SE SOLO QUELLA SERA...

di giuliabaron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritornando a casa ***
Capitolo 2: *** Questa non è casa mia ***
Capitolo 3: *** Saldare un debito ***
Capitolo 4: *** In missione per Furetto ***
Capitolo 5: *** Al Club - si va in scena! ***
Capitolo 6: *** Non sono la tua bambola! ***
Capitolo 7: *** Malfoy Manor ***
Capitolo 8: *** Sorprese ***



Capitolo 1
*** Ritornando a casa ***


TITOLO

SE SOLO QUELLA SERA…

 

Ciao a tutti! Questa è la prima volta che mi cimento nella stesura di una fiction, quindi chiedo venia se vi sembrerò troppo banale o pesante nel racconto. Ovviamente i consigli sono sempre bene accetti, così come le critiche costruttive e ben argomentate ed eventuali complimenti;).

Buona lettura,

Giulia

 

CAPITOLO 1

 

Era stata una giornata molto dura.

Un drago del circo magico da poco arrivato in città era riuscito a sfuggire al controllo del proprio addestratore, lanciando fiamme in ogni dove con il risultato di un sovraffollamento di pazienti nel reparto Lesioni da Creature dell’Ospedale Magico San Mungo.

 

Tornava a casa come tutte le sere, questa volta però era stato un turno davvero estenuante: certo non era la prima volta che saltava il pranzo per adempiere al suo dovere di medimaga, ma si sa nel cuore di Londra raramente si vedevano draghi scorrazzare deliranti per la città! Quindi non solo si era limitata alle cure fisiche dei suoi pazienti, ma anche a cercare di tranquillizzarne gli animi ancora sotto choc e non sempre era stata una cosa facile.

 

Era veramente esausta, ma preferiva tornare a piedi nel suo appartamento babbano piuttosto che prendere la metro per potersi godere almeno quel momento lontano dalla confusione e per prendere una boccata d’aria.

L’autunno era ormai alle porte e le giornate si erano accorciate di molto per cui, nonostante fossero da poco passate le 18.30, il sole si stava già coricando per lasciare posto alla luna.

 

Per arrivare a casa doveva passare per Hennington Creek, uno dei quartieri più malfamati della Londra babbana, ma di certo non aveva perso il suo coraggio Grifondoro.

Hermione J. Granger era rimasta la So-tutto-io orgogliosa dei tempi di Hogwarts, solo che ora era anche una bellissima ragazza già laureata in Medimagia nonostante i suoi 22 anni.

Indossava un paio di stivali scamosciati, dei jeans scuri ed un trench blu avio. I capelli sciolti le solleticavano metà schiena mentre sul volto stanco erano raccolti indietro da una piccola forcina.

 

Come previsto nessuno passava da quelle parti.

Hennington Creek prendeva vita solo dopo la mezzanotte, quando lucciole e spacciatori uscivano allo scoperto per vendere chi un surrogato d’amore, chi un’illusione di felicità. A quell’ora tutto era buio e silenzioso, eccezion fatta per qualche senzatetto intento a rovistare nella spazzatura in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti.

 

L’aria era umida, per terra le pozzanghere testimoniavano il passaggio della pioggia nel pomeriggio.

Istintivamente accelerò il passo e strinse più forte a sé la borsa in pelle regalatale da Ginny il Natale precedente mettendo la mano destra nella tasca del trench per impugnare la sua bacchetta. Con immenso stupore scoprì che non era al suo posto. Spaventata si bloccò e subito dopo si diede mentalmente della stupida: con la giornata che aveva avuto sicuramente in quel momento essa giaceva nel suo armadietto al San Mungo. A quel pensiero le sfuggì un sorriso e si tranquillizzò; che pericolo poteva correre se non c’era anima viva?

Purtroppo non si era accorta che nel frattempo qualcuno l’aveva notata ed ora la stava seguendo con le peggiori intenzioni che potesse avere.

 

Stava passando vicino ad un lampione rotto quando un rumore sospetto la mise di nuovo sulla difensiva, si voltò di scatto e vide una lattina vuota di birra rotolare e un gatto randagio correre nella direzione opposta alla sua. Di nuovo la sua stanchezza le giocava brutti scherzi – pensò tra sé e sé. Ma nel momento in cui si rigirò, si trovò davanti a due iridi color pece scintillanti di malvagia follia che la fecero sobbalzare.

 

“Che ci fa un bel bocconcino come te in un postaccio come questo?” – disse il teppista, calcando volutamente la parola “postaccio” assumendo con una smorfia una faccia piagnucolosa, caricatura secondo lui della ragazza che gli stava di fronte. Aveva i capelli rasati a zero, un anello al naso e puntava minaccioso un coltellino svizzero dritto contro di lei.

 

“Non sai che potresti incontrare brutta gente qui? Ma per fortuna hai incontrato me…” – berciò sarcastico con fare terrificante.

 

Hermione non aprì bocca, sembrava terrorizzata dalla paura.

 

“Che c’è bambolina, ti ha per caso mangiato la lingua il gatto?” – e con un movimento brusco trasse Hermione stretta a sé.

 

Mossa sbagliata: quello era il momento giusto per mettere in pratica quelle quattro cosette che si imparavano al corso base per Auror che Harry le aveva pregato di seguire per fargli compagnia. In un attimo si liberò dalla sua presa, colpendolo con una gomitata all’inguine e pestandogli forte il piede destro. Poi, con tutta la determinazione e la forza rimasta si mise a correre nell’oscurità, inseguita dall’uomo incazzato nero come non mai.

 

“Lurida puttanella, come hai osato? Ti farò vedere io chi comanda qui!”

 

Hermione intanto pensava solo a fuggire il più lontano possibile da quel brutto ceffo. Neanche si accorse di avere imboccato un vicolo ceco, se non quando si ritrovò alle calcagna quel losco individuo più minaccioso che mai.

“Adesso ci divertiamo, troia!” – e in un attimo le fu addosso.

 

Le tirò i capelli con violenza inaudita, poi la sbatté forte contro il freddo muro di mattoni. Hermione cadde rovinosamente a terra; tentò di rialzarsi ma le doleva tutto. La testa le girava e vedeva sfocato. Scorse una sagoma scura avvicinarsi a lei e una voce sinistra arrochita dall’eccitazione e dalla rabbia dire:

 

“Vedrai piccola, quando avrò finito con te mi implorerai di averne ancora…”.

 

Una mano avida andò a toccarla sotto il trench senza troppi complimenti.

 

“Ormai è la fine” – pensò affranta, mentre una lacrima le scendeva sulle labbra schiuse.

 

Stava preparandosi al peggio quando d’un tratto una voce forte e decisa gridò

 

Petrificus Totalus!”

 

Quella fu l’ultima cosa che ricordò, poi buio.

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Capitolo 2
*** Questa non è casa mia ***


CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

 

Profumo.

Profumo di biancheria pulita e calore di un posto appena lasciato vuoto accanto a lei.

Con queste sensazioni Hermione lentamente si svegliò.

Cercò di alzarsi per stiracchiare le membra indolenzite, ma un forte giramento di testa la fece subito ricadere a letto tra le lisce lenzuola di seta. Lì per lì non si rese nemmeno conto che non erano le sue.

Si toccò la testa e si sorprese di essere fasciata, poi provò a rialzarsi stavolta con più calma, facendo piano leva sui gomiti. Questa volta riuscì a sedersi sul letto appoggiandosi allo schienale.

La vista era ancora sfocata, ma distinse lo stesso due sagome grigiognole dalle lunghe orecchie appuntite che parlottavano tra loro ai piedi del letto.

 

 

 

 

Shhhh… signorina si è svegliata…” – disse quello alla sua destra.

 

“Padrone! Bisogna chiamare padrone! Noi dovere chiamare subito lui!” – urlò con voce stridula l’altro.

 

A quel suono Hermione gemette involontariamente di fastidio, attirando l’attenzione dei due elfi domestici, che subito puntarono i loro occhioni tondi verso di lei.

 

Quello che sembrò essere il più vecchio parlò tutto preoccupato:

 

“Oh signorina, io scusare tanto ma Dinky – ed indicò l’elfo dalla voce acuta – essere tremendamente maleducato!” – e si diede un pugno in testa.

 

Quella scena riscosse Hermione: erano due elfi domestici che le stavano parlando ed uno di loro si stava autopunendo in casa sua? No, non era possibile che lei, in quanto fondatrice del C.R.E.P.A. potesse avere alle sue dipendenze degli elfi domestici! Per forza di cose quella non era casa sua!

 

D-dove sono?” – provò allora a chiedere con voce flebile più a se stessa che a qualcun altro, massaggiandosi la tempia sinistra.

 

“Oh, signorina io vorrebbe dire, ma Gonzo non vuole me lasciare!” – squittì Dinky indicando il suo compagno semi-stordito dal proprio gancio.

 

“Sono per caso prigioniera? Cos’è successo? Ricordo solo che stavo tornando a casa dal San Mungo e poi… tutto è confuso…”

 

“Noi non potere aiutare, signorina; noi adesso andare, poi tornare” – rispose in tono solenne Gonzo, appena ripresosi. Dinky stava già per ribattere quando Gonzo lo colse alla sprovvista, tappandogli la bocca con una mano.

 

“Ma che…” – Hermione non fece in tempo a finire che quei due erano già spariti dalla sua vista con un sonoro “crack”.

 

 

 

 

 

Ancora stanca e scossa da quella nuova situazione, si lasciò cadere a letto.

Portò le mani dietro alla testa che le doleva ancora, chiuse gli occhi ed inspirò forte. Le lenzuola odoravano di Marsiglia e di un non so che di… virile, si trovò a pensare. E poi erano estremamente rilassanti con quel tono di verde smeraldo che tanto le ricordava il mare di quella splendida isola italiana nella quale si era recata in vacanza a diciotto anni per festeggiare i M.A.G.O.

Quel pensiero la tranquillizzò e, combinato alla debolezza che ancora la pervadeva, la fece risprofondare nel mondo dei sogni.

 

 

 

 

“Padrone! Padrone!” – un Dinky sovraeccitato, sfuggito al controllo di un preoccupatissimo Gonzo, saltellava senza sosta attorno alla scrivania dello studio di Draco Malfoy.

 

“Stupidi elfi! Vi avevo detto di non perdere di vista nemmeno per un momento la mia ospite” – berciò il biondo calcando con una punta di fastidio l’ultima parola.

 

Era seduto alla sua poltrona di pelle, con i piedi sopra la scrivania e stava leggendo l’inserto sportivo della Gazzetta del Profeta.

 

“Ma signore! Signorina essere sveglia!” – continuò Dinky, dimenticandosi completamente con chi aveva a che fare. Gonzo intanto si schiaffeggiò la fronte per la frustrazione.

 

“Brutto elfo idiota, ricordati che stai parlando con un Malfoy, non osare più rivolgerti a me con quel tono! Non vedi che sono occupato? – lo rimproverò, indicando l’articolo che stava leggendo riguardante il mercato di giocatori per il campionato di Quidditch della nuova stagione – Se solo non ti avessi accidentalmente liberato adesso ti… aspetta! Hai detto che si è svegliata?”

 

Non lasciò all’elfo il tempo di rispondere. Si alzò di scatto ed immediatamente si smaterializzò nella sua stanza.

 

 

 

 

Un “pop” ovattato designò l’arrivo di Draco in camera sua. Non sentì alcuna protesta per il suo improvviso arrivo.

La Granger doveva essere svenuta. Merda!

 

“Accidenti a quei due imbecilli incapaci… non le hanno somministrato la pozione come gli avevo ordinato di fare non appena avesse aperto gli occhi! Lo sapevo che a tenere con me un elfo decrepito e rincoglionito che crede ancora di vivere ai tempi di mio nonno e un deficiente di uno sgallettato che disgraziatamente ho liberato dalla schiavitù del suo precedente padrone, motivo per cui ora mi sarà riconoscente per tutta la vita, non ci avrei guadagnato niente! Mi sto rammollendo, ecco cos’è!”

 

Con quei pensieri in testa si decise ad avvicinarsi al suo letto dove giaceva apparentemente priva di sensi la sua nemesi.

 

 

 

 

Doveva ammettere che se fosse rimasta per tutta la vita così come era in quel momento, silenziosa ed indifesa, beh le sarebbe sicuramente piaciuta. D’altronde la Granger era sempre stata una ragazza affascinante, di una bellezza mai sfacciata, diversa dalle oche tutte tette e culo che solitamente gli scaldavano il letto.

E in quel momento lei sembrava un quadro di Tiziano. Un ricciolo ribelle le attraversava il viso rilassato e poggiava proprio sopra la bocca rossa e carnosa.

Senza capire come né perché, si ritrovò a scostarle quella ciocca birichina; restò impalato quando non resistette all’impulso di passare col pollice sopra quelle labbra perfette ed ignare di quello che stava accadendo.

Hermione a quel tocco gentile sospirò soddisfatta nel sonno e questo bastò a Draco per ridestarsi dallo stato di catalessi nel quale era sprofondato poco prima senza un motivo apparente.

In poco tempo raccolse tutto il famoso contegno malfoyano di cui disponeva e si schiarì la voce.

 

“Ehm, ehm… Granger svegliati.”

 

Niente. Decise di scuoterla leggermente.

 

“Granger svegliati, cazzo!”

 

Mosse un po’ la testa, ma ancora aveva gli occhi chiusi. Malfoy allora iniziò a darle piccole sberle sulle guance.

Infastidita da quel tocco insistente sulle gote, Hermione aprì gli occhi con disappunto.

Nonostante il dolore alla testa si fosse alleviato, la vista era ancora confusa. Batté le palpebre un paio di volte, si strofinò gli occhi e quando riuscì a vedere sperò con tutto il cuore che quella fosse una tremenda allucinazione, causata dal trauma al capo.

Perché, se quella faccia scocciata che le stava dinanzi realmente apparteneva a quel furetto odioso di Malfoy, allora Hagrid era un’aggraziata ballerina di danza classica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autore

 

Sono felicemente lusingata dalle vostre recensioni… e per questo ho cercato di postare al più presto il secondo capitolo!;)

Volevo avvisarvi che probabilmente la storia non consterà di più di dieci capitoli, almeno questo è il limite che ho prefissato nella mia mente…

Comunque, dalle recensioni ho notato che molte di voi avevano capito subito che questa sarebbe stata una Draco/Hermione… brave!

 

Poison Emy: ti ringrazio per la tua recensione piena di entusiasmo e mi riempie d’orgoglio il fatto              che avresti continuato a leggerla anche se il “prode salvatore” di Hermione fosse stato quel troglodita di Ron… a presto;)

 

Rue Meridian: addirittura dritta tra i preferiti? Grazie mille! Comunque anch’io non vedo per nulla bene insieme Ron ed Hermione… lei è veramente troppo in gamba per lui! Per quanto riguarda i poveri obliviatori… eh sì, hanno avuto proprio una giornata bella piena;)

 

Lyan: mille grazie per i complimenti! Sono contenta che il mio stile ti piaccia! A presto;)

 

_Bella Black_: leggere una recensione scritta da qualcuno di cui ami le storie è veramente appagante! Come vedi ho cercato di postare il prima possibile… spero di non averti deluso;)

 

Alaide: sono contentissima che tu mi abbia lasciato un tuo parere, è molto importante per me ricevere consigli da qualcuno bravo come te! Hai toccato perfettamente il problema: purtroppo o per fortuna sono estremamente sintetica. Cercherò di scrivere di più e come dici tu, col tempo spero di prendere le misure. Grazie;)

 

Pei_chan: sono proprio soddisfatta di esserti sembrata una scrittrice “esperta”, in realtà sono proprio come dici tu una “novellina”;)… e grazie per avermi avvertito dell’errore! Stupidamente mi sono mangiata un paio di parole (a volte mi prendono gli attacchi di rimbambite…). Provvederò subito a correggere! A presto;)

 

Ringrazio anche tutti coloro che hanno dato un’occhiata alla storia e a stregs87 per aver aggiunto la storia tra i preferiti;)

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Capitolo 3
*** Saldare un debito ***


CAPITOLO 3

CAPITOLO 3

 

“Finalmente Miss Perfezione So-tutto-io si è degnata di svegliarsi!” – berciò in tono non proprio amichevole Draco Malfoy.

 

Hermione era indignata. Come si permetteva di trattarla in quel modo? Poi si ricordò che non sapeva dove fosse, o meglio sperava di non saperlo, quindi con tutta l’ostilità di cui era capace disse:

 

“Si può sapere dove accidenti sono, Malfoy? Possibile che il mio desiderio di non rivederti mai più fosse così irrealizzabile?”

 

“Ah, è così che ringraziano i Sanguesporco come te?” celiò alquanto oltraggiato il biondo.

 

“Ringraziarti? E per cosa, di grazia?” replicò sarcastica la riccia.

 

La Granger non capiva un cazzo, pensò.

 

“Si dà il caso che il qui presente Draco Abraxas Malfoy, affascinante e bellissimo esemplare di maschio, nonché per sua fortuna unico erede delle due più importanti famiglie di Purosangue che la Storia Magica ricordi, si sia abbassato a salvare la vita ad un’ingrata quanto rompicoglioni Sanguesporco come te, che probabilmente sarebbe passata a miglior vita, con buona pace di tutti.”

 

Hermione non capiva, non poteva crederci.

Poi come un fulmine a ciel sereno tutto le affiorò alla mente. Il finimondo al San Mungo per colpa di quello stupido drago, il suo ritorno verso casa a piedi per godersi un po’ di tranquillità dopo quella giornata da incubo, Hennington Creek, quel maledetto teppista e quella voce, così forte e rassicurante che le aveva salvato la vita.

Possibile che fosse stato proprio Malfoy?

Quel Draco Malfoy che al Quarto Anno le aveva lanciato una fattura e che per tutto il periodo di Hogwarts non aveva cercato che screditarla per il suo sangue e che tanto l’aveva odiata?

Beh, di sicuro quello che aveva davanti purtroppo non era un ologramma, nemmeno uno scherzo della sua mente, ed essendoci solo loro due in quella stanza non era stata messa in salvo da nessun altro.

Nonostante tutto, tentò comunque la sorte pizzicandosi.

Purtroppo il dolore era reale, quello non era un brutto sogno, no.

“Quindi tu… tu mi hai salvato la vita.”

 

Non era una domanda, era un dato di fatto, una constatazione che rendeva il tutto più reale.

Draco Malfoy le aveva salvato la vita ed ora lei era in debito con lui.

 

Lo guardò meglio. Non era più il ragazzino alto ed emaciato di Hogwarts, si era fatto più uomo.

I lisci capelli color platino gli ricadevano scomposti sulla fronte coprendogli gli occhi grigi come un cielo in tempesta, mentre sul mento e sulle guance compariva una leggera peluria.

Arrossì constatando che in fondo, nonostante fosse uno stupido furetto borioso figlio di papà arrogante e pieno di sé, in quel momento le sembrasse anche incredibilmente sexy.

 

“Che c’è Granger, i tuoi neuroni hanno vinto alla Lotteria Magica e se ne sono andati in vacanza a Las Vegas?” – la ridestò così dai suoi pensieri il bel biondo.

 

Hmm…? Si dà il caso Malfoy – e calcò il suo cognome come se fosse un insulto – che è probabile, anzi certo che abbia avuto un forte trauma cranico, dal momento che la mia vista comincia a schiarirsi solo ora, anche se sfortunatamente quello che mi ritrovo davanti non mi aiuta per niente…” – scattò subito sulla difensiva Hermione.

 

Il ragazzo ghignò divertito.

Dopotutto quelle conversazioni amichevoli gli mancavano terribilmente.

Avrebbe preferito di gran lunga baciare languidamente Piton vestito da Drag Queen che ammettere che dopo Hogwarts più nessuno fosse riuscito a tenergli così abilmente testa ed a dargli del filo da torcere come la Granger.

E questo lo faceva stranamente sentire vivo.

 

“Odio ripetermi, tanto quanto non sopporto la tua faccia da maestrina So-tutto-io, ma credevo che almeno tra voi ex grifoni esistesse un minimo di riconoscenza…

 

“Beh Malfoy, sebbene per me sia una cosa estremamente difficile da dire… grazie.”

 

Da come pronunciò quelle parole, sembrava più una replica alle sue solite sfrecciatine che un accorato ringraziamento.

 

Umpf. Credi che mi basti la tua eterna gratitudine? Beh, sappi mia cara – sputò con disprezzo – che con le stupide parole di un’insulsa Sanguesporco mi ci pulisco il culo.

 

Hermione oltraggiata replicò livida di rabbia e più furiosa che mai: “Con quale scurrile linguaggio hai il coraggio di rivolgerti ad una  povera ragazza che è da poco stata aggredita e che si ritrova con la peggiore compagnia le potesse capitare?! E dire che proprio tu – e lo indicò con moto accusatorio – mi hai salvato!

 

Aveva alzato la voce e si era innervosita troppo.

Non doveva esagerare. Dopotutto era ancora convalescente di una brutta botta in testa.

 

Draco sembrò accorgesene.

 

“Sarà meglio che riprendiamo il discorso un’altra volta. Ora prendi questa e riposa. Sarà meglio per te che ti riprenderai presto e ancor di più per me, così avrò un attimo di tregua e potrò tornarmene al mio lavoro.

 

Sebbene a malincuore e con un’espressione piuttosto schifata, Hermione prese la pozione che Malfoy le pose.

Era assurdo che una medimaga diligente e brava come lei non si fidasse di quegli intrugli che propinava ai pazienti, come lei li chiamava. Ma la faccia del Furetto era eloquente e lei ancora troppo debole per obiettare.

 

 

 

 

 

Dopo quello che sembrò un istante, si svegliò.

Il dolore alla testa era passato, anzi ora si sentiva forte e piena di energie, pronta a spaccare (di nuovo) la faccia a quel borioso d’un Malfoy.

 

Si alzò dal letto e constatò che fuori era buio.

La luna faceva capolino tra le nuvole cariche di pioggia sopra ad una strada deserta senza lampioni.

Che avesse dormito un giorno intero? Probabilmente sì.

Si ricordava bene che le pozioni ricostituenti causavano proprio quell’effetto collaterale.

Collaterale certo, per una come lei che aveva così saltato il lavoro per un giorno intero dopo il finimondo che era accaduto, senza avvisare nessuno e soprattutto dimenticando la propria bacchetta dentro l’armadietto dello spogliatoio.

La bacchetta! Si batté la mano sulla fronte. Ed ora come faceva a tornarsene a casa?

Decise che con o senza magia entro poco tempo lei, Hermione J. Granger, se ne sarebbe andata da quella che pensava fosse Malfoy Manor.

Uscì dalla camera da letto e si ritrovò di fronte non ad un lungo ed ampio corridoio pieno zeppo di porte come avrebbe pensato, bensì ad uno stretto e logoro passaggio, totalmente diverso dall’ambiente sontuoso ed elaborato che aveva appena lasciato.

Proseguì in direzione ovest verso quella che le sembrava l’uscita, speranzosa di avere ragione, trovandosi davanti una porta di legno marcio. Sopra ad essa vi era un orologio a pendolo, anch’esso polveroso ed antiquato, ma perfettamente funzionante. Segnava le 12 e 23.

Con il cuore a mille, poggiò la mano sul pomello arrugginito e girò.

Un bagliore non troppo diffuso la colpì.

 

“Ti facevo più furba, Granger. Non ricordo di averti dato il permesso di girare indisturbata per il mio appartamento e soprattutto di entrare qui.

 

Come nella stanza in cui aveva riposato, l’arredamento di quello che immaginò essere lo studio di Malfoy era curato e sfarzoso.

Il biondo era girato di spalle e stava trafficando all’interno di una vetrinetta di cristallo piena zeppa di alambicchi e bottiglie di varie dimensioni contenenti gli ingredienti e gli intrugli più disparati.

Davanti ad essa una scrivania probabilmente di ciliegio, sulla quale stava un calderone in miniatura che magicamente bolliva, nonostante sotto non vi fosse alcuna fiamma ad alimentarlo.

Poco più a destra su una comoda poltrona di pelle di drago, era abbandonata una copia della Gazzetta del Profeta di quel giorno.

 

Con un braccio sul fianco e l’altro in posizione da ramanzina, Hermione lo rimbeccò: “Caro Furetto, ti ringrazio della tua cortese ospitalità, ma credo che per me sia giunto il momento di tornarmene a casa mia. Scommetto che oggi sono stata sulle prime pagine di tutti i giornali, per colpa tua. Già li vedo i titoli,Hermione Granger, migliore amica di Harry Potter e paladina del Mondo Magico eccetera eccetera…’” – e buttò lo sguardo sulla poltrona.

 

“Me lo immaginavo potesse succedere. Per questo stamattina presto, prima di venirti a controllare, ho pensato che fosse il caso di avvisare i tuoi superiori al San Mungo che oggi non ti sentivi molto bene. Ah, ed ho anche chiesto di guardare se per caso avessi dimenticato la tua bacchetta da qualche parte. Sai, a volte capita anche a… come ti sei definita?... l’amica di Potty, nonché paladina dei miei stivali.”

 

Non si era nemmeno voltato per guardarla in faccia, era rimasto con la testa immersa in quella vetrinetta dei Balocchi, aveva solo alzato la mano in un gesto annoiato, come per scacciare via una mosca immaginaria.

 

Sconvolta. Hermione era esterrefatta. Come faceva lui a sapere tutte quelle cose?

 

“Ma tu come…”

 

“Risparmia il fiato, Granger. Come hai detto tu, qualsiasi minchiata capiti a te od ai tuoi amici eroi merita un articolo da prima pagina. Così ho scoperto che sei la Medimaga più giovane ed aggiungerei sfracella palle che il San Mungo abbia mai assunto, che Sfregiato e la Piattola sono la coppia dell’anno ed hanno intenzione di sfornare tanti figli da formare un nuovo ES e che Lenticchia è diventato portiere e primo giocatore maschile dei Cannoni di Chudley, la sua squadra del cuore… a quanto pare per lui vedo che essere uneroe di Hogwarts’ ha dato i suoi frutti…”

 

“E la bacchetta? Chi te l’ha detto?”

 

Hermione voleva provare a smascherarlo, a farlo cadere in fallo.

Temeva che ci fosse stato lui dietro a tutto quello che le era capitato, magari per farle uno scherzo di pessimo gusto.

Era pur sempre un Serpeverde nell’animo, figlio di uno dei più crudeli Mangiamorte, nonché nipote della seguace più accanita di Lord Voldemort. E per quello che le riguardava, poteva essere stato lui stesso tra le fila del Signore Oscuro.

 

Uff… lo immaginavo. Se tu non l’hai tirata fuori per difenderti ieri sera e l’ultimo posto in cui sei stata è stato il San Mungo… dove altro avresti potuto lasciarla?”

 

Il ragionamento non faceva una piega, constatò razionalmente.

 

Intanto Draco si era girato finalmente, non dandole più le spalle.

Teneva tra le mani due ampolle, una con un intruglio di un intenso blu elettrico e l’altra contenente un liquido trasparente.

 

“Ehi, ma quello è illegale!” – indicò Hermione non appena riconobbe nella sostanza incolore il Veritaserum.

 

“Ehi, ma quella che indossi è una mia maglietta! – la imitò piuttosto bene il biondo – e devo dire che ti sta proprio bene…” – ghignò poggiando le boccette sulla scrivania, di fianco al calderone che sembrava si fosse spento.

 

Solo quando Malfoy la canzonò si rese conto di essere seminuda di fronte ad un essere del sesso opposto, con cui tra l’altro non aveva nulla a che fare.

Arrossì violentemente ed istintivamente si portò le braccia a coprirle il petto.

 

“Porco pervertito!” – fu tutto quello che riuscì a dire con un diavolo per  capello.

 

“Chissà come sarebbe se del fumo nero uscisse dalla sua testa…” – a quell’immagine Draco faticò per non farsi scappare un sorriso.

 

“Suvvia Santa Vergine Granger, ho già avuto la fortuna di vedere le grazie di più di una donna, ho constatato che di base siete tutte uguali, non mi scandalizzo per così poco. Ma se ti dà fastidio… Vestio!” – pronunciò puntandole addosso la bacchetta.

 

Ora Hermione indossava un’accollatissima tunica nera lunga fino ai piedi, che tanto la faceva sembrare ad una suora babbana, con la differenza che le mancava il velo.

 

Per la sua sanità mentale, decise di lasciare perdere. Perché lui faceva venire fuori il suo lato peggiore e la induceva ad essere così infantile?

Riportò il discorso sulla pozione.

 

“Ma chi sei tu? Un trafficante di intrugli mortali?”

 

“Tralasciando il fatto che il Veritaserum non ha mai ucciso nessuno, ci hai quasi preso Granger. Io sono Il Pozionista.”

 

“Tu?! Non farmi ridere, furetto! Il Pozionista collabora da anni con la Squadra Segreta del Corpo Scelto degli Auror per la cattura dei Mangiamorte ancora in libertà, oltre ad essere…”

 

“… il migliore nel suo campo e ad avere inventato la pozione che rese invincibile Potter nell’epica Grande Battaglia di Hogwarts. Sai, non sei l’unica ragazza prodigio in circolazione.

 

Hermione era senza parole per l’ennesima volta in quella strana conversazione.

Strano, di solito nessuno riusciva a zittirla ed a sorprenderla a quel modo.

Draco Malfoy era Il Pozionista.

Nemmeno scovare in Biblioteca Madama Pince e Gazza intenti a mettere in pratica i precetti del Kamasutra avrebbe potuto sconvolgerla di più.

Quante volte ancora l’avrebbe lasciata senza parole?

 

“Aspetta che lo dica ad Harry…”

 

“Oh no, no, no. L’identità de Il Pozionista è e deve rimanere segreta. Altrimenti temo che sarò costretto ad ucciderti… – sghignazzò con un finto sguardo omicida – in realtà sei capitata a fagiolo.

Non che siano affari tuoi, ma erano due anni che non mettevo piede in Inghilterra. Sai, ho preferito lavorare all’estero, in Romania, per mettere a punto alcune modifiche sulla mia ultima pozione. È un antidoto al veleno di Basilisco – Hermione spalancò gli occhi – ho scoperto che il suo DNA è molto simile a quello dei draghi… ma non voglio annoiarti oltre. Insomma, un mio amico che alleva Dorsorugosi dei Balcani mi ha proposto di venire con lui a Londra, visto che era in città col suo  Circo ed ho accettato.

 

“Quindi tu conosci quell’idiota che non ha saputo tenere a bada quel pericolosissimo drago!”

 

“Sì, ma non definirei Bessy pericolosa. Piuttosto è stata colpa del deficiente del Ministero, che l’ha separata dal suo cucciolo. L’ho sempre detto che voi donne siete peggio di noi quando si tratta di difendere qualcosa che vi sta a cuore…

 

A quelle parole Hermione sorrise.

 

“Già…”

 

Era strano che fossero uscite dalla bocca di uno come Malfoy.

 

“Quindi, mi dispiace per la tua reputazione, ma a quanto pare sei dalla parte dei buoni anche tu…” lo prese in giro.

 

“Buono è un epiteto che non mi si addice. L’ho fatto per tornaconto personale. Ho sempre odiato che mio padre fosse il leccapiedi di uno sporco Mezzosangue per di più malato di mente. Potty mi ha fatto un favore togliendolo dalla circolazione. I Malfoy non dovrebbero mai permettere che si mettano loro i piedi in testa, tanto meno da chi è così indegno ed inferiore”.

 

Sputò quelle parole con rabbia ed odio, senza accorgersi di averla ferita.

 

“Quando avrai finito di giocare al Piccolo Pozionista avvertimi, sempre che ne sia degna…

 

E sbattendo la porta se ne andò.

 

 

 

 

 

Anche se quella non era casa sua, si rintanò nella camera da dove era uscita, poiché in quel momento era il posto dove si sentiva più sicura.

Credeva di aver dimenticato il dolore che le sue parole le avevano procurato, c’era voluto tempo e pensava di avercela fatta.

Ma non era così. Ora tutto era tornato a galla.

Confidava di essere più forte, invece ancora una volta aveva vinto lui.

Come al Terzo Anno.

Non era stata lei la migliore, ma lui. Lui che l’aveva fatta arrivare a tanto, a dargli un pugno, ad abbassarsi a tanto.

Seduta sul letto, col viso tra le mani cominciò a piangere.

Calde lacrime scesero a bagnarle il volto. Si odiava per questo, per essere così debole.

Mai aveva pianto per colpa di qualcuno, se non per causa sua.

Solo lui era capace di farla sentire male ed indegna di quel mondo per il quale tanto si era data da fare per essere accettata.

 

Toc toc.

 

Alzò il viso, gli occhi ancora arrossati e le guance rigate di quel liquido salato.

 

“Vattene Malfoy.”

 

Cercò di avere un minimo di contegno, ma la voce le uscì rotta dal pianto recente.

 

Draco spalancò la porta.

 

“Sai, avevo bussato per educazione, ma questa è pur sempre la mia stanza.”

 

Entrò e senza chiederglielo si sedette sul letto di fianco a lei. Non poté fare a meno di ammirarla per l’autocontrollo che cercava di imporsi.

 

“Oh senti, odio quando una donna piange, vedi di fartela passare in fretta.”

 

Sapeva che l’unico modo per riscuoterla era quello di farla infuriare.

 

Infatti come un demonio la riccia si alzò e con tono accusatorio e carico di rancore urlò: “Non ti rendi conto che sei stato proprio tu la causa di tutto questo insensibile, stupido, odioso Furetto platinato!”

 

Continuò ad infierire con tutti gli insulti che conosceva finché non si calmò.

Per tutto quel tempo lui era rimasto in silenzio, immobile sul letto.

Quando finì, sorrise soddisfatto.

 

“Bene Granger. Ora che ti sei sfogata, siediti qui” – e le indicò il posto di fianco a sé.

 

Miracolosamente lei lo assecondò senza contestare.

 

“Visto che sei ancora in debito con me, ti dirò come mi potrai ripagare.”

 

“Non credere Malfoy che me ne starò qui tranquilla e passiva ad accettare le tue condizioni.”

 

Infatti non lo credo, ma volente o nolente lo farai comunque. Innanzitutto fungerai da corriere per consegnare in modo anonimo la ricetta del mio nuovo antidoto, quello di cui ti ho parlato prima. Mi raccomando con discrezione e senza che qualcuno possa sospettare di te. Ci sarà un contatto pronto a recuperarla, ma parleremo più avanti dei dettagli.

 

“Ok, ci sto” rispose senza fare una piega Hermione.

 

Ma Draco non aveva ancora finito.

 

“Poi… dato che una fonte più informata di un Auror come mia madre ha scoperto che sono di nuovo a Londra, ho bisogno di qualcuno che mi accompagni al ricevimento che ha organizzato in onore del mio ritorno. E, indovina? Quel qualcuno sei tu.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autore

 

Un grazie a tutti quelli che hanno letto ed a coloro che hanno aggiunto la mia storiella tra i preferiti;)

Scusate ma essendo un’irrimediabile Polenta, ci metto un po’ a trascrivere tutto sul PC…

Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento.

 

Ed ora a noi:

 

stregs 87: grazie della tua recensione, spero che questo nuovo capitolo ti piaccia;)

 

Poison Emy: eh sì, vedere Hagrid in tutù equivale un po’ all’immagine degli ippopotami che danzano leggiadri in Fantasia… scherzi a parte, spero che questo continuo sia più continuo dell’altro…;)

 

pei_chan: grazie anche a te. Spero di aver descritto in modo esauriente la reazione di Hermione e che i nuovi sviluppi della fic ti piacciano… a presto;)

 

Alaide: grazie di cuore del tuo commento. Per me il tuo parere è molto importante. Sono contenta di essere riuscita nel mio intento. Come vedi a poco a poco sto cercando anche di rendere i capitoli più corposi, sempre nei limiti del mio possibile… se ti va fammi sapere che ne pensi anche di questo;)

 

_BellaBlack_: grazie mille. Mi piace rendere il tutto un po’ più simpatico con degli intermezzi come quello dei due elfi. Spero che la trama ti incuriosisca ancora… ci sentiamo;)

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Capitolo 4
*** In missione per Furetto ***


CAPITOLO 4

CAPITOLO 4

 

Sperava di non avere ben capito.

Doveva consegnare la pozione contro il veleno di Basilisco ad un qualche agente speciale dentro il San Mungo, e fino a qui tutto bene. Ma fare da accompagnatrice a Malfoy quello no, era veramente troppo.

 

“Ho intenzione di saldare il mio debito, su questo non c’è dubbio, ma spiegami perché dovrei accompagnarti al Manor, per giunta nel bel mezzo di un ricevimento in tuo onore!”

 

“Calmati Granger, tanto ci verrai, su questo non si discute. E poi non ti farà del male nessuno se te ne starai buona buona.”

 

“Certo, già me la vedo tua madre:Ah Hermione Granger, quella che ha contribuito all’incarcerazione di Lucius… piacere, Avada Kevada’ e poi tutti quei Purosangue che mi squadreranno dall’alto in basso… non resisterò un secondo! Perché non chiedi alla Parkinson o alla Greengrass? Io non sono per niente adatta.”

 

“Perché loro non mi devono un favore. E poi ti sbagli, non credere che io mi divertirò. Non conosci di cosa è capace Narcissa Black in Malfoy. Essendo il suo unico figlio ed essendo ancora senza una compagna, sarà l’occasione buona per accasarmi. Avrà invitato tutte le famiglie Purosangue con figlie femmine in età adatta che conosce. Per questo tu sarai al mio fianco; rappresenti tutto quello che mia madre non vorrebbe per me e che tanto meno si aspetterebbe che portassi in casa. Quindi, quando ti vedrà penserà che sarà inutile farmi cambiare idea e mi lascerà finalmente in pace.

 

Hermione, seduta sul letto di fianco a lui lo ascoltava attenta. Però, arguto Malfuretto!

 

“Non mi va di fingermi la tua ragazza, sappilo. Mi presenterai come una conoscente, nulla di più.

 

“Eh no cara la mia Sanguesporco. Dovrai per forza di cose sembrare più di un’amica, altrimenti tutto questo non avrebbe senso. E non credere che io faccia i salti di gioia. Dovrò fingere di essere attratto dalla tua figura…”

 

Dicendo questo la guardò da capo a piedi. In realtà sarebbe stato difficile fingere il contrario. Nonostante indossasse ancora la stupida tunica che le aveva fatto apparire ed avesse ancora in testa quell’ormai inutile fasciatura, era comunque sensuale ed inconsapevolmente provocante. Sotto quel pezzo di stoffa stavano nascoste curve mozzafiato che in quel momento gli sarebbe tanto piaciuto vedere.

A quel pensiero si passò la lingua sulle labbra, gesto che non passò inosservato agli occhi attenti di Hermione.

 

“A cosa pensi, depravato d’un Furetto?”

 

“A te nuda sotto di me” – avrebbe voluto rispondere, ma si limitò a dire: “A tra poco, quando scoprirai che dovremo dividere il letto, ma non ti preoccupare facciamo come l’altra notte. Io nel mio lato e tu nel tuo.”

 

A quelle parole Hermione divenne di tutti i colori.

 

“Non credo ad una sola parola di quello che hai detto. Comunque non dividerò mai il letto con te; piuttosto dormo sul pavimento.

 

“Non ti conviene provocarmi, Sanguesporco. E poi non mi sembra ti sia successo niente. Sono un Malfoy e non mi permetterei mai di approfittare di qualcuno che non è capace di intendere e di volere, sono pur sempre un gentiluomo. Ed ora, se non ti dispiace vado a farmi una doccia. Quando avrò finito puoi andarci tu. Parleremo domani mattina dei tuoi doveri nei miei confronti. E con un “crack” sparì.

 

La riccia intanto tentava in tutti i modi di calmarsi.

Cos’era quell’agitazione che la pervadeva? Non era la prima volta che dormiva con un uomo.

Ad Hogwarts capitava molto spesso che andasse nel dormitorio maschile da Harry e Ron e che si ritrovassero a dividere il letto del Bambino Sopravissuto in tre.

Ma loro erano come fratelli.

Con Malfoy sentiva una strana alchimia, un’energia diversa che si sprigionava quando lui si soffermava a fissarla più del dovuto o nei momenti in cui inavvertitamente la sfiorava.

Si sentiva pervasa da una scossa di eccitazione che le faceva perdere la lucidità.

Doveva stare molto attenta. Anche lei era umana e la carne si sa, è debole. Ma se era stata forte fino a quel momento, se aveva detto no anche a Viktor, allora sapeva che con un po’ di forza di volontà ed un muro al centro del letto ce l’avrebbe fatta.

 

Era ancora immersa nelle sue congetture quando Draco tornò in camera.

Indossava solo un paio di pantaloncini a righe azzurre, il suo pigiama.

 

“Il bagno è la prima porta a sinistra. Mi sono permesso di trasfigurare una delle mie camicie in qualcosa con cui coprirti. Spero non ti dispiaccia.” – disse con un ghigno stampato in faccia.

 

Non prometteva nulla di buono.

 

“Vedrò dopo se vale la pena ringraziarti, Malferret.”

 

Si alzò e si diresse a piedi verso il bagno. La sua bacchetta infatti era nelle mani del biondo.

 

 

 

 

 

 

Quando entrò fu abbagliata dalla luce del lampadario che si rifletteva sul bianco del marmo di Carrara. Una Jacuzzi faceva bella mostra di sé proprio di fronte a lei. In un angolo vi era una doccia che poteva benissimo contenere due persone, incantata in modo che l’acqua sgorgasse come da una cascata. A destra della porta due lavandini dai rubinetti d’oro erano incassati nel marmo lavorato. Vicino alla vasca idromassaggio su una seduta di marmo c’erano un asciugamano ed un accappatoio puliti, più tutto l’occorrente per lavarsi.

Poco più in là, su di un mobiletto in legno bianco c’era accuratamente piegata quella che sembrava una camicia da notte in raso di seta bianca, corredata di vestaglia. Un po’ affiancata, dalle spalline sottili, arrivava poco sotto metà coscia.

Hermione la spiegò e se la appoggiò davanti, rimirandosi allo specchio grande quasi quanto la parete posto sopra i lavandini.

Doveva ammettere che Malfoy aveva gusto, era molto elegante e raffinata… ma anche troppo provocante. Fece per rimetterla al suo posto quando notò anche un completino intimo bianco. Semplice e casto, proprio come lei.

Arrossendo un po’ pensò che senza dubbio il biondo avesse conosciuto tante donne per indovinare al primo colpo cosa avrebbe indossato lei.

Dopo questi pensieri, si spogliò, tolse le bende dalla testa e si fece una doccia bollente. Asciugatasi, indossò il completino e dopo qualche tentennamento, anche camicia e vestaglia e si avviò in camera da letto.

 

 

 

 

 

 

 

Quando la Granger entrò Draco, che era già sotto le coperte e stava leggendo un libro, alzò lo sguardo e rimase imbambolato.

Era bella da togliere il fiato.

Lei, resasi conto dell’insistente occhiata, si strinse la vestaglia ancora più a sé e si diresse velocemente verso la metà vuota del letto. Con un rapido gesto fece scivolare giù la vestaglia, balzò nel letto e si tirò le coperte fin sopra il naso, emettendo un suono indistinto che Draco interpretò come un “buonanotte”.

 

“Sogni d’oro anche a te, Sanguesporco.”

 

Draco poggiò il Manuale Reprimi la rabbia. Impara a contare fino a dieci. sul comodino, spense l’abat-jour e si stese a letto.

A giudicare dal respiro regolare e dal religioso quanto insperato silenzio, la Granger doveva essere già tra le braccia di Morfeo. Era certo che la causa fosse la pozione che le aveva somministrato quella mattina: dopotutto in un corpo minuto come il suo la sostanza faceva una certa fatica ad essere smaltita.

E per fortuna!

Infatti lui sembrava non avere minimamente sonno, non dopo l’occhiata attenta, seppur furtiva alla merce che la sua acerrima nemica di sempre aveva da offrire.

 

“È la Granger, Draco. La Sanguesporco So-tutto-io che ti ha mollato un pugno al Terzo anno. L’amica di Sfregiato e di quel perdente di Lenticchia… certo, è anche quella strafiga che al Quarto anno Krum ha invitato al Ballo del Ceppo e che ha una carrozzeria da urlo… ma cazzo! Riprenditi, sei un Malfoy! Tu la odi, la odi, la odi! Anche se però…”

 

Basta. Non poteva resistere.

Doveva fare qualcosa, qualunque cosa pur di non pensarci. Lei era decisamente off-limits ed era proprio per quello che non riusciva a non farci un pensierino…

Decise di alzarsi ed andare a prendersi una pozione anti-insonnia.

Quando tornò col bicchiere in mano, però la Granger occupava tutto il letto.

 

“Guarda cosa mi tocca sopportare! Non rompe i coglioni solo da sveglia, ma anche di notte!

 

Era sdraiata di pancia, con braccia e gambe aperte a formare una stella. Tentò invano di svegliarla. Peccato, sarebbe stato bello vedere la sua reazione. Decise allora di spostarla.

Durante l’operazione la camicia si spostò, lasciando intravedere le mutandine davanti agli occhi del biondo.

Si complimentò con se stesso per l’autocontrollo. Se avesse ceduto alla tentazione, sarebbero stati cazzi amari.

Dopo un po’ di fatica e tanta forza di volontà, prese la pozione e si rimise a letto.

 

 

 

 

 

 

Si risvegliò che dovevano essere le dieci del mattino.

Aveva dormito come un angioletto ed ora era pronto per affrontare di nuovo la Sanguesporco, che in quel momento era un tutt’uno con le coperte.

Che fortuna che quel giorno avesse il turno pomeridiano, altrimenti addio piano!

Si alzò cercando di non svegliarla, sarebbe stata una sciagura sentirselo rinfacciare per tutta la giornata, ed uscì.

 

Hermione si mosse tra le lenzuola.

Allungò gambe e braccia per stiracchiarsi e si stropicciò gli occhi.

La luce del sole rischiarava la stanza ed un brusio leggero proveniva dalla strada.

Istintivamente portò la mano sinistra verso il posto che doveva occupare il Furetto e lo trovò vuoto, nonostante il tepore che emanava testimoniasse che anche lui si era svegliato da poco.

Per un po’ pensò di restarsene a crogiolare nel letto, aspettando che il biondo tornasse per informarla sul da fare.

Probabilmente era in bagno, la sua stessa meta, quindi non sarebbe stata una grande idea trovarselo là in deshabillée se non addirittura nudo… anche se ripensando alla notte precedente, le sarebbe piaciuto rivedere quel torace che sembrava scolpito nella roccia, così liscio e perfetto… le sfuggì un ridolino e le sue guance si tinsero di rosa.

Basta, era stufa di aspettarlo.

Si alzò e si infilò la vestaglia. Voleva almeno controllare che ore fossero dal vecchio pendolo in corridoio. Aprì quindi la porta della camera e… sbam! – un forte tonfo metallico ed un rumore di cocci rotti la spaventarono.

Uscì veloce dalla stanza e notò che inavvertitamente aprendo l’uscio aveva colpito in pieno Gonzo, che le stava portando la colazione in un bel vassoio d’argento.

 

“Oh Gonzo, mi disp…”

 

“No, no Signorina, non dovere scusare, essere colpa mia! Gonzo sempre così sbadato, scusi…” – fece apparire dal nulla scopa e paletta e in poco tempo ripulì tutto.

 

“Ora voi tornare subito in camera… Padrone arrivare ed io mandare Dinky a portare colazione.”

 

“Ma è tardi, io volevo fare una doccia…”

 

“No, ordini Padrone. E su ordini Padrone no discute.”

 

Detto questo, la spinse in camera e le sbatté la porta addosso.

 

“Povero elfo, così soggiogato da Malfoy…”

 

“In realtà è solo vecchio e rincoglionito.”

 

Sobbalzò quando si accorse della presenza del bel biondo.

Era seduto ai piedi del letto vestito di tutto punto, le gambe accavallate.

 

“Sai, credo sia giusto ridarti questa” – e le porse la sua bacchetta.

 

“Finalmente Malfoy! Graz…”

 

Fece per afferrarla ma lui gliela allontanò.

Hermione, che si era sporta troppo velocemente in avanti per prenderla, perse l’equilibrio e gli cadde tra le braccia.

Quel contatto inibì i sensi di entrambi. Erano come entrati in un mondo parallelo.

Lei con il volto a pochi centimetri da quegli addominali favolosi coperti dalla costosa camicia su misura; lui con le mani tra i suoi capelli che profumavano di rosa.

Quel momento sembrava non finire mai, quando un “crack” li risvegliò da quell’ipnotica situazione.

 

“Ecco Padrone, ecco! Dinky portato colazione!”

 

L’elfo tutto contento saltellava col vassoio in mano, incurante degli schizzi di the caldo che fuoriuscivano dalle due tazze.

 

“Stupido elfo! Quante volte ti ho detto che non devi smaterializzarti qui! Prima devi bussare ed eventualmente se ne ho voglia puoi entrare. – Draco si era ripreso piuttosto rapidamente dopo la brusca intrusione.

 

Hermione, ancora su di lui, si rialzò velocemente e si lisciò imbarazzata le pieghe sulla vestaglia.

L’elfo assottigliò gli occhi malizioso.

 

“Oh… scusare, scusare me, Padrone. Se io sapere voi essere con fidanzata io no disturbare…” – e rise sornione.

 

“Come ti permetti di fare simili insinuazioni!”

 

A parlare questa volta non era stato il biondo rampollo dei Malfoy, ma sorprendentemente la riccia.

Era la prima volta che si comportava così con un elfo.

Dinky stava per ribattere ma Draco gli ordinò appena in tempo di togliersi dai piedi. Per un attimo sembrò voler disubbidire, ma fortunatamente apparve Gonzo che aveva fiutato il pericolo e che bloccandolo alla bell’e meglio lo smaterializzò con lui in cucina.

 

“Certo che quell’elfo ha un bel coraggio a parlare…”

 

“Vedi Granger, quello stupido essere purtroppo non mi appartiene, ma disgraziatamente lo liberai senza volerlo.

Ero in vacanza dai Nott. A settembre avremmo iniziato il Quinto anno.

Avevo preparato una caccabomba da tirargli contro per divertirci, senza accorgermi che l’involucro che avevo utilizzato fosse un vecchio calzino di Theo. Il fato volle che proprio lui gliela tirasse addosso e di conseguenza lo svincolai dalla schiavitù.

Sai, Nott Senior lo utilizzava come cavia per le pozioni che il Signore Oscuro gli ordinava… e gli hanno danneggiato quel cervello già bacato che si ritrova.

Comunque, da allora per lui sono diventato un eroe e per ripagarmi del favore ha deciso di servirmi. A volte però è troppo insolente ed inopportuno, come hai potuto constatare.

 

Senza ritegno, Hermione scoppiò a ridere.

Un Purosangue razzista come Draco Malfoy aveva liberato un elfo.

Nemmeno un Molliccio sotto Riddikulus era così comico.

 

“Che fai, ridi di me Sanguesporco? Lo sai che così non sei per niente bella e poi ti vengono le rughe?”

 

Che bugiardo. Quella luce negli occhi castani screziati di pagliuzze dorate la rendeva ancora più affascinante e lo metteva stranamente di buonumore.

Infatti poco dopo, visto che non la smetteva di scompisciarsi dalle risate, si unì a lei.

 

Quando si calmarono, un silenzio teso ed imbarazzante cadde tra loro.

Draco cominciò a fare colazione ed Hermione, dopo aver finalmente recuperato la sua bacchetta, si diresse in bagno per darsi una sistematina.

Quando tornò, trovò la colazione che l’aspettava, ma di Malferret nemmeno l’ombra.

Ormai erano le undici passate, quindi bevve un po’ di the e diede un piccolo morso alla fetta di pane imburrato. In seguito si diresse verso lo studio del biondo sperando di trovarlo là.

 

 

 

 

 

 

Come consuetudine, Draco stava leggendo la Gazzetta del Profeta.

Quando sentì bussare alla porta senza alzare gli occhi dalla pagina mormorò un distratto “avanti”.

Hermione entrò e lui, ignorando il fatto che fosse di nuovo stata inopportuna a muoversi dalla camera senza il suo consenso, fece apparire una vecchia sedia sgangherata e la fece accomodare.

 

“Malfoy, credo che tu sappia che tra poco più di tre ore ho il mio turno, quindi dimmi a chi e dove devo consegnare questa tua pozione.”

 

“Tranquilla Granger, non sarai mica agitata? Comunque il mio contatto si fa chiamare “Primula Rossa”. Il luogo convenuto si trova al tuo piano, nello sgabuzzino delle scope. Non dovrai far altro che lasciare questo pacchetto lì dentro e recitare la formula Perfecto sum – Hermione aggrottò le sopracciglia – sai, è un po’ la mia firma.

 

“Ah, ma che modesto c’era da aspettarselo da un tipo come te. Comunque tutto qui?”

 

“Beh, non devi farti vedere.”

 

“Questo me l’avevi già detto. Bene, se è tutto, io me ne andrei finalmente a casa mia.

 

“Oh no, cara. A casa ci tornerai quando il tuo debito con me sarà totalmente estinto e cioè non prima di una settimana. La festa è domenica e prossima e dobbiamo essere credibili.

 

“Non ho intenzione di dormire con te per così tanto! Vedi di far apparire un letto in più per me oppure te lo scordi!”

 

“Te lo scordi tu, Sanguesporco! Anche quello è un modo per abituarti alla mia regale ed affascinante presenza – Hermione alzò gli occhi al cielo – ed in ogni caso hai la mia parola che non ti toccherò se non quando saremo davanti al nostro “pubblico” o se, non si sa mai, me lo chiederai… ora scusami, ma ho cose più importanti da fare” e si rimise a leggere il giornale, poggiando i piedi sulla scrivania.

 

Hermione sapeva di essere in trappola.

Il suo spirito era troppo Grifondoro per non ripagare il debito.

Che fottutissimo bastardo!

Se solo quella sera non fosse stata così stanca e non fosse incappata in quel teppista…

Ma il destino aveva deciso così, quindi tanto valeva impegnarsi per finire al più presto quella tortura!

 

 

 

 

 

 

Erano le 14.57. Hermione era di turno da un’ora e a parte la medicazione di un mago che allevava illegalmente Schiopodi Sparacoda da combattimento e di una vecchietta pazza morsa da uno dei suoi Knarl, non aveva avuto molto da fare, ma era stato pressoché impossibile togliersi di dosso due matricole che la veneravano e la seguivano ovunque si muovesse.

 

“Ah Miss Granger, ci racconti quante vite ha salvato grazie alle sue amorevoli cure dalle ferite di quel drago inferocito, so che per la stanchezza ieri ha preso il suo primo permesso…

 

“Vedrai se vivrai per raccontarlo, odioso lecchino…” – pensava intanto già isterica.

 

Tutto questo stress era dovuto alla vicinanza troppo prolungata con Malfoy.

Poi la svolta.

Una colonia di Doxy aveva ferito alcuni partecipanti della Fiera Magica dell’Antiquariato e tutti erano stati chiamati ad accorrere.

Approfittò di quel momento di confusione generale per dirigersi velocemente nel ripostiglio.

Lasciò la pozione e la lettera che il biondo le aveva detto di allegare, poi pronunciò l’incantesimo come da ordine.

Quando uscì, incuriosita da quel soprannome che le ricordava il personaggio di un libro Babbano di spionaggio ambientato nella Rivoluzione Francese, si nascose dietro un angolo per scoprire chi fosse il misterioso Agente.

Dopo poco quello arrivò e quando riconobbe in lui la figura familiare di Dean Thomas, si diede della stupida per non esserci arrivata prima. Anche lui proveniva da una famiglia non magica, in più alla Torre Est tutti sapevano della sua passione per la Storia Francese, tanto che aveva indottrinato sia Seamus che Nick-quasi-senza-testa per ricostruire la fatidica ghigliottinata che pose fine al governo assoluto di re Luigi XVI.

 

 

 

 

 

 

La giornata proseguì normalmente.

Alle 18.12 aveva finito e se ne tornava questa volta con la smaterializzazione a casa sua.

Sì, perché per lei quel debito era stato saldato, la sua coscienza Grifondoro si sentiva pulita e poteva tornare alla sua vita tranquilla.

Che rabbia le montò quando si accorse di essere in una stanza familiare, ma sfortunatamente non in casa sua!

 

“Mi sono permesso di apportare delle modifiche alla tua bacchetta. Come vedi non scherzavo quando ti ho detto che non potevi tornare a casa. Finché non sarai più in debito con me il tuo legno farà solo quello che mi aggrada, quindi ti conviene fare la brava e collaborare. So che la pozione è stata consegnata, bel lavoro. Ora vai a prepararti, stasera si esce.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autore

Scusate, scusate, scusate per il ritardo… (mi sento un po’ un elfo domestico) non intendevo postare così tardi, ma tra impegni vari ce l’ho fatta solo ora.

Visto che preferisco postare subito, ringrazio coloro che hanno rilasciato le recensioni, che hanno semplicemente letto e quelli che hanno aggiunto questa fic tra i preferiti (ben 15, sono lusingata…) ringrazio anche colei che mi ha aggiunto tra i suoi autori preferiti… _BellaBlack_ per me è un onore!

 

 

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Se vi fa piacere, ho pubblicato due One Shot Aiutami a conquistarti e La Bella e… il Bestione e mi farebbe piacere se ci andaste a fare un saltino

Alla prossima! (spero presto)

 

Giulia;)

 

 

    

 

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Capitolo 5
*** Al Club - si va in scena! ***


CAPITOLO 5

CAPITOLO 5

 

Ormai niente riusciva più a stupirla quando aveva a che fare con Draco Malfoy.

Si limitò quindi ad un’alzata di spalle e si diresse verso la porta.

 

“Sanguesporco che ti è successo? Uno Knarl ti ha mangiato la lingua? Non hai niente da dire?”

 

“Servirebbe a qualcosa?”

 

“Ottima osservazione. Finalmente hai deciso di utilizzare il tuo famoso buonsenso tanto decantato ai tempi di Hogwarts. Brava, i miei complimenti. Ora vai, in camera troverai tutto quello di cui hai bisogno. Ti aspetto qui tra un’ora.”

 

Hermione si diresse in bagno.

Doveva ammettere che l’aveva sottovalutato. L’incantesimo alla bacchetta le aveva dato il colpo di grazia.

Lo riconosceva, anche questa volta aveva vinto lui.

Aveva quindi deciso di assecondarlo. Dopotutto, meritava rispetto qualcuno dotato come lui di arguzia e strategia, oltre che per il fatto di essere Il Pozionista.

Si spogliò dei vestiti e decise che sì, avrebbe fatto un bagno rilassante con la schiuma, che aspettasse pure il Furetto, sarebbe stata al suo gioco, ma avrebbe seguito le proprie regole.

Preparata la vasca, che era magicamente molto più grande di quanto in realtà sembrasse, vi s’immerse completamente e si perse nei suoi pensieri.

Malfoy era Il Pozionista.

Malfoy.

Il Pozionista.

Quella persona sconosciuta ma così tanto sagace, che l’affascinava da sempre.

Lui, il nemico giurato di una vita, che troppe volte l’aveva fatta sentire fragile ed inutile al mondo, era l’unico che stimava al di fuori della stretta cerchia di amici.

Prima di sapere che fosse quella testa di cazzo platinata, aveva spesso fantasticato su quell’uomo misterioso che lei considerava un eroe.

Anche se nessuno sapeva nulla del Pozionista, in cuor suo lei percepiva che doveva essere un ragazzo non più grande di lei. Se lo sentiva, era troppo incoscientemente spavaldo e scenografico in ogni impresa che lo vedeva protagonista.

E questo in un uomo, anche se non l’avrebbe mai ammesso a se stessa, l’eccitava da morire.

Ah, un vero peccato che fosse quel Furetto stronzo!

Quando anche l’ultima bolla scoppiò e i polpastrelli erano tutti raggrinziti, uscì dall’acqua e si infilò l’accappatoio appena appellato.

Era stata a mollo per più di mezz’ora.

Con un colpo di bacchetta si asciugò e si recò in camera.

Passando per il vecchio corridoio le scappò un leggero sorriso.

Perché mai quello era l’unico luogo in cui tutta la magnificenza del casato dei Malfoy non era palesata?

Probabilmente era nella natura di Draco.

Per un mago abituato ad usare la smaterializzazione, quell’angolo della casa era del tutto inutile. Quindi, che rimanesse pure lercio e in cattivo stato per ricordare alla servitù il proprio status sociale.

Sì, doveva essere quella l’unica ragione plausibile, pensò un po’ mesta.

Non poteva di certo sapere che tutti i suoi ragionamenti erano campati in aria e che in realtà quel corridoio fosse così perché ricordava a Draco i bei tempi nei Sotterranei di Hogwarts.

 

 

 

 

 

Quando entrò in camera si ritrovò davanti un armadio che le era molto familiare: il suo!

Probabilmente Malfoy l’aveva smaterializzato lì perché trasfigurare tutti i suoi preziosi e pregiati capi su misura in abiti femminili non sarebbe stato molto conveniente…

Per lo meno era stato gentile a modo suo, pensò con un piccolo sorriso sulle labbra.

Si avvicinò subito e l’aprì.

C’erano proprio tutte le sue cose, bene.

Stava lì da ormai una ventina di minuti a cercare qualcosa di adatto per la serata, quando notò sopra il letto un pacchettino con sopra una pergamena.

La srotolò e lesse il breve messaggio: Indossa questo, sarai perfetta.

Un moto di rabbia l’assalì.

Come si permetteva il Furetto di dirle che cosa indossare?

Inizialmente pensò di ignorare deliberatamente il pacchetto, ma era troppo curiosa del suo contenuto. E poi doveva ammettere a se stessa che nel suo armadio non era riuscita a cavar fuori niente di veramente adatto.

Ma che le prendeva? Da quando in qua si preoccupava su cosa mettersi? Questi non erano problemi da Hermione Granger, lei era superiore a sciocchezze del genere.

E allora perché si stava torturando il labbro inferiore e guardava quell’involucro come la sua ultima speranza nonché ancora di salvezza?

 

“Oh, al diavolo la frivolezza e quel maledetto di un Malfoy.”

 

Scartò il pacchetto e rimase sorpresa da ciò che vide.

C’era un abito blu elettrico che arrivava appena sopra il ginocchio, molto semplice, senza spalline. Lo scollo era a cuore, con la gonna svasata. Una stola in shantung per le spalle ed una pochette di velluto completavano l’abbigliamento.

Notò solo più tardi le meravigliose scarpe tacco dodici con plateau. In pelle scamosciata fucsia, avevano una stringa che fasciava la caviglia.

Dopo aver indossato tutto, si truccò e si raccolse i capelli in uno chignon morbido, che faceva sfuggire le ciocche più corte ai lati del viso.

 

“Ora capisco perché ci stavi mettendo tanto. Sei incantevole.”

 

Hermione sussultò quando sentì dietro di sé la presenza di Draco.

 

“Ti ringrazio. Il merito è tuo. Devo ammettere che hai gusto nello scegliere i vestiti.

 

“Beh, diciamo che ho una certa esperienza… ora ti manca solo una cosa per essere perfetta.”

 

Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una scatola quadrata e gliela porse. Quando l’aprì, due splendidi orecchini con pendenti d’ametista comparvero davanti agli occhi sorpresi della riccia, che era come in trance per quel pensiero così inaspettato.

Con una delicatezza esasperante Draco li prese e li mise addosso ad Hermione.

Fu una sensazione molto simile a quella del loro ultimo incontro ravvicinato – erano solo loro due e nient’altro.

Quando il biondo finì, poggiò le mani sulle spalle della ragazza e lei chiuse gli occhi.

La guardò così bella ed abbandonata a lui, con le labbra appena socchiuse, in suo potere e questo gli fece paura. Se fossero rimasti così per altri secondi probabilmente l’avrebbe baciata, ma l’ora che segnava l’orologio d’oro che aveva al polso lo convinse a riprendersi da quel momento d’incanto.

 

“È meglio se andiamo, si è fatto tardi.”

 

Hermione si riscosse un po’ delusa, prese pochette e stola e si attaccò al braccio di Draco, che li fece smaterializzare in una laterale di Notting Hill, il quartiere più conosciuto della Londra Babbana.

 

Notting Hill? Che ci facciamo qui Malfoy? Che io sappia qui non ci sono locali, è un quartiere residenziale…

 

“Certo per i Babbani. Ma per i maghi Purosangue questo è il luogo dove ha sede il Country Club Magico, dove tutta la gente più influente di Londra si ritrova.

 

“E perché proprio qui io, una Sanguesporco, con te?”

 

“Perché la cara Narcissa non è stupida. Non le basterebbe vederci al Manor felici e contenti. Solo presentandoti qui al mio fianco scoprirà quanto la cosa sia seria per me. Non mi sono mai esposto così tanto con una ragazza e sappilo, sebbene fingiamo e questa è tutta una farsa, consideralo un onore. Non ho dato a nessuna strega la soddisfazione di poter affermare di aver impalmato il ragazzo più desiderato del Mondo Magico…

 

“Certo, certo Malferret. Sappi però che anche per te è un onore avere la sottoscritta come compagna.

 

“Ti devo dare ragione. Grazie alla tue capacità intellettive ed alla tua eleganza, di sicuro non sfigurerò. Ora avvicinati, dobbiamo usare la mia passaporta.

 

Hermione non ebbe il tempo di realizzare che Malfoy le avesse fatto un complimento, perché la sua ultima affermazione l’aveva decisamente sconvolta.

 

“La tua passaporta?!? Non esistono passaporte fisse, solo il  Ministero può permetterne l’uso e so per certo che utilizzarle per scopi personali è illegale!”

 

“Oh, che sciocco. Tu non lo puoi sapere. Qui non è ammessa la smaterializzazione, è considerata poco elegante. Tutti gli iscritti al Club possiedono una passaporta personale, che è registrata al Ministero, tranquilla. Questo per fare in modo che alla Reception siano avvisati quando qualcuno deve arrivare e prepararsi per un’adeguata accoglienza. Ad esempio oggi io ho prenotato e ho regolato la passaporta in modo che resti attiva fino alla Mezzanotte. Immaginavo che saremmo arrivati in ritardo – Hermione gli lanciò un’occhiataccia – ed ho preferito non rischiare…

 

“Beh allora sbrighiamoci, tira fuori questa famosa passaporta” – replicò acida.

 

“Come tradizione nelle migliori famiglie Purosangue, la mia è un cimelio di famiglia, dei Black per l’esattezza. La diede mio nonno a mia madre quando nacqui, il suo primo nipote maschio. L’anello del Capofamiglia.”

 

Lo estrasse dal taschino interno della giacca. Era un anello in argento con incastonata una pietra scurissima, grossa come una noce.

 

“È un diamante nero. Nero, come l’anima di ogni Black. Ora avvicinati – e portò l’anello all’altezza del viso di Hermione tenendolo tra pollice ed indice – al mio tre poggia le labbra sul diamante.”

 

Hermione era talmente ammaliata dal fascino che sprigionava l’anello che non obiettò.

 

“Uno, due, tre… ora!”

 

Nell’istante in cui poggiò le labbra, una luce accecante la investì. Si sentì precipitare e subito dopo schiacciare. Quando riaprì gli occhi si trovava in un salone che somigliava molto ad una hall di un Grand Hotel ed aveva la bocca a pochi centimetri da quella del biondo.

 

“Ma che… hai cercato di baciarmi pervertito!”

 

Si era staccata velocemente dall’anello, rossa in viso e furiosa come una pentola a pressione pronta ad esplodere. Dimentica delle buone maniere, gli stava urlando contro.  

 

“L’avresti fatto se ti avessi detto che per entrare dovevamo baciare contemporaneamente l’anello di mio nonno? È la mia passaporta, funziona così ed era l’unico modo perché tu accedessi qui. Non essendo una Purosangue, dubito fortemente te ne abbiano fornito una. Comunque non serve scaldarsi tanto, non ci siamo neppure sfiorati…” purtroppo – ma questo non lo disse ad alta voce.

 

Aveva ragione, ma decise di non dargliela vinta.

 

“Comunque dovevi dirmelo, Malfoy.”

 

“Ok, ok. Ora per favore comportati da donna e non da bambina e fingi di essere a tuo agio con me.

 

“Così può andare bene, Furetto?” – berciò mostrandogli un sorriso più fasullo delle avventure di Gilderoy Allock.

 

“Perfetto, tesoro.”

 

Hermione interpretò quel tono come un’offesa, ma non ebbe il tempo di replicare che Draco le cinse la vita e la diresse verso il Bancone d’Ingresso.

 

 

 

 

 

La sua presa era salda ma gentile e lei non capiva perché il punto del suo corpo su cui poggiavano le mani del biondo fosse diventato improvvisamente così sensibile, da farle venire un senso di formicolio alla bocca dello stomaco. Si sentiva così inerme ed al contempo protetta con Malfoy al suo fianco ed era strano, perché quelle sensazioni erano del tutto nuove per lei.

D’un tratto, a pochi metri dalla loro meta, Draco si fermò e le si avvicinò all’orecchio.

 

“Granger, ascoltami per un momento. Fingi che ti stia sussurrando quelle frasi melense che a voi donne piacciono tanto, così non daremo troppo nell’occhio.

 

“Ok, ti ascolto.”

 

In realtà non serviva fingere. Anche quel semplice contatto provocava in lei una strana scarica di adrenalina.

 

“Bene, è arrivato il nostro momento. D’ora in avanti tu mi chiamerai con il mio nome di Battesimo ed io farò lo stesso con te. Siamo intesi, Hermione?”

 

Il suono del suo nome sussurrato da lui, le provocò un piacevole solletico all’orecchio, che la fece sorridere. Imbarazzata si portò una mano a coprire la bocca, rea di quel gesto infantilmente istintivo.

Draco se ne accorse e per metterla alla prova la strinse più forte a sé, poggiandole le labbra sul padiglione auricolare.

 

“Sei tremendamente sexy quando fai così. Non sarà difficile fingere.”

 

La riccia si rese conto che Draco si stava burlando di lei per vedere fino a che punto sarebbe riuscita nella recita.

Con una malizia che non credeva nemmeno lei di avere, passò un braccio sulle spalle di lui, scendendo languida con la mano lungo la schiena, per poi schiacciarsi maggiormente su di lui.

 

“Farò del mio meglio, non ti deluderò.” – il suo tono sensuale nascondeva una nota di sfida.

 

Draco avrebbe voluto continuare a giocare con lei, magari in un posto più appartato, ma si ricordò perché erano lì, quindi allentò la presa e riprese a camminare verso l’Ingresso.

 

 

 

 

 

“Buonasera signor Malfoy. Quale onore riceverla di nuovo dopo così tanto tempo!

 

Un profondo inchino tanto ossequioso, quanto teatralmente falso fu fatto dinanzi loro.

Il direttore del Club l’aveva subito riconosciuto e si stava dando da fare per compiacerlo il più possibile. Sapeva che i Malfoy potevano essere persone molto generose se servite a dovere. Non aveva degnato nemmeno di uno sguardo Hermione, né si era preoccupato della sua presenza.

 

La giovane, d’altro canto, parve capire immediatamente i pensieri dell’uomo, neanche gli avesse usato il Legilimens e provò un’immediata antipatia per lui.

 

“Buonasera a lei, Edgar. Noto con un certo dispiacere che in questo posto certe cose non cambiano mai. Non sono da solo, come può ben notare.”

 

Colpito ed affondato. Edgar a quell’affermazione, divenne rosso dall’indignazione e subito dopo, si rivolse ad Hermione.

 

Scusi, signorina. Molto lieto di fare la sua conoscenza. Il mio nome è Edgar Solis, sono il responsabile del Club. Credo di non averla mai vista qui… lei è…

 

Il tono era sprezzante, come se la ragazza fosse una nullità soltanto perché non apparteneva a quell’odiosissimo Club snobista.

Draco era arrabbiatissimo, anche se non lo dava a vedere.

 

“Edgar, lei è Hermione Granger, un’amica speciale. Oltre che la salvatrice del Mondo Magico assieme ad Harry Potter. Non la riconosce?”

 

Mollargli uno ceffone l’avrebbe sorpreso meno.

Draco Malfoy aveva portato al Club non una sgualdrinella Sanguesporco qualunque, ma Hermione Granger, un personaggio pubblico e molto amato dalla popolazione magica.

Che figuraccia, non l’aveva nemmeno riconosciuta.

Forse perché non si sarebbe mai aspettato che una come lei fosse in buoni rapporti con il giovane rampollo delle due Casate più potenti del Mondo Magico.

Oddio, ora che non c’era più Colui-che-non-doveva-essere-nominato le cose erano cambiate anche al Club, aperto anche ai più facoltosi Mezzosangue, ma certe situazioni, come la ben risaputa antipatia tra Draco Malfoy e la cerchia di Potter era sempre vivida e non era cambiata di una virgola.

Che scoop ora vedere il biondo erede di Lucius insieme alla migliore amica, nonché di origini babbane, del Bambino Sopravvissuto!

 

“Scusi tanto Miss Granger la sfacciata quanto infelice distrazione, ma la mia memoria è labile a volte… signor Malfoy, leggo qui che avete un tavolo prenotato nella Sala Harmony. Vi faccio subito accompagnare. Horbit, accompagna i signori al tavolo migliore della Sala Harmony e offri loro il miglior Champagne che abbiamo nelle cantine. Sa, è per scusarmi della mia imperdonabile svista – e fece un sorriso che risultò ad Hermione fastidiosamente servile – spero passiate una bella serata.

 

 

 

 

 

“Finalmente ce lo siamo scrollati di dosso quel viscido! Non lo sopportavo più, l’avrei schiantato.

 

La riccia e il biondo si stavano dirigendo in Sala accompagnati da un elfo vestito con una divisa molto simile a quella dei camerieri babbani, che Hermione chiamava “pinguini”.

 

“Calmati cara, tutta questa tensione e rabbia non ti si addice per un insignificante mago come lui. Anch’io non lo sopporto, ma vedi qui si deve fare buon viso a cattivo gioco. È dai tempi di mio nonno Abraxas che quel Solis ci adula così sfacciatamente, ma noi Malfoy non siamo certo gente stupida e non ci lasciamo imbambolare così facilmente.

 

“Signori arrivati, signori. Sala Harmony, sala dell’amore qui per voi” – squittì a memoria l’elfo. Guardò lo spasmo facciale di Hermione, che interpretò erroneamente come di un felice stupore e le sorrise.

 

“Ecco il tavolo, qui al centro, il tavolo dei fidanzatini innamorati, signori. Prego accomodare voi qui, signori. Mio collega arriva subito con Champagne, signori” – e sparì.

 

Hermione cara, che ti prende? Non ti aspettavi questa bellissima sorpresa, tesoro?

 

Malfoy era troppo divertito dalla scena: dall’elfo che, poveretto, aveva male inteso l’espressione chiaramente sconvolta di Hermione, alla Granger stessa che non aveva ancora aperto bocca per palesare il suo disappunto.

Le scostò la sedia per farla accomodare, da bravo cavaliere Purosangue e si sedette a sua volta nel posto di fronte a lei.

 

Nel frattempo un altro elfo cameriere portò loro lo Champagne ed il Menù. Fece un inchino e stava per andarsene, quando la voce di Draco richiamò la sua attenzione.

 

“Non ci serve, grazie. Prendiamo entrambi il Menù della Sala.”

 

L’elfo guardò prima Hermione ancora in trance e poi Malfoy, che gli fece l’occhiolino ed annuì con un sorriso complice.

 

“Menù Aphrodite per due in arrivo, signori. Buona serata signori.”

 

Alla parola Aphrodite il cervello di Hermione si ridestò, come se qualcuno avesse suonato un campanello d’allarme nella sua testa.

Un allarme rosso.

 

“Cos’hai ordinato, caro?!?!” – calcò l’ultima parola con una sfumatura nervosa ed afferrò il coltello d’argento, impugnandolo con fare omicida.

 

“Hermione, stella del mio cuore, ho ordinato il nostro menù preferito, quello che dopo ci fa diventare più socievoli e bendisposti, cara…

 

Draco si stava troppo divertendo. La Granger era proprio buffa.

Era lì, davanti a lui con uno sguardo tra l’omicida e l’imbarazzato, con la posata a mezz’aria in un atteggiamento infantile che contrastava con tutta l’eleganza dell’ambiente circostante, ma che la rendeva semplicemente e genuinamente se stessa.

 

Visto che non rispondeva, continuò, stavolta con l’intento di tranquillizzarla.

 

“Calmati Granger – le sussurrò piano in modo che nessuno potesse sentirli – fa tutto parte del piano. Non ho di certo l’intenzione di farti strafogare di ostriche, caviale, fragole, cioccolato e panna per dopo portarti a letto con me… non sono ancora arrivato a queste meschinità. È per far chiacchierare di noi. Non ti sei accorta che è da quando ci siamo accomodati che gli occhi di tutta la Sala sono puntati addosso a noi?

 

Hermione posò il coltello al suo posto e con la coda dell’occhio notò che Malfoy aveva perfettamente ragione.

 

“Scusa, caro. Sono sconsideratamente saltata a conclusioni affrettate. Chi si aspetterebbe una cosa del genere da un cavaliere d’altri tempi come te? – affermò sarcastica ritrovando la giusta compostezza.

 

“Lasciamo da parte i nostri futili quanto divertenti battibecchi. Ecco, arriva il primo. Comportati bene, cara.”

 

“Io mi comporto sempre bene, tesoro.”

 

 

 

 

 

 

 

Il resto della cena scorse tranquillo ed agli occhi degli altri commensali, quella appariva come una normalissima coppia di innamorati, forse un po’ troppo riservati, ma quell’atteggiamento si confaceva perfettamente con l’atmosfera del Club.

 

“Bene, ora che abbiamo finito qui, è il momento di farci vedere nella Sala Danzante. Se avremo fortuna magari troveremo anche qualche mio ex compagno di Serpeverde.

 

“Cosa? Sala Danzante? Non credo proprio… non ho alcuna intenzione di ballare con te, né tantomeno di incontrare i tuoi vecchi amici.

 

“Ma non capisci? Se abbiamo la fortuna di incontrare qualche impicciona pettegola come la Bullstrode o qualche idiota come Tiger e Goyle, saremo nella bocca di tutti ancora più velocemente. E non usare la scusa del ballo… eri fenomenale a quello del Ceppo…

 

Hermione si stupì del fatto che Malfoy si ricordasse di lei in quell’occasione e per l’ennesima volta nella serata arrossì, questa volta piacevolmente compiaciuta.

 

“Hai ragione, prima tua madre lo verrà a sapere, prima mi libererò di te.”

 

Draco le annuì, ma in cuor suo si sentiva un po’ deluso.

Non sapeva perché, ma quelle parole gli avevano fatto ricordare che tutto era una recita, che ad Hermione lui non interessava veramente.

E doveva essere così anche per lui.

Perché sì, lui durante la cena si era trovato talmente bene, da essersi dimenticato lo scopo di quel gioco. Gli costava molto ammetterlo, ma lui si era affezionato a lei.

 

“Che c’è, caro, non mi porti a ballare? Hai cambiato idea?”

 

Al suono della sua voce si riprese e l’accompagnò nella Sala Danzante.

Hermione parve accorgersi del cambiamento di Malfoy, nei suoi occhi c’era come una vena di tristezza.

Istintivamente gli strinse più forte il braccio al quale era attaccata, per fargli capire che lei era lì.

Draco la guardò e le sorrise gentilmente, per la prima volta da quando si conoscevano.

La riccia, senza capire come né perché, si ritrovò a baciargli la guancia teneramente.

 

Hey, non si salutano più gli amici, adesso?”

 

L’incanto si ruppe.

I due ragazzi si voltarono verso i loro interlocutori.

Theodore Nott e Blaise Zabini erano davanti a loro uno con un sigaro in bocca, l’altro con un bicchiere di Firewhisky.

 

“Cosa sono, due anni che non ci vediamo e tu fingi di non conoscerci? O forse eri troppo occupato con la tua ragazza?

 

Il volto di Hermione si imporporò all’istante. Draco l’attirò più a sé in un gesto di protezione.

 

“Ragazzi, scusatemi. È un piacere vedervi – e strinse loro la mano – lei è la mia ragazza, anche se non ancora ufficialmente, ma la conoscete già. È Hermione.”

 

“Hermione Granger? Sei proprio tu?” – era stato Zabini a parlare.

 

La riccia lo ricordava come un ragazzo stranamente solare per appartenere a Serpeverde. Qualche volta le aveva addirittura sorriso, quando incrociavano i loro sguardi lungo i corridoi o in Biblioteca. E non era cambiato.

 

“Sì, sono io” – e mosse la mano per stringergli a sua volta la mano.

 

Lui però gliela agguantò e le fece un elegante baciamano. Poi le fece l’occhiolino.

 

“Dimentichiamoci del passato, siamo adulti ora. Ho sempre pensato che fossi una ragazza fuori dal comune e speciale, insomma perfetta per il nostro Draco. Vedo che finalmente se ne è accorto anche lui.

 

Hermione abbassò gli occhi imbarazzata.

 

“Ti ringrazio, Zabini.”

 

“Chiamami Blaise” – e le sorrise

 

Draco non capiva cosa fosse quello strano bruciore allo stomaco. La sua complice stava subendo le moine di Blaise, che la stava corteggiando simpaticamente.

Aveva sempre quell’effetto sulle donne.

Non gli aveva mai dato fastidio come in quel momento.

 

Era contrariato da quest’atteggiamento?

No.

Era geloso.

Geloso marcio di Hermione.

 

Glielo fece notare Theodore, l’amico di una vita.

Non era esuberante come Blaise, o algido come lui.

Il suo atteggiamento era come dire indifferente.

Tutto gli scivolava addosso, nulla lo stupiva.

E per questo gli piaceva.

Lui non aveva mai da ridire sulle sue scelte e non giudicava mai.

Che strano che avesse colto prima di lui questa sua inaspettata sfumatura.

 

Lui geloso.

Della Granger.

Geloso di Hermione. 

 

La risata cristallina di Blaise ad una sua battuta lo ridestò da quei pensieri.

Strinse possessivamente a sé Hermione e le presentò Theodore.

 

“Hermione, lui è Theodore, Theodore Nott.”

 

“Piacere di conoscerti” – disse un po’ intimorita.

 

Lui non le rivolse la parola, ma si limitò a sfiorarle la mano con le labbra, come prima aveva fatto Balise, ma in modo più distaccato.

Quel ragazzo le aveva sempre fatto quell’effetto: riverenza mista a curiosità.

Piuttosto taciturno, se ne stava sempre in disparte durante le scorribande dei Serpeverde. Lo si vedeva poco in giro, se non durante le ore dei pasti ed Hermione si era trovata spesso in Sala Grande a chiedersi che cosa nascondessero quegli occhi scurissimi che sembravano così vuoti.

 

“Beh, se Draco me lo permette, vorrei chiederti di ballare. Se non ricordo male al Ballo del Ceppo stupisti tutti noi.

 

Draco stava per dirgli di no, ma subito dopo si diede dello stupido.

Blaise era uno dei suoi due migliori amici, gli unici veri amici.

Ed era un piacione. Non voleva sedurre Hermione, solo farla divertire.

 

“Certamente, non c’è bisogno che tu lo chieda a lui. So badare a me stessa da sola.”

 

Draco sorrise involontariamente.

Era pur sempre l’orgogliosa Hermione Granger.

La guardò allontanarsi a braccetto con Blaise e si diresse verso il bancone del bar con Theodore.

Si sedettero sugli eleganti sgabelli davanti al barman ed ordinarono due Firewhisky.

 

“Quella ragazza ti ha fatto perdere la testa.”

 

Draco si girò a guardare il suo amico.

 

“Da quando in qua parli come Blaise? Non eri quello che ascoltava, tu?”

 

“Nasconditi dietro a queste scuse, ma credo che lei sia la migliore cosa che ti potesse capitare. Non fartela scappare, Draco.”

 

Draco ci pensò su un momento.

Era vero. Se prima era un gioco, ora si era accorto che con lei tutto era diverso.

Almeno per lui.

E per lei?

Non lo sapeva, ed aveva paura di una risposta.

Se poi glielo diceva uno come Theodore Nott, che lo conosceva forse meglio di se stesso, qualcosa Hermione doveva pure averglielo fatto.

 

La musica in Sala cambiò e Blaise ed Hermione li raggiunsero.

 

“Draco, sei un uomo fortunato. In questi due balli tutti i maghi in Sala non staccavano gli occhi di dosso dalla tua splendida ragazza. Sono stato invidiato da tutti… ora però te la cedo, sebbene a malincuore; – e le sorrise sornione – credo che questa canzone sia più adatta a voi piccioncini… su andate a ballare.

 

Nella stanza si diffuse una musica più dolce, le luci si soffusero e sembrava di stare dentro un carillon.

Draco un po’… imbarazzato le cinse dolcemente la vita; Hermione si aggrappò a lui e cominciarono a vorticare leggiadri per la Sala.

Tutti gli occhi erano puntati su di loro.

 

Blaise e Theodore erano al bar.

 

“Che donna fantastica, vero? È fortunato il ragazzo.” – disse Blaise con il bicchiere in mano.

 

“Sì, davvero fortunato.”

 

Alle parole di Theodore, Blaise quasi si strozzò con il whisky.

Se lo diceva Nott, allora era proprio la verità.

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autore

Ciao a tutti!

Perdonate il mostruoso ritardo con il quale posto il quinto capitolo. Che ci volete fare, l’università è iniziata da sole tre settimane e mi ha già sommersa con i suoi ritmi no stop – sveglia alle 5.20, ritorno alle 19… ma bando alle ciance!

42 preferiti… che dirvi, grazie! Sono contenta del successo della fic

Non vi prometto nulla, ma cercherò nei limiti del possibile di aggiornare più velocemente…

Spero che il capitolo vi soddisfi, è un po’ più lungo dei miei soliti canoni… spero apprezzerete;)!

PS: i colori dell’abito di Herm per farvi un’idea sono PANTONE 275 C e PANTONE 200 C.

 

Ora i ringraziamenti:

 

cagnoletti 2: grazie sono contenta ti piaccia, scusa l’imperdonabile ritardo, spero che almeno ne sia valsa la pena…;)

 

laura7c: grazie mille del tuo tempo, sono contenta ti piaccia;)

 

pei_chan: eh, che vuoi, Draco qui è infallibile ed Hermione se ne rende conto sempre di più… anche se in questo capitolo lo si scopre un po’ diverso… spero ti sia piaciuto;)

 

Poison Emy: ciao! Scusa se non ho aggiornato prestissimo come mi avevi chiesto… spero di essermi fatta perdonare, qui i nostri beniamini incontrano due ex compagni, tra cui il tuo amato Blaise! Spero ti abbia soddisfatta;)

 

Lhoss: ti ringrazio per i tuoi commenti ad ogni capitolo… è molto importante per me conoscere le opinioni di scrive, soprattutto se bene come te;)… allora, ammetto che avrei potuto giocarmi meglio la carta della missione, ma come hai detto tu stessa vorrei stare dentro ai 10 capitoli… per la lunghezza dei capitoli ci sto lavorando… questo è un po’ più corposo degli altri e spero ti possa piacere…

 

 

 

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Capitolo 6
*** Non sono la tua bambola! ***


CAPITOLO 6

CAPITOLO 6

 

 

Stavano ballando da quanto?

Un minuto, un’ora… un secolo?

Si sentiva così bene ed in pace con se stessa che le sembrava di esserci nata tra le braccia di Malfoy… quella presa così salda e vigorosa la faceva sentire protetta e per la prima volta nella sua vita fiera di mostrarsi per la donna che era.

Gli occhi del’intera Sala erano puntati su di loro. Le signore sedute ai divanetti non facevano che squadrarli e parlottare fitto fitto tra loro, mentre le giovani streghe si rodevano il fegato e sbuffavano incredule sul fatto che un manzo come Malfoy avesse preferito la Sanguesporco Granger a delle puledre di razza come loro. Ah, che enorme spreco di carne!

 

 

 

 

Intanto Draco non toglieva gli occhi di dosso da quella splendida creatura che teneva tra le braccia.

Iniziava a capire ora le parole di suo padre.

 

“Donna è colei con la quale puoi divertirti per un ballo o due, ma compagna, la tua compagna, è l’unica con la quale puoi lasciarti andare tanto da farti condurre nella danza della vita…

 

Eh sì, perché la Granger non voleva proprio saperne di farsi condurre, era più forte di lei, sebbene fosse lui fisicamente a farla volteggiare leggiadra sul parquet della pista, era lei che dettava il ritmo, lei che decideva come e quando e dove girare.

Che inguaribile spirito battagliero…

Perso in questi strani pensieri, inconsueti per un Casanova del suo calibro s’intende, nemmeno si accorse della fine della musica se non quando Hermione si fermò. Erano davanti a Theo e Blaise.

 

“Tutto bene Furetto?”

 

“Furetto?!? Draco non dirmi che è questo il soprannome che la cara Hermione usa nei momenti di intimità…

 

Draco si risvegliò dai suoi pensieri e, fulminando la Granger con lo sguardo tanto velocemente che solo la diretta interessata se ne accorse, rispose all’amico con fare noncurante:

 

“In realtà quando siamo soli dice che è veramente felice di stare con un Basilisc…ehm… con una serpe come me… non so se mi sono spiegato…” – e gli strizzò l’occhio con fare complice sotto lo sguardo noncurante di Nott ed il viso rosso e lampeggiante come le lucine di Natale della Granger.

 

“Scusaci Hermione, ma tra maschietti… per di più erano ben due anni che lo stronzo qui presente non si faceva vivo da queste part…”

 

Blaise non riuscì a terminare la frase, che un ammasso rosso di lustrini e paillettes non identificato gli si era buttato contro stritolandolo in un soffocante ed appiccicoso abbraccio.

 

“Blaaaaaaise!!! Mio caro, dolce Blaise ma come, come hai potuto ignorare il mio arrivo e soprattutto, non mi inviti nemmeno per un ballo?!?”

 

Quella specie di tornado in calore era una ragazza bionda, piuttosto slanciata, vestita (!?) con un miniabito, o meglio con un fazzoletto di stoffa rossa che poco si addiceva alla classe ed al castello di carte basato sulle apparenze che rappresentava il Country Club.

 

“Astoria, lasciami respirare ti prego. Non vedi che sono occupato a parlare con il mio ritrovato amico Draco? E poi scusa, che ci fai qui da sola? Non sei venuta con Daphne e Pansy?”

 

Ma Astoria non gli rispose.

Draco.

Draco Abraxas Malfoy, lo scapolo d’oro dell’Inghilterra Magica era finalmente tornato da quell’insulso stato così poco alla moda e privo di attrattive.

Finalmente!

Era tornato e lei, Astoria Greengrass, non se lo sarebbe di certo lasciato scappare… era già suo marito!

Astoria Greengrass in Malfoy, suonava dannatamente bene… ma, un attimo!

Chi era quella insignificante e bruttina ragazza al fianco del suo Principe, che la stava guardando in cagnesco???!!?? Bah, forse si trattava di qualche inutile Purosangue decaduta della bigotta e per nulla trendy borghesia rumena… ma avrebbe perdonato Draco anche per questo… povero caro…

 

“Oh Draco caro, ma quanto tempo! – e si gettò melensa tra le sue braccia, o per meglio dire, gli si avvinghiò contro come la Piovra Gigante del Lago Nero – e questa chi è?

 

“Astoria – e con la massima eleganza se la staccò di dosso – vedo che non cambi mai, sei sempre così… simpaticamente… curiosa…comunque aspetta che vi presento, cara – e si rivolse ad Hermione che solo quando lui le rivolse la parola staccò gli occhi che balenavano istinti omicidi dalla più piccola delle sorelle Greengrass – lei è Astoria Greengrass, sorella minore di Daphne, nostra compagna ad Hogwarts. Astoria, anche se credo tu la conosca già per la sua fama, ti presento Hermione Granger, la mia ragazza.

 

A quelle parole la mascella della bionda precipitò fino a raggiungere l’Emisfero Australe.

Granger.

Ragazza.

Draco.         

Granger.

Ragazza.

Draco.

Granger.

Ragazza.

Draco.

Granger.

Ragazz

 

“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Non si era nemmeno resa conto di averlo urlato.

 

“Astoria, ti senti bene?” – a parlare era stato Blaise.

 

“Eh? Oh sì, scusatemi, è che non posso crederci… Draco ha una ragazza… sì insomma una fissa intendo, anche se dovevo immaginarmelo che si sarebbe scelto qualcuna che non avrebbe potuto distogliere l’attenzione dalla sua bellezza! Tranquilla cara, goditela finché sei in tempo, prima o poi si stancherà anche di te…

 

A quella battuta velenosa Hermione fumò di rabbia e stava per replicare a dovere quando Draco, accortosi dell’imminente catastrofe, poggiando una mano sul braccio della riccia per calmarla, chiese all’altra:

 

“E dimmi, tua sorella è qui nei paraggi? È un po’ che non la vedo…”

 

“Oh, ma come siete tutti noiosi oggi… cosa te ne fai di Daphne quando ci sono qua io?” – rispose civettuola la piccola di casa Greengrass.

 

“Che strano – si ritrovò a pensare Hermione – non diresti mai che quest’ochetta giuliva-brutta copia di una Banshee sia sorella di Daphne Greengrass.”

 

L’algida e regale Serpeverde negli anni ad Hogwarts era stata, nonostante tutto, sempre ammirata e rispettata dalla riccia per il suo carisma e la sua intelligenza al di sopra della media e quest’ultima si era trovata spesso a “gareggiare” con lei su chi avesse i voti più alti, nonostante la sfida non si fosse mai palesata apertamente.

Astoria era… l’esatto opposto.

Fisicamente aveva tutte le caratteristiche che denotavano il “marchio registrato Greengrass”: alta, bionda, occhi verdi, fisico da modella… ma in lei non c’era la compostezza e la grazia che rendevano la sorella maggiore così perfetta ed inarrivabile… no, lei era soltanto una ricca ragazzina viziata che giocava a prendersi tutto quello che voleva, ma non aveva fatto i conti con la furia di una giovane donna ferita nell’orgoglio quale si sentiva Hermione… forse un po’ per la sfida che involontariamente Astoria le aveva lanciato, o per il suo carattere così dannatamente Grifondoro, la giovane Medimaga neppure si era resa conto di aver pensato a Draco come a qualcosa di sua proprietà e giurisdizione, si era scordata della messinscena ed era entrata così tanto nella parte da prendersela sul serio.

A Draco, del resto, nemmeno sembrava vero che la Sanguesporco se la prendesse a quel modo per una mocciosa del calibro di Astoria, tutti sapevano che il suo unico pensiero da quando aveva undici anni era quello di accasarsi, possibilmente con un giovane Purosangue ricco sfondato, così da essere sulla bocca di tutti (d'altronde quello era l’unico modo che conosceva per risaltare rispetto alla sorella).

Ma questo lei non poteva ovviamente saperlo, motivo in più per testare la sua pazienza Grifondoro… Così decise di giocare un po’ con le due, del resto l’occasione fa l’uomo ladro e poi quando più gli capitava di vedere la Granger gelosa di lui?

 

“Hai ragione Astoria, ci sei tu, che sei anche più carina di tua sorella… complimenti, vedo che ti sei fatta proprio una bella ragazza… sei all’ultimo anno di Hogwarts ora?”

 

A quelle parole la bionda gongolò tutta contenta, mettendo in evidenza il poco coperto décolleté, mentre Blaise se la rideva avendo capito al volo le intenzioni dell’amico e Theodore scuoteva il capo.

Hermione… beh, ci era cascata con tutte le scarpe.

In quel momento assomigliava molto a Fuffi, quel tenerissimo cane a tre teste che lei ed i suoi amici avevano affrontato durante il loro primo anno ad Hogwarts e badate bene, assomigliava molto ad un Fuffi decisamente incazzato.

 Sì, in quel momento avrebbe volentieri fatto sparire dalla faccia della terra una cazzutissima testa platinata a caso…

A quella reazione Draco osò ancora di più, per vedere fino a che punto la Granger avrebbe sopportato l’affronto.

In pista stava suonando un lento e lui ne approfittò per invitare la Greengrass, che ovviamente non se lo fece ripetere due volte, lanciandosi insieme nelle danze.

 

La scena non poteva di certo essere paragonabile alla precedente. Se prima quando Draco aveva danzato con Hermione aveva diffuso un’armonia ed un’atmosfera di grazia negli animi di coloro che li guardavano, ora se qualcuno puntava lo sguardo su quella coppia così male assortita, non poteva che ridere.

Astoria Greengrass era l’anti ballo: come, come poteva essere la sorella di Daphne? A volte se lo chiedeva pure lui…

Avvinghiata stretta stretta alla sua vita, come un folletto della Gringott all’oro, non mancava di pestargli i piedi ogni mezzo secondo con quei dannati tacchi alti e si stava pentendo di essere arrivato a tanto e di rischiare i suoi bellissimi e nobili piedini d’oro solo per punzecchiare la sua So-tutto-io preferita.

 

Hermione guardando la faccia di Draco, che era ormai più simile ad una maschera tante le smorfie di dolore che faceva, aveva finalmente capito e non poteva che ridersela sotto i baffi.

Malferret credeva di essere stato più furbo, ma quella volta il suo “piano” gli si era ritorto contro.

Era lì tra Blaise e Theo a sghignazzare sadica godendosi la scena, quando una voce distrasse tutti e tre dallo spettacolo.

 

“Non ditemi che il damerino sfigato con cui sta ballando Astry è quel borioso di Malfoy…

 

Daphne, Pansy! Era ora che arrivaste anche voi…” Blaise accolse con un bacio tenero la prima e con un perfetto baciamano la seconda.

 

“Theo, tesoro, sempre con la luna storta?” – lo stuzzicò amorevolmente Pansy, prima di dargli un buffetto sulla guancia.

 

Hermione alla vista di quelle attenzioni così ordinarie tra fidanzati, ma così imbarazzanti per una come lei, si sentì di troppo e, per richiamare l’attenzione diede un colpo di tosse alla Umbridge.

 

“Ah ragazze, che sciocchi, Draco ovviamente si presenta dopo due anni qui e chi ci porta? Niente popò di meno che Hermione Granger, la sua ragazza.”

 

Le giovani ammutolirono e per un istante sembrò di tornare ai tempi della scuola, quando Serpeverde e Grifondoro erano in guerra perenne.

Ma se questo lampo di ricordi balenò per un istante negli occhi delle due ex Serpi, altrettanto repentinamente si avvicinarono ad Hermione e con tutta la cordialità di cui disponevano, la salutarono stringendole la mano.

La Grifondoro quasi non credeva ai suoi occhi quando la Parkinson le sorrise.

 

“Beh, credo che ormai siamo abbastanza adulte per sotterrare l’ascia di guerra, ne è passata di acqua sotto i ponti, quindi…come hai conosciuto Draco?

 

Il sorriso che era appena nato tra le labbra le si congelò all’istante. Già, come l’aveva conosciuto?!?

Allarme.

Codice rosso.

May-day.

Certo che le Serpi non ci giravano per niente attorno quando volevano sapere qualcosa.

E ora cosa si inventava? Cosa raccontava alla Parkinson?

Gli uomini, beh loro è facile ingannarli, ma con le donne, soprattutto se ex Serpeverde che non si sarebbero lasciate convincere tanto facilmente, come faceva ora?

Stupida. Non ci aveva pensato, non ci avevano pensato.

Non sapeva da che parte cominciare… stava mentalmente insultando con i peggiori epiteti che le venissero in mente quel dannatissimo Furetto per non aver pensato ad una situazione del genere, quando l’oggetto delle sue maledizioni la raggiunse.

 

“Pansy, Daphne, che piacere vedervi.”

 

Alla fine della canzone era riuscito a cavarsi da quell’agognante ballo con Astoria proprio grazie al provvidenziale arrivo delle sue ex compagne. E a giudicare dalla faccia della Granger doveva averle parato il culo per qualcosa…

 

“Questo è tutto quello che sai dire dopo due anni di silenzio?! – lo apostrofò con tono di finto rimprovero la mora – vieni qui principe di ghiaccio e fatti abbracciare.”

 

Pansy gli gettò le braccia al collo e gli diede un bacio sulla guancia, sporcandolo volutamente di rossetto: una piccola vendetta per tutto quel tempo senza avere sue notizie.

Daphne fu più discreta; un fugace abbraccio ed un sorriso.

 

“Bene, e ora che ci sei anche tu Draco, stavamo per sentire dalla tua ragazza come e quando vi siete conosciuti, diciamo in modo diverso rispetto a come lo avevate fatto ad Hogwarts.”

 

Dritta al sodo, senza tanti preamboli e giri di parole la cara vecchia Pansy.

Cazzo.

Cazzo, cazzo e cazzo.

Merda!

Come aveva fatto la Sanguesporco a dimenticarsi di inventare una storia abbastanza credibile su come si erano conosciuti e poi innamorati?

Lui adesso cosa diceva a quella lì? Mica era una che si poteva fregare tanto facilmente, mica era Potty o Carota o quel cerebroleso di Paciock…

Cazzo e stracazzo.

 

“Beh, Pansy sai com’è… dopo tanto tempo passato ad odiarci… un giorno…

 

“…in Romania – continuò Hermione avendo notato la difficoltà del biondo a proseguire – mentre ero là per svolgere la mia tesi di laurea sugli effetti delle ferite di drago, l’ho incontrato per caso in una locanda e dovete sapere che subito ho pensato “tra tutti i locali dei paesini sperduti dell’est europeo, dovevo trovare proprio quello in cui c’è anche Malfoy?!?”, ma poi lui si è avvicinato e non so come abbiamo intrattenuto una conversazione civile e perciò…”- e continuò così sfornando balle su balle sulla loro “love story” e sul corteggiamento fino all’ora di andarsene.

 

Fu Draco a farla smettere proprio perché era quasi mezzanotte, altrimenti lei avrebbe continuato così chissà ancora per quanto.

 

 

 

 

 

 

 

“E brava la Sanguesporco, mica la facevo così capace di recitare! E pensare che i Grifoni sono i paladini della verità…”

 

Hermione dal canto suo non sapeva come fosse riuscita a districarsi così abilmente da quella situazione e come, nonostante le enormi cavolate sparate, si fosse trovata bene con coloro i quali erano considerati lo zoccolo duro della Casata di Serpeverde ad Hogwarts.

Dopo lo choc iniziale, vedendo che anche loro si comportavano come lei stessa faceva con Ron Harry e Ginny, o forse più per il fatto che Malfoy si comportasse così come un qualsiasi essere umano con i propri amici, si era sciolta un po’, aveva messo in moto il cervello ed architettato una scusa plausibile per spiegare come mai lei ed il suo peggior nemico stessero insieme. E c’era anche da dire che ripensando a tutto quello che aveva inventato, si era resa conto che le sarebbe davvero piaciuto aver avuto l’opportunità di conoscere Malfoy in un’occasione di quel tipo; forse, e sottolineò mentalmente forse, sarebbe davvero potuto nascere qualcosa tra loro in quella circostanza.

 

Mentre si lambiccava il cervello con queste congetture, stretta al braccio dell’oggetto dei suoi pensieri, stavano raggiungendo l’uscita, dopo aver salutato gli altri e dopo che Astoria avesse tenuto a ricordare che si sarebbero rivisti presto alla festa a Malfoy Manor che Narcissa aveva organizzato per il ritorno di suo figlio.

 

Giunti all’uscita, Draco tirò fuori dal taschino  l’anello dei Black e lo porse ad Hermione.

 

“Questa volta Sanguesporco voglio che sia tu a tenerlo, è un grande privilegio questo, ma dopotutto in qualche modo dovevo dimostrarti la mia gratitudine per questa sera…

 

“Sei sempre il solito Malfoy!” – ed infilò il gioiello all’anulare.

 

Il biondo le prese la mano e le fece segno di avvicinarsi, poi con un po’ di imbarazzo lei posò le labbra sulla pietra ed in quel preciso momento Draco, vedendo quelle labbra carnose e morbide così a pochi centimetri dalle sue, senza un reale motivo la strinse in un forte abbraccio e si impossessò della sua bocca. A quel contatto Hermione spalancò incredula gli occhi, ma non fece in tempo a fare altro perché la passaporta stava compiendo il suo dovere.

 

 

 

 

 

 

 

 

Rimasero così finché non si ritrovarono nell’appartamento di Draco.

Infatti, non appena la ragazza si rese conto di essere arrivata a destinazione, si staccò come scottata dalle labbra così sottili ed eleganti della bionda serpe. Ma le sue braccia restavano comunque artigliate alle sue spalle, come se avessero avuto una volontà propria.

I loro sguardi rimasero a specchiarsi occhi negli occhi per interminabili istanti, poi Draco riacquistò il controllo di sé, o almeno così credeva, perché se è vero che si risvegliò da quello stato di trance, altrettanto vero è che quello che fece dopo fu tutt’altro ciò che ci si sarebbe aspettati da un Malfoy.

Strinse di nuovo forte a sé Hermione, che era come sotto l’incantesimo della pietrificazione, e si smaterializzò con lei nella sua stanza da letto, anzi proprio sul letto con la giovane strega sotto di lui.

Non fece nulla che avrebbe potuto attentare alla sua virtù Grifondoro, la teneva semplicemente stretta, stretta a sé in quell’abbraccio che voleva illuderlo che quello che era scattato durante la serata al Club potesse andare oltre a quello stupido patto, che mai come ora riteneva inutile ma allo stesso tempo benediva per averlo messo in quella situazione.

Spostò il viso sui morbidi boccoli di lei ed inspirò forte il loro profumo, poi sottovoce formulò un incantesimo che li sciolse dall’acconciatura, di modo che scendessero a solleticare nuovamente il volto della loro proprietaria.

 

Solo quando una ciocca le ricadde sul viso, Hermione si riprese e non appena si rese conto di essere schiacciata su di un letto da un Malfoy versione romantica in piena contemplazione dei suoi capelli, spalancò gli occhi e cacciò un urlo che fece perdere dieci anni di vita al giovane rampollo.

Come se gli avessero lanciato contro una Mandragola appena nata strappata dal terreno, Malfoy si alzò di scatto dal letto e, resosi conto solo in quel momento di ciò che era successo, non trovò altra soluzione se non sparirsene con un sonoro “crack” per un po’ nel suo studio.

 

“Brutto porco, idiota, approfittatore di un Furetto tinto! Come hai potuto pensare di approfittare di me in un momento di… d… d… debolezza?!?!?!?”

 

Hermione si era alzata e con un diavolo per capello aveva deciso di inseguire il codardo per dirgliene quattro.

Furente come non mai entrò sbraitando e gesticolando come la Cooman durante le sue lezioni nello studio di Malfuretto che, seduto alla sua poltrona, si stava bevendo del Firewisky riflettendo sull’accaduto.

 

“Con questo hai passato ogni limite! Ogni limite Malfoy! Passi questa assurda situazione del debito di riconoscenza, passi il fatto che mi hai e che mi stai tenendo tutt’ora in ostaggio, passi che non mi hai restituito subito la mia bacchetta, che mi hai costretta a venire con te in quel Country Club di Purosangue che mi guardavano come se avessi una qualche orrenda fattura lanciatami da Ginny in persona, passino pure i sette anni di Inferno che mi hai fatto passare ad Hogwarts, quella volta che ho pianto perché tu mi hai chiamato Sanguesporco e quella volta che mi hai fatto arrabbiare al punto di arrivare alle mani, umiliandomi come il più rude dei Troll – e dicendo questo la sua voce si era incrinata – ma non ti permetterò mai più di trattarmi come la tua bambola personale, o peggio come una delle tue… PUTTANE! Come mi sono sentita poco fa…” e detto questo prese la prima cosa che le capitò a tiro e la scagliò forte per terra, poi con le lacrime che ormai non riuscivano più a trattenersi, uscì con la stessa furia con la quale era venuta sbattendo la porta per andare non si sa dove.

 

I cocci della sua statuetta preferita della “Collezione delle Ragazze di Play Wizard” – quella con i morbidi boccoli scuri che inginocchiata in una posa audace con un micro costume verde smeraldo ammiccava maliziosa ogni volta che la si guardava (No! Proprio quella!) – che facevano bella mostra di sé sul tappeto lo fecero rinsavire.

Si alzò dalla poltrona con la sua perfetta freddezza acquisita in anni ed anni di altera educazione, mormorò un Reparo, ripose con cura il suppellettile, che ora ogni volta che vi poggiava lo sguardo lo guardava in stile Mc Grannitt infoiata, e si diresse alla ricerca di quella cocciuta Sanguesporco.

 

No, non poteva permetterle di trattarlo così, lui era Draco Malfoy! E poi no, la sua Play Witch preferita no! E che cazzo!

Anche se per la prima volta nella sua vita avvertiva un leggerissimo senso di colpa nei suoi confronti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autore

 

Ragazze scusate, scusatemi davvero, il capitolo era pronto da un po’ ma io…sono PIGRISSIMA (e ho poco tempo)!

Mi sono messa solo oggi a trascriverlo sul PC e, dopo un pomeriggio (non ho mai fatto dattilografia, scusate!) finalmente ce l’ho fatta!

Eccolo bell’e pronto per voi, spero vi piaccia!

Non ho proprio le forze per rispondere alle singole recensioni, scusatemi immensamente!(PIGRA PIGRA PIGRA) ma sappiate che le ho lette tutte e mi fanno molto piacere!

Ringrazio coloro che nonostante tutto questo tempo mi hanno ancora tra i preferiti, ovviamente i magnanimi che recensiscono e coloro che leggono soltanto ;)

Scusate gli eventuali orrori di ortografia

 

Non ho idea di quando aggiornerò, il settimo capitolo è in fase di stesura…

 

 

 

 

 

 

 

 

  

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Capitolo 7
*** Malfoy Manor ***


CAPITOLO 7

CAPITOLO 7

 

 

Una fitta nebbiolina avvolgeva tutto, ma non di quelle che nei primi mesi dell’anno erano solite coprire l’immenso spazio verde di Hogwarts e della campagna inglese, una foschia decisamente più accogliente, la classica umidità del vapore di una sala da bagno quando si abusa dell’acqua calda.

 

Ed avvolta da quella densa muraglia di minuscole particelle bagnate, stava immersa nella vasca magica Hermione.

 

Quale soluzione migliore di un bel bagno tutto schiuma e calore quando sei giù? Beh, shopping e montagne di schifezze a parte, s’intende. Ma vista l’impossibilità della prima e la non dignità della seconda (lucida, seppur non del tutto lo era ancora ed alla sua linea ci teneva) aveva optato per quella.

 

Aveva – sperava – pianto tutte le lacrime che doveva versare e se ne stava avvolta dalla schiuma con le braccia a circondare le ginocchia e con un dito ad accarezzare il bocchettone dell’acqua. Ora, dopo lo sfogo, stava facendo il punto della situazione.

 

  1. Aveva pianto e lei odiava piangere.
  2. Ma per cosa poi? Da quando in qua uno come Malfoy la faceva soffrire per così poco? Beh certo, aveva tentato di baciarla ma mica se l’era portata a letto, no? Anzi, se avesse voluto lui, che era senza ombra di dubbio più forte di lei, ce l’avrebbe sicuramente fatta ad avere la meglio, ma non ne aveva approfittato… anzi, sembrava cercasse un contatto più umano – strano aggettivo da accostare ad uno come Furetto – quindi per che cavolo aveva pianto?

 

Ecco, forse aveva pianto perché lui non era riuscito ad imporsi, forse perché si era arreso troppo velocemente dopo “l’urletto” di qualche Decibel sopra la norma che aveva tirato…

 

  1. Forse, ma forse eh, il suo era un pianto disperato perché di tutte le cose difficili ed “impossibili” a detta di molti che lei era riuscita a fare, niente le era mai parso tanto complicato come esprimere apertamente i propri sentimenti.

 

Ed anche in quel momento, si rendeva conto che lei non ce l’aveva con Malfoy ma con se stessa perché – nonostante non fosse sicura di conoscere ciò che le era nato dentro – sapeva che provava qualcosa per lui.

 

Aveva sempre provato qualcosa per lui.

 

Odio.

 

Rabbia.

 

Disprezzo.

 

Pena – sì, a volte anche pena.

 

Ammirazione.

 

Sorpresa recentemente.

 

Ed adesso…

 

Simpatia, affetto.

 

Perché se Hermione Granger aveva tanti difetti, quello peggiore di tutti era il provare emozioni troppo intensamente.

Ed ora si rendeva conto che seppure in fondo in fondo quei pochi giorni a contatto con Malfoy stavano facendo crollare le sue difese, quella muraglia d’odio e pregiudizio che per tanto, troppo tempo aveva innalzato per proteggersi da lui.

Sì, perché prima di entrare nello scompartimento di Harry e Ron quel lontano 1 Settembre 1991, lei aveva sperato con tutto il cuore di poter dividere il viaggio con colui che l’aveva guardata per la prima volta dacché era entrata a far parte del Mondo Magico. Quel ragazzetto biondo dall’aria viziata ed arrogante che al Ghirigoro l’aveva guardata con sufficienza ma anche curiosità, prima di essere trascinato via da quell’uomo snob ed altero che aveva tutta l’aria di essere suo padre.

Lui era stato il primo mago a posare lo sguardo su di lei, l’unico che negli anni a venire l’avrebbe fatta vergognare del suo essere “a metà”, né carne né pesce.

Colui che paradossalmente avrebbe voluto ricordare come la prima faccia “amica” incontrata nel mondo del quale faceva e avrebbe fatto parte da quel momento in poi, altri non era che la persona a causa della quale lei era diventata la So-tutto-io incorruttibile Hermione Jane Granger.

 

Questo suo divagare con la mente e con i ricordi non le fece prendere atto di una presenza che la osservava dall’uscio.

 

“Ah, e così, dopo che mi hai fatto una scenata che nemmeno la cara zia Walburga farebbe a quel traditore del suo sangue di suo figlio (Sirius, nda), dopo avermi spaccato uno dei pezzi più rari – nonché il mio preferito – della preziosissima “Collezione delle ragazze di Play Wizard – Speciale Natale 2000”, ti rifugi nel mio bagno per consumarmi tutta l’acqua calda?!? Eh no Sanguesporco, questo proprio no!”

 

Quando Hermione lo  vide squadrarla con sguardo altezzoso ed offeso, ma anche con un nerissimo bagliore negli occhi per lei indecifrabile – e per questo molto pericoloso – avvampò sia per l’imbarazzo che per la rabbia che il solo fatto che lui la guardasse in quel momento le provocava.

 

“Non ora Furetto, e poi qui fino a prova contraria l’offesa sono io.

Se vuoi avere un reale motivo per sentirti oltraggiato aspetta che esca dalla vasca e ti prometto che ti spaccherò su quella testa bacata che ti ritrovi una ad una tutte le tue “amate” Play Witches, e stanne certo che lo farò!”

 

A quella frase sul volto di Draco si dipinse stranamente un ghigno malizioso, che non faceva presagire nulla di buono.

 

“Granger, Granger, Granger… sta sicura che di certo non mi sentirò per nulla oltraggiato se tu esci da lì, anzi… sono molto curioso di vedere se lo farai… non ho fretta, mi siederò qui – ed indicò la panca di marmo bianco sulla quale c’era l’asciugamano (!) ed aspetterò… fino all’ultima bolla.”

 

Brava Hermione! Bella mossa, davvero!

Ma che stupida!

Come hai potuto anche solo cadere nella sua trappola?!?

Maledetto orgoglio Grifondoro, alla malora Godric e tutto il suo coraggio ed il suo essere leale e valoroso! Ed ancora più maledetto quel viscido di Salazar! Ma dico proprio così testoni dovevano farci noi grifoni e proprio così bastarde le serpi?!?

 

“Che c’è Granger, il tuo gattaccio spelacchiato ti ha mangiato la lingua? Non mi sembri più così sicura di voler uscire, preferisci forse che venga a farti compagnia?

 

 

Il ghigno che si era dipinto sul volto del giovane rampollo platinato non era nemmeno paragonabile a quello che aveva regalato a Ron dopo averlo visto nel suo “elegantissimo” ed “alla moda” completo al Ballo del Ceppo, né a quello memorabile che aveva rivolto ad Harry dopo aver vinto per il terzo anno di fila il titolo di “Miglior Playboy di Hogwarts”.

Era probabilmente il ghigno più soddisfatto – e per questo per Hermione alquanto inquietante – che gli si fosse mai letto in faccia.

L’aveva in pugno.

Lui l’aveva vinta. Di nuovo.

 

Hermione Granger 0 – Draco Malfoy 1.

 

Non c’era modo di fuggire da quella situazione così imbarazzante e così… eccitante.

 

Statuina di Play Wizard – 100 Galeoni con Magicard.

Seduta dall’analista – 30 Galeoni e 50 Falci con Magicard.

Zittire la Granger e metterla in crisi – non ha prezzo.

 

Questo ed altri pensieri più concilianti ma meno casti aleggiavano nella nobile mente di Draco.

 

Hehehe… quasi quasi  per davvero sto qui finché non si arrende, vediamo se sotto le vesti da santarellina la Granger nasconde un corpo da pornostar…

 

“Allora Sanguesporco, non esci? Non mi inviti nemmeno ad entrare?” – la punzecchiò ancora un po’ Draco.

 

“Beh Furetto… credo proprio che uscirò!” – no, l’aveva solo pensato, vero? Quel sadico di Godric si era impossessato di lei per farle dire una scemenza del genere?!?!?

 

Purtroppo sì.

 

Difatti, senza sapere né come, né perché, si ritrovò in piedi a prendere l’asciugamano completamente come la cara Jane l’aveva fatta  davanti a Malferret, più stordito e sconvolto di quella volta che aveva scoperto che sì, lui era per il terzo anno di fila il “Miglior Playboy di Hogwarts”, ma che a pari merito quell’anno lo era anche Potter.

 

Hermione Granger 1 – Draco Malfoy 1.

 

Erano pari per quella sera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quella mattina particolarmente uggiosa il cielo era totalmente plumbeo; grossi nembi presagivano un temporale bello e buono.

 

Un giorno perfetto per girarsi, tirarsi le coperte fin sopra la testa e tornarsene nel mondo dei sogni.

 

O almeno era questo che Hermione Granger avrebbe fatto se un tonfo sordo di qualcosa che viene sbattuto di fianco a sé non l’avesse fatta sobbalzare dallo spavento.

 

“Furetto dei miei stivali, ma che ti salta in mente?!?”

 

“Cara Hermione, mi salta in mente che dobbiamo fare le valigie. Oggi è sabato e si va al Manor.”

 

Alla parola “Manor” Hermione scattò fuori dal letto, indosso la solita camicia da notte, tutta spostata e che lasciava intravedere molto di quello che lei si ostinava a celare – cosa che fece per qualche secondo dimenticare a Draco chi fosse e cosa stesse facendo – e volò in bagno.

 

Ne uscì poco dopo perfettamente pettinata ed impeccabile in un vestito bianco e nero dalle maniche corte a palloncino lungo al ginocchio, con le parigine bianche ed un paio di ballerine in vernice nera.

 

“Granger, che carine che siamo oggi… purtroppo per te la mia cara mammina non si incanta con un bell’abito ed un sorriso, ci vuole ben altro per farsi accettare da Narcissa Black-Malfoy.

Devo comunque ammettere che hai buon gusto, davvero – e dicendo questo il suo sguardo cadde birichino sulle gambe coperte dalle parigine – come sapevi che adoro le ragazze in autoreggente?

 

Hermione voleva replicare, ma Draco l’anticipò.

 

“No, non cominciamo a discutere per una sciocchezza. Prepara le valigie, ti aspetto nel mio ufficio.

 

Detto questo, raggiunse la porta ed uscì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si smaterializzarono direttamente all’ingresso dell’imponente dimora dei Malfoy , davanti ad un portone di massiccio ferro battuto totalmente intarsiato con immagini magiche che come nei quadri di Hogwarts potevano interagire con il mondo reale.

 

Hermione osservò meravigliata quell’entrata, alta a occhio e croce tre metri, con al centro il vessillo del casato dei Malfoy, un serpente attorcigliato ad una emme, testimone della nobiltà di sangue e dell’influenza che di generazione in generazione gli eredi esercitavano sul Mondo Magico.

 

“Vedi, se tu fossi stata una sorpresa gradita avremmo anche potuto accedere via camino direttamente nella Sala Degli Ospiti, ma temo che dopo averci visto al Country Club le amiche megere di mia madre l’abbiano bene informata sul tuo conto, quindi ho convenuto di andarci piano e sopportare tutti gli stupidi rituali che il Galateo Magico prevede per un incontro formale tra parenti.”

 

Per “stupidi rituali” Draco intendeva l’essere sottoposti agli sguardi alteri e poco amichevoli degli intarsi del portone, i quali fungevano da annunciatori dei nuovi venuti, il presentarsi ufficialmente agli stessi, aspettare pazientemente l’arrivo di qualche elfo domestico alla porta, ripresentarsi dandosi un tono altezzoso, tronfio e sufficientemente insolente, entrare ed aspettare in piedi vicino alle scale l’entrata in scena dell’algida ed elegantissima Narcissa Black.

La quale si fece attendere per quarantacinque minuti buoni.

 

Il suo tempismo perfetto la fece palesare ai suoi ospiti nell’esatto momento in cui Hermione, non trattenendosi più, commise il madornale errore di sbadigliare – peraltro rumorosamente, sebbene portandosi la mano alla bocca – facendo così quasi strozzare Draco dalle risate a stento nascoste ed inorridire la nobile e superba Narcissa che in quel momento, nonostante la visibile ruga di disappunto che le segnava il viso, scese le scale come un’apparizione angelica di rara leggiadria.

 

“Draco, figlio adorato, finalmente sei arrivato. Ti stavamo aspettando.” – detto questo la donna si avvicinò al figlio e lo abbracciò con fare materno, mantenendo comunque la compostezza e la classe in lei innate.

 

I suoi regali occhi, così simili a quelli del figlio, non si erano mai posati su Hermione.

Per il momento.

 

“Madre, anch’io sono molto felice di vedervi. E sono davvero lieto di presentarvi colei che mi ha rapito il cuore, sebbene credo la conosciate già…”

 

“Figlio caro, se credete che io già non sapessi della… sorpresa che avevate in serbo per me, mi offendete. Chi nel Mondo Magico non conosce Hermione Jane Granger, la Sang… ehm, la Nata Babbana più in gamba dell’intera Gran Bretagna? Suvvia, che aspettate a presentarmela?”

 

Hermione constatò senza fatica la nota sarcastica che la voce flautata di Lady Malfoy utilizzò nel pronunciare quelle parole.

Decise quindi di agire d’impulso e senza lasciare il tempo a Draco di fare le presentazioni, con sguardo fiero, impegnandosi nell’inchino più cortese che conosceva disse:

 

“Lady Malfoy, è un onore per me conoscerla di persona ed in circostanze liete. Come ben sa io sono Hermione Jane Granger, sono stata a suo tempo compagna di studi ad Hogwarts di suo figlio ed ora sono la sua fidanzata.”

 

A quell’affronto così esplicito all’educazione ed alla nobiltà che una famiglia Purosangue rappresentava, Draco si complimentò con se stesso per la scelta che aveva fatto.

 

Certo sua madre era un osso duro, ma aveva trovato pane per i suoi denti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo un momento di evidente sorpresa, Narcissa come se niente fosse aveva gentilmente replicato ad Hermione, con la consapevolezza che nonostante tutto potesse meritare un po’ della sua considerazione – l’insolenza, ricordava bene, era una peculiarità che aveva caratterizzato anche lei quand’era giovane – aveva poi chiamato un elfo che li avrebbe accompagnati nelle loro stanze e li aveva gentilmente congedati con un:

 

“Vi aspetto per il pranzo.”

 

Ora i giovani “fidanzati” si trovavano nella loro camera da letto – galateo o non galateo i Malfoy erano pur sempre i Malfoy e “non c’era motivo delle stanze separate” aveva detto Narcissa, ben sapendo che il suo caro figlio aveva preso dal padre – e Draco stava aspettando con un’inusuale ansia le considerazioni di Hermione.

 

“Devo complimentarmi con te, Granger. È filato tutto liscio, anzi meglio di come mi sarei immaginato.

 

“Per una volta devo darti ragione, Furetto. Nonostante sia snob e razzista, tua madre potrebbe anche piacermi.

 

“Devo forse preoccuparmi Granger? Non è che poi diventerete amiche e vi coalizzerete contro di me?” – replicò in tono fintamente preoccupato il biondo.

 

“Questo forse è un po’ troppo, ma credo che potremmo giungere ad una civile sopportazione.”

 

 

Toc toc.

 

 

Un bussare alla porta li distolse da quella conversazione incomprensibilmente amichevole.

 

“Avanti.”

 

All’ordine di Malfoy, un elfo fece il suo ingresso nella stanza con in mano un bellissimo vestito rosa antico.

 

“Padrona Malfoy volere voi indossate per il pranzo. Lei dire che Padroncino Malfoy vi aiuterà più che volentieri ad indossarlo.

 

Detto questo, poggiò l’abito su una poltrona lì vicino, fece un profondo inchino e sparì dietro la porta.

 

Con un ghigno estremamente malizioso e sexy, Draco Malfoy si trovò a pensare che sì, sua madre era proprio una santa donna.

 

 

 

 

Spazio Autore

 

Rieccomi, fidati ed appassionati lettori!

 

Ok, scleri a parte, credo che oramai vi siate abituati al fatto che aggiorno in tempi biblici!

 

Spero che il capitoletto sia di vostro gradimento, ora i nostri eroi sono a Malfoy Manoreheheheheh… la festa si avvicina e ne vedremo delle belle… mi impegnerò affinché il capitolo ottavo vi giunga più celermente di quest’ultimo, ormai siamo in dirittura d’arrivo, confermo che la storia non supererà i 10 capitoli, salvo un Epilogo che potrebbe anche non essere necessario.

Mi scuso per eventuali errori di battitura, ringrazio tutti coloro che mi recensiscono, che mi seguono, che mi leggono e che mi hanno messo tra i preferiti!

 

Rispondo ora alle 4 splendide persone che hanno commentato il capitolo settimo:

 

veranatalie: ti ringrazio infinitamente per tutti i complimenti che mi hai fatto, davvero! Ne sono lusingata! Mi scuso anche per il fatto che non ti ho più spedito la mail di spiegazione per i disegni dei miei personaggi: che dire, concordo pienamente con te che Gaspard Ulliel è un figo da togliere il fiato! Dovrebbero mettere sotto ad ogni sua foto un’avvertenza con scritto: attenzione, rischio infarto! E poi mi dispiace, ma io Blaise non me lo vedo proprio di colore – non me ne voglia la zia Row! Beh, il mio Draco, alias Jason Mewes, è un attore americano, famoso soprattutto per aver interpretato un personaggio comico in Clerks che più che altro mi ha colpito nel film pseudo-horror a letto col vampiro, nel quale a mio avviso rappresenta la personificazione di Draco Malfoy. Un gran figo pure lui… eheheheheh comunque spero tu continui la tua storia, come vedi anche se a rilento, cerco di aggiornare anch’io! Un bacio grosso e mille grazie ancora!

 

erigre: ciao Greta! mi fa molto piacere che nuove persone si interessino alla mia storia! Io sto seguendo la tua Dramione Grande Fratello Magic e mi fa piacere che tu segua la mia! Spero continuerai a seguirla! Mille grazie!;)

 

lights: ciao! Sono proprio contenta che ti piaccia la storia e lo stile con cui scrivo, come dici tu “ricco di sfumature”, mi rendi orgogliosa! Grazie davvero, come vedi ecco qui un nuovo capitolo! Spero di postare più in fretta il prossimo!;)

 

La DolCezzA Sn Io : grazie mille! Mi fa piacere che ti piaccia!;)

 

E per concludere, piccolo angolo pubblicità: ho postato una storia a Rating Rosso, sempre Dramione un po’ di tempo fa. Si intitola Sad Man.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate visto che era la mia prima Lemon!

 

Ciao a tutti!

 

Giulia J

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Sorprese ***


CAPITOLO 8

CAPITOLO 8

 

 

Coff… Malfoy! Non riesco coff… non coff, coff… non riesco a coff… respirare!

 

“Non fare la difficile per una volta Granger! Non mi pare che uno stupido corsetto indossato per una misera manciata di ore possa distruggerti! Non sei quella che insieme ai suoi amichetti sfigati ha salvato il Mondo Magico? – nel dire questo Draco aveva stretto ulteriormente i lacci – e poi così impari a non esserti fatta aiutare prima!

 

Infatti la cocciuta quanto pudica So-tutto-io, alle parole dell’elfo era in un primo momento arrossita e rimasta indignata da cotanta sfacciataggine, ma poi – visto che ormai aveva imparato a conoscere la serpe – con un abile movimento di bacchetta aveva recuperato l’abito e si era barricata all’interno del bagno, lasciando il biondo con un pugno di mosche.

Peccato che pochi minuti dopo – o molti, per una che per tutto quel tempo aveva armeggiato senza venirne a capo con un pezzo di stoffa – arresa all’evidenza, aveva dovuto chiedere aiuto. Rassegnata aveva aperto a Malfoy, il quale si era ritrovato davanti ad una visione che, seppure nella sua semplicità, l’aveva fatto ardere come un incendio.

 

La Granger se ne stava di spalle, davanti allo specchio barocco del lavandino, con l’abito aperto sul retro, che le mostrava la massa riccioluta dei capelli. Poi, guardandolo attraverso il riflesso con un gesto naturale ma così ammaliante da sembrare studiato, aveva scostato la chioma sulla spalla destra, svelando la pelle chiara e liscia – come avrebbe in seguito constatato lui stesso – del dorso.

Draco, su muto invito della ragazza, si era avvicinato a lei e aveva scoperto con stupore che la distanza che li separava era pregna di elettricità, come quella che si avverte tra due cariche opposte all’interno del nucleo.

E loro erano proprio così, come un protone ed un elettrone ai quali serviva soltanto conoscersi ed avvicinarsi per unirsi irrimediabilmente e trovare equilibrio.

Attratto da quella schiena nuda ed un po’ ricurva – gli piaceva immaginarla così per una sorta di silenziosa riverenza nei suoi confronti – non aveva potuto fare a meno di passare l’indice lungo quella bianca spina dorsale, che al suo tocco si raddrizzò nella classica fiera postura di sempre.

Hermione dal canto suo, sentì correre brividi su tutto il corpo, non appena il tocco intimo di quel dito così gentile le sfiorò le vertebre e le sue scapole si chiusero immediatamente come un riccio in difesa. Tuttavia le sfuggì un sospiro profondo di apprezzamento.

Sentirla così tesa e contemporaneamente così abbandonata sotto la sua pelle, provocò in Draco un moto di fierezza e… sorpresa.

Ma quelle sensazioni così intense che avevano fatto illanguidire le difese della ragazza, quel quadro di sensualità incorniciato da un prezioso silenzio, quella piacevole tensione che c’era in quel momento tra loro, furono cancellati in un secondo dalla sua stretta un po’ troppo salda ai lacci del corsetto, segno che anche i suoi imperscrutabili nervi Purosangue erano in quel momento messi a dura prova.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ben presto Hermione si rese conto che quando Malfoy le aveva più volte rimarcato nei giorni precedenti quanto Lady Narcissa tendesse ad essere esagerata in ogni cosa, non avesse per nulla torto.

Per “pranzo” ella intendeva una quantità di portate e cibi che facevano invidia ai più sontuosi matrimoni babbani.

Incantata da tutti quei piatti che occupavano l’intera superficie, non si accorse della figura seduta al capo della tavola.

Draco al suo fianco invece, abituato a trucchetti del genere da parte di sua madre, non si fece ingannare dall’escamotage delle pietanze e stizzito per quella situazione, rivolse un saluto neutrale all’ospite.

 

“Che sorpresa trovarvi qui, padre.”

 

Dire che era incazzato nero con la madre sarebbe un eufemismo.

Ma dopotutto, da Narcissa Black-Malfoy poteva aspettarsi questo ed altro.

 

Sapeva che Lucius era riuscito a scontare una pena molto più indulgente grazie all’aiuto che sua madre aveva dato ad Harry Potter durante la battaglia finale, ma non avrebbe mai immaginato che ora il Ministero e la stessa Azkaban fossero state così magnanime da concedergli visite a casa o peggio i domiciliari. Aveva letto sui giornali che era diventato un buon collaboratore, che si era pentito e che la sua era una condotta modello, ma la sua presenza al Manor era proprio una sorpresa.

Dal suo quinto anno ad Hogwarts ormai, da quando aveva visto negli occhi di suo padre quel fulgore di pura follia e servilismo che solo in quella pazza di zia Bella aveva scorto prima, da quando aveva capito quanto un uomo – quell’uomo che tanto aveva ammirato ed al quale voleva somigliare – potesse scendere in basso dimenticandosi di tutte le convinzioni e gli ideali con i quali era e l’aveva cresciuto, da quando a causa di tutto questo era avvenuto lo sgretolamento del loro rapporto – se mai ne avessero avuto uno – e lui aveva scelto la sua strada diventando il Pozionista o più semplicemente un uomo libero di pensare con la propria testa, non aveva più parlato con lui.

Ed ora, dopo due anni di esilio volontario da Londra e dai ricordi, al suo rientro a casa, sua madre, quella santa donna come l’aveva definita solo poco tempo prima, gli tendeva quel tiro mancino.

 

“Tutto qui, figlio, quello che avete da dirmi dopo sette anni?” – ora la parte dell’offeso la stava recitando suo padre.   

 

“Cosa dovrei fare, padre, stringervi la mano e complimentarvi con voi per essere finalmente tornato a casa? Oppure ringraziarvi per aver permesso tutto questo?” – il tono di voce di Draco si era alzato e dalle mani strette a pugno si percepivano chiari il nervosismo e la rabbia repressi durante tutto quel tempo, ma mai sopiti.

 

In quel momento Hermione si sentiva totalmente in imbarazzo e mentalmente malediva Lady Narcissa per aver organizzato quella sorpresa, Lucius Malfoy per aver commesso tutto quello che aveva portato a quella situazione, se stessa per essere di troppo e – non avendo alcun legame con gli altri tre componenti di quell’idilliaco quadretto famigliare – di star violando un momento così delicato ed intimo, ma soprattutto avrebbe lanciato volentieri la maledizione dal lampo verde a Draco, che l’aveva cacciata in tutto quel pasticcio.

 

Draco.

 

Non Furetto, non testa di cazzo platinata, non Malferret, non idiota, scemo, imbecille, borioso figlio di papà – che in quel momento aveva scoperto essere un epiteto del tutto sbagliato per lui – egocentrico, vanitoso, stronzo, villano, eccetera eccetera Malfoy.

 

Semplicemente Draco.

 

Aveva pensato a lui nello stesso modo a cui pensava ad Harry, a Ron, anzi, allo stesso modo a cui aveva pensato a Viktor, no… di più.

 

E questa era una grossa sorpresa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se un qualche mago poteva affermare che Narcissa Black-Malfoy fosse una moglie passiva, succube delle scelte del marito, totalmente in balia degli altri ed incapace di gestire le situazioni, in quel momento a vederla, si sarebbe rimangiato tutto, condito con la propria bacchetta e col mantello.

 

Prima che la conversazione tra suo figlio e suo marito potesse degenerare in qualcosa che avrebbe mandato a farsi benedire la provvidenziale freddezza e l’autocontrollo tipico dei Malfoy, con tono imperioso e con un cipiglio che ad Hermione ricordò molto quello di Molly Weasley – e che le fece nascere un lieve sorriso sulla labbra – la donna li minacciò di orribili fatture e di un intero mese di astinenza dalla sua ginnastica preferita – Lucius – e della distruzione della collezione intera di “Draghetti e Serpentelli del Mondo” compreso il peluche del boa constrictor, il suo preferito da quando aveva quattro anni – Draco – se non avessero subito cercato di recuperare il tempo perduto per chiarirsi e riappacificarsi, anziché perdere tempo a litigare.

Zittiti entrambi da quelle avvisaglie che se compiute avrebbero fatto passare momenti durissimi a tutti e due, Lady Narcissa spezzò la tensione facendo sedere tutti ed invitando i commensali a servirsi.

Dopo paté di fegato e tartine di salmone e caviale masticate tra grugniti e sguardi sospettosi, ma soprattutto dopo cinque o sei bicchieri di buon vino elfico invecchiato in botti di rovere, i toni si smorzarono e – almeno per quei due giorni – i due uomini si ripromisero di venirsi incontro e di porre le basi per costruire insieme qualcosa che potesse assomigliare al classico rapporto tra padre e figlio.

 

In quell’atmosfera finalmente stemperata, Draco si ricordò di Hermione e mentalmente si dispiacque – per quanto uno come lui potesse farlo – di averla messa in mezzo e resa partecipe di questioni private che riguardavano la sua famiglia.

E, non senza una nota di illuminante verità e disarmante sorpresa, si ritrovò a pensare che in parte la sua involontaria intrusione nei loro affari gli aveva fatto piacere perché l’aveva coinvolta quasi fosse veramente la donna della sua vita.

Con questi ragionamenti contorti per qualsiasi essere umano, ma così chiari per lui, completamente mosso dall’istinto, poggiò ai lati del piatto le posate con le quali stava sezionando il suo pasticcio di rognone e la strinse a sé, posandole le labbra sulla fronte.

Hermione, che in quel momento era intenta a non provocare il minimo rumore e poneva tutta la sua concentrazione e fiducia nel pensiero delle famose tre “D” – destinazione, determinazione, decisione – che sperava che oltre alla smaterializzazione potessero in qualche modo servire per renderla invisibile, o perlomeno dello stesso colore della tappezzeria, a quel gesto improvviso ed… insperato, rossa in viso – peccato solo che la tappezzeria fosse di un brillante verde bottiglia – non trovò di meglio da fare che riporre la sua attenzione sull’interessantissimo pattern che i pezzetti di prezzemolo creavano sugli escargots del vassoio davanti a lei.

Dopo quelle che ai due parvero ore, ma che agli occhi del Signore e della Signora Malfoy sembrarono pochi attimi, Draco si voltò verso i genitori e – tenendo comunque stretta la sua Sanguesporco – osservando il padre negli occhi disse:

 

“Hermione cara, spero mi perdonerai per la sceneggiata a cui hai dovuto assistere. Ti prego fingiamo non sia successo nulla. Padre, Lucius, questa come credo abbiate capito è Hermione Granger, la mia ragazza.

 

La riccia, che aveva ripreso a respirare solo dopo che Draco le aveva staccato le labbra di dosso, a quelle parole – che tanto assomigliavano alle stesse che lui aveva pronunciato con i suoi amici al Country Club e con sua madre poco prima, ma che ora assumevano un significato diverso – si accoccolò di più a lui e guardò Lucius con la sua classica determinazione.

 

“Signor Malfoy, non posso dire che sia un piacere per me rincontrarla, ma spero che lo sarà conoscerla.”

 

A quella saggia frase esclamata per giunta da una così giovane donna, nonché ormai ex nemica, Lucius sorrise o meglio ghignò – ed Hermione non poté fare a meno di notare quanto quel ghigno, seppur identico a quello di Draco, non potesse essere lontanamente paragonabile al suo – e levando in alto il calice inneggiò alla salute della sua famiglia ed alla loro conoscenza.

 

Dal brindisi in poi, il pranzo si svolse in maniera più leggera, l’atmosfera si era del tutto rilassata e ad un osservatore esterno quello sarebbe sicuramente parso un incontro felice tra fidanzatini e suoceri.

Draco ed Hermione anzi ci avevano preso gusto e spesso e volentieri si erano ritrovati a cercarsi con la mano o con lo sguardo ed a sorridersi in maniera idiota ed allusiva per qualsiasi sciocchezza. Addirittura il biondo dopo il dessert si era alzato e prendendola per mano si era congedato dicendo che avrebbe mostrato il parco alla sua dolce metà. A quel punto da vera serpe approfittatrice qual era aveva abbracciato Hermione e con un caschè da manuale l’aveva baciata, trovandola sorprendentemente, perfettamente ed appassionatamente d’accordo.

 

“Oh, questi ragazzi di oggi non conoscono le buone maniere e la discrezione!” – borbottò portandosi il tovagliolo alla bocca in modo frivolo Narcissa.

 

“Già… mi ricordano noi due da giovani, solo che io ti facevo allacciare la coscia al mio fianco, cara.” – le rispose con sguardo malizioso ed allusivo per il dopo pranzo Lucius.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“I miei complimenti Granger. Sembrava davvero ti piacesse. Ed io che ti facevo la Santa Vergine del Trio Miracoli…

 

Il biondo furetto l’aveva portata fuori per davvero e la stava conducendo verso il laghetto artificiale dell’immenso parco del Manor.

A quell’affermazione per nulla carina, Hermione indignata riprese la classica sfumatura cremisi delle “occasioni-contemporaneamente-imbarazzanti-e-che-fanno-incazzare-anche-la-più-mite-delle-persone”. Oltretutto, quell’uscita le provocò – sorprendentemente – un lieve moto di delusione.

 

“Ti prego Malfoy – lo allontanò da sé con uno spintone – sono solo stata al gioco e dopotutto c’è da dire che Viktor bacia meglio di te…

 

Con questa frase provocatoria – attacco per difesa sembrava l’unico mantra da seguire con lui – giunsero sulle rive dello specchio d’acqua, di fianco ad un salice piangente.

 

“E con un solo innocuo bacio, tu riusciresti a paragonarmi – ammesso che io possa essere confrontato con qualsiasi altro essere sulla terra – a quel mono-sopracciglio bulgaro che si esprime a gesti? Non credi che per avere una visione imparziale della situazione dovresti almeno concederti un’altra prova?

 

Eccolo, l’aveva presa in castagna come al solito.

Altro che “attacco per difesa”, le sembrava che qualsiasi tattica di gioco con lui non funzionasse o meglio rappresentasse non più di un semplice ostacolo da aggirare. Ma se lo doveva aspettare, d’altronde del Quidditch lei non ci aveva mai capito una mazza.  

Nuovamente rossa – questa volta più per l’imbarazzo che per altro – distolse lo sguardo dalla bionda figura per perdersi nelle acque appena mosse dal vento autunnale. Lasciando Malfoy dietro di sé, raggiunse a passo svelto il tronco del salice e con le mani dietro la schiena si poggiò su di esso, traendo teatrale un lungo sospiro.

 

“Beh, Granger che c’è? Non vuoi riprovare?”

 

Draco le era andato dietro ed ora si trovava di fronte a lei, stampato in faccia il classico ghigno da bastardo sexy qual era, ma nell’espressione degli occhi anche una vena di esasperazione.

 

Lui aveva attaccato, perché non controbatteva? Solitamente era quella la prassi.

 

Hermione alzò gli occhi al cielo ed improvvisamente scoppiò a ridere. Con quella faccia da schiaffi – ma in quel momento forse anche da qualcos’altro – Malfuretto era veramente buffo. Inoltre vedere una mente calcolatrice come la sua – la mente del Pozionista – andare in crisi per una cosa del genere, dopo tutte le volte che in quei giorni in crisi c’era andata lei, la divertiva e la rinfrancava parecchio.

 

“Allora, mi baci o no? – il suo sopracciglio destro era inarcato all’inverosimile – Granger, smettila subito di ridere, non è divertente! Tanto non ci credo che Krum bacia meglio di…”

 

Ma non riuscì a finire la frase, perché di slancio lei gli gettò le braccia al collo e lo accontentò. Draco, che stava per perdere l’equilibrio dopo quella sorprendente iniziativa, non trovò di meglio che cingerle la vita e rispondere con quanta più passione possibile.

Certo, magari di scope, bolidi e pluffe non se ne intendeva molto, ma forse la bella ex Grifondoro poteva pensare di aver cominciato a capire qualcosa di un ex Cercatore Serpeverde a caso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Passarono il resto del pomeriggio a rincorrersi per il parco, punzecchiandosi con le solite frecciatine e lasciandosi di tanto in tanto trasportare da quella che era ormai diventata una ricerca assai importante e di vitale importanza per la scienza.

Solo verso sera, quando un elfo mandato dai coniugi Malfoy ad avvisarli di rientrare li trovò nella casetta degli attrezzi a perorare la causa “chi bacia meglio di chi”, resisi conto di quello che avevano fatto e con chi l’avevano fatto, ritornarono nel mondo reale.

Abbastanza a disagio da non riuscire nemmeno più a guardarsi in faccia, si ricomposero – Draco si scrollò di dosso le ragnatele ed Hermione levò dai capelli dei pezzi di paglia – e come se nulla fosse successo si avviarono al Manor.

 

La cena fu molto più veloce e meno chiacchierata del pranzo. Le portate vennero servite in un’altra stanza, che sembrava quella in cui mangiavano solitamente i tre Malfoy. Era una saletta stretta e lunga, come la tavola, ai capi della quale sedevano Lucius e Narcissa, che consumavano in silenzio il loro pasto, lanciandosi ogni tanto sguardi tra l’allusivo e il malizioso.

Draco ed Hermione, l’uno di fronte all’altra, fingevano entrambi di ignorare le reciproche esistenze e quando accidentalmente le loro mani si incontrarono per prendere dell’altro purè, si ritrassero immediatamente e con terrore neanche si fossero scottati.

 

Il dopo cena passò nel più assoluto silenzio in salotto.

Lady Narcissa seduta su una poltrona damascata leggeva l’ultimo romanzo del suo scrittore preferito Rogo di Passione – una storia di amore ai limiti dell’erotico tra un prete babbano ed una strega sullo sfondo dell’Inquisizione – che ad Hermione ricordò molto gli Harmony, una sottocategoria di romanzetti rosa che leggeva la sua tata di origine italiana e che – non l’avrebbe mai confessato nemmeno sotto tortura – aveva letto anche lei qualche volta.

Il Signor Malfoy se ne stava sulla scrivania ad esaminare alcuni documenti fumandosi in tranquillità il suo sigaro.

Draco era in piedi a fissare attraverso l’enorme vetrata il cielo coperto di nembi.

 

“Questa sera ci sarà un gran temporale.”

 

“Già.”

 

Che situazione di merda. Erano addirittura scesi così in basso da ritrovarsi a parlare del tempo. Era meglio prendere in mano la situazione.

 

“Hermione…ehm… tesoro… che ne dici se ti accompagno in biblioteca così potrai trovarti anche tu un buon libro da leggere?”

 

Accolse quella domanda di Furetto come un’insperata ancora di salvezza per stare un attimo da soli, lontani da orecchie e occhi discreti ma fin troppo acuti, e chiarire il tutto.

 

“Volentieri… amore.”

 

Quella parola le scappò dalle labbra senza nemmeno avere il tempo di accorgersene e fece sì che tre paia di occhi - due grigi ed uno azzurro, due con aria di chi la sapeva lunga, uno sorpreso – si posassero su di lei.

Dopo aver tolto la mano dalla bocca – ormai quella parola fuggiasca non la si poteva più fermare – si riprese, si alzò dal tappeto persiano sul quale si era seduta e seguì Draco lungo il corridoio per la biblioteca.

 

“Credo sia meglio che questa sera tu dorma nella camera degli ospiti.”

 

Hermione stava osservando rapita uno scaffale dedicato ai testi di Medimagia quando Draco riprese a parlare.

 

“In quale?”

 

Che sciocca. Tra tutte le frasi che avrebbe potuto dire, la più stupida le era scivolata dalla lingua.

Quella sarebbe stata ricordata come la sera dell’evasione delle stupidaggini dalla sua bocca, si ritrovò a pensare.

 

“Beh, in quella di fianco all’attuale per non destare sospetti.”

 

“Sì, è meglio.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Beh… allora, buonanotte.”

 

Erano entrambi sulla porta di quella che Narcissa gli aveva assegnato come loro camera, Draco all’interno, Hermione sul corridoio. In mano teneva un piccolo beauty e la camicia da notte.

 

“Buonanotte.”

 

Stettero lì in attesa di qualcosa per un po’ di tempo. La riccia decise di voltarsi verso destra proprio nel momento in cui lui si era sporto per baciarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano le due di notte quando il temporale echeggiò minaccioso.

Hermione sobbalzò nel suo letto a due piazze che le sembrava troppo grande e così vuoto per una sola persona. Dalla finestra proveniva un rumore sinistro, come uno grido malvagio e sull’armadio di fronte al letto si stagliava un’ombra inquietante che sembrava minacciarla.

Sudata per la tensione, si cacciò sotto le coperte, ma ogni tuono era per lei un colpo al cuore.

Odiava i temporali.

 

Draco non riusciva a dormire.

Pensava e ripensava a quello che era successo tra lui ed Hermione quel giorno.

L’abbraccio protettivo a tavola, quel bacio goliardico davanti ai suoi, quello di sfida che lei gli aveva dato sotto il salice, gli scherzi, le battute, gli altri baci “di studio” e le carezze e i sospiri…

 

Toc toc

 

Si alzò a sedere sul letto. Aveva sentito davvero bussare o erano i rami che sbattevano da fuori?

 

Toc toc

 

“Sì?” – si azzardò a chiedere

 

“Malfoy… sono io…”

 

“Entra.”

 

Quando la vide, all’istante capì.

A piedi nudi, con la camicia da notte – la stessa che lui aveva trasfigurato – stropicciata ed i capelli arruffati. La fronte imperlata dal sudore e lo sguardo misto tra la preoccupazione e la vergogna.

 

“Cosa vuoi?” – le chiese divertito e lusingato.

 

“Potrei… potrei ecco… potrei dormire qui con te? Io…ecco… io avrei paura del temporale.”

 

Che Godric si rivoltasse nella tomba!

 

Di tutte le sorprese successe quel giorno, quella parve a Draco la più piacevole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autore

 

Ave a tutti!

 

Ormai penso vi sarete rassegnati al fatto che aggiorni in tempi biblici – e mi scuso di questa mia mancanza di rispetto nei vostri confronti, miei cari lettori.

Purtroppo dovete sapere che nonostante l’Ispirazione mi tampini e stia lì tutti i giorni a beccarmi in testa come un gufo che dopo aver recapitato un messaggio attende un risposta immediata, raramente essa si prende la briga di tirare dietro sassate alla mia Pigrizia.

 

Sono fatta così, sono proprio fatta così… (scusate, ho rivisto da poco una delle cassette De Agostini “Esplorando il corpo umano”)

 

Detto questo, ho voluto inserire Lucius, che nella gran parte delle Dramione è un cattivone (ho fatto la rima!) perché volevo un po’ mettere le due coppie – quella “finta” e quella collaudata – a confronto e perché mi roteava troppo in testa l’idea di Malfoy Senior ai domiciliari, magari con tanto di Auror che quotidianamente gli fanno visita per controllare la situazione (ma questa – chissà! – sarà un’altra storia…).

Cos’altro dire, come vedete ho sviluppato l’attrazione tra i nostri due eroi… ed inesorabile nel prossimo capitolo arriverà anche il ballo!

 

Non vi prometto aggiornamenti record o capitoli chilometrici o colpi di scena avvincenti, ma spero comunque di regalarvi un momento di svago e di – perché no? – fuga dalla realtà.

 

Se vi può interessare ho da poco postato una One-shot decisamente demenziale dal titolo “Nelle mani sbagliate…”, mi farebbe piacere ci andaste a dare un’occhiata!

 

Passo ora ai ringraziamenti:

 

Lhoss: anima pia, carissima amica – rassegnati ormai ti considero tale – mia! Cosa potrei dire?

Per stare sul discorso Magicard:

- trascrivere sul pc il nuovo capitolo – mezza giornata con Tempocard

- copiare il codice ISBN di tutti i libri letti su anobii – due pomeriggi con Tempocard

- contemplare una recensione positiva ricevuta da una delle più brave autrici di Dramione in circolazione negli ultimi tempi – oddio, la conosco! – non ha prezzo.

Mi hanno fatto davvero piacere i tuoi complimenti. Soprattutto mi trovo d’accordo con te, una volta qualcuno ha detto che le cose semplici sono le più difficili da realizzare (me lo ripetevano sempre i prof di Design!), quindi per me questa tua constatazione è come essere nel Monte Olimpo! Le tue parole sono sempre un’iniezione di fiducia! Grazie!!!

 

Mirya: … devo proprio dire qualcosa??? Non solo ho la fortuna enorme di ricevere commenti dalle due autrici che attualmente mi hanno fatto impazzire con le loro storie Draco-Hermione, ma sono così sfacciatamente ed inconsapevolmente favorita dalla sorte da avere il piacere di conoscerle (soprattutto grazie davvero, che mi date retta!)!!!

Tantissimi omaggi per il tuo commento, sono felice che la caratterizzazione dei miei personaggi ti piaccia! Ricevere dei complimenti sul modo di scrivere da parte tua è davvero una grossissima soddisfazione per me – e per uno come Luigino che solitamente se ne va per casa con la scopa a mo’ di chitarra cantando I can’t get no satisfaction a squarciagola! – visto che è quello che solitamente provo io leggendo la tua storia! Spero solo di non aver deluso le aspettative con questo nuovo capitolo!!!

 

A tutte e due ragazze, di nuovo grazie di cuore!!! Ci metterei la firma per ricevere sempre commenti di qualità come i vostri nelle mie fics – se non si capisce alla quantità preferisco la qualità! ;)

 

Per finire un grosso grazie a chi legge semplicemente e a coloro che mettono questa storia tra le preferite o le seguite!!!!

 

Saluti a tutti

 

Giulia J

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

   

 

 

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