là con James, chiediamoglielo!”

Hagrid, sarebbe bello se fosse vero, però insomma, mio figlio è quello che organizzava delle regate illegali, è sempre lui... Non credo che voglia diventare Indicibile, certo sarebbe molto bello, però mi suona strano.”

Oh Sirius, te lo assicuro! Anche io sono rimasto stupito. Dan! Dan! Vieni qui!”

Dan lasciò gli amici, chiedendosi cosa mai Hagrid poteva volere.

Hagrid, sono qui, a dieci passi da te! Non c'è bisogno di urlare!”

Ecco, ora che sei qua, dicci ai tuoi genitori che vuoi diventare Indicibile! Non lo sapevano mica! Cos'è, avevi forse paura di dirglielo?”

Dan sbiancò: tutto si aspettava meno che quello. Era convinto che la farsa sarebbe iniziata e finita con gli esami, mai avrebbe pensato di dover dire ai suoi genitori di voler fare l'Indicibile.

Eh... bè, era solo un'idea, non è che ho proprio deciso...” balbettò.

Ma ti piacerebbe?” chiese immediatamente Sirius, con uno strana brillio negli occhi.

Bè... sì. Diciamo di sì.” Azzardò Dan: con Hagrid lì davanti era costretto a dirlo.

Ve l'avevo detto!” sorrise Hagrid, tra le lacrime di commozione.

Devo quindi dedurre che il mio scapestrato figlio ha messo la testa a posto?” domandò Hellen, raggiante.

Dan si grattò la testa, in preda al panico.

Domani parlerò con David Stephenson e gli chiederò quando saranno i primi colloqui per il corso.” disse Sirius.

Che dire, grazie papà...” balbettò.

Dan, c'è qualcosa che non va?” chiese immediatamente Hellen, con tono nettamente più dolce.

Dan abbassò gli occhi: sua madre era sempre stata una buona osservatrice; avrebbe scoperto in fretta che c'era qualcosa che non andava e lui non era ancora pronto.

Doveva assolutamente organizzare qualcosa che gli permettesse di gestire la situazione.

Alzò la testa a provò a simulare un'espressione allegra.

No, mamma, va tutto bene... stavo pensando. Piuttosto, posso tornare dagli altri?”

Sì, certo vai, Dan. Ti veniamo a chiamare noi quando è ora di andare.”

Nel frattempo anche Hagrid si era allontanato, cercando altre conoscenze da salutare.

Sirius, credo che ci sia qualcosa che non va.”

Sciocchezze, Hel, Dan è solo stranito dall'idea di lasciare Hogwarts per sempre.”

Sarà.” annuì la moglie, ancora perplessa.

Vieni, andiamo dagli altri: James e Remus sono alle prese con la cara Minnie. Non mi posso certo perdere una conversazione con lei.”

Sirius la trascinò via ed Hellen tentò di convincersi che lui aveva ragione, che non c'era niente di cui preoccuparsi e che Dan era solo agitato per le emozioni della giornata.




Daniel raggiunse i suoi amici, che lo stavano aspettando per un giro del parco.

Ma che due Bolidi, Lucas! Perchè hai invitato anche quell'idiota di Matthew Bell? Non lo sopporto, lo detesto nel profondo e non ho intenzione di condividere il mio spazio vitale con lui!”

Anne si stava lamentando da cinque minuti abbondanti degli invitati alla festa che Dan e Lucas avevano organizzato.

Aveva preteso di sapere in anteprima i nomi dei partecipanti (“Perchè, in fondo, è anche grazie a me che la casa sarà presentabile alla mamma di Dan dopo la festa. E comunque io faccio parte del backstage.”) ed era intenta nell'esporre il suo disappunto per ogni nome che non combaciasse con le sue simpatie.

Il fatto che si fosse rassegnata alla presenza di Mary Myers non faceva sì che dovesse esserlo anche nei confronti di altri.

Ma se è un anno che non lo vedi! Che ti costa reggerlo per una serata? E poi scusa, che festa sarebbe senza Matthew Bell?” rispose Lucas, la cui scarsa pazienza stava già terminando da un pezzo.

Bè, preferivo continuare a non vederlo!” replicò Anne, imbronciata.

Anne, scusa se mi metto in mezzo- intervenne, cauto, Thomas, nella speranza di evitare l'ennesima discussione- ma, in fondo, si tratta di poche ore e poi la casa è grande, non sei costretta a parlarci...”

Se prova a rivolgermi la parola giuro che lo affatturo!” ringhiò Anne

Anne...” provò Beth, la quale, poco interessata alla festa ed ai suoi invitati, aveva garantito la sua presenza solo per via degli amici.

Beth, lo sai che non lo reggo!” esclamò Anne, meravigliata che anche Beth volesse provare a farla convivere con Bell.

Anne, ti conviene iniziare col miele a colazione: se non ti addolcisci un po' non troverai mai un ragazzo!” sentenziò Lucas.

Ah ah ah, molto, molto divertente, Franchester. E comunque, chi ti dice che io voglia un ragazzo?” rimbeccò, decisa.

Lucas sapeva perfettamente che certi argomenti non andavano toccati.

Thomas alzò gli occhi al cielo, Beth si augurò che non riprendessero a discutere e Dan scoppiò a ridere forte.

Lucas, invece, approfittando dello sbigottimento suscitato dalla risata di Dan, circondò le spalle di Anne, infilò la testa in quella caterva di ricci troppo folti e le sussurrò all'orecchio:

Sei terribilmente permalosa, sei acida e bisbetica ma, in fondo, molto in fondo, ti voglio bene, lo sai, sì?”

E tu sei noioso, snervante e sembra che ti diverta a farmi arrabbiare, ma comunque vai bene così.” gli sorrise Anne.

E comunque io Matthew Bell l'ho invitato, ormai. Anzi, mi ha detto che non vede l'ora di rivederti: è curioso di sapere se sei ancora così scontrosa.” ridacchiò, malizioso.

Di' al tuo amico Matthew che è ora che impari a farsi i Bolidi suoi, allora.” disse, acida Anne.

Riferirò il messaggio.” promise Lucas, divertito.

Ti odio Lucas.”sentenziò

Io no.” le rispose, con un ghigno.

Si diressero nel parco e si sedettero in riva al Lago, persi in conversazioni sul tutto e sul niente.

Anne seduta di fianco a Lucas, che le tirava i capelli, Thomas a far da pacere, Dan e Beth uno accanto all'altra.

Elisabeth continuava a guardarlo di sottecchi, per poi distogliere lo sguardo quando lui se ne accorgeva.

Era stranamente taciturno; aveva un' espressione pensierosa e non aveva ancora parlato dei suoi programmi per l'estate.

Anzi, le parole che le aveva rivolto erano state tutte quante incentrate su di lei. Voleva sincerarsi che stesse bene, che avesse sistemato le cose con Harry.

Beth non sapeva proprio che cosa pensare. Poteva supporre che anche Thomas si fosse accorto di qualcosa, dato che anche i suoi occhi cercavano il volto di Dan, di tanto in tanto.

Oh accidenti! E' tardissimo! Devo andare! Dovevo già essere da mia zia a quest'ora!” strillò Anne, scrollandosi l'erba di dosso e tentando di darsi una sistemata ai riccioli.

Sempre puntuale, eh?” ridacchiò Thomas.

Allora te ne vai, Anne?” chiese Dan

Sì, sono già in ritardo. Comunque ci vediamo martedì sera, no?”

Ovvio! Ti aspetto alle... diciamo... cinque?”

Sicuri di riuscire a sopravvivere senza di me fino alle cinque?” rise, guardando Lucas, che aveva in programma di trasferirsi ad Orchard House non appena i Black avessero varcato la soglia di casa.

Stiamo benissimo, senza di te!” esclamò Lucas.

Tranquilla, io sono ad Orchard House dall'ora di pranzo.” intervenne Beth

Ok, allora Thomas passi da me verso le cinque così andiamo insieme?”domandò, dal momento che abitavano abbastanza vicini.

O meglio, non è che fossero proprio vicini, ma, dal momento che nell'ottica di Anne lo erano, Thomas era sempre costretto a passare da lei ogni qual volta uscissero tutti insieme.

Come al solito. Per caso il tuo numeroso parentame ha intenzione di trasferirsi da te? Sai, così mi preparo i cartelli con le risposte alle domande. ” Thomas si riferiva ai tanti zii e cugini di Anne i quali parevano non avere una casa loro, dato che ogni volta che capitava in casa Norris ne compariva uno diverso.

Anne ci pensò un po' su: “No, credo di no: la zio Dafni è stato da noi ieri con la zia Cloe, mio cugino Tristano con sua moglie è venuto in settimana, oggi devo andare da zia Penelope...”

La migliore resta sempre zia Amalia, l'hai conosciuta Thomas?” sussurrò Lucas all'orecchio dell'amico, che, immediatamente, scoppiò a ridere.

Tutti quanti avevano avuto delle esperienze alquanto esilaranti e surreali, in compagnia dei parenti di Anne.

Uff, quanto siete noiosi! Non è mica colpa mia se ogni giorno c'è qualcuno!”sbruffò, facendoli scoppiare tutti a ridere.

Comunque adesso devo andare davvero. Beth, mi accompagni ad Hogsmeade?”

Elisabeth controllò l'ora: non era più prestissimo, però per andare e tornare da Hogsmeade non ci avrebbe messo molto; aveva voglia di scambiare qualche parola con Anne in privato e, comunque, i suoi genitori non l'avrebbero certo abbandonata lì e poi c'era Dan che avrebbe potuto avvertirli.

Sì, certo. Andiamo.” rispose, avviandosi con Anne verso i cancelli.

Sono contenta.” disse Anne all'improvviso.

Sì- proseguì, in risposta al muto interrogativo lanciatole dall'amica- Oggi è stata una bella giornata. Siamo stati tutti insieme e mi sono divertita. Credo che anche martedì sera sarà bello.”

Vi siete sentiti tu e Lucas in questi giorni?” chiese Beth

No, cioè sì... Cioè, gli ho scritto una lettera io e poi lui mi ha risposto. Oggi siamo stati bene. Stiamo sempre bene quando non c'è Mary.” precisò, arricciando le labbra.

Lo sai vero che non gli puoi chiedere di scegliere tra te e lei, vero? Voglio dire, tu sei un'amica, lei è la sua ragazza.”

Lo so Beth, lo so. E questo, ad essere sincera non mi piace. Intendo dire, stia con chi gli pare, ma non cambi a seconda di chi ha davanti.”

Oh Anne, mi dispiace vederti così!” esclamò con trasporto Beth, che riusciva facilmente ad immaginare come si potesse sentire l'amica.

Anne agitò la mano per aria e sorrise.

Devi smetterla di preoccuparti, Beth. Dico davvero: vedi, io mi lamento tanto, faccio commenti però ecco, alla fine, in questi giorni ho capito una cosa. Tengo troppo a Lucas e lui mi conosce meglio di me stessa, credo. Ci tengo troppo e non voglio perderlo e, se l'unica cosa che posso fare per averlo vicino è questa, allora... allora farò così.” disse, seppur con un tono un po' amaro, che Beth colse.

Ma così...” iniziò Beth

Così niente, Beth- la interruppe- So che non è un atteggiamento molto costruttivo, però è quello che mi sento di fare ora. Magari ci sbatterò la testa o magari no. Magari Lucas la pianterà tra poco come ha già fatto con altre. Magari, invece, ci toccherà sopportarcela ancora per anni. Comunque, se questo è l'unico modo per avere vicino Lucas, cerco di farmelo andare bene. Anche se so che il mio Lucas, quello di prima, quello che mi tirava addosso gli scacchi e che mi faceva buttare fuori nell'ora di Trasfigurazione non c'è più. Ovviamente ciò non significa che io la smetterò di farvi notare quanto Mary Myers sia odiosa.” concluse.

E se ti fai male?” chiese, involontariamente Beth.

Anne esitò un attimo a rispondere: aveva considerato anche quell'ipotesi e poteva immaginare che, in quel caso, rialzarsi non sarebbe stato semplice.

Speriamo di no.”

Oh Anne, mi dispiace così tanto!”

Ehi, Beth, non è colpa tua! Devi smetterla di farti sempre carico dei problemi di tutti: siamo grandi abbastanza per cavarcela da sola. Inizia a pensare un po' di più a te stessa.” le consigliò Anne.

Ma io penso a me stessa.” disse Beth, facendosi fissare con disappunto.

Bè... abbastanza. E' solo che sino a quando vedo te che stai così male, Dan che non si capisce bene che cosa voglia fare...” iniziò Beth gesticolando.

Dan se la caverà. E' solo... confuso. Anch'io me la caverò. Tu cerca di pensare un po' di più a te, ok?”

Ci proverò.”

Adesso devo andare davvero. Grazie per avermi accompagnata. A domani.”

Beth la vide Smaterializzarsi e si incamminò per far ritorno al castello.

Forse Anne aveva ragione a dire che avrebbe dovuto pensare un po' di più a se stessa.

Anche Thomas non faceva che ripeterglielo.

Però c'era Dan.

Dan, sul cui volto era comparsa un ombra, sin da quando aveva cercato i suoi occhi quella mattina.

Era difficile pensare a se stessi, quando erano anni che era abituata a farlo per due.



Dan vide che Anne e Beth erano ormai lontane: le loro sagome erano piccole e si vedevano le gonne dei loro vestiti estivi ondeggiare per il vento leggero.

Si voltò verso i suoi amici, l'uno, Thomas, ancora steso sull'erba e l'altro intento a tirare sassi nel Lago Nero.

Che giornata.

Che giornata orribile e surreale era stata quella.

Eccitazione mista a paura, felicità mista a vergogna.

Daniel non vedeva l'ora di essere a casa, di chiudersi in camera, di buttarsi sul letto e di non dover pensare più a niente.

Come se fosse semplice, non pensare più a niente. Si era cacciato in un bel guaio.

Gli avevano regalato i M.A.G.O. grazie ad una bugia che si era inventato di sana pianta.

Quello si poteva considerare un bene.

Peccato che non avesse tenuto conto del fatto che i suoi genitori potessero essere messi al corrente di quello che aveva inventato.

Erano così fieri! Così orgogliosi di lui! I bei voti, il fatto che volesse diventare Indicibile...

Sbruffò.

Thomas si voltò, riscuotendosi dai suoi pensieri.

Dan, va tutto bene? E' tutto il giorno che ti vedo assente.”

Perfetto, come al solito Thomas riusciva a disarcionarlo dalla scopa con un'occhiata.

Thomas gli fece cenno di sedersi e Dan desiderò di fuggire il più lontano possibile.

E pensare che fino a qualche ora prima avrebbe desiderato solo avere di fianco a sé gli occhi saggi e consolanti di Thomas.

Sì- tentò, sedendosi- è tutto ok. Gran giornata, quella di oggi.”

Thomas avvicinò la faccia e lo squadrò.

Dan...”

Sì?”

Non dirmi balle.”

Non è una balla!” mentì

Dan...”proseguì Thomas.

Thom, non rompere! Davvero, non è successo niente! Niente, davvero!” insistette, con tono rabbioso.

Stettero per qualche minuto a fissarsi torvi, fino a quando Thomas non riprese la parola.

Ok, non è successo niente. Come vuoi. Però, sappi che quando ti andrà di dirmelo io sono qui. Va bene?”

Dan sorrise, uno dei primi sorrisi della giornata. Posò una mano sulla spalla di Thomas e gli sussurrò.

Grazie. Quando sarà il momento te lo dirò.”

Nessun problema.”

Ehi, mi è venuta una splendida idea!” gracchiò Lucas, facendo ritorno dagli amici.

Sentiamo.” disse Thomas, alzando gli occhi al cielo, in attesa dell'ennesima trovata demenziale.

Avanti, Lucas, illuminaci.” la voce di Elisabeth comparve all'improvviso.

Ehi, sei già qui?” fu il saluto che le rivolse Daniel, facendolo posto accanto a sé.

Me ne devo forse andare?” scherzò lei.

Lucas scosse la testa, divertito:

Un quarto d'ora da sola con Anne e e torni acida quanto lei. Così non va Beth! Non va per niente!”

Dan, Beth!” chiamò Hellen

Che c'è mamma?”

Appena Hagrid riesce a riprendersi dalla notizia del matrimonio di Harry andiamo, ok?” li avvertì

Agli ordini.” rispose Dan.

Hellen sorrise.

Un'altra cosa, Dan: Smaterializzati direttamente a casa di Beth. Ceniamo lì, stasera. Io passerò da casa a prendere un dolce. Va bene, Dan?”

Agli ordini.” ribadì, beccandosi una gomitata da Beth.

Bè, allora direi che io e te è meglio se leviamo le tende, ok Luke?” propose Thomas.

Sono assolutamente d'accordo! Devo essere da Mary per cena!” esclamò Lucas, alzandosi in piedi.

Bene, Elisabeth, i miei ossequi! E fai la brava questa sera con Dan! Con te, amico, ci si vede molto presto! A che ora posso capitombolare nel tuo salotto?”

Quando ti pare, ma aspetta almeno che i miei vadano via, soprattutto per portare qualcuno dei tuoi aggeggi.” rise Dan, in risposta.

Dan, io mi sa che arriverò con scorte sovrumane di cibo: mia madre è convinta che non potremo sopravvivere tre giorni da soli.” commentò Thomas.

Vorrà dire che ci impegneremo per finirlo.”

Bene, allora ciao a tutti e a martedì!”

A martedì!”

Dan e Beth tornarono dalle loro famiglie, facendo in tempo a godersi la scena di un Hagrid che non tentava nemmeno di trattenere le lacrime di commozione alla notizia che Harry gli aveva dato.

E' proprio una gran bella cosa, Harry! Bella davvero!” strillò

Su Hagrid, proprio perchè è una bella cosa non devi piangere così, ti pare?” provò a dire Harry.

Certo che dovete essere proprio tanto felici, eh Lily?”

Dan e Beth erano a qualche metro dal gruppo e lei controllava continuamente che nessuno stesse facendo caso a loro. Si voltava di continuo verso i genitori, verso suo fratello, verso Sirius o verso Tonks per assicurarsi che nessuno la vedesse.

Non sapeva esattamente per quale motivo, ma non voleva essere vista mentre parlava con Dan.

Dan, posso parlarti?” chiese in un sussurro.

Dan abbassò la testa ed annuì, senza capire il motivo di tanta prudenza.

Vieni.” Beth lo prese per mano e lo trascinò poco più lontano.

Il parco di Hogwarts si stava svuotando, stavano tornando tutti a casa. Beth lo condusse sotto al faggio.

Perchè mi hai portato qui? Che c'è, Beth?”

Dan è tutto il giorno che sei strano. Va tutto bene?” chiese, Beth, col cuore che le batteva forte.

Quello che aveva visto in quelle ore non era Dan. Non era il suo Dan.

Qualsiasi battuta, qualsiasi risata, qualsiasi parola era forzata.

Dan abbassò ancora la testa, fissando l'erba: se l'avesse guardata negli occhi non ce l'avrebbe fatta a mentirle.

Schifo, ecco quello che si faceva.

Sì, va tutto bene. Perchè?”

Mi sembri strano.”

No, tranquilla, Beth, va tutto bene. Davvero.” rispose, nuovamente.

Sicuro? Ma se ci fosse qualcosa che non va me lo diresti, vero?”lo incalzò, agitata.

Dan sollevò la testa e simulò il suo miglior sorriso.

Mai avrebbe voluto mentirle, ma era costretto. Non poteva deluderla.

Certo: se ci fosse qualcosa che non va te lo direi.”



Ecco qui, spero che sia stato di vostro gradimento: le cose si complicheranno sempre di più per Dan, sappiatelo.

Prima di rispondere alle vostre recensioni, sento di dovervi ringraziare tutti per la pazienza e per il sostegno, soprattutto dopo la nota che vi ho lasciato. Grazie soprattutto a PrincessMarauders, Bellis e Padfoot_07 che mi hanno lasciato anche un piccolo commento.

Grazie, grazie e ancora grazie: è molto importante per me.

Grazie anche ai tanti lettori silenziosi e a chi ha inserito la storia tra i preferiti.

Come al solito non so quando aggiornerò di nuovo, non mi azzardo nei pronostici, quindi, grazie per la pazienza.


Thaleron: ciao a tutte e due! i problemi di Dan non si possono risolvere in fretta, sono troppo grandi da risolvere in poco tempo e, come ho già detto, Dan deve recuperare quella parte di sé che ha perso.

Solo allora potrà anche correre da Beth perchè, ora come ora, non si sente nemmeno alla sua altezza.

Padfoot_07: vedi, Dan è in quella fase in cui non si sa nemmeno di preciso chi si è. Abbandonare Hogwarts per lui è una tragedia perchè lì lui era qualcuno. Era Daniel Black e sapeva interpretare bene il personaggio, ma fuori non è nessuno e, fino a quando non troverà il coraggio di essere se stesso, troppe cose non andranno a posto...

Cinderella87: bè, insomma, Dan è un Black, ha la faccia tosta nel DNA! E nemmeno sua madre è proprio un modello di calma e sangue freddo, quindi... Peccato che la sua bugia gli costerà parecchi guai.

Alexya379: ciao, sono contenta di avere una nuova commentatrice! Sono molto felice di sapere che la storia ti piace! Anche a te dico che ci vuole ancora un bel po' tempo, vuoi perchè devono succedere molte cose, vuoi perchè io sono lenta nell'aggiornare....;)

PrincessMarauders: prima di tutto, ciao a tutte e tre! Poi, Dominic (giusto?) sappi che anche nella mia classifica personale Dan è al secondo posto! Al primo c'è James e da lì non lo schioda nessuno, al secondo un bel ex aequo tra Dan e Remus ( ebbene sì, trovo messer Moony con le sue crisi iseteriche terribilmente adorabile).... comunque... sei così sicura che sarà Hellen a dare di matto? No, io non credo proprio: Hellen è una madre. Hellen sa e percepisce anche là dove i padri, nella loro ottusità affettiva, non riescono ad arrivare.

Certo, questo non vuol dire che Sirius la prenderà male, ma diversamente...

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Capitolo 13
*** Io e Te ***


Io e te



LONDRA, Diagon Alley

Ginny stava aspettando Harry davanti all'insegna del Paiolo Magico da una mezz'ora abbondante.

Se non si fosse sbrigato ad arrivare, dubitava persino che sarebbero riusciti a vedersi, dal momento che, per le tre di quel pomeriggio lei aveva un appuntamento che non poteva rimandare ed Harry, dal canto suo, avrebbe dovuto fare in modo di farsi dare il pomeriggio libero, in ufficio.

Dopotutto, erano andati avanti per anni senza lui e suo fratello Ron, se anche Harry si fosse assentato per qualche ora, dubitava che il Dipartimento Auror sarebbe crollato.

Controllò l'ora per l'ennesima volta e, quando alzò la testa, vide Harry correre verso di lei.

Scusa Ginny, scusami, davvero, ma avevano bisogno di me. Ho implorato Sirius di lasciarmi andare ma non ha voluto sentir ragioni.” si scusò, tra un respiro e l'altro.

C'è sempre qualcosa che ti trattiene in ufficio, lo sappiamo entrambi.”

Ginny, ti prego...”

Comunque, non ho intenzione di litigare, oggi. Credo proprio di aver trovato la casa che fa per noi, signor Potter!” esclamò con un sorriso radioso.

Hai ripensato a quel cottage in Scozia che abbiamo visto ieri ed hai annullato gli appuntamenti di oggi pomeriggio?” fece Harry, speranzoso. Certo, sapeva bene quanto fosse importante scegliere una casa, una che fosse davvero Casa, quella in cui avrebbero visto i loro figli crescere, quelli in cui avrebbero invitato, orgogliosi amici e parenti, tuttavia era abbastanza stufo di girare il Paese da cima a fondo alla ricerca della Casa perfetta.

Ma che dici? Ti pare che andiamo a vivere in mezzo al nulla nella campagna attorno alle Highlands?”rise Ginny

Comunque, su una cosa hai ragione: ho annullato tutti gli appuntamenti del pomeriggio!”

E?” chiese Harry

E adesso te lo dirò. Ora entriamo, davanti al nostro pranzo ti spiegherò tutto.”

Harry la seguì dentro al locale, domandandosi cosa mai avesse in mente.

Tom, il vecchio proprietario del Paiolo Magico, li fece accomodare e prese le ordinazioni.

Non appena Tom si fu allontanato, Harry ritornò alla carica:

Allora, cos'è che volevi dirmi?”

Ti ricordi che settimana scorsa sono venuta a Londra con Luna?”

Sì, ma questo cosa c'entra?”

C'entra eccome! Siamo andate al mercatino di Portobello e...” iniziò Ginny

E... avanti, dimmi.” la incoraggiò Harry, che stava iniziando a farsi un'idea di quanto sarebbe accaduto.

E credo di aver trovato la casa che fa per noi. Ho visto il cartello “In vendita” su una casa azzurra. Hai presente che le case di quella strada sono tutte delle villette colorate, con un piccolo giardino sul retro... si affacciano sulla strada... le hai presente, no?”

Sì... però, ecco, Ginny... è in una zona Babbana.” commentò scettico, Harry, spostando le braccia per far posare il suo stufato dal cameriere.

Andiamo almeno a vederla, ti prego! Mi era piaciuta sin da quando l'ho vista, però ho cercato di non pensarci per tutta la settimana... ma lei mi tornava sempre in mente. Così, questa mattina, sono tornata a vederla e mi sono convinta che sia la casa che fa per noi. Allora mi sono recata all'agenzia immobiliare, c'era un signore molto gentile, che non ha fatto caso alle mie incomprensioni su quelle questioni Babbane e che mi ha detto che oggi pomeriggio possiamo andare a vederla. Non sei arrabbiato, vero, anche se ho cancellato tutti gli altri appuntamenti?” raccontò Ginny.

No,- rispose Harry, sempre più perplesso- però.. ecco, tutte le altre case che abbiamo visto erano in posti tutto sommato isolati o, comunque, con un basso rischio di essere visti dai Babbani e, alcune, avevano già tutti gli incantesimi Anti-Babbani. Quello che mi lascia un po' così è il fatto che è in un quartiere Babbano, molto frequentato e che dovremo trattare con un'agenzia immobiliare Babbana, quindi ci saranno problemi alla Gringott e via dicendo...”

Ginny lo guardò, contrariata. Se solo la avesse vista, avrebbe concordato con lei! Quella era la casa che cercavano.

Luminosa, non troppo grande né troppo piccola, in una zona centrale... già da fuori sapeva di casa!

Andiamo almeno a vederla, poi decidiamo. Si possono anche installare tutti i vari incantesimi. Chiamiamo la Squadra Magica Speciale e facciamo insonorizzare le pareti. Sirius mi aveva detto una volta che la casa dei suoi genitori, pur essendo in centro a Londra, era invisibile ai Babbani. Potremmo fare lo stesso anche noi.” propose Ginny

E va bene, va bene. Andiamo a vederla e decidiamo. Tutto il resto sono cose che si possono sistemare.”cedette Harry

Grazie Harry! Vedrai, non te ne pentirai.”

A che ora dobbiamo vederci con questo tizio?”

Tra mezz'ora. Ma abbiamo ancora tempo. Dopotutto, Smaterializzazione che cosa l'hanno inventata a fare?”

Finirono in fretta il loro pranzo, pagarono e si Smaterializzarono in Portobello Road, esattamente di fronte alla villetta azzurra.

Allora, non è magnifica?” Ginny lo fissò con un sorriso magnifico, aspettandosi che Harry concordasse.

E'... sì.. è bella.” fu il commento di Harry, che non si era mai immaginato di andare ad abitare in una zona simile.

La via era sgombra da traffico e confusione e una lunga serie di casette colorate tutte uguali si affacciavano sulla strada, percorsa giusto da qualche pedone che si stava dirigendo verso le botteghe di Portobello. In fondo, non c'era confusione. Forse avrebbero dovuto tollerarla solo nei giorni di mercato.

Solo questo?” chiese Ginny, contrariata.

E' bella, Ginny, davvero. Mi piace. Non me la aspettavo così. Davvero.”

Ginny gli lanciò un'altra occhiata non particolarmente convinta, quando vide avvicinarsi Ian Jerkins, l'agente immobiliare. Era un uomo sulla quarantina, non troppo alto ma con un' espressione gentile sul viso.

Signorina Weasley, è già arrivata! Mi scusi per il ritardo!” gridò, affannandosi a raggiungerli.

Non si preoccupi, siamo venuti un po' prima giusto per far vedere la casa ad Harry.” gli sorrise

Piacere, Harry Potter.” lo salutò Harry, porgendogli la mano.

Ian Jerkins, il piacere è mio. Entriamo?”

Jerkins infilò le chiavi nella toppa ed entrò, seguito da Harry e Ginny.

Mostrò il piano terra, che constava di una cucina, dalla cui porta sul retro si raggiungeva il piccolo giardino, un soggiorno e un piccolo studio.

Al piano di sopra c'erano tre camere da letto non esageratamente grandi. Mentre Jerkins spiegava ad Harry tutti i ritocchi che sarebbe stato necessario fare, Ginny si guardava attorno, estasiata.

Quella casa, anche all'interno, era quello che lei si aspettava. Spaziosa, ma non esageratamente grande, accogliente ed adatta per ospitare una famiglia che stava andando a costituirsi.

Harry ascoltava Jerkins ma non poteva fare a meno di fissare la sua futura sposa, che si muoveva per quelle stanze come se già le appartenessero. Non gli fu difficile immaginarsela in cucina a preparare una torna per due o tre bambini dai capelli neri e rossi che ruzzolavano giù per le scale, spintonandosi, mentre lui, dal suo studio, richiamava un po' di silenzio per lavorare in pace.

La prendiamo!” esclamò ad un tratto, interrompendo quello che Jerkins stava dicendo a proposito del sistema d'allarme.

Che cosa?” domandò stupito, l'agente immobiliare.

Aveva già capito che quei due erano un po' strani, dal momento che lui non prestava alcun interesse mentre si parlava di prese elettriche, sistemi d'antifurto e possibilità di installare la tv via cavo e che lei, invece, non aveva chiesto nulla per gli elettrodomestici della cucina, però, insomma, si aspettava che almeno lo ascoltassero.

La prendiamo.-ripetè Harry- Ci dica cosa dobbiamo fare per l'atto di vendita, che credenziali presentare, cose così, insomma.”

Ginny si era voltata verso di lui, gioiosa. Sapeva fin da quando l'aveva vista che quella era la casa per loro.

Lasciò Harry a discutere con Jerkins delle ultime cose, mentre lei vagava ancora per quella che sarebbe diventata molto presto casa sua.

Salutarono Jerkins, dandosi appuntamento nei giorni seguenti per presentare i documenti necessari.

Sapevo che era la casa per noi!” esclamò Ginny

Devo ammettere che avevi ragione. Su tutto. E' perfetta: spaziosa, famigliare... calda. E per tutto il resto una soluzione si trova.” approvò Harry.

Ti amo, lo sai, sì?”






ORCHARD HOUSE

L'ingresso della villa era colmo di bauli e valigie: come aveva ricordato Sirius a suo figlio, Hellen quando si muoveva portava con sé l'intero guardaroba non solo suo, ma anche dei suoi compagni di viaggio. Sia che si trattasse di star via tre giorni o tre mesi.

Allora siete pronti per partire?” chiese Dan, ancora in pigiama alle undici del mattino, scavalcando un paio di massicci bauli.

Dan, per favore, vai a lavarti! I tuoi amici potrebbero arrivare da un momento all'altro!”lo rimbrottò Hellen, comparendo dalla cucina con due borse da viaggio in mano.

Al massimo arriva Beth per pranzo! Gli altri arrivano dopo.” fu l'esauriente spiegazione che fornì Dan, osservando la madre tentare di inserire le due nuove borse in un baule.

Ecco appunto, visto che fra poco arriva Beth non farti trovare così!” insistette Hellen, rimpicciolendo ulteriormente le due trousse per guadagnare spazio.

Tesoro- intervenne Sirius, arrivato dalle scale con un altro borsone- credo che tu abbia già rimpicciolito tutto ciò che può esserlo. Non entra più niente. Penso che dovresti lasciare a casa qualcosa.”

Sciocchezze. Ci starà tutto. E Dan, per favore, vatti a cambiare! E' maleducato ricevere ospiti così!” esclamò Hellen, ignorando il suggerimento di Sirius.

Mamma, Beth mi vede in mutande da quando abbiamo tre anni!” sbruffò Dan

E io gradirei che non proseguisse, Daniel Black.” commentò lapidaria Hellen, strizzando l'occhio in direzione del marito, incredulo di fronte a cotanta abilità nell'incastrare perfettamente il contenuto di un baule.

Sirius, anche tu, digli qualcosa!” si lamentò, nuovamente.

Vatti a vestire, Dan, così tua madre è contenta, ce ne andiamo e tu sei felice.” disse semplicemente Sirius.

Sirius!”

Dan alzò le braccia, in segno di resa e salì le scale senza ulteriori proteste.

Ritornato, qualche minuto dopo, trovò l'ingresso sgombro. Evidentemente avevano già mandato via Metropolvere i bagagli all'albergo.

Bene, così mi piaci.” commentò, soddisfatta, Hellen, vedendo scendere suo figlio vestito.

Dan alzò gli occhi al cielo, ridacchiando con suo padre.

Direi che ora possiamo andare, non è vero Hel?” chiese Sirius.

Sì, ora andiamo così tuo figlio può iniziare la sua settimana di bagordi.” annuì la moglie, controllando l'ora.

Mamma!” protestò Dan.

Bè, non dire che non aspetti la nostra partenza per poter vivere la tua settimana di esagerazioni, Dan!” gli fece notare Sirius, con la sua risata canina.

Dan, adesso seriamente, la casa la sai gestire. Se hai bisogno manda un Patronus e, per qualsiasi necessità, ci sono Lily e James, ok?”

Sì, mamma. Fidati.”

Mi fido, Dan, mi fido. Altrimenti non ti lasceremmo a casa da solo. Divertiti e fa' attenzione.” si raccomandò, infine, Hellen, scioccandogli un bacio sulla guancia, tenerezza, alla quale, Dan si oppose prontamente.

Dan, ti avverto: non fare sciocchezze. Non voglio sorprese al mio ritorno, intesi? Le regole che ti diamo sono poche e gradirei che fossero rispettate.” si raccomandò Sirius, serio.

Sì, papà. Lo so, lo so.” rispose Dan, seccato. Si era sentito fare quel discorso troppe volte.

Dan...- sorrise lievemente Sirius, rivedendo se stesso in cotanta insofferenza- davvero. Non fare idiozie e se qualcuno dovesse star male per qualcosa che avete bevuto o fumato o non so perchè, chiama subito James. Ok?”

Dan annuì.

Bene ed ora divertiti. Ti farà bene startene da solo con i tuoi amici. E' incredibile ed inenarrabile il livello di demenza che si può raggiungere quando si è tra ragazzi soli...”

E meno male che dovresti darmi buoni esempi, eh papà! Ne avresti di storielle surreali da raccontarmi sulla tua gioventù!” ridacchiò Dan

Divertiti, Dan e niente sciocchezze! Ah, se hai tempo vai ad iscriverti ai colloqui per gli Indicibili al Ministero, credo che un paio d'ore in queste folli giornate tu le possa trovare, non credi?”

Sì, papà.” rispose, mesto, Dan.

Sirius scambiò il tono privo di entusiasmo per la voglia di essere finalmente lasciato in pace, quindi, dopo gli ultimi saluti, lui ed Hellen sparirono tra le fiamme verdi del camino. Destinazione, Parigi.

Poco dopo, Beth bussò alla porta, accompagnata da suo padre che portava con sé tutto ciò che Lily gli aveva mandato per sopravvivere in quella settimana.

James li lasciò soli in fretta, riempendoli di divertenti e maliziose raccomandazioni e implorando di essere chiamato non appena qualcosa non fosse andato come previsto.

Dopo pranzo comparve Lucas, con armi e bagagli.

Dan, buongiorno! Beth, ti trovo in splendida forma! Comunque, amici, sono qui per mostrarvi i compagni della nostra serata!”

Dan, che si era messo comodo per assistere allo spettacolo, già rideva e Beth si stava chiedendo cosa mai avesse organizzato quella testa matta di Lucas.

Allora... per prima cosa, ecco qui!” tirò fuori dalla tasca un piccolo biliardino, che, con un colpo di bacchetta, fece immediatamente tornare delle sue dimensioni naturali, occupando così l'intera cucina.

Idiota!- lo apostrofò Dan- Cosa lo metti qui a fare!”

Aspetta, poi lo togliamo, volevo solo fartelo vedere!”

Dove l'hai preso, Lucas?” chiese Beth

Da mio cugino, ce l'aveva in garage, non lo usava più e... è diventato mio.” rispose, semplicemente.

Geniale...” commentò Dan.

Aspetta a ringraziarmi: devi ancora vedere la parte migliore.” con la bacchetta colpì un piccolo disco che aveva tolto da una borsa.

Tadan! Allora, non è meravigliosa?” domandò, ridente, non appena Dan la riconobbe, quando fu tornata alle sue dimensioni.

Santo Boccino, Lucas! L'ho cercata per mesi! Mesi, ti rendi conto? Dove l'hai trovata? Sarà meraviglioso far ubriacare un po' di gente con questa roba!” esclamò immediatamente Dan, prendendo delicatamente in mano la roulette, nella quale erano incastrati i bicchierini da riempire e far bere ai partecipanti durante ogni giro.

Ho i miei trusci, amico. Beth, questa sera nemmeno tu sei esonerata! Una manches almeno!”

Oh no- rise Beth, divertita- non mi farete giocare con quella roba. No, davvero, non ne sarei capace... e poi... poi finisce che starei male.”

Una manches, Beth, almeno una! E' una sorta di rituale!” insistette Dan.

Vediamo più tardi.” si scansò lei.

Dicono tutti così, vedrai: giocherai! Già so che Anne impazzirà per questa roba! Sono due giorni che penso a cose stupide da farle fare quando sarà ubriaca... Dici che potrei farle fare le scale a gattoni o è troppo banale?” fece Lucas, ridente.

Fossi in te, mi preoccuperei di cosa potrebbe organizzare lei ai tuoi danni.” gli consigliò Beth.

Lucas scosse la testa, deciso.

No, Anne ringhia ma non morde! E' fondamentalmente troppo ingenua per pensare a qualcosa di malefico.”

Sarà... comunque, Luke, che cosa ne dici di andare a spostare un po' di mobili? Beth, tu stai qui in cucina?” propose Dan.

Sì, voi andate pure. Ho delle cose ancora da fare qui, se vi ho bisogno vi chiamo, ok?”

Qualche ora più tardi arrivarono anche Thomas ed Anne, entrambi carichi di borse, come se la loro permanenza ad Orcherd House durasse dei mesi, anziché, rispettivamente tre giorni ed una notte.

Thomas aiutò gli amici nella trasformazione del salotto nel luogo adatto ad una festa ed Anne seguì Beth in cucina.

Beth, potresti andare a chiamare uno dei ragazzi? Non arrivo fino a quel pensile lassù. Chissà perchè la mamma di Dan ha messo il mattarello così in alto...”

Hellen adora cucinare... solo che è abbastanza maldestra, quindi fa tutto con la magia. Limitandosi a supervisionare. A lei non importa che gli strumenti siano raggiungibili.” le spiegò Beth.

Bè, ma dato che io sono ancora minorenne e non lo posso fare ed ho bisogno di quel mattarello, gradirei che qualcuno me lo prendesse.” osservò Anne, completamente ricoperta di farina.

Beth uscì dalla cucina.

Stava per mettere piede in salotto, quando sentì la voce di Dan, mesta.

Ragazzi... ho fatto una boiata.” constatò Dan.

Erano tre giorni che sentiva il bisogno di dirlo a qualcuno. Non ce la faceva più a tenerselo dentro.

Doveva parlare con qualcuno. Assolutamente.

Ci aveva riflettuto bene, sapeva quello cui andava incontro, parlando, ma doveva farlo. Non riusciva a tenerselo dentro.

Lucas e Thomas erano i suoi migliori amici. Avrebbero capito.

Dovevano capire.

Thomas agitò per aria la bacchetta, fermando i mobili che stava spostando.

Lucas alzò appena la testa dagli amplificatori che stava montando, afferrò la lattina di birra che aveva poggiato al suo fianco e disse:

Bè, bevici su, amico.”

Non hai capito, Lucas, ho fatto una boiata di quelle serie. Un'emerita boiata.” ripetè Dan

Ah. Ok, questo cambia tutto. Avanti, racconta. Sono qui per risolvere ogni tuo problema. Eddai, Thomas! Ridiamoci su!- esclamò, riferito all'occhiata omicida che Thomas gli aveva lanciato- Che sarà mai successo?”

Se tacessi, magari lasceresti parlare Dan.” precisò, piccato, Thomas.

No, bè... alla fine non è una cosa che vi riguarda. Sistemerò tutto, in un modo o nell'altro.” disse Dan, sedendosi sul divano e tormentandosi i capelli.

No, Dan, no. Qualunque cosa sia successa, la affronteremo insieme, ok?” insistette Lucas, serio.

Dan appariva realmente turbato e non era il caso di scherzare.

Se non vuoi dircelo, sei libero di farlo, Dan. Però, una soluzione si trova sempre. Soprattutto se ci proviamo insieme.” suggerì Thomas, sedendosi alla sinistra di Dan.

Daniel li guardò entrambi, ringraziandoli col solo sguardo.

Lucas, la sua spalla in ogni circostanza, quello che sostituiva un“Non farlo. Finirà male.” con un “Fallo, se ne sei convinto. Se ti spacchi in mille pezzi, riaggiusteremo i cocci insieme.”

Thomas, la silenziosa presenza che non si allontanava mai. A volte troppo diretto, così schietto da far persino male, ma, in fondo, qualcuno che ti rimette con i piedi per terra serve sempre.

Ho fatto un casino... sono un idiota. I miei mi uccideranno appena lo sapranno.”

Nessuno dei due parlò. Thomas preferiva aspettare che fosse Dan stesso a confessare e Lucas si morse la lingua, pur di non intervenire.

Dan si alzò in piedi, percorse a grandi falcate il salone, sino ad arrivare di fronte ad una delle finestre. Si voltò, di colpo.

Doveva parlare, sarebbe impazzito, altrimenti.

Mi sono inventato tutto. Io non voglio diventare Indicibile. Non mi è neanche mai passato per la testa.”

Lucas fece per intervenire, ma Thomas lo zittì in tempo.

Voglio dire, mi ci vedete Indicibile? Andiamo... io non sono fatto per quel genere di lavoro. Non sono fatto per il lavoro in generale, ma ancora meno per una cosa così. L'ho detto solo per passare gli esami. Se non avessi mentito, probabilmente l'anno prossimo sarei ad Hogwarts con voi.” rise amaramente.

Cioè, fammi capire bene...- cominciò Lucas, gesticolando per riorganizzare le idee- tu hai detto hai prof che volevi fare l'Indicibile per passare gli esami?”

Dan annuì e, a quel punto, Lucas esplose:

Ma sei un imbecille!”

Che cosa avrei dovuto fare, Luke? Non avevo aperto libro, non avevo studiato, gli scritti li ho consegnati in bianco e all'orale ho fatto scena muta... mi avrebbero bocciato, se non avessi detto una cosa del genere! Mica mi diverto sai, ora che tutti credono che io voglia diventare un Indicibile! Non avrei mai immaginato che Hagrid avesse la geniale idea di dirlo ai miei!” si giustificò Dan, come per dire che, in fondo, mentire per farsi alzare i voti fosse una cosa più che comprensibile.

Non ho parole, Dan. Sei un idiota. Sei sempre stato bravo a scuola, avresti potuto fare il minimo indispensabile, accidenti! Non sei mai stato una capra come me! I prof ti adoravano, bastava che almeno li sfogliassi, quegli stramaledetti libri!” Lucas non potè fare a meno di esprimere la sua disapprovazione.

Dan stava andando completamente fuori di senno. Non lo avrebbe mai creduto capace di una cosa simile. Quello era molto di più che rischiare l'espulsione una settimana sì e l'altra pure per uno stupido scherzo finito male.

D'accordo, che negli ultimi tempi fosse un po' strano, che se ne stesse sempre per gli affari suoi, che fosse intrattabile, se n'erano accorti tutti, ma mai Lucas avrebbe creduto che potesse inventarsi una menzogna simile.

Era lui quello che solitamente faceva delle boiate incomprensibili, non Dan.

Lo so da solo, grazie dell'aiuto, Lucas. Ed evita di urlare, per favore. Di là ci sono Anne e Beth e non vorrei che sentissero.”

Ti rendi conto di aver commesso l'idiozia più grossa della tua vita, almeno?” intervenne Thomas, pacato, per sedare gli animi.

Già Dan si era ficcato in guai enormi: ci mancava solo che lui e Lucas litigassero o, peggio, che litigassero tutti e tre.

Più o meno... alla fine era un'idiozia a fin di bene, no?” buttò lì Dan, risedendosi.

Sia Lucas che Thomas lo guardarono in tralice e fu Thomas a riprendere la parola.

Il fatto che tu l'abbia più o meno ammesso è già un punto da cui partire. Adesso cerchiamo di sistemare la situazione. Devi dirlo immediatamente ai tuoi genitori, Dan.”

Adesso come adesso è un po' impossibile, dato che sono a Parigi.” scherzò Dan, senza far ridere nessuno.

Siamo qui per aiutarti, Dan, quindi gradirei che almeno fingessi di ascoltarci, grazie.” lo zittì Thomas, prima di riprendere.

Devi dirlo ai tuoi appena tornano. Devi farlo, Dan. Ti ascolteranno e capiranno.”

Non ci penso nemmeno!- esclamò Dan- Non posso dirglielo. Non posso. Tu non li conosci. Non posso confessare una cosa simile!”

Dan, devi dirglielo, maledizione! Non ti uccideranno! Se non glielo dici ora non farai che peggiorare le cose! Non puoi continuare a mentire, non ti porterà da nessuna parte.”

Tu non li conosci, Thomas. Non li conosci. Non sarebbero loro ad uccidere me, sarei io ad uccidere loro. Li deluderei troppo. Praticamente- concluse alzando le braccia- quello che ho fatto va contro tutto quello che hanno cercato di insegnarmi in diciotto anni. Li distruggerei. Non posso dirglielo.”

Thomas sbruffò, era davvero testardo e, come se non bastasse, Lucas, dopo lo scoppio di rabbia iniziale, sembrava piombato in un sonno improvviso, dato che non aveva più aperto bocca.

Tu hai già tradito quello che hanno tentato di insegnarti.” precisò

E allora che cosa vorresti fare, Dan? Che cosa? Intraprendere la carriera di Indicibile?”

No, non voglio fare l'Indicibile. Però dovrei avere un piano B, un'idea su cosa fare altrimenti e non ce l'ho.”

Tu sai che cosa vuoi fare e prima lo ammetti a te stesso prima sarà meglio per tutti, ma non è il momento di discutere di questo. Il punto è che loro hanno il diritto di sapere, Dan! E' una cosa troppo importante. Confesserai tutto e spiegherai che l'hai fatto perchè temevi di deluderli. Capiranno, sono i tuoi genitori e bè... stando a quello che mi hai raccontato anche tuo padre era una testa calda, da ragazzo.” proseguì Thomas, speranzoso di farlo ragionare.

Sì, ma lui mette la sincerità sopra ogni cosa. E io non sarei stato corretto con loro. Se la legherebbero al dito e non me lo perdonerebbero mai.”

Daniel, maledizione, la vuoi capire che non c'è altra soluzione? Dammi retta, per una volta nella vita! Una sola!” si infuriò Thomas

E invece c'è un'altra soluzione.”intervenne Lucas, di punto in bianco.

Dan si voltò carico di aspettative verso l'amico e Thomas, sbruffando, commentò:

Sentiamo l'altra boiata.”

Ascoltate... il padre di Dan ci tiene che lui faccia questi colloqui per l'addestramento, no? Ecco basta che lui vada e faccia in modo di non farsi prendere o che non ci vada affatto, ovviamente dicendo ai suoi che ci è andato. Alla fine, a casa saranno contenti che lui ci abbia almeno provato, Dan non confessa niente e può tornare alla ricerca del Nirvana in attesa di capire cosa fare della sua vita. E' perfetto, no?”

No, che non lo è, Lucas! E' un'emerita scemenza, ecco che cos'è! Sarebbe peggio!” proruppe Thomas, senza riuscire a controllarsi.

No, Thomas. E' perfetto. Dico che vado allo colloquio e in realtà non vado, altrimenti ci sarebbe sempre il rischio che mi prendano, i miei sono felici che ci abbia almeno provato... sistema tutto. E' una grande idea, Lucas!” esclamò Dan, battendo una mano sulla schiena del suo amico.

Ragazzi, non capite che ci sono una serie di variabili non controllabili in questo piano? Tuo padre potrebbe decidere di accompagnarti o venire a sapere che non ci sei andato o un miliardo di altre cose. Non si può fare. Dammi retta, Dan, confessa ora, prima che sia troppo tardi.” andò avanti Thomas, fiutando il pericolo e sapendo che, sensibile com'era, per Dan sarebbe stato ancora peggio riprendersi, qualora il piano di Lucas non fosse andato come avevano previsto.

No, Thomas, no. Non posso dirglielo. Darei loro un dispiacere troppo grande. Farò così.” Dan scosse la testa, deciso.

Ma non ti accorgi che il dispiacere che gli dai in questo modo è doppio?” gli chiese Thomas, ormai fuori di sé.

Senti, Thomas, ormai ho deciso. Sei con me?”

Dan lo pose di fronte ad un ultimatum.

Sì. Sono con te.- disse infine- Sono con te.”

Non poteva fare altrimenti. Glielo aveva detto, ci aveva provato, ma Daniel voleva sempre fare di testa sua e lui non glielo poteva impedire. Poteva solo promettergli di non tradirlo e di essere presente quando le cose non fossero andate come sperava.

Non lo direte a Beth, vero?” chiese, in ultimo, Dan, rivolgendosi in particolare a Thomas.

No, tranquillo.” rispose, immediatamente Lucas

No, non le dirò niente. Devi essere tu a trovare il coraggio di dirglielo.” disse Thomas, con un'occhiata significativa, prima di lasciarli lì, per uscire in giardino.

Elisabeth, ancora appiattita contro la parete, sentiva le gambe cedere e, di contro, il cuore battere all'impazzata, mentre un grosso nodo le avvolgeva lo stomaco.

Non può essere. Dan non può averlo fatto.” sussurrò a se stessa, incredula.

Beth!” chiamò Anne, arrivando di corsa.

Oh, sì... scusa, Anne. Vado di sopra, prendo la bacchetta e te lo prendo io, ok?” propose, sforzandosi in un sorriso.

Sì... ok. Beth, va tutto bene?” chiese Anne, sorpresa.

Sì, va tutto bene. Vado e torno.” rispose, fingendosi allegra.





Tutti gli invitati erano arrivati e la porta d'ingresso continuava ad aprirsi e chiudersi, tanti erano i gruppetti che si erano rapidamente formati e che si alternavano tra l'interno e l'esterno.

Anne aveva già discusso tre volte con Matthew Bell, il quale non aveva mancato di ricordarle che era troppo acida e che doveva mettersi in testa che Lucas non l'avrebbe mai voluta.

Lei aveva replicato, tagliente come sempre, ma c'era rimasta parecchio male, in fondo.

Se ne stava seduta in un angolo con Thomas, costretto al suo fianco e sottratto ad un gruppetto che reclamava la sua presenza.

Beth era lì vicino a lei e, come al solito, non si divertiva. Non le erano mai piaciute molto, le feste, troppa confusione, troppo rumore e lei non era tipo da festa, soprattutto perchè non riusciva mai a trovare la cosa giusta da dire a persone che non conosceva.

Si limitava quindi a starsene tra sé, osservando gli altri divertirsi, sino a quando non arrivava Dan a portarla via.

Dan quella sera, però, non pareva intenzionato a venire da lei, anzi, come un ottimo padrone di casa saltellava da un gruppo all'altro, servendo da bere e riempendo di complimenti le ragazze, scherzando coi ragazzi e partecipando ai giochi più svariati.

Una penitenza alla roulette di Lucas l'aveva costretto a mettersi a danzare come un ballerino di danza classica e a fare incetta di vodka e Wisky Incendiario mescolati a succhi di frutta, a mo' di “beverone”, come l'avevano soprannominato.

Era completamente spensierato e a Beth, proprio, non andava giù.

Ma guardala! Sembra Mortisia Adams!” esclamò Anne, ad un tratto, indicando Mary Myers appesa al collo di Lucas. Con la carnagione pallida, il vestito nero senza spalline ed i capelli lunghi, lucidi e neri, sembrava proprio Mortisia Adams.

Mortisia chi?” domandò Beth

Mortisia Adams! E' il personaggio di un film Babbano.” rispose Anne

E come fai a saperlo?”

Me l'ha detto Thomas.”

Ah. Bè, ragazzi... io vado un attimo fuori.” disse Beth

Tutto ok, Beth?” si informò Thomas

Sì, sì. Va tutto bene. Torno subito.”

Vuoi che venga con te?” le propose il ragazzo.

No, no. State qui. Torno subito. Davvero.” insistette Beth alzandosi.

E' tutto il pomeriggio che è strana. Chissà che ha...” osservò, perplesso, Thomas.

Magari è solo un po' stanca... e poi, sai che a lei non piacciono le feste.” Anne liquidò in fretta la questione. Voleva portare la conversazione sul piano che interessava a lei.

Quasi quasi vado da lei.” pensò Thomas, facendo per alzarsi. Anne lo trattenne per la camicia.

Non se ne parla! Tu stai qui! Dobbiamo fare una cosa. E poi tra poco andrà da lei Dan, è meglio che lasci fare a lui.”

Che cosa dobbiamo fare?” chiese, sconsolato, Thomas.

Pensare a cento modi per fare fuori Lucas Franchester e Mary Myers. Ovvio, Thomas.” rispose Anne, con un ghigno sadico stampato in fronte.

Il ragazzo si risedette e sbuffò: sarebbe stata una lunga serata, anche se in compagnia di Anne non ci si annoiava mai.

E adesso dove te ne vai?” sbraitò Thomas, vedendola scomparire in un baleno.

C'è una tizia che segue Aritmanzia con me che mi deve ancora dare il mio quaderno! Glielo avevo prestato un mese fa. Torno in un attimo. Tu stai lì, pensa a come farli fuori in modo lento e doloroso. Non muoverti, che Beth potrebbe tornare!” gli gridò dietro.

Fantastico.” mormorò Thomas, sbuffando, abbandonato a gambe incrociate sul divano.


Dan attraversava il salone con una lattina in mano, rapido.

Voleva controllare che andasse tutto bene, a Beth non piacevano le feste ed avevano stretto un tacito accordo per cui lui, dopo un po', avrebbe ritagliato qualche momento per portarla lontano dalla confusione.

Ehi Anne, hai visto Beth? Non la trovo.” chiese Dan, vedendo l'amica parlare con una ragazza di Tassorosso del loro anno senza che Beth fosse nei paraggi.

Credevo fosse con Thomas. L'avevo lasciata con lui. Non sono insieme?” gli rispose

No, Thomas è di là. Bè, grazie lo stesso. Sarà qui attorno.”

Fece il giro del piano terra, senza trovarla. D'un tratto alzò la testa e vide una figurina dai capelli rossi seduta su un gradino oltre il primo pianerottolo dello scalone che attraversava l'intero salone.

Senza esitazione salì le scale.

Ehi, Beth, va tutto bene? Perchè te ne stai seduta qui tutta sola? E' una festa! Bisogna divertirsi!” strillò Dan, inginocchiato di fronte a Beth, cercando di sovrastare il frastuono della musica.

Sì, va tutto bene. Solo non ho voglia di venire di là. C'è troppo casino.” gli rispose, alzando la testa e fissando il cielo.

Eddai! Ci stiamo divertendo! Lucas ha imparato a fare il barman e i suoi cocktail nel giro di queste due ore sono nettamente migliorati!”

Ti ho detto che non ne ho voglia. Tu vai pure a divertirti, ad ubriacarti o a fare non so cosa.”ribadì, nuovamente Elisabeth.

Ma che cos'hai oggi, Beth? E' tutto il giorno che sei strana!” esclamò Dan.

Che cos'hai tu, Dan. Non che cosa ho io. Perchè non me l'hai detto?” riuscì a dirgli, tra un singhiozzo e l'altro.

Detto cosa?” chiese Dan, sorseggiando la birra dalla lattina.

Detto cosa? Come detto cosa? Dei M.A.G.O, Dan! I M.A.G.O. e quell'assurda bugia che hai detto ai tuoi! Diventare Indicibile! E io che ci ho anche creduto, per Merlino! Ci ho anche creduto! Pensavo che ti fossi finalmente dato degli obbiettivi, che avessi finalmente deciso di combinare qualcosa! Io ero orgogliosa di te! Io mi fidavo di te!”gridò Beth.

Quindi lo sai.” disse, semplicemente Dan, con amarezza.

Sì, ti ho sentito oggi mentre ne parlavi con Lucas e Thomas. Perchè l'hai fatto, Dan? Perchè non me l'hai detto? Perchè ti sei inventato tutto?”

Io... non volevo che lo sapessi così.” mormorò Daniel

E come dovevo saperlo? Quando pensavi di dirmelo? Ammesso che volessi farlo.” osservò Beth, delusa.

Senti, non è come credi. Mi dispiace: ho fatto una boiata, lo so. Ma sistemerò tutto. Davvero. Adesso, per favore torniamo di là. Chissà cosa potrebbero pensare, se non ci vedono.” riuscì a dire Dan, tra un sospiro e l'altro.

Perchè la prendi così? Ma non ti vergogni neanche un po', Dan? Non ti vergogni neanche un po'? Sembra che questa festa sia la tua unica ragione di vita!” lo aggredì, Beth

Ormai l'ho fatto!- le gridò in risposta, spalancando le braccia-L'ho fatto e non ci posso fare niente. Troverò una soluzione, te lo prometto, ma... bè, adesso non posso farci proprio nulla. Quindi, tanto vale che mi diverta per stasera. Non credi?”

Il punto è che da come ti comporti mi sembra proprio che non te ne importi nulla! Che fine hai fatto, Dan? Dove sei? Come è possibile che tu sia così privo di obbiettivi?”

Senti, Beth, non siamo tutti come te. Io... io non lo so davvero cosa voglio fare!- esclamò, in una risata amara- Non lo so e scusami se è così! Ma non ci posso fare niente! Io non sono come te, mettitelo in testa! Io non so di voler fare la giornalista dall'età di dieci anni! Io sono io. Sono io, con la mia confusione ed i miei sbagli e se non ti vado bene, non posso farci proprio niente!”

Questo non c'entra niente, Daniel. Non c'entra assolutamente nulla! Sono arrabbiata perchè mi hai mentito. Hai mentito a me e ai tuoi genitori. Hai mentito a tutti e sembra che non te ne importi niente. Sembra che l'unica cosa importante sia questa festa!” gridò Beth

Sappi che se l'ho fatto era solo per voi! Per non deludere nessuno!” rispose Dan

E' troppo tardi. L'hai già fatto.” sentenziò Beth, voltandogli le spalle.

E dove te ne vai ora?” le gridò dietro Dan, raggiungendola in un balzo.

Me ne torno a casa.”

Ma non puoi farlo!” esclamò Dan, stringendole forte il polso.”

Questo lo dici tu. E adesso lasciami, per favore. Mi stai facendo male.”

Elisabeth...”

Stai tranquillo, non lo dirò a nessuno. Continua pure a mentire. Non sarò certo io a fermarti.” gli sussurrò tra le lacrime.

Dan la guardò, sconcertato, senza quasi accorgersi della presenza degli amici, giunti dopo aver sentito gli urli.

Beth... sistemerò tutto. Te lo prometto. Solo, fammi fare a modo mio.” provò Dan, un' ultima volta.

Ti ho già detto che non sarò io ad impedirti di agire come ti pare. E adesso, per favore, fammi andare via. Per favore, Dan, fammi tornare a casa.”

Dan lasciò immediatamente la presa, colpito da quegli occhi imploranti.

Lasciò andare la mano di Beth piano, come per poter accarezzare una alla volta le sue dite.

La guardò correre da Anne, che le circondò le spalle con un braccio, lanciando un'occhiata sprezzante verso di lui.

Accanto a lui si erano posizionati Thomas, alla sua sinistra e Lucas, alla sua destra.

Si voltò verso entrambi, sospirò e disse:

Bene, torniamo di là. Non vorrei che gli altri si accorgessero di queste sceneggiate.”

Ma Dan forse dovresti provare a parlare ancora.” gli suggerì Thomas, il quale aveva sospettato sin dall'inizio che finisse male.

No.- disse Dan, perentorio.- Ha capito quello che ha voluto capire. Non posso spiegare nulla a chi non vuol sentire.”

Dan...”

Ti ho detto di no, Thomas. E adesso andiamo.”

Thomas scosse la testa, contrariato e non li seguì, preferendo correre da Anne e Beth.

Lucas, invece, non si trovava esattamente d'accordo con quello che aveva fatto Dan.

Nella sua ottica, Dan e Beth potevano battibeccare, non litigare seriamente. Tuttavia nonostante volesse mettere il suo migliore amico con le spalle al muro ed ordinargli di andare immediatamente da Beth, non fece nulla.

Dan, forse, Thomas ha ragione...” riuscì a dire, infine.

Non ho voglia di parlarle adesso, Lucas, davvero. Per favore.”

Come vuoi. Ma prima o poi lo dovrai fare. Non la potrai evitare in eterno.” gli fece notare.

Per stasera sì, però.”

Dan...”

Lucas, dannazione, non ti ci mettere anche tu!” gli urlò contro.

Senti, ti lascio in pace, però promettimi che domani andrai da lei.”

Luke, visto come tratti Anne sei l'ultimo che può venire a darmi consigli. Quindi, io non dico a te che cosa fare e tu, per favore, evita di dirlo a me.” precisò Daniel.

D'accordo, peccato che ora che Beth lo sa non potrai più fare come avevamo pensato. Non potrai fingere di andare al colloquio e dire ai tuoi che non ti hanno preso. Non puoi aveva ragione Thomas.” andò avanti Lucas, facendo appello a quel barlume di senno che, si diceva, ogni tanto veniva ospitato anche da lui.

Lucas, non ho intenzione di dire niente a nessuno. Si farà come ho deciso. Sei con me?” gli chiese Dan.

Lucas aveva un istante per rispondere e, nonostante tutto, non aveva dubbi: gli aveva fatto presente che stava sbagliando, ma Dan avrebbe agito comunque con la sua testa ed aveva già deciso. Non gli restava altro da fare che sostenere quella decisione e aiutare Dan a rimettere insieme tutti i pezzi in cui si sarebbe rotto.

Sì. Sono con te.” disse infine, aggiungendo, mentalmente, anche:

Sono con te. Fino alla fine. Se ti fai male, sarò lì a ritirarti in piedi, stupido idiota cocciuto che non sei altro.”

Mi dispiace Beth.” le disse Anne.

Tu non c'entri nulla.”

Vedrai, si sistemerà tutto. Se solo Lucas e Thomas ce l'avessero detto...”

No, hanno fatto bene. Hanno solo mantenuto la promessa di non farne parola con nessuno.” la interruppe Beth.

Vuoi che andiamo un po' di sopra così ti sciacqui la faccia?” le propose Anne

No, tranquilla. Vado a casa.”

Sicura?”

Sì, voglio andare a casa.” ribadì Beth

Come vuoi. Scrivimi domani, ok?” si raccomandò Anne.

Beth annuì e tirò fuori la bacchetta.

Desiderava avere accanto suo fratello. Per un attimo pensò di andare da lui: dopotutto, le aveva detto di correre a casa sua in qualunque momento. Però, Beth sapeva che, se fosse andata da Harry, difficilmente sarebbe riuscita ad evitare di raccontare cosa era successo.

Non voleva che qualcuno venisse a conoscenza della loro discussione e, soprattutto, non voleva essere lei a rivelare che Dan si era inventato tutto.

Doveva essere lui a confessare all'intera famiglia che aveva mentito per ottenere dei buoni voti agli esami.

E poi... poi gli aveva promesso che non avrebbe detto niente.

Se, invece, fosse tornata a casa avrebbe trovato sua madre e suo padre, i quali avrebbero aspettato che si sentisse pronta a parlare.

Scelse di tornare a casa e, mentre si stava Smaterializzando vide arrivare Thomas e fece in tempo a leggergli il labiale.

Mi dispiace.”

Tra le lacrime, gli sorrise: non era colpa sua. Si era solo comportato da amico.

Elisabeth si Smaterializzò direttamente nell' ingresso, senza passare dal vialetto, come faceva di solito.

In salotto le luci erano ancora accese, segno che i suoi genitori erano ancora svegli.

James comparve subito sullo stipite.

Beth, che cosa ci fai qui?”

Elisabeth?” chiese Lily, alzandosi dal divano e raggiungendo il marito.

Ciao.” sussurrò Beth, che tanto avrebbe voluto essere abbracciata e rassicurata come quando era bambina ed aveva la certezza che davvero le cose si sarebbero sistemate, se lo dicevano mamma e papà.

Tutto bene? Come mai sei tornata a casa?” chiese Lily avvicinandosi

Qualcuno sta male? Dobbiamo andare a casa di Dan?” domandò James, figurandosi già la casa distrutta e una ventina di adolescenti ubriachi.

No, no. Stanno tutti benissimo. Sono tornata perchè non mi sentivo tanto bene.” mentì Beth.

Vuoi che ti prepari qualcosa? Una camomilla?” propose Lily, intuendo che sua figlia desiderasse solo dormire.

No, mamma, tranquilla, vado a letto. Buonanotte.” disse in fretta, salendo già i primi gradini.

Elisabeth!” chiamò James, facendola voltare.

Sì, papà?”

James incrociò gli occhi di Lily, che gli intimarono di lasciarla andare.

Buonanotte.”

Buonanotte anche a voi, a domani.” sussurrò, in risposta.

Lily, che è successo?” chiese James alla moglie, qualche minuto dopo.

Non lo so, so solo che è il caso di lasciarla da sola. Non serve costringerla a parlare se non ne ha voglia.” gli rispose, cauta.

Qualcosa mi dice che c'è di mezzo Dan.” aggiunse James, un po' stizzito all'idea che avessero potuto litigare e chiedendosi cosa mai avesse fatto Dan per ridurre in quello stato di totale apatia sua figlia e pensando che, se Daniel avesse fatto qualcosa alla sua Elisabeth, essere arrabbiati con il suo figlioccio fosse cosa buona, giusta e doverosa.

Lo credo anch'io. Però, James, ci conviene aspettare che sia lei a dirci qualcosa.” gli suggerì Lily, invitandolo a non fare sciocchezze il giorno dopo, come, ad esempio, correre da Dan per chiedergli cosa era successo.





Elisabeth non aveva dormito affatto, quella notte. Si era girata e rigirata nel letto, con la testa piena di troppi pensieri. Daniel, lei e Daniel, i loro amici, la famiglia, Daniel ancora, lei stessa...

Aveva preso sonno solo nelle prime ore del mattino, nonostante ormai non ci sperasse più.

Quando sentì delle voci dal pian terreno ed aprì gli occhi, vide che diversi raggi di sole stavano filtrando attraverso la finestra.

Doveva essere già tardi.

Controllò l'ora, erano le undici passate.

Fece un respiro profondo, desiderando rintanarsi per molto tempo ancora nel nulla del sonno, conscia però di doversi alzare.

Senza nemmeno aprire le finestre ed ancora in pigiama, aprì la porta della sua stanza.

Ben svegliata, principessa!” le sorrise suo padre, che la stava aspettando in fondo alle scale.

Buongiorno, dormigliona! E' quasi ora di pranzo!” l'avvertì sua madre, squadrandola, certa com'era che ci fosse qualcosa che non andava, mentre entrava in cucina

Ehilà sorella!” esclamò Harry, alzando gli occhi dal giornale.

Buongiorno Elisabeth!”

Harry, Ginny che ci fate qui?” chiese, Beth, sorpresa.

Abbiamo una novità e l'intera famiglia deve saperlo!”spiegò Harry

Tra poco arriveranno anche i miei.” aggiunse Ginny.

Mi ero dimenticata che oggi sareste venuti a pranzo. Se lo sapevo evitavo di scendere così.” si scusò Beth, imbarazzata, versandosi il caffè.

Ma tu non dovevi dormire da Dan, stanotte?” chiese Harry, che non era stato messo al corrente del tempestivo arrivo di Beth a casa nel cuore della notte.

Beth lo fissò con occhi persi.

Ho scelto di tornare a casa.” spiegò, senza aggiungere altro.

Ah, ok... vai da lui per sistemare, nel pomeriggio?” proseguì Harry, che non vide le occhiate che lanciavano i genitori.

No. Ci sono già là gli altri.”

Beth... non avrete mica litigato?”

No, va tutto a meraviglia.” rispose, affondando la faccia nella tazza.










Direi che da questo capitolo inizia ufficialmente il “Romanzo di Formazione” di Dan, passatemi il termine, anche se fa molto Manzoni...

Spero che vi sia piaciuto e spero che anche la scelta della futura dimora di Harry e Ginny vi convinca. Se avete tempo, date un'occhiata qui:

http://www.mferri.com/wp-content/uploads/2008/07/london-orwell.jpg

potrete vedere “concretamente” quale delle tante case di Portobello Road ho scelto per loro, scoprendo, fra l'altro, che sarebbe la casa di George Orwell (lo scrittore di 1984, tanto per capirsi.)

E' quella azzurro pastello, in mezzo.

Come al solito, grazie a tutti e alla prossima.


Padfoot_07: Grazie per i complimenti! A volte mi sorprendo anch'io di come siano complicate le vite di questi ragazzi, sai? Ma del resto, da Dan Black, cosa ti puoi aspettare? Hai visto, no? Ora, a voler fare di testa sua, ha solo peggiorato le cose...

Sirius non si è accorto di niente perchè era troppo concentrato a figurarsi suo figlio che passeggia per l'Ufficio Misteri... e poi, si sa, i papà sono sempre un po' più lenti. Vedrai che presto, però anche lui farà la sua parte.

PrincessMarauders: grazie a tutte e tre! Dici bene a scrivere che, quando sapranno che Dan desidera fare il musicista lo incoraggeranno, il problema sarò proprio arrivare a quel momento!

Dan farà parecchia fatica a confessarlo e, questa volta, non ci sarà Beth al suo fianco!

Piaciuta la parte ricavata apposta per Lucas?

Alohomora:Dan sa che ha una famiglia meravigliosa e degli amici a cui appoggiarsi, il suo problema è il voler fare sempre di testa propria. Non vuole deludere nessuno, non vuole chiedere aiuto e il risultato è che si caccia in pasticci peggiori... non saranno momenti semplici, ma ne verrà fuori.

Thaleron: la faccenda non si risolverà per niente in fretta, ma Dan crescerà grazie a tutto questo e gli farà bene, in fondo.

Per quanto riguarda Anne e Lucas... eh, avranno ancora di che discutere, anche perchè Lucas a lasciare Mary non ci pensa proprio.

Alexya379: Sirius ed Hellen aiuteranno Dan come solo due genitori sanno fare, anche se le tempeste si abbatteranno su casa Black, visti i molti litigi... La famiglia di Anne è nata così, per caso, spero di potervi raccontare qualcos'altro su di loro, anche se non ne sono certa. Grazie anche a te!

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Capitolo 14
*** Conseguenze ***


Conseguenze



Dan se ne stava comodamente stravaccato sul letto con la chitarra in grembo: gli era venuta in mente una nuova canzone e stava cercando delle parole da abbinare a quel motivetto che gli ronzava continuamente in testa.

Era stata una vera e propria tortura il non poterla mettere immediatamente per iscritto come faceva di solito. Quella giornata a Diagon Alley l'aveva distrutto, mentalmente.

Aveva voluto andarci da solo, nonostante Lucas gli avesse più volte proposto di accompagnarlo.

Voleva andarci da solo. Non aveva senso costringere Lucas a bighellonare con lui per delle ore a Diagon Alley, come se stesse attendendo chissà cosa, come se avesse avuto qualche motivo per andare a Diagon Alley.

Ancora qualche giorno e tutto sarebbe finito: avrebbe detto ai suoi genitori che non l'avevano preso.

Nessuno gliene avrebbe fatta una colpa: né sua madre, né suo padre, nemmeno James o Lily o Harry o Remus, nemmeno Tonks.

Beth avrebbe capito che non aveva nulla di cui preoccuparsi e che, alla fine, Dan aveva fatto bene a fare di testa sua. Sì, ancora qualche giorno e avrebbero ripreso a parlarsi, ne era certo.

Si sarebbe presentato a Godric's Hollow per pranzo e, complice l'intera famiglia Potter, tra lui e Beth si sarebbe sistemato tutto.

Non esisteva proprio che lei fosse arrabbiata con lui: prima di tutto perchè avrebbe dovuto comprendere le ragioni che l'avevano spinto a comportarsi in quel modo e poi... poi aveva un sacco di cose da dirle, ancora.

Dan! Scendi a darmi una mano con la cena! Tuo padre ha appena mandato un Patronus, sta per tornare!”

La voce di sua madre arrivò a distoglierlo dai suoi pensieri: da quando erano tornati dalla Francia i suoi genitori erano molto più rilassati, persino nei suoi confronti. Che avessero acquistato fiducia in lui, dal momento che Orchard House aveva retto magnificamente l'orda di diciottenni indemoniati?

Arrivo, un attimo!” gridò a sua volta, riuscendo a farsi sentire in cucina, al piano di sotto.

Era evidente che avesse ereditato la corde vocali di Hellen. Era una fortuna che, invece, cantando la sua voce divenisse pastosa come quella di Sirius.

Ti avviso, il mio attimo dura pochi secondi, non mezz'ora!”

Sbruffò ed abbandonò la chitarra sul letto.

Arrivo! Arrivo!” rispose, facendo sbattere la porta dietro di sé.

Scese in cucina e, un'eloquente occhiata di Hellen gli fece capire che era il caso che apparecchiasse.

Nonostante fosse maggiorenne da un anno, aprì il cassetto delle tovaglie prendendone una pulita da distendere sul tavolo.

Gli era passata in fretta la voglia di usare la magia qualunque cosa facesse. Aveva avuto ragione Remus, a dirgli che, per tante cose, è quasi più semplice e veloce fare da sé, piuttosto che agitare una bacchetta.

Sentirono sbattere la porta d'ingresso.

Sirius, accidenti, non ti ci mettere anche tu! C'è già Dan che non ha ancora capito la differenza tra chiudere una porta e sbatterla!” esclamò, Hellen, esasperata, andando incontro al marito.

Va tutto bene? Cos'è quella faccia?” chiese Hellen, notando immediatamente l'espressione cupa di Sirius.

No. Non va per niente bene. Dov'è Dan?” replicò Sirius, senza fornire ulteriori spiegazioni.

E' in cucina, sta apparecchiando. Ma cosa è successo, Sirius?” domandò, allarmata.

Credo che Dan ci debba parecchie spiegazioni.” disse Sirius, avviandosi verso la cucina con la moglie che continuava a non capire al suo seguito.

Ehi papà! Sei già a casa! Bè, meglio, così mangiamo prima e poi vado da Lucas.” salutò Dan, posando l'ultimo piatto.

Credo che stasera tu non andrai da Lucas, Dan. Siediti, per favore.” proseguì Sirius.

Dan incrociò gli occhi del padre e capì che lui sapeva.

Era al corrente di tutto.

Abbassò la testa. Non riusciva a proseguire il contatto, non riusciva a reggere la delusione e il rammarico negli occhi del padre.

In silenzio, si sedette.

Hellen li guardò, agitata. Non riusciva a capire cosa fosse successo. Cosa poteva aver mai combinato Dan? Dopo il grave incidente in moto dell'anno prima non aveva più combinato niente . Nonostante le incertezze e i dubbi degli ultimi mesi, sembrava aver messo la testa a posto, come confermavano i suoi M.A.G.O. e l'intenzione di diventare Indicibile

Che cosa è successo?” chiese, per l'ennesima volta, scostando la sedia dal tavolo e prendendo posto, incurante e dimentica della carne nel forno.

E' successo che Daniel ha qualcosa da raccontarci. Non è vero?” fece Sirius, rabbioso. Mai avrebbe creduto di essere così deluso da Dan. Avevano cercato di insegnagli ad essere sincero, tenace, sicuro delle sue convinzioni e disposto a portarle avanti, qualsiasi conseguenza esse portassero.

Dan era riuscito a scardinare e ad ignorare tutto quello che avevano tentato di trasmettergli.

Era sempre stato una testa calda, uno che voleva avere ragione, ad ogni costo, uno che negava, anche di fronte all'evidenza. Era sempre stato impulsivo, testardo.

Era sempre stato introverso sino all'eccesso, ma perchè, perchè per una volta, una sola, non era riuscito a parlarne?

Mi stai chiedendo di pentirmi di quello che ho fatto? Se è così non lo farò. L'ho fatto per voi. Mi dispiace che sia andata a finire male, non doveva finire così. Sappiate però che l'ho fatto per voi.”

disse Dan, irritato, giocando col tappo della bottiglia.

Hellen posò gli occhi sul figlio: se stava seduto scomposto, con le gambe distese in avanti, la sedia in obliquo e la schiena storta. Aveva un orribile sguardo strafottente che rivolgeva ad entrambi i genitori.

Sirius era molto arrabbiato, era deluso. Si vedeva, ma per quale motivo nessuno si azzardava a spiegarle cosa fosse successo?

Allungò la mano, a cercare quella del figlio. La prese nella sua e gli cercò gli occhi.

Dan, mi spieghi cosa è successo? Prometto che non ti giudicherò. Dimmi solo cosa hai fatto. Sono certa che si sistemerà tutto.”

Dan alzò gli occhi per una frazione di secondo: giusto il tempo di incontrare quelli chiari di sua madre e, ancora una volta, dovette abbassare la testa.

Sostenere lo sguardo di sua madre era ancora più difficile che affrontare quello di suo padre: in tutti quegli anni di grane ai suoi genitori ne aveva date parecchie e, quando le cose si mettevano male, quando non si trattava di semplici ragazzate, quando suo padre si arrabbiava sul serio, era sempre stata sua madre a far da mediatore, a cercare di sistemare le cose, a parlare con ciascuno dei “suoi due uomini testoni” perchè provassero a ricostruire quello che l'esuberanza di un ragazzo e le urla di un padre sembravano aver distrutto.

Era buffo, se ci pensava, che proprio colei che si mostrava così insofferente a certi suoi atteggiamenti, colei che sarebbe stata in grado di rimproverarlo anche se decideva di aprire una finestra che a parer suo doveva rimanere chiusa, fosse proprio quella che riuscisse sempre a schierarsi in sua difesa.

Non se questa volta si sistemerà tutto così facilmente, Hellen.” grugnì Sirius, dall'altro capo del tavolo.

Lascia che ci giunga da sola a questa conclusione, Sirius.- gli rispose, senza giri di parole- E adesso, per favore, Daniel, spiegami quello che è successo.”

Potresti fartelo spiegare da papà, visto che ha già emesso la sua sentenza.” rise amaramente Dan.

Sirius lo guardò, truce.

Abbi almeno il coraggio di assumerti le tue responsabilità, Daniel, visto che dichiari di non essere pentito.”

Ti diverte così tanto? Avanti, dillo che ti vergogni di me!” lo provocò Dan, irriverente.

Sì, mi vergogno di te. Mi vergogno perchè mi hai deluso. Mi vergogno, perchè credevo di essere riuscito ad insegnarti qualcosa. Mi vergogno perchè pensavo che avessi qualcosa in quella testa e, invece, mi sono accorto che sei solo un ragazzino viziato, abituato ad essere sempre scusato per qualsiasi cosa, sempre abituato a fare quello che gli pare e piace, senza pensare alle conseguenze perchè, tanto, c'è sempre qualcuno che sistema le cose al posto tuo, non è vero Dan? Perchè, tanto, se anche l'anno scorso fossi riuscito ad ammazzare Lucas con quella moto, ci sarei stato io a sistemare tutto, vero? Perchè, tanto c'ero io ad arrivare dall'altra parte del Paese nel cuore della notte per venire a recuperare te e quegli squinternati dei tuoi amici che eravate troppo ubriachi per tornare a casa e troppo gonfi di lividi per agitare una bacchetta dopo una rissa, giusto? Perchè tanto c'era James o c'era Remus pronto ad accoglierti in casa sua, in attesa che io sbollissi la rabbia, giusto Dan?” urlò Sirius, senza riuscire a trattenere l'irritazione.

Dan scattò in piedi e gridò, più forte del padre:

Non mettere in mezzo quell'incidente! Non ci provare! Lo sai benissimo che cosa ho passato! Lo sai con che rimorsi ho convissuto! Lo sai anche tu come stavo! Se Lucas fosse morto... lo sai come stavo! Eri lì, eri lì con me! Come puoi non capire, papà! Come puoi non capire che l'ho fatto per voi! Per dimostrarvi che ero anch'io in grado di fare qualcosa!”

E mi dimostri che sei in grado di fare qualcosa mentendomi? Dicendo che vorresti fare l'Indicibile per stupirmi e poi non presentandoti nemmeno al colloquio? Bel modo di meritare rispetto, Dan. Complimenti, davvero! Ho cercato di darti poche regole, in questi anni, convinto che non ne servissero troppe se mio figlio fosse stato onesto, giusto e pronto ad assumersi le sue responsabilità. Evidentemente ho sbagliato, perchè non ti meriti affatto la fiducia che ti ho concesso.” constatò Sirius, amareggiato.

Sirius, basta urlare! E tu, Dan, calmati, per favore!- intervenne Hellen, decisa- Sono certa che si sistemerà tutto: non è successo niente. Non è una tragedia se Dan non vuole fare l'Indicibile.” disse, rivolta al marito.

Non è questione di Indicibile o di Auror o di non so che altro. E' una questione di fiducia, Hellen. Una questione di fiducia.” ribadì Sirius.

Piuttosto- riprese la moglie, come se non avesse sentito- vorrei capire per quale motivo ci hai mentito, Daniel. Ti abbiamo forse fatto qualche pressione?”

Se mi avete fatto pressioni? Se mi avete fatto pressioni?- chiese retoricamente Dan- Certo che me ne avete fatte! Tutti i genitori ne fanno, seppur inconsapevolmente! E' che io vorrei fare davvero qualcosa per voi! Vorrei dimostrarvi che me la so cavare da solo, che so cosa voglio, che riesco anch'io a combinare qualcosa di buono!”

Daniel...-iniziò Hellen- tu sei un ragazzo pieno di qualità. Ci hai sempre reso fieri di te. Scusami se non te l'ho mai dimostrato sino in fondo, ma io sono orgogliosa di te. Lo sono sempre stata, persino ogni volta che ricevevo una lettera della McGranitt.” sorrise in direzione del ragazzo seduto alla sua sinistra.

Sirius non parlava: non aveva più parole. Non sapeva più che dire.

Non credo che sarai così orgogliosa di me, se ti dicessi che mi sono inventato questa storia dell'Indicibile durante i M.A.G.O., solo per evitare di passare un altro anno ad Hogwarts in allegria...” osservò Dan, disilluso.

Tu hai fatto cosa?” chiese a bruciapelo Hellen.

Che cosa?” gridò Sirius

Ho inventato tutto: mi sono inventato questa storia dell' Indicibile per superare gli esami. Mi avrebbero bocciato, altrimenti. Non sapevo che Hagrid avrebbe avuto l'idea geniale di venire a dirvelo, non immaginavo che ci fossero tutte queste conseguenze, va bene? Non volevo. E'... successo e basta.” spiegò Dan, cercando di non urlare. Già stavano urlando i suoi genitori, non voleva mettercisi anche lui.

Non è successo e basta, Daniel, è successo perchè tu hai lasciato che succedesse. Niente accade da solo.” precisò Hellen, dura, e, per la prima volta in quella sera, con un tremito di delusione nella voce.

Lo vedi qual è il tuo problema? Che non pensi alle conseguenze! Che fai le cose così, tanto per fare!” esclamò Sirius

Non faccio le cose così tanto per fare, papà! Nel caso non l'avessi capito, nel caso non l'aveste capito, ho mentito per poter portare a casa dei voti decenti per voi! L'ho fatto per voi, maledizione! Non me ne importava nulla della scuola, ma sapevo che importava a voi! Ho mentito che perchè ero convinto che fosse la soluzione migliore per non deludervi! Avrebbe dovuto restare un segreto, questa storia dell'Indicibile, non immaginavo che Hagrid ve lo dicesse!” sbottò Dan, gridando anche lui, questa volta.

Sirius fece per intervenire, ma Hellen lo batté sul tempo, riuscendo anche, nel frattempo, a togliere la carne dal forno.

Daniel, non ti è passato per la testa nemmeno per un istante che sei nostro figlio e che, voti eccellenti o meno, lo saresti sempre stato? C'era bisogno di tutte queste bugie? C'era bisogno di tutti questi sotterfugi?” chiese, riportando la voce ad un tono più basso e più materno.

Se non mi aveste fatto tutte queste pressioni forse le cose sarebbero andate diversamente! Se non mi aveste sempre fatto sentire inferiore perchè non ero motivato come Harry o diligente come Beth non sarebbe successo niente!” strillò Dan, fuori di sé dalla rabbia: perchè non capivano? Perchè non si rendevano conto che era colpa loro? Perchè non riuscivano a comprendere di aver riposto troppe aspettative in lui, che era solo un ragazzo di diciotto anni, che si sentiva capace solo di suonare la chitarra?

Cresci, Dan, cresci, dannazione! Non ci sei solo tu a questo mondo! La vita non è Hogwarts, la vita non è semplice, la vita prevede una continua lotta con te stesso, ogni giorno! Non si può sempre pensare di andare avanti con bugie scorciatoie, Daniel. Non si può ed è ora che tu lo capisca!”

Crescere? Non fate che ripetermelo, da anni, e se avete ottenuto l'effetto opposto forse è il caso che vi facciate qualche domanda!” disse Dan, amaramente, allontanandosi dalla stanza.

Dove stai andando? Torna qui!” lo apostrofò Sirius

Non ha senso continuare a discutere perchè come al solito non capite mai niente!”

Spiegacelo, allora, Daniel, ma non andartene via così! Io non ho mai preteso che tu fossi come Harry o Beth.” propose Hellen, parlando più a se stessa che non al ragazzo che era ormai scomparso dalla sua vista.


Dan salì le scale di corsa, percorse il lungo e buio corridoio del primo piano ed entrò in camera sua.

Aprì l'armadio e prese il vecchio zaino di tela che usava per i campeggi. Lo riempì con un assemblaggio casuale di pantaloni, magliette, felpe.

Aprì il cassetto del comò in cui i suoi spartiti stavano chiusi, al sicuro da occhi e mani indiscrete ed afferrò la chitarra: se doveva andarsene era il caso che sapessero che non avrebbe lasciato loro in custodia i suoi averi più preziosi.

Attraversò la stanza buia a grandi falcate, spalancò la porta e la sentì sbattere dietro di sé.

Uscì, senza gettare nemmeno un'occhiata alle fotografie sul comodino. Senza voler ritornare con la memoria a quei giorni lontani e felici in cui giocare a Quidditch, scherzare con gli amici e divertirsi con le ragazze lo faceva sentire bene.

Tornò al piano di sotto saltando i gradini e nell'attraversare l'ingresso si limitò a fissare per un istante infinito sua madre che lo osservava dallo stipite della porta della cucina.

Quando Sirius sentì la porta di casa chiudersi dietro alle spalle del figlio seppe che Dan non sarebbe tornato a casa quella sera.




Era una sera d'estate come tante: una di quelle in cui l'aria non vuole farsi sentire, lasciando al suo posto l'afa torrida ed incolore.

La motocicletta sfrecciava sull'asfalto, schivando un'auto via l'altra e lasciando, incurante, che gli automobilisti lanciassero improperi contro al suo centauro.

Daniel maneggiava con abilità il manubrio e l'esperienza accumulata gli consentiva di lasciare che le mani guidassero da sole, liberando la mente dalla preoccupazione della strada e concedendole di imbattersi in altri pensieri.

Aveva diciotto anni. Fino all'anno prima si sarebbe considerato adulto: del resto, non era sempre stato lui quello che diceva che, una volta finita Hogwarts, avrebbe levato le tende e sarebbe andato a vivere da solo?

In quel momento diciotto anni gli sembravano così pochi... forse aveva ragione suo padre a dirgli che non era in grado di cavarsela da solo, di assumersi le sue responsabilità.

No, lui era capace di badare a se stesso. Ne era più che capace e l'avrebbe dimostrato a tutti.

Non era colpa sua, se se n'era andato: l'avevano spinto loro a fuggire. Loro con le assurde aspettative che riponevano in lui.

Possibile che non si fossero resi conto di quanto fosse complicato per lui? Possibile che non si fossero resi conto di quanto fosse difficile crescere all'ombra di un uomo come suo padre, popolare, famoso, eroe di guerra? Possibile che sua madre non fosse riuscita a vedere al di là dei suoi ordinari momenti di follia?

Possibile che nessuno, nessuno gli avesse mai detto : “ Bravo Dan, mi piace quella canzone! Dovresti provare con la musica, se è quello che desideri!”

"Ed ora, avanti, campione, suonami qualcosa."

"Sù, una canzone che ti va di suonare, una qualsiasi."

Papà...

Daniel, sempre con quella chitarra in mano! Ha fatto miracoli su di te, in questi anni! E pensare che da bambino detestavi cantare!”

Some are like water, some are like the heat
Some are a melody and some are...

The beat, Daniel. L'irruenza dell'acqua, il calore del fuoco, la dolcezza della melodia e il ritmo che segue lo scrosciare dell'acqua, il crepitare del fuoco e che sostiene la melodia.”

Mamma...

La motocicletta curvò a destra, trascinata dalla forza dell'abitudine e si fermò nell'angolo destro della villetta.

Cawood, come suggeriva il nome, era un borgo di poche anime.

Niente di meglio per una famiglia di maghi in incognito.

Basta pensarci.”

Dan scese dalla moto e si tolse il casco, abbandonandolo sulla sella.

Si mise lo zaino in spalla e risalì la strada fin verso la porta.

Bussò.

Vado io! Sarà Dan, mamma!” esclamò una voce giovane.

La voce di Lucas, l'avrebbe riconosciuta tra mille.

Eccoti finalmente! Ti aspettavo come minimo un'ora fa!” Lucas lo accolse in casa, accorgendosi solo in un secondo tempo dello zaino che Dan portava in spalla.

Mamma!- urlò di nuovo, alla strega comparsa a pochi metri da lui- Dan si ferma qua a dormire. E' un problema?”

Se disturbo, signora, lasci perdere.” aggiunse Dan, educato.

Sciocchezze! Lucas è stato da te per un po'. E' giusto ricambiare. Preparo la camera degli ospiti.” gli sorrise, incoraggiante, sparendo via in un battibaleno.

Vieni su.- gli disse Lucas, facendogli strada per le scale- Così mi racconti.”

Lucas, grazie.” sussurrò Dan.

Figurati. Sono qui per questo.” gli rispose, già nascosto dalle pieghe della scala a chiocciola.

L'aveva promesso: quando il mondo gli sarebbe crollato addosso, lui sarebbe stato lì e l'avrebbe aiutato a ricostruirlo.

Nonostante fosse stato quello stesso idiota cocciuto a distruggerlo.





Il soggiorno di Orchard House era completamente al buio, se non fosse stato per la tenue luce che emanava il lume ad olio. Una sagoma stava ritta in piedi di fronte al vetro della grande finestra che dava sul giardino.

Hellen Black fissava il prato oltre al vetro con le braccia incrociate sotto al petto.

Hellen.” bisbigliò la voce di suo marito, alzatosi dal letto per riportarla da lui.

Cosa fai?” chiese avvicinandosi in silenzio, con i piedi nudi a contatto col parquet.

Aspetto che torni.” gli rispose, atona, senza distogliere lo sguardo dal prato.

Sirius si avvicinò ancora e posò una mano sulla spalla ossuta della moglie, scostandole dolcemente i capelli biondi.

Non tornerà. Non stanotte, almeno.”le sussurrò.

Dan non sarebbe tornato. Non quella notte e, lui lo sapeva, non per qualche tempo.

Una parte di lui gli diceva che gli avrebbe fatto bene, che non doveva preoccuparsi, perchè suo figlio sarebbe tornato più forte di prima.

Un'altra, però, gli suggeriva, maligna, che, in fondo, lui di progressi da quell'estate del 1975 quando aveva sentito chiudersi per sempre la porta di Grimmauld Place dietro di lui, non ne aveva fatti. Non era stato in grado di impedire a suo figlio di andarsene. Non era stato in grado di aiutare Daniel a capire cosa volesse da se stesso.

Se dovesse tornare io voglio essere qui.” disse Hellen, affondando completamente il viso nel torace di Sirius, capace soltanto di accarezzarle i capelli.





Eccomi qui, con il solito ritardo (dovuto ai motivi più disparati). Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento. Non compare nessun altro personaggio al di fuori di Dan e della sua famiglia perchè questo momento doveva essere dedicato a loro e basta.

Vi ringrazio tutti quanti: siete tantissimi e non posso che essere felice del successo.

Voglio precisare meglio alcune questioni che ho notato nelle recensioni: facciamo un'unica risposta, ok?

Per quanto riguarda Lucas, va detto che Lucas è quell'amico che ti dice che sei un idiota, che stai sbagliando, che non hai capito niente, che sa che ti spaccherai la testa, ma che è lì, nonostante tutto perchè sa di non poterci fare niente. Perchè tanto, i consigli non li segui, ma vuoi fare di testa tua.

Ti romperai in tanti pezzi, ma lui sarà lì, consapevole di quale deve essere il suo posto.

Avete ragione a dire che Dan se le cerca. Ma non è mai semplice per nessuno avere diciotto anni.

Spero di aver esaurito una parte delle vostre curiosità sul comportamento Dan in questo capitolo e spero che lo riusciate ad amare visceralmente come lo amo io proprio per tutti questi suoi casini e difetti e sbagli e scivoloni....

Le novità sul fronte Dan Beth ci saranno tra un bel po': entrambi devono riordinare le idee.

Entrambi (Beth soprattutto) devono rendersi conto di non dover vivere in funzione dell'altro, ma, in primis, per se stessi. Beth dovrà recuperare tutte quelle cose che ha accantonato: solo così potrà essere felice con Dan.

La loro sarà una storia lunga, così come sarà lunga la storia di Anne e di Lucas, la storia di un'amicizia che profuma d'amore, anche se nessuno dei due l'ha ancora capito. Anche se, per il momento, Lucas è più attratto dai capelli vaporosi di Mary che dalla creatività di Anne, la sorella che gli manca.

Spero che avrete la pazienza di seguirmi sino in fondo: non ho idea di quando riuscirò a finire di raccontarvi questa storia.

Grazie ancora, Alohomora, Thaleron, Princess Marauders, Padfoot_07, Alexya379, Leila, Emanuela e sorella di Thaleron, di cui, purtroppo, non so il nome.

Grazie anche a Bellis, che ha seguito la discussione di casa Black in tempo reale.

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Capitolo 15
*** Alla ricerca di un rifugio dai propri pensieri ***


Alla ricerca di un rifugio dai propri pensieri


GODRIC' S HOLLOW

Erano passati due giorni dalla fuga di Dan.

L'ansia cresceva di minuto in minuto, dal momento che nessuno sapeva dove fosse: Sirius, James e Remus avevano ipotizzato che si trovasse da Lucas, ma nessuno poteva averne la certezza.

Nessuno poteva sapere cosa gli passasse per la testa.

Harry e Ron avevano fatto in modo che ci fosse sempre qualcuno a casa loro, qualcuno che potesse accogliere Dan, qualora decidesse di presentarsi alla sua porta.

Lily faceva continuamente spola tra casa sua e Orchard House e James nelle ultime quarantotto ore ne aveva trascorse almeno trenta in ufficio: aveva insistito perchè Sirius rimanesse a casa.

Elisabeth non aveva parlato con nessuno dell'ultima discussione che aveva avuto con Daniel, la settimana prima.

Tuttavia, appena aveva saputo che Daniel era scappato, non aveva potuto fare a meno di pensare che, in fondo, fosse anche colpa sua.

Mamma, ho paura che sia anche colpa mia.” mormorò Beth, avanzando, piano dall'ingresso e raggiungendo i genitori in cucina.

James alzò la testa, di scatto e Lily invitò la figlia a sedersi accanto a lei.

Sai qualcosa, Beth?” chiese James.

No, no. Non so niente. So solo che, quando Dan mi ha raccontato quello che aveva fatto abbiamo litigato. Forse non avrei dovuto aggredirlo così, anche se se l'è cercata.” confessò Beth.

Lily la invitò a proseguire e James fissò gli occhi sulla figlia.

Abbiamo litigato: non ero d'accordo con quello che aveva fatto e che aveva intenzione di fare. Non avrei mai pensato che arrivasse a scappare via. Mai. Sembrava così sicuro di sé e di quello che aveva deciso. Aveva discusso persino con Thomas e Lucas, che non lo appoggiavano. Soprattutto Thomas. Poi non l'ho più visto... forse, se non l'avessi giudicato, se non mi fossi arrabbiata, magari avrei potuto aiutarlo.” proseguì Beth, accorata.

Beth, non è colpa tua. Sai benissimo che Dan sarebbe fuggito comunque.” la contraddisse Lily.

Ma magari oggi sarebbe qui...” ipotizzò Beth.

No, non sarebbe qui. Sarebbe esattamente nel posto in cui è ora.” la smentì James, che, come Sirius, era del parere che Dan avesse bisogno di schiarirsi le idee da solo, per un po'.

Certo, questo non implicava lo sparire senza far avere sue notizie.

Elisabeth si alzò, consapevole di non avere altro da dire e ritornò in camera sua, sentendosi gli occhi dei genitori addosso.

Si sedette sul letto e, fissando il muro, tornò ai propri pensieri: aveva ragione lei. Dan aveva sbagliato, si era comportato male, l'aveva delusa. Ma, forse, se non avessero litigato, lui si sarebbe confidato con lei, le avrebbe rivelato cosa lo preoccupava.

Avrebbero trovato una soluzione, insieme, come avevano sempre fatto.

Ma quanto tempo era che non trovavano una soluzione insieme?

Quanto tempo era che avevano superato la fase di semplice amicizia, di complicità infantile, per diventare l'uno il sostegno dell'altro?

Stava davvero cambiando tutto?

Dan... torna a casa...” sussurrò a se stessa, fissando insistentemente la fotografia animata di due bambini che non potevano avere più di sette anni.

Si abbracciavano e salutavano felici l'obbiettivo: sembravano così lontani quei giorni, quando era tutto molto più semplice.




CAWOOD, CASA FRANCHESTER

Daniél, ti fermi da noi anche questa sera?” chiese la signora Franchester, passando in cucina ed osservando i due ragazzi fare colazione.

Lucas con una tazza di cereali più grossa di lui e Dan con qualche toast cosparso di marmellata di more.

Oh, maman, c' est Dàniel non Danièl!” sbottò Lucas, inghiottendo una cucchiaiata di cereali.

Cécile Franchester, nonostante fossero ormai quasi trent'anni che viveva in Gran Bretagna, di tanto in tanto mostrava ancora qualche difficoltà con la lingua.

Excuse moi, Danièl! Non ho ancora ben imparato la pronuncia di tutti i nomi.” sorrise la strega.

Non si preoccupi. Non è certo un problema. E comunque, parla bene l'inglese!” disse Daniel, che, in fondo, trovava divertente la storpiatura del nome.

Non hai imparato ancora bene la pronuncia di tutti i nomi? Ma se sono quasi diciotto anni che ti ostini a chiamarmi Lucàs!” esclamò Lucas, beccandosi uno scappellotto sulla testa.

E' diverso, Lucàs! Per te e tuo fratello scegliemmo due nomi che fossero uguali en anglais et en francais!” esclamò la strega, che, Dan notò per la prima volta, scuoteva la testa esprimendo dissenso esattamente come faceva Lucas.

Quel dommage! En anglaise sont Lùcas et Bènjamin! En francais sont Lucàs et Benjamìn!” esclamò Lucas, il quale non mancava mai di sottolineare come il suo nome fosse Lùcas. Del resto, aveva sempre vissuto in Gran Bretagna, in Francia ci era stato solo per far visita a dei parenti, cosa aveva da spartire con quell'assurda lingua?

Lui si sentiva Inglese fino al midollo.

Oh Lucàs, hai proprio la testa dura! Tuo fratello non ha mai fatto tutte queste storie!” rise la signora Franchester.

Benjamin è... amorfo quando si tratta di queste cose,ce n'est pas? Io sono Inglese! ” precisò Lucas, sempre più contrariato.

Se sei così inglese, smettila di parlare francese, non trovi?” lo zittì Dan, ridendo.

Ben detto, Dàniel! Almeno qualcuno che lo riesce a far star zitto, una buona volta!- sorrise la signora Franchester- Allora fatemi sapere se ti fermi anche questa notte! Io vado a Diagon Alley, intanto!” li avvertì, allontanandosi.

Complimenti per la pronuncia, madame!” le gridò dietro Daniel.

Merci Danièl!”

Idiota!” lo prese in giro Lucas.

Mai quanto te, Lucàs!” sghignazzò Daniel.

Chiamami in quel modo ridicolo ancora una volta e giuro che ti ammazzo!” si offese Lucas.

Come vuoi, Lucàs!” ghignò Dan

Lucas sbruffò ed affondò la testa nella tazza: presi insieme sua madre e Dan erano peggio del vaiolo di drago.



Qualche ora più tardi Lucas e Dan si erano rinchiusi nella stanza di Lucas. Era un ambiente davvero suggestivo, dato che si trattava di una mansarda, ma faceva davvero caldo.

Dan era accovacciato sul pavimento con la chitarra in grembo e Lucas stava alla scrivania a controllare uno per uno i suoi libri di scuola, confrontandoli con la lista che era appena arrivata.

No, accidenti, io quindici falci per Trasfigurazione Avanzata volume III non le spendo! Men che meno ne butto via otto in “Utile dispensa per Pozionisti Imbranati”!”

Ti do i miei libri: tanto sono sempre quelli. Comunque la dispensa è una roba utile: ero anch'io scettico, ma contiene tutti i riassunti degli intrugli più difficili che abbiamo studiato.” commentò Dan, stupito dal fatto che Lucas fosse così interessato ai libri. Di solito, prima del venticinque agosto non se ne preoccupava, con la conseguenza di dover correre a Diagon Alley ad implorare il gestore del Ghirigoro di prenotargli i libri e spedirglieli direttamente a scuola.

In realtà Lucas cercava di tenersi occupato: erano due giorni ormai che Dan stava da lui.

Dopo lo sfogo iniziale in cui Dan gli aveva raccontato del violento litigio con i suoi genitori, non avevano più toccato l'argomento.

Lucas non sapeva da che parte iniziare per ritornarci sopra ed era ben consapevole del fatto che non si poteva forzare nessuno a parlare.

Checchè ne dicesse, Dan stava male. Si vedeva che soffriva, che si sentiva perso e spaesato. Per chi lo conosceva bene come lui, non era difficile leggergli il vuoto negli occhi, se n'era accorto sin da quando aveva spalancato la porta e si era trovato davanti l'amico.

In più, Lucas era cosciente di non essere la persona adatta a dare buoni consigli, l'unica cosa che sapeva fare era esserci. Esserci e basta. L'aveva promesso, lui ci sarebbe stato.

Come se non bastasse Thomas aveva avuto l'idea geniale di andare a trovare la nonna a Belfast.

Gli aveva spedito un gufo, al quale, ovviamente, Thomas non aveva risposto: non era difficile da immaginare il motivo. Sicuramente un'anziana signora Babbana non era abituata a vedere gufi spennacchiati beccare i vetri per consegnare la posta a suo nipote.

Luke, hanno suonato.” lo avvertì Dan, dato che sembrava non aver sentito.

Lucas si alzò e scese velocemente le scale, precipitandosi al piano di sotto.

Che Thomas avesse deciso di rendersi utile anziché starsene in Irlanda a pascolare le capre?

Porco Bolide, Thomas! Per fortuna che sei arrivato!” esclamò, abbracciando quasi l'amico.

Sì, sì sono contento anch'io di essere qui. Sono appena tornato ed ho inventato una scusa assurda per mollare i miei a casa a disfare i bagagli da soli. Lui dov'è?”

Di sopra.”

Come sta?” mormorò, piano, Thomas. Era chiaro che nessuno dei due volesse farsi sentire.

E' a terra. Hai presente come stava quando l'anno scorso abbiamo perso la Coppa del Quidditch?”

Thomas aggrottò le sopracciglia: per quale dannatissimo motivo Lucas doveva mettersi a fare paragoni idioti anche quando si trattava di cose serie?

Sì.” disse, aspettandosi la frase successiva.

Ecco, peggio!” esclamò, sconsolato, Lucas,

Non so perchè ma non avevo dubbi.- commentò Thomas, sardonico- Ora andiamo sopra.”

Salirono in camera di Lucas e trovarono ad aspettarli.

Thomas!” esclamò Dan, felice di vederlo.

Non era così stupido da non immaginare il motivo per cui Thomas si fosse precipitato lì.

Sapeva che sarebbe venuto e sapeva che, a differenza di Lucas, l'avrebbe costretto ad affrontare l'argomento, senza giri di parole.

Thomas si sedette sul letto, fissò Dan e gli disse, diretto:

Ok, ora cerchiamo di farti fare pace col tuo cervello.”

Dan era pronto alla discussione che ne sarebbe seguita. Non aveva paura di parlare.

Non sono io a dover far pace col mio cervello.”

Ne sei così sicuro?” gli domandò Thomas.

Sì.” rispose Dan, perentorio.

Non sto a dirti che te l'avevo detto, però, maledizione, Dan, ti rendi conto di aver fatto una boiata?” proseguì Thomas

Sì, me ne rendo conto da solo, Thomas, non ho bisogno del tuo aiuto. Ma non me la sento ancora di tornare a casa. Non ci riesco, va bene? So che è sbagliato, ma non riesco a tornare a casa.” raccontò Dan.

Puoi fermarti qui quanto vuoi, lo sai.” aggiunse Lucas

Lo so. Ma non posso farlo. Andrò a stare per un po' da Remus. Gli ho scritto questa mattina. Non posso metterti in mezzo, Lucas. Non è giusto.” confessò Dan.

Non era giusto: Lucas non c'entrava niente. Non doveva invischiarsi in una situazione spiacevole quanto quella.

E Remus, allora? Remus c'entrava qualcosa, si chiese.

Forse più di Lucas.

E fuggendo credi di risolvere qualcosa, Dan? Non potresti provare a parlare di nuovo con i tuoi genitori? Saranno preoccupati: non hanno tue notizie da due giorni.” intervenne perplesso, Thomas.

Non mi va di parlare con loro, Thomas. Non adesso. Adesso devo capire cosa fare di me e della mia vita e lo voglio capire da solo. Se andassi da loro, se tornassi a casa ci sarebbero altre discussioni, altre urla. Ci sarebbero altre sentenze da parte di mio padre ed altre lacrime da parte di mia madre. Non posso tornare a casa adesso. Devo decidere da solo. Devo cavarmela da solo.”spiegò Dan, con una serietà tale per cui i suoi amici non poterono fare a meno di pensare che non l'avevano mai visto tanto adulto quanto in quel momento.

Non era una sicurezza spavalda, ma una sicurezza matura.

Sei sicuro che stare da Remus non peggiori le cose? Voglio dire, come credi che staranno i tuoi sapendo che non sei tornato a casa ma che hai “preferito”, se così si può dire, qualcuno che non sono loro?” chiese Lucas, particolarmente sensibile all'argomento.

Da quando, alcuni anni prima, suo padre se n'era andato, lui, sua madre e suo fratello avevano provato a ricostruire la famiglia.

Lucas aveva fatto dello stare accanto a sua madre una sorta di missione: le era molto legato e sentiva che, se era giusto che suo fratello si fosse costruito la sua vita con sua moglie, il suo posto, per il momento, era e doveva essere Cawood, con sua madre

Ho pensato anche a questo, Lucas. E credimi, quello che sento non è piacevole. Ma non so proprio che cosa dovrei fare. Non posso mettere in mezzo voi due. Non sarebbe giusto. Sì, Thomas, lo so che potrei stare anche da te, ma non è giusto. Da zio James non posso andare: c'è Beth. Posso stare solo da zio Remus. E' l'unica soluzione, anche se sono consapevole del fatto che dimostrerò, un'altra volta a mio padre di non essere in grado di assumermi le mie responsabilità, dato che fuggo da Remus un'altra volta.”

Thomas e Lucas si guardarono di sottecchi: Dan era sicuro e deciso e sapevano bene che non si poteva fargli cambiare idea.

Avrebbero voluto aiutarlo di più, ma, forse, Dan doveva davvero cavarsela da solo.

Daniel rivolse loro un sorrisetto tirato e poi prese a raccogliere le sue cose per infilarle nello zaino.

In silenzio gli amici lo aiutarono.

Non ci volle molto a radunare tutto e ben presto tutti e tre scesero al piano di sotto.

Prima di aprire la porta Dan tirò fuori dalla tasca dei jeans un biglietto:

Dallo a tua madre, Lucas, e ringraziala per l'ospitalità di questi giorni.”

Lucas annuì, in silenzio e, assieme a Thomas, lo accompagnò alla moto.

Abbi cura di te.” gli disse Thomas, mentre già Dan si allacciava il casco.

Per qualsiasi cosa noi ci siamo, ok?” aggiunse Lucas.

Lo so. E non potrò mai ringraziarvi abbastanza. Comunque, potrete venire da Remus: non vi caccia via di sicuro! Anche Teddy sarà contento di vedervi.”

Dan saltò sulla moto e la videro alzarsi in volo, sino a diventare un puntino sperduto nel cielo terso.



La Cornovaglia era piuttosto lontana e ci volle qualche ora di volo per arrivare sino a lì, dallo Yorkshire.

Durante il suo viaggio Dan vide il tempo cambiare più volte e passare dal sole alle nuvole ed atterrando sotto una pioggia torrenziale.

Il cottage dei Lupin sorgeva in una zona abbastanza isolata: l'avevano scelto apposta per non avere attorno vicini curiosi che facessero strane domande sul colore dei capelli di Teddy o sulle misteriosi sparizioni di Remus.

Dan parcheggiò la motocicletta nella rimessa e si avvicinò alla casa: era minuscola fuori e lo era altrettanto anche dentro.

Bussò alla porta laccata di verde.

Vado io! Vado io! Voglio aperire io!” si sentì strillare Teddy.

Dan! Che bello sei arrivato!” il bimbo gli corse incontro e Dan lo prese immediatamente in braccio.

Entra, Dan, non stare lì fuori a bagnarti- gli sorrise Remus, paterno- Ti stavamo aspettando.”

Alle sue spalle, Tonks chiuse la porta.



ORCHARD HOUSE

Nella grande casa regnava il silenzio.

Hellen, quando non andava in pellegrinaggio nella stanza di Dan, continuava ad alzarsi dal divano per controllare ogni finestra: avrebbe potuto arrivare un gufo da un momento all'altro.

Sirius cercava di leggere il giornale, ma la sua testa era da tutt'altra parte.

Se solo avesse potuto andare al lavoro, forse, si sarebbe distratto... ma non poteva lasciare Hellen da sola.

Dan avrebbe potuto farsi vivo in qualsiasi momento e nessuno più di lui riusciva a capire come si sentisse.

Combatteva con il desiderio di andarlo a cercare, tanto lo sapeva che stava da Lucas, e di riportarlo a casa con la forza e quello di lasciarlo da solo, nella speranza che imparasse qualcosa.

Se lo fosse andato a cercare Dan non avrebbe imparato niente, anzi. Se non fosse andato, però, non si comportava come suo padre? Non stava forse dicendo a suo figlio che non gliene importava niente e che, da quel momento, doveva arrangiarsi?

Dan, maledizione, perchè sei così simile a me? Perchè sei impulsivo, testardo e orgoglioso quanto me? Speravo potessi somigliare di più a tua madre, lei non avrebbe mai questi nostri scatti d'ira e d'orgoglio...” si ritrovò a pensare.

Sirius!- lo chiamò Hellen- Un gufo!”

Aprì immediatamente la finestra del salotto, facendo entrare l'allocco.

E' il gufo di Remus!”disse Sirius, alzandosi dalla poltrona e correndo da lei.

Hellen srotolò la pergamena e insieme lessero:


Dan è appena arrivato a casa mia.

Sta bene, anche se gli leggo tanta confusione negli occhi.

Non preoccupatevi, potrà stare qui sino a quando non se la sentirà di tornare a casa.

Vi farò avere sue notizie molto presto e proverò a parlargli.

Remus”


Dobbiamo andare da lui, Sirius, immediatamente!” esclamò Hellen, con tono isterico e più che mai intenzionata a riportare a casa suo figlio per quella notte.

No.” rispose duro, Sirius.

Come no? Sirius è da Remus! E' là, dobbiamo parlargli, fagli sapere che non siamo arrabbiati con lui, riportarlo a casa! Non lascio solo mio figlio per un'altra notte!”gridò, furibonda.

Daniel, il suo Daniel, doveva tornare a casa, doveva sapere che i suoi genitori ci sarebbero sempre stati per lui, che l'avrebbero perdonato e che l'avrebbero aiutato.

Hellen, ma non capisci che non ci vuole vedere? Non capisci che non ha bisogno di noi in questo momento?” ribattè Sirius, irato quanto lei.

No, non lo capisco! Capisco solo che sei tu a non voler vedere lui, preso come sei dai tuoi discorsi su lealtà e fiducia e non so che cos'altro. Bè, sai una cosa, a me non me ne frega niente! Niente, hai capito? So solo che Daniel è mio figlio ed ha bisogno di me!” strillò, sull'orlo delle lacrime.

E' anche mio figlio! E lo vorrei aiutare ma non adesso il momento! Adesso è tempo che, per una volta nella sua vita impari a cavarsela da solo!” le gridò Sirius in risposta.

Hellen respirò e prese fiato, ricominciando con un tono più dolce.

E noi dobbiamo aiutarlo ad imparare a cavarsela da solo, Sirius, dobbiamo essere presenti perchè lui impari a farcela da solo. E' questo che dobbiamo fare, capisci?- si interruppe un attimo, giusto il tempo di cercare gli occhi di suo marito- Ha solo diciotto anni, Sirius. Solo diciotto anni. Ti ricordi com'eri tu allora? Stessa testa, stessa cocciutaggine, stessa voglia di sfidare il mondo. E nessuno più me sa quanto desiderassi avere qualcuno che ti aiutasse a capire come si fa a vivere.”

Hellen, io ho cercato di fare il possibile per lui. Ho cercato di essere il miglior padre possibile e, invece... cosa abbiamo ottenuto? Credimi, non è di noi che ha bisogno questa sera.”

Hellen aveva ragione: Sirius ricordava perfettamente cosa si provasse ad avere diciotto anni e sapeva quanto desiderava avere qualcuno che gli spiegasse come si vive; purtroppo, però, aveva imparato che è la vita la miglior maestra e nessuno meglio di lei riesce ad insegnarti.

Daniel doveva fare da solo il primo passo, soltanto in seguito avrebbero potuto intervenire loro.

Hellen lo guardò e scosse la testa, lasciando, delusa, la stanza.






Accidenti, che aggiornamento rapido! Non credevo proprio di fare così in fretta, ma l'altro capitolo ci ha lasciati tutti così pieni di domande che non ho potuto fare altrimenti!

Come vedete il comportamento di Dan ha spiazzato un po' tutti.... al prossimo capitolo per sapere se Remus riuscirà a penetrare in quella testa confusa!

Sirius ed Hellen esprimo due posizioni diverse ed io credo che abbiano ragione entrambi...

Spero che vi sia piaciuto anche l'excursusus sulla famiglia di Lucas: ah, premetto di non conoscere il francese, quindi tutto quello che ho scritto può essere sbagliato. Se ci sono errori me lo dite così correggo?

Grazie a tutti quanti!

Alohomora: hai ragione a dire che Sirius e Dan sono due Black fatti e finiti, è per questo che c'è ancora troppa amarezza da entrambe la parti, anche se Sirius non può fare a meno di essere preoccupato per il suo ragazzo...

Alexya379: Sirius forse lo capisce sin troppo... la paura di deludere le aspettative dei suoi genitori l'ha avuta anche lui, come spiegherà a Dan tra qualche capitolo. Non temere, sistemeranno tutto, è solo che non si può pretendere che ci riescano subito, no?

PrincessMarauders: Hellen è alquanto distrutta, come vedi: ma quale madre non lo sarebbe? (ok, forse Walburga fa eccezione...) e Sirius è ancora un po' arrabbiato... ma Dan riuscirà ad uscirne.

E' di Daniel Black che stiamo parlando, dopotutto, no?

Thaleron: purtroppo Thomas e Lucas non possono fare più di tanto: Dan è testardo e vuole sistemarsi da solo i casini in cui si caccia... però ci sono e questo è l'importante.

HelenaDB: sono felice che la storia ti piaccia a tal punto da averla letta tutta d'un fiato! Grazie per i complimenti: mi sto impegnando molto per rendere il tutto il più credibile possibile.

Sono felice anche che tu ti stia affezionando anche a questi personaggi nuovi: finalmente una fans di Thomas, era ora!

Tu dici che non riesci a spiegarti come possa essere così fragile Beth, dato l'ambiente in cui è cresciuta: io ti dico che è proprio per via dell'ambiente in cui è cresciuta che è così.

Se hai notato James, Harry, Sirius e Dan paiono intenzionati a proteggerla da qualunque cosa.

Con Lily ha un rapporto tutto speciale perchè si sa, sono madre e figlia, per James ed Harry è una sorta di tesoro (fratelli maggiori e padri protettivi sono una brutta accoppiata), per Sirius ed Hellen è la figlia che non hanno avuto, poi c'è Dan....

Io credo che sia proprio per l'ambiente che lei è così: certo, un po' è il carattere , ma un po' è l'insieme. Spero di rendertela più simpatica in futuro, quando anche lei si riprenderà la sua vita.


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Capitolo 16
*** Toccare il fondo ***



Toccare il fondo


Hellen non aveva ascoltato suo marito e, come sempre, aveva fatto di testa sua.

Il mattino dopo, ignorando completamente Sirius chiuso nel suo studio a rimuginare su chissà che, si Smaterializzò a casa Lupin.

Prima di decidersi a bussare attese qualche minuto, mentre le tornavano in mente le parole di Sirius:

se davvero Dan non avesse voluto vederla? Se l'avesse mandata via?

No, impossibile era sua madre. Lei conosceva Dan, sapeva cosa era meglio per lui. Lo sapeva e basta.

Entra, Hellen.” le disse Tonks, spalancando la porta per far entrare l'amica.

Zia Lel!” Teddy le corse incontro, nella speranza che ci fosse qualche sorpresa per lui.

Non aveva capito esattamente per quale motivo Dan, il suo amato compagno di giochi, si fosse trasferito a casa sua, però ne era contento: in poche ore avevano giocato a Quidditch e Ted era orgoglioso di aver segnato per ben tre volte contro Dan, avevano riempito la sua stanza di tante bolle colorate create con SuperGomma di Drooble, avevano allungato le loro lingue di qualche metro con una delle nuove Merendine Marinare dei Tiri Vispi Weasley, un nuovo prototipo regalato da Fred e George proprio a Teddy perchè lo collaudasse.

Insomma, per quanto riguardava Ted, la permanenza di Daniel a casa sua avrebbe potuto proseguire ancora per molto tempo.

Il fatto che fosse arrivata sua madre e che le facce dei suoi genitori fossero un po' scure, l'aveva leggermente impensierito: temeva che volessero portargli via Dan, ma perchè se era appena arrivato?

Teddy, nella sua breve ma intensa esistenza, ricordava che Dan si era fermato da loro molto più a lungo di una notte, quindi, non vedeva proprio il motivo per cui zia Hellen e zio Sirius dovessero riportarlo a casa.

Ehi, Ted, come stai? Mi spiace, ma oggi non c'è niente per te.” gli sorrise Hellen, abbassandosi sulle ginocchia per poter parlare meglio con Ted.

Fa niente, zia. Io e Dan abbiamo giocato tantissimissimo! E domani- Ted abbassò la voce e appoggiò la bocca contro l'orecchio di Hellen: Dan gli aveva detto che era meglio non farlo sapere a mamma e papà. Ma zia Lel non era mamma e non era papà. Quindi glielo poteva dire. E poi zia Lel, come zio James, sapeva mantenere i segreti.- Dan ha promesso che mi porta a fare un giro lunghissimissimo sulla sua moto. Però non lo dire a mamma e papà, eh!” confessò, orgoglioso, il bambino, cambiando tre volte il colore dei capelli per l'emozione e facendo diventare il suo abituale turchese un verde brillante e poi un rosso fuoco.

Non dirò niente, promesso.” garantì Hellen, sperando, tuttavia, in cuor suoi, che Dan il giorno dopo fosse a casa.

Perchè non vai di sopra un attimo, Teddy? Potresti iniziare ad avvisare Dan che c'è qui la sua mamma.” propose Tonks.

Ted ubbidì e corse su per le scale rischiando la pelle almeno cinque o sei volte.

Come sta?” chiese Hellen.

Tonks esitò un attimo prima di rispondere. Hellen era sempre stata una donna allegra, solare, un po' sbadata, ma perennemente col sorriso. Invece, quella mattina, il volto dell'amica appariva sbattuto, sciatto e solcato da profonde occhiaie.

Si riprenderà. Ieri sera ha parlato a lungo con Remus, forse, Remus riesce là dove noi falliamo, lo sai come è fatto. Sai che sarebbe in grado di farti confessare il tuo peggior segreto.- sorrise amaramente- Ascoltami Hellen, solo una cosa: non do ragione a Dan, ha sbagliato, ha decisamente sbagliato. Però mi ricordo cosa vuole dire avere la sua età e sentirsi intrappolati, quando si anela la libertà. Cerchiamo solo di fargli imboccare la sua strada e il resto verrà da sé. Non facciamolo rinchiudere in se stesso a causa dei nostri rimproveri.”

Non è me che devi dirlo, Dora- commentò Hellen- ma a suo padre. Quando Dan era a casa non ha fatto altro che urlargli contro, provocando Dan a rispondere. E adesso, adesso crede che sia necessario solo lasciarlo in pace perchè prima o poi ne uscirà.”Hellen scosse la testa, frettolosa e colma di disappunto.

Tonks non rispose: suo cugino non aveva tutti i torti, certo, però non poteva nemmeno pretendere che Dan ne uscisse da solo. Aveva diciotto anni, solo diciotto anni e necessitava di qualcuno che lo tirasse fuori.

Vieni, è di sopra.”

Tonks guidò Hellen nella stanza degli ospiti dove avevano sistemato Dan.

Tonks bussò e si sentì gridare dall'altra parte.

E' aperto!”

Entrarono e Tonks, recuperato in fretta Teddy che si stava rotolando sul letto con Dan, lasciò soli madre e figlio.

Hellen sostava sulla soglia, indecisa sul da farsi, cercando di incontrare gli occhi sofferenti di suoi figlio, seduto sul letto, con la sua inseparabile chitarra a pochi metri da lui, unico oggetto posato con attenzione contro al muro e non accatastato a caso o gettato sul pavimento come il resto dei pochi averi che Dan aveva portato con sé.

Dan distolse in fretta lo sguardo: non sopportava il contatto con le iridi chiare, sincere ed indagatrici.

Daniel...” sussurrò appena Hellen, facendosi leggermente più vicina.

Va' via.” ringhiò Dan, abbassando la testa e fissando il quadrato di copriletto che risultava visibile dalle sue gambe incrociate.

Dan...” riprovò sua madre, avvicinandosi sempre di più.

Mamma, ti prego! Vai via!” Dan alzò la testa, lasciandosi finalmente guardare.

Hellen incontrò finalmente gli occhi scuri di Dan. Erano sofferenti, sconvolti, impauriti, come quelli di un bambino dopo un brutto sogno.

Daniel, non siamo arrabbiati con te, torna a casa. Ti prego.”

Mamma, non voglio... non devo, non ora! Lasciatemi in pace, datemi tempo!” gridò Dan, alzandosi dal letto.

Sì, Dan, avrai tutto il tempo, ma ora torna a casa! Sono... siamo preoccupati per te!” si affrettò a dire Hellen.

Vai via, ti prego. Va' via.” ripetè, Dan, rabbioso.

Dan...”

Vai via, ti ho chiesto! Non voglio parlare con te. Non adesso. Va' via!” urlò, di nuovo.

Hellen gettò un ultimo sguardo sul figlio, voltandosi in fretta e lasciando richiudere la porta alle sue spalle.



ORCHARD HOUSE

Sirius vagava nervoso per casa, incapace di stare fermo. Proseguiva quella strana passeggiata da tutta la mattina, nella speranza, forse, che il passaggio da una stanza all'altra, da un piano all'altro potesse impedirgli di pensare.

Daniel era scappato, così come aveva fatto lui, più di vent'anni prima.

Certo, forse le motivazioni erano diverse. Tanto per cominciare, Sirius era ben lieto di non considerarsi pari a suo padre, però, di fondo, se lui se n'era andato, se era scappato a casa di James era perchè era sicuro di poter trovare lì il calore e l'approvazione di cui aveva bisogno.

Cose che a casa sua mancavano, che per lui avevano smesso di esserci a partire dal suo primo giorno ad Hogwarts.

Sino ad allora Sirius si era sempre considerato un buon padre, magari sui generis, magari a volte un po' sopra le righe, ma, comunque, un buon padre. Aveva cercato di essere presente ma non invadente, di essere un sostegno, ma di non decidere al posto di Daniel, lasciandolo libero di fare le sue esperienze.

Aveva imposto poche ma semplici regole: più che sufficienti a crescere uno spirito ribelle e poco incline alle imposizioni.

Eppure non era bastato. Non era stato sufficiente a tenerlo a casa, non era stato sufficiente a fargli capire quanto fosse importante.

Ma allora aveva forse ragione Hellen, a volerlo riportare a casa ad ogni costo?

No.

Sirius ne era sempre più convinto: prima di riportarlo a casa c'era ancora un piccolo passo che Dan doveva fare da solo.

C'era qualcosa che doveva raggiungere da solo, qualcosa che l'avrebbe fatto rialzare da solo.

L'ospitalità di Remus gli avrebbe fatto bene, ma non perchè Remus fosse speciale, semplicemente perchè l'avrebbe lasciato in pace.

L'avrebbe lasciato riflettere senza mettergli pressioni.

James gli aveva detto senza troppe storie di considerarlo un pazzo.

Avevano anche quasi litigato.

Ma James non capiva, James non poteva capire.

Certo, se Harry avesse fatto una cosa simile o se anche ci avesse anche solo pensato, James ci avrebbe messo pochissimo a partire alla sua ricerca. Se lo sarebbe riportato a casa e si sarebbe tenuto i malumori.

Ma non era di Harry che si stava parlando e non era nemmeno di James.

Era di Daniel.

E Daniel ce l'avrebbe fatta da solo perchè il primo passo, quello necessario, quello decisivo, avrebbe dovuto farlo lui. Lui e basta.

Soltanto in seguito avrebbero potuto intervenire lui ed Hellen, riaccogliendolo in casa, facendogli capire che, qualunque scelta avesse fatto, sarebbe stata quella giusta.

Appallottolò una pergamena che aveva avuto la malaugurata sorte di finirgli sottomano e sentì dei passi nell'ingresso.

Hellen?” chiamò, cauto, alzandosi dalla poltrona ed uscendo dallo studio.

Che fosse tornata? Che con lei ci fosse anche... Dan?

Per un istante Sirius desiderò, sperò con tutte le sue forze che la vista lo stesse ingannando.

Che seduta sui gradini delle scale non ci fosse solo Hellen, ma che accanto a lei sostasse un ragazzo alto, che scuoteva impenitente la zazzera nera, ridendo di gusto per il nuovo rimprovero che aveva subito.

Invece, con il volto affondato nelle ginocchia, c'era solo Hellen. C'erano solo i suoi capelli biondi a coprirle il viso, che di certo non stava trattenendo una smorfia irritata per l'irriverente commento di suo figlio.

Sirius si fece più vicino, senza fare eccessivo rumore e si sedette vicino alla moglie.

Le mise un braccio attorno alle spalle, mentre lei, si aggrappava forte al suo petto, bagnandogli la camicia di lacrime.

Ha detto che non mi vuole vedere, Sirius. Ha detto che non ci vuole vedere. Ha detto che non vuole parlare con noi. Che non ha bisogno di noi.” singhiozzò.

Sirius continuava ad accarezzarle la testa, una passata dopo l'altra, un gesto meccanico e ritmato.

Era sconvolto, Sirius. Ma non mi vuole vedere, non mi vuole parlare. Che madre sono, Sirius? Che madre sono se mio figlio mi allontana così? Sono una pessima madre!”

No, Hellen, non sei una pessima madre!” tentò di consolarla.

Sirius, se non lo fossi, se fossi un'ottima madre, se sapessi gestire mio figlio, se lo conoscessi, Dan non sarebbe scappato. Non se ne sarebbe andato! Non mi avrebbe sbattuto la porta in faccia!” replicò lei, urlandogli in faccia, con le gote bagnate.

E se io non mi fossi arrabbiato, Dan sarebbe ancora qui.” commentò Sirius.

Hellen lo guardò, sgranando gli occhi.

Hellen, ascolta, Dan, prima o poi, sarebbe scappato comunque! Credo che avesse già dentro di sé qualcosa da sistemare, qualcosa da sistemare con se stesso, prima che con noi. La sceneggiata della settimana scorsa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Mi segui? Dan aveva già in testa qualcosa di simile, senza forse rendersene conto.”

Ma se io fossi stata una buona madre, allora non se ne sarebbe andato! Se io l'avessi aiutato prima, lui non avrebbe sentito il bisogno di fuggire!” proseguì Hellen, sempre più sconvolta.

Ascoltami bene: tu sei la miglior madre che conosca, Hellen, tu sei un'ottima madre. Sei allegra, sai essere severa quando io mi metterei a ridergli in faccia anche se sarebbe sbagliato, sai come prenderlo, sai misurare dolcezza e severità. Quando io mi inalbero, quando lui inizia a gridare, tu ti metti in mezzo e ci fai ragionare. Prima che se ne andasse l'hai difeso. E Dan lo sa. Dan se ne ricorda. Dan sa quanto tu gli voglia bene, mi hai capito? Lo sa e basta. E se ti ha mandato via è perchè ha solo paura di deluderti.”

Sirius parlava senza sapere esattamente dove trovasse le parole. Era come se si fosse reso conto in quell'istante di avere ragione.

Dan stava bene, ne era sicuro ormai.

Dan stava bene e ne stava uscendo.

Lo sapeva.

Mancava poco.

Sirius, io non lo so se Dan sa quanto teniamo a lui. Io non so più che cosa devo fare. Non voglio lasciarlo lì da solo. Tornerò ogni giorno se è necessario.”disse convinta Hellen

Sirius scosse la testa.

No, devi lasciarlo da solo. Quando sarà il momento, potremo intervenire. Dammi retta. Dan starà bene e sa quanto teniamo a lui. Lascia che ne esca da solo.” ribadì Sirius.

Fu il turno di Hellen scuotere la testa: dentro di lei sapeva che suo marito aveva ragione, ma non riusciva a capire come potesse prendere la cosa con così tanta tranquillità.

Non riusciva a capacitarsi di come Sirius riuscisse a stare lontano da Daniel.

Immaginava che fosse straziante anche per lui quella separazione, ma se così era, perchè solo così avrebbe reagito il Sirius che lei conosceva, come poteva dirle di stare tranquilla? Come poteva essere così sicuro che Dan si sarebbe rialzato?

Avrebbe voluto chiedergli di prometterle che sarebbe andato da Dan, che avrebbe provato lui a portarlo a casa, ma sapeva che sarebbe stato inutile.

Scosse di nuovo la testa e poi si rialzò, salendo lentamente le scale.



GODRIC'S HOLLOW


Lily e James ci avevano pensato a lungo.

Avevano discusso a lungo se fosse opportuno o meno andare da Daniel e, alla fine, la conclusione a cui erano giunti poteva essere una sola.

Andare da Dan per fargli capire, se non altro, che loro c'erano e che, per qualunque necessità, avrebbe potuto appoggiarsi a loro.

Ci sei James, possiamo andare?” domandò Lily.

James era ancora seduto sul divano, alzò appena la testa, prima di sospirare.

Non so, Lily, io... io credo ancora che dovremmo portarci Sirius.” disse infine, senza troppa fatica.

La moglie posò la borsa ed andò a sedersi al suo fianco.

Gli prese le mani tra le sue, le strinse forte e gli disse:

Purtroppo non possiamo intrometterci, James.”

Lo so, lo so benissimo. Però non riesco a capire come possa Sirius essere così sicuro che gli faccia bene, che Dan tornerà più forte di prima. Ho sempre sostenuto anch'io che i nostri figli dovrebbero imparare a cavarsela un po' di più da soli, ma non li abbandonerei mai. Fossi in lui sarei andato a prendermelo e me lo sarei chiuso in casa, a costo di ascoltare strilli e grida per i prossimi dieci anni.” ribadì James, esternando nuovamente il pensiero che l'aveva fatto discutere con Sirius.

Non so cosa porti Sirius ad agire così. Non sono d'accordo e lo sai. Però penso che dovremmo rispettare la sua scelta, James. E' pur sempre di suo figlio che stiamo parlando.” commentò Lily, che davvero non aveva più parole. Ne avevano parlato fin troppo.

James la guardò negli occhi e si alzò in piedi.

Andiamo: se Sirius ha intenzione di marcire nella collera mista a senso di colpa senza fare niente, ci andremo noi da suo figlio.”

Si Smateriallizzarono a casa di Remus e Tonks. Dopo una breve chiacchierata con loro, salirono in camera di Dan.

Lily bussò e, non sentendo risposta, James aprì la porta.

Trovarono Daniel accovacciato sul letto, con la chitarra a fargli compagnia.

Smise di suonare immediatamente e Lily e James ebbero il tatto necessario di restare in piedi sulla soglia.

Zia, zio... venite.” disse Dan, alzandosi.

Cosa stavi suonando?” domandò Lily.

Dan sapeva che stavano solo cercando di fare conversazione e non era nemmeno così stupido da non sapere per quale motivo fossero lì, tuttavia, qualcosa nello sguardo di Lily e James gli suggerì che erano davvero interessati.

Oh...- iniziò, passandosi una mano tra i capelli- è una canzone che ho iniziato a scrivere da un po', ma non so ancora come finirla.”

Riuscirono a parlare per un po', toccando diversi argomenti, sino a quando James non si decise ad arrivare dove si era proposto.

Che intendi fare ora Dan?” chiese senza troppi giri di parole.

Daniel sapeva che avrebbe dovuto rispondere, sapeva che non poteva evitarlo.

Sapeva di dovere delle risposte a zio James, a zia Lily che lo guardava materna ed apprensiva, a zio Remus e a Tonks che lo stavano ospitando.

Ne doveva anche ai suoi genitori, ma non era quello il momento di parlarne.

Rispose quello che aveva risposto a Remus.

Sinceramente? Non lo so. Non lo so, non ne ho idea, zio.”

Ma ci sarà pur qualcosa che ti interessa, no? Qualcosa che vorresti fare.” lo incalzò Lily.

Dan si girò verso la finestra e per rispondere fissò il cielo.

In realtà sì... ma non lo so. Non ne sono sicuro. Non so se mi porterà da qualche parte.”

Se cominciassi col provare?” ribadì Lily.

No, non è questo il momento.- Dan si riportò sul letto e sbruffò- E'... complicato, troppo.”

I tuoi genitori sono preoccupati per te.” gli fece notare James.

Lo so e mi dispiace di aver mandato via la mamma... ma non me la sento di parlarle. Non ora. Li ho delusi e adesso devo riconquistarmi la loro fiducia. E lo devo fare da solo.” pronunciò le ultime parole con una sorta di impeto orgoglioso che portò James a sorridere.

Sai, quando eri piccolo, dopo aver combinato qualche danno, correvi da noi.” gli ricordò.

Anche Dan sorrise.

Me lo ricordo. Stare da voi era più semplice.” confessò, con le guance appena un po' arrossate.

E non è ora di fare un piccolo passo in avanti?” ammiccò James, incominciando ad alzarsi.

Dan improvvisò un sorriso contrito e si fece abbracciare da Lily.

Cerca di uscirne Dan, ok?” gli sussurrò nell'orecchio.

Dan annuì e prima di lasciarla andare ebbe una piccola richiesta da porle.

Chiedi scusa alla mamma. Dille.. dille che quando sarà ora tornerò io.”

Passò poi da James.

Di' a papà che lo ringrazio per avermi lasciato in pace, ok?”




LONDRA, ST. JAMES' PARK

Thomas ed Elisabeth camminavano per il sentiero di acciottolato del parco, costeggiando il laghetto ed ignorando i passanti che si muovevano in direzione opposta.

Era stata un'idea di Thomas, quella di portarla fuori. Beth aveva bisogno di parlare. E di parlare con qualcuno che non fosse Anne che, per quanto buona e d'aiuto potesse essere, aveva la sua visione delle cose che, di certo, non sarebbe andata a favore di Dan. Nemmeno un po'. Inoltre, i continui battibecchi tra lei e Lucas non aiutavano di certo.

Senza contare che Thomas aveva potuto fregiarsi per anni del titolo di confidente di Beth e non intendeva rinunciarci proprio in quel momento. Erano sempre andati d'accordo, loro due: forse con gli anni si erano lievemente allontanati, ma era normale.

Non erano più bambini e, come lui in certi momenti sentiva che nessuno se non un ragazzo (e quindi qualcuno con un modo di ragionare simile al suo) potesse capirlo, Thomas era più che sicuro che ci fossero momenti in cui l'unica che potesse capire Beth era proprio Anne.

Sicuramente Beth era rimasta fin troppo colpita da quanto era successo.

Quindi, sei sicuro che stia bene, non è vero Thomas?” chiese, nuovamente, Beth attorcigliandosi una ciocca di capelli rossi sull'indice.

Thomas non si infastidì della domanda: nonostante gli fosse stata rivolta più e più volte e in vari modi.

Sì, Beth. Sta bene. Davvero, fidati.” rispose.

I miei genitori oggi pomeriggio sarebbero andati da lui. Io non me la sono sentita, Thomas. Non credo che vorrebbe vedermi. Non credo nemmeno di essere pronta io a vedere lui.” confessò Beth, fissando le anatre tuffarsi nelle acque del laghetto.

Quando sarà il momento giusto, lo saprete voi. Tornerà tutto come prima Beth, vedrai.” la rassicurò con un sorriso.

Pensi davvero che tornerà tutto come prima, Thomas?” chiese Beth, scettica, spostando un po' di terra con il piede.

Thomas si voltò verso l'amica, abbassando la testa. Era più alto di lei di una quindicina di centimetri buoni e, sfortunatamente per lui che si sentiva già troppo alto così, ogni anno guadagnava un paio di centimetri.

Credo di no, Elisabeth. Niente può tornare com'era. Si può solo andare avanti.” constatò, in un soffio.

Ma non è detto che sia un male.” aggiunse poi, in fretta.

Già.”concordò Beth, mesta e pensierosa.

Ehi, non fare quella faccia. Su col morale, Beth. Ci sono ancora un sacco di cose che possiamo fare. E non è detto che siano negative... è...semplicemente vita, non credi?” provò a dire Thomas, sorridendo.

Ne era convinto. Il cambiamento faceva parte della vita. Ma non era sempre negativo.

Per quanto lo riguardava, lui era un esperto di cambiamenti: nato Babbano che si scopre mago, nato Babbano che finisce a Serpeverde. Nato Babbano orgoglioso di essere un mago. Nato Babbano con degli amici Purosangue, per quel che valeva.

Nato Babbano che cambiava le regole del gioco.

Nato Babbano che aveva trovato il suo posto.

Forse... anche se a volte vorrei tanto che tutto restasse com'è. Noi, la scuola... ho un po' paura del futuro, del cambiamento in generale.” commentò Beth.

Io non ho paura di andare avanti. Sarebbe sciocco averne troppa, certo, nella vita a volte occorre cautela, ma non devi frenarti per paura. Perderesti un sacco di cose.” le fece notare Thomas, ottimista per natura.

La vita l'aveva reso così, le sue esperienze e l'ingresso nel Mondo Magico gli avevano permesso di guardare al domani con tanto ottimismo.

Forse... anche se credo che la paura mi freni da sempre. Almeno, da quando ho memoria di aver compreso quanto sono importanti le persone attorno a me.” rispose Beth.

Non è che avesse proprio paura del futuro, semplicemente era consapevole che, bene o male, in quel preciso momento della sua vita, almeno prima che Dan scappasse, tutto stava funzionando, tutto andava tutto sommato bene. Del futuro non aveva alcuna certezza e la spaventava l'idea che quelli che considerava i suoi punti di riferimento avrebbero potuto non esserci o essere infelici.

Le persone importanti restano, Beth. Restano sempre.” osservò semplicemente Thomas.

Potrebbe non essere così, Thomas. Potrebbe essere che succeda qualcosa oppure...” ribadì Beth

Oppure che quelli che consideravi importanti non lo siano poi così tanto visto che non ci sono più?” terminò l'amico per lei.

Esatto.”

E' la vita.” spiegò Thomas alzando le spalle.

Come sei cinico. A volte batti anche mio fratello, senza nemmeno troppo impegno.” commentò Beth, contrariata.

Non sono cinico, ma realista. E' diverso.” precisò Thomas, ficcandosi le mani in tasca e guardando l'orizzonte.

Stettero in silenzio per qualche minuto, poi fu Elisabeth a riprendere il discorso.

Ti capita mai di pensare a come sarebbe il futuro? A come e dove saremo fra dieci anni, per esempio? Vorresti già saperlo adesso?”

Thomas scosse la testa, con uno strano ghigno sulle labbra. Un ghigno che Beth aveva visto molto spesso su Dan o Lucas.

No, perderei il gusto della sorpresa. E' una sfida, la vita, no? E tu?”

Io?- Beth rise- Oh no. No, decisamente no. Adesso stanno tutti bene, più o meno. Non so cosa ci aspetta un domani. Non vorrei vedere sofferenze o frustrazioni o attimi di buio.” disse, scuotendo decisa la testa.

Punti di vista. In ogni caso, siamo giunti entrambi alla stessa conclusione.


Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi
finem di dederint
, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati!
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum, sapias, vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
” *

Orazio.” fece Beth

Per chi mi prendi?- rise Thomas-Sono una persona colta, io!”

Anche Elisabeth scoppiò a ridere.

Thomas, grazie. Grazie davvero. E' stato... bello parlare con te, oggi.”

Anche per me è stato bello. Dovremmo tornare a farlo più spesso, Beth.” concordò Thomas.

Una volta lo facevamo sempre.” osservò amaramente Elisabeth.

Possiamo sempre tornare a farlo. Le persone importanti non se ne vanno.” ribadì Thomas

Ti impegni a dirmi che lo rifaremo?” domandò Beth, malinconica.

Giuro solennemente che lo rifaremo.” si impegnò Thomas, con una mano sul cuore ed una alzata.

Dan starà bene. Vedrai. Dobbiamo solo dargli tempo.” ribadì Thomas, nuovamente.

Beth annuì.

Adesso devo andare, Thomas. C'è... una cosa che devo fare, prima che mi venga meno il coraggio.”

Riguarda Dan?” chiese, sagacemente Thomas.

Elisabeth sorrise.

Allora vai.” le consigliò Thomas.

Beth lo abbracciò forte e poi si incamminò per cercare un angolo appartato per Smaterializzarsi.

Thomas la osservò andarsene e, malinconicamente, pensò che, in fondo, per quei due il futuro era già stato scritto.








GODRIC'S HOLLOW


Dan,

so che forse l'ultima cosa che vorresti ricevere è una mia lettera o qualcosa che abbia a che fare con me.

So anche che, ostinato come sei, sei più che convinto di avere la ragione dalla tua, così come io resto ferma sulle mie posizioni.

Ti scrivo però perchè sono abbastanza vigliacca e non ho il coraggio di venire lì e di vederti straziato. Non ho il coraggio di leggere il vuoto nei tuoi occhi.

Ma, soprattutto, quello che temo di più è l'essere rifiutata. Non voglio venire lì e cercare di parlare con te, che magari non vuoi nemmeno starmi a sentire. Non ce la farei.

Ti scrivo per dirti che aspetterò che sia il momento giusto, aspetterò che tu sia pronto per parlare con me, dato che sono consapevole che ora come ora non lo sei. Forse non lo sono neanch'io.

Ti scrivo per dirti che io ci sono, sono lì con te e spero che tu riesca a capire cosa vuoi fare e non per via dei tuoi genitori, delle mie fisse di precisione ed ordine o per qualche altro motivo.

Vorrei che tu capissi cosa vuoi fare per te stesso, perchè tu ti possa svegliare al mattino contento di iniziare una nuova giornata perchè ce l'hai fatta. Perchè, Morgana, stai facendo esattamente quello che tu vuoi fare, quello per cui ti sei impegnato, hai sudato ed hai lottato.

Sono fantasie, probabilmente, dato che nemmeno io so esattamente cosa fare della mia vita.

Spero però che tu riesca a trovare un motivo per andare avanti, per ricominciare, per tornare ad essere il Dan che conosco e a cui voglio bene.

Lo devi fare per te stesso.

Trova il coraggio di inseguire i tuoi sogni, Dan.

A quando vorrai tu che sia

Beth”

Beth posò la piuma e richiuse la lettera attaccandola alla zampa di Gustav, il gufo di famiglia, senza nemmeno rileggerla.

Non ce l'avrebbe fatta, a rileggerla. Avrebbe trovato troppe cose che non andavano, l'avrebbe cambiata, sebbene dentro di sé sentisse che era esattamente come doveva essere.

Spalancò la finestra e lasciò che Gustav volasse via.






Daniel stava dormicchiando sul letto, prima di cena.

Tonks aveva deciso di voler mangiare indiano e così aveva costretto un recalcitrante Remus ad andare ad ordinare del cibo Take-Away.

Di malavoglia, Remus era andato, portandosi dietro Teddy (sottraendolo così alle attenzioni della sua ruvida balia e lasciandole un po' di pace) e borbottando lamenti contro qualsiasi tipo di cucina estera.

Sentì picchiettare alla finestra e, aprendo appena gli occhi, vide l'ombra di un gufo che premeva per entrare.

Si rizzò in piedi, avvicinandosi alla finestra. Constatato che non si trattava del gufo dei suoi genitori, slegò la lettera,cacciando immediatamente l'animale perchè, in ogni caso, non aveva nulla da offrirgli.

Dispiegò la pergamena e nel vedere la minuta e precisa grafia di Beth, sentì uno strano, piacevole e famigliare calore invadergli le membra.









Qui c'è la traduzione dell'intero carme di Orazio:

*Tu non cercare, non è dato saperlo, quale a me, quale a te

termine ultimo gli dei abbiano dato, Leucono, e non tentare i calcoli babilonesi.

Quant’è meglio sopportare tutto ciò che accadrà, quale che esso sia!

Sia che Giove abbia assegnato molti inverni, sia che (abbia assegnato) come ultimo (inverno) questo che ora fiacca contro le opposte scogliere il mar Tirreno:

sii saggia, filtra i vini e, poiché il Tempo è breve, riduci la luna speranza.

Mentre parliamo, il Tempo invidioso sarà già fuggito: cogli l’attimo il meno possibile fiduciosa nel domani.





Scusatemi per i tempi, scusatemi per il capitolo che non è certo il massimo. L'unica parte che si salva è il dialogo tra Thomas e Beth...

Ringrazio come al solito tutti voi e in particolare le 43 persone che hanno inserito la storia tra i preferiti e chi ha recensito:

Alohomora: come vedi tutta la famiglia si è immediatamente mobilitata. Peccato che Dan sia cocciuto sino allo sfinimento.

PrincessMarauders: Dan ne uscirà, solo che sarà ovviamente una cosa lunga, anche perchè, non si è ficcato in una situazione semplice. Ho riso come una matta mentre scrivevo della amabile conversazione tra Lucàs e sua madre!

Thaleron: io credo che Sirius più che altro si stia chiedendo se è un bravo padre oppure no: Dan è scappato così come aveva fatto lui. E l'aveva fatto perchè non si sentiva amato, compreso, accettato. Si chiede quindi se anche per Dan sia lo stesso e non può non sentirsi in parte responsabile.

Alexya379: guarda, per il francese ho messo insieme quelle quattro parole che conosco ed usato il vocabolario, perchè davvero non l'ho mai studiato!

Io sono dalla parte di Hellen, come tutte le persone di buon senso, ma si sa, in casa Black l'unica fornita di buon senso pare proprio lei, ovvero l'unica che non è Black di nascita!

Padfoot_07: ribadisco: Hellen Black diverrà ben presto il mio idolo. E' troppo umana in tutto quello che fa e presto ve ne renderete tutti conto! Sirius, come ho già detto, è semplicemente Sirius, ancora prigioniero dei suoi ricordi e non può non pensare che, se Dan è scappato non sia anche colpa sua.

Tuttavia, siccome è di Sirius che stiamo parlando, sappiamo anche che lui ha questa visione della vita: non c'è miglior maestra dell'esperienza ed una cosa l'ha capita: Dan deve imparare a cavarsela da solo.

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Capitolo 17
*** Un piccolo passo in avanti ***


Un piccolo passo in avanti


LONDRA, S. KATHERINE'S DOCKS, CASA DI HARRY E RON


Harry rientrò a casa stanco, quella sera. Suo padre aveva avuto la geniale idea di spedire lui e Ron nelle Highlands per degli appostamenti ed era in piedi dalle cinque di quella mattina.

Non invidiava affatto Ron che sarebbe stato costretto a presenziare ad una cena organizzata dagli zii di Hermione per il compleanno della loro figlia.

Poco ci sarebbe mancato che si addormentasse a tavola tra una porzione di arrosto ed una interessantissima chiacchierata sull'efficienza delle ferrovie nazionali.

Ad ogni modo, se aveva chiesto a Ginny di aspettarlo a casa, non era per ridere delle sventure del suo migliore amico, nonché quasi- cognato.

C'era una cosa importante che dovevano discutere.

Ci aveva pensato anche lui, più e più volte, sin da quando aveva saputo che Dan era scappato di casa ma, una cosa è pensarlo, un'altra è farlo sul serio.

I preparativi erano ormai agli sgoccioli: dopotutto mancavano appena venti giorni. La loro nuova casa era stata sistemata come doveva, i mobili erano stati acquistati, gli ospiti avevano confermato la loro presenza, i vestiti attendevano solo di essere ritirati... Insomma, era tutto pronto, sebbene il clima non fosse quello adatto per un matrimonio.

Harry ci aveva pensato. Aveva pensato di sospendere tutto, sino a quando la situazione non si fosse quantomeno normalizzata, ma... Ginny come l'avrebbe presa?

Si era sentito vigliacco, in verità. Non riusciva a trovare il coraggio di affrontare Ginny e di dirle che no, non si sarebbero sposati. Non ancora, almeno. Non era il momento adatto.

Le parole di suo padre quel pomeriggio glielo avevano confermato: non potevano organizzare un matrimonio, non potevano costringere Daniel a presenziare, a vedere i suoi genitori che avrebbe, fatalmente, incontrato.

Sarebbe stata una sofferenza per tutti, per Dan in primis.

Buonasera, amore.” salutò, comparendo nell'ingresso.

Sei già a casa? Ti aspettavo più tardi.” ricambiò Ginny, alzandosi dal divano per andare ad abbracciarlo.

Come è andata?” chiese, subito dopo, mentre lui si stava togliendo la maglietta fradicia e sporca.

Faceva un freddo bestiale. Non è possibile che la temperatura in Scozia si aggiri attorno ai quindici gradi anche a luglio!”

Credo che mio fratello si sia lamentato per gran parte della giornata o sbaglio?” ridacchiò Ginny.

Solo un po', alla terza volta Sirius l'ha minacciato di gettarlo in pasto al mostro di Lockness.”rispose Harry, tornato dalla sua stanza con dei vestiti puliti.

E' tornato al lavoro, quindi.” commentò Ginny, abbandonando il tono scherzoso di poco prima.

Harry annuì, grave.

Ginny, ascolta, c'è una cosa che ti dovrei dire...una cosa di cui dovremmo parlare...” disse, subito dopo.

Riguarda Dan?”

Harry inspirò: bisognava essere chiari e dire tutto senza tergiversare. Ginny avrebbe dovuto capire, stava per diventare sua moglie. Avrebbe dovuto capire che Dan faceva parte della sua famiglia.

Non ti nascondo che sono preoccupato, che non so quando si sistemeranno le cose. Dan rifiuta di parlare con i suoi genitori, rifiuta l'aiuto e io non lo so se sposarci adesso è la cosa migliore.”

L'aveva detto. Forse Ginny si sarebbe arrabbiata ma Harry si accorse che, in fondo, bnon gli importava, era pronto a discutere.

Credo che dovremmo rimandare il matrimonio.” disse Ginny, senza troppi giri di parole, mentre Harry stava ancora ponderando se sedersi o meno di fronte alla sua fidanzata.

Che cosa?” chiese, strabuzzando gli occhi. Si era aspettato tutto, meno che quello.

Hai capito bene, Harry. Non mi voglio sposare in un clima di imbarazzo generale o di sofferenza. Voglio che il mio matrimonio sia un giorno di festa, un giorno in cui la gente possa stare bene, un giorno che potrò ricordare per sempre. Non voglio che Dan si senta in imbarazzo, non voglio che Sirius ed Hellen siedano a due metri di distanza da lui senza potergli parlare. Non voglio e basta. Ci sposeremo quando questa brutta storia sarà finita. Si tratti di un mese o di cinque.”spiegò Ginny ed Harry si diede mentalmente dello sciocco, per aver dubitato di lei.

Era Ginevra, accidenti. Ginevra Weasley, presto Potter.

Sarebbe diventata sua moglie, non c'era da stupirsi che accettasse tutto di lui, che fosse disposta a condividere ogni momento, bello o brutto che fosse, con lui.

Grazie.” disse solamente.

E' l'unica cosa che posso fare e sono ben felice di farla.” gli rispose Ginny.





Ehi.” Harry entrò, piano.

Ehi.” gli rispose Dan, a voce bassa.

Posso entrare o mi mandi via?” si informò cauto, Harry.

Vieni pure.” rispose Dan, con scarso entusiasmo.

Harry entrò e lo vide immerso nel nulla. Vide Daniel, quello che da bambino non stava mai fermo, quello che gli aveva fatto i dispetti per anni, quello che ad Hogwarts era considerato una sorta di divinità, immerso nel nulla.

Il ragazzo che aveva davanti non era interessato a niente. C'era la chitarra appoggiata al cavalletto, certo, c'erano pezzetti di carta con frasi scribacchiate, certo, però, per il resto, niente in quello che vide gli fece ricordare che si trattava pur sempre di Dan.

Non è facile per nessuno avere diciotto anni.” disse Harry, guardandolo fisso in faccia.

Dan abbassò gli occhi, poi rialzò il viso e rispose, con sguardo carico di sfida.

Per te lo è stato.”

Harry sospirò, aveva già una mezza idea della piega che avrebbe preso quella che non sarebbe stata una pacifica conversazione tra quasi-fratelli.

Tu credi?” lo incalzò Harry, sfidandolo.

Sì, tu sapevi esattamente cosa avresti fatto. Tu sapevi che saresti andato a fare l'Auror, che saresti entrato in Accademia, che saresti stato l'orgoglio della famiglia. E così è stato, non negarlo, perchè lo sappiamo tutti.” gli ringhiò contro Dan.

No, Dan, ti sbagli! Non è semplice per nessuno, avere diciotto anni. Non è semplice per nessuno capire cosa fare della propria vita, una volta finita Hogwarts, quindi, per favore, evita di fare scenate isteriche con me perchè non attaccano.” gli rispose Harry, duro e severo come raramente Dan l'aveva sentito.

Daniel si rizzò in piedi, fronteggiando Harry.

Scenate isteriche? Scenate isteriche le chiami?-rise amaramente- Ti pare forse che io mi stia divertendo?”

Sì- gridò Harry, sovrastando la voce di Dan- sì, mi sembra che tu ci stia marciando sopra! Dannazione, Dan, te ne stai qui, chiuso in casa tutto il giorno, anziché pensare a rimetterti in piedi e a sistemare i casini che hai combinato! Te ne stai qui ad aspettare di essere compatito! Datti una mossa, Dan, la vita non è Hogwarts! Là fuori non sei nessuno! Là fuori non esiste nessun Daniel Black Capitano di Grifondoro. Là fuori- proseguì Harry, continuando ad indicare un immaginario punto fuori dalla finestra- esiste solo un Daniel Black che si rimbocca le maniche e che si da da fare per combinare qualcosa perchè è vero, non sempre nella vita le cose vanno come si vuole, ma almeno ci si prova, a farle andare!”

E che cosa dovrei fare Harry? Che cosa dovrei fare? Ho deluso i miei genitori, non ho la più pallida idea di cosa fare nella vita perchè, ammettiamolo, suonare non è una professione . Tu non hai la più pallida idea di che cosa mi passi per la testa, di come stia. Non lo sai, non lo puoi sapere, Harry.” urlò Dan.

No, non lo so. Però so che un tempo Daniel Black si sarebbe rimboccato le maniche e sarebbe andato avanti, cocciuto ed orgoglioso come era, per la sua strada. Avrebbe picchiato la testa e si sarebbe rialzato. Non sarebbe stato qui a guardare il soffitto, in attesa che l'aiuto gli piombasse giù dal cielo. Perchè, nel caso non lo sapessi, l'aiuto non ti piomba giù dal cielo. Sei tu che devi aiutare te stesso.” controbattè Harry, nervoso.

Non ti viene in mente che forse quel Daniel Black non esiste più? La vita non è Hogwarts, Harry, lo so benissimo!” ribadì Dan, desideroso di essere capito.

E allora se lo sai, datti da fare, Dan. Trovati qualcosa da fare, ma non stare qui sdraiato sul letto in catalessi tutto il giorno.” disse Harry, ammorbidendo il tono.

Che cosa dovrei fare, Harry? Cosa?”

Vuoi suonare? Suona, continua a suonare, coltiva questa tua passione: vai a studiare al Conservatorio di Musicomagia, ma fai qualcosa, maledizione! Fai qualcosa!” propose Harry, esasperato.

Non voglio andare avanti a studiare.” proclamò Dan, che non aveva la più pallida intenzione di tornare a scuola, seppure si trattasse di una scuola di musica.

E allora che vuoi fare?”

Non lo so! E' così difficile da capire?”

Sì, lo è Dan, perchè ti stai buttando via, tutto qui. E so che i tuoi genitori stanno soffrendo.” riprese Harry, dolcemente.

Ho mandato via la mamma, la settimana scorsa.” confessò Dan.

Lo so.”

Mi dispiace.” disse, in un soffio.

So anche questo e credo che lo sappia anche tua madre. Ti daranno tutto il tempo di cui hai bisogno Dan, ma ti prego, cerca di non buttarti via così, ok?”

Dan annuì ed Harry rimase a fissarlo in silenzio per qualche istante, dopodichè, fece per aprire la porta.

Harry- lo fermò Dan- aspetta.”

Harry si fermò sull'uscio.

Tra un po' ti sposi...”

Harry agitò una mano per aria.

Abbiamo deciso di rimandare.” gli disse.

E' colpa mia. Mi dispiace. Ho rovinato tutto.” ammise Dan, sentendosi, per la prima volta, davvero in colpa.

Lascia stare. E' giusto così. A presto Dan.” Harry scosse la testa e lo lasciò solo.

Dan si ributtò sul letto.

Parlare con Harry l'aveva confuso.

Sapeva che aveva ragione, che doveva darsi una mossa ed in fretta, anche. Era conscio del fatto di dover ricominciare, da qualche parte. Ma da dove?

In più c'era anche la questione del matrimonio: Harry e Ginny avevano rimandato tutto per colpa sua. Era lui la causa.

Doveva darsi una mossa; ed in fretta, anche.




La mattina dopo, Dan si svegliò tardi, o meglio, fu svegliato.

Teddy la sera precedente non voleva saperne di andare a dormire ed aveva trasmesso la sua insonnia anche a lui che, per combatterla, si era rivolto alla chitarra fino alle quattro del mattino.

Avanti, Dan! Svegliati!” una voce lontana, quella che sembrava di Thomas.

Ok, mi sono scocciato di stare qui a chiamarlo come un idiota! Aguamenti!” l'acqua zampillò fuori dalla bacchetta di Lucas e finì sulla testa di Dan.

Ma che cosa? Voi due avete dei problemi, razza di imbecilli!” furono le prime parole che Daniel pronunciò.

Ehi, calma, bello addormentato! Non ti arrabbiare, avanti, abbiamo in programma una magnifica giornata per te!” esclamò Lucas, offeso e sulla difensiva.

La mia giornata di oggi avrebbe previsto il riposo ancora per qualche ora.” biascicò Dan, con la voce impastata stropicciandosi gli occhi.

Non se ne parla, pelandrone! Uscire un po' ti farà bene. Ti prometto della birra.” avanzò, diplomatico, Thomas.

Non puoi rinunciare ad una meravigliosa birra fresca al punto giusto. Avanti, Dan, alzati! Sarebbe un enorme torto nei confronti del Dio Alcol, se rifiutassi!” proclamò Lucas.

No, sentite- incominciò Dan, mettendosi seduto- non ho voglia di uscire, davvero.”

Quanto tempo è che non metti piede fuori da qui?” chiese Thomas

Più di una settimana, ma non importa.” ammise Dan

Mi sembra francamente troppo.” osservò Thomas.

Anche a me, quindi, amico, in piedi! Vestiti, lavati, cambiati che se vuoi liberarti di noi l'unica possibilità che hai è stare con noi tutto il giorno.” intervenne Lucas, lanciandogli la maglietta che aveva trovato su una sedia.

No, sentite. Ora basta con questa messa in scena.- disse Dan, seccato- Piantatela. Non ho voglia di uscire. Vi ringrazio per essere venuti, però non mi va di uscire, chiaro? Quindi smettetela di fare i deficienti, grazie.”

Thomas si fissò le scarpe, ma Lucas gli tirò addosso la maglietta.

Dan, arrangiati, porco Bolide! Mi hai rotto! Arrangiati, accidenti! Nel caso non te ne rendessi conto stiamo cercando di aiutarti, ma se vuoi fare da solo fai pure, basta che non vieni da me un'altra volta a lamentarti. Fa' come ti pare, Dan, ma di certo standotene chiuso qui non combinerai nulla.” Lucas se ne andò, sbattendo la porta.

Lui ce la stava mettendo tutta, per aiutarlo, ma Dan non voleva collaborare, non voleva mettersi seriamente a pensare, preferendo autocommiserarsi.

Lucas era stanco, stanco di parlare con un muro. Erano amici, sì, però questo non implicava che Dan potesse permettersi di trattarlo come uno zerbino.

Thomas guardò Dan, rimasto interdetto di fronte alla sfuriata e aggiunse.

Ha ragione. Se vuoi uscirne, devi darti una mossa. Stare qui non ti servirà a niente.” detto questo, anche Thomas se ne andò, lasciando Dan solo.

Daniel sbruffò: in due giorni Harry e i suoi migliori amici gli avevano detto la stessa cosa.

Darsi un mossa, uscire. Avevano ragione.



Passò una giornata.

Remus e Tonks notarono che Dan si faceva sempre più insofferente. Aveva bisogno di uscire, di stare con i suoi amici, ma nessuno dei due osava consigliargli qualcosa.

In quel momento Dan sedeva sul divano con la Gazzetta del profeta in grembo.

Credo che uscirò.” disse, tutto d'un tratto.

Passò da Lucas e poi da Thomas. Nessuno dei due fece accenni al giorno prima e Danile gliene fu grato.

Andarono a Londra, al mercato di Camden Town, mescolandosi con strambi ragazzi Babbani dalle creste multicolori e dagli anfibi con la punta di metallo.

Incontrarono tatuatori dalla dubbia capacità e venditori truffaldini.

Dan e Thomas fecero incetta di vinili d'annata e Lucas si comprò una maglietta dei Nirvana solo perchè faceva scena, con quel neonato che nuotava nell'acqua, senza badare a nessuna delle spiegazioni che Dan gli stava dando sulla vita e sull'opera di Kurt Cobain.

Quando si stancarono di girare per bancarelle, Thomas propose di fare tappa in centro, per una birra, come richiesero Lucas e Dan, i quali si rifiutarono di rimettere piede in metropolitana, una volta gli era bastata e Thomas concordò con loro, sui vantaggi della Materializzazione.

Si Materializzarono a Covent Garden, in pieno centro, dietro a Leicester Square.

Cosa ne dite di andare lì?” Lucas indicò il primo pub che vide.

Capisco che tu sia in astinenza, Luke, ma cosa ne dici se facciamo prima un giro? Così, tanto per guardarci attorno.” propose Dan, assaporandosi la sua nuova libertà.

Thomas era indubbiamente d'accordo e Lucas non ebbe il coraggio di contraddirlo: era già tanto che avessero trascinato Dan fuori di casa, ci mancava solo che litigassero.

Pertanto, sopportò stoicamente la sete.

Camminarono, osservando la piazza, i negozi, il mercato, i giocolieri per strada sino a quando non arrivarono all'ora di cena e, da parte di Lucas, si poteva dire di aver sopportato fin troppo.

Entriamo qui, ci sono stato una volta coi miei. Si mangia bene.” propose Thomas, spingendo la porta del Cock's neck pub.

Il locale era quasi pieno, ma la maggior parte degli avventori era lì solo per consumare da bere, pertanto fu loro assegnato un tavolo.

Vado io a prendere da bere.” si offrì Dan, alzandosi per andare al bancone a ritirare tre pinte.

Si appoggiò al bancone di legno scuro, attendendo il suo turno: davanti a lui c'erano tre uomini, probabilmente appena usciti dall'ufficio, che attendevano la loro birra ed un paio di turisti tedeschi che controllavano sul dizionario le parole giuste per l'ordinazione.

Proprio sopra la testa della barista, una ragazza di vent'anni circa che si affannava avanti e indietro, c'era un cartello: “Cercasi barista”, recitava.

Dan attese il suo turno, ritirò le birre e tornò al tavolo con quel messaggio che non voleva andarsene dalla sua testa.





DIAGON ALLEY

Anne, avvolta in una bizzarra veste da strega lilla e viola, stava uscendo dal Ghirigoro carica di libri, seguita da Lucas, che, a mani libere, ridacchiava divertito.

Accidenti se pesano! Lucas, prendi una borsa, almeno, visto che tu hai deciso che è ancora presto per comprare i libri!” si lamentò Anne, indignata.

Fermati un secondo,stordita. Sei una strega!” detto questo, Lucas, tirò fuori la bacchetta da jeans e, con un semplice incantesimo, rese leggerissime le borse.

Ah già, me l'ero scordata!” ridacchiò Anne

Lucas sospirò, roteando gli occhi.

Tu ti sei dimenticata di andare a ritirare il cervello, altrochè!” esclamò

Anne si voltò verso di lui, improvvisò una smorfia e rispose:

Oh, e io che pensavo di aver sbagliato fila, mentre li distribuivano!”

Certo che te le cerchi proprio tu, eh! Dai, muoviti che ho voglia di un gelato.” Lucas scosse la testa e, afferratole un gomito, la trascinò da Florian Fortebraccio.

I tavolini erano quasi tutti pieni e davanti al banchetto dei gelati c'era una gran fila, nonostante tutto, Lucas ed Anne riuscirono a recuperare due sedie e a piazzarle di fronte ad un tavolino rimasto vuoto.

Uffa... mi spiace dover mettere per terra i libri nuovi. E' ancora presto per rovinarli.” commentò Anne, fissando le copertine che spuntavano dalle borse di spessa juta del Ghirigoro.

Lucas la guardò contrariato, alzando appena gli occhi dal suo menù.

Primo, ringrazia che ci siamo seduti, secondo i tuoi libri alla fine dell'anno sono conciati in un modo indescrivibile, quindi se anche cominci prima non puoi peggiorare la situazione e terzo non azzardarti a tirarli fuori e ad elencarmi tutto quello che studieremo il prossimo anno, chiaro?”

Come sei scorbutico! E comunque non è colpa mia se i libri che tocco si rovinano! Meglio rovinati, che è sinonimo di usati, se non lo sapessi, che immacolati come tuoi, ovvero mai stati aperti! Dovresti darti una mossa e andare ad ordinarli anche tu, anziché startene lì a scegliere che gelato mangiare, Lucas!” gesticolò Anne, da sempre preoccupata per il futuro scolastico di Lucas.

Si era già immaginata le diverse lezioni di recupero che avrebbe dovuto fargli per evitare che venisse bocciato ai MAGO.

Lucas rise.

C'è tempo, c'è tempo per i libri, Anne. Fidati. Me la cavo anche da solo.”

Mi prometti che quest'anno ti impegnerai un po' di più a scuola? Mi spiace vederti prendere sempre brutti voti e punizioni.”rimbeccò Anne, tornando seria.

Lucas mutò espressione e si intenerì nel constatare, nuovamente, quanto Anne si preoccupasse per lui.

Me la caverò come ho sempre fatto, Anne.”

E' che io so che tu hai grande talento, grandi potenzialità ed è un peccato vedere che ti butti via. Dovresti studiare anche quello che non ti piace e non solo Cura delle Creature Magiche ed Erbologia perchè ti interessano. Dico solo questo.” spiegò Anne

Non sono talentuoso come credi tu. E poi, penso che non riuscirei a concentrarmi se una cosa non mi interessa. Hai presente con la Mc, no? Riesco nella parte pratica, ma in teoria sono una frana. Credo di avere parecchi problemi a mantenere la concentrazione, quando sto sui libri.” raccontò Lucas, desideroso di cambiare discorso.

Anne fece per replicare che non sempre si possono fare le cose che piacciono e che era un peccato buttarsi via così e che lei l'avrebbe aiutato, ma l'arrivo della cameriera la fece desistere.

Allora, cosa vi porto, ragazzi?” chiese quella.

Per me un frappè all'Ape Frizzola e Piperilla Nera.” rispose Lucas

E per te?” domandò la cameriera, guardano Anne.

Una Coppa Millefrutti alla Mollelingua senza panna montata.” indicò Anne.

Lucas scoppiò a ridere, mentre la cameriera andava via.

Mi dimentico sempre che non ti piace la panna montata. Potevi prenderla, così la mangiavo io.”

Sì, così nel tuo stomaco ci finiva anche il mio gelato.” gli rispose Anne.

Risero insieme, liberi da costrizioni e persi in altri ricordi di altri pomeriggi passati insieme.

Sai- iniziò Anne, quando ormai le loro ordinazioni erano state servite- l'anno prossimo mi piacerebbe fare domanda per entrare all'Accademia Magica di Arti Drammatiche. E' un vero peccato che ad Hogwarts non ci sia un laboratorio di teatro.”

Per forza, da quanto la messa in scena de “La Fonte della Buona Sorte” ha quasi distrutto la scuola, nessuno vuole un club del teatro! Comunque... ti ci vedo, Anne. Dico sul serio. Sono contento che tu ci abbia pensato.” si congratulò Lucas, sorpreso e piacevolmente meravigliato.

Anne attrice. Sì, sarebbe stata la carriera adatta per lei.

Bè, non è detto che mi prendano. Hanno così tante richieste ed io non ho mai studiato teatro.”

Spero per te che reciti meglio di quanto tu non racconti bugie! Lo sai che sei impedita e che si capisce subito che stai mentendo, vero?” le chiese, scherzando, Lucas.

E' vero anche questo... però credo che la recitazione sia tutta un'altra cosa, o no?” fece Anne, conscia della sua incapacità.

Forse... in ogni caso, al provino ti voglio accompagnare, ok?” proseguì Lucas.

Davvero? Sarebbe bello, se venissi.”gli sorrise Anne

Così se non ti prendono ti offro la mia spalla. Tanto ormai è abituata.- sorrise- E se ti prendono, invece, ti porto a festeggiare, ok?”

Anne gli prese la mano.

Grazie.” gli disse semplicemente.

Lucas alzò le spalle.

Dovere. Saremo amici per sempre, io e te.”

Parlarono del futuro per qualche altro minuto ed Anne tentò di farsi dire cosa avesse intenzione di fare lui, dopo il diploma, ma senza risultato.

Lucas era molto geloso dei suoi segreti, più di lei, forse e, sebbene Anne sapesse che c'era qualcosa che le stava nascondendo, evitò di insistere più di tanto.

Pensi che Dan si riprenderà?” chiese ad un tratto Anne.

Si riprenderà di certo, Anne. Ieri l'ho visto bene. Siamo andati a Covent Garden.” le rispose Lucas, sicuro.

Dici che ha deciso cosa fare?”

Credo che faccia fatica ad ammettere di voler fare il musicista e non posso nemmeno dargli torto, voglio dire, quante probabilità ha di sfondare? Cioè, a prescindere da questo, insomma, magari è anche bravissimo, e lo è in effetti, ma deve trovare qualcosa da fare nel frattempo, capisci cosa intendo? In ogni caso, sono sicuro che sia sulla buona strada. Solo non dobbiamo mettergli pressioni. L'altro giorno abbiamo litigato. Gli ho detto che non ne potevo più di vederlo così, perchè non avrebbe risolto nulla. Pare essersi un po' ripreso, in ogni modo.”precisò Lucas, ancora coinvolto nelle tribolazioni di Dan.

Beth l'ha presa piuttosto male. E' convinta che avrebbe potuto fare di più per lui, forse avrebbe potuto fermarlo, farlo parlare con i suoi.” spiegò Anne.

Beth non avrebbe potuto fare niente, come non avrei potuto fare niente io. E' andata così. A volte le cose succedono e basta. Senza un motivo.” la contraddisse Lucas.

Anne annuì: non poteva non essere in pensiero per Daniel. Certo, sul momento l'avrebbe volentieri preso a sberle, per come aveva fatto stare Beth, però, alla lunga, quando le acque si erano un po' calmate, quando aveva saputo da Lucas che Dan si era trasferito da lui, quando aveva visto Lucas così preoccupato, quando aveva iniziato a pensare seriamente a tutto quello che potesse passare per la testa di Dan, a quanto anche lui stesse soffrendo, Anne non aveva potuto fare a meno di sentirsi impaziente di fare qualcosa.

Sarebbe andata volentieri a trovarlo, se non le fosse parso inopportuno, dal momento che persino Thomas e Lucas l'avevano visto poco. Beth, poi, non l'aveva nemmeno incontrato.

Lei e Dan non erano proprio amici, di quelli che passano ogni momento insieme, che si confidano, però Anne aveva la sensazione che, in fondo, solamente osservandosi, entrambi avevano capito parecchie cose uno dell'altra. Diverse volte, sin da quando erano più piccoli, tutte le volte che lei e Lucas discutevano, Daniel era stato quello che cercava di rimettere a posto le cose.

Thomas era quello che si sorbiva i periodici lamenti di entrambi, ma Dan era quello che si metteva d'impegno per farli riappacificare.

Tante volte, durante quell'anno, l'aveva presa da parte e le aveva detto di non preoccuparsi per Lucas, ci avrebbe pensato lui a ricordargli quanto fosse idiota.

Era fortunato Lucas ad avere un amico come lui.

E' fortunato ad avere un amico come te.” disse Anne, guardando Lucas negli occhi.

Erano fortunati entrambi, ad aversi. L'uno, capace di aiutarti a stare meglio in qualsiasi circostanza, l'altro, leale fino al midollo.

Diversi, ma forse molto simili.

Lucas arrossì, allergico ai complimenti come era, scosse la testa e scoppiò a ridere.

Dai, vieni, andiamo a casa, che è tardi.”

Si alzarono e percorsero l'affollata Diagon Alley in senso contrario e senza parlare.

Non ne avevano bisogno, si stavano già dicendo tutto così.

Ci vediamo, Anne.” Lucas si chinò per darle un bacio sulla guancia e poi, si voltò.

Lucas!” strillò Anne

Lucas si fermò e si girò indietro verso di lei.

A presto!” urlò Anne.

Lucas le fece un cenno e si Smaterializzò, scomparendo alla vista di Anne.

Anne rimase ferma per qualche minuto, a pensare.

Erano stati bene, quel pomeriggio. Stavano sempre bene insieme.

Era stata come stava ogni volta che passava del tempo con Lucas: si sentiva leggera, priva di pensieri, libera di essere se stessa, con le sue mattane, la sua distrazione, le sue trovate sciocche, di cui Lucas non rideva mai ma che, anzi, aiutava a mettere in pratica.

Si chiese se anche Lucas fosse stato bene come era stata lei.

Immaginava che sarebbe corso da Mary, non appena l'avesse lasciata. Probabilmente era così. Era naturale che fosse così.

Non parlavano mai di Mary: facevano finta che non esistesse, che non ci fosse nessuna Mary.

Lucas non provava più a spiegarle che, nonostante le apparenze, Mary Myers era una brava ragazza, simpatica, divertente e che lui le era sinceramente affezionato.

Anne non ci pensava, fingeva di non sapere. Eppure, anche quel giorno, arrivò a chiedersi che cosa ci trovasse in lei. Che cosa aveva di così meraviglioso Mary Myers? Era forse più divertente di lei?

Probabilmente no, pensò, con una punta di supponenza, era semplicemente più donna di lei. Riusciva ad avere qualcosa che a lei mancava, perchè Anne non era capace di non saltellare in giro, di non ridere sguaiatamente, di non rovesciarsi caffè e gelati addosso.

Erano dati di fatto, non poteva farci niente. Poteva solo sperare che non le portasse via il suo migliore amico.






CORNOVAGLIA, CASA LUPIN



Esco!” gridò Dan, fin dal pianerottolo, presentandosi in salotto già vestito sebbene fosse mattino presto.

Dove vai, Dan?” domandò Teddy, sopraggiunto dalla cucina con un toast in mano e i bordi della bocca ricoperti di marmellata.

Ted, vieni qui!” ordinò Remus, seguendo il figlio, intento a seminare briciole e marmellata per la stanza.

Vado a fare una cosa, Teddy. Ma poi torno subito.” spiegò Dan, abbassandosi, come ogni volta, all'altezza di Ted.

Ah. Ok.” rispose Teddy, che, appagato dalla risposta, poteva tranquillamente tornare alla sua colazione, arrampicandosi sullo sgabello della cucina.

Lo sguardo di Remus indugiò a lungo su Dan, alla fine, annuì.

Vai pure. Ci vediamo dopo.” disse Remus.

Dan gli fece un cenno e Remus vide il ragazzo sparire davanti ai suoi occhi. Aveva la sensazione che al suo ritorno non avrebbe trovato il medesimo ragazzo.



Daniel si Smaterializzò in una stretta stradina proprio dietro Covent Garden, a Londra.

Dei due o tre passanti che stavano percorrendo la via, nessuno fece caso a lui e Dan potè incamminarsi verso la piazza centrale.

Superò la stazione della metropolitana, ringraziando caldamente una qualche entità superiore che l'aveva dotato di poteri magici: Thomas li aveva portati in metropolitana, una volta, e Daniel era convinto che non potesse esserci nulla di più terribilmente spossante, nauseabondo e ripugnante.

Centinaia di persone che si accalcavano una sull'altra pur di salire sul medesimo vagone, uomini d'affari e mamme in carriera che correvano da un treno all'altro, pur di arrivare al lavoro in tempo, pur di accompagnare i figli a scuola in orario.

No, decisamente non faceva per lui.

Camminò, senza far caso al grosso e bizzarro mercato coperto per cui Covent Garden era famosa e passò anche oltre la Royal Opera House, impaziente com'era di ritrovare il pub in cui lui, Thomas e Lucas si erano fermati tre giorni prima.

L'insegna di legno del Cock's neck pub svettava sull'angolo e Dan, riconosciutola, si diresse verso l'ingresso.

La porta di legno, laccata in rosso e nero, era ancora chiusa. Dan si diede mentalmente dell'imbecille, era ovvio che un pub fosse chiuso, alle nove e mezza del mattino.

All'interno si scorgevano però delle luci, segno che, qualcuno, all'interno del locale c'era.

Dan cercò di farsi vedere ma nessuno gli diede retta e così, costeggiò l'isolato, cercando l'ingresso secondario, quello che passava dal cortile del palazzo.

Entrò cauto, sperando di non ficcarsi nei guai ancora prima di iniziare.

Vide che in mezzo al cortile sostava un furgoncino, carico di barili di birra. Dietro di esso un ragazzo di poco più di vent'anni stava caricando le latte su un carrello, per portarle all'interno del locale.

Serve una mano?” chiese Dan, cauto.

Come?” il ragazzo si voltò, lasciando cadere il barile.

Ti ho chiesto se ti serve una mano con quelli.” ripetè Dan.

Ah... bè, in teoria no, dato che lo faccio tutti i giorni, in pratica sì, mi faresti un gran favore. E' una enorme rottura.” rise quello, rimboccandosi le maniche della camicia sino agli avambracci.

Piacere, sono Nihar.” si presentò, tendendo la mano. Come suggerivano il nome e i tratti somatici, era di origine indiana.

Daniel, ma di solito mi chiamano tutti Dan.”

Bene, Dan, mentre trasportiamo questi amorevoli barili che andranno a riempire gli stomaci vuoti di un gran numero di tifosi del Chelsea che decideranno di seguire qui la partita, mi dici che cosa ci fai da queste parti a quest'ora del mattino?” chiese, mentre entrambi si chinavano per afferrare il barile e posarlo sul carrello.

Cerco lavoro. Sono venuto qualche giorno fa con un mio amico e ho visto che cercano un barista.” spiegò Dan.

Oh... sì, è vero. L'ultimo è fuggito per aprirsi un pub tutto suo ad Arsenal. Bè, spero che ti prendano, amico. Essere qui solo in tre è tremendo.” raccontò Nihar, costretto a fare gli straordinaria assieme alla sua collega da quando il vecchio barista se n'era andato.

Nihar! Si può sapere quanto ci metti con quella birra? Hai anche iniziato a parlare da solo?”

Un uomo alto e robusto, brizzolato e sulla cinquantina comparve in cortile.

Oh, signor Tibbur, la informo che abbiamo appena trovato il nostro nuovo spillatore!”esclamò Nihar.

Dan fece un piccolo passo in avanti e salutò con un cenno di capo.

Saresti tu, ragazzo?” Tibbur si fece più avanti e prese a squadrare Dan da capo a piedi. Sembrava nettamente più giovane di tutti i camerieri che aveva assunto fino a quel momento.

Sì, signore. Sono Daniel Black.” si presentò educatamente Dan, porgendogli la mano.

L'uomo la strinse e assottigliò gli occhi.

Vedo che ascolti anche tu quell'orribile musica assordante...” disse, posando gli occhi sulla maglietta dei Nofx indossata da Dan.

Daniel si passò, imbarazzato una mano tra i capelli, ed emise una smorfia.

Mi piace.” disse soltanto.

Nihar, nel frattempo, si era fatto rispettosamente da parte, lasciando che il suo capo continuasse quello che aveva tutta l'aria di un colloquio di lavoro. Alzò gli occhi al cielo, sapendo che a Dan sarebbero toccate le stesse frasi che si era sorbito lui un paio d'anni prima.

Sì, sì... dite tutti così, oggi come oggi. Ma nessuno di voi conosce la musica, quella vera... quella che si suona anche.”

Sta parlando forse dei Pink Floyd, signore?” azzardò Dan, sperando di aver azzeccato il periodo giovanile di Tibbur.

Hai fegato, ragazzo. Comunque sì, mi riferivo anche ai Pink Floyd.” rispose Tibbur, piacevolmente sorpreso.

Bè, in verità piacciono anche a me. Trovo che suonare “I wish you were here” alla chitarra sia una delle cose più belle che possano capitarti...” rispose prontamente Dan, sentendo che qualcosa stava iniziando a girare.

Suoni?”

Sì, signore. Chitarra classica ed elettrica. Mia madre ha tentato di insegnarmi il pianoforte, ma senza risultati.” raccontò Dan.

Bene. E... a parte suonare cosa fai? Quanti anni hai?” si informò Tibbur.

Diciotto compiuti a marzo.”

Vai all'università? Vieni dall'altra parte della Gran Bretagna e hai bisogno di un lavoro per mantenerti agli studi?” visto che si ritrovava di fronte ad uno sbarbatello presumibilmente appena diplomato, Tibbur voleva accertarsi, almeno, che quel ragazzo avesse un qualche scopo nella vita.

In verità no. Mi sono diplomato quest'anno, ma studiare non fa per me. Sto cercando lavoro, signore.” rispose Dan, garbato.

Qui si lavora duro, ragazzo. Hai esperienze?”

No, sarebbe la prima volta.” ammise Dan, leggermente deluso. Si aspettava una domanda del genere ed era consapevole che, raramente, venivano assunti ragazzi senza titoli come lui.

Se stai qua, c'è da lavorare. Ma la paga è onesta.”

La fatica non mi spaventa.” proclamò coraggiosamente Daniel.

Tibbur increspò le labbra in un sorriso soddisfatto.

Bene, Daniel, ti aspetto alle cinque di oggi pomeriggio. Per vedere il Chealsea inizieranno ad arrivare presto. Mi auguro per te che tu non sia un maledetto blues.”ammiccò Tibbur.

Ci mancava solo che fosse un tifoso del Chealsea, quel ragazzino, dopo la sconfitta subita dal suo Liverpool.

Oh, no signore, no.” si affrettò a rispondere Dan, sicuro di non essere un blues, qualsiasi cosa fossero.

Buon per te, Daniel Black. Ti voglio qui alle cinque, chiaro?”

Chiarissimo, signore. Sarò puntuale.”annuì Dan, conscio di quello che stava promettendo.

Tibbur grugnì qualcos'altro, poi fece segno a Nihar di darsi una mossa e rientrò nel locale.

Dan scambiò due parole col suo nuovo collega e poi, sollevato si Smaterializzò a Diagon Alley. Voleva parlare con Remus e dirgli che aveva trovato un lavoro.

Diagon Alley era parecchio affollata, pur essendo luglio.

Diverse famiglie stavano già compiendo gli acquisti per Hogwarts e Dan individuò anche qualche sua conoscenza che evitò appositamente. Non aveva voglia di sentirsi chiedere che cosa aveva deciso di fare perchè, in verità, non lo sapeva nemmeno lui.

Si infilò in fretta nella strada della libreria di Remus e ne spalancò la pesante porta di vetro.

Al suo ingresso il campanello trillò e Remus emerse dal retro.

Dan! Che ci fai qui?” domandò, sorpreso.

In quasi cinque anni Dan era entrato in libreria appena tre volte.

Devo dirti una cosa, zio. Posso?”

Sì, sì. certo che sì. Siediti.” Remus gli indicò una sedia.

No, zio. Non ne ho bisogno. E' bello qui.” disse Dan, guardandosi attorno.

Avanti, dimmi quel che mi devi dire e non tergiversare.” lo invitò Remus, deciso.

Daniel gli stava ricordando terribilmente Sirius da ragazzo, che faceva una fatica immane per confessare quel che aveva combinato.

Ho trovato un lavoro, zio. In un pub Babbano, a Covent Garden. Inizio stasera.” confessò, tutto d'un fiato.

Remus sospirò. Era certo di aver percepito un cambiamento positivo, negli ultimi giorni, soprattutto dopo la visita di Harry. Cosa i due si fossero detti, Remus non voleva saperlo ma sentiva che non era un caso se,il giorno successivo Dan avesse finalmente messo piede fuori di casa con Thomas e Lucas e se avesse cercato lavoro.

Sono contento. Credi che sia un lavoro che ti possa piacere?”

Bè, non è esattamente quello che credevo che avrei fatto, però per il momento va bene così.” gli costava ammetterlo, ma, nonostante l'esito del colloquio fosse stato positivo, nonostante avesse compiuto un passo in avanti, servire birra e preparare panini non era il futuro che aveva sognato.

Io credo che dovresti comunque essere orgoglioso di te stesso, Dan. Hai iniziato ad uscire dal guscio che ti eri creato, non trovi? Il resto verrò da sé.” lo incoraggiò Remus.

Forse...Ho ancora un favore da chiederti, zio.” aggiunse Dan.

Remus gli fece cenno di parlare.

Posso stare da te ancora per un po'? Il tempo che metto da parte qualcosa con cui potrei pagarmi l'affitto di una stanza.” spiegò Dan, lievemente imbarazzato.

Certo, puoi stare da me quanto vuoi, lo sai.” rispose Remus, percorso tuttavia da un brivido d'orgoglio perchè Daniel stava finalmente reagendo.

Grazie zio. Stai facendo tanto per me.” a Dan costò fatica pronunciare quelle parole, ma sentiva di doverlo fare. Era anche merito di Remus, che l'aveva accolto senza fare domande e pretendere risposte, che stava piano piano rimettendo insieme i pezzi.

Faccio solo quello che è giusto.” gli sorrise Remus.






Eccomi qui, che dire, capitolo denso e molto lungo!

Anche se non lo saprà mai, ringrazio con tutto il cuore il mio compagno di banco del liceo, che mi ha insegnato chi sono i Nofx e tutta la musica che desidero sia quella abitualmente ascoltata da Dan.

Alohomora: io credo che Sirius sia fermamente convinto di essere dalla parte giusta. E nel suo caso non è nemmeno questione d'orgoglio, come lo è per Dan, semplicemente ha capito che Dan vuole fare da solo e gli accorda il permesso, sapendo che gli farà bene. Non sto dicendo di essere d'accordo con lui, io avrei reagito con Hellen o come Lily e James, però, mettendomi dal suo punto di vista, non posso dargli torto. A presto.

Alexya379: Hellen è una madre e come tale si aggrappa a suo figlio con le unghie e coi denti, non lo vuole lasciar andare via, non vuole che si faccia del male. Tuttavia, non può fare a meno di sentirsi colpevole, si chiede dove ha sbagliato, è ovvio ed è normale. Quando Dan tornerà a casa, però, lei sarà la prima a spingerlo ad inseguire i suoi sogni. A presto.

Quanto a Thomas, è un personaggio che nei prossimi capitoli si delineerà sempre meglio, è simile a Remus, ma per certi aspetti, io lo vedo un po' diverso da lui. Non so spiegarti esattamente perchè, spero di sapertelo raccontare. A presto.

DevilJina: benvenuta! La tua recensione mi ha fatto tanto, tanto piacere, sai? Io credo che Thomas e Beth, essendo entrambi abbastanza taciturni, si sappiano comprendere al volo: a volte il silenzio vale di più, così come la presenza e, forse, in un momento simile era più importante per Beth la silenziosa presenza di Thomas, piuttosto che l'irrequietezza di Anne.

Sirius ha perfettamente ragione nel pretendere che il primo passo lo faccia Dan, tuttavia, non può pretendere che sua moglie si rassegni così. Le madri sono diverse, sono molto più tenaci, alle volte. Eppure, alla fine, se Dan capirà, sarà merito di entrambi, io credo. Di chi l'ha cercato e di chi gli ha dato tempo, di chi l'ha spronato e di chi l'ha consigliato. A presto.

PrincessMarauders: purtroppo nel caso di Dan non si poteva risolvere tutto in un paio di giorni, c'era ben altro sotto, oltre alle bugie. C'era il bisogno di capire cosa fare e come andare avanti, la messa in discussione di troppe cose da parte di tutti e tre. Ma a Dan la lontananza farà bene. A presto.

HelenaDB:Hellen vuole solo fargli capire che lei c'è, che è lì e che, sbaglio o meno, per lei suo figlio resterà sempre la cosa più importante. Forse è assillante, ma, di fatto, l'ha cercato una sola volta. E' solo preoccupata, preoccupata per quel figlio che sa essere tanto sensibile e che vede sbandato, perso. E' preoccupata al pensiero di non riuscire più a comprenderlo.

Forse sbaglia, ma per troppo amore spesso so rischia di sbagliare, soprattutto nel fare i genitori.

Sirius ha dalla sua parte un temperamento più simile a quello di suo figlio, ecco perchè lo comprende meglio, anche se, anche lui, non può fare a meno di porsi delle domande. A presto.

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Capitolo 18
*** Let me go Home ***


Let me go Home








Ian Tibbur si era sempre considerato una persona tollerante, anzi, un tollerante organizzato che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. In fondo, per gestire un pub, bisogna prima di tutto saper gestire i clienti, saperli controllare ed eventualmente sbattere fuori, qualora avessero alzato troppo il gomito e costituissero un pericolo per gli altri avventori e grane di enormi proporzioni per lui.

Per questo motivo si era deciso a raggiungere l'uomo che stava seduto allo stesso tavolo da ore.

Era da solo, così come era arrivato. Doveva avere all'incirca quarant'anni, capelli neri un po' lunghi ed occhi scuri occupavano un viso lievemente squadrato che, sin dal suo ingresso, era rivolto verso il bancone.

Tutto bene?” domandò, ruvido, Tibbur.

Benissimo.” rispose lo strano avventore.

Tibbur si accomodò sulla sedia di fronte a lui.

Che cosa sta facendo qui da questa mattina e perchè continua a guardare verso i miei baristi?” aggiunse in fretta.

Guardavo.” asserì, ironico, l'uomo, sorseggiando della birra dal suo boccale.

Tibbur fece per replicare, ma il cliente lo precedette.

Mi scusi, stavo solo guardano come se la cavava mio figlio al lavoro.”spiegò l'uomo, indicando il ragazzo che si affannava dietro il bancone.

Daniel Black?” Tibbur strabuzzò gli occhi.

Sirius annuì, sorridendo.

Osservandolo meglio, Tibbur poteva notare delle indubbie somiglianze, fra i due: il colore dei capelli, per prima cosa, la conformazione fisica, sebbene Dan fosse lievemente più alto, il modo di guardare le persone mentre si parlava.

Vorrei solo che sapesse che sono fiero di lui.” disse Sirius, continuando a fissare Dan, con sguardo orgoglioso.

Tibbur non seppe cosa rispondere: prima di tutto non era abituato ad avere a che fare con i genitori dei suoi dipendenti, in secondo luogo, lui, di figli, bambini o adolescenti che fossero, non ne sapeva nulla, avendo giusto due nipoti che vedeva tre volte all'anno circa. Tuttavia, qualcosa nello sguardo di Black lo portò a pensare che, in fondo, quell'uomo avesse qualcosa che a lui sarebbe sempre mancato.

Vuole che glielo vada a chiamare?”

No, aspetterò qui che finisca il suo turno, se non è un problema. Grazie, comunque.” rispose Sirius.

E' un bravo ragazzo. Lavora sodo e impara in fretta.” aggiunse Tibbur, prima di accomiatarsi.



Sirius attese che Dan smontasse e, quando lo vide uscire dalla porta sul retro, abbandonò rapido il suo tavolo.

Daniel si sarebbe Smaterializzato, ovviamente, ma prima avrebbe dovuto trovare un posto adatto per farlo. Sirius lo poteva ancora raggiungere.

Dal cortile sul retro del palazzo si apriva uno stretto vicolo cieco, che aveva per ospiti solo alcuni bidoni della spazzatura, Dan si stava avviando dietro ad uno di essi per tornare a casa.

Sirius lo vide procedere con la sua camminata strascicata, quasi che dovesse trascinare i piedi, uno dopo l'altro, con la conseguente levigatura della suola delle scarpe sul tallone, cosa che faceva impazzire Hellen.

Indossava un paio di larghi pantaloni corti ed una maglietta dei Ramones nera.

Sirius sorrise, pensando che, almeno in fatto di gusti musicali, il ragazzo che aveva di fronte era ancora suo figlio.

Dan!” gridò Sirius

Daniel lì per lì non si voltò.

L'avrebbe riconosciuta ovunque, quella voce.

Non era ora, non era ancora il momento giusto.

Non si sentiva pronto.

Dan.” chiamò Sirius, facendosi sempre più vicino.

A quel punto Dan capì che non poteva fuggire via come un codardo, sottraendosi alla discussione.

L'avrebbe affrontata. Avrebbe spiegato a suo padre cosa stava facendo e perchè lo stava facendo.

Gli avrebbe spiegato che fare il barista gli stava dando comunque delle soddisfazioni e che, anche se lui non fosse stato d'accordo, sarebbe andato avanti per la sua strada perchè, per una volta, per la prima volta, si sentiva fiero di se stesso.

Lavorare in un pub non era quello che sognava. Non lo sarebbe mai stato. Ma per il momento andava bene. Per il momento era soddisfatto si sé.

Si sentiva orgoglioso di quei soldi che si guadagnava lavorando. Si sentiva orgoglioso di averlo fatto da solo.

E se suo padre, sua madre o chi per essi non avessero capito, bè, lui non ci poteva fare proprio niente. Poteva solo obbiettare che ci stava provando, ad uscirne, a guadagnare di nuovo quella fiducia che aveva tradito.

Alzò la testa e fronteggiò il genitore che veniva in senso contrario.

Non si sarebbe mostrato impaurito.

Papà.” rispose.

Sirius gli cercò gli occhi ed in essi, in quegli occhi come i suoi, in grado tuttavia di esternare tutte quelle emozioni che Sirius, sin da bambino, aveva imparato a custodire gelosamente dentro di sé, al contrario di Daniel, pronto a condividerle col mondo, lesse, finalmente, determinazione.

Sorrise, inorgoglito.

Ti va se andiamo a farci un giro? Qua attorno, dove vuoi.” propose.

Dan annuì e presero a camminare, silenziosi.

Percorsero tutta l'affollata strada che collegava Covent Garden a Piccadilly Circus: non era semplice trovare un posto silenzioso in cui parlare, indisturbati.

Pertanto Sirius, condusse il figlio verso Hyde Park: forse un parco nell'assolato agosto non era il massimo, ma, se non altro, avrebbero potuto affrontare quella spinosa conversazione.

Perchè te ne sei andato, Dan?”

Perchè? Secondo te per quale motivo me ne sono andato?” Dan si innervosì subito.

Sirius con gli anni aveva imparato a tenere parzialmente a bada i nervi e sorrise, con un misto di affetto e nostalgia, del temperamento di suo figlio.

Ok, io mi sono inalberato, sei convinto di averci deluso e tutto quanto, ma interrogati su una cosa, Dan. Qual è il vero motivo che ti ha spinto ad andartene? E' solo l'averci mentito?” incalzò Sirius, sedendosi all'ombra di un albero.

Ovviamente me ne sono andato per voi! Voglio dire, con tutto il casino che ho fatto, la scuola, la storia dell' Indicibile, ho fatto tutto per voi! Perchè foste, per una volta, fieri di me. Per non deludere le vostre aspettative!” spiegò Dan, iniziando a gesticolare furiosamente.

Dan, pensi davvero che ce ne importi qualcosa, se diventi Indicibile o meno? Pensi che il mio scopo nella vita sia quello di vederti a capo di un ufficio del Ministero?”lo interrogò Sirius.

Non puoi dire che non saresti contento, se così fosse.” lo provocò Dan, giocando con dei fili d'erba che aveva strappato.

Sei un padre e tutti i padri aspirano al successo dei propri figli.” aggiunse immediatamente, rabbioso.

Vero.- concordò Sirius.- Ma un padre vuole che suo figlio abbia successo nel campo a lui più congeniale. Vuole che sviluppi a fondo tutte le sue doti, che eccella in quello che vuole. Che segua i suoi desideri, che trovi la sua strada. Questo è quello che un padre vuole. Questo è quello che vogliamo io e tua madre.”concluse Sirius, mantenendo sempre basso il tono della voce, memore di tutte le volte che le loro discussioni li avevano portati a gridarsi contro un “Evita di urlare, per favore.”

Ciò non toglie che io vi abbia deluso. Io non ho progetti. Io non so cosa fare. Io non sono il figlio che si vorrebbe.” disse Dan, abbassando la voce sull'ultimo punto.

Dan, ascoltami, tu ci hai deluso, sì, è vero, ma non perchè non hai idea di cosa fare della tua vita. Ci hai deluso perchè hai mentito. Ci hai deluso perchè hai ignorato tutto quello che abbiamo cercato di insegnarti. Mi hai deluso perchè non ti sei seduto ed hai detto: “Papà, sono un idiota, non ho studiato per gli esami.” Io avrei preteso questo da te. Da mio figlio. Non l'hai fatto. Ed è questo che mi ha deluso. Non tutto il resto.” spiegò Sirius, sperando di riuscire a toccare i tasti giusti per calmare l'animo inquieto di Dan.

E non l'ho fatto. Sono un idiota, lo so. Ho fatto una boiata. Me ne sono andato perchè non mi sentivo all'altezza, perchè volevo dimostrarvi che anch'io sarei riuscito a cavarmela da solo. Me ne sono andato per farvi capire che ce l'avrei fatta anch'io, a costruire qualcosa, che non è solo una prerogativa di altri. Voglio cavarmela da solo, papà. Voglio capire da solo cosa fare, voglio uscirne da solo. Voglio farvi vedere che anch'io sono capace di badare a me stesso.” Dan si fermò un momento.

Daniel, non vogliamo che tu ti assuma responsabilità che non ti competono. Noi siamo fieri di te, a prescindere da tutto. Non vogliamo interferire con le tue scelte, vogliamo solo poterti aiutare, quando necessario.”

Ma papà, io non sono come Harry che sa dall'età di otto anni che sa da sempre di voler fare l'Auror. Io non sono diligente come Beth, non ho mai avuto i suoi risultati a scuola. Tu, la mamma, gli zii... alla mia età sapevate perfettamente cosa fare. Avevate deciso. Eravate sicuri di voi. Avevate uno scopo.” disse Dan, a fatica, confessando il timore di non essere all'altezza delle aspettative.

Sirius scosse la testa, come se sembrasse scocciato. Possibile che Daniel non capisse? Possibile che fosse così cieco di fronte alla realtà?

Non ce ne importa niente Dan. Non mi interessa se tu a diciotto anni non sai ancora cosa vuoi fare. Lo troverai, lo capirai. Alla tue età ho dovuto decidere in fretta cosa fare, da che parte stare. E non voglio, non voglio che anche tu sia ricoperto delle responsabilità che avevo io a diciotto anni.

Siamo dovuti diventare adulti troppo in fretta, coinvolti come eravamo in qualcosa di più grande di noi. E io desidero solo che tu possa goderti la tua gioventù sino in fondo.”

Questa volta voglio cavarmela da solo.” giurò Dan.

Sirius gli sorrise, inclinando la testa verso il figlio.

Ci riuscirai. Riesci sempre in tutto quello che fai, se ti ci metti d'impegno.”

Daniel sorrise, imbarazzato.

Come va con la musica? Hai scritto qualcosa di nuovo?” domandò Sirius, con noncuranza studiata.

Ho finito qualcosa di vecchio.” rispose Dan, grattandosi la nuca.

Oh. Ok. Anche se a volte ti sembra sbagliata, un'intuizione si rivela in giusta, alla fine, non trovi? Basta crederci.”

Dan abbassò la testa, cogliendo l'allusione. Lo sapevano tutti che aspirava a fare il musicista, forse era davvero solo lui a non volerlo ammettere a se stesso.

Ma la musica andava accantonata, almeno per il momento. Prima... prima c'erano cose che voleva sistemare con se stesso.

Andiamo a casa?” propose Sirius, fissando di sottecchi il rossore sulle guance del figlio, mentre si alzava in piedi.

Andiamo a casa.” rispose Dan.



ORCHARD HOUSE


Sirius era uscito di casa in gran fretta quella mattina ed Hellen ringraziava di essere dovuta stare al San Mungo per circa otto ore: non avrebbe resistito l'intera giornata a casa da sola.

Immaginava dove fosse andato Sirius, ma non riusciva a dirlo ad alta voce, colma di paura che l'illusione svanisse e che suo marito non stesse facendo quello che lei gli raccomandava da un mese.

Quando era rientrata ad Orchard House e l'aveva trovata di nuovo vuota, per poco non era ripiombata nello sconforto.

Da un mese a quella parte, sentiva di aver perso la sua ragione di vita.

Da quando Daniel se n'era andato via, nulla aveva senso ed Hellen si trascinava stancamente da una giornata all'altra, sorretta solo dalla certezza, quella che albergava nel suo cuore di madre, che Daniel sarebbe tornato a casa.

Sebbene il rapporto con Sirius fosse un po' più teso a causa di quanto era accaduto, si erano entrambi resi conto che, se volevano superare quel momento, avrebbero dovuto farlo insieme.

Quindi, nonostante il comportamento di Sirius non riuscisse proprio a comprenderlo, Hellen cercava di rispettare la scelta di suo marito, aggrappandosi a lui.

Le notizie che ricevevano da Remus e Dora periodicamente li facevano stare senza dubbio più tranquilli, ma non si poteva dire che fossero lieti di non avere contatti con il loro unico ed adorato figlio.

Adorato, pensava Hellen, forse sin trovo vezzeggiato.

Le costava ammetterlo, ma tutto quello di cui suo figlio aveva bisogno era imparare a cavarsela da solo, pur con la certezza che, qualunque cosa avesse bisogno, i suoi genitori ci sarebbero stati.

Remus aveva scritto un paio di giorni prima, scusandosi per averglielo tenuto nascosto e rivelando che Dan aveva trovato lavoro in un pub e Sirius, dopo una giornata di inquiete riflessioni di fronte alla pergamena, quella mattina era uscito.

Non se lo si erano detti, ma era implicito lo scopo della sua uscita: riportarlo a casa.

Hellen era rientrata dall' ospedale e si era messa ai fornelli di buona lena, cucinando tutto quello che Daniel gradiva maggiormente.

La cucina era un disastro ed Hellen stessa era sporca e spossata, ma non le importava: contava solo che le patate fossero al sicuro nel loro cartoccio con bacon e formaggio sulla stufa, che la Pie al manzo fosse ben calda e che la cheesecake al cioccolato fosse al fresco.

Apparecchiare finalmente per tre le dava una strana sensazione, quasi un nodo allo stomaco. Tuttavia, il pensiero che dalla porta avrebbe potuto entrare solo Sirius continuava ad insinuarsi nella sua testa.

Se fosse tornato solo Sirius... no, non ci voleva pensare. Dan doveva tornare a casa. A tutti i costi.

Piegò l'ultimo tovagliolo e si allontanò per ammirare la sua opera.

Perfetto.

Passò per caso davanti ad uno specchio e, osservandosi, vide che il suo volto non era roseo e sereno come un tempo: Dan non doveva vederla così.

Passò dal bagno e tentò di sistemarsi, in qualche modo, sciacquandosi la faccia e raccogliendosi i capelli biondi in una morbida crocchia.

Sentì l'inequivocabile scrocchio della Materializzazione sulla veranda fuori dalla porta d'ingresso e si precipitò dietro la porta.

Sirius la spalancò, lasciando che fosse Daniel ad entrare per primo.

Hellen non riuscì a trattenersi e gli corse incontro, stringendolo forte.

Mi dispiace, mamma.” mormorò Dan, lasciandosi toccare e guardare come se mai l'avesse fatto.

Sua madre sorrideva e piangeva allo stesso tempo, mentre gli accarezzava il viso, facendo scorrere, affannata, le mani sulle guance irruvidite dalla prima barba, sulla fronte spaziosa e sulla zazzera nera ed ordinata di Daniel.

Non importa, Daniel, non importa. Sei a casa, adesso.” sussurrò Hellen, senza smettere di toccarlo, come se avesse atteso quel momento per tutta la vita.

Daniel, dal canto suo, benchè fosse ormai da parecchi anni restio a coccole e dolci soprannomi, si beava di quel contatto con la madre. Era a casa, finalmente.

C'erano ancora parecchie cose da sistemare, soprattutto riguardo a se stesso e con se stesso, ma, se non altro, era a casa.

Non dovevo mandarti via. Cercavi solo di aiutarmi.” le disse, mentre lei lo stringeva ancora.

Non pensarci più, Daniel. Ora è tutto a posto.” gli sorrise Hellen, materna, di quel sorriso che ancora sconvolgeva Sirius, tanto era in grado di illuminarti la giornata.

Sirius non poteva non essere felice, sapendo che quello stesso sorriso l'aveva ereditato Daniel.

Ostinato, cocciuto, introverso sino all'inverosimile, molto simile a lui, senza dubbio, ma dotato di quella sensibilità, di quella capacità di sorridere che lui non avrebbe forse mai posseduto, ma che ad Hellen non era mai mancata.

Osservò le due persone più importanti della sua vita, sua moglie e suo figlio, sedersi, commossi, sui gradini delle scale, del tutto dimentichi della cena servita in tavola e preferì lasciarli soli.

Si spostò nel suo studio, attraversando il piccolo corridoio che separava la zona diurna della casa dalle stanze più intime.

Quello che ora Sirius definiva il suo studio era, in realtà, quello che era stato lo studio di suo zio Alpahrd, tanti anni prima.

Da quando si erano trasferiti ad Orchard House, Sirius aveva sempre lasciato ad Hellen la gestione della casa, la scelta del mobilio, solo su una cosa si era rivelato parecchio intransigente: lo studio di zio Alphard doveva rimanere com'era.

Hellen era stata d'accordo, se Sirius voleva fare di quella stanza il suo rifugio, era giusto che lei non vi mettesse becco.

Così ogni cosa era stata lasciata al suo posto: i libri, vecchi ed ingialliti, erano riposti ordinatamente sugli scaffali che ricoprivano due intere pareti.

Due bei quadri sopra al camino, usato lì ancora per riscaldare l'ambiente e mai collegato con la Metropolvere.

L'imponente divano, le due poltroncine in stile impero poggiavano ancora sul ricco tappeto persiano con i ricami rossastri.

La solida scrivania era ancora quella in mogano e chi sedeva allo scrittoio godeva ancora della luce di vecchie lampade ad olio.

Sirius prese posto dietro alla scrivania e si sedette comodo sulla poltroncina in pelle.

Aprì un cassetto, l'ultimo sulla sinistra e scartabellò fra i vari fogli sino a trovare una vecchia foto in bianco e nero.

La portò alla luce e si ritrovò a fissarla, malinconico.

Era una fotografia del 1975, scattata il giorno del matrimonio tra sua cugina Narcissa e Lucius Malfoy.

Ritraeva lui e Regulus insieme ai loro genitori: il fotografo della cerimonia aveva insistito perchè ogni famiglia di invitati ne avesse una.

Sua madre era seduta su una piccola sedia di legno con il cuscino e lo schienale rivestiti di velluto.

Le mani tenute delicatamente intrecciate sul grembo, i capelli tirati indietro e un'espressione di fiera eleganza sul volto. Aveva cinquant'anni, ma era una bella donna, Walburga Black.

Alla sua destra stava ritto in piedi Regulus, con l'orgoglio negli occhi.

Alla sua sinistra Sirius fissava l'obbiettivo, malcelando insofferenza.

Alle spalle di Walburga, Orion Black alto, elegante e slanciato guardava verso l'obbiettivo con un'espressione molto simile a quella di Sirius.

Era una foto magica, avrebbe dovuto essere animata, ma i suoi personaggi erano immobili.

Era una delle poche foto di famiglia che Sirius possedesse e ancora si chiedeva per quale motivo, pur nella fretta che aveva contraddistinto la sua fuga da casa appena qualche mese dopo lo scatto di quella fotografia, l'avesse afferrata e portata con sé.

Lui, che quasi scoppiava a ridere in faccia al fotografo che insisteva per scattarla: come se fossero una famiglia, avrebbe voluto dirgli.

Distolse lo sguardo da quella vecchia immagine e prese a guardare la fotografia che stava sulla sua scrivania, incastonata in una cornice d'argento.

La prese in mano e fissò le figure ridenti: l'aveva scattata Lily il giorno del diciassettesimo compleanno di Daniel, età importante, per un mago.

Daniel stava al centro, circondato dalle braccia sue e di Hellen.

Indossava una maglietta gialla, che faceva letteralmente a pugni con la sua zazzera nera: il sorriso inclinato era rivolto di tanto in tanto al padre, alla sua sinistra o alla madre, alla sua destra.

Hellen rideva, gaia ed orgogliosa, alternando la risata al severo cipiglio rivolto ai suoi due uomini, entrambi alla sinistra.

Sirius, dal canto suo, alzava gli occhi al cielo e scambiava sguardi complici con Daniel.

Sirius spostò lo sguardo dall'una all'altra fotografia, più volte.

Poi, si soffermò su quella che lo ritraeva con Hellen e con Daniel.

Mamma, papà, questo è quello che ho costruito.” disse, rivolto ad un immaginario interlocutore, non più fisicamente presente da molti anni, ma che pure continuava ad esserci nei ricordi.





Scusatemi il ritardo, ma è stato un periodo abbastanza affannato!

Vi ringrazio tutti quanti, e ringrazio in particolare Alohomora, PrincessMarauders, Deviljina e Alexya379 che hanno recensito lo scorso capitolo: qui potete iniziare a trovare risposta a qualcuno dei vostri interrogativi.

A presto, spero.

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Capitolo 19
*** Perchè sei solo tu la cosa che per me è importante ***



Perchè sei solo tu la cosa che per me è importante



Da quando Dan era tornato a casa, i preparativi per il matrimonio di Harry e Ginny erano ricominciati a ritmi serratissimi. La metà di agosto era già passata e volevano concludere tutto entro il primo settembre, quando Beth sarebbe tornata ad Hogwarts.

Così erano ricominciate le affannate prove dal sarto, le corse in pasticceria, i conti per il pranzo e, finalmente il gran giorno era arrivato.

Nel giardino della Tana tutto era pronto. I tavoli erano stati preparati in un angolo e al centro era stato montato un gazebo circondato da fiori dove si sarebbe svolta la cerimonia.

Da esso si dipartiva una passerella di legno e ai suoi lati erano state messe le sedie per gli ospiti.

Mancava poco, ormai.

Harry girava nervoso per il prato della Tana: gli era stato proibito di entrare in casa, dal momento che avrebbe potuto incrociare la sposa , violando così la tradizione.

La signora Weasley l'aveva chiuso fuori di casa, sbattendogli letteralmente la porta in faccia, mentre Hermione e Luna gli ricordavano, urlando dalla finestra del primo piano, per quale motivo non potesse entrare.

Harry desiderava trovare qualcosa da fare: qualsiasi cosa sarebbe andata bene, persino sistemare le sedie o legare, a mano e senza magia, i piccoli mazzi di fiori al pergolato, peccato che sua madre, Hellen e le sue future cognate non fossero dell'idea, ma, anzi, si affannassero avanti e indietro, dentro e fuori alla ricerca di insignificanti dettagli da migliorare.

Ron non gli era di alcun aiuto, così come i suoi fratelli, i quali, assieme al signor Weasley partecipavano di tanto in tanto alla vestizione della sposa, prima di tornare a fare ciò che gli era stato ordinato dalle donne di famiglia, come, ad esempio, occuparsi del vino o dei tavoli.

Come se non bastasse, Harry era appena riuscito a fuggire da una imbarazzante conversazione con zia Muriel, che l'aveva braccato non appena aveva messo piede alla Tana, con la scusa di “ essere arrivata presto per aiutare”. Ron sosteneva che fosse arrivata presto solo per potersi impicciare meglio e criticare di più e, sebbene inizialmente Harry avesse difeso le posizioni della vecchia signora, dopo essere stato costretto ad avere un dialogo con lei per un quarto d'ora, era stato costretto ad ammettere che il suo testimone aveva perfettamente ragione.

Quando finalmente zia Muriel aveva pensato che fosse ora di andare a tormentare qualcun altro, per esempio il povero Fred, beccato in castagna senza nulla da fare ed accompagnato da Alicia Spinnet, Harry potè tirare un sospiro di sollievo, sedendosi.

“Ehi, Harry! Allora, come è andata la nottata? Vedo che Ron è riuscito perfettamente nel suo compito di portarti all'altare in tempo!” esordì Sirius, salutando il suo figlioccio con una pacca sulla spalla.

“Se ci sei riuscito tu con mio padre, Sirius, credo che Ron potesse farcela senza problemi!” gli sorrise il ragazzo.

Sirius si esibì in una smorfia e poi riprese.

“Allora, com'è? Emozionato? Teso? Hai voglia di scappare?” chiese Sirius, levandosi la giacca, accaldato.

Lo sposo aveva scelto il tight e, come voleva la tradizione, questo imponeva che tutti i parenti maschi degli sposi ne indossassero uno.

“E'... strano. Sai, ci pensi, ci ripensi, te lo immagini, è tutto pronto, ma non sai quello a cui vai incontro.” rispose Harry.

Sirius annuì. Lo sapeva bene, quello che si provava: iniziare una vita a due nella pratica oltre che nella teoria era piuttosto complicato. Già lo era dover iniziare a pensare “noi” anziché “io”, figurarsi riuscire ad immaginare tutto quello che comprendeva l'essere sposati.

“Vero. Non lo puoi sapere sino a quando non ci sei dentro e, fidati Harry, un sacco di volte vorrai scappare e ti chiederai perchè l'hai fatto. Poi, però, ci penserai bene, ripercorrerai i tuoi ricordi e capirai che è stata la miglior decisione che hai preso in tutta la tua vita. So che può sembrarti retorico, ma è così davvero.” raccontò Sirius.

“Tu hai mai pensato di aver sbagliato?”

“Certo che ci ho pensato, Harry! Se pensi che poi la nostra è stata una decisione così affrettata, dovuta all'imminente arrivo di quel mostro di mio figlio, certo che ci ho pensato. Non mi sentivo pronto, avevo ventiquattro anni e volevo vedere il mondo, avevo la carriera di Battitore nel pieno... non l'ho mai detto a tuo padre, ma lo confesso a te ora: ero sul punto di andare a giocare all'estero. Gli Heidelberg Harriers mi avevano fatto una bella offerta, la stavo prendendo in considerazione. Volevo andarmene, volevo provare qualcosa di nuovo. Ero giovane, era normale.”

Ed Hellen?” domandò Harry. Non si era perso una parola ed era rimasto sinceramente stupito dal fatto che il nome di Hellen non fosse stato ancora fatto.

A quei tempi la nostra storia non era delle più rosee, voglio dire, burrascosa come ora, ma l'amavo, forse meno di quanto non la ami ora, ma ne ero innamorato. Non avevamo mai pensato al matrimonio. Eravamo entrambi d'accordo sul fatto di voler fare prima qualcosa per noi stessi, in modo da non avere rimpianti. Hellen era d'accordo con me: avrei dovuto andare a giocare in Germania, se era una cosa a cui tenevo. Ci saremmo aspettati a vicenda o forse no, chi lo sa.”

Ma alla fine non andasti in Germania.” intervenne Harry.

No. Non ci andai. E non c'è di mezzo nessuno stucchevole motivo poetico quale la vista tua e di tuo padre che giocate in giardino, no. E' molto più semplice la cosa: Hellen rimase incinta e le chiesi di sposarmi.- rise, Sirius, ricordando quei momenti.- Agì d'istinto e d'impulso. Le chiesi di sposarmi perchè sentivo che tutto quello che volevo era lei. Lei e nostro figlio. Non sapevo quello a cui stavo andando incontro. Non avevo idea di tutto quello che comportava, di quello che sarebbe successo, degli infiniti grattacapi che mi sarei tirato in casa. Le chiesi di sposarmi perchè la amavo. Amavo lei e Daniel, anche se ancora non sapevo come sarebbe stato. Sapevo solo che dentro di lei c'era mio figlio e tanto mi bastava. In ogni caso, sentimentalismi a parte, feci quello che era giusto. Quello che ci si aspettava da me. Quello che dovevo fare.”

Harry annuì, colpito.

Hai rimpianti?”si inserì Harry a bruciapelo.

Sirius ci mise un attimo a rispondere.

No. Non saprò mai come sarebbe andata se mi fossi trasferito in Germania. Non so se i miei amici mi avrebbero “perdonato il tradimento” o meno. Ad ogni modo, ho fatto quello che allora mi pareva giusto fare e, con il senno di poi, non cambierei nulla.” concluse sicuro, Sirius.

Perchè lo racconti proprio a me e proprio oggi?” chiese, inorgoglito dalla rivelazione che il suo padrino stava facendo a lui solo. Suo padre, amico da una vita, non ne sapeva niente.

Ho pensato che potesse esserti utile saperlo. Perchè, forse, le decisioni migliori sono quelle che prendi senza sapere bene perchè. Qualunque decisione tu prenda, devi convincerti che è quella giusta per te in quel momento. In futuro si vedrà, ricorda solo di tornare con la mente ai giorni in cui hai scelto. E poi... poi si vedrà. Non sarà semplice, Harry, te lo dico sin da ora. Credo che te l'abbia già ribadito mille volte tuo padre e credo che te ne sia reso conto da solo. Ma ripensa al motivo per cui hai scelto Ginevra e tutto verrà da sé. E' solo vita.” concluse Sirius, sorriso sghembo e un'alzata di spalle.

Harry fece per rispondere, ma Sirius glielo impedì.

E ora andiamo, piccolo Prongie, se sono venuto a cercarti c'è un motivo! I Malandrini hanno una sorpresa per te!” esclamò Sirius, tirando Harry per la camicia.

Harry alzò gli occhi al cielo, ridendo.

Mi devo preoccupare?”

Sirius gli strizzò l'occhio.

Ma scherzi? Siamo i Malandrini!”

Harry scosse la testa, divertito e seguì Sirius nella vecchia rimessa dei Weasley, dove sostava ancora la vecchia Ford Anglia del signor Weasley che, grazie alle sue conoscenze nel Ministero, era riuscito a non farsi confiscare.

Suo padre lo aspettava seduto a gambe a penzoloni sul cofano: a differenza sua, che ancora non si era cambiato, James, così come Sirius e Remus, il quale aspettava in piedi appoggiato alla parete, indossava già il tight. Ad Harry fece una strana sensazione vedere suo padre già vestito: gli sembrava di vedere se stesso con vent'anni di più. Era abituato alla somiglianza tra loro, ormai non ci faceva più caso, ma vedere suo padre con il tight il giorno del suo matrimonio era strano.

Era come se lo mettesse nella condizione di confrontare il se stesso di oggi con quello che sarebbe diventato. Era come se in lui vedesse una sorta di sua proiezione vent'anni dopo, con un matrimonio, dei figli, una carriera e tutto quanto. Era strano ed inquietante. Probabilmente era quel senso di ignoto di cui Sirius gli aveva parlato.

Bene, che sono venuto a fare?” chiese Harry, per rompere il silenzio.

James scoppiò ridere.

Ti stai per sposare. E noi abbiamo pensato di farti un regalo.” spiegò.

E' un regalo importante.” aggiunse Sirius.

Un onore, direi che è spettato a poche ed elette anime.” proseguì Remus, solenne.

James riprese la parola, mentre suo figlio li fissava, allucinato.

Harry, ti stai per sposare e noi abbiamo deciso di fare un'eccezione, disobbedendo ad uno dei punti dello Statuto del Malandrino.”

Abbiamo deciso di nominarti Malandrino Onorario.” spiegò Sirius, un po' scocciato dal fatto che Harry avesse cominciato a ridere.

Aveva sempre sentito parlare dello Statuto del Malandrino, ma non riusciva a credere che quei tre, a quarant'anni passati, riuscissero ancora a giudicarlo una sorta di costituzione.

Quindi- proseguì Remus, intimandogli di smetterla di prenderli per matti col solo sguardo- siamo lieti di renderti partecipe del Rituale del Segreto Inconfessabile.”

Harry scoppiò a ridere, senza nemmeno provare a trattenersi.

“Il rituale del cosa?” riuscì a chiedere, infine.

James lo guardò accigliato.

“Come sarebbe a dire il rituale del cosa? Il Rituale del Segreto Inconfessabile, Harry!” esclamò, meravigliato che suo figlio non solo non provasse un minimo di attrattiva, ma anzi, lo fissasse come se lo stesse prendendo in giro.

“E' un rituale Malandrino.- si affrettò a spiegare- Il giorno del matrimonio lo sposo ha il dovere di raccontare un suo segreto inconfessabile, mai rivelato ad alcuno prima d'ora.”

“E quindi?”Harry li guardò scettico.

“E quindi ora tocca a te raccontarci qualcosa.”illustrò Remus, scandendo bene ogni parola.

“Per esempio nel caso del qui presente Messer Moony, cinque anni or sono venimmo a sapere che a scuola mi rubava le ragazze.” raccontò Sirius, guardando Remus in cagnesco.

“Oh e smettila, Padfoot! Sono passati quasi trent'anni! Quanto sei noioso!” si lagnò Remus.

“Allora, hai capito Harry? Su, avanti, racconta!”lo incoraggiò James.

“Quindi io dovrei rivelarvi qualcosa che non ho mai rivelato a nessuno?” chiese Harry.

James, Sirius e Remus annuirono.

“Qualcosa di possibilmente vergognoso?”

“Esatto.” asserirono.

“Qualcosa che contenga particolari scabrosi?”

“Possibilmente.” precisarono.

“Ma non ci penso nemmeno! Ci si vede!” Harry agitò per aria una mano e si voltò.

Remus, James e Sirius erano rimasti impalati, con una strana espressione in viso.

“Harry mi stai dicendo che non hai particolari scabrosi da raccontarci?” James lo bloccò per un braccio.

“Certo che ce li ho. Semplicemente non sono così stupido da raccontarli a voi.” ammise, con sincerità, Harry.

James lo fissava, come se non avesse ben afferrato.

“Bè, grazie di tutto, signori, ma è tempo che mi congedi. Dovrei andare a vestirmi.” Harry li salutò con un sorriso ed uscì sul prato.

“Questo è dannatamente figlio tuo, Prongs!” Sirius scosse la testa.

James annuì senza parlare.

“Dovresti esserne contento, Prongs.” intervenne Remus.

“Già. Ha imparato dal migliore.- convenne James, riscossosi.- ancora però non mi spiego come sia possibile che i Malandrini si facciano gabbare da un ragazzino.”

“Già. E' contro ogni logica.”sospirò Sirius.

“E' il caso di rassegnarci: stiamo invecchiando. Andiamo, ragazzi. Questo benedetto matrimonio s'ha da fare.” Remus scosse la testa e trascinò gli amici fuori.

“E devo ricordare a mio figlio che non deve inciampare, cambiare il colore dei capelli, provare a strozzarsi con la cravatta o tentare di giocare col cilindro.”aggiunse subito dopo.

“Passano gli anni e una cosa non cambia, Moony.” sospirò, fingendosi deluso, Sirius.

“Cioè?” domandò scettico Remus.

“Continui ad essere nevrotico con tendenze allo psicotismo.” rise James.






“Sei bellissima, Ginny. Dico davvero.” Hermione fissava l'amica, commossa.

Aveva legato i capelli in un alto chignon, così da far vedere gli orecchini di perla, il vestito, color avorio, la fasciava sino alla vita, per poi aprirsi in una ampia e morbida campana.

La scollatura era illuminata da una catenina in oro bianco alla quale era appeso un piccolo ciondolo di turchese.

“E' tutto grazie alla tua collana, Hermione. Così risparmiamo sul blu e sul prestato: tutto in una cosa sola!” rise Ginny.

“Non dire sciocchezze! Sei bellissima, dico sul serio.” ribattè Hermione.

“Guardati, Ginny.” Luna si spostò dallo specchio e la invitò a guardarsi.

Ginny, facendo attenzione a non cadere, camminò fino allo specchio.

La sua stanza era un disastro: borse, cappelli, vestiti, scarpe, trucchi e gioielli erano stati abbandonati un po' ovunque e non inciampare era complicato.

“Sono davvero io?” riuscì a dire Ginny, commossa.

“Direi proprio di sì!” esclamò Hermione.

“E' tutto grazie alla tradizione che hai rispettato!” fu il parere di Luna, mentre le sistemava la gonna.

Inizialmente Ginny aveva detto che non sarebbe stato un problema, se anche non avesse avuto tutto ciò che la tradizione le imponeva, ma Luna si era imposta ed aveva racimolato qualcosa di vecchio, qualcosa di regalato, qualcosa di blu e qualcosa di prestato. Nuovo era il vestito.

Hermione aveva prestato a Ginny la sua collana col turchese: prestato e blu erano a posto.

Lei aveva aiutato Ginny a trovare qualcosa che le avessero regalato o qualcosa che avesse da parecchio tempo e a cui era affezionata: alla fine, la signora Weasley, aveva involontariamente ricordato alla figlia gli orecchini di perla che le avevano regalato per i suoi diciassette anni.

“Permesso? Posso entrare?” Angelina aveva fatto capolino, seguita da Fleur, Bill e Charlie.

“Wow, Ginny sei... sei bellissima!” esclamò Charlie.

“Charlie! Sei già qui! Pensavo arrivassi più tardi!”Ginny gli si era buttata al collo, facendosi stringere forte.

“Ehi, attenta, che ti rovini il vestito!” le disse Bill, ridendo.

Piano piano arrivarono anche Fred, George, Percy e Ron. Senza dirsi niente, ma capendosi solo con lo sguardo, Fleur, Angelina, Luna ed Hermione lasciarono sola Ginny coi suoi fratelli.

Tutti quanti avevano una parola per la loro sorellina che si era fatta donna e stava andando a sposarsi.

Sembrava ancora così vicino il tempo in cui si rincorrevano per casa! Ginny era stata costretta ad adeguarsi ad una vita a ritmi maschili, per evitare di essere ignorata da sei fratelli e non era mai stata una bambina particolarmente capricciosa o introversa o raffinata. Si era sbucciata le ginocchia con Ron, aveva seguito Fred e George sugli alberi, si era fatta portare sulla scopa da Charlie, aveva imparato a leggere dai libri di Percy, era stata iniziata al rock dai dischi di Bill.

Era stato tutto semplice e naturale, sino a quando non era sopraggiunta l'adolescenza, a rendere manifesto a tutti che lei era una ragazza e che, volenti o nolenti, il tempo per i giochi con i fratelli stava finendo.

Tutti e sei la osservavano, non increduli, semplicemente orgogliosi. Era come se piano piano tutti i tasselli andassero a posto.

“Quindi, andiamo?” propose Bill.

Ginny annuì, distratta, fissando i fratelli uno ad uno.

“Ginny, tutto ok?” si informò, lievemente preoccupato dal comportamento della sorella, George.

“Va tutto a meraviglia. Vi stavo solo guardando.” sorrise Ginny, radiosa.

“Capisco che siamo belli, Ginny, ma forse non è il caso che fissi morbosamente i tuoi fratelli il giorno delle tue nozze.” le fece notare Fred, divertito.

“Sciocco!- Ginny gli tirò una leggera sberla- stavo solo guardando i miei fratelli!”

“Ginny, sei sicura? Se non lo sei possiamo ancora annullare tutto, lo sai, vero?” intervenne Percy.

“Ma dai, Perce! Non fare il guastafeste! Ginny si vuole sposare, solo che questo è un momento un po' così... delicato.” Charlie scosse la testa, non credendo possibile che suo fratello potesse arrivare a tanto.

“Sei sempre il solito, Perce!” rise Ginny.

“Andiamo? Sento mamma brontolare dal piano di sotto.” Ron parlò per la prima volta e, ad un cenno di Ginny, Fred aprì la porta, uscendo per primo.

Ginevra e Ron rimasero per ultimi.

“Avrei voluto che mi accompagnassi tu all'altare, sai Ron?” gli sussurrò piano, nell'orecchio.

Ron avvampò.

“Lo sai che non si può. Ma grazie.” le rispose, lusingato.

“ Lo so. So anche che papà ci sarebbe rimasto troppo male. Solo, ci tenevo a dirtelo.” ripetè Ginny.

Ron le sorrise, grato e fiero.

“Andiamo, sorellina. E' ora. Ti accompagno per le scale e ti scorterò fino a papà.” Ron le offrì il braccio e Ginny vi si attaccò, scendendo le scale appoggiata a lui.

“Ti voglio bene, Ron. E scusami se a volte mi sono comportata da isterica sorella minore.”

Ron alzò le spalle.

“Fa parte del ruolo. Io dovevo essere il fratello maggiore geloso e rompiscatole per contratto.” ammiccò, ridendo, Ron.

Scesero l'ultimo gradino, ritrovandosi in cucina assieme al resto della famiglia.

“Vai, testimone, che il tuo migliore amico ti sta aspettando!” gli consigliò Ginny, vedendolo sparire oltre la porta.





Harry guardava verso l'altare. Il celebrante era già pronto e, di fronte a lui, gli invitati avevano già preso posto. Lui e Ginny non avevano voluto troppe persone, ciò nonostante, il Clan Weasley raggiungeva rapidamente la cinquantina, quindi, selezionare il resto degli invitati era servito a poco o a niente.

Le compagne di squadra di Ginny, la sua allenatrice, Gwenog Jones, un paio di colleghi di Harry, Lee Jordan, Oliver e Katie Baston, sposatisi un paio d'anni prima, accompagnati dal piccolo Alexander, Seamus Finnigan, Dean Thomas, ormai fidanzato ufficiale di Luna, Neville con Hanna Abbot. Hagrid.

Suo padre occupava la prima fila, accanto a lui si sarebbe seduta sua madre dopo averlo accompagnato all'altare.

Dietro di lui stavano Sirius, Hellen, Dan, Remus, Tonks e Teddy, accanto ai signori Tonks.

Dall'altra parte, a destra stavano i Weasley.

La signora Weasley era già in lacrime.

Ron raggiunse Harry, di corsa.

“Ci siamo. Possiamo incominciare.”

Harry annuì.

“Gli anelli, li hai?” si informò Harry, con l'agitazione che saliva.

“Fidati.” rispose Ron, con un sorriso sghembo.

Harry alzò le braccia.

“Ok, mi fido. Mi fido. Grazie, Ron.”

“Figurati. Vedrai, andrà bene.” si schernì Ron, imbarazzato, dando ad Harry una pacca sulla spalla.

“Lo spero.” sospirò Harry

Ron sorrise e si congedò di corsa.

“Vado. Abbi cura di lei.”

Harry annuì, guardando Ron correre verso l'altare.

All'ingresso del testimone, il chiacchiericcio che animava gli invitati si spense.

Ron fece un gesto al celebrante, per fargli capire che tutto era pronto e che gli sposi stavano per arrivare.

Harry, intanto, attendeva con sua madre, sopraggiunta non appena era andato via Ron.

“Emozionato?” gli sussurrò Lily.

“Un po'.” confessò Harry.

“Il tempo volerà. A cerimonia conclusa, ti chiederai come sia possibile che sia già finito tutto.” proseguì sua madre, aggiustandosi la stola azzurra.

“Dici?”

“Garantisco. Questi momenti passano sempre troppo in fretta.” gli raccontò Lily.

“Lo spero. Mi angoscia tutta questa gente che guarda me. Sempre che siano interessati a me e non a Ginny. Credo che sia più probabile la seconda opzione, in realtà.” Harry tentò di sdrammatizzare la tensione.

“Lo credo anch'io.- convenne Lily- Su, tira fuori tutta la faccia tosta dei Potter!”

“Mamma...” iniziò Harry con un filo di voce.

“Andrà tutto bene, Harry. Questo è solo l'inizio.” gli assicurò Lily, decisamente meno tesa di lui.

Harry annuì e ripetè quelle parole nella mente, quando, un gesto di Ron, gli fece capire che era ora di andare.

Lily lo prese sottobraccio ed iniziarono a camminare, diretti all'altare, sotto gli occhi di tutti gli invitati.

Si fermarono poco avanti a Ron, che aspettava, nervoso. Si era controllato le tasche almeno una decina di volte, per assicurarsi di non aver perso gli anelli, prima di ricordarsi che li aveva consegnati a Remus circa dieci minuti prima: Teddy era il paggetto e sarebbe spettato a lui portarli all'altare.

Lily baciò Harry su una guancia e poi si posizionò, commossa, accanto a suo marito. James le passò un braccio attorno alle spalle ed entrambi presero a fissare Harry carichi di orgoglio.

Tutto stava prendendo la giusta direzione e quello era solo il completamento di qualcosa che lei e James avevano iniziato insieme tanti anni prima.

Lily strinse forte la mano di suo marito e James le posò un bacio tra i capelli.

Lily, Harry, Beth: loro, la cosa più importante.


Harry teneva gli occhi fissi sulla passerella di legno che era stata montata, in attesa di Ginny. Tra gli invitati, di tanto in tanto, qualcuno si voltava per controllare l'arrivo della sposa.

Tra di essi, la piccola Victoire, stretta tra suo padre e sua madre, si sporgeva il più possibile per vedere “Il bel vetito di 'ietta Ginny”.

“Maman, 'ietta Ginny sta 'rivando!” gridò. Fleur, le intimò di fare silenzio, ma ormai tutti avevano sentito e Fred e George erano già intenti a ridere.

Tutti quanti voltarono la testa, mentre Teddy, con passo incerto, a testa alta, camminava con le fedi appuntate su un cuscinetto di velluto.

Nonostante le mille raccomandazioni di sua madre, era così agitato da non riuscire a controllare i suoi poteri, quindi i suoi capelli continuavano a cambiare tonalità, passando dal biondo miele, al verde, al rosso, all'azzurro e al viola.

“Oh, per Morgana, glielo avevo detto di stare attento!” sussurrò Ninfadora, nell'orecchio di Remus.

“A questo punto prega solo che non inciampi!”rispose, irritato, Remus. Aveva passato l'ultima settimana a ripetere a Teddy in tutte le salse ciò che non avrebbe mai dovuto fare.

E cambiare il colore dei capelli rientrava in quella lista di cose.

“Su, Remus, non prenderla così. Vedrai che non cadrà!” esclamò lei, risentita e fiduciosa nelle capacità di suo figlio.

“Troppo tardi.” Remus indicò Teddy, carponi per terra, che cercava in fretta e furia di recuperare il cuscino e che, per nulla impressionato dalla cosa, ricominciava la sua marcia verso l'altare, ansioso di consegnare a qualcuno quegli anelli.

Prima ancora che salisse i tre gradini, Charlie, scelto dalla sorella come suo testimone, si affrettò ad andargli incontro, togliendogli il cuscino dalle mani.

“Voglio sotterrarmi.” sillabò Ninfadora, lugubre.

“Siamo in due.”concordò Remus ed entrambi pensarono che, da quel momento in avanti, sarebbero stati etichettati dall'intera famiglia Weasley come i peggiori genitori della storia.

Teddy era seguito da Luna, Hermione e Elisabeth, damigelle vestite di seta color crema.

Dietro di loro veniva Ginevra, raggiante al braccio si suo padre e bellissima nel suo abito bianco.

Le mani, che tenevano il bouquet di rose bianche, tremavano furiosamente, ma Ginny non si lasciò sopraffare dall'emozione e, dignitosa, percorse l'intera passerella.


Mentre camminava verso l'altare dietro ad Hermione e vedeva suo fratello aspettare Ginny, Elisabeth non potè non pensare a come sarebbe stato il giorno del suo matrimonio.

Arrossì, mentre nella sua mente si facevano già largo le immagini: Anne a farle da damigella, Thomas come suo testimone, suo padre che l'accompagnava all'altare, salutandola con un bacio prima di consegnarla allo sposo che in quel sogno era Daniel, accompagnato da Lucas.

Imbarazzata da quei pensieri, tentò di riscuotersi immediatamente, cercando di smetterla di pensare a Daniel che la aspettava all'altare.

Si trattava solo di sciocche fantasie, si ripeteva, dettate solo dal fatto che, in fondo, non era mai stata innamorata di nessuno e, quindi, era ovvio che pensasse a Daniel in quel modo.

Ma non c'era alcuna ragione per la quale dovesse avere quei pensieri, per la quale dovesse pensare a Daniel in quel modo, soprattutto.

Seguì Hermione e Luna, che si posizionarono in fila a fianco a Charlie ed osservò, con un pizzico di nostalgia ed un po' di invidia lo sguardo che suo fratello stava riservando a Ginevra, mentre lei, composta, lo raggiungeva.

Fierezza, stupore, gioia, amore. Uno sguardo che sembrava dirle che solo lei era importante, che lei era la cosa più importante della sua vita.

Da quando si era svegliata, Beth provava una strana sensazione, qualcosa che non riusciva ad etichettare come positivo e nemmeno come negativo.

Quella giornata segnava una fine, ma anche un inizio. Sperò sinceramente che l'inizio non le avrebbe fatto rimpiangere la fine.

Coraggio, Beth! Non prenderla così, sembra quasi che sia innamorata di tuo fratello!”le aveva detto Anne e, in fondo, da quelle che erano le sue reazioni, non poteva darle tutti i torti.

Era un attaccamento viscerale ad Harry, il suo, e non avrebbe mai sopportato di perderlo. Tuttavia, forse, era tutto dettato ed ingigantito dal fatto che le sembrava che tutti stessero per spiccare il volo, che tutti avessero deciso cosa fare, dove andare, chi essere, tranne lei.

Come se tutti stessero andando via, crescendo, tranne lei, ferma immobile nella sua condizione.

Dan con la sua musica, Lucas, che già si stava informando per lavorare in una riserva di animali magici in Baviera dopo il diploma, Anne che voleva girare il mondo, Thomas deciso più che mai a diventare un guaritore, suo fratello che si sposava... Tutti in movimento, lei, immobile, come se dovesse contemplare qualcosa di inesistente.

Ascoltò con attenzione le parole della cerimonia, intenzionata a non perdersi niente, a stamparsi nella mente ogni singolo istante di quella giornata così importante.



Daniel era seduto di fianco a suo padre, impettito, ma con gli occhi lucidi, a differenza di sua madre che stava dando libero sfogo alla sua commozione. Scosse la testa, divertito e poi prese ad osservarsi il panciotto sopra alla camicia.

Si sentiva estremamente ridicolo, con quel tight, indossato a causa di una stupida tradizione.

Non gli stava male, solo era ingombrante: la camicia, il panciotto, la cravatta, la giacca lunga, il cilindro. Fortunatamente era estate ed era riuscito a scampare ai guanti di pelle.

A differenza sua, Teddy, ancora troppo piccolo per rendersene conto, non aveva protestato quando gli era stato mostrato il vestito, ma anzi, lo indossava orgoglioso di se stesso.

Nonostante il caldo, sua madre era stata categorica: avrebbe dovuto tenere la giacca almeno fino alla fine della cerimonia, poi avrebbe anche potuto togliersela. Peccato che facesse caldo. Tremendamente caldo.

E quella giornata gli sembrava tremendamente strana.

Elisabeth era vestita di bianco panna, Ginny l'aveva voluta così. Indossava un vestito a maniche corte in stile impero.

Vedendola lì, in piedi alla sinistra di Ginny, Daniel, dal suo posto, non riusciva ad ascoltare nessuna delle parole del celebrante. Riusciva solo a pensare che Elisabeth fosse bella.

Bella. Semplicemente bella: non bellissima, non gli era mai piaciuto, quell'aggettivo: lo trovava quasi volgare, ad essere sincero.

Elisabeth quel giorno era bella perchè era lei stessa: un vestito bianco, i capelli rossi lasciati sciolti sulla schiena, un filo di trucco e il suo sorriso timido e spontaneo.

Bella e basta. Daniel si chiese se lei lo sapesse di essere così bella.




La fine della cerimonia arrivò in fretta, proprio come Lily aveva assicurato ad Harry. Senza quasi rendersene conto, stava per essere formulata la formula di rito.

“Io, Harry, prendo te, Ginevra, come mia legittima sposa. Prometto solennemente, davanti a Dio e a questi testimoni, di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita” non gli tremò la voce mentre infilava l'anello all'anulare destro di Ginny, senza smettere di guardarla negli occhi. Non ebbe incertezze perchè gli sembrava solo naturale: Ginevra era la cosa più importante della sua vita. Contava solo lei, per questo, mentre prometteva non aveva paura. Sirius aveva ragione: se pensava al suo futuro, vedeva solo Ginny.

“Io, Ginevra, prendo te, Harry, come mio legittimo sposo. Prometto solennemente, davanti a Dio e a questi testimoni, di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita” la voce era bassa e tremante, ma non perchè avesse paura. Le sembrava solo troppo bello per essere vero. Nel suo futuro c'era Harry, solo Harry e tanto le bastava. Ginny non era mai stata così sicura di qualcosa in vita sua.

Furono proclamati marito e moglie fra gli sguardi commossi di Charlie e Ron, che vedevano la loro sorellina diventata grande.

Da quel momento in poi, ci fu una sorta di oblio, tanto furono persi in mezzo a riso e abbracci e baci e congratulazioni.

Harry confuse i parenti di Ginny, tanto erano numerosi e si perse in un mare di teste rosse.

Ginny, invece, ricevette almeno tre volte l'abbraccio di Hellen, emozionata come se a sposarsi fosse stato suo figlio e non il figlioccio di suo marito.

“Sirius, puoi anche lasciarti andare alle lacrime. Lo sanno tutti che stai faticando a contenerti.” sussurrò nell'orecchio del marito.

“Ma che lacrime, è solo allergia!” esclamò Sirius, passandosi una mano sugli occhi.

“Raccontala a qualcun altro, Padfoot! Noi ti conosciamo!” lo prese in giro James, venuto per stringere la mano a suo figlio e dare un'ulteriore prova di accoglienza di Ginny nella sua famiglia.

“Saremo due suoceri fantastici, hai la nostra parola!” giurò, abbracciato a Lily.

Ginny scoppiò a ridere, ma venne interrotta da sua madre che stava giusto raccontando ad Harry qualcosa su alcuni parenti Weasley, quando si era accorta che non era ancora stata lanciato il bouquet.

“Ginevra!- strillò- Il bouquet! Avanti, che cosa aspetti a gettarlo?”

“Per Morgana, me n'ero dimenticata! Prego, avanti tutte le giovani in età da marito!” Ginny chiamò a raccolta le amiche e le cugine, ma sapeva già dove puntare.

Il bouquet doveva arrivare ad Hermione: bisognava pur fare un segno a suo fratello altrimenti, conoscendolo, Ron sarebbe riuscito ad affogare nella sua imbranataggine in eterno.

Hermione era tra Luna e Beth e, anche se sospettava qualcosa, cercava di non darlo a vedere.

Ginny gettò il bouquet, facendo gli auguri alla fortunata tra gli sguardi attenti degli invitati.

Come previsto, ad afferrarlo fu proprio Hermione che, incrociati gli occhi di Ron, arrossì ed abbassò la testa, così come fece anche lui, troppo imbarazzato per dire qualcosa di sensato.

Fred, George, Bill e Charlie cominciarono a ridere sguaiatamente, ma la signora Weasley, che non aveva perso la sua autorità nemmeno in un momento simile, li zittì con un'occhiataccia.

C'erano già stati troppi matrimoni tutti insieme: erano almeno sei anni che ne celebravano uno all'anno, più o meno e, più che per Ron, lei era preoccupata per Charlie che, alla veneranda età di trentadue anni non sembrava deciso a mettere la testa a posto.

“Credo che sia un messaggio subliminale indirizzato a te, sai? Penso ti stiano dicendo che dovresti sposarla.” osservò Dan, rivolto a Ron.

“Stai zitto, Dan! Ti ricordo che hai solo diciotto anni e che sei ancora troppo piccolo per certe cose!” bofonchiò Ron, indispettito.

“Avrò solo diciotto anni, ma certe cose le capisco, sai? Stanno tutti aspettando te: uomo avvisato...” replicò, irriverente, Dan.

Harry, solidale, diede una pacca sulla spalla del suo testimone, che però non gradì la cosa.

“Non ti ci mettere anche tu Harry!”



“Dunque... sappiate che se sto tenendo questo sciocco discorso è solo perchè ci sono costretto da una tradizione. La stessa che mi ha fatto vestire con questo tight: un matrimonio prevede il discorso del testimone dello sposo. Dovrei raccontarvi un po' di loro, se ho ben capito. Hermione, la damigella, la conoscete tutti, vero?” Ron indicò la ragazza che salutò i presenti con un timido cenno, sperando che non stesse per dire quello che lei aveva la sensazione che stesse per dire.

“Dicevo, Hermione in questi giorni mi ha dato qualche consiglio.” proseguì Ron

“Puoi anche dire che te l'ha scritto lei!” gridò Fred, interrompendolo, e suscitando l'ilarità dei presenti e meritandosi una gomitata da Alicia.

Hermione fulminò il quasi-cognato con lo sguardo: prima di tutto lei non aveva proprio scritto il discorso e, in secondo luogo, Ron era già sufficientemente teso di suo. Non era il caso che qualche sciocco fratello si mettesse a ledere la sua già scarsa sicurezza nei discorsi pubblici.

Lei si era dovuta sorbire i pesanti lamenti di Ron che aveva paura di essere inadeguato in un ruolo così importante e, anche se in quei momenti avrebbe tanto desiderato che la smettesse di preoccuparsi, aveva un 'enorme fiducia in lui e non voleva che qualcuno rovinasse il momento di gloria di Ron.

“Grazie dell'intervento, Fred. Davvero. Stavo dicendo che Hermione mi ha dato qualche suggerimento, ma credo di essermeli dimenticati tutti, quindi, vi tocca godervi l'improvvisazione.

Premesso che detesto parlare in pubblico, vorrei solo dirvi che conobbi Harry per caso il primo Settembre del Novantuno, il nostro primo giorno di scuola ad Hogwarts. Insieme abbiamo fatto di tutto, è semplicemente il mio migliore amico. Anche se, ad onor del vero, credo di dovervi dire che Harry sa essere estremamente noioso, quando ci si mette. Ha un'enorme faccia tosta, è impulsivo ed anche un po' permaloso... oh e pretende anche di avere sempre ragione. Quando è nel torto, poi, pur di non ammetterlo, diventa un campione di arrampicamento sugli specchi.”

Risate, mentre Harry tentava di seppellirsi e tutti i presenti ammiccavano nei loro confronti.

“Questo discorso mi ricorda il tuo, Sirius. Non è che hai dato qualche suggerimento?” sibilò James, nell'orecchio di Sirius, che applaudiva, entusiasta.

“Chi? Io?”- Sirius sgranò gli occhi- “No, James, credo che sia tutta farina del sacco di Ron! Merlino, si vede proprio che anche lui si è accorto che voi Potter siete ossessionati dalle manie di grandezza!”

“Giusto per farvi un esempio, una volta, al sesto anno, perse il suo libro di Pozioni, o meglio, non comprò mai il suo libro di Pozioni. Credo che smise di averlo a partire dal sesto anno... Comunque, per una lezione prese il mio e, dopo aver fatto esplodere il suo calderone, preciso che sia io che lui siamo stati sempre negati per la miscelazione di intrugli, il professor Piton, noto ai più come presidente ufficiale del club anti- Potter, gli chiese il libro, per controllare che avesse scritto correttamente le procedure.

Ora, a causa di una piuma mal funzionante inventata dai miei fratelli, il nome sulla prima pagina del libro non suonava Ronald Weasley, ma Roonil Weezil e, a domanda di Piton sul motivo per cui figurasse tal nome sul libro di Potter, Harry rispose: “I miei amici mi chiamano così.” Inutile dire che Piton non ci credette e che Harry passò la settimana seguente a lucidare trofei.”

Altre risate, mentre il colorito di Harry si stava facendo sempre più vicino al rosso Weasley.

Ron non era pagato per ridicolizzarlo.

“Bene, detto ciò, direi che devo spiegarvi che inizialmente non fui proprio contento dell'unione tra il mio migliore amico e mia sorella, che vedevo ancora come una bambina: sapete, la classica gelosia del fratello maggiore. Comunque, poi, mi sono rassegnato, meglio lui che un altro, vi pare?

Harry è il mio migliore amico e so che la mia sorellina non avrebbe potuto finire in mano migliori e tanto mi basta. Non sto a dirvi quanto entrambi siano meravigliosi, lo saprete già. E nel caso in cui non lo sappiate, iniziereste a pensare che sia inutile retorica. Quindi, ad Harry e Ginny, perchè questo giorno possa essere l'inizio di qualcosa di meraviglioso!” Ron, emozionato, e probabilmente un po' alticcio, senza sapere esattamente da dove era riuscito a tirare fuori quelle parole, levò in alto il calice per il brindisi.

Harry si alzò in piedi e fece cozzare il suo bicchiere con quello del testimone.

“Grazie per il discorso, amico. Imbarazzante, ma ci stava.”

“Dovere. Non puoi mica sempre pretendere di essere l'eroe senza macchia e senza paura no?”



Più tardi, dopo il taglio della torta e le foto di rito, era venuto il momento delle danze. Molly ed Arthur avevano fatto montare una piccola pista circolare in legno e tutti gli invitati si erano assiepati per vedere gli sposi aprire le danze.

Harry non si sentiva per niente sicuro di sé, anzi, se non fosse stato costretto, avrebbe volentieri evitato, purtroppo per lui però era un obbligo a cui non era lecito sottrarsi quindi, armandosi di coraggio, prese Ginny sotto braccio e si avviò al centro della pista.

Ginevra, al contrario, trovava l'intero spettacolo estremamente entusiasmante: in sei anni era riuscita a far ballare Harry si è no tre o quattro volte ed osservare le sue smorfie contrite ed esasperate la divertiva un mondo.

“Su, non fare quella faccia. Non stai mica andando al patibolo!” gli disse all'orecchio.

“Più o meno. Il lato positivo della cosa è che la mia dignità è già stata completamente distrutta dal discorso di tuo fratello.” le rispose, funereo, mentre lei faceva cenno alla piccola orchestra del Conservatorio di Musicomagia con cui erano riusciti ad entrare in contatto grazie a Lee Jordan.

“Vedi? Della giornata di oggi ricorderanno tutti il discorso di Ron e non te che balli! Su, incominciamo signor Potter!”rise Ginny.

“Ho la sensazione che la nostra vita a due sarà impegnativa, signora Potter! Dopo sole quattro ore mi comandi già a bacchetta!”esclamò Harry

“Non mi sembra che ti stia dispiacendo o sbaglio?” ammiccò Ginevra.

Intanto, il resto degli invitati prima di cominciare a ballare aspettava che il testimone dello sposo e la damigella della sposa seguissero la nuova coppia.

Ron, per nulla intimidito nonostante le palesi prese in giro dei suoi amici e dei suoi fratelli, si fece largo verso Hermione, che stava solo aspettando lui.

“Sei venuto.” osservò

“Dovere. Sono costretto, direi. Andiamo, che non sopporto più gli occhi della gente addosso?” Ron porse la mano ad Hermione che la afferrò.

Salirono sulla pista e, dopo un attimo di assestamento, riuscirono a mettersi al passo.

“Fred e George hanno convinto tutti i nostri cugini a scommettere che non sarei mai riuscito a chiederti di ballare, sai?” Ron scosse la testa.

“Tua zia Muriel mi ha già chiesto tre volte quando abbiamo intenzione di sposarci.” disse Hermione.

“Scusa, non volevo. Non dovevo dirtelo.”si affrettò ad aggiungere immediatamente.

L'aveva detto così per parlare, per collegarsi a quanto aveva appena raccontato Ron. Non voleva schernirlo o farlo sentire in colpa. Non avevano ancora mai parlato di matrimonio, loro.

Non avevano fretta. Era già più che sufficiente che avessero raggiunto il loro equilibrio insieme.

Ron sorrise e gli si illuminò il volto. Hermione pensò che fosse davvero bello, quando rideva. Gli si illuminavano gli occhi.

“No, no, tranquilla va tutto bene.”

“Sicuro?” richiese Hermione, titubante.

“Sì, davvero. Non guardarmi così!”esclamò Ron.

“Allora ok.”

“Hermione, senti, c'è una cosa che dovrei dirti.” incominciò piano, Ron, aspettando che lei gli facesse segno di continuare.

“Harry andrà via e a casa nostra ci sarebbe posto per un'altra persona... insomma, io sono un danno con i lavori domestici. Pensava a tutto lui... e io, io da solo potrei uccidermi con l'incantesimo sbagliato, ti pare?” parlava a scatti ed Hermione non poteva che ridere.

“Ron...” provò ad interromperlo.

“Zitta! Fammi finire!”-Ron la bloccò- “Dicevo, visto che il posto c'è... ecco, a me farebbe piacere se venissi a vivere con me, se ti va ovviamente.” precisò, emozionato.

“Venire a vivere con te?” il viso di Hermione era l'apoteosi della sorpresa.

“Non è che sei costretta, ecco... era solo un'idea. Se non vuoi pazienza.” si affrettò a dire Ron.

“Ma certo che mi va! Oh Ron, è meraviglioso che tu me lo chieda!” Hermione gli saltò al collo, dimentica della danza e dei ritmi del ballo.

Ron le scostò la frangetta castana dagli occhi e le sorrise. Aveva fatto miracoli con i suoi capelli, quel giorno.

Non perse tempo a chiedersi quale incantesimo o quale pozione avesse usato per trasformare in boccoli i ricci crespi che la contraddistinguevano di solito e che, checchè ne dicesse lei, sempre pronta a lamentarsi dei nodi che spuntavano come funghi nei suoi capelli crespi, Ron adorava così come erano.

La baciò soltanto, suggellando con quel bacio un nuovo inizio.

“Non importa quanto mi farai dannare o sarai disordinato, Ron. Conti solo tu. Sei solo tu la cosa che per me è importante.” gli disse piano, Hermione, quando le labbra si staccarono, con le mani affondate nella testa di Ron.

“Lo stesso vale per me. Ci ammazzeremo, a furia di litigare, lo so già. Ma non importa. Voglio te e sei solo tu la cosa che per me è importante.” disse Ron, senza far caso agli occhi di tutti puntati su di loro, senza guardare nessuno, senza essere imbarazzato.

Non provò nulla, se non gioia allo stato puro, senza nemmeno accorgersi di sua madre che gli volteggiava accanto accompagnata da James Potter o di suo padre che conduceva Lily Potter per la pista.



Hellen era rimasta seduta al tavolo da sola. Reggeva tra le mani il tovagliolo e l'avrebbe volentieri fatto a pezzi.

“Che succede?” Sirius le si era seduto a fianco. Aveva appena scambiato due chiacchiere con i gemelli Weasley. Quei due ragazzi gli piacevano proprio. Poi era stato avvicinato da Oliver Baston e sua moglie Katie, entrambi giocatori di Quidditch.

“Muriel Weasley.” grugnì Hellen.

Sirius stava bevendo e per poco, il contenuto del bicchiere non finì sulla cravatta.

“Che vuole la megera?” chiese Sirius, prendendo la sedia di fianco alla sua.

“A quanto pare le notizie su Daniel sono giunte fino a casa sua. Non so come sia possibile e non lo voglio sapere. Per una volta che Molly Weasley si fa gli affari suoi e che, anzi, si è prodigata moltissimo per sapere come stavamo, ci si deve mettere lei!”

“Ehi, calma.- Sirius le accarezzò il braccio.- Calma, d'accordo? Dimmi quello che ha avuto da ridire.”

“Ovviamente il modo in cui l'abbiamo educato non è corretto, per cui se lui è uno scriteriato egocentrico e vanesio che scappa di casa è solo colpa nostra, anche se capita anche nelle migliori famiglie una mela marcia. Ha compassione di noi e capisce quanto possiamo soffrire, dal momento che lei, donna di mondo, sa che Dan non combinerà mai niente nella vita. Ma come si permette? Per Godric, solo Merlino sa quanto abbiamo patito!” raccontò Hellen, furibonda.

“Spero che tu le abbia risposto a tono, almeno.” ringhiò Sirius, nervoso. Come si permetteva di infangare la sua famiglia? Di contestare l'educazione che avevano impartito a Dan?

“Le ho detto che non è il caso che si preoccupi tanto. Daniel è figlio nostro e siamo perfettamente in grado di educarlo e, comunque, noi siamo fieri di lui. Avresti dovuto vedere la sua faccia! Non ha avuto il coraggio di ribattere, anzi, si è alzata certa di aver sentito sua nipote chiamarla!” rispose Hellen.

Sirius scoppiò a ridere.

“Brava Hellen! Così ti voglio!” esclamò

“Sono tua moglie, per chi mi prendi?” lo provocò Hellen, sistemandogli il nodo della cravatta.

“Touchè! Che dici, andiamo a ballare, signora Black?” propose Sirius, già in piedi.

Hellen strinse la mano che lui gli porgeva.

“Ovviamente, signor Black!”

Si avviarono per mano alla pista da ballo, pensando a Daniel, la cosa più importante che avessero e che nessuno poteva permettersi di attaccare.



Daniel era stato ostaggio di Teddy e Victoire che, bisognosi di attenzioni, l'avevano eletto a loro idolo per la giornata, lasciando un po' di tregua ai loro genitori. Bill e Fleur stavano ballando mentre Remus e Dora, dopo aver parlato con zia Lily e zio James stavano facendo una passeggiata per il prato.

Fortunatamente, dopo una tripla dose di qualsiasi gioco Dan conoscesse, i bambini avevano pensato che sarebbe stato carino andare a disturbare zio Charlie, liberando Dan della loro presenza.

Era tutto il giorno che Daniel cercava un motivo qualsiasi per parlare con Elisabeth. Era a casa da appena dieci giorni e non aveva avuto modo di vederla. Forse non aveva nemmeno voglia di farlo.

Forse, se non ci fosse stato quel matrimonio non l'avrebbe ancora vista.

La cercava per chiederle di ballare, magari avrebbero sciolto un po' di tensione, in quel modo.

La trovò sull'altalena dei Wealsey, da sola.

“Ehi.” disse Dan, a bassa voce, sedendosi alla destra di Beth, appollaiata sulla vecchia altalena che i fratelli Weasley usavano da bambini.

“Ehi.” gli sorrise Beth.

“Non vieni a ballare? Stanno ballando tutti.” osservò Daniel, cercando un approccio per una conversazione.

“”Non mi va. Non ne ho voglia.” rispose Beth, usando i piedi per ammucchiare terra.

“Sei pensierosa oggi.” osservò lui, dopo un po'.

“Forse.” ammise Beth, alzando le spalle e lasciando poi l'altalena.

“Ma che diavolo ti è venuto in mente, si può sapere? Perchè sei scappato via?” lo aggredì Beth, alterata.

“Ero spaventato. Non sapevo cosa fare.” si giustificò Daniel. Era vero: aveva paura, non sapeva che fare, si sentiva intrappolato ed aveva bisogno di pensare. Beth avrebbe dovuto capirlo, nonostante non si fossero lasciati nel migliore dei modi, quella sera alla festa.

“Anche i tuoi genitori erano spaventati! La tua famiglia era spaventata! Io ero spaventata! Te ne sei andato senza dire niente! Sei scomparso! Daniel mi sei mancato. Mi sei mancato terribilmente. Mi sei mancato tremendamente.” confessò, con voce rotta, posizionandosi davanti a lui, con i pugni stretti lungo i fianchi Elisabeth.

Daniel si alzò. Non sapeva cosa fare, cosa dire. Si sentiva uno stupido.

Provò ad accarezzarle una guancia, ed Elisabeth gli si fiondò tra le braccia, singhiozzando.

“Io ero preoccupata per te, sciocco che non sei altro! Ero preoccupata! Sei sparito per più di un mese e se non ci fosse stato questo matrimonio chissà quando ti avrei rivisto, Daniel!”

Daniel la strinse forte, più forte che potè, quasi che volesse proteggerla da un nemico immaginario.

“Lo so, lo so.- le disse, accarezzandole i capelli- Lo so, Elisabeth, sono un idiota. Ho sbagliato, mi sono comportato da ragazzino viziato. E' che è complicato, Beth. E' complicato e io non ero pronto.”

“Per te è tutto complicato. Da quando avevi tre anni, riesci a complicare qualsiasi cosa.” brontolò Beth, aggrappandosi al panciotto del tight.

Dan sorrise lievemente.

“Io sono complicato Beth. Ma questa volta ho voluto provare a cavarmela da solo. Ho promesso ai miei genitori che ne sarei uscito da solo, che ce l'avrei fatta, che avrei combinato qualcosa di buono. Da solo.”

“Oh, Daniel tu sei pieno di così tanto talento, di così tanta volontà. Arriverai ovunque vorrai.” gli sussurrò Beth, sciogliendo l'abbraccio e prendendogli la mano.

“Non ne sono così sicuro.” ammise Dan.

“Io ho fiducia in te. So che puoi farcela.”

“Sei l'unica.”

“Non dire sciocchezze!- esclamò Elisabeth- Quando fai così diventi davvero indisponente, sai? Sembra che tu lo faccia apposta per sentirti dire il contrario! Anne, Thomas, Lucas credono in te. Harry, i miei genitori credono in te. Tuo padre e tua madre, per Godric, Daniel,... loro, loro stravedono per te! Io ho fiducia in te! “

“Lo so, lo so. E' che io non vorrei deludere nessuno. Sai, Beth- Daniel increspò le labbra.- a volte ho la sensazione di essere un immane fallimento.”

Beth incrociò i suoi occhi, comprensiva.

“Tutti abbiamo paura di essere un colossale fallimento per i nostri genitori. Tutti abbiamo paura di non farcela o di non riuscire a renderli fieri di noi. Ti confesso una cosa: quando ero al primo anno mi sentivo intimidita: Harry era il Capitano della squadra di Quidditch, tu eri un tale disastro che era impossibile non accorgersi di te e io, io ero solo la piccola Beth, la timida, coccolata e vezzeggiata Beth. Mio padre e mia madre mi dissero che sarebbero stati fieri di me comunque, a prescindere dalla nomina a Prefetto, dai miei risultati a scuola o da qualsiasi altra cosa. Era sufficiente che facessi il mio dovere e che cercassi di comportarmi così come mi avevano insegnato. E' così anche per te, Daniel, i tuoi genitori, i tuoi amici saranno sempre fieri di te, qualsiasi decisione tu intraprenda. E' normale avere paura di deluderli, tutti hanno paura. Ma ecco, ... io credo che qualsiasi errore possiamo commettere, loro saranno lì.”

“Lo so, Elisabeth, è che io vorrei poter fare di tutto perchè siano a ragione orgogliosi di me, capisci? Perchè siano orgogliosi loro e perchè lo sia io. Perchè io non abbia niente da recriminarmi, perchè io mi senta realizzato, perchè io senta di avercela fatta da solo. Capisci? Voglio fare questa cosa da solo. Per loro, per voi, ma soprattutto per me.” Daniel parlò con una maturità, con una risolutezza, con una decisione negli occhi che raramente Beth gli aveva visto.

Forse era il modo in cui era vestito, forse erano i paroloni che aveva usato, forse era il suo tono, ma Elisabeth lo vide, per la prima volta, come un giovane uomo.

Quello che aveva davanti non era più il suo Dan. Era un giovane uomo che si stava affacciando alla vita. Il cuore sembrava che le stesse scoppiando, tanto si agitava per l'emozione. Era così fiera di lui! Lei, che al suo cospetto si sentiva ancora una ragazzina.

“Mi dispiace di non esserci stato, in questo mese. Magari avresti avuto bisogno di me, col matrimonio e tutto il resto. Immagino che a casa tua ci fosse abbastanza trambusto.” si passò una mano fra i capelli, imbarazzato.

“Thomas è stato al mio fianco ogni giorno. Pensa che è stato lui il primo che mi ha visto con questo vestito addosso.”gli sorrise Beth, la mano intrecciata in quella di Daniel.

Qualcosa si mosse nello stomaco da Dan. Qualcosa che gli faceva presente che avrebbe dovuto esserci lui, al posto di Thomas.

Accarezzò il velo di tulle che copriva la seta.

“E bravo Thomas! Ti ha almeno detto che stai bene?” scherzò.

Elisabeth rise ed annuì.

“Mi dispiace così tanto, per tutto.” si scusò Daniel.

“Lascia stare. Anch'io avrei potuto comportarmi diversamente. Avrei potuto venire a cercarti, starti vicino e non solo scriverti una lettera.” lo contraddisse Beth.

“Ma...” intervenne Dan.

“Zitto, niente ma! Ho anch'io le mie colpe. Cinquanta e cinquanta. Come quando eravamo bambini.” Elisabeth lo zittì così in fretta che Daniel si mise a ridere.

Scoppiò a ridere anche lei e risero, per qualche attimo, senza sapere perchè.

Entrambe le mani unite, come se non potessero fare a meno di quel contatto.

Daniel ne lasciò andare una, le accarezzò nuovamente la guancia paffuta, ancora leggermente infantile.

Com'era bella, la sua Beth!

Abbassò la testa, il battito accelerato.

Elisabeth stretta a lui, come ipnotizzata, da una parte, voleva fuggire, dall'altra.

Le labbra di Daniel si appoggiarono sulle sue e prese a baciarla. Incontro perfetto, come se non avessero aspettato altro da tutta la vita.

Elisabeth ricambiò, incerta, senza sapere se stesse facendo bene o male.

Il suo primo bacio.

Sapeva solo che non voleva che smettesse. Voleva che Daniel la tenesse lì, stretta tra le sue braccia per sempre.

Una parte di lei, una parte del suo cervello, rimasta ancora in funzione, ancora razionale, le suggerì che del resto, l'aveva sempre saputo che il primo bacio l'avrebbe dato a Dan.

Anche per Daniel fu come dare ancora una volta il suo primo bacio. Era tutto così nuovo, con Elisabeth. Si muoveva insicuro, temendo di fare qualcosa di sbagliato, qualcosa di non gradito. Aveva in mano la cosa più importante della sua vita. Non poteva farle del male. Non poteva fare qualcosa che la infastidiva, qualcosa che lei non voleva.

“Perchè sei solo tu la cosa che per me è importante.” sussurrò, nella foga tra un bacio e l'altro.

Elisabeth si allontanò, meravigliata.

“Cosa?” domandò, allargando i suoi grandi occhi nocciola.

“Sei solo tu la cosa che per me è importante, Elisabeth. Solo tu. Conti solo tu. E io sono un idiota.” ripetè Dan, allontanandosi. Beth fece altrettanto e ripropose la domanda.

“Beth io sono un casino. La mia testa è un casino. La mia vita è un casino. Lo è sempre stata. Ma oggi lo è di più. E io non posso trascinartici dentro. Non posso e non voglio.”

Elisabeth si allontanò, piano, lasciando andare la mano di Dan, ancora intrecciata nella sua.

“E quindi?” non capiva, non aveva capito. Sentiva solo tutto rompersi, cadere a pezzi.

“E quindi non posso lasciare che tu stia con me, capisci? Ci sono cose che io devo fare da solo. Le devo sistemare da solo, Beth. Non posso trascinarti in questo immenso casino. Non sarebbe giusto.” le spiegò Daniel, calmo.

“E se io volessi, farmi trascinare in questo casino?” ribattè Beth, braccia incrociate sotto al seno.

Un piccolo sorriso increspo l'angolo sinistro della bocca di Daniel.

“Non voglio Beth. Capisci? Non voglio. Ci sono delle cose che devo fare da solo. Devo rimettermi a posto la vita da solo.”

“Potrei aiutarti.” ribadì ostinata.

“No. Non puoi e non devi farlo. Non è giusto. Io devo sistemare prima tutto questo e sono certo che anche tu hai delle cose da sistemare. Anche tu meriti di concentrarti su qualcosa di tuo e basta.” disse, deciso, senza ammettere repliche.

“Quindi te ne vai di nuovo?” chiese Beth, gli occhi che le si riempirono di lacrime, il cuore che le si spezzava. Perderlo, di nuovo.

“Non ti chiedo di aspettarmi. Lo farai se lo vorrai. Ma sarò qui, per te, ogni volta che mi cercherai, come ho fatto in tutti questi anni. Non posso darti di più, Elisabeth.”

Lacrime. Lacrime salate sulle guance. Elisabeth se le strofinò via, con gli avambracci.

“Vieni qui, non piangere, Beth.” Dan la prese per il polso, cercando di avvicinarla a sé.

“Lasciami.” ringhiò lei, tra le lacrime.

“Vieni qui, vieni qui ed ascoltami, maledizione!” Dan fece forza e la strinse forte, lasciandola piangere.

“Sei solo tu la cosa che per me è importante, Elisabeth. Solo tu. Conti solo tu per me. Lo sto facendo per te, per noi.”

“Se pensassi a me non te ne andresti. Ti ho aspettato da sempre, Daniel! Probabilmente da quando ancora non me rendevo conto, ero già lì, ad aspettarti.”

“Elisabeth, ascoltami, ti prego!” le prese il volto bagnato tra le mani.

“Sei solo tu la cosa che per me è importante. Solo tu.”

Un bacio sulla fronte. Un bacio sulle labbra. Un bacio bagnato.

Un bacio d'addio.

Un bacio d'arrivederci.





Capitolo pieno di cose, direi... non odiatemi per quanto accade alla fine, fa tutto parte di un “romanzo di formazione”; ricordatevi questi pensieri di Beth: “le sembrava che tutti stessero per spiccare il volo, che tutti avessero deciso cosa fare, dove andare, chi essere, tranne lei.

Come se tutti stessero andando via, crescendo, tranne lei, ferma immobile nella sua condizione.”vi saranno utili per capire.

Potete notare che sono tornata! Spero di poter postare in fretta anche il prossimo capitolo, esami permettendo...

Vi ringrazio tutti quanti, perchè, nonostante i miei lenti aggiornamenti, mi seguite sempre.

Ringrazio in particolare Alohomora, DevilJina, Alexya379, Padfoot_07, Rosalie Hale e Bella Swan per aver recensito.


Alohomora: credo che Sirius non possa fare a meno di confrontare i suoi genitori e la sua famiglia, quello che ha costruito, quello che sta facendo, quello a cui ha dedicato gran parte della sua vita. Proprio perchè rivede la sua irruenza in Dan, cerca di essere tutto quello che lui avrebbe voluto da un padre e l'idea della foto mi sembrava carina per esprimere tutto questo.

Alexya379: l'avevo detto che Sirius sarebbe andato a riprendersi suo figlio, però solo quando avesse sentito che Dan era pronto per tornare a casa. Sirius cerca di fare di tutto per essere un buon padre, per essere il padre che lui non ha avuto. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo.

DevilJina: esatto, Sirius aspettava perchè voleva che il primo passo lo facesse Daniel, solo così sarebbe cresciuto. Quanto alle altre due questioni... una è esplosa, ma come andranno le cose tra i due dopo questo “episodio”? Dan è stato categorico, direi, sebbene non poi così sicuro... E Beth?

Padfoot_07: come al solito mi lusinghi troppo, Siria, sai?Dan e Sirius parlano da “uomo a uomo”, ma per Hellen, Daniel, per quanto la barba cresca e l'altezza aumenti, resterà sempre il suo scapestrato bambino e, anche se a volte non si vede, Dan stravede per la sua allegra mamma.

Spero che anche questo capitolo ti possa aiutare a preparare meglio la maturità (ha superato gli esami Dan, vuoi non farcela tu?).

Rosalie Hale e Bella Swan: benvenute! Eh sì, era necessario che si parlassero, padre e figlio, inevitabile, direi. Così come è inevitabile che Sirius provi ad essere per Dan tutto quello che suo padre non è stato per lui. A presto!

PrincessMarauders: visto che aggiornamento rapido?scherzi a parte, grazie di tutto! Immaginavo che lo scorso capitolo ti sarebbe piaciuto, completamente dedicato a Daniel e alla sua famiglia. A presto!

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Capitolo 20
*** Voglio spaccarmi in mille pezzi, se questo significa vivere ***


Voglio spaccarmi in mille pezzi, se questo significa vivere





GODRIC'S HOLLOW

I primi quattro giorni erano passati quasi senza che Beth se ne accorgesse. Usciva dalla sua stanza il meno possibile, parlava poco, scendeva solo per i pasti, cercava di riguardare compiti che già aveva svolto, prima di ributtarsi sul letto.

Schivava le domande pressanti dei suoi genitori, rabbuiandosi nuovamente dopo un sorriso appena accennato.

Poi, inaspettatamente, la quinta notte era riuscita a dormire, senza essere preda di pensieri angosciosi che la tenevano sveglia.

Al mattino si era svegliata con la casa già vuota, entrambi i suoi genitori erano fuori, e, dopo aver fatto colazione, le era presa una gran voglia di pulizia.

Con ancora indosso la camicia da notte ed i capelli legati in una coda improvvisata, salì in camera e si mise alla scrivania, appoggiandosi appena alla sedia di legno.

Aprì il quarto cassetto sulla destra ed iniziò a scartabellare la pila di fogli scritti: riusciva a cogliere solo qualcuna delle parole scritte su pergamene ingiallite dal tempo.

D'un tratto, scesa dalla sedia e messasi in ginocchio davanti al cassetto, Elisabeth lo tirò via, fuori dalle guide di legno. Lo ribaltò, lasciando che i fogli si mescolassero sul pavimento.

Prese a frugare tra essi, come se fosse alla ricerca di qualcosa, anche se in realtà non stava cercando niente.

Erano i manoscritti dei racconti che si divertiva a scrivere da bambina, storielle senza senso, con protagonisti magici e Babbani, con elfi che prendevano il tè con vecchie signore inglesi e con autisti della metropolitana di Londra che prendevano una Burrobirra da Madama Rosmerta prima di andare a salvare una principessa in pericolo sulla Torre di Astronomia di Hogwarts. Passava i suoi pomeriggi a scriverle, poi, alla sera, quando entrambi i suoi genitori erano a casa, dilettava tutta la famiglia con una lettura appassionata dei suoi ultimi scritti.

Ne prese in mano uno, mentre un sorrisetto malinconico faceva capolino sul viso.

La strega Calpurnia e il calderone brontolone” recitava il titolo, vergato con una scrittura infantile.

Prese a sfogliarlo, se la ricordava, quella storia, era una sorta di versione bambinesca de “Il mago e il pentolone salterino” di Beda il Bardo. Doveva avere otto anni circa, quando la scrisse.

C'erano un sacco di errori e la storia era davvero semplice, ma allora le era sembrata perfetta.

Suo padre e suo fratello avevano riso come matti, mentre la leggeva, ancora balbettando un pochino. Sua madre, invece, l'aveva presa sulle ginocchia e si era offerta di aiutarla a correggere qualche errore nella sintassi, ma lei, orgogliosa, aveva risposto che andava bene così, pur tornando poi indietro e cambiando idea.

Beth sorrise, scorrendo quelle righe ingenue. Poi, gli occhi passarono ad altri fogli. Questa volta la pergamena era più grande e più spessa.

Era “La Gazzetta del Malandrino”, un giornalino che avevano fondato lei e Dan prima che lui partisse per Hogwarts. Era durata circa due anni, tra il 1994 e 1997; Dan inizialmente non era stato molto entusiasta dell'idea, ma era accondisceso alle pressioni di Beth e così era diventato l'Inviato Speciale della Gazzetta.

Raccontavano quello che succedeva in famiglia, quello che succedeva in Gran Bretagna riportando le notizie più curiose che dava il Profeta, come quelle di vecchie megere azzannate dalle proprie teiere o di Dedalus Lux che si ostinava a compiere magie alla presenza dei Babbani. Includevano anche qualche foto ritagliata dal Cavillo, dal Settimanale delle Streghe, dalla Gazzetta del Quidditch.

Lei era il Direttore ed ogni settimana aveva il compito di scrivere un editoriale col punto della situazione: in ogni prima pagina campeggiava il suo punto di vista. Ogni settimana si arrabbiava con Dan, che non spediva mai i suoi articoli in tempo e finiva per inventarsi le cose meno plausibili.

Tutti i mercoledì poi, le famiglie erano riunite e lei distribuiva a tutti una copia del giornale, moltiplicato con la magia di qualcuno dei loro genitori.

Nel numero che aveva in mano, faceva bella mostra di sé il titolo a caratteri mobili:


INVASIONE DI ANFIBI ALLA SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS, dal nostro inviato speciale Daniel Orion Black”


Durante il primo anno di scuola d Dan, i suoi articoli erano il resoconto delle sue avventure scolastiche, delle punizioni, delle caricature dei professori.

Era la Gazzetta del 15 maggio del 1997 poi, d'un tratto, verso luglio avevano smesso di scrivere. Senza un motivo, senza un perchè. Non 'era nessun numero targato Agosto 1997. Forse era solo che Hogwarts si avvicinava anche per lei.

Dietro quei fogli Elisabeth scorse la sua ultima storia: “Come un castello”. L'aveva scritta a quattordici anni poi basta, il nulla, il buio.

Perchè ti sei fermata, Elisabeth?” chiese a se stessa, frugando tra un foglio l'altro.

Perchè ti sei fermata? Perchè? Volevi fare tante cose! Volevi diventare giornalista, scrittrice! Perchè hai smesso?” ripeteva in continuazione, con il tono che si faceva alto, isterico, nervoso e con le lacrime che iniziavano a scorrere, rapide.

Perchè diamine ho smesso? Perchè? Perchè non mi sono mai più preoccupata di me stessa e basta?” gridò, alzandosi in piedi per tirare fuori da un altro cassetto gli album di fotografie.

Colta da qualche strano istinto, tirò fuori ogni fotografia, buttandola sul pavimento, assieme ai fogli dei suoi racconti.

Dan, lei Dan, ancora Dan, Lucas, Thomas e Dan, Anne e lei, Anne e Lucas, Anne insieme agli altri.

Poche foto ritraevano lei, che preferiva sempre scansarsi, quasi avesse paura di comparire in qualche immagine.

Dove sto andando? Dove sto andando?” singhiozzò

Dove stai andando Beth, se ti stai così perdendo per strada?”

Si sedette a gambe incrociate in mezzo alla stanza, singhiozzando.

Devo riprendere in mano la mia vita. Devo imparare a camminare da sola. Devo vivere per me. Devo realizzare me stessa. Devo smetterla di far ruotare la mia vita attorno a Daniel.”

Tutti stavano prendendo la propria strada, suo fratello e i suoi amici, che affrontavano quell'ultimo anno di scuola con le idee già chiare per il futuro. Daniel era ormai preso dalle sue cose, dalla sua vita da rimettere insieme, dalla sua musica e dai suoi sogni da inseguire che, piano piano, con costanza e determinazione, avrebbe raggiunto.

Lei no. Doveva assolutamente riprendere in mano la sua vita. Sistemare le sue cose, riorganizzarsi.

Vivere indipendentemente da Daniel perchè, se c'era una cosa che andava ammessa riguardo ai suoi ultimi anni, era che li aveva passati ad essere l'ombra di Daniel, sempre pronta a consigliarlo, ad ascoltarlo, a guidarlo, a seguirlo. Ma Elisabeth, che fine aveva fatto?

Forse, i continui incitamenti da parte dei suoi genitori a riprendere in mano le sue storie, a cercare di vedere di più Anne erano dovuti proprio a quello, avevano visto là dove lei si ostinava a tappare gli occhi.

Quell'estate Daniel le era mancato. Le era mancato tantissimo, ma lei doveva vivere indipendentemente da lui. Indipendentemente da lui e da tutto quello che lo riguardava.

Di tutto quello che Dan le aveva detto, una cosa spiccava sulle altre:


Io devo sistemare prima tutto questo e sono certo che anche tu hai delle cose da sistemare. Anche tu meriti di concentrarti su qualcosa di tuo e basta.”


Anche lei meritava di concentrarsi su se stessa, sulle sue cose. Stare senza Daniel faceva male, faceva troppo male. Faceva ancora più male, da quando era riuscita a fargli capire quanto lui fosse importante per lei, quanto contasse averlo vicino, quanto fosse bello perdersi in un suo abbraccio.

Faceva male perderlo quando aveva appena scoperto quanto fosse dolce la vita, se vissuta insieme a lui.

Ma lei doveva partire da se stessa. Doveva ricominciare da lei. Senza nessun Daniel, che arrivasse a sconvolgerle ogni piano.

Io devo ripartire da me. Devo ripartire da me. Non so come si fa, ma lo imparerò, lo imparerò, lo imparerò.” sussurrò, piangendo ancora.

Era ancora lì, a sfogliare i suoi vecchi appunti, quando Lily aprì piano la porta.

Era tornata a casa da poco e non aveva ancora visto Beth in giro per casa, preoccupata, era andata al piano di sopra. La porta era solo accostata ed era riuscita a scorgere il disordine sul pavimento e sua figlia accucciata in mezzo a vecchie pergamene e fotografie.

L'aveva sentita singhiozzare e piano, era entrata. Si era abbassata, cercando il viso di Beth.

Che cosa è successo, Beth?” sussurrò dolcemente, col tono che solo una madre sa usare.

Non chiese se aveva pianto o il perchè di quanto era sul pavimento.

Devo rimettere ordine, mamma.” disse Beth, sorridendo tra le lacrime.

Vuoi che ti aiuti, Elisabeth?” domandò piano, tenendole le spalle.

Per adesso, sì mamma. Grazie.” rispose Beth, piano.

Insieme incominciarono a raccogliere i numeri della Gazzetta del Malandrino, i racconti di Beth, le fotografie. Lily, ogni tanto, aggiungeva qualche aneddoto collegato a quanto trovavano, ricordi che Beth non sapeva di avere.



Un paio di giorni dopo, Thomas capitò in casa Potter dopo aver trovato in camera sua una copia di Delitto e Castigo che Beth gli aveva prestato qualche mese prima e che lui non era mai riuscito a finire. Ci aveva provato, l'aveva iniziato da capo tre volte ma proprio, oltre pagina ottantacinque non riusciva ad andare. Non faceva per lui. Considerando che quello era il suo secondo incontro con gli scrittori russi, prima di Dostoevskij aveva trascorso dello spiacevole tempo in compagnia di Tolstoj, Thomas era giunto alla conclusione che lui e gli scrittori russi non potevano stringere alcun rapporto, nemmeno un cordiale e reciproco rispetto, dato che aveva in entrambi i casi Fedor e Lev, come li chiamava simpaticamente, erano stati mandati all'inferno parecchie volte.

Summit con gli orientali di Russia a parte, quell'estate Thomas si era dilettato con la fantascienza di Asimov e con un'ottima strega, autrice de “Il Ricordo”. L'essere cresciuto in una famiglia priva di poteri magici e l'essere al contempo un mago, faceva sì che la cultura di Thomas spaziasse su due mondi, cosa di cui era molto orgoglioso.

L'anno prima, durante le vacanze di Natale, sua madre, insegnante di letteratura inglese in una scuola superiore, era tornata a casa con alcune relazioni sulle opere di Shakespeare da correggere e così, lui, per curiosità, aveva letto “Sogno di una notte di mezz'estate” e il “Macbeth”, rintracciandovi qualche rimando al Mondo Magico. Parlando con sua madre, poi, aveva scoperto che almeno sino al razionalismo del Settecento, in parecchie opere letterarie erano presenti elementi chiaramente magici, poi spariti con l'avvento della ragione illuminista.

Thomas aveva quindi iniziato a pensare che, forse, per i Babbani di quei tempi, la magia non era cosa così oscura o nascosta o che, forse, tra questi scrittori si nascondesse anche un qualche mago.

Giunto a quelle conclusioni, una delle cose che gli sarebbe piaciuta moltissimo fare, era cercare i rimandi magici nei testi Babbani, compito arduo e lungo, non ancora iniziato per mancanza di tempo.

Ovviamente dalle sue indagini erano esclusi i russi.

Si Smaterializzò nel vialetto che portava a Casa Potter e, dopo aver bussato, fu accolto da Lily Potter che lo mandò di sopra, da Beth.

Elisabeth lo accolse con un sorriso stentato.

Che ci fai qui, Thom?” chiese

Sono venuto a riportarti Delitto e Castigo. Era nelle mie mani da maggio, almeno.” rispose, posandolo sulla scrivania.

Oh, ok. Ti è piaciuto?” Beth si sedette sul letto, raccogliendo le gambe e Thomas si accucciò per terra, di fronte a lei.

In verità, non l'ho finito. Io e Fedor proprio non andiamo d'accordo! L'ho trovato pesante.” confessò, per nulla imbarazzato.

Beth lo squadrò, contrariata.

Come può non piacerti? Il dramma di Raskol'nikov , seppur trasfigurato ed adatto alla vita di tutti i giorni, è il dramma che viviamo tutti noi! La colpa e l'espiazione, viviamo tutti queste tremende sensazioni, Thomas!” esclamò Beth, infervorata e meravigliata.

Non sto a entrare nel merito di queste discussioni filosofiche, dico solo che non fa per me, ecco. Non l'ho finito, è vero, so come va a finire ma non l'ho letto. Ciò nonostante, ti posso dire che l'ho trovato pesante, ripetitivo, esasperato, inconcludente. Un personaggio come Raskol'nikov

non mi dice niente, mi sembra solo un gran codardo!” spiegò Thomas

Secondo me sbagli: lui sbaglia e soffre e perde tutto e si lascia andare e paga la sua pena, ma poi si ha l'espiazione, si ha il ricongiungimento con l'amata, la seconda possibilità. E' il dramma della vita.” lo contraddisse Beth

Io credo che se la porterà sempre con sé, la colpa di quello che ha commesso. Non può ricominciare a vivere e basta.” Thomas scosse la testa.

Se tu l'avessi letto, potresti sapere che la sua espiazione non è cosa semplice.” puntualizzò Beth.

Se mi fosse interessato, sarei andato avanti. E' che gli scrittori russi non riesco a capirli, non fanno per me. Punto. La mia cultura personale avrà una voragine immensa che non colmerò mai, ma pazienza. Se leggo è anche per diletto, non solo per sfoggiare al mondo la mia cultura, ti pare? Quindi non voglio focalizzarmi sui classici per poter dire al mondo che li ho letti ed apprezzati, voglio leggere quello che mi va, quando mi va e perchè mi va. Si tratti di Oscar Wilde, Agatha Cristhie o Ken Follett o lo scrittore magico di turno. Leggo perchè mi piace, non perchè devo.” si sfogò Thomas, con voce decisa, gesticolando.

Beth lo fissò con disappunto: per lei c'erano dei libri che andavano letti e basta, perchè erano un patrimonio culturale, perchè andavano conosciuti. Doveva anche ammettere, però, che il ragionamento di Thomas non faceva una grinza. Al contrario suo, lei era molto più legata ad assurdi schemi mentali.

Senti, non mi va che ci mettiamo a litigare per dei libri, adesso. Quindi, chiudiamola qui, ok, Thomas?”

Ehi, guarda che non volevo mica farti arrabbiare, lo sai, vero? E' mi faccio sempre prendere dalle discussioni. Devo imparare a stare zitto.” sospirò.

Beth gli tirò in testa un cuscino.

Ma no, non smettere di parlare! Mi mancavano le tue teorie sul mondo, Thomas! A volte, a volte vorrei essere come te.” disse Beth, in un'amara alzata di spalle, abbassando subito gli occhi, perchè Thomas non facesse inferenze a partire dalla sua espressione.

Thomas la guardò e decise di alzarsi, per sedersi sul letto con lei.

Che è successo, Elisabeth?” domandò.

Niente.” mugugnò lei.

Che è successo, Elisabeth?” chiese di nuovo, imperterrito.

Niente.” rispose ancora, Beth.

Non le andava di parlare, di farsi dare della sciocca, di sentirsi dare consigli su Dan, di sentirlo criticare Dan. Non le andava di far pesare su Thomas il suo malumore. Non le andava e basta.

Una volta mi avresti detto cosa avevi.” osservò Thomas.

Una volta era una volta.” mormorò Beth.

Thomas si girò verso di lei, che continuava a fissare, assente, la parete.

Come vuoi. Parli se vuoi parlare. Allora, io penso che andrò a casa.” disse Thomas.

Beth gli afferrò l'orlo della maglietta, bloccandolo.

Thomas, io non so se ce la posso fare da sola. Non lo so. Non ci ho mai provato.” Beth iniziò a piangere.

Thomas non sapeva bene cosa fare, riuscì ad accarezzarle dolcemente le guance, facendola poi aggrappare al suo petto.

Beth gli raccontò tutto, gli raccontò di Daniel, dei suoi propositi, delle sue paure.

Non essere arrabbiato con Daniel, ti prego. E' pur sempre il tuo migliore amico.” gli sussurrò.

Non sono arrabbiato con lui, Beth.” mentì Thomas. Con tutte le cose che Dan poteva fare, aveva senza dubbio fatto la più sbagliata. Lo sapevano tutti che prima o poi doveva accadere, ma non poteva prima gettare il sasso e poi ritrarre la mano. Doveva portare avanti la sua scelta, sino alla fine. Se trovava il coraggio di confessare che l'amava, doveva poi accettare che lei prendesse il suo legittimo posto nella sua vita, non mandarla via, accampando come scusa il casino che aveva in testa, che già aveva prima.

Non era arrabbiato con Dan, era arrabbiato con la sua impulsività. Conoscendolo, Daniel, era già più che tormentato dal senso di colpa.

Thomas, io devo imparare a mettere me al primo posto. A riprendere in mano la mia vita. Ma ho paura di non farcela, ho paura di non essere capace. Ed ho paura che Dan non torni mai più. Ora come ora, ha fatto la sua scelta ed io intendo rispettarla, ma ho paura che, nemmeno quando avrà sistemato la sua vita, tornerà. Mi ha sempre considerato come troppo fragile, troppo debole, da proteggere. Ma io voglio spaccarmi in mille pezzi, se questo significa vivere. E' stupido, ma in questi giorni, da quando ho capito cosa voglio fare, da quando mi sto rimettendo in piedi, mi sono sentita viva. Viva dopo tanto tempo. Viva, perchè mi sono spaccata, viva perchè sono crollata, viva perchè mi sono rialzata. Ho solo paura di tornare a dimenticarmi come si fa. E ho paura che, se Daniel non dovesse mai tornare, nemmeno le mie ambizioni potranno mai farmi sentire viva. Ed è sciocco, perchè ho diciassette anni, una vita davanti e mai, mai avrei pensato che avrei potuto ridurmi così.” si sfogò Beth, alternando amarezza e voglia di fare.

Ti aiuterò io a non dimenticarti come si fa. Beth. Ti ricorderò ogni giorno, se è necessario, che Elisabeth Potter viene prima di qualsiasi altra cosa al mondo. Ti ricorderò ogni giorno che in futuro sarai una giornalista, un'ottima giornalista e racconterai il mondo, filtrato con i tuoi occhi. E poi, poi metterai tutto per iscritto e scriverai una storia tua, una che di più belle non ce ne sono mai state.- iniziò con foga, Thomas- E Daniel, Daniel si rimetterà insieme la vita e tornerà: non scordare che cosa ti ha detto. Non dimenticartelo, chiaro?”

Ti voglio bene, Thomas. Scusami se non te l'ho mai detto.” sorrise Beth, levando la testa dalla spalla di Thomas, che, per tutta risposta, le posò un bacio fra i capelli.



HOGSMEADE

James si Smaterializzò di fronte ai Tre Manici di Scopa, cercando con gli occhi i suoi amici.

Un paio di avventori stavano entrando nel locale ma di Sirius e Remus non c'era traccia.

Mentre già stava borbottando qualche insulto diretto loro, un sonoro crack lo fece voltare alla sua sinistra.

Ciao James, scusa il ritardo ma Hellen è tornata tardi.”si scusò Sirius, infilandosi la bacchetta nel mantello.

Figurati, sono appena arrivato. Remus?” chiese James

Dora è di guardia e Teddy è a casa con la febbre alta, non gli va di portarlo da Andromeda quindi non viene.”spiegò Sirius.

Bene, siamo rimasti in due. Entriamo?” propose James, scuro in volto.

Sirius annuì e spalancò la porta.

Salutarono brevemente Madama Rosmerta, indaffarata al bancone ed occuparono un tavolo.

Vado a prendere da bere. Cosa vuoi?” si offrì James, senza nemmeno sedersi.

Un idromele. Stiamo leggeri stasera, va'.” ghignò Sirius, stravaccandosi sul sedile di pelle.

Quella giornata l'aveva distrutto. Era giunto alla conclusione di aver camminato per ogni angolo del Galles in un pomeriggio: erano sulle tracce di un gruppo di contrabbandieri e lui si era offerto di seguire personalmente il caso con una squadra.

James gli fece un cenno e sparì, ritornando poco dopo con due pinte di idromele.

Avanti, James, cosa è accaduto quest'oggi in ufficio di così importante?” lo interrogò Sirius.

Ce la siamo cavata benissimo anche senza di te, tranquillo, randagio pulcioso! Comunque, dagli uffici del Wizengamot mi hanno portato qualche plico su alcune stragi di guerra da controllare. Per ora non ho trovato niente di anomalo, Non so perchè me li abbiano consegnati.” James alzò le spalle e bevve.

Stragi di guerra? E come mai? Cosa c'è di ancora ignoto, a distanza di più di vent'anni?” Sirius strizzò gli occhi, attento.

Credo, se ho interpretato bene i segni, che siano giunte nuove prove per quello che accadde a Quethiock nell'80. Ti ricordi?” chiese James, parlando a voce molto bassa per evitare di farsi sentire.

Sirius annuì, grave. Se lo ricordava. Se lo ricordava perfettamente, Un intero villaggio bruciato con Ardemonio. Nessun sopravvissuto e il Marchio Nero che torreggiava in mezzo alla piazza del paese.

Quando l'Ordine era arrivato non c'era stato più niente che potessero fare, se non cercare di costringere l'Ardemonio ad esaurirsi lì, senza espandersi.

James, tu non hai idea di cosa ci fosse quella notte. Era l'inferno.” sussurrò grave, Sirius.

James e Lily si erano già nascosti per proteggere Harry, ma Sirius aveva ancora chiaro in mente l'orrore di quelle fiamme, le grida delle persone imprigionate nelle case, senza poter uscire, il senso di impotenza che avevano lui e gli altri di fronte a tanto orrore.

Immagino- annuì James- Pare sia saltato fuori qualcosa di nuovo, ma ancora non posso dire niente. Sono arrivato a spulciare gli archivi del '79: potrebbero dirmi esattamente su cosa vogliono che punti l'attenzione, anziché darmi tutto questo lavoro in più da fare. Sembra che, controllando i Mangiamorte più attivi si possa arrivare ad una soluzione, non credo. Credo che basterebbe concentrarsi su Quethiock, ma sono ordini dall' alto. Non si discute.” spiegò James, alzando le spalle.

Domani vedremo. Oggi è stato allucinante, per me. Credo di non aver mai guidato gente tanto inesperta! Godric, ci vorrebbe ancor il vecchio Malocchio! Queste nuove generazioni!” esclamò Sirius, scuotendo la testa.

Presero a parlare d'altro, Sirius chiese se avevano notizie di Harry, in viaggio di nozze in Grecia.

Piuttosto, come sta Dan?” chiese James, ad un tratto.

E' malmostoso in questi giorni. Mi sembra un ippogrifo in gabbia. Credo che gli farebbe bene cambiare aria per un po'. Hellen vorrebbe che si iscrivesse al Conservatorio, ma lui non pare intenzionato. Che dobbiamo fare? Non lo si può mica obbligare. E' solo che, Merlino, James, lo so che è folle, ma non voglio che passi la sua intera vita a servire birre. Si merita di più.”sospirò Sirius, al quale Dan, nonostante tutto, non aveva smesso di dare grattacapi.

Credo che frequentare il Conservatorio gli potrebbe essere utile: studierebbe musica e potrebbe seriamente pensare ad un futuro in quel campo. Del resto però, è cocciuto quanto te. Si è messo in testa di voler fare da solo e andrà avanti da solo.”

E picchierà anche delle grosse testate, James. Me lo sento. E' che ha talento, ha davvero tanto talento. Scrive testi bellissimi, per aver solo diciotto anni. Credo che sia il caso di lasciargli ancora un po' di tempo, anche se ho la cupa sensazione che, di questo passo, se non sceglie di impegnarsi seriamente in qualcosa, non otterrà nulla.” proseguì amaro, Sirius.

Vedi il lato positivo: è tornato a casa e sta provando a rialzarsi.” gli fece notare James.

Sì, almeno quello. Per Godric, James, ero anch'io così confuso a diciotto anni?” chiese retoricamente Sirius.

Credo di no. Non ci era concesso essere confusi.”disse James.

Anche Beth in questi giorni è piuttosto giù. Credo che abbia pianto parecchie volte. Sono a casa poco, ma l'ho vista passare da momenti di totale apatia ad una reazione spropositata: ha aperto i cassetti della sua scrivania ed ha gettato tutto il loro contenuto sul pavimento. Fogli ovunque, fotografie, oggetti vari dappertutto. Sono... spiazzato. Ecco, non so cosa fare. Lily cerca di tenerla occupata in casa e di cogliere qualcosa da qualche mezza parola che dice. L'altro giorno Thomas è stato da noi tutto il giorno e, dai loro discorsi, ho colto il nome “Dan.” Non è che tuo figlio ne sa qualcosa, vero?” domandò James inclinando pericolosamente le sopracciglia.

Sirius scoppiò a ridere.

Adesso ho capito perchè è tutta la settimana che sei scontroso! Ascolta James, come puoi facilmente intuire, non è che mio figlio sia proprio la classica persona che racconta tutto quello che gli succede. E' più strano del solito, in questi giorni, ma non so se dipenda da Beth o da cos'altro.”

Se sono strani in due, significa che le cose saranno collegate, no? Spero per il mio figlioccio che non sia lui la causa delle lacrime di Elisabeth.”grugnì James terminando il suo idromele in un sorso.

Può anche essere ma, Merlino, siamo i loro genitori. Non credi che dovremmo essere superiori a queste cose? Voglio dire, se hanno delle beghe, che se le risolvano fra loro. Non trovi?” lo interrogò Sirius, guardandolo allibito.

Lo so, lo so. Anche Lily la pensa così, però vedi, questo non sapere ci uccide. Non sappiamo perchè sta così, cosa le è successo, se hanno litigato, se non hanno litigato, se c'è qualcosa di più. Sembrava più serena da quando Dan era tornato a casa e poi, di colpo, sta così. Quando Lily l'ha sentita ribaltare tutti i cassetti con rabbia, si è spaventata, è corsa di sopra e Beth, in preda ad una crisi isterica da pianto mista a rabbia, le ha detto che stava mettendo ordine.” raccontò James

Sirius aveva una gran voglia di urlargli un gran” Benvenuto nel Club!”, considerando che ad Orchard House quelle scenate erano all'ordine del giorno, da quando quel mostro chiamato adolescenza accompagnato da ormoni impazziti si era impossessato di Daniel.

Tuttavia quelle non erano senz'altro le parole che James voleva sentirsi dire, senza contare che l'equilibrata Elisabeth non era tipo da reazioni simili.

E' davvero tanto giù?”

James annuì.

Credo che mai come questa volta tornare ad Hogwarts le possa fare bene.” spiegò.

Potrei provare ad estorcere qualcosa a Dan, ma vedi, io resto convinto che noi non dobbiamo entrarci. Sono affari loro e basta. Siamo i loro genitori e non dobbiamo porci al livello dei loro diverbi.”disse Sirius.

Hai ragione, ma sai che io e Lily siamo i genitori apprensivi per eccellenza! E' solo che vorrei poter fare qualcosa di concreto e lo so che non si può. E' frustrante, questo.”confessò James picchiando i pugni sul tavolo.

A chi lo dici! Devo forse ricordarti quello da cui sono appena uscito? James, andrà tutto bene. Falle capire che ci sei basta. Per il resto, lo sai anche tu: quando vogliono parlare parlano, quando vogliono tacere tacciono.”disse Sirius, finendo l'idromele.

E per quanto sia frustrante è vero. Grazie, Sirius. Per ora mi accontenterei che passasse bene l'ultimo giorno di vacanza.” asserì James, in un mezzo sorriso.

Se vuoi, potresti dirle di venire a pranzo da noi, domani. Daniel non c'è, tranquillo e sono certo che Hellen non vede l'ora di riempirle il piatto.” propose Sirius.

Glielo dirò e ti farà sapere, sempre che Lily accetti di separarsi da lei per qualche ora il trentuno di agosto. Adesso direi che è ora di andare, ho detto a Lily che sarei tornato presto.” James si alzò e Sirius lo seguì fuori.

Allora, ci vediamo domani.” fece James, a mo' di saluto.

Jam, si risolverà tutto. Vedrai. E poi, grazie per esserti preso cura di mio figlio quando io ero troppo ottuso per farlo: in quel momento Daniel aveva bisogno di qualcuno che sapesse essere padre nel modo in cui lo sai essere tu.” Sirius lo incoraggiò con una pacca sulla spalla, James si schernì.

Dovere. L'avresti fatto anche tu al mio posto. Sappi che adoro tuo figlio, sebbene in certi momenti, come ad esempio adesso, avrei voglia di sbattergli continuamente la testa contro il muro.” scherzò James, che ancora faceva fatica ad accettare i complimenti.

Sirius sorrise e si Smaterializzò, lasciando che James lo seguisse subito dopo.


GODRIC'S HOLLOW

James si Smaterializzò direttamente in casa e Lily, sentendolo arrivare gli corse incontro.

Vi siete divertiti?” chiese posando le labbra su quelle del marito.

James ricambiò il bacio e poi rispose.

Abbiamo chiacchierato. Remus non c'era perchè Teddy è a casa con la febbre.” spiegò, levandosi il mantello e poi avviandosi per le scale con Lily.

Capito. Speriamo non sia niente di grave.” disse Lily.

Sarà solo febbre, stai tranquilla. Ho cercato di sapere qualcosa da Sirius, ma non ha voluto dirmi niente.” raccontò.

Lo immaginavo. Non possiamo fare molto, James.”

Come sta?” chiese piano, alla moglie, mentre passavano davanti alla stanza di Beth.

Si è addormentata. Le ho preparato una tisana. Dopo che sei uscito siamo state un po' insieme, abbiamo riordinato dei vecchi album di fotografie. Non era molto entusiasta del mio passatempo per la serata, ma mi ha aiutato.” lo informò Lily, sedendosi sul letto.

Credo che nessuno a parte te sarebbe entusiasta di un simile passatempo, tesoro mio! Ad ogni modo, ti ha detto qualcosa?” James lanciò le scarpe nell'angolo, posizionandosi accanto alla moglie.

No, niente che non potessimo intuire. Ho la sensazione che persino Thomas abbia insistito parecchio per farselo dire. Comunque, dobbiamo ammettere che da quando ha ribaltato i cassetti sta meglio.”precisò Lily.

Forse è una sorta di modo per ricominciare da capo, per fare pulizia.”suggerì James.

Ebbi anch'io un momento simile, a suo tempo, dopo che Severus... bè, lo sai. Tu c'eri.- tagliò corto Lily, mentre l'abbraccio di James la stringeva- Credo che, nonostante tutto, buttare via quello che non le serviva più sia un modo per capire dove vuole andare.”

E' vero.-concordò James- Svuotare i cassetti è un modo per ricominciare. Speriamo che le sia utile essere ad Hogwarts.”

Mi spaventa un po' mandarla lontano dopo quello che è successo quest'estate. Ho paura per la sua stabilità emotiva, sebbene, da madre, dovrei essere del parere che cambiare aria e riprendere la quotidianità le possa fare solo bene.”osservò Lily, giocando con i capelli.

Pensi a quello che hai passato tu al nostro sesto anno, Lily. E' normale che tu abbia paura, ma cosa possiamo farci? Aprire la testa di Daniel per controllare che ci sia dentro qualcosa? Vorrei, ma temo che Sirius ed Hellen non siano del nostro stesso parere.” rispose James, facendola sorridere.

Sciocco! Voglio bene a Dan e so che, se c'è di mezzo lui, non sarà messo molto meglio di Beth. Devo solo convincermi che stare lontana da casa, tornare alla sua vita, le faccia bene. Devo solo convincermi che ormai è grande e che il tempo in cui risolvevo ogni suo problema con un bacio da mamma è finito da un pezzo. Andrà tutto bene, James, lasciamo che le cose seguano il loro corso naturale. Dopotutto, per quanto ci sforziamo di tenerla lontana, la sofferenza fa parte della vita. E, nonostante tutto, ogni esperienza è formativa.” replicò Lily.

Vorrà dire che ci consoleremo facendo i genitori asfissianti che spediscono una lettera al giorno e che capitano casualmente ad Hogsmeade durante i fine settimana di visita.” rise James, buttandosi sul materasso.




ORCHARD HOUSE


Era la domenica pomeriggio prima della partenza per Hogwarts e Lucas, Thomas e Dan si stavano godendo l' ultimo pomeriggio di vacanza ad Orchard House.

Dan dormicchiava al sole rispondendo alle insinuazioni che Lucas, armato di Gazzetta del Quidditch in una mano e di un sacchetto di patatine nell'altra, faceva sui Cannoni di Chudley.

Thomas, invece, controllava scrupolosamente le votazioni che i giornalisti avevano dato ai suoi giocatori del FantaQuidditch per assicurarsi di essere ancora in testa al campionato.

Thomas, Dan e Lucas da alcuni anni a quella parte giocavano al FantaQuiddicth, un gioco virtuale e promosso dalla Gazzetta del Quidditch che prevedeva la costruzione di una squadra immaginaria composta dai giocatori della Prima Lega secondo i voleri del partecipante. Ogni settimana le varie squadre si sfidavano e i risultati delle partite erano date dalla media dei voti che i giornalisti assegnavano a ciascun giocatore nelle competizioni vere.

Daniel era l'orgoglioso capo dei Goblin della Terra di Mezzo, Lucas portava avanti senza troppo successo i Doxy della Caledonia (composti in larga parte da giocatori del Caerphilly Catapults, sua squadra del cuore ultimamente non molto ben messa. Lucas li teneva con sé per affetto, più che altro, pur essendo consapevole che le ultime campagne acquisti della sua società erano al limite del ridicolo), Thomas guidava i Sassoni Normanni con un cinismo estremamente vincente, dato che si posizionava sempre in testa alla classifica.

Che poi, voglio dire, è un azzardo da parte dei Cannoni! Non è un grande affare comprare quel brocco di Fernock. Cioè, a me fanno un favore, però, accidenti, è un Cacciatore troppo lento! Non è in grado di smarcarsi e saltare l'uomo!” esclamò Lucas, pescando una manciata di patatine dal sacchetto.

E allora perchè sono tre anni che lo tieni nei Doxy e ti rifiuti di venderlo ai quei poveracci che te lo chiedono?” fece Dan.

Che centra? E' una questione d'affetto! E' cresciuto nelle giovanili dei Catapults, è ovvio che sia il mio idolo!”ribattè Lucas.

Vorrei farti notare- intervenne Thomas, mentre nell'aria comparivano i numeri tracciati dalla sua bacchetta per fare i conti- che normalmente i bambini hanno i propri idoli in giocatori vincenti: Gwenog Jones ti dice niente? E Ludo Bagman? Un idiota integrale ok, ma sapeva dove mandare i Bolidi.”

Credo che un tifoso dei Caerhilly Catapults sia semplicemente troppo abituato alla sconfitta, per rendersene conto.” osservò Dan, stappando la sua Burrobirra.

Ma non devi andare a lavorare, tu? E tu, non dovresti forse preparare il tuo baule per domani?” si irritò Lucas, costretto a subirsi le prese in giro degli amici da almeno un paio d'ore.

Thomas era normale che fosse acido. Era sempre acido. Probabilmente aveva ingoiato un po' troppo succo di limone da bambino, ma Dan, per Merlino, era sempre più strano da qualche giorno a quella parte.

O non parlava o, se parlava, sembrava che stesse per rigurgitare la sua frustrazione sul prossimo che, guarda caso, era sempre lui.

Oggi sono libero. Lavoro stasera.” rispose Dan

Il mio baule è pronto da ieri mattina. Devo solo ritirare le pergamene con i compiti.” rispose Thomas

Io devo ancora iniziare... Ah, Dan, non è che mi presteresti i tuoi libri dell'anno scorso? Ne ho presi solo un paio...” Lucas aveva perseguito la sua intenzione di non spendere soldi per cose che non gli interessavano; con buona pace di sua madre che era più che convinta che lui i libri li avesse tutti.

Fa' pure. Entra in casa e chiedi a mia madre dove li ha messi. Penso siano in solaio.” spiegò Dan; che se li prendesse pure tutti, quei libri.

Luke, guarda che loro avevano dei testi diversi di Incantesimi! E Dan non seguiva Divinazione come te!” intervenne Thomas, soddisfatto di sé e della sua posizione in classifica che, così come riportava la Gazzetta, era ancora alta.

Avevano fatto bene i conti, i giornalisti.

Lucas alzò le spalle.

Ah... vah bè, gli incantesimi tanto sono sempre quelli; per Divinazione lo prenderò in Biblioteca. Stavo quasi pensando di portare alla Cooman tutti i fondi dei tè che ho bevuto questa settimana e vedere cosa mi dice... potrei anche inventarmi qualche sciagura componendoli ad arte.” raccontò Lucas.

Non mi dire che hai conservato i fondi del tè di una settimana, per favore. E nemmeno che hai intenzione di portarli domani a scuola.” lo implorò Thomas.

Ok, se vuoi non te lo dico.” Lucas alzò le spalle e fece cenno a Dan di accompagnarlo in casa a prendere i libri.

Dan si alzò e seguì l'amico verso casa.

Lucas approfittò del tragitto attraverso l'immenso parco di Orchard House per parlare con Dan. Era più strano del solito, quella settimana.

Dan è tutto ok, vero?”

Dan intuì che Lucas avesse notato il suo nervosismo, ma si trincerò dietro al silenzio. Non aveva voglia di parlare.

Sì, perchè?”

Bho, non so... Ti vedo strano.”

Forse è che state partendo tutti quanti e per la prima volta io resto a casa.” disse.

Già, forse.” rispose Lucas, senza crederci troppo.

Ma se ci fosse qualcosa che non va me lo diresti, vero? Voglio dire, lo so che è sentimentale e tutto quanto e so anche che te l'ho detto talmente spesso che quest'estate la mia dignità è finita a Bolidi, però... insomma, ti ho accolto in casa mia mica per niente. Se hai voglia di parlare ci sono. I miei consigli non sono proprio sensati, ma almeno ti ascolto.” puntualizzò Lucas, arrossendo dalla vergogna.

Daniel annuì.

Lo so. E' che sai che non parlo facilmente.”

Bè, dovresti provare. Fa bene.” disse Lucas, spingendo la porta di ingresso.

Chiesero ad Hellen dove fossero i vecchi libri di Dan. Lei li spedì in soffitta tra la polvere e poi mandò i libri a casa di Lucas tramite Metropolvere.

Nel frattempo Thomas li aveva raggiunti in casa, per i saluti.

Allora... ci sentiamo, Dan. Magari riusciamo ad organizzare qualche sera ad Hogsmeade, se Beth ci lascia la Mappa.” da quando Dan aveva finito la scuola, la Mappa del Malandrino era tornata in casa Potter e James l'avrebbe senza dubbio lasciata a Beth, la quale l'avrebbe immediatamente trasferita nelle mani di Lucas e Thomas.

Thom, così non va! Non puoi infrangere tutte queste regole! Ci sono i M.A.G.O.!” Lucas imitò il tono della McGranitt nel dire la parola M.A.G.O., che lei scandiva sillaba per sillaba.

Oh e finiscila! Non possiamo mica restare separati fino a Natale, hai idea di quanto manchi?” Thomas scosse la testa.

Ok, per me si può fare, lavoro permettendo. Altrimenti si può fare in qualche fine-settimana di Hogsmeade. Fatemi sapere quando li avete.” propose Dan.

Ok. Allora noi adesso andiamo. O meglio, io vado, la cara Cecile non mi ha ancora spedito una Strillettera per miracolo. Forse perchè non è ancora entrata in camera mia e le ho detto che è tutto pronto. Quindi, Dan tante belle cose, il mio affetto e tutto quanto, ok?” fece Lucas

Anche a te.” ricambiò Dan.

Ci vediamo domani al binario, Dan?” chiese Thomas, mentre Lucas spariva in un sonoro crack.

No, domani no. Non vengo.” disse Dan

Oh, pensavo venissi a salutare” osservò Thomas, fingendosi meravigliato. Immaginava che non volesse venire. Tutto stava nell'aiutarlo a confessarsi.

No, no. Non posso.” Dan parlò troppo in fretta, desiderando chiudere la discussione, senza tenere conto dell'innata capacità di Thomas nel fare sempre le domande giuste.

C'entra Beth?Va tutto bene?Pensavo che al matrimonio di Harry aveste sistemato...” si informò Thomas, innocentemente.

Sì. Tutto bene.” disse Dan con una faccia che non convinse nessuno.

Thomas lo squadrò per un istante, giusto il tempo necessario a capire che Dan gli stava mentendo.

Non era mai stato bravissimo a raccontare bugie: arrossiva, borbottava e abbassava gli occhi.

Era in grado di inventare le menzogne migliori, ma non sapeva proprio raccontarle.

Thomas finse di crederci e salutò Dan con una pacca sulla spalla e, per la prima volta, pensò che non era per niente entusiasta al pensiero di ritornare ad Hogwarts.

Quell'anno sarebbe stato diverso. Non ci sarebbe più stato Dan, sarebbe stato il loro ultimo anno e sentiva che anche i rapporti tra loro stavano cambiando, che tutto stava prendendo una via più adulta.

Non riusciva ad avere l'euforia di Lucas, che già pensava all'ultimo anno come al migliore, come quello da ricordare sempre e comunque, perchè si sarebbero diplomati, perchè a luglio la Sala Grande sarebbe stata addobbata con stendardi che dicevano:

Congratulazioni, Classe del 2004”.

Fino a qualche giorno prima, un piacevole nodo allo stomaco lo avvolgeva, quando ci pensava. Ora, invece, vedendo Dan restare a casa, sentire che qualcosa stava cambiando, gli fece venir voglia di fermare il tempo.

Buffo, per lui che aveva sempre creduto nelle infinite possibilità del futuro.

La verità era che per lui Hogwarts era tutto: rappresentava la sua concreta appartenenza al Mondo Magico.

Si era sentito immediatamente a casa, quando aveva varcato i suoi cancelli e non solo per via dell'accoglienza calorosa o per via di Lucas che gli aveva spiaccicato una Cioccorana addosso dopo pochi minuti che si conoscevano. Si era sentito a casa perchè quello era il mondo a cui sentiva di appartenere da sempre.

Era stato un bambino silenzioso ed isolato, restio a fare amicizia con chi lo riteneva strano.

A scuola, agli allenamenti di basket a cui suo padre l'aveva spinto ad iscriversi, convinto che cambiare ambiente gli avrebbe permesso di farsi degli amici, tutti lo prendevano in giro. Sentivano che c'era qualcosa di sinistro, in Thomas McNarrow e, a ben vedere, lui non faceva molto per guadagnarsi la loro amicizia.

Attorno ai nove anni aveva imparato a controllare gli strani fenomeni che di tanto in tanto gli accadevano, essendo ben cosciente che non era solo un caso se si rompevano bicchieri o se qualcuno inciampava quando lui era arrabbiato. Andava orgoglioso di quelle sue capacità, di quel suo “sesto senso” e gli piaceva immaginare che ci fosse un mondo adatto a lui, popolato da gente capace come lui.

Quando gli era arrivata la lettera per Hogwarts tramite la Professoressa McGranitt che si era presentata a casa sua, Thomas era stato tuttavia restio a crederci. Era troppo strano. Un conto era sognare di quel mondo nei suoi libri, un altro era arrivare alla convinzione che esistesse davvero.

Ma lui era un mago, quella era la conferma che aspettava: a dispetto di quanti lo canzonavano.

Dal canto loro, i signori McNarrow, superata l'incredulità iniziale, avevano riposto in quella scuola di Magia tutte le loro speranze per il futuro di Thomas: si auguravano che vivere e studiare assieme a ragazzi dotati come lui lo aiutasse ad aprirsi, a farsi degli amici in carne ed ossa, abbandonando così i personaggi dei suoi libri, amici che lo aiutassero a vivere con i piedi per terra.

La loro preoccupazione era alta, ma la ricezione delle prime lettere aveva iniziato a dissipare le preoccupazioni: Thomas raccontava di aver conosciuto dei ragazzi, di trovarsi bene, di aver stretto amicizia con una certa Beth.

Per Ian McNarrow, accompagnare suo figlio, Daniel, Lucas e Beth a vedere una partita dell'Arsenal durante le vacanze di Natale del 1997 era stato l'avvenimento atteso da una vita: testimoniava che suo figlio era sereno, che stava bene.

Ed ora, in quel 31 Agosto 2003, Thomas si ritrovò preda di un 'inquietudine che non lo assaliva dal 31 Agosto di sei anni prima.

Stava finendo tutto.

Cercò di scacciare quei pensieri, mentre rimetteva in ordine i quaderni di scuola, accatastandoli per materia e rimpicciolendoli per farli entrare nel baule.

Non essere sciocco, Thomas. Ha inizio un altro hanno. Stai per capire cosa fare della tua vita. Sei Caposcuola. Tutto andrà bene. Siamo noi, siamo sempre noi e stiamo crescendo. E' ovvio che le cose si complichino.” ripetè a sé stesso, mentre dalle pagine degli appunti di Trasfigurazione usciva un biglietto scritto da Anne e Lucas.

Nel frattempo sua madre Diana entrò per lasciargli le divise stirate sul letto.

Ti conviene lasciarne una sopra, Thomas, così domani farai più in fretta a cambiarti.” gli suggerì.

Thomas annuì, distratto, mentre fissava per l'ennesima volta la spilla da Caposcuola. Lo stemma di Hogwarts, sul quale spiccava una grande H* dorata.

Caposcuola...- sussurrò sua madre- Chi l'avrebbe mai detto? Siamo così fieri di te, Thomas.”

Thomas si voltò, intimidito.

Non è detto che sia in grado di svolgere questo compito, mamma.”

Non dire sciocchezze! Sei già stato Prefetto, te la caverai benissimo!” lo incoraggiò, accucciandosi di fianco a lui.

Ma qui è diverso, mamma! Essere Caposcuola significa coordinare il lavoro dei Prefetti: preparare i loro turni, assicurarsi che non ci siano problemi con gli studenti, fare da mediatori con i professori, organizzare i banchetti di Halloween, di fine anno e persino quelli di Natale e Pasqua, anche se a scuola restano in dieci. Poi bisogna proporre un calendario per le visite ad Hogsmeade... un lavoro infinito e, se la squadra non funziona, se i Prefetti sono dei quindicenni esaltati ed incompetenti che pensano solo a togliere punti ma che non hanno voglia di sbattersi, bè... chi paga poi sono io!” esclamò, infine, concitato.

Diana sorrise.

Oh, Thomas, vedrai che andrà tutto bene! Non sei inesperto! Sai chi sarà l'altro Caposcuola?”

No, Beth ed Anne non sono. Altre persone non le ho sentite... di sicuro, dato che già io sono di Serpeverde, la Caposcuola sarà di un'altra Casa. Di solito è così.” spiegò Thomas.

Sua madre annuì e gli posò una mano sulla spalla.

Andrà bene, Thomas. Sei un ragazzo responsabile, sai il fatto tuo. Sei capace, Convincitene.” gli disse, senza riuscire a mettere mai da parte la preoccupazione per quel figlio che sembrava sempre troppo adulto per i suoi diciassette anni.

Thomas rimase zitto per qualche minuto.

Mamma...-riprese poi- non sei in pensiero per quello che potrebbe succedere tra un anno?” chiese, consapevole che, la fine della scuola, avrebbe segnato un netto confine tra quello che era stato prima e quello che sarebbe stato poi. In particolar modo per i suoi genitori che, a quel punto, non avrebbero più davvero potuto aiutarlo.

No.- rispose Diana, mentendo parzialmente- Studierai Medimagia e diventerai un ottimo Guaritore, Thomas. E' il tuo destino. Corrigli incontro senza timori.” Diana simulò un sorriso, sebbene l'idea che Thomas finisse la scuola e volasse lontano la inquietasse. Si diceva che, se fosse andato al college come un qualsiasi ragazzo della sua età senza il dono della Magia, sarebbe stato lo stesso, ma dentro di lei sapeva che non era così. Thomas avrebbe continuato a studiare, quello sì, ma sarebbe entrato sempre di più il quel mondo a cui loro non avevano accesso e il suo timore più grande era quello di non essere in grado di aiutarlo qualora avesse bisogno.

Per adesso limitiamoci a prendere i M. A. G. O..” sospirò Thomas

Esatto: per adesso pensa a studiare, poi si vedrà. Non sei sempre tu quello carico di fiducia nel futuro?”

Anche questo è vero. E' solo che ogni tanto mi prendono i momenti di sconforto.” precisò Thomas.

Dai, ora finisci di ritirare i libri perchè la cena è quasi pronta.” sua madre si congedò con una pacca sulla spalla, lasciandolo in balia dei suoi pensieri.



ORCHARD HOUSE


Take the time to make some sense
Of what you want to say
And cast your words away upon the waves
Sail them home with acquiesce
On a ship of hope today
And as they land upon the shore
Tell them not to fear no more
Say it loud and sing it proud
Today...

And then dance if you want to dance
Please brother take a chance
You know they're gonna go
Which way they wanna go
All we know is that we don't know --
How it's gonna be
Please brother let it be
Life on the other hand won't let us understand
We're all part of the masterplan


Pendi tempo per dare senso a quello che stai facendo, Daniel.” sbuffò Dan, rivolto a se stesso, strimpellando la sua nuova canzone. L'aveva scritta la notte del matrimonio di Harry. Una volta rientrato a casa, aveva sentito la impellente necessità di scriverla. Era stato sveglio tutta la notte, per terminarla. Ci aveva riversato tutta la sua confusione e tutte le sue speranze per il futuro.

Quelle di diventare un musicista, di fare, un giorno, un disco tutto suo, di tornare da Beth e di gridare a lei e tutto il mondo che l'amava e che, qualsiasi cosa fosse venuta, l'avrebbero affrontata insieme, perchè, pur rendendosi conto di essere ridicolo a dire una cosa del genere a diciotto anni, Dan sentiva che non avrebbe mai potuto amare nessuno così come amava Beth. Era qualcosa che gli veniva da dentro, che gli smuoveva le viscere.

Guardò la sveglia sul comò, la stessa sveglia che aveva da almeno dieci anni, era la stessa sveglia con i pesci che aveva voluto da bambino.

Era ora di andare al lavoro. Di malavoglia appoggiò la chitarra al suo cavalletto.

Si trovava bene al locale, i colleghi erano simpatici, con Nihar aveva stretto un bel rapporto e persino il signor Tibbur, una volta conosciuto, era meno peggio del previsto. Il problema era che si sentiva un uccello in gabbia. Vivere a casa con i suoi stava iniziando a pesargli, voleva l'indipendenza, ma non se la sentiva di andarsene di nuovo, non dopo che era scappato. Gli mancava la musica, non voleva passare la sua intera vita a fare il cameriere.

Si sentiva in trappola: forse, avrebbe dovuto ascoltare sua madre che gli proponeva di iscriversi al Conservatorio, magari ne avrebbe cavato qualcosa di buono.

Ci avrebbe pensato domani, si disse, alzandosi dal letto.

Fece per uscire dalla stanza, ma poi tornò indietro: posò gli occhi scuri su una fotografia incorniciata che teneva sul comò: lui e Beth alla festa dei diciassette anni di lei. Sembravano felici.

Fissò il se stesso della foto con malinconia e distolse in fretta lo sguardo.

Abbassò la cornice. Non voleva vedere quella fotografia.

Tornò alla porta, la aprì e la sentì chiudersi dietro di sé, mentre già scendeva in fretta le scale.









*H sta per Headboy, termine inglese usato per “Caposcuola”


Buonasera a tutti quanti, so che avevo promesso di aggiornare prima, ma gli esami non lasciano mai tregua. Settimana prossima ho l'ultimo, poi, potrò tornare a scrivere senza tregua!

A proposito, avrei bisogno di un vostro parere: preferite che continui ad aggiornare sino ad Agosto per poi riprendere a Settembre o, al contrario, che prosegua anche per tutto Agosto?

Detto questo, vi lascio, sperando che il capitolo vi sia piaciuto.

Ps: la canzone di Dan è “The Masterplan”, degli Oasis, vi consiglio di sentirla, se non la conoscete.



Alohomora: dunque, cerco di rispondere esaustivamente a tutto, sperando di riuscirci! Io ci sto provando a descrivere Sirius in veste di padre e padrino, non so se ci sto riuscendo ma questo è quello che sta venendo fuori. Come ammette lui in questo capitolo, il suo essere padre è un essere padre diverso da quello di James. Sirius con Dan, così come con Harry, cerca sempre di parlare da uomo a uomo: infatti, se ci fai caso, parlando con Harry Sirius non usa espressioni entusiastiche o cariche di sentimento, ma è realista. Sa che tutto può andare bene, così come può andare male e gli consiglia di non pentirsi mai di aver sposato Ginny perchè, quando lo ha fatto era felice e deciso.

Su Dan e Beth, vedremo cosa succederà, nel frattempo entrambi stanno vivendo il loro calvario personale, forse quello di Beth ha preso pieghe che non immaginavate, ma per pienamente nel personaggio.

E su Ginny, ci tenevo a regalarle quel momento con i soli suoi fratelli, soprattutto ci tenevo a farle dire a Ron che avrebbe voluto che ad accompagnarla all'altare fosse lui.

DevilJina: davvero il matrimonio è stato bello? Ho sempre degli enormi problemi a descrivere scene come quelle, per questo ho cercato di focalizzarmi di più sui personaggi. Oh, ho adorato anch'io Ron ed Harry, personalmente! Credo che Harry, crescendo in ambiente Malandrino, abbia imparato i trucchi del mestiere. Dan io credo che sia fondamentalmente altruista, impulsivo, ma altruista. Ha sbagliato a fare quello che ha fatto, ma ha ragione a dire che, ora come ora, lui e Beth non hanno futuro. Adesso devono solo uscirne, tutti e due. Forse, a questo punto, è Beth quella più sulla buona strada.

Padfoot_07: come è andato l'esame? Fatto l'orale? Comunque, spero che tu abbia “perdonato” Dan per quello che ha fatto, in fondo, l'ha fatto in buona fede.

Rosalie Hale e Bella Swan: e tu? La maturità? E'stata così tremenda? Io personalmente mi sono divertita un mondo, l'anno scorso! Non temere, torneremo su Harry e Ginny ed anche su Ron ed Hermione, per il momento, eccoci con Dan e Beth, che stanno faticosamente rimettendo insieme i pezzi.

PrincessMarauders: sì, Dan sarebbe stato da prendere a schiaffi, avrebbe potuto trattenersi, però... erano lì e lui non riusciva, dopo tutti quei mesi, a non dirle quanto lei fosse importante. Ha sbagliato, ma grazie a questo forse possono ricominciare tutti e due, in particolare Beth che ne ha proprio bisogno.

Io credo che Harry abbia i suoi begli scheletri nell'armadio, semplicemente è sufficientemente furbo da non rivelarli!







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Capitolo 21
*** Niente Di Semplice ***



Niente di semplice


ORCHARD HOUSE


Hellen aveva appena finito di rassettare la cucina dopo il pranzo, consumato solamente da lei e Daniel che, come ogni martedì, iniziava a lavorare alle sei del pomeriggio. Aveva fatto il turno di notte al San Mungo, la sera prima, quindi per quella giornata era a casa. Sirius era al Ministero come sempre e, con Dan in camera solo, attraverso l'enorme casa si stagliava una tiepida calma settembrina.

Durante il pranzo né lei né suo figlio erano stati particolarmente loquaci; lei aveva dalla sua le poche ore di sonno e Dan il profondo nervosismo che lo caratterizzava da una settimana, da quando i suoi amici erano partiti per Hogwarts. Il suo istinto materno le suggeriva che qualcosa del suo pessimo umore derivasse anche dai rapporti con Elisabeth, considerano che, da dopo il matrimonio, non si erano più visti e che Dan non aveva neanche voluto leggere la lettera che Elisabeth aveva spedito a lei e Sirius un paio di giorni prima.

Sorrise malinconica, pensando a quella lettera. Per loro Beth era rimasta la stessa bimba che portavano in vacanza quando era piccola. In camera da letto lei e Sirius conservavano una fotografia scattata circa otto anni prima, quando avevano portato i bambini alle Scogliere di Dover a fare il bagno.

Molte persone si erano fermate a chiedere come potesse Beth avere i capelli così rossi, dal momento che nessuno di loro tre aveva quel particolare colore di capelli. Lily e James erano arrivati con Harry un paio di giorni dopo e, a quel punto, tutto era stato immediatamente più chiaro.

Tempi lontani, quelli. Ormai i loro problemi di genitori erano di ben diversa natura ed Hellen tentava di essere il più discreta possibile.

Ad angustiarla, però, in quei giorni più dei problemi di natura relazionale che Dan poteva avere con i suoi amici o con Beth, problemi che, a parere suo, Daniel era capacissimo di risolversi da solo, considerando che l'aiuto dei genitori è in quei momenti quello meno necessario e ben accetto, erano in maggior parte le ansie legate alla futura professione di Dan.

Era contenta che fosse tornato a casa, era contenta che avesse il pensiero del suo lavoro ad occupargli le giornate, ma non poteva fare a meno di pensare che fosse in qualche modo sprecato.

Anche se Sirus non ne parlava mai, lei sapeva che la pensava allo stesso modo. Avrebbero accettato qualunque cosa da Daniel, purchè lui fosse felice, ma Dan non lo era.

La mattina precedente, uscendo in paese per fare un po' di spese, Hellen aveva incontrato Mrs. Harding, una signora Babbana come quasi tutto il resto degli abitanti di Morton - on - Swale, fatta eccezione per i McLaggen e i Cavanough, i quali secondo Hellen sfornavano figli come conigli, dato che ne avevano sei di età compresa tra i due e i dieci anni.

La signora Harding si era interessata a Daniel ed Hellen aveva fatto altrettanto, ricambiando chiedendo notizie di sua figlia Sophie, che, se non ricordava male, doveva avere un paio d'anni più di Daniel e che, a quanto aveva appresto, studiava Biotecnologie Mediche a Londra, qualunque cosa esse fossero.

Ad ogni modo, parlando del più e del meno, era venuta fuori una proposta che Hellen riteneva particolarmente interessante per Dan.

Non aveva avuto il coraggio di parlarne a tavola, ma ripensandoci, era giunta alla conclusione di non poter far finta di niente, quindi, a cucina pulita, si diresse in camera del figlio.

La porta era aperta, quindi prima sbirciò.

Ti disturbo, Dan?” chiese, cortese.

Daniel stava leggendo sul letto, posò il libro ed alzò la testa.

Che c'è? Devo andare alle cinque oggi, te l'ho detto.”

Sì, mi ricordavo. Solo volevo proporti una cosa, se ti va.” disse Hellen, entrando e mettendosi in piedi davanti a lui.

E' per il Conservatorio, mamma? Non lo so... non sono convinto.”soffiò Dan, distratto. Non voleva pressioni. C'era tempo, si diceva, sebbene vedesse i giorni scivolargli lontano uno dopo l'altro.

Il tempo scorreva, implacabile e lui restava fermo.

No. Non è per il conservatorio, Daniel.” Hellen scosse la testa. Ne avevano già parlato e discusso ampiamente. Non era il caso di farlo di nuovo.

Mi vuoi ascoltare, almeno, o credi che rivolgere la tua insoddisfazione verso di me possa portarti lontano?” chiese, sagace.

Non sono arrabbiato con te, mamma. Lo sono col mondo.” precisò Dan, voltando di scatto la testa.

Allora scusami, se faccio parte del mondo.” Dan la guardò male, inclinando il viso.

Cosa volevi dirmi?” chiese, sforzandosi di essere gentile.

Non aveva voglia di irritarla, più che altro perchè non aveva voglia di discutere. La tensione era estremamente papabile, in casa Black, quando si litigava. Nessuno dei tre parlava e, la minima affermazione, era sempre in grado di far scattare un ennesimo putiferio. Sua madre era particolarmente brava in quello, fra l'altro. Lui e suo padre, se arrabbiati, era più per il vivi e lascia vivere, invece, mentre Hellen sembrava fare di tutto per riaffrontare nuovamente il punto della discussione.

Ieri ho incontrato la madre di Sophie Harding, te la ricordi?”

Dan fece un cenno con la testa.

Ti ricordi anche di suo fratello? Ha all'incirca dodici anni, si chiama Jacob e vorrebbe imparare a suonare la chitarra. Sua madre si ricordava di averti visto in giro con la chitarra e mi ha lasciato intendere che non le dispiacerebbe se tu dessi lezioni a suo figlio.” concluse Hellen, con un sorriso mefistofelico a ornarle le labbra carnose.

Dan per poco non scoppiò a ridere.

Che cosa? Io insegnare a suonare ad un ragazzino?”

Era solo una proposta. Non sei obbligato.-precisò sua madre- Comunque, qui c'è il loro indirizzo, se cambiassi idea.” Hellen abbandonò un foglietto di carta sul comodino, lasciando Dan a pensare.

Insegnare a suonare la chitarra ad un ragazzino Babbano. Niente di più ridicolo.

Non aveva pazienza, lui. Avrebbe iniziato a torturarlo a furia di Fatture Gambemolli, se dopo aver provato lo stesso accordo per cinque volte non gli fosse venuto.

Dan, per Merlino e Morgana, smettila di rompermi i timpani!” la voce di Harry lo raggiunse come un 'eco lontano.

Per le mutande di Merlino, Dan, o impari a suonare quel coso o, altrimenti, giuro che te lo appendo sul Platano Picchiatore!” riusciva ancora a vederla, la faccia di Ron, ogni volta sul punto di scoppiare.

Non era molto bravo, all'inizio, anzi, non lo era per niente. Scorreva le corde a caso, nel vero senso della parola.

Fissò la sua chitarra, molto simile a quelle elettriche di manifattura Babbana, ben riposta nel suo cavalletto. Prima di arrivare a lei era passato dalla classica che soggiornava impolverata sul suo armadio.

Era parecchio che non la suonava, a pensarci bene,

Insegnare, lui, non era capace.

Decisamente.

Prese in mano il foglio che gli aveva lasciato sua madre con l'indirizzo e se lo rigirò tra le mani per un po', prima di ficcarselo in tasca.



HOGWARTS


Per oggi abbiamo finito, vi raccomando solo di leggere con attenzione i primi due capitoli per giovedì.” concluse la professoressa McGranitt, mettendo mano ai rotoli di pergamena contenenti i compiti che erano stati accatastati disordinatamente sulla scrivania.

La classe, composta dagli studenti di Serpeverde e Corvonero che avevano scelto di proseguire Trasfigurazione dopo i G.U.F.O., iniziava rapida a ritirare le proprie cose e Thomas stava intrattenendo una piacevole conversazione con Larissa Treepwood, la sua collega Caposcuola di Corvonero.

Pur essendo allo stesso anno, non avevano mai avuto occasione di parlare più tanto: poche erano le lezioni che seguivano insieme e, soprattutto, nessuna che avesse una qualche finalità pratica, come ad esempio Pozioni o Erbologia o Divinazione, materie che, per la loro stessa costituzione prevedevano la possibilità di socializzazione tra gli studenti.

Se non ricordava male, Thomas era abbastanza sicuro di aver seguito Erbologia con i Corvonero al secondo anno e Cura delle Creature Magiche al quarto, ma Larissa aveva preferito non occuparsi di animali.

McNarrow, Treepwood potreste venire qui un momento?” la McGranitt li chiamò, guardandoli appena da dietro le sottili lenti dei suoi occhiali.

Thomas, nel tragitto che separava i loro banchi dalla cattedra, arrivò a pensare che non aveva nemmeno controllato se loro due fossero ancora in aula o meno, lo sapeva e basta.

Avete preparato un possibile calendario con le visite ad Hogsmeade?” domandò, senza smettere di riordinare i suoi appunti.

Sì, ce l'ho nella borsa. Lo vuole vedere?” rispose Larissa, preparandosi già per tirarlo fuori.

Non è necessario, Treepwood. Ne discuteremo alla prossima riunione con il resto del corpo docente. Ve l'ho chiesto solo perchè giovedì sera non vi facciate trovare impreparati.”

E' tutto a posto, professoressa. Pensavamo di proporre la prima uscita per il prossimo fine settimana, prima che faccia troppo freddo da non poter più evitare di chiudersi ai Tre Manici di Scopa.” precisò Thomas, desideroso di dire la sua.

Non sono interessata ai vostri programmi, McNarrow. Mi premeva di più sapere che avete qualcosa da presentare in Consiglio.” rivolse a Thomas un'occhiata di sufficienza e lui, immediatamente, in un gesto incontrollato, alzò gli occhi al cielo.

La McGranitt li degnò di un'ultima raccomandazione e poi li lasciò andare.

Larissa raggiunse le sue amiche sulla torre di Corvonero, mentre Thomas si trascinava stancamente verso la Biblioteca, dove Beth ed Anne lo aspettavano per i compiti di Antiche Rune.

Non fosse stato per loro, si sarebbe volentieri chiuso nella sua stanza sino all'indomani.

Detestava quella spilla di Caposcuola: in poco più di una settimana gli aveva procurato più danni che altro.

Un paio di ragazzi del quinto anno avevano avuto la bella idea di ingaggiare un pericoloso duello sull'Espresso nel corso del viaggio di andata e lui e Larissa erano stati ritenuti responsabili della mancata sorveglianza.

Appena un paio di giorni prima aveva scoperto che i Prefetti di Serpeverde anziché pattugliare i corridoi passeggiavano per la scuola allegramente organizzando tornei notturni di carte e che un Prefetto di Tassorosso si rifiutava di avere dei turni con uno di Grifondoro perchè erano stati fidanzati e si erano malamente lasciati. Oltre a dover risolvere questo marasma, per il quale aveva fatto appello a tutta la sua capacità diplomatica, sebbene avesse la enorme tentazione di sbatterli al muro e di coprirli di insulti, si erano dovuti inventare le date per le visite ad Hogsmeade, da incastrare con il calendario per il Campionato di Quidditch che Madama Bum aveva loro consegnato.

Ringraziando Merlino, la prima, infernale, settimana era finita da un giorno e Thomas si augurava caldamente che i restanti mesi non si rivelassero uguali. Dubitava di avere nervi saldi a sufficienza per sopportare tutto quanto. In più, come se non bastasse, aveva la sensazione che la McGranitt non fosse completamente d'accordo con la sua nomina a Caposcuola.

Come è andata la giornata, Thom?” trillò Anne, accogliendolo in corridoio.

Un incubo.” sillabò semplicemente.

Ti capisco.-annuì l'amica.- La dura realtà è sempre un incubo.”

Entriamo?” propose Beth, rimasta in silenzio.

Dobbiamo proprio? Avrei solo voglia di uscire, in questo momento.” spiegò Thomas. Se Lucas non avesse avuto gli allenamenti di Quidditch, l'avrebbe di certo trascinato ad Hogsmeade usando il vecchio tunnel della Strega Orba e, per inciso, in quel momento l'idea non gli spiaceva affatto.

Dai, non è lunga la versione. Poco più di un'ora e dovremmo finirla.”lo incoraggiò Beth, entrando per prima in Biblioteca.






Lucas stava planando dalla sua scopa dopo essersi completamente ricoperto di fango per parare una pluffa.

Basta così, possiamo andare!” esclamò Bessie Brooke, il Capitano.

Lucas gettò a terra la sua scopa e corse rabbioso verso il Capitano.

Ma come sarebbe a dire “Possiamo andare”? Ci siamo allenati per un'ora. Una sola. Abbiamo una squadra nuova per la metà, salvo me, te, Andrew e William! Abbiamo due battitori che devono imparare a conoscersi, un attacco da formare, non puoi fermare tutto! Servono ore ed ore di allenamento per costruire una squadra, Bessie, e la prima partita è tra tre settimane!” Lucas la investì di parole mentre, alle sue spalle Andrew Steeval e William Carpenter lo supportavano con gesti d'assenso. Andrew Steeval, un corpulento ragazzo del sesto anno, era stato il compagno di Dan come Battitore e William Carpenter, che aveva la stessa età di Lucas, era il regista di un attacco che, fino all'anno prima, aveva in Eloise Boosworth la sua punta di diamante.

Con sua grande sorpresa e sommo dispiacere, Lucas, non era stato nominato Capitano. Era praticamente certo che, dopo essere stata per tre anni al braccio di Dan, la fascia sarebbe passata a lui, ma così non era stato ed aveva dovuto lottare anche per mantenere il suo posto di portiere che Bessie Brooke, il nuovo Capitano, nonché Cercatrice dal suo terzo anno, stava quasi per affidare a David Donovan.

Bessie alzò gli occhi al cielo. Non aveva mai sopportato Lucas Franchester sin dal loro primo anno: il dover condividere con lui oltre che le lezioni anche gli allenamenti di Quidditch la imbestialiva ed aveva fatto di tutto per evitare di ritrovarsi un piantagrane in squadra, senonché l'evidente superiorità di Lucas come portiere l'avevano obbligata a mantenerlo in squadra.

Sta arrivando un temporale, Lucas, nel caso non te ne sia accorto. Un grosso temporale e non ci tengo ad avere la squadra decimata per un'influenza dopo una settimana di scuola.” gli rispose, richiudendo le pluffe in un baule.

Peccato che si giochi anche sotto la pioggia, Bessie. Il Quidditch non si ferma mai! Dobbiamo temprarci!” insistette Lucas.

Temprati da solo, Franchester! Non ho intenzione di perdere la squadra così.” ribattè, secca.

Se preferisci perdere la Coppa, fa' pure!” la maledì Lucas.

Se perdo la squadra la Coppa sarà il mio ultimo problema.” gli fece notare, astiosa.

Lucas Franchester doveva smetterla di darsi quelle arie da uomo vissuto. Comandava lei, ora.

Ah va' al Diavolo, Brooke! Ricordati che con Dan non c'era temporale che ci fermasse!” imprecò Lucas, piantandola in mezzo al campo.

Black non è più a scuola. Quando c'era lui, obbedivamo a lui. Ora ci sono io e quindi smettila di crederti chissà chi, Franchester. Con me non funziona.” replicò, dura, facendogli capire che per lei la discussione poteva considerarsi chiusa.

Il resto della squadra volgeva gli occhi da Lucas a Bessie, senza avere il coraggio di proferire parola. Stavano nuovamente litigando, per la terza volta nel giro di appena dieci giorni.

Io resto, ragazzi. Se avete voglia di allenarvi, fate come me. Tanto il Cercatore è inutile ai fini di un allenamento.” precisò, rimettendosi in sella alla scopa e piazzandosi saldo tra i pali, incurante del forte vento che soffiava.

Steeval e Carpenter si lanciarono un'occhiata significativa, prima di riprendere in mano le loro scope ed alzarsi a centro campo, l'uno con la mazza in mano e l'altro reggendo saldamente la pluffa.

Emily Abbott aveva solo tredici anni e tutto si aspettava fuorchè essere scelta per ricoprire il ruolo che era stato della Boosworth come centrale d'attacco. Aveva partecipato ai provini per scherzo, convinta dalle sue amiche, ed era stata scelta. Non conosceva di persona né Lucas Franchester né Andrew Steeval e nemmeno William Carpenter, se non di fama. Era ancora piccola, lei, e difficilmente quelli più grandi si interessavano a loro, tuttavia, sin dalle selezioni per i nuovi Cacciatori e per il nuovo Battitore, quei tre le erano parsi molto più concreti di Bessie Brooke che, forse per inesperienza od emozione, sembrava molto più agitata.

Emily si voltò verso il Capitano e poi guardò Lucas scambiarsi la pluffa con William, decise di prendere in mano la sua scopa e di ricominciare ad allenarsi.

Lucas aveva ragione: una partita di Quidditch non si fermava per un temporale.

Si affiancò a William che le sorrise, ironico, e poi lanciò la pluffa.

Dal campo, Bessie Brooke, ringhiò contro di loro che, se si fossero ammalati, avrebbero potuto dire addio alla squadra.

Si allontanò dal campo, maledicendo Lucas Franchester, scortata a destra e a sinistra dal Battitore e dalla Cacciatrice.



Lucas portò avanti l'allenamento per un'altra ora abbondante: il temporale era scoppiato e fulmini e tuoni imperversavano. Loro quattro grondavano acqua e sudore e, nel suo caso, anche fango, considerando che si era tuffato più volte per recuperare pluffe perdute.

Avevano lavorato bene anche solo in quattro ed Emily, nonostante fosse la più piccola, era bravina ed aveva ottime possibilità di migliorare ancora.

Decisero di smettere quando la visibilità stava diventando scarsa e le imprecazioni davvero troppo volgari.

Non è sempre così.” sussurrò Andrew ad Emily, quando Lucas si era messo ad urlare pesantemente contro a William.

Me ne sto accorgendo.” gli sorrise Emily, vedendoli tornare a scherzare non appena rientrati negli spogliatoi.

Com'era con Daniel Black?” riuscì a chiedere Emily, prima che Andrew andasse a lavarsi.

Com'era con Dan?” Andrew scoppiò a ridere, cercando l'asciugamano pulito nel borsone.

Oh ti avrebbe fatto allenare con qualsiasi tempo e per delle ore infinite. Ma ti saresti divertita un mondo. Dan è... è la persona più divertente che conosca! Lui e Lucas insieme riuscivano a farti allenare per tre ore di fila, ma non le sentivi, tanto ti divertivi.” raccontò, ricordando episodi avvenuti solo pochi mesi prima.

Magari anche Bessie non è male, solo, deve prendere la mano.” provò a dire Emily.

Sì, forse. Ma preferivo che fosse Lucas, il Capitano. Non lo ammetterà mai, ma Dan gli manca. E' il suo migliore amico, sai.” spiegò da ultimo, preparandosi per la doccia.

Lucas stava uscendo in accappatoio assieme a William, ed Emily, arrossendo furiosamente, si lanciò in mille scuse, prima di espatriare nello spogliatoio femminile.

Ma che le è preso?” si chiese Lucas, vestendosi.

Secondo te?” ammiccò William.

Ah già.” annuì Lucas. Giocare a Quidditch gli faceva dimenticare le differenze tra maschi e femmine, il fatto che fossero tutti nella stessa squadra li metteva, nella sua testa, sullo stesso piano.

In particolare si era anche dimenticato che Emily aveva solo tredici anni e lui quasi cinque di più.

Bè, gente, io inizio ad andare, la mia donna mi attende!”esclamò, lasciando che gli altri si guardassero perplessi, chiedendosi quale delle sue donne lo attendesse.

Lucas rientrò al castello riparandosi con un incantesimo dalla pioggia. Mary avrebbe dovuto aspettarlo allo stadio ma, dato il tempo, era probabile che non fosse venuta. Si sarebbero visti a cena, pensò, decidendo in quel momento che quello di cui aveva bisogno era una bella chiacchierata con Minerva McGranitt.

Salì di corsa le scale che conducevano al suo studio e bussò educatamente per mezzo del battacchio di ferro battuto sinchè non sentì la professoressa invitarlo ad entrare.

Lucas mise piede nell'ufficio guardandosi attentamente attorno. Quel posto gli era famigliare, considerando il numero di ora che ci aveva passato in punizione con Dan.

La McGranitt sedeva alla scrivania, probabilmente stava correggendo dei compiti.

C'è qualcosa che non va, signor Franchester? Che io ricordi non ti ho messo in punizione.” esordì la professoressa, invitandolo a sedersi su una delle due poltroncine di fronte alla sua scrivania.

Oh, no. Non è per quello. Ecco... volevo... volevo parlarle del Quidditch.” esordì Lucas, sedendosi incerto.

La McGranitt aguzzò lo sguardo, facendogli cenno di continuare.

Ecco... ci sono state delle tensioni in squadra agli allenamenti. Tensioni piuttosto violente, a dire il vero.. e sinceramente non credo che Bessie Brooke sia la persona migliore per guidare la squadra.” spiegò, cercando di non usare un tono troppo aggressivo.

Mi stai forse dicendo che saresti un Capitano migliore della signorina Brooke, Franchester?” lo interrogò, perspicace la McGranitt.

Se è questo che mi sta chiedendo, la risposta è sì. Credo di essere capace, professoressa. Credo di potercela fare. So gestire la squadra, conosco le tattiche di gioco. Credo di poterlo fare meglio di lei.” annuì Lucas.

La McGranitt lo guardò, pensierosa, per un attimo.

Le nomine sono già state assegnate, signor Franchester e, se ho scelto la signorina Brooke, ho le mie buone ragioni. Ti consiglio di imparare a conoscerla e di collaborare con la squadra, anziché muovere una fronda.” disse la professoressa, fissandolo con un'occhiata eloquente.

Ma potrei farlo meglio! Davvero, mi metta alla prova.” scattò Lucas.

Lo sapeva fare meglio senza dubbi. Quella fascia era sua. Lo era. Lo doveva essere. C'era il suo nome scritto sopra. E anche quello di Dan, a pensarci bene. L'avevano costruita insieme, quella squadra.

Lei vuole vincere la Coppa quanto noi! Di questo passo è già tanto se arriviamo ultimi!” esclamò, a sostegno della sua tesi.

Basta così, Franchester!- si irritò la McGranitt- E' stato deciso il Capitano. E' il caso che ti adegui a questa scelta e che impari a fare la tua parte dalla retrovia. Adesso basta, Franchester. Non voglio sentire una sola parola in più.” lo invitò ad uscire e Luca lasciò sbattere la porta dietro di sé, correndo lontano da lì il più velocemente possibile per evitare l'ennesima punizione.

Tutto ok?” gli chiese Mary, uscendo dalla torre di Corvonero, a lui che la aspettava fuori dalla statua di Cosetta.

E' un schifo. Un emerito schifo.” sbruffò lui.

Lei gli accarezzò i capelli.

Andiamo a cena, vedrai che passa tutto.” Lucas la prese per mano e insieme andarono in Sala Grande.




Lucas rientrò in Sala Comune circa un' ora dopo e trovò Anne ad aspettarlo accoccolata sulla sua solita poltrona.

Si acciambellò ai suoi piedi.

E' uno schifo Anne. E' tutto uno schifo.” sbruffò.

Anne chiuse il suo libro ed evitò di fargli notare come, durante la cena, tutto sembrasse meno che la sua vita facesse schifo.

Che cosa è successo?” chiese, comprensiva.

Lo ascoltò lamentarsi di Bessie Brooke e della McGranitt per un quarto d'ora abbondante.

Hai ragione, Lucas. Hai ragione. Bessie Brooke è davvero odiosa. Lo è da sei anni e immagino che doverla vedere anche al campo di Quidditch sia tremendo... però, ragiona: ora come ora cosa puoi fare?”

Convincere la Mc a cambiare il Capitano?” propose Lucas.

Anne alzò gli occhi al cielo e sospirò.

Sarebbe bello, se solo potessi. Ascoltami bene, Lucas: tu te la meriti quella fascia. E' tua. Doveva essere tua. C'è scritto il tuo nome sopra! Non so perchè non ti hanno scelto, non ha senso! Hai dedicato gli ultimi cinque anni alla squadra, l'anno scorso hai assistito Dan... sai come funzionano le cose. Doveva essere tua, per Morgana! Però... però così non è stato ed è il caso che tu te ne faccia una ragione, capisci? Voglio dire, posto che la Mc non cambia idea, non credi che dovresti lavorare per la squadra e non contro la squadra? Prima William mi ha detto che avete proseguito l'allenamento in quattro. Non è stato giusto. Ci si allena in sette.” Anne espose il suo punto di vista, sapendo che Lucas si sarebbe arrabbiato.

Sì ma con Bessie non combineremo niente! Anne, Santo Godric, dovresti capire! Sai cosa significava per me il Quidditch! Significava dirmi che non sono solo un'idiota! E così, passo anche dalla parte del torto!” protestò Lucas, levandosi dalla spalla la mano che Anne ci aveva posato.

Diamine, Lucas, lo so, lo so quello che significava, però che cosa ci puoi realmente fare ora? Niente, niente di niente se non accettare la situazione e lavorare di conseguenza. Non serve a nulla che tu remi contro a Bessie, per quanto odiosa sia. Cerca piuttosto di collaborarci, se volete vincere quella Coppa!” gli consigliò Anne.

La fai facile tu, che se ti trovassi a lavorare con Bessie poco ci metteresti a fare di tutto per metterle i bastoni tra le ruote!” brontolò Lucas.

E allora tu non comportarti come me! Dannazione, non ti ho detto cosa farei io! Non devi fare quello che farei io. Devi solo scegliere il male minore, ovvero collaborare con Bessie per vincere il Campionato.” puntualizzò seccata Anne, ben sapendo che Lucas avrebbe comunque fatto di testa sua.

Senti, vado a farmi un giro che qui finisce male.” bofonchiò Lucas, alzandosi ed uscendo dal buco del ritratto.

Sì, va' a farti un giro che è meglio.” borbottò Anne, al suo indirizzo, alzandosi per tornarsene in dormitorio.

Lucas Franchester era un idiota dalle colossali proporzioni.

Salì le scale che portavano al suo dormitorio ricoprendolo di commenti poco carini e, una volta nella stanzaa trovò Beth china sul letto a scrivere.

Come va?” Anne si avvicinò, piano, sedendosi accanto all'amica. Beth aveva già il pigiama e si era già completamente preparata per la notte.

Anne provò a sbirciare qualcuna delle parole scritte sulla pergamena, ma Beth la precedette.

Gli ho scritto.” sillabò Beth, chiudendo di scatto la pergamena e coprendola con il bordo del copriletto rosso scuro.

C'erano delle cose che dovevo dirgli. Capisci?” aggiunse, come se dovesse spiegarsi.

Non riusciva a guardare in faccia Anne, mentre parlava. Quasi si vergognava di doverlo dire ad alta voce.

Anne annuì.

Beth le aveva raccontato quello che era successo il primo giorno di scuola.

Sul momento Anne provò parecchia avversione per Beth, per quello che le aveva detto, per l'aver preferito Thomas a lei. Si era offesa parecchio. Lei cercava di rendere Elisabeth partecipe di tutto quanto riguardava la sua vita. Era la sua migliore amica, non un'estranea. Trascorreva con lei ogni momento, ogni giornata. Non era giusto che lei la escludesse così.

Poi ci aveva ripensato. Aveva ripensato all'espressione di Beth mentre parlava, alle smorfie di Thomas, al fatto che lui non avesse scelto di farselo raccontare, ma si fosse semplicemente trovato in mezzo alla situazione. Forse, a ben vedere, lui sì che avrebbe voluto restarne fuori, considerando che la sua posizione era alquanto complicata, essendo amico sia di Beth che di Dan.

L'aveva guardata e le aveva chiesto scusa, per aver pensato male di lei.

L'aveva abbracciata forte e le aveva assicurato tutto il sostegno possibile.

Devi fare quello che ti senti, Beth.”

Non voleva dirle cosa avrebbe fatto lei al suo posto, anche perchè la sua reazione sarebbe stata cercare di cancellare Dan o chi per lui dalla sua vita. Provare a vivere come se non fosse mai esistito.

Si trattava di Beth, non di lei ed era libera di fare come riteneva giusto.

Mi manca, Anne. Mi sento vuota, senza di lui. Ma devo imparare a cavarmela da sola. E' giusto così.” sussurrò Beth.

Anne le posò una mano sulla spalla.

Tu sei forte, Elisabeth Potter. Più forte di quanto tu non creda e non c'è nessuno che possa farti dimenticare chi sei. Mi hai capita bene?” le disse Anne.

Beth annuì, malinconica.

Ci stava provando davvero a cavarsela da sola: in alcuni momenti sembrava che tutto andasse per il meglio ma, quando la sera calava, i pensieri si affastellavano, senza concedere tregua.

Come sta Lucas?” chiese, esibendo un sorriso poco convincente, così da cambiare argomento.

E' un idiota.” rispose Anne e le due amiche, insieme, scoppiarono a ridere.


ORCHARD HOUSE


Era tornato a casa alle tre passate, la sera prima. Il locale aveva chiuso alle undici come solito, avevano riordinato e poi Tibbur li aveva lasciati andare a via.

Nihar aveva insistito che lui e Alice, l'altra barista, si fermassero a fare un giro e così avevano bighellonato per le strade deserte di Londra sino a notte inoltrata.

Più conosceva Nihar più aveva la sensazione che lui sapesse qualcosa del suo segreto. Aveva come il presentimento che Nihar avesse intuito qualcosa sulla sua natura di mago. In ogni caso, non voleva preoccuparsene: Nihar non aveva mai fatto alcuna allusione, quindi era il caso di non creare problemi inesistenti.

S stava stancamente versando il caffè nella tazza, sebbene fosse quasi mezzogiorno.

Aveva un viscerale bisogno di caffè, non credeva che sarebbe riuscito a sopravvivere ancora a lungo, se non ne avesse bevuto una tazza.

Ringraziò di essere a casa da solo, non avrebbe sopportato i commenti dei suoi genitori sul suo stato di quella mattina. Scorse sul tavolo il biglietto lasciatogli da sua madre, che lo avvisava del pranzo da scaldare e gli augurava buona giornata.

Accanto a quel biglietto era appoggiata la posta del mattino, il Profeta, un paio di lettere indirizzate a suo padre e una per lui.

Riconosceva quella grafia: era di Beth. Sospirò, lanciando imprecazioni nella mente.

Che cosa doveva fare? Aveva sbagliato, d'accordo ma aveva preso una decisione. Le aveva detto cosa aveva intenzione di fare. Non pretendeva che lei lo aspettasse in eterno, ma quello non era il momento giusto. Aveva troppe cose per la testa, era privo di sicurezze...

Se lei si fosse presentata a casa sua, non era sicuro di quella che poteva essere la sua reazione. Forse , se l'avesse vista, si sarebbe dimenticato immediatamente di tutti i suoi propositi, l'avrebbe stretta forte e avrebbe promesso di fare il possibile per renderla felice.

Questo prima di rendersi conto di aver fatto l'ennesima sciocchezza.

Quello era fondamentalmente il motivo per cui cercava di tenerla lontana.

Guardò la lettera, incerto se aprirla o meno. Poi la curiosità vinse e sfilò la pergamena dalla sua busta.


Dan,

ho ripensato a quello che mi hai detto. Hai ragione: c'è qualcosa che devo fare da sola, prima di tutto. Qualcosa che devo fare per me e per me sola.

Ti scrivo per dirti questo e per farti sapere quanto sento di aver bisogno di te, sebbene sappia che non sia giusto, che non sia ora il momento giusto.

Mi hai detto che avrei potuto continuare a cercarti, a chiederti consiglio; mi avevi detto che avrei potuto ricorrere a te per ogni necessità: è bello sapere di poter contare su di te, nonostante tutto.

Tuttavia, io sento che per il momento è il caso di separarci. Siamo stati da che ho memoria l'uno l'ombra dell'altra e questo non ci fa bene. Non fa bene a te, non fa bene a me. Non fa bene soprattutto a me.

E' necessario che io impari a fare senza di te. Per questo, sebbene io ti voglia accanto a me, sebbene io desideri parlarti e vederti ridere e consigliarti e sentirmi dire da te che tutto andrà bene, ho deciso che è meglio se per un po' proviamo a non sentirci. Non fraintendere, Daniel, ti prego. Non pensare che sia arrabbiata con te o che non mi importi nulla di te. Semplicemente mi sembra che sia meglio così. Sono certa che capirai, Dan, l'avevi capito prima di me.

Ti auguro ogni bene, Daniel, te lo meriti. Vai avanti per la tua strada, segui la tua musica e rendimi orgogliosa di te.


Beth”


Una lieve ombra di sorriso gli comparve sulle labbra, insieme ad un insolito nodo allo stomaco: doveva essere felice oppure no?

Elisabeth aveva capito o almeno così sembrava, ma gli stava chiedendo di lasciarla in pace, detto in parole povere. E lui era pronto per lasciarla andare, per lasciare che si arrangiasse da sola, per lasciarle vivere una vita indipendentemente da lui? Non era del tutto sicuro della risposta, considerando che tutto si aspettava fuorchè una lettera del genere.

Si sentiva sollevato, da un lato, dall'altro, invece, gli sembrava strano.

Non doveva essere stato facile per Beth scrivergli quelle parole, il suo dolore traspariva tra le righe, eppure l'aveva fatto. Questo era quello che lei voleva, dargli tempo e prendersi tempo. Non sapeva se era giusto o sbagliato, ma quello era ciò che avevano deciso insieme, in un certo senso.

Daniel sapeva che, nel momento in cui la su vita avesse preso una piega normale, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata tornare da Beth, ma lei l'avrebbe accolto o gli avrebbe urlato contro perchè l'aveva lasciata sola o peggio ancora gli avrebbe detto che ormai aveva imparato a vivere senza di lui?

In quel momento non aveva risposta, non poteva averne. Poteva solo rispettare la sua decisione.

Appoggiò la tazza sul tavolo e salì in camera sua. Il biglietto che gli aveva lasciato sua madre era appoggiato al comodino.

Daniel lo prese e lesse di nuovo l'indirizzo, dopodichè salì sulla sedia della scrivania per arrivare alla chitarra appoggiata sull'armadio.




Buonasera a tutti quanti, vi ringrazio per aver letto e per avermi seguito anche in questa torrida estate. Colgo l'occasione per informarvi che il prossimo aggiornamento dovrebbe essere attorno al 20 Agosto . Vi saluto tutti quanti e vi auguro buone vacanze. Arrivederci a fine mese!


Alohomora: come ti ho già detto Thomas si sta prendendo il suo spazio meritatissimo e, in questo capitolo, lo vediamo alle prese con la sua non semplice vita da Caposcuola.

Lucas, come al solito, è capacissimo di complicarsi la vita da solo e di complicarla agli altri (Anne) e Dan e Beth annegano nel loro marasma di pensieri.

Quella del FantaQuidditch non è una gran trovata, in realtà: mai sentito parlare del Fantacalcio? Parecchi ragazzi che conosco ci giocano, quindi ho pensato di inserirlo trasfigurato nel mondo magico!

PrincessMarauders: si tratta solo di crescere che, come sai, non è per niente semplice: quante volte ti sei sentita così confusa o così felice o così insicura come quando avevi 17 anni? Credo poche volte e anche loro stanno provando che diventare grandi non è mai semplice e che i rapporti tra le persone sono quanto di più complesso esista. James è un padre che vuole solo il meglio, ma sa benissimo che certe cose i figli devono risolversele da soli, sebbene qualche capatina “casuale” ad Hogsmeade non sia poi da escludere. A presto!

Devijina: oh sì ce lo vedo anch'io James con Lily al suo fianco che compare lì con la sua faccia più innocente! E' solo preoccupato... e un po' assillante. Thomas si sta prendendo i suoi spazi, più che meritati, oserei dire. Il fatto è che lui, pregio o difetto che sia, è tremendamente ambizioso: vista la sua origine lui vuole eccellere negli studi e questo lo porta a non riuscire sempre a relazionarsi nel modo corretto con gli altri, sebbene sia un amico di quelli più unici che rari!

Padfoot_07: addirittura due recensioni! Prima di tutto: come è andata la maturità? Poi.. voi dite che questa storia è reale, sentita... ecco, io spero che sia così. Spero di riuscire davvero a comunicarvi qualcosa, a farvi sentire vicini questi personaggi che vivono un'adolescenza complicata tanto quanto è stata la nostra, perchè quegli anni sono davvero estremi sotto molti punti di vista. Ciascuno di loro affronta la vita a modo suo, scoprendo che forse è più dura di quanto si pensi, che i rapporti sono più complicati, che gli amici non possono risolverti i problemi ma che devi essere tu a farlo.

E i genitori devono per forza stare a guardare perchè, come dice saggiamente Sirius, possiamo solo guidarli, ma non possiamo farci carico dei loro problemi.

Rosalie Hale e Bella Swan: anche a te... come è andata la maturità? A volte temo che le reazioni di Beth siano le più esagerate, ma se ci pensi, visto il contesto iperprotettivo in cui è cresciuta, sono più che normali. Sono felice che tu la senta vicina, significa che sono riuscita a darvi qualcosa.

Ginny_: benvenuta! Sono contenta che la storia ti piaccia: per far riuscire al meglio Finding My Own Way mi sto impegnando tanto, sebbene gli aggiornamenti non siano molto costanti.

Ancora più lieta mi rende il fatto che ti sia affezionata a Thomas, Anne, Lucas, Daniel ed Elisabeth ed alla loro complicata vita. A presto!


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Capitolo 22
*** Bianco, nero, grigio ***



Bianco, nero, grigio





MORTON-ON-SWALE, Contea di York


Daniel fischiettava, mentre camminava lungo il sentiero sterrato che collegava casa sua con il centro del paese.

La chitarra che aveva in spalla, ben riposta nella sua custodia, non gli dava per niente fastidio, sebbene mille interrogativi popolassero i suoi già di per sé confusi pensieri.

Si stava domandando per quale folle motivo avesse acconsentito ad insegnare a quel ragazzino a suonare la chitarra. Cosa diavolo gli era saltato in mente quella mattina? Perchè si era alzato con la sensazione che fosse la cosa migliore che potesse fare?

Ringraziando Godric, nessuno dei suoi genitori era in casa, quando aveva deciso di uscire con la chitarra in spalla. Anzi, fortunatamente non sapevano nemmeno che fosse uscito.

Già immaginava la faccia di suo padre: l'avrebbe preso in giro sino al giorno della sua dipartita, poco ma sicuro, e sua madre l'avrebbe guardato con quel suo sorrisetto compiaciuto, che faceva, al confronto, faceva impallidire il saccente “Te-l'avevo-detto” di zio Remus.

Fortunatamente, casa Harding non era poi così lontana da Orchard House o le probabilità che Dan si decidesse a suonare quel campanello sarebbero diminuite drasticamente.

Gli Harding abitavano in una villetta poco fuori dal paese. Niente di troppo appariscente, anzi, era una normale casa Babbana con un piccolo giardinetto, un tavolo per mangiare fuori e due piani.

Il giardino era recintato con una bassa staccionata bianca, simile a quella che Lily e James avevano a Godric's Hollow. Dan si era sempre chiesto l'utilità di cancelli simili: potevano essere tranquillamente scavalcati, quindi la loro unica funzione era decorativa, a suo parere.

Dai Potter era solito scavalcarlo, prima di essere accolto da zia Lily con un sorriso esasperato che sembrava sempre dirgli:” Non cambierai mai, eh Dan?”

Ma, non essendo famigliare agli Harding, Daniel preferì suonare la orribile campana in ferro battuto che stava appesa al portoncino.

Si sentì un idiota, nel farlo e fu abbastanza sollevato nel vedere la porta di ingresso aprirsi e lasciare uscire una donna che, all'apparenza, doveva essere poco più vecchia di sua madre.

Sì?” chiese Mrs Harding, fissandolo curiosa.

Salve, sono Daniel Black. Mia madre mi detto che vi siete incontrate l'altro giorno in paese....”iniziò Dan, provando un po' vergogna per il modo in cui lei guardava i suoi jeans logori.

Oh, Daniel! Ma certo, vieni, entra. Non credevo che tua madre te lo dicesse davvero.”

Lo invitò ad entrare in casa, senza però fare ancora accenni al figlio.

Jacob è in camera sua, in questo momento. Sta facendo i compiti, è appena tornato da scuola, sai, finiscono alle quattro. Comunque credo che tu possa salire da lui. Voglio dire, sempre se ti va.”

spiegò, gentilmente.

Sarò sincero: sarebbe la prima volta che provo ad insegnare qualcosa a qualcuno. Non so se sono la persona adatta, signora.”Dan mise la mani avanti, accettando il bicchiere di tè freddo che gli era stato offerto.

Vedremo come andrà, Daniel. Ho chiesto di te perchè ricordavo dai racconti di Sophie che fossi bravo a suonare. Studi musica?” chiese.

Daniel pensò si riferisse a quando, durante l'estate, Dan si trovava con i ragazzi del paese e, di tanto in tanto portasse anche la chitarra. Chissà come faceva Sophie a ricordarsene, erano almeno due anni che non la vedeva più.

Oh, no no. Non ho mai studiato musica, ho imparato da solo. Cioè, un po' mi ha insegnato mio padre, ma il grosso l'ho fatto da solo.” rispose, sperando di non fare danni con la sua sincerità.

Mrs Harding sembrò esprimersi in una smorfia, ma decise di passare oltre.

Sì, è vero. Tua madre mi ha detto che lavori.- annuì distratta- Bene, Daniel, cosa ne dici di provare? Jacob è di sopra. Vuoi che ti accompagni?”

Daniel scosse la testa.

No, no, faccio da solo.”

Come vuoi. E' la porta sulla sinistra.”

Voleva farsi un'idea di Jacob senza che gli fosse presentato da qualcun altro, pertanto, salì le scale seguito dall'occhio vigile di Mrs Harding e bussò alla porta che gli era stata indicata.

Avanti.” disse una voce giovane e non troppo entusiasta dall'altro capo della porta.

Dan aprì piano, incerto sul da farsi. La scena che gli si presentò agli occhi era quanto di più lontano immaginasse.

La stanza quadrata era illuminata soltanto dalla poca luce che filtrava da una finestra, la cui persiana era mezza chiusa.

Un ragazzino stava chino alla scrivania, con una penna in mano, un foglio davanti e un paio di grossi libri aperti. Quello che Dan suppose essere un computer o qualcosa del genere era acceso.

Jacob guardò interrogativamente verso Dan che, imbarazzato, si mise una mano nei capelli.

Ciao, io sono Dan. Mi avevano detto che volevi imparare a suonare la chitarra. Sarei qui per insegnarti, in teoria...” borbottò, chiedendosi per quale strano motivo quelle situazioni dovessero tutte capitare a lui.

Jacob lo guardò ed annuì.

Davvero? Sarebbe bello se tu mi insegnassi. Quando vuoi cominciare?”

Uhm... subito?” propose Dan, scettico.

Dammi dieci minuti che finisco qui.” rispose Jacob, mettendosi a scrivere con tutta fretta.

Dan appoggiò la chitarra e si fece più vicino alla scrivania.

Che stai facendo?”chiese.

Una ricerca di Scienze. I Vulcani.” spiegò pazientemente Jacob.

Oh. Sembra interessante.” commentò Dan, senza però pensarlo realmente.

In realtà no. Però è da fare. Studiavi anche tu Scienze a scuola?” chiese Jacob senza smettere di scrivere.

No. Non ho mai studiato scienze. Sono piuttosto ignorante per quanto riguarda queste cose.” confessò Dan. Quel ragazzino lo inibiva terribilmente.

Io mi sono un po' pentito di averla scelta, in realtà. Non mi piace molto. Però forse ci sono cose che uno dovrebbe sapere e basta. Non credi?”

Dan annuì e lasciò che Jacob finisse la sua ricerca senza più disturbarlo.

Lui a dodici anni non avrebbe mai fatto una ricerca che non gli interessava dicendo: “Non mi piace ma è da fare.” Si sarebbe lamentato all'infinito dell'entità del lavoro, riducendosi all'ultimo per la consegna.

Sorrise tra sé, ripensando alla mattana della sua adolescenza che, a sentire chi lo conosceva, non era ancora finita.

Jacob lavorava diligentemente e, nei dieci minuti promessi, terminando il suo compito con un'ultima occhiata scettica.

Dan, seduto sul letto, lo osservava curiosamente: sembrava estremamente meticoloso e, per un istante, gli ricordò i racconti che suo padre faceva sempre di Remus negli anni della scuola.

A posto?” chiese

A posto.” -annuì Jacob- “Anche se non ne sono molto convinto.” aggiunse.

Sono certo che sia un ottimo lavoro, sai? Ora ti va di iniziare a capire un po' dove mettere le mani su questa?” Dan gli mostrò la chitarra e Jacob, lasciando la ricerca sul tavolo, si sedette compostamente sul letto di fianco a Dan.

Jacob lo fissava senza aprire bocca, pronto ad apprendere qualsiasi cosa uscisse dalle labbra di Dan.

Dan lo guardava a sua volta, senza sapere bene da che parte cominciare.

Ok, ascolta- iniziò- io non ho mai studiato musica, so a malapena leggere le note su un pentagramma e non so solfeggiare, quindi scordati immediatamente una qualsiasi lezione teorica, chiaro? Io ti insegno a suonare come ho imparato io, ma scordati che ti insegni qualcosa che ha a che fare con la tecnica, ok?”

Tu come hai imparato?” gli chiese Jacob, senza staccargli gli occhi di dosso.

Da solo. Mettendomi a suonare a caso e osservando quel che veniva fuori dopo aver letto delle spiegazioni in qualche libro.” spiegò Dan.

Jacob lo guardò con pura ammirazione e Dan, come al solito di fronte a complimenti sinceri, cercò di nascondere il rossore che gli imporporava il viso abbassando la testa.

Perchè vorresti imparare a suonare, Jacob?” domandò Dan, per sviare l'attenzione da sé.

Jacob alzò le spalle.

Non so... credo... credo che mi farebbe bene avere un qualche interesse in più. Tu perchè hai iniziato?”

Dan avrebbe preferito non parlarne, ma qualcosa gli suggeriva che a Jacob serviva saperlo.

Avevo... avevo dei problemi a casa, in quell'anno e così ho deciso di mettermi a suonare. Per non pensare, suppongo.” gli raccontò Dan. Non gli piaceva rivivere quei mesi, per niente. Erano stati orribili e lui aveva avuto paura come non mai, ma erano parte di lui e, forse, quello che era, era dovuto anche a quei terribili mesi.

Cominciamo?” domandò Jacob, intuendo che era arrivato il momento.

Dan si soffermò sul viso di quel ragazzino che proprio non riusciva ad inquadrare ed annuì.

Allora, tanto per cominciare, all'inizio usa il plettro. Poi, potrai scegliere se farne a meno o no, ma per il momento usalo.”- disse Dan, ficcandogli in mano il piccolo triangolino di plastica- “Secondo, sappi che ti farai piuttosto schifo, all'inizio, e che vorrai mollare parecchie volte e ti chiederai cosa ti è saltato in mente. Bene, questo è quanto. Allora si comincia sul serio. Ricordati che dovrai esercitarti parecchio anche da solo, altrimenti non imparerai. Ti mostro i primi accordi.”

Trascorsero le successive due ore a provare e Dan vide dei microscopici progressi tra il primo e l'ultimo tentativo di Jacob, tuttavia, cercò di moderare l'entusiasmo.

Quando si salutarono Daniel, era abbastanza perplesso riguardo l'esito del pomeriggio.

C'era qualcosa che gli sfuggiva, in Jacob. Qualcosa che non aveva notato ma che gli avrebbe permesso di comprendere quel ragazzino. Forse era tutto dovuto al fatto che si immaginava un piccolo sé in miniatura: un logorroico, noioso, esagerato, ribelle ragazzino di dodici anni, tale e quale era stato lui.

Forse era questo che lo spiazzava, la sensazione di non avere le chiavi per comprendere Jacob Harding.




HOGWARTS

Le ore di Erbologia erano sempre state una tortura per Beth. Riteneva che Erbologia fosse la materia più noiosa che esistesse e, come se non bastasse, le risultava sempre piuttosto difficoltoso prendere parte alle lezioni pratiche. Nonostante gli spessi guanti protettivi che la professoressa Sprite dava loro, le sue mani si ricoprivano comunque di graffi.

Ancora si chiedeva perchè al quinto anno avesse scelto di proseguire. O meglio, ancora si chiedeva perchè al quinto anno anziché dare retta ai sensati consigli di sua madre o alle testimonianze di Hellen, che per poco non perdeva un dito durante un trapianto di Mandragola, aveva seguito quello che quegli squinternati di suo padre, Sirius e Remus definivano il più utile consiglio alla vita. Ovvero, cercare di seguire più lezioni possibili insieme agli amici.

Così, Beth, quando assieme all'esito dei G.U.F.O. Aveva ricevuto il modulo per segnalare quali corsi avrebbe voluto seguire, aveva barrato senza remore la casella di Erbologia.

L'unico risultato, per il momento, era stato l'aumento esponenziale delle cicatrici sulle sue mani.

Maledizione!” imprecò, quando oltre al fiore di Artemisia stava per potare anche il suo dito.

Serve aiuto?” le sorrise Lucas, che aveva imparato che, per la salvezza dell'intera classe, oltrechè per l'incolumità di Beth, era il caso di stare nei paraggi quando l'amica aveva in mano delle cesoie.

Grazie.”gli sorrise, vedendolo prendere il ramo e deturparlo del suo fiore. Avevano coltivato l'Artemisia durante le lezioni di Erbologia e lo scopo era poi utilizzarla per preparare il Distillato della Morte Vivente a Pozioni.

Figurati.” le rispose Lucas, tornando ad attaccare i suoi rami.

Ancora mi chiedo come fai. Io odio questa roba, tu invece, sembri esserci nato, Luke.” sospirò Beth, mettendo le foglie pulite nel cestino alla sua sinistra.

Ciascuno di noi è nato per qualcosa, Beth. Ricordatelo. Dai, lascia giù quelle cesoie che faccio io. Ti passo i rami potati dai fiori, tu togli le foglie e mettile lì dentro. Facciamo di sicuro prima e tu eviti di romperti qualcosa.” le disse Lucas.

Grazie. Forse se avessimo avuto l'Asfodelo sarebbe andata meglio.” Beth guardò all'altro capo dell'aula dove Thomas e Anne, assieme all'altra metà della classe, lavoravano con i rametti di Asfodelo.

Avresti rischiato di tagliarti un dito comunque, Beth.” osservò acutamente Lucas.

Forse. Fortuna che questo è l'ultimo anno che ho a che fare con questo pubblico pericolo. Dovrebbero bandire da Hogwarts una materia così pericolosa!”esclamò Beth, ridendo.

Sì, concordo. Bandire Erbologia e mantenere Difesa. Questo renderebbe la scuola meno pericolosa!” rise Lucas.

Bè, per me di certo!- ribadì Beth- Come va il Quidditch? Siete pronti per la partita?”

Lucas rispose solo dopo un po'. Per quanto lo riguardava andava sempre peggio. La Tirannia di B.B., come l'aveva soprannominata insieme ai ragazzi, proseguiva senza dare tregua.

Come vuoi che vada? B.B. Capisce di Quidditch quanto la mia civetta!” ringhiò.

Beth lo guardò di sottecchi, si aspettava una risposta simile.

Non voleva entrare nel merito della discussione. Bessie Brooke non era certo un mostro di simpatia e sin lì Lucas aveva tutte le ragioni, poteva avere ragione anche a sostenere che la fascia di Capitano avrebbe dovuto essere sua, ma una vita passata a casa Potter, tra suo padre e suo fratello, le aveva insegnato qualcosa di Quidditch. E Bessie Brooke era un'ottima Cacciatrice.

Ascolta, Lucas, lo so che ti meritavi quella fascia. Dovevi essere tu il Capitano, ma prova, sforzati di andarci d'accordo. Altrimenti rovinerai la squadra.”

Lucas la guardò teneramente: Beth era sempre la bambina ingenua che lui aveva conosciuto ad undici anni. Proprio per questo motivo non riusciva a capire come Daniel riuscisse a far entrare il casino che tormentava la sua vita anche in quella di colei che, per lui, restava sempre la piccola Beth.

Se l'amava come diceva, non doveva averne paura.

Bianco o nero. Così era la vita per Lucas.

Vorrei poterlo fare, Beth. Davvero, vorrei essere più simile a voi, ma io sono così. Non ci riesco, a stare zitto.” pensò Lucas, rispondendole con un semplice sorriso.




La Stanza delle Necessità non era mai stata il suo posto preferito, la riteneva sin troppo confusionaria, soprattutto quando ci entravano in quattro con quattro idee diverse di quello che dovrebbe esserci dentro.

Quella sera coesistevano la scrivania di Beth, la poltrona gonfiabile rosa shocking di Anne assieme al suo juke-box, il mini- campo da Quidditch che Lucas voleva per provare qualche schema, il divano su cui Thomas cercava un meritato riposo dopo una notte in bianco.

Il tutto era intervallato da pareti colorate, poster, libri che comparivano e scomparivano, pluffe che si scontravano con i muri, imprecazioni e caos. La Stanza delle Necessità, per quanto la riguardava, non conosceva il significato di Cosmos.

Elisabeth, sbuffando, posò la piuma.

Non è serata per scrivere?” si informò Thomas.

Non è serata per fare niente, questa.” osservò mestamente lei. Stava riprovando a scrivere ma sembrava che l'euforia e le idee fantasiose che la accompagnavano da bambina fossero di colpo scomparse.

Magari è solo la giornata di oggi, Beth. Forse serve solo esercizio. O forse, non puoi scrivere a comando. Devi scrivere quando senti di avere qualcosa da raccontare.” le suggerì Thomas, alzandosi dal suo prezioso e comodo divano per sedersi penzoloni sulla scrivania.

Sai, Thomas, quando ero piccola ero convinta che la prima regola dello scrittore fosse scrivere di ciò che non si conosce. Quindi, via con gli intrighi, i mondi fatati, i pirati, tragiche storie d'amore, gnomi furbacchioni... Ora credo che la prima regola per scrivere bene sia scrivere di cose che si conoscono.” osservò Beth, giocando col polsino del maglione. Si divertiva sempre a bucarli, con buona pace di sua madre che si ritrovava sempre buchi da rattoppare.

Secondo il mio modesto parere, credo tu abbia ragione. Se vuoi rendere vivi i tuoi personaggi, devi per forza parlare di cose che conosci.” disse Thomas.

Sì, ma io di cosa posso parlare? Non è che abbia fatto molte esperienze.” notò Beth.

Non devi per forza scrivere di esploratori o di guerre. Non hai fatto grandi esperienze, è vero, però osservi sempre tutto quello che ci succede. Guardali- indicò Anne e Lucas che si stavano facendo il solletico- non sono forse ottimo materiale, momenti come questi? E' di quello che conosci, che devi scrivere.”

A Beth scappò un sorriso, vedendoli discutere come sempre, colmi di affetto l'uno per altra.

Guardò Thomas, che recava in viso la sua stessa espressione, e pensò che, forse, il suo amico poteva avere ragione. Scrivere di quello che sapeva poteva essere davvero la soluzione per uscire da tutto.

Thomas rise del sorriso di Beth e, osservando ancora una volta l'angolo in cui Anne e Lucas si davano battaglia, pensò, con enorme soddisfazione, che certe cose non sarebbero mai potute cambiare.



Ahi!Ahi! Ahi! Basta, davvero! Luke, basta! Basta, ti prego! Mi stai soffocando! Pesi tre volte me! Levati!” strillava Anne, mentre Lucas proseguiva nel solletico.

Lucas, la guardò, inclinando il volto e scoppiando a ridere. Le porse la mano e la vide rialzarsi, agguerrita.

Ehi, ehi! Calma, iena. Dobbiamo andare, adesso. Thom, è ora.”

Thomas annuì e Beth gli passò il Mantello dell' Invisibilità e la Mappa del Malandrino.

Sicura di non voler venire?”

Beth annuì, ringraziando Thomas dell'offerta. Non poteva vedere Dan, era troppo presto.

Lucas le fece un cenno ed Anne si sedette vicino a lei, armata di “Settimanale delle Streghe.”

Da quando leggi questa roba?” chiese Beth, sbirciando la copertina.

Da quando voglio farmi quattro risate.” Anne alzò le spalle e aprì la rivista.








HOGSMEADE, I TRE MANICI DI SCOPA


Quando Lucas e Thomas arrivarono ai Tre Manici di Scopa, la moto di Dan era già parcheggiata sul retro del locale e, entrando, lo trovarono a scambiare due chiacchiere con Madama Rosmerta, la quale non mancava mai di riempirlo di domande sulla sua intera famiglia.

Daniel fu graziato dall'arrivo dei suoi amici e, afferrate tre Burrobirre, si lanciarono immediatamente ad un tavolo.

Come va?” chiese Dan, esibendosi in un sorriso carico di schiuma bianca.

Thomas e Lucas gli raccontarono un po' della vita ad Hogwarts, di quello che succedeva e non succedeva, delle differenze, dei professori.

Dan ascoltava, annuiva, esprimeva il suo parere ma sentiva quei racconti scivolargli via.

Quelle vicende scolastiche non lo riguardavano più. Le trovava quasi insignificanti, a pensarci bene. Si chiedeva perchè avesse passato anni a rodersi il fegato per cose simili e concluse che, in fondo, c'è un tempo per tutte le cose e, il suo di tempo, era finito.

Che, poi, dico io, Bessie Brooke è quanto di peggio potesse capitare! Capisce di Quidditch quanto la sua Puffola Pigmea!” si stava lagnando ancora Lucas.

Thomas sbruffava, tra un sorso e l'altro e Dan, annuiva, anche se si vedeva chiaramente che stava pensando ad altro.

Luke, premesso che hai tutte le ragioni di questo mondo, non ti rendi conto di combattere contro i mulini a vento?” osservò Thomas, per l'ennesima volta.

Sto pensando al bene di Grifondoro.” obbiettò Lucas.

Luke, non fare casini. Quello che ti stiamo dicendo è di fare boiate di cui ti potresti pentire. Quest'anno ci sono gli osservatori, lo sai.” spiegò Dan, parlando in un modo un po' più comprensibile per Lucas.

Dopo anni e anni a protestare al Dipartimento per i Giochi e gli Sport Magici, la professoressa McGranitt aveva ottenuto la presenza degli osservatori di squadre di Quidditch della Prima Lega alle partite tra i Dormitori di Hogwarts, offrendo così la possibilità ai ragazzi dell'ultimo anno di essere notati.

Daniel sapeva che Lucas era un ottimo portiere e che, magari, avrebbe potuto intraprendere quella strada, se, come faceva notare Thomas, avesse messo da parte la sua passione da zappaterra.

Per il momento, sembrava più interessato agli animali della Foresta Proibita e alle piante delle serre che non ad una pluffa.

Non me ne importa niente degli osservatori, voglio solo essere lasciato in pace, giocare a Quidditch e possibilmente vincere.” precisò Thomas.

Se vai avanti così non otterrai nessuna delle tre cose, Luke. Impara a far prevalere la ragion di stato.” gli suggerì nuovamente Thomas.

Lo so di non essere un grande esempio, Lucas, ma non fare idiozie, tutto qui.” concluse Dan, alzando le spalle.

Lucas roteò gli occhi, pensando che Dan fosse proprio l'ultima persona da cui ricevere paternali.

Comunque ho delle novità!” esordì Dan

Al mio paese c'è un ragazzino che voleva imparare a suonare la chitarra e... bè, sto provando ad insegnarglielo.” confessò imbarazzato.

E com'è?” si informò Thomas, che tra i tre, sentiva di essere quello con meno problemi.

E'... è bho. Vedete, sino ad ora ci sono andato solo due volte, ma è strano, nel senso... ho come l'impressione che Jacob mi consideri una sorta di modello. Ed è strano, perchè... io non sono mai stato il modello di nessuno.”

Sicuro?” ammiccò Lucas, sinceramente felice che le cose per Dan stessero iniziando a girare. Se lo meritava, dopo quello che aveva passato quell'estate.

Non so... è una sensazione piacevole. E' come se sentissi di avere uno scopo... e...- Dan esitò un attimo- ed è bello.” concluse.

Esitò perchè stava per dire un' altra cosa, ma si fermò.

Non era ancora pronto per dirlo, per ammetterlo, per confessare una sorta di mezza – vittoria, mezza-sconfitta. Prima voleva essere sicuro di averlo fatto.

Sembra che siamo un insieme di gente soddisfatta.” commentò Lucas, mentre Thomas sorrideva comprensivo.

Trascorsero l'ora seguente a parlare di tutte le cose che dovevano fare, a ricordare malefatte e imprevisti passati, a programmarne di futuri.

Si lasciarono con la sensazione che niente stava cambiando.

Lucas osservò Dan mettersi il casco, una volta usciti e, istintivamente, lasciò per un attimo Thomas .

Dan!” chiamò.

Dan alzò la testa e lo fissò, curioso.

Lei sta bene.” disse semplicemente Lucas, indicandogli Thomas con la testa.

Dan annuì e sorrise.

Lo immaginava. Era in buone mani. Mani forse migliori delle sue, pensò con amarezza.







MINISTERO DELLA MAGIA, DIPARTIMENTO AUROR


I primi giorni dal suo rientro dalla Grecia, Harry Potter, dopo essere stato accolto con mille festeggiamenti dai colleghi, si era ritrovato a pensare che la fresca aria mediterranea gli aveva fatto dimenticare quanto potesse essere stressante lavorare al Dipartimento Auror.

Dopo due settimane, però, era arrivato a pensare che il suo viaggio di nozze non aveva nulla a che fare con i ritmi del Dipartimento. Prima che partisse, infatti, era ancora concesso avere tempo per respirare.

Gran parte degli Auror più esperti erano passati a diretto rapporto di suo padre e Sirius, quasi che avessero creato una squadra speciale e loro più giovani erano costretti ad un lavoro a ritmi serrati.

Lui e Ron, sotto la sorveglianza del Caporale Giggs, stavano seguendo alcuni casi di omicidio piuttosto simili uno all'altro e che, si sospettava quindi essere opera della stessa persona.

Quel giorno la loro pista li aveva portati a Belfast ed Harry, dopo dodici ore in giro, aveva tutto meno che voglia di scrivere un rapporto.

Ma Ron aveva stilato quello della volta prima, quindi ora toccava a lui.

Sbuffando si appoggiò alla scrivania, mentre il consueto via vai di gente e porte sbattute accompagnava le porte degli uffici di James e di Sirius.

Dannazione, Black quando lo cerchi non c'è mai!” si stava lamentando il burbero Hook, soprannome di Robert Willport, un ispido Auror Scozzese che, a quanto Harry sapeva, aveva sempre mal digerito le fulminee promozioni di suo padre e di Sirius.

E' in giro, Hook. L'ho mandato io con una squadra. Se hai problemi con Black, vieni da me.”aveva replicato secco suo padre, sbattendogli la porta in faccia ed invitandolo ad andarsene.

Incuriosito, Harry, decise che era ora di saperne di più.

Da quando era tornato non aveva visto altro che suo padre e Sirius sommersi di lavoro, chiusi per ore ed ore nel loro ufficio, uscivano raramente e, quando ritornavano al Dipartimento, le loro facce si facevano sempre più scure.

Un paio di volte era comparso Kingsley Shackebolt e altrettante era venuta Madama Bones con alcuni eminenti membri del Ministero.

Suo padre sembrava non dormire decentemente da settimane e la dipendenza di Sirius dalla caffeina era aumentata.

Sospirò. Detestava essere l'ultimo a sapere le cose, quello per principio. Detestava ancora di più, però, essere tenuto all'oscuro di qualcosa che sembrava riguardare l'intera famiglia. Aveva ventitré anni, ormai. Era un suo legittimo diritto sapere.

Si alzò e bussò alla porta dell'ufficio di suo padre.

La targhetta “James C. Potter, Capo Dipartimento” gli faceva sempre venire da ridere; crescere con un padre giocatore di Quidditch e ritrovarselo Capo Dipartimento Auror aveva un che di sinistramente divertente. Senza contare che, nel Mondo Magico, molta gente era ancora perplessa dalla nomina.

James Potter era ricordato come uno strenuo e coraggioso combattente durante la Guerra e al termine di essa gli era stata presentata una carriera al Ministero, che avrebbe potuto essere brillante, ma lui aveva rifiutato, ributtandosi nel Quidditch, accantonato durante quegli anni.

Poi, all'improvviso, aveva abbandonato il Quidditch, diventato un Auror e nominato Capo Dipartimento al pensionamento di Rufus Scrimgeour.

Avanti!” esclamò James, nascondendo immediatamente le carte che aveva davanti alla vista del figlio.

Tutto bene a Belfast, Harry?” chiese, indicandogli la poltrona di fronte alla scrivania.

Sì, sì. Tutto a posto. Abbiamo degli indizi sul nascondiglio. Dovremmo prenderlo. Devo scrivere una relazione, ma penso che lo farò prima di andare a letto. Non credi che sia ora di andare a casa, papà?” Harry gli indicò l'orologio, che segnava le otto passate.

James annuì.

Sì, direi di sì. Ma vedi, ho ancora delle cose da sbrigare. Se tu vuoi andare, vai. Non far aspettare oltre Ginny.” gli consigliò James, stropicciandosi la faccia.

Lily dopo vent'anni era abituata ai suoi mostruosi ritardi, ma Ginny, forse, poteva essere ancora in tempo per salvarsi.

Harry non si mosse.

Papà, che sta succedendo?” chiese, fissando negli occhi il padre, seduto all'altro capo della scrivania.

Appariva stanco come raramente l'aveva visto, sembrava quasi invecchiato in poche settimane.

In teoria non dovrei dirtelo, lo sai questo?” lo apostrofò James, soffermando gli occhi su quel viso simile al suo. Non fosse stato per quella piccola gobba sul naso e per il colore degli occhi, James avrebbe potuto dire di avere davanti se stesso con vent'anni di meno e, in quei tempi, il fantasma di quello che era stato continuava a tormentarlo.

Ma tu me lo dirai, vero? E' un mio diritto, sapere. Lavoro qui. Ma soprattutto sono tuo figlio e merito di sapere cosa sta succedendo.”disse Harry, calcando la voce, come a sottolineare che, proprio perchè era suo figlio, aveva diritto di conoscere la ragione che portava suo padre a lavorare più del dovuto e ad essere così preoccupato.

James annuì, grave.

Non dovresti avere accesso a queste informazioni perchè non rientri nella squadra a cui è stato assegnato questo caso. - James bloccò con una mano le proteste con cui Harry lo stava già investendo- Non rientri nella squadra per mia scelta, è vero, ma perchè è il caso che tu ti ricordi sempre che l'avere tuo padre a capo del Dipartimento non fa di te un privilegiato. Esiste un cursus honorum, qua dentro. Almeno, esiste per quanto mi riguarda. Hai la tua gavetta da fare, le tue capacità da dimostrare e non solo a me, ma a tutti. Tutti devono imparare a conoscerti, vedere la tua autorità come una autorità indiscussa. E' così che si va avanti, è così che si assumono incarichi di responsabilità. Sapevi sin dall'inizio che non ti avrei concesso favori, vero?”

Harry annuì, senza ancora capire dove suo padre volesse andare a parare. Si era lamentato più volte per i compiti che gli erano stati assegnati. Sapeva di dover fare gavetta, era giusto così, ma aveva l'impressione che lo tenessero sotto una campana di vetro.

Da quando era riuscito ad affrontare la situazione con James, l'entità dei suoi incarichi era cresciuta e gli sembrava di aver raggiunto, finalmente, la considerazione che meritava. Infatti, per quanto riguardava il presente, le uniche sue motivazioni erano quelle di un figlio a cui viene nascosto qualcosa di troppo importante.

Lo so. Se sono qui è perchè, come figlio, voglio sapere cosa sta succedendo. Credo che mi sia dovuto.” precisò Harry.

James sorrise.

Infatti. Ti è dovuto. Avremmo dovuto parlartene prima, Harry, hai ragione. Che Sirius con Dan faccia quello che crede, ma io e la mamma avremmo dovuto parlartene prima. Dovremmo dirlo anche a tua sorella, in effetti.- James sospirò e riprese a parlare.- Nel Dicembre dell' 80 i Mangiamorte hanno incendiato il villaggio di Quethiock con l'Ardemonio. Nessun sopravvissuto.”

Tu c'eri?” sussurrò Harry, inorridendo al pensiero di case e persone bruciate da quel fuoco inestinguibile.

James scosse la testa.

No, Harry. Né io né la mamma andammo a Quethiock. Ci stavamo già nascondendo.”

Harry annuì. Sapeva dai racconti dei suoi genitori quello che avevano rischiato per proteggerlo.

E cosa c'entra Quethiock col presente?”

Non furono mai trovati i responsabili e, ora grazie a nuovi elementi, abbiamo dei nomi. I fratelli Lestrange, Rosier, che è morto poco dopo, e Peter Minus.” concluse James, pronunciando quel nome tutto d'un fiato. Prima lo diceva, meglio era.

Restarono in silenzio, guardandosi l'un l'altro. James attendeva la reazione di Harry, Harry voleva che suo padre accrescesse le spiegazioni.

Peter Minus?- sillabò- Quel Peter Minus?”

Quanti altri Peter Minus credi che io conosca, Harry?” lo interrogò beffardo James.

E?” lo incalzò il figlio, senza far caso alla provocazione.

E niente. Pare che ci sia coinvolto. Ci sarà un processo, sarà dimostrata la sua colpevolezza e il Bacio del Dissennatore sarà la pena.”concluse James, giocando con gli occhiali.

Gli sta bene.” sentenziò Harry, duro. James lo ammonì con un'occhiata severa.

Papà, ha cercato di ucciderci! Ha cercato di uccidervi! Vi fidavate di lui, e vi ha venduto a Voldemort! Azkaban non è abbastanza per gente del genere!” esclamò Harry, con un disprezzo che raramente gli si era sentito nella voce.

Il Bacio di un Dissennatore è peggio della morte, Harry.” gli ricordò James.

Se lo merita.” osservò Harry, ancora pieno di rabbia, senza riuscire a capire come suo padre potesse essere così calmo o meglio, era come se fosse in pena per le sorti di quell'uomo che senza remore aveva venduto lui e la sua famiglia a Voldemort.

Se lo merita? Nessuno merita una sorte del genere, Harry. Nemmeno il tuo peggior nemico. E, mi spiace dirlo, ma Peter Minus era mio amico. Non lo perdono per quello che ha fatto, ma privarlo della sua anima non mi sembra la soluzione. Le cose non sono mai bianche o nere, ragazzo mio, spesso sono grigie.” osservò James, con una lucidità che spiazzò suo figlio.





Buonasera a tutti, sono in ritardo come al solito. Chiedo scusa.

Questa rivelazione finale è stata inserita perchè... perchè vorrei un confronto tra i Malandrini. Tra i Quattro Malandrini, perchè quattro erano.

Spero vorrete seguirmi in questo tortuoso percorso.

Ringrazio: Bellis, Alohomora, Princess Marauders, Padfoot_07, Lulu Cullen, Devijina, ginny_

e Potter92 per le recensioni. Vi risponderò presto via e-mail, se per voi non è un problema.

A presto.














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Capitolo 23
*** Di Riflesso ***



Di riflesso



LONDRA, DIPARTIMENTO AUROR


Signore, desiderano vederla.” Ron Weasley si rivolse educatamente al suo superiore senza mostrare la confidenza che dodici anni di frequentazione avevano creato.

James alzò appena gli occhi dal fascicolo, domandando chi fosse a chiedere di lui.

Claire Minus.” riuscì a dire Ron a voce così bassa da essere quasi inudibile. Sapeva cosa quel cognome significasse per la famiglia di Harry.

L'espressione di James cambiò immediatamente, divenendo scura.

Vai a chiamare Sirius, dovunque lui sia deve essere qui ora. ” ordinò James, sbattendo le carte sulla scrivania di mogano.

Ron scattò immediatamente.

Ron- aggiunse James, con un tono decisamente più amichevole e un mezzo sorriso- falla entrare.”

Si mise le mani dietro la schiena ed inspirò, passeggiando per la stanza.

Perchè mai la madre di Peter era venuta a far visita a lui? Voleva forse implorare che lui usasse tutta la autorità della sua posizione per evitare al figlio il Bacio del Dissennatore?

Se anche avesse potuto evitarlo, l'avrebbe fatto? Sì, quello l'avrebbe fatto.

Ma poteva davvero fare qualcosa lui o spettava tutto al Wizengamot?

Mentre pensava, vide Claire Minus entrare a piccoli passi nel suo studio.

Ricordava una donnetta rubiconda, con i capelli biondo miele e un sorriso disponibile. Gli si presentava davanti una signora di circa settant'anni, smagrita, pallida e rugosa. Stanca, in una sola parola.

Per un momento soltanto pensò che si trovava davanti alla madre di colui che aveva scelto deliberatamente di ucciderlo. Per un altro istante pensò che fosse solo una donna di settant'anni.

Guardandola negli occhi ed indicandole la poltroncina però, pensò solo che fosse colei che più di tutti aveva sofferto.

Grazie per avermi ricevuto, James.” gli disse, accennando un mezzo sorriso.

James annuì e le chiese se gradisse una tazza di tè, lei rifiutò.

James, a mani in tasca, perlustrava l'intera stanza percorrendola interamente.

Stai aspettando forse Sirius, James?” chiese acutamente la signora Minus. Se li ricordava, James e Sirius. Uniti, più che uniti.

Non volevo imbarazzarla.” si scusò James, sedendosi di fronte a lei.

Ne sono sicura. E capisco se vuoi aspettare Sirius. So benissimo cosa la mia visita possa smuovere in te.”asserì, senza far caso alle scuse borbottate di James.

Claire Minus volle aspettare che Sirius Black facesse il suo roboante ingresso nell'ufficio di James Potter prima di spiegare che cosa la portasse lì.

Attese che Sirius smettesse di ringhiare e prendesse silenziosamente posto alla sua sinistra.

Prego, signora Minus.” James la invitò a parlare.

Claire Minus raccontò di come le fosse stato comunicato che il Wizengamot intendeva processare suo figlio per la strage di Quethiock sulla base di nuove prove emerse.

Sirius faticò a tacere e rimase zitto solo in seguito alla brutale occhiata che gli rivolse James: terrorizzare ed insultare la madre di Peter non avrebbe portato a nulla.

Lo sappiamo, signora, queste prove sono giunte anche in ufficio. Ho controllato personalmente i registri.” disse James.

E lo credete colpevole? Ho parlato con lui e mi assicura di non avere niente a che fare con Quethiock...” stava dicendo la donna, senza farsi intimorire dagli sguardi pressanti dei due uomini a cui suo figlio aveva rovinato la vita.

Claire Minus non giustificava suo figlio Peter per quello che aveva scelto di fare. A prescindere dalla sua decisione di farsi Mangiamorte, lui aveva tradito a sangue freddo i suoi amici, condannandoli a morte.

No, Claire Minus non poteva comprenderlo. Poteva soltanto, a distanza di anni, cercare di stargli vicino, nonostante tutto e garantirgli giustizia.

Suo figlio era un Mangiamorte, signora. Mi spiace ricordarglielo e anche quasi ammazzato Lily e James...” grugnì Sirius.

Sirius, per favore. Falla parlare, almeno.” lo zittì James.

No, James. Sirius ha ragione. Mio figlio vi ha consegnati a Voi-Sapete-Chi. A sangue freddo. Sarà anche stato terrorizzato, avrà anche avuto paura e per questo ha scelto di unirsi a loro, ma quando gli è stato proposto di essere il vostro Custode Segreto ha accettato. Più che consapevole di quello che stava per fare, io credo. Non lo si può giustificare più tanto e non è mia intenzione farlo. Chiedo solo che sia fatta giustizia anche in questo caso: Peter dice di non essere coinvolto. E io gli credo. Ho scelto di farlo. Non gli ho parlato per anni, è stato difficile per me iniziare ad andarlo a trovare ad Azkaban... questa volta ho scelto di credergli. Ho visto la disperazione nei suoi occhi al solo sentire parlare del Bacio. E' il mio unico figlio, non so se perderlo mi aiuterebbe a farmi una ragione di tutto quello che è successo.” fece una pausa. James pensò a quello a cui pensava spesso negli ultimi giorni.

L'idea di un uomo, di un essere umano, di una persona che era stata sua amica privata della sua anima.

Sirius invece, riflettè sul fatto che quel vigliacco di Peter, con o senz'anima, avrebbe passato il resto della sua misera vita a chiedere pietà, senza farsi carico delle sue responsabilità.

Vorrei- riprese- Vorrei che voi indagaste e cercaste prove a sostegno della sua innocenza. So che vi chiedo una cosa molto impegnativa, soprattutto per via di quello che è successo e capirò se rifiutate. Ma vi prego, fatelo in nome della Giustizia. E' l'unica cosa a cui posso appellarmi.”concluse, guardando negli occhi sia James che Sirius.

Nessuno parlò.

Sirius si alzò per primo.

Quella donna, nonostante tutto, amava ancora suo figlio. Era naturale che fosse così, disse.

Le faremo sapere.” promise James indicandole la porta.

Non posso promettere nulla.” precisò.

Lo so- annuì Claire Minus- E sono anche consapevole di quello che vi ho chiesto.” disse, accompagnando la porta.

James si buttò sulla poltrona e Sirius lo guardò, da in piedi.

Che pensi di fare, James?”

Non ne ho idea.” rispose, stanco.


MORTON-ON-SWALE

Daniel osservava le espressioni corrucciate di Jacob, mentre le sue dita si infilavano tra le pieghe delle corde della chitarra. Le falangi chiare e sottili di Jacob non presentavano nessuno dei tanti calli che Dan aveva pronosticato e sperimentato sulla propria pelle.

Il suono emesso dallo strumento era stentato, a singhiozzi e singulti. Era chiaro che Jacob non si fosse esercitato.

Dan non disse niente e lasciò che terminasse l'esercizio che gli aveva affidato.

Ok- disse, quando Jacob posò la chitarra e si voltò a guardarlo in attesa del giudizio- direi che per oggi può bastare.” sospirò. Avrebbe voluto insultare quel ragazzino che sembrava solo fargli perdere tempo, considerando che non si esercitava. Stava per farlo, quando incontrò gli occhi speranzosi di Jacob e, allora, si chinò per terra e tirò via dalla custodia della sua chitarra dei fogli scritti a metà o impiastricciati d'inchiostro infilandoseli in una tasca dello zaino.

Direi che ora vado.” aggiunse.

La chitarra.” gli ricordò Jacob, alzandosi dal letto.

Tienila tu.” si sforzò di sorridere Dan. “Ho visto che non ti sei esercitato, forse non hai nemmeno una chitarra. Tienila tu. Io ora ho l'elettrica.”

Jacob si vergognò moltissimo. Non aveva provveduto all'acquisto di una chitarra perchè suo padre sosteneva che fosse il caso di aspettare ancora qualche tempo, per testare il reale interesse che lui aveva per lo strumento. Razionalmente il ragionamento non faceva una grinza e Jacob si era trovato a dare ragione al genitore, ora che si trovava davanti a Dan, però, non poteva non vergognarsi e criticare la sua scelta.

Perchè lo fai?” balbettò Jacob, mostrando enorme sorpresa nei suoi occhioni azzurri.

Dan alzò le spalle.

Perchè mi va, suppongo.” Jacob era l'opposto di lui, in tutto e per tutto. Era tanto metodico quanto lui era confusionario, ma c'era qualcosa che gli suggeriva che aiutare quel ragazzino avrebbe aiutato anche lui.

Grazie.”

Figurati.” Dan fece per ruotare la maniglia della porta.

Dan... erano canzoni tue quei fogli che ti sei portato via?” chiese Jacob senza un filo di indecisione o di titubanza.

Sì. Lo erano.” confermò Dan, senza voltarsi.

Le hai fatte sentire a qualcuno?” chiese ancora Jacob

No. In realtà no.” confessò Dan, chiedendosi perchè aveva scelto di rispondere alle domande di un completo estraneo.

Perchè? Intendo dire, dovresti farlo.” suggerì Jacob.

Non credo di essere abbastanza bravo. E comunque, sono solo le sciocchezze di un adolescente arrabbiato, come direbbe mia nonna se fosse viva.” Dan la buttò sul ridere e si scompigliò i capelli.

Credo che tu non sia più un adolescente e non credo nemmeno che tu sia arrabbiato, Dan. O almeno, non puoi ricevere conferme se non le fai sentire a qualcuno che non sia tu. Magari ti diranno che sei solo un quasi ventenne deluso.” osservò Jacob innocentemente, spiazzando del tutto Dan che si ritrovò a guardarlo allibito.

O magari che sono solo un illuso e che devo crescere.” Dan scosse la testa ed affondò un piede nella moquette del corridoio.

Non credo.” concluse Jacob, chiudendogli la porta in faccia con un enorme sorriso.


PORTOBELLO ROAD, NOTTING HILL, LONDRA


Harry si Smaterializzò in un vicolo cieco e stretto che separava casa sua da Portobello Road.

Gli piaceva abitare da quelle parti. Erano a Londra, la capitale piena di opportunità e di tutti i servizi possibili ed immaginabili, ma abitavano in una zona tranquilla, fatta di casette tutte uguali, dai portoni colorati che davano all'intera via, sulla quale si affacciavano strane botteghe come quell' Alice presente su ogni guida turistica esistente, un 'aria completamente paesana.

Non c'era mai troppa confusione o troppo traffico, salvo nel giorno del famoso mercato di Portobello Road, che i londinesi ormai conoscevano a memoria e che i turisti prendevano d'assalto.

Lui e Ginny non avevano voluto rendere la casa invisibile ai Babbani, no, l'avevano voluta lì, bella, confortevole e visibile, in quel suo azzurro pastello che così ben si armonizzava con il violetto e il senape delle due villette che la circondavano. La Squadra Magica Speciale aveva solo dovuto occuparsi di insonorizzare le pareti e di rendere il più possibile casuali e invisibili gli strani fenomeni che, per forza di cosa, si verificavano in una casa abitata da maghi.

Lancelot Boyle, che guidava il reparto della Squadra Magica Speciale venuta ad occuparsi dei lavori, aveva avuto i suoi diverbi con Harry proprio a proposito del fatto che i neo-coniugi Potter non volevano nascondere la casa. Dopo infinite discussioni aveva concluso dicendo che, qualora ci fossero stati problemi con i Babbani, qualora avessero violato lo Statuto di Segretezza, lui non voleva saperne più niente.

Harry infilò la chiave nella toppa e salutò con un sorriso Bob Cleever, il suo vicino di casa, appena trasferitosi a Londra dalle Midlands per amore e carriera.

Ginny, sono a casa!” urlò appendendo il mantello all'attaccapanni con un lancio degno del miglior Cacciatore.

Era solo ottobre, ma tirava già aria e, come al solito, pioveva. Certo, non era niente che un inglese mezzo scozzese come lui, temprato al clima britannico non fosse in grado di sopportare con un leggero mantello sopra alla camicia di cotone.

Arrivo Harry!” urlò Ginny. Dalla cucina provenivano già gli odori della cena di quella sera, ma le parole di Ginny arrivavano dal piano di sopra.

Non si stava allenando in quei giorni, si sentiva poco bene e quindi aveva rinunciato al ritiro con la squadra.

Di fatto le cose non andavano diversamente da come andavano prima che si sposassero, semplicemente Harry aveva pensato (ora si rendeva conto che era impossibile oltre che sciocco aver pensato una cosa simile) che sposandosi avrebbero cambiato le loro abitudini, vedendosi, magari, di più.

Ma era impossibile che ciò accadesse se entrambi passavano gran parte della giornata fuori casa e, nel caso di Ginny, stando via anche per tre giorni.

Non ne avevano mai parlato direttamente, in realtà, anche se era un disagio che era senza dubbio presente da entrambe le parti. Ginny non pareva intenzionata a rinunciare alla carriera che si era faticosamente guadagnata ed Harry non le chiedeva di farlo. Perchè poi? Se non avesse giocato, cosa avrebbe fatto Ginny? La casalinga disperata? No, non faceva decisamente per lei stare a casa a pulire e cucinare tutto il giorno.

Sarebbe impazzita. Chiunque sarebbe impazzito. Ne avrebbe risentito anche il loro rapporto, se lei avesse rinunciato a tutto per stare a casa.

Comunque, e di quello ne avevano parlato un sacco di volte, la carriera dello sportivo era breve, brevissima. Ginny aveva ventidue anni, poteva giocare ad alti livelli per, al massimo, un'altra decina d'anni, dopodichè sarebbe stata messa da parte dalla sua stessa squadra, se non avesse scelto lei stessa di reinventarsi una professione, pur all'interno del mondo del Quidditch.

Aveva senso, quindi, che lei rinunciasse a giocare a Quidditch per poter passare più tempo a casa?

No, non aveva alcun senso. Si amavano e, nonostante le difficoltà, una soluzione l'avevano trovata.

Erano ancora così giovani! E avevano ancora così tanto tempo davanti, non aveva alcun senso affrettare le cose.

Harry si buttò sul divano, meditabondo.

Quello che era successo in ufficio, l'arrivo della madre di Minus, le espressioni scure sui volti di suo padre e di Sirius... era strano che il passato, quel passato, tornasse ad avvolgerli ancora vent'anni dopo.

Era strano che tutto continuasse a portare là, dove tutto era cambiato.

Non erano affari suoi, non doveva entrarcene. Sirius era stato chiaro e suo padre altrettanto.

Era una questione che doveva toccare lui, Beth e Dan solo di riflesso. Non dovevano avere nulla da temere e nulla di cui preoccuparsi. Non spettava a loro indagare sul passato, non spettava a loro cercare di risolverlo, non spettava a loro vivere in quel passato.

Harry aveva ribadito che, qualsiasi cosa avesse potuto fare l'avrebbe fatta. Aveva forse più diritto lui ad indagare sui quei fatti che non un qualsiasi altro Auror del Dipartimento. Suo padre l'aveva ringraziato e gli aveva detto che gli avrebbe fatto sapere, era suo diritto sapere, ma che, per il momento, se ne sarebbero occupati lui e Sirius.

Non sapeva quale decisione avesse preso suo padre, non sapeva cosa sarebbe successo, cosa avrebbero scoperto... semplicemente, Harry, era arrivato ad una conclusione amara.

Ehi, buonasera! Tutto bene?” Ginny era scesa dalle scale, voleva subito parlare con Harry di una cosa importantissima. Una cosa che l'aveva portata a sperimentare tutte le emozioni possibili in un pomeriggio, passando dall'euforia alla disperazione.

Poi però aveva visto l'espressione assente di Harry e si era insospettita, decidendo di rimandare qualsiasi sua notizia.

E' stata una giornata strana, in ufficio.” rispose.

Vuoi parlarne?” gli chiese, sedendosi al suo fianco su quell'enorme di divano che Fred e George avevano insisto per regalare agli sposini.

Harry annuì. Non poteva tenerle nascosto nulla, non per sempre, almeno. Erano una famiglia.

Così raccontò. Raccontò tutto dal principio. Raccontò della guerra, raccontò di come fossero emerse nuove prove sulla strage di Quethiock, raccontò di come Minus apparisse coinvolto e di come sua madre sostenesse la sua innocenza, chiedendo a James e Sirius di indagare, di provarla.

E' strano, Ginny. Sono anch'io impantanato nel passato, tanto quanto lo sono loro, eppure è un passato che non mi appartiene, che non sento mio, che non può essere mio. Eppure sono lì, bloccato a quel 31 Ottobre 1981 così come lo sono loro. Quel che è peggio, è che ho realizzato di essere sempre stato bloccato a quel 31 Ottobre. Per tutti questi anni la mia famiglia, la famiglia di Sirius, Remus... tutti quanti siamo rimasti ancora lì, ancora a quel 31 Ottobre. Ho la sensazione che, se non si va a fondo di questa vicenda, resteremo lì per sempre. Ma come dare torto a mio padre e a Sirius se vogliono semplicemente dimenticare, lasciarlo lì a marcire? Ci ha venduti a Voldemort. Ha venduto il suo migliore amico e la sua famiglia a Voldemort, a sangue freddo!” esclamò Harry

Harry...” provò ad intervenire Ginny.

No, aspetta, lasciami finire... quel che vorrei dire è che il punto della questione è che questa storia mi riguarda e non mi riguarda, capisci? E' un passato più loro che mio. E io non so che posizione prendere o cosa fare. Voglio uscirne, voglio uscire da questi ricordi che non sono miei, ma che allo stesso tempo lo sono.” terminò Harry in un sospiro, con una mano a giocare con gli occhiali.

Harry... io, per quel che può valere, credo che sia ovvia la tua confusione. Questa storia riguarda il passato della tua famiglia, il tuo passato, ma soprattutto riguarda l'amicizia tra i tuoi genitori, tra Sirius, Remus e Peter Minus. Riguarda te, ma solo di riflesso. E non devi sentirti egoista perchè non ti senti coinvolto fino in fondo. Credo che sia giusto così, in un certo senso. Vedi, la guerra è finita da così tanto ormai che, sebbene più o meno tutti quanti abbiano perso qualcuno, se non lo si è conosciuto lo si pensa in modo distaccato. Io perso i miei zii, i fratelli di mia madre, Gideon e Fabian, lo sai... e vedi, mia madre soffre ancora, soffre tantissimo ancora adesso ed è giusto che sia così, in un certo senso, però io non li ho mai conosciuti. Ne ho solo sentito parlare dai racconti dei miei genitori o da Charlie e Bill, che li hanno conosciuti abbastanza per potersene ricordare. Percy era troppo piccolo e io, Fred, George e Ron siamo nati dopo.

Per anni mi sono sentita in un certo senso in colpa per non averli conosciuti o per non avere loro ricordi o, soprattutto, per non soffrire come vedevo soffrire mia madre. Poi ho parlato con Charlie che mi ha detto che non devo farmene una colpa, non è colpa mia. Non devo vivere nel passato, in un passato che è sì mio, ma che non mi riguarda fino in fondo. Non li devo dimenticare, ma non devo nemmeno farmi condizionare la vita da questo presunto dolore mai provato. Capisci che intendo dire? E' giusto che tu abbia in memoria la storia dei tuoi genitori, ma quella notte del 31 Ottobre riguarda sì te, la tua famiglia e la Profezia che era stata fatta, ma questo è passato. E' passato, capisci Harry? E' passato e questo sì è un passato che ti riguarda. Ti riguarda il fatto che i tuoi genitori, che Sirius e Remus avessero come unico scopo quello di proteggere te. Quello che è successo con Peter Minus riguarda anche te, ma riguarda soprattutto loro. E non devi sentirti in colpa perchè non partecipi completamente a questo loro momento di smarrimento. Capisci cosa intendo dire?” Ginny aveva parlato per un paio di minuti abbondanti e Harry aveva notato che spesso il suo sguardo presente si faceva assente.

Credo che tu abbia ragione. Non fa una grinza quello che dici. E in effetti è così che mi sento. Spero di riuscire a recuperare un equilibrio e a rispettare qualsiasi decisione mio padre scelga di prendere.” disse Harry, chiedendosi, ancora una volta, dove avrebbe portato James e Sirius quella brutta storia.

Nessuno ti chiede di accettare tutto e subito. Ci si arriva col tempo.” osservò Ginny, in un sorriso comprensivo.

Grazie.”

Sono tua moglie e sono qui per questo.” rispose, prendendogli le mani.

Harry la strinse e le posò un bacio tra i capelli rossi.

C'è una cosa che vorrei dirti, Harry James Potter.” annunciò Ginny dopo un po'. Fremeva al pensiero di dirglielo.

Harry la guardò, aggrottando le sopracciglia.

Sono incinta.” confessò Ginny, senza mezzi giri di parole. Ma con un sorriso che andava da una guancia all'altra.

Aveva sempre pensato che Harry sarebbe stato il primo a saperlo. Si era sempre immaginata così la scena e, invece, come spesso capita nella vita. Era andata diversamente.

Luna si era presentata a casa sua nel pomeriggio e Ginny, che stava sperimentando emozioni troppo diverse per non essere comunicate, dovette dirglielo.

Era contenta che a saperlo fosse stata Luna, in verità. Lei non aveva fatto commenti, non si era lasciata prendere dall'ansia. L'aveva solo abbracciata e aveva sorriso.

Hermione, al posto suo, avrebbe iniziato a fare programmi, a cercare informazioni nei suoi libri, a cercare di controllare la situazione e Ginny era contenta che a saperlo per prima fosse Luna, lei che non aveva detto niente, ma aveva dato una splendida dimostrazione d'amicizia.

Harry non disse niente.

Sono incinta Harry, hai capito?” ripetè Ginny, venendo presa dallo sconforto. Non avevano mai parlato di bambini. Erano così giovani!

E' la notizia migliore che potessi darmi.” sussurrò appena Harry, guardandola estasiato.

Cambieranno tante cose d'ora in avanti.” osservò Ginny.

Le affronteremo come abbiamo sempre fatto.” disse sicuro Harry.

E' così che si fa dopotutto, no? Passato, presente e futuro.” disse Ginny, accarezzandosi la pancia ancora piatta.

Harry posò la destra su quella della moglie e sorrise.

Passato. Il 31 Ottobre era passato. Presente, lui e Ginny. Futuro, quel bambino che doveva ancora nascere.

Perchè in fondo, andava bene così.




GODRIC'S HOLLOW



Lily si svegliò di colpo dopo un sogno piuttosto strano ed agitato. Aprì di scatto gli occhi e toccò le lenzuola, il cuscino, il materasso, come per assicurarsi di essere a casa, nel suo letto.

Si passò una mano tra i capelli, come a volersi scrollare via di dosso quella sensazione orribile, e si ributtò sul cuscino, accorgendosi, mentre si accovacciava verso destra, di non avere il corpo di James al suo fianco.

James?” mugugnò al nulla, tastando il materasso vuoto. Controllò l'ora sulla sua sveglia: le 02.45.

Riguardò ancora una volta il materasso vuoto del letto disfatto. James si era alzato.

Scalza uscì dal letto e scese le scale, sbirciando dallo stipite del salotto il marito che teneva lo sguardo fisso sulla parete di fronte.

Che cosa c'è, James?” gli chiese a bassa voce. Lui alzò appena la testa, apparendole insicuro come noi mai.

Lily prese cautamente posto al suo fianco, intrecciando le sue mani in quelle del marito.

Io ti appoggio, James. Devi andare fino in fondo. Non importa quello che scoprirai.”

James annuì.

Lo so. E' che una parte di me non sopporta tutto questo, Lily. Non sopporto di dover scagionare una persona che ha cercato di uccidere me e la mia famiglia. Credo, credo francamente che sia troppo.” soffiò James, allibito.

E se non lo facessi? Se scegliessi di lasciare tutto com'è e condannare a morte un innocente?” incalzò Lily.

Peter Minus non è innocente.” osservò James.

Lo so. Non lo è. Ma in questo caso potrebbe esserlo. Nessuno ti critica per quello che pensi, James. E' normale. Ci ha consegnato a Voldemort a sangue freddo! Ci fidavamo di lui! Ma... pensa a quello che hai costruito in questi anni, alla nostra famiglia, ai nostri figli... il loro padre deve essere corretto.” Lily cercava di farlo riflettere, di esporle il suo punto di vista, ben consapevole che solo James potesse scegliere.

Ho avuto paura, Lily. Ho avuto paura, paura di perdervi paura di non essere in grado di proteggervi ... Mi fidavo di lui. Non so se ci riuscirò. Ho rischiato troppo.” sussurrò James, prendendosi la testa tra le mani.

Lily, vedendolo rannicchiarsi a quel modo, rivisse le notti di vent'anni prima quando, svegliandosi di colpo senza avere James al suo fianco, lo trovava solo e disperato sul pianerottolo o sul divano.

Stava lì, a guardarlo, senza avere il coraggio di fare alcunchè, senza abbracciarlo, senza dirgli che sarebbe andato tutto bene, che ne sarebbero usciti. No, Lily ritornava in camera e piangeva, silenziosamente, sino a quando James non tornava al suo posto.

Adesso, però, non era più spaventata. Con gentilezza, scostò le mani di James dal suo viso, liberandoglielo.

James, lo so. Lo so che hai avuto paura. Lo so che spesso venivi qui la notte per startene da solo, per gettare quella maschera di sicurezza che indossavi per proteggere me. Lo so. Scegli tu. Devi scegliere tu cosa fare, io ti sosterrò in ogni caso perchè so che prenderai la decisione giusta.

Sei troppo Giusto ed Onesto per poter scegliere qualsiasi altra strada. Non chiedermi come lo so, lo so e basta.” la voce le tremava, ma era le sue intenzioni erano decise come non mai.

Sapeva, sapeva che James avrebbe preso la decisione migliore.

Sapeva, sentiva sin da quando il marito ne aveva parlato che, nonostante tutti i suoi tentennamenti, dentro di sé, James aveva già deciso. Sapeva che sarebbe andato fino in fondo.

James alzò la testa e confuse il suo sguardo in quello smeraldino della moglie con un certezza: Lily aveva sempre saputo.














Scusatemi per il ritardo più abnorme del solito, ma è stato davvero un mese impegnativo.

Forse questo capitolo vi appare confusionario, ma del resto, capitano sempre tante cose diverse tutte insieme nella vita, non credete?

Spero di risentirvi presto.

Alohomora: come sai ognuno dei nuovi personaggi che ho creato sta prendendo la sua strada e il suo spazio ed a volte fermarli è davvero difficile! Bisognerebbe scrivere pagine e pagine su di loro!

Su James... come vedi qui è un uomo tormentato, ma mi piace pensare che lui e Lily non abbiano mai voluto crescere i loro figli in un clima d'odio o intolleranza. Mi piace pensare che, nonostante quello che è successo, abbiano spronato i figli a cercare sempre il bene nelle persone.

Padfoot_07: sì, James vorrebbe la Gisutizia sopra ogni cosa, anche se spesso, è difficile far combaciare i nostri personali sentimenti con la Giustizia. Come vedi, sono successe tante cose, in questo capitolo!

Deviljina: il muro delle incertezze di Dan sta crollando perchè avere a che fare con Jacob lo mette con le spalle al muro. Jacob è diverso da lui. E' molto più maturo di quanto non fosse lui a dodici anni e, in un certo senso, tutto questo lo imbarazza. E' come se si sentisse in dovere di giustificarsi davanti a Jacob, capisci? Che sia quello che gli ci vuole per capire da che parte vuole andare? Forse...

ginny_: ho scelto di inserire Minus perchè credo che serva un “chiarimento” tra lui e i suoi vecchi amici. Chiariranno ben poco, forse, ma in questa situazione Sirius, James e Remus sono costretti a a fare i conti col passato e, forse, a metterci per sempre una pietra sopra.

Potter92: tra Dan e Beth le cose si risolveranno tra un bel po'! Sia in quanto a capitoli, sia in quanto a tempi di stesura, che sono lunghissimi per me. Continua a seguire!

PrincessMarauders: Mary e Lucas scommetto che ci tedieranno ancora un po'. Io credo che Lucas le sia fondamentalmente affezionato anche se, diciamocelo, un po' gli fa comodo averla. Mary... non so se è realmente affezionata a Lucas o a quello che lui rappresenta, forse solo a quello che lui rappresenta. Per Dan e Beth ci vorrà ancora parecchio, entrambi hanno cose da sistemare!






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