Una promessa

di salf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap1 ***
Capitolo 2: *** cap2 ***
Capitolo 3: *** cap3 ***
Capitolo 4: *** cap 4 ***
Capitolo 5: *** cap 5 ***
Capitolo 6: *** cap 6 ***
Capitolo 7: *** cap 7 ***
Capitolo 8: *** cap8 ***
Capitolo 9: *** cap 9 ***



Capitolo 1
*** Cap1 ***


cap1

Era tornato. Anche questa estate e sperava di vederla. Si ricordava ancora la promessa che gli aveva fatto: “ Amore, ti prometto che tornerò la prossima estate e staremo insieme, ogni estate, ogni anno per sempre”. I  suoi occhi gli avevano sorriso e gli  aveva risposto: “ Amore, ti prometto che tornerò, e staremo insieme”.

Ma non era stato così, lui era tornato tutti gli anni, ma lei no. Non era tornata, mai più. Lui però era ancora fiducioso. E’ vero aveva solo 17 anni allora, ma era certo che era lei la Donna della sua vita; ancora adesso ne era convinto.

Quella notte avevano fatto all’amore per la prima volta dopo tre mesi di carezze e di baci, era stato il momento più bello della sua vita. Aveva avuto altre donne ma nessuna come lei.

Quest’ anno si era laureato e avrebbe lavorato lì, il vecchio dottor Wilson era in pensione e avevano bisogno di sostituito e quando Wilson ha chiesto a lui non ci ha pensato due volte e aveva accettato. New Heaven era stato il suo sogno, da quell’estate e non vedeva l’ora di tornarci.

Ora niente lo poteva allontanare da New Heaven: avrebbe aspettato il suo ritorno.

“Amore ti prometto che tornerò, e staremo insieme.”

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Capitolo 2
*** cap2 ***


“Dottor Sthen mi potrebbe guardare questi esami sono della Signora Frank “, disse Jen entrando nello studio “ è fuori e se non guarda questi esami resterà qui tutto il giorno, non che quella pettegola non meriti di aspettare in eterno ma….”.
“Dammeli Jen, gli do un’occhiata tanto è sana come un pesce. Falla entrare, prepara gia un flacone di vitamina C perché tanto è quello che gli prescriverò”
Jen uscì dalla stanza sorridendo e dopo qualche istante aprì la porta alla signora Frank, una donna di mezz’età sola che si riteneva ancora piacente, ma soprattutto era alla ricerca di qualche giovanotto. Fin da ragazzo Sam aveva sempre pensato che la signorina Frank fosse una specie di Vampira, andava sempre in giro con uomini che potevano essere i suoi figli, allora era veramente una bella donna. Ora sul suo viso si vedevano i segni del tempo, le rughe, anche se contrastate da un trucco pesante non erano assenti; anche il suo corpo era invecchiato: era rimasto solo il riflesso della donna di qualche anno fa.
“Sam, dimmi la verità gli esami indicano qualcosa di grave vero?”
“Signora Frank….”
“Chiamami Vera tesoro. Ci conosciamo da tanti anni per giunta siamo anche vicini di casa” rispose facendo occhiolino.
“ Vera i suoi esami sono perfetti. Posso dire con assoluta certezza che lei è la paziente più sana di tutta la città”
Con la faccia delusa guardava il medico “ Ah! Sana!”
Sam pensò che avrebbe preferito avere qualcosa per poter aver la scusa di tornare “ L’unica cosa che le posso prescrivere è un po’ di vitamina C, sa per evitare raffreddori. Jen le preparerà un flacone con delle pastiglie per circa un mese poi può prenderle da Jack. Per il resto ci vediamo il prossimo anno per i controlli di routine”; sapeva che tra qualche settimana sarebbe tornata, ma almeno avrebbe avuto un po’ di pace per un pò di tempo.
La signora Frank si alzò un po’ indispettita “ Grazie Dottore, arrivederci” e uscì dallo studio sbattendo la porta.
Jen dopo qualche istante entrò avvisando che era l’ultima per quel giorno che poteva tornare a casa. Un’altra giornata era finita e di lei ancora nessuna notizia, ma l’estate era appena iniziata e lui non perdeva la speranza.




“Sam è pronta la cena” la voce di Alice era sempre la stessa. La nonna aveva deciso di passare l’estate con lui per due motivi: primo perché la casa al mare era sua, secondo perchè adorava quel nipote; lo sapeva innamorato di Julie da troppi anni, e invidiava la fiducia che lui aveva nel suo ritorno.
L’amore eterno. Lei l’aveva trovato in Thomas, per più di trent’ anni avevano vissuto insieme, dividendo gioie e dolori, soprattutto quando la mamma di Sam era morta. La malattia aveva portato via il loro fiore, ma almeno gli aveva lasciato Sam, il piccolo aveva solo sei anni e si è dimostrato molto forte, non aveva versato una lacrima. Per fortuna è stato lui ad essere la roccia per la famiglia soprattutto per il padre.
Erano tutti pronti alla fine dopo l‘ultimo attacco della malattia, ma in fin dei conti nessuno loro aveva ammesso di voler smettere di lottare per la sua vita. Phill per anni aveva rimpianto la facilità con cui si era arreso alla volontà di Iris di non lottare piu; la donna era convinta che la malattia era stata fin troppo buona con lei , gli aveva lasciato il tempo di mettere al mondo il suo Sam per poi riprendere il suo corso e portarla via.
Ora a distanza di anni sapeva che Phill la piangeva ancora nonostante il secondo matrimonio; Sam gli ricordava troppo il viso di Iris, aveva i suoi occhi scuri e i capelli neri come la notte e aveva purtroppo il suo stesso sorriso. Alice ogni volta che lo vedeva sorridere sentiva sempre quella fitta al cuore: il dolore del ricordo del sorriso della sua unica e amatissima figlia e la felicità per aver almeno lui che la ricordava ogni giorno; quel sorriso era da alcuni anni raro ma sempre troppo bello. Quando gli aveva comunicato che dopo la Laurea  voleva stabilirsi a New Heaven  aveva deciso di traslocare con lui, anche se non gli aveva ancora detto che non sarebbe tornata in città, sapeva che avrebbero litigato ma lui non poteva negarle il diritto di stare lì: Iris aveva chiesto di essere sepolta nel locale cimitero, Thomas aveva voluto essere sepolto vicino alla figlia e lei adesso non sapeva dove andare ora che l‘unica ragione che la legava a New York era qui.
“Vieni giù” ripeté “ ti devo venire a prendere monello, come quando eri bambino e non volevi cenare?”
“Arrivo Nonna, mi stavo solo vestendo”
“ Sai che ti ho visto molte volte nudo?” disse sorridendo al nipote, ed era vero si era sempre presa cura di lui anche quando tornava dalle feste dell’università talmente ubriaco da doverlo svestire per metterlo a letto e tenergli la testa mentre vomitava la mattina dopo.
“Lo so, ma credo di aver raggiunto un’età in cui mi posso permettere di vestirmi da solo, ti voglio bene ma ora mi vergogno di farti vedere il mio corpo statuario” Entrambi si misero a ridere.”. a proposito del mio fascino la tua cara amica Vera si è di nuovo presentata in studio, l’ho dovuta mettere  alla porta con una scatola di vitamina c.  Sta diventato pesante, ti rendi conto che ha messo il vestito a fiori trasparente?”
“Il vestito da conquista, sta giocando pesante.”. disse facendo l’occhiolino al nipote “Ho provato a dirle di lasciarti stare ma non c’è verso, lo sai che i bei ragazzi sono la sua ossessione. Ha sempre avuto il terrore di invecchiare, anche se il tempo che passa è sempre stato più forte della sua volontà di restare uguale. Per lei è sempre stato difficile accettare che nessuno l’avesse mai voluto sposarla anche se l’ abbiamo sempre considerata bellissima ” mentre gli serviva la cena a tavola disse come se non volesse dare peso alla cosa che stava per dire “Oggi ho visto Marta al supermercato” e poi lo guardò. Per un instante smise di mangiare ma non alzò gli occhi.
“ Mi ha detto che Julie sta bene, si è sposata e ora insegna letteratura” ecco l’aveva detto ora aspettava la crisi anche se mancava la ciliegina sulla torta.
Sembrava che Sam avesse assorbito bene il colpo, per lei era doloroso dargli quelle notizie ma era l’unico modo di farlo tornare a vivere. “ E’ incinta e ha deciso di venire qualche settimana, prima che non abbia più la possibilità  di muoversi ”. Chissà dove aveva lasciato la bottiglia di whiskey, l’ultima l’aveva presa la scorsa estate e forse era ancora nel ripostiglio, questa sera l’avrebbe lasciata sul tavolo. Sam aveva sempre sperato che lei potesse tornare da lui, ora la sua speranza era finita.
L’amore eterno che eterno non lo era piu.
“ Sono contento per lei” lo disse con una voce triste la voce di chi aveva perso un’altra volta la sua donna.”. L’arrosto è fantastico”; Alice sapeva che in realtà lui non sapeva nemmeno che sapore avesse.
“ Sam mi dispiace”
“ Tranquilla, doveva succedere prima o poi”.
Dopo cena disse che avrebbe portato il vecchio Tim a spasso e usci.
Alice lavò i piatti e prima di andare a letto mise la bottiglia con un bicchiere sul tavolo, forse finalmente le avrebbe detto addio.


Ecco a voi il secondo capitolo. Aspetto sempre le vostre recensioni. Ringrazio tutti quelli che hanno letto il primo capitolo.
Stefy



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Capitolo 3
*** cap3 ***


Sposata. Incinta. Felice. Erano le tre parole che continuavano a ronzare nella sua testa e poi il suo viso, Julie. “Perché? Perché ti ho lasciato andare? Perché?” continuava a ripetersi.
Il fatto che fosse incinta era bello ma che non fosse suo figlio era terribile, era la cosa peggiore. Questa cosa lo distruggeva, forse la nonna aveva ragione doveva dire addio a questo amore impossibile. Ormai lei non era più sua e non lo sarebbe mai stata.Mai più. Era un dolore fisico come quando sua madre era morta.
“Tim dove vai? Torna qui!” il vecchio pastore stava correndo incontro a qualcuno che camminava sulla spiaggia, doveva fermarlo prima che combinasse qualche danno. Il vecchio Tim ogni tanto dava di matto e si stava preparando una scusa.
“Tim? Vecchio pazzo sei tu!” quella voce. Non era possibile, quella voce. Era lei. I pensieri di Sam iniziarono a correre e senza accorgersene correva anche lui. Come un tempo.
“Julie?”
La donna alzò il viso e smise di accarezzare il cane per guardarlo “ Sam? Sei tu?”. Non riuscì a dire una parola ma disse di sì con la testa e lei lo abbracciò. Lui non sapeva cosa fare: abbracciarla era l’unica cosa che ebbe la forza di fare.
“Ehi fai piano non mi soffocare!”
“Scusami Julie” disse lui guardandola intensamente.
“Stai bene, mia madre mi ha detto che sei il nuovo medico del paese. Pensavo di venirti a trovare allo studio al più tardi dopodomani. Volevo vederti al tavolo del vecchio dottor Wilson. Sono contenta, hai realizzato il tuo sogno. Sai mia madre ha trovato tua nonna al supermercato stamattina che ovviamente ha spifferato tutto a mia madre sul fatto che ora il Medico sei tu! Raccontami: dove la signora Sthen?” si guardò intorno cercando un’altra persona.
“ Non sono sposato e non ho nessuna storia. No, non sono gay se la tua seconda domanda è questa” disse ridendo sapendo che avrebbe fatto la domanda in questione visto che la conosceva talmente bene da sapere esattamente cosa avrebbe detto. “Non ho ancora trovato nessuna che mi abbia coinvolto” come hai fatto tu ma le ultime parole le disse tra sé per non spaventarla, temeva che sparisse come si era materializzata. “Tu invece? mia nonna mi ha detto che sei incinta.”. Avrebbe voluto allungare la mano sulla sua pancia per sentire l’essere che cresceva in lei. In quel momento l’invidia e la gelosia per l’uomo che le stava accanto erano al culmine.
Sorrise “ Si, io e Junior siamo felicissimi, era il nostro sogno. Infatti volevo passare da te proprio per questo, ti va di dare un ‘occhiata alla mia cartella. Secondo la mia ginecologa va tutto bene ma se lo dici tu sento più tranquilla. Non mi hai mai detto una bugia.”
“Certo se vuoi possiamo anche fare una ecografia cosi posso dire di aver avuto un paziente che non si lamenta e che non prova a sedurmi ” risero insieme, come un tempo.
“ Allora a domani vado perché ho troppo sonno la gravidanza mi stanca.”. lo abbracciò di nuovo e se ne andò. Era un apparizione, un sogno. Eppure era lei. Il suo profumo e il suo sorriso erano gli stessi. Come un tempo.
Domani l’avrebbe rivista e chissà se avrebbe avuto il coraggio di parlarle, di dirle che l’amava ancora che ci sarebbe sempre stato per lei. Come un tempo.

“Buongiorno! Gia sveglio?”
“Non sono andato a dormire.”
“Perché?”
“Ho trovato Julie sulla spiaggia ieri notte e quando sono tornato a casa mi sono messo a guardare delle vecchie foto, e solo ora che sei scesa mi sono accorto che è gia giorno. Devo andare a prepararmi altrimenti faccio tardi e ho un sacco di appuntamenti. Oggi pomeriggio mi vedo con Liam, mi fa vedere la casa vicino al faro, quindi non aspettarmi per pranzo.”.
“Come stai?” Alice vide il viso tirato del nipote, l’incontro l’aveva distrutto e guardare le vecchie foto non lo aveva aiutato. Cosa avrebbe potuto fare? “ perché non rimani a casa cosi dormi un po tanto Jen è capace a mandare avanti lo studio per un giorno, se ci saranno delle emergenze ti chiamerà. Per la casa non ti devi preoccupare non devi andare via. Non avere fretta.”
“Nonna, quando mi avresti detto di non voler tornare a New York? Ho capito che tu hai deciso di restare ed è per questo che devo cercare qualcosa altrimenti tutti penseranno che sono un uomo viziato e nessuna donna mi vorrà mai. Nonna ti voglio bene ma devo andare”
“Quando dovrebbe passare?” lo guardò dritto negli occhi sapeva che quel senso del  dovere aveva una ragione.
“In giornata anche se non sono sicuro. Mi ha chiesto di dare un occhiata a degli esami. Ha detto che si fida del mio parere.”restò in silenzio qualche instante “ è ancora bellissima, la pancia si vede appena. Ci credi che ha riconosciuto il vecchio Tim, eppure era un po’ più grande di un cucciolo, la cosa incredibile e che lui l’abbia riconosciuta!” Alice era triste, lui forse covava ancora delle speranze.
“E’ sposata e incinta. Perché non metti una pietra sopra e non ci pensi piu.” Doveva convincerlo a lasciar perdere, Marta gli aveva detto che il bambino era arrivato dopo tanti tentativi e aveva fatto capire che Sam doveva stare lontano da lei. Alice aveva provato a spiegare che non era semplice, in tutti questi anni si erano sentite spesso e aveva sempre sorvolato sul fatto che lui non l’aveva dimenticata anche se era sottointeso che lui la pensava ancora.
“Non posso, non ci riesco. Lo so, hai ragione dovrei farlo ma ieri lei era sola. Comunque stai tranquilla non ho intenzione di sedurre una donna sposata e incinta. Non sono un cattivo ragazzo. Voglio solo fare il bravo medico e dare un consiglio spassionato. Sono o non sono un bravo ragazzo?” restò in silenzio per qualche instante guardando il viso perplesso della nonna “ Stai tranquilla non farò nulla di cui mi potrò pentire. Ti ho mai deluso?”
“No, non l’hai mai fatto ma… Sam è Julie non ti voglio depresso come quando siamo tornati qui quell’estate. Non potrei sopportare di vederti soffrire, di nuovo. Ho sempre sperato che tu trovassi qualcuno che ti potessi farla dimenticare. C’è stato un momento un cui ero convita che Darla era la persona giusta per te. Perché non la chiami? Potrebbe venire questo weekend… che ne pensi?”
Sam salì le scale
“Pensa Sam tu e Darla alla casa vicino al faro. Sarebbe bello. Pensa Sam.” Sapeva che non l’avrebbe fatto ma doveva provarci.

Era preoccupata, da qualche giorno non sentiva più il bambino muoversi come prima. Era tornata a New Heaven per Sam. Si fidava di lui come medico e come amico, le avrebbe detto la verità,  l’aveva sempre fatto. Ieri sera era sicura di trovarlo sulla spiaggia, era il loro appuntamento: tutte le sere dopo cena portavano i cani a spasso e così loro due  stavano insieme: l‘ultimo bacio prima delle lunghe ore della notte lontani l‘una dall‘altro. Quei ricordi erano dolci e semplici. Il telefono accanto al letto squillò interrompendo fluire dei ricordi.
“Pronto?”
“Ciao Amore, sono io. Come stai?”
“Ciao Junior. Sto bene. Quando arrivi? Ieri ho trovato Sam e gli ho chiesto di dare un’occhiata ai miei esami e oggi vado da lui, mi ha promesso un ecografia. Dice di voler dire di aver un paziente sano e giovane!” rise mentre lo diceva pensando a come Sam ieri la guardava. Per un instante pensò che negli occhi di Sam aveva letto la gelosia verso Junior. Sam era ancora un libro aperto per lei nonostante gli anni.
“Sono qui sotto pigrona. Scendi che andiamo a fare colazione e poi andiamo insieme da Sam.”
Lei avrebbe voluto correre ma camminò piano non voleva rischiare. Inoltre alla fine delle scale lo avrebbe trovato. Il suo porto sicuro. La scorsa primavera era convinta di averlo perso, in quel periodo non riusciva a restare incinta e si rifiutavano di fare esami per accertare di chi era la colpa e nessuno dei due voleva andare incontro a delle responsabilità; si erano allontanati a tal punto che lei aveva capito che  si vedeva con una donna, un amante. Ormai la separazione era inevitabile quando lei scoprì di essere incinta. Nel giro di poche settimane erano di nuovo innamorati, nuovamente persi l’uno dell’altra. Come quando si erano conosciuti all’ università, e lui studiava legge e lei letteratura.
“Andiamo alla tavola calda o vuoi mangiare qualcosa qui e poi andare da Sam.”
“Mangiamo qualcosa qui non ho voglia di andare alla tavola calda. E poi da Sam.”
“Devo essere geloso?”
“Di chi?”
“Di Sam. Non era un tuo spasimante.”
“ Devi stare tranquillo Junior, Julie non vede Sam da piu di dieci anni pensa che non è nemmeno venuto al vostro matrimonio anche se era stato invitato.” Julie guardò la madre per un instante non sapeva che Sam fosse stato invitato, pensava che avessero invitato solo Alice. “ Dovete solo pensare alla piccola creatura che cresce nella pancia della mia bambina” rispose Marta preparando la colazione a Julie
“Tranquillo Junior. Era uno spasimante ora è solo un amico fidato.”
“ Più che un amico lo definirei un conoscente o un vecchio amico ma nulla di più.” Aggiunse Marta rassicurando il genero come se fosse necessario.Sorrise a entrambi mentre Julie usciva dalla porta con il piatto in mano e Junior rispondeva al telefono.
Julie mangiò sul portico guardando il mare, l’odore della salsedine era buono e pieno di ricordi. Sam era uno di questi. Si preparò e mano nella mano con Junior uscì. Felice di essere nel posto più bello in assoluto con l’uomo più bello in assoluto nel momento più bello in assoluto della sua vita. Si sentiva la persona più fortunata in assoluto.

“Jen oggi dovrebbe passare una signora di nome Julie Carter, quando arriva falla entrare subito senza farla aspettare.”
“Ok Doc”
“Grazie Jen”
Ora doveva solo aspettare. La cosa peggiore, eppure aveva aspettato 13 anni per rivederla qualche ora dovevano essere poche in confronto, ma il profumo, il suo profumo era troppo buono e creava dipendenza. Sorrideva mentre ricordava l’unica volta che aveva dormito nella sua cameretta nel suo piccolissimo letto insieme con lei stretti in un abbraccio, e Jen entrò proprio in quel momento a disturbarlo per annunciare un paziente. Lo guardò per un instante preoccupata non lo vedeva così entusiasta da quando lo conosceva e lavorava nello studio medico di quella città dimenticata dal mondo.
“E’ il vecchio Jimmy, si lamenta del suo reumatismo. Lo faccio entrare? Ha chiamato Rose: il piccolo Phillip ha la febbre e ha chiesto se puoi passare oggi pomeriggio?”
“Chiamala e dille che a pranzo passerò a dare un’occhiata alla peste, chiama Liam e digli che farò da solo e di lasciare le chiavi nel portico. Lui capirà.”.
“Ok Doc”
“ Prepara la stanza per le ecografie“.
“Ok doc” Jen iniziò a pensare che Sam oggi fosse proprio strano, ma non si preoccupò, il vecchio Wilson era ancora più strano. D’altronde come poteva un medico cosi giovane e bravo voler esercitare in quel maledetto posto. Sorrise e fece entrare il vecchio Jimmy.



Grazie a chi a letto fino ad ora. Un grazie in particolare a DolceMony che ha recensito.
Stefy

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Capitolo 4
*** cap 4 ***


“ Doc è arrivata la signora Carter, la faccio entrare?”
Sam sentì un brivido, si era deciso a dirle tutto mentre le faceva l’ecografia, non le avrebbe nascosto i sentimenti che aveva coltivato in tutti questi anni: era felice di vederla, l’unico suo timore era quello di spaventarla raccontandole tutto; tuttavia sapeva che era una donna forte e si sarebbe ripresa. Soprattutto avrebbe capito e tutto sarebbe tornato come prima, almeno lo sperava, anche se per lui il prima era prima del marito. L‘idea che tutto potesse tornare alla normalità lo rendeva felice e sereno.
“ Falla entrare Jen”.
Julie entrò nella stanza portando il suo profumo, la sua presenza nella stanza era come il sole dopo un lungo inverno: caldo e luminoso. Sam sorrideva come ebete a quella visione miracolosa
“Ciao Sam, ti presento mio marito Lionel Malloy Junior” il sorriso sul viso di Sam rimase congelato, il marito, giusto, si era dimenticato di quel particolare, il suo piano era andato in frantumi. Niente confessioni. Almeno non oggi, voleva piangere.
“ Piacere Samuel Sthen ma mi puoi chiamare Sam” rispose stringendo la mano all’uomo che lui riteneva il più fortunato della Terra.
Si sedettero e Julie gli allungò una cartellina con gli esami che aveva fatto, Sam li guardò attentamente“ Non mi sembra che ci siano grossi problemi, sei anemica ma è una cosa abbastanza normale nella tua situazione” vedere quelle immagini del bambino che cresceva in lei gli facevano molto male. “ quindi dimmi subito cosa ti preoccupa” mettendo la cartellina sul tavolo e guardandola negli occhi.
“ Mi conosci troppo bene” gli sorrise 
“ Dice che da qualche giorno non sente piu il bambino muoversi come prima, ho provato a dirgli che magari non si rende conto dei movimenti, ma è convinta che ci sia qualcosa di sbagliato. Pensa, ha voluto venire qui da te a tutti i costi. Crede che siamo tutti pronti a nasconderle chissà quale verità scomoda” disse Junior accarezzandole i cappelli come si fa a una bambina per rassicurala. Si, quell’uomo era fortunato. Ma lei era tornata per lui, certo la ragione non era quella nella quale lui sperava ma vuol dire che l’aveva pensato in questi anni.
“ Allora togliamoci il dubbio, andiamo di la a vedere la peste.” disse indicando la stanza accanto allo studio, “ Ecco mettiti nel lettino e cosi proviamo a vedere questo monello. Sapete gia se è una maschietto? O una femminuccia?”
“Non ancora, ma tu riesci a vedere?” gli occhi di junior  si erano illuminati a quella possibilità, Sam guardò per un attimo Julie, lei sapeva cosa stava aspettando quindi  c’erano due possibilità: o non le interessava o aveva mentito a Junior. “ La nostra dottoressa è un po’ strana ed è contraria a molti esami e così facciamo giusto le ecografie necessarie e dall’ultima non si vedeva un granché” disse Junior con un tono poco soddisfatto “ forse dipendeva dall’apparecchiatura. Ma tu conosci Julie, si è convinta che quella è brava” Quindi aveva detto una bugia a Junior, l’idea gli piaceva più del lecito. La guardò di nuovo e i suoi occhi non le chiedevano di mentire.
“ Posso provarci se volete”, la guardò di nuovo anche questa volta silenzio quindi si decise a dire quello che vedeva. “Nonostante siamo in un paesino sperduto le nostre apparecchiature sono ultramoderne, i miei pazienti spesso non possono andare lontano per fare degli accertamenti. Vediamo un po’…. sta bene” anche se il cuoricino non era fortissimo anzi era un po’ debole “ il cuore è un po’ debole, ma per me non è niente di grave. State tranquilli il signorino sta benone. Magari è un piccolo soffio ma non credo sia pericoloso”
“Il signorino? È un maschio?”.
“Ebbene si Lionel”.
“Chiamami pure Junior. Hai sentito amore un maschietto, come volevamo. E’ fantastico. Devo chiamare subito mia mamma” diede un bacio sulle labbra a Julie e uscì già con il cellulare in mano.
“Per il cuore?” la sua voce era inquieta
“Una  mia ex compagna di università è la figlia del Dottor Francis, è un cardiologo specializzato in neonatologia. La chiamo oggi pomeriggio e prenoto una visita per dopodomani. Il loro centro è a qualche ora da qua se volete vi posso accompagnare.”
“Grazie Sam sapevo che mi avresti aiutato. La dottoressa Ian a Boston non dava importanza al fatto che il cuore è un po’ debole ma io ho paura. Se perdo lui”, lo disse appoggiando la mano sul ventre, “perderò anche Junior. E non posso perdere entrambi”.
“Stai tranquilla Tricky”, il nomignolo è uscito spontaneamente, “non succederà nulla di grave“. 
Lei sorrise. “Nessuno mi chiama più Tricky, nemmeno mia mamma.”
“Ti chiamo entro stasera per dirti dell’appuntamento con il dottor Francis”. Si alzò dal lettino e prima di rivestirsi lo abbracciò.
Grazie Sam.
Dopo essersi rivestita disse ciao e uscì dalla stanza mentre Sam era pietrificato.

La nausea lo stava devastando: la gelosia lo stava mangiando da dentro e il dolore causato dalla consapevolezza dell’amore che lei provava per lui  era troppo forte per poterla contrastare. Si abbandonò sulla poltrona mentre Jen entrava: “Rose ha chiamato di nuovo a quanto pare anche Pheobe ha la febbre. Quindi sarà meglio passare al più presto perché quella donna sta uscendo fuori di melone.”
“Jen devo fare una telefonata e poi vado da Rose, ci sono molti pazienti il sala d’attesa?”
“Solo Jack dell’emporio, vorrebbe sapere se ci sono delle cose nuove da ordinare, se vuoi me la vedo io con lui?”
“Grazie.”
“Prego.”

“Buongiorno Studio medico Francis e Francis come posso aiutarla?”
“Buongiorno sono il dottor Sthen vorrei parlare con la dottoressa Francis”.
“Un attimo”.
La musica di sottofondo inziò a irritarlo.
“Pronto?”
“Darla? Sono io Sam Sthen”
“Sam sono contenta di sentirti, come stai? Da quanto tempo”
“Bene tu?”
“Bene anche se lavoro come una pazza, e il tuo studio di campagna?”
Sam e Darla avevano avuto una storia durata quasi un anno, tra molti bassi e pochi alti.
“Non sto in campagna ma al mare.Ti chiamo perché devo chiederti un favore”
“Certo spara”. 
“Ho una paziente che ha bisogno che tuo padre gli dia un’occhiata, è incinta è il cuore del bambino mi sembra abbia qualche problemino e volevo un consulto”.
“Certo. Quando può venire?”
“Dopodomani?”
“Perfetto farò in modo che mio padre gli dia un’occhiata. Se possibile dille di venire al mattino prima che arrivino le pazienti nel pomeriggio. Come si chiama?”
“Carter, Julie Carter. Poi volevo chiederti un’altra cosa”.
“Dimmi Sam, e per favore non dirmi che il figlio è tuo e dobbiamo tenere il segreto altrimenti il marito ti uccide.Sapevo che in paesino come quello avresti combinato qualche danno”. Fece la sua solita risata argentina 
“No, no per carità. Volevo chiederti se volevi venire il prossimo weekend qui,a New Heaven. Mia nonna mi ha chiesto di te e ho sentito un po’ di nostalgia dei bei tempi”
“Non so….”
“Se hai altri impegni non mi offendo”.
“No, non è quello, anch’io ho voglia di vederti, anzi avevo intenzione di chiamarti ma devo andare ad un convegno e non posso mancare, facciamo il prossimo, ok? Mi manchi.” Le ultime parole erano state dette con amore come se non si fossero mai lasciati, come se non fossero passati mesi dalla loro ultima conversazione
“Ok Darla. Ti mando un abbraccio”.
“E io ti mando un bacio”.

“Mamma è un maschio”
“Sei contenta Julie?”
“Si” ma come dirle che questo lo sapeva gia troppi segreti doveva tenere per sé, per fortuna Sam aveva capito tutto e non l‘aveva smacherata, “ anche Sam è preoccupato per il cuore del bambino cosi mi vuole mandare da uno specialista. Dovrebbe chiamarmi più tardi per dirmi quando devo andare.”
“Non potrò accompagnarti cara ho un appuntamento di lavoro a Boston e parto stasera”
“Stai tranquillo Junior, mi accompagni tu  mamma?
“No, non posso stasera parto e vado anch’io a Boston devo risolvere delle questioni importanti. Dovrai restare sola per qualche giorno. Mi dispiace, se solo avessi saputo avrei annullato una serie di appuntamenti”
“Chiederò a Sam di accompagnarmi tanto si gia offerto.”
“Julie credo che non sia una buona idea,” disse Marta “anzi sono convinta che devi stargli lontana il più possibile. Non credo che ti abbia dimenticato.” L’ultima parte la disse a bassa voce per non farsi sentire da Junior.
Julie sorrise “Meglio cosi sarà disposto a tutto per proteggermi e riportami a casa viva. E poi perché non sfruttare questa sua debolezza a mio vantaggio.” l’idea le era venuta qualche settimana fa leggendo una vecchia lettera di Sam, ovviamente era meglio non dire a sua madre del perché voleva approfittare dell’amore che lui provava per lei. Era chiaro che lui l’amava ancora e dopo oggi pomeriggio questo l‘era molto chiaro.
“In poche parole lo stai usando.”
“Si, mamma lo sto usando” rispose sorridendo “ma mi perdonerà quando capirà che lo sto facendo a fin di bene. Il bambino è molto più importante di qualunque altra cosa anche dei sentimenti di Sam.”
“In questo caso fai come ti pare ma ricordati che chi gioca con il fuoco rimane bruciato.”
“Si mamma.”

Andò in camera aveva bisogno di un bagno: l’incontro con Sam l’aveva sorpresa, non credeva di provare ancora qualcosa per il suo amore giovanile e aveva bisogno di un po’ di solitudine. Doveva pensare a come risolvere quest’impasse: aveva deciso che sarebbe stato lui aiutarla a risolvere il problema che aveva il bambino, non voleva nessun altro se non lui. Adesso doveva solo convincerlo: ma dopo la visita di oggi aveva capito che avrebbe potuto fargli fare tutto ciò che voleva quindi il problema era risolto. I suoi occhi erano ancora pieni di amore . Chissà se aveva comprato la casa vicino al faro; si ricordò che mentre prendevano fiato tra un bacio e l’altro nei loro incontri serali alla spiaggia lui le parlava dei suoi sogni: lui e lei , la casa e i bambini. Una vita semplice e dolce. Non aveva mai avuto il coraggio di dirgli che lei voleva ben altro che vivere a New Heaven sfornando marmocchi. Era stato anche questo il motivo per il quale non aveva mai risposto ad una sua lettera e aveva deciso di non tornare mai più per le vacanze estive.
Adesso invece quel futuro che lui voleva per loro era talmente bello, ma al suo posto lei vedeva Junior e non Sam. E il piccolo essere nella sua pancia era la prova che i suoi desideri si stavano avverando.
Si accarezzò il ventre e di mise nella vasca piena di acqua e bolle.
“Amore ha chiamato Sam l’appuntamento è per dopodomani mattina. Ho chiesto anche di accompagnarti come amico e lui ha accettato, passerà alle nove a prenderti. Lo sai che ogni giorno che passa sei piu bella?”
“Certo. Perché non vieni dentro anche tu? Mia madre sta uscendo a fare la spesa e possiamo stare un po soli che ne dici?”  Disse con un sorriso malizioso.
“E perché no” rispose Junior mentre si spogliava.

Ecco un altro capitolo: ho gia finito di scrivere tutta la storia quindi credo di postarla una volta alla settimana a meno che non ci siano imprevvisti. 
Un grazie speciale e Piccola Stella Senza Cielo e Dolce Mony per aver commentato il capitolo precedente e spero che vi piaccia anche questo.

Stefy

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Capitolo 5
*** cap 5 ***


La casa vicino al faro era messa male. Il piano terra era da rifare quasi completamente e il secondo piano era da rifare e basta, ma i soldi non erano un problema. Doveva costruire un garage e una rimessa per le barche. Prese il telefono e lasciò un messaggio in segreteria:
“Liam sono io. Prendo la casa vicino al faro. Chiama Peter e chiedigli di fare un progetto per ristrutturare il piano terra e rifare il secondo piano. Deve prevedere anche un garage e una rimessa. Per il contratto d’acquisto passo domani mattina nel tuo ufficio prepara le carte. Ciao”
Era fatta. Lei era tornata e la casa era sua. Certo le cose non erano come le avrebbe volute lui. Lei era incinta ma non era suo il figlio ed era sposata felicemente con un altro uomo. Ma lei era tornata a New Heaven per lui. Questo lo rendeva felice.Molto felice. Dopodomani avrebbe passato l’intera giornata con lei, e una volta soli e avrebbe sondato se era effettivamente felice. Se avesse capito che lei aveva anche solo qualche dubbio avrebbe aspettato se invece era veramente innamorata si sarebbe arreso e avrebbe ripreso la storia con Darla.
Darla.
Forse non era la donna della sua vita ma avrebbe apprezzato vivere in questa casa e chissà magari avrebbero avuto anche un paio di bambini.
Darla non era Julie ma poteva aiutarlo a dimenticare Julie.
Il telefono squillò nella sua tasca; guardò il display e vide il numero di Liam.
“Dimmi amico”
“Il contratto è pronto e il progetto anche. Peter l’aveva gia preparato qualche mese fa quando sei tornato. Passa in ufficio adesso cosi mi dici perché oggi e non ieri. Soprattutto dimmi come è stato rivedere Julie”.
“Mi conosci bene vero?”  Risero entrambi a quell’ovvietà. “Come fai a sapere che l’ho rivista?”
“Certo amico, le voci corrono. Il paese è piccolo e mi hanno riferito che lei oggi è passata in studio con il marito”
“Devo prima passare da tua moglie: i gemelli hanno la febbre e lei ha tartassato Jen tutta la mattina”
“Lo so, Philipp e Phoebe hanno qualche linea di febbre e lei va in paranoia: mi chiedo cosa sarà di loro quando cresceranno e inizieranno ad andare a scuola”, rise mentre immaginava la scena.
“Hai ragione ma è una mamma alle prime armi e la devi capire.”
“La capisco, credimi la capisco. Ma preferisco lavorare quando è paranoica.”
“Perché non passi a pranzo a casa tua. Io porto il pranzo così Rose non mi fulmina e mentre mangiamo ti racconto tutto e visito i gemelli.”
“Ok hai vinto tu. Italiano, grazie”
“Come se a New Heaven ci fosse molta scelta: ti tocca la cucina di Cindy e se oggi è di buon umore ha preparato il polpettone.”
“Allora speriamo nel polpettone”
“A dopo”
“Ciao”

Era pronto ora doveva solo andarla a prendere. Avrebbero fatto due ore di macchina soli e avrebbero potuto parlare, questa volta non c’era il rischio di trovarsi Junior nei dintorni e avrebbe potuto dirle tutto ciò che si era tenuto dentro in tutti questi anni.
“Ciao Julie”, disse uscendo dalla macchina davanti alla casa, lei era seduta in veranda con la cartellina dell’altro giorno in mano. Indossava un vestito a fiori rosa e i cappelli erano sciolti e gli arrivavano sulla schiena, era un sogno. Il sogno piu bello che potesse fare
“Ciao Sam, sono pronta. Andiamo devo solo chiudere la porta. Fatto.”
Saliti in macchina scese il silenzio. Sam voleva parlare ma era troppo preso dal suo profumo dolce e sensuale, in alcuni momenti gli ricordava quello di sua mamma, nessuna donna tra quelle che aveva conosciuto avevano quel profumo. Aveva anche cercato in delle profumerie l’essenza che sua madre usava e alcune volte l’aveva regalato alla fidanzata di turno nella speranza che gli facesse lo stesso effetto, ma non era mai  la stessa cosa.
“A cosa pensi Sam”
“Perché me lo chiedi?”
“Ti conosco e so che quando guardi cosi la strada è perché stai pensando a qualcosa.”
“A noi “
“Ah”
“Volevo dire che pensavo a quelle estati passate insieme e mi chiedo perché non hai risposto alle mie lettere.”
“Quali lettere?”. Come poteva mentire a Sam, ma doveva non voleva farlo soffrire ma non poteva dire che per lei lui era solo un amore estivo e nient’altro. “Non ho mai ricevuto lettere da parte tua, almeno non il secondo anno.”
“Ah, eppure non hai cambiato indirizzo, oppure si”
“No, infatti avevo pensato che avevi cambiato idea su di noi e che avevi un’altra ragazza.”
Sam diede un pugno sul volante. “Mai”
“Mai cosa?” disse Julie un po spaventata.
“Non avrei mai potuto liquidarti così, prima di uscire con un’altra ragazza ho aspettato un anno intero, è stato dopo l’estate quando tu non sei tornata la prima volta. Ti ho sempre amato in modo disperato.”
Nel frattempo aveva fermato la macchina e la stava guardando.
“Sam io non credo che tu debba continuare perché non voglio sentire quello che mi devi dire.”
“E se io volessi continuare e dirti quello che ho passato in questi anni. Anni di attese e speranze.”
“Non voglio sapere. Sam sono sposata e innamorata di mio marito.”
“Che però non ha trovato un po di tempo per accompagnarti a una visita che per te è importante. Io non ti avrei lasciato sola”
“Junior è molto premuroso ma il suo lavoro lo impegna molto, non poteva liberarsi.”
“Certo certo il lavoro è più importante della salute del proprio foglio.Ho capito”
“Sam mi dispiace ma devi andare avanti. Io l’ho fatto non è stato semplice ma bisogna andare avanti.”
“Ho capito.”
La macchina riprese la sua corsa. Il resto del viaggio lo passarono in silenzio, Julie qualche volta mormorava un mi dispiace Sam ma lui non sentiva. Le sue ultime parole rimbombavano nella sua testa: andare avanti. Ma come poteva pensare alla sua vita senza di lei? Non poteva ma lei glielo stava chiedendo quindi ci avrebbe provato.
“Siamo arrivati. Vuoi che ti aspetti fuori?”
“Mi farebbe piacere averti accanto”, sorrise “sei un amico di cui mi posso fidare. Mi chiedo però se te la senti?”
“Ti ho fatto una domanda vuoi che entri o che ti aspetti?”
“Voglio che tu venga con me.” in quel momento Julie aveva bisogno di lui e dell’amore che lui provava ancora per lei e il viaggio in macchina e la discussione avuta prima erano le prove.
“Bene. Andiamo”
 
Sam e Julie entrarono nello studio di Darla e aspettarono qualche minuto.
“Buongiorno Signora Carter…. Sam sei venuto anche tu? Non ci credo, che bella sorpresa.”
“Julie ti presento Darla,  Darla questa è Julie.”
Julie osservò come Darla guardava Sam, i suoi occhi avevano fame di lui e per un istante avrebbe voluto che lui fosse rimasto in macchina, non gli piaceva quello sguardo. Forse tra loro c’era stato qualcosa eppure in macchina lui non aveva parlato di grandi amori, anzi tutto il contrario.
“Piacere” disse Julie alzandosi dalla sedia
Darla l’abbracciò: “allora sei tu Julie”, ancora una volta lo sguardo di Darla non gli fece piacere, dunque sapeva della loro storia ma si chiedeva quanto sapeva, di certo a Darla non faceva piacere vederla lì con lui.
“Andiamo di la c’è mio padre che ti aspetta. Tu aspettami qui Sam così prendiamo un caffè insieme mentre mio padre la visita.”
“No, voglio che Sam sia presente alla visita.”
Un perché è comparso sul viso di Darla
“Gli ho fatto una promessa, ha paura di quello che Bob potrebbe dirle e visto che Junior non c’è si fida di me.”
“Certo il cavaliere delle cause perse quando smetterai di salvare le donzelle.” Disse darla ridendo

“Dunque signora Carter ora quello che le dirò non è piacevole anzi mi chiedo perché la sua ginecologa non abbia subito proposto l’aborto terapeutico”, il medico si girò verso Sam mentre diceva quelle parole” ,  il cuore del suo bambino ha un grave malformazione, sinceramente non so se può essere operabile e comunque se volessimo operare, e ripeto se, dovremmo attendere alla nascita. Non le nascondo che il tempo che dovrà intercorrere tra il suo parto e l’intervento è molto breve e non so se il bambino vivrebbe abbastanza per poterlo operare.”
“Sei certo Bob”
“Si Sam, purtroppo si, l’ecografia ha sciolto tutti i miei dubbi”
“Sam è svenuta aiutami a rialzarla” disse Darla con Julie tra le braccia

“Vuoi chiamare Junior?”
In macchina lei non parlava non diceva una parola
“L’ho gia chiamato.”
“Quando verrà”
“Non lo so ho parlato con la segretaria non era in ufficio”
“Hai provato sul cellulare”
“È spento”
“Tu sapevi gia della malformazione, vero?”
“Sì.”
“Vuoi parlare”
“No
“Vuoi che ti porti a casa?”
“No”
“Va bene ti porto da mia nonna almeno non sarai sola.”
Dopo che ebbero parlato con Bob e lei si riavuta dallo svenimento non aveva parlato tanto anzi si era sorpreso a sapere che lei aveva fatto delle telefonate.
“Hai chiamato anche tua madre”
“Spento”


“Nonna sono io Sam, puoi venire giù”
Arrivo disse scendendo le scale quando la vide in cucina voleva gridare di andare via di lasciarlo stare di non farlo soffrire. “Julie cosa ci fai qua”, la domanda era più per la Sam che per la donna.
“Nonna non farle domande la giornata è gia stata abbastanza difficile senza che ti ci metta anche tu.”
“Se non mi vuole qua posso andare a casa”, disse julie i suoi occhi erano rossi e stava per piangere . “Ho solo bisogno del bagno. È sempre al solito posto” chiese Sam le fece segno di sì e si diresse verso la porta sotto la scala.
“Si vai pure”
“Cosa è successo Sam mi hai detto che non avresti fatto nulla di avventato.”
“Bob non gli ha dato buone notizie: Marta e Junior sono fuori città e non la posso lasciare sola. Queste sono pastiglie di calmanti che lei può prendere prova a vedere se mangia qualcosa e falle prendere queste.”
“Ma è incinta non le farà male” disse la nonna guardando le pastiglie erano le stesse che prendeva Iris nell’ ultimo periodo. Sapeva che erano dei calmanti molto forti
“La situazione non può certo peggiorare se prende le pastiglie. Comunque è stato Bob a prescriverle. Hai il numero di Marta? Se si chiamala ogni cinque minuti fino a quando non ti risponde e falla venire qua con urgenza e dille di trovare Junior devono prendere una decisione insieme. Se non lo troviamo mi toccherà andare a Boston a cercarlo.”
“Oh ma è cosi grave?”
“Si” ,e lui non poteva prenderla in braccio e cullarla e dirle che sarebbe andato tutto bene che lui avrebbe fatto di tutto per salvare il suo bambino
“Tu puoi fare qualcosa per aiutarla?”
“Proverò a chiamare Finley forse lui potrebbe….ma non sono certo.”
“Mi dispiace”
“Non lasciarla sola neanche un minuto. Ti prego nonna ti prego.”
“Tranquillo non la lascierò sola. Tu dove vai?”
“Nello studio devo trovare il numero di Finley e voglio rivedere gli esami di Julie.
Ci vediamo dopo chiamami per qualunque cosa.”



Ecco a voi un altro capitolo, spero che stavolta il sito accetti l’html. Grazie a tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo.
Stefy

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Capitolo 6
*** cap 6 ***


"Cara bevi una tazza di thè".
"Non grazie Alice non voglio niente"
"Ma devi mangiare qualcosa così puoi prendere queste pastiglie che ti aiuteranno a stare tranquilla".
"No Alice grazie, potrebbe fare del male al bambino". A quelle parole Julie iniziò a piangere, fino ad allora le lacrime non erano uscite ma ora era un fiume in piena. Alice l’abbracciò e le diede un bacio sui capelli, aveva lo stesso profumo di Iris ora capiva perché suo nipote non poteva farne a meno di starle vicino.
"Forza bambina mia Sam sta facendo tutto quello che puo per aiutarti. Vedrai troverà una soluzione". A questo punto le venne in mente la bottiglia in dispensa, sam aveva detto che ormai il male era gia stato fatto.
"Cara vuoi qualcosa di piu forte del thè? Magari senza le pastiglie".
"Tipo?"
"Whiskey, quello buono."
"Non dovrei….non alice non voglio non sentire dolore."
"Piccola sei forte."
"Lo so che non ti piaccio"
"Adesso non dire sciocchezze prova a dormire un po", anche perchè in questo momento Alice non poteva permettersi di pensarla antipatica.
"Credo che non ci riuscirò sono troppo tesa" la donna l'aiutò ad alzarsi e a salire le scale.
"Vieni ti porto in camera di Sam il letto è morbido e ho cambiato le lenzuola proprio oggi", ma soprattutto da lì non poteva né scappare e né buttarsi dalla finestra senza che lei non la vedesse.

"Marta?"
"Ciao Alice. Come stai cara?"
"Marta devi tornare a New Heaven al piu presto. Julie è tornata dalla visita in preda alla disperazione più nera."
"Ah... "
"Marta hai modo di trovare Junior?" la voce dell’amica gli sembrò non molto tranquilla.
"Ma sai cosa è successo?"
"Un problema con il bambino", senti nella voce di Marta un certo sollievo, "è tutto il giorno che provo a chiamare il numero che mi ha dato la segretaria di Junior ma il numero è sempre spento"
"E’ qui con me"
"Perfetto dovete venire subito qua".
"E’ grave Alice?" finalmente un pò di preoccupazione per la figlia.
"Si molto."
"Arriviamo."
Che fortuna che erano insieme si era risparmiata una telefonata. Insieme lei e Junior, guardò l'orologio era tardi. Non fare cattivi pensieri, è vero che Marta non è mai stata una santa ma era il marito di sua figlia, sicuramente era una coincidenza. Molto probabilmente erano usciti a cena insieme,

"Maledizione Finley devi esserci una soluzione"
"Sam mi dispiace ma non ne vedo, l’unica è l’intervento ma lei dovrebbe stare in un ospedale specializzato e il dottor Francis essere gia in sala operatoria ma ripeto non siamo sicuri che basti. Certo preventivando un cesareo programmato alla 34esima settimana come minimo potrebbe aiutare ma ci sarebbe l'incognita polmoni. Io avrei consigliato un aborto terapeutico appena rilevato la malformazione."
"Non avrebbe accettato. E se faccio io l’intervento? Potrei farcela? Il dottor Francis mi ha fatto capire che a meno che non riceva una richiesta dal padre eterno non viene in sala operatoria."
"Tu ma se non hai mail voluto fare il chirurgo neonatale."
"Lo so ma è una eccezione"
"Capisco. Il bambino è tuo figlio?"
"No ma avrebbe potuto essere se le cose fossero andate diversamente qualche anno fa."
"Capisco."
Sam disse quella frase con un peso nel cuore se fosse stato suo sicuramente avrebbe fatto l’impossibile anche andare contro le sue scelte professionali, sarebbe entrato in sala operatoria, aveva deciso che si sarebbe comportato come se fosse stato suo
"Sam ci sei?"
"Si Finley per ora grazie comunque mi dai disponibilità dell’ospedale e sala operatoria vero?"
"Certo Sam mancherebbe solo il chirurgo ma se tu te la senti, puoi dare per scontato che ti sarò accanto in sala operatoria"
"Grazie amico. Salutami Mary e i bambini."
"Ciao"
Sam guarò l’orologio, era ora di tornare a casa, altre soluzioni non esistevano ma avrebbe fatto in modo che il bambino fosse operato al piu presto appena nato. Si stava gia preparando al peggio, ma non avrebbe lasciato nulla di intentato. Per lei. L’avrebbe fatto per lei per il suo amore. Spense la luce e tornò a casa

"Ciao Nonna"
"Ciao Sam, vuoi mangiare qualcosa?" Disse Alice seduta al tavolo in cucina leggeva un libro. "Julie è in camera tua che dorme, povera piccola. Mi spieghi cosa è successo?"
Sam tirò fuori dal frigo un piatto con del pollo freddo. "Mi basta questo. Il bambino ha una grave malformazione al cuore, l’unico modo per salverlo è operarlo appena nato ma non è sicuro che basti, il problema insormontabile è il tempo tra la nascita e la conclusione dell’intervento. Le speranze sono poche."
"Oh. Perché sei andato tu e non Junior alla visita con il dottor Francis"
"Me lo sono chiesto anch’io ma a quanto pare lui aveva da fare, perché me lo chiedi?"
"Niente così per curiosità. Dove vuoi dormire? In salotto o nello studio?"
Sam pensò un attimo. "Sul divano in camera mia"
"Sam non rischiare, perchè ti vuoi far del male?"
"Perché se si sveglia e ha bisogno di qualcuno sono li e non lontano. E’ venuta per me"
"Perché sei un medico non un vecchio amore."
"Tranquilla mi ha gia fatto capire che non vuole altro da me che un amicizia."
Sam iniziò a salire le scale "se vuoi tengo la porta aperta come quando eravamo ragazzi."
"Non farmi ridere. Comunque se la lasci socchiuso va benissimo"
"Buonanotte Nonna. Grazie"

Sam entro in camera facendo piano e si avvicino all’armadio aprì la porta cercando la coperta
"Accendi la luce se cerchi qualcosa"
"Stai tranquilla ho trovato quello che cercavo. Come stai?" E si avvicinò al letto
"Non bene ma lo stato di schock è passato. Dove dormi?"
"Sul quel divano lì così se hai bisogno di me ci sono. Hai preso una pastiglia di calmante?" il tono di voce era quello del medico
"No, dottore non ho preso nulla "
"Male."
"Perché non ti metti qui accanto a me." Per fortuna la luce era spenta e non poteva vedere i suoi occhi, voleva sentirlo vicino anche se non era lecito. Era sveglia da un po e per non pensare al bambino aveva pensato a lui e a come Darla l’aveva guardato in clinica. Si rese conto si essere gelosa: era assurdo  che lei fosse gelosa eppure era quello che aveva provato. Quando Darla aveva chiesto a sam di prendere un caffè con lui il pensiero di loro due soli in uno studio con un lettino le aveva dato talmente fastidio da doverlo pretendere accanto a lei, era un modo di far capire a quella che lui era ancora cosa sua.
"Sei sicura?" La voce di Sam era sorpresa e allo stesso tempo spaventata. "Non so se è una buona idea, stamattina ti ho fatto capire cosa provo ancora per te."
"Ho bisogno che qualcuno mi abbracci  tutta la notte e non credo che Alice lo farebbe", in realtà voleva sapere come sarebbe svegliarsi accanto a lui anziché con Junior. "Per favore", la voce di Julie era supplichevole "e dopo la notizia di oggi sei l’unica persona che mi può stare cosi vicino".
"Ok vado solo a mettermi il pigiama e convincere la nonna che possiamo chiudere la porta altrimenti si creerà un incidente davvero irrimediabile" e sorrise, o almeno Julie pensò che stesse sorridendo visto che la stanza era buia.
Dopo qualche minuto rientrò in camera.
"Mi fai spazio" e sentì che lei si stava spostando sul materasso, per fortuna la nonna aveva cambiato letto quando erano tornati all’inizio dell’estate e non aveva piu il suo vecchio letto a una piazza, ora aveva un bel letto a due piazze.
"Perché mi fai spostare il letto è grande". Disse ridendo
"Si ma questo pezzetto è caldo."
"Sciocco" lo canzonò lei.
Entrò nel letto e l’abbracciò la senti addattarsi al suo petto come se fosse la cosa piu naturale del mondo.
"Mi dirai sempre la verità Sam."
"Certo Tricky, non sono mai stato capace di dirti una bugia". Ora si aspettava la domanda sul bambino. Doveva dirgli la verità ed pronto a farlo, certo non sarebbe stato facile ma l’avrebbe fatto.
"Tu e Darla state insieme?" La domanda le uscì senza pensare, voleva una risposta anche se era indecisa sul fare una scenata o piangere e basta, forse era meglio far finta di nulla nel caso la risposta fosse positiva.
"Perché me lo stai chiedendo?" Possibile che lei fosse gelosa di lui, eppure oggi in macchina era stata chiara quando lui le aveva parlato dei sentimenti che ancora provava per lei.
"Perché ho visto come ti ha guardato," non doveva guardarlo negli occhi altrimenti avrebbe capito che stava mentendo per fortuna era buio, "e così volevo sapere se c’era qualcosa tra di voi.
La sua era semplice curiosità dunque, "un po di tempo fa siamo stati insieme ma niente di importante almeno per me."
"Per te? Perché per Darla?" lo incalzò lei forse era stata troppo precipitosa ma la gelosia la stava mangiando.
"Un anno di amore e lo butti via per cosa sono state le sue parole quando le ho risposto che non volevo andare a vivere con lei…non sono stato molto gentile con lei. A dire il vero non sono stato un signore con nessuna dopo di te."
Julie si sentiva felice che lui non avesse ritenuto una storia importante. Era un sollievo sapere che lei aveva vinto la partita contro Darla, anche non aveva nessun diritto ad essere sollevata.
"Per il bambino ho trovato un ospedale qui vicino disposto ad ricoverarti, dovremo aspettare ancora qualche settimana e faremo un cesareo programmato così saremo tutti pronti." aveva taciuto il rischio che i polmoni del bambino forse non sarebbero stati maturi a sufficienza per l'intervento ma era meglio dare questa notizia qualche giorno prima dell'operazione.
"Vuoi parlare del bambino?" la sua voce si incrinò leggermente.
"Si Tricky dovrai prendere una decisione che sia domani o dopo dovrai farlo. Dicevo ho trovato l’ospedale e il chirurgo sarò io se non sarà disponibile il Dottor Francis." anche la defezione del medico era meglio rimandare.
"Lo faresti per me? Intendo operare il bambino? Non sapevo che eri un chirurgo?"
"Non lo sono ma non ci sono molti medici disposti a rischiare, le nostre possibilità sono poche. Adesso dormi Tricky!"
Si avvicinò ancora di più a lui "Certo Sam, però prometti di non andare via domani non sono mai piaciuta a tua nonna."
"Dormi." disse lui ridendo piano.

Dopo qualche minuto sentì il suo respiro regolarizzarsi e capì che dormiva. Chissà perché quelle domande su Darla, non poteva essere gelosa di lui d’altronde lei aveva Junior. Però aveva notato il tono della sua voce quando Darla aveva lo aveva invitato a prendere un caffè eppure lei solo qualche ora prima aveva fatto capire che da lui voleva solo un amicizia. Sam invece voleva di più e questa sera era felice, avrebbe voluto che Junior entrasse adesso e vedendoli insieme la lasciasse così forse lei sarebbe tornata da lui.
'Sarei capace di farle del male in questo modo' si domandò, la sentì muoversi e per abbracciarla meglio si spostò con lei. Da molto tempo sognava di poter stare cosi vicino a lei, le diede un bacio sui cappelli e uno sulla fronte. Era l’istante piu perfetto della sua vita. Le passò la mano sulla schiena. Desiderò che questa notte non finisse mai, non voleva dormire ma gli occhi si chiusero da soli. Si addormentò con un sorriso.

Era molto presto e faceva freddo,Alice aprì piano la porta della camera di Sam, voleva controllare che lui dormisse sul divano e avesse una coperta e li vidi. Era indecisa se urlare o se chiamarlo e fargli una lavata di capo. Poi vide il sorriso sul viso di suo nipote e il viso finalmente rilassato di Julie, forse era vero che erano distinati a stare insieme.
Alice decise di parlare con Sam dopo colazione e avrebbe fatto un discorso anche con lei, se lei aveva deciso di stare con Junior non doveva dare delle false speranze al cuore già sufficientemente tormentato del nipote.

Julie senti la porta chiudersi e stava per arrabbiarsi quando si accorse che lui era ancora li abbracciato a lei: guardò il suo viso e vide che sorrideva. Sam era felice che lei l’avesse voluto nel letto. Ma ora doveva mettere di nuovo della distanza tra loro. Ora che il sole si era alzato si rendeva conto di aver sbagliato.
"Era mia nonna è venuta a controllare se avevamo combinato qualche cosa di sbagliato."
"Non dovevo chiederti di domire con me, ho sbagliato. Mi dispiace". E fece per alzarsi ma lui la bloccò.
"Per te forse è stato un errore ma per me è stata la notte piu bella della mia vita. Lo so che sei sposata e porti in grembo il frutto dell’amore che hai per tuo marito ma ti amo anch’io e forse piu di lui. Non guardami con quegli occhi ti prego. Non giudicarmi so solo che se fossi stato lui tu non saresti andata da sola dal medico e forse saresti gia incinta di nuovo."
"Cosa stai dicendo?" Julie alzò la voce.
"Che tutti quelli con cui ho parlato mi hanno consigliato un aborto terapeutico, ma non adesso ma qualche settimana fa. Ma lui dove è? A Boston tu invece sai qui da sola ad affrontare tutto anche se sospetto che tu sapessi tutto già da un pò vero?!"
"Al lavoro. Tu non puoi giudicarlo non lo conosci, mi ama e questo bambino lo volevamo a tutti i costi, si lo sapevo ma non avrei rinunciato così facilmente visto che era da due anni che provavo a restare incinta"
"Ma ieri sera mi ha fatto capire di sentirti sola ad affrontare tutto...."
"Ieri oggi", lo interruppe la donna," ci sarà Junior e vedrai che andrà tutto bene", Julie nel frattempo si alzò dal letto, si sedette sulla sedia a mettersi le scarpe
"Non andare ti prego io ti amo"
"Non dirlo mai piu, grazie del tuo aiuto sei stato molto prezioso. Un vero amico." il tono dell'ultima frase era sarcastico.
Julie si liberò e si alzò si stava dirigendo alla porta ma prima di uscire disse: " Fai portare la cartella a casa "
"Non andare ti prego capisci che ti amo, ti voglio vicino a me. Ti prego ascoltami insieme potremo superare tutto e se il bambino non ce la farà ne faremo un altro amore anzi avremo tanti bambini ti prego cerca di capire che non posso stare senza di te tutti questi anni ho aspettato te ogni giorno nutrivo la speranza di vederti e parlarti e toccarti..."
"Capisco tutto ma io AMO junior e il nostro bambino, che nascerà e sarà bellissimo. Ora andrò via e non ci vedremo mai piu. Vuoi un consiglio chiama Darla." appena dette queste parole aprì la porta pronta per uscire.
"Tricky, amore ti prego ascoltami, ti prego resta."
"Non chiamarmi Tricky." Ora doveva dare il colpo finale prima che potesse cambiare idea. "Ieri ti ho mentito, era girata di spalle con la mano sulla maniglia," le tue lettere le ho ricevute ma non ti ho mai risposto perché non volevo passare la mia vita con te." Sapeva che gli avrebbe fatto male ma non poteva farci niente doveva chiudere questa situazione.
Le parole lo avevano pietrificato, stava fermo a guardala. Dopo quello che aveva detto la rottura era definitiva sperava che lui capisse e forse sperava che lui fosse talmente arrabbiato da non perdonarla. Scese le scale di corsa mentre sentiva che lui la chiamava.





Ciao A tutti!
Ecco a voi il sesto capitolo ho notato che nessuno ha commentato il capitolo precedente: vi chiedo di lasciare due righe anche se non vi piace la storia.!

Grazie.
Stefy

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Capitolo 7
*** cap 7 ***


“Julie, aspetta non andare. Ti prego.” Sam scendeva le scale di corsa ma quando arrivò di sotto lei non c’era gia piu.
“Cosa è successo?” Chiese Alice anche se sapeva cosa era successo, gli aveva sentiti discutere e sapeva il motivo del litigio ma voleva capire l’umore di Sam.
“Ho sbagliato tutto nonna. Anche questa volta con lei ho sbagliato“. Si abbandonò su una sedia con lo sguardo nel vuoto.
“Sapevi che con lei avevi perso in partenza. Perché ti angosci tanto? Perché sei convinto che lei prima o poi tornerà da te?”
“Perché ieri sera mi ha chiesto lei di dividere il letto con lei e.. nonna era gelosa di Darla. Perché dovrei smettere di sperare? Lui ieri non c’era. Ma io si e lei mi ha chiesto di starle vicino”
“Si è accontentata, non hai pensato che lei si potesse pentire di quello che ha fatto. Ieri era distrutta oggi con il senno di poi ha capito di aver sbagliato. Ora sei tu a sbagliare, Sam non perdere tempo dietro a lei. Julie in tutti questi anni non ti hai mai pensato, neanche una volta. Non ti nemmeno invitato al suo matrimonio tre anni fa.”
Quella notizia interruppe i suoi pensieri: lei non aveva letto le sue lettere, gli aveva mentito. Perché l’aveva fatto? Perché non l’aveva invitato? Ora i problemi aumentavano.
“Nonna non perderò le speranze finche sarò vivo. E’ fuori discussione. Non voglio più parlare dell’argomento.”
La nonna in quel momento prese una decisione, sarebbe andata a trovarla e le avrebbe chiesto cosa voleva davvero fare di Sam; non si meritava un trattamento del genere anche se non lo amava non era giusto avvicinarlo e poi mandarlo via. Appena Sam fosse uscito per andare in studio sarebbe andata da Julie sperando che la madre non fosse già arrivata e le avrebbe parlato; doveva chiedere a  quella ragazza che  mettesse la parola fine all’agonia di suo nipote, in fondo però sperava di convincerla a tornare da lui.
Quando era entrata in camera a controllare gli aveva visti felici: lui aveva gli occhi chiusi ma sorrideva e lei si vedeva che era rilassata e tranquilla. Sembrava che per loro fosse una cosa normale dormire nello stesso letto.
“Vado a vestirmi ed esco. Starò in studio tutto il giorno. Stasera mangio da Peter devo chiedergli di apportare delle modifiche al progetto di ristrutturazione. Poi devo trovare il coraggio di portarle la cartella le servirà. Forse riesco anche a chiedere scusa” Sam si alzò con gli occhi tristi e andò di al piano di sopra a prepararsi.

Julie aveva camminato veloce verso casa, piangeva. Ma non era pentita di quella notte passata nel letto di Sam, avrebbe dovuto ma non lo era. Provava a dimenticare le parole cattive che aveva detto a Sam, soprattutto perché erano bugie: aveva letto tutte le sue lettere anche se non voleva condividere con lui il futuro che lui immaginava per loro due. Ora che gli anni erano passati erano quelle lettere ad averle inspirato il futuro che lei voleva, ma dopo questa notte passata insieme a lui era difficile vedere Junior accanto a lei.
Julie si chiedeva se era possibile amare due persone allo stesso tempo, certo non allo stesso modo. Sam era il primo amore, passionale e irrazionale pieno di sentimenti e totalmente irresponsabile. Mentre Junior era l’amore maturo, razionale, responsabile e governato dal rispetto, nonostante l’attrazione che lei aveva per suo marito il confronto con quella che lei provava per Sam era completamente diversa. Lei e Junior avevano costruito il loro nido e li hanno vissuto il loro amore, niente colpi di testa niente atti osceni in luogo pubblico. Era un amore pulito perfetto.
Sam era l’opposto di Junior, sotto quella apparenza di perfezione lui era passionale e travolgente. Le due estati passate insieme era state perfette da quel punto di vista: ogni giorno trovava un modo diverso per baciarla, per sorprenderla; si era sempre dimostrato attento e dolce e allo stesso tempo affamato di amore, a quei tempi lei aveva paura di quel amore così perso e profondo che quel ragazzo aveva per lei era per quel motivo lo aveva tenuto lontano e non era più tornata.
Ora, mentre camminava sulla spiaggia tornando a casa avrebbe voluto che Junior fosse solo un pò come sam: attento, dolce e premuroso, ma soprattutto fosse affamato di lei.
La casa era fredda quando entrò e trovò un messaggio in segreteria telefonica, aveva paura che fosse di sam ma lo doveva ascoltare prima che arrivasse sua madre o Junior e capissero cosa fosse successo, premette il bottone e sentì la voce della madre:
“Cara io e Junior arriveremo nel pomeriggio non abbiamo trovato un aereo prima anche perché c’è sciopero, sperando che parta almeno questo. Stai tranquilla che troveremo una soluzione. Junior ti manda un abbraccio. Ha detto che proverà a chiamarti più tardi.”
Andò al piano di sopra e riempi la vasca ed entrò: il bambino giusto, ma lei sapeva che per lui non c’erano speranze. La sua unica speranza era proprio Sam ma ora dopo quello che era successo le speranze erano azzerate. Doveva dirlo a Junior dall’inizio, della malformazione ma lei non poteva credere di non poter salvare il suo bambino e il suo matrimonio. Ora però non sapeva se era giusto salvare il suo matrimonio: aveva tradito il suo marito, ma soprattutto non si pentiva di averlo fatto. Il telefono si mise a suonare, non voleva alzarsi dalla vasca e lasciò che entrasse la segreteria: “sono io amore l’aereo non parte neanche oggi pomeriggio vediamo se riesco a trovare un auto a noleggio e veniamo da te. Ti amo. Dove sei sono un po preoccupato. A dopo”
Julie uscì dalla vasca e prese il telefono, digitò il numero: “ciao”
“Julie dove eri? Siamo preccupati? Stai bene?”
“Ero a farmi un bagno… si sto bene. Junior io…mi dispiace..”
“Non è colpa tua Sam sicuramente ci aiuterà a trovare una soluzione.” la voce si Junior era piena di compassione ma lei sentiva che non c’era amore.
“Non voglio coinvolgere Sam ha gia fatto troppo per noi,” ma soprattutto non poteva dire a Junior che se fosse per  Sam  sarebbe gia incinta di nuovo. Come dire al suo marito che l’aveva tradito senza ferirlo.
“Julie, amore ci sei?”
“Si” ma voleva dire di no, lei non c’era, era in un altro mondo dove Junior era Sam e Sam era al telefono con lei che parlava di come salvare il loro bambino.
“Ok allora faremo a modo nostro”
“Si, a modo nostro” razionale e freddo si disse
“A dopo”
“A dopo”
“Ti amo Julie”
Si sforzò e disse anch’io. E mise giù il telefono.
Si mise a letto a guardare il soffitto ad aspettare il tempo passare.

Alice aveva finito di fare le commissioni e sapeva che Sam non era ancora andato da lei, quindi si armò di coraggio e una torta alla crema, che sapeva la preferita di Julie e si presentò alla sua porta.
Suonò una volta ma sembrava che non ci fosse nessuno in casa, eppure qualcuno in casa c’era e Marta non era ancora arrivata. La macchina non era nel vialetto. Suonò una seconda volta e la porta si aprì.
“Ciao Alice”
“Ciao Julie, sono venuta a portarti qualcosa da mangiare e a fare due chiacchiere. Posso entrare?”
“Certo.”
Si sedettero in salotto una di fronte all’altra, Alice mise la torta sul tavolo.
“Ti dovrei offrire qualcosa ma non so se sia il caso io..”
“Sono venuta per te, per parlarti. Tu mangi e mi ascolti. Poi se avrai ancora qualcosa da dirmi ti ascolterò.” Alice pensò che il viso di Julie era il viso di chi stava soffrendo molto.
“Ti chiedo solo di non raccontarmi bugie. Non sono Sam e non rischi di farmi soffrire. Non sono venuta a giudicarti ma a parlarti.”
“Alice io non voglio… credo di meritarmi qualunque cosa tu abbia da dirmi.”
“Perché sei venuta  cercare Sam?” Era la prima domanda che si era posta dopo che aveva saputo che lei aveva chiesto di farsi visitare da lui.
“Sapevo che il bambino aveva una malformazione ma nessun medico era disposto a fare l’operazione. Ero disperata quando mi è capitata tra le mani una delle lettere di Sam dove diceva che avrebbe sempre fatto di tutto per aiutarmi, ho  pensato che mi avrebbe aiutato a salvare il mio bambino. Junior non sapeva del problema. Avevo paura di perderlo, abbiamo avuto dei problemi e ero sicura che mi tradisse.”
Junior che tradiva Julie, una idea si insinuò nella mente di Alice ma non disse nulla; non poteva essere vero. “Quindi hai pensato bene di usare Sam. Hai fatto bene a rivolgerti a lui ma non capisco perché dormire nello stesso letto?”
“Perché non ho pensato a cosa sarebbe successo al momento in cui l’avrei rivisto. Sciocca vero? Soprattutto non sapevo cosa sarebbe successo al nostro risveglio.”
“Julie ti confesso che sono venuta a perorare la causa di Sam ma mi rendo conto di non arrivare nel momento giusto.” Altri dubbi si insinuavano nella sua testa, Julie era sola. “Dove è Marta?”
“A quanto pare c’è sciopero e non partono.”
“Tu devi andare da loro, perché non sei stata sincera con Junior. Sono sicura che saresti stato in grado di risolvere ogni vostro problema.”
“Lui aveva un amante e io avevo paura che lui tornasse da lei se gli avesse detto la verità.”
“Prepara la borsa, ti porto io all’aeroporto troveremo un aereo e ti riporterò a casa. Hai bisogno di tua madre e di tuo marito.”
“Grazie Alice ma davvero non sei obbligata.”
Gli occhi castani di Julie le erano grati ma non poteva accettare questo aiuto. Aveva bisogno di stare da sola.
“Hai bisogno di tuo marito. Devi chiarire i tuoi sentimenti e poi decidere. Soprattutto devi pensare al bambino, tutto il resto viene dopo, anche Sam e quello che prova per te.”
Julie guardò Alice per qualche instante. “Perché lo fai? Non ti sono mai piaciuta.”
“Perché hai bisogno di aiuto e adesso non c’è nessuno ad aiutarti.”
“Grazie”
“Vai a preparare la borsa vado in studio a prendere la tua cartella e una borsa per me così ti accompagno a Boston.”

“Dove vai nonna?”
A Boston accompagno Julie, Marta e Junior non riescono a venire così porto lei da loro.”
“Quando torni?”
“Tra qualche giorno. Stai tranquillo.”
Come sta?
“Bene”, mentire mentire era l’unica soluzione ora si ritrovò ad essere la complice di Julie nelle sue bugie. “Ha sbagliato ieri notte ed è pentita di quello che è successo. Dimenticala.”
“Non posso”
“Dovrai.” Lo disse con un tono duro era disposta a tutto per proteggere suo nipote ma ora doveva pensare a Julie e Sam innamorato di lei non avrebbe aiutato a risolvere il problema



“Il viaggio è stato tranquillo non trovi. Niente perturbazioni.”
“Si Alice, e siamo state fortunate a trovare un volo diretto per Boston con lo sciopero di questi giorni.”
“Certo bambina”, come poteva dirle che al bancone aveva scoperto che non c’erano scioperi in atto. “Adesso prendiamo un taxi ti accompagno a casa e poi trovo un albergo e domani torno a casa.”
“Se vuoi potresti dormire da me abbiamo una camera in più” , voleva essere gentile con Alice era stata buona con lei e durante il volo aveva sempre cercato di tenerle su il morale.
“Decido dopo d’accordo.”
Mentre erano in fila per un taxi sentirono una voce chiamare Julie: si girarono entrambi, un uomo altro brizzolato salutava Julie con entusiasmo.
“ Lionel!”
“Julie cosa ci fai qui in fila per un taxi. Credevo fossi ancora New Heaven“. E diede un abbraccio forte. “Piacere sono Lionel Malloy, il padre di Junior,” si rivolse ad Alice, gli occhi dell’uomo indugiarono a lungo sul viso della donna.
“Questa è Alice un’amica di mia mamma si è offerta di accompagnarmi a Boston. Ma tu non dovevi tornare la prossima settimana.”
“Invece sono qui, dopodomani ho la prima udienza per il divorzio da Laurie, e non voglio che quella Barbie dica che l’ho tradita visto che sono stato io a trovarla a letto con il giardiniere!” Disse la frase con un sorriso e fece l’occhiolino ad Alice. “E visto che la mia macchina è arrivata vi accompagno io a casa. Perché non hai chiamato Junior?”
“Voglio fargli una sorpresa.”

“Beh la sorpresa c’è stata ma forse cara non l’hai fatta tu.” Disse Lionel guardando la scena dopo che aveva aperto la porta dell’ appartamento
Sul divano c’erano Junior e una donna nudi abbracciati impegnati in una contesa amorosa e si sono accorti di loro due solo dopo che l’uomo aveva fatto il commento anche se non sapeva chi era la donna con Junior.
La donna si alzò dal divano, e nel mentre si accorsero che la donna era Marta e corse in camera mentre Junior cercava di coprirsi alla bell’e meglio con i cuscini del divano.
“Cosa sta succedendo?” La voce di julie era vuota “perché mia madre era nuda sul divano con te? Perché tu eri sul divano nudo con mia madre.” A questo punto la sua voce era isterica
“Cosa hai combinato Junior?” La voce di lionel era dura.
“Cara,” intervenne alice, “vieni con me in cucina mentre tuo marito si veste e noi prepariamo un caffé, anzi tu prepari un caffé e io vado a vedere tua madre. Lionel puoi dare un occhiata a lei mentre vado di là?”
“Certo vai pure disse” l’uomo chiudendo la porta a chiave. “Junior credo che dovremo fare un discorso. Julie vai in cucina arrivo subito.”
“Vai cara.”
“Giusto, Julie ti spiegherò tutto”. Disse Junior con un tono dimesso.
Alice entro nella stanza e trovò Marta mezza vestita che raccoglieva i vestiti sparpagliati un pò ovunque
“Credo che tua figlia stia per avere una crisi isterica quindi non starò molto. Cosa ti è passato per la testa Marta? Il marito di tua figlia?”
“Non giudicarmi, tu santarellina, non sei mai inciampata in vita tua non puoi giudicarmi!”.
I”o non ti giudico ma la ragazza che hai cresciuto sicuramente lo farà e mi piacerebbe sapere cosa hai intenzione di raccontarle per giustificarti.”
“Aiutami ad andare via. Domani parlerò con lei.” Marta si fermò al centro della stanza e piangeva. “Ora non saprei cosa dirle.”
“Vai. Mi inventerò una scusa. Ti chiamerò.”
“Grazie Alice.”
“Non ringraziarmi, soprattutto non pensare a me come una amica, tutto quello che farò d’ora in poi sarà per salvaguardare la salute di tua figlia.” La voce di Alice era dura. “Credevo avessi imparato la lezione ma vedo che non hai ancora capito.”
“E’ successo Alice io e lui non volevamo fare del male a Julie ma è successo.” la sua voce era incerta e rotta dal pianto.
“Vattene prima che ti butti in pasto a lei.”
L’accompagnò alla porta mentre sentiva che dalla cucina Lionel parlava cercando di rassicurare Julie.



Ecco a voi un altro capitolo: mi raccomando recensite.
Stefy

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Capitolo 8
*** cap8 ***


Erano seduti al tavolo: Alice, Julie e Junior, che aveva addosso solo i pantaloni del pigiama. Lionel era in piedi e guardava fuori dalla finestra.Regnava il silenzio tra loro.
“Credo che dovrei andare Julie io non c’entro tra voi. Dovete chiarivi e io sono…”
“Resta per favore”. Disse Julie i suoi occhi erano pieni di lacrime, aveva già pianto ma forse qualche lacrima la doveva ancora versare.
“Resta Alice”, gli occhi di Lionel incontrarono i suoi e sembravano dire grazie. “Junior ti rendi conto di quello che hai fatto. Ora cosa pensi di fare? Il bambino? Perché Julie non sei venuta da me a dirmi questo problema con il bambino avremo potuto cercare un medico anche all’estero. Lo sai che i soldi non sono un problema”.
“Perché è una codarda papà. Semplice. Lei non dice mai quello che le passa per il cervello, pensa solo a lei. Chissà su quante altre cose mi ha mentito”.
“Si ma tu sei andato a letto con mia madre nel nostro letto”.
Junior rimase zitto e guardò il padre. “Voglio il divorzio papà, domani vado in ufficio e preparo le carte. Credi che possiamo trovare un legale per lei, certo che con l’accordo prematrimoniale le cose sono abbastanza chiare”.
“Quale accordo prematrimoniale Junior? Quello che brucerò io stesso, e il legale lo dovrai trovare tu. Sarò io il legale di Julie, e mi prenderò io cura di lei. Sapevo che tua madre aveva il cuore di ghiaccio ma non avrei mai creduto che tu avessi preso cosi tanto da lei. Maledizione Junior.”
Julie guardò Lionel: “perché?” disse senza emozione la sua voce era senza colore come il suo viso, era diversa di come l’aveva vista la sera prima nel letto con Sam, Alice pensò che forse aveva sbagliato a portarla a Boston.
“Junior ha sbagliato tutto con te. Sapevo che avrebbe combinato qualche pasticcio ma speravo che non fosse con tua madre. Almeno non quello, la scorsa primavera sapevo che aveva l’amante ma non chi fosse. Era lei gia allora vero?” Junior non rispose ma il silenzio bastò come risposta positiva.
“Figlio di putt…” Julie si alzò con i pugni alzati verso il marito: “perché l’hai fatto?”
“Perché sei di ghiaccio”, rispose junior guardandola, “sono rimasto con te solo perché Marta non voleva che ti lasciassi mentre eri incinta. Ma dovevo farlo ho dovuto fingere di essere di nuovo innamorato di te.  Dove è Marta?” chiese guardandosi intorno
“E’ andata via” disse Alice “era di troppo in questo momento non trovi, e ha come al suo solito è scappata.” disse queste parole guardando verso quella povera donna che non solo rischiava di perdere il suo bambino ma che per colpa di una madre stronza aveva perso il marito e il matrimonio che voleva salvare.
Julie piangeva di nuovo tra le braccia di Alice.
“Andiamo” disse Lionel. “Vi porto a casa mia”, poi si girò verso il figlio e disse “domani mattina alle 10 nel mio ufficio spero che per quell’ ora tu abbia anche già raccolto le tue cose visto che sei licenziato.”
“Ma papà non puoi”
“Posso e lo faccio. Dovevo darti una lezione molto tempo fa. Se vuoi vai da tua madre e raccontale quello che vuoi, ormai la conosco. Mi aspetto di sentire i suoi avvocati nei prossimi giorni, ti chiedo di avere la decenza di non cercarmi.”
I tre uscirono dall’appartamento lasciando Junior ai suoi peccati.

“Dorme?” chiese Lionel quando vide Alice uscire dalla stanza di Julie, era seduto su una poltrona in corridoio sembrava la stessi aspettando aveva il viso stanco.
“Si ma non è tranquilla, per la piccola è stato un duro colpo.”
L’uomo si avvicinò a lei e l’abbracciò. “Grazie per essere qui, sono contento che Julie abbia un amica come te.” Gli occhi di Lionel era un blu scuro e profondo, dello stesso colore del mare di inverno ma erano allo stesso tempo caldi come il cielo d’estate. Alice senti un brivido salire sulla schiena, erano anni che non sentiva quella sensazione, solo Thomas era riuscito a farla sentire così.
“Julie aveva bisogno di qualcuno che le stesse vicino e la sua fortuna è che ero da quelle parti. Sei sicuro di voler licenziare Junior e annullare il contratto prematrimoniale? E’ sempre tuo figlio”.
“Ho gia bruciato il contratto. Alice non sai quanto dolore mi ha dato Junior in questi anni. Julie è stata l’unica cosa bella in questi anni. Non posso credere che le abbia fatto quello che ha fatto. Adesso dobbiamo pensare a cosa fare con il bambino. Tuo nipote è medico potremo chiedere a lui cosa fare magari…”.
“Credo che sia meglio di no, è complicato da spiegare ma è meglio che stia lontano da Julie”
“Un giorno mi spiegherai Alice?”, i suoi occhi la guardarono di nuovo in modo profondo lei voleva dirgli di smettere di guardala in quel modo ma in fondo le faceva piacere.
“E’ meglio che vada a letto anch’io domani dovrò parlare con Marta e non voglio sembrarle distrutta.”
“Giusto ti accompagno alla tua camera” camminarono in silenzio fino alla porta. “Alice mi piacerebbe conoscerti meglio, magari  senza dover pensare a questi casini”.
“Lionel mi stai chiedendo di uscire?” Alice lo disse sorpresa, è vero che aveva un nipote gia laureato ma è anche vero che sia lei che Iris avevano fatto in fretta a mettere su famiglia, quindi poteva essere considerata ancora una donna attraente ma lui non sembrava il tipo interessato a lei.
“A cena? Se Julie sta bene anche domani.”l’uomo le stava sorridendo voleva convincerla a tutti costi.
“Devo pensarci. Comunque grazie dell’invito.”
Alice entrò dentro la stanza e si rese conto di una cosa: forse si stava prendendo una cotta per quell’uomo. E in fondo la cosa non era così brutta come se l’era immaginata.

Quando Julie aprì gli occhi il suo primo pensiero fu dove sono. Poi il ricordo di tutto quello che è successo ieri le arrivò come un tsunami e la travolse. Le lacrime arrivarono dopo quando prese coscienza che l’amante di suo marito era sua madre.
“Come stai cara?” La voce di Alice era tranquilla, era seduta sulla sedia vicino alla finestra. “Vado a chiamare la cameriera per la colazione. Lionel è gia andato in ufficio ma ha detto che tornerà per pranzo così oggi pomeriggio andremo insieme dal medico per vedere cosa possiamo fare per il bambino. Non vogliamo lasciare nulla di intentato”.
“Non vogliamo: plurale?” Julie guardò Alice per un instante e sembrava che i suoi occhi brillassero di una luce intensa. Sembrava felice.
“Io e Lionel abbiamo parlato a colazione e abbiamo deciso di starti vicino e aiutarti qualunque cosa tu decida.” in realtà avevano parlato anche di altro ma era meglio non dire nulla a Julie, era ancora troppo presto per far sapere agli altri quello di cui nemmeno lei era sicura.
“E Sam? Lo chiamerai?” Julie non voleva vederlo non voleva pensare che lui sarebbe stato lì e l’avrebbe consolata. Lei voleva provare dolore, e doveva essere intenso e voleva essere triste. Non voleva che lui fosse buono con lei, non era stata buona con lui.
“Non l’ho ancora chiamato ma non ho intenzione di dirgli nulla se tu non vuoi, anzi avevo gia pensato che la cosa migliore era tenerlo lontano da te il più a lungo possibile.”
“Alice credo di essermi meritata tutto quello che mi è successo: voglio dire il bambino, Junior mio padre”
“Non dire sciocchezze. Tuo padre è stato ingannato da tua madre, forse non ti ha raccontato la verità ma lui non ti ha mai voluto abbandonare, anzi so per certo che ti ha sempre cercato. Ma non devo essere io a raccontarti le cose. Tra un pò devo uscire, ce la fai a restare sola? Dovrei rientrare tra un paio d’ore.”
“Vai a parlare con lei vero?”
“Si, mi ha chiamato prima voleva parlarti ma ho detto che stavi ancora dormendo, cosi mi ha chiesto di se potevamo vederci”.
“Tranquilla. Vai pure resterò qui a letto.”
“Lionel sarà qui per l’una e pure io.”

Alice era seduta al tavolo di quel bar da circa 10 minuti quando vide Marta arrivare, era come al solito perfetta sembrava quasi che ieri non fosse successo nulla. La donna pensò quanto fosse crudele la sua amica, per lei contava solo se stessa.
“Ciao Alice, grazie per essere qui e per aiutare la mia bambina in nome della nostra amicizia”
“Marta non ringraziarmi perché non lo faccio per te ma solo per lei.” la voce di Alice era fredda
“Lo so e penso che sarai contenta adesso che Junior non sta più insieme a lei, Sam potrà tornare alla carica” Alice la guardò per un minuto e poi disse:
“No, Sam resterà ben lontano da Julie; adesso la tua bambina deve pensare al suo bambino e al casino che tu hai creato”.
“IO? Ma non ho voluto nulla è successo”, disse Marta passandosi le mani tra i capelli, “quel ragazzo meritava molto di più; Julie era troppo impegnata ad essere perfetta per accorgersi che se non fossi stata io sarebbe stata un’altra. E poi scusa non ho diritto ad essere felice?”
“Tu parli di diritto alla felicità? Tu  che hai allontanato il padre di Julie e l’hai fatto soffrire, tu che hai fatto la gatta morta con qualunque uomo di New Heaven e New York e forse degli Stati uniti, bastava che fosse di una certa età e fosse ricco. Tu che non sai nemmeno cosa sia la felicità pretendi il diritto di essere felice? E tua figlia lei che diritti ha?”
“Certo ho sbagliato ad accettare la  corte di Junior ma Alice non puoi capire cosa significhi passione, quel ragazzo ha sangue caliente e aveva bisogno di qualcuno come lui, ci siamo trovati, non l’abbiamo voluto ti potrei raccontare per quanto tempo ci siamo evitati e…”
“Da quanto tempo va avanti Marta, da quanto tempi ti scopi il marito di tua figlia?”
“3 anni, quando Julie rimase incinta l’ho lasciato ma la scorsa settimana abbiamo avuto un riavvicinamento, da quando ci siamo trasferiti a New Heaven per l’estate Julie era lontana e cosi lui mi ha cercato”
“E tu ovviamente non l’hai allontanato”. il tono era quello del rimprovero sapeva che Marta era un egoista ma non credeva fino a quel punto.
“Alice tu non mi puoi giudicare: l’unico uomo che hai avuto è stato Thomas e tu sai che anche lui ti ha tradito”.
“Certo e sappiamo benissimo di chi è la colpa vero Marta?” Alice la guardava furiosa, nonostante quello che Marta gli aveva fatto l’aveva perdonata adesso pretendeva di nuovo il perdono. Finì il caffé e si alzò Devo andare mi aspettano per pranzo.
“Ho bisogno di vedere Julie devo chiedere di perdonarmi e di perdonare Junior, sai se lei lo facesse magari Lionel chiuderebbe un occhio e tutto tornerebbe come prima”.
“Lionel pensa con la sua testa. Parlerò con Julie ma la risposta credo sarà negativa”.

Julie aveva fatto una lunga doccia e poi colazione era seduta sul divano a guardare fuori quando il cellulare di Alice si mise a squillare, l’aveva dimenticato lì. Senza pensarci rispose pensando che fosse lei.
Nonnina cara sono io, il tuo caro nipotino: mi hai abbandonato e il frigo è vuoto. Quando torni?” Sam parlava come un bambino piccolo che faceva i capricci.
“Ciao Sam, sono Julie tua nonna è uscita e ha dimenticato il telefono qua.”
“Ah scusa….io…Julie…noi… dobbiamo parlare. Volevo chiamarti ieri ma non avevo il tuo numero e non sapevo come rintracciarti. Come stai? Hai parlato con Junior?”
“Sam non ho voglia di parlarti in questo momento io…” Julie voleva avere la forza di piangere di dirgli quello che era successo ma non era ancora pronta.
“Aspetta Julie non chiudere anche se non mi vuoi parlare ti chiedo di ascoltarmi”;
La donna era in preda a sentimenti contrastanti: la batosta del giorno prima e la felicità di sentire la voce di Sam, calda e rassicurante come sempre, ma doveva pagare per la presunzione che aveva avuto era sicuro che tutto quello che era successo, il bambino e il tradimento del marito, erano delle punizioni per quello che aveva fatto a Sam
“Lo so che tu ami tuo marito”, a quelle parole gli occhi di Julie si riempirono di lacrime ma non poteva raccontargli quello che era successo.“E so anche che il tuo bambino è molto più importante di un tuo ex che non riesce a dimenticarti, ma volevo dirti che nonostante tutto io ti aspetterò, perché ti amo con tutto me stesso e preferisco vederti felice adesso tra le sue braccia. Non ti cercherò, non ti scriverò, ma sappi che sarò qui e per qualunque problema non farti paranoie e vieni da me”
“Grazie ma credo che…Sam per favore dimenticami” e chiuse la comunicazione anche se aveva sentito Sam dire mai



Angolo dell'autrice

Questo dovrebbe essere il penultimo capitolo a meno che non cambi completamente l'ultimo capitolo. Vi lascio alla letura.
Ringrazio ancora tutti quelli che hanno letto la storia fino ad ora e in particolare ringrazio Dolce mony che ha recensito il capitolo precedente.
Stefy


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Capitolo 9
*** cap 9 ***


Alice si stava guardando allo specchio, tra qualche ora si sarebbe sposata, i capelli erano in ordine. Era felice, Lionel la rendeva felice, era una felicità diversa rispetto a quella del giorno in cui stava per sposare Thomas: allora per lei era un salto nel buio ed era convinta che il loro amore sarebbe durato in eterno e che avrebbero avuto tantissimi figli, il destino è stato molto cattivo con loro, solo una figlia portata via da una malattia e un tradimento che ha portato il loro matrimonio a una situazione davvero strana che la rendeva infelice, ma ha fatto finta di nulla e negli ultimi anni insieme avevano raggiunto un equilibrio. Gli anni avevano trasformato il loro amore in un’amicizia tra due persone che avevano condiviso tutto. Lionel era arrivato quando ormai aveva deciso di dedicare la sua vita al nipote, si erano conosciuto tre anni prima in circostanze veramente orribili: l’immagine della sua ex miglior amica con Junior la inorridiva ancora.
“Nonna sei pronta? La macchina è arrivata per portarci alla cerimonia” Sam entrò nella stanza dove la donna si stava vestendo. “Nonna? Dove hai messo la mia dolce nonnina?” Disse guardandola facendole un sorriso malizioso.
“Sciocco, non adularmi. Non ho potuto fare di meglio.” alice si girò ancora una volta verso lo specchio, per la cerimonia aveva scelto un taillieur color pesca le sembrava assurdo mettere un classico vestito da sposa bianco i capelli era acconciati in un morbido chignon decorato con dei piccoli fiori d’arancio.  
“Invece hai solo fatto quello che dovevi fare: nonna sei una donna stupenda e Lionel ti merita, anche se in realtà da nipote dovrei fare il geloso ma non riesco.  Siete perfetti insieme”
“Grazie Sam sono felice che ti piaccia Lionel. Dopo  la cerimonia andremo due settimane alle Hawaii.”
“Se vuoi posso venire a dar da bere alle piante la sera prima di tornare a casa”
“Grazie Sam ma non è necessario verrà una persona al massimo se vuoi puoi venire a vedere se ha bisogno di qualcosa.”
“Ogni suo desiderio è un ordine per me milady”.
“Non essere sciocco” e si misero a ridere. “Ora andiamo prima che Lionel cambi idea sai convincerlo a sposarmi dopo 4 quattro matrimoni non è stato semplice”.

La cerimonia fu molto semplice e fu officiata dal sindaco di New Heaven: c’erano solo gli amici più intimi. Junior si era presentato senza Marta su richiesta del padre che si era ravvicinato da qualche mese al figlio, non lo aveva perdonato ma era un inizio.
Il ragazzo era veramente molto cambiato, Marta lo aveva cambiato e forse in bene.
“Auguri Alice spero che tu e mio padre siate felici. Marta ti manda i suoi saluti ha preferito non venire aveva paura di trovare Julie … sai non si parlano ancora almeno mio padre mi ha perdonato spero che un giorno capisca che ci siamo innamorati e …”
“Grazie Junior. Se devo essere sincera Marta non era gradita. Julie non è venuta, è impegnata con il lavoro.”
“Capisco, io… non ho avuto il tempo di parlarti dopo quel giorno”, Junior si guardava intorno cercando il coraggio di parlare
“Non devi dirmi niente caro”, Alice lo interuppe e lo abbracciò. “Grazie per essere venuto, ma ora scusami ma devo salutare anche gli altri” e lo lasciò vicino al buffet.
Alice e Lionel diedero inizio alle danze ballando un vecchio successo di Sinatra, e poi la donna ballò prima con il nipote e poi con il figliastro.
La giornata si concluse con tutti gli invitati che fuggivano da un temporale.

Nei giorni successivi il tempo cambiò: da temporale la pioggia era diventata tempesta e mancava poco per il diluvio. Sam era seduto davanti al camino a leggere un libro prima di andare a dormire, o meglio cercava di leggere in realtà pensava al matrimonio, forse doveva far sul serio con Darla, era un anno che parlavano di andare a convivere anche se lui non aveva smesso di pensare a lei. Ma prima di andare a scegliere la camera da letto insieme a Darla avrebbe provato a cercarla, sicuramente sua nonna aveva il suo numero sapeva che tra le due donne era nata una forte amicizia dopo il viaggio a Boston durante il quale Alice aveva conosciuto Lionel. Dopo il ritorno di sua nonna da Boston aveva provato a storcerle qualche notizia di Julie ma la donna era stata bravissima a non dire nulla, l’unica cosa che le era sfuggita era che Junior non stava più insieme a Julie e il fatto di averlo alla cerimonia da solo l’aveva riempito di gioia.
Tim si alzò e iniziò ad abbaiare alla porta, “Ehi vecchio mio cosa c’è” e guardò fuori dalla finestra, c’era una macchina parcheggiata davanti al patio con qualcuno alla guida che sembrava indeciso sul scendere o no.  Sam accese la luce del patio e la persona dentro la macchina si girò verso la casa, l’uomo non credeva ai suoi occhi era lei, aveva paura di uscire e poi rendersi conto che lei non era li che era un‘ illusione, ma poi lei scese dalla macchina, la vide chiudere la portiera della macchina e dirigersi verso la casa di corsa.
Sam si  diresse verso la porta e l’aprì e rimase sulla soglia ad aspettarla, lei fece i gradini e si fermò. “Ciao Sam”.
“Ciao Julie”, si era tagliata i capelli e li aveva scuriti era anche dimagrita, e molto, portava un paio di jeans e un maglione a collo alto blu scuro e un impermeabile giallo di quelli che si usa in barca, ma era troppo grande per lei e le arrivava quasi ai piedi.
“Devo parlarti lo so che è tardi e domani lavori ma avevo bisogno di parlarti adesso e…” Julie aveva trovato un briciolo di coraggio, da tre anni voleva trovare dentro di sé la volontà di tornare ad amare e si era impegnata nel lavoro senza però provare nessun sentimento che potesse sostituire l‘amore.
“Entra preparo un the cosi ti scaldi un po’”, lei entrò i casa e lo seguì in cucina restarono in silenzio mentre Sam preparava il the, con le tazze fumanti si sedettero sulle poltrone davanti al fuoco e per un’altra mezz’ora non parlarono. Sam aveva paura che lei sentisse il suo cuore battere anche perché sembrava che da un momento all’altro gli dovesse uscire dal petto.
“Il thè è buonissimo grazie”, Julie interuppe il silenzio, “scusami se sono piombata a casa tua soprattutto perché l’ora non è”.
“Non vado a letto presto stavo leggendo” disse Sam, indicando il libro. “Posso chiederti una cosa?”
“Certo tutto quello che vuoi hai diritto di sapere visto il modo in cui sono andata via l’ultima volta che ci siamo visti”.
“Come sta il tuo bambino?se non sono indiscreto”.
“E’ morto”.
“Come l’hai chiamato?”
“Samuel, l’ho chiamato come te è stata tua nonna a suggerirlo se non fosse stato per lei credo che non avrei superato la sua morte; è una donna eccezionale”.
“Mi dispiace  per Samuel e per mia nonna sono d’accordo con te”.
“Sapevamo che era un rischio, comunque è morto tra le mie braccia dopo l’intervento, sono stata molto male ma adesso va meglio”. Julie abbassò la testa e si asciugò gli occhi e restarono di nuovo in silenzio. “Forse è meglio che vada sono stata una stupida a venire”.
“Non devi andare via, puoi dormire qui posso prepararti il divano certo non è comodo come un letto in motel ma”.
“Grazie ma sono a casa di tua nonna e sono venuta qui d’impulso e ho lasciato tutto aperto”.
Ecco spiegato l’impermeabile enorme, era di Lionel ma cosa l’aveva spinta a venire di corsa da lui, voleva chiederle ma aveva paura della risposta.  “Julie non siamo a Boston anche se non è chiuso non entrerà nessuno e poi mia nonna non ha molti gioielli da essere un bersaglio per i ladri”.
“A casa di tua nonna ci sono cose che valgono molto di più, stasera mi sono messa a guardare degli album di foto e ho visto questa”, e gli porse una foto: ritraeva loro due abbracciati sulla spiaggia, era l’ultimo giorno di vacanze della ragazza e quella sera avrebbero fatto l’amore per la prima e ultima volta. “Ho ripensato a quel giorno e al giorno in cui siamo andati insieme dal dottor Francis e alla notte che abbiamo passato insieme e di tutto quello che mi è successo, insomma vedere tua madre e tuo marito che si danno da fare sul divano di casa tua non ha aiutato la mia salute mentale”, Sam la guardò sbalordito.
“Junior e tua madre? Quando?”
“Tua nonna non ti ha raccontato nulla? Sicuramente no, e la ringrazio forse è meglio così, quel giorno se non l’avessi avuta vicino a me credo che non sarei qui a parlarti”.
Di nuovo silenzio
“Tutto quello che ti ho detto è vero”, questa volta era stato Sam a parlare. “Non ti ho mai dimenticato e quella notte ti ho fatto una promessa”, disse indicando la foto ancora in mano a Julie
“Sam voglio dirti una cosa, dopo la notte che abbiamo passato insieme io non mi sentivo in colpa, ero felice e mi dispiaceva che Junior non fosse come te. In poche parole avevo capito che provavo qualcosa per te ma poi la morte del mio bambino mi ha convinto che non sarei mai stata in grado di amare qualcuno di nuovo
Poi questa sera quando ho visto la foto ho mi sono ricordata che quella mattina tornando a casa volevo che Junior fosse come te”, Sam la guardò perplesso si alzò dal divano e si avvicinò alla finestra pioveva forte, “scusa non volevo dirti questo” sentì la mano di Julie sfiorare la sua spalla e si girò verso di lei “non sono stata molto chiara vero? volevo dirti che volevo te, ho capito che avrei voluto che fossi stato tu al mio fianco dall’inizio e volevo…” ma Julie non finì di parlare perché Sam la stava baciando.
“Tricky non dire altro perché finalmente posso mantenere la mia promessa: non ti lascerò andare mai più amore mio“..
Julie sorrise: “te la ricordi ancora dopo tutti questi anni e dopo il male che ti ho fatto?”
“Amore mio è stata l’unica cosa che mi ha fatto andare avanti la possibilità di poter mantenere la mia promessa ti avrei aspettato per sempre. Avevo anche deciso di cercarti, domani avevo gia deciso di andare da mia nonna e sbirciare nelle agende e ti giuro ti avrei trovato Julie”, mentre lui parlava gli baciava il viso, “e mi sarei preso cura di te sapevo che non stavi più con Junior quindi ero pronto a tutto per riconquistarti. Ti amo Julie”,  e la baciò finalmente era di nuovo tra le sue braccia.
La donna lo allontanò da se solo di qualche centimetro sul viso di Sam comparve una smorfia.
“Samuel Sthen prometto di non lasciarti mai più e voglio dei bambini, voglio che tu sia il padre dei miei figli!”.
Ti accontento subito la prese per mano e iniziò a fare i gradini che gli avrebbe portati alla loro camera da letto, a metà scala si Sam si fermò e le diede un bacio leggero sulle labbra. “C’è solo un piccolo problema: non ho ancora comprato un letto matrimoniale ho solo un materasso per terra e per giunta è singolo.”
Julie si mise a ridere poi si fece seria visto che Sam la guardava perplesso.
“Va bene” si girò e iniziò a scendere gli scalini si mise l’impermeabile e prese le chiavi della macchina.
“Dove … dove stai andando”.
“Da tua nonna”.
“Ma io avevo capito che avresti dormito qui … cosa ti ha fatto cambiare idea. Se è solo per il letto domani mattina andremo a comprare uno”.
Julie si girò verso di lui e disse “ma io dormirò qui solo che visto che a casa di tua nonna c’è un letto vuoto pensavo di recuperare il materasso, se vieni con me facciamo prima”.


Ecco l'ultimo capitolo, non mi soddisfa ma ci tenevo a concludere la storia; non è detto comunque che in futuro non decida di darle un'aggiustatina. Ringrazio ancora tutti quelli che hanno letto la mia storiella, in particolare Dolce Mony e piccolastellasenzacielo.
Un abbraccio a tutti
Stefy.

PS: ho scritto due One shot su Twilight se avete voglia andate a leggerle.


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