I wanna be there for you.

di Suomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


‘Posso dare informazioni solo a familiari’ disse inflessibile un’infermiera, fissando lo schermo del computer davanti a lei.

‘I…’ Serena aprì bocca per parlare.

‘Lei è sua sorella!’ disse Blair interrompendola, sbraitando.

L’infermiera alzò gli occhi dallo schermo e fissò la bionda da sotto gli occhiali ‘Umh…Non vi somigliate molto…’

‘N…’ Serena aprì nuovamente bocca.

‘Genitori diversi! Seconde nozze!’ interruppe nuovamente Blair ‘o quarte’ aggiunse sottovoce ‘Benvenuta nel 2009!’ gridò alla donna.

‘E lei sarebbe…’ disse l’infermiera, guardando la brunetta che continuava a sbraitare.

‘La sua ragazza!’ strillò ‘Credo’ aggiunse in un sussurro.

‘Stanza 251’ disse l’infermiera.

‘Gr…’ Serena aprì bocca.

‘Andiamo S!’ gridò Blair, tirando l’amica per un braccio.

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‘Che ci fai tu qui?’ domandò Dan guardando il ragazzo di fronte a lui.

‘Che ci fai tu qui?’ chiese di rimando Chuck.

‘Avevo capito fossi in ospedale’

‘Il braccio non me lo sono ingessato da solo’ disse alzando lievemente il braccio rotto mostrandoglielo.

‘Giusto’ annuì Dan ‘ma gli altri sono andati in ospedale poco fa’ continuò confuso.

Chuck annuì ‘Perderanno un po’ di tempo lì’

Dan lo guardò ancora più confuso.

‘Diciamo che qualcuno mi doveva un favore. Ora vado’ tagliò corto.

‘Parti?’ chiese Dan indicando la valigia che teneva in mano.

‘Humphrey, potresti evitare di dire…lascia perdere’ disse ed entrò nell’ascensore.

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‘Ancora qui?’ chiese l’infermiera alle ragazze che si era ripresentate davanti a lei, fingendo incredulità

‘La stanza è vuota!’ strillò Blair.

‘Oh. Che sbadata. Dimenticavo, il vostro amico è stato dimesso prima del vostro arrivo’ affermò, nascondendo un sorriso.

Blair le mostrò una smorfia di puro odio e sbuffò.

‘Ar…’ disse Serena, ma l’amica la trascinò via strillando ‘Muoviti, S.’ e non ebbe neanche il tempo di salutare.

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‘Ciao Dan’ salutò timidamente Serena facendo un cenno con la mano, vedendo il ragazzo seduto sul divano, mentre Blair si era già fiondata verso il corridoio.

‘Ciao’ rispose Dan a Serena ‘Lui…lui non c’è’ disse verso Blair, che si fermò di scatto e si voltò.

‘Lui?’ chiese.

‘Ch…Chuck’ rispose ‘Cercate lui?’

‘Lo hai visto?’ continuò Blair.

‘Potrei…potrei averlo incrociato’ annuì.

‘E…’ strillò Blair impaziente.

‘E, cosa?’ chiese Dan.

‘Dove è andato, Humphrey?’ era sempre più spazientita.

‘Non lo so’ disse Dan alzandosi. Blair sbuffò.

‘Sai non sono esattamente il suo più intimo confidente’ cercò di giustificarsi Dan ‘Aveva una borsa…’

‘Borsa? Che borsa?’ chiese Blair stupita.

‘Una borsa’ ripeté il ragazzo.

‘E’ sempre stato così inutile?’ chiese Blair verso Serena, indicando Dan.

‘Blair…’ l’ammonì la bionda.

‘Bene’ l’interruppe, tornando a fissare il ragazzo con un lieve sorriso ‘Esistono vari tipi di borsa: piccole valigie, enormi bagagli, cartelle, tracolle…’

‘Una borsa. Borsa del tipo ‘sto partendo’’ la fermò Dan.

Blair alzò le sopracciglia stupita e andò verso il corridoio.

‘Scusala, è un po’…’ iniziò Serena timidamente.

‘S’ gridò Blair ‘Ti serve un invito scritto?!’

‘Vado’ disse Serena a Dan, indicando il corridoio e annuirono entrambi.

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Trovarono Blair che rovistava nell’armadio di Chuck e notarono alcuni cassetti aperti negli altri mobili.

‘Che fai, B?’ chiese Serena sorpresa.

‘Secondo te?!’ disse come se stesse facendo l’ovvio, voltandosi verso la ragazza, che al suo fianco aveva un Dan altrettanto confuso. ‘Cerco indizi!’

Dan rise e le due ragazze si voltarono a osservarlo con lo sguardo confuso di Serena e quella furioso di Blair.

‘Oh’ disse accortosi che era al centro dell’attenzione e smettendo immediatamente di ridere.

‘E’ solo che manca solo che spunti David Caruso in questa stanza e non avremo nulla da invidiare a CSI’ iniziò a ridere di nuovo, fermandosi e fingendo un colpo di tosse, quando si rese conto che nessuno rideva con lui.

‘E’ sempre stato così idiota?’ chiese Blair scioccata a Serena, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.

‘Blair, per favore…’ disse Serena.

‘Ok, scusa. Perché la risposta è davvero ovvia’ continuò Blair guardando Dan dall’alto al basso.

‘Aiutatemi’ disse la bruna, troncando il discorso.

‘Sì, ma cosa cerchi?’ chiese Serena.

‘Non lo so!’ strillò Blair.

‘Bene, allora sarà una ricerca interessante’ disse Dan.

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‘Mancano vestiti e aveva una valigia in mano’ sentenziò Blair.

‘L’indagine ha dato questo risultato?’ chiese Dan ‘un po’ misero…’

Blair lo fulminò con lo sguardo.

‘Scusa’ disse Dan con le mani alzate in segno di resa. ‘Ma posso almeno sapere cosa è successo?’

‘Che vuoi dire, Humphrey?’ chiese scocciata Blair.

‘Ospedale, sparizioni, indagini…insomma cosa è successo tra te e Chuck?’

‘Che diavolo t’importa?’

Dan emise un risolino. ‘Nulla. Ma visto che sono qui ad assecondare le tue manie da psicopatica, magari una spiegazioni mi chiarirebbe le idee’

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


‘Che succede ragazzi?’ Eric entrò nella stanza, trovando lo strano trio composto da Dan, Blair e Serena.

‘Cerchiamo Chuck’ disse Serena.

‘Nel salotto di casa? Avete già guardato sotto il divano o dietro la tenda?’ chiese sorridendo.

‘Divertente’ sentenziò Blair con un finto sorriso.

‘Non sappiamo dove sia. Dan lo ha visto qui poco fa con una borsa in mano’ aggiunse Serena.

‘Non è il caso di preoccuparsi’ disse Eric tranquillo, avvicinandosi al divano.

‘Tu!’ disse Blair indicandolo con l’indice ‘Tu sai qualcosa’

‘Io? No davvero’ si affrettò a rispondere il giovane visibilmente imbarazzato.

‘Non era una domanda’ ribatté Blair sicura ‘Cosa sai?’

‘Nulla’ continuò Eric sulla difensiva.

Blair gli lanciò uno sguardo indagatore, mettendo ancora più in imbarazzo il ragazzo.

‘B, non spaventare mio fratello’ disse Serena con tono apprensivo.

‘Eric’ Blair ignorò la bionda e rimase a fissare il giovane.

‘Sta bene’ disse Eric.

‘Poi?’ chiese la bruna.

Eric sbuffò ‘Basta, nient’altro’.

‘Sicuro?’ chiese la ragazza con un sorrisetto.

‘Non riuscirai a farmi dire altro’ sentenziò Eric.

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‘Cosa diavolo va a fare in Svezia?’ chiese Blair.

Serena fece spallucce.

‘Stoccolma’ precisò Dan, mentre guardava distrattamente il bracciolo del divano su cui era seduto.

‘Così ha detto Eric’ aggiunse Serena.

‘Sarà il caso di cercarlo’ disse B d’un tratto.

‘Scherzi?’ chiese Serena.

‘Scherzi?’ chiese Dan contemporaneamente.

I due si guardarono con occhi dolci.

‘Bleah’ Blair lanciò uno sguardo disgustato ai due ‘Vi siete lasciati, non fate i piccioncini se non volete farmi venire la nausea’

‘Blair’ Serena tornò a guardare l’amica ‘tornando a prima, non…’

‘Vuoi lasciarlo disperso tra i ghiacci della Scandinavia?’ disse Blair con un tono a metà tra la supplica e la pietà.

‘Stoccolma non lo definirei un punto disperso tra il nulla’ fece Dan.

‘Tra i pinguini è chissà cosa’ continuò Blair ignorando completamente il ragazzo.

‘Non è andato al polo Sud!’ disse Dan ridacchiando.

‘Shhh’ Blair ruotò di scatto la testa verso Dan e poi fissò di nuovo Serena con uno sguardo supplichevole.

‘Bhè’ disse Serena, che stava vacillando di fronte allo sguardo dell’amica ‘Forse dovreste chiarire questa…’

‘Serena, la stai veramente assecondando?’ chiese Dan incredulo.

Blair si sedette sul divano tra i due, continuando a guardare l’amica e tirando una gomitata al ragazzo, che emise un gridolino di dolore.

‘Serena, ti prego’ lo sguardo di Blair divenne ancora più supplichevole, mentre sbatteva le palpebre.

‘Va bene, B’ sbuffò Serena.

‘Follia’ disse Dan, scuotendo il capo. ‘Volete bussare di porta in porta o andare per strada chiedendo di lui?’

‘Zitto Humphrey’ disse Blair voltandosi verso il ragazzo.

‘Come volete, tanto non mi coinvolgerete in questa pazzia’ sentenziò Dan, alzandosi.

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‘Ciao Nate’ salutò Serena, vedendo il ragazzo a cui avevano telefonato per informarlo del piano.

‘Ragazzi’ disse lui ‘Allora cosa succede?’

‘Qualcuno ha avuto la brillante idea di seguire qualcun altro a Stoccolma’ sbuffò Dan.

‘Zitto Humphrey’ rispose seccata Blair.

‘Non so neanche come avete fatto a convincermi’ continuò Dan.

‘Ma siete sicure sia una buona idea?’ chiese Nate alle ragazze.

Blair annuì, Serena face spallucce e Dan continuò a blaterale qualcosa sul fatto che a lui di tutta quella storia non interessasse nulla.

‘Ma cosa c’è a Stoccolma?’ chiese ancora Nate.

‘A parte teatri, musei, università…nulla’ disse sottovoce Dan.

‘Non lo sappiamo, per questo è meglio andare lì’ rispose Blair sicura.

‘Non pensate che se qualcuno va a più di 6000 kilometri di distanza, magari non vuole essere cercato’ intervenne Dan.

‘Perché è qui?’ chiese Blair a Serena con aria irritata.

‘Già, perché sono qui?’ le fece eco il ragazzo.

‘Ricordi: più siamo meglio è’ disse Serena a Blair gongolando ‘Ricordi: potresti non avere altre occasioni per vedere la città natale di Alfred Nobel’ disse a Dan con lo stesso tono.

‘Chi?’ chiese Nate confuso.

‘Sì, ma potrà dare lo stesso contributo che ha dato Paris Hilton al cinema’ rispose Blair, alzando gli occhi al cielo.

‘Alfred Nobel. Ideatore del premio Nobel. Inventore della dinamite’ rispose Dan a Nate, che lo fissava sempre più confuso ‘Sai una cosa, lascia perdere’ concluse.

‘In The Hottie and the Nottie, non era male’ disse Serena poco convinta a Blair.

‘Eh?’ le rispose Blair sconvolta ‘Neanche le quattro persone per spettacolo che sono andate a vederlo la pensano così’

‘Non era così pessima’ la giustificò Serena.

‘Aveva un’unica espressioni facciale’ disse Blair.

‘Ok!’ Nate alzò il tono per farsi notare ‘Che ne dite se tornassimo a Chuck e alla Svezia, invece di parlare della Hilton e questo tizio…’

‘Alfred Nobel!’ strillò Dan, quasi risentito.

‘Sì, lui’ lo liquidò Nate.

‘Giusto’ affermò Blair ‘i pessimi tentativi cinematografici di Paris Hilton’ disse verso Serena, che rispose con una smorfia ‘non hanno importanza ora’ concluse rivolgendosi a tutto il gruppo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Furono 13 ore di lamentele, sbuffi, parole di sostegno e confusione.

Le lamentele provenivano dalla bocca di Dan, che convinto da Serena a salire sull’aereo per raggiungere Stoccolma, non aveva fatto altre che criticare tutto, avere dubbi sulla sua scelta di seguirli e continuare a ripetere che lui con Chuck e Blair non voleva avere nulla a che farci. Gli sbuffi invece erano quelli di Blair che dopo 10 minuti di volo, si iniziò a chiedere perché la Svezia fosse così lontana, anche se in realtà le domande che le frullavano in testa erano ben altre, ma preferiva cercare di sembrare il meno preoccupata possibile e ignorare quel groppo che aveva nello stomaco e la morsa nel cuore, le lamentele di Dan inoltre non facevano che farla sbuffare ancora di più e ogni tanto lanciava al ragazzo uno sguardo di puro odio. Le parole di sostegno spettavano a Serena che cercava di mantenere tranquillità nel gruppo, calmare Dan e consolare Blair. La confusione riempiva la mente di Nate, non sapeva perché il suo amico fosse andato in Europa, non sapeva perché lo stessero andando a recuperare, non sapeva se Chuck e Blair avessero litigato e se sì, non sapeva per cosa, non sapeva cosa provava per Serena e non sapeva perché vederla parlare con Dan gli desse fastidio.

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Atterrarono quando ormai erano tutti e quattro sull’orlo dell’esasperazione. Nate si sentiva ignorato da Serena che non faceva altro che alternarsi tra Dan, precipitandosi a ringraziarlo e mostrargli sorrisi appena lo sentisse lamentarsi e Blair, precipitandosi a rassicurarla dicendole che tutto sarebbe andato apposto, appena la sentiva sbuffare, mentre lui affondava sempre più nella poltrona dell’aereo privato, pensando che forse non l’aveva mai dimentica; che la cotta che aveva preso per la bionda quando lei inciampando gli aveva buttato il gelato addosso, per poi scusarsi, mostrandogli un sorriso, all’età di circa sei anni, non era svanita. Dan aveva battibeccato un paio di volte con Blair, con i litigi sedati immediatamente da Serena e continuava a sentirsi fuori posto. Serena aveva perso la situazione di mano dopo mezz’ora di volo circa, era contenta che Dan si fosse convinto a seguirli, ma non riusciva più a sopportare le sue lamentele; voleva aiutare Blair, ma lei sembrava facesse di tutto per non farsi aiutare; osservava Nate e si chiedeva perché fosse sprofondato nella sua poltrona, con gli occhi persi sul vuoto e perché la osservava con insistenza mentre parlava con Dan, avrebbe voluto andare a chiedergli cosa non andasse, ma la situazione era già abbastanza difficile da gestire così com’era. Blair era preoccupata, preoccupata che non avrebbe trovato Chuck e preoccupata che l’avrebbe trovato, temeva di litigare e aveva paura non avrebbero chiarito, che non l’avrebbe perdonata, ma non voleva parlarne, non in quel momento, così quando Serena la consolava, lei annuiva distrattamente e le concedeva un lieve sorriso.

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Scesero dall’aereo stiracchiandosi. Il vento, freddo e pungente, li investì. Blair fu la prima a mettere piede in quella città e per poco non cadde a terra, dovette ringraziare un Nate pronto a sorreggerla alle sua spalle, se non finì sedere a terra. In un istante individuò la colpevole dell’accaduto, una sottile lastra di ghiaccio, che ricopriva il punto in cui aveva posato il piede. Per il resto la città era ricoperta dalla neve e questo le dava un’aria magica e leggermente romantica. Blair sospirò, muovendosi con attenzione, possibile che con Chuck Bass fosse sempre tutto così complicato? Si ritrovava a 6000 kilometri da casa, dopo 13 ore di volo e aver sopportato un Dan Humhrey petulante, solo per vederlo e magari soffrire ancora. Aveva penato un anno per sentirsi dire tre parole, che avrebbero cambiato tutto, perché lui era un maledetto egocentrico, insicuro nell’affrontare qualsiasi cosa potesse portare a un legame. Ma quando le aveva dette quel momento era stato perfetto, non avrebbe chiesto di meglio. Il suo cuore, martoriato da tutte le bugie, i tradimenti, i rifiuti, era guarito. Le farfalle nel suo stomaco cominciarono ad agitarsi come non mai. Furono felici per una settimana e un giorno, finché Blair non ritenne che Chuck stesse guardando ad una festa, a cui erano stati invitati, una modella con troppo insistenza, mentre Chuck sosteneva di averla notata appena e che se non ci fosse stata un minimo di fiducia il loro rapporto non sarebbe potuto andare avanti. Dopo un’ora di urla, Blair si ritrovò stesa sul suo letto, fissando il soffitto con gli occhi lucidi e Chuck sprofondato nel divano della sua suite a bere scotch. Finché Blair pensò a quanto questo litigio fosse stato stupido, non poteva incolparlo di aver dato un’occhiata a una modella, che si era presentata con una gonna microscopica, visto che l’avevano fatto tutti in quella sala. Si decise ad andare al Palace a cercarlo, così si sarebbero chiariti, ma quando scese si ritrovò davanti Chuck, che era andato a cercarla, pensando a quanto fosse stato stupido il loro litigio. Fecero l’amore quella sera e il giorno dopo sembrava essere tornato l’idillio che aveva caratterizzato tutta la settimana prima, ma ovviamente nel corso del loro rapporto ci furono altri litigi, spesso per motivi futili, tuttavia riuscivano sempre a superarli. Si amavano incondizionatamente, era questo ciò che importava, finché non arrivò quel dannato giorno…

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


‘Sankt Eriksgatan al 115’ disse Blair, indicando un punto nella cartina che aveva in mano, all’autista del taxi in cui si erano infilati poco dopo essere scesi dall’aereo.

‘Qualcuno potrebbe dirmi dove siamo diretti?’ chiese Dan con un filo di voce e tutti fissarono Blair.

‘Immagino sia andato in uno dei suoi hotel, così noi ci dirigiamo lì’ disse la ragazza.

Annuirono tutti. Tutto sommato sembrava una buona idea. Dove avrebbe alloggiato Chuck Bass se non in uno dei suoi hotel? Arrivarono dopo circa un quarto d’ora. Blair aveva fissato per tutto il tempo fuori del finestrino, riordinava le idee, pensava a cosa dire, non voleva farsi trovare impreparata. L’Elite Palace Hotel era un albergo di 11 piani. Blair si avviò all’entrata, dopo che Nate ebbe saldato il debito con il tassista, seguita dagli altri tre ragazzi, ma una volta arrivata all’entrata si fermò ‘E’ il caso che entriamo tutti?’ chiese.

Si guardarono un attimo l’un l’altro ‘Io andrei a fare un giro’ disse Dan, che in fin dei conti si sentiva quello che meno c’entrava in quella storia ‘So che il Museo d’Arte Moderna è qualcosa di assolutamente imperdibile. Pablo Picasso, Salvador Dali, Vera Nilsson… e sono sicuro che potrà giovarmi per il saggio sulla Pop Art che deve portare al signor Hartrack.’

‘Già’ approvò Nate ‘Picasso e…e quegli altri, sembra interessante’ continuò poco convinto.

Fu il turno di Serena ‘A te la scelta B. Te la senti di rimanere sola o vuoi che ti faccia compagnia?’

‘Il museo sembra interessante…’ disse Blair.

‘Ha una delle più raffinate collezioni europee dell'arte del XX secolo. Non ci sono solo dipinti, anche disegni, litografie e fotografie. Per non parlare della libreria che…’ Dan s’interruppe, osservando i tre ragazzi che lo fissavano quasi infastiditi ‘Sto parlando troppo, vero?’ chiese con un mezzo sorriso imbarazzato.

‘Decisamente, Humphrey’ rispose secca Blair ‘Vai pure con loro S, per quanto vorrei salvarti dalla tortura della parlantina di Brooklyn, meglio che vada da sola’ concluse con un sorriso.

‘Ok, B. Ti porterò una riproduzione di un quadro di qualche bel pittore svedese’ le sorrise. Poi i tre si allontanarono ‘Sapete ho sempre voluto vedere ‘L’enigma di Guglielmo Tell’’ esordì Dan ‘Mi ha sempre affascinato’

‘Ma davvero?’ disse Nate scocciato.

‘E’ quel quadro con quello strano tipo…inginocchiato?’ chiese Serena ‘Mi spaventò la prima volta che lo vidi sul libro d’arte’ rise ‘Avevo sette anni, non ci dormii una notte. Incubi su strani tipi con un’enorme…coda che rapivano bambini in fasce’ rise ancora più forte.

Dan rise a sua volta, guardandola ‘In realtà raffigura, nelle fattezze di Lenin, il padre di Dali, che non accettava la relazione del figlio con Gala, una donna divorziata. Tra le braccia tiene proprio il figlio e a terra c’è una noce contiene un altro bambino, ovvero Gala minacciata dal piede del padre’

Nate roteò gli occhi ‘Interessante’ disse infastidito.

‘Uh. Mi sento già più acculturata’ squittì Serena sorridendo.

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Era ancora davanti all’albergo, immobile. Osservò l’entrata elegante completamente nera con rifiniture bianche, capeggiata dal nome dell’hotel. Salì gli unici due gradini, sfiorando appena con la mano rivestita da un guanto nero, il corrimano, che risplendeva colpito dal pallido sole che faceva capolino tra qualche nuvola e strinse il manico della porta di vetro. E se l’avesse trovato a intrattenersi con qualche biondina svedese in una camera dell’albergo? O se non l’avesse voluta vedere? Inspirò e aprì la porta entrando nell’edificio, una donna di corporatura media con capelli biondo cenere, legati in una semplice coda e splendidi occhi azzurri, la osservò mostrandole un sorriso.

‘Goddag…’ disse appena Blair si avvicinò al bancone della receptionist.

‘Salve’ l’interruppe, sperando di non dover intrattenere una conversazione in cui lei tentava di comunicare in inglese, mentre la sua interlocutrice la guardava confusa esprimendosi in svedese, per fortuna non fu così.

‘Benvenuta al Palace Hotel’ disse la donna che padroneggiava un ottima inglese ‘Le serve una camera?’ chiese, mantenendo stampato in faccia il sorriso.

‘In realtà, no…Kristina’ disse avvicinandosi leggermente alla donna per leggere il nome sulla targhetta appesa alla giacca nera della ragazza ‘Cerco il signor Bass’

‘Il signor Bass è arrivato qui ieri sera’ disse lei sicura, di certo la presenza di Chuck non era passata inosservata tra i dipendenti dell’albergo, che volevano sicuramente fare bella figura ‘Non aspetta nessuna visita e ha chiesto espressamente di non essere disturbato’ concluse.

‘Gli dica che Blair Waldorf vuole vederlo, sono sicura che troverà un attimo da dedicarmi’ disse docilmente Blair.

‘Mi dispiace, signorina Waldorf , ma come le ho appena detto ha chiesto espressamente di non essere disturbato’ disse Kristina con lo stesso sorriso, che sembrava la sua unica espressione del viso.

‘No. Lei non ha capito. Sono venuta fin qui da New York. Ho fatto un volo di 13 ore, sopportando MisterBrooklynSoTuttoIo, per vederlo’ sbottò.

Adesso la donna la guardò lievemente confusa.

‘Senta’ disse ancora Blair scocciata ‘Le sto solo chiedendo di alzare quella maledetta cornetta e dire a Chuck Bass che Blair Waldorf è qui! Pensa la licenzierà per questo?!’

‘Può accomodarsi nell’atrio o nella zona ristorante se vuole attendere qui’ disse tornando al sorriso iniziale, come se Blair non avesse detto nulla.

‘Cosa?!’ la incenerì con la sguardo.

Odiava le svedesi, odiava la Svezia, odiava quel maledetto hotel. Quella donna, ovviamente non sapeva con chi aveva a che fare. Non poteva sapere chi fosse Blair Waldorf, la Queen Bee che terrorizzava mezza Manhattan. Le sorrise ‘Certo, mi scusi’ sussurrò gentilmente e si allontanò dal bancone. Di certo non sarebbe stata una Kristina qualunque a fermarla.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Dieci minuti dopo, Blair era davanti alla camera numero 216. Lei otteneva sempre ciò che voleva.

Perché se è vero che c’è una Kristina che, con il suo sorriso splendente e gli occhi di ghiaccio, ti ostacola; c’è sempre un Axel, dallo sguardo insicuro e il viso segnato dall’acne, che ti aiuta. Era stato più semplice del previsto. Aveva abilmente civettato con un fattorino rachitico e dopo qualche incertezza, aveva ottenuta la sua informazione ed era potuta sgattaiolare su per le scale con l’aiuto del ragazzo.

Si morse il labbro inferiore e inspirò. Iniziò a bussare delicatamente alla porta della stanza. Nulla. Bussò ancora con maggiore decisione. Ancora nulla, poi il rumore dei passi di qualcuno che si avvicinava alla porta. Inspirò ancora. La porta si aprì. Un uomo di colore, bell’aspetto, ben vestito la osservò da dietro la porta.

‘Chi è lei?’ chiese, dopo averla osservata per un minuto, in cui la bruna non aveva proferito parola.

‘Cerco Chuck. Chuck Bass’ disse Blair ‘Forse ho sbagliato camera’ azzardò. Dannato Axel! Mai fidarsi di un fattorino brufoloso.

‘No. E’ la camera giusta’ fece l’altro ‘Ma il momento sbagliato’

‘Il momento sbagliato per cosa?’ chiese Blair, incerta.

‘Il momento sbagliato per una visita o una chiacchierata. Il signor Bass non può parlare o vederla adesso’ rispose sicuro.

‘Perché?’ chiese ancora. Adesso quell’uomo la stava preoccupando, chi era? Cosa ci faceva lì? Perché apriva porte di camere di altri?

‘Non posso parlarne, mi scusi’ fu la risposta immediata, mentre stava per chiudere la porta.

‘Chi è lei?’ gli occhi le diventarono fessure.

‘Non..’

‘Non può dirmelo?’ l’interruppe ‘Lei potrebbe essere un sequestratore o un ladro o un…un delinquente qualunque che non ha neanche la fantasia di inventarsi una scusa’

‘Io e il signor Bass stiamo chiudendo un affare. I termini di questo affare sono molto riservati’ disse serio.

‘E perché lei apre la porta al suo posto?’ chiese sempre più curiosa.

‘Signorina, se questo è un interrogatorio, ha sbagliato persona. Non c’è nessun sequestro, nessuna rapina o nessun omicidio. Ma la discrezione nel mio lavoro è fondamentale’ chiuse la porta, senza permettere replica a Blair, che diventava sempre più irritata. Scese le scale sbuffando e si sedette in una poltrona nell’atrio, il suo viaggio in Svezia non le stava piacendo granché, dato che era venuta solo per vedere una persona e la cosa stava diventando più difficile del previsto. Era venuto in Svezia per concludere uno stupido affare? Forse non doveva andargli dietro, doveva aspettarlo a New York, se era solo quello il motivo della sua partenza, una volta concluso sarebbe tornato. Ormai non le restava che attendere, prima o poi quell’uomo sarebbe dovuto scendere e allora lei sarebbe potuto tornare a cercarlo.

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Chuck prese in mano i fogli che l’uomo davanti a lui gli pose, quando sentì bussare alla porta.

‘Avevo lasciato detto alla reception che non volevo essere disturbato’ sbuffò, posando il foglio, mentre faceva per alzarsi.

‘Lasci stare. Si occupi di ciò che gli ho dato, alla porta ci penso io’ disse l’uomo che si alzò, aprì la porta che divideva la camera, portando in un piccolo atrio e la richiuse alle sua spalle.

Poco dopo tornò ad accomodarsi nella poltrona davanti a Chuck.

‘Chi era?’ gli chiese il ragazzo.

‘Nessuno’ rispose serio 'E' il caso di parlare d'affari, signor Bass...'

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Passò mezz’ora. Blair tirò fuori il cellulare dalla borsa Louis Vuitton e chiamò Serena.

‘Pronto B’ disse quasi sottovoce la bionda dalla cornetta.

‘S, ti sento appena’ disse Blair.

‘Un gruppo di giapponesi mi ha lanciato un’occhiataccia quando hanno sentito il cellulare squillare. Temo anche che uno mi abbia insultato in giapponese, ma non ne sono sicura’ ridacchiò ‘Quindi sto cercando di non disturbare, mentre mi allontano’

‘Immagino siate ancora al museo…’ concluse Blair.

‘Già. Dan ci ha mostrato delle stupende opere di Matisse’ squittì Serena.

Blair roteò gli occhi ‘Da quando Brooklyn è diventato una guida del museo?’

‘Dan è sempre stato molto interessato all’arte, mentre Nate si comporta in modo così strano…’ disse lanciando un’occhiata ai ragazzi che adesso stavano osservando con lo sguardo attento di Dan e quello annoiato di Nate ‘La fonte’ di Picasso ‘Ma dimmi, sei riuscita a parlare con Chuck?’

‘No’ disse Blair delusa.

‘Non è in albergo?’ chiese Serena.

‘Sì è qui…penso. Non lo ho visto, quindi non posso dirlo con certezza. Ma quell’arpia alla reception’ disse mostrando un sorriso a Kristina, che rispose prontamente allo stesso modo ‘e un fattorino idiota mi hanno detto di sì’

‘E…’ disse Serena.

‘E…’ sospirò ‘Quando sono andata in camera sua mi ha aperto la porta un uomo, che ha detto stava concludendo un affare con Chuck, ma non mi ha voluto dire di che genere…spero non sia nulla di illegale’ concluse con una smorfia.

Serena ridacchiò ‘Andiamo B, sarà qualche affare per le Bass Industries, probabilmente e per questo che è partito e sarebbe tornato appena concluso. Vedrai che appena finirà, riuscirai a vederlo e andrà tutto apposto…Vuoi che venga lì?’

‘No. Non ti preoccupare per me, sto bene. Goditi pure la visita al museo’ rispose Blair.

‘Ok. Tienimi aggiornata’ concluse.

‘Certo, S’ disse, ponendo fine alla conversazione.

Scusate...ancora niente incontro, dovete aspettare il prossimo capitolo. :) Ringrazio chi ha lasciato i commenti, siete state gentilissime e sono contenta che (per ora almeno ^^) siano positivi.

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