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di Utopy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Tokio Hotel no! ***
Capitolo 2: *** I Tokio Hotel sì! ***
Capitolo 3: *** I crucchi dal vivo ***
Capitolo 4: *** La fine? ***
Capitolo 5: *** Skate, graffitti e .... FAN PARTY?! ***
Capitolo 6: *** Oh mein Gott! ***
Capitolo 7: *** Facendo conoscenza... ***
Capitolo 8: *** La ragazza delle pagine gialle corrotta dagli occhi cucciolosi! ***
Capitolo 9: *** Ale la furia ***
Capitolo 10: *** Oliva, tappati quella bocca! ***
Capitolo 11: *** Ricordi, telefonate e compleanni ***
Capitolo 12: *** La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 13: *** Strane sensazioni ***
Capitolo 14: *** Evadere ***
Capitolo 15: *** Guai in arrivo ***
Capitolo 16: *** Iniziare con il piede sbagliato e finire... ***
Capitolo 17: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 18: *** AA ***
Capitolo 19: *** Tutto è male quel che finisce male! ***
Capitolo 20: *** Essere stupidi è all'ordine del giorno! ***
Capitolo 21: *** Una serata movimentata ***
Capitolo 22: *** FidaCHE?! ***
Capitolo 23: *** Il piano diabolico ***
Capitolo 24: *** Troppe cose! ***
Capitolo 25: *** I guai arrivano sempre due a due ***
Capitolo 26: *** Ciò che c'è nell'aria ***
Capitolo 27: *** Tregua ***
Capitolo 28: *** Gentili proposte ***
Capitolo 29: *** Stupido Kaulitz! ***
Capitolo 30: *** Crollare ***
Capitolo 31: *** La fine?... forse no. ***
Capitolo 32: *** Clandestini in missione ***
Capitolo 33: *** Equivocando... ***
Capitolo 34: *** Non è come pensate! ***
Capitolo 35: *** Compleanno da favola ***
Capitolo 36: *** Felicità sì, felicità no ***
Capitolo 37: *** New entry! ***
Capitolo 38: *** Impulsività ***
Capitolo 39: *** Il Natale migliore ***
Capitolo 40: *** Famiglia ***
Capitolo 41: *** Qualcosa di strano ***
Capitolo 42: *** Tutto ha un inizio... e una fine ***
Capitolo 43: *** Niente dura per sempre ***
Capitolo 44: *** Vuota ***
Capitolo 45: *** Dimenticare. Cancellare. Rinascere. ***
Capitolo 46: *** C'è che vi amiamo ***
Capitolo 47: *** Una nuova vita? ***
Capitolo 48: *** Quando non ci sei... ***
Capitolo 49: *** Voglio vederla di nuovo felice ***
Capitolo 50: *** A volte ritornano ***
Capitolo 51: *** Di nuovo in due... più uno. ***
Capitolo 52: *** My heart is yours - Epilogo ***



Capitolo 1
*** I Tokio Hotel no! ***


Buuuooongiono a tutti!
Eccoci qui con un’altra fan fiction. So di non aver ancora concluso “Scommettiamo?”, non me ne vogliate u.u
Questa storia è un po’ particolare, è una round e la scriviamo io e Aria, ossia _Pulse_. La mia scrittrice sempina a cui voglio taaanto bene *___*
I capitoli ovviamente saranno alternati. Il primo capitolo è scritto da me secondo il mio punto di vista (Ale), il secondo è scritto da lei secondo il suo punto di vista (Ary).
Speriamo davvero vi piaccia, perché in questa storia ci siamo impegnate tantissimo e ci teniamo veramente tanto.. Buona lettura gente!
Un bacio enorme.. Ale&Ary *__*

 

PRIMO CAPITOLO. ( I Tokio Hotel no! )

Ho un nome che, detto per intero, mi irrita profondamente. Solo diciassette anni, me li tengo e grazie al cazzo. Vivo ad Amburgo, fottuta città. Non mi piace, davvero, qui ci sto male : voglio andarmene, raggiungere Chicago e vivere pure sotto i ponti se necessario. La Germania è un porcile.                                                                              Mi hanno sparata fuori con un carattere di merda, nel senso che abbondo di difetti quanto un bounty abbonda di cocco. Dicono che io sia egocentrica, volgare e fredda. Beh, hanno ragione : sono così.                                                            Detesto sentirmi ripetere le cose all’infinito. No, non smetto di fumare. No, non smetto di bere. No, non smetto di fare cazzate. No, non smetto di dire parolacce.                                                                                                                                                                                                                     A sentire certa gente, sarei moto abile a traviare le persone. Grande minchiata. Non dico di fare cose che effettivamente non faccio. Niente bravate che includano la prigione, niente sbronze tutte le sere. Fumo, una canna se mi va davvero di lusso, per il resto via di sigarette. Studio quanto basta, ora mi godo l’estate.                                 Mi fanno ridere quelli che si fingono trasgressivi, dei veri fighi, poi magari nemmeno sanno dirti il presente indicativo di mangiare. In compenso usano il loro cazzo per sfondare ragazze conciate in modi improponibili, sui muri delle discoteche. Accidenti, gratificante!                                                                                                                                                                                                      Sono costantemente immersa in periodi “grigi”, né bianchi né neri. Non so cosa voglio, non so cosa fare, quindi sono un peso un po’ per tutti. Per me fare progetti è troppo presto e , al momento, non ho intenzione di alzare il culo per fare ordine nella mia vita. Mi capita di farmi trascinare dagli eventi, lo ammetto. Non ho molti interessi. Leggo manga, soldi permettendo. Vado sullo skateboard e faccio graffiti, non mi hanno mai beccato fino ad ora. Se dovesse succedere sarebbe una bella rogna.                                                                                    Ho un aspetto trasandato e non mi piace curarmi più di tanto. Ho gli occhi scuri e i capelli sempre disordinati di un colore indefinito : un rossiccio misto a castano e viola. Beh, le tinte non sono proprio il mio forte.                                                                                                                                                                                   Mi vesto peggio dei barboni, con le mie camice scozzesi di tutti i colori, i pantaloni da hippie e le scarpe da skater. Ma mi piaccio così, non devo rendere conto a nessuno.                                                                                               Non ho amici, o meglio : non ne voglio avere. L’unica persona che posso considerare tale si chiama Arianna, il resto sono solo conoscenze. Ci siamo conosciute sui banchi di scuola, le uniche due italiane in una scuola di tedeschi, beh, mezze italiane. E’ stata la mia ancora di salvezza in tutti questi anni! Dopo la morte di mio padre, mamma ha deciso di trasferirsi da sua madre : mia nonna. Ho entrambi i nonni materni tedeschi. Ary invece abita in Germania con suo padre e suo fratello Davide. Dopo il divorzio dei suoi genitori Fabio ha accettato un offerta di lavoro ad Amburgo. Trasferendosi anche loro dai nonni (tedeschi).                                                                                                                                        Ha diciannove anni e si può dire che è il mio opposto. E’ alta qualche centimetro in più, i capelli lunghi e sempre curati, con dei ricci favolosi. Sembrano i boccoli di una bambola. Gli occhi castani e un paio di occhiali che, a mio parere, le donano moltissimo. Si veste come una ragazza normale, a volte penso di sfigurare stando di fianco a lei, ma è il pensiero di un istante, devo essere fiera di essere come sono. Amo quella ragazza, probabilmente senza di lei non avrei combinato niente in questa esistenza che mi ostino a chiamare vita. Non sono una bella persona, questo lo so. Ma quando sono in sua compagnia mi trasformo, divento un’altra. Nessuno mi ha mai vista veramente, eccetto Ary.     

 Erano le tre del pomeriggio e cavolo! Stavo ritardando al mio primo giorno di lavoro! Raccattai la mia borsa a tracolla che, non si sa come, era finita sotto al mio letto; mi fiondai al piano di sotto dove c’era mia madre che giocava con mio fratello più piccolo. Si chiamava Edoardo, e aveva quattro anni. Lui era la mia gioia più grande. Lo salutai schioccandogli un bacio sulla guancia.

“Tesoro per che ora torni?” Mi chiese mamma cercando di tenere ferme le manine di Edo che la tiravano per la manica del maglione.

“Boh, penso per cena.” Risposi indifferente accendendo il mio cellulare.

“Alessandra, perché non ti vesti in maniera più presentabile? Almeno il tuo primo giorno di lavoro!”

“Mamma non mi scocciare, e ti prego finiscila di chiamarmi Alessandra. Sai che lo detesto!” Così dicendo uscii di casa. Caspita, Ary mi aveva chiamato sette volte. Chissà cos’era successo. Composi il suo numero sulla tastiera, che ormai sapevo a memoria, e salendo sulla bicicletta aspettai che rispondesse.

“ALEEEEEE!!”  Fui costretta ad allontanare il cellulare dal mio orecchio, o i suoi urli disumani mi avrebbero sfondato il timpano! Pazientemente aspettai che si calmasse, quando mi sembrò più tranquilla mi riavvicinai l’apparecchio all’orecchio destro.

“Ary ma che hai?!” Sbottai divertita

“Tu non sai! Oddio Ale non puoi sapere!!”

“Certo che non lo so, se non me lo dici!” Roteai per aria gli occhi sbuffando.

“I Tokio hotel! I  Tokio hotel!!” Ma cos’era? Un messaggio in codice?!

“Ary mi stai facendo innervosire.”

“Ok ok allora. I Tokio hotel tra una settimana faranno una data qui ad Amburgo! Non è meraviglioso?!” Quasi potevo immaginarmela, nella sua camera tappezzata di poster di quei quattro, con gli occhi lucidi per l’emozione. Puah.

“Sinceramente Ary, non vedo come io possa trovare meravigliosi quei quattro crucchi!” Non mi sono mai piaciuti, davvero. Soprattutto il chitarrista, quel mezzo rapper. Che schifo. Ary invece ne andava matta, poi se si parlava del suo “Bassista sessoso” Come lo chiamava sempre. Ribadisco, che schifo.

“Ehi siamo crucche anche noi!”

“Per metà!”

“Oh fa lo stesso! Allora.. Vero che ci vieni insieme a me?” No, no. Categoricamente no! Non se ne parlava proprio. Non era nemmeno da prendere in considerazione. Io, al concerto di quattro deficienti, non ci sarei mai andata.

“Stai scherzando vero Ary?”

“ Eddai Ale ti prego!! Ti pregotipregotipregotipregoti…”

“Piantala per carità! Senti, ci penserò..”

“Evvaiiiiiiiiiiiii!!!!” La sentii esultare dall’altro capo del telefono e non riuscii a reprimere un sorriso.

“Non ho mica detto si scema”Ridacchiai

“Ma tanto alla fine ci verrai! Anche perché ho già comprato i biglietti.”

“TU COSA?!”

“Beh.. non potevo mica rischiare di non trovarne più..”

“Sono arrivata al lavoro. Passi a prendermi alle sette? Dobbiamo fare una lunga chiacchierata io e te.” Conclusi lapidaria.

“Certo tesoro mio bello! Sarò li puntuale! Ti voglio bene saiii?”

“Pfff ruffiana..” Sorrisi e chiusi la chiamata. Quanto adoravo quella ragazza.

Entrai nel piccolo bar di un simpatico ometto basso e con gli occhiali : Il signor Bruno. Era stato gentilissimo con me il giorno del colloquio, e sembrava non disturbarlo il mio look un po’.. Appariscente.

“Oh Ale cara.. Vieni.” Mi avvicinai a lui a lo salutai stringendogli la mano.

“Allora, te la senti di stare dietro il bancone a prendere le ordinazioni? O preferisci stare in cucina?” Mi chiese con un sorriso stampato in faccia.

“Penso di potermela cavare a servire i clienti!” Ricambiai il sorriso gentile.

“Meraviglioso, allora ti lascio al tuo lavoro, io torno in cucina.” Si avvicinò di più al mio orecchio. “ Prima che mia moglie combini qualche pasticcio.” Sussurrò divertito.

Ridacchiai. Avevo conosciuto anche la signora Ada, una signora cicciottella e gentilissima.

Mi misi al lavoro vedendo qualche persona avvicinarsi a me e cominciare a ordinare. Non mi piaceva particolarmente quel lavoro, avrei preferito fare qualcosa per cui ero davvero portata. Mi ronzarono in testa le parole di mia madre “Se non hai il lavoro che vuoi, comincia a volere il lavoro che hai!”. Che gentile.                              Volevo bene a mia mamma certo, ma era sempre stata una gran rompiscatole!

 

Il pomeriggio passò tranquillo, ero davvero brava a socializzare con i clienti, mi divertivo un sacco  poi a preparare i caffè! In un battito di ciglia arrivarono le sette, così mi tolsi il grembiule e lo appoggiai nel ripiano sotto alla cassa.

“Sei stata bravissima oggi Ale, complimenti. Ci vediamo domani alla solita ora!”

“Certamente signor Bruno. E’ stato un piacere, a domani!” Salutai con la mano e uscii dal negozio, vedendo parcheggiata la mini di Ary dall’altra parte della strada. La raggiunsi e salii dalla parte del passeggero. Stava ascoltando un cd che aveva messo nella radiolina, e canticchiava allegra una canzone dei suoi adorati Tokio hotel. Si girò verso di me e mi fece un sorriso a trentadue denti.

“Ti prego, blocca questa lagna, o mi verrà il diabete!” Sibilai tappandomi le orecchie e sprofondando nel sedile allacciandomi la cintura di sicurezza.

“Ehi non si usa più salutare? E comunque “Rette mich” NON è una lagna!” Sbottò tamburellando le dita sul volante.

“Si si come no. Allora, ciao Ary! Com’è andata la giornata?” Sorrisi divertita vedendola tutta imbronciata. Mai e dico MAI offendere i Tokio hotel o le loro canzoni in sua presenza.

“Uhm.. Benino, mi sono annoiata un po’. Adesso tu lavori, non so più che fare.”

“Perché non vieni a lavorare anche tu con me?” Le chiesi con gli occhi brillanti,  averla li con me sarebbe stato magnifico!

“Dici che potrei?” Si girò di scatto guardandomi sorridente

“Eccome! Basta chiedere al signor Bruno. Ma non penso sia un problema. A lavorare li ci siamo solo io, lui e sua moglie!”

“Oh sarebbe meraviglioso!” Unì le mani al petto.

“Domani vieni con me al bar e glielo chiediamo, d’accordo?”

“D’accordissimo!”

Ary mise in moto e partì, io mi girai a guardare fuori dal finestrino. Era giugno, le vacanze erano cominciate da poco e così la scuola era finita. Finalmente, non ne potevo più. Arianna aveva finito l’ultimo anno, io invece lo avrei frequentato l’anno successivo. Avevo un po’ di paura, soprattutto per la maturità..Andavo molto bene a scuola, i miei voti erano più che sufficienti. Ma avevo paura di non essere pronta ad affrontarla.

“Pizza?” Sentii la voce di Ary in lontananza destarmi dai miei pensieri, mi girai verso di lei.

“Andata!” Una sana pizza era proprio ciò che serviva!

 

“Signorina! Lo vedi che ore sono?!” Urlò mia madre non appena misi piede  in casa.

“Si mamma, sono le dieci e mezza. Cos’è, ho il coprifuoco adesso?” Chiesi andando vicino a mio fratello prendendolo in braccio e sedendomi sul divano.

“Mi avevi detto che saresti tornata per cena! Perché non mi hai avvisato che mangiavi fuori?!”

“Perché me ne sono dimenticata! Caspita, come la fai lunga.”

“Come la faccio lunga? Come la faccio lunga?! Questa casa non è un albergo, ci sono delle regole e tu devi rispettarle! Ora fila in camera tua!” Strillava..strillava.. Vidi Edoardo portarsi entrambe le manine a coprirsi le orecchie, chiudendo gli occhi.

“Vieni piccolo, andiamo di sopra..” Mormorai teneramente. Senza aggiungere una parola mi caricai mio fratello in spalla e lo portai nella mia stanza, adagiandolo sul letto.

“Mamma è arrabbiata” Mi disse Edo mettendosi un dito sul mento.

“Lo so Edo, è arrabbiata con me!” Sorrisi nella sua direzione.

“E pecchè?”

“Perché hai una sorella pestifera!” Ridacchiai avvicinandomi a lui e facendogli il solletico.

“Basta, basta” Rideva a crepapelle, soprattutto quando gli presi i piedini e lo alzai a testa in giù. Il mio tenero fratellino.

Lo rimisi sul mio letto e andai davanti allo specchio, cominciando a pettinarmi i capelli arruffati, come sempre. Andai nel piccolo bagno comunicante con la mia stanza e mi lavai i denti, sciacquandomi poi il viso e le mani. Quando ritornai nella mia camera vidi che Edoardo si era addormentato nel mio letto. Allora mi avvicinai a lui e con leggerezza gli levai le scarpe, alzando la coperta e infilandocelo dentro. Mi coricai al suo fianco e spensi la luce, andandogli a baciare la guancia, coperta da qualche ciocca di capelli biondi. Mi addormentai presto, abbracciata al mio piccolo uomo.

 

Fine primo capitolo! Speriamo vi sia piaciuto.. *.*
Il prossimo sarà quello scritto da Ary, vi ricordo xD.. Un saluto a tutti, anche a quello che leggeranno senza commentare, sappiamo che ci siete anche voi! ^__________^

 

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Capitolo 2
*** I Tokio Hotel sì! ***


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Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

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Capitolo 3
*** I crucchi dal vivo ***


Eccoci al terzo ragazzi! Fin’ora i primi due capitoli sono stati di presentazione diciamo. In questo il grande giorno è arrivato: si va al concerto!!
Ale non mi sembra molto entusiasta eh? U.u Però per Ary si farebbe di tuttoooo *-*
Speriamo vi piaccia anche questo, vi ricordo che l’ho scritto io (Ale). Ma direi che si capisce dal testo xD
Un bacio! Buona lettura!

 

TERZO CAPITOLO ( ALE )   I crucchi dal vivo

Passarono diversi giorni dalla sera in cui mia sorella rientrò prepotentemente nella mia vita. La situazione con lei era in stallo : Non peggiorava, ma non migliorava nemmeno. Apprezzavo i suoi sforzi di riallacciare i rapporti con me. Anzi no, non è vero. Mi innervosivano e basta. Per me non si poteva aggiustare niente. Era andata così, non la volevo più nella mia vita, non la consideravo una sorella. Non può essere definita così una che nel momento del bisogno ti volta le spalle! Avevamo un bel rapporto, prima che papà se ne andasse.. Non potevo fare a meno di lei. Ma lei ha potuto fare a meno di me quando più avevo bisogno del suo sostegno. Ora era inutile, la mia fiducia in lei era evaporata.

Era venerdì sera e sarei dovuta andare da Ary a dormire quella notte, il giorno dopo ci sarebbe stato il suo tanto agognato concerto. Mi veniva la nausea solo a pensarci, ma per lei lo facevo volentieri. Mi preparai il biglietto, i soldi, la tenuta da notte, e tutto il necessario nella mia fedele borsa a tracolla. Ah, tappi compresi ovviamente. Me la caricai in spalla e scesi trotterellando le scale. Ero di buon umore quel giorno : La mattina era passata piuttosto tranquilla, e il pomeriggio ero andata al parco con il mio fedele skateboard, perché Ary era a trovare una vecchia zia. Avevo cercato più volte di insegnarle ad andare sullo skate, ma niente. Era una causa persa! Cadeva sempre!

Alla fine dei gradini mi si piazzò davanti mia sorella. Addio buonumore, sospirai rassegnata. Senza fare una piega la sorpassai, non degnandola di uno sguardo. Ma lei mi fermò per un braccio e mi guardò fissa negli occhi. Oddio che voleva?

“Ale, dobbiamo parlare.” Per un momento stentai a credere che lo avesse detto veramente. Voleva parlare? Dopo tre anni, voleva parlare?! Mi dispiace sorella, hai perso il treno.

“Io non devo parlare proprio con nessuno” Sussurrai liberandomi con uno scatto dalla sua presa.

“Ale non puoi continuare ad evitarmi così, io voglio che ritorniamo come prima.” Disse a mezza voce, con gli occhi lucidi. Ti prego! Le sceneggiate non sono mai state il tuo forte.

“Tu vuoi che ritorniamo come prima?! Non farcirmi la testa con le tua cazzate. Ti ho cancellata.” E così dicendo la lasciai sul pianerottolo delle scale con il braccio a mezz’aria e l’aria vagamente sconvolta.

Vidi mia mamma in cucina, davanti ai fornelli, così la raggiunsi.

“Mamma vado a dormire da Ary, sai domani c’è il suo benedetto concerto.” Guardai per aria sbuffando.

“Ah si vero. Quindi ti aspetto domani sera?”

“Beh si. Edo dov’è?” Chiesi guardandomi in giro. Dove si era ficcato quel nanerottolo?

“Penso sia in salotto davanti alla televisione” Rispose distratta. Ma che avevano tutti in quella casa?

Proprio così. Mio fratello era sul divano a guardare la TV, come sempre si stava succhiando il pollice, lo lasciai fare. Non avevo voglia di rompere quel giorno. Notai che sulla poltrona era seduta mia sorella, e stava leggendo una rivista, la ignorai e le passai affianco, avvicinandomi a Edoardo.

“Ehi piccolo, non la saluti la tua sorellona?” Gli accarezzai i capelli arruffati. Lui si girò con gli occhioni tristi e mi guardò con il labbro inferiore tremulo.

“Dove vai Ale?” Tenero il mio fratellino. Vuoi stare sempre con me, vero piccola peste? Però non potrai per sempre, arriverà il momento in cui dovrai farcela da solo, camminare con le tue gambe e non contare solo su di me. Ma non pensiamo al futuro ora, sei ancora piccolo. E a me va bene così.

“Vado da Ary a dormire, ma torno presto, non ti preoccupare!” Mi abbracciò e sentii le sue manine sulla mia schiena. Ti voglio un bene immenso, piccolo mio. E tu ancora non te ne rendi conto. Gli diedi un soffice bacio sulla guancia e mi allontanai. Andando verso la porta scontrai il mio sguardo con quello di Francesca, la mia occhiata era penetrante e tagliente, la sua dispiaciuta e afflitta. Non mi fai pena, non ti perdonerò mai.

“Mamma vado! A domani!” Urlai rivolta alla cucina.

“Ciao tesoro!”Sentii la risposta e mi chiusi la porta alle spalle.

Misi le mani nelle tasche dei miei pantaloni enormi di tela colorata. Chissà domani. Non ci volevo pensare, Ary sarà stata schizzata solo all’idea, ne ero sicura.

Camminavo per le strade di un Amburgo ancora chiara, nonostante fossero le nove di sera. Le luci dei lampioni si erano accese da poco, ma non servivano poi molto. C’era ancora tanta luce, sembrava quasi giorno. Un brivido mi percorse tutta la schiena facendomi venire la pelle d’oca quando mi soffermai a guardare il tramonto, era uno spettacolo. Quanti colori. Sono sempre stati più belli i tramonti in Italia, almeno per quello che ricordavo. Abitavo in campagna, in mezzo al verde.. E i colori che riuscivo a vedere dal balcone della mia camera mi facevano tremare il cuore. Ho sempre adorato la natura.

Mi accesi una sigaretta, se Ary mi avesse visto probabilmente mi avrebbe ammazzata. Lei odiava il fumo,  e odiava che io fumassi. Diceva che i miei polmoni sarebbero andati a farsi fottere molto presto se continuavo di questo passo. Così nell’ultimo periodo avevo smesso, diciamo, giusto per non sorbirmi ore e ore dei suoi musi lunghi e delle sue lamentele. Sapeva essere incredibilmente testarda, a volte.

In poco tempo fui a casa di Ary, mi avvicinai alla villetta giallo pallido e suonai il citofono.

“Chi è?”

“Ciao Fabio, sono Ale!” Sorrisi, era un po’ che non lo vedevo. Mi aprì il cancello e mi aspettò sulla porta d’entrata.

“Ale, quanto tempo!” Aspettò che io mi avvicinassi di più e mi abbracciò calorosamente, assomigliava tantissimo ad Arianna. Aveva gli occhiali e i capelli castano chiaro, simili ai suoi. Era un uomo solare e disponibilissimo, era sempre stato molto gentile con me.

“Hai ragione, non passavo da un po’. Come stai?” Richiuse la porta dietro di me e mi fece entrare in casa

“Oh tutto a posto, come sempre. Tu piuttosto?”

“Io? Io sempre normale, tutto ok!” Alzai il pollice verso di lui e gli feci l’occhiolino, facendogli scappare una risatina.

“Aleeeee!!”  Senza rendermene conto venni travolta dall’uragano Davide, che mi fece barcollare e rimanere in piedi per miracolo.

“Davide!”Davide, un ragazzino di quattordici anni intelligente e brillante. Aveva i capelli come la sorella e gli occhi azzurri, molto abbronzato e l’aria matura per la sua età. Dolcissimo e dal cuore d’oro.

“Vieni a giocare con me alla play?” Dimenticavo, grande appassionato di playstation e videogiochi vari. Ai tornei che organizzavamo io e lui mi stracciava sempre miseramente.

“Mi spiace piccolo, ora devo parlare con tua sorella, magari un’altra volta!” Annuì contento e tornò davanti alla sua console.

“Ary! Vieni c’è Ale!” Sentii Fabio chiamare a gran voce Arianna, e subito dopo vidi la mia amica scendere goffamente le scale facendomi segno di raggiungerla. Andammo in camera sua e mi sedetti mollemente sul suo letto, con la solita inquietante sensazione di sentirmi osservata. C’erano davvero troppi poster.

“Mi spieghi perché dobbiamo accamparci alle sei di mattina per fare la fila, quando il concerto comincia alle dieci di sera?” Chiesi portando le braccia conserte al petto.

“Ma perché così ci becchiamo la prima fila, ovvio!” Mi sorrise come se fosse la cosa più scontata del mondo. E quel suo rimarcare quell’assurda ovvietà mi fece saltare i nervi. A me sarebbe bastato anche un posticino remoto sugli spalti più lontani.

“Oh perfetto, così i tappi non resisteranno nemmeno!” Borbottai guardandomi intorno. Ne aveva aggiunti altri per caso?

“Non te li sarai portata per davvero!” Mi guardò con la bocca spalancata. Io sorrisi colpevole annuendo piano con la testa.

Lei mi guardò basita “Ale!” Mi strillò divertita sgranando gli occhi.

“Che c’è?! Dai ti prometto che non li uso!” Sbuffai annoiata guardando per aria. Alla fine non li avrei usati sicuramente, non ero così stronza.

La vidi aprire e chiudere la bocca un paio di volte. Segno che doveva chiedermi qualcosa ma non ne aveva il coraggio. Lo faceva spesso e ormai io sapevo perfettamente com’era fatta. Non c’erano segreti fra noi. Come sei prevedibile amica mia. Ancora non lo sai che ti conosco come le mie tasche?

“Devi dirmi qualcosa Ary?” Le domandai sfogliando un giornale che trovai sotto il suo cuscino. Ma lo abbandonai quasi subito quando mi resi conto che era uno stupido giornalino di quei quattro. Però, dovevo ammettere che il tizio con le treccine non era  poi così male. Oddio non posso credere di averlo pensato sul serio!

“Beh.. Ecco.. Mi chiedevo. Con tua sorella come va?”Deglutì, io mi irrigidii appena.

“Diciamo che non va..” Sospirai. Non che la cosa mi ferisse, ma era parecchio frustrante avere una presenza indesiderata che gironzolava per casa mia, destabilizzando il mio equilibrio di tutti i giorni.

Ary annuì e non toccò più l’argomento, aveva capito che non mi andava di parlare di lei. Sei fantastica.

“Allora, domani a quest’ora starai saltando nell’arena di Amburgo! Non sei contenta?” Dissi per spezzare quel silenzio che era calato tra di noi.

“Non immagini che regalo mi stai facendo Ale, senza di te non ci sarei andata” Mi guardò e io le faccio cenno di raggiungermi sul letto. Si distese di fianco a me e io appoggiai la testa sulla sua spalla.

“Dai Ary, Lo sai ormai che per te farei di tutto. Anche venire a un concerto che non mi piace!” Sorrisi guardandola, lei si girò e ridacchiò arruffandomi i capelli.

Ci addormentammo poco dopo, senza nemmeno cambiarci o toglierci le scarpe.

 

“Ale! Ale svegliati!” Sentii delle scosse che mi percossero il corpo. Dio, ma era l’alba! Chi diavolo rompeva?!

“Ale ti vuoi muovere? Siamo in ritardo!” Ma.. In ritardo per cosa? Per carità ti prego lasciami dormire! Non feci in tempo a girarmi sul fianco dando le spalle allo scocciatore sconosciuto, che mi sentii buttare giù di peso dal letto. Mi massaggiai la chiappa colpita e la testa dolorante, mi girai con gli occhi ancora chiusi e piano tentai di sbattere le ciglia aprendo le palpebre. Una Ary furente di rabbia, in jeans e reggiseno, con i capelli tutti per aria, mi si presentava davanti. Pessimo modo di svegliarmi.

“Alla buon ora! Dobbiamo andare al concerto, è tardi!” Guardai la sveglia che c’era appoggiata sul suo comodino : segnava le cinque e mezza. Però, era tardissimo!

“Ma dai Ary, è l’alba” Feci per ricacciarmi sotto le coperte ma lo sguardo che mi lanciò mi fece desistere dal farlo. Sarebbe stato meglio ascoltarla e vestirmi. Andai al bagno e mi sciacquai la faccia, ancora mezza addormentata. Mi lavai i denti e presi dalla mia borsa il cambio che mi ero portata da casa: una maglietta che mi arriva alle ginocchia stretta e gialla, abbinata ad un paio di pantaloni di cotone nero, larghi con l’elastico sulle caviglie e le mie solite, consumate scarpe da skater. Mi guardai allo specchio, avevo il viso pallido e le occhiaie marcate, colpa dell’alzataccia. Ma non mi volevo truccare, non l’avevo mai fatto, tranne che per gli eventi importanti. Così ritornai in camera, dove trovai una Ary vestita di tutto punto, truccata perfetta e leggera come solo lei sapeva fare. I riccioli le ricadevano leggeri sulle spalle. Aveva una maglia viola con delle scritte in verde, gli short neri e le sue fedeli all star sempre viola a collo basso. Non aveva più gli occhiali, doveva aver messo le lenti a contatto. Ci credo! Se le arrivava una gomitata da quelle fan invasate ci perdeva la vista!

 Perfetta, era perfetta. Si girò e mi guardò inclinando la testa di lato.

“Stai bene vestita così” Mi sorrise ritornando a sistemare le sue cose nella borsa.

“Anche tu!” Ricambiai il sorriso e mi avvicinai di più a lei, sbirciando dentro allo zaino.

“Soldi, li ho. Macchinetta fotografica, anche. Cd per l’autografo? Vediamo.. Si! C’è anche quello. Acqua, panini..” Faceva il conto sulle mani con espressione concentrata.

“Ary non stiamo partendo per la guerra!” Risi dandole una spinta sulla spalla.

“Scusa Ale ma voglio essere preparata ad ogni evenienza!” Roteò gli occhi all’insù e le tirai il braccio portandola con me verso le scale.

“C’è bisogno di una sana e abbondante colazione!”

 

Eravamo nell’arena già da un po’, forse mezz’ora. Eravamo riuscite a conquistare, se non la prima, la terza fila. Il palco si vedeva perfettamente, e per l’immensa gioia di Ary eravamo proprio davanti al bassista, sul lato destro. Ancora non sapevo come avessi fatto a lasciarmi convincere, fatto sta che ora mi ritrovavo immersa in una folla che andava dalle diecimila alle quindicimila persone. Per lo più ragazzine sui quattordici anni, che non facevano che emettere fastidiosi gridolini con quelle belle boccucce che si ritrovavano.

Il sole mi stava cuocendo la testa, faceva un caldo bestiale e io continuavo a bere come un cammello nel Sahara!

Ma vedere il sorriso stampato sulla faccia della mia migliore amica, quel sorriso che io amavo e che non vedevo da un po’ sul suo viso… Mi riempì il cuore, e non potei fare a meno di pensare che per lei lo avrei fatto mille altre volte.

La mattina e il pomeriggio passarono tranquilli, per quanto tranquille si possano considerare più di quattordici ore sotto il sole cuocente, in piedi, in mezzo ad un mucchio di gente sudata e puzzolente, e con poche risorse alimentari e idriche. Ma non importava, c’erano cose ben peggiori al mondo.

Stavo per addentare l’ennesimo panino, quando le luci si spensero immediatamente. E cavolo! Avete aspettato ore ed ore, non potete aspettare altri dieci minuti? Ho fame! Partirono i primi accordi di chitarra. Le fan cominciarono a strillare, quella di fianco a me per poco non mi sfondò un timpano con un acuto da Guinness dei primati. Diamine, non è mica sceso il Dio in terra!

Mi voltai verso Ary e la vidi bloccata con la bocca semichiusa, gli occhi le brillavano mentre guadava il palco. Lei non era come le altre fan, era calma. Si godeva il momento e l’unico modo per poterlo fare fino in fondo era starsene li, immobile, tranquilla, canticchiando le loro canzoni. Senza urlare, saltare, dimenarsi, piangere, ridere come una gallina. No, solo ferma a cantare a mezza voce, con lo sguardo luminoso e il sorriso sempre presente a farle splendere il viso. Sembrava una statua, ma era talmente bella che le avrei scattato una foto.

Mi girai verso quei quattro tedeschi strampalati e sorrisi. Sorrisi perché se era questo l’effetto che facevano alla mia migliore amica, potevo anche cominciare a sopportarli.

 

Eccoci alla fine! Ringraziamo :

layla the punkprincess : Ebbene si, Ale ha ceduto! Prevedibile quella ragazza u.u Della situazione fra le due sorella se ne parlerà molto, e verrà risolta.. O nel bene o nel male, non si sa! xD
Grazie della recensione! Un bacio ^___^

Tiky : Grazie mille del commento! *___* A chi non scende la bavetta quando ci sono di mezzo quei quattro? *Q*

Anja11xD : Scoprirai tuuuutto solo continuando a seguirci! xD Non ci abbandonare mi raccomando! Un bacio e grazie! **

Un bacio enorme anche a chi legge soltanto, senza recensire.. Le nostre “Lettrici in punta di piedi”!
Ciao a tutti, Ale&Ary

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Capitolo 4
*** La fine? ***


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Capitolo 5
*** Skate, graffitti e .... FAN PARTY?! ***


Ringrazio enormemente Ary per l’introduzione fatta nello scorso capitolo. Seriamente, trovo adorabile il tuo modo di addossarmi sempre le colpe, lavandotene le mani *____*
Ad ogni modo, siamo al quinto, di già! O_O
Ci scusiamo se è corto e se non succede nulla di particolare, ma è un capitolo di transizione. (Colpa mia, vabbè xDD )
Dal prossimo le cose cominceranno a farsi DECISAMENTE più interessanti! Muahahah XD

 

QUINTO CAPITOLO  ( ALE ) Skate, graffiti e… FAN PARTY?!

 

Era stata una giornata devastante. Mai più, mi ripromisi. Mai più. Avevo le gambe doloranti e l’emicrania che mi attanagliava la testa. Come se non bastasse mi ero ritrovata mia sorella fuori casa. Ary mi aveva appena riaccompagnata, e chi mi si piazzava davanti? Francesca. Sorrisi alla mia migliore amica, ci scambiammo uno sguardo d’intesa e poi lei ripartì. Sentii quasi subito la sua mancanza.

Salutai distratta mia sorella e, pazientemente, aspettati che lei trovasse le chiavi nella sua borsa per aprire la porta. Le trovò e le girò nella serratura, facendoci entrare in casa. Nessuna delle due aveva emesso un fiato, e quella tensione a me non piaceva proprio per niente.

“Mamma e Edo sono già a letto” Fu lei a spezzare il silenzio. Accidenti! Io non volevo mica starci da sola con lei! Calma Ale dai, sono ancora solo due giorni. Solo due giorni poi se ne va.

“Ok.” Non la guardai nemmeno in faccia. Come sempre del resto. Andai sul divano e mi sedetti accendendo la televisione sintonizzandomi su MTV. Sentii una presenza, mi voltai e trovai mia sorella seduta vicino a me. Non feci una piega e riportai il mio sguardo al televisore.

“Ale, com’è andato il concerto?” Mi chiese sorridendo. Stava passando un video dei Good Charlotte in tv, non mi piacevano molto ma la canzone era ascoltabile. Senza distogliere lo sguardo biascicai un “Bene.” Totalmente disinteressata.

“Ti sei divertita?” Mamma mia com’era insistente!

“Si Francesca! Mi sono divertita!” Strillai nervosa, sapeva bene che non mi andava di parlare con lei, perché continuava ad insistere?!

Abbassò lo sguardo mortificata e se ne sparì in cucina. Sentii un guizzo nello stomaco. Dispiacere? No! Non era dispiacere, io non la volevo più nella mia vita! Basta, basta!

Spensi irritata la TV e mi rifugiai nella mia stanzetta. Era meno incasinata del solito : mamma doveva essere passata a riordinare. Dovevo ricordarmi di ringraziarla non appena l’avessi vista. Ma adesso era tardi, avevo sonno e gli occhi mi si chiudevano da soli.

Spensi la luce e mi addormentai nel giro di qualche minuto.

 

Il giorno dopo mi svegliai alla buon ora, circa mezzogiorno e mezzo. Ringraziai mentalmente mia madre che aveva deciso di lasciarmi dormire a oltranza, ne avevo proprio bisogno! Con una lentezza infinita mi alzai e andai in bagno sciacquandomi il viso e lavandomi i denti, mi pettinai i capelli arruffati e ritornai in camera mia cercando disperatamente nell’armadio una vecchia tuta da ginnastica. Ne trovai una dell’Adidas, me la infilai e scesi al piano inferiore. Probabilmente il pranzo era pronto.

“Finalmente! Buongiorno!” Mi salutò mia madre venendomi incontro con un sorriso

“Ciao mamma..” Risposi cercando Edo con lo sguardo, avevo voglia di abbracciarlo forte!

“Aleee!”  Come non detto, me lo ritrovai tra le braccia. Lo strinsi forte ridacchiando.

“Come stai amore?” Gli schioccai un bacio sulla guancia e lo guardai nei suoi occhi così azzurri da mandarmi fuori di testa. Li adoravo.

“Bene, bene. Ieri mamma mi ha portato da nonna!” Esultò con le braccia alzate al cielo

La nonna, erano già due settimane che non la vedevo. Sarei dovuta passare a trovare lei e il nonno uno di quei giorni. Risi alla sua felicità e raggiunsi mia mamma in cucina, dove trovai anche mia sorella seduta al tavolo già apparecchiato. Come al solito, feci un debole cenno del capo nella sua direzione.

“Che hai fatto di buono mamma?” Sbirciai nel forno e annusai il buon profumino che ne veniva fuori.

“Arrosto con patate tesoro”

“Buono! Brava mami!” La baciai su una guancia e sedetti al mio posto. A capotavola, dalla parte opposta a Francesca. Lei continuava a fissarmi e la cosa non mi faceva tanto piacere, ma la ignorai, o mia mamma non ne sarebbe stata felice. Premeva perché noi due chiarissimo le nostre divergenze, ma io non ne volevo sapere.. Erano tanti tre anni da riparare.

Edo arrivò come un fulmine sedendosi alla mia sinistra.

“Via quel dito dalla bocca!” Lo ammonii guardandolo di traverso, e lui sbuffando si allontanò il pollice che si stava succhiando. Vidi Francesca guardarlo e sorridere. In quel momento la odiai. Lei non ci era mai stata durante l’infanzia di Edo, se n’era andata ancora prima che nascesse, non lo aveva visto nascere, ne crescere! Non lo aveva accompagnato a scuola il suo primo giorno d’asilo, non era a lei che aveva fatto vedere il suo primo dentino da latte caduto! Guardai in basso stringendo i pugni, tutta la rabbia che avevo trattenuto in quegli anni mi stava montando in quel preciso momento. Ma non era il caso, così serrai la mascella digrignando i denti e cercando di rilassarmi facendo un respiro profondo.

Mamma ci servì il pranzo e in silenzio iniziammo a mangiare. Era tutto squisito, mi complimentai con mia madre che mi rispose con una sorriso a trentadue denti : adorava quando le si facevano complimenti per le sue doti culinarie.

Finii in fretta e corsi a recuperare il mio cellulare, che avevo dimenticato sopra il comodino in camera mia. Lo arraffai velocemente e scrissi un breve messaggio ad Ary :

Ci vediamo al parco tra mezz’ora, ho bisogno di aria! Porto le bombolette! XD A dopo, ti voglio bene!

Aprii le ante dell’armadio, in fondo a destra c’era uno zainetto beige. Conteneva tre o quattro bombolette colorate, più un paio di marker. Se mia mamma me li avesse scoperti probabilmente avrebbe scatenato il finimondo! Mi inginocchiai per terra e presi anche il mio skateboard, che stava sotto all’armadio.

Scesi le scale saltellando con la tavola sottobraccio, strillai un saluto a mia mamma e uscii di casa. Faceva un caldo infernale! Saltai sopra lo skate e cominciai a darmi le spinte con il piede sinistro.

Sfrecciavo sotto il sole, sentendo un lieve venticello infrangersi tra i miei capelli, scompigliandoli.

Adoravo andare sullo skate. Era una delle cose che amavo di più fare. Non sapevo spiegare la gioia che mi pervadeva il corpo quando correvo su quella tavola. Certo le cadute non erano mai mancate, ma amavo anche quelle!

E dico grazie a te, tu che veramente sei l’amore della mia vita. Tu che non sei un oggetto, ma qualcosa di molto di più, tu che possiedi un’anima… Tu che mi hai regalato le più grandi gioie, e che allo stesso tempo sei una delle mie principali cause di dolore. Tu che hai una tavola di legno, quattro rotelle, due truck e un’anima.

Il primo skateboard me lo aveva regalato mio padre, quando avevo dieci anni. Ero stata talmente felice che avevo passato tutto il pomeriggio a provare ad andarci, ma niente. Alla sera ero tornata a casa con tutte e due le ginocchia sbucciate e un gomito graffiato. Ma sono sempre stata testarda, e infatti provando e riprovando dopo qualche settimana ero diventata bravissima.

Dopo la morte di papà non ci ero più salita per mesi. Ho ricominciato da quando ho conosciuto Ary, è stata lei a spronarmi.

Arrivai all’entrata del parco e scesi dalla tavola prendendomela sotto braccio, tenendola per le rotelle. Camminai un po’ seguendo il sentiero finché, tra gli alberi, intravidi la figura di Ary seduta ad una panchina. La raggiunsi e le stampai a sorpresa un bacio sulla guancia.

“Buongiorno principessa!” Esclamai allargando le braccia, molto teatralmente.

“Finalmente Ale. Ormai ti davo per dispersa!” Sbottò ridendo. Io con un sorriso furbetto le feci segno di seguirmi.

“Dove stiamo andando?” Mi domandò confusa.

“Su in cima, dove nessuno ci può vedere! Ho voglia di fare un graffito!” Ridacchiai divertita.

Arrivammo su una collinetta dove c’era anche un muro, dove potevo benissimo rivedere le mie vecchie tags! Ah, bei tempi quelli.

Aprii il mio zaino e tirai fuori la bomboletta viola e quella verde fosforescente. Ne porsi una ad Ary.

“Vuoi cominciare tu?” Ci divertivamo un sacco a fare i nostri pezzi ovunque. Per noi fare graffiti era sinonimo di libertà.

La afferrò sorridendo e cominciò a spruzzare sul muro, iniziando a disegnare delle curve. Chissà che veniva fuori.

Presi la mia bomboletta, quella verde, e la guardai adorante.

Soffocata dalla voglia di fare il mio pezzo ovunque, accecata dai colori. Sento il rumore di una bomboletta e mi si stringe lo stomaco. Penso a quello che potrei fare e a cosa me lo proibisce. Nel naso l’odore di vernice mi fa ricordare la prima volta che ho preso in mano una bomboletta, ricordo come la guardavo, con quegli occhi curiosi e le mani ansiose di schiacciare quel cap e dare colore ad un muro. La sbatto velocemente, guardo la parete davanti a me altre due volte, pensando a quali saranno le conseguenze, poi allungo un braccio e inizio a vivere.

Muovevo la mano, in basso in alto, a destra a sinistra. Il muro prendeva colore velocemente, e i nostri due pezzi si fusero in un tutt’uno. Diventarono una cosa sola ed era meraviglioso.

Diedimo gli ultimi piccoli ritocchi e poi ci allontanammo di qualche passo per osservare la nostra opera d’arte. Una delle più belle che avevamo fatto fino ad ora, si. Decisamente.

Ci battemmo il cinque scoppiando a ridere simultaneamente, mentre io riponevo le nostre armi da guerra nello zainetto.

“Ale, ti dovrei dire una cosa” Si grattò l’orecchio incerta.  Brutto segno quando lo faceva. Ma il mio umore era talmente buono che niente avrebbe potuto distruggerlo.

“Certo, dimmi” Sorrisi

“Papà..Ecco. Mio papà, ieri sera.. Mi ha regalato dei pass.. Per..Per un fan party..” Un momento. Che fan party?!

“Un..Fan party?” Alzai un sopracciglio scettica

“Si dei..dei.. Tokio hotel, ecco.” Resetto. Il mio umore era talmente buono che niente, tranne quei quattro, avrebbe potuto distruggerlo.

“E..Quindi?” Deglutii aspettando quell’inevitabile risposta, che mi rimbombava già nella testa.

“Dai non fare finta di non capire.. Ci.. Vieni con me?” Ecco. Come immaginavo.. Sbuffai calciando un sasso li vicino. Che palle, non bastava il concerto. Non bastavano i pass per il backstage. Ora ci si metteva pure con i biglietti per il fan party! Mi dovevo ancora sorbire quei quattro!

Poi all’imporovviso mi scattò nella mente un flash del concerto. Ary che sorrideva felice, con gli occhi lucidi e lo sguardo perso.

“Va bene.” Sospiro rassegnata. Lo facevo per lei, per rivedere quel sorriso meraviglioso.

“Cosa?” Sgranò gli occhi incredula.

“Ci vengo Ary!” Rido divertita dandole una leggera spintarella sul braccio.

L’uragano Ary mi travolse in uno dei suoi abbracci soffocanti strillando come una bambina il giorno del suo compleanno.”Graziegraziegrazie” Mi urlò nel timpano.

La allontanai massaggiandomi l’orecchio e guardandola storta. Aveva le mani unite al petto e gli occhi che luccicavano. Dio, per quattro tedeschi tutte queste scene? Mah..

“Spero solo che sia fra un bel po’ di tempo, mi devo preparare psicologicamente, e poi mi devo ancora riprendere da ieri!” Sospirai portandomi una mano sulla fronte.

“Ehm.. E’ domani” Ridacchiò imbarazzata

“COSA?!” Strabuzzai gli occhi incredula. Il giorno dopo? Ma stiamo dando i numeri?

Era ufficiale, mi aveva incastrata.

 

Bene, bene, bene U_U

Ringraziamo :

Anja11xD : La tua migliore amica ha una bella fantasia, “Anja” Ci piace moltissimo! *-* Grazie per la recensione!

_TataTokietta_ : Ebbene si, faccio le facce strane quando Ary sbava xDD Comunque siii, il papà di Ary è il migliore, tutte lo adoranooo! *__* Grazie!

Layla the punkprincess : Il papà di Ary è un grande, sisi XD comunque, beh.. Come hai potuto notare non sono stata molto entusiasta all’idea del fan party, ma per Ary si fa tutto! XD Grazie per il commento!

Ovviamente grazie anche a voi, “Lettrici in punta di piedi” Che, anche se non vi fate sentire, sappiamo che ci siete! Un bacio a tutti!

Ale&Ary



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Capitolo 6
*** Oh mein Gott! ***


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Capitolo 7
*** Facendo conoscenza... ***


Ragazzuole nostre, già il settimo capitolo! Non siete contente? *Q*
Questa storia sarà molto lunga e molto complicata, già vi avverto xD Però io e Ary ne siamo orgogliosissime! Giusto da poco abbiamo scritto il capitolo finale, l’ultimissimo in assoluto. Ci credete che mi sono messa a piangere? Ci sono troppo affezionata a questa fan fiction. Io e Aria ci lavoriamo da due mesi! Speriamo che riesca a coinvolgere anche voi, come è successo con noi.
I ringraziamenti a fondo pagina, buona lettura!

 

SETTIMO CAPITOLO ( ALE )  Facendo conoscenza…

 

Io, Ary e il suo mega brufolo arrivammo al pub nel quale si sarebbe tenuto il “mitico” fan party dei “mitici” Tokio hotel. Ancora non potevo credere di essermi fatta abbindolare così facilmente, ma era questo il potere che Ary aveva su di me. Sapeva essere maledettamente persuasiva a volte.

La fila che trovammo fuori dal locale era spaventosa! Sentii il mondo crollarmi sulle spalle e Ary sussurrarmi  un “Forza e coraggio” all’orecchio. Scendemmo dall’auto e prese dallo sconforto più totale ci immettemmo in quella fila chilometrica. Fortunatamente potevo appoggiarmi alla transenna o sarebbe stata la fine per i miei poveri piedi!

Passò forse un’ora quando un coro di urla disumane si levò in aria facendomi sentire rintronata per qualche secondo. Mi guardai intorno, cercando di capire il perché di quell’improvvisa euforia omicida; e vidi un furgone grigio metallizzato parcheggiare non troppo lontano da noi. Uscirono tutti i Tokio hotel al completo. Non potevano ammalarsi, dico io?

Ary cacciò un gridolino, niente a che vedere con le urla di quelle bestie assatanate, e fece un saltello di felicità. Avrei voluto schiaffarmi una mano sulla faccia, ma non lo feci. La capivo, dopotutto.

Quello con le treccine nere, Tim forse, si fermò e salutò nella nostra direzione. Lascio immaginare la reazione di Ary quando lui la indicò e le sorrise. Roba da pazzi!

Vidi chiaramente il ragazzo-treccine avvicinarsi ad uno dei suoi energumeni e sussurrargli qualcosa all’orecchio indicandoci. L’armadio con le braccia annuì e si avvicinò a noi.

“Voi due, venite con me” Esclamò con voce cavernosa, facendomi sobbalzare. Non riuscii a ribattere in nessun modo che mi sentii subito sollevare da terra appoggiandomi dall’altra parte delle sbarre, seguita immediatamente da Ary, che aveva lo guardo un po’ perso.

Ma con tutta la gente che c’è qui, PROPRIO NOI DUE DOVEVI SCEGLIERE?!

All’interno il locale era molto grazioso, le luci erano spettacolari e anche l’impianto con la musica. L’angolo bar era carino e ben fornito. A proposito, avevo giusto sete!

Non feci in tempo ad avvicinarmi al bar che ci venne incontro il tizio con le trecce. Non salutai, ne niente, lo vidi solo chiacchierare un po’ con Ary. Gli aveva appena detto che era bellissimo quella sera e lui, molto modesto, aveva risposto che era bello sempre. Se, ti piacerebbe. Vorrei vederti la mattina appena sveglio!

“Credo che un giorno verrà sopraffatto dal suo ego, sempre che non sia troppo tardi” Sussurrai ad Ary, che scoppiò a ridere in faccia al tipo, che chiese spiegazioni infastidito. Ma Ary sviò abilmente il discorso, indicandogli due ochette alle nostre spalle. Davvero ridicole.

“Comunque, nemmeno un grazie? Vi ho fatto saltare tutta la fila!” Esclamò pomposo

“Nessuno te l’ha chiesto” Borbottai irritata, sentendo subito un macigno cadere sul mio piede. Non ci credevo, Ary me lo aveva pestato!

Chiuse la conversazione col chitarrista (mi pareva fosse il chitarrista), e subito arrivarono gli altri componenti della band. Oddio ma sono una persecuzione.

Vidi chiaramente Ary fare la civettuola con i quattro, (soprattutto col bel bassista piastrato, ancora un po’ e l’avrei dovuta raccogliere con il cucchiaino!) Rispondendo alla loro domanda, che andava tutto a meraviglia. E certo!

“Vorrei poter dire lo stesso di te” Sibilai al suo orecchio, mi guardò con una faccia che peggio non si può facendomi scoppiare a ridere.

 

La serata passava tranquilla, i Tokio hotel si erano schiodati da noi, andando in giro a salutare il resto delle fan, mentre noi rimanemmo tranquille sedute al bancone del bar.

“Sai cosa Ale?” Esclamò Ary ad un certo punto, sbattendo il bicchiere sul ripiano di legno.

“Cosa?” Chiesi un po’ titubante. E ora cosa si era messa in testa?

“Ho voglia di ballare”

“Ah no non ci pensare nemmeno. Se vuoi ballare vai, io resto qui buona.”Portai le braccia davanti al petto agitandole. Ballare non era decisamente il mio forte.

“Ma dai, perché no?”

“Non voglio ballare, dai!”

“Ok, come vuoi cocciuta. Fai la brava mi raccomando!”, Mi baciò la guancia sorridendo “Grazie!” Esclamò poi.

“E di che” Risposi seguendola con lo sguardo e vedendola arrivare in centro alla pista, scatenandosi.

Mi guardai intorno, portando poi il mio sguardo sul bicchiere di gin tonic che avevo davanti. Presi la cannuccia rosa ( io odiavo il rosa ) tra le mani e la portai alla bocca, prendendo qualche sorso. Era davvero buono!

“Una vodka alla pesca!” Sentii una voce vagamente familiare ordinare da bere al mio fianco. Voltai il viso senza farmi notare, il tipo con le trecce era di fianco a me. Accidenti! Magari se mi facevo piccola piccola non mi notava.

“Ehi, ciao!” Come non detto. Mi girai con un mezzo sorriso sulla faccia e biascicai un “Ciao” Poco convinto.

“Ary, giusto?”

“No, Ary è quella che si scatena in pista” Spiegai indicando con un dito, dietro di me“Io sono Ale” Continuai annoiata, rigirando la cannuccia nel bicchiere.

“Vedo che ha fatto colpo su Georg” Ridacchiò, io mi girai di scatto con gli occhi fuori dalle orbite. La vidi li, appiccicata al bassista, che avevo appena scoperto chiamarsi Georg. E brava la mia amica! Non volevo nemmeno immaginarmi come poteva sentirsi in quel momento. La lasciavo da sola un minuto e tu guarda quello che mi combinava.

Mi ricordai della presenza poco desiderata di fianco a me, mi voltai e feci un sorriso tirato. Molto, molto tirato.

“Io sono Tom comunque. Allora, ti stai divertendo?” Mi domandò squadrandomi da capo a piedi. Che, mi stai facendo la radiografia?  Mi urtava i nervi il suo modo insistente di guardare il mio corpo. Ma chi si credeva di essere?!

“Da morire” Borbottai ironica prendendo un lungo sorso di gin.

“Perché sei venuta al nostro concerto, e al nostro fan party? Non mi pare tu sia molto una nostra fan”

“Correggiti: non sono PER NIENTE una vostra fan. La vostra musica mi lascia indifferente come potrebbe fare una formica nel mio giardino. E se continuiamo ad incontrarci, è per la mia migliore amica. Che vi adora, e continua a trascinarmi ovunque andiate” Risposi tranquilla senza nemmeno guardarlo.

Sembrò riflettere sulle mie parole, poi il suo sguardo si accese.

“Stai dicendo che non facciamo buona musica?” Si era un pochetto alterato il bel chitarrista! Stai calmino tesoro.

“No, non ho detto questo. Se non mi hai ascoltato, ho semplicemente detto che a me la vostra musica lascia indifferente. Tutto qui.” Ribadii il concetto e questa volta, dal suo sguardo, sembrò averlo afferrato. Finalmente.

“Quanti anni hai, Ale?” Il suo sguardo su di me mi faceva innervosire, odiavo essere fissata. Soprattutto se veniva squadrata. E lui mi stava squadrando.

“Diciassette” Risposi guardando altrove. Volevo andarmene a casa, ma non potevo mica interrompere il ballo di Ary con il suo bel principe, mi sarei sentita un mostro!

“Oh allora sei piccolina” Che fai, sfotti? Il suo sorrisetto beffardo fu la cosa che più mi mandò in bestia!

“Io ne ho venti!” Si indico, cioè.. Si vantava perché aveva tre anni in più di me? Roba da pazzi.

“E chi se ne frega!” Sbottai infastidita.

“Calmina, che fai? Ti scaldi?” Fece una risatina cominciando a giocherellare con il suo piercing al labbro.

“Senti bello! Avrò anche tre anni in meno di te, però almeno un po’ di cervello in zucca ce l’ho!” Gli ringhiai contro. Mi alzai dallo sgabello e feci per andarmene, ma venni trattenuta da una mano che mi bloccava per il braccio.

“Dai, non ti arrabbiare. Non volevo offenderti.” Sbuffai e mi voltai dall’altra parte. Perché era così idiota?

“Rimani?” Mi domandò poco dopo. Dio, che ho fatto di male?

“Si, si rimango!” Sventolai una mano per aria con nonchalance e mi risedetti sullo sgabello appoggiandomi al bancone con il braccio. Lui continuava a guardarmi con quel suo sorrisetto che mi faceva urtare sempre di più i nervi.

“Dai, parlami un po’ di te. Che scuola fai?” Perché gli interessava parlare di me? Si avvicinò ancora di più a me, ed io istintivamente mi ritrassi di un pochino.

“Frequento il liceo artistico. L’anno prossimo sarà l’ultimo per me.” Sorrisi all’idea che mancava molto poco alla libertà.

“Oh bello! E ti piace?”

“Secondo te? Se lo faccio vuol dire che mi piace!” Dio ma era proprio cretino!

“Ok scusa, scusa” Rise ancora. Ma mi stava prendendo per il culo? Cercai Ary tra la folla, era ancora incollata a Georg. No, non la potevo disturbare. Piuttosto mi sarei sorbita ancora mister-trecce-Tom.

“Tuo fratello è carino” Osservai guardando nella direzione del suo gemello, stando a quello che diceva Ary. Aveva un’alta cresta nera, che non mi faceva impazzire addosso a lui, ma aveva un viso perfetto. Era davvero bellissimo.

“Si, ma sono io la bella copia” Sfoderò un sorriso strafottente. Sperai per lui che non fosse il migliore nel suo repertorio, altrimenti era messo maluccio.

“Certo..” Feci un’espressione vagamente disgustata che lo fece scendere dalla sua nuvoletta. Mio caro, non sei Dio. Ricordatelo.

Passarono diversi minuti di silenzio, io non parlavo, lui non parlava, non capivo perché si ostinava a rimanere ancora li con me. Sbuffai alzandomi per la seconda volta dallo sgabello e avviandomi all’uscita.

“Dove vai?” Mi sentii chiedere. Cazzi tuoi no, eh?

“A fumarmi una sigaretta” Sbuffai. Sperando che Ary non lo venisse a scoprire. Odiava quando fumavo, lei era convinta che avessi smesso, si sarebbe arrabbiata da morire se mi avesse vista. Ma una ogni tanto non guastava, certo.

“Ti accompagno”  Trattenni a stento un grugnito di disapprovazione. Cazzo, era una STAR, perché doveva stare attaccato proprio al mio culo?!

“Fai un po’ come ti pare.” Raggiunsi l’uscita e sfilai una sigaretta dal pacchetto. Ne offrii una anche a.. Tom. Più per cortesia che per altro. Ne prese una a sua volta e si tastò le tasche in cerca dell’accendino, che poi passò a me.

Feci un lungo tiro e trattenni il fumo per qualche secondo nei miei polmoni, poi lo sbuffai fuori vedendolo disperdersi nell’aria.

Lui mi guardava, sempre più insistentemente, col suo odiabile sorriso che cominciavo a detestare con tutta me stessa. Era palese ormai : non lo sopportavo!

“Che hai da guardarmi così?” Sbottai

“Niente, sei carina.” Rispose tranquillamente, come se fosse la cosa più normale del mondo. Beh detto da lui, non lo presi proprio come un complimento.

“Grazie” dissi del tutto disinteressata.

“Non mi dici anche tu?”

“Perché dovrei?” Alzai un sopracciglio guardandolo scettica. Lo lasciai senza parole, perché aprì e richiuse la bocca senza sapere cosa ribattere. Sembrava un pesce fuor d’acqua!

“Tanto non mi interessa il tuo parere, comunque” Esclamò infine. Ti ho colpito nel vivo eh?

“Meglio così” Sorrisi tirando ancora con la sigaretta.

Senza motivo ricominciò a guardarmi con quel suo fottuttissimo sorriso. E cazzo, se non la smetteva di torturarsi quel ferretto al labbro glielo avrei staccato a morsi!

“Vorrei tanto toglierti quel sorrisetto strafottente che hai stampato in faccia” Farfugliai senza nemmeno pensarci. Lo vidi avvicinarsi pericolosamente a me, fermandosi solo quando si trovò ad un soffio dal mio viso. Ma io non crollavo davanti a nessuno, sostenni il suo sguardo guardandolo dritto negli occhi, senza alcuna difficoltà.

“E come pensi di farlo? Magari con un bel bacio?” Ma per chi mi aveva presa questo? IO baciare LUI? Nemmeno se fosse stato l’ultimo ragazzo sulla faccia della terra!

“Te lo puoi scordare!” Feci per allontanarlo ma lui non si mosse di un centimetro

“Sei solo una stupida mocciosa egocentrica” Rise più forte. Questo era troppo. Con un gesto fulmineo feci partire la mia mano sul suo viso, lasciandogli lo stampo delle mie cinque dita. Beh, almeno in faccia non c’era più l’ombra di un sorriso!

Mi guardò con lo sguardo acceso dalla rabbia. Oddio adesso mi ammazza e seppellisce il corpo!

Ma in quel momento vidi Ary uscire dal locale insieme a Georg. Erano la mia salvezza in quel momento!

Cazzo! La sigaretta!

 

Bene, bene, bene. Tom le ha prese eh? Povera stellina *-*
Un grazie a :

layla the punkprincess : Beh, come hai visto Ale e Tom non vanno proprio d’amore e d’accordo, per ora u.u xD Vedremo cosa combineranno più avanti! Grazie ^__^

Gemi_Black : Un dibattito perché quando ho letto la tua recensione ho subito scritto ad Ary. Quando anche lei l’ha letta siamo andate avanti a dirci quanto ti adoriamo *_____*
Gentilissima, davvero! Un bacio.

XxxX_Ice Angel_XxxX : Siamo felici che la storia ti piaccia, davvero! Continua a seguirci, un bacio!

Anja11xD : Già, come fa Ale a schivare Tom? Me lo chiedo anche io XD Grazie del commento!

Un grazie anche a tutte le nostre lettrici in punta di piedi. E siete tante xD
Adoriamo anche voi *___*

Un bacio, le vostre Ale&Ary

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Capitolo 8
*** La ragazza delle pagine gialle corrotta dagli occhi cucciolosi! ***


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Capitolo 9
*** Ale la furia ***


CAPITOLO NOVE (ALE)  Ale la furia

 

“ARYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!” Oddio oddio oddio! Aveva dato il mio numero a quel cafone maleducato! No, non poteva avermi fatto questo!!

“Dai Ale, non essere arrabbiata con me, ti prego!” Mi lanciò uno sguardo di sfuggita, riportando subito gli occhi sulla strada. Non risposi. Non potevo sopportare l’idea che quel tizio aveva il numero del mio cellulare! Oddio, che disastro!

“Ale, mi ha fatto gli occhi cucciolosi, capisci?”

“Oh ma per piacere.” Almeno che non montasse quella patetica scusa!

“Daidaidaidai! Torna a volermi bene!” Mi girai di scatto guardandola divertita.

“Ma io ti voglio bene! Solo che.. Uffa!” Sbuffai incrociando le braccia al petto.

“Dai Ale, non è mica la fine del mondo su! Male che vada non gli rispondi!” Guardai fuori dal finestrino, Amburgo era buia, c’erano solo le flebili luci dei lampioni ad illuminarla.
Mi piaceva la notte, era tranquilla e non c’era quel via vai continuo di macchine. Mi infastidiva il rumore del traffico, mi rendeva.. Inquieta. Preferivo la calma e la pace. Decisamente.

“Sei arrabbiata?” Mi chiese poco dopo.

“No..” Sospirai. In fondo non ero arrabbiata con lei, se Georg mi avesse chiesto il suo numero glielo avrei dato. Certo, era una cosa ben diversa, visto che lei sbavava per quel tipo. Invece io e Tom, beh.. Lui era finito con la mia mano sulla sua faccia, in mezz’ora che avevamo passato insieme! Da record.

“Sul serio?”

“Si Ary, tranquilla.” Mi girai e le sorrisi sinceramente per poi tornare a guardare, serena, la strada che sfrecciava sotto di noi.
Sentii una vibrazione nella mia tasca, imprecai tirando fuori il telefonino pregando ardentemente che non fosse Tom. Aprii il messaggio : numero sconosciuto. Cazzo! Era palese chi fosse il mittente.

Lanciai uno sguardo infuocato ad Ary e lei, vedendomi con in mano il cellulare intuì e mi fece un sorriso colpevole. Accidenti a te. Se non ti volessi così bene!

Ciao bambina!

Mi schiaffai una mano sulla fronte, ma quanto poteva essere irritante quello?! Feci leggere il messaggio alla mia migliore amica, che ridacchiò divertita. Forse era pure felice di avergli lasciato il mio numero!

Fottiti.

Semplice. Diretta. Chissà che si ficcasse in quella testolina bacata che non volevo nessun tipo di rapporto con lui!

Sospirai sconfitta. Bambina. Mi aveva chiamata bambina!! Oh carino, non sai con chi hai a che fare!

Su, non essere così acida, volevo fare pace!

Pace? E chi aveva litigato? Semplicemente non lo potevo soffrire.

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA XD

Oddio, così suonava troppo presa per il culo. Vabbè, poco male, chissà che si arrendesse.

Vidi con la coda dell’occhio la mia amica farsi una risatina. Traditrice e pure sfottitrice?

“Che ridi tu?” Le domandai, infatti.

“Oh niente, penso solo che tu e Tom siete più simili di quello che credete!” E ridacchiò di nuovo.

“Io, simile a quello? No. No. Eee NO.” Ribadii scuotendo violentemente la testa. E questa sciocchezza da dove la tirava fuori?

Vabbè, vedo che sei ancora  un po’ arrabbiata. Ci sentiamo domani bambina! Buonanotte!

Riposi il cellulare nella mia tasca. Non avevo più voglia di rispondergli, e no. Non esisteva un “Ci sentiamo domani” Se lo poteva pure scordare!

“Eccoci arrivate!” Esclamò Ary parcheggiando davanti a casa mia e mettendo le quattro frecce. Scesi dall’auto fermandomi a guardarla con lo sportello aperto.

“Buonanotte Ary, e anche se sei una traditrice, ti voglio bene!” Sorrisi fissandola negli occhi.

“Mi dispiace, ma ti ripeto: mi ha incastrata. E ti voglio bene anche io!” Chiuse gli occhi e mi fece un sorriso a trentadue denti.

“Scema.. Buonanotte! Esclamai chiudendo la porta della macchina.

“Buonanotte!” La sentii strillare da dentro.

Sorrisi ed entrai in casa, trovandola deserta e avvolta in un silenzio tombale. Senza fare rumore mi precipitai in punta di piedi nella mia camera, trovando nel letto Edoardo, addormentato.

E tu? Che ci fai qui?

Sorrisi nel guardarlo, era tenerissimo mentre dormiva! Lo feci più in la e mi coricai al suo fianco, accarezzandogli la testolina bionda. Sentirlo li, tra le mie braccia, era la sensazione più bella del mondo.. Lo amavo, lo amavo come non amavo nessuno! Lui ed Ary erano i miei punti di riferimento, le mie guide. Le persone a cui mi appigliavo nei momenti difficili. Mi bastava pensarli per sentirmi subito sollevata e felice.. Era un qualcosa di inspiegabile a parole, ma una cosa la sapevo. Non avrei mai potuto permettermi di perderli.

 

 

“Me lo devi Ary!”

Il giorno dopo mi svegliai alla buon ora e passai il mio tempo nella noia più infinita e straziante. Così il pomeriggio avevo pensato di passarlo con la mia migliore amica, visto che quel giorno non dovevamo andare al lavoro : volevo andare al nuovo bar che aveva aperto la settimana prima. Lo avevano descritto come una figata assurda! Volevo passare un pomeriggio diverso dagli altri, dimenticandomi per un attimo di Tom, che mi aveva tormentata di messaggi tutto il santo giorno. Ovviamente non avevo risposto : non avevo voglia di scocciature!

“Ma, Ale..” Tentò di protestare.

“Niente ma Ary! Ti ho accompagnata al concerto dei Tokio hotel, poi nel backstage, e perfino al loro fan party! Me lo merito!”

“Uff e va bene!” Sbuffò irritata. Era pure irritata la signorina! Ma non ci diedi peso, le saltai addosso prendendola per il collo e baciandole una guancia.

“Siii! Ti voglio bene!!” Mi rispose con un sorriso e, insieme, andammo giù nel suo garage montando sulla mini.

Che bello! Avrei passato un pomeriggio un po’ diverso, fortunatamente non a base di Tokio Hotel. Il tempo che avevo passato con loro sarebbe bastato per un anno intero!

Non vedevo l’ora di arrivare al bar, doveva essere davvero un posto da sballo totale! Fortunatamente non distava molto da casa mia, giusto una quindicina di minuti, forse meno. Così, in un battito di ciglia, eravamo già davanti al locale. Si chiamava “Melody”, o almeno così avevo letto sull’insegna luminosa proprio li davanti.

“Beh, non sembra male!” Esclamò con un sorriso Ary, spegnendo la macchina e aprendo lo sportello.

Uscimmo dall’auto e ci dirigemmo all’entrata, dove stava un signore alto e grosso. Sembrava più un armadio a muro con le braccia che un uomo. Mi terrorizzava, una spintarella da parte sua e sarei finita spiaccicata sulla parete. Gente così era meglio non farla alterare.

Mi ricordò moltissimo una delle guardie del corpo di quei quattro crucchi, ma non ci diedi peso. Erano tutti uguali quei bestioni!

“Ale, Ale, ci mettiamo nel tavolino ad angolo? Voglio stare seduta sulla panca di velluto!” Strillò quasi Ary, certe volte sembrava quasi una bambina, e la adoravo per questo!

La accontentai sedendomi al tavolo che mi aveva indicato. Lei si posizionò di fronte a me e prese in mano il menu. Lo scorsi velocemente anche io e decisi di prendere il mio solito gin tonic, mentre lei optò per un bacardi alla pesca. Prendevamo sempre quei due cocktail, da anni ormai era una tradizione che nessuna delle due aveva mai infranto.

“Sai, sono felice di essere venuta qui. Mi piace questo bar!” Ridacchiò nel momento in cui arrivarono le nostre ordinazioni. Io le sorrisi tuffandomi sulla cannuccia e prendendo due lunghe sorsate di gin, lo facevano buonissimo li!

Mi guardai intorno, c’erano luci soffuse blu elettrico, che rendevano l’atmosfera magnifica. I tavolini avevano delle forme strane e le sedie erano molto alte e comode, con i poggioli per le braccia. Era tutto fantastico.

“Ehi ragazze!!” No.. No. No. No. Ti prego fa che io abbia sentito male! Non poteva essere vero, no. Anche li, diamine! Mi girai verso Ary e le vidi dipinto in faccia uno sguardo adorante. E li capii. Capii che le mie paure erano fondate. Capii che pregare non sarebbe servito a niente, loro erano li.

Seguii la traiettoria del suo sguardo e a pochi passi da me ritrovai tutti i componenti dei Tokio Hotel, nessuno escluso.

“Ciao ragazzi!!” Cinguettò estasiata la mia migliore amica.

“Ciao.” Borbottai rigirandomi subito verso il mio gin tonic.

“Vi spiace se ci uniamo a voi?” Domandò Tom felice. Si. Ci dispiace eccome razza di idiota!

“Ma, certo che no! Sedete pure!” Rise Ary facendogli segno di accomodarsi.

“Ufff” Sbuffai facendomi più in la per fare spazio a Bill.

“Siamo di cattivo umore, piccola?” Sentii qualcuno sussurrare al mio orecchio. Tom.

“Mai stata meglio.” Risposi a denti stretti riducendo gli occhi a due fessure.

“Perché non hai risposto ai miei messaggi?”

“Perché non ne avevo voglia”

Mi guardò male per qualche secondo poi si girò dall’altra parte. Che seccatore!

Io dico. Con tutti i bar che esistono ad Amburgo, in Germania, in Europa. Nell’intero mondo! PROPRIO IN QUESTO CAZZO DI MELODY DOVEVATE VENIRE?!

“Scusatemi ragazzi, io devo andare a comprare un paio di cose da vestire, non me ne vogliate!” Esclamai con un falsissimo sorriso stampato in faccia.

“Ma come Ale, avevi dett..” La colpii con un calcio sotto tavolo e la vidi reprimere un urlo di dolore, facendo un sorriso sofferente.

“Si Ary, avevo detto che dovevo andare a fare shopping, proprio così!” Sibilai serrando la mascella.

“Shopping?” Si accese Bill guardandomi adorante.

“Ehm..si.”

“Posso venire con te?” Unì le mani davanti al viso e sorrise. Che sorriso magnifico. Quasi più bello di quello di Ary. Quasi.

Riflettei, portami appresso il cantante non sarebbe stata una gran scocciatura. In fin dei conti sembrava simpatico, era il gemello il problema.

“D’accordo!” Gli sorrisi sentendomi uno strano sguardo addosso. Quello di Tom. Mi fissava con occhi omicidi, e non capii il perché.. Che voleva? Venire anche lui a fare shopping? Ma nemmeno per idea! Lo ignorai bellamente e mi girai verso gli altri.

“Scusate davvero!” Sorrisi dispiaciuta.

“Oh non ti preoccupare, mi basta che ci lasci Ary!” Disse Georg guardando la mia amica, che divenne rosso porpora e ridacchio imbarazzatissima. Oddio che dolce!

“Stai tranquilla, a me dispiace per te” Gustav mi si fece più vicino “ Presto ti pentirai di esserti portata dietro Bill a fare shopping” Mi sussurrò ridendo.

“Ehi!!” Strillò il cantante “ Ti ho sentito!”

Io risi di gusto. Forse li avevo giudicati male, dopotutto. Sembravano simpatici, fatte eccezione per Mister trecce, che continuava a guardarmi storto. Mi dava fastidio il suo sguardo indagatore addosso.

Salutai tutti e mi diressi verso l’uscita, seguita da Bill.

“Cosa devi comprare?” Mi domandò curioso mentre camminavamo nelle strade del centro.

“Non devo comprare nulla, ma non sopporto tuo fratello. Scusa.” Sospirai mortificata. Voleva fare shopping e io stavo demolendo i suoi sogni; che persona cattiva.

“Sai, lo avevo capito. E’ per questo che sono venuto con te, ti volevo parlare.” Mi girai di scatto dubbiosa, di che doveva parlarmi quella specie di spilungone allampanato?

“E.. Che dovresti dirmi?”

Mi guardò dolce e per un momento quella sua espressione da cucciolo fu in grado di sciogliermi il cuore, era tenerissimo! Ma ritornai subito in me aspettando che rispondesse alla mia domanda.

“Sai, Tomi non è così stronzo come vuole far credere. Però non nego che sia ancora un ragazzino un po’ sciocco.. Sa essere molto stupido certe volte, ma devi saperlo prendere. Te lo dice uno che ci vive insieme ventiquattro ore su ventiquattro da ben vent’anni!”

“Che coraggio!” Farfugliai

“A parte gli scherzi, non è un bastardo. Oddio, anche lui ha voglia di divertirsi, come tutti i ragazzi della nostra età. Ma ti ripeto, lo devi prendere per il verso giusto!” Mi fece l’occhiolino ridacchiando.

Nel frattempo ci eravamo seduti su una panchina in un parco poco distante dal Melody. L’aria era fresca anche se il sole batteva forte.

“Sinceramente, non ho voglia di prenderlo per nessun verso!” Sbottai sventolando per aria una mano

Bill rise. La sua risata era cristallina e molto contagiosa, così tanto che riuscì a trasportare anche me. Mi piaceva sentirlo ridere, lo trovavo bellissimo e mi metteva una strana felicità addosso.
Mi ritrovai a rivalutarlo, sentendomi una stupida per averlo giudicato a priori. Era davvero simpatico e molto.. Molto dolce. Mi trovavo bene in sua compagnia, mi sentivo a mio agio, come se lo conoscessi da una vita.

“Comunque, è la quarta volta che ci incontriamo e non mi sono ancora presentata come si deve. Io sono Alessandra ma chiamami Ale ti prego. Piacere!” Esclamai porgendogli la mano. Lui ridacchiò e me la strinse forte.

“Piacere mio Ale, io sono Bill. Come già sai.” Sorrisi sinceramente e mi incantai a guardarlo per qualche minuto. Aveva lasciato i capelli lisci sulle spalle quel pomeriggio, abbandonando quella cresta da punk che non si addiceva per niente al suo carattere.

“Sai, mi dispiace se vi ho trattati un po’ malino in questi giorni. La mia era solo un sensazione a pelle, proprio non riuscivo a digerirvi. Però ora che ho potuto parlare un po’ con te.. Beh, mi stai simpatico!”

“Davvero? Beh ti ringrazio. Anche tu mi sei simpatica” E rise di nuovo incantandomi. “Un giorno, però, ci andiamo per davvero a fare shopping insieme” Disse poi col sorriso.

“Ci sto! Andata!” Gli feci l’ok con la mano.

“Ora forse è meglio tornare al bar, o ci daranno per dispersi!”

“Si, forse hai ragione!” E mi alzai seguendolo.

Ritornammo dentro il bar riprendendo i nostri posti e salutando tutti. Stavano chiacchierando e, non appena ci videro tornare verso di loro, ci accolsero con un sorriso. Eccetto Tom, che seguitava ad incenerire con lo sguardo prima me e poi il fratello.

“Che avete fatto?” Mi domandò subito, mentre gli altri quattro riprendevano a chiacchierare tranquillamente tra loro.

“ Ma che t’importa! Niente!” Quel ragazzo riusciva a levarmi il buonumore con poche semplici parole.

“Non ci credo, siete stati via tutto questo tempo!”

“Senti, ma te li fai gli affari tuoi?” Non potevo mica dirgli che avevamo parlato di lui!

“E’ mio fratello! Sono affari miei!”

“E allora vallo a chiedere a lui!” Strillai sempre più arrabbiata. Mio dio, sento che ne uscirò pazza. Questo mi manda fuori di testa!

“Ehi calmina! Abbiamo mangiato pane e veleno a colazione?!” Mi disse con il suo solito sorriso strafottente in faccia. Odioso. Odioso, odioso e.. Odioso.

“Adesso basta!” Mi alzai appoggiando i palmi delle mani al tavolino, ormai gli altri si erano girati verso di noi. Dato che i toni delle nostre voci si erano lievemente alzati. “Scusami Ary, scusate ragazzi. Ma me ne torno a casa. Io questo non lo sopporto più!” Dissi indicando Tom di fianco a me, che mi guardò con una faccia fra l’incredulo e l’arrabbiato.

Io cominciai ad avviarmi all’uscita, ma una voce ormai odiabilmente familiare mi obbligò a fermarmi.

“Ecco brava! Continua a schifarmi. Tornatene a casa a piangere dal papà. Bambina.”

Mi bloccai, ghiacciata sul posto, sentendo chiaramente il mio cuore farsi sempre più pesante. Ero girata di spalle, boccheggiai più e più volte, ma nessuno potè vedermi.
Mi girai lentamente, dovevano essere passati diversi secondi, in cui il mio cervello aveva smesso di funzionare. Quando fui di nuovo faccia a faccia con loro potei notare che Ary aveva gli occhi sgranati, e una mano le andava a coprire la bocca semichiusa. Solo tu hai capito amica mia.
La tensione era palpabile nell’aria, la si poteva tagliare a fette. Erano tutti confusi, compreso Tom, non riuscivano a capire quello che stava accadendo.

“Che cosa hai detto?” Sibilai trucidandolo con lo sguardo. Lui aggrottò le sopracciglia, senza capire. Non riusciva a dare un perché alla mia reazione, a suo parere, forse troppo esagerata.

“Tu non sai un cazzo della mia vita. NON SAI UN CAZZO! Non parlare di mio padre! NON OSARE PARLARE DI LUI, MERDA!” Feci una pausa, prendendo fiato. Ero paonazza e non riuscivo più a controllare la mia voce. “ Tu ti trovi la pappa pronta tutti i giorni! Io invece me la devo preparare da sola! Non parlare mai più delle cose che non sai e che non puoi sapere. O te lo giuro, quant’è vero il mondo, che ti spacco la faccia.”

Girai i tacchi e me ne andai, lasciando li Ary e chiedendole scusa con il pensiero.
Avevo le lacrime che mi pungevano gli occhi e il naso che mi pizzicava. Segno del fatto che tutto il dolore
che per troppo tempo avevo tentato di scacciare, stava per riversarmisi addosso.. Senza alcuna pietà.

 

Tom è un’idiota >.<
Non se la cuce mai quella bella boccuccia perfetta *-*  
Passiamo ai ringraziamenti che è meglio xDD :

layla the punkprincess : Ci speravo che qualcuno sentisse l’urlo di Ale XD E, non preoccuparti, presto anche lei si riterrà fortunata ad avere il numero di Tom u.u Grazie! xD

HeyJoe : Una nuova lettriceeee *____*  Ary sarà molto contenta del tuo commento, ne sono sicura ^___^
Grazie mille!

Tiky : Grazie mille!^^

Gemi_Black :  Una statua tutta per noi! *-* Sarebbe una bellissima cosa XD Grazie per la tua recensione, che è sempre più che graditissima *Q*

Infine volevo ringraziare quelli che leggono senza commentare e dirvi ( A tutti ) che se mi fate sapere cosa ne pensate di “Ci sarà” Non mi offendo XD (Utopy)

Un bacio a tutti quanti.. Ale&Ary

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Capitolo 10
*** Oliva, tappati quella bocca! ***


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Capitolo 11
*** Ricordi, telefonate e compleanni ***


UNDICESIMO CAPITOLO (ALE)  Ricordi, telefonate e compleanni

Ero appena uscita da quel bar che tanto volevo vedere, ma che alla fine aveva solo fatto in modo che in me si risvegliassero brutti pensieri. Ricordi che col passare del tempo avevo cercato di seppellire per non stare più male come un cane. Era bastata una stupida frase detta a caso, per far si che tutto il mio duro lavoro andasse a puttane.

Ripensai alla faccia che aveva fatto Tom. “Te lo giuro, quant’è vero il mondo, che ti spacco la faccia” Gli avevo soffiato in faccia poco fa. Avevo visto chiaramente il suo viso prendere una piega confusa e sbigottita, lui certo non poteva capire il pesante tasto che aveva toccato senza volerlo. Per un momento provai quasi compassione per lui, in fondo non poteva sapere tutto quello che nascondevo. Non se lo poteva nemmeno immaginare.. E io lo avevo attaccato in quel modo solo per qualcosa che aveva toccato solo me. Certo che però, quella boccaccia non se la riusciva proprio a chiudere!

Il mio pensiero si soffermò per qualche istante su mio padre. Rividi i suoi capelli scuri, Il suo sorriso meraviglioso, che mi regalava ogni giorno, quando tornava a casa stanco dopo una giornata di lavoro. E mi chiedeva “Com’è andata a scuola patata?” Patata. Imbarazzante,  lo so. Ma lui mi chiamava sempre così.. Sempre. Non mi era mai piaciuto, ma ora pagherei oro per risentire la sua voce chiamarmi in quel modo un po’ ridicolo.

Avrei voluto riaverlo con me, tredici anni sono pochi per perdere un padre.. E io avevo bisogno di lui nella mia vita, volevo che mi aiutasse ad affrontare i problemi dell’adolescenza.. I problemi che avrei incontrato nel mio futuro. Certo, avevo mamma.. Ma il mio rapporto con papà era diverso, più profondo..Più complice. Quasi come se a volte ci leggessimo nel pensiero. Sapeva sempre come mi sentivo e cosa fare per farmi stare meglio. Mi manchi tanto papà..

Rividi i suoi occhi verdi, magnifici. Quegli stessi occhi di mia sorella, così dolorosi da stare a guardare. E forse è anche un po’ per questo che continuavo ad allontanarla. Gli somigli troppo Fra..

Sentii un formicolio all’altezza dello stomaco. Ancora quella sensazione di.. Dispiacere?  Forse avrei dovuto rivalutare mia sorella. Ora che era troppo tardi: quando sarei tornata a casa non l’avrei più trovata, partiva un’ora prima. Forse però era meglio così, non ero ancora abbastanza forte da lasciarmi tutto alle spalle. Avevo sofferto troppo per lei, quell’anno non avevo perso solo un padre. Anche lei mi aveva abbandonata.

Mi ritrovai seduta sulla nostra panchina, nel nostro parco. Ary.. Probabilmente sarebbe arrivata a momenti. La mia dolce Ary. Se non ci fosse stata lei non so cosa ne sarebbe stato di me.

Lei sapeva tutto di me. Tutto. Sapeva di mio padre, di mia sorella.. Delle piccole cose e delle cose importanti. Tra me e lei non esistevano segreti.. La amavo. Lei era la mia stella polare, l’unica che riuscivo a vedere quando intorno a me c’era solo buio, l’unica guida che volevo seguire nei momenti difficili. La mia stella polare, si.

Avvicinai le gambe stringendole al petto e appoggiando il mento sulle braccia, leggendo con gli occhi ormai lucidi tutte le scritte che comparivano su quella panchina vecchia e consumata.

C’era anche quella mia e di Ary, di due anni prima : “A+A Per sempre” Sorrisi al ricordo. Era passato tantissimo tempo, ma tra me e lei non era cambiato assolutamente nulla. Il nostro rapporto era sempre lo stesso, anzi.. Forse si era ancora più solidificato.

In quel momento la vidi oltrepassare l’immenso cancello del parco e venirmi incontro con lo sguardo basso e triste, si sedette vicino a me. In silenzio. Aspettava che fossi io a parlare, a darle un segnale che le facesse capire che era tutto ok.

Appoggiai la testa alla sua spalla e respirai profondamente.

“Ho come la sensazione che questo sia solo l’inizio” mormorai stancamente.

“Ed è una cosa buona o cattiva?”

“Non lo so. Ma Tim rischia seriamente la vita, ti avverto.”

La vidi sorridere e poi ridacchiare sottovoce. E ora che ho detto?

“Perché ridi?” Corrugai la fronte non capendo, mentre lei mi metteva a posto un ciuffo di capelli scivolato sulla mia guancia.

“Si chiama Tom, con la O di..”

“Di Oliva?” Ridacchiai

“Esatto, la O di oliva” Mi rispose sorridendomi.

“Beh.. sì, in effetti le dimensioni del suo cervello dovrebbero essere quelle.. Ci guardammo dritte negli occhi, resistemmo poco perché scoppiammo contemporaneamente in una lunga e fragorosa risata, per me anche un po’ liberatoria.

Guardai il tramonto e pensai che niente sarebbe stato impossibile se avevo Ary al mio fianco.

“A che pensi?” Mi domandò lei vedendomi assorta a guardare il sole calare basso nel cielo.

“Uhm, niente. Pensavo solo che sono proprio fortunata ad averti con me” La guardai di sottecchi sorridendo, e vidi le sue guancie prendere lievemente colore, mentre le labbra le si curvarono all’insù in un sorrisino compiaciuto.

“Sai che per me è la stessa cosa Ale. Senza di te non sarei quella che sono”

La abbracciai d’impulso. Uno di quegli abbracci che cominci per caso, senza pensarci.. E poi vorresti non finissero mai, vorresti fonderti con l’altra persona, diventare parte di lei.. Ma ormai sapevo che, in un modo o nell’altro, sarei sempre stata parte di lei.

Rimanemmo strette l’una all’altra per un lasso di tempo che non saprei definire, ma tanto.. Era stato tanto.

Si staccò e mi guardò dubbiosa negli occhi. Doveva dirmi qualcosa, già lo sapevo. Alzai un sopracciglio e la invitai a parlare.

“Non è nulla di importante.. Te lo dico solo per correttezza nei confronti dei ragazzi. Ma se non vuoi andarci ti capisco.. Non c’è problema.” Fece una pausa scrutando la mia espressione, tranquilla e serena “Georg mi ha chiesto se andiamo sul set del loro prossimo video.. Non so ancora quando, mi deve chiamare”

Riflettei su quanto mi era appena stato detto. Perché no? Mi ritrovai a pensare. Bill lo avevo già preso in simpatia.. Era molto dolce e comprensivo. Gustav e Georg li trovavo simpatici e gentili. L’unico punto non ancora ben definito rimaneva Tom, dopo il casino di quel pomeriggio poi.. Forse avrei dovuto per lo meno chiedere scusa per la mia reazione improvvisa, dopotutto lui non poteva sapere..

“Ary, io ci voglio venire!” Decisi subito.. Era ora di mettere da parte i vecchi pregiudizi e cercare di lasciarmi un po’ andare.. In fin dei conti quei poveri ragazzi non mi avevano fatto niente di male, non era giusto trattarli così. Fatta eccezione per Oliva.

“Tranquilla dai, non è un probl… COSA?  Hai detto di si?!” Cominciò a strillare giustamente incredula.

Feci una risata divertita “Si Ary! E’ così incredibile?” Dissi poi.

“Beh, si.. Considerando il fatto che ho dovuto pregarti per trascinarti con me le altre volte!”

“Beh, ma quelle erano le altre volte.. Ora ho cambiato idea!” Coerente come al solito, eh Ale?

Tipico di me, dicevo una cosa e cinque secondi dopo pensavo l’esatto contrario. Ma che ci volete fare.. Sono una contraddizione vivente io!

“Quindi.. E’ ok?” Mi chiese incerta, forse per paura che potessi cambiare idea improvvisamente.

“Perfetto!” Alzai i pollici e le sorrisi. Lei si slanciò verso di me e mi abbracciò di impeto baciandomi ripetutamente sulla guancia sinistra. A momenti mi soffocava!

“Oddiooo non vedo l’ora Ale! Vedrò i Tokio Hotel all’opera!” Batté le mani ridendo forte “Pensa che Tom mi ha minacciata! Mi ha detto che se tu non fossi venuta, di non presentarmi nemmeno! Che faccia tosta!” Incrociò le braccia al petto in un espressione imbronciata e seria, che per poco non mi fece scoppiare a ridere, ma mi trattenni a stento.

“Bah, non lo capirò mai quel ragazzo!” Sbuffai agitando una mano con nonchalance.

Però non sapevo spiegarmi perché continuavo a ripensare al suo sguardo.. Quello strano sguardo che mi aveva lanciato quando ero rientrata nel bar ridendo e scherzando con Bill. Mi metteva una sensazione strana addosso ogni volta che ci ripensavo.

Non ci feci caso e scrollai la testa, continuando a guardare la mia migliore amica, persa nella sua felicità..

 

Stavo schiacciando beatamente il mio sonnellino pre-cena, quel giorno avevamo finito presto di lavorare : Alle sei eravamo già a casa!

Quando qualcosa, o meglio qualcuno.. Entrò come una furia nella mia camera facendomi venire un mezzo infarto e cadere giù dal mio morbido lettuccio.

Ary. Pensai, vagamente irritata per il pessimo modo in cui ero stata destata dai miei sogni.

“Ary dai.. Ma ti sembra il modo?” Farfugliai con la bocca ancora impastata dal sonno.

“Scusami Ale! Ma ti devo dire una cosa importantissima!”

Mi sedetti, ancora rintronata, sul mio letto.. facendole segno di accomodarsi di fianco a me.

“Poco fa mi ha chiamata Georg, e mi ha dato la data in cui gireranno il video” Sospiro..

“E..?” La spronai a continuare.

“E’ il diciotto! Dopodomani! Il diciotto giugno!” Strillò tanto da farmi perdere l’udito all’orecchio destro.

Il diciotto giugno.. Cosa succedeva quel giorno? Sapevo che c’era qualcosa di importante ma non riuscivo a ricollegare il giorno al fatto. Ero ancora un po’ rincoglionita.

“Davide compie gli anni quel giorno!” Esclamò allargando le braccia vedendomi parecchio confusa.

Mi schiaffai una mano in fronte. Ma certo! Davide!

“E dove sta il problema Ary?”

“Come dove sta il problema? Ale! Io e lui i nostri compleanni  li abbiamo sempre passati insieme!”

“Portiamolo con noi, non penso ci siano problemi!” Risposi tranquilla, insomma.. Se ci volevano davvero la con loro per vederli girare il nuovo video, avrebbero accettato anche Davide. E poi non avrebbe dato sicuramente fastidio, era un ragazzino talmente adorabile!

“Dici?” Chiese incerta

“Certo, e scommetto che lui sarebbe felice di accompagnarci!” Le schiacciai l’occhiolino dandole una leggera gomitata

“Ah su quello ci scommetto!” Sorrise. Davide aveva sempre apprezzato la musica dei Tokio Hotel, certo.. I suoi idoli rimanevano i Nevada Tan, sempre e comunque.

“Dove sarà sta roba?” Quanto ero grezza!

“A Berlino, se non mi sbaglio”

“Però, mica dietro l’angolo!” Insomma, Amburgo e Berlino non erano proprio attaccati, diciamo.

“Ma si, tanto ci vengono a prendere loro!” Batté le mani felice, chissà.. per lei doveva essere un sogno! Per me invece era passare un bel pomeriggio un po’ diverso dagli altri.

“Ah davvero? Bene!”

“Ora devo scappare! Vado a dare la notizia a Davide!” Mi saltò quasi in braccio e mi baciò la guancia per poi catapultarsi fuori dalla porta e mandarmi un ultimo saluto agitando la mano.

Risi scuotendo la testa. La mia Ary non sarebbe mai cambiata. E meno male..

Mia sorella era partita il giorno prima, non ero riuscita a salutarla.. Ero arrivata a casa troppo tardi e lei se n’era già andata, per tornare chissà quando. Non che mi dispiacesse eh.. Oh, eccome se ti dispiace! Stai zitta tu, coscienza!

Che nervi! Perché questi dubbi mi dovevano venire proprio adesso che lei era già andata via? Forse l’avrei rivista presto.. Forse no. Non ne avevo idea!

Però forse.. Forse avrei dovuto mettere le cose a posto, e ingoiare il mio stupido orgoglio per una volta..

Sentii la vibrazione del mio cellulare che avevo lasciato sopra al comodino, mi avvicinai e lo afferrai rispondendo distrattamente, senza nemmeno controllare il nome sul display per sapere chi mi cercava.

“Pronto?”

“Ehi” Mi irrigidii appena. Tom?!

“Ah, ciao.” Risposi dopo un primo momento di smarrimento, che voleva adesso.

“Ciao, senti.. Io vorrei parlarti”

“Se vuoi parlare di ieri pomeriggio, scusa, ma non ne ho voglia io. Volevo solo dirti che mi dispiace per la reazione brusca che ho avuto con te, non volevo.. Davvero. Tu non potevi sapere che.. Che..”

“Tranquilla, lascia stare.  Anche io ti ho chiamato per chiederti scusa, tutto qui.” Capii che lui sapeva, che Ary aveva vuotato il sacco.. E andava benissimo così, mi aveva solo tolta da un impiccio in più. La ringraziai mentalmente sorridendo tra me e me.

“Scuse accettate.” Feci un sorrisino, levandomelo subito dalla faccia. Quasi potesse vedermi sorridere per lui.

“Allora, dopodomani ci sarai anche tu, vero?”

“Si verrò. Ah, ci sarà anche il fratello minore di Ary, Davide. Compie gli anni e loro i compleanni li passano assieme, è tradizione! E’ un problema?” Chiesi incerta. Se mi avesse detto di si lo avrei mandato a fanculo!

“No, certo che no! Sarà sicuramente più simpatico di voi!” Ridacchiò. Ma era una risata diversa dalle altre. Una risata strana, non strafottente o sfottitrice. Era una risata puramente divertita, giocosa.

“Ti ringrazio per il bel complimento!”

“Beh, è vero. Sei acida a volte!”

“Non è vero!”

“Oh si che è vero! Acida!” Che insistente infantile e petulante.

“ Evitiamo di piantar grane. Non voglio sentirmi dare della acida o della stronza per reazioni mie che hai scatenato tu

“Stai dicendo che sei acida per colpa mia?” Bravo Kaulitz!

“E’ quello che ho detto” Ridacchiai. In fondo non era poi così male, sciolto il ghiaccio.

“E va bene, lo ammetto. So essere irritante a volte.. Però vorrei davvero ricominciare con te.” Disse abbassando sempre di più la voce, tanto che quasi stentai a sentirlo.

“Beh, ora devo andare. Ma mi ha fatto davvero piacere parlare con te Tom” Sorrisi imbarazzata

“Anche a me Ale, allora ci vediamo dopodomani?”

“Si, ciao Oliva!”

“Cosa?!” Cazzo. Che idiota!

“Non niente, ciao Tom!” E chiusi velocemente la chiamata scoppiando a ridere subito dopo.

Non ci credo, l’ho chiamato Oliva!

 

 

“Stai calma Ary!” Urlò Davide a sua sorella. Il grande giorno era arrivato e Arianna rischiava seriamente di andare in iperventilazione!

“Dave ma come faccio a stare calma?!”

“Fai un bel respiro profondo!” Le prese entrambe le mani e inspirò un paio di volte facendosi imitare. Io guardavo la scena divertita mentre finivo di infilarmi una scarpa.

Avevo un paio di Jeans scuri piuttosto larghi e una felpa verde smeraldo, semplice.

“Saranno qui a momenti!” La voce le usciva stridula in quel momento, mi passai una mano sulla fronte lasciandomi scappare una risatina

“Su Ary, ci siamo noi con te” Dissi prendendo Davide per il collo e baciandogli la testa, lui sorrise e annuì alla sorella.

“Aaahh grazie ragazzi! Se non ci foste voi!” sussurrò sedendosi mollemente sul divano di casa mia.

Il giorno prima aveva chiamato Georg e gli aveva spiegato per filo e per segno come arrivare a casa mia partendo dal Melody. Unico nostro punto di riferimento. Erano in leggero ritardo, forse dieci minuti, e avevo paura per la salute di Ary, per poco non mi andava in tachicardia!

In quel momento il campanello suonò e io andai sorridendo trotterellante verso la porta, aprendola.

Un Bill Kaulitz in splendida forma e bellissimo mi si stagliava di fronte, cavolo quanto era alto!

“Ciao Bill!” Trillai facendogli un sorrisone.

“Ciao Ale, come stai?” Lo feci entrare e salutò sia Ary che Davide

“Tutto bene, gli altri?”

“Oh ci aspettano sul tour bus, andiamo con quello.. E’ più comodo se siamo in tanti!” Aveva di nuovo la cresta, accidenti.

“Sai Bill, secondo me dovresti tenere sempre i capelli bassi. Sei molto più bello!” Lo vidi arrossire e nascondere un sorriso imbarazzato

“Ha ragione, anche secondo me!” Esclamò Ary alzandosi dal divano seguita dal fratello.

“Seguirò il vostro consiglio. Tu devi essere Davide, giusto?” Sorrise nella sua direzione porgendogli la mano.

“Si! Sono io, piacere!” Allargò ancora di più la bocca con gli angoli curvati all’insù. Si vedeva lontano un chilometro che era felicissimo!

“Dai, sbrighiamoci o gli altri ci ammazzano”

Uscimmo di casa e ci dirigemmo verso l’immenso bus firmato Tokio Hotel, ci salimmo sopra e all’interno trovammo tutta la band al completo.

Dopo i saluti generali Ary e Georg attaccarono con le loro solite chiacchiere, mentre notai che Gustav e Bill avevano cominciato una partita all’ultimo sangue con Davide, alla playstation. Li avrebbe stracciati tutti e due, ne ero sicura!

Si, ma io dovevo rimanere sola con Tom?

“Ciao Ale!” Mi salutò infatti muovendo la mano con un sorriso.

“Ciao Tom..” Sospirai e andai a sedermi di fronte a lui su uno dei due tavolini, sull’altro c’erano Ary e Georg.

“Come stai?”

“Non c’è male.. Tu?”

“Molto bene grazie!” Ci fu un momento di silenzio imbarazzato fra noi, ma subito Oliva ripartì all’attacco!

“Spero che, sia tutto sistemato tra noi” Il suo sguardo così serio mi fece rabbrividire, lo vidi sotto un altro aspetto. Un aspetto più maturo e adulto.

“Si, non ti preoccupare” Sorrisi dolcemente facendo un rapido gesto con la mano

Il viaggio passò tranquillo, durò quasi un paio d’ore ma non mi stancai nemmeno per cinque minuti. Tra le urla di Bill quando Gustav lo batté alla play, tra la vittoria di Davide e il broncio di Gustav. La mia Ary imbarazzata e rossa come un peperone quando Georg si avvicinava un pelo in più. E poi Tom.. Tom che quel giorno mi sembrava diverso, mi sembrava un’altra persona, non saprei come descrivere la mia sensazione. Ma ero riuscita a sopportarlo e, anzi, riuscii a parlarci tranquillamente per quasi tutto il tragitto.

 Che cosa strana..

Scendemmo dal tour bus e un uomo sulla trentina ci venne incontro, accogliendoci con un sorriso e un saluto, cominciando a parlare fitto fitto con i ragazzi. Bill ci fece gesto di seguirli..

Arrivammo sul set del video, era pieno di attrezzature strane e apparecchi moderni. Tantissimi fili e quattro o cinque monitor.

Il loro manager, il signor Jost, ci fece accomodare dietro si lui, su tre sedie molto comode.

“Via con le riprese, ragazzi mettetecela tutta mi raccomando!”

Prevedevo una giornata molto lunga..

 

Bene, bene, bene. Come abbiamo visto, Ale comincia a rivalutare il nostro Tomi, almeno un po’ XD Chissà come andrà a finire u.u

Ringraziamo :

Gemi_Black : Eccola la nostra prediletta *__* Siamo contente che il capitolo ti sia piaciuto, come al solito. E’ bello sapere che apprezzi i nostri sforzi! *Q* Grazie mille, alla prossima!

Layla the punkprincess : Oliva deve imparare a starsi zitto, su questo non ci piove u.u Grazie della recensione che non manca mai! Un bacio ^___^

HeyJoe : Eccoti il capitolo, anche se un po’ in ritardo. Ma ci sono dei GRAVISSIMI problemi tecnici per quanto riguarda me (Ale) sono un po’ sfigata -.- Grazie comunque del tuo sostegno *-*

XxxX_Ice Angel_XxxX : Grazie mille! Non ti preoccupare, anche noi siamo spesso in ritardo (colpa mia u.u). Grazie ancora del commento *______* Continua a seguirci, un bacio!

AlexaHumanoide : Waaaaa che bel commento! *______* Siamo felicissime di averti tra le lettrici, sul serio, la tua recensione ci ha fatto un piacere immenso. ( Ary mi ha scritto in msn : Vai a vedere l’ultima recensione *Q*) Graaaaazieeee!! ^___^

Un bacio anche a tutti gli altri! Le vostre.. Ale&Ary**

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Capitolo 12
*** La quiete prima della tempesta ***


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Capitolo 13
*** Strane sensazioni ***


Ragazzi siamo al tredicesimo! Qua le cose cominciano a farsi più interessanti u.u
Non vi anticipo nulla, ci vediamo a fondo pagina XD

 

TREDICESIMO CAPITOLO ( ALE ) Strane sensazioni

 

Avevano iniziato le riprese già da qualche minuto, ero seduta di fianco a Davide, che stava vicino ad Ary. Mi guardavo intorno curiosa. Insomma, non capitava certo tutti i giorni di essere invitate a partecipare alle riprese del nuovo video di una band famosa, che poi la loro musica mi lasciasse totalmente indifferente era un altro paio di maniche.

Questa canzone però era orecchiabile, non lo avrei mai detto a voce alta, ovviamente. Stupido orgoglio.

Eravamo in una vecchia ferrovia, con un treno fermo da tempo. C’era una parte in cui i ragazzi stavano dentro a quel treno mentre Bill cantava, e una parte in cui erano fuori ognuno a suonare con il proprio strumento.

Fu proprio in quel frammento di riprese che mi incantai a guardare Tom. Abbracciava dolcemente la sua chitarra, una Gibson Custum, e pizzicava le corde con forza ma sempre delicato. Aveva un’espressione intensa, concentrata.. Non gliel’avevo mai vista in viso, non potevo fare a meno di pensare che era davvero bellissimo. Lo vidi sotto una nuova luce e mi fece uno strano effetto, avvertii uno sfarfallio nello stomaco, ma non ci badai più di tanto. Scossi la testa guardando anche gli altri, visto che Ary avevo cominciato a fissarmi. Cercai di nascondere i miei pensieri, lei era in grado di capire ogni cosa accidenti!

Tom..Tom.. un nome, un dilemma. Possibile che mi provocasse quella sensazione? No, no non era affatto possibile. Impensabile! Dovevo tornare in me. Torna in te Ale, diamine!

Le riprese finirono presto e i ragazzi ci portarono nella zona relax, dove c’era un piccolo rinfresco con tanta roba da mangiare e da bere.. Mi fiondai subito sul cibo, non avevo pranzato! Seguita sempre da Tom, che mi stava troppo appiccicato, ma stranamente.. Quella volta non mi diede così fastidio.

Tutto successe velocemente poi.. Una frase innocente detta a caso da Bill diede il via ad una lite più o meno furiosa tra Davide e Ary. Mai toccare a Davide la sua mamma. Mai.

Povero Bill, per poco non si metteva a piangere dai sensi di colpa!

Davide ancora non era riuscito ad accettare la sua nuova vita li ad Amburgo. Per lui “Italia” rimaneva sinonimo di “casa”, e della Germania ancora non se n’era fatto una ragione ed io cominciavo seriamente a dubitare che se la sarebbe mai fatta.

Stavo per accompagnare Ary a cercare Davide, che era corso via come un fulmine, quando la sua testolina bionda sbucò fuori da dietro un autobus fermo.

Meno male, cominciavo a preoccuparmi. Berlino non è proprio piccola e lui non ci era mai stato.

Feci qualche passo indietro e li vidi abbracciarsi teneramente, le loro liti non duravano mai più di qualche ora! Sorrisi felice, sapevo bene quanto faceva stare male alla mia migliore amica litigare con sua fratello.. Lo sapevo eccome!

Mi girai di scatto e mi ritrovai Tom ad un palmo dal mio viso, tanto vicino che potevo sentire il suo respiro caldo solleticarmi la faccia. Boccheggiai in preda al panico, non sapevo più che fare.. Troppo, troppo vicino! E troppo, troppo bello. Ale ma che pensi? Dai!

“Bene, possiamo tornare a casa? Ad Amburgo intendo!” Esclamai salvandomi e girandomi di scatto ridacchiando nervosa.

Tutti acconsentirono, mi rigirai trovando Tom sempre al mio fianco, gli sorrisi timidamente, ma subito mi sentii tirare per il braccio. Mi voltai : Ary mi stava trascinando sul tour bus. E adesso che si è messa in testa?

Ero seduta in uno dei tavolini con Arianna davanti a me. Sull’altro a poca distanza da noi, c’erano Gustav e Bill. Mentre davanti alla play station Georg e Tom stavano sfidando ad una battaglia di calcio il mitico Davide.  Non avevano proprio paura di perdere quei ragazzi!

“Allora Ale, ti sei divertita oggi?” Ary mi mostrò un sorrisino inquietante, oh mio dio..

“Ahm.. si! Molto..” Mi passai una mano sul collo imbarazzata, dove voleva arrivare?

“Ho visto che hai socializzato con Tom” Alzò un sopracciglio volendo farmi intendere qualcosa.

“Beh oddio, diciamo che ho iniziato a sopportarlo” Risi nervosamente, ma la mia risata uscì stranamente stridula.

“Certo, e come mai questo cambiamento improvviso? Sbaglio o fino a ieri non potevi nemmeno sentirlo nominare?” Domandò scettica e apparentemente tranquilla. Ma cos’è, un interrogatorio? Io ODIO gli interrogatori!

“Insomma, si può sapere perché mi fai il terzo grado?!” Sbottai infastidita da quelle continue domande “ Te l’ho già detto, ho solo iniziato a sopportarlo!” Gesticolai nervosamente con le mani.

“Sono la tua migliore amica, certe cose me le devi dire!” Ribatté lei

“Ma non ho niente da dirti!”

“E io non ti credo!”

“Perfetto, fai pure a meno!” Sbuffai irritata, perché mi faceva tutte quelle domande? Dove voleva arrivare?

“Bene!” Incrociò le braccia al petto assumendo un’espressione offesa. Ecco, perfetto.

“Aaah, lasciamo perdere!” Borbottai alzandomi e andando a sedermi di fianco a Bill.

Vidi Ary appoggiarsi con la testa al finestrino, guardando fuori. Ma ben presto venne raggiunta da Georg, che si sedette di fianco a lei cominciando a parlottare.

“Ehi, che hai?” Mi girai e trovai i due grandi occhioni di Bill guardarmi curiosi. “Hai una faccia!” Aggiunse Gustav sorridendo.

“Niente ragazzi, tutto ok non vi preoccupate” Risposi distratta.

“Tanto vinco io! Ormai non hai più possibilità!” Sentii la voce di Tom che stava giocando con Davide, e subito mi ricordai.

“Ehi Dave!” Cercai di attirare l’attenzione. Infatti lui mise in pausa il gioco e si girò sorridente verso di me

“Dimmi Ale”

“Non crederai davvero che mi sono dimenticata di te!” Sorrisi andando a ripescare dentro alla mia borsa a tracolla un pacchetto regalo, tutto sotto lo sguardo curioso e perplesso di Davide, che mi guardava con un sopracciglio alzato.

Andai vicino a lui porgendogli il pacchetto di carta rossa con un fiocco d’oro, mi chinai su di lui e gli sussurrai “Buon compleanno, campione..” Baciandolo teneramente sulla guancia destra.

Sorrise di gioia iniziando a strappare la carta al suo regalo, tirandone fuori un gioco per la playstation “Fifa 2010”. Il suo sorriso si allargò di almeno dieci centimetri, si alzò da terra e mi abbracciò di slancio, facendomi quasi perdere l’equilibrio.

“Oddio Ale! Fifa 2010! E’ ancora in produzione! Non uscirà in commercio prima di gennaio, come hai fatto?!”

“Ho i miei agganci..” Gli strizzai l’occhio, vedendolo così felice. Ringraziai mentalmente mio cugino, che aveva sempre le anteprime dei giochi nuovi, merito del suo lavoro in un’azienda che produceva videogiochi di ogni tipo.

“Vuoi provarlo?” Domandò Tom guardando Davide, che fissava ancora adorante la copertina del suo nuovo gioco.

“E me lo chiedi?!” Rise avvicinandosi alla playstation e scambiando i due dischi.

“Siediti anche tu qui con noi, se vuoi” Sorrisi a Tom e mi accomodai vicino a lui. Aveva un profumo diverso dal solito, più buono.. Mi faceva girare la testa. Stargli così vicina mi provocava una serie di scosse elettriche, e non ne capivo il motivo. Se fino al giorno prima non volevo nemmeno sentir pronunciare il suo nome, in quel momento stavo benissimo li dov’ero, di fianco a lui. Non sapere cosa mi stava succedendo, cosa stava cambiando dentro di me, mi mandava in bestia!

Insomma, era da escludere che mi fossi presa una cotta per quell’uomo-trecce! O forse no..

Ero confusa, non sapevo a dove aggrapparmi, a che cosa credere, avevo avuto pure una mezza discussione con Ary per questo motivo. Perché, come al solito, lei aveva capito tutto.. Mentre io non avevo capito proprio niente. Forse una chiacchierata con lei era proprio quello che mi ci voleva, per schiarirmi le idee.. Ma il mio orgoglio in quel momento proprio non me lo permetteva.

“Ehi.. Terra chiama Ale!” Scossi la testa e mi ritrovai Tom davanti che mi sventolava una mano davanti agli occhi, lo guardai incerta.

“Finalmente sei tornata tra noi!” Rise Davide guardando Tom.

“Scusate, stavo pensando..” Abbassai lo sguardo imbarazzata

“A me?” Sorrise malizioso Tom.

Si.

“No.” Mentii spudoratamente. Che egocentrico quel ragazzo, mai e poi mai gli avrei detto che in realtà stavo pensando proprio a lui e alla possibilità che forse, (FORSE) mi ero presa una stupidissima, banalissima, innocentissima, cotticina per lui.

Mi guardò intensamente negli occhi, quasi volesse leggermi dentro, sostenni il suo sguardo ma poi lo portai alla console. Cambiando argomento.

“Allora chi vince?”

“Io ovviamente!” Alzò il pugno Davide in segno vittorioso

“Solo perché te lo sto lasciando fare” Si difese prontamente Tom.

“Certo, come no!”

“Ragazzi, siamo arrivati a casa di Ary e Davide!” Annunciò i bassista.

“E io?” Domandai ingenuamente. Mica avevano intenzione di tenermi la chiusa in ostaggio!

“Tranquilla, ti riportiamo a casa subito” Mi sorrise Bill

“Bene, è stato un piacere stracciarti Tom. Alla prossima! ” Gli batté il cinque e scese dal bus, lanciando un saluto anche a me.

Incrociai lo sguardo di Ary e sorridendo la salutai “Ciao Ary!” Le si fermò un secondo, biascicò un “Ciao” E scese velocemente dopo aver salutato tutti gli altri.

Perché aveva fatto così? Era stata così grave la nostra pseudo litigata? A me non sembrava.. Ma forse per lei aveva avuto un peso diverso.. Non ne avevo idea.

Abbassai lo sguardo, triste. Qualcuno mi prese il mento fra le dita e mi costrinse ad alzare il viso. Incrociai gli occhi nocciola di Tom, il mio steso colore.. Solo che i miei non li avevo mai adorati particolarmente. Guardando i sui però.. Rischiai di sciogliermi sul posto.

“C’è qualcosa che non va, Ale?” Mi domandò con una strana nota ansiosa nella voce.

“No, non ti preoccupare. Ho solo discusso con Ary, ma chiariremo presto, tranquillo:” Gli sorrisi mentre il tour bus ripartiva.

“ Ehi Ale allora, ti sei divertita oggi?” Mi domandò Gustav raggiungendo me e Tom, seguito dagli altri due.

“Si, devo ammetterlo. Non siete poi così negati come credevo. Siete stati bravi, mi siete piaciuti!”

“Oh che bello! Hai sentito Tomi? Le siamo piaciuti!” Bill batté le mani come un bimbo, e in quel momento mi fece una tenerezza assurda.

“Si che ho sentito Bill, non sono sordo!”

“Ehi, non trattarlo male!” Gli pizzicai il braccio, mentre Bill mi guardava soddisfatto.

Tom mi guardò in modo strano, ma li per li non capii proprio quella luce strana che aveva acceso i suoi occhi.

“Sai Ale, Ary mi piace,tanto.” Decretò il bassista guardandomi leggermente rosso sulle guance.

“Oh non lo avevo capito sai? Mi sa che qua se ne sono accorti tutti tranne lei!” Risi.. “Si accorge di tutto quello che le succede attorno, ma quando si tratta di lei casca dalle nuvole” Sospirai.

Perché probabilmente lei aveva capito molto di più della faccenda di Tom, di quanto ne avessi capito io.

Georg mi sorrise “E mi chiedevo.. Non è che potresti parlare..?”

“In..In che senso?” Strabuzzai gli occhi, incredula. Di che cosa le dovevo parlare?

“Di me, insomma. Mettici una buona parola.” Ah solo questo, meno male.

“Ah certo, non ti preoccupare, lo farò!” Alzai i pollici sorridendo. Il bus si fermò improvvisamente e guardando fuori riconobbi la facciata della mia casetta.

“Sono arrivata ragazzi, è stato davvero un piacere passare il pomeriggio con voi. Mi sono trovata molto bene, grazie!” Feci per scendere quando sentii una presenza accanto a me.

“Ti accompagno” Sussurrò Tom passandomi affianco e scendendo per primo.

Mandai un ultimo saluto a tutti gli altri con un rapido gesto della mano e uscii fuori trovando Tom pronto ad aspettarmi.

Attraversammo la strada in silenzio e ci fermammo sul vialetto che portava all’entrata di casa mia.

“Sai, sono rimasto sorpreso quando mi hai detto che oggi saresti venuta, piacevolmente sorpreso.” Sorrise avvicinandosi.

“Mi piace sorprendere le persone” Sorrisi scherzosamente vedendolo avvicinarsi sempre di più..

Arrivò ad un soffio dal mio viso, io ero immobile, incapace di fare qualsiasi cosa, incapace di muovermi, di parlare.. Era tanto se mi ricordavo ancora di respirare.

Ormai la lontananza tra di noi era pressoché inesistente.

“Anche a me” Soffiò, prima di annullare quella minima distanza che ancora ci separava. Posò delicato le sue labbra sulle mie, in un bacio dolce e innocente. Non approfondì il contatto, ne lo feci io. Fu solo un incontro di labbra che non scorderò mai, sentii una scarica elettrica che mi percorse tutta la spina dorsale, le farfalle nello stomaco svolazzavano battendo forte le ali provocandomi un solletico tutt’altro che fastidioso.
Le sue labbra erano morbide, calde e perfette. Si incastravano alla perfezione con le mie.
 Mai nessuno mi aveva fatto provare tutte quelle emozioni con un solo bacio. Non era sicuramente il migliore che avevo dato in vita mia.. Ma era il più perfetto nella sua imperfezione. Il più romantico, forse.

Si staccò lentamente accarezzandomi lo zigomo con la sua mano leggera, aprii li occhi e lo vidi sorridere passandosi la lingua sul labbro inferiore.

Mi resi conto di quello che era appena successo e mi sentii terribilmente in imbarazzo, ma sostenni il suo sguardo senza abbassarlo.. Tirando fuori un piccolo sorriso, curvando gli angoli della bocca all’insù.

“Ciao piccola” Mi salutò dandomi un ultimo bacio sulla guancia e poi sparì di nuovo dentro il tour bus. Sicuramente gli altri avevano visto tutta la scena, e mi venne voglia di coprirmi il viso con le mani. Che vergogna!

“Ciao..” Mormorai, che se ormai non poteva più sentirmi. Rimasi li, davanti al vialetto di casa mia, con le braccia ciondolanti lungo i fianchi a guardare il bus sparire dopo una curva.. Incapace di capire il turbinio che si stava scatenando dentro di me. Non capendo quello stupido rossore sulle guance, non capendo i brividi che avevo sulla schiena, non capendo le mie gambe diventate improvvisamente così molli.

Non capendo niente di niente! Sentendo solo una gran confusione in testa, e il cuore un po’ più leggero del solito.

Entrai in casa titubante, non trovandovi nessuno. Andai in cucina e vidi che sul frigorifero una calamita teneva appeso un foglietto bianco, lo lessi a voce alta “Ciao tesoro, io e Edo siamo andati dalla nonna a trovarla. Ti ho lasciato la cena nel forno, scaldala! Un bacio, ti voglio bene. Mamma” Guardai un po’ più in basso e notai che c’era anche la firma di Edo, fatta da lui. L’unica cosa che sapeva già scrivere. Il mio unico amore!

Aprii il forno e dentro ci trovai la pizza fatta in casa da mia madre, era buonissima di sicuro. Ma avevo lo stomaco chiuso e non molto appetito, così presi il telefono e mi fiondai in camera mia.

Dovevo assolutamente chiamare Ary e chiarire quella stupida discussione.

 

Muahahaha XD
Avete visto cosa ci ha combinato la nostra Ale? xD
Anche quella pazzerella e capitombolata al fascino irresistibile di Tom Kaulitz u.u Dopotutto.. Chi non lo farebbe? O.o

Con la speranza che vi sia piaciuto, ringraziamo :

layla the punkprincess : Bill e Tom, machine da gaffe.. AHAHAHAH XD C’hai ragione! Ary e Dave siii *-* Sono dolcissimi!

XxxX_Ice Angel_XxxX : Anche io vorrei averlo un fratello così, e invece Ary ha tutte le fortune -.-“
Comunque hai visto? Ale alla fine non ha di che lamentarsi XD
Michael.. Michael.. Oddio non lo nominiamo che mi viene da piangere.. Il mio uomo :’(
Grazie per la recensione!

AlexaHumanoide: Ahahahah, grazie mille! XD Ary si.. In effetti lei fa molto ridere, dovresti leggere le nostre conversazioni in msn.. Anzi no, potresti pensare di rinchiuderci in manicomio xDD

HeyJoe : Grazie mille! *______*

Piera : Basta, io ti amo XD Grazie, grazie, grazie! *Q*

Grazie anche a tutti gli altri: a chi legge soltanto, a chi ha messo questa fanfiction tra le preferite e le seguite. Vi amiamo tutti allo stesso modo *-*

Ale&Ary ^___^

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Capitolo 14
*** Evadere ***


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Capitolo 15
*** Guai in arrivo ***


 

QUINDICESIMO CAPITOLO (ALE)  Guai in arrivo

 

Ary aveva appena letto la lettera che sua mamma aveva spedito a suo padre, nemmeno io me l’aspettavo una cosa del genere, ad essere sincera. Diceva che l’avevano buttata fuori dal motel in cui aveva vissuto da dopo il divorzio, perché causava troppi problemi. Ora era in mezzo alla strada, senza un soldo, e come se non bastasse dipendente da cocaina e alcool. Ary mi parlava ogni tanto de lei, ma ogni volta la rabbia era molta e io lo capivo, quindi preferivo non entrare nei particolari.

Sapevo bene quanto Arianna avesse cercato di aiutare la madre, di tirarla fuori da quel brutto giro in cui era “accidentalmente” cascata. Ma quella donna no, poteva fare tutto benissimo da sola, non aveva bisogno di nessuno lei.. E quella lettera ne era la prova no?

Pensai che forse il padre di Ary avrebbe accolto Alessandra ( si chiamava come me ) a casa loro per un certo periodo, ma scacciai subito questa assurda ipotesi dalla mia testa. Non volevo nemmeno immaginarmi la reazione di Ary se quest’idea avesse dovuto trasformarsi in realtà. Non ci volevo neanche pensare.

Sentimmo il mio cellulare suonare sul comodino, senza muovermi allungai un braccio e lo afferrai, mi era arrivato un nuovo messaggio. Lo lessi e cercai di mordermi un sorriso, date le circostanze.

“Chi è?” Mi domandò Ary tentando di sbirciare la schermata del telefono.

“Ragazzo treccina!” Ridacchiai

“Ma quanti cavolo di soprannomi ha?” Rise contagiandomi, la sua risata aveva uno strano effetto su di me, mi tranquillizzava sempre “Olive, uomo-trecce, ragazzo treccina,.. Ah, poi lo chiamavi anche Tim!” Rise illuminandosi

“Oh si, tutti sinonimi di Tom!” Sorrisi guardando ancora la breve frase che mi aveva scritto

“Poverino, beh allora che dice?”

Quando ci rivediamo?” Lessi ad alta voce il contenuto del messaggio.

“Presto amore mioooooo!” Strillò alzando le braccia in alto, con una strana storpiatura della mia voce.

“Non ti permettere sai? Tu pensa a Georg!” A quel nome la vidi cambiare colore di botto, da rosa carne a rosso porpora, aahh la mia Ary non sarebbe mai cambiata!

“Davvero, voglio rivederli presto” Sospirò “Ho bisogno di distrarmi, di evadere.”

Inarcai un sopracciglio “E loro sono il tuo passaporto?” Domandai.

Nostro, cara. Ormai ci sei dentro anche tu!” La vidi sogghignare e mi schiaffai una mano in faccia

“Mi avete incastrata accidenti!” La additai con lo sguardo acceso da una rabbia giocosa, che non durò molto, infatti scoppiai quasi subito a ridere, seguita a ruota da Ary, che si teneva pure la pancia!

Avevo tanta voglia di rivederli anche io, se era per questo. Ero sempre felice e di buon umore in loro compagnia!

Quando vorresti rivederci?” Lessi il messaggio di risposta, così che anche Ary lo sentisse, poi lo inviai.

Vidi la mia migliore amica guardare l’ora e alzarsi di scatto in piedi

“E’ tardi, papà mi ammazza! Dopo chiamami così mi racconti come va tra te e Oliva!”

“Va bene va bene! A più tardi Ary!” Le schioccai un bacio sulla guancia e lei sparì al piano di sotto. La sentii salutare mia mamma e mio fratello, e poi chiudere la porta di casa.

Mi vibrò la mano e aprii il messaggio appena arrivato.

Presto. Il più presto possibile.

Mi si squagliarono le gambe, quasi. Ci mancava davvero poco! Presi fiato e scrissi una breve risposta

Non siamo noi le superstar. Noi siamo sempre libere!

Deglutii e mi sentii davvero stupida. Pateticamente stupida. Insomma, non mi era mai successo.. Non ero mai stata così per un ragazzo. Le mie “storie” passate, se così si potevano definire, era tutte cosette da niente..

Non sono mai stata una ragazza per le storie serie, quando vedevo che la situazione era più impegnativa del previsto tagliavo i ponti e non mi facevo più viva. Bastarda, lo so.. Ma non ci potevo fare niente, ero fatta così. Ho sempre avuto troppa paura. Colpa delle brutte esperienze.

Vi va di venire domani pomeriggio in sala di registrazione? Ne avremo per un’oretta e mezza, poi vi portiamo fuori a bere qualcosa. Che dici?

Sorrisi a quel messaggio e il mio cuore fece una capriola. Si si si!!! Ok Ale, un po’ di contegno!

Si, direi che si può fare!

Mi rigettai all’indietro, stendendomi nuovamente sul letto e sospirando. Chissà se Tom era realmente interessato a me, chissà se io ero realmente interessata a lui! Non ci capivo più niente. Ogni volta che mi fermavo a riflettere su questa storia contorta e intricata la mia testa andava a fumo, tutti questi ragionamenti mi avrebbero fuso il cervello, accidenti!

Perfetto, ti passo a prendere alle due! Poi mi fai vedere la strada e andiamo da Ary. Ciao Piccola!

Quindi, sarei rimasta in macchina con lui per dieci minuti pieni? Oddio, non sapevo se era un bene o un male. Mi scoppiava il cranio.

Va bene, ciao Tom!

Inviai il messaggio e subito dopo composi il numero di Ary sulla tastiera, accostandomi il cellulare all’orecchio e aspettando che rispondesse. Ci metteva sempre un sacco, chissà dove lo imbucava il suo povero telefono.

Stavo quasi per arrendermi e buttare giù quando una voce un po’ assonnata biascicò un “Pronto?”

“Ary sono io, stavi dormendo?” Chiesi reprimendo un sorrisino.

“Si che stavo dormendo, è quasi mezzanotte e mezza!”

“Ehi, tu mi hai detto di chiamarti e di raccontarti la mia chiacchierata con Tom!” Mi difesi sempre col sorriso sulle labbra.

“Ah già è vero! Allora? Alloraaa?”

“Allora ti va di andare in sala di registrazione con i Tokio Hotel domani?”

“Andare dove?!” Gioia. Gioia allo stato puro. Traspariva dalla sua voce così felice ed intrisa di entusiasmo.

“In sala di registrazione!” Ridacchiai

“Oddio e me lo chiedi?! Certo che ci vengo!”

“Perfetto! Allora tieniti preparata per circa le due e mezzo! Sarò li con Tom” Arrossii nel pronunciare il suo nome, e mi coprii il viso con le mani, quasi Ary potesse vedermi!

“Uh, quindi starete soli soletti per un po’!”

“Oh eddai, non me lo ricordare. Non so se disperarmi o esserne felice!”

“Assolutamente, indiscutibilmente felice!” Già, facile a dirlo. Quel ragazzo era così strano e imprevedibile! A volte era insopportabile, mi veniva voglia di strangolarlo! Ma altre volte era così simpatico e dolce.. Che mi veniva voglia di.. CENSURA.

Insomma, tutti i suoi sbalzi d’umore mi facevano venire il mal di mare! Troppo, troppo lunatico.

“Beh, insomma si vedrà. Ora ti lascio andare a dormire. Non sia mai che domani ti ritrovi delle occhiaie mostruose e poi Georg non ti vuole più!” Ridacchiai e dall’altra parte sentii un attimo di incertezza silenziosa.

“Oddio Ale hai ragione!” Strillò alzando la voce.

“Ahahaha certo! A domani Ary, buonanotte!”

“Buonanotte Ale!!” E chiuse la chiamata. Guardai il cellulare ancora nella mia mano per qualche secondo e poi scoppiai a ridere senza un apparente motivo. Ero felice, niente di più.

Spensi la luce e mi infilai sotto il lenzuolo. Faceva particolarmente caldo quella sera, mi se braccia incrociate sotto la testa e rimasi ferma qualche minuto  fissare il soffitto.

La mia vita stava cambiando, me lo sentivo.. C’era quella strana sensazione che mi accompagnava da ormai qualche giorno, mi sentivo strana, più felice. Sicuramente c’entravano qualcosa quei quattro musicisti strampalati.. A cui piano piano, sentivo di affezionarmi. Facevo bene? D’altronde loro erano superstar, la loro vita era imprevedibile. Decisi di non pensarci, non avevo voglia di farmi le trippe mentali in quel momento. Stavo bene, ero serena e senza pensieri brutti.. Perché rovinarmi il buon’umore?

Senza nemmeno accorgermene scivolai fra le braccia di Morfeo e dormii come un angioletto tutta la notte senza mai svegliarmi.

 

“Ale.. Ale” Mugugnai qualcosa di incomprensibile, e ancora stesa dal sonno cercai di aprire le palpebre, comprendoni gli occhi con una mano, visto che avevo dimenticato la finestra aperta e la luce filtrava luminosa e prepotente.

Quando riuscii ad abituarmi alla luce del giorno aprii gli occhi e mi ritrovai gli occhi enormi di Edoardo scrutarmi curiosi, mi stava dando piccole spinte sul braccio.

“Ciao piccolo..” Farfugliai con la bocca ancora impastata.

“Ale, vieni a vedere i puffi?” Sorrisi davanti alla sua espressione buffa e speranzosa che comparì sul suo visetto pallido. Gli arruffai i capelli e mi tirai a sedere.

“Certo, tu intanto vai e aspettami sul divano. Mi cambio e poi arrivo!”

Lo sentii ridacchiare e correre al piano di sotto sgambettando giù per le scale. Mi alzai e andai in bagno.

Quando uscii, lavata e pettinata, mi svestii mettendomi su una vecchia tuta consumata ma comodissima. Scesi le scale e come prevedevo mio fratello era seduto davanti alla televisione ad aspettarmi. Mi avvicinai sedendomi al suo fianco, lui  mi guardò sorridente e cambio canale, sintonizzandosi sui puffi.

Sentii Edo canticchiare la sigla e mi venne da sorridere. Lui aveva imparato presto il tedesco, essendo nato in Germania, l’italiano lo masticava piuttosto bene, visto che in casa sentiva parlare praticamente solo quello.

Tra me ed Ary c’era una cosa strana, a volte parlavamo in tedesco, altre volte in italiano, dipendeva dalle giornate!

Finì la canzoncina e Edoardo batté le mani entusiasta. Mi faceva sciogliere il cuore ogni volta che lo guardavo. Lui ed Ary erano le cose più importanti per me.. Le persone per cui avrei dato la vita!

Non guardai nemmeno un secondo del cartone animato preferito di mio fratello, troppo presa dai miei pensieri, che quel giorno affollavano la mia mente più del solito.

All’ora di pranzo mangiai al volo un toast, poi mi rifugiai in camera mia : dovevo decidere che cosa mettermi.

Mi vergognai da sola per quel pensiero, ero una che non si faceva mai problemi per come appariva.. Non impiegavo mai troppo a vestirmi, prendevo quello che capitava e a me andava bene così.

Quella volta però, non so perché, era diverso. Voleva essere bella per una volta. Volevo sentirmi bella.

Presi un paio di pantaloni neri con i bordi bianchi e le tasche borchiate. Poi optai per la miglior maglia che avevo : Bianca con delle scritte verdi qua e la, decisamente un paio di taglie in più rispetto alla  mia.

Ricordavo bene il giorno in cui avevo preso quella maglietta. Ero con Ary in un negozio del centro, noi avevamo sempre odiato fare shopping, quel giorno però ci siamo innamorate di quella maglia, passando davanti alla vetrina. Ne avevamo prese due uguali, lei però ce l’aveva verde a scritte bianche. Bellissima.

Andai davanti allo specchio che c’era nel bagno comunicante alla mia stanza e sorrisi alla mia immagine riflessa.. Mi guardai il viso, così bianco e scavato. Presi la matita nera, un oggetto che non avevo quasi mai usato in vita mia. La guardai indecisa: Metterla o non metterla?. Scossi la testa e l’avvicinai agli occhi, passandoci una leggera linea al di sotto.

Chiusi il tappo e sorrisi soddisfatta.

Il campanello al piano di sotto mi fece sussultare, afferrai velocemente la mia tracolla e mi catapultai giù per le scale, arrivando in tempo alla porta. Prima che mia madre potesse precedermi.

“Mamma io esco con Ary! Ci vediamo stasera!”

“Va bene tesoro! A dopo!”

Aprii la porta, vidi Tom e lo spinsi fuori dal cancello.

“Ehi calma, cos’è tutta sta fretta?” Alzai lo sguardo e incrociai i miei occhi con i suoi. Era davvero bellissimo.

“Niente, ho detto a mia mamma che esco con Ary.” Scossi la testa tentando di riprendere almeno un minimo del mio autocontrollo.

“Ah già che sei piccolina!” Ridacchiò avviandosi verso la macchina.

“Non cominciare, d’accordo?” sbuffai salendo su quella specie di carro armato.

“D’accordo, d’accordo!” Rise alzando le mani davanti al petto.

“Però, ti tratti bene!” Esclamai guardandomi intorno. Era un’auto stupenda, una cadillac se non mi sbagliavo.

“Diciamo che mi piace essere comodo” Mi guardo malizioso lanciando un’occhiata piuttosto eloquente ai sedili posteriori. Guardai dietro e mi rigirai subito, sentendo una sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco. Stronzo.

“Allora perché non girare su un letto con le ruote?” Inarcai un sopracciglio mascherando alla perfezione il mio stato d’animo in quel momento. Avrei voluto prendere a pugni quella faccia di bronzo che si ritrovava! Che nervi!

Mi girai a guardare fuori dal finestrino, era una bella giornata: soleggiata e senza l’ombra di una nuvola. Era dentro di me che si stava scatenando una tempesta!

“Perché ti sei truccata? Stai meglio senza, sei più bella. Semplice e naturale” Accidenti lo sapevo!

“Amen.”

“Ehi, come mai sei tornata acida?” Perché tu sei uno stronzo arrapato!

“Siamo arrivati.” Borbottai evitando di rispondere. Lui sbuffò e parcheggiò davanti alla villetta di Ary.

“Scendo io, tu aspetta in macchina.”

Percorsi il vialetto e arrivai davanti alla porta, suonai il campanello aspettando che qualcuno venisse ad aprire.

La porta si aprì e mi si presentò davanti una Ary con la faccia accesa di rabbia, mi fece un debole sorriso, segno che era felice di vedermi. Ma ritornò subito nera. Ci mancava solo la nuvoletta di pioggia con i fulmini sopra alla sua testa ed eravamo a posto!

E ora che è successo?

 

 

Mah.. Cosa sarà successo?
Lo scoprirete nella prossima puntata XD ( Aria sei la mia cavigliera *-* )
Per ora ringraziamo calorosamente:

HeyJoe : Immensamente felici che ti sia piaciuto *-* Grazie!

Piera: L’ho già detto che ti adoro? Beh, ti adoro XD Avere tra le lettrici una come te è assai gratificante u.u Continua a seguirci. Baciii ^___^

Layla the punkprincess : Povera Ale, deve trattare con uno come Tom, mica niente XD Per la mamma di Ary, beh.. Lo scoprirete presto u.u Alla prossima, grazieee!

Gemi_Black : Eccola, la nostra prediletta xD L’hai capito? Menomale! XD Sei un genietto mica male eh XD.  Grazie per le tue recensioni che non mancano mai e che ci fanno sempre sorridere. Sei una lettrice unica, ossì u.u

XxxX_Ice Angel_XxxX : Ebbene Georg è un playboy nato, si mia cara u.u Tom vabbè, è un caso a parte XD
Ti informo che siamo molto offese del fatto che non ti ricordi più il sospetto, molto.. Molto offese u.u RICORDATELOOOO XD La curiosità ci divora -.-“
Per il resto grazie davvero della tua costante presenza, baci alla prossima *-*

 

Un grazie immensamente grande anche a tutti gli altri, siete speciali anche voi *___*

E poi vorrei dire ad Aria che le voglio un bene dell’anima e che se ne dubita la strozzo con le mie stesse mani u.u Sei la cavigliera più preziosa che io possa possedere, questo te lo devi ricordare XD E no, non mi stai sotto i piedi, mavvààà!
Diciamo che tu e Wiggi siete a pari merito, per ora u.u (Ovviamente scherzo -.- )
LUV YA *-*

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Capitolo 16
*** Iniziare con il piede sbagliato e finire... ***


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Capitolo 17
*** Sensi di colpa ***


Ciao a tuttiiii *____*
Insomma, buon anno ragazzi! Siamo passati di categoria, siamo nel 2010, emozionante no? XD
Per inaugurare il nuovo anno, sperando che sia migliore del precedente, un novo capitolo di questa storia che vi piace tanto *Egocentricaaaaaa* XD
Speriamo vi piaccia, si entra un po’ di più nel vivo. Ussì ^__^
Ci sentiamo a fondo pagina!

 

DIACIASSETTESIMO CAPITOLO (ALE) Sensi di colpa

 

Eravamo alla Universal da qualche minuto e i ragazzi avevano già cominciato a registrare.

Ary mi aveva appena raccontato di sua madre, che suo papà era andato a prenderla all’aeroporto e l’aveva portata a casa loro. Non ci potevo credere. Dopo tutti i casini che aveva combinato aveva ancora il coraggio di aiutarla? Quell’uomo doveva essere proprio innamorato.

Immaginavo bene come poteva sentirsi Ary in quel momento.. E solo il fatto che avesse accettato la situazione senza fare troppe scenate le rendeva onore. Io, al suo posto, avrei tirato giù tutti i santi del cielo e avrei distrutto la casa. Non ce l’avrei mai fatta a mandar giù senza fiatare, ma si sapeva.. Lei era sempre stata forte, non la abbatteva niente. Niente.

Ero da sola davanti alla vetrata dalla quale potevo vedere i Tokio Hotel suonare, mentre Ary era uscita fuori a prendere una boccata d’aria, avrei davvero voluto aiutarla in qualche modo. Ma non potevo proprio fare nulla, solo starle vicina, come avevo sempre fatto. Di certo non sarei potuta piombare a casa sua e obbligare Fabio a cacciare la sua ex moglie di casa! Anche se l’idea era alquanto allettante.

Ero talmente persa nei miei pensieri che non mi accorsi di tre figure intorno a me che mi scrutavano curiosi, con la testa inclinata di lato.

“Ehi, ma stai bene?” Sentii domandarmi da Bill.

“Eh? Ah si, si tutto a posto!” Gli sorrisi poi guardai alle sue spalle, dove c’erano Gustav e Tom.

“Ma, dov’è Georg?” Domandai aggrottando le sopracciglia

“E’ andato a cercare Ary!” Rispose Gustav. “Ma sono già una decina di minuti.. Magari ci conviene andarli a ripescare.”

Mi alzai dalla sedia su cui ero comodamente svaccate e uscii dalla piccola stanza, trovandomi nel corridoio e cominciando a camminare.

“Stai andando dalla parte sbagliata” Mi sussurrò una voce calda e suadente all’orecchio, rabbrividii e mi voltai lentamente, trovando Tom che mi guardava dal suo metro e ottanta.

“Ehm..” Balbettai qualcosa ma sotto il suo sguardo mi era difficile anche ragionare!

“Cosa faresti senza di me, piccola!” Ridacchiò dandomi una spinta sulla schiena e facendomi prendere la strada giusta.

Per arrivare nel cortile dovevamo attraversare tutto l’edificio e scendere pure le scale! Mi domandai come cavolo aveva fatto Ary a non perdersi in quel labirinto!

Camminavo fianco a fianco con Tom, Gustav e Bill poco più avanti di noi. Inevitabilmente mi ritrovai a ripensare a quel bacio, il bacio che mi aveva dato davanti a casa mia. Quel bacio che non aspettato, ma eppure così voluto. Ricordavo bene le emozioni che avevo provato sotto il suo tocco..le sue lievi carezze sulla mia guancia. E le sue labbra, così calde e morbide.. Mi facevano salire il sangue al cervello.

Forse spettava a me intavolare questo argomento, insomma.. Non volevo andasse dimenticato, e lui sembrava non fare proprio nulla per ricordarlo. Il primo passo toccava a me.

“Senti..” Cominciai, lui subito si girò verso di me sorridendomi “Insomma.. L’altro giorno, davanti casa mia.. Ecco..” Mi torturavo le mani e in quel momento mi sentii così pateticamente stupida, da vergognarmi per me stessa.

“Si?” Inarcò un sopracciglio. Maledetto! Lui aveva capito quello che volevo dirgli, ma evidentemente gli piaceva vedermi in difficoltà!

“Il..il bacio” Mi schiarii la voce diventando improvvisamente paonazza, che vergogna mio dio!

“Oh quello..” Disse senza troppo interesse. Mi lasciò perplessa, dopotutto era stato lui a baciare me!

“Si beh ecco.. Che voleva dire?”

“In che senso?”

“Cosa stava a significare.. Quel bacio?” Ripetei la domanda, possibile che non capisse? Non ci voleva mica tanto!

“Niente, mi andava” Mi bloccai all’inizio della rampa di scale, lui andò qualche passo più avanti, poi si accorse della mia assenza e si fermò girandosi verso di me.

“Ma, che risposta è?!” Strillai in preda ad una crisi isterica. Insomma, prima mi baciava e poi mi diceva che lo aveva fatto così, perché gli andava? Stupido!

“Beh..” Si passò una mano dietro al collo sorridendo imbarazzato “Ecco.. Volevo baciarti, insomma. Già quella sera al fan party lo avrei fatto. Ma non è andata come speravo” Fece una faccetta buffa e a me venne da sorridere, ricordavo bene la pizza in faccia che gli avevo tirato!

“Ma, insomma..” Tentai di replicare ma lui non me lo permise, avvicinandosi.

“Senti Ale, quel bacio io mi sentivo di dartelo e te l’ho dato..”

Sentii le mie gambe cedere sotto il mio peso, e mi ci volle una buona dose di controllo per rimettermi in equilibrio.

“Non, non capisco Tom.”

“Tu mi piaci tanto, d’accordo?”

“Ah si?” Oddio, avevo sentito bene? Io gli piacevo sul serio?

“Ehm..Si.” Si avevo sentito bene!

“E io dovrei crederti? Cos’ho di speciale, ma mi hai vista bene?” Mi guardai da capo a piedi e lui mi prese il viso con una mano sfiorandomi il mento.

“Che cos’hai che non va, scusa?”

“Insomma, sono un maschiaccio. Ho i capelli di un colore indefinito, sempre disordinati, mi vesto come capita.. Non sono proprio una che fa interessare i ragazzi” Sospirai alzando il mio sguardo su di lui, perdendomi nel colore dei suoi occhi, così dolci e caldi..

“Sei bellissima invece, e dico sul serio. Non so come mai, ma mi piaci davvero Ale, solo che..”

“Solo che?” Aggrottai le sopracciglia non capendo dove voleva arrivare.

“Solo che io non sono tipo per le cose troppo serie e impegnative, te ne sarai accorta..”

“Si, direi di si.” Abbassai lo sguardo. Lo sapevo che era completamente inutile farsi i viaggi mentali dopo quello stupidissimo bacio. Mi ero illusa e basta.

Ma d’altronde, nemmeno io sarei stata capace di sostenere una relazione seria.

“Quindi, a te sta bene così?”

“Così come?” Perché era così criptico? Non riuscivo mai a capire quello che voleva dirmi!

“Insomma, non essere proprio ragazzo e ragazza. Ma un ragazzo e una ragazza che si.. Frequentano?”

Ci riflettei su un attimo, insomma.. Forse era la soluzione migliore, una storiella estiva non aveva mai fatto male a nessuno.

“Beh.. Può darsi” Annuii ancora poco convinta. Lui sorrise e mi passò un braccio intorno alla vita cominciando a correre. Affrettai il passo seguendolo e raggiungendo così Bill e Gustav che ormai erano davanti alla porta del giardino.

“Ehi, eccovi qua! David..Ops” Bill sorrise portandosi una mano davanti alla bocca. Guardai davanti a me e vidi Georg e Ary vicinissimi. Mi girai e notai due espressioni strane sulle facce di Gustav e Tom, mi ero persa qualcosa?

“David cosa?” Domandò Georg allontanandosi da Ary

“Ha detto di tornare dentro”

“Ok.”

Si alzò e si allontanò rientrando seguito dagli altri.

“Piccola ci aspettate qui? Finiamo in un attimo e poi andiamo a bere qualcosa” Gli sorrisi annuendo e baciandomi una guancia scappò dentro all’edificio.

Mi catapultai da Ary con un sorriso smagliante chiedendole cosa fosse successo.

“Dimmelo, dimmelo, dimmelo!” Saltellai come una bambina prendendole entrambe le mani

“Ci siamo baciati.” Si! Era proprio questo quello che voleva sentire!

“Io e Georg ci siamo baciati!” Ripeté alzando la voce di qualche ottava, come se avesse realizzato quello che era successo solo dicendolo a voce alta.

Sentii il mio corpo venire invaso da una gioia smisurata per la mia migliore amica. Era stata una brutta giornata fino ad ora, ma questo non poteva che renderla meravigliosa!

Le mancavano solo gli occhi a cuoricino ed era a posto!

“Tu e Tom invece?” Mi domandò quando si fu calmata un po’. Io mi fermai sedendomi di fianco a lei.

“Beh, il succo del discorso e che siamo ‘frequentanti’ adesso” Alzai il viso al cielo sorridendo appena.

“E a te sta bene così? Insomma, non state insieme giusto?”

“No, ma a me sta bene così. Davvero” Mi voltai a guardarla accennando un sorriso.

“Allora sono contenta per te, ma stai attenta Ale. Non vorrei mai che tu soffrissi a causa sua.”

“Lo farò stai tranquilla!” Ridacchiai abbracciandola di lato.

“Piuttosto, hai fatto caso alle facce di Gustav e Tom quando mi hanno vista con Georg?” Si rabbuiò facendomi notare quel particolare. Allora non ero stata l’unica a notarle!

“Si, in effetti.”

“Secondo te cosa stanno a significare?”

“Non lo so Ary, magari non se l’aspettavano e basta”

Non fece in tempo a replicare che i ragazzi uscirono dalla Universal sorridendoci, feci segno ad Ary che ne avremmo parlato dopo e lei mi fece l’occhiolino annuendo.

“Ehi, ti sono mancato?” Tom mi abbracciò allacciandomi le mani sulla schiena e guardandomi con quel suo sorriso sbilenco. Roteai gli occhi al cielo sbuffando divertita.

“Ragazzi, andiamo al Melody?” Domandò Gustav attirando l’attenzione di tutti. Noi acconsentimmo subito, dopotutto non me l’ero goduto a fondo quel bar, mi sarebbe piaciuto ritornarci!

Per arrivare al locale fummo costretti a prendere due macchine, quella di Tom e quella di Georg. Io e Bill salimmo sulla cadillac, Ary e Gustav invece montarono con il bassista.

“Allacciati la cintura Bill” Disse Tom al gemello

“No Tomi, mi stringe la pancia, poi mi fa male!”

“La multa però la prendo io. Allacciati la cintura!”

“No!”

“Bill non fare il bambino ti prego!”

Ridacchiai sinceramente divertita, poi mi avvicinai ai sedili anteriori, dove erano seduti i due gemello e mi accostai di fianco a Bill.

“Ehi, pensa se Tom va a sbattere contro qualcosa. Vuoi rischiare di rovinare il tuo bel viso?”

“Sai, credo che potrei sopportare un po’ di mal di pancia!” Esclamò allungando la cintura e allacciandola.

“Perché non ascolti me ma lei si?” Esclamò Tom guardandomi esterrefatto.

Ridacchiai guardando fuori dal finestrino. Era strana tutta quella situazione con Tom, non potevo fare a meno di pensarci.. Cosa mi sarei dovuta aspettare? Non volevo ragionarci troppo su, come avrebbe detto Ary in quel momento :”Vivi il secondo!”

E lo avrei fatto.

 

Arrivammo al Melody nel giro di una ventina di minuti, era bello come me lo ricordavo!

Mi sedetti in mezzo a Bill e Tom con davanti gli altri tre, ovviamente ordinai il mio solito gin tonic e Ary il suo bacardi alla pesca, che arrivarono in pochissimo tempo, e sembrarono più buoni dell’ultima volta!

“Allora, vi siamo piaciuti oggi?” Domandò Bill battendo le mani entusiasta, sentivo di affezionarmi sempre di più a lui, era tenerissimo a volte.

“Si Bill, siete stati spettacolari.. Come sempre!” Cinguettò Ary guardandolo, ma rigirandosi subito verso Georg sorridendogli.

“Che sonno..” Sbadigliai stropicciandomi gli occhi.. Oh no!

“Cazzo! La matita, me n’ero dimenticata!” Strillai guardandomi le mani sporche di nero.

Tom mi guardò in faccia e poi scoppiò a ridere “Sembri un panda!” Tentò di dire fra una risata e l’altra. Mi imbronciai incrociando le braccia al petto.

“No piccola, non fare l’offesa. Sei bella anche in versione panda!” Mi girai trovandolo vicinissimo, mi avvicinai di più a mia volte e gli schioccai un bacio a fior di labbra sotto lo sguardo sorpreso di tutti i presenti, eccetto Ary, che sorrise felice.

L’espressione buffa di Tom mi fece scappare un risolino divertito. Era sorpreso, ma era anche contento e mi passò una mano tra i capelli.

“Oh ma che dolce che sei Tom!” Disse Gustav storpiando la voce, beccandosi un tovagliolo in faccia.

“Eh piantala!” Si difese Tom a braccia conserte.

“Ale, se vuoi io ho lo struccante per occhi super delicato!” Esultò Bill sorridendomi.

“Davvero? Mi daresti una mano? Sai non sono molto pratica..”

“No, non lo è per niente!” Ridacchiò Ary, beccandosi una linguaccia da parte mia.

“Certo, vieni andiamo in bagno!”

Lo seguii scendendo le scale che portavano alla toilette.

“Bill tranquillo, entro io in quello dei maschi!”

Entrammo nel bagno e lui appoggio il suo astuccio dei trucchi sul lavandino, mi guardai allo specchio e mi spaventai da sola! Ero orribile, sembravo davvero un panda! Però i panda erano così carini..

“Allora tu e Tomi..” Mi lanciò uno sguardo eloquente lasciandomi intendere il resto della frase.

“Beh no, ci frequentiamo ecco tutto. Niente di serio.” Sorrisi guardandolo versare un po’ di crema bianca su un batuffolo di cotone.

Lui annuì rimanendo in silenzio. Ripensai alle reazione di suo fratello e Gustav alla vista di Georg e Ary così vicini, forse dovevo saperne di più..

“Bill senti, tu hai idea del perché Tom e Gustav abbiano fatto quelle facce strane quando abbiamo sorpreso Ary e Georg fuori dalla Universal?”

Lo sentii deglutire mentre mi passava lo struccante sotto gli occhi, sfiorandomi con le sue mani delicate e leggere. Quasi non le sentivo, doveva esserci proprio abituato.

“Beh ecco.. E’ complicato” Mormorò concentrato, stringendo di più gli occhi, evitando il mio sguardo.

“Vuoi spiegarmelo?” Gli sorrisi incoraggiante mentre lui buttò il cotone nel cestino, richiuse il suo beauty case e si fermò a fissarmi.

“Georg ha la ragazza.” Sentii il mondo crollarmi sulle spalle, non potevo credere alle mie orecchie, eppure avevo sentito perfettamente!

“Come..Come dici scusa? Ma ha baciato Ary prima!” Ero esterrefatta! Ma allora era proprio uno stronzo! Poi si lamentavano di Tom! In quel momento avrei solo voluto tornare di sopra e prenderlo a calci nel fondoschiena!

Ma ripensai ad Ary, così euforica per quello che era successo.. E mi sentii una merda, io sapevo tutto e lei invece non sapeva proprio niente. Cosa dovevo fare? Lasciarla felice ad annegare nella sua ignoranza, o dirle tutto e vederla soffrire?

“Per questo io sono felice! Jasmin non mi è mai stata simpatica, per niente. Ary invece si! Tom e Gustav invece sono sempre andati d’accordo con quella li. Per me è odiosa!”

Non sapevo che rispondere, quel piastrato di sopra avrebbe finito col far soffrire la mia migliore amica, la persona più importante della mia vita.. E io che potevo evitarlo, non avevo la minima idea di che cosa fare!

“Bill, cosa devo fare io adesso?” Domandai con gli occhi lucidi.

Lui scosse la testa “Non piangere” Mi sussurrò prima di abbracciarmi forte. “Fai quello che ritieni più giusto. So che prenderai la decisione più sensata, ora torniamo di sopra o si preoccupano” Ridacchiò, ma io non avevo la minima voglia di sorridere. Non so come avrei fatto a guardare in faccia Ary. Mi sentivo una traditrice, mi sentivo sporca.

Arrivammo al nostro tavolino e Ary strillò ridacchiando “Però, ce ne avete messo di tempo!” Io la guardai di sfuggita annuendo, facendo un debole.. Debolissimo sorriso. Infatti la vidi un po’ perplessa. Scusa Ary.

“Come mai  ci avete impiegato così tanto?” Mi chiese Tom una volta che gli altri tornarono a chiacchierare tra loro.

“Bill..Bill mi ha detto di Jasmin” Mormorai con lo sguardo basso e gli occhi tristi.

“Oh Ale, mi dispiace.. So che per te ora deve essere difficile” Mi abbracciò e io affondai il viso nell’incavatura della sua spalla, sospirando e annusando il suo profumo così dolce.

Non dissi niente, rimasi il silenzio per il resto del pomeriggio, quando arrivammo alle macchine le disposizioni erano come quelle iniziale.

“Ale, vieni da me dopo cena?” Mi chiese Ary con un sorriso.

No, non era il caso. Preferivo evitarla, almeno per quella sera..Non avrei retto il suo sguardo.

“No Ary, non sto tanto bene, preferisco rimanere a casa. Ti chiamo io.” Sorrisi di sfuggita e mi rintanai in macchina, sotto lo sguardo triste della mia migliore amica, che entro nell’auto di Georg senza fiatare e con gli occhi bassi.

In macchina regnò il silenzio, per tutto il tragitto. Nessuno parlava.

Io dal canto mio rimasi a guardare fuori dal finestrino, lasciandomi scappare una lacrima amara che bruciò più di tutte quelle versate in vita mia. Ero di fronte ad un bivio e non sapevo che strada intraprendere, non sapevo quale era quella giusta e quale quella sbagliata.

La macchina frenò di colpo, mi guardai intorno disorientata e notai che eravamo già arrivati a casa mia.

“Aspetta che scendo.” Mi disse Tom.

“Ciao Ale, ci vediamo presto!” Mi salutò Bill.

“Ciao Bill..” Sussurrai dandogli un bacio sulla guancia e scendendo, raggiungendo Tom.

“Stai tranquilla piccola, si aggiusterà tutto.” Mi soffiò in un orecchio.

“Lo spero” Risposi con la voce strozzata. Si avvicinò a me e mi baciò, stavolta fu un bacio vero. Un bacio stupendo, meraviglioso. Che mi fece sentire tremendamente in colpa.. Perché io ero felice, Ary lo sarebbe stata ancora per poco.

Si staccò e mi fece un buffetto sulla guancia, risalendo in macchina.

Entrai in casa, salutando distrattamente mia mamma e vedendo che Edoardo dormiva pacifico sul divano, con la televisione ancora accesa. Salii svogliatamente le scale ed entrai nella mia stanza chiudendomi la porta alle spalle, con un rumore sordo.

Mi lasciai cadere a peso morto sul letto e sospirai, portandomi le mani alle tempie. Cosa dovevo fare? Cosa?! Mi vibrò una tasca.. qualcuno mi stava chiamando, sfilai il cellulare dai pantaloni e guardai lo schermo.

Ary.

Perdonami amica mia..

***

Povera Ale ç__ç  Che situazione bruttina, eh?
Testa di cavolo di un bassista .__. Speriamo che le cose si aggiustino! Si aggiusteranno? Mah.. u.u xD
Piccola Ary *.* Lei si sta innamorandoooo XD
E quei due casi persi di Ale e Tom? Sono “Frequentanti” adesso xDD, vedremo come andrà a finire anche con loro.. Mah, chi lo sa u__u

Per ora un grosso ringraziamento a :

layla the punkprincess : Non deve essere facile no -.- Però a fine capitolo ha ricevuto la sua ricompensa e la cosa, credimi, è piaciuta molto pure a lei XD Grazie mille! *__*

SuperEle46 : Oooohhh una nuova lettrice *__* Benvenuta! Siamo onorate che questa storia ti piaccia e, soprattutto u.u, che ti piaccia il personaggio di Ale (Muahauaha XD) Ary è affascinante, ooohh si! Con questo capitolo abbiamo saziato la tua curiosità a proposito delle facce scettiche di Tom e Gustav e della gioia da parte di Bill xD Ce lo vedo a saltellare e fare scenette isteriche parlando di matrimoni XD Graaaaazie di aver sprecato un po’ del tuo tempo per noi! Un bacio *.*

Funny_lady_ : Waaaa che bella recensioncinaaa *__* Graaaazie tantissimo! Baciiii! ^__^

Piera : Uaaa grazie mille mollissime XD

Listing : Eccola la prediletta *__* Nooo, chi ti odia?! Noi NO, categoricamente NO u.u
Anche a te piacciono Ary e Georg? Waaa, anche io li adoro *.*. Ma Georg è un gentiluomo, non avrebbe mai osato dippiù u.u Grazie anche a te Geminoid xDD E tanti tantissimi auguriiii!

XxxX_Ice Angel_XxxX : Anche io purtroppo ho la testiera malandata, e ogni volta mi tocca ricontrollare cento volte quello che scrivo perché spesso alcune lettere non compaiono u.u Ad ogni modo XD Anche ad Ale piace prendere a pugni Tom, fidati xD
Povero il papà di Ary, lui è solo innamorato alla follia della sua ex moglie, riaccoglierla in casa è stata una cosa quasi scontata per lui.. E Davide, povera stellina.. Si vedrà u.u
Riguardo al rapporto tra me e la vera Ary, beh.. La faccenda si complica XD Non so se tu sai, ma io e lei abitiamo distanti -.- Io a Treviso, lei a Milano.. Ma per la mia enorme fortuna io sono una milanese purosangue, e tutti i parenti li ho li, quindi ci vado spesso u.u La settimana scorsa, dopo mesi e mesi di chiacchierate in msn, io e Ary ci siamo viste *__* E tu non sai come mi sono sentitaaa *Q*
Comunque, che ti posso dire.. Quello che scrivo su di lei nella fic lo penso sul serio, la nostra unica sfortuna è abitare così lontane e non poterci vedere come la Ale e la Ary della storia. Ma il bene che le voglio va oltre i 300 km che ci dividono, ci puoi scommettere le mutande XD
Grazie della recensione! *-*

Ringraziamento anche tutti quelli che non recensiscono ma seguono regolarmente questa storia! Un bacio a tutti, Ale&Ary *-*

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Capitolo 18
*** AA ***


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Capitolo 19
*** Tutto è male quel che finisce male! ***


DICIANNOVESIMO CAPITOLO (ALE)  Tutto è male quel che finisce male!

 

Ary aveva appena finito di fare il suo tatuaggio, mi aveva tenuto la mano tutto il tempo, lamentandosi di tanto in tanto. Le bruciava un po’ ma mi disse che non era insopportabile il dolore.

Mi alzai dalla sedia su cui ero seduta e mi accomodai sulla poltrona su cui invece bisognava sedersi per farsi tatuare. Chiamai tutti intorno a me, volevo compagnia!

Presi il braccio di Ary stringendolo appena, vedendola sorridermi incoraggiante. Mi rilassai e vidi il tatuatore avvicinarsi con un mega siringone in mano.

“E.. Quello? Me lo devi conficcare nel collo?” Deglutii allargandomi il colletto della maglia.

“Come pensi di farlo se no il tatuaggio?” Sorrise beffardo Tom pizzicandomi un fianco. Mi coprii il viso con le mani e poi sospirai, dando il via libera al tatuatore.

Fu atroce, mi avvinghiai al braccio di Ary, che mi guardava inerme, mentre io urlavo e ridevo tra le lacrime, cercando di stare il più ferma possibile. Avevo dietro di me Tom che mi teneva ferme le spalle, e Gustav che mi stringeva le gambe, altrimenti sarebbe arrivato un calcio a qualcuno.

“Sei proprio una bambina!” Mi prese in giro Tom ridacchiando. Anche se avrei tanto voluto tirargli un pugno o per lo meno ribattere, non ne fui capace. Quell’ago conficcato nella pelle me lo impediva, accidenti che dolore!

“Ahia Ale, me lo stai massacrando questo povero braccio! Non passa più sangue! Prendi quello di Tom!” Urlò Ary ad un certo punto. Povera, la stavo stritolando davvero!

“No, ci tengo al mio braccio! Come faccio a suonare poi?!” Oh di quello si preoccupava lui?! Io stavo soffrendo con un ago nella carne e quelli pensavano alle loro povere braccia!

“Oh, ma grazie ragazzi!” Tentai di dire scoppiando a ridere, afferrando la prima mano che trovai nel mio campo visivo : quella di Bill, che mi sorrise incoraggiante senza lamentarsi, seppure gliela stessi torturando.

Ci misi il doppio del tempo per finire il tatuaggio, rispetto ad Ary. Chissà perché!

Pagammo e uscimmo dal negozio cominciando a guardarci, orgogliose di noi.

“E’ per sempre Ary, eh!” Dissi a mezza voce e con gli occhi terribilmente lucidi

“Lo so!” Mi rispose abbracciandomi. La strinsi forte più felice che mai, sentendo un lieve bruciore sotto l’orecchio.

“Beh, ha fatto tanto male, ma almeno ne è valsa la pena!” Esclamai tutta felice cominciando a saltellare come una bambina!

“Sono davvero belli ragazze!” Esclamò Georg andando a cingere i fianchi di Ary con un braccio. Lo fulminai con lo sguardo desiderando di prenderlo per quei suoi capelli super piastrati e trascinarlo a spasso sull’asfalto. Guardai il viso radioso della mia migliore amica e una fitta mi colpì dritta sul petto.

Sentii la mano calda di qualcuno posarsi sulla mia spalla, mi girai e trovai un Gustav serio a fissarmi. Lui sapeva che io sapevo e voleva essere certo che andasse tutto bene. Gli sorrisi debolmente annuendo, facendogli capire che era tutto ok, almeno per ora.

Avrei tanto voluto mettermi ad urlare in quel momento, saltare e strapparmi i capelli come una pazza, dicendo tutto ad Ary. Ma lei era così felice, poi ora che avevamo fatto il nostro tatuaggio. Come potevo distruggere tutto così?

“Piccola è tutto a posto?” Mi sussurrò la voce calda di Tom all’orecchio. Riguardai Ary e Georg parlare sottovoce sorridendosi e mi venne da piangere.

“No, non è tutto a posto.” Mormorai voltandomi e dirigendomi verso la cadillac. Lui rimase li, con la mia migliore amica e quel piastrato che cominciavo a detestare, tentando forse di spiegare la mia reazione e quella “fuga” improvvisa.

Salii sui sedili posteriori della macchina e incrociai le braccia al petto, guardando fuori dal finestrino il tramonto, riusciva sempre a rasserenarmi. Non si sa perché.

“Ale, stai bene?” Bill. Il dolce e tenero Bill che sentivo di adorare giorno dopo giorno. Si sedette di fianco a me e mi cinse le spalle facendomi appoggiare a lui.

“No..” Sussurrai con la voce strozzata. Iniziai a piangere silenziosamente, così che la Ale dura e forte se ne andasse a puttane, lasciando lo spazio alla vera me. Quella fragile e sensibile. Chissà per quale assurdo motivo con lui mi venne naturale, mi aprii a Bill senza vergogna, senza timore. Senza paura di venire giudicata. Avevo solo bisogno di piangere e lo stavo facendo, con uno spettatore comprensivo e silenzioso.. Ciò di cui avevo bisogno.

Qualche secondo dopo sentii lo sportello aprirsi e richiudersi, segno che Tom era arrivato. Mi asciugai velocemente le lacrime dagli occhi tirando su col naso, guardando Bill che mi sorrideva. Dio come amavo il suo sorriso.

“Mangiate da noi questa sera, poi andiamo in un pub.” Disse Tom allacciandosi la cintura di sicurezza. “Non dovevi scappare così, Ary ci è rimasta male.” Continuò poi.

“E non credi che anche io stia male?!” Sbottai arrabbiata. Ero la sua migliore amica e stavo contribuendo in parte a farla soffrire. Come potevo sentirmi io?!

“Tom, basta. Guida e stai zitto.” La voce ferma di Bill bloccò la risposta che stava per uscire dalle labbra di Tom. Li vidi scambiarsi un lungo ed intenso sguardo dallo specchietto retrovisore, poi Tom sbuffò concentrandosi sulla strada.

Arrivammo all’appartamento dei Tokio Hotel in poco tempo,anche se a me sembrò infinito, era proprio sopra lo studio di registrazione. Tanto per essere comodi.

Scesi dalla macchina e presi il braccio di Bill, trascinandolo davanti al portone del condominio, senza aspettare nessuno.

“Ale, non devi fare così.. Rischi di peggiorare la situazione.” Mi disse quando fummo abbastanza lontani da non essere sentiti.

“Tu cosa faresti al posto mio?” Domandai retoricamente con un filo di voce. Sospirò e tirò fuori le chiavi dalla tasca dei suoi pantaloni, aprì e mi fece entrare prima di lui, lasciando la porta aperta anche per gli altri.

Una bella giornata stava finendo miseramente. La situazione con Ary era pessima, e il bello era che lei neppure lo sapeva! Ero arrabbiata con Tom, perché come al solito non riusciva a cucirsi quella boccaccia, sparando sentenze senza sapere le cose. Georg, bah. Era tanto se lo salutavo ancora!

“Allora, ti piace?” Bill spalancò le braccia mostrandomi l’interno del loro appartamento, non mi ero accorta nemmeno di esserci arrivata la dentro! Era carino, molto spazioso!

C’era un grande divano bianco in pelle con davanti un televisore al plasma, circa quarantadue pollici.. A occhio. Comunicante con il salotto c’era una cucina immensa con un tavolo rettangolare per otto persone.

“Si, è molto bello!” Mi girai a sorridergli “Bill.. Io vorrei ringraziarti, mi stai vicino ora che ho bisogno di aiuto.. Davvero, grazie.” Sorrisi impacciata e con un pizzico di vergogna.

“Oh Ale” Unì le braccia al petto e fece qualche passo verso di me avvolgendomi con le sue braccia esili ed ossute ma comunque forti e protettive.

In quel momento dalla porta entrò Tom, seguito da Gustav e da Georg che abbracciava una Ary un po’ triste e con gli occhi lucidi. Non sai quanto mi dispiace Ary..

Mi scostai da Bill abbassando lo sguardo. “Ale possiamo parlare?” Sentii la voce nasale della mia migliore amica rivolgersi a me. Aveva pianto! Aveva pianto e la colpa era mia! Stupida, stupida, stupida!

La vidi andare a sedersi sul divano gigante e aspettarmi, mossi qualche passo verso di lei ma un braccio mi bloccò. “Scusa per prima, avevi ragione..” Si scusò Tom, gli sorrisi baciandolo delicata sulle labbra, per poi sedermi accanto ad Ary.

“Perché ti stai comportando così?” Aveva gli occhi bassi, non mi guardava in faccia.. E questo era successo pochissime altre volte nella storia della nostra amicizia.

“Così..Come?” Domandai abbassando a mia volta lo sguardo.

“Ale.. Così!” Allargò le braccia sottolineando l’evidenza, cosa che mi fece ancora più male.

“Scusa Ary è che.. Sono un po’ nervosa.” Patetica scusa.

“Sento che non mi stai dicendo la verità” Per la prima volta alzò gli occhi fissandoli nei miei, mi fece congelare sul posto. Il suo sguardo era spento, segno del fatto che lei aveva capito che le stavo nascondendo qualcosa. Lo aveva capito e per questo stava male, ma io non riuscivo a dirle una cosa così importante e così orribile, non ce l’avrei mai fatta a vederla distruggersi davanti ai miei occhi.

“Credimi Ary, è così..” Le sorrisi abbracciandola, tentando di essere il più convincente possibile. Ricambiò la stretta incerta e tirò un sospiro.

“Mi sa che tocca a noi cucinare stasera!” Ridacchiò tirando su col naso

“Lo penso anche io!” Risi stringendola di più a me.

“Bene ragazze! Ora che avete fatto la pace, al lavoro!” Esclamò Gustav lanciandoci due grembiulini da cucina.

“Ahahah, sembri il signor Bruno!” Lo presi in giro legandomi il fiocco del grembiule dietro alla schiena, subito imitata da Ary. Mentre andavo in cucina venni fermata da Bill, che mi fece una carezza sul viso mimando con le labbra un “Andrà tutto bene”, sotto lo sguardo un po’ scocciato di Tom che sbuffò subito.

“E a me? Niente coccole?” Berciò guardandomi storto.

“Arrivo Tomi!” Gridò Bill andandogli incontro.

“Non parlo con te!” Lo bloccò a metà strada, alzando una mano davanti al suo petto  in segno di “Stop”.

“Ahahah  gelosone!” Lo presi in giro avvicinandomi a lui e abbracciandolo, dandogli un bacio sulla guancia. Mi strinse più forte appoggiando la sua fronte alla mia.

“Non è colpa mia se mio fratello cerca di sedurre la mia Ale!”

“Ehi non è vero!” Strillò Bill stringendo i pugni e battendo un piede a terra come un bambino piccolo, sparendo dietro una porta.. Lasciandomi sola con Tom. Lo aveva fatto apposta, ne ero certa.

“La tua Ale?” Domandai a voce bassa, quasi impercettibile.

“Si, mia.” Mi sfiorò il naso con il suo e mi baciò a stampo una, due.. Tre volte.

“ALE TI MUOVI?!” Ary. La solita che deve interrompere i momenti più belli!

“SI ARRIVO!” Gridai scocciata, tornando a guardare negli occhi Tom. Gli sorrisi prendendolo per la nuca e avvicinandolo regalandogli un ultimo bacio, per poi raggiungere Ary in cucina, dove la trovai a trafficare con pentole, pentolini e padelle.

“Direi che se facciamo una pasta al sugo è più che sufficiente!” Esclamò giù stufa della cucina. Ridacchiai e annuii, prendendo il concentrato di pomodoro e cominciando a darmi da fare.

 

“Ah, che bella mangiata! Complimenti ragazze!” Esclamò Gustav massaggiandosi la pancia, seguito a ruota dagli altri tre.

“Mi fa piacere che vi sia piaciuta!” Trillò Ary al settimo cielo. Georg le sorrise accarezzandole il braccio. Mi venne il voltastomaco, era una persona davvero pessima. Aveva la ragazza per Dio! Perché doveva illuderne un’altra?! A maggior ragione se l’altra era la mia migliore amica! Mi irrigidii serrando la mascella e stringendo i pugni tanto da far diventare le nocche bianche. Sentii una mano, da sotto il tavolo, cercare e stringere la mia, mi girai e trovai Tom al mio fianco che mi guardava dispiaciuto, tentando di infondermi forza e coraggio.

“State pure tranquilli, sparecchio io!” Esclamai tirando fuori il miglior sorriso falso del mio repertorio.

“Ti do una mano” Disse Tom prendendo i piatti che rimanevano e portandoli sul ripiano della cucina, insieme a quelli che avevo preso io.

“Come stai?” Mi chiese cominciando ad infilare i piatti nella lavastoviglie.

“Bene.” Risposi imitandolo.

“Mi dispiace per questa situazione, spero che Georg tiri fuori presto le palle e le racconti tutta la verità” Sospirò

“Lo spero anche io” Dissi infilando l’ultimo piatto per poi sedermi vicino al davanzale della finestra e perdermi a guardare il tramonto che ormai stava finendo.

Non ce la meritavamo proprio un po’ di tranquillità? Doveva sempre succedere qualcosa di spiacevole per portarci via il buonumore e complicarci le cose. Avevamo superato troppe cose nella nostra vita, ma evidentemente ancora non era abbastanza.

“Dai piccola, non fare così..” Si chinò sedendosi di fianco a me stringendomi tra le braccia e baciandomi i capelli. Affondai il viso nel suo petto e sospirai facendomi invadere dal suo profumo dolce e rassicurante. Mi allontanai quel poco che mi concesse di baciarlo sulle labbra, lo sentii socchiudere le sue tanto da lasciarmi accentuare quel bacio che mi trasportò, facendomi dimenticare per un solo attimo di tutte le mie preoccupazione, dei miei cattivi pensieri.

“Ragazz.. Oh, ho interrotto qualcosa?” Gustav irruppe nella cucina, facendoci allontanare istintivamente e girarci a guardarlo.

“Tranquillo Gustav, avevi bisogno?” Domandai in un sorriso

“Beh, noi pensavamo di andare al pub adesso, voi che ne dite?”

“Perfetto!” Esclamò Tom anche per me, alzandosi. Lo seguii tornando in salotto dove tutti erano in piedi pronti per uscire.

“Io direi di andare al Basic, per voi va bene?” Ci chiese Bill stiracchiandosi, eravamo tutti d’accordo, così uscimmo e Tom chiuse a chiave l’appartamento.

Mentre scendevamo le scale per raggiungere la macchina, Tom mi prese la mano intrecciando le mie dita con le sue. A quel piccolo e innocente contatto sobbalzai, sentendo mille farfalle prendere il volo nel mio stomaco, cominciando a muoversi di qua e di la.

Salii in macchina, come sempre nei sedili posteriori, e aspettai che Tom mettesse in moto. Girò la chiave e fece retromarcia, uscendo in strada seguito dalla Mini di Ary, dietro di noi.

“Com’è questo Basic?” Domandai pimpante ai due gemelli davanti a me.

“E’ una figata, c’è tantissima bella musica, e tre piani bar dove puoi bere roba buonissima! Per non parlare dell’impianto luci! Una favola, vero Tomi?”

“Si, è bellissimo, sono sicuro che ti piacerà!” Mi lanciò uno sguardo penetrante dallo specchietto, al quale arrossii vistosamente, per fortuna che nessuno lo notò.

Passai il resto del tragitto in silenzio, sentendo in lontananza i soliti battibecchi tra Bill e Tom per una cosa o per un’altra. Per il finestrino troppo abbassato, per la musica troppo alta.. Per cavolate, fondamentalmente. Ma cavolate che mi facevano sentire nel posto giusto al momento giusto. Che mi facevano sentire a casa. Mi girai perdendo lo sguardo fuori dal finestrino, dove il tramonto ormai stava morendo, lasciando spazio alla notte.

Pensai alla mia vita adesso, con Tom.. Con Bill.. Gustav.. e Georg, quel nome mi faceva montare una rabbia assurda, e il brutto è che dovevo tenermela tutta dentro, quella rabbia. Non potevo esternarla, non potevo parlarne con lei, Ary, l’unica con cui riuscissi veramente a confidarmi, a sfogarmi e a liberarmi dai brutti pensieri. Ero nel pallone, non sapevo più dove cavolo sbattere la testa.

“Ehi Ale, sveglia! Siamo arrivati!” Mi destai dai miei pensieri e mi guardai intorno spaesata. Eravamo in un grande parcheggio..Più in la c’era un edificio tutto illuminato dal quale usciva della musica a tutto volume. Bel posto, dovevo ammetterlo.

Mi voltai guardando davanti a me e c’erano Bill e Tom che mi guardavano entrambi con un sopracciglio alzato. Solo in quel momento presi coscienza della strabiliante somiglianza che c’era fra i due.

“Sapete che siete proprio uguali?”

“Ma va? Hai scoperto l’acqua calda!” Ridacchiò Bill prendendomi in giro, aprendo lo sportello e uscendo all’aperto.

“Ferma li!” Mi bloccò Tom, prima ancora che potessi avvicinare la mano alla maniglia della portiera. Lo ascoltai alzando le braccia davanti al petto.

Lo vidi scendere dalla macchina e aprirmi la porta, con un espressione fiera e cavalleresca in viso. Scesi accettando la mano che mi aveva porto e, appena fuori, lanciai uno sguardo a Bill. Arrivati al limite scoppiammo a ridere piegandoci in due e tenendoci la pancia. Sotto lo sguardo di un Tom offeso e scioccato.

“Io..Io volevo fare il carino!” Esclamò puntandomi un dito contro.

“Oddio Tomi! Ahahha.. Sei.. ahahah. Tomi sei stato esilarante! Ahahaha!” Tentò di dire Bill fra le risate, mentre io mi asciugai le lacrime scese dal troppo ridere.

“Zitto mostriciattolo!” Berciò Tom riducendo gli occhi a due fessure contro il gemello, per poi rivolgersi a me e additandomi con fare minaccioso. “E tu.. Tu sei.. Una strega!” Incrociò le braccia al petto e si girò dall’altra parte, facendo l’offeso.

“Oh Tom, ma io lo apprezzo, anche se eri un po’ ridicolo. Lo apprezzo sul serio!” Gli sorrisi andandogli vicino e solleticandogli il collo. Appoggiai la mia testa sulla sua spalla e lo abbracciai di lato. Dopo qualche secondo in cui fece ancora il sostenuto, lo sentii sciogliersi e ricambiare la stretta, lasciandomi teneri baci tra i capelli.

“Ok ho capito, io vado dagli altri!” Ridacchiò Bill schizzando da Gustav, Georg ed Ary, che erano appena scesi dalla macchina.

Io e Tom rimanemmo ancora qualche secondo abbracciati, ascoltando l’uno il silenzio dell’altra, mentre lui ondeggiava cullandomi tra le sue braccia. Mi sentivo in paradiso, ogni volta mi sentivo così con lui.. E il perché ancora non ero riuscita a spiegarmelo.

“Sai, mi piace baciarti e sentire il tuo piercing.” Mormorò a bassa voce spostandomi due ciocche di capelli rosso/viola che mi erano cadute sul viso.

“Ah si?” Non gli lasciai il tempo di rispondere che lo presi per la nuca e lo attirai a me, baciandolo come non avevo mai fatto fino ad ora. Cercandolo, trovandolo, catturandolo. Assaporai quelle labbra magnifiche e pensai che non mi sarei mai stufata di farlo, perché ogni volta c’era qualcosa di nuovo, un sentimento in più, un emozione da aggiungere alle altre. Se qualcuno lassù mi sente, che mi regali una vita sempre così. Con lui.

“Muovetevi voi due!” Sentii la voce di Georg in lontananza chiamarci, facendoci segno di raggiungerli. Repressi un ringhio di disapprovazione e mi allontanai leggermente da Tom. Lo presi per mano e insieme a lui mi avvicinai all’entrata del locale.

Fortunatamente non ci fu bisogno di fare la fila, bastò mostrare un documento ai buttafuori e i Tokio Hotel con le loro “accompagnatrici” ebbero il libero accesso alla saletta vip.

La sala delle celebrità era piccola, appartata e molto, molto graziosa. Con tre o quattro divanetti bianchi in pelle e i rispettivi tavolini di vetro.

“Ragazzi, vado a ordinare, cosa volete?” Domandai a tutti.

“Io una birra!” Esclamò Georg. Te la tiro in testa la birra.

“Anche io!” Si unì Gustav.

“Idem!” Un’altra per Bill!

“Perfetto, allora tre birre e un bacardi alla pesca!” Incontrai lo sguardo di Ary e la vidi sorridere, ricambiai perdendomi in quel sorriso che tanto amavo.

“Io vengo con te!” Mi si avvicinò Tom, io annuii e mi avviai seguita da lui.

Stavamo per arrivare ad uno dei tre lunghi banconi del pub quando..

“Tom!” Sentii una voce odiosamente stridula chiamarlo, mi voltai e vidi una ragazza, più o meno dell’età di Ary, forse un paio d’anni in più, avvicinarsi a noi.

“Ciao.. Jasmin!” Deglutì Tom. Al suono di quel nome mi si bloccò il respiro. Mi girai di scatto verso Tom e lo guardai terrorizzata, pietrificata sul posto.

“Ale, vai dagli altri.. In qualche modo fai che Georg lo sappia. Sbrigati! O qui è la fine!” Mi sussurrò non facendosi sentire dall’arpia che si stava piano, piano avvicinando sempre di più.

Come una scheggia schizzai verso la sala vip. Mi ci fiondai dentro con il fiatone.

Cazzo, questa non ci voleva.

 

 

Ahi, ahi, ahi.. Sembra che la serata non stia andando troppo bene per i nostri amici, chissà che cosa si inventeranno adesso! Vi che dite? xD
Per ora ringraziamo di cuore:

babakaulitz : Ohhh ma noi ti ringraziamo dal più profondo della nostra anima per i tuoi complimenti così teneri *__*.. Speriamo davvero che Tom non faccia soffrire Ale, ma è un po’ idiota a volte, quindi non aspettiamoci grandi cose.. Chi lo sa XD Parlando di Georg, anche io credo che Ale debba confessare tutto ad Ary, o si prevedono litigi burrascosi.. Mah, staremo a vedere cosa hanno intenzione di combinare i nostri protagonisti! (: Grazie mille per la tua recensione! Un bacio!

I dream you : Grazie mille! ^_____^

Layla the punkprincess : Chissà quando Georg si deciderà a confessare, sempre che lo farà..Mah u.u Grazie mille!

Funny_lady_ : Oddio che recensione chilometricaaaa XD Grazieeeee! Davvero grazie mille, i tuoi commenti ci lasciano sempre un sorriso. Continua a seguirci, un bacione!

SuperEle46 : Già, Ale che trema prima di fare il tatuaggio. Ero esattamente così quando sono andata a fare il piercing XD”Ma fa tanto male?” “Quanto dura?” “Ma poi si gonfia?”  Il tizio del negozio non mi sopportava più, non vedeva l’ora di sbattermi fuori a calci XD Santo Andrea u.u
Parlando del capitolo, che è meglio XD Tu pensi che Ary perdonerà la mamma? Uhm.. Non lo so. Boh, staremo a vedere XD Un bacio e grazie, grazie mille!

XxxX_Ice_Angel_XxxX : E’ bellissimo si picchiare Tom, secondo me *____*  Grazie di cuore per il tuo tempo sprecato a scriverci una recensioncina, lo apprezziamo assai XD Baci!

 

Per concludere ringraziamo, ovviamente, anche tutti quelli che hanno messo questa fanfiction tra i preferiti e le seguite, e tutti voi che leggete senza commentare, noi lo sappiamo che in fondo la vostra è solo e soltanto timidezza u.u

Bene, basta XD

Alla prossima! Un abbraccio a tutti, Ale&Ary ^__^

PS: Dimenticavamo una cosa xD Questa, è la foto simbolo di questa ff, creata da noi apposta per voi *-* Speriamo vivamente che vi piaccia!!

=> Incastrate

Fateci sapere che cosa ne pensate, mi raccomando! *-*

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Capitolo 20
*** Essere stupidi è all'ordine del giorno! ***


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Capitolo 21
*** Una serata movimentata ***


Scusateci infinitamente per il ritardo! Ma se dovete lapidare qualcuno lapidate me (Ale), Ary non c’entra niente! Uccidetemi pure -.-
Ci sono stati parecchi casini, sapete? Tanto per dirvene uno, EFP mi ha bloccato  l’account XD Non sto qui a spiegare i perché e i per come, sappiate solamente che sono innocente -.- Ma per mia enorme sfortuna non ho prove che lo evidenzino. Che ci volete fare, così è la vita. Eccoci comunque di nuovo qui, con un capitolo pronto per voi. Speriamo vi piaccia, fatevi sentire!
Buona lettura, Ale&Ary

 

VENTUNESIMO CAPITOLO (ALE) Una serata movimentata

 

Entrai nella saletta vip come una scheggia, ansimando con il fiatone per la corsa a perdifiato che avevo fatto su per le scale. Mi trovai gli sguardi allibiti di tutti puntati addosso, dovevo sembrare una che aveva appena visto un fantasma. Non un fantasma, molto peggio.

“Ehm.. Ahm..” Balbettai cercando di trovare le parole giuste, torturandomi le mani in preda al nervosismo.

“Tutto bene?” Mi chiese Gustav corrugando la fronte preoccupato.

“Ehm.. Sno!” Ma quanto sei cretina.

“Che vuol dire sno, scusa?” Mi chiese Bill accigliandosi.

“Georg!” La mia voce uscì terribilmente stridula, me la schiarii tentando di ritornare se non normale quasi, poi continuai. “Vieni con me un attimo! Tom ti deve dire una cosa!” Inventai la scusa più stupida che mi venne in mente in quel momento.

“Eh?”

“Muoviti!” Lo fulminai con gli occhi,  infatti lui si alzò e mi seguì fuori dalla saletta, sotto lo sguardo di una Ary confusa e scocciata. Lo presi per il braccio e lo trascinai giù al piano bar.

Prima di avvicinarci a Tom e a Jasmin mi fermai, guardandolo dritto negli occhi con uno sguardo penetrante.

“Stammi a sentire! Tu non sai che io so. Beh, io so! E ora lei è qui e Ary non lo sa, e non lo deve sapere, perché se lo sa.. Oddio non voglio nemmeno sapere cosa potrebbe succedere se lei sapesse..” Mi portai una mano sul viso, quando lo guardai vidi che aveva entrambe le sopracciglia inarcate e mi stava fissando confuso, probabilmente non aveva capito un cavolo di quello che gli avevo detto.

“Jasmin è qui!” Riassunsi il tutto scandendo bene le parole. Georg cambiò improvvisamente espressione, diventò pallido come un lenzuolo. Ti sta bene razza di idiota!

“Oh cazzo! Che faccio adesso?!” Strillò più a se stesso che a me.

“Vedi di liquidarla in qualche modo! Ora andiamo, Tom è li con lei.. Al bancone del bar!”

Ci dirigemmo camminando frettolosamente, e quando arrivammo Tom mi guardò sollevato tirando un sospiro di sollievo, Jasmin invece si illuminò appena vide Georg al mio fianco. Si fiondò addosso a lui e gli schioccò un sonoro bacio sulle labbra, al quale lui rispose meno convinto e con molto meno entusiasmo.

“Non hai risposto alle mie chiamate Goghi” Cinguettò lei sbattendo le ciglia più volte civettuosamente. Come diavolo lo ha chiamato?! Puah!

Mi avvicinai a Tom e lui mi abbracciò accarezzandomi un fianco. Questa mi stava già sulle palle!

“E’ una serata con i ragazzi Jasmin” borbottò Georg.

“E quella?” Gli chiese facendo un cenno del capo indicando me.

“Ale, grazie.” Le sibilai con gli occhi che ormai erano chiusi a fessura.

“Oh, è uguale” Sventolò per aria una mano smaltata di rosa, che schifo! “Perchè lei è qui con voi, allora?” Continuò con la sua vocetta stridula che ormai detestavo.

“Lei è un caso a parte è.. Lei è.. mia cugina!” Sua che..?!

“Tua cugina?” Alzò un sopracciglio guardandomi scettica. Io sorrisi annuendo, mentre in realtà avrei solo voluto nascondermi dietro all’enorme maglia di Tom.

“Si! Di secondo grado, è venuta in vacanza dalla capitale, sai..” Stava sudando freddo, povero Georg, quasi mi faceva pena. Quasi.

“Certo.. Beh, ora sono qui, non sei contento?” Gli preso un braccio stritolandolo, mentre Georg mi lanciò uno sguardo implorante. Che voleva da me? Che lo aiutassi pure?

“Veramente.. Jasmin. Oggi sarebbe il mio compleanno, e tu non sei invitata. Mi dispiace” Lei si bloccò a fissarmi negli occhi, gelida.

“Io voglio stare con il mio ragazzo, non sarai di certo tu a impedirmelo, ragazzina.”Mi si avvicinò pericolosamente, sentii Tom al mio fianco irrigidirsi e stringermi di più a lui, guardandola male. Lei gli lanciò un’occhiata fugace e si allontanò leggermente.

“Non fare l’antipatica Jasmin, Ale ha ragione, è il suo compleanno e io devo stare con lei e i ragazzi.” Deglutì guardandola, lei ricambio lo sguardo oltraggiata e con una punta di stizza, dopo di che si girò nuovamente verso me e Tom, per poi girare i tacchi e dirigersi all’uscita sculettando e atteggiandosi.

Tirammo tre sospiri di sollievo guardandoci a turno negli occhi.

“Tu!” Puntai un dito contro Georg fissandolo truce. “Fai soffrire la mia migliore amica e io ti taglio il bagaglio di famiglia, quant’è vero che mi chiamo Alessandra Simeoni!” Strillai lanciando uno sguardo eloquente ai ‘piani bassi’ “Vedi di vuotare il sacco presto con lei, sono stata chiara?!” Continuai alzando sempre di più la voce.

“Ehm.. si” Annuì passandosi una mano dietro al collo, mentre sentii di fianco a me Tom ridacchiare divertito.

“Dai andiamo..” Sospirai girandomi a prendere le ordinazioni in un vassoio, che nel frattempo ci avevano portato.

“Sei stata geniale prima” Mi sussurrò Tom ad un orecchio baciandomi delicato sul collo. Sentii una scarica elettrica percorrermi la colonna vertebrale, mentre piccoli brividi mi pervasero la schiena, non era possibile, non poteva essere possibile che lui avesse quell’effetto su di me!

“Grazie..” Riuscii a dire solo questo, prima di baciarlo a stampo sulle labbra.

Entrammo nella saletta trovando i ragazzi ancora seduti, Ary aveva uno strano sguardo in viso.

“Tornati!” Esclamò Tom mostrando le birre e posandole sul tavolino di vetro davanti a noi.

“Però, ci avete messo tanto!” Ci guardò Ary mentre Georg andava a risedersi vicino a lei.

“Si, c’era un po’ di coda!” Ridacchiai nervosa porgendole il suo bacardi alla pesca. La vidi prendere subito un lungo sorso.

“Uhm… Chi era la ragazza che hai salutato?”Chiese poi girandosi verso Georg.

Per poco il poveretto non si strozzò con la birra, rischiando di sputarla di fuori, io mi scambia uno sguardo preoccupato con Tom al mio fianco, Bill fece un sorrisetto compiaciuto e divertito, mentre Gustav sembrò non rimanere scalfito, mantenendo la sua maschera indifferente e disinteressata.

“Chi?” Chiese Georg nel panico più totale, sgranando gli occhi.

“La ragazza che hai salutato al bar. Sai, sono andata in bagno e l’ho vista.” Rispose Ary prendendo un altro lungo sorso di bacardi, con gli occhi sempre fissi in quelli di Georg.

“Oh, ehm… una mia… vecchia amica.” Balbettò grattandosi i capelli sulla nuca.

“Capisco..” Disse Ary sorridendo, un sorriso strano però. Diverso dagli altri, me ne accorsi subito. Corrugai la fronte, ero sicurissima che non si fosse bevuta quella stupidissima scusa di Georg.

Sentii una vibrazione nella mia tasca, sobbalzai sfilando i cellulare dai pantaloni e controllando chi fosse a chiamarmi guardando lo schermo illuminato.

“Ary.. Perché tuo padre mi chiama?” Chiesi confusa.

La vidi sospirare e portarsi una mano sulla fronte. “Non gli rispondere” Mi disse.

“Come? Non posso non rispondergli, dai!”

“Non farlo, te lo dico io!”

“Ma cosa.. Mi spieghi?”

“Si, a te devo spiegarti il mondo quando tu non mi spieghi mai un cazzo. Io me ne vado. Ciao.” Si alzò e si diresse verso le scale, fermandosi con una mano appoggiata al corrimano e girando appena la testa, senza guardarmi. Aveva gli occhi tremendamente lucidi.

“Scusami.” Sussurrò prima di cominciare a correre verso l’uscita.

Rimasi paralizzata sul posto, scioccata soprattutto da quell’ ultima parola, non era lei a doversi scusare, ero io.. E lei non ne sapeva nemmeno il motivo. Mi sentivo malissimo, non le avevo mai mentito così tanto e per così a lungo!

Improvvisamente mi ricordai di avere ancora il telefono vibrante tra le mani, lo portai all’orecchio attivando la comunicazione, incerta.

“Pronto, Fabio?”

“Ciao Ale, no sono Davide!”

“Ciao Dave, come mai questa chiamata? E’ successo qualcosa?” Chiesi preoccupata.

“No tranquilla, non è successo niente.” Fece una breve pausa. “ Solo che prima papà ha chiamato Ary e hanno discusso così lei gli ha sbattuto il telefono in faccia.. Ora sta fuori di se, è meglio se avvisi mia sorella di tornare immediatamente a casa  o nostro padre sbrocca!” Disse tutto d’un fiato, tanto che faticai a capire tutto quello che mi disse.

“Abbiamo litigato, credo. Comunque adesso la vado a cercare e l’avviso, tranquillo.”

“Avete litigato? Perché? E lei dov’è adesso?”

“Troppo complicato Dave, lei è scappata fuori dal locale.. Ora vado a cercarla poi torniamo a casa, va bene?”

“Va bene, mi raccomando fate pace!”

“Certo, ciao Dave!”

“Ciao pazza!” Pazza. Mi chiamava sempre così, affettuosamente, certo. Chiusi la chiamata e rimasi qualche secondo a fissare il cellulare.

“Ale, tutto bene?” Bill mi appoggiò una mano sulla spalla, sorridendo.

“Si, credo.. Devo.. Devo andare a cercarla” Sussurrai rimettendomi il cellulare in tasca.

“Vengo con te!” Georg si alzò dal divanetto bianco muovendo qualche passo verso di me.

“Fermo.” Portai una mano avanti al petto, bloccandolo a metà strada. “Tu non vai proprio da nessuna parte! Tutto questo è successo per colpa tua! Se ora io continuo a litigare con Ary è colpa tua! Se lei soffrirà sarà colpa tua! IO vado a cercarla! TU te ne stai li seduto buono e zitto!”

Si risedette borbottando qualcosa e incrociando le braccia al petto, mentre Gustav mi guardava mordicchiandosi un sorriso che stava per nascere sulle sue labbra. Senza farsi notare mi alzò i pollici e mi fece l’occhiolino, per poi tornare a bere la sua birra rilassato.

“Piccola..” Mi chiamò Tom prendendomi un fianco. Lo guardai nei suoi occhi, perdendomi per qualche istante, ma tornando subito in me. Dovevo pensare solo ad Ary in quel momento.

“Tom, io vado a cercarla.. Poi puoi riaccompagnarmi a casa?” Gli chiesi con gli occhi lucidi.

“Certo, sicura che non vuoi che venga con te?”

“Meglio di no, è una cosa che dobbiamo risolvere noi due” Sussurrai avvicinandomi a baciandolo a fior di labbra. Lui sorrise annuendo e mi accarezzò uno zigomo con il dorso della mano.

“A tra poco ragazzi!” Salutai tutti sventolando una mano nella loro direzione e mi fiondai giù per le scale. Mi guardai intorno, al bancone del bar, nella pista da ballo.. Magari era rimasta dentro al pub, ma di lei non c’era nemmeno l’ombra : Era davvero uscita.

Uscii fuori, nel parcheggio, sentendo l’aria fresca della sera solleticarmi la faccia.. Corsi fino al punto in cui avevo visto Ary parcheggiare, ma il posto era vuoto.. Quindi i casi erano due : Uno, Ary se n’era andata a casa. Due, aveva spostato la macchina da qualche altra parte.

La seconda era la più plausibile, dato che con la sua auto doveva accompagnare a casa Georg e Gustav. Non li avrebbe mai piantati li da soli, soprattutto il suo bel bassista piastrato e traditore!

Mi incamminai, perlustrando tutto il perimetro del parcheggio, stringendomi tra le braccia. Accidenti, dove si era cacciata! Doveva proprio imbucarsi eh? Camminai forse per un quarto d’ora, quando sentii della musica in lontananza, e non era quella proveniente da dentro il Basic. Cominciai a correre seguendo le note di quella canzone che doveva essere una dei Paramore, una delle preferite da Ary, fra l’altro. Ero sempre più sicura di averla trovata.

Mi fermai solo quando vidi la piccola Mini di Ary ferma in un angolino nascosto dai cespugli, si era nascosta bene. Mi avvicinai tentennando, e notai Ary appoggiata al sedile, con gli occhi chiusi e una lacrima che le rigava il viso. Non sopportavo proprio di vederla in quello stato, soprattutto se la causa ero io!

Arrivai davanti alla macchina e mi fermai, indecisa su cosa fare, poi aprii lo sportello ed entrai dalla parte del passeggero. Ary mi aveva sentita sicuramente, ma non aveva aperto gli occhi ed era rimasta ferma immobile senza fiatare o muovere un muscolo.

Conoscevo bene quella canzone, cominciai a cantare, a mezza voce.

How can I decide what’s right                                        
When you’re clouding up my mind?                              
I can’t win                                                                              
You’re losing sight                                                          
All the time                                                                      

Not gonna ever own what’s mine                                    
When you’re always taking sides                                     
But you won’t take away my pride                                   
No, not this time                                                                
Not this time                                                                     

How did we get here?                                                        
I used to know you so well                                                
How did we get here?                                                       

Mi bloccai, sentendo un’altra voce oltre alla mia, aprii gli occhi e vidi che anche Ary aveva riaperto i suoi, sorrisi sentendola cantare al posto mio.

The truth is hiding in your eyes                                        
And it’s hanging on your tongue                                       
Just boiling in my blood                                                    
But you think that I can’t see                                             
What kind of man that you are                                              
If you’re a man at all                                                         
Well, I will figure this one out                                          
On my own                                                                        
(I’m screaming, “I love you so”)                                      
On my own                                                                        
(My thoughts you can’t decode)                                        

How did we get here?                                                        
I used to know you so well, yeah                                       
How did we get here?                                                            
Well, I think I know                                                            

Ridendo mi unii alla sua voce e cominciammo a cantare insieme la fine di quella canzone che sembrava adatta al momento che stavamo passando. Cantammo forte, a squarciagola, e non ci importava che qualcuno potesse sentirci, stonate come due campane  rotte!

Do you see what we’ve done?                                           
We’ve gone and made such fools                                                                        
Of ourselves                                                                        
We’ve gone and made such fools                                                           
Of ourselves                                                                        

How did we get here?                                                               
I used to know you so well, yeah                                       
How did we get here?                                                        
Well, I used to know you so well                                      
I think I know                                                                     
I think I know                                                                     

There is something I see in you                                         
It might kill me                                                                 
I want it to be true                                                             

La canzone finì e le ultime note vibrarono nell’aria disperdendosi. Ary sorrise e spense la radio, allungando un braccio verso l’apparecchio, poi tornò a guardarmi fissa negli occhi. La guardai intensamente anche io, quasi con la paura che quel semplice contatto visivo potesse finire. Rimasi a guardarla non sapendo cosa dire, con che parole giustificare il mio comportamento sempre più pessimo. Rimasi in silenzio e basta, conscia del fatto che non esistevano spiegazioni per quello che le stavo facendo.

Rimanemmo zitte, nessuna delle due in grado di sciogliere quell’abbraccio che si era creato così d’impulso tra di noi, semplicemente stavamo bene li dov’eravamo l’una tra le braccia dell’altra.

“Mi dispiace Ary..” Spezzai il silenzio con la voce rotta, non volevo piangere. Non davanti a lei, o ero sicura che si sarebbe sentita in colpa.

“Io voglio solo la verità Ale..” Sussurrò ancora stretta nel mio abbraccio. Mi scostai di pochissimo, quel tanto che mi permetteva di guardarla negli occhi.

“Allora, è vero Ary, c’è qualcosa di strano che io so ma che tu non sai” Feci un respiro profondo “Però non è molto importante e presto lo saprai anche tu, me lo auguro. Quindi devi star tranquilla e calma nel tuo non sapere. Mentre io mi arrovello il cervello nel mio sapere. Ma non ti preoccupare, presto sapremo tutti! E così saremo felici e contenti. D’accordo?”

Il silenzio che piombò nell’abitacolo fu quasi impressionante, mancavano i grilli di sottofondo come nei cartoni animati ed era perfetto!

Lo sguardo di Ary era scioccato e confuso. Come avevo così tanta difficoltà nel farmi capire quella sera?!

Mi schiaffai una mano in faccia senza un’apparente motivo e tirai un respiro profondo “Mi dispiace Ary, è tutto quello che ti posso dire per ora, devi solo fidarti di me. Ti fidi di me?” Le chiesi sorridendo appena.

“Si Ale, lo sai che di te mi fido ciecamente.. So che non faresti mai niente per ferirmi” Mi presi a pugni mentalmente, allora ci si metteva d’impegno per farmi venire i sensi di colpa! Tentai di sorridere sinceramente, anche se il mio sorriso somigliò tremendamente ad una smorfia.

“Ah, prima ho risposto a tuo padre, ma era tuo fratello a chiamarmi!”

“E che ha detto?”

“In poche parole tranquilla, ci vengo al tuo funerale!” Ridacchiai guadagnandomi una spinta da parte sua.

“Ah. Ah. Ah. Non è divertente. E’ così tanto arrabbiato?” Mi domandò mordendosi il labbro inferiore.

“Da quello che ho capito si. E ti conviene tornare a casa immediatamente!”

“Allora andiamo a recuperare i ragazzi va!” Sospirò e scendemmo dalla macchina, rientrando nel locale.

 

***

 

Eravamo in macchina diretti verso casa mia, avevo già salutato Ary, che aveva fatto una strada diversa per accompagnare Georg e Gustav. Io ero in macchina con Tom e Bill.

Avevamo chiacchierato un po’, avevo raccontato loro di quello che era successo con Ary poco prima.. Bill era al settimo cielo solo all’idea che lei avrebbe potuto prendere il posto di Jasmin, sinceramente anche io lo ero. Ma non ero molto sicura che Ary avrebbe accettato allegramente di cominciare una storia con Georg.. Dopo il male che lui le avrebbe inevitabilmente inflitto. Conoscevo abbastanza Ary per dire che, se ipoteticamente, lo avesse  perdonato.. Non gliel’avrebbe fatta passare liscia e per lui sarebbe stato molto difficile farsi perdonare. Ary sapeva essere molto vendicativa e rancorosa a volte.

“Arrivati..” Annunciò Tom slacciandosi la cintura. Slacciai anche la mia e mi sporsi sui sedili davanti, lasciando un bacio sulla guancia a Bill, che mi sorrise facendomi un buffetto sulla testa. Ridacchiai e scesi dalla macchina, dove trovai già Tom di fronte a me con le braccia aperte nella mia direzione. Gli andai vicino e lo abbracciai, appoggiando il mento sul suo petto e alzando il capo guardandolo negli occhi. Cavolo se era alto!

“Allora piccola, divertita stasera? Nonostante tutto...”

“Si, sono stata bene, nonostante tutto!” Ridacchiai baciandolo a stampo, ma lui si impadronì della mia bocca e mi baciò con più passione, con più desiderio. Mi lasciai cullare da quel bacio improvviso e quasi mi parve di galleggiare a mezz’aria, mi mancava la terra sotto i piedi ed era una sensazione favolosa.

Le sue mani grandi e forti si intrecciarono tra i miei capelli mentre le mie erano una sul suo petto e l’altra dietro al suo collo che lo teneva ancorato a me, sempre più vicino.

Si scostò baciandomi la guancia, il naso, la fronte. Per poi tornare sulle mie labbra e baciarle piano una serie di volte.

Presi a giocherellare con una delle sue treccine nere e lo guardai sorridendo mentre lui mi abbracciava stretto baciandomi i capelli.

“Ci sentiamo domani, magari usciamo un po’.”

“Va bene Tom, a domani!” Lo baciai un ultima volta poi gridai un “CIAO BILL!” e sparii all’interno della mia casa.

Che serata movimentata.

 

***


Tadàààààn xD
Allora, non ci dilunghiamo troppo in discorsi inutili. La canzone inserita nel capitolo è “Decode” dei Paramore *-*

Ringraziamo infinitissimamente :

I dream you : Questi schizzi da serial killer? xD La birra con tutto il bicchiere! Oddio ahahah XD Poi si vede la forma del boccale di birra nello stomaco del povero Georg, come nei cartoni animati XDD
E  Tom e Ale sono dolci, si *-* Grazie per la recensione, un bacio!

Layla the punkprincess : Mi hanno ridato l’account, hai visto? Sono così felice! *-* Ebbene, Georg è così bugiardo, purtroppo -.- Speriamo che vuoti presto il sacco, sto mascalzone u.u Grazie per il commento Layla! Un bacio, alla prossima!

SuperEle46 : Grazie carissima per il commento *-* Eccoti un nuovo capitolo, speriamo ti sia piaciuto come gli altri! Un abbraccio!

Gemi_Black : Ovviamente non poteva mancare la nostra Geminoid *Q* Tu si che ci dai soddisfazione ogni volta u.u Grazie mille per il tuo perenne sostegno! Ti amiamo assai XD Baci!

Funny_lady_ : Il tuo poema poemoso non poteva non esserci. Graaazie cara per le tue recensioni dantesche, ti abbiamo già detto che ci rendono orgogliose? *-* Seguici sempre, mi raccomando. Un bacio gigante!

XxxX_Ice Angel_XxxX : Meglio tardi che mai *-* Grazie per il commento, ci fa sempre un enorme piacere. Comunque no, mi spiace deluderti ma Georg e Jasmin non si sono ancora lasciati purtroppo -.- Chissà SE lo faranno in seguito. Mmmh, mah u.u Continua a leggere per scoprirlo XD Un bacio!

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Capitolo 22
*** FidaCHE?! ***


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Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

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Capitolo 23
*** Il piano diabolico ***


Buonasera ragazzuole belle *Q*
Siamo al ventitreesimo capitolo, siete contente? Questo è uno dei preferiti miei e di Ary, quindi speriamo possa piacere anche a voi tanto quanto piace a noi u.u

Non vi rubiamo altro tempo, leggeteeee ^_________^
Tanto ci si vede a fondo pagina xD

 

VENTITREESIMO CAPITOLO (ALE) Il piano diabolico

 

La discussione con Ary in msn era stata pesante, avevo trattenuto a stento le lacrime. Mi ero sentita dare della falsa, quando per tutto il tempo avevo cercato di proteggerla e di farla soffrire il meno possibile, inutilmente, perché ora ci stava peggio. Forse però era quello che sembravo, una falsa, stando zitta e non dicendole nulla, sapendo una cosa così brutta.

L’importante era che avessimo fatto pace, chiarendo tutto. Si era fiondata in camera mia come un tornado travolgendomi in quello che doveva essere un abbraccio, quasi non mi soffocava!

“Allora, lo vuoi sentire il mio piano?” Mi domandò con un sorrisetto stampato in faccia, mentre si sedeva mollemente sul mio letto.. Spostando i fogli sparsi che c’erano sopra.

“Ahm.. Che piano?” Domandai inarcando un sopracciglio, vagamente preoccupata.

“Quello che ho in mente per farla pagare a Georg!” Schioccò la lingua chiudendo gli occhi.

Ridacchiai piano, dovevo aspettarmelo da lei e dalla sua testolina malvagia! “Sentiamo.” Dissi poi.

“Adesso noi andiamo a pranzare con loro al ristorante italiano, no?” Annuii spronandola a continuare “Bene. Io devo convincere Bill o Gustav e reggermi il gioco. Ci proverò spudoratamente con uno di loro due, sotto gli occhi del povero ed indifeso Georg!” Unì le mani al petto con gli occhi lucidi, scoppiando quasi immediatamente in una risata diabolica, seguita a ruota da me. Non potevo credere alle mie orecchie!

“Mi sembra geniale!” Esclamai battendole il cinque.

“Lo so, lo so. Modestamente!” Disse atteggiandosi e facendo un inchino.

“Ary, mi dispiace davvero che tu abbia sofferto per colpa mia..” Sussurrai poi, sedendomi accanto a lei sul letto.

“Non è stata colpa tua Ale, certo.. Tu avresti potuto dirmelo. Ma ti capisco, forse al tuo posto avrei reagito anche io come te. La colpa va tutta a quel piastrato d’un bassista!” Si batté un pugno sul palmo aperto della mano, poi mi guardò e sorrise, stringendomi in un abbraccio.

“Non ti preoccupare, davvero.” Sussurrò al mio orecchio, mi girai e le baciai una guancia. Sentii il mio cellulare vibrare sul comodino, mi allungai arraffandolo con una mano.

“E’ Tom.” Dissi ad Ary aprendo il messaggio “Dice che loro sono già li, di muovere le chiappe!” Risi leggendo l’ultima parte, quel ragazzo mi faceva morire!

“Si aprano le danze!” Sibilò Ary

“Così però mi fai paura” Mormorai sbarrando gli occhi. Ridacchiò e con una spinta mi fece uscire dalla mia stanza.

 

***

 

“Bene, eccoci qui.” Disse Ary girandosi a guardarmi. Eravamo ancora ferme in macchina, parcheggiata di fronte al nuovo ristorante italiano dove ci eravamo dati appuntamento con i ragazzi.

“Sei sicura che funzionerà?”Le chiesi titubante guardandola a mia volta.

“Ma si, vedrai!” Sogghignò, sistemandosi i capelli dietro alle spalle. La vidi slacciare i primi due bottoncini della camicia, evidenziando la scollatura. Non era certo Pamela Anderson, ma anche lei aveva le sue risorse!

“Ary, ma che stai..?” Balbettai sgranando gli occhi. Non aveva mai messo qualcosa di troppo scollato.

“E’ troppo?” Chiese innocentemente. “Gliela devo far pagare a tutti i costi. Solo che tu non mi hai dato il permesso di usare Tom, lui mi avrebbe retto il gioco senza problemi!”

“Te lo scordi! Non farai finta di provarci con Tom! No, no, e ancora no!” Era da escludere, già non sapevo come sarebbe finita tra me è quel ragazzo-treccine, ci mancava solo che facesse finta di starci con Ary!

“Giusto, l’amore della tua vita non si tocca!” Ridacchiò portandosi una mano alla bocca e guardandomi di traverso.

“Ancora con sto amore della mia vita?! Ary sei insopportabile quando fai la vendicativa! Vedrai, o Bill o Gustav ti aiuteranno di certo. Lascia stare Tom. E allacciati li!” Le strillai indicando i bottoncini della camicetta.

“Ok..” Sospirò allacciando il secondo bottone, lasciando il primo slacciato e facendomi una linguaccia. Scossi la testa mostrando la mia disapprovazione.

Feci per uscire dalla macchina. “Aspetta Ale!” Mi ritirò a sedere sul sedile.

“E adesso che c’è? Non dirmi che ti vuoi tirare indietro proprio ora!” Sbuffai allargando le braccia.

“Ehm.. Ho paura! Cioè.. non sono io questa, se ne accorgerebbe pure un cieco! Io non indosso mai le gonne e non sono vanesia con i ragazzi..”

Inarcai un sopraciglio. “E che ne sanno loro?” Le domandai. In fondo non ci conoscevano così profondamente, non potevano sapere ogni minima cosa di noi!

“Beh, un po’ mi conoscono ormai, no?”

“Potrebbero anche non conoscere questo lato di te.. Ary ti stai facendo le tue solite seghe mentali, ammettilo fifona che non sei altro! Non devi farla pagare a Georg?!”

“Si, ma…”

“Niente ma! Attua il tuo piano diabolico! Ora!” La presi per un polso e la trascinai fuori dalla macchina, attraversando la strada.

“No, no, aspetta!” Mi fermò appena fuori dall’entrata del locale. “Come faccio?” Mi chiese poi.

“A fare cosa?” Aggrottai la fronte non capendo di che cosa si preoccupava, ancora.

“Bill e Gustav non sanno del piano, devo dirglielo, se no mi fanno fare una figura di merda!”

“Ok ehm.. Io adesso entro, distraggo Georg e ti mando fuori Bill e Gustav, ok? Decidete cosa fare e.. e poi ti voglio vedere in azione!” Trattenni a stento le risate, ma me ne sarei fatte tante in quel momento!

“Ah, ah, divertente!” Incrociò le braccia al petto e mi guardò con un sopracciglio alzato.

“A che nome hai prenotato a proposito?” Le domandai con la mano sulla maniglia.

“Il mio e il tuo cognome : Wienecke – Simeoni”

“Perfetto!” Le alzai un pollice e entrai nel ristorante, andando al bancone e dando il nominativo, il direttore del locale mi scortò ad un tavolo per sei, dove trovai già tutti i ragazzi seduti ad aspettarci.

“Piccola!” Esclamò Tom venendomi incontro. Lo baciai sulla labbra sorridendogli. “Ciao Tom” Gli sussurrai.

Mi staccai andando a salutare gli altri, baciando sulla guancia Bill perché se no si offendeva. Arrivata a Georg lui mi guardò negli occhi titubante. “Ary?” Chiese.

“Ary arriva subito, sta cercando parcheggio!” Dissi sogghignando. A proposito, Ary stava aspettano da sola fuori!

“Ehm.. Bill? Gustav?” I due interpellati si girarono di scatto a guardarmi. “Andate fuori un attimo.” Continuai avvampando, non la trovavo una scusa plausibile in quel momento!

“Perché?” Aggrottò la fronte Gustav

“Perché ve lo dico io!” Strillai mettendomi le mani sui fianchi e incenerendoli con lo sguardo. Fortunatamente ci avevano lasciato la stanza per le celebrità, il nostro era l’unico tavolo. Così potevo permettermi qualche strilletto di tanto in tanto!

I due si alzarono preoccupati cominciando ad andare di fuori.

Mi sedetti nervosa di fianco a Tom cominciando a sgranocchiare un grissino.

“Ehi, quello è mio!” Mi sgridò Georg.

“Zitto tu!” Lo fulminai riducendo gli occhi a due fessure e puntandogli contro il grissino in questione. Ero impaziente di sapere cosa stava succedendo fuori. Mi alzai, fissando Tom, che mi guardava incuriosito.

“Vado a lavarmi le mani, torno subito!”

Schizzai dietro a Bill e Gustav, che non erano ancora usciti, e mi nascosi dietro un muretto appena fuori dal ristorante.

Li vidi uscire e trovarsi di fronte Ary, le fecero una radiografia completa dalla testa ai piedi, e viceversa.

“Non mi guardate così, dai!” Gridò sotto voce, tirando su il viso ad entrambi.

“E’ che siamo sorpresi…” Disse Gustav.

“Piacevolmente sorpresi!” Aggiunse Bill con gli occhi brillanti, mentre notai le guance di Ary che prendevano fuoco.

“E questa battuta è degna di tuo fratello!”  Ehi!  “Dai, dovete aiutarmi!” Continuò lei, con le mani giunte a mo’ di preghiera.

“Come?” Aggrottò le  sopracciglia Gustav.

“Ho scoperto della ragazza di Georg” Sospirò.

“Quell’arpia! Si devono assolutamente lasciare! Tu devi stare con Georg!” Disse Bill battendo il pugno nella mano “Ovviamente.. Mi dispiace..”

“Non fa niente Bill, mi piace il tuo atteggiamento!” Sorrise “Ho bisogno di uno di voi due però, per il funzionamento del mio piano.” Continuò guardandoli fissi. Non vedevo l’ora di vedere le loro facce appena glielo avesse detto!

“E quale sarebbe il tuo piano?” Chiese Gustav.

“Farlo ingelosire alla follia!” Sogghignò sfregandosi le mani. Maligna, decisamente maligna la mia amica, in quel momento.

“Mi fai paura, ma l’idea mi piace!” Sorrise Bill, più maligno di lei.

“Io me ne tiro fuori, ho già capito” Concluse preoccupato Gustav, guardandoli entrambi e tirando le mani davanti al petto.

“Non vi farò niente ragazzi! Dovrete solo fingere di starci con me, perché io ci proverò con voi..:”

“Appunto, io me ne tiro fuori. Immagino già il casino che ne uscirà. Scusa Ary..” Decretò Gustav con lo sguardo dispiaciuto ma solenne.

“Non fa niente Gustav..” Abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo su Bill “Mia ultima speranza, vero che mi aiuterai?” Chiese con gli occhi dolci. Io non resistevo mai quando mi mostrava quegli occhietti li! Era terribilmente scorretta!

“Beh io..ecco..”

“Per favore! Tipregotipregotipregotiprego!” Si aggrappò alle sue spalle tirando in fuori il labbro inferiore. Altro colpo basso a cui io non sapevo mai dire di no! Era proprio disperata poverina..

“Ok, va bene.. Ma cosa devo fare, precisamente?”

“Niente, fai solo credere a Georg che ti piacciano le mie attenzioni.”

“Sembra semplice! Va bene Ary, ti aiuterò.” Sorrise Bill alzando un pollice. Vidi chiaramente il sorrisetto diabolico impadronirsi nuovamente del suo viso, mi faceva paura quando le prendevano gli schizzi!

Vedendoli ritornare verso il locale mi rifiondai al tavolo, sedendomi al mio posto come se non fosse successo niente, sotto gli sguardi allibiti di Georg e Tom. Feci loro un sorrisetto tirato e nervoso e presi a mangiucchiare i grissini del bassista, incurante dei suoi lamenti.

Gustav fu il primo ad entrare nella sala, con lo sguardo di chi sa già cosa si sta per scatenare, seguito da Ary e Bill che camminavano dietro di lui tenendosi a braccetto, lanciandosi sguardi d’intesa e parlandosi nell’orecchio ridacchiando.

Potei chiaramente notare la mascella di Georg toccare il piano del tavolo nel momento in cui si accorse dell’abbigliamento della mia migliore amica, sembrava un cartone animato in quel momento! Ovviamente anche Tom non si astenne dallo sgranare gli occhi e aprire la bocca, gliela richiusi accuratamente lanciandogli un’occhiata inceneritrice.

“Vestiti anche tu così la prossima volta!” Mi sussurrò a bassa voce, così che fui l’unica a sentirlo.

“Te lo scordi! Mi devi accettare così come sono!” Cinguettai girandomi dall’altra parte portando il naso all’insù e chiudendo gli occhi.

“Penso di potercela fare” Sorrise abbracciandomi e schioccandomi un bacio sulla guancia.

“Ary!” Urlò Georg con un sorriso a trentadue denti, facendole segno di sedersi di fianco a lui.

“Ciao Tom!” Sventolò la mano per aria “No tesoro.” Disse poi portando una mano davanti a lei rivolgendosi a Georg. “Preferisco sedermi di fianco a Bill” Disse guardando adorante il cantante, con gli occhi luccicanti, mentre io repressi una risatina vedendola accomodarsi di fianco al moro e vedendo la faccia del povero bassista farsi sempre più offesa ed oltraggiata.

“Mi sono perso qualcosa..” Sentii Tom farfugliare di fianco a me. Improvvisamente mi ricordai che lui non sapeva niente e che io dovevo spiegare anche a lui il piano!

“Io e te dobbiamo parlare!” Gli sibilai a denti stretti senza farmi sentire da Georg, davanti a noi.

“Di che cosa?” Mi domandò curioso.

“Ary ha scoperto di Georg e Jasmin..” Sussurrai. Tom si portò una mano alla faccia sgranando gli occhi.

“E come l’ha presa?” Mi domandò incerto. “Si è arrabbiata molto?”

“Beh, non direi che l’ha presa tanto bene, visto che questo è il suo piano!” Mormorai indicando con il pollice Ary e Bill, alla mia destra.

“Vuoi dire che lo sta facendo ingelosire?” Domandò scettico.

“Proprio così!” Asserii io, mentre lui cominciò a ridere.

“Quella ragazza è uno spasso!” Disse, forse troppo ad alta voce.

“Chi è uno spasso?” Domandò Georg, continuando a lanciare occhiatine poco amichevoli verso Bill, che nei panni in cui si trovava in quel momento, si stava divertendo da matti.

“Nessuno, una mia amica!” Mi salvai tirando una gomitata nelle costole di Tom, che continuò a ridere prendendomi il braccio e accarezzandolo.

“E noi due?” Mi disse poi, quando mi fui abbandonata alle sue carezza ed ai sui baci delicati fra i capelli e sul collo.

“Noi due cosa?” Domandai rapita dai suoi occhi, così caldi e languidi.

“Pensi che potresti.. Che ne so, essere gelosa? Di me..” Mi chiese prendendo leggermente colorito. In quel momento mi fece una tenerezza assurda, avrei solo avuto voglia di prenderlo e spupazzarmelo tutto!

“Potrebbe darsi..e.. tu?” Continuai sulla sua scia.

“Credo.. Credo di si” Rispose aggrottando subito la fronte, forse stupendosi da solo di quella risposta.

Una risatina troppo accentuata interruppe i nostri discorsi, meglio così, pensai. Mi girai e vidi Ary portarsi una mano alla bocca e mettere una mano sulla spalla di Bill, ridendo ad una battuta del cantante che io non avevo sentito.

“Bill, sei un amore, lo sai?” Chiese retoricamente, con la vocetta mielosa. Quella che faceva a me, quando voleva farsi perdonare qualcosa.

Bill sorrise, il suo sorriso spettacolare, e le passò un braccio attorno alle spalle, baciandole una guancia. Georg, davanti a me, strinse i pugni digrignando i denti e borbottando qualcosa tra sé e sé. Ti brucia eh?

Dovevo ammetterlo, Ary era magnifica nella parte della civetta, se la cavava alla grande.

Continuava a sussurrare nelle orecchie di Bill, mentre lui ridacchiava subito dopo, e viceversa. Erano tutti un sorriso unico, frasette dolci, bacetti qua e la. Georg stava per scoppiare, me lo sentivo! Continuava a sbuffare, serrando la mascella e tentando di riprendere il controllo facendo lunghi e profondi respiri.

Di fianco a me Tom, tratteneva a stento le risate, girandosi e abbracciandomi soffocando le risatine sulla mia spalla.. Facendomi il solletico.

Gustav invece, guardava la nuova “Coppietta felice” e scuoteva la testa disapprovando, senza farsi vedere dal bassista imbufalito.

Il pranzo passò così.. Mangiammo delle lasagne favolose, nemmeno mia mamma le faceva così buone! Per secondo ci portarono una grigliata mista, buonissima anche quella. I gemelli, ovviamente, mangiarono un’insalatona, visto il loro improvviso cambio d’alimentazione.

Ogni tanto guardavo Bill ed Ary, erano degli attori magnifici! Lui che continuava a sorriderle e a sussurrale frasi all’orecchio, lei che ricambiava coronando il tutto con dei lenti e sonori baci sulla guancia. Povero Georg, tratteneva a stento le imprecazioni, ma d’altronde se l’era cercata! Si era fottuto con le sue stesse mani!

Finito di mangiare la carne ordinammo il dolce, una mega torta con panna e fragole. Accidenti, ingrassavo solo a pensarci! Una bomba calorica che avrei digerito forse all’epifania dell’anno prossimo!

“Ho sentito dire che è fantastica quella torta!” Batté le mani Ary guardando Bill.

“Più fantastica di te?” Le chiese a voce abbastanza alta così che anche Georg potesse sentire. Il bassista non spostò gli occhi dal suo piatto, ma aveva sentito.. Oh se aveva sentito! Quasi mi immaginavo i lampi e le saette spuntare fuori dalla sua testa.

“Ecco il dolce, signori!” Entrò una cameriera nella sala e posò sul tavolo un enorme concentrato di grassi e zuccheri. Una nuvola gigante di panna contornata da piccole fragole e canditi colorati.

Ognuno prese la sua fetta e io cominciai a mangiare la mia, era deliziosa! Mi voltai guardando Ary, immaginando la sua prossima mossa. Ero sicura di quello che avrebbe fatto! E infatti…

Loro due presero una sola fetta insieme, e mentre Bill le portava alla bocca piccoli pezzettini di torta con il cucchiaino, lei lo imboccava di fragole, prendendole con le dita e portandogliele direttamente alla bocca, mentre lui le mangiava dalle sue mani, baciandole piano, e gustandosi i piccoli frutti rossi.

Ary sorrise amabilmente, prendendo con un dito la panna dal piatto che teneva Bill tra le mani, e sporcandogli il naso in un gesto molto poco casuale.

“Ops” Sussurrò portandosi un dito alla bocca con gli occhi che le sorridevano. Si avvicinò lentamente e con un bacio portò via la panna dal naso del ragazzo, che mostrò uno dei suoi sorrisi più belli sfiorandole la guancia col dorso della mano.

Forse fu proprio quell’ultimo scambio di effusioni a far scattare il nostro bel marpione.

Georg in un gesto fulmineo fece cadere la sua forchetta sul tavolo, con un suono fastidioso e amplificato.

“Adesso basta!” Urlò indicando Bill ed Ary. Piombò il silenzio nella sala, mentre Ary e Bill lo guardavano con occhi innocenti, eppure consapevolmente colpevoli, ma contenti di aver ottenuto la reazione tanto attesa e voluta. Gustav scosse la testa, stavolta non preoccupandosi di essere visto, probabilmente già avendo previsto quella scena. Mentre io e Tom non volevamo far altro che ridere a crepapelle, trattenendoci a stento dal cadere per terra e cominciare a piangere dalle risate.

“Che cosa c’è caro?” Domandò facendo finta di non capire Ary.

“Non fare finta di niente sai?! Io e te dobbiamo parlare.” Disse avvicinandosi pericolosamente a lei. “Fuori!” Tuonò prendendola per un braccio e trascinandola all’esterno del ristorante.

Ci assicurammo che fossero davvero usciti dal locale e poi ci guardammo tutti e quattro negli occhi a turno.

Io, Bill e Tom scoppiammo in una fragorosa risata, tanto che mi scesero le lacrime! Mentre Gustav continuava imperterrito ad esprimere il suo disaccordo, scuotendo la testa e portandosi le mani sul viso.

Ary stavolta aveva superato sé stessa! La mia Ary!

 

***

 

Ed eccoci qui. Finito! xD
Allora? Vi è piaciuto vero? Si che vi è piaciuto! XD

Con rammarico abbiamo notato che le recensioni sono calate mostruosamente. Ehi che vi prende? Dove siete finite tutte quante! :’(
Ci mancate davvero ragazze! Tornate, mi raccomando. Siete il nostro orgoglio (:

Per ora ringraziamo le tre anime sante che hanno commentato lo scorso capitolo, ovvero :

XxxX_Ice Angel_XxxX : Ma buonasera! Non ti preoccupare per lo scorso capitolo, ti assolviamo da tutti i tuoi peccati u.u Georg e Jasmin, purtroppo, non si sono ancora lasciati. Chissà se la povera Ary ce la farà mai a stare con il suo bel bassista traditore u.u Mah.. Leggere per scoprire XD Grazie, un bacio!

I dream you : Hai visto la piccola Ary malefica cos’ha combinato al ristorante? Muahauah XD Quella mente diabolica! Grazie per la recensione, alla prossima! ^__^

Gemi_Black : Manzo XD Si, ovviamente quelle due non possono rimanere arrabbiate per troppo tempo *Q* Mazzate al ristorante xDD alla faccia delle mazzate! Un abbraccio piccola lettrice prediletta. Tu non manchi mai *-*

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Capitolo 24
*** Troppe cose! ***


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Capitolo 25
*** I guai arrivano sempre due a due ***


VENTICINQUESIMO CAPITOLO (ALE) I guai arrivano sempre due a due

 

Eravamo al centro commerciale già da un pezzo, avevo già trovato quello che mi serviva : un costume nuovo. Ma ovviamente Bill si era messo a correre di qua e di la seguito dalla sua povera guardia del corpo, mentre mi strattonava per un braccio portandomi davanti alle vetrine. Si metteva con il naso spiaccicato contro il vetro. Sembrava un bambino in un negozio di dolci!

Ary cercava di evitare Georg il più possibile, e quando per sbaglio si scontravano diventava tutta rossa e si allontanava abbassando lo sguardo. Chiacchierava per lo più con Gustav, di cosa lo sapevano solo loro.

Tom cercava di stare dietro a me e a suo fratello finché, stufo, mi prese un braccio e mi tirò dentro ad un camerino, approfittando di un momento di distrazione da parte di Bill. Subito il moro, accorgendosi di essere rimasto solo, cominciò a guardarsi intorno, chiamandoci. Mentre noi ce la ridevamo da dietro la tendina.

Mi voltai a guardare Tom, che mi fissava dal suo metro e ottanta, era circa di venti centimetri più alto di me. Ero una nana, purtroppo.

“Ah, che depravati” Sentimmo la voce di Ary urlare nella nostra direzione. Ridacchiai portandomi una mano alla bocca, subito seguita da Tom. Ma si fece serio all’improvviso, ricominciando a guardarmi con sguardo penetrante, quasi volesse leggermi dentro. Alzò una mano sul mio viso e mi accarezzò lo zigomo, delicatamente. Mi persi abbandonandomi al suo tocco, sentendo il cuore accelerare i battiti sempre di più. Sembrava impazzito.

Con una lentezza infinita mi avvicinai al suo viso, intrappolandogli le labbra con le mie, in un casto bacio sulla bocca.. Che via via diventò più profondo e passionale. Le nostre lingue si incontrarono e io giocai con la pallina del mio piercing, sapevo che impazziva quando lo facevo! E infatti lo percepii sorridere sulle mie labbra lasciandosi andare ad uno sbuffo divertito.

Mi prese i fianchi e me li accarezzò, mentre io gli allacciavo le braccia intorno al collo, accarezzandogli piano la nuca e giocando con quelle treccine che avevo imparato ad adorare. Erano morbide, anche se alla vista poteva non sembrare, mi piacevano un sacco!

Lo avvicinai ancora di più a me baciandogli la mandibola, il mento, l’angolo della bocca e poi riportando la mia attenzione su quelle labbra perfette e morbide. Così calde che mi facevano girare la testa.

Mi alzò lievemente la maglia, prendendo a sfiorarmi la pelle nuda con le sue mani grandi ed esperte, avvampai continuando quel bacio lievemente più incerta, sentendo le sue dita fresche solleticarmi i fianchi.

Mi staccai leggermente da lui per riprendere fiato, e nello stesso preciso istante sentii un urlo strozzato provenire da fuori. Il mio pensiero fu uno solo : Ary.

Scostai la tenda, lasciandolo perplesso. Lui forse non aveva sentito.

Facendo vagare lo sguardo mi soffermai su una scena che non avrei voluto vedere : Jasmin stava tirando Ary per i capelli, e le stava facendo male!

Senza pensarci due volte mi fiondai verso le due, lasciando Tom da solo con la faccia confusa di chi non sa bene cosa stia accadendo intorno a sé.

Arrivai a pochi passi e con uno slancio piombai addosso alla bionda facendola ruzzolare a terra, con me sopra di lei. Le tirai i capelli facendole tenere ferma la testa. “ Come ti sei permessa, troietta che non sei altro!” Le urlai nelle orecchie tirandole un sonoro ceffone sulla faccia. “Non ti azzardare mai più a toccare la mia amica!” E le schiaffeggiai anche l’altra guancia.

Jasmin continuava ad urlare come una gallina a cui stanno per tirare il collo, mentre Ary tentava invano di portarmi via da lei, ma le sue continue prese sul mio braccio non mi scalfivano nemmeno. Se la doveva vedere con me quella puttana!

“Che cazzo state facendo?!” Sentii Tom urlare. Stavo quasi per tirarle un’altra manata su quella faccia da sberle che si ritrovava, quando due braccia forti e muscolose mi presero per i fianci tirandomi su e sollevarmi a mezz’aria, trascinandomi via.

“Non ho ancora finito con quella stronza!” Mi dimenai fra le braccia di Tom che mi sussurrava all’orecchio di stare tranquilla. Ma ormai io non ci vedevo più dalla rabbia.

“Sei un guastafeste Tom!” Urlai imbronciandomi non appena mi rimise a terra. Ci allontanammo di poco dal gruppo, mentre io facevo dei lunghi respiri profondi per calmarmi. Potevo chiaramente notare Georg sbraitare contro alla bionda che era finita. Meno male, pensai, se non altro il mio incontro improvvisato di wrestling era servito a qualcosa!

Cominciai ad imprecare ad alta voce, urlando improperi ed insulti verso Jasmin che mi squadrava con odio profondo. Mi sentii girare e subito le mie labbra si incastrarono con quelle di Tom. Beh, bel modo di farmi stare zitta. Dovevo parlare più spesso se mi faceva tacere così!

Sorrisi sospirando e lo abbracciai, appoggiandogli la testa sul cuore.

“Ti batte forte” Mormorai chiudendo gli occhi a quel tum-tum rilassante e lasciandomi cullare dalle sue braccia.

“Potrebbe essere colpa tua” Disse con un filo di voce vicino al mio orecchio, per poi baciarmi una tempia. “Guarda, Jasmin se ne sta andando” Ridacchiò poi, facendomi girare.

Mi voltai, ascoltandolo, e vidi la bionda sculettare via offesa, mentre Georg abbracciava dolcemente Ary. Dovevo dedurre che si era formata una nuova coppia!

“Tom! Non sono carini?” Gli domandai unendo le braccia al petto, ormai dimentica dell’azzuffata successa poco prima. Lui sorrise e mi abbracciò, io mi aggrappai alla sua schiena chiudendo le mani a pugno. Stavo così bene stretta tra le sue braccia.. Mi sentivo nel posto giusto al momento giusto, non avrei voluto essere da nessun’altra parte in quel momento.

 

***

 

Salii nella cadillac di Tom appena dopo aver salutato Ary, Georg e Gustav. Mi sistemai sui sedili posteriori sospirando di felicità, per l’esito di quella lunga e stressante giornata.

“Non credevo fossi così brava nella lotta libera!” Mi batté un pugno sulla spalla Bill.

“E non hai visto niente! Solo che tuo fratello ha dovuto rovinarmi la festa!” Incrociai le braccia al petto indignata.

“Scusa se non volevo che ci scappasse il morto!” Ridacchiammo entrambi e lui, mettendo in moto, partì diretto a casa mia.

“Nemmeno io credevo fossi così bravo a recitare, comunque.” Precisai guardando Bill.

“E’ una delle mie tante doti nascoste!” Esclamò con nonchalance atteggiandosi da diva. Gli arruffai i capelli avvicinandomi e baciandogli una guancia, per poi fargli una pernacchia sulla pelle. Rise divertito e si strofinò il punto colpito da un po’ di saliva, con espressione schifata.

“Voi due siete troppo.. Amici” Sibilò Tom stringendo di più il volante tra le mani. Io e Bill in simultanea ci girammo verso di lui guardandolo con tanto d’occhi, inarcando un sopracciglio.

Lui si voltò arrossendo di poco. “Oddio, l’ho detto a voce alta!”

“Ehm.. si!” Ridacchiai avvicinandomi a lui. “Sei un gelosone!” Gli pizzicai una guancia e lui spinse via la mia mano con un colpo di testa. Sghignazzai baciandogli una guancia di sfuggita, mentre lui mi sorrideva dallo specchietto retrovisore.

“Arrivati piccola!” Annunciò slacciandosi la cintura di sicurezza, come ormai richiedeva la nostra tradizione.

“Ciao Billie..” Gli soffiai vicino all’orecchio.

“Mi dai uno dei tuoi baci che fanno rumore?” Chiese con gli occhi luccicanti.

“Uno dei miei baci che fanno rumore?” Gli domandai aggrottando le sopracciglia divertita.

“Si! Si! Quelli che schioccano!”

“Oh quelli!” Ridacchiai e ci diedi un sonoro bacio sulla guancia sinistra.

“Ciao Ale!” Mi gridò prima che chiudessi lo sportello della macchina. Trovai Tom fuori ad aspettarmi con le braccia incrociate al petto.

“Che c’è?” Gli chiesi innocentemente stringendomi a lui. Dopo un attimo di incertezza mi circondò la vita guardandomi strano.

“Ma… Ecco.. Tu mi vuoi bene?” Mi domandò ad un soffio dal mio viso. Quella domanda mi spiazzò non poco, e mi ritrovai a boccheggiare tentando di rispondere.

“Si che te ne voglio.. Ovvio..” Balbettai.

“Mi sono affezionato a te Ale, forse più di quanto avrei dovuto e voluto”

“E con questo dove vorresti arrivare?” Gli chiesi incerta.

“Niente” Fece spallucce “Volevo solo che tu lo sapessi” Sorrise strofinandosi il naso sul mio, lo baciai a stampo più volte, finché lui non affondò le mani tra i miei capelli dalle mille sfumature e mi baciò d’impeto.

Si staccò qualche secondo dopo, anche se a me parvero ore, e mi sorrise dolcemente. Un sorriso strano, diverso da tutti quelli che mi aveva regalato sino ad ora. Più dolce, più amorevole.. Mi fece sciogliere il cuore nel petto e mancare un battito.

“Ti chiamo domani. Ciao piccola!” mi disse donandomi un altro bacetto a stampo.

Mi rifugiai in casa, vedendo Edoardo venirmi incontro e saltarmi in braccio. Lo sollevai da terra e cominciai a tempestarlo di baci sulla guancia, quanto mi era mancato quel demonietto!

“Amore!” Chiocciai arruffandogli i capelli biondo chiaro sulla testa.

“Ale! Viene Fra domani!” Urlò battendo le manine con un sorriso che gli prendeva tutto il visetto gioioso.

Fra. Francesca. Mia sorella. Sarebbe tornata a trovarci e io non potevo impedirlo.. Non capivo perché aveva iniziato a venire più frequentemente, forse voleva davvero riallacciare i rapporti con me. E anche tu lo vuoi, infondo. Disse una vocetta impettita nella mia testa. Mi  maledii da sola per quel pensiero, ma non mi sorpresi più di tanto. Un fondo di verità c’era di sicuro.

“Bene. Sei contento?” Gli domandai sforzando un sorriso e poggiandolo per terra.

“Si, si! E tu?” Ridacchiò saltellando.

Tentennai un po’, trattenendo il fiato per qualche secondo.

“Si, anche io piccolo.” Sussurrai poco dopo.

“Ehi Ale, ciao!” Mi salutò mia mamma facendo capolino dalla cucina, con solo la testa. Sentivo profumo di patatine fritte, mi sfregai le mani. Perfetto!

“Ciao mamma!”

“Dai vieni, è pronto da mangiare!” Pancia mia fatti capanna!

 

***

 

Ero pienissima, avevo mangiato come un maialino! Sentivo che non mi sarebbe entrata nemmeno più una patatina fritta, avrei vomitato! Andando avanti di questo passo sarei diventata presto un barilotto! Dovevo riprendere la mia linea.

Mi avviai, strascicando le gambe, fino in camera mia, dove trovai ancora sul letto i fogli pieni di schizzi dei disegni che avevo fatto il giorno prima. Amavo disegnare. I pezzi che poi dipingevo sui muri, erano tutti stati fatti prima su carta bianca, solo alcuni li avevo improvvisati.

Uno skate, una bomboletta di vernice e la mia Ary. Questo era tutto ciò che chiedevo. E Tom. Puntualizzò la mia mente. Sbuffai affondando la faccia nel cuscino, quella storia era così complicata!

Mi misi a sedere tirando fuori il cellulare dalla mia borsa a tracolla. Due chiamate perse, di Ary. Lentamente composi il suo numero sulla tastiera e lasciai squillare aspettando che rispondesse.

“Ale!” Mi sfondò quasi un timpano, ma la sua voce era.. Preoccupata.

“Ehi Ary, è successo qualcosa?”

“Ale.. Davide ha scoperto tutto.” Ed era successo, perché doveva succedere. Ary lo sapeva, anche se continuava a fare finta di niente e ad allontanare il giorno in cui, inevitabilmente, anche Davide sarebbe venuto a conoscenza del “Problema” della sua mamma. Non avevo bisogno di chiedere chiarimenti, sapevo che si trattava di loro madre.

“Come l’ha presa?” Domandai stancamente portandomi una mano sugli occhi, massaggiandolo piano.

“Non bene, direi. L’ho trovato da solo in camera mia piangendo.” La sua voce calava sempre più di un tono. Era fioca e spenta.

“Bisogna fare qualcosa Ary, non può continuare questa storia. So che è difficile, ma forse.. Forse dovresti fare un passo verso tua mamma.” La mia voce si abbassò lentamente. Sospirai appoggiando la testa al cuscino.

“Non lo so. Ora voglio solo che Davide non soffra.” Disse, e dal suo tono capii che la discussione su quell’argomento era chiusa, che non ne voleva più parlare.

“Domani viene mia sorella a trovarci.” La informai, cambiando discorso.

“Ah davvero? Come mai così presto?”

“Non ne ho idea, forse vuole ricucire il nostro rapporto.” Ipotizzai.

“Può darsi, e tu cos’hai intenzione di fare?”

“Non ne ho idea” Ripetei, sbuffando.

“Quante cose non sappiamo oggi, Ale!” Ridacchiò strappando una risata anche a me. Tipico di lei, sdrammatizzare in ogni occasione.

“Domani passo da te, va bene?”

“Ovviamente! Quando vuoi passa, io sono a casa!”

“Ok. A domani Ary, ti voglio bene!”

“A domani, ti voglio bene anche io!”

Chiusi la conversazione e appoggiai il telefono sul comodino di fianco a me, non avevo voglia di poltrire a letto. Non era nemmeno tardi! Mi alzai e zampettai al piano di sotto nel salotto, dove c’era Edo che guardava tranquillo la televisione : un film per bambini.

Mi accomodai al suo fianco e lui subito mi venne più vicino, appoggiando le testa sulle mie gambe. Il ciuccio sempre in bocca, come al solito. Non riusciva a separarsene, se provavi a toglierglielo cominciava ad urlare e a strepitare battendo i piedini a terra e piangendo come un disperato. Crescerà.. Diceva sempre mia mamma.

Gli accarezzai distrattamente i capelli seguendo il film con poco interesse. Stavo pensando e ripensando ad Ary, a tutto quello che aveva dovuto subire nella sua adolescenza.

Abitava a Milano, in Italia. La sua famiglia era sempre stata unita, in tutto e per tutto, lei e sue fratello sempre inseparabili. Con due genitori che li amavano e che avrebbero fatto di tutto per loro.

Poi però, qualcosa si ruppe tra loro, i litigi erano tanti e sempre più frequenti. Più burrascosi. Davide si rifugiava nella camera della sorella, all’ora appena quindicenne.

Quando me ne parlava Ary non era mai tranquilla, gli era difficile tornare con la testa a quei momenti. A quando lei, solo lei, sorprese sua madre drogarsi.

Come avrebbe mai potuti reagire una ragazzina di fronte a tale spettacolo? A vedere la proprio mamma china su una striscia bianca, con una cannuccia vicina al naso.

Aveva tentato più e più volte di aiutarla, di cercare di farla uscire da quel circolo vizioso. Ma Alessandra no, lei poteva benissimo farcela da sola, non aveva bisogno di nessuno. Non aveva bisogno di lei.

Ary, per quanto le costò, trovò come unica soluzione raccontare ogni cosa a suo padre, e Fabio, anche se era innamorato di sua moglie, pensò esclusivamente al bene dei suoi figli.. E senza dare spiegazioni al più piccolo, li prese con sé e li portò in Germania dai suoi genitori, chiedendo il divorzio.

Sapevo tutto di quella storia, forse ero l’unica. C’è stato un periodo in cui Ary non si dava pace, non pensava ad altro. Era preoccupata per sua madre ma al tempo stesso si detestava per esserlo. Non l’avrebbe mai potuta perdonare per quello che aveva fatto, ma io credevo che, almeno una parte di lei, pensasse il contrario.

Il telefono mi strappò ai miei pensieri, facendomi sussultare. Ero così assorta nel mio mondo che non me n’ero accorte. Chissà da quanto suonava.

Abbassai lo sguardo e vidi che nel frattempo Edoardo si era addormentato. Lo sollevai il più piano possibile cercando di non svegliarlo, e lo adagiai su divano, mettendogli un cuscino sotto la testa.

Ciabattai fino al mobiletto su cui era appoggiato il telefono, che continuava a trillare insistente, e alzai la cornetta.

“Pronto?”

“Ale?”

“Fra..” Mormorai quasi incredula. Ci mancava lei.. Non sapevo cosa dire. Ero felice? Non ero felice?

“Si.. Come stai?” Mi chiese incerta. Tranquilla, non ti risponderò male questa volta..

“Bene.. Bene, te?”

“Molto bene, grazie. Tu..Io domani vengo ad Amburgo, te l’hanno detto?”

“Si si. Mi fa piacere. A che ora arrivi?” Mia sorella stette in silenzio per qualche secondo, forse sorpresa dal mio improvviso cambiamento, al diverso modo di pormi nei suoi confronti.

“Verso.. Verso le tre, credo.”

“Penso di essere a casa, si.” In effetti non sapevo ancora se sarei uscita con Tom e i ragazzi, il giorno seguente. Dovevo ancora sentirli.

“Bene.. Senti, c’è la mamma?”

“Oh si, te la chiamo aspetta.” Accostai la cornetta al piano di legno e andai in cucina, dove ero sicura di trovare mia madre.

La avvisai che Francesca stava aspettando al telefono e poi tornai in salotto, spensi la televisione e presi mio fratello in braccio. Però, pesava mica male!

Salii le scale ed entrai nella sua piccola stanzetta dipinta di blu, con disegnato un arcobaleno su una delle quattro pareti. Opera della sottoscritta, glielo avevo fatto appena due anni prima, per inaugurare la sua nuova camera. Visto che prima stava con la mamma.

Lo infilai sotto le coperte del suo lettino e spensi la luce, mi guardai intorno vedendo le stelle fosforescenti che gli avevo appiccicato sui muri per fargli compagnia.

Chiusi la porta e, quando rientrai in camera mia, mi lasciai cadere a peso morto sul letto. Ero stanca morta! Sentii un vibro di fianco a me e aprendo gli occhi, vidi il cellulare illuminato sul comodino.

Buonanotte piccola!

Diceva il messaggio di Tom. Due parole, semplici e dirette.. Che però ebbero il potere di farmi addormentare con il sorriso sulle labbra.

 

***

 
Ciao a tutte ragazzuole ^___^
Di già il venticinque, mamma mie che bella cosa *-* Non siete emozionate? Ok, no XD Io si, però u.u E anche Aria (Vero?)
Dunque, dunque. In questo capitolo vi è stata spiegata un po’ la storia di Ary, ci voleva, si u.u Eppoi, eppoi, eppoiii Francesca ritorna in gioco, avete visto? XD Chissà cosa combineranno lei e Ale u.u

Passando ai ringraziamenti :

I dream you : Oh, grazie mille della tua recensione ricca di particolari *-* Ci fa davvero piacere che ti piaccia! Bill, detto tra noi, lo amo in questa storia (Beh, non solo nella storia u.u) “Adoro fare shopping” XD Caro lui, piccino bello *Q* Grazie ancora, un abbraccio!

Layla the punkprincess : Finalmente si, Jasmin è fuori dai giochi .__. Per Davide una soluzione si troverà u.u Grazie del commento, alla prossima!

SuperEle46 : Grazieeee, nemmeno tu manchi mai *___*

Listing : Anche io AMO Davide, quel piccolino *__* Grazie della tua preziosa recensione, che non manca (Quasi) Mai XD un bacino

_Lalla_ : Una new entry! Oh cara, non sai il piacere che ci fa averti a bordo *-* Ci fa un piacere immenso la tua recensione. Speriamo di non deluderti. Alla prossima! Baci!

Un bacio anche a quelle timidone delle nostre lettrici in punta di piedi *-* Vogliamo un bene immenso anche a voi *____*

Baci, Ale&Ary

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Capitolo 26
*** Ciò che c'è nell'aria ***


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Capitolo 27
*** Tregua ***


VENTISETTESIMO CAPITOLO (ALE) - Tregua

 

Mi ero svegliata presto quella mattina, per la verità era stata mia mamma a buttarmi letteralmente giù dal letto! Erano circa le nove del mattino e mia sorella aveva chiamato per avvisare che sarebbe arrivata prima, verso le dieci e mezza, così mia mamma mi aveva obbligata ad accompagnarla. Non aveva dovuto insistere tanto, infondo ci andavo.. Volentieri. Più o meno.

Zampettai giù per le scale, saltandole a due a due, e facendo capolino in salotto, dove ero sicura di trovare Edoardo a guardare la sua dose mattutina di cartoni animati. Mi avvicinai accarezzandogli la testa.

“Buongiorno peste! Me lo dai un bacino?” Mi puntai l’indice sulla guancia, avvicinando il viso al suo. Ridacchiando, Edo mi prese le guance con le due manine e mi schioccò un bacio su quella destra.

“Bravo il mio ometto!” Gli feci un buffetto e infilandomi le ciabatte, arrivai in cucina dove c’era mia madre ad aspettarmi.

“Ciao mamma!” Presi una tazza di caffè latte e mi sedetti di fronte a lei.

“Cia tesoro..” Mi rispose distrattamente, mentre sorseggiava il suo caffè leggendo una rivista.

“A che ora andiamo?”

“Subito!” Sorridendo chiuse il giornale e si alzò dalla sedia, andando a recuperare Edo in salotto. Conoscendolo ci avrebbe impiegato delle ore a staccarlo dalla tv!
Mi alzai avvicinandomi al lavandino, appoggiando la mia tazza ormai vuota e lasciando scorrere un po’ l’acqua.  Dal salotto sentii provenire i lamenti del mio fratellino, perché il suo cartone preferito non era ancora finito. Sorrisi dolcemente e chiusi il rubinetto.

 

“Mamma, mamma siamo arrivati?”

“Non ancora.. Manca poco!”

Eravamo in macchina, diretti all’aeroporto, mia sorella sarebbe arrivata entro dieci minuti e noi eravamo terribilmente in ritardo!
Ero seduta sul sedile anteriore, di fianco a mia mamma, mentre Edo stava in quelli posteriori, legato per bene e seduto comodamente sul suo seggiolino verde. Gli piaceva stare seduto su quel “piccolo trono”, diceva sempre di essere un principe. Non un re, perché i re sono vecchi. Un principe giovane e bello.

Batteva le mani continuando a chiedere quanto mancava ad arrivare, impaziente. Ero felice che fosse così entusiasta all’idea di rivedere nostra sorella, ma un po’ di gelosia c’era.. Forse perché.. Volevo che fosse tutto per me.
Ma prima o poi sarebbe dovuto crescere.. E io lo avrei dovuto accettare, anche se non sarebbe più stato il bimbetto rompiscatole e dolcissimo che era in quel momento. Anche se comunque.. Sarebbe sempre stato il mio bimbo.

Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai nel parcheggio dell’aeroporto, con mio fratello che esultava lanciando urletti e saltellando, mamma lo aveva già liberato dalle cinture di sicurezza. Slacciai la mia e aprii lo sportello, sentendo la brezza fresca del mattino arruffarmi i capelli. Era già luglio, l’estate stava passando velocemente e il momento di ritornare tra i banchi si faceva sempre più vicino. Maledettamente più vicino. A settembre sarei stata in quinta al liceo artistico, però.. Come passava il tempo. Ary era già fuori invece, beata lei.

Arrivammo nella sala d’aspetto e in lontananza scorsi la testa corvina di mia sorella china su un giornale, mentre ci aspettava, con tutte le valigie intorno a sé. Come mai erano così tante? Non ci pensai e le andai incontro, chiamandola da lontano.

Lei alzò di scatto la testa e quando incontrò il mio sguardo sorrise, alzandosi per venirmi incontro e trascinando i sui bagagli con non poca fatica.
Quando fummo faccia a faccia le sorrisi anche io. Per la prima volta dopo tanti anni un sorriso sincero e notai la sorpresa sul suo viso. L’avevo presa alla sprovvista sicuramente!

“Come stai?” Le chiesi mantenendo comunque le distanze. Un passo alla volta, mi dissi.

“Bene! Tu piuttosto?”

“Tutto a posto..”

“Fra!” Sentii il trillo della vocetta di mio fratello e girandomi lo vidi scendere dalle braccia di mia mamma e correre incontro a Francesca, saltandole letteralmente al collo. Lei lo alzò da terra, facendo un giro su se stessa. Una punta di gelosia mi colpì dritta allo stomaco, non potevo negare che mi irritasse parecchio vedere Edo così attaccato a qualcuna che non fossimo io o la mamma.

“Ciao Tesoro..” Arrivò anche nostra madre, abbracciò mia sorella che intanto stava riposando a terra un Edoardo al settimo cielo.

“Ciao mamma!” Disse lei dandole due baci su entrambe le guancie.

Tornammo tutti e quattro alla macchina, mi sedetti dietro vicino ad Edoardo questa volta, mente Francesca si sistemò di fianco alla mamma.
Il tragitto passò tranquillo, tra le chiacchiera generali. Fra mi aveva detto che nostra nonna avrebbe tanto voluto vedermi, dopotutto era dalla morte di papà che non mi facevo vedere. Non avevo un gran bel rapporto con i nonni paterni, troppo benestanti e troppo snob per i miei gusti.
Nonostante questo le assicurai che una volta o l’altra avrei fatto una gita in Italia, magari con Ary, visto che le era proprio di Milano!
Mi tastai Le tasche dei pantaloni. Accidenti! Avevo dimenticato il telefono a casa! Se mi avesse chiamato Tom proprio in quel momento?

Parcheggiata la macchina sul vialetto davanti a casa mia, schizzai fuori precipitandomi al piano di sopra, in camera mia, recuperando il cellulare che avevo lasciato sul comodino: tre chiamate perse. Tutte e tre di Tom. Composi il suo numero e lo richiamai.

“Pronto?” Un tuffo al cuore. Anche solo sentire la sua voce dall’altro capo di un telefono mi faceva esplodere il petto.

“Tom? Sono Ale..”

“Ciao piccola, come mai non hai risposto prima?”

“Avevo lasciato il telefono a casa.. Ero in aeroporto, a prendere mia sorella.”

“Volevo solo dirti che ci vediamo al Melody oggi pomeriggio, ci sarai vero?” Sentii chiaramente la speranza nel suo tono di voce, e mi sciolsi in un sorriso. Quanto adoravo quel ragazzo..

“Certo che vengo! Chiamo Ary e mi metto d’accordo!”

“Perfetto, ora vado o David mi stacca la testa! Un bacio piccola, a dopo!”

“Ciao Tom, a dopo!” Chiusi la chiamata lascia domi cadere sul letto, stingendo il cellulare sul petto e sospirando sognante. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che un ragazzo potesse avere quell’effetto su di me! Non era mai successo ed io mi sentivo strana. Ogni volta che lo vedevo, che ci parlavo.. Mi scoppiava una tempesta dentro, come se mi si attorcigliasse tutto, era strano.. Ma  piacevole.

Scossi energicamente la testa riprendendo controllo di me e digitai il numero di Ary, chiamando anche lei per mettermi d’accordo.

“Ale!” Che bello sentire la sua voce così allegra, era la cosa migliore per me.

“Ciao Ary, come stai?”

“Oh un po’ meglio.. Ho dato un’altra possibilità a mamma, sai? Tu come stai?”

“Hai fatto bene secondo me, comunque anche io tutto bene. Per oggi pomeriggio?”

“Beh, ti passo a prendere alle tre! Ehi Ale, avrei da proporti una cosa..” La sentii più titubante.

“Cioè?”

“Visto che oggi è arrivata tua sorella, perché non.. Insomma, perché non porti pure lei?” Portare mia sorella fuori con i ragazzi?

“Non.. Non so se è una buona idea” Mormorai non del tutto convinta.

“Eddai, non c’è niente di male!” Riflettei su questa ipotesi, infondo era vero.. Non c’era assolutamente nulla di male, volevo o no tentare di recuperare il rapporto con mia sorella? Questa era l’occasione adatta per fare il primo passo!

“Beh.. Si può fare dai..” Sospirai, annuendo, come per convincere me stessa che era una buona idea.

“Benissimo! Vengo a prendervi alle tre! Puntuale eh? Ciao Ale!”

“Ciao Ary!” Ridacchiai per poi chiudere la chiamata anche con lei. C’era qualcun altro con cui dovevo fare una chiacchierata, e questo qualcuno stava nella stanza di fronte alla mia.

Aprii la porta facendo sbucare fuori solo la testa, e vidi che la porta della camera di mia sorella era aperta.

“Fra!” La chiamai a mezza voce. Vidi il suo viso fare capolino dalla stanza e sorridermi mestamente.

“Dimmi.”

“Verresti un attimo? Ti devo parlare..” Esclamai perdendo via via la voce.

La vidi corrugare la fronte, piegare una maglietta e riporla sul suo letto, poi si diresse verso di me, rientrai nella camera lasciando aperta la porta e mi sedetti sul mio letto aspettandola.
Pochi secondi dopo entrò anche lei, si guardò intorno, fermando lo sguardo sul murales che avevo dipinto. C’era scritto “Ale” con una fantasia strana, tutta colorata e piena di ghirigori.

“L’hai fatto tu?” Mi chiese poco dopo.

“Si, ti piace?”

“Moltissimo, non sapevo sapessi disegnare così bene” Non sai molto di me sorellina, ti sei persa troppe cose.. Non risposi, tirando fuori solamente un sorrisetto nervoso, facendole segno di sedersi di fianco a me. Mi ascoltò e cominciò a guardarmi con aria interrogativa.

“Volevo dirti che mi dispiace, se ti ho trattato male l’ultima volta che sei venuta a trovarci, solo che la rabbia era tanta e io non riuscivo a fare un passo verso di te.”

“Tranquilla, lo capisco.” Abbassò lo sguardo guardandosi le mani, che stava torturando nervosamente.

“Però.. Però credo che per ora potremmo fare.. Una tregua? Si, una tregua.. Ci vorrà del tempo perché tutto torni come prima, però.. Ci voglio provare.” Guardai altrove, contorcendomi le dita e mordendomi in continuazione il labbro inferiore.
Quando mi rivoltai verso di lei, notai che aveva gli occhi lucidi e un sorriso commosso sulle labbra. Non si era mossa di un centimetro, forse anche lei capiva che ci voleva un po’..

“Grazie, Ale” Le sorrisi annuendo, poi mi ricordai della telefonata con Ary.

“Oggi ti va di uscire? Io ed Ary andiamo al Melody, ci incontriamo con dei ragazzi.”

“Dei ragazzi?”

“Beh si, non ci crederai mai ma sono.. I Tokio Hotel” Scoppiai in una risata seguita a ruota da lei, in fatto di gusti musicali eravamo identiche!

“E com’è che li avete conosciuti?”

“Storia lunga!” Sventolai per aria una mano. “Comunque lei sta con il bassista adesso, tecnicamente. E Tom, beh.. io e lui siamo, non so precisamente cosa siamo. Frequentanti? Beh, più o meno.”

“Direi che uscirei molto volentieri oggi!” Mi mostrò uno dei suoi migliori sorrisi che mi abbagliò, era sempre splendida mia sorella, nonostante fossero passati quattro anni.

 

Eravamo arrivate al Melody e i ragazzi erano già li ad aspettarci. Ary era corsa da Georg, lanciandosi qualche frecciatina con Tom. Era inevitabile che una punta di gelosia mi pungesse nel vivo! Mia sorella parlava fitto fitto con Gustav, da quando eravamo con loro non faceva altro che chiacchierare con lui. Il povero Bill invece era solo soletto con le mani in tasca, in fondo alla fila. Ary lo aveva raggiunto, probabilmente per consolarlo.. Povero Billie..
Io me ne stavo comodamente seduta sulla sedia, rannicchiata tra le braccia di Tom che mi stringevano per la vita. Davanti avevo il mio classico bicchiere di gin tonic, e Ary il suo bacardi alla pesca.
Ci eravamo seduti tutti quanti in cerchio.

“Allora, tu sei arrivata dall’Italia, giusto?” Chiese Georg a mia sorella, che in quel momento stava ancora parlottando con Gustav, sentendosi chiamata in causa alzò la testa e incontrò gli occhi verdi del bassista.

“Si, da Milano!” Annuì vigorosamente sorridendo, non potei fare a meno di avvertire una fitta di dolore, guardando quegli occhi smeraldini e quel sorriso accecante. Papà…

“Quanti anni hai?” Attaccò Bill con la sua raffica di domande da bambino piccolo e curioso.

“Ne farò venticinque a novembre, l’otto!” Gustav quasi non si strozzò con la sua birra.

“Ve..Venticinque?!” Domandò strabuzzando gli occhi, mentre io Ary e Tom cominciammo a sogghignare.

“Ehm.. si, perché?”

“Beh, ne dimostri di meno.” Deglutì riprendendo a sorseggiare la sua bevanda, mentre mia sorella sorrise felice del complimento appena ricevuto.

“Tu che dici di loro due?” Mi sussurrò all’orecchio Tom indicando Gustav e Francesca, facendosi sentire solo da me.  Mentre Bill continuava con la sua tempesta di domande.

“Non saprei, sono carini insieme però..”

“Però?” Alzò un sopracciglio guardandomi strano.

“Però lei è mia sorella..”

“E allora?” Ridacchiò non capendo che volessi dire.

“Niente lascia stare, te ne parlerò un’altra volta..” Chiusi il discorso incupendomi un po’. Senza aggiungere altro Tom mi prese per il collo, baciandomi una tempia, tenendomi stretta nel suo abbraccio impedendomi di muovermi.
Lanciai un occhio alla tavolata: Mia sorella e Gustav si stavano parlando, con i rispettivi cellulari in mano. Probabilmente si stavano scambiando i numeri di telefono.
Ary e Georg erano appiccicati, si stavano baciando mentre lui le accarezzava la schiena dolcemente. Finalmente anche per loro era arrivata la normalità.
Mi girai e, al mio fianco, vidi un Bill mogio e cupo guardarsi le unghie, cercando di mascherare il suo dispiacere ed il suo disagio facendo finta di essere solo annoiato. Gli presi una mano e la strinsi nella mia, lui alzò lo sguardo sorpreso e quando incontrò i miei occhi nocciola sorridenti, si lasciò andare ad un sorriso.
Mimai un “Tutto ok?” Con la bocca, e lui mi tirò su il pollice annuendo, anche se poco convinto. Gli accarezzai una guancia e tenni la sua mano sempre stretta, nonostante i lamenti di Tom che “mi voleva tutta per sé” .

“Ragazze avete da fare stasera?” Ci chiese Gustav, guardando me, Ary.. E pure mia sorella. Insomma con “ragazze” Aveva compreso tutte tre.

Scambiai uno sguardo con entrambe. “Non mi pare” Dissi poi, scuotendo la testa.

“Venite a cena da noi? Poi rimaniamo in appartamento magari..” Continuò Georg sulla scia dell’amico.

“Per me non c’è problema, si! Si può fare!” Esclamai stringendomi di più a Tom, che mi baciò la testa.

“Idem!” Fece Ary baciando la guancia di Georg.

Vidi mia sorella sorridere tristemente e abbassare lo sguardo, mi si strinse il cuore.

“Veniamo direttamente tutte e tre usciti dal bar?” Mia sorella alzò di scatto la testa, guardandomi con un sorriso sorpreso stampato in viso, annuii ricambiando lo sguardo, dolcemente.

“Certo, per me possiamo andare anche subito!” Si alzò Bill, forse stufo di fare il settimo incomodo. Ridendo ci alzammo tutti da tavola, diretti alle macchine.

Avevo come l’impressione che qualcuno stesse tentando di incastrare anche mia sorella.

 

_______________

 

Buona sera a tutte donzelle! ^___^

Vi è piaciuto vero questo capitolo? *-* Anche perché.. Dove siete finiteee? :’( State scarseggiando come l’acqua nel deserto! -.-
Vi ordino di tornare xD

Comunque, comunque, comunque u.u Ale e Fra finalmente hanno stabilito una tregua, chissà che con il tempo torni tutto come prima. La più grande e Gustav sembrano avere un’ottima sintonia, voi che dite? xD Mah..

Ary.. Ary finalmente si può sbaciucchiare il suo Dio palestrato quando ne ha voglia e senza problemi *Q* Non la invidiate un po’? XDD   IO SI!

Bill poverino è rimasto solo.. Qualcuna si offre per fargli compagnia? *Si avvicina un’orda di ragazzine fameliche* xDD Magari riuscirà a trovarsi anche lui una ragazza. Bah.. Rimanete con noi per scoprirlo? *___*

Un grazie immenso e speciale alle tre sante che hanno recensito il capitolo precedente, ovvero :

_Lalla_ : Grazie mille, siamo orgogliose che questa storia ti piaccia! *__* Baciooo

Gemi_Black : Beh, lei signorina non manca mai! xD Grazie, grazie, grazieeee! Hai sempre un minuto da spendere per noi, ne siamo onorate *-* Un abbraccio enorme!

I dream you : Grazie anche a te! Ary e Tom sono impossibili.. Vedrai più avanti xD Un bacio grande grandissimo! Resta con noi! ^__^

Grazie anche a tutti quelli che leggono senza recensire e a chi tiene questa fanfiction tra le preferite e le seguite. GRAZIE!

Ale&Ary ^__^

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Capitolo 28
*** Gentili proposte ***


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Capitolo 29
*** Stupido Kaulitz! ***


VENTINOVESIMO CAPITOLO (ALE)  - Stupido Kaulitz!

 

Che bella serata ragazzi! Tom e Ary avevano preparato la cena per tutti, e devo dire che non era stata affatto immangiabile, tutt’altro! Io avevo chiacchierato con Bill nel frattempo.. Mi aveva raccontato di quanto gli mancavano Kasimir, il suo gatto, Scotty e gli altri cagnolini di cui avevo dimenticato il nome, poi di quanto voleva riabbracciare la sua mamma e Gordon, che avevo scoperto essere il compagno di sua madre. A quanto pareva nemmeno i gemelli avevano avuto un’infanzia rosa e fiori. Benvenuti nel club, mi dissi.

La cena passò tranquilla, tra il chiacchiericcio generale. Ary e Georg erano talmente dolci da rischiare di farmi venire il diabete, erano tutti un bacetto di qua un abbraccio di la. Ero felicissima per lei, questo di sicuro!
Gustav e mia sorella sembravano in un pianeta tutto loro, era da ore che parlottavano solo fra di loro estraniandosi dal mondo esterno.
Io e Tom, beh.. Tra un dispetto, un pizzicotto,  un bacio rubato.. Ci stavamo divertendo tantissimo, tenendo compagnia anche al povero Bill che sembrava soffrire di solitudine.

Avevo salutato tutti ed ora io Gustav, Francesca e Tom eravamo in macchina, diretti a casa mia. Era stata una bella lotta andarmene da quell’ appartamento: Bill continuava a tirarmi impedendomi di andarmene. Fortuna che era rimata la un po’ Ary a fargli compagnia insieme a Georg!

“Divertite ragazze?” Domandò ad un tratto Tom, distogliendo lo sguardo dalla strada. Mia sorella era sui sedili posteriori, seduta di fianco al batterista. Io invece mi ero accomodata davanti, vicino a Tom che guidava.

“Molto, siete davvero simpatici!” Esclamò mia sorella, sorridendo in direzione di Gustav, che abbassò lo guardo arrossendo.

“E tu?” Si girò verso di me, mentre gli altri due tornavano a parlare tra di loro.

“Guarda la strada.” Ridacchiai. “Comunque mi diverto sempre con voi, lo sai.” Soffiai perdendomi a guardare il suo profilo perfetto. Aveva lo sguardo sereno e concentrato sulla sua guida, che devo dirlo, era impeccabile. Era molto giudizioso e responsabile quando si ritrovava in macchina.

“Con me, vorrai dire!” sghignazzò pizzicandomi un fianco. Roteai gli occhi al cielo sbuffando divertita.

“Si, era quello che volevo dire, che stupida!” Risi, per poi girarmi verso l’asfalto che sfrecciava sotto di noi, era buio ormai, ma i fanali mi permettevano di vedere almeno un po’.

“Hai un bel sorriso, sai?” Sussurrò, forse per non farsi sentire dagli altri, troppo orgoglioso il mio Kaulitz.
Mi girai a guardarlo stupita, seppure fosse un’affermazione banale di per sé.. Nessuno me lo aveva mai detto, nessun ragazzo prima d’ora mi aveva mai detto che gli piaceva il mio sorriso.

“Grazie..” Mormorai arrossendo appena “Anche il tuo mi piace!” Allargai un sorriso gigante a cui lui rispose subito, mi prese la mano intrappolandola nella sua, mentre con l’altra reggeva il volante.
Il resto del viaggio proseguì in silenzio, almeno per me e Tom, Gustav e mia sorella andavano avanti a parlare sotto voce e a ridacchiare ogni tanto.

“Arrivati!” Esclamò Tom accostando la macchina davanti a casa mia, e mettendo le quattro frecce.
Vidi Francesca scendere dalla macchina, accompagnata da Gustav.

“E tu perché scendi?” Inarcai un sopracciglio guardando curiosa il biondino.

“Gli faccio vedere la collezione di cd dei metallica, torniamo subito!” Mi sorrise mia sorella, sparendo nel giardino insieme a Gustav.

“Finalmente un po’ da soli..” Sussurrò Tom slacciandosi la cintura e slacciando anche la mia, che era rimasta ancora agganciata.
Sorridendo, allungò un braccio verso di me, prendendomi per il collo e facendomi avvicinare di più a lui. Lo guardai dal basso, e mi soffiai via una ciocca di capelli che mi era finita davanti agli occhi.

“Hai i riflessi viola, sotto la luce del lampione” Constatò prendendo quella stessa ciocca tra le mani e guardandola.

“Si lo so, le tinte non sono per niente il mio forte.” Ridacchiai imbarazzata. Avevo combinato un sacco di disastri a quei poveri capelli. Il mio colore naturale dovrebbe essere il castano chiaro, ma avevo fatto sopra una tinta cioccolato, poi ci avevo messo il nero e avevo pure fatto qualche ciocca blu elettrico. Alla fine, stufa della mia aria tetra e cupa, li avevo decolorati. Avevo comprato una tinta viola, ma quando mi ero sciacquata i capelli era venuto fuori un rosso mogano con dei riflessi violetti. Era un colore indescrivibile.

“Si nota, però ti stanno bene così!” Senza lasciarmi il tempo di rispondere mi intrappolò in un bacio, inaspettato ma al contempo assolutamente desiderato. Mi aggrappai alla sua schiena, mentre sentivo le sue mani incastrarsi tra i miei capelli.
Gli mordicchiai il labbro inferiore, giochicchiando con il suo piercing e facendolo impazzire con il mio, sapevo che gli piaceva. Scese a baciarmi il collo, poi sotto l’orecchio, sul tatuaggio.. La mandibola, poi tornò di nuovo sulle labbra, sfiorandomi il labbro superiore con la punta della lingua, mi stava facendo morire!
Gli sfiorai lo zigomo con il dorso delle dita, poggiando l’altra mano dietro alla sua nuca, attirandolo a me.
Avvertii il tocco delle sue mani leggermente  fresche vagare sotto la mia maglia, accarezzandomi la schiena, passando poi ai fianchi, alla pancia. Cominciai incerta a ricambiare quel bacio, che stava diventando più passionale e più trasportato del previsto. Fino a quando sentii le sue lunghe dita affusolate andare a slacciarmi il primo bottone dei jeans, intrufolandosi all’interno.
Appoggiai entrambe le mani sul suo petto e lo allontanai da me, guardandolo affannata e con le guance leggermente arrossate.

“Direi che può bastare per questa sera, Tom.” Dissi abbassando lo sguardo, sentendo il viso andarmi in fiamme. Immaginavo che non dovesse essere carino venire rifiutati, ma davvero.. Era troppo presto.

“Che c’è? Pensavo lo volessi anche tu!” Mi guardò confuso, aggrottando le sopracciglia.

“E’ troppo presto Tom..” Sussurrai abbassando lo sguardo.

“Va bene.” Il suo tono era duro e severo, portò i suoi occhi dritti davanti a sé a guardare una serie di villette a schiera colorate, senza degnarmi più di uno sguardo.

“Ti chiedo solo di aspettare un po’, insomma.. E’ presto ancora.” In fondo io e Tom eravamo una pseudo coppia da poco, per quello c’era tempo. Avevo fatto il mio sbaglio una volta, con un ragazzo che aveva ben pensato di usarmi e poi non farsi più sentire. Non volevo rischiare ancora..

“Io e te non stiamo insieme. Non ti devo proprio niente.” Mi sentii quasi soffocare. Improvvisamente la macchina di Tom era diventata troppo piccola e priva di ossigeno per tutti e due, annaspavo senza che l’aria mi arrivasse ai polmoni.
Boccheggiai, sgranando gli occhi che si erano riempiti di lacrime. In un momento serrai la mascella, allontanandomi ancora di più da lui, che continuava imperterrito a guardare la strada davanti a sé. Con un gesto fulmino mi asciugai le lacrime dagli occhi, che non erano ancora scese fortunatamente. Tirai su col naso e strinsi i pugni.
Avrei voluto dire un sacco di cose in quel momento, ma la mia bocca era scollegata dal mio cervello  non riuscivo a emettere alcun suono.

“Stronzo..” Soffiai a voce quasi impercettibile, ma ero sicura che mi avesse sentito, visto che lo vidi stringere i pugni sul volante.
Aprii lo sportello e senza guardarmi indietro schizzai fuori dalla cadillac, percorrendo velocemente il vialetto che mi collegava alla porta, quando ci arrivai davanti mi ritrovai a due passi da Gustav, che probabilmente stava tornando in macchina, da Tom.

“Ale..” Mormorò quando notò le lacrime che stavano silenziosamente rigando il mio volto.
Senza nemmeno pensarci un secondo lo abbracciai di slancio, lo sentii ricambiare la stretta, dapprima incerto poi più vigorosamente.

“Che è successo?” Mi domandò una volta che mi fui allontanata di qualche centimetro. Lo guardai, lanciandogli un’occhiata più che eloquente e lui sembrò afferrare il concetto, ne ero sicura. “Tom..” si ritrovò, infatti, a sussurrare poco dopo, fissando la cadillac ancora parcheggiata fuori dal mio giardino.

“Scusa Gus..” Mi lasciai scappare un singhiozzo “Ci vediamo” Scappai dentro casa chiudendomi la porta alle spalle. Presi il cellulare dalla tasca e scrissi un breve messaggio ad Ary.

Ti devo parlare.

Mi trascinai in camera mia, con le lacrime che non accennavano a smettere di scendere. Mi sdraiai mollemente sul letto e portai entrambe le mani sugli occhi, stropicciandoli. Non volevo piangere, non ne valeva la pena. Avevo capito che era uno stronzo con un solo pensiero fisso in testa, non potevo  non dovevo stare male per uno così.
Avrei voluto che finisse diversamente quella serata. Era stata così piacevole e serena, invece proprio il finale si era rivelato un completo disastro. Tutto per colpa sua!
Allungai una mano per prendere il cellulare, non ce la facevo ad aspettare. Dovevo parlare con Ary.

“Pronto? Ale?” La sua voce mi portò un ondata di sollievo, all’istante. Sorrisi fra le lacrime.

“Ary..” Sussurrai. La mia voce uscì terribilmente roca e nasale, accidenti!

“Ale! Che è successo?”

“Tom..” Riuscii solo a dire questo, prima che un singhiozzo sfuggisse ancora dalla mia bocca. Non volevo ricominciare, almeno non davanti a lei, ci sarebbe stata male, la conoscevo.

“Quel.. Che ha fatto?!” Si fermò dall’insultarlo appena in tempo.

“Io.. Lui.. Eravamo in macchina da soli. Lui ci ha provato e io.. Io l’ho respinto chiedendogli di aspettare un po’. Lui.. Mio ha risposto che non stiamo insieme e che quindi non mi deve niente!” La tristezza aveva ceduto il posto alla rabbia, se lo avessi avuto per le mani lo avrei distrutto!

“Brutto..” Fece un respiro profondo, facendomi sorridere. Non si smentiva mai la mia Ary. “Ale, mi dispiace. Giuro che se mi passa tra le mani gli faccio passare un brutto quarto d’ora!” Era arrabbiata, lo sentivo benissimo.

“Sapevo che non dovevo fidarmi di lui!” Ringhiai lanciando la prima cosa che mi capitò a tiro dall’altra parte della stanza, contro il muro: il mio povero cuscino!

“Non dire così, vedrai che sistemerete!” Cercò di tirarmi su il morale, ma al momento mi sembrava un’impresa impossibile. Mi sentivo usata e svalutata come persona, non era una bella sensazione.

“Stronzo..” Mormorai sentendomi pizzicare il naso, segno che se non avessi fatto qualcosa sarei scoppiata di nuovo in lacrime. Mi premetti due dita sugli occhi, deglutendo.. Cercando di mandare giù quel groppo che mi chiudeva la gola.

“Ale, ci sei ancora?” La voce di Ary mi arrivò alle orecchie come un eco lontano, risvegliandomi.

“S..si, io devo.. Vado Ary. Scusa. Ti voglio bene!” Chiusi la chiamata affondando la testa nel materasso, visto che il mio cuscino giaceva in un angolo della camera.
Non so per quanto tempo rimasi ferma immobile in quella posizione, forse passarono solo pochi minuti, so solo che mi addormentai con la faccia ancora premuta contro il materasso. Quella frase che ancora mi rimbombava prepotente nella testa.

Io e te non stiamo insieme. Non ti devo proprio niente.

Non ti devo proprio niente.

Proprio niente..

Proprio niente..

 

La vibrazione del mio cellulare mi fece svegliare di soprassalto, con un sussulto. Mi tirai a sedere con il cuore in gola e il respiro affannato.
Avevo i capelli scompigliati e le guance ancora leggermente umide. Gli occhi vagamente rossi e gonfi.
Afferrai il cellulare che illuminava la stanza e lessi il messaggio. Era di Tom.

Vieni giù. Sono qua fuori.

Cioè, lui era li fuori? A casa mia?
Senza pensarci due volte scesi dal letto facendo il minimo rumore possibile, presi dall’armadio la prima felpa che mi capitò fra le mani e la infilai.
Mi precipitai giù per le scale arrivando alla porta di casa con la mano sulla maniglia, scossi la testa e l’aprii uscendo fuori in giardino.
Faceva fresco quella notte, mi strinsi tra le braccia percorrendo il vialetto con passo lento e strascicato, finché non vidi tra le siepi la cadillac di Tom.
Presi un respiro profondo e aprii il cancelletto, trovandomelo subito davanti, bello come sempre. Con un cappellino nero a cuffia calcato sulla fronte, che lasciava uscire da dietro le sue treccine nere ed ispide.

“Ciao..” Sussurrò appena mi vide.

Incrociai le braccia al petto, in segno di chiusura. “Ciao.” Sbottai poi, secca e distaccata.

“Senti.. Se sono venuto fin qui, è perché.. Insomma..”

“Se sei venuto qui per chiedermi scusa risparmiami!” Ringhiai riducendo gli occhi a due fessure. “D’altronde io e te non stiamo insieme, quindi non mi devi niente..” Finii col mormorare a voce strozzata queste ultime parole, che ancora mi bruciavano nel petto e non se ne volevano andare..

“Ok, d’accordo.. Me lo merito” Disse portando le mani davanti al petto, in segno di resa. “Però sono venuto da te perché mi dispiace, non pensavo davvero quello che ti ho detto. Ero solo arrabbiato!” Cercò di giustificarsi, testardo. Ma quello che non sapeva era che io ero diecimila volte più testarda di lui!

“Arrabbiato? E perché?! Perché non te l’ho data subito?” Sgranai gli occhi inarcando un sopracciglio, vedendolo passarsi una mano sul collo, nervoso.

“Non, non è quello.. Cioè si. Non proprio, ecco io..”

“Risparmiati ti prego.” Lasciai cadere le braccia mollemente lungo i fianchi,  non ero in grado di tenere una conversazione di quel genere alle due di notte.

“Ale.” Richiamò la mia attenzione con una serietà che non gli apparteneva, che non gli avevo mai visto in volto e questo mi turbò non poco. Si avvicinò di un passo, arrivando abbastanza vicino a me da prendermi le mani tra le sue, costringendomi ad alzare il viso e guardarlo negli occhi.

“Mi sono affezionato a te, lo sai. Il problema è che non sapevo, di potermi affezionare così tanto. Non è un problema in verità.. E’ solo qualcosa di non programmato, che però mi rende felice. Se stasera ho sbagliato ti chiedo perdono, non ti posso promettere la perfezione. Ci vuole pazienza con me lo so, ma so anche che tu ce la farai..Io, non ti farei mai soffrire, Ale.. Davvero.”

 “Tom..” Tentai di parlare, ma la voce mi morì in gola prima che potessi dire tutto quello che pensavo.

“Non voglio più questa situazione Ale. Voglio saperti mia. Voglio essere sicuro che tra me e te non debba finire da un momento all’altro. Ale.. Vuoi. Insomma.. Vorresti una cosa seria.. Con me?” Si grattò un orecchio visibilmente imbarazzato, e quel suo gesto così infantile e dolce mi fece esplodere il cervello.
Mi portai le mani alla bocca, facendo gli ultimi passi che ormai ci dividevano e rifugiandomi tra le sue braccia che mi accolsero dolci e tenere stringendomi forte. Appoggiò le labbra tra i mie capelli, baciandomi piano la testa.

“Perdonami piccola, scusa.”

“Non fa niente Tom, non parliamone più..” Mi scostai di pochissimo e lo baciai sulle labbra che, seppur fossero passate solo poche ore, mi erano mancate da morire.

“Non posso dirti che sarò il migliore ,
ti chiedo di perdonare già da adesso ogni mio errore,
 e lo so tu non ti fidi degli altri,
ti chiedo un po' di fiducia io non voglio ingannarti”

“Tom senti, non pensare male ma.. Resteresti con me stanotte?” Abbassai lo sguardo diventando improvvisamente rosso porpora. Non ero mai arrossita così tanto come in quel periodo, accidenti!

“Certo..” Sorrise accarezzandomi le guance infuocate ridacchiando divertito. Lo presi per mano e, facendo più silenzio possibile, lo portai in camera mia.

“Mamma esce presto domani, con Edoardo. Se ti vede mia sorella non sarà un dilemma!”

“Chi è Edoardo?” Chiese confuso. In effetti non glielo avevo mai detto.

“E’ mio fratello, ha quattro anni. Anzi, ad agosto ne fa cinque!” Sorrisi guardandolo. Mi sdraiai sul letto e gli feci segno di raggiungermi, si distese di fianco a me passandomi un braccio dietro le spalle. Stavamo abbastanza comodi, visto che il mio letto era ad una piazza e mezza.
Mi accoccolai meglio tra le sue braccia, appoggiando il mento sulla sua spalla sospirando.

“Sei felice?” Mi chiese Tom voltandosi verso di me.

“Si..” Risposi semplicemente, sorridendo.

“Anche io” Fece una faccetta buffa che mi fece scoppiare in una risata silenziosa, nel buio soffuso della stanza.

“Di la verità. Chi ti ha convinto a venire nel pieno della notte a chiedermi scusa?” Alzai un sopracciglio ma sempre con il sorriso, che non abbandonava mai la mia espressione.

“Nessuno!” Esclamò indignato, come se lo avessi offeso nell’orgoglio.

Inarcai un sopracciglio guardandolo eloquente, imponendogli con lo sguardo di dirmi la verità.

“Uff. Ary!” Disse poi sbuffando.

“Ah lo sapevo! La mia Ary! Sapevo che lei centrava di sicuro qualcosa!” Sorrisi unendo le mani davanti al viso e sorridendo felice, mentre lui ridacchiava stringendomi un po’ di più.

Poco dopo lo vidi girarsi verso di me, abbracciandomi per la vita, sentendo il suo respiro pesante e regolare: si era addormentato.
Mi avvicinai a lui, incastrando perfettamente i nostri corpi, intrecciando le mie gambe con le sue, mi addormentai anche io, mentre lo guardavo e pensavo che ero stata davvero fortunata ad averlo con me.

 

***

 

Era mattina, lo percepivo anche ad occhi chiusi, sentendo il caldo dei raggi del sole scaldarmi il viso. Sbattei le palpebre tentando di focalizzare le immagini davanti a me.

“Sei tenera mentre dormi” Per poco non mi venne un colpo. Tom! In un secondo nella mia mente scorsero tutte le immagini della sera precedente. La litigata, il suo messaggio, la sua pseudo dichiarazione, le coccole, lui che rimaneva a dormire da me. Mi si allargò un sorriso in faccia e mi fiondai tra le sue braccia stringendolo forte, fortissimo.

“Da quanto sei sveglio?”

“Da un po’” Disse giocando con una ciocca dei miei capelli, arrotolandola con le dita.

“E perché non hai svegliato anche me?!” Lo spinsi per una spalla facendolo ridacchiare vedendo il mio viso imbronciato.

“Volevo rimanere ancora un po’ a guardarti” Soffiò prima di darmi il bacio del buongiorno.
Lo abbracciai rimanendo per un po’ tra le sue braccia, rischiando di riaddormentarmi.

“Che facciamo oggi?” Trillai guardandolo pimpante.

 

***

 

“Piantala!”

“Ma è vero!”

Eravamo in macchina da qualche minuto. Dirette verso il “Plavis”, avevamo appuntamento con gli altri per pranzare tutti insieme. Io avevo chiamato Ary, mentre Tom aveva avvisato il resto della truppa.
Anche Francesca era venuta con noi, infatti adesso si stava godendo il nostro battibecco dai sedili posteriori. Non aveva detto nulla quando scesi in cucina mano nella mano con Tom, si era limitata a lanciarmi un sorrisino facendomi ridacchiare imbarazzata.

“Non ti sopporto Tom!” Incrociai le braccia al petto corrucciata, mentre il mio ragazzo se la rideva con mia sorella. Ancora mi faceva effetto dire il mio ragazzo.. Era una frase così piacevole da sentire, che l’avrei ripetuta milioni di volte!

“Fra, diglielo anche te che sembra una melanzana con quei capelli!” Mi girai di scatto verso di lei.

“Non ti azzardare ad allearti con lui!” Le puntai un dito contro guardandola truce, lei scosse la testa ridendo e portando le mani davanti al petto alquanto divertita.

“La mia piccola melanzana!” Tom rise ancora più forte rimanendo però, sempre concentrato sulla strada.

“Ti detesto.” Sibilai, quando accostò davanti al ristorante in cui dovevamo mangiare.

“Nah. Lo so che mi adori!” Ridacchiò baciandomi una guancia.

Scendemmo tutti e tre dalla macchina entrando nel locale. Tom andò alla cassa chiedendo il tavolo prenotato sotto il nome “Kaulitz” e , come al ristorante italiano, ci scortarono in una stanza tutta per noi.
I ragazzi c’erano già tutti e, appena Ary mi vide mi venne incontro abbracciandomi, abbracciando anche Tom e salutando mia sorella con il sorriso. Magari sarebbero diventate amiche, lo speravo.

“Come stai Ale?” Mi chiese subito Ary.

“Benissimo, tu?”

“Una favola!” Ci guardammo e scoppiammo a ridere simultaneamente abbracciandoci di nuovo e saltellando. Un apparente motivo non c’era, eravamo solo felici.. Sembrava finalmente che tutto stesse andando per il verso giusto quella volta!

“Ciao ragazzi!” Salutai sventolando la mano

“Ciao Ale!” Mi risposero Bill, Georg e Gustav.
Incontrai subito lo sguardo del batterista, che con un’occhiata eloquente cercò di capire se la situazione della sera prima si era sistemata. Annuii sorridendo e mi sedetti.
Ero in mezzo ai due gemelli, Ary di fianco a Tom e a Georg, Georg vicino a Gustav che sedeva accanto a Fra, che dall’altra parte aveva Bill. Eravamo tutti in cerchio.

“Cavolo!” Esclamò poco dopo Ary.

“Che hai?” Le chiesi alzando un sopracciglio.

“Ho dimenticato in macchina la borsa con dentro il cellulare!”

“Vabbè, vado a prendertela io, dammi le chiavi!” Sorrisi alzandomi e andandole vicino, lei mi porse le chiavi con un sorriso.

“Grazie Ale!”

“Vengo anche io, sto morendo di caldo..” Bill si alzò e mi seguì.

“Come stai Ale? Con mio fratello?” Mi chiese mentre attraversavamo il salone del ristorante.

“Va tutto straordinariamente bene!” Saltellai come una bambina, attirando su di me gli sguardi poco amichevoli degli altri clienti, e dei camerieri.

“Questo vuol dire che..”

“Si! Siamo una coppia!” Battei le mani e gli saltai al collo, stritolandolo in uno dei miei abbracci soffocanti. Lui rideva felice ricambiando la stretta, e mi baciò una tempia.

“Sono felice per te.. Ale. Anche per lui si.” Aggiunse poi facendomi ridacchiare.

Arrivammo davanti alla Mini di Ary e l’aprii con le chiavi, facendole fare quel Click che a me piaceva da impazzire!
Scorsi la borsa sul sedile anteriore, vicino a quello del guidatore. La metteva sempre li quando guidava da sola.
Mi chinai a raccoglierla ma, non accorgendomi che era aperta, tutto il contenuto si rovesciò sull’asfalto.

“E quella cos’è?!” Sentii Bill strillare indicando inorridito una bustina bianca che giaceva sulla strada. Io avevo capito tutto, ovviamente. Ary aveva ricominciato a nascondere la droga a sua madre, per impedirle di farsi.. Ero fiera di lei. Aveva messo da parte l’orgoglio facendo un passo verso sua mamma. Lo faceva anche per Fabio e Davide, ne ero sicura.

Il problema al momento era Bill. Lui certo non poteva sapere tutta la storia che Ary nascondeva così bene a tutti. Non poteva immaginare il peso che si portava sulle spalle, senza darlo nemmeno a vedere.

Senza che quasi me ne accorgessi lo vidi arraffare la busta di coca da terra e schizzare dentro al locale. Senza pensarci due volte chiusi la borsa e mi lanciai al suo inseguimento.

“BILL! BILL!!” Tentai di chiamarlo, ma invano, lui aveva già varcato la soglia della nostra saletta e sventolava davanti al viso la busta, paonazzo in volto.

“ARY! CHE CAZZO E’ QUESTA?!” Lo sentii strillare. Quando entrai anche io nella stanza, con il fiatone, vidi Ary alzarsi con il terrore negli occhi e avvicinarsi a Bill lentamente, finché non gli fu davanti.

Affiancai il cantante e, agitata, cominciai a strillare.

“Ary! Diglielo! Digli che quella non è roba tua! Digli che è roba di tua m…” Non finii che una mano mi tappò la bocca senza che me ne rendessi conto.

Guardai la sala. C’era il gelo nella stanza. Tutti gli  occhi erano puntati su noi tre, increduli e anche un po’ spaventati. Nessuno osava fiatare, non c’era nessun rumore che spezzasse il silenzio assordante che era calato improvvisamente nella stanza.

Ancora con la mano di Ary premuta sulle labbra, la guardai sbarrando gli occhi. Cosa aveva in mente di fare adesso?

 

***

 

Buonasera a tutte! ^___^
Lo sappiamo, lo sappiamo siamo in ritardo! Mea culpa -.- Sono stata in gita a Roma ragazze *__* Sono stati cinque giorni fantastici, Roma è uno splendore. Soprattutto la sera, il Tevere è magico! Mi sono divertita un sacco, eccetto l’ultima notte ._. Ary mi capirà xD
Ora comunque siamo qui con un nuovo capitolo pronto per voi, solo per voi! Avete visto che idiota Tom? Povera Ale :’(
Eppoi Bill che parte subito per la tangente appena vede le bustine nella borsa di Ary! Speriamo si sistemi tutto accidenti!
Vi avvisiamo che siamo, più o meno, a poco più di metà della storia. Quindi ce ne saranno moltissimi altri di capitoli, moltissime altre avventure e.. Chissà, magari qualche nuovo personaggio! xD
Qualcuno vuole sapere in totale quanti capitoli ci saranno? Altrimenti non ve lo diciamo XD
Passiamo ora ai ringraziamenti individuali, prima che si faccia notte. Ringraziamo :

I dream you : Rispondendo al tuo quesito, Ary non è vergine.. Ma si vergognava lo stesso xD Per il resto grazie millissime dei complimenti *_* Rimani con noi, un bacio!

Layla the punkprincess : Din din din! Abbiamo il vincitore! XD Brava avevi ragione, Tom ci ha provato xD Però almeno si è sistemato tutto tra lui ed  Ale! Grazie della recensione, un abbraccio!

Tokietta86 : Ovviamente Tom non ha resistito più di tanto, però l’importante è che poi ha sistemato tutto! Georg.. Furbo lui, però è andato in bianco il poveretto xD
Riguardo l’amicizia tra Ary e Tom.. Vedrai, sarà ancora più forte nei prossimi capitoli e creerà non pochi problemi xD Grazie mille, alla prossima!

Gemi_Black : Grazie prediletta! Tu non manchi mai e poi mai ^___^ Un abbraccio e alla prossima!

_Lalla_: Eccoti il capitolo cara *__* Adesso sai cos’ha combinato quel pasticcione di Tom xD Un bacio e grazie mille per il commento!

XxxX_Ice Angel_XxxX : Buonasera cara ^_^ Come avrai letto Tom ha combinato il guaio però lo ha anche sistemato, quindi è stato bravino xD E la sua amicizia con Ary continuerà e si fortificherà pure! Quanto a Bill.. Mah, chissà se troverà la sua anima gemella u.u
Grazie mille anche a te! Alla prossima!

Grazie anche a tutti quelli che rimangono nell’ombra XD

Alla prossima, Ale&Ary ^___^

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Capitolo 30
*** Crollare ***


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Capitolo 31
*** La fine?... forse no. ***


TRENTUNESIMO CAPITOLO (ALE) - La fine?... forse no.

Stava precipitando tutto troppo rapidamente. In cinque minuti il lavoro e gli sforzi di Ary erano risultati vani, sbriciolandosi davanti a lei.. Come un castello di sabbia distrutto dal vento potente e freddo.
Non avrebbe certamente voluto che i ragazzi venissero a sapere una cosa così delicata, in un modo tanto brusco e veloce, ma si sa.. Io e lei, insieme, avevamo imparato che nulla va mai come si desidera. Ci sarà sempre qualcosa o qualcuno a metterti i bastoni tra le ruote, a renderti la vita impossibile. A farti inciampare e sbucciare le ginocchia, lasciandoti a terra. Noi avevamo avuto la fortuna di averci a vicenda, di avere sempre la mano tesa dell’altra ad aiutarci a risalire, più forti di prima.
Non so che avrei fatto, senza la sua mano.
Senza di lei non sarei quello che sono.
Quando arrivai in Germania, lei era già in quella scuola ad Amburgo da qualche mese. Nessuno mi voleva, tutti mi evitavano.. Perché io ero quella nuova, e ormai dovunque, “Nuovo” è sinonimo di “Diverso”. Ed io ero diversa..
Lingua diversa, mentalità diversa, vestiti diversi.. Tutto diverso. E questo non piaceva, a nessuno.
Poi avevo incontrato lei, mentre mi aggiravo tra i corridoi in cerca della mia classe, che non trovavo. Era bastato un sorriso, una risposta gentile e un saluto.. Per farmi capire che lei sarebbe stata importante per me. Non mi sbagliavo..

 

“Ehi scusa!” Strillai ad una ragazza che era appena uscita dal bagno delle femmine. Chissà, magari avrebbe potuto aiutarmi.

La vidi voltarsi verso di me con un sorriso, e venirmi incontro muovendo qualche passo.

“Hai bisogno d’aiuto?” Mi domandò, mantenendo le sue labbra piegate all’insù. “Ehi aspetta, ma tu sei quella nuova.” Sbuffò una risata, facendosi più vicina.

“Già, così pare.” Borbottai, chinando il capo.

“Ti serve qualcosa?” Mi domandò poco dopo. Un momento, non mi deridi? Non mi prendi per il culo come tutti gli altri?

“S-si. Per caso hai idea di dove possa essere la 1^F?” Mormorai incerta. Ero in ritardassimo e, come se non bastasse, quelli erano i primi giorni di scuola. “Ho paura di essermi persa, di nuovo.” Sbuffai. Ancora non avevo imparato ad orientarmi bene

“Non ti preoccupare. Sei vicinissima alla mia classe, ti ci accompagno io.” Alzò un pollice, allargando il sorriso sulla sua faccia.

Ok, forse non sono tutti un ammasso di cafoni maleducati in questa scuola.

 

Ero con i ragazzi in sala d’aspetto. Fabio si era allontanato per prendersi un caffè, mentre Ary e Davide erano ancora nella stanza con la madre.
Bill non si dava pace, si sentiva tremendamente in colpa per aver avuto quella reazione senza sapere nulla.. Andava avanti e indietro per il corridoio torturandosi le mani.
Georg aveva il viso storpiato da una smorfia di preoccupazione, non aveva ancora detto una parola ed io immaginavo che fosse in pensiero per Ary.
Dal canto suo Gustav stava a braccia conserte di fianco a Georg e a mia sorella, che ci capiva poco e niente, con il volto concentrato, tirando un sospiro di tanto in tanto.
Io ero seduta vicino a Tom, che mi teneva abbracciata per la vita baciandomi la nuca e accarezzandomi una guancia. Non ero dell’umore per parlare, volevo solo stare in silenzio a rimuginare su ciò che stava accadendo. Ma quei ragazzi meritavano una spiegazione e ormai lo avevo capito.. Quell’arduo compito spettava a me.

“Ragazzi..” Li chiamai, tirandomi a sedere dritta sulla sedia. I loro sguardi si posarono curiosi su di me, eccetto Bill che continuava a camminare, come se non mi avesse sentito.

“Bill..” Chiamai anche lui, ma invano. Non mi ascoltava.

“E’ colpa mia, non dovevo fare così.. E’ colpa m..”

“Bill. Se la smettessi di fare la vittima della situazione io ti spiegherei come stanno davvero le cose. Ma tu piantala di darti la colpa di tutto perché non c’entri nulla. Se c’è una sola vittima in tutta questa storia quella è Ary. Ora chiudi il becco e siediti qui.” Il mio tono era severo, e non ammetteva repliche, lui si bloccò a guardarmi con occhi sgranati mentre si accingeva a sedersi sulla sedia che gli stavo indicando. Di fianco a me, Tom, sorrideva sotto i baffi, stringendomi di più la mano che era intrecciata alla sua.

“La mamma di Ary non sta bene, questo credo lo abbiate capito.” Cominciai, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento bianco candido. Avevo sempre odiato gli ospedali..Tutti lindi e pinti, con assolutamente nulla fuori posto. Mi mettevano ansia.

“Lei.. Beh si droga. Mi pare abbiate capito anche questo.” Sospirai, portandomi la mano libera sulla tempia, quel discorso si presentava più difficile del previsto. “I genitori di Ary hanno divorziato quando lei aveva quindici anni, e Davide undici. E’ stato un duro colpo per il più piccolo venire in Germania.. E’ sempre stato un mammone da quel che ne so io.
Ary mi ha parlato più volte di quel brutto periodo, ma per lei non è facile farlo.
Abitava a Milano e la sua vita è sempre stata più che accettabile. Ottimi voti, una famiglia unita, tanti amici. Poi qualcosa è andato storto e lei ha scoperto tutto, trovando sua mamma china su una striscia. Ha tentato di aiutarla, in tutti i modi, con tutte le sue forse. Tuttavia la madre era convinta di potercela fare da sola, senza il bisogno di nessuno.” Feci una pausa, prendendo fiato. Lanciai un’occhiata ai presenti, avevano gli occhi bassi, increduli, e stavano aspettando che io ricominciassi a parlare. Facile per loro, dovevano solo starmi a sentire! Feci un respiro profondo e ripresi, stringendo forte la mano di Tom nella mia “Era esasperata, Ary, l’unica soluzione possibile le sembrava raccontare la verità a suo padre, e così fece. Fabio, scoperta la verità, prese i figli e si trasferì qui dai suoi genitori, chiedendo il divorzio. Se io adesso vi ho raccontato tutto questo è per evitare altri fraintendimenti” Lanciai un’occhiata d’intesa a Bill, che abbassò lo sguardo mortificato “E poi.. Mi sembrava giusto che voi lo sapeste, ormai.” Sospirai affranta, affondando ancora di più sulla sedia su cui ero seduta. Non era stato affatto facile.

“Non dite niente?” Chiesi retoricamente, vedendo tutti stare in silenzio a testa china. Nessuno mi rispose, si limitarono a guardarmi tristi.

“Poteva dirmelo.” Sentii Tom, a tono duro, parlare di fianco a me.

“Come?” Chiesi incredula, socchiudendo leggermente la bocca.

“Doveva dirmelo, insomma siamo amici! Gli amici se le dicono certe cose!” Strinse i pugni sulle ginocchia, con lo sguardo arrabbiato.

“Mi stupisce la tua presunzione Tom.” Gli dissi, severa. “L’unica a cui ha raccontato questa storia sono io, e la conosco da anni ormai! Non hai il diritto di arrivare, e in un mese pretendere di conoscere a memoria tutta la sua vita, non è così che funziona. Georg avrebbe avuto più diritti di te a fare questo discorso.” Contrassi la faccia in una smorfia arrabbiata, sibilando l’ultima frase. Georg sorrise, borbottando qualcosa. Lui aveva capito che per Ary non doveva essere facile convivere con quel macigno nel cuore, lo aveva capito e aveva accettato il suo silenzio. Ma Tom no, doveva fare il rancoroso e l’offeso.

Incrociò le braccia al petto, chiudendo la conversazione. Mi scambiai uno sguardo con Gustav, che scosse la testa sorridendo, facendomi capire che Tom era Tom. Testardo e permaloso.

“Ale, posso chiedere scusa ad Ary quando torna?” Mi girai verso Bill, aveva gli occhi lucidi che minacciavano di lacrimare da un momento all’altro. Mi sembrò un bambino che aveva appena combinato un pasticcio, in quel momento.

“Certo Bill, ma vedrai.. Non è arrabbiata.” Sorrisi bonariamente, facendogli una carezza sul viso.

“Basta che non ti fai più venire certe crisi isteriche, mi sembravi un pazzo!” Georg ridacchiò, smorzando l’atmosfera che si era fatta troppo pesante, alleggerendola un po’. Gli sorrisi, forse dovevo mettere da parte il rancore che provavo nei suoi confronti.. Non riuscivo a mandar giù il fatto di Jasmin, ma in fin dei conti sapevo che teneva molto ad Ary. Prima o poi avrei parlato anche con lui.

“Povero Bill, era solo spaventato!” Esclamò mia sorella, che ormai si era inserita nel gruppo senza difficoltà, era a suo agio e parlava tranquillamente con tutti, mi faceva piacere.

“Ragazzi.. Non è che potreste..” Lanciai uno sguardo a Gustav, ero sicura che lui sarebbe stato l’unico a capire cosa intendevo. Infatti fu così, con una scusa allontanò tutti, lasciandomi da sola con Tom.

Aveva a ancora le braccia incrociate sul petto, e si girò dall’altra parte. Mi sembrava di avere a che fare con un bambino! Il mio bambino..

Con infinita dolcezza gli presi il mento con due dita e lo voltai verso di me, guardandolo con un sorriso tenero. Fece un sospiro, addolcendo il suo sguardo, e si sforzò di mettere da parte la sua cocciutaggine.

“Tom, non fare così..” Gli dissi, cercando di farlo ragionare. “Ary te ne avrebbe parlato, ne sono sicura, ma per queste cose ci vuole tempo. Non basta un mese per entrare così tanto nel cuore di una persona. Adesso state cercando di costruire un’amicizia, cominciate con una base solida, è da quello che si parte per le cose importanti.” Gli sorrisi, accarezzandogli una guancia e avvicinandomi di più a lui.

“Il fatto è che, io volevo che lei si confidasse con me..”

“E lo avrebbe fatto! Solo ci vuole più tempo.. Sarete ottimi amici, ne sono certa. Però dovete imparare a rispettare a vicenda i vostri tempi.”

Sospirò e, prendendomi per il collo mi abbracciò, facendomi affondare il viso nel suo petto, che si alzava e si abbassava regolarmente. Persino il suo respiro calmo riusciva a tranquillizzarmi e a farmi stare bene.
Alzai il viso e gli posai un delicato bacio sulle labbra, feci per allontanarmi ma mi sentii prendere per la nuca e riavvicinarmi violentemente al suo viso.
Mi baciò più impetuosamente, accarezzandomi i capelli sulla testa e tenendo l’altra mano sulla guancia. Giocherellai con una delle sue treccine, mentre l’altra mano era ancorata sul suo collo caldo e profumato.
Mi staccai, prendendo aria, e appoggiai la testa su una sua spalla.

“Lo sai quanto ci tengo a te?” Dissi, socchiudendo gli occhi e sospirando di felicità.

“Forse una minima parte di quanto ci tengo io..” Lo sentii rispondere, mentre mi accarezzava un fianco lasciato scoperto dalla maglia, provocandomi piccoli brividi che si espandevano in tutto il corpo.
Chiusi le palpebre e respirai il suo profumo, che ogni volta mi mandava fuori di testa, inebriandomi l’anima.

“Ragazzi.. Scusate..” La voce roca di Ary fece eco nel corridoio vuoto dell’ospedale, facendoci immediatamente voltare verso di lei.
Mi alzai subito e le andai incontro, abbracciandola forte, sentendola ricambiare la stretta avvolgendomi per le spalle. “Ary..” Sussurrai tra i suoi capelli.

“Mamma ha deciso di farsi curare, andrà in una clinica per disintossicarsi..” Mi mostrò un debole sorriso, era felice di questa notizia. Finalmente Alessandra aveva preso la decisione giusta, pensando anche al bene dei suoi figli e del suo ex marito.

“E’ una bella notizia..” Le feci una carezza sul viso, portandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli. Tom si alzò dalla sedia e mi affiancò. Sorrise timidamente e poi abbracciò Ary. Mi feci da parte, indietreggiando di qualche passo.

“Scusa..” Mormorò Tom tra i suoi capelli, con una punta di tristezza nella voce.

“Per cosa dovresti scusarti?”

“Per essermi arrabbiato con te..”

“Ti sei arrabbiato con me?” Mi lasciai scappare una risatina, portando istintivamente una mano alla bocca e voltando il viso dall’altra parte.

“Lascia stare” Ridacchiò Tom per abbracciarla di nuovo.

“Ary!” Guardai all’inizio del corridoio e vidi che Bill, Gustav, Georg e Francesca stavano ritornando verso di noi. Quest’ultima teneva la mano del batterista e sorrideva felice, ci avrei parlato più tardi con lei.

“Bill..” Ary sorrise, e li capii che non ce l’aveva per niente con lui. Il moro si avvicinò cautamente, fino ad arrivare ad un passo da lei.

“Sei arrabbiata?” Le chiese grattandosi l’orecchio destro e guardando in basso, imbarazzato.

“No Bill! Come ti viene in mente?” Gli prese una mano e sorridendo, gli allacciò le braccia intorno al collo per dargli un bacio sulla guancia, e accarezzargli i capelli.

“Eh-Ehm!” Georg si schiarì la voce, facendoci ridacchiare. Ary. Sbuffando divertita, si staccò dal cantante e raggiunse Georg, baciandolo sulle labbra e tenendosi stretta a lui.

“Il mio gelosone!” Esclamò pizzicandogli una guancia.

Sentii una mano afferrare la mia e intrecciarla alla sua, voltai il capo e mi ritrovai il sorriso di Tom ad un soffio dal mio, lo baciai per poi tornare a guardare i miei amici.
Gustav teneva la mano di Francesca e ogni tanto le sussurrava qualcosa all’orecchio, facendola ridere e arrossire.
Georg e Ary erano in un mondo a parte, esistevano solo loro due in quel momento..
Mentre Bill ci guardava e sorrideva felice, forse rendendosi conto che prima o poi avrebbe incontrato anche lui la sua dolce metà. Arriverà presto Bill, quando meno te lo aspetti..


Tom e Gustav avevano appena riaccompagnato a casa me e mia sorella, mentre Georg ne aveva approfittato per rimanere un po’ da solo con Ary.. Avevano parecchie cose da raccontarsi quei due. Il giorno dopo mi sarei fatta dire tutto quanto, ovviamente.
Ma ora avevo una chiacchierata da fare, una chiacchierata che rimandavo da ormai troppo tempo.

“Fra, vieni in camera mia, per piacere?” La chiamai. Lei era in cucina a preparare la cena, visto che mamma e Edo erano dalla nonna e dal nonno

“Si un attimo, scaldo la pasta e arrivo!”

Sorrisi e mi sdraiai sul letto, aspettandola. Cercai di ordinare le parole da dire, che si confondevano nella mia testa, tentando di formulare un discorso adeguato. Ma probabilmente avrei solo dovuto dire quello che mi sentivo, senza prepararmi nulla. Non erano cose da programmare quelle.

Sentii i passi pesanti di mia sorella salire le scale, così mi tirai a sedere e, appena la vidi fare capolino nella mia stanza, le feci segno di raggiungermi. Si sedette di fianco a me e mi guardò con un sorriso interrogativo sul viso.

Tutto il discorso che avevo in mente di farle svanì nell’istante in cui le mie braccia avvolsero il suo corpo esile e rigido, non se l’aspettava questo era scontato. Dopo un primo momento di incredulità la sentii ricambiare la stretta e stringermi le spalle.

“Oh Ale..” Mormorò e ci giurai, aveva le lacrime agli occhi.

“Shhh, non dire niente.”

Rimanemmo così, in silenzio, strette l’una fra le braccia dell’altra, per un tempo che mi sembrò interminabile. Che volevo non terminasse mai.

“Non voglio più essere arrabbiata Fra. Non voglio rovinarmi la vita per il mio stupido orgoglio, perché è solo di orgoglio che stiamo parlando.. Basta, voglio che torniamo ad essere quello che eravamo quattro anni fa.”

“Ti voglio bene, sorellina.”

“Anche io, tanto!”

Ci guardammo negli occhi per qualche infinito secondo e po’, simultaneamente, scoppiammo a ridere, ripensando a tutto il tempo prezioso che avevamo perso e che dovevamo recuperare al più presto.

“E allora, tu e Gustav?” Le domandai poco dopo, ero curiosissima di sapere tra loro come andava.

“Beh.. C’è stato un bacio prima” Diventò tutta rossa e si coprì il viso con le mani.

“Oddio siiii! Che bello Fra! Non sei contenta?”

“Io?” Si indicò con un dito. “Ovviamente, ma ho venticinque anni e mi sembra di essere una ragazzina alla prima cotta!” Ridacchiò imbarazzata, pensando che in fondo, il tempo per lei non cambiava mai.

“E’ una bella cosa, e lui?”

“Lui è dolcissimo. Abbiamo deciso di andarci con i piedi di piombo, non siamo ancora insieme, per ora siamo in una fase di stallo, diciamo.”

“Vedrai, prima o poi si dichiarerà.” Le battei un lieve pugno sulla schiena, incoraggiandola.

“Dai, andiamo a mangiare adesso, la pasta è pronta da mezz’ora!”

“Vai tu intanto, io arrivo subito”

Uscì dalla stanza ed io sospirai felice, guardandomi intorno.
La mia vita era cambiata radicalmente, da un mese a quella parte, e una vocina dentro di me non faceva che ripetermi che quello era solo l’inizio. Che le sorprese erano dietro l’angolo, pronte a farmi esultare, a farmi piangere, a farmi ridere.
Un nuovo capitolo stava iniziando, con Tom, con Georg, con Gustav, con Bill, con mia sorella.. E poi con Ary ovviamente.. Lei che era tutta la mia vita.

Quello, non era altro che l’inizio.

 

***

 

Buonasera fanciulle! Siamo un po’ in ritardo, lo sappiamo. Colpa mia u.u Ary non c’entra xD
Dunque, vi comunico che siamo ad una specie di fineprimaparte, dal prossimo capitolo entreremo nella seconda parte. Ci sarà un piccolo salto temporale, cominceranno ad entrare in azione i nuovi personaggi, i nuovi intrecci e bla bla bla XD Che dire, speriamo possa continuare a piacervi *__*
Passando ai ringraziamenti, scusate ma non ho tantissimo tempo. Mia mamma minaccia di tagliarmi i fili e non è una bella cosa XD Ringrazio : Tokietta86, Jiada95, Layla, AlexaHumanoide, XxxX_Ice Angel_XxxX
Grazie di cuore ragazze e scusate la fretta, nel prossimo capitolo Ary vi ringrazierà quattro volte u.u (Vero Sonne? XD).

Un bacio a tutti, ma proprio tutti! Ale&Ary ^___^

 

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Capitolo 32
*** Clandestini in missione ***


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Capitolo 33
*** Equivocando... ***


TRENTATREESIMO CAPITOLO (ALE) - Equivocando..

 

Era metà novembre. Precisamente il diciassette: Il compleanno della mia Ary. Avrebbe compiuto diciannove anni, mentre tre giorni dopo, io avrei compiuto i miei diciotto.
Insieme ai ragazzi avevamo organizzato una festa magnifica, programmata per il venticinque, non vedevo l’ora.
A settembre avevo iniziato la scuola, l’ultimo anno per fortuna.. La quinta era difficile, ragazzi! Ma non mi dispiaceva poi così tanto andarci, avevo socializzato con il nuovo compagno di classe: Ivan.
Era un tipo a posto, un bravo ragazzo.. Piuttosto simpatico e gentile. Eravamo compagni di banco e mi ci trovavo molto bene insieme, infatti lo avevo invitato a venire alla festa mia e di Ary e lui aveva accettato felice.

Il trillo della campanella mi fece tirare un sospiro di sollievo, non ne potevo più di stare ad ascoltare la lezione di matematica! Quel professore mi odiava, e non perdeva occasione per rendermi la vita impossibile. Mi alzai dal mio banco e notai che Ivan mi stava aspettando alla porta con il casco sotto braccio.
Era molto magro e alto, aveva i capelli abbastanza lunghi e mossi che gli andavano a coprire il viso, di un castano scuro bellissimo. La pelle molto abbronzata. Presto era diventato il mio unico confidente in quella gabbia di matti.

“Alex, perché mi fissi?” Alex. Lui mi chiamava sempre così, non mi aveva mai chiamata in nessun altro modo, dal primo giorno di scuola per lui ero stata subito “Alex”. Scossi la testa rendendomi conto che dovevo sembrare una perfetta deficiente, ferma al centro della stanza a guardarlo.

“Niente scusa, pensavo.”

“Ti fa male pensare troppo!” Mi tirò un pungo amichevole sulla spalla, facendo un sorriso di scherno.

“Ah. Ah. Ah.” Guardai al cielo dandogli una spinta. “Oggi è tornato Tom!” Battei le mani come una bambina. Lui sapeva tutto di Tom e dei Tokio Hotel, era l’unico. Dopo le prese per il culo iniziali (Nemmeno lui era un amante della loro musica) aveva cominciato ad ascoltarmi e a consigliarmi nei momenti difficili. Amicizia strana la nostra.

“Finalmente, non le sopportavo più le tue crisi!” Ridacchiò, coinvolgendo anche me, e insieme uscimmo nel cortile della scuola.

“Non vedo l’ora di rivederlo.. E’ passata una settimana.” Sospirai felice.

“Chiamalo, no?”

“Non mi risponde!” In effetti avevo provato a chiamarlo un paio di volte dopo il messaggio in cui mi aveva detto che era arrivato in appartamento e che non vedeva l’ora di vedermi, però non mi aveva risposto. Non sapevo come mai.

“Ahi, ahi, ahi. Puzza di guai!” Disse Ivan, prendendomi in giro.

“Dai, non fare il cretino!” Gli diedi un buffetto sul braccio sbuffando e roteando gli occhi.

“Mai toccarti Tom, eh?” Alzò le sopracciglia e si fece una risatina. Io non risposi, non ce n’era bisogno, lui lo sapeva già.

“Ivan, hai da fare adesso?” Cambiai abilmente discorso, ricordandomi di Ary.

“Uhm.. No, perché?”

“Devo andare al centro commerciale a prendere il regalo per Ary, mi accompagni?” Gli chiesi unendo le braccia al petto e facendo gli occhietti teneri, a cui sapevo lui non avrebbe resistito.

“E va bene, salta su!” Mi passò il casco di riserva che teneva nel sedile della sua moto e sorrise sbarazzino, feci un saltello e gli baciai una guancia, montando poi sul sedile dietro di lui.

“Vai piano, mi raccomando!” Gli strinsi la giacca, sempre un po’ intimorita quando viaggiavo su quel bestione, seppure non fosse la prima volta.

“Oh, ha paura lei!”

“Sfotti, sfotti. Voglio vedere come ridi se ci spiaccichiamo addosso a un platano!”

Sentii l’eco della sua risata poi con un rombo la moto si accese, una sgommata e via.. Per le vie di Amburgo.
Nonostante la sua guida spericolata, mi piaceva andare in moto con Ivan. Capitava che spesso mi riaccompagnasse a casa o mi venisse a prendere e mi portasse a scuola. Non abitavamo tanto distanti, giusto un paio di isolati.
Mi divertiva un sacco sentire il vento entrare nel casco, solo che ora era inverno e l’aria era freddissima, così dovetti abbassare la visiera.

In dieci minuti arrivammo davanti al centro commerciale, questo lasciava immaginare la sua guida veloce, e parcheggiammo proprio davanti alle porte.
Sul lato destro notai una cadillac identica a quella di Tom, mi bloccai prima di entrare.

“Che hai?” Mi chiese Ivan, guardandomi strano.

“Quella è la macchina di Tom” Dissi. Lui seguì la traiettoria del mio dito, che stava indicando l’auto, e scosse la testa.

“Come fai ad esserne certa?”

“Perché vedi l’adesivo che c’è appiccicato sul finestrino dietro? Quello gliel’ho regalato io.” Gli mostrai l’adesivo a forma di scorpione, che gli avevo appiccicato io stessa prima che partisse per la Francia. Si era lamentato un po’, all’inizio, ma poi mi aveva confessato che gli piaceva. Era il mio segno zodiacale, doveva farselo piacere per forza!

“Ah.” Rispose soltanto, sbattendo le palpebre scettico. Io mi fermai a riflettere. Perché diamine era venuto al centro commerciale senza avvisarmi? E, soprattutto, perché non rispondeva alle mie chiamate? Avevo così tanta voglia di rivederlo.. Per lui non doveva essere la stessa cosa, evidentemente.
Scossi la testa delusa e spinsi Ivan dentro all’edificio. Faceva molto caldo li dentro, così tolsi il giubbino e lo portai in mano, subito imitata dal mio amico, che si sventolò una mano davanti al viso.

“Allora, che ci devi fare qua dentro?” Mi domandò, iniziando a camminare fianco a fianco.

“Devo comprare il regalo per Ary, oggi è il suo compleanno.. Hai fame?”

“No grazie, da dove cominciamo?” Mi chiese guardandosi intorno. Pure lui era allergico allo shopping, come me. Entrambi eravamo dell’idea “Prima finiamo meglio è!”.

“Ma, quello..”Si fermò, impalato, a fissare l’interno di un negozio di vestiti. Seguii il suo sguardo e notai subito un ragazzo incappucciato seduto davanti ad un camerino, in cui era appena entrata una ragazza, ma non riuscii a riconoscerla subito, perché ci era schizzata dentro in un baleno.

“Tom..” Mormorai con la voce strozzata, sentendo il magone salirmi alla gola rendendomi difficile respirare correttamente. Dovetti fare un paio di respiri profondi prima di riprendere il controllo del mio apparato respiratorio.

“Alex, stai.. Stai bene?” Sentii il tocco di Ivan posarsi sulla mia spalla, mi voltai e notai i suoi occhi neri guardarmi seri e preoccupati. Feci segno di si con la testa e, prendendolo per un braccio, lo trascinai dietro ad un muretto dal quale si riusciva a vedere benissimo Tom.
Con la presenza silenziosa e incoraggiante di Ivan di fianco a me, cominciai a spiare il mio ragazzo.
La sua accompagnatrice era appena uscita dal camerino con un vestito addosso. No, non può essere lei..
Fece un giro su sé stessa ridendo e alzando le mani, mentre il mio cuore cessò di battere per pochi, infiniti istanti, per poi riprendere a pompare sangue alla velocità della luce.
Strinsi gli occhi e li riaprii più e più volte, come a volermi convincere che quello fosse un sogno e volessi che quell’immagine scomparisse alla mia vista. Ma ogni volta che li riaprivo loro due erano sempre davanti ai miei occhi, non se ne andavano.
 Il mio ragazzo e la mia migliore amica, da soli, in un centro commerciale. Lui era tornato solo da qualche ora e chiamava lei? C’era qualcosa di sbagliato in tutto questo..

“Vuoi andare via?” Mi chiese Ivan premuroso. Anche lui aveva riconosciuto Ary, gliel’avevo presentata poco dopo l’inizio della scuola.

“No, voglio vedere fino a che punto arrivano” Dissi, reprimendo le lacrime e stupendomi per esserci riuscita.
Mi voltai di nuovo e vidi Ary saltargli al collo, lui le prese i polsi e si avvicinarono, troppo vicini, mentre lei si alzava dalle sue gambe, visto che ci era finita sopra.
Alla cassa Tom pagò il vestito che aveva indosso Ary poco prima e che aveva cambiato. Ma che carino, le compri il regalo di compleanno?
Si misero a gironzolare ancora perlustrando il negozio, quando lui le alzò un altro vestito, mostrandoglielo. Che? Un altro regalo?
Poco dopo lo rimise a posto e lei lo prese per un fianco. Te le taglio quelle mani!
Ridendo uscirono dal negozio e io mi appiccicai al muro, per non farmi vedere, sotto lo sguardo vigile di Ivan.

“Stai bene?” Trovavo adorabile il fatto che si preoccupasse tanto per me. Lui aveva la stessa età di Ary, quindi un anno in più di me, e mi vedeva come una sorella minore da proteggere.
Fratelli. Non potevamo essere più di questo io e lui.

“No..” Sospirai passandomi una mano sulla faccia, e lasciandomi scappare una lacrima ribelle.
Ivan me l’asciugò con il pollice, per poi tirarmi a sé e stringermi in un abbraccio, massaggiandomi la schiena.
“Su stella, non piangere”, mi baciò la testa e mi fece un buffetto sulla guancia, ridacchiando.

“Andiamo al McDonald, stanno andando li!”

“Ma vuoi proprio farti del male..”

“Io devo sapere fin dove si spingono Ivan” Gli dissi con gli occhi lucidi, e le lacrime nascoste dietro l’angolo, pronte ad uscire allo scoperto in qualsiasi momento.
Ci avvicinammo al fast food e ci accomodammo su una panchina situata proprio davanti a loro, ma poco visibile.
Ci sedemmo tranquilli, fingendo di leggere una rivista. Mi sembrava di essere un agente segreto in quel momento, peccato che non mi divertissi per niente.
Ma che tenero! Le aveva portato l’happy meal!  Te lo spacco in testa quel cazzo di “Pasto felice”.
Mangiarono tranquilli il loro pranzo, ridendo e scherzando alle mie spalle.
Poco dopo si alzarono e buttarono la spazzatura nel cestino, avviandosi ancora per negozi. Ary lo prese sottobraccio e si avvicinò pericolosamente a lui, che le cinse le spalle.
Una coltellata mi colpì in pieno petto, tanto forte e inaspettata che sembrò fare il doppio del male. Avevo tutte le prove davanti ai miei occhi. Tuttavia mi ostinavo ancora a credere che non fosse come pensavo, che fossi io quella che si stava sbagliando. Non possono avermi fatto questo, non possono.
Mi alzai dalla panchina, trascinandomi dietro Ivan, che si lamentò perché stava leggendo un articolo interessante.

“Non c’è tempo, muoviti!”

Cominciai a correre perché li stavo perdendo di vista, quando ad un certo punto mi bloccai con il respiro mozzato. Ivan mi venne a sbattere contro la schiena, perché non si era accorto del mio improvviso “Stop”.
Erano entrambi al centro della sala, lei in punta di piedi con le braccia allacciate dietro al suo collo, e lui la teneva stretta per la schiena. Erano vicinissimi finché lui, inclinando la testa, si chinò a baciarla.
Erano messi in diagonale rispetto a me, non li vedevo alla perfezione, ma ero sicura che lui la stesse baciando sulle labbra.
Il mondo si fermò in quell’istante, il chiasso che c’era all’interno del centro commerciale diventò solamente un brusio lontano e confuso. Le lacrime cominciarono a scendere traditrici e amare sul mio viso, segnandolo nel profondo, marchiando anche il mio cuore, che ormai galoppava impazzito.
Mi venne il fiatone, cominciai a respirare velocemente e a strizzare gli occhi.. Con l’immagine di loro due che si guardavano in giro per poi allontanarsi abbracciati davanti ai miei occhi.

“Vieni, andiamo via.” Mi sussurrò Ivan, prendendomi per il braccio e portandomi di peso fuori dal palazzo.
Montammo sulla sua moto e sfrecciammo diretti a casa mia.
Non sapevo se essere più triste.. O delusa.. O arrabbiata. Forse tutte e tre.
Ero talmente tante cose insieme che non capivo più niente, avevo solo loro due che si baciavano nella mia mente. La mia migliore amica e il mio ragazzo. Loro due, le persone più importanti della mia vita mi avevano tradito.. Facendolo pure con il sorriso sulle labbra.
Non volevo nemmeno nominarli, nemmeno sentirli nominare.

Arrivammo davanti a casa mia in un batter d’occhio, o forse ero io a non avere più la concezione del tempo.
Ivan scese e senza dire una parola mi abbracciò forte, sussurrandomi frasi d’incoraggiamento all’orecchio e accarezzandomi i capelli. Ricambiai la stretta, ringraziandolo mentalmente.

“Ci vediamo domani a scuola Alex, se hai bisogno chiamami. Io ci sono.” Annuii con la testa e lo salutai con la mano, entrando nel mio giardino e arrivando fino alla porta, con passo strascicato
Mi aprì mia sorella, che ormai viveva stabilmente con noi, accogliendomi con un sorriso. Ma quando incontrò la mia espressione il sorriso sparì dal suo volto.

“Ale, che è successo?” Senza dire niente mi fiondai tra le sue braccia, scoppiando finalmente a piangere. Le avevo trattenute per troppo tempo quelle lacrime, ormai non avrei resistito oltre.
La portai in camera mia e li le raccontai tutto, non tralasciando niente.

“Devi parlare con loro.”

“Non se ne parla”

“Ale, devi farlo!” Mi porse il telefono e si alzò dal letto, guardandomi.

“Piccola, vedrai che aggiusterete tutto. Ora io dovrei uscire con Gustav, preferisci che rimanga a casa con te?” Mi disse accarezzandomi i capelli.

“No, figurati. Vai pure, è una settimana che non vi vedete. Io sto bene.” Mentii spudoratamente ma, se non altro, lei non se ne accorse.

“Sei sicura?” Insisté ancora, ma dai suoi occhi capivo che non vedeva l’ora di riabbracciare il suo ragazzo.

“Vai, tranquilla.” Le sorrisi incoraggiante e lei, ricambiando, uscì dalla stanza.

Non fece in tempo a chiudere la porta che le lacrime ripresero possesso del mio viso, mentre Berny veniva a strusciarsi contro le mie gambe.
Berny era un gattino, lo avevo portato a casa per il quinto compleanno di mio fratello Edoardo, lui ne era stato subito entusiasta.
Gli feci un paio di carezze sotto il mento, il suo punto debole, poi lo vidi accoccolarsi ai miei piedi facendo le fusa e addormentandosi.

Il mio cellulare vibrò nella mia tasca, facendomi sobbalzare, lo sfilai non sicura di voler leggere il messaggio appena arrivato.

Tom.

Piccola, scusa se non ti ho risposto prima, ma ero ad una riunione con David e i ragazzi. Ci vediamo questa sera?

STRONZO! Stronzo, traditore e bugiardo! Con che faccia tosta veniva a scrivermi la cazzata della riunione? Un po’ di dignità personale non ce l’aveva?!
Feci un paio di respiri profondi, tentando di calmarmi e di asciugare la lacrime che continuavano a scendere. Non volevo rispondergli, non ce la facevo.
Stavo per lanciare il cellulare in fondo al letto, quando questo mi vibrò di nuovo tra le mani.

Ary.

Ale! Stasera usciamo con i ragazzi, ti vengo a prendere alle otto! Ti voglio bene!

STRONZA! Stronza, traditrice e bugiarda pure lei! Ti voglio bene?! Ma che razza di facce toste avevano quei due?!
Scaraventai il telefono sulla poltroncina che c’era di fianco al letto, e mi coprii il viso con le mani. Non riuscivo a smettere di piangere. Le mie ragioni di vita mi stavano facendo soffrire come mai avevo sofferto in vita mia. Eccetto la morte di papà, ma quello era un altro discorso e non ci volevo pensare, o rischiavo di stare peggio.

Afferrai il cellulare e composi il numero di cui avevo bisogno, era libero. Per fortuna.

“Pronto?”

“Georg!” Sentire la sua voce fu un sollievo enorme. Avevamo chiarito le nostre divergenze, dopo una lunga chiacchierata in una sera di pioggia, ed ora avevamo legato molto. Sapevo che potevamo parlare di tutto, e che potevo contare sempre su di lui.
Lui doveva sapere.

“Che hai? Hai una voce strana..”

“Lascia stare, devo parlarti.”

“Dimmi, è successo qualcosa?”

“Ary e Tom hanno una storia, alle nostre spalle.” Sganciai la bomba, diretta e schietta. Stupendomi di esserci riuscita così velocemente. Seguì un lungo minuto di silenzio, nemmeno un fiato da parte sua.

“Scusa?” Boccheggiò poco dopo.

“Oggi sono andata al centro commerciale con Ivan, e loro erano li e.. E si sono.. Baciati” Dissi con la voce tremante e gli occhi gonfi di lacrime.

“Non.. Non ci posso credere. Ne sei sicura? Non può essere..”

“Georg, li ho visti con i miei occhi! C’era anche Ivan!” Piansi ancora, odiandomi per non riuscire a smettere, ma sapendo che era impossibile.

“Due minuti e sono da te.” Interruppe la comunicazione ed io mi sentii sollevata, se non altro avrei potuto parlare con lui faccia a faccia e non rimanere da sola.

Nel frattempo chiamai Ary. A Tom non avrei risposto, lui non lo volevo vedere nemmeno più. Ma Ary.. Lei, la mia migliore amica, mi aveva delusa troppo. A lei dovevo far sapere il male che mi aveva fatto.

“Ale finalmente! Allora alle otto va bene?” Rispose al cellulare.

“No. Io non vengo.”

“Ehi che ti prende?” Faceva pure la finta tonta la signorina. Falsa, bugiarda.

“Che mi prende? Tu chiedi a me che cosa mi prende?!”

“Ale.. Non capisco..Cosa c’è?”

“C’E’ CHE SEI UNA STRONZA!” Urlai nel ricevitore per poi cliccare sul bottone rosso e chiudere definitivamente la telefonata. Scoppiai in lacrime. Non mi era mai successo di dire certe cose ad Ary e mi sentivo in colpa, anche se non avrei dovuto. Non avrei proprio dovuto.
Il mio cellulare continuava a vibrare imperterrito, probabilmente era Ary, ma con lei non volevo parlare.

Il campanello suonò ed io mi fiondai alla porta, trovandomi di fronte un Georg sudato e con il fiatone.

“Ho fatto il prima possibile” Tentò di dire con l’affanno. Lo feci entrare e ci sedemmo vicini sul divano del mio salotto. Per fortuna non c’era nessuno in casa.

“Allora è vero?”

“Si” Sussurrai col fiato smorzato. Mi rifugiai tra le sue braccia muscolose e lui mi accolse stringendomi forte, avevo bisogno della sua forza e della sua calma per stare un po’ meglio.

“Non ci posso credere.. Io..”Tentò di dire sospirando. “Traditori..” La parola gli uscì strozzata. Brutto colpo anche per lui, sicuramente.

Il cellulare riprese a vibrarmi nella tasca, questa volta era Tom. Passai il telefono a Georg con il viso terrorizzato. Lui mi guardò e annuì, prendendomi il cellulare dalle mani.

“Pronto? .. No, non vuole parlarti, e sinceramente nemmeno io… Non sono fatti tuoi cosa ci faccio io qua.. Cosa c’è? C’è che sei uno stronzo traditore. Ecco cosa c’è… Non fare il finto tonto Tom!..”

Mi stavo innervosendo.. Gli strappai via il telefono e me lo portai all’orecchio.

“Non farti più sentire. Non farti più vedere.” Chiusi la chiamata, per l’ennesima volta, e spensi definitivamente il cellulare, per evitare altri inconvenienti.

Sospirai, lasciandomi scappare un’altra lacrima. Sperai l’ultima, ma mi sbagliavo e di grosso.

“Georg.. Che facciamo?” Lo guardai implorante, con gli occhi rossi e pieni di lacrime.

“Non lo so Ale. Non lo so..” Mi abbracciò di nuovo e , per il momento, mi bastava l’abbraccio di un vero amico per farmi stare calma.
Mi aggrappai a lui con tutte le mie forze e piansi sulla sua spalla, sfogando il mio dolore con qualcuno che, al momento, era l’unico che poteva capirmi.


***


Ahi, ahi, ahi.. le cose non si mettono affatto bene, eh?
La nostra Ale ha fatto un po’ di casino a quanto pare, chissà se i due “clandestini in missione” riusciranno a sistemare le cose e a farsi ascoltare u.u   Lo scoprirete nella prossima puntata XD
Questo è uno dei capitoli che preferiamo insieme a quello prima *___*

Un bacio alle persone che hanno commentato lo scorso capitolo, ovvero :

Gemi_Black : Ahahah xD Bentornataaa *__* L’importante è che tu rimanga sempre presente con il pensiero u.u speriamo che ti siano piaciuti i capitolo che avevi tralasciato e che hai letto. Il penultimo capitolo è più corto si, ma per il semplice fatto che era la conclusione della prima parte della storia e non c’erano molte cose da scrivere u.u Un abbraccio e grazie per la recensione! ^__^

Ardesia Nera : Oddio una new entry, che cosa fantastica! *__*  Ti ringraziamo profondamente per i tuoi complimenti! Per Bill non preoccupatevi troppo, può darsi che anche lui trovi qualcuno.. mah u.u
XD Un bacio e grazie ancora!

_Lalla_ : Grazie davvero *.*

I dream you : E’ stato un concerto unico! Nemmeno a Modena è stato così emozionante *__* Ci siamo divertite tantissimo e Ary ha pure pianto XD la frigna xDD Un grazie enorme per la recensione, a presto!

Tokietta86 : Devo dire che le tue recensioni sono quelle che amo di più *__* Ad ogni modo, la amicizia tra i due clandestini è splendida e, come vedi, con Ale i casini non mancano. Questo legame un po’ di polverone lo ha alzato XD Per sapere del regalo dovrai aspettare ancora un paio di capitoli, se non mi sbaglio ^__^
Non vi preoccupate per Bill, il cucciolino è forte, può farcela anche da solo lui u.u
Un bacio graaande e un grazie altrettanto enorme! *_____*

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Capitolo 34
*** Non è come pensate! ***


Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.

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L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare.
Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

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Capitolo 35
*** Compleanno da favola ***


Salve a tutti gente! Siamo qua puntualissime oggi! Devo dire, io (Ale) sono molto riposata perché non sono andata a scuola, mentre invece Ary si, ha sgobbato povera stella (Naaah xD).
Che dire? Questo capitolo è proprio pieno pienissimo, eh, lo potete notare anche dalla lunghezza inaudita. Speriamo vi piaccia tutta questa pienezza XD Ci ritroviamo a fondo pagina con i ringraziamenti!

 

TRENTACINQUESIMO CAPITOLO (ALE)  Compleanno da favola

 

Avevamo appena scartato i regali dei ragazzi, tutti meravigliosi, soprattutto quello di Tom e quello di Ivan: Uno skate nuovo di zecca con i miei colori preferiti, e un braccialetto in argento con incisa la mia iniziale.
Il regalo di Bill invece era stato.. insolito: un set completo di trucchi. Si sarebbe divertito sicuramente a conciarmi come una bambola, ne ero certa!
Ary era appena uscita fuori con Georg, a scartare l’ultimo e il più importante regalo della serata. Sapevo cos’era, il bassista me lo aveva detto in confidenza il giorno prima, sotterrandomi di domande. “Ma le piacerà?” “Ne sei sicura?” “Credi che sia abbastanza?” Solite paranoie. Ary ci sarebbe rimasta secca!

Gustav, mia sorella e Bill erano in pista a scatenarsi con Andreas e Jordin. Era stupendo vederli insieme a dimenarsi tra la folla.. sicuramente loro si distinguevano dalla massa!

Stavo chiacchierando con Ivan, mi aveva allacciato il braccialetto ridacchiando che non aveva mai fatto un regalo del genere a nessuno.

“Ma io sono la tua sorellina!” Pigolai amorevole, con gli occhioni grandi.

“Ovviamente!” Mi sorrise, facendomi un buffetto sulla guancia.

“Spero tu ti stia divertendo..”

“Scherzi? Sti Tokio Hotel sono uno spasso!” Ridacchiò, prendendo un sorso di birra dal suo bicchiere.

“Te lo avevo detto io, ma tu non mi ascolti mai!” Lo accusai divertita, spingendogli un braccio. Sentii, alle nostre spalle, qualcuno che si schiariva rumorosamente la voce, mi voltai e mi ritrovai Tom ad un passo da noi. La faccia visibilmente scocciata.

“Scusa, non è posso rubarti un attimo la mia ragazza?” Chiese beffardo squadrando Ivan da capo a piedi, cosa che mi irritò un pochetto.

“No, no. Fai pure!” Gli concesse Ivan, sventolando la mano per aria e guardandomi di sbieco “Ciao Alex!” Mi salutò.

“Alex? Ma come diavolo ti chiama quello?” Mi chiese Tom non appena fummo abbastanza lontani da non farci sentire. Mi portò su un divanetto di pelle bianca e mi fece accomodare sulle sue gambe, tenendomi stretto per la vita.

“Intanto si chiama Ivan, e non quello.” Lo ammonii guardandolo di traverso “E secondo, mi chiama Alex. Dal primo giorno di scuola mi chiama così!” Ridacchiai pensando al quattordici di settembre, quando entrando in classe, mi accorsi di una faccia nuova seduta da sola ad un banco.
Mi ero accomodata di fianco a lui e mi ero presentata. C’era stata subito una sintonia particolare tra noi due, ci eravamo andati a genio all’istante.

“Si beh, ti sta troppo addosso comunque.” Incrociò le braccia al petto guardandomi con gli occhi da cucciolo.

“Ma che dici” Gli sussurrai all’orecchio, dolcemente “Non è vero” Gli baciai il collo, sentendolo sospirare e chiudere gli occhi, sapevo che quello era il suo punto debole. Infatti qualche secondo dopo mi prese la nuca e mi baciò sulle labbra. Ma quello fu un bacio diverso dal solito, era più dolce, più delicato.. in quel bacio ci leggevo tanto, tanto amore.
Mi staccai guardandolo intensamente negli occhi, non avrei mai voluto staccarmi da lui. Ogni volta che stavo in sua compagnia mi sembrava di scollegarmi dal resto del mondo, avevo la sensazione di volare ad almeno due metri da terra.

“Sei così bella..” Mi disse, sfiorandomi uno zigomo con le dita, e facendomi arrossire terribilmente. “Anche quando arrossisci..” Aggiunse ridacchiando per poi chinarsi sulle mie labbra e lasciarmi un altro interminabile bacio.

“Mi abbracci?” Gli chiesi timidamente e diventando, se possibile, ancora più rossa. “Voglio solo stare abbracciata a te..” Mormorai.
Lui aprì le braccia, pronto ad accogliermi ed io mi rifugiai come una bimba tra le sue braccia magre, ma comunque forti e protettive.

“Sono quasi sei mesi...” Sospirai, con la testa premuta sul suo petto

“Già.. Mi sembra ieri la sera in cui mi hai preso a schiaffi.” Sorrisi al ricordo, in effetti quella volta se l’era proprio cercata il signorino. Quante ne avevamo passate insieme.. “O quando mi hai minacciato di spaccarmi la faccia” Continuò ridacchiando..
In quei mesi gli avevo parlato di mio padre spesso, e ogni volta avevo pianto, ricordando quei momenti che non sarebbero più tornati. Ma bastavano gli abbracci e i baci di Tom, per farmi tornare il buonumore.

“Sono felice che sia andata così fra noi..” Mormorai, guardandolo negli occhi. Lui sorrise, baciandomi la fronte e annuendo.

“Ragazzi, mi dispiace disturbarvi.” Arrivò Ivan a chiamarci. “Ma sta arrivando la torta per le due bellissime festeggiate.” Mi strizzò l’occhio e capii che lo stava facendo apposta a lanciare quelle frecciatine a Tom. Evidentemente si divertiva.

“Guardare, sbavare, ma non toccare” Gli disse Tom tentando invano di essere minaccioso. Ivan alzò le mani davanti al petto scuotendo la testa divertito, e poi tornò dentro alla saletta.

“Tu guarda questo..” Borbottò Tom, rivolto a chissà chi.

“Sei adorabile quando fai il geloso” Gli dissi tirandomi in piedi e trascinandolo con me, cingendogli il collo con le braccia e baciandolo a fiordilabbra. “Non ti sei accorto che lo fa apposta per farti innervosire?” Ridacchiai portandomi una mano alla bocca.

“E ci sta riuscendo!” Sibilò, guardandolo da lontano con cattiveria.

“Dai Tom, io e lui siamo come fratelli! E’ come se tu fossi geloso di Edo!”

“Ma è una cosa diver…” Non lo lasciai finire di parlare, che lo sorpresi in un bacio tutt’altro che casto e delicato, incastrando le dita fra le sue treccine nere e stringendolo avidamente a me.

“Oh..” Spalancò gli occhi, quando lo liberai. “Tappami la bacca più spesso!” Esclamò mostrandomi il suo sorriso obliquo che io amavo con tutta me stessa.

“Scemo! Dai, c’è la torta!”

“Così ti viene la cellulite se mangi troppi dolci!”

“Io non ho la cellulite!”

“Ma ti verrà!”  Sbuffai guardando per aria e gli presi la mano, trascinandolo con me al centro della saletta. Mi sedetti di fianco a lui su un lungo divano nero, dove c’erano già tutti gli altri, in attesa della grande torta che stava per portare Davide.
Lanciai uno sguardo ad Ary e a Georg e notai che lei aveva in dosso la collanina che lui le aveva regalato.. Scambiai uno sguardo con il bassista e gli sorrisi smagliante, alzando entrambi i pollici, facendolo ridacchiare imbarazzato.

“Com’è la torta?” Chiesi curiosa a Gustav, che stava abbracciando mia sorella.

“La vostra preferita! Panna e fragole!” Esclamò lei bruciandolo sul tempo. Sorrisi, quella banda di pazzi doveva conoscerci proprio bene ormai.
Ero contenta della mia nuova vita, con Ary, con Tom, con tutti gli altri.. ero finalmente felice e loro riuscivano a tappare quel buco nero che a volte prendeva possesso del mio corpo e della mia mente.

“Ragazze! La torta!” Esclamò Ivan, indicando Davide, che stava reggendo una torta gigante coperta di panna e di fragole piccole, con sopra le candeline ( Due che raffiguravano i numeri diciotto e diciannove).

Ridacchiando, Dave cominciò a cantare.. avanzando lentamente.

“Tanti auguri a voi.. tanti auguri a voi.. tanti auguri Ale ed Ary.. tanti aug….AAAAAAAAH” BOOOOM.

In una frazione di secondo vidi Davide scivolare su una borsa lasciata a terra, e cadere sul pavimento rovesciandosi la torta sulla testa.
Tutti i presenti si azzittirono, guardando il quindicenne culo a terra, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata. Nemmeno il tempo di dire una parola che tutta la sala scoppiò in una risata incontrollata, alcuni arrivando persino alle lacrime!
Mi avvicinai a Dave, ancora sconvolto e ricoperto di panna dalla testa ai piedi, mi chinai su di lui e con un dito gli levai un po’ di panna dalla guancia, portandomela alla bocca e assaggiandola.

“Sei buono Dave!” Esclamai per poi aiutarlo a tirarsi in piedi, mentre gli altri ancora ridevano, compresa Ary che aveva dovuto sedersi sul divano e tenersi la pancia.

“Ale mi dispiace per la torta!” Piagnucolò tentando di pulirsi come meglio poteva. I capelli erano completamente appiccicaticci, sarebbero tornati normali dopo un paio di lavaggi come minimo!

“Non ti preoccupare dai! E’ stata una scenetta divertente!” Lo presi in giro lasciandomi scappare una risatina, portando una mano sulla bocca per nasconderla.
Ary, che con non poca difficoltà si era alzata dal divano, si stava avvicinando a noi con un sorrisino sulle labbra.

“Dai pasticcione, vieni che ti do una mano a pulirti!” Ridacchiò prendendolo per le spalle e portandolo con sé in bagno.
Li guardai allontanarsi, seguendoli con lo sguardo, sospirando.
Eh si, ero proprio contenta della mia nuova vita.

Lanciai uno sguardo alla sala, guardando i miei amici.
Andreas e Jordin erano in un angolino appartato, che si stavano baciando incuranti, come se nella stanza non esistesse nessuno eccetto loro due.
Gustav e mia sorella erano abbracciati a parlottare, quest’ultima mi dava l’idea di essere un po’ brilla, scossi la testa ridacchiando nella mia mente.
Ivan stava chiacchierando animatamente con Georg, mentre Tom era seduto poco distante da loro con il broncio e le braccia conserte. Squadrava Ivan con sguardo decisamente poco amichevole, manco lo avesse voluto uccidere!
E poi Bill.. Bill, da solo, seduto su un divanetto a parte e con lo sguardo perso nel vuoto. Mi fece una tenerezza assurda.

Mi avvicinai incerta, arrivandogli vicino e sedendomi al suo fianco, passandogli un braccio sulle spalle, stringendogliele appena.

“Come mai solo Bill?” Gli chiesi parlandogli sotto voce nell’orecchio, evitando così di sbraitare, visto il volume spacca timpani.

“Avete tutti una ragazza o un ragazzo! Io no, non è giusto!”

“Oh Billie.. ancora con questa storia? Devi solo aspettare e vere pazienza..” Gli accarezzai una guancia, incontrando il suo sguardo da cucciolo che ogni volta mi riempiva il cuore. Provavo un affetto smisurato nei confronti di quel bimbo un po’ troppo cresciuto. Il mio bimbo.

“Il fatto è che mi sento solo. Vorrei qualcuno a cui donare tutto l’amore che ho dentro..” Sospirò abbassando il capo, con gli occhi tristi. Lo abbracciai forte, stringendogli il collo e baciandogli ripetutamente la guancia.

“Mi stai strozzando!” Urlò con la voce smorzata. Allentai la presa,tenendolo sempre tra le mie braccia, cullandolo un po’.

“Vedrai Billie, presto arriverà la tua lei..” Al tempo non mi rendevo conto dell’effettiva realtà di quella frase detta un po’ a casaccio.

Il mio cellulare prese a vibrare impazzito nella tasca dei miei jeans, lo sfilai velocemente e guardai la schermata: numero sconosciuto. Rispondere o no?
Un po’ titubante cliccai il pulsante verde e mi portai l’apparecchio all’orecchio.

“Pronto?”

“Ale! Che bello sentirti!” Quella voce. Mille ricordi mi si affollarono nella mente alla velocità della luce, lasciando perplesso il povero Bill che abbandonai sul divano, facendo segno a Tom di andare a fargli compagnia e non lasciarlo solo.

“Guarda che fa male” Ridacchiò Tiah, prima di entrare  nello studio di piercing in cui ci saremmo fatte bucare la lingua. “Tanto male.”

“Non mi importa, è un segno d’amicizia” Sorrisi, prendendole un braccio e spingendola dentro al negozio.

“Io non ho paura. Non con te.” Scosse la testa, sedendosi in sala d’aspetto.

“Nemmeno io.”

 

“Tiah ti devo parlare.” Bisbigliai, fuori scuola, prendendole una mano e stringendola forte. Papà era morto da poco e mamma aveva preso una decisione che mi avrebbe definitivamente cambiato la vita.

“E’ successo qualcosa?” Mi chiese preoccupata. “Ale che hai?”

“Mamma non vuole più stare a casa. Dice che le ricorda troppo papà, che sta male.” Singhiozzai, sedendomi per terra. “Ci trasferiamo da nonna ad Amburgo.”

Il suo silenzio e la sua faccia sconvolta furono le cose che mi ferirono di più. Se ci penso ancora adesso riesco a commuovermi.

 

“Amiche per sempre?” Mormorai con le lacrime agli occhi, guardando mamma già pronta in macchina con il suo pancione enorme. Macchina che mi avrebbe definitivamente allontanata dalla mia Italia e da Tiah, la mia amica storica.

“Amiche per sempre.” Sussurrò, lasciandosi scappare un singhiozzo ed intrecciando il suo mignolo al mio.

 

“Tiah..” Mormorai con la voce strozzata, mentre schizzavo fuori dal locale come un razzo. I pensieri si accavallano confusi nella mia testa.
Due bambine a giocare con le bambole all’asilo, poi al parco giochi con i loro papà.. Due bambine ormai diventate ragazzine alle prese con il primo giorno di scuole medie e la prima cotta per i maschietti della 1b.
Poi due piccole donne, che si dicevano arrivederci, con in bocca l’amaro sapore dell’addio. Poi un abbraccio, le lacrime.. e una macchina che sfreccia via, verso la Germania.

“Proprio io, come stai?” La sua voce, quanto mi era mancata quella voce dolce e vellutata, che riusciva a farmi stare bene.

“Io.. io bene, che.. perché mi chiami?” Che domanda stupida. Solo che al momento non riuscivo a connettere il cervello con la bocca, e le parole uscivano senza che io le potessi controllare.

“Tua mamma e tu fratello sono qui a Milano per il week end. Finalmente ho avuto l’onore di conoscere il piccolo Edoardo! Stavo andando a fare la spesa e ho riconosciuto tua madre. All’inizio non ci volevo credere.. però mi ha dato il tuo nuovo numero e così..”

“Hai fatto benissimo a chiamarmi!” Strillai al settimo cielo. Dopo il trasferimento in Germania avevo continuato a sentirla, per un certo periodo di tempo. Per telefono, per msn.. Poi le chiamate si erano diradate, fino a scomparire del tutto. Sentirla adesso per me era un sogno.

“Mi sei mancata tanto, non vedo l’ora di rivederti.” Sospirò nel ricevitore. Feci un sorriso, appoggiandomi alla transenna che c’era appena fuori dall’Andros.

“Mi sei mancata molto anche tu. Verrò a trovarti, promesso!” Sarebbe stata una promessa difficile da mantenere, ma mi sarei impegnata.

“Nn ce n’è bisogno.”

“Che intendi dire?”

“Intendo dire che mi trasferisco da mio zio, a Lubecca!” Feci mente locale: Tiah si stava per trasferire in Germani, a Lubecca. Lubecca era ad un passo da Amburgo, nemmeno mezz’ora di macchina. Quando l’informazione venne assimilata dal mio cervello, lanciai un urlo mondiale, quasi mi stupii che Tom non fosse accorso a vedere se ero ancora viva.

“Direi che l’hai presa bene!” Ridacchiò lei, divertita.

“Sono troppo felice! Quando arrivi?!”

“Lunedì mattina, in aeroporto a Lubecca, alle nove!”

“Vengo io a prenderti, con Tom e degli amici!”

“Chi è Tom?”

“E’ il mio ragazzo, storia lunga, ti racconterò!”

“Ci siamo perse tante cose l’una dell’altra, eh..”

“Le recupereremo!” Sorrisi incoraggiante, risentirla dopo tutto quel tempo mi portò una ventata d’aria fresca. Lei era stata la mia compagna d’infanzia..

“Ora vado, devo preparare tutto per il trasloco, ci sentiamo preso Ale..”

“Ciao Marty..” La chiamati così, sapendo che lo odiava, infanti la sentii sbuffare e poi chiudere la conversazione.
Lei si chiamava Martina, ma io l’avevo sempre chiamata Tiah. Era più bello e più originale.. E poi a me piaceva da morire quel soprannome!

Ritornai dentro come una scheggia, travolgendo quasi Ary che si stava per baciare con Georg.

“Ary! Ary! Tiah si trasferisce qui, a Lubecca!” Cominciai a strillare battendo le mani e saltellando su posto, sembrava un’invasata!

“Chi è che si trasferisce dove?”

“Martina! La mia amica di Milano! Si trasferisce qui a Lubecca!” Le avevo parlato spesso di lei, nel primo anno di trasferimento. Mi diceva sempre che a pelle le stava antipatica, io ridevo ogni volta, dicendo che si sbagliava.

“Ah lei. Bene, sei felice?” Sforzò un sorriso. Notai subito che si era impegnata per dipingerselo sulle labbra, ma non ci feci caso, contenta com’ero!

“Da impazzire! Lunedì andiamo a prenderla?”

“Si, si può fare. Ne parliamo domani, ora scateniamoci!”

Risi, vedendola arrampicarsi sopra il tavolino, trascinando Georg insieme a lei, e dimenarsi ballando selvaggiamente, usando il povero bassista come palo da lap dance!

Io, in punta di piedi, mi avvicinai a Tom, abbracciandolo da dietro appoggiando la guancia sulla sua schiena, e sentendolo sussultare al mio tocco.
Si girò tra le mie braccia, e mi avvolse il corpo, cullandomi al ritmo della musica.

“Piccola, dove sei stata? Mi sei mancata sai..”

“Ho ricevuto una telefonata molto speciale.. ma ne parliamo un’altra volta, ora baciami..” Mormorai vicino al suo orecchio. Lui mi prese il viso con le mani, sorridendo dolcemente, e se lo avvicinò al suo, baciandomi delicatamente come se avesse paura di rompermi.
Affondò le mani tra i miei capelli, accarezzandomi le guancie calde.
Appoggiai la fronte alla sua, staccandomi quel poco che bastava per guardarlo negli occhi e affogarci dentro.

“Balli con me?”

Senza una parola ridacchiò, porgendomi la mano e accompagnandomi al centro della pista.
Quello sicuramente è stato il compleanno migliore della mia vita.

 

“Ciao ragazzi, grazie di tutto. Mi sono divertita da morire!” Eravamo nel parcheggio dell’Andros: Io, Gustav, mia sorella, Bill, Georg e Ary. Andreas e Jordin erano andati a casa una mezzoretta prima perché quest’ultima si era sentita poco bene.
Io e Ary ci guardammo, e dal nostro sguardo capimmo subito i pensieri dell’altra. Era quella, la sera giusta.
Mi avvicinai a lei, non guardata dagli altri, e mi sporsi verso il suo orecchio.

“Pronta?”

“Credo di si, e tu?”

“Pronta!” Annuii convinta, prima di sentirmi afferrare per i fianchi e trascinare via da Tom.

“Ciao Ary!” La salutò.

“Ciao Tomi!” Ridacchiò lei, raggiungendo il suo Georg. Domani mi avrebbe raccontato tutto, assolutamente!

“Ciao Billie! Ciao ragazzi!” Salutai gli altri, prima di salire sulla cadillac.

“Ciao Ale!” Sentii rispondere, poi chiusi lo sportello con un colpo sordo e Tom mise in moto, partendo.
Saranno state le tre di notte, per fortuna che mamma e Edo erano fuori per il week end!
Mia sorella sarebbe rimasta fuori per la notte, con Gustav.. ma ormai loro due “il grande passo” lo avevano già passato da un po’.
Era buio fuori, non vedevo niente, ma le fusa che faceva quel carro armato mi rilassava facendomi sprofondare nel sedile.
Mi girai a guardare il profilo di Tom, che guidava con un sorriso sereno sul viso.. mi lanciava un’ occhiata di tanto in tanto, guardandomi amorevole, come ad assicurarsi che fossi ancora li con lui.
Sospirai di felicità, tornando a guardare il finestrino, sentendo il cuore scoppiare dalla gioia.. avevo tutto quello che potevo desiderare: un ragazzo dolce e premuroso, una migliore amica unica ed insostituibile, una banda di amici che mai nella mia vita avrei voluto perdere.. una vecchia amica, molto importante per me, che stava per tornare a far parte della mia vita, questa volta per restarci.
Era tutto perfetto, tutto come doveva essere.. da adesso e per sempre, non avrei potuto chiedere di meglio dalla vita, avevo tutto. Tutto.

“A che pensi?” Mi risvegliai dalle mie riflessioni, accorgendomi che Tom mi guardava curioso, stando sempre attento alla strada.

“A quanto sono felice con te, con voi..” Sospirai con un sorriso, guardandolo adorante.

“Piccola.. lo sai che sono felice anche io con te, vero?”

“Si lo so.. però a volte, boh è strano.. è come se..”

“Come se..?” Mi chiese, guardandomi accigliato per una frazione di secondo e poi tornare concentrato sulla guida. Accidenti, perché non mi sto mai zitta?

“Come se.. a volte avessi paura di dubitarne. Come se io non fossi quello che realmente tu vuoi” Abbassai lo sguardo, guardandomi le unghie rosicchiate delle mani. Motivo di continue discussioni con Bill, che insisteva per farmi una manicure completa. Giammai!

“Ma..perchè?” Aggrottò le sopracciglia, confuso.

“Perché, non lo so.. è una sensazione. Tu mi vuoi davvero con te, Tom?” Gli domandai a bruciapelo, fissandolo mentre, concentrato, guidava per le vie di Amburgo. Ormai casa mia era sempre più vicina.

“Tu mi hai cambiato la vita Ale. Ne sei entrata a far parte sconvolgendo tutto il mio equilibrio e le mie abitudini. Ora non sono più quello che ero sei mesi fa, certo.. magari qualche battutina la faccio ancora. Ma credimi quando dico che mi basti tu, per essere davvero felice. Tu e nessun’altra. Non ho bisogno di altre ragazze, non ho bisogno di nessuna.” Parcheggiò davanti alla mia villetta a schiera, spegnendo la macchina, e si girò a guardarmi, con un sorriso dolcissimo sulla faccia. “Solo te piccola, solo te.” Concluse, per poi avvicinarsi e baciarmi con trasporto sulle labbra.
Mi lasciai andare a quel bacio, lasciandomi scappare una lacrima di gioia per quel discorso che nessuno, in vita mia, mi aveva mai fatto.
Lui me l’asciugò con un dito, facendo un risolino e baciandomi sulla fronte.

“Tom, vuoi.. vuoi stare con me, stanotte?” Lo guardai languida negli occhi, facendogli capire esplicitamente che quella sera, sarebbe stata la nostra sera.

“Tutto quello che vuoi” Sussurrò per poi aprire lo sportello e scendere. Scesi anche io e lui mi seguì lungo il vialetto, fino alla porta.
Frugai nella borsa che avevo a tracolla, trovando le chiavi. Aprii ed entrai in casa, seguita da Tom, che curiosò in giro.
Era già venuto a casa mia, più di una volta, però gli piaceva sempre guardarsi intorno, non sapevo come mai.

“Hai sete?” Gli domandai, mentre appendevo le nostre giacche all’appendiabiti in soggiorno.

“No grazie” Mi sorrise, avvicinandosi a me. “Ti sta proprio bene questo corpetto” Disse, cominciando ad accarezzarmi i fianchi. Feci una smorfia e gli allacciai le braccia dietro al collo, accarezzandogli le treccine che gli uscivano dal cappellino nero di lana. Lo attirai a me e presi a baciarlo, dapprima delicatamente, poi con più passione, con più desiderio.
Mi sospinse delicatamente, forse senza rendersene conto, in avanti. Indietreggiando mi ritrovai appiccicata al muro, con le sue braccia ai lati della mia testa, mentre continuavo a baciarlo indisturbata.
Non so per quanto continuai ad accarezzarlo, a baciarlo.. forse per pochissimi minuti.
Finché ad un certo punto, affannata, mi staccai guardandolo negli occhi, occhi in cui in quel momento si poteva leggere tutto il desiderio che per mesi avevo represso, aspettando il momento adatto.

“Andiamo di sopra, ti va?” Sorridendo mi prese i fianchi, e ricominciò a baciarmi, guidandomi su per le scale (farle all’indietro non è stato il massimo) e spalancando la porta di camera mia mi fece entrare, senza staccarsi da me di un millimetro.
Con una dolcezza immensa gli sfilai il cappello dalla testa, liberando quelle treccine che a me piacevano così tanto.
Indietreggiando ancora, arrivai a toccare il letto. Le mie gambe cedettero e ci finii seduta sopra, sbuffando divertita. Feci per rialzarmi ma Tom mi bloccò e mi fece distendere.

“No, è perfetto così!” Ridacchiò, accarezzandomi la testa e sdraiandosi sopra di me. Percorsi il suo corpo perfetto con le mani, studiandolo, analizzandolo, amandolo.. Gli levai la maglia e veloce lui mi sganciò il corpetto, gettandolo in chissà quale angolo di quella stanza già di per sé disordinata.
Gli baciai il petto con una dolcezza che non credevo di possedere, sfiorando la costellazione di piccoli nei che gli tempestavano la pelle.


Ero nuda, davanti ad un ragazzo che mi aveva denudata già da tempo, seppur non fisicamente. Per lui mi ero tolta ogni tipo di maschera, di travestimento. Lui era stata l’unica persona insieme ad Ary e ai ragazzi a vedermi veramente. Solo loro, in tutta la mia vita.

“Sei sicura?” Mi guardò amorevole, spostandomi i capelli che erano andati a coprirmi la fronte leggermente sudata.

“Si..” Sfiatai.

“Ma tu.. tu sei..?”

“Vergine? Ahm, non esattamente..” Sussurrai, cercando di guardare altrove, anche se mi era impossibile: Era sopra di me ed il suo viso era ad un centimetro dal mio. Il suo respiro caldo mi solleticava la punta del naso, facendomi arrossire leggermente.

“Oh..” Era deluso, glielo leggevo negli occhi. Nemmeno io ero la prima per lui, perché ci era rimasto male allora?

“Tom, se non sei stato il primo fisicamente non devi rimanerci male.. tu sarai il primo in tutti gli altri sensi esistenti..” Mormorai, sorridendogli incoraggiante.
Mi guardò negli occhi, quegli occhi che amavo e che volevo mi guardassero sempre con quell’espressione dolce e.. innamorata?  Non avrei saputo dirlo con esattezza.
Tra noi non era mai stato detto nulla di esplicito, tra noi c’erano troppe cose che forse ognuno dei due riteneva ovvie e scontate.
Ma non era quello il momento per pensarci.. decisamente.
Lo vidi sciogliersi in un sorriso, che mi passò tramite un bacio, che aveva un gusto diverso dal solito.

Il tempo di un battito di ciglia, ed eravamo già una cosa sola.. un corpo unico.
spinte.. baci.. carezze.. sospiri smorzati.. gemiti soffocati dal piacere..
Il mio cervello in quel momento si spense. Non pensai più a niente, se non al mio Tom che mi sovrastava.. Con gli occhi chiusi, un sorriso sul volto mentre continuava a baciarmi le labbra, il collo, la pancia, il seno, la mandibola e poi di nuovo le labbra.. senza stancarsi mai, senza averne mai abbastanza.
Un leggero strato di sudore gli copriva la fronte, mentre continuava a muoversi dentro di me, che mi aggrappavo alle sue spalle, graffiandogli la schiena, baciandolo dappertutto.. sussurrandogli che lui era l’unico per me.
Incrociai le gambe intorno al suo bacino, afferrando con dolcezza la sua nuca e attirandolo a me.
Appoggiò il viso nell’incavo del collo, baciandomi la spalla e mordendo piano. Sentivo il suo respiro affannato all’orecchio, cosa che mi mandò in estasi.. facendomi desiderare con tutto il cuore che non finisse mai.

Non saprei dire con esattezza dopo quanto tempo Tom, si lasciò cadere sfinito sul materasso, al mio fianco, prendendomi tra le sue braccia. Forse era passata mezz’ora, forse un’ora.. un’ora e mezza. Non avevo più la concezione del tempo. Come nei sogni, quando non sai calcolare secondi, minuti, ore.

Mi rannicchiai contro il suo petto, mentre lui mi avvolse stringendomi fortissimo a lui.

“E’ stato bellissimo piccola..” Sussurrò tra i miei capelli, depositandomi continui baci sulla nuca.

“Sei fantastico Tom.” Mormorai, alzando di poco il volto, giusto per guardarlo negli occhi “Io.. io ti..ti..” Tentai di balbettare..
Lui mi guardò curioso, spronandomi a continuare con un gesto del capo.

“Io ti.. ti volevo dire che” Ti amo.. “Non ho tanto sonno” Abbassai lo sguardo delusa da me stessa. La folle paura del rifiuto mi impediva di esprimergli quello che realmente provavo per lui, e questo mi torturava il cervello giorno e notte.

“Oh questo lo avevo notato!” Ridacchiò, pizzicandomi un fianco, prendendomi in giro.

“Scemo!”

 

La mattina mi svegliai, sentendomi terribilmente osservata. Aprii gli occhi, sbattendo velocemente le palpebre e mi ritrovai il viso gigante di Tom davanti alla faccia.
In un secondo tutto quello che era successo la notte appena trascorsa, in quel letto, mi si ripresentò davanti agli occhi, facendomi arrossire e nascondere la testa sotto alle coperte.

“Buongiorno piccola!” Cinguettò Tom, levandomi la trapunta dal volto.

“Buongiorno..” Mugugnai con la voce ancora impastata di sonno, dandogli il bacio del risveglio.

“Davvero un bel buongiorno..” Lo sentii sussurrare sulle mie labbra, sorridendomi smagliante.

“Tom, posso farti una domanda?” Domandai, rigirandomi una sua treccina tra le dita.

“Subito con le domande di prima mattina?” Si lamentò, guardandomi implorante. Alzai un sopracciglio, guardandolo accigliata.

“Ok, ok va bene, fammi questa domanda!” Sbuffò divertito, alzando gli occhi al cielo.

“Per te, quello che è successo tra noi..” Dissi, abbassando il tono della voce e diventando color porpora e sentendolo ridacchiare. “E’ stato importante?”

Fece una risata, che mi lasciò perplessa, che avevo detto di così tanto divertente? Io non ci trovavo proprio nulla da ridere.

“Non finirai mai di stupirmi con la tua dolcezza infinita!” Disse dopo essersi calmato. “Non è stato importante, è stato fondamentale.. incisivo, si..” Concluse, abbracciandomi per la vita e baciandomi soffice sulle labbra.
Aprii la bocca e poi la richiusi. Ancora quel maledettissimo blocco. Riuscirò mai a dirti che ti amo Tom?

“Che dici? Andiamo a fare colazione con i ragazzi?” Mi chiese, percorrendo il mio profilo con l’indice, fino ad arrivare al mento.

“Andata!” Risi, alzandomi dal letto ed andandomi a preparare.

 

***

 

Alloraaaa? Avete visto quante cosa nuove? E presto subentrerà un nuovo personaggio, Tiah.. che creerà non pochi problemi tra i nostri protagonisti xD e poi.. Ale e Tom.. hanno fatto i birichini XDD Chissà se anche e Ary e Georg hanno impegnato il loro tempo in questo tipo di attività u.u Mah xDD

Ringraziamo :

Principessa Kaulitz : Ciao! Grazie mille per la tua recensione. Per Bill non ti preoccupare, anche lui presto troverà qualcuno.. forse u.u XD Per non farti rimanere troppo in ansia nell’attesa, ti avviso che noi aggiorniamo ogni quattro giorni XD Un baciooo!

Ardesia Nera : Ahahah, anche io ero in agitazione quando l’ho letto la prima volta! Ary ha creato la suspance XD Hai ragione, la parte tra Ary e Georg alla fine è bellissima *Q*
Un bacio e grazie per la recensione! ^__^

Babakaulitz : Waaa grazie *___* Sei felice, che bello! xD Speriamo ti sia piaciuto anche questo, un abbraccio!

I dream you : Ahahahah XD Graaaaaaaaaaazieeeeeee *___*

Tokietta86 : Ary è ingegnosa assai, si u.u ^__^ E lei e Tom hanno fatto morire dal ridere anche me, sono troppo divertenti con i loro litigi stupidi XD Da schiattare! XD
Grazie per la tua recensione che non manca mai, un bacio!

XxxX_Ice Angel_XxxX : Oooohh anche noi siamo andate al concerto, ma quello di Milano *__* E’ stato spettacolare, ma meglio che non ci penso altrimenti rischio di scoppiare a piangere :’(
Sei perdonata, si xD Anche a me sta simpatico Ivan, lo adoro! Pensare che poi esiste davvero e che è realmente un mio compagno di classe ahahah XD! Grazie, a presto!

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Capitolo 36
*** Felicità sì, felicità no ***


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Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

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Capitolo 37
*** New entry! ***


TRENTASETTESIMO CAPITOLO (ALE) – New entry!

 

Lunedì pomeriggio era arrivato, finalmente! Eravamo tutti all’aeroporto: Io, Tom, Bill, Ary, Georg, Gustav e Francesca. Avevo chiesto anche a Ivan di raggiungerci, volevo presentargli Tiah, ma a quanto pareva doveva fare da babysitter al fratellino più piccolo che, tra l’altro, aveva l’età di Edoardo.. infatti andavano all’asilo insieme!

Eravamo nella sala d’aspetto, proprio davanti al “tunnel” dal quale sarebbero passati a breve i passeggeri del volo Milano-Lubecca. Ero così emozionata.. tanti anni erano passati, ma io ero sicura di riconoscerla all’istante, ne ero certa. Il suo viso dolce e candido, gli occhietti verde scuro, quasi marroni, la bocca rossa che sembrava dipinta.
Il giorno prima l’avevo sentita al telefono, per mettermi d’accordo: saremmo andati a prenderla noi, e poi l’avremmo accompagnata da suo zio. Non vedevo l’ora di presentargliela.
Durante la telefonata mi aveva anche raccontato che si trasferiva in Germania perché il suddetto zio le aveva proposto di pagarle gli studi in una prestigiosa università, a numero chiuso.
Ero contenta per lei, sapevo quanto teneva a seguire i corsi.

Proprio in quel momento, Tom si avvicinò a me, abbracciandomi di lato e baciandomi leggero una guancia.. Mentre io continuavo a guardare il fondo del lungo e buio tunnel, in cerca della mia amica.
Mi rigirai tra le sue braccia e gli posai le mani sulle spalle, guardandolo raggiante.

“Mi sembra un sogno, è passato così tanto tempo..” Sussurrai, appoggiando la testa al suo petto. Lui mi accarezzò con dolcezza i capelli, baciandomi sulla testa e cullandomi avanti e indietro.

“Non dimenticarti del tuo presente, però..” Mormorò al mio orecchio.

“Che intendi dire?” Gli domandai, aggrottando le sopracciglia, non capendo il messaggio segreto che stava nascosto dietro a quella frase. Che cosa voleva dirmi?

“Quello che ho detto, Ale. Non perdere di vista il presente..” Ripeté ancora una volta, passandomi un dito lungo la guancia.

Non feci in tempo a rispondere, che in lontananza vidi una figura tremendamente familiare che avanzava verso di noi.
Aveva i capelli neri, con il ciuffo dipinto di verde.. portava una felpa nera sotto ad un giubbotto slacciato davanti, dei jeans blu scuri e un cappello di lana grigiastro.
Aveva un piercing al setto nasale, e uno sopra il labbro.. sapevo però che ne aveva uno sulla lingua, come me. Lo avevamo fatto l’anno dalla mia partenza, appena due mesi prima che me ne andassi.
Era cambiata moltissimo, ma era lei. ERA LEI!

Con uno scatto fulmineo scivolai via dalle braccia di Tom, cominciando a correre nella sua direzione.. Saltellando con le braccia spalancate.
Appena mi vide lasciò cadere a terra la sua mega valigia, con un tonfo sordo, e mi venne incontro.
La avvolsi con le mie braccia, rischiando seriamente di capitolare a terra, lasciandomi scappare una lacrima di gioia.

“Tiah..” Sussurrai, per poi scostarmi e guardarla negli occhi verdi.

“Ale..” Mormorò, prendendomi le mani, facendo comparire un sorriso sorpreso sul viso.

“Sei cambiata tantissimo.. I capelli, i piercing.. Sei bellissima!”

“Anche tu, mica scherzi! Cosa sono sti capelli rosso-viola?” Ridacchiò, prendendone una ciocca fra le dita.

“Non ti piacciono?” Feci la finta imbronciata, con gli occhi sempre luccicanti alla sua vista.

“Sei stupenda!” Mi abbracciò di nuovo, per poi guardarmi con sguardo furbetto, lasciandomi intendere ciò che voleva dire.
Insieme, tirammo fuori la lingua, facendo toccare i nostri piercing di metallo.. Come facevamo sempre quando ancora stavo in Italia. Scoppiammo subito a ridere, riabbracciandoci ancora.
Era di nuovo li con me, non ne avrei mai avuto abbastanza dei suoi abbracci, mi erano mancati troppo.

Sentii Ary strillare, non capivo cosa diceva, ma quando io e Tiah ci voltammo la vidi sbraitare animatamente contro Tom.
La guardai confusa, passando lo sguardo da lei al mio ragazzo, non capendo quello che stava succedendo. Tiah invece sembrava tranquilla, sorrideva felice, tenendomi la mano.
Me la trascinai dietro, portandola davanti a Bill, che la guardava come se fosse sceso un angelo dal cielo.

“Billie, lei è Martina.. Tiah per gli amici. Tiah, lui è Bill, uno dei miei migliori amici.” Lei gli tese la mano, fissandolo negli occhi intensamente, con un sorrisino mongolo stampano in sulle labbra.

“Piacere” Sussurrò..

“Piacere mio..” Rispose Bill con un’ espressione da ebete in faccia.
Ridacchiai, trascinandola verso Georg, Gustav e mia sorella, mentre lei continuava a guardare Bill, assorta.

“Ma.. E’ bellissimo” Mi parlò a bassissima voce nell’orecchio. Ridacchiai, facendole segno che ne avremmo parlato dopo.

“Ragazzi! Le è Tiah!” Urlai, attirando la loro attenzione “Tiah, loro sono. Gustav, Georg e vabbè.. Mia sorella la conosci già molto bene!” Lei salutò tutti con un gesto della mano.

“Ciao Marty!” Strillò Francesca, ridacchiando. Tiah represse un grugnito di disapprovazione, guardandola divertita.. Per poi soffermarsi a guardare la sua mano stretta a quella del batterista.

“Ma..” Indicò le due mani intrecciate.

“Eeehh, il mio nuovo amore!” Cinguettò pizzicando la guancia a Gustav, che la guardò male. Ma durò poco, infatti i due subito si persero a baciarsi appassionatamente.

“Ora, le persone più importanti!” Le sussurrai, avvicinandomi ad Ary e a Tom, che parlottavano animatamente tra loro.

“Ehi!” Attirai la loro attenzione facendoli voltare verso di noi. Lui con un sorriso dolce, lei con una faccia che più scazzata non si poteva. La guardai accigliata, che le prendeva adesso?

“Tom, ti presento Tiah! Tiah, lui è Tom, il mio ragazzo..” Li indicai rispettivamente, guardandoli stringersi la mano sorridenti.
Mi faceva davvero piacere, se sarebbero andati d’accordo.. Ci tenevo che tutti i ragazzi accettassero Martina nel gruppo.. Era importante per me.

“Ary, lei Tiah.. La mia compagnia di avventure.” Dissi, scambiandomi un sorriso con Marty. “Quella di cui ti ho tanto parlato. Tiah, lei è Ary, la mia migliore amica!”

“Piacere!” Cinguettò Tiah, allungando una mano verso di lei, con un sorriso a trentadue denti in faccia.

“Piacere mio.” Disse secco Ary, guardando la mano tesa davanti a lei con un misto tra il disprezzo e il disgusto, senza stringerla.. Lasciando Tiah come un’imbecille con il braccio penzoloni. Lo ritrasse poco dopo, con un’espressione confusa e dispiaciuta. Probabilmente si stava chiedendo se avesse detto o fatto qualche cosa di male.

Fulminai Ary con lo sguardo, che sostenne il mio senza difficoltà. Aveva una bella faccia tosta!

“Georg!” Gridò poi, con la voce stridula e potente. “Andiamo dai, ho fame!” Continuò poi raggiungendolo e trascinandolo fuori dall’aeroporto, mentre il poveretto ci guardava allibito, senza capire cosa stesse prendendo alla sua ragazza.

“Ho fatto qualcosa che non va?” Mi domandò Tiah, guardandomi con gli occhi tristi. Stavo per aprire bocca e risponderle, ma una voce si intromise impedendomelo.

“No, non hai fatto niente, tranquilla. Ma quando vuole fare la bambina capricciosa, Ary ce la fa benissimo” Disse Tom, guardandomi serio in volto, per poi regalare un sorriso dolce alla mia amica, in piedi di fianco a me.

 

Ero in macchina con Bill, Tom e Tiah. Il cantante aveva fatto i salti mortali per convincermi a sedermi davanti, di fianco a Tom.
Sentivo profumo d’amour!

I due, nei sedili posteriori , avevano cominciato a parlare tra di loro, a conoscersi, ridacchiando e sorridendo. Facevano una tenerezza assurda vederli così impacciati, soprattutto Bill che continuava ad arrossire ogni volta che per sbaglio si sfioravano.
Era Ary quella che arrossiva sempre!
Ary..
Mi tornò in mente come si era comportata poco prima, ci ero rimasta male perché ero convinta che anche lei fosse felice per me. Invece non aveva minimamente calcolato Martina ed anzi, se n’era scappata via con Georg, ficcandosi subito in macchina aspettando Gustav e mia sorella. Avevano fatto molto amicizia lei e Francesca. La cosa mi rallegrava non poco, ma non potevo fare a meno di chiedermi : “Perché lei si e Tiah no?”

“Tom?”

“Dimmi?” Si girò a guardarmi con un sorriso, prendendomi la mano che avevo appoggiata sopra alla gamba.

“Sapresti dirmi perché Ary era così strana prima?”

“Ne parliamo dopo, adesso non è il caso..” Sospirò, lanciando una fugace occhiata alla mia amica e a Bill dallo specchietto retrovisore, senza farsi notare da Tiah che, comunque, era troppo impegnata a scambiarsi sorrisi assorti con Bill per accorgersi che stavamo parlando di lei, seppure indirettamente.

“O..ok” Farfugliai, sentendo la sua presa ferrea farsi più forte sulla mia mano. Alzai lo sguardo su di lui e lo vidi guardarmi con aria incoraggiante.. Sorrisi rincuorata e tornai a guardare fuori dal finestrino.

Avrei dovuto chiamare Ivan, volevo uscisse con noi quel pomeriggio. Mi sarebbe piaciuto davvero presentargli Tiah, ci tenevo.
Il telefonino di Tom vibrò sopra il cruscotto della macchina, rischiando di cadere.

“Piccola mi leggi tu il messaggio?” Pesi il cellulare e aprii il nuovo messaggio ricevuto.

Tom, noi andiamo diretti in appartamento, Ary non si sente bene. Ci vediamo dopo, ok?

Lessi a voce alta, interrompendo così le chiacchiere di Bill e Tiah.

“Perfetto.” Dissi sarcastica. Ci mancava solo questa.

“Ma, è colpa mia?”Chiese Martina, forse sentendosi chiamata in causa.

“No, tranquilla. Solo è Ary che a volte ha di queste manie di persecuzione.” Sbuffò Tom, confondendomi ulteriormente. Manie di persecuzione? Ma che voleva dire?
Guardai Tom confusa, esprimendogli tutto il mio disappunto, ma in cambio ottenni solo un’occhiata che mi faceva intendere “dopo”.
Sbuffai, spazientita, incrociando le braccia al petto imbronciata.

Vibrò un altro cellulare, ma questa volta era il mio, lo sfilai dalle tasche dei jeans e guardai il nome della persona che mi stava chiamando sulla schermata: Ivan.

“Ivan!” Trillai, rispondendo alla telefonata.

“Ehi Alex, come stai?”

“Tutto bene, tu?”

“Non c’è male. La tua amica?”

“E’ arrivata da poco ora la portiamo da suo zio. A proposito, vieni con noi? Daidaidaidaidaidaidaiii” Pigolai nel ricevitore, sapendo bene che quando cominciavo a fare la civetta insistente, si spazientiva, dicendomi sempre di si.

“E va bene, basta che stai zitta. Che palle che sei!” Sbuffò, ma dal suo tono di voce riuscivo benissimo a immaginare il suo solito sorriso sulle labbra.

“Ti passiamo a prendere a casa, fatti trovare pronto! Un bacio!” Schioccai un bacio sul cellulare e interruppi la chiamata con il sorriso.
Quando mi voltai, Tom si era irrigidito e stringeva convulsamente il volante con le mani.

“Che hai Tom?” Gli chiesi preoccupata.

“Uno: Non mi hai nemmeno chiesto se mi andava bene che quello, venisse con noi. Due: Io non lo voglio! Tre: -un bacio- proprio per un cazzo!” Ringhiò, attirando gli sguardi di Tiah e di Bill sul suo viso verde di gelosia.

“Tom, rilassati..” Gli dissi strabuzzando gli occhi, non me l’aspettavo quella sfuriata.

“Io mi rilasso ma quello non voglio che venga con noi..” Piagnucolò, seguendo le indicazioni che gli davo per arrivare a casa di Ivan, ormai mancavano un paio di minuti.

“Ma che ti ha fatto Tom!” Esclamai divertita.. In fondo in fondo mi faceva sentire importante la sua gelosia.

“Ti guarda troppo..” Borbottò sottovoce, ma io lo sentii ugualmente.

“Anche io la guardo, che c’entra!” La testa di Bill fece capolino tra il sedile mio e quello di Tom.

“Lascia stare Bill, è una testa dura tuo fratello..” Mormorai, facendogli una carezza sulle treccine, mentre lui fermava la macchina mettendo le quattro frecce.
Vidi la figura alta e snella di Ivan venirci incontro, aprì lo sportello della macchina e salì sui sedili posteriori, vicino a Bill e Tiah.

“Ciao Alex!” Si sporse in avanti dandomi un bacio sulla testa, di fianco a me Tom ribolliva di rabbia. Sentii Ivan ridacchiare divertito.. A quanto pareva gli piaceva sfidare i nervi saldi del mio ragazzo. “Ehi Bill!” Gli tirò un pugno amichevole sulla spalla, evidentemente almeno loro due avevano fatto amicizia alla mia festa di compleanno! “Ciao Tom.” Salutò infine il chitarrista, che di rimando farfugliò qualcosa che doveva essere un “Ciao.”

“E tu devi essere..”

“Tiah!” Finì Martina per lui, stringendogli una mano. Io sorrisi, eravamo davvero un bel gruppo, tutti quanti assieme.

 

“Cazzo!” Strillò Tiah, continuando a citofonare a casa dello zio.

“Chiamalo al cellulare mi sa che ti conviene.” Le consigliai io. Lei sbuffando si tirò fuori il telefonino dalla tasca, componendo velocemente e vagamente irritata, un numero sulla tastiera.

“Zio!..Si si, tutto a posto. Ma tu dove sei?... Cosa?! Ma io sono davanti a casa tua!... No, era oggi!..D’accordo, CIAO!” Incazzata gettò il cellulare nella borsa, chiudendola con stizza. Si girò verso di noi, che la guardavamo ad occhi sbarrati.

“Mio zio è fuori città!” Pigolò. “Mamma gli ha detto che sarei arrivata domani, ha sbagliato!” Continuò a piagnucolare, arricciando il naso. Sembrava una bambina, la bambina di quindici anni che avevo lasciato quattro anni prima a Milano.

“Tutto qui? Puoi stare da me questa notte!” Ridacchiai, dandole una lieve spinta.

“Dici davvero?”

“Certo!”

“Grazie! Graziegraziegrazie!” Urlò, saltellando verso di me, e travolgendomi in un abbraccio.

Per mamma non sarebbe stato un problema, era stata così contenta di rivederla! Edoardo poi si divertiva a tirarle il piercing al setto nasale, chiamandola toro.

“Bene ragazze, allora che ne dite di andare in appartamento? Passiamo la serata insieme e poi vi riportiamo a casa, insieme ad Ary.” Propose Bill guardando Tiah come se fosse una dea. Mi fece una tenerezza smisurata.

“Per noi va bene!” Risposi, anche per Martina, che era troppo impegnata a ricambiare lo sguardo da pesce lesso di Bill.

“Ti unisci a noi, Ivan?” Chiese poi, sempre il cantante, con un sorriso girandosi verso il mio amico.

“Andata!” Gli batté il cinque ridacchiando.

Tom fulminò Bill, probabilmente augurandogli ogni tipo di disgrazia e maledicendolo in tutte le lingue del mondo. Lo guardai a mia volta, spazientita, per poi avvicinarmi a lui mentre gli altri se ne tornavano in macchina.

“Tom, non fare così lo scorbutico, rischi di apparire antipatico.” Dissi, abbracciandolo per il collo.

“Eh che proprio non lo sopporto.. Ho paura che..che..”

“Di cosa hai paura, Tom?” Gli chiesi, accarezzandogli una guancia con le nocche.

“Che ti porti via da me..” Sussurrò, abbassando lo sguardo su di me, triste.

“Chi? Ivan?” Scoppiai a ridere, mentre Bill continuava a suonarci il clacson per farci muovere. “Io e lui non siamo per niente compatibili! Non dureremmo un giorno! Ivan è.. è Ivan, è come un fratello maggiore. Niente di più.” Mi fermai un attimo, guardandolo languida negli occhi. “Puoi stare tranquillo, dovrai sopportarmi ancora!” Conclusi, facendogli un buffetto sul mento.

“Penso di poterci riuscire” Sussurrò con fare pensieroso, per poi incastrare le sue labbra con le mie, prima di venire interrotti dall’ennesimo richiamo di Bill con quel maledetto clacson.

 

“Quindi tu vorresti dirmi che Ary è gelosa di Tiah? E per questo stupidissimo motivo la tratta come una pezza da piedi?” Ero con Tom nel cortile del loro appartamento. I ragazzi erano tutti di sopra, mentre io mi ero fermata fuori per farmi finalmente spiegare da Tom come stavano le cose. Ero allibita, non avrei mai pensato che Ary potesse avere di questi dubbi sulla nostra amicizia. Lei era tutto per me, era la persona più importante della mia vita..  Perché dubitarne?

“Lei ha paura che Tiah possa allontanarti da lei..”

“Roba da pazzi..” Calciai un sassolino che stava per terra, sull’asfalto.. Vedendolo rotolare dall’altra parte della strada, per quanto lo avevo calciato forte.

“Non essere troppo dura con lei, Ti vuole bene.. Si comporta così perché a te ci tiene davvero..” Mi abbracciò, tenendomi stretta e facendomi ondeggiare a destra e a sinistra.

“Non dovrebbe dubitare della nostra amicizia.. Io voglio solo che tutti andiate d’accordo.. Con Ivan, con Tiah. Sono persone importanti per me, perché non lo capite?” Abbassai lo sguardo, appoggiandomi al suo petto e sospirando.

“Piccola..” Sussurrò, prendendomi il mento con due dita e alzandolo quanto bastava per guardarmi dritto negli occhi “Ti prometto che cercherò di andare d’accordo con Ivan..” Sorrisi, baciandolo sulle labbra a stampo.

“Dai, andiamo di sopra.. Tiah è da sola in mezzo a gente che conosce da appena due ore, si sentirà a disagio!”

“Con Bill non credo! Hai notato come si guardano?” Malizioso come sempre il mio Tom.

Non risposi, limitandomi a guardarlo con un sorriso. Salimmo le scale e, una volta davanti alla porta, Tom tirò fuori le chiavi dalla tasca per aprirla.

Quando entrammo in casa la situazione non era delle migliori: Gustav e mia sorella erano in cucina a preparare da mangiare, Bill stava chiacchierando amorevolmente con Tiah e Ivan, mentre Georg tentava inutilmente di rendere Ary partecipe della serata. Ma lei niente, se ne stava seduta sul divano, dall’altra parte rispetto a Martina, a guardarla con una punta d’odio negli occhi che mi fece saltare i nervi.

“Ehi!” Salutai Georg e Ary muovendo la mano nella loro direzione.

“Ciao Ale!” Mi guardo Georg con un espressione un po’ dispiaciuta in viso.

“Ciao..” Mormorò Ary. Adesso magari era pure arrabbiata con me!

Mi voltai, dirigendomi in cucina per dare una mano a Gustav e Francesca, cucinando per distrarmi da quella situazione.
Non ci volevo pensare troppo, non volevo rovinarmi la serata.

 

Era già l’ora di andare a casa. Io, Tiah, Bill,( che aveva insistito per accompagnarci ), Ivan,  Georg  Tom e Ary eravamo in cortile. Mia sorella avrebbe passato la notte da Gustav, la mattina seguente sarebbero partiti per andare dalla famiglia di lui. Era arrivato il momento di conoscere mamma e papà Schafer!

Ary si stava infilando nella macchina di Georg, seppure lui stesse cercando di farla ragionare e di salutare per lo meno.

“Ciao Ary.” La salutai io, prima di raggiungere Tom, che era già al volante, insieme agli altri tre.

“Oh, ti sei ricordata di me.” Perché si comportava così? Per tutta la sera avevo tentato di non farla sentire esclusa, di farle capire che non aveva niente di cui preoccuparsi.. E lei mi trattava così?

Mi avvicinai di più, in modo di parlare senza che nessun altro sentisse. Era un discorso tra me e lei.

“Posso sapere che problema hai?”

“Ti aspettano” Indicò la macchina, ma io sapevo che si riferiva ad un’unica persona all’interno di quell’auto.

“Smettila Ary! Sai quanto ti voglio bene e quanto tengo a te. Mi stupisce che tu non creda nella nostra amicizia a tal punto da pensare che io ti possa sostituire!” Cercai di usare un tono basso di voce, ma era praticamente impossibile. “Ho fatto tanti sbagli con te, lo so. Ho sbagliato più di una volta.. Ma ora mi deludi. Se davvero hai di questi dubbi, vuol dire che non credi in noi. Sei la persona più importante per me Ary, lo sai.. Ma non puoi comportarti così.” Abbassai lo sguardo. “Dormici su.” Conclusi, voltandole le spalle e salendo in macchina. Una lacrima ribelle che mi rigava il viso.

 

***

 

Buon pomeriggio signorine! *__*
Come state? Passato una buona festa dei lavoratori? xD
Eccoci qui con il trentasettesimo capitolo! Però, siamo avanti eh.. non è meraviglioso? ^__^
Vi avverto, ci saranno ancora quindici capitoli. Dai, sono abbastanza, no? (:

Dunque, dunque. In questo capitolo abbiamo conosciuto un po’ meglio Tiah, e abbiamo visto che con Bill è stata una simpatia a prima vista. Voi che ne dite?
Poi.. beh, Ale e Ary hanno litigato .__. Anche se, si sa, quelle due non riescono ad ignorarsi per troppo tempo XD Un po’ come nella realtà u.u (I love you Sun *.* )

Cooomunque, passiamo ai ringraziamenti!

Svampy1996 : Ti ringrazio, siamo felici che ti sia piaciuto. Beh.. Ary con Tom. Uhm u.u In questa storia DECISAMENTE NO. Il sogno è tutta un’altra musica XD Non confonderle, mi raccomando u.u Grazie ancora, alla prossima!

Principessa Kaulitz : Non temere, intrighi e casini non mancheranno, manca ancora un bel po’ alla fine xD succederanno ancora un sacco di cose! Un bacio e grazie!

Ardesia Nera : Sei perdonata (di nuovo) non ti preoccupare xD Il due maggio è oggi, finalmente. Ora sai com’è andata a finire.. quelle due hanno litigato ._. Grazie per la recensione, alla prossima!

Tokietta86 : Eh beh, dopo Tom e Ale non potevano mancare anche Georg e Ary! ;) Ary è molto triste per la storia di Tiah, si.. tanto che alla fine lei e Ale litigano pure. Tom è un po’ il paciere tra le due, ma alla fine sta dalla parte di Ale. Ovvio, quell’altra zuccona non capisce XD Infatti Ale non si allontanerebbe mai da lei!
P.s. Tiah “l’albero di Natale” esiste davvero, ed è proprio così XD completa di ciuffo verde e serie di piercing xDD
Grazie mille per la recensione, un abbraccio!

XxxX_Ice Angel_ XxxX : Ma non ti preoccupare, noi ti perdoniamo (:
Speriamo che Tiah, nonostante abbia creato un po’ di subbuglio, ti piaccia come personaggio.
Comunque, tu non sai che felici ci hai fatte *__* Io, personalmente, era una vita che mi domandavo “Chissà che cavolo di presentimento aveva su Bill u.u” Ora lo sooo! Si che è elettrizzante XD Anche se non corrisponde a realtà u.u (E meno male ò.ò Sarebbe stato un disastro altrimenti!).
Rispondendo al tuo “PPS”: Ary non ne ha nessuno, io ce l’ho sotto il labbro a sinistra, ho le due palline metallizzate, come quelle che portava Tom l’anno scorso!
Un bacio, grazie millissime!

Un grazie anche a tutte le nostre lettrici in punta di piedi e a tutte le persone che hanno inserito Incastrate tra le fanfiction seguite e/o preferite!

Un bacio a tutte voi! Le vostre,
Ale&Ary ^__^

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Capitolo 38
*** Impulsività ***


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Capitolo 39
*** Il Natale migliore ***


TRENTANOVESIMO CAPITOLO (ALE) - Il Natale migliore

 

Sentii la mia testa vibrare, svegliandomi dal torpore in cui ero caduta la sera prima. Avevo dimenticato il cellulare sotto al cuscino, accidenti!
Mi girai verso Tiah, dormiva ancora di fianco a me, nell’altra parte di letto. Aveva i capelli arruffati che le coprivano parte del viso, e l’espressione serena di chi sta sognando.

Infilai la mano sotto al mio cuscino a guardai la schermata del cellulare: Georg.
Oddio, che cos’era successo?
Uscii fuori da sotto le coperte e, senza fare rumore, mi chiusi in bagno per non disturbare Martina.

“Pronto?” Risposi titubante.

“Ciao Ale! Ti ho svegliato?”

“Beh, vedi te sono le..” Guardai l’ora nel cellulare “OTTO DEL MATTINO?! Georg ma sei pazzo?”

“Ehi ho dei motivi seri io!”

“Sentiamoli, questi motivi seri..” Sbuffai, non riuscendo a trattenere un sorrisino.

“Si tratta di Ary..” Mormorò..
Quel nome risvegliò dentro me tristi ricordi. Ricordi di lei che trattava male Tiah, ricordi di me che le soffiavo in faccia parole orribili, ricordi di Tom che mi aveva promesso che ci avrebbe parlato..
Mi rividi, ferma davanti all’appartamento dei ragazzi con lei di fronte a me, mi rividi scaricarle addosso cose che non avrei mai pensato in vita mia di dirle.
Mai avrei immaginato che lei avrebbe avuto determinati dubbi su di me, sulla nostra amicizia.. Su di noi.. Ma avevo dovuto ricredermi.. Lei non era sicura della nostra amicizia?
Non sapevo rispondermi.. La testa mi diceva una cosa ma il cuore mi ripeteva l’esatto contrario.
Io e lei eravamo indivisibili.. Impossibile distruggerci. Questa la consapevolezza più grande.

“Ale, ci sei ancora?”

“Si..si scusa Georg, stavo pensando..”

“A ieri sera?” Mi chiese triste.. Doveva aver sentito la nostra conversazione, evidentemente. Oppure Ary gliela aveva raccontata.

“Si, ma lascia stare.. Hai bisogno di me?”

“Beh ecco... Ieri quando l’ho riaccompagnata a casa è successa una cosa..” Faticava a parlare, era.. Imbarazzato?

“E..?” Lo spronai, sperando che si decidesse a spiegarmi.

“Ale, mi ha detto che mi ama!” Bum. Mi sparò fuori questa notizia a bomba. All’inizio rimasi un po’ sconcertata, insomma.. Non me lo aspettavo! E brava la mia Ary.. In un secondo tutti i nostri disaccordi sparirono dalla mia testa, avevo solo voglia di stringerla forte a me e di dirle che ero fiera di lei.

“E quindi?” Ridacchiai, non capendo dove volesse arrivare.

“Ale, forse tu non hai capito. Ary mi ha detto che mi ama!” Strillò, come se realmente non avessi capito quello che mi aveva appena detto. Mi aveva presa per scema? Dico io.

“Ti ho sentito Georg! Solo mi chiedo.. Cosa c’è che non va?”

“Io.. io, non lo so cosa c’è che non va..” Mormorò affranto. Ora davvero non capivo.. Che problema c’era? Ti amo è forse la miglior cosa che ti puoi sentir dire da qualcuno!

“Tu la ami, Georg?”

“Se ti dicessi di no o che non lo so ti direi una cavolata.” Fece una pausa, facendo un respiro profondo. “La amo anche io Ale, molto. Ma, non ce la faccio a dirglielo.. Ogni volta che sono lì lì per farlo mi muoiono le parole in gola.” Tenero il mio Georg.  So perfettamente come ti senti amico mio..

“Devi levartela questa paura Ge.. Lanciati, non pensarci..”

“Lo so, lo so Ale che mi devo buttare.. Voglio davvero che lei sappia quello che provo per lei..” Sbuffò, frustrato per quella situazione che gli metteva un senso di inquietudine addosso. “E tu e Tom invece?” Mi chiese poco dopo.

“Io e Tom? Io e Tom cosa?” Chiesi, senza capire.

“Come va, tra voi? Insomma avete..”

“Si, si, abbiamo..” Ridacchiai.. “Però mi sa che sono nella tua stessa situazione adesso.” Confessai, abbassando lo sguardo, fermandomi a fissare l’orribile tappetino rosa ai piedi del lavandino, che mia madre adorava come una reliquia.

“Anche tu problemi con le dichiarazioni?” Scherzò. Adoravo il suo modo di smorzare l’atmosfera, in questo assomigliava particolarmente ad Ary.. Quei due erano fatti l’uno per l’altra.

“Diciamo che ho più problemi con i rifiuti.” Sussurrai.

“In che senso?”

“Insomma, Tom non è proprio il tipo da dichiarazioni. Se dovessi spaventarlo? Se lui decidesse che la cosa è troppo seria per lui, e mi lasciasse?” Tutte le paure che continuavo ad ignorare, in quel momento stavano quasi per annegarmi, rendendomi agitata e spaventata. Non volevo che Tom mi lasciasse!

“Ale, Tom non ti lascerebbe mai.. Di questo puoi starne certa. E sono sicuro, che anche se non lo ammetterà con facilità, anche lui prova qualcosa di molto, molto forte per te.”

“Come fai ad esserne sicuro?” Mi imbronciai.

“E’ uno dei miei migliori amici, ci parlo con lui!” Strillò divertito.

“Ale!” Tiah, dall’altra parte della porta, mi stava chiamando. Evidentemente si era svegliata.

“Ge, devo andare, ci vediamo nel pomeriggio?”

“Ovviamente, dopo chiamo Ary! Un bacio, ciao!”

“Ciao!”

Aprii la porta del bagno, ritrovandomi Martina ad un palmo dal naso.

“Buongiorno bella addormentata!” Ridacchiai baciandole una guancia.

“Buongiorno!” Rise lei, abbracciandomi.

Il rumore del campanello risuonò in tutta la casa. Mi precipitai al piano di sotto, per evitare che risuonassero svegliando Edoardo che, visto che io ero rimasta a casa da scuola con Tiah, mamma non aveva portato dalla nonna come al solito mentre lei lavorava.

Arrivai alla porta mentre Martina si sedeva sul divano. La aprii ritrovandomi davanti un Tom smagliante ed una Ary imbarazzata e, lo leggevo nei suoi occhi, dispiaciuta. Le sorrisi dolcemente, infondo non ce la facevo proprio a tenerle il muso.

“Piccola mia!” Strillò Tom travolgendomi con un bacio a fior di labbra che mi mozzò il fiato.

“Ciao Tom..” Sussurrai sulla sua bocca, per poi girarmi verso la mia migliore amica. “Ciao Ary!” Le sorrisi, vedendola ricambiare rincuorata.

“Ciao Tiah!” Salutò Tom con la mano.

“Ehi Tom..” Sorrise lei di rimando.

Vidi Ary sbuffare alzando gli occhi al cielo e Tom tirarle una gomitata fra le costole.

“Ahi stupido!”

“Ti avevo avvertito! Donna avvisata, mezza salvata!” Disse risoluto, incrociando le braccia al petto.
Richiusi la porta di casa, che avevo dimenticato aperta, e mi sedetti sul di fianco seguita da Tom che mi abbracciò per un fianco, baciandomi il collo.
Ary se ne restò ferma sulla soglia qualche secondo poi, scuotendo la testa, si accomodò sulla poltrona di fronte a noi.

“Bene.” Cominciò. “Direi che devo scusarmi con qualcuno qui”  Mi sorprese quella sua frase, apprezzavo molto lo sforzo che stava facendo, anche se dal suo tono di voce potevo intuire che le costasse non poco.

“Tiah.. “ Richiamò la sua attenzione. Martina alzò subito lo sguardo su di lei, con occhi curiosi e sorpresi. “Devo delle scuse a te in primis. So di non essermi comportata bene con te, e.. Mi dispiace. Solo ti vedevo come una minaccia.. Ti chiedo scusa, spero si possa ricominciare da capo.” Abbassò lo sguardo, le ci doveva essere voluta un immensa fatica ammettere i suoi errori e chiedere scusa. La conoscevo fin troppo bene.

“Arianna, io non sono una minaccia per nessuno. Non sono venuta qui con l’intenzione di portarti via Ale, sono venuta qui con la speranza di ritrovare una vecchia amica. Niente di più.. Le tue scuse le accetto molto volentieri, per me non c’è nessun altro problema da risolvere.” Sorrise dolcemente. Quel suo sorriso che era in grado di sciogliere persino un iceberg.

“E questa è andata!” Esultò Tom, di fianco a me. Ary lo fulminò con lo sguardo, facendolo ridacchiare contro la mia spalla. “Prego Ary, continua..” Continuò poi a prenderla in giro.

“Ale..” Questo era il mio turno. “Sai che io non dubiterei della nostra amicizia nemmeno per un secondo. Sei la persona più importante per me.. La mia era solo paura, folle ed insensata forse, ma la paura ha prevalso sul buon senso. Mi dispiace se non mi sono comportata bene, se ti ho fatto del male in qualche modo..” Nemmeno la lasciai finire di parlare che ero già stretta nel suo abbraccio.

“Scema che non sei altro.. Ti voglio un bene dell’anima..” Sussurrai tra i suoi capelli profumati di cocco.

“Anche io Ale, anche io..”

“Tutto è bene quel che finisce bene!”  Batté le mani Tom, facendoci scoppiare tutti a ridere.

 

******

 

“We wish you a merry Christmas! We wish you a merry Christmas!”

“Ale piantala!” Strillò Ary portandosi le mani sulle orecchie, sbarrando gli occhi.

Era passato un mese dall’arrivo di Martina, e anche Natale era arrivato. Era la vigilia ed io, mia sorella, Ary, Tiah e Ivan eravamo nell’appartamento dei Tokio hotel per passare la notte con loro e festeggiare il venticinque di dicembre insieme.

Ary e Tiah avevano definitivamente chiarito le loro incomprensioni, e ora andavano molto d’accordo. Ary aveva abbandonato la folle idea di venire sostituita. Era anche l’ora! Quella pazza..
Bill si era dichiarato da poco con Martina, forse due settimane e lei pareva non disdegnare proprio per niente. Erano una bella coppietta insieme, forse la più mielosa del gruppo.. Tutto un bacio, un abbraccio, una coccola. Diabetica, ecco.
Mia sorella e Gustav erano sempre più in sintonia, più profondi. La loro era una storia tenace ed ormai ero completamente certa che presto il saggio batterista sarebbe diventato mio cognato a tutti gli effetti.
Ary e Georg erano sempre gli stessi.. La coppietta felice, dolce ma non troppo, perfetti l’uno per l’altra. Io l’avevo sempre detto. Alla fine anche Georg era riuscito a dire quelle due benedette paroline alla nostra Ary.  Ora che avevano preso il via, arrivavano a ripetersele centinaia di volte al giorno.
Tom si era deciso a chiarire le divergenze con Ivan, ficcandosi in quella testolina bacata che lui per me era solo un grande amico. Ora andavano più che d’accordo e la cosa non poteva farmi che piacere.
Io e Tom.. Ormai eravamo un’unica persona. Sette mesi insieme e sembrava fosse passata una settimana.. Non mi stancavo mai di lui, dei suoi baci, delle sue carezze.. Era lui il ragazzo che volevo sempre al mio fianco.. Tuttavia, il coraggio di esprimermi a fondo ancora non lo avevo trovato. Sapevo di amarlo, ne ero più che convinta.
Ma avevo una maledetta paura del suo rifiuto..

“Mi piace questa canzone, e poi è la vigilia, dai!” Ridacchiai, stringendomi a Tom che era seduto di fianco a me sul divano, appoggiato alla testiera  con un braccio dietro alla testa e l’altro intorno alla mia vita.

“Lasciatela cantare per carità! L’altro giorno a scuola mi ha tenuto il muso tutta l’ora perché le ho detto di piantarla!” Mi prese in giro Ivan, seduto di fianco a Bill e Tiah.

“Non hai detto proprio così.” Ribattei offesa, portando il nasino all’insù. “Mi hai detto : Piattola che non sei altro cuciti quella bocca o ti sgozzo a mani nude!” Ripetei le sue esatte parole. “Così hai detto!”

“E che è? Un macellaio?” Esclamò Gustav, abbracciato a mia sorella che gli sedeva sulle gambe, facendoci scoppiare tutti a ridere. Francesca però rimase seria, accennando solo un sorrisetto nervoso.

“Ragazzi, io e Gustav vi dovremmo parlare..”  Si agitò in braccio a Gustav, inquieta.

“Amore non adesso, dai..” Le sussurrò all’orecchio lui, cercando di non farsi sentire da noi, ma il mio udito era ottimo!

“Abbiamo aspettato fin troppo Gus!” Sibilò lei, sotto gli sguardi accigliati di tutti i presenti, che non capivano quello scambio di battute dette sottovoce.

“Allora?” Alzai un sopracciglio, facendogli capire che noi stavamo aspettando.

“Beh ecco.. Io e Gustav..” Si alzò in piedi, portandosi una mano sulla pancia.

“Oh.Mio.Dio.” Sillabai guardandoli ad occhi sbarrati.

“Siamo incinti” Ridacchiò Gustav, abbracciandola da dietro stringendole la mano sul ventre ancora più o meno piatto e appoggiando il mento sulla sua spalla.

Nella sala calò il silenzio.
Io e Tom li guardavamo come se avessero le antenne sulla testa e la pelle verde, non ci potevo credere: sarei diventata zia!
Georg e Ary avevano la mascella che a momenti toccava terra.. Anche Ary infondo, si sarebbe sentita un po’ zia.
Bill si era fermato con il braccio a mezz’aria e Tiah non sapeva cosa fare, se dire qualcosa o restare in silenzio.
Ivan sembrava l’unico tranquillo, seduto di fianco alla poltrona di Gustav, sorrideva rilassato.

“Dite qualcosa dai!” Sbuffò Francesca roteando gli occhi al cielo.

“Sono.. FELICISSIMA! ODDIO, ODDIO, ODDIO!!” Scattai in piedi andandoli a stringere in un unico abbraccio, seguita a ruota da tutti gli altri che lentamente si alzarono per andarsi a congratulare.
Seguirono baci, abbracci, lacrime, risate.. Tutte per un fagiolino che riposava ancora nella pancia di mia sorella.
Ancora non ci potevo credere! Zia, sarei diventata zia!

 

“Sei felice?” Mi chiese Tom abbracciandomi, una volta in camera da letto.
Le ragazze quella notte avrebbero dormito tutte con i rispettivi ragazzi, mentre Ivan era dovuto tornare a casa per un imprevisto con la madre.

“E me lo chiedi? Mi sembra un sogno.. Sarò una zia giovane!” Saltellai sul posto per poi abbracciarlo di slancio.
Eravamo entrambi in intimo, ma ormai la vergogna e l’imbarazzo iniziali erano passati, adesso io e Tom eravamo più intimi e meno riservati.
Mi infilai sotto il piumino caldo, facendogli segno di raggiungermi.

“Aspetta, devo prendere una cosa.” Lo vidi trafficare nel cassetto della sua scrivania, per poi venire verso di me con una scatolina in mano su cui era incollato un fiocco rosso.

“Preferisco che il mio regalo di Natale tu lo apra ora, che ci siamo solo io e te”
Sorrisi felice, prendendo la scatola dalle sue mani e aprendola delicatamente, quasi avessi paura che si potesse rompere ad una stretta appena più forte.
Quando vidi il contenuto, istintivamente mi portai una mano alla bocca. Lo guardai con gli occhi lucidi per l’emozione: mai mi sarei aspettata un gesto così bello da lui, mai.
Dentro alla scatolina c’era un semplice anellino in argento, con incisa la nostra data: il 20 giugno 2009.

“Tom..” La mia voce era strozzata, ma davvero.. Troppe emozioni in poco tempo!

“Così quando la gente ti guarda. Quando i ragazzi ti guardano” Precisò facendo una smorfia.  “Sapranno che sei mia.” Lo disse con una serietà quasi paurosa, guardandomi dritto negli occhi intensamente. Poi prese l’anello dalla scatola che avevo ancora in mano e me lo infilò all’anulare destro.
Solo poco dopo, notai che c’era un secondo anello, identico al primo. Quello era il suo.
Glielo feci indossare, guardandolo assorta.

Gli allacciai le braccia intorno al collo baciandolo con trasporto, lasciando cadere la scatolina per terra, e trascinandolo con me sotto le coperte, al caldo.
Sovrastandomi, si mise sopra di me, guardandomi fisso negli occhi.

“Sei bellissima..” Sussurrò con lo sguardo perso, nemmeno fossi chissà chi!

“E io ti..ti..” Deglutii, prendendo coraggio.. “Ti ringrazio, anche tu sei bellissimo.” Sospirai, un altro tentativo andato in fumo.
Aveva capito, aveva sicuramente capito che c’era qualcosa che non andava, ma fece finta di niente sorridendomi e baciandomi in fronte, passando poi alla bocca, mentre con le mani mi slacciava l’attaccatura del reggiseno.

Un’altra notte passata a fare l’amore con lui, a stringergli la schiena mentre il suo corpo aderiva perfettamente al mio, diventando un pezzo unico.
Le sue mani mi percorrevano ogni millimetro di pelle, ormai credevo conoscesse a memoria ogni particolare di me.
Mi baciò la clavicola, accarezzandomi il viso leggermente sudato e arrossato, affondando una mano nei miei capelli leggermente mossi.
Finché assieme arrivammo all’apice e allora lui, soddisfatto, appoggiò il viso sul mio seno stringendomi i fianchi.

“Ti ho già detto quanto ti amo?” Mi bloccai immediatamente congelata sul posto, smisi di accarezzare i capelli di Tom, rimanendo con la mano a mezz’aria e un nodo alla gola.
Avevo sentito bene? Certo che avevo sentito! Mi aveva detto che mi amava, me lo aveva detto!
Non potevo credere alle mie orecchie.. Eppure era realmente così.

Troppo, tutto in una sera..

“No..” Riuscii solo a mormorare.

“Beh..” Alzò il viso per guardarmi negli occhi, che si erano colmati di lacrime “Ti amo..” Sussurrò.

Non riuscii a trattenermi oltre, lasciai che e lacrime mi scivolassero via, graffiandomi le guancie ancora leggermente rosse.

“Ehi non piangere.. Guarda che ritiro tutto!” Scherzò, tirandosi a sedere, per guardarmi faccia a faccia e asciugandomi le lacrime con i pollici.

“Tom.. Oddio.. E’ così tanto tempo che io cerco di dirtelo! Ma avevo paura che tu ti spaventassi e mi lasciassi!”

“Che, non l’avevo capito? Ogni volta ti bloccavi con i tuoi – io ti..ti..ti..- sembravi un disco rotto!” Ridacchiò, lasciandomi a bocca aperta. “E comunque, scema, come ti è passato per la testa che io ti potessi lasciare?”

“Non lo so Tom, solo che io..ti..”

“Non ricominciare ti prego..” Sbuffò divertito.

“Ti amo” Tirai su col naso, tanto per rendere più romantica la scena, e mi asciugai gli occhi con un angolo di coperta.

“Piccola mia..” Mi sorrise abbracciandomi e riportandomi con lui sotto alla trapunta.
Mi accoccolai contro il suo corpo nudo e caldo e gli avvolsi le braccia intorno alla vita, mentre lui mi accarezzava la schiena e i fianchi.
Gli baciai la punta del naso, augurandogli la buonanotte, e mi addormentai poco dopo, con un grande sorriso sulle labbra e un peso in meno nel cuore.

 

***

 

Ta-dàààn! Vi è piaciuto? *____*
Succedono un sacco di cose in questo capitolo, è proprio pieno pienissimo! Speriamo di non avervi confuse troppo XD
Dunque, non abbiamo potuto fare a meno di notare che molte di voi sono sparite. ): PUF, nel nulla. Ma dove sieeete , che ci mancate un sacco!

Per ora ringraziamo le tre ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, ovvero :

Jiada95 : Povera Tiah, hai ragione. Fortunatamente però si è sistemato tutto :] E anche con Bill è andato tutto benissimo, ora stanno insieme! *_* Un baio e grazie!

Tokietta86 : Tiah era molto triste, sì.. ma basta parlare per risolvere le cose, alla fine lo ha capito anche quella scema di Ary! XD Eh si, lei e Georg alla fine sono riusciti a dichiararsi il loro eterno e smisurato amore u.u  xD  E, come vedi, Ale e Tom non sono stati da meno!  Ti ringraziamo di cuore per il tuo commento. Un abbraccio e alla prossima!

Ardesia Nera : Grazie mille per la tua doppia recensione xD Vuol dire che il capitolo ti è piaciuto di più XD Alla prossima!

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Capitolo 40
*** Famiglia ***


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Capitolo 41
*** Qualcosa di strano ***


QUARANTUNESIMO CAPITOLO (ALE)  - Qualcosa di strano

 

Marzo. Erano passati tre mesi dal giorno di Natale, anche se mi sembrava fossero trascorsi solo pochi giorni.  I rapporti tra me e i ragazzi erano sempre gli stessi, non erano cambiate molte cose. Solo il pancione da cinque mesi e mezzo di mia sorella e l’euforia di Gustav. In più una new entry, Helen, ragazza di Ivan da più di due mesi. Adoravo quella ragazza! Era di una dolcezza smisurata.
Bill e Tiah erano sempre più innamorati l’uno dell’altra, facendomi rischiarmi le carie per le loro sdolcinerie!
Ary e Georg sembravano ormai marito e moglie, il loro era un rapporto intimo e profondo.. Li adoravo!

Io e Tom invece.. Dio quanto lo amavo. E la cosa più spettacolare e magnifica era la consapevolezza di essere ricambiata incondizionatamente! Sentirsi amata da qualcuno era forse la cosa migliore che potesse capitarmi.
Anche se, negli ultimi giorni, avevo notato un cambiamento nel suo comportamento. Era sempre nervoso e agitato, spesso scattava per un nonnulla.. Ma non ci davo molto peso, dopo poco ritornava tutto normale.
La cosa che mi faceva più riflettere, era che anche Ary aveva riscontrato questo cambiamento radicale in Georg. Che fosse solamente una coincidenza?

“Alex, basta. Smettila!” Sussurrò Ivan al mio fianco. Era l’ora di disegno tecnico, io e Ivan eravamo compagni di banco, ovviamente. Il nostro rapporto nel corso del tempo si era sempre più solidificato.. Era il mio migliore amico e anche Tom era riuscito ad accettarlo finalmente. Già da un po’ di tempo tra loro non c’erano più battibecchi stupidi e, soprattutto, Ivan aveva smesso di fare le solite battutine solo per irritarlo.

“Di fare cosa?” Gli chiesi sotto voce girandomi appena verso di lui, per evitare che il signor Koch ci riprendesse.

“Ma che ne so! E’ tutta l’ora che sei girata verso la finestra a guardare fuori, con quell’aria malinconica negli occhi. Mi sembri Anna Frank!” Sbottò, incrociando le braccia al petto e sbuffando.

“Signor Wolf e signorina Simeoni, avete qualcosa da dire?” L’ometto basso e tarchiato, con i capelli bianchi e un filo di barba del medesimo colore, si era materializzato davanti al nostro banco. Ma come faceva?

“Nossignore!”Esclamai portandomi la mano sulla fronte a mo’ di marinaio.

“Faccia poco la spiritosa Simeoni, la salvano solo i suoi ottimi voti.” Sibilò lapidario, per poi tornare davanti alla lavagna.

“E comunque non sono malinconica. Pensavo e basta!” Sussurrai poi a Ivan, quando fui sicura che il signor Koch non avesse più potuto vederci né sentirci.

“Si, certo. Vuoi sapere la verità? Mi deprimi. Ecco si, tu mi deprimi.” Sbuffò alzando gli occhi al cielo, ma io non potei trattenere un sorrisino. Era adorabile quando faceva così!

“E va bene, senti qua! Oggi pomeriggio Dave ha una partita di campionato ci venite tu ed Helen?”

“Si, Georg mi aveva già accennato qualcosa. Ci saremo!”

“Perfetto!” Gli sorrisi smagliante, guardandolo con affetto.

“Ecco, è così che ti voglio!” Sussurrò divertito, pizzicandomi il fianco.

“Adesso basta! Wolf, Simeoni, DAL PRESIDE!”

 

“Per fortuna che quell’uomo è un pezzo di pane!” Sussurrai appena uscita dalla presidenza.

“Non ci ha nemmeno messo la nota di demerito!” Continuò Ivan ridacchiando.

Ci stavamo dirigendo sul retro, dove lui aveva parcheggiato la sua moto quella mattina. Avevamo appuntamento con i ragazzi al loro appartamento, per pranzare tutti insieme, poi saremmo andati al campo di calcio. Helen era già con loro.

“Oggi tornano Gustav e mia sorella!” Esclamai battendo le mani, mentre lui montava sulla moto passandomi il casco che io presi al volo. I due erano andati una settimana a Las Vegas, in vacanza. Magari quella poteva essere una “pre” luna di miele?

“Finalmente, giusto in tempo per la partita. Verranno anche loro, vero?”

“Ovviamente!” Esclamai salendo sul sellino e stringendomi appena a lui.

La moto partì con un rombo e, il tempo di sbattere le ciglia, eravamo già arrivati.

“Quel tuo coso è troppo veloce!” Decretai,  una volta arrivati davanti al portone del condominio.

“Ah poche storie, intanto ti scorrazzo dappertutto!” Ridacchiai, era vero, non potevo replicare.

“Tra poco avrò la patente, non ti preoccupare!” A breve avrei dovuto sostenere l’esame pratico per la patente. La teoria l’avevo già superata fortunatamente!

Suonai al citofono, aspettando che qualcuno si degnasse di venire a rispondere. Non arrivava nessuno, stavo per prendere il cellulare e chiamare Ary ma..

“Parola d’ordine!” La voce gracchiante di Tom mi fece rimettere il telefono in tasca.

“Dai Tom..” Sbuffai.

“Parola d’ordine.” Ripeté lui, come una macchinetta. Una fastidiosa macchinetta, oserei aggiungere.

“E digli sta parola d’ordine Alex, ti prego! Ho fame!” Strillò Ivan

“Tom è il più figo dell’universo” Sbuffai nuovamente, roteando gli occhi al cielo. Perché proprio io dovevo trovarmi il ragazzo idiota?

“E..”

“E tutte lo vogliono” Finii “Ma solo io lo ho!” Aggiunsi facendogli una linguaccia attraverso la telecamera.

“L’ultima parte mi è piaciuta, me la devo scrivere, sarà la parte finale della parola d’ordine!”

“Si perfetto, ora ci fai entrare?” Sentii l’eco della sua risata nel citofono, seguito da un clock, e il portone si aprì. Schizzai su per le scale, seguita a ruota da Ivan che non vedeva l’ora di riabbracciare la sua Helen.
Arrivata in cima, notai che la porta d’entrata era socchiusa, la aprii facendo la mia entrata trionfante con lo sguardo fiero.

“Tom!” Urlai, vedendolo fare capolino dal salotto.

“Ciao piccola!” Mi salutò con la mano, preparandosi a prendermi al volo, infatti poco dopo gli saltai in braccio e lui mi sollevo da terra girando su se stesso. Sembravamo due bambini.
Non appena toccai di nuovo il pavimento gli presi il viso tra le mani, attirandolo a me in un bacio profondo. Ma quel giorno c’era qualcosa che non andava, era più rigido, e non capivo il motivo.

“Scusate, non vorrei interrompervi ma.. Helen?” Ci chiese Ivan, facendoci sorridere.

“Ah, amico.” Tom si scostò di poco da me, per poterlo guardare in faccia. Era di una serietà spaventosa, tanto che cominciai a preoccuparmi. “Lei.. c’è un problema.” Deglutì.

“Tom, cosa è successo?” Ivan aveva sbarrato gli occhi, cominciando a tremare impercettibilmente.

Seguì un silenzio assordante, rotto solo dai nostri respiri. Io guardavo Tom e Ivan a rotazione, non sapevo quello che stava succedendo.

“Ha il ciclo, mi spiace per stanotte!” Scoppiò a ridere Tom, mentre il viso pietrificato di Ivan si rilassava.

“Fanculo!” Cominciò a ridere anche lui, prendendo amichevolmente a pugni il mio ragazzo, mentre Ary Helen e Tiah facevano il loro ingresso in salotto.

“Ragazze!” Esclamai, mentre gli altri due si picchiavano, andando loro incontro e stringendole in un unico abbraccio. Helen, insieme a me, era la più piccola. Aveva diciotto anni anche lei, eravamo le bambine della casa.

“Come stai?” Mi chiese Ary

“Molto bene, a parte il fatto che io e Ivan siamo finiti dal preside.” Sbuffai facendo ridere Tiah.

“Ivan sei finito dal preside?” Strillò Helen con un sorriso.

“Ciao amore!” La salutò lui andandole incontro e abbracciandola.

Questa era la mia seconda, piccola famiglia.

 

***

 

“Insomma e’ stato fantastico!” Esclamò Francesca seduta sul divano di fianco a Gustav, che le accarezzava dolcemente il pancione di sei mesi, quasi.
Erano arrivati da poco più di un’ora e dopo i saluti e i vari regali avevamo pranzato tutti insieme.
Ora ci eravamo accomodati in salotto: eravamo la metà di mille ormai! Io, Tom, Ary, Georg, Tiah, Bill, Helen, Ivan e per finire Francesca e Gustav.

“E la mia nipotina come sta?” Le posai le mani sulla pancia ridacchiando. Mamma quando aveva saputo che mia sorella era incinta si era quasi strozzata con quello che stava mangiando. Dopo lo shock iniziale aveva cominciato a strillare che sarebbe diventata nonna, era al settimo cielo!
Io e Tom avevamo assistito alla scena divertiti, tranne quando lei si era girata verso di lui con sguardo omicida e gli aveva detto “Voi aspettate come minimo dieci anni!” Per poi lasciarsi andare ad una risata. Le stava molto simpatico Tom, adorava tutti i ragazzi. Ormai glieli avevo presentati da un po’.

“La tua nipotina, sarà un nipotino Ale..” Sussurrò Gustav, lasciandomi a bocca aperta.

“Sapete.. avete saputo il sesso?” Domandò Bill con un sorriso che andava da una parte all’altra e Tiah di fianco a lui.

“Si, prima di partire, ma volevamo dirvelo al ritorno.” Ridacchiò mia sorella, girandosi a guardare Gustav innamorata, trovando il suo sguardo ricambiato.

“Come lo chiamerete?” Chiese Ary.. Io ero ancora senza parole.

“Jacob.. Pensiamo Jacob” Sorrise lui.

“Jacob, il mio nipotino si chiamerà.. Jacob” Avevo le lacrime agli occhi, quella era un’emozione troppo grande.
Sentii la mano di Tom sfiorarmi il braccio sorridendomi e posandomi un bacio sulla testa.

***

 

“Siete tutti pronti?” Domandò Georg aprendo la porta di casa.
Eravamo tutti pronti per andare al campo di calcio, dove ci aspettavano i genitori di Ary, per vedere la prima partita di campionato di Davide.

“Con me vengono Ary, Gustav e Fra!” Alzò la mano.

“Con me Ale, Bill e Tiah.” Alzò la mano Tom, stringendomi con l’altra vicino a lui.

“Io e Helen vi seguiamo in moto” Esclamò Ivan abbracciando la sua ragazza.

Una volta in macchina ero emozionatissima, non riuscivo a stare ferma sul sedile. Era tanto tempo che non vedevo Dave giocare e mi divertivo sempre come una matta, poi lui era sempre stato il più bravo della sua squadra!

“Stai calma Ale, guarda.. Siamo arrivati” Ridacchiò Tiah, vedendomi così su di giri.

“Parcheggia vicino Tom, non ho voglia di camminare” Esclamò Bill, facendo capolino tra i due sedili anteriori.

“Sei peggio di una femmina Bill!” Ridacchiò il mio ragazzo, mentre il fratello si imbronciava come un bambino.

“Non prendertela Billie.. Sai com’è fatto !” Gli sussurrai strizzandogli l’occhio.

Una volta scesi dalla macchina il gruppetto si riunì e marciammo verso gli spalti, dove cominciai ad intravedere il signor e la signora Winnecke. Avevo scoperto, con immenso piacere, che i due dopo l’uscita di Alessandra dalla clinica avevano deciso di rimettersi insieme.

“Ale.. Ti dovrei parlare” Si avvicinò a me Ary prendendomi a braccetto, approfittando del fatto che i nostri rispettivi ragazzi stavano parlottando tra di loro.

“Riguardo a?” Le sorrisi.

“Georg.” Sospirò, corrucciando il labbro inferiore.

“Anche io avrei qualcosa da dirti riguardo a Tom, ma forse è meglio aspettare di essere a casa mia. Non vorrei che ci sentissero, sai poi loro due come sono fatti.” Sospirai alzando gli occhi al cielo.

“Certo, va bene!” Il suo viso tornò solare e le posai uno schioccante bacio sulla guancia.

“Ora godiamoci la partita!” Esclamai portando le braccia al cielo.

Sulle gradinate salutai i genitori di Ary e mi sedetti vicino ad Ary e vicino a Tom, mentre il resto della banda si accomodò sulla gradinata appena sotto la nostra.

Stavamo aspettando già da una ventina di minuti, eravamo vicinissimi al campo, si poteva vedere benissimo, quando ad un certo punto vedemmo la squadra fare il suo ingresso.
Dave era l’ultimo della fila. Per forza, il più forte è sempre l’ultimo a uscire.. Ridacchiai nella mia testa.

“Vai Davide!” Urlai, portando le mani ai lati della bocca per far si che il suono si espandesse.

“Quello è mio fratello! Il numero nove è il mio fratellino!” Strillò Ary alzandosi in piedi. Davide si girò verso di lei rosso di vergogna e la fulminò con uno sguardo alla.. “Ma ti pare?!” Al che Ary si risedette al mio fianco ridacchiando e stringendosi di più a Georg.
Vidi il bassista però scambiare uno strano sguardo con Tom, a cui ero abbracciata.
Non capii quello scambio d’occhiate, non lo capii proprio.. Ma non ebbi  nemmeno il tempo di pensarci che sentii un boato e tutta la folla alzarsi in piedi esultante.
Dave aveva fatto il suo primo goal a dieci minuti dall’inizio!

“Davide! Davide! Davide!” Cominciammo in coro ad acclamarlo.

Lo vidi indicare una ragazza poco più in basso di noi e urlarle che il goal era per lei. Seguii  la traiettoria del suo sguardo e notai, non lontanta, una ragazzetta bassa e magrolina con una lunga chioma biondo platino. Sembrava Jasmin.
Subito la odiai, aveva risvegliato in me fastidiosi ricordi. Anche Ary la stava guardando con una smorfia di disprezzo in faccia.

 

***

 

Al secondo tempo della partita Tom e Georg avevano fatto scambio di posto con me ed Ary, dovevano parlare di qualcosa, avevano detto.
Io e la mia migliore amica stavamo seguendo interessate la partita. Avevo la testa di Bill appoggiata alle mie gambe e Tiah con la testa sulla sua spalla. A loro non piaceva particolarmente il calcio mentre io e Ary lo adoravamo.
Gustav e mia sorella erano tornati in appartamento, scusandosi con tutti, perché Francesca non si sentiva bene e il bambino scalciava parecchio.
Ivan ed Helen, invece, erano seduti di fianco a Bill ma stavano facendo tutto, tranne seguire la partita di calcio.

“Ma che avranno di così importante da dirsi? E’ mezz’ora che non fanno altro che discutere a bassa voce!” Sussurrò al mio orecchio Ary. Mi voltai verso i ragazzi e notai che, in effetti, parlavano fitto fitto ininterrottamente.

“Non lo so, ma non mi piace questa storia.”

“Ma che avete da raccontarvi voi due?!” Sbottò Ary, guardandoli truce.

“Niente!!” Esclamarono all’unisono alzando le mano davanti al petto. Sembravano due bambini colti in flagrante dalla mamma a combinare un malanno.

“E allora smettetela di parlottare come due ladri!” Borbottai irritata, incrociando le braccia al petto.
Erano parecchi giorni che riscontravo un diverso atteggiamento di Tom, ma ogni volta mi lasciavo convincere che fosse solo nervoso per i fatti suoi.. Poi ogni volta che il mio sguardo si posava sulle fedine, tutto tornava regolare e tranquillo.

Mi sentii avvolgere le spalle e quando mi girai mi ritrovai il viso  di Tom vicino al mio, aveva un sorriso nervoso in faccia.

“Non ti sforzare” Farfugliai.

“Cosa?”

“Niente, niente..” Agitai per aria la mano, con nonchalance.

C’era qualcosa che non sapevo, qualcosa che mi teneva nascosto.. E questo mi faceva andare fuori di testa.

 

***

 

Buongiorno a tutti! ^__^
E’ domenica  pomeriggio e ho appena finito di mangiare. Sono piena come un uovo, davvero u.u
Cooomunque! Abbiamo fatto un bel salto temporale,  no? Siamo passati da dicembre a marzo, ma ci voleva! Avete assistito ad una partita di Dave, non siete felici? *Q*
Come avete potuto leggere, Georg e Tom stanno tramando qualcosa. Notizie buone o notizie cattive? Voi che dite? Lo scoprirete nella prossima puntata! XD

Ora passiamo ai ringraziamenti individuali. Ve lo devo confessare, è parecchio deprimente ringraziare solo due persone .__. Ma dove siete finite tutte quante? :’(

Tokietta86 : Buongiornooo  ^___^ Siamo felici che ti sia piaciuto il capitolo precedente, è stato un modo per delineare bene il concetto di “famiglia” che si è creato tra i nostri personaggi :]
Ary e Georg stanno diventando una coppia smielosa e Ale e Tom, bah.. chi lo avrebbe mai detto? xD
In questo capitolo però c’è qualcosa di strano, secondo te buone o cattive notizie? U.u Alla prossima! Un abbraccio!

Ardesia Nera : Bill rimarrà sempre il piccolo, infantile, dolcioso Bill xD E’ abbastanza da lui alzarsi nel cuore della notte per sbirciare i regali, no? XDD Le coppie Georg/Ary e Tom/Ale le adoriamo *Q* E siamo felici se piacciono anche a voi!
Speriamo che ti sia piaciuto anche il capitolo che hai appena letto, che è una specie di “introduzione” ai prossimi capitoli. ^__^ Un bacio, alla prossima!

Un bacio anche a tutte le persone che leggono senza recensire e a tutte le lettrici/recensitrici che abbiamo perso per strada. Ma dove sieteee? ç___ç

Ale&Ary

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Capitolo 42
*** Tutto ha un inizio... e una fine ***


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Capitolo 43
*** Niente dura per sempre ***


QUARANTATREESIMO CAPITOLO  ( ALE ) Niente dura per sempre

 

Strano. Molto, molto strano. Georg aveva telefonato ad Ary chiedendo di vedersi nel bar del centro. Tom invece mi aveva appena mandato un messaggio, voleva passare da me perché doveva parlarmi di una cosa. Una cosa. Aveva detto proprio cosi : “Una cosa”. Non lo sopportavo quando era così criptico.

Diedi un occhiata all’ora, guardando l’orologio che c’era appeso sulla parete della cucina: Le quattro e un quarto. Ary sicuramente aveva già parlato con Georg. Forse era meglio che le mandassi un messaggio: mi sembrava troppo una coincidenza questa.

Ciao Ary, anche Tom mi ha detto che deve parlarmi. Dovrebbe arrivare qui a momenti. Secondo te è una coincidenza? Comunque, com’è andata con Georg?

Mi infilai il cellulare in tasca e appoggiai le braccia conserte sul tavolo, la mia testa sopra. Ero agitatissima. Odiavo non sapere le cose, e Tom lo sapeva benissimo. Perché mi teneva così sulle spine? Forse perché doveva parlarmi di qualcosa di serio, di grave.. Oddio non ne avevo idea! Mi stavo arrovellando il cervello da più di mezz’ora, da quando mi aveva avvisato che passava da me. Non volevo piangere, non ne avevo il motivo.. Ma quell’ansia mi schiacciava e avevo paura di quello che mi stava aspettando. Tirai su col naso e mi strofinai gli occhi con la manica della mia enorme felpa. Non mi piaceva stare sotto pressione!

Il campanello suonò e la porta d’entrata mi sembrò più lontana del solito. Con passi lenti e strascicati mi avvicinai, tirando giù la maniglia e trovandomi Tom davanti al naso. Era stranamente più bello del solito con quel cappellino di lana nero in testa. Ma il suo viso era rigido, quasi freddo. E la cosa non fece altro che mandarmi, se possibile, ancora più in agitazione.

Mi feci da parte e lo invitai ad entrare facendolo accomodare sul divano del mio salotto, che ormai conosceva a memoria. Non mi aveva dato il solito bacio a fiordilabbra. Pessimo segno.

Con un rapido gesto della mano mi invitò a sedermi di fianco a lui, lo ascoltai senza fiatare. Non si decideva a parlare e la cosa mi irritò parecchio. Se era venuto fino a li per dirmi qualcosa, perché se ne stava zitto?

“Tom, è successo qualcosa?” Spezzai quel silenzio imbarazzante con la prima domanda che mi venne in mente.

“Come stai, Ale?” Ma, perché sviava l’argomento? Era il motivo per cui lui ora era li davanti a me, perché evitarlo?

“Io.. Io sto bene, e tu?” Mi sentii così sciocca.

“Bene.” Non reggevo più, quella conversazione stava prendendo una piega assurda! Si grattò la nuca con la mano sinistra, il suo sguardo restava impassibile. Non un sorriso, neppure appena accennato. Niente di niente. Cominciai a preoccuparmi davvero.

C’era qualcosa, qualcosa che non mi voleva dire, forse per paura. Non lo so. Ma doveva vuotare il sacco, o mi sarei molto alterata.

Non facevo altro che torturarmi le dita delle mani, contorcendole tra di loro. Stavo sudando freddo, e la mia gola cominciava a diventare secca.

“ Ale,devo parlarti di una cosa” Finalmente, sentivo che sarei scoppiata di li a pochi minuti se non si fosse deciso a cominciare il suo discorso.

“Questo lo avevo capito, me lo hai detto anche prima.”

“Si beh, ecco.. Non è facile.” Abbassò lo sguardo a terra, gli stavano sudando le mani e cercava di non darmi a vedere l’agitazione che, ne ero sicura, devastava anche lui.

“Prova..” Cercai il suo sguardo ma niente. Fuggiva dal mio e non sapere il motivo mi faceva impazzire.

“Sono sempre stato diretto. Lo sarò anche questa volta.” Fece una piccola pausa prendendo un respiro profondo. “ Tra una settimana partiamo”

Fu peggio di una secchiata d’acqua gelida. Avevo sempre ammirato la sua schiettezza, ma quella volta no. Quella volta la odiai. Avrei preferito che mi preparasse prima di darmi quella dolorosa notizia.

Mi feci forza, quella poca che mi rimaneva in corpo.

“Quanto.. quanto durerà il vostro tour?” Chiesi con voce tremula. Anche respirare mi era difficile ormai. Sapevo che quel momento sarebbe inevitabilmente arrivato, prima o poi. Infondo erano delle rockstar! Solo.. Non credevo sarebbe arrivato così presto e, soprattutto, non immaginavo avrebbe fatto tanto male.

“Non lo abbiamo ancora stabilito precisamente. Ma non staremo via meno di quattro mesi.” Un colpo, dritto nello stomaco. Quattro mesi? Era troppo.. troppo tempo. Non avrei resistito così tanto lontana da lui.

“Stai scherzando?” Cretina. E’ ovvio che non sta scherzando.

“Mi piacerebbe che fosse così. Ma no, non è uno scherzo.” Stava per dire qualcos’altro, me ne accorsi. Ma si bloccò. Perché?

“C’è dell’altro, vero?” Sospirai chiudendo gli occhi, non sicura di voler sentire altre parole uscire dalla sua bocca perfetta.

“Si Ale, c’è dell’altro” Aprii lentamente le palpebre e percorsi il suo viso stupendo. Gli occhi, quei meravigliosi occhi nocciola, in cui mi perdevo sempre più spesso, il suo naso che sembrava scolpito e le labbra.. Quelle magnifiche labbra carnose che non mi sarei mai stancata di baciare.

Lo guardai fissa e lo spronai ad andare avanti.

“Quattro mesi sono troppo tempo Ale. Io non sono in grado di mantenere una relazione a distanza, non sono il tipo capisci?” No, non capisco. “Non sono sicuro di prometterti la mia fedeltà. Non voglio prometterti niente se non ho la certezza che poi queste promesse verranno mantenute. Cerca di capire, ti prego. Tu non sei una delle tante, non voglio che tu soffra inutilmente.” Finì il suo monologo.

“Tu butti nel cesso nove mesi insieme?” Sibilai, guardandolo con occhi iniettati di disprezzo.

Ero  inerme, davanti a lui, con lo sguardo fisso sulle mie scarpe e il fiato corto. Non potevo credere che stesse succedendo veramente, non ci volevo nemmeno pensare. Nove mesi all’aria. Non erano contati niente per lui? Non era contato niente tutto quello che avevamo passato insieme?

Il silenzio nella stanza era assordante, quasi fastidioso. Rimbombava nelle pareti e non faceva altro che risottolineare quello che stava accadendo, quello che inevitabilmente si stava distruggendo tra di noi.

“Mi dispiace Ale, mi dispiace davvero.” Ale.. Non più piccola. Mai più piccola. “ E’ stata una decisione difficile, sia per me che per Georg. Ma è giusto così. Non possiamo rischiare di far soffrire te ed Ary, non ce lo perdoneremmo mai.”

Ary. Il mio pensiero volò dritto a lei. Avevo ascoltato attentamente le parole di Tom, aveva detto “Sia per me che per Georg”.  Ciò voleva dire soltanto una cosa : che questo discorso era stato fatto a me, come era stato fatto ad Ary poco prima. Anche lei era stata scaricata. Non ci volevo credere, le nostre vite perfette ci si stavano ritorcendo contro. Niente dura per sempre, ora colgo alla perfezione il significato di questa frase.

“Mi dispiace” Mi ripeté abbassando il viso a guardarsi le scarpe che, evidentemente, trovava molto più interessanti di me. “Non è colpa tua Ale, non pensare per nemmeno un istante che sia tu la causa di tutto questo. Perché tu mi ha dato tanto, anche se non lo meritavo. Io ti amo! Ma è il tuo amore che non merito, scusami..”

“E non dico che hai sbagliato in qualche cosa
perchè tu mi hai dato tutto quel che hai
e già so che piangerai e che piangerò
ma che poi ti cercherò dovunque andrai”

“Vorrei crederti..” Fu un sussurro quasi strozzato il mio, mentre tentavo di trattenere quelle lacrime che minacciavano di sgorgare dai miei occhi nel giro di qualche secondo.

“Tu devi credermi Ale!” Suonò quasi come una supplica, ma non mi importava. Non avevo più voglia di sentire niente in quel momento. Non lo volevo più stare ad ascoltare, desideravo solo che sparisse. Avevo bisogno della mia migliore amica, di nessun’altro.

“Ti prego vattene..” Mormorai accompagnandolo alla porta. Non aveva diritto di replica, lui aveva lasciato me, non poteva permettersi di protestare. Infatti lo vidi abbassare per l’ennesima volta il capo e avvicinarsi all’uscio.

“Mi mancherai Ale, mi mancherai tantissimo. Non volevo farti soffrire, te lo giuro. Spero tu  possa trovare qualcuno che ti meriti più di quanto ti merito io. Sono uno coglione, lo so. Uno stronzo. E non meritavo nemmeno un po’ dell’amore che mi hai dato ma..”

“Esci.” Lo spinsi quasi fuori dalla porta con le lacrime agli occhi, non volevo mi vedesse mentre piangevo, non volevo che mi vedesse debole e fragile.

 Lui mi ascoltò e si richiuse la porta alle spalle. Mentre io cercai di chiudere il mio cuore.

“Sparirò contaci
non saprai più dove sono
capirai che con me
non potevi andar lontano
e saprai dar di più
trova un uomo che sia buono
e che ti ami più di me
anche se io credo sia impossibile...”

 Mi accasciai a terra, con la schiena rivolta alla porta e scoppiai. Non ce la feci a trattenermi oltre, lasciai che quelle lacrime amare scivolassero veloci segnandomi il viso. Pianto è sintomo di debole. E forse, è quello che sono. In fondo.

I singhiozzi mi scuotevano prepotentemente, e io non potevo fare proprio nulla per fermarli, le mani non facevano che tremare, persino asciugarmi gli occhi mi riusciva complicato. Volevo solo che Ary fosse li con me. Lei sarebbe riuscita a calmarmi con pochi gesti e semplici parole.

Qualcuno doveva esserci lassù, perché il mio desiderio sembrò essere esaudito.

Sentii la voce della mia migliore amica chiamarmi a gran voce e bussare insistentemente alla porta. Con uno scatto mi tirai in piedi a aprii la porta. Non le lasciai nemmeno il tempo di dire niente che ero già tra le sue braccia rassicuranti, sfogando il mio dolore e lasciandomi andare, sapendo che lei non mi avrebbe mai giudicata. Lei non piangeva, era distrutta. Lo vedevo e lo avvertivo. Ma non piangeva. Ero orgogliosa di lei, era forte anche se non sembrava. Era più forte di me.

“Ale..” Sussurrò tra i miei capelli tentando di tranquillizzarmi.

“Ary.. Ary oddio. Non può essere. Voglio svegliarmi!”  Pronunciavo frasi sconnesse, ma in quel momento il mio cervello era scollegato dalla mia bocca, non sapevo quello che dicevo.

Lentamente Ary mi prese per mano e mi portò in camera mia, facendomi distendere sul mio letto e sdraiandosi di fianco a me. Mi rannicchiai contro di lei continuando a consumare il mio pianto silenzioso, che faceva male. Male da morire.

Lei stava zitta, e la ringraziai mentalmente per questo. Sapeva quando c’era bisogno di parlare, e quando invece tacere era la soluzione migliore. Mi capisci al volo amica mia. E ti ringrazio. Ti ringrazio perché sei nella mia stessa situazione.. Ma preferisci ascoltare in silenzio il mio dolore, accantonando il tuo. Ricambierò, stanne certa. Ti starò vicina come tu stai facendo con me. Ma in questo momento ho solo bisogno di piangere fino ad addormentarmi.

Tutto piano piano si consuma. E l’unica cosa che vorresti fare, è consumarti con il tuo tutto.

 

***

 

Buonasera a tutte!
Diversamente da come vi aspettavate, quei due non tramavano assolutamente nulla di buono. Le hanno mollate! Riuscite a crederci?
Chissà cosa faranno Bill e Gustav, anche loro seguiranno il pessimo esempio dei due amici?
Boh! -_-“

La canzone inserita nel capitolo è  Sparirò di Luca Dirisio, perché mi sembrava la più azzeccata per la situazione. E anche perché mi piaciucchia, dai XD

Scusate la lunghezza ridotta del capitolo ma, oltre alla chiacchierata tra Tom e Ale e alla reazione di lei, non sapevamo che altro scrivere u.u

Anche questa volta abbiamo da ringraziare solo tre persone. Le altre sembrano sparite nel nulla ò.ò Volete che smettiamo di postare?  U.u Basterebbe dirlo u.u XD Naaah.

Tokietta86 : Penso tu abbia ragione, l’amore vero può combattere anche la distanza. Peccato che i nostri Giorgio e Tommaso siano un po’ cretini e non ci siano arrivati. Pfff. Sono proprio degli idioti, sì xD Ti ringraziamo tantissimo per la tua recensione! Un abbraccio grande e alla prossima! ^__^

Principessa Kaulitz : Come hai letto, Tom non è per niente più intelligente di Georg! Bill e Gustav? Bah.. Speriamo che almeno loro siano un tantino meno scemi, ma non si sa. Booh! .__.
Un bacio e grazie mille!

Ardesia Nera : D’altronde chi se l’aspettava. Sembravano tutti così innamorati e blablabla che è stata un colpo decisamente basso! Come hai letto si è sfaldata anche la coppia Ale/Tom, per quando riguarda gli altri due, Guglielmo e Gustavo.. Beh, aspettiamo e vediamo cosa combinano loro due   -.-“. Ti ringraziamo un sacco! Ci si risente mercoledì! ^__^

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Capitolo 44
*** Vuota ***


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Capitolo 45
*** Dimenticare. Cancellare. Rinascere. ***


QUARANTACINQUESIMO CAPITOLO ( ALE ) -  Dimenticare. Cancellare. Rinascere.

 

Mi svegliai di soprassalto, l’ora di cena era già passata da un pezzo. Ma io non avevo fame, probabilmente mia madre era salita a vedere se ero viva o morta, e aveva deciso di lasciarmi riposare.

Il ricordo del pomeriggio appena trascorso mi trafisse il petto da parte a parte, senza pietà. Per un momento, un solo momento.. Ero stata cullata dalla sensazione che fosse stato solo un brutto sogno, ma era tutta realtà. Tutta realtà.

Un momento? Ary era di fianco a me prima che mi addormentassi, perché non la vedevo più? Mi guardai intorno e il mio sguardo cadde su un pezzo di carta lasciato sul mio comodino. Lo presi delicatamente tra le mani e lo lessi. Era di Ary, serata a casa sua a quanto pareva. Non poteva farmi altro che bene.

Scesi al piano di sotto e trovai mia madre e mio fratello seduti sul divano, Edoardo mi vide scendere dalle scale e mi corse incontro.

“Ale, Ale!” Strillò e batté le manine, ridendo felice.

“No Edo, non ora piccolo.” Lo spostai dolcemente facendogli un debole sorriso, non ero in vena in quel momento. Ci rimase male, infatti lo vidi mettere il broncio e correre in camera sua.

Mi avvicinai a mia madre senza guardarla negli occhi, i miei erano ancora rossi e lucidi.

“Mamma, dormo da Ary questa notte. D’accordo?”

“Ale, è successo qualcosa?” Capii dal suo tono di voce che era preoccupata, ma non ci diedi peso. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era di dare giustificazioni inutili.

“No, stai tranquilla. Allora, posso?” Insistetti guardandola in viso.

“Certo, vai pure.” Mi rispose poco convinta, ma con un sorriso. “Ah è passato Georg poco fa, gli ho detto che dormivi. Forse è ancora qui fuori, non lo so.” Continuò indicandomi il nostro giardino.

Mi bloccai nel mezzo del salotto. Georg?

“Che voleva?” Chiesi deglutendo, in trepidante attesa.

“Non me l’ha detto, voleva solo parlare con te di una cosa.” Sorrise “Avete litigato?” Mi domandò poi. Io annuii impercettibilmente, questa proprio non ci voleva.

“Come mai?” Continuava a tartassarmi di domande, a cui non mi sentivo di rispondere. Basta mamma.

“E’ uno stronzo.” Risposi gelida arraffando la mia tracolla e uscendo di casa.

Tentai di tirare dritto e di non guardarmi troppo attorno, non avrei mai voluto avere brutte sorprese. Ma ecco che senza accorgermene, una mano mi bloccò per il braccio, costringendomi a girarmi.

Mi ritrovai davanti Georg. L’ultima persona sulla faccia della Terra, oltre Tom, che avrei voluto trovarmi davanti in quel momento.

“Ale..” Sussurrò.

“Perché sei qui?” Dura. Fredda. Seria. Non volevo farmi vedere fragile davanti a nessuno, solo con Ary. Non volevo perdermi in belle paroline con la causa del male che stava passando la mia migliore amica. Dovevo solo pensare a precipitarmi da lei il prima possibile e ricambiare almeno in parte quello che aveva fatto per me. Non avevo tempo da perdere con lui che, Dio solo sapeva quanto gli volevo bene, ma evidentemente.. non era destino.

“Tom ci ha quasi rimesso un piede, parlare con Ary a volte è inutile” Fece un sorriso di circostanza, poi riprese “Sono qui per dirti che ci dispiace. E’ stata una nostra decisione, certo. Ma non potevamo fare altrimenti.. Non credere che per noi sia stato semplice. Non ci siamo divertiti.” Lo guardai fissa negli occhi e sentii la rabbia montarmi al cervello come mai era successo prima. Desiderai solo prenderlo a pugni fino a fargli sputare sangue. LORO venivano a dire a NOI che non era semplice e gli dispiaceva?!

“Risparmiami Listing” Ringhiai questa breve frase, trattenendomi dal ricoprirlo di insulti. Non ce ne sarebbe stato bisogno.

“Dove stai andando Ale?” Mi incamminai e sentii i passi di Georg appena dietro di me. Hagen, non capisci che adesso vogliamo solo essere lasciate in pace?

“Dalla mia migliore amica!” Non mi voltai neppure, continuai per la mia strada senza badarlo.

“Dille che.. che mi dispiace e che.. mi mancherà..” Sussurrò quasi imbarazzato. Mi girai di scatto con uno sguardo furente. Quello era tropo. Decisamente troppo.

“ Stammi bene a sentire! Io non le dirò propri un accidente! Ary non è cretina e queste cose le sa già per conto suo! Trovo così ipocrita il tuo comportamento Georg! Prima la scarichi e poi le dici che ti mancherà e che ti dispiace? Ma a che gioco stai giocando, me lo spieghi? Basta. Basta. E’ stato un errore madornale credere in voi, credere che foste davvero quelli giusti. Ora ne pagheremo le conseguenze, ma voi dovete sparire dalle nostre vite. Per sempre.” Conclusi lapidaria quel piccolo sfogo e, voltandomi in direzione della casa di Ary, iniziai a correre senza fermarmi. Impedendo alle lacrime di uscire di nuovo, non avrei dovuto versarne più nemmeno una per chi non meritava nemmeno un mio sguardo. E loro non meritavano proprio niente. Proprio niente.

Quella piccola discussione con Georg mi aveva spossata, ma non potei trattenere un sospiro di sollievo : al suo posto poteva esserci Tom, e lui no, non sarei riuscita ad affrontarlo. Lui non lo volevo nemmeno più vedere in fotografia. Avrei tanto voluto odiarlo, ma per quanto mi impegnassi.. Non ci riuscivo. Io lo amavo ancora, lo amavo profondamente.

Arrivai a casa di Ary ancora prima di accorgermene. Mi avvicinai alla porta e vidi la ragazza bionda prosperosa e anche piuttosto bruttina, della partita di calcio ,uscire accompagnata dal fratello di Arianna. Me la ritrovai davanti e la ignorai elegantemente rivolgendomi a Davide “ Ciao Dave, tua sorella è in casa?” Lui mi guardò sorridendo con una strana scintilla negli occhi. Preoccupazione?

“Ciao Ale, sì è di sopra. Per caso sai che le prende? Ho sentito un po’ di movimento in camera sua, non deve stare molto bene.” Presa dallo sconforto mi diressi verso le scale.

“Tranquillo, è tutto a posto!” Gli urlai dai gradini raggiungendo Ary. Bussai piano alla porta e una voce nasale biascicò un: “Vieni..” Aveva pianto. Ne ero sicura. Anche con una porta a dividerci ero in grado di capire che aveva pianto e che non lo avrebbe ammesso mai. Troppo orgogliosa la mia Ary.

Spinsi la maniglia verso il basso ed entrai nella stanza. Quello che vidi mi spezzò il cuore, facendomi portare una mano a coprire la bocca reprimendo un urlo strozzato. Le pareti della camera erano completamente vuote, non c’era appeso più nemmeno un poster. Niente, erano bianco latte, con qualche rimasuglio di scotch ancora appiccicato ai muri, segno che erano stati strappati via di forza.

“E’ più bella così, vero?” La voce di Ary mi arrivò ovattata alle orecchie, ma non potei trattenere un sorrisino. Era tipico di lei sdrammatizzare in queste situazioni, e io adoravo quando lo faceva.

“Decisamente.” Sospirai e la raggiunsi sul suo letto, sedendomi sul bordo e guardandola. Aveva gli occhi leggermente sciupati, le occhiaie più marcate del solito e il naso rosso. Ora ne ero più sicura di prima : aveva pianto, e non poco. Decisi di non farle domande, di non chiedere niente. Non le era mai piaciuto farsi vedere come una debole, e rimarcare la sua fragilità non era una buona idea. Lei probabilmente capì che avevo capito, e questo mi fece sorridere. Tranquilla amica mia, io non ho visto niente.

“Allora, questo gelato?” Cercai di fare il mio migliore sorriso, ma le circostanze non erano proprio adatte, ne venne fuori solo una brutta copia.

Lei fece una risatina sommessa e sparì al piano di sotto, ricomparendo pochi secondi dopo con un enorme vaschetta di gelato.

“Fiordilatte per te e cioccolato fondente per me” Mi disse porgendomi un cucchiaio. Come mi conosci Ary.

Ci stravaccammo di nuovo sul suo letto e accendemmo la piccola televisione, che Ary teneva su un mobiletto in fondo alla sala.

Ironia della sorte, passava un video dei Tokio hotel su MTV. Senza fiatare o commentare in qualche modo, la vidi cambiare canale. Impassibile. Si fermò su un canale che trasmetteva uno stupido gioco a premi, meglio di niente lo era di sicuro.

“Come sarà la nostra vita, adesso?” Sussurrai prendendo una grossa cucchiaiata di gelato e portandomela alla bocca, era delizioso!

“Sarà come è sempre stata. Come era fino a nove mesi fa, prima di conoscere loro. Come doveva essere fin dall’inizio, abbiamo solo avuto un piccolo incidente di percorso. Niente di grave, rimedieremo.” Quella nota falsa nella sua voce mi risuonò prepotente nella testa. Voleva dirle quelle parole, ma non le pensava veramente. Forse però aveva ragione, forse la cosa giusta da fare era voltare pagina e cancellarli dalle nostre vite. Anche se faceva male. Male da piangere.

Biascicai un : “Sì, hai ragione” E continuai silenziosa ad affogarmi nel gelato.

La nostre vite stavano per cambiare radicalmente, di questo ne ero consapevole. Dopo mesi spensierati insieme a loro, mesi in cui i brutti pensieri non ci sfioravano nemmeno, ci trovavamo a ricominciare tutto da capo. Dimenticare. Cancellare. Rinascere. Queste le uniche parole che mi venivano in mente. Con le nostre sole forze dovevamo rimetterci in piedi e imparare a camminare da sole, ma comunque insieme. Io e lei lo saremo sempre state. Insieme.

Mi girai e vidi che una lacrima stava segnando il viso stravolto di Ary, non dissi nulla, non feci commenti. La presi tra le mie braccia e lasciai che lei sfogasse tutta la sua sofferenza, come aveva fatto con me. Piangi Ary, lo sai che ti farà bene, io non ti giudicherò. Amica mia, con me non devi fingere. Sai che ti conosco come conosco me stessa, e lo so.. che non sei forte come vuoi far credere.

“Li odio Ale, li odio!” Chiusi gli occhi. Avrei voluto spaccare tutto, lei non meritava un simile trattamento. Ed evidentemente, Hagen non meritava lei. Vederla così mi faceva venire una rabbia assurda. Pochissime volte nella mia vita l’avevo vista piangere, ma ogni volta ero li con lei. A odiarmi perché non riuscivo a fare niente per farla smettere, solo abbracciarla e consolarla. Ma forse era proprio quella la cosa giusta da fare.

 Ormai il danno era fatto, inutile rimpiangere il passato, era destino che succedesse tutto questo. Adesso non ci rimaneva altro da fare che rimettere in sesto le nostre vite. Ma sapevo che potevamo contare l’una sull’altra.

Abbandonammo il gelato ai piedi del letto, e ci lasciammo andare ad un sonno senza sogni, cosa che non succedeva da un sacco di tempo.

 

***

 

Buongiorno a tutte! ^___^
Siamo al quarantacinquesimo! Ormai non manca molto alla fine di questa fanfiction, sono solo sette capitoli ç__ç  Caspiterina, a noi mancherà un sacco! Non potete immaginare!
Scusate,  ancora, il capitolo corto! Dal prossimo, mi pare, dovrebbero tornare della lunghezza normale *__*
Ehi! Siete tornate quasi tutte!
Ringraziamo :

Fashion_Girl : Oh! Una new entry è sempre benaccetta, altroché! Alla faccia, l’hai letta tutta in un giorno complimenti! Grazie mille, siamo felici che ti sia piaciuta ^__^
Che Tom e Georg sono due idioti, beh, su questo non ci piove! E comunque sì! Hai ragione! Tom ha la voce stile ‘vucumprà’ XD Un bacio e grazie mille! Alla prossima!

Principessa Kaulitz : Faremo in modo di saziare la tua curiosità xD Un bacio!

Layla : Chissà che se ne renderanno conto davvero.. Da due cretini del genere io mi aspetterei di tutto xD Alla prossima!

Tokietta86 : Sì beh, lo sappiamo tutti che Tom è un idiota fatto e finito xD Dopo la sua ultima bravata con il viagra poi, guarda, non so più che cosa aspettarmi davvero!
Ale e Ary non stanno reagendo per niente bene alla situazione e sicuramente i discorsi campati per aria di Tom e Georg non aiutano. Almeno le due amiche si aiutano a vicenda, solo così possono rimanere in piedi! Un abbraccio e grazie, grazie mille per esserci sempre!

Listing : Chissà se ci sarà questo benedetto rappacificamento. Tutto dipende da Mister Oliva e Mister Giorgio. Il destino è tutto nelle loro mani XD Grazie per la recensione, alla prossima!

XxxX_Ice Angel_XxxX : Per ora non sappiamo Gustav e Bill cos’hanno combinato con Fra e Tiah, lo sapremo prestissimo! Bill è di tutti! Questo è sacrosanto, quel piccolo cucciolino indifeso *__*
Grazie infinite per il commento, alla prossima!

Jiada95 : Mah, chissà.. xD Grazie mille! Un abbraccio!

Ardesia Nera : Ci voleva un colpo di scena, dopotutto. Stava andando tutto troppo bene, c’era qualcosa sotto, sì u.u Manca ancora poco, sette capitoli e poi tutto finirà ç__ç
Anche tu hai un fratellino rompiballe che chiede sempre il computer? XD Un bacio!

Grazie anche a tutti quelli che leggono senza recensire e a tutte le persone che hanno inserito “Incastrate” tra le preferite e le seguite!

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Capitolo 46
*** C'è che vi amiamo ***


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Capitolo 47
*** Una nuova vita? ***


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Capitolo 48
*** Quando non ci sei... ***


QUARANTOTTESIMO CAPITOLO (ALE) - Quando non ci sei…

 

La notizia della gravidanza di Ary era arrivata come un fulmine a ciel sereno. Non ci potevo credere, sarei diventata per la seconda volta “zia”.
Ma io sapevo che quel bambino, oltre alla gioia smisurata, avrebbe portato con sé anche tanto dolore e tanta sofferenza.. Lo leggevo negli occhi di Ary quando distrattamente si accarezzava la pancia, ancora piatta.
Se avessi avuto davanti Listing, non so che gli avrei fatto.. Ero addirittura più arrabbiata con lui che con Tom. Perché Tom aveva fatto soffrire me… Ma Georg? Georg aveva fatto soffrire la mia migliore amica, la persona più importante della  mia vita.

Ero sdraiata sul mio letto, a pancia in su, guardavo il soffitto e non potevo impedirmi di pensare alla mia vita prima e alla mia vita adesso. Completamente diverse.
 Continuavo a lanciare fugaci occhiate al cassetto davanti a me, attirata da quella voglia ormai famigliare. Mi chiamava, lo sentivo.. Mi invogliava ad aprirlo e io sapevo che, se lo avessi fatto, sarei caduta per l’ennesima volta in tentazione. E forse era proprio quello che volevo, in fondo.

Mi alzai lentamente, con in faccia ormai la solita espressione colpevole.. Mi avvicinai alla scrivania aprendo il cassetto e guardandone il contenuto.
C’era una busta di plastica, con dentro un accendino, delle cartine, dei filtri e una buona dose di marijuana.
Sospirai, sedendomi sulla sedia girevole a cominciando a rollare la prima canna.

Dio solo sapeva perché avevo cominciato a fare quelle cose.

La consapevolezza più dolorosa, era che sapevo benissimo che Ary mi aveva scoperto.. Ma non aveva detto niente, si era limitata a incassare il colpo e piangere in silenzio.
Avrei voluto picchiarmi in quel momento, perché stavo partecipando al dolore della mia migliore amica..

Invece ero di nuovo lì, con una “sigaretta magica” in mano e l’accendino nell’altra.
L’accesi con mano tremante, sentendo i miei occhi inumidirsi e quel senso di oppressione che mi avvolgeva ogni volta che pensavo a quello che stavo facendo.

I primi tiri e già la testa cominciava a farsi più leggera.. ancora uno e mi sembrava di galleggiare.. poi altri due, tre.. Un’altra canna e altri tiri.. non mi ricordavo nemmeno più dov’ero.
Due erano troppe, lo sapevo bene.. ma avevo fatto di testa mia senza ascoltare il mio cervello.

 

“Ale!” Sentii qualcuno scuotermi per la spalla, non capii subito chi fosse, ero ancora rintronata. Aprii di scatto gli occhi, mettendo a fuoco la figura davanti a me: Ary.

“Ary..” Mormorai, la bocca impastata, come al solito quando finivo di fumare.

“L’hai fatto di nuovo, vero?” Nel suo tono non c’era rabbia, né rimprovero.. Solo dolore, solo e unicamente dolore.

Annuii impercettibilmente, sentendo i miei occhi che cominciavano a lacrimare..

“Vieni qui..” Sussurrò. Mi rifugiai tra le sue braccia e cominciai a piangere. Piangere come una bambina con la sua mamma..

“Shhh, smettila ti prego” Mormorò con voce tremula. Mi staccai, asciugandomi gli occhi con la manica della felpa e tirando su col naso.

“Mi dispiace Ary.. Mi dispiace tanto!” Strillai istericamente, tentando di calmare i singhiozzi.

“Ale, sei stravolta. Adesso buttiamo via quella robaccia e andiamo di sotto a guardare un po’ di televisione.. Tua mamma è via con Edo mentre tua sorella.. Beh, lei sai dov’è” Sussurrò guardando in basso.

Certo che sapevo dov’era Francesca. Lei aveva raggiunto Gustav in America, o dove cavolo erano finiti quei quattro! Avevano la giornata libera e allora lei e Tiah erano andata a trovare i ragazzi!
Anche i rapporti con Martina si erano allentati, si sentiva sempre a disagio in nostra presenza e io non capivo il perché. O almeno, lo capivo ma mi ostinavo a fare finta di niente.

Ivan, invece, non mi faceva mai mancare il suo appoggio.. A scuola non faceva altro che tirarmi su di morale, a volte riuscendoci. Il pomeriggio passava sempre a casa mia, a volte con Helen, a volte da solo. Anzi, sarebbe dovuto arrivare entro un’ora.

“Ok..” Sussurrai, afferrando la mano che Ary mi aveva teso, e seguendola giù per le scale.

Ci sedemmo sul divano, in silenzio.. Sicuramente la televisione sarebbe stata solo una scusa per soffocare tutto il mucchio di frasi non dette, di pensieri silenziosi.
Avremmo avuto tante di quelle cose da dire.. Ma sarebbero solo state parole gettate al vento, nient’altro.

“ Cari amici, e dopo la sezione musica passiamo al gossip! Abbiamo delle focose foto per voi!” Diceva la bionda platinata di quell’insulso programma. Beh, meglio di niente. Continuai a seguire con poco interesse.

“Pare che non più di un mese fa i Tokio Hotel siano partiti per il nuovo tour! Beh, il nostro Tom Kaulitz non ha perso tempo, come potete vedere dalle foto! Possiamo notare il bel chitarrista in atteggiamenti molto intimi con la splendida Chantelle Paige, cantante solista dei Flypside! Sarà un ritorno di fiamma dopo l’ultimo tour in cui abbiamo visto la stessa coppia in parecchie foto? Lo scapolo Tom avrà deciso di mettere la testa a posto questa volta? La bellissima Chantelle potrebbe diventare un impegno fisso, voi che ne dite?
Da qui è tutto cari amici, diamo la linea al…”

La televisione divenne nera di colpo.
Non sapevo chi l’avesse spenta, ma non poteva essere che Ary.

Non sentivo più niente, il flusso del mio sangue mi si era bloccato nelle vene. Quelle immagini.
Tom che le sorrideva felice. Sorriso che una volta apparteneva a me.
Lei che lo stringeva gelosamente a sé mentre lo baciava sulla bocca.
Tom che con le labbra le sfiorava il collo nella sua macchina. Quella macchina su cui ero salita un milione di volte, quella stessa macchina che era stata spettatrice di miliardi di chiacchierate tra me e lui. Centinaia e centinaia di baci, di carezze..

Mi girai con una lentezza infinita verso Ary, gli occhi sbarrati e il respiro mozzato.
La vidi pietrificata, con lo sguardo fisso sulla televisione spenta e i pugni tanto stretti da far diventare le nocche candide.

Cominciai a scuotere ostentatamente la testa, quello che avevo visto non poteva essere vero.. Avevo visto male, avevano sbagliato qualcosa. Quello non era Tom. NON ERA TOM!
Cominciai ad agitarmi sul divano, non riuscivo a stare ferma.. Le immagini che ero appena stata costretta a vedere si susseguivano nella mia mente con una velocità tale da farmi venire il voltastomaco.

“Ale.. stai calma, Ale..” Farfugliò Ary, prendendomi per le braccia e tentando di calmarmi.

“Hai visto?! Hai visto Ary quello che mi ha fatto?!” Gridai, più a me stessa che a lei.

Mi bloccai, sentendo la testa girarmi e la vista annebbiarsi sempre di più, la marijuana che avevo in corpo stava facendo il suo effetto..
Vedevo la bocca di Ary muoversi e il suo viso storpiarsi in una smorfia di preoccupazione, ma dalle sue labbra non uscì nessun suono. Nemmeno un fiato.

 

***

 

Sbattei le palpebre velocemente, sentendole incollate e appiccicose. Ero crollata piangendo, questo me lo ricordavo.
Un momento, Ary? Mi guardai intorno, una volta che riuscii ad aprire completamente gli occhi.
Dall’altra parte del materasso del mio letto c’era un biglietto scribacchiato velocemente.

Ale sono dovuta ritornare a casa, ti chiamo questa sera. Mi dispiace, mi dispiace per tutto. Ti voglio tanto bene! Ary

Sorrisi mestamente, ritenendomi assolutamente fortunata ad averla sempre accanto a me.
Poi il mio cuore fece un crack, ricordando le immagini che avevo visto prima di collassare tra le braccia di Ary.

Tom, il mio Tom.. che baciava un’altra.
Il mio cervello continuava a ripetermi che lui ormai era libero, aveva tutti i diritti di baciare chi voleva ed io non ero nessuno per impedirglielo o per arrabbiarmi.
Ma il mio cuore, non faceva altro che urlare che noi due ci appartenevamo ancora, in un modo o nell’altro.. Ci saremmo sempre appartenuti a vicenda, nel bene o nel male.

Chantelle. Si chiamava così quella stronza.

Era indubbiamente bella, con quei capelli lunghi e biondi era splendida. Ma se a Tom piaceva lei, allora non capivo come potessi piacergli anche io. Eravamo due ragazze completamente diverse, gli opposti!
L’idea che per nove mesi mi avesse solo mentito faceva capolino tra i miei pensieri, distruggendomi il cranio e impedendomi di ragionare correttamente.

Cos’aveva quella lì che io non avevo? Era più bella? Era più ricca? Era più brava a letto?
L’immagine di loro due, soli, in una stanza d’albergo mi chiudeva la gola facendomi sentire le lacrime pronte a sgusciare fuori dagli occhi ormai stanchi e spenti.

Avrei voluto sapere perché! Perché doveva farmi tutto quel male, perché patire tutta quella sofferenza?
Eravamo perfetti insieme, stavamo benissimo o almeno così credevo.. Da parte mia c’era solo amore. Amore puro ed incondizionato. Da parte sua? Cosa c’era da parte sua?

Che cosa ha lei che io non ho
che cosa ha più di me
sto cercando una ragione, anche se alle volte sai non c’è
ero qui, eri qui
ma poi non è andata sai proprio così
e una vita sola non può bastare
per dimenticare una storia che vale

 

Ho conosciuto te e ho capito che la felicità poteva essere una persona, un momento, un bacio.. Come ti ho visto davanti a casa mia, quella notte dopo la litigata, ho capito che non avevo aspettato altro. Ho respirato e nell’ossigeno c’eri tu, a farmi capire che ogni cosa era fatta per noi due.

Ricordi di noi, spensierati e felici.. Ricordi dei giorni belli.. in cui niente era importante quanto la sua mano stretta alla mia, quanto un bacio rubato o una notte d’amore.
Poi qualcosa si ruppe inevitabilmente e mi ritrovai a passare giorni e giorni interi senza Tom, senza lui che era diventato ormai parte del mio essere, parte del mio cuore. Lui era il mio cuore. Lo è ancora..
Non avrei immaginato di poter amare tanto una persona, di poterla desiderare al mio fianco per l’eternità, senza indugi. Senza paure.
Non avrei mai dimenticato tutto l’amore che gli avevo dato.. E che sarei stata disposta a dargli ancora, ancora e ancora..
Pensare a lui mi apriva una voragine nell’anima, un vuoto che non sarebbe stato colmato da nessuno.
Lo rivolevo, lo rivolevo con me e non c’era nient’altro da fare..

E ora mi stringo. Ed è un po’ come sentire le tue braccia, intorno a me. Quelle braccia che mi proteggevano e, in un modo o nell’altro, tenevano unita quell’anima distrutta dentro me.

nei tuoi occhi che mi stanno a guardare, non dimenticare

è difficile per me imparare a vivere, 

senza abbandonarmi al mio presente

inaspettatamente senza te

ero qui, eri qui

parlarne adesso non ha più senso o forse si

perchè una vita sola non può bastare 

per dimenticare quanto si può amare

al tuo nome e alla tua voce pensare 

senza farmi male

e una vita sola non può bastare

per dimenticare una storia che vale

 

E alla fine ti rendi conto che nulla era reale, che erano parole senza senso, senza fine.. Ti risvegli e ti senti vuota, sapendo benissimo che sei un’illusa, che hai sbagliato tutto e che niente sarà mai come nella tua stupida testa..

Mi strinsi di più al cuscino, cominciando a singhiozzare con loro due davanti agli occhi. Ancora rifiutavo quell’idea, ma sapevo che era un rifiuto stupido e inutile.

“Ale..” Sentire quella voce mi fece tirare un lungo sospiro di sollievo, sorrisi fra le lacrime girandomi verso la porta della mia camera. La figura alta e slanciata di Ivan si stagliava nel mezzo della stanza e mi guardava con una nota ansiosa negli occhi.

“Vieni qui..” Pigolai aprendo le braccia. Si stese di fianco a me, prendendomi e stringendomi nel suo abbraccio, cominciando ad accarezzarmi i capelli e tentando di calmarmi, sebbene ancora non sapesse quello che era successo.

“Perché stai così? Me lo vuoi dire?” Sussurrò, dandomi un bacio in fronte.

Con voce tremante gli raccontati tutto. Tutto.  Dalla marijuana alle foto che avevo visto di Tom e Chantelle. Gli raccontai tutto, svuotandomi di quel peso che ormai mi schiacciava e tentava di soffocarmi.
Ivan ascoltò in silenzio, non smettendo mai di accarezzarmi la nuca e annuendo ogni tanto, facendomi segno che aveva capito.

“A parte la marijuana, che se ti becco ancora una volta ti trancio le mani.” Scherzò, facendomi un sorriso e sfiorandomi la guancia asciugandola dalle lacrime. “Io gli spacco la faccia.” Divenne improvvisamente serio.
Più volte, nell’ultimo mese, mi aveva ripetuto che se gli fosse capitato per le mani lo avrebbe gonfiato di pugni.. Evidentemente quel pomeriggio aveva oltrepassato il limite di sopportazione.

“Ivan, io.. lo amo” Piagnucolai, stringendomi maggiormente al mio migliore amico.

“Lo so piccola.. Purtroppo lo so.” Sussurrò, avvolgendomi con le sue braccia forti e snelle.
Affondai il viso nel suo petto, sospirando. Lui, Ary e mia sorella erano stati le mie ancore di salvezza in quel lungo e interminabile mese. Senza di loro non saprei proprio come avrei fatto.

 

***

 

Stavo guidando verso casa di Ary. Avevo preso la patente anche io finalmente, da poco più di tre settimane.
Avevo voglia di vedere la mia migliore amica, di parlare un po’ con lei.. A distanza di pochi giorni avrebbe dovuto fare la prima ecografia, ed io l’avrei accompagnata. Non vedevo l’ora.

Parcheggiai davanti al vialetto e scesi dall’auto camminando velocemente, arrivando davanti alla porta e suonando il campanello.
Mi aprì Alessandra, con il suo solito sorriso dolce in faccia.

“Ciao Ale, come va?” Mi chiese, facendosi da parte per farmi entrare.

“Abbastanza bene signora, lei?”

“Tutto a posto. Vai pure da Ary, è di sopra!” Ridacchiò, facendomi cenno di salire le scale tranquillamente.
Le sorrisi di rimando, salendo i gradini e arrivando in camera di Ary. La trovai sdraiata sul letto a guardare la televisione, con le mani sulla pancia e lo sguardo assorto.

“Ciao Ary..” Mormorai, sorridendo. Non appena si accorse di me si girò col sorriso e spense il televisore.

“Ale! Che ci fai da queste parti?”

“Nulla, volevo solo stare un po’ con te.” Sussurrai abbassando lo sguardo e sedendomi accanto a lei, sul letto.

“Hai fatto bene. In effetti volevo parlarti” Guardò altrove, mentre si torturava le mani, contorcendosele.

Alzai un sopracciglio e aggrottai la fronte. Cosa poteva dirmi di tanto importante da renderla così nervosa? Mi distesi più comodamente al suo fianco e le presi la mano, cominciando a disegnare cerchi immaginari con la punta dell’indice sul palmo. Lo facevo sempre, mi rilassava.

“Che mi devi dire?” Le chiesi curiosa.

“Beh, ecco.. L’altra sera, quando sei rimasta qua a dormire.. E’, successa una cosa..” Balbettò, cosa che mi mise addosso una certa ansia. Balbettava in rarissime occasioni.
Se era imbarazzata oppure quando era seriamente preoccupata.. Dedussi fosse la seconda.

“Dai Ary, sputa il rospo, così mi agito.”

“Ho chiamato Tom.”

In quel preciso istante tutto si fermò intorno a me. Le lancette dell’orologio a muro in camera di Ary, la mie dita sulla sua mano, le fronde degli alberi fuori dalla finestra. I battiti del mio cuore…

Sentii solo un guizzo all’altezza del petto, una scossa elettrica per niente piacevole. Differente da quelle che provavo insieme a Tom, diversa da tutto. Era di paura, di rabbia, di incredulità.

Non poteva avermi fatto questo, non lei..Mi stava prendendo in giro.

“Che cosa hai fatto?” Sibilai, girandomi verso di lei con sguardo spiritato.

“Ho.. chiamato Tom” Ripeté con meno sicurezza nella voce.

Quella sua ultima conferma mi sbriciolò il cuore, o almeno quello che ne rimaneva. Mi sentii tradita. Tradita dalla persona più importante per me.

“Non puoi averlo fatto per davvero. Mi stai prendendo in giro.” Scossi la testa, rinnegando quell’ennesima verità. Tutto il mio equilibrio si stava distruggendo. Non potevo sopportare oltre.

“Mi dispiace..” Mormorò, abbassando lo sguardo.

“Ti dispiace? TI DISPIACE?! Ary perché lo hai fatto!” Strillai con gli occhi lucidi.

“E’ ancora il mio migliore amico, lui doveva sapere Ale..” Tentò di spiegarmi, ma inutilmente.. Non volevo sentire ragioni. Nemmeno una.

“Lui non doveva sapere proprio niente! Lui non fa più parte delle nostre vite! Perché lo hai fatto! Perché?! Lui.. lui lo sai il male che mi fatto! Non dovevi, non dovevi..”

“Lo so, forse ho sbagliato! Ma non sapevo più che cosa fare Ale.. Io avevo bisogno di parlare con qualcuno..”

“Cos’è? Non ti basto più io adesso? Dovevi chiamare proprio lui? Quello schifoso traditore?!”

“Non intendevo dire questo..”

“Oh sì! Tu intendevi dire proprio questo!” La fulminai.. Sentendo tutto il rancore di quelle ultime settimane montarmi al cervello e spararlo fuori, senza che potessi fare qualcosa per fermarmi.
Peccato che quel rancore, non fosse proprio indirizzato a lei..

“Ale..”

“Basta, ho bisogno di stare sola. Ciao Arianna.” Uscii dalla camera non riuscendo a trattenermi oltre o sarei scoppiata.

Sapevo di averla ferita a morte chiamandola con il suo nome per intero, sapevo di averle fatto male.. Mi sarei presa a calci in quel momento. Ma non era stata la vera Ale a parlare! Era stata quella cattiva, quella diventata rabbiosa e rancorosa dopo la partenza dei ragazzi..

Uscii da quella casa salutando distrattamente Fabio, Alessandra e Dave.

Mi misi alla guida e corsi come una pazza verso casa mia, dove sapevo.. avrei infranto una delle tante promesse fatte a me stessa. Ma in quel momento non mi importava di niente, assolutamente di niente.
Volevo semplicemente arrivare nella mia camera e dimenticare. Sapevo che quello che avrei utilizzato non sarebbe stato il metodo migliore, ma era l’unico che mi rimaneva.

Parcheggiai storta e mi precipitai dentro casa, non guardando in faccia nessuno. Rispondendo persino male al mio piccolo fratellino che voleva solamente abbracciarmi e raccontarmi della bella giornata che aveva passato con i nonni.
Mi sentii un mostro, non avevo mai rifiutato mio fratello, ma quella non ero io. Non ero io!

Schizzai in camera come un fulmine e aprii violentemente il cassetto, rischiando di rovesciarne tutto il contenuto. Afferrai la busta di plastica e ripetei i soliti, meccanici gesti di sempre.

Schifo. Mi facevo schifo.

E ora che ti senti una merda, stai meglio?

 

***

Buon pomeriggio! Sono assai felice oggi, la scuola sta per finire e forse (forse) non mi bocciano! Non è una notizia fantastica? *___* E poi sono felice anche perché Ary viene da me per una settimana tra pocoooo *Q* Io e la mia Marisa xD
Ok, bando alle ciance! Che ne dite di questo capitolo? Ale è caduta un po’ in depressione, no? Ha pure scoperto che Ary ha chiamato Tom e non ne è stata per niente felice :’( Speriamo che risolvano presto! La storia ormai è agli sgoccioli, mancano pochi capitoli .__.
Per ora un grosso ringraziamento a Fashion_Girl, Layla, Jiada95, Tokietta86, Dan, Ardesia Nera, Principessa Kaulitz, grazie davvero! Un bacio enorme a tutte quante! *___*
Grazie anche a chi legge senza recensire e a chi ha inserito questa fanfiction tra le preferite e le seguite. Vi amiamo indistintamente XD
_Ale&Ary_

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Capitolo 49
*** Voglio vederla di nuovo felice ***


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Capitolo 50
*** A volte ritornano ***


AVVISO: Purtroppo per una settimana non ci saremo. Diciamo.. fino a lunedì prossimo, ecco u.u   Domani Ary viene da meee *____* E starà qua per un po’, quindi.. quindi niente, non ci saremo xD Speriamo possiate resistere. Beh dai, pensatela così: in questo modo la storia non finisce subito! Anche perché.. questo è il terzultimo capitolo. Ce ne saranno ancora due ç___ç  Che tristezza infinita.

Uff, speriamo almeno che questo vi piaccia! Ci rivediamo a fondo pagina per i ringraziamenti.

 

CINQUANTESIMO CAPITOLO  (ALE)    A volte ritornano

 

Ci sono giorni, nella vita, in cui la voglia di fare ti abbandona completamente.. Lasciando il posto a quel senso di insoddisfazione e insofferenza che non ti lascia tregua. Ti verrebbe da mandare tutto e tutti a fanculo,pretendendo di rimanere da sola con il tuo dolore, nel tuo piccolo mondo di cui lui ora non fa più parte. Ti viene da pensare.. Perché è successo? Forse me lo meritavo? E allora posso sapere cos’ho fatto per meritarmi tanto?
Troppi singhiozzi, troppo groppi alla gola che strozzano, troppi colpi allo stomaco che soffocano.
Ti trovi a pensare alla tua vita, a ripercorrere ogni singolo giorno, ogni momento, ogni secondo passato insieme a lui. Con il suo sorriso sghembo, il suo fare da duro che in realtà non è per niente. La sua dolcezza smisurata, i suoi occhi dolci e marroni. Le sue mani callose da chitarrista, la sua camminata ondeggiante. Tutti i particolari di lui che prima non ti eri mai fermata a contemplare, forse perché ritenevi superflui.
Pensi a tutto e a niente nello stesso momento.. Come se avessi la testa piena e strapiena di ricordi, ma non riuscissi a isolarne nemmeno uno.
Ripensi ad ogni minima cazzata combinata insieme perché ora, farla da sola, non è poi così bella..
Pensi e ripensi perché ormai non c’è null’altro da fare.. Solo tentare di tenerti i ricordi stretti al petto, per evitare chi volino via, che se ne vadano come ha fatto lui. Poi però, quando tutti quei ricordi dolorosi riaffiorano nella tua mente, ti maledici per aver pensato così tanto a lui, piegata su te stessa, con le gambe stretta al petto e la schiena appoggiata al muro del bagno della tua scuola, con le lacrime che ti feriscono il viso, lasciando dei solchi profondi e incolmabili sulla tue guancie.
Ti ritrovi a mentire con tutti, con mamma, con tua sorella.. Con la tua migliore amica. Pregando che loro non se ne accorgano, che non capiscano il male che ti distrugge il cuore.
Quello stesso cuore che a volte, in piena notte, ti sveglia, iniziando a battere come non aveva mai fatto prima. Tanto che se provi ad avvicinare una mano, sembra che voglia spingerla via, lontano.
E allora ti incazzi ancora di più,così tanto che vorresti odiarlo con tutte le tue forze, perché lui non può essere al tuo posto per capire l’esplosione che hai dentro .
Vorresti gridargli nelle orecchie che lo ami con tutta te stessa, vorresti che lui tornasse da te, vorresti baciarlo come non avevi mai fatto in vita tua.
Il pensiero di quelle immagini, di quelle fotografie, il pensiero di
lei, stretta a lui, ti perseguita. Ti perseguita il pensiero che niente potrà tornare indietro, mai più.. Che è tutto maledettamente finito. Finito.
E qui il male ritorna, il male atroce e che non si può curare. Il male che ti stende.
 Le tue dita tremano e non riesci a fermarle, sai che la sua mano le farebbe tornare tranquille.. Una stretta così forte da non poterti lasciare più.

Ero sul divano del mio salotto a guardare fuori dalla finestra, l’espressione tetra e le braccia incrociate sul petto.
Ary aveva fatto la sua prima ecografia e solo a ripensarci mi saliva l’euforia.. Avevo visto il mio “nipotino” e, seppur fosse ancora solo un fagiolino alieno, era meravigliosamente bello.

Sospirai stropicciandomi gli occhi, pensando che molto probabilmente quel bambino sarebbe cresciuto senza un padre, senza la figura maschile che sapevo fosse fondamentale nella crescita. Lo sapevo bene, perché anche a me era venuta a mancare quella presenza così indispensabile.
Mi ripromisi che sarei stata io stessa a fargli da papà! Sarei stata una zia e un papà perfetti!

Sperando, con il cuore, che non fosse necessario.. Che quella figura paterna ritornasse a prendersi le sue responsabilità.

Mi alzai dal divano, percorrendo la casa silenziosa e vuota. Mamma e Edo erano usciti per il week end, mia sorella invece non mi aveva detto dove andava. Era sparita e basta.

Arrivai in camera mia e accesi la luce vedendo, sulla scrivania, la busta di plastica ancora aperta. Mi ci sedetti davanti, cominciando a fissarla..
Avevo promesso: “Basta con quella robaccia”.. E avevo intenzione di mantenere quella promessa.
Avvicinai la mano al pezzettino ormai piccolo di marijuana cominciando a giocherellarci. Stavo per buttarlo nel cestino lì di fianco quando sentii la porta di casa mia aprirsi e richiudersi.

“FRA?” Gridai, con l’intento di farmi sentire al piano di sotto. Nessuna risposta.
Non mi spaventai più di tanto, le uniche persone che avevano le chiavi eravamo io, mia mamma, Francesca e Ary. Al massimo era lei che aveva dimenticato di dirmi qualcosa, pensai. Era sicuramente Ary.

Un bussare secco e incerto mi fece girare accigliata verso la porta: da quando in qua bussava per entrare in camera mia.

“Ary sai che hai il via libera” Ridacchiai stancamente, guardando il muro davanti a me e sentendo la porta aprirsi e pochi passi avvicinarsi a me.

Ary, o almeno credevo, si schiarì la voce e li capii.. Capii che tutti i miei sforzi erano stati vani, che avrei potuto continuare a scappare all’infinito ma sarebbe stato inutile. Il passato era tornato e io non potevo fare proprio niente, se non stare a guardare impotente.

Il passato non si dimentica. Il passato ritorna. C’è che il passato resta, dentro.

Il mio respiro cominciò a farsi irregolare mentre ero pietrificata e con gli occhi sbarrati. Rigidamente mi girai con una lentezza inesorabile e lui era lì..
Era lì! Bello come il sole, bello come sempre. Era lì e mi guardava con un misto di triste consapevolezza e di timore.. mentre io lo fissavo come si fissa un fantasma.

“Tu..” Ansimai, sentendo gli occhi inumidirsi.

“Piccola..” Chiusi gli occhi, stringendoli, al suono di quella parola.
In un momento capii lo strano comportamento di Ary, quando mi aveva detto di sentirsi poco bene e che sarebbe tornata a casa. Capii la sparizione improvvisa di mia sorella.
Ma non riuscii a capire se ero più adirata o più riconoscente ad entrambe.

“Cosa.. perché sei qui?” Balbettai, mentre la prima lacrima solcava il mio viso. Lui fece un passo verso di me ed io istintivamente ne feci uno indietro, andando a sbattere contro il ripiano della scrivania.

“Cos’è? Ti faccio paura adesso?” Mi domandò, sorridendo amaramente.

“Perché sei qui?” Ripetei acquisendo più sicurezza.

“Io.. Georg e Ary.. tu. Volevo rivederti”

“Georg sa di Ary?” Domandai, con il fiato mozzato.

“Sì..”

“Oh cazzo.” Georg era venuto a sapere di Ary, questo voleva dire che sarebbe andato da lei.

“Non pensiamo a loro adesso, pensiamo a noi..” Sospirò.

“Cosa ci sarebbe da dire Tom? Mi hai lasciata e te ne sai andato in tour.. Ah vedo che ti sei consolato in fretta, a proposito!” Sibilai sentendo il cuore appesantirsi ripensando a quelle foto.

“Cosa? Chantelle.. lei non conta niente Ale!”

“Oh certo!” Strillai istericamente.

“Davvero. Piccola io.. io voglio solo te. Solo te.”  Si avvicinò, tentando di abbracciarmi mentre io indietreggiai urtando nuovamente la scrivania. Questa oscillò appena facendo cadere il motivo della mia vergogna più grande.
Tom seguì la traiettoria del quadratino marroncino, strabuzzando gli occhi per poi guardare alternativamente me e lui.

“Quello cos’è?” Boccheggiò, fissandomi incredulo.

“Non lo vedi?” Biascicai, lo sguardo spento e colpevole.

“Ti droghi?!” Non risposi, abbassando la testa a guardarmi la punta dei piedi scalzi. Trovando particolarmente interessanti le mie calze verde fosforescente a righe gialle.
Un rumoroso e fastidioso silenzio avvolse la stanza, mentre Tom fissava me con sguardo spiritato e io mi ostinavo a tenere gli occhi incollati al pavimento.

Lo sentii boccheggiare qualche secondo, aprendo e richiudendo la bocca come un pesce fuor d’acqua.

“Dove cazzo sono finiti i tuoi principi?! Le tue promesse, le tue idee?!” Strillò poi, prendendomi per le braccia e scuotendomi. Ancora domande a vuote a cui io non risposi, mi limitavo ad incassare i colpi, consapevole che mancava ancora poco prima che esplodessi.

“Li hai buttati nel cesso, ecco cos’hai fatto! E ora? Finirà nel cesso anche la tua vita?!” In un gesto fulmineo e, quasi, involontario.. la mia mano colpì la guancia di Tom, lasciandolo stupefatto con le dita premute sul punto colpito. Io lo fissavo ansante e piena di rancore.
Scappai in bagno, chiudendo la porta a chiave e sentendo i suoi passi veloci venire verso di me e cominciare a prendere a pugni la porta.

“Ale, apri! Apri!”

Seduta per terra con questo corpo che odio, con questa pelle calda che non vorrei fosse mia. Con queste idee, che girano per la testa più veloci di quanto credessi. Quelle parole, quegli insulti, che tornano alle orecchie. E queste lacrime, a volte calde, a volte troppo fredde. Quest’ossessione che rimbalza tra una parete e l’altra, e mi trapassa lentamente. C’è silenzio nella mia testa. Sono sola, lo sono di nuovo.

“Apri o sfondo la porta!” Sentii urlare di nuovo. Mi alzai dal pavimento, con ormai il viso segnato e risegnato dalle lacrime che scivolavano via veloci.

“Sei uno stronzo! Stronzo, stronzo, stronzo!” Cominciai ad urlare, dopo aver aperto la porta, e iniziando a tempestare di pugni il suo petto. Quello stesso petto su cui mi ero addormentata infinite volte.

Lui non fiatò, lasciandosi colpire finché non mi calmai e cominciai a parlare con un tono di voce più basso.

“Sei stato per mesi una delle uniche fonti della mia felicità. Non ho mai avuto di che lamentarmi, sei quasi sempre stato perfetto con me, fino a quando non hai deciso di lasciarmi senza una valida motivazione. Ho passato giorni d’inferno Tom. Niente mi sembrava più vivibile, niente importante. Ho sbagliato, lo so.” Dissi riferendomi all’erba. “Puoi forse biasimarmi per questo? Se ho cominciato a fumare quella merda.. la colpa è solo ed esclusivamente tua. Tua e del tuo egoismo!” Mi scappò un singhiozzo e, senza rendermene conto ero già tra le braccia di Tom, non avendo il coraggio di sciogliere quell’improvviso contatto che Dio solo sapeva quanto mi era mancato.

“Ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo.” Sussurrò ripetutamente al mio orecchio, mentre ormai non mi impegnavo più a trattenere lacrime e singhiozzi.

Il rancore amareggia e basta. E poi.. avrei mai avuto il coraggio di allontanarlo nuovamente da me? No, no e ancora no.

Dopo due interminabili mesi potevo riabbracciarlo, potevo risentire quel calore rassicurante pervadermi il corpo ad ogni suo tocco, ad ogni sua carezza.

Mi staccai, con il viso bagnato e sciupato, e mi avvicinai a lui ricongiungendo le nostre labbra che da troppo tempo erano state lontane.

Fu come ricevere una scarica di adrenalina in tutto il corpo, fu come percepire tutti i pianeti della mia anima allinearsi ritrovando il giusto equilibrio.
Fu semplicemente magnifico.

 

“Mi sei mancata da morire…” Eravamo sdraiati sul mio letto, io con la testa appoggiata sul suo torace e la sua mano che continuava ad accarezzarmi teneramente i capelli.
Avevo pianto tanto quel pomeriggio, tra le lacrime gli avevo detto un mucchio di cose. Che c’erano stati giorni in cui avrei voluto odiarlo, in cui non avrei mai voluto conoscerlo.. Che però lo amavo, lo amavo più della mia stessa vita. Anche se più volte avevo desiderato passargli sopra con uno schiaccia sassi. A quest’affermazione si morse un sorrisetto, ma non indagai sul perché lo avesse fatto.

“Anche tu Tom..” Mormorai, accarezzando il suo braccio sul mio seno. “Me lo giuri che Chantelle non conta niente per te?”

“Piccola te lo giuro! Quella non è niente in paragone a te. D’accordo, ammetto di aver flirtato con lei di nuovo, ma.. Ale.. Lei vale meno di zero.” Sussurrò, rigirandosi una ciocca dei miei capelli sulle dita.

“Sì ma, non..”

“Non siamo stati a letto insieme.” Ridacchiò stringendomi di più a sé.

“Davvero?” Gli allacciai le braccia intorno al collo con lo sguardo luminoso.

Lo potevo di nuovo toccare, accarezzare, respirare.. Potevo avvertire la sua presenza al mio fianco ed era la cosa più bella del mondo. Il suo tocco su di me mi faceva sentire rinata..

Un vibro sotto di noi ci interruppe. Cominciai a guardarmi intorno in cerca del mio cellulare.

“Disordinata come al solito” Sbuffò divertito, tirando fuori il mio telefono da sotto alla sua schiena.

Ridacchiai imbarazzata guardando il nome sul display: Ary.

“E’ Ary..” Mormorai meditabonda.

“Rispondi, no?” Mi spronò lui. Schiacciai il tasto verde sulla tastiera e mi portai il telefonino all’orecchio.

“Ary!.. Sì è qui con me.. Non ti preoccupare tutto a posto.. Come? Georg è lì?.. Certo, certo arriviamo subito!” Chiusi la chiamata alzandomi dal letto e cominciando a svestirmi, rimanendo in intimo sotto lo sguardo di Tom. Quando mi girai lo trovai steso sul letto con le braccia dietro alla testa, guardandomi malizioso.

“Dai scemo, dobbiamo correre da Ary!” Strillai infilandomi una felpa e un paio di jeans.

“Che è successo?”

“Georg è da lei. Serve il nostro aiuto!”

 

A casa di Ary la situazione non era delle migliori. Dave era venuto ad aprirci, dato che i suoi genitori erano fuori casa, con sguardo preoccupato e ci aveva spiegato che Georg era arrivato lì e lui lo aveva fatto entrare. Solo che adesso il bassista si ritrovava fuori dalla porta chiusa della camera di Ary, che non gli rispondeva e non lo faceva entrare.

“Oh cacchio” Sussurrai, guardando preoccupata Tom che ricambiò lo sguardo altrettanto allarmato.

“Andate pure di sopra” Ci disse           Davide, indicando la rampa di scale. Salimmo i gradini tenendoci per mano. Formidabile come solo quel semplice contatto riuscisse ad infondermi tanta forza.

“Ragazzi!” La voce di Georg mi sfondò quasi un timpano, alzai lo sguardo e lui era lì, davanti alla stanza di Ary che ci guardava implorante.

“Ciao amico..” Salutò Tom, battendogli sulla spalla.

“Ciao.” Sibilai io. Per quanto mi sforzassi non riuscivo a non mostrarmi antipatica.

“Wow, anche tu sei arrabbiata con me!” Ironizzò, spalancando le braccia in un gesto di esasperazione.

“Credevi forse di tornare e trovarla ad aspettarti a braccia aperte?” Soffiai riducendo gli occhi a due sottili fessure. “L’hai abbandonata Georg.. Hai idea di come si sia potuta sentire quando ha scoperto di essere incinta?” A quella domanda retorica non rispose, abbassò lo sguardo mortificato ma lo rialzò subito dopo guardandomi supplichevole.

“Mi dispiace Ale, mi dispiace davvero..” Balbettò. “Lo so che ho sbagliato, sono qui per rimediare.. Aiutami ti prego.” Concluse poi.

Non so se fu un improvviso scatto di bontà nella mia anima oppure se fu lo sguardo dolce di Tom che mi convinceva a fare un passo verso Georg.
Sta di fatto che lo avvolsi titubante in un abbraccio, appoggiandogli la testa su una spalla.

“Ti voglio bene Ge.. Non ti saranno più perdonati sbagli così grossi, sappilo.” Gli baciai una guancia vedendolo sorridermi affettuosamente e farmi un buffetto sullo zigomo.

“Ti voglio bene anche io..” Mi scostai dal suo corpo, andando più vicina alla camera di Ary. Bussai un paio di volte senza ricevere risposta.

“Ary, sono io..”

“Ale?”

“Sì.. Perché non esci, così parliamo un po’ tutti e quattro?”

“No, non lo voglio vedere.. Non ancora.”

“Non abbiamo tutto il tempo del mondo. Dai non fare la scema, apri.”

“Ary muovi quelle chiappe!” Si intromise Tom., sbuffando e incrociando le braccia al petto.

“Alt! Non hai diritto di parola!” Gli intimai fulminandolo con lo sguardo. Appoggiai la fronte al piano di legno davanti a me, sospirando.

“Ary.. Se ce l’ho fatta io a perdonare Tom, soprattutto dopo quelle immagini che abbiamo visto insieme, anche tu ce la puoi fare con Georg. Ary pensa a come saresti felice se adesso ti lasciassi tutto alle spalle e ricominciassi a vivere. Non è il momento per fare le egoiste! Devi pensare anche al tuo bambino, al vostro bambino!”

Sentii un clock e, scansandomi da davanti alla porta, vidi la figura di Ary stagliarsi davanti a noi. I capelli arruffati sulla testa e gli occhi rossi e gonfi.

“Tu!” Strillò indicando Georg, dietro di me. “Tu, sei.. sei..” Tentò di dire senza risultati. Con due sole falcate il bassista mi aveva superata e ora stringeva la neo mamma tra le sue braccia forti e muscolose. Sapevo bene che Ary non sarebbe mai riuscita a ribellarsi a quella potente stretta, nemmeno se l’avesse voluto con ogni fibra del suo corpo.

Indietreggiai, fiancheggiando Tom e stringendolo a me, guardando la coppia che avevo magistralmente fatto riconciliare.

“L’ho sempre detto che sei una nanetta dalle mille risorse!” Ridacchiò stringendomi per il collo.

“Ehi! Io non sono nana!” Battei un piede a terra incrociando le braccia al petto, imbronciandomi e somigliando sempre più a una bambina.

“Oh, sì che lo sei!” Rise, appoggiandosi con il gomito alla mia testa, rimarcando la differenza di altezza che ci separava.

“Però sono la tua nanetta preferita..” Mi rigirai tra le sue braccia appoggiando il mento al suo petto, lanciando un occhiata fugace agli altri due. Erano stretti ancora in quell’abbraccio iniziale, non parlavano. Ary aveva gli occhi chiusi e si lasciava cullare dalle braccia di Georg che la facevano ondeggiare a destra e a sinistra.

“Su questo non ci  piove.” Sussurrò Tom, baciandomi le labbra e facendo prendere alla mia bocca la forma del suo sorriso furbetto.

 

“Tutto è bene quel che finisce bene!” Strillai entrando in casa mia.

Tom avrebbe passato la notte da me visto che avevamo casa libera. Eravamo rimasti a cena a casa di Ary, poi avevamo deciso di lascarli un po’ soli a chiarire le ultime cose. Dopotutto erano i futuri genitori!

“Mi farai diventare sordo!” Ridacchiò seguendomi in camera mia.

Se ci pensavo mi pareva ancora un sogno riaverlo li, con me. Era tutto così surreale, così meravigliosamente surreale che mi sembrava fosse un mondo parallelo in cui era accidentalmente scivolata.
Sorrisi tra i pensieri e notai che era già in boxer, sotto le coperte. Mi svestii velocemente, accoccolandomi tra le sue braccia rassicuranti, sotto il piacevole tepore del piumino.

Mi girai verso di lui, sorprendendolo a fissarmi.. Non dissi niente, non avevo bisogno di parole. Mi avvicinai a lui facendo combaciare le nostre labbra in quel puzzle che era sempre stato perfetto, in un modo o nell’altro.

Sentire di nuovo il suo petto nudo sfregarsi contro il mio seno era una sensazione così conosciuta eppure nuova. Sentire il suo respiro caldo e affannato al mio orecchio mi ridiede la vita, facendomi sentire la ragazza più fortunata dell’intero universo.
Gli graffiai dolcemente la schiena ad una spinta leggermente più forte delle altre, mi aggrappai a lui con tutte le mie forze, con la paura forse che lui potesse ancora abbandonarmi.
Gli presi il viso tra le mani, contratto in una smorfia di piacere, gli baciai gli occhi, il naso, la bocca.. Sentendo un’ondata di gioia pervadermi il corpo.

Si lasciò cadere sfinito e col fiatone al mio fianco, tenendomi però sempre stretta tra le sue braccia calde.
Il profumo della sua pelle mi diede alla testa.. Dio come mi era mancato.
Mi sussurrò la buonanotte all’orecchio, cominciando ad accarezzarmi dolcemente i capelli.. Sapendo che quel gesto era capace di rilassarmi e di conciliarmi il sonno.

Io e lui, di nuovo una cosa sola. Di nuovo un corpo unico. Di nuovo insieme, e questa volta per sempre.

 

***

 

Bene, bene, bene. Avete visto? Si sono riappacificati tutti quanti! Certo, con qualche difficoltà. Ma l’importante è che tutto si sia risolto per il meglio.
Quella scema di Ary all’inizio non volva nemmeno uscire dalla sua camera! Fortunatamente Ale è una nanetta dalle mille risorse e l’ha convinta xD

Dunque, ringraziamo:

Jiada95 : Sei la prima, sì! Hai vinto 500.000 euro u.u Ti arriveranno entro la fine del mese xD Contaci!
La scena dell’ecografia è piaciuta un sacco anche a me, Ale è tenerissima hai ragione! Ed è tenerissima anche la parte in cui Ary e Tom si ritrovano, è commovente!
Hai vinto la scommessa, Ale e Tomi hanno fatto pace XD  Un bacio e alla prossima!

I dream you : Ti perdoniamo, su u.u Ti abbiamo sconvolta? O.o Perdonaci tu allora! XD Grazie mille per la recensione, un bacio grande!

Tokietta86 : Ehhh sì, Tom a volte sorprende anche me. E’ imprevedibile quel ragazzo (: L’importante però è che abbia capito finalmente di amare davvero Ale e lo ha dimostrato anche non portandosi a letto Chantelle, perché di occasioni ne avrebbe avuto, quel testone! Nonostante sia pure un pettegolo Georg e Ary hanno fatto pace e adesso potranno crescere il loro bambino insieme.
Grazie mille  per esserci sempre! Un abbraccio enorme e alla prossima ^__^

Jessire :   Aggiornato! Sei contenta? xD Grazie mille!

Principessa Kaulitz : Sì, Tom combina sempre un sacco di guai, chissà se è ugualmente bravo a risolverli! Grazie mille, alla prossima!

Vostre,
Ale&Ary

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Capitolo 51
*** Di nuovo in due... più uno. ***


Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.

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Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella.
La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/523527.txt' non e' visibile.

L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare.
Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.

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Capitolo 52
*** My heart is yours - Epilogo ***


ATTENZIONE : Questo è ufficialmente l'ultimo capitolo ragazze. Scusate se abbiamo postato così presto ma, detto sinceramente, non stavamo più nella pelle!
Abbiamo un annuncio da fare, anche se Ary lo aveva già accennato nel penultimo capitolo: non temete, questa fanfiction è finita ma presto, molto presto, ne posteremo un'altra. Anche per quella non ci saranno grossi problemi, tempisticamente parlando, è già finita quindi dovremmo essere piuttosto regolari, salvo intoppi dell'ultimo minuto xD Vi anticipiamo il titolo:
“Mistake of twins” e, tecnicamente, cominceremo ad aggiornare nei prossimi giorni. Prestissimo, come vi ho già detto *__*. Sarà anche quella una round mia e di Ary xD
Ora vi lascio leggere in pace, ci sentiamo a fondo pagine con gli ultimi saluti e ringraziamenti.


CINQUANTADUESIMO CAPITOLO (ALE) My heart is yours – Epilogo.


Ary.. Sposami” Silenzio nella sala. La mia forchetta mi cadde dalle mani mentre la mascella di tutti i presenti cascava sul tavolo, compresa quella della mia migliore amica.
Georg si era inginocchiato di fronte a lei, con un cofanetto in velluto nero aperto davanti al naso, gli occhi lucidi e le guance arrossate.

Potrei mai dirti di no?” Una domanda che non aveva bisogno di risposta, un bacio affettuoso e una promessa che sarebbe valsa per la vita.

Abbracci, baci, risate. Amore.


*


Ragazze, c’è una cosa che vorrei dirvi” Francesca ci guardò affettuosamente, con il piccolo Jacob di ormai tre anni addormentato tra le braccia.
Non c’era nessuno in casa, solo io, Ary, Tiah e Kate. I ragazzi erano a fare un concerto non distante da noi.. Ormai niente ci poteva più dividere, nemmeno i mille impegni dei Tokio Hotel.

Spara!” Biascicai, riempiendomi la bocca di patatine.

Qua dentro.” Disse, indicandosi la pancia. “C’è la sorellina o il fratellino di Jacob” Inutile dire che le patatine mi caddero dalla bocca lasciandomi allibita.

Urla, risa, felicità. Amore.


*


Se tu venissi a vivere con me sarebbe tutto più semplice” Bill portò il nasetto all’insù guardando Tiah di sottecchi. Avevano appena finito di discutere per l’ennesima volta sul fatto che era una faticaccia farsi Lubecca- Amburgo tutti i giorni.

E io ci vengo a vivere con te!” Un abbraccio pieno d’amore e un bacio che avrebbe tolto il respiro a chiunque. “Così finalmente abbandono mio zio!” Una risata che riempì la stanza e due sguardi incatenati, potenti.

Spensieratezza, novità, futuro. Amore.


*


La odio! La odio!” Ivan mi abbracciò, nascondendo il viso nel mio collo. La scuola era finita da qualche mese, ma tra me e lui nulla era cambiato.

Non dire così..” Lo strinsi a me, più forte che potevo.

Mi ha tradito Alex, mi ha tradito!” Helen lo aveva lasciato per un altro, e io non sapevo come fare per consolare il mio migliore amico. Per cercare di alleviare almeno un po’ il male che lo stava distruggendo.

Ci sono io qui con te. Ci sarò sempre, per te.” Un sorriso tra le lacrime, un bacio sulla guancia e una promessa: sempre insieme.

Dolore, amicizia, sorrisi. Amore.


*


Tom..” Lo guardai, un po’ intimorita, sentendo il peso del mio cuore farsi lentamente un macigno.

Sì piccola?” Chino sulla scrivania del nostro appartamento, la chitarra fra le mani e un foglio con appuntate delle note davanti al viso.

Io, beh ecco.. Ho un ritardo” Sussurrai, abbassando gli occhi. Ne sarebbe stato felice?

Dove dovevi andare?” Si girò verso di me, guardandomi col suo sorriso sbilenco che, negli anni, non era cambiato di una virgola, seppur lui ora ne avesse ventiquattro appena compiuti.

Ma no cretino! Ho un ritardo.. Nell’altro senso!” Gli spiegai, impaziente, sperando che non fosse così tonto come voleva farmi credere.

Oh..”

Non hai capito vero?” Scosse la testa, ridacchiando, tornando a scarabocchiare sul suo foglio, lasciandomi in mezzo alla stanza a contorcermi le mani.

Tom. Sono incinta.” Mormorai. Il rumore di una matita che cadde a terra. Chiusi gli occhi.
Quando li riaprii lui era davanti a me, con le mani sulla mia pancia ancora piattissima.

Qui c’è.. c’è.. mio figlio?”

No, il figlio del vicino” Scherzai. “Certo che c’è tuo figlio!”

Amore..” Una lacrima gli percorse il viso. Ed io in quel momento vivevo per quella lacrima che mi donava una gioia immessa e crescente. Un abbraccio, un bacio lungo una vita e poi un letto, il nostro letto.

Dici che si può fare ugualmente?” Chiese allarmato. Una risata cristallina e una notte tutta per noi.

Gioia, euforia, vita. Amore.


*


Amore, guarda papà!” Ary prese le piccole manine di Marion, indicando Georg di fianco a lei. Da quando era nata la mia piccola nipotina vivevano insieme, in una casetta poco lontana dal centro di Amburgo.

Pa-pààà” Allungò le sue gracili braccia verso il padre, che la prese in braccio tirandola fuori dal seggiolone, con un sorriso incantato.

La sua prima parola, è per me..” Sussurrò, guardando la sua principessa con occhi lucidi. Cinse la vita di Ary con un braccio, la sua regina.

Quale re potrebbe desiderare un regno migliore di questo?” Sussurrò, guardando le donne della sua vita e stringendole in un unico abbraccio.

Tenerezza, ingenuità, sorrisi. Amore.


*


Tom, smettila di toccarmi il culo!” Gli intimai a bassa voce, dandogli uno schiaffetto sulla mano.

Ieri sera non eri della stessa opinione e, comunque, sei la mia fidanzata accidentaccio!” Incrociò le braccia al petto, fintamente offeso.

Ma.. Amore siamo ad un corso pre parto!” Ridacchiai, tentando di respirare come ci stava insegnando l’istruttrice. Ci avevo trascinato Tom con la forza, quando ormai ero al quarto mese di gravidanza e la pancia cominciava a gonfiarsi sempre di più.

Ah, a proposito.. Sei bellissima con quel pancione” Mi sussurrò all’orecchio abbracciandomi e baciandomi la tempia.

Ma.. Tom! Sono cicciona!” Piagnucolai, inspirando ed espirando.

Sei stupenda invece, anche se un po’.. In carne.” Mi prese in giro accarezzando il bimbo che avevo dentro. Oh! Avevamo scoperto che era un maschietto.. Il nostro Noah.

Signori Kaulitz, attenti alla lezione!” Ci riprese l’istruttrice, ammonendoci.

Infantilismo, baci rubati, dolcezza. Amore.



Mamma, mamma guarda! C’è papà!” Marion indicò Georg, ormai ventisettenne, che stava suonando sul palco l’ultimo concerto di quel tour mondiale. Eravamo dietro le quinte a goderci lo spettacolo, era magnifico.

Lo vedo amore.” Sorrise Ary.

Marion aveva tre anni compiuti, adesso, la stessa età del piccolo Jacob che stava facendo impazzire mia sorella, correndo di qua e di la all’interno del backstage.
Tiah era seduta su un divanetto di pelle bianca che chiacchierava con Ivan e Kate.
Kate era la fidanzata ufficiale di Ivan, stavano insieme da più di due anni e lui era riuscito a superare il dolore provocato da Helen, grazie a lei.. Di lei non avevamo più avuto notizie. Meglio così, mi ritrovai a pensare. Aveva fatto soffrire il mio migliore amico come un cane.

Mi accarezzai il pancione con un amore infinito. Ero al nono mese ormai, mancava pochissimo.. Presto avrei conosciuto il mio piccolo Noah e non stavo più nella pelle.

Ary dammi una mano” Le chiesi, tentando di alzarmi dalla sedia su cui ero seduta, per arrivare al rinfresco e bere un bicchiere d’acqua.

Certo! Marion vieni con la mamma” Prese per mano la bambina mentre con l’altra mi tirava su per un braccio, mettendomi in piedi. La ringraziai, versando un goccio d’acqua in un bicchiere e bevendo lentamente.

Ciao mamma!” Ridacchiò Ivan, abbracciandomi da dietro e appoggiando il mento su una spalla, mentre con una mano mi toccava la pancia.

Ivan, sono grassa, vero?” Pigolai, guardandomi in uno specchio li vicino. Ero enorme, una balena!

Ma se sei bellissima! La gravidanza ti dona.” Mi disse, portandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio. Li avevo tinti di un colore unico, finalmente. Li avevo fatti neri.

Ragazzi è stato un concerto magnifico!” Bill fece la sua comparsa nella zona relax, andando a baciare Tiah che gli sorrise amorevole, accarezzandogli una guancia.
Gustav accorse in aiuto di Francesca, e calmò il piccolo Jacob prendendolo tra le sue forti braccia e facendogli fare l’aeroplano, mentre mia sorella andava a recuperare il passeggino su cui era addormentata la dolcissima Holly, che ormai aveva quasi un anno.
Georg invece si avvicinò a baciare la sua bellissima moglie e poi prese la sua principessina Marion e la fece volteggiare in aria, girando su se stesso, come piaceva a lei.

Amore mio!” Sentii Tom strillare, chiamandomi, e venendomi incontro tutto sudato.
Mi arrivò vicino e mi baciò le labbra, per poi abbassarsi e posare un grosso bacio sul mio pancione ormai enorme. “State bene?” Mi chiese, senza togliere le mani dal mio ventre.

Ora meglio” Sorrisi, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo ancora. Lo sentii sorridere sulle mie labbra e accarezzarmi i capelli in un gesto pieno d’affetto.

Mi girai verso il rinfresco e mormorai un “Ho fame” portandomi un dito sul mento e guardando sul tavolo cosa poteva esserci di mio gradimento.

Piccola, per te solo jogurt e cose leggere” Sentenziò il mio ragazzo, abbracciandomi da dietro.

E perché mai?”

Sei incinta!”

Appunto! Sono incinta, mica è una malattia!” Ridacchiai, scatenando le risate generali.

E lasciale mangiare quello che vuole!” Esclamò Gustav, con Jacob che si agitava nel suo abbraccio.

Ma se poi sta male?”

Io quando era incinta mangiavo come una porcellina. Sono mai stata male?” Scherzò Ary, guardando la piccola Marion con uno sguardo acceso d’amore, tra le braccia del suo papà.

Vabbè! Ingozzati!”

Ora s’è offeso..” Rise Ivan, prendendolo in giro e beccandosi una linguaccia da Tom.

Ragazzi..” Mormorai.. Ma nessuno mi ascoltò, tutti troppo impegnati a chiacchierare tra loro, a ridere e a scherzare. “Ragazzi.” Ripetei, cercando questa volta di alzare il tono della voce, ma senza risultati.. Nessuno dava cenno di avermi sentita.

“RAGAZZI!!” Urlai, sentendo le guance diventare rosse. Tutti si girarono verso di me, guardandomi con tanto d’occhi, soprattutto Tom.

Io, ecco.. Mi si sono rotte le acque!” Strillai, sentendo le lacrime salirmi agli occhi. C’eravamo, c’eravamo quasi!

Oh.Mio.Dio.” Scandì Tom, guardandomi allarmato, non sapendo più che cosa fare. Eppure glielo avevano insegnato al corso pre parto! Zucca vuota!

Bill prepara il minivan, ci andiamo con quello in ospedale, tanto ormai siamo un esercito! Ragazze su sbrigatevi.. Ale, stai tranquilla, fai respiri profondi e non farti prendere dal panico.”Accidenti, Georg era preparato per questo genere di cose! “Tom! Non stare li impalato!”



AAAAAA!” L’ennesima contrazione mi fece piegare in due. Ary mi stringeva la mano da una parte, Tom dall’altra. Quest’ultimo non aveva spiccicato parola durante tutto il tragitto e nemmeno quando, in sala parto, gli avevano fatto indossare il camicie verde e lungo. Mi stringeva convulsamente la mano, forse più sconvolto di me, bianco cadaverico in volto e con gli occhi sbarrati.

Entrò un dottore, ormai ci eravamo.. Era arrivato il momento.

Vai piccola, tra poco mi fai zia!” Ridacchiò Ary al mio fianco. Io non risposi, feci solo un sorriso sofferente, ero troppo impegnata a respirare e a ricordarmi come farlo correttamente.

Lei è il padre?” Chiese il dottore a Tom.

N..no, sono il fidanzato.” Rispose sotto shock.

Il signore fece una risatina comprensiva. “Intendevo dire se lei è il padre del bambino che sta per nascere.”

Oh sì, sì!” Ridacchiò Tom imbarazzato, ritornando un po’ in sé.

Amore ci sono io qui con te. Su forza, respira!” Sussurrò al mio orecchio.

Signorina incominci a spingere! Il bambino è in posizione corretta!”

Cominciai a spingere, più forte che potevo, sentendo un dolore lancinante e atroce, ma autoconvincendomi del fatto che ne sarebbe valsa la pena, eccome.

Quanto.. quanto sangue.” Mormorò Tom, per poi cadere a terra. Svenuto.

TOOOOOOM!!” Urlai, ma ormai quello era partito. Ary ridacchiò al mio fianco, ma senza allontanarsi da me che ormai ero madida di sudore e anche piuttosto affaticata.
Un infermiera si avvicinò a Tom, tentando di rianimarlo. Il mio fidanzato si alzò in piedi di scatto, tornando a stringermi la mano più forte di prima.

Durò tutto un eternità, un tempo infinito che non saprei descrivere.. Ma quando sentii il mio bambino strillare e piangere, tutto i fermò.

E’ stata bravissima, signorina.” Mi sorrise un’infermiera, mettendomi in braccio un fagottino avvolto in un asciugamano blu. Il mio bambino, il bambino mio e di Tom.

E’.. bellissimo..” Sussurrò Ary, al mio fianco.

Tutto suo padre!” Ridacchiò Tom, che invece era dietro di me. “Ciao piccolo, sono il tuo papà!” Esclamò prendendogli la manina minuscola con il suo dito lungo e affusolato.

Noah..” Fui solo in grado di mormorare, le lacrime ormai scendevano imperterrite. Avevo davanti il bambino mio e di Tom, il frutto del nostro amore.
Quella piccola e tenerissima creaturina era nostro figlio.
Nostro figlio.



Eravamo tutti quanti davanti al vetro dietro al quale c’erano tanti bimbi appena nati, compreso il mio Noah. Ero in camicia da notte, sfinita, abbracciata al mio uomo.. Con intorno tutti i miei amici : Ary, Georg, la piccola Marion, Ivan, Kate, Gustav, Francesca, Jacob e Holly, Bill, Tiah. Mia mamma e mio fratello Edo, ormai di otto anni, sarebbero arrivati nel pomeriggio a vedere il loro nipotino.

Ti rendi conto che quello scricciolo è tutto nostro?” Mi sussurrò Tom abbracciandomi da dietro e appoggiando il mento sulla mia spalla.

Ancora non mi sembra vero.. Ero così abituata ad averlo nella pancia” Mormorai, portandomi le mani sul ventre in quel gesto diventato ormai d’abitudine, trovandolo piatto come lo avevo lascito nove mesi prima.

Tom lanciò un’occhiata a Georg ed Ary, posando il suo sguardo sulle fedi che avevano alle dita.

Che dici? Diventeresti mia moglie?” Ridacchiò imbarazzato, nascondendo il viso nel mio collo, tra i capelli profumati.

E’ come se già lo fossi Tom.” Sorrisi, guardandolo estasiata.

Mi strinse di più a sé, tornando a guardare il nostro piccolo futuro.
Diedi un’occhiata generale intorno a me..

Bill stuzzicava Tiah, facendole il solletico sui fianchi e baciandola sul collo.
Ivan e Kate stavano guardando tutti i bambini dietro al vetro, chissà.. Forse si stavano immaginando un loro possibile futuro con un bimbo sgambettante per casa.
Gustav stava cullando un Jacob addormentato insieme alla sua futura sposa, che stava giocando con la sua bambina... Eh si, molto presto si sarebbero sposati.
Georg e Ary, sposati da poco, stavano cercando di spiegare alla piccola Marion che Noà sarebbe stato il suo cuginetto.. Il compagno di giochi suo e di Jacob.

Mi girai, catturata in un dolce bacio di Tom.

Hai una vaga idea di quanto ti amo?” Sussurrai sulle sue labbra.

Forse una minima parte di quanto ti amo io” Rispose, sorridendo felice.

Quella era la piccola bolla di sapone in cui, accidentalmente, ero rimasta incastrata quattro anni prima.. Non avrei mai voluto che questa bolla si rompesse.. Era casa mia, il luogo in cui volevo vivere e crescere, insieme alle persone che amavo. Insieme al mio bambino.

Così, ora e tra cinquant’anni. Sì, sì.. Mille volte sì!


This heart, it beats, beats for only you

My heart is yours”


[Questo cuore che batte, batte solo per te
Il mio cuore è tuo]




Ora possiamo dire, con enorme dispiacere.. che è finita. Definitivamente ç___ç Dopo quasi otto mesi, è finita.
Fa più male a noi che a voi, fidatevi. E' stata la nostra prima round e, anche se “Mistake of twins” la riteniamo migliore.. “Incastrate” rimane una fanfiction speciale e sarà sempre nel nostro cuoricino T.T Mamma che tristezzaaaa.
Vorremmo fare dei ringraziamenti generali, quindi tutte voi che avete recensito lo scorso capitolo. Vale a dire Jiada95, Layla e Tokietta86. Grazie di cuore ragazze.
Poi, ovviamente, tutte quelle che hanno inserito questa storia tra le seguite e tra le preferite. Infine anche chi ha solo letto, senza recensire. Grazie anche a voi “lettrici in punta di piedi”.


Ah, vorremmo dire GRAZIE a BigAngel_Dark e a Tokietta86 per aver votato “Incastrate” al concorso dei migliori personaggi. Non abbiamo vinto (prevedibile) ma ci ha fatto un piacere enorme!


Ora è proprio arrivato il momento di lasciarci. Speriamo di ritrovarvi tutte quante nell'altra fanfiction, ne saremmo davvero contentissime!


Vi amiamo, lo sapete.


Le vostre, Ale&Ary




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