KaRu

di The Dreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** M'accorderais-tu cette danse? ***
Capitolo 2: *** Childhood under the Moonlight ***
Capitolo 3: *** Un si précieux sourire ***
Capitolo 4: *** Et dire que je n'osais te la donner... ***
Capitolo 5: *** Map Of Their Feelings ***
Capitolo 6: *** Old Habits Die Hard [but change is in the air] ***



Capitolo 1
*** M'accorderais-tu cette danse? ***


M’accorderais-tu cette danse?

 

Titolo: M'accorderais-tu cette danse?
Autore: Dre@mer
Fandom: Vampire Knight
Personaggio/Coppia: Akatsuki Kain/Ruka Souen
Rating: PG
Prompt: La sala da ballo a mezzanotte per Syllables of time
Conteggio Parole: 672 (parola di Word!)
Avvertenze: spoiler per chi non ha letto il 4° volumetto del manga
Disclaimer: I personaggi appartengono a Matsuri Hino, io mi limito ad inventare trame per questa coppia non ancora canonizzata!

Dopo un lungo periodo di silenzio, torno a scrivere anche qui :) bisogna ammettere che spesso pubblico solo su un forum di scrittura, "abbandonando" tutti gli altri siti... devo impegnarmi di più! Ringraziamenti speciali a bulma23, WITCHnamine, Urdi, Kaho_chan e skypirate per gli incoraggianti commenti a Wild Temptation, se riprendo a scrivere con questo pairing in parte è grazie a voi!!

 

Gli ospiti arrivano, sempre più numerosi, mentre l’orchestra inizia a suonare.

Le prime coppie aprono le danze con un valzer.

Vestiti eleganti, bicchieri di champagne, ed un’ampia sala da ballo illuminata dai lampadari di cristallo.

Il direttore non può che essere soddisfatto, nessuno sospetterebbe mai, vedendo quest’atmosfera festiva, che la sala sia gremita di creature delle tenebre.

Il perfetto esempio di una pacifica convivenza tra esseri umani e vampiri. O quasi.

Akatsuki Kain,addossato ad un muro, osserva tutto ciò con un’espressione di finto disinteresse, infruttuoso tentativo di allontanare le ragazze della sezione diurna (dopo averne respinte quattro, inizia a chiedersi se non sia il caso di bruciacchiare *casualmente* qualche lembo di vestito).

Con la coda dell’occhio osserva lei, principessa della serata, dal viso imbronciato in una smorfia di autentico disinteresse. Da quando sono arrivati, Akatsuki cerca un pretesto per farla sorridere, o almeno distrarre.

Per il momento, ciò che è riuscito ad ottenere sono un’occhiataccia (forse era meglio non dire alla signorina prefetto dove si trova il capo dormitorio Kuran), e un rimprovero (assenza di cravatta e collo della camicia aperto, mentre tutti sono in ghingheri).

Tenta di instaurare una conversazione, quando sopraggiunge il capoclasse della sezione diurna, che ha l’ardore di chiedere un ballo alla principessa imbronciata. Akatsuki vorrebbe bruciarlo vivo, ma deve incoraggiare l’amichevolezza richiesta dal direttore.

Tuttavia Ruka Souen non si fa così tanti scrupoli, e rifiuta categoricamente l’invito dell’umano.

“È già il sesto a cui neghi una danza…” (senza contare i numerosi pretendenti che Kain ha fulminato con lo sguardo).

Ruka guarda Akatsuki dritto negli occhi :

“Te l’ho detto, io non ballo con gli sconosciuti”.

Lui sostiene il suo sguardo. In realtà, c’è un’unica persona che la giovane non respingerebbe mai. Ma il capo dormitorio stringe già a sé una damigella, l’eletta del suo cuore.

Cosa fare quindi? Tentare lo stesso la propria fortuna?

Akatsuki s’inchina, e porge in avanti la propria mano destra. Nessuna reazione. Aspetta, in un muto invito. Aspetta ancora. Sta per rinunciare, quando l’esile mano guantata si posa nel palmo della sua.

Allora il giovane la guida verso la pista da ballo, stringendo delicatamente quelle dita sottili, l’altra mano, leggera come una farfalla, sulla vita di lei. Occhi negli occhi, fino a quando Ruka non si volta altrove, lasciando che la musica la trasporti, eppur con uno sguardo diverso, in cui solo il suo cavaliere può intravedere un timido sorriso. Ballano così vari brani, con grazia ed eleganza, ignari degli sguardi –invidiosi o ammirativi- che si posano sulla loro coppia.

Il rintocco della mezzanotte echeggia dal campanile del collegio. Hanabusa Aido si avvicina ai suoi due amici d’infanzia per interromperli. Trascina via il cugino, che non fa a tempo a ringraziare Ruka, già invitata da Takuma per un’altra danza. Kain e Aidou si allontanano nell’oscurità, alla ricerca di frammenti di verità su un mistero che aleggia da tempo.

Nel frattempo Ruka accetta un giro di pista con il vice-capodormitorio, poi si isola. Non vuole ammetterlo nemmeno a se stessa, ma senza la presenza di Akatsuki si sarebbe già da tempo appartata in un angolo della sala, ad osservare Kaname-sama. Invece non si è nemmeno accorta della partenza del purosangue.

Sospira di delusione e si dirige sul balcone silenzioso.

L’aria porta con sé una traccia di sangue, indefinibile profumo che poi svanisce.

È quasi l’alba quando Ruka avverte una presenza alle sue spalle. Akatsuki le si avvicina, pensieroso, ma non accenna a spiegarle nulla, sussurra invece :

“Ormai è tardi. Ti riaccompagno al dormitorio?”

S’incamminano fianco a fianco, sotto un cielo sempre più chiaro. Le ultime note musicali risuonano nell’aria quando, davanti alla camera di lei, Akatsuki toglie la rosa dal proprio taschino e la sistema dietro l’orecchio di Ruka. E lei sorride appena, fugace guizzo di dolcezza, quanto basta per rasserenare il vampiro.

Kain si allontana mormorando un “Buonanotte”.

Forse i suoi sensi lo tradiscono, ma gli sembra di udire un sommesso “Grazie”.

Si volta, non v’è altro che la porta chiusa. Ma dall’altro lato, Ruka sorride.

 

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Capitolo 2
*** Childhood under the Moonlight ***


Childhood under the Moonlight

 

Titolo: Childhood under the Moonlight
Autore: coranoyume
Fandom: Vampire Knight
Personaggio/Coppia: Akatsuki Kain/Ruka Souen
Rating: G
Prompt: Ricordi d'infanzia
Conteggio Parole: 793
Avvertenze: nessuna
Disclaimer: I personaggi appartengono a Matsuri Hino, io mi limito ad inventare trame per questa coppia non ancora canonizzata ;)

Ringrazio Ifrituccia e Maggyeberty per i commenti! Ricevere critiche positive subito dopo aver pubblicato  il primo capitolo mi riempie di gioia!! Certo che leggerete il seguito, sono previsti 7 capitoli, e una volta fatto il claim non posso certo tirarmi indietro :D ! Impegni e Muse permettendo, proverò a postare un capitolo a settimana, ma anche con imprevisti il ciclo sarà completato ;)  !

 

Tsuki-kun. Mi chiamavi sempre Tsuki-kun, come l’astro lunare[1]. Se Kaname-sama era il tuo sole, potevo almeno essere la tua luna, giusto? Quando hai smesso di usare questo nomignolo?

 

La famiglia Aidou aveva dato un festoso ricevimento nella sua residenza principale. Tutti gli adulti erano riuniti intorno a tavoli e divani. I bambini erano autorizzati a rimanere alzati, a patto che non disturbassero gli ospiti.

Avendo scartato l’opzione del giardino, dove solitamente amavano giocare con la sabbia (“Non è un gioco! Stiamo facendo esperimenti!” ripeteva puntualmente il piccolo Hanabusa), i tre pargoli della famiglia Aidou, Akatsuki Kain, e Ruka Souen avevano optato per una partita a nascondino.

Hanabusa e Ruka trovavano costantemente i migliori nascondigli, e nel corso della notte uno dei due riusciva sempre a fare “tana libera tutti”. Quando era toccato ad Hanabusa fare la conta, l’unica che non aveva scovato era Ruka, che invece, al suo turno, era riuscita a stanarli tutti, accelerando anche il ritmo del gioco, che nelle altre partite durava a lungo.

Poi era toccato ad Akatsuki. Per puro caso, aveva trovato il nascondiglio della piccola Tsukiko. In realtà, il suo obiettivo era capire dove riuscisse a nascondersi Ruka, così era passato oltre le tane degli altri partecipanti, fingendo di non vederli. Si era addentrato in molte stanze, aveva ispezionato il salotto, le cucine, uno studio, alcune sale da bagno, ma della sua compagna di giochi non vi era traccia.

Aveva sentito, al piano di sotto, la voce di suo cugino dichiarare allegramente “tana libera tutti!”, ed era rimasto sulla soglia della biblioteca, in un attimo d’incertezza. Solo così aveva scorto un movimento dietro le tende di una porta-finestra . Nell’angusto spazio tra la finestra e una poltrona, nascosta dalla tenda, sotto uno scaffale pieno di libri, aveva scoperto una Ruka assonnata. Le si era seduto accanto, in silenzio, ed erano rimasti lì ad osservare la luna. “Vorrei vivere sulla luna” aveva sussurrato lui, mentre il capo di lei ciondolava dal sonno.

Al piano di sotto, alcuni adulti si erano uniti agli altri bambini nella ricerca dei due dispersi.

Sotto un cielo sempre più chiaro in cui la luna calava lentamente, Ruka aveva sussurrato “dirai ad Hanabusa dove mi nascondevo?”. No, certo che no. Non riferiva mai al cugino ciò che sapeva di lei, piccoli segreti che conservava gelosamente. E poi… voleva che lei mantenesse quella tana, voleva essere l’unico a poterla ritrovare. Ma era meglio limitarsi a pronunciare un semplice no. La piccola si era chinata verso di lui, baciandogli la guancia di sfuggita. “Grazie, Tsuki-kun”.

Da allora, un po’ perché le ricordava la luna, un po’ perché quel nomignolo era più semplice da pronunciare con la bocca impastata dal sonno, Ruka lo aveva spesso chiamato così. Poi nelle loro esistenze era comparso Kaname Kuran, e le cose erano cambiate.

Akatsuki non sapeva se l’uso dello Tsuki-kun fosse scomparso di colpo, o gradualmente. Ruka aveva semplicemente smesso di chiamarlo così. A volte gli si rivolgeva usando il suo nome. Nella maggior parte dei casi non aveva nemmeno bisogno di attirare la sua attenzione. E nelle rare occasioni in cui era arrabbiata con lui, lo chiamava per cognome, con una nota d’irritazione nella voce. Non sapeva, non poteva sapere quanto Akatsuki amasse quel nomignolo, né quanto lo ferisse essere chiamato per cognome proprio da lei.

Eppure quella sera, quando la giovane, adirata e nervosa, gli aveva rivolto un freddo “lasciami in pace, Kain”, lui non era riuscito a fingere la solita indifferenza. Con una voce che tradiva le sue emozioni, aveva risposto: “Da quando per te sono diventato solo Kain??”, prima di uscire dalla stanza con vampiresca velocità. Ruka si era voltata troppo tardi, ormai sola.

Era quasi l’alba, quando la ragazza giunse sul tetto del dormitorio. Sapeva che lui si trovava lì, a contemplare una luna tonda che calava lentamente. Sapeva anche che non era colpa di Akatsuki se Kaname privilegiava Yuuki a tutto il resto. Non riusciva ancora ad accettare la realtà, e ogni tanto la rabbia prendeva il sopravvento. Ma non era colpa di Akatsuki. Ingoiando il proprio orgoglio, gli venne incontro. Lui era seduto lì, di spalle, fingendo di non averla sentita. Ruka capì di averlo davvero ferito. Gli si sedette accanto con silenziosa grazia. Akatsuki continuava ad evitare il suo sguardo. La ragazza si sporse verso di lui, dandogli un rapido bacio sulla guancia sinistra. “Non volevo. Scusami, Tsuki-kun”. Un sospiro. Un sorriso. Akatsuki Kain era incapace di mantenere il broncio con la sua amata. Si volse verso di lei, per veder nascere un sorriso di risposta su quelle labbra così chiare sotto la luce dell'astro calante. Chissà se un giorno, da luna pallida ed invisibile, sarebbe riuscito a diventare il suo sole…



[1] In giapponese, tsuki significa luna.

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Capitolo 3
*** Un si précieux sourire ***




Titolo: Un si précieux sourire
Autore: Dre@mer/CoraNoYume
Fandom: Vampire Knight
Personaggio/Coppia: Akatsuki Kain/Ruka Souen
Rating: G
Prompt: Disarmarti con un sorriso
Conteggio Parole:  397
Avvertenze: spoiler per chi non ha letto il 48° capitolo!
Disclaimer: I personaggi appartengono a Matsuri Hino, io mi limito ad inventare trame per questa coppia non ancora canonizzata ;)

Dopo la delusione per aver perso la precedente fanfiction prima di poterla pubblicare, eccomi nuovamente qui. Più che una vera fic, si tratta di una piccola riflessione amara di Akatsuki, che ho comunque scritto incoraggiata dai commenti e dal sostegno di Cleo92, Ifrituccia, maggyeberty e Scar, grazie mille!! Temo questa parte vi deluda, ma sono in un'impasse, niente ispirazione e morale a zero, con 4 esami da dare... In ogni caso, a voi, con le mie più sentite scuse per il ritardo!





Un si précieux sourire

 


Ore e ore trascorse a guardarla. Osservo ogni minima variazione d’espressione sul suo viso, dal cipiglio infastidito ogni volta che Hanabusa la prende in giro, al sopracciglio alzato quando non crede a ciò che le si dice.

L’incresparsi delle sue labbra piene quando è divertita, il leggero movimento della mano che accompagna un tentativo di scacciare pensieri contrarianti. L’incertezza dei suoi grandi occhi quando mi guarda e sembra cercare oltre le mie parole.

E quello sguardo perso, quando è convinta che nessuno la guardi. Il languore che fa brillare i suoi occhi, mentre fissa un punto indeterminato oltre la finestra, ai primi raggi di sole. Quando tutti dormono, e lei si crogiola nel suo dolore, conscia di provare un sentimento non ricambiato, incapace di non provarlo, e troppo infatuata per accorgersi che sono qui, ad osservarla, implorando che volga almeno una volta quello sguardo sognante su di me.

Mi viene da sorridere amaramente. Non siamo poi così diversi. Non facciamo che sperare di essere ricambiati, impregnati dell’amore di chi amiamo. Aspettiamo invano. Pur sapendo che la persona cara non ci guarderà mai in quel modo, continuiamo ad aspettare, a sperare.

La vedo sospirare contro il vetro freddo. Chiude gli occhi, la tristezza di cui l’aria è impregnata si acuisce.

Ogni notte, ogni dannatissima notte vedo la mia amata piangere per una persona che non la considera neanche. Ironicamente, ogni notte mi ritrovo a contemplarla in un momento che dovrebbe essere d’intimità personale, e che le rubo ripetutamente.

Per quanto tempo andremo avanti in questo modo? Quanti anni dovrò trascorrere ad osservarti da lontano, memorizzando mio malgrado l’infelicità che si delinea sul tuo viso?

Sospiro a mia volta, e mi allontano silenziosamente.

Verrà un giorno in cui sorriderai felice, e potrò gioire a mia volta. Perché non sarà lui a regalarti un futuro radioso, ne sono convinto. Continuerò ad aspettare, finché non mi regalerai quel tuo raro e prezioso sorriso. La fede che ripongo nel nostro rapporto è basata su tanti momenti condivisi, ricordi d’infanzia e farfalle nello stomaco. So che supererai questo dolore per sbocciare nuovamente. Sarò lì, pronto a raccoglierti prima che tu cada, perché sei la mia felicità. Aspetterò il momento appropriato, tutto il tempo che ti sarà necessario, te lo prometto. Mi basterà un tuo sorriso per capire. Perché hai sempre avuto il dono di disarmarmi con un semplice sorriso.

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Capitolo 4
*** Et dire que je n'osais te la donner... ***


Et dire que je n’osais te la donner…

 

 

Titolo: Et dire que je n’osais te la donner… (E dire che non osavo dartela) 4/7

Autore: Coranoyume

Fandom: Vampire Knight

Personaggio/Coppia: Akatsuki Kain/Ruka Souen

Rating: PG

Prompt: Ho conservato la tua cravatta

Conteggio Parole: 425

Avvertenze: spoiler per chi non ha letto gli ultimi volumetti del manga                                    

Disclaimer: I personaggi appartengono a Matsuri Hino, io mi limito ad inventare trame per questa coppia non ancora canonizzata!

NdA: chiedo venia per la lunga assenzaaa!! In questi mesi si sono verificati drastici cambiamenti nella mia vita, tra un paio di mesi partirò per un anno all'estero, e troppe cose sono cambiate... così non riuscivo a focalizzarmi sulle fics :(  Per rimediare, vi posto sia questa che la successiva, pronte da un po' ma posticipate causa esami! Buona lettura!!

 

 

 

Dalla sera del ballo all’Accademia, Hanabusa gli nascondeva qualcosa. Lasciava in sospeso la metà delle frasi che formulava, evitava lo sguardo del capo dormitorio, saltava le lezioni…

C’era senza dubbio qualcosa che non andava. D’altro canto, Akatsuki non voleva costringerlo a confidarsi. Se lo desiderava, suo cugino sapeva sempre dove trovarlo. Fin troppo bene, ed incurante delle circostanze (il che, purtroppo, significava anche interromperlo in discussioni importanti con Ruka).

Dopo la rivolta della Night Class e l’assassinio di Shizuka Hiou, era necessario che il capo dormitorio rendesse visita al Consiglio degli Anziani. Aveva chiesto a Ichijo ed a Hanabusa  di accompagnarlo, ma quest’ultimo si era rifiutato di obbedire. Per evitare spiacevoli conseguenze, Akatsuki si era quindi offerto per sostituirlo.

Ciò che non si aspettava, quella mattina, era di incontrare Ruka.

Alle prime luci dell’alba, mentre tutti i vampiri si coricavano, lei lo aspettava nel corridoio, con in mano una cravatta.

“Tieni, almeno per stavolta vestiti adeguatamente. Non vorrai mica far vergognare il nobile Kaname?”. E si era allontanata, senza lasciargli il tempo di risponderle. Di dirle che non ricordava nemmeno più come si facesse il nodo di una cravatta –odiava indossarle-.

Così era stato costretto a ricorrere all’aiuto di Hanabusa, che, insonnolito e di cattivo umore, gli aveva fatto un nodo lento, lasciando alcuni bottoni del collo della camicia sbottonati. Non che ad Akatsuki importasse qualcosa. Le persone che desiderava impressionare si contavano sulle dita di una mano, e nessuna di loro faceva parte del Consiglio.

Tornando all’Accademia dopo aver svolto il loro compito, Kaname e Takuma si erano diretti nelle rispettive camere senza proferir parola, mentre Akatsuki aveva deviato verso il corridoio femminile, per recarsi da Ruka.

Aveva letto qualcosa di molto simile all’apprezzamento nelle iridi della giovane, quando si era presentato da lei in soprabito, la camicia abbottonata e la cravatta al collo (per quello sguardo, valeva davvero la pena fare qualche sacrificio).

Lei l’aveva fermato nel gesto di allentare la cravatta per ridargliela, “Ti dona, conservala”.

L’indomani mattina, quando si erano rivisti alla fine delle lezioni, Akatsuki le aveva porto una rosa bordeaux, la stessa tonalità della cravatta. Un pegno in cambio di un altro, chiedendosi a chi fosse mai destinata quella cravatta che Ruka gli aveva regalato. Sospettava invidiosamente qualcun altro. Fu sorpreso quando scoprì la realtà. Un regalo di compleanno, per lui. Un regalo che lei non aveva mai osato dargli, ritenendolo completamente inadatto.

Una sorpresa reciproca, poiché il giorno in cui chiese la mano di Ruka, Akatsuki indossava proprio quella cravatta.

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Capitolo 5
*** Map Of Their Feelings ***


Map Of Their Feelings

 

 

 

 

Titolo: Map of their Feelings (5/7)

Autore: Coranoyume

Fandom: Vampire Knight

Personaggio/Coppia: Akatsuki Kain/Ruka Souen

Rating: PG

Prompt: Il silenzio è il suono più forte

Conteggio Parole: 625

Avvertenze: spoiler per chi non ha letto il 10° volumetto del manga

Disclaimer: I personaggi appartengono a Matsuri Hino, io mi limito ad inventare trame per questa coppia non ancora canonizzata!

 

 

 

 

 

Notevole, davvero notevole come le cose possano cambiare.

E’ ciò che pensa Hanabusa, osservando la scena che ha di fronte a sé.

Ruka, seduta lato finestrino, Akatsuki, lato corridoio, nel treno che li riporta a casa.

Non che vederli seduti l’uno accanto all’altra sia qualcosa di speciale, fin da piccoli è sempre stato così.

L’atteggiamento di suo cugino resta costante nel tempo, accanto alla sua amata, in silenzio, attento ad ogni suo gesto.

Ma Ruka… Ruka sta cambiando. Piccoli gesti insicuri, intonazioni di voce ondulanti, e una luce nuova negli occhi.

Hanabusa pensava fosse dovuto al rifiuto del nobile Kaname. Un tentativo di nascondere il proprio dolore, che la giovane mascherava con altre distrazioni.

Ma avendola di fronte, sa che c’è qualcos’altro. Un impercettibile cambiamento che rallegrerebbe suo cugino, se solo quest’ultimo non fosse convinto di dover sempre aspettare chissà cosa.

Certo, anche Hanabusa ha sempre creduto ci sarebbe voluto un miracolo per distogliere Ruka dalla sua infatuazione per il capo dormitorio. Pur incoraggiando i sentimenti di Akatsuki, dubitava dell’esito di questo amore non corrisposto.

Ma l’inconscio non mente, e nemmeno il corpo. Dopo aver frequentato seminari e letto saggi sulla comunicazione non verbale, Hanabusa è in grado di elencare ogni segnale di corteggiamento inviato dal corpo di suo cugino. Chiunque avesse una conoscenza minima di questa scienza saprebbe farlo. Probabilmente persino chi non ne ha mai sentito parlare saprebbe intuirli.

Il corpo proteso verso di lei, la ricerca di contatto visivo, una vicinanza fisica più stretta di quanto la buona educazione consenta. O ancora l’intensità dello sguardo, le pupille dilatate, la completa attenzione che le rivolge, tutto indica l’importanza che la ragazza ha per suo cugino.

Ciò che però sorprende Hanabusa è vedere che ora Ruka riflette le posizioni di Akatsuki. Si sbilancia verso di lui per parlargli, gli sorride, orienta il proprio corpo verso il suo invece che in direzione del finestrino come è solita fare.

 

Parla con serenità del nobile Kaname, esplicita il suo desiderio di essergli accanto come amica, ma assieme a loro, non da sola. Non sembra più cercare occasioni per isolarsi con lui.

E sorride. Ruka, sempre imbronciata e triste nel suo consumarsi per un uomo che non le rivolge uno sguardo, ora sorride. Ad Akatsuki.

La sorpresa di Hanabusa aumenta col passare delle ore. Possibile che lui, acuta mente e grande osservatore, si accorga solo ora di questi cambiamenti? Benché il periodo sia stato molto intenso, il trio ha continuato a vedersi ogni giorno… possibile che Ruka stia finalmente accettando che il suo rapporto con Akatsuki travalichi i confini dell’amicizia?

 

Il viaggio continua, una leggera sonnolenza permea l’atmosfera. Quando riapre gli occhi, Hanabusa non sa cosa pensare. La giovane vampira dorme ancora, la testa appoggiata alla spalla del compagno. Akatsuki è sveglio, ma non osa fare nessun movimento brusco. Sposta con gesto leggero alcune ciocche di capelli dal viso di Ruka, che sospira.

Qualsiasi spettatore esterno vedrebbe una coppia in viaggio, senza possibilità di dubbio. Hanabusa si sente quasi di troppo. Non sa se rimanere lì, o andare nel vagone ristorante. Quando la ragazza socchiude gli occhi ed arrossisce vedendo l’intimità della posizione in cui si trova, il giovane genio si alza e scappa fuori dalla cabina.

Sa di essere il terzo incomodo, ne ha l’intima convinzione. Li lascia soli, ad osservarsi reciprocamente, i loro visi a pochi centimetri l’uno dall’altro, e quegli sguardi che rispecchiano troppi sentimenti per essere visti da un estraneo.

 

Cambiamenti positivi ed irreversibili. Forse ci metteranno un po’ di tempo per ammetterlo ed evolvere nella loro relazione, ma Hanabusa sa la conclusione.

Se suo cugino e Ruka non si mettono insieme in un futuro molto prossimo, lui è un imbecille di terza categoria in un vagone di prima classe!

 

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Capitolo 6
*** Old Habits Die Hard [but change is in the air] ***


OLD HABITS DIE HARD

[BUT CHANGE IS IN THE AIR]

 

Titolo: Old Habits Die Hard [but change is in the air]
Autore: The Dre@mer
Fandom: Vampire Knight
Personaggio/Coppia: Akatsuki Kain/Ruka Souen
Rating: PG
Prompt: Le vecchie abitudini sono dure a morire
Conteggio parole: 619
Avvertenze: spoiler fino al 70° capitolo del manga
Disclaimer: I personaggi appartengono a Matsuri Hino, io mi limito ad inventare trame per questa coppia non ancora canonizzata!

Chiedo venia per la prolungata assenza! Alcuni di voi sanno quali sono i motivi che mi hanno trattenuta, ma volevo comunque scusarmi, e ringraziare particolarmente Jill91, che nonostante l'abbia fatta aspettare per mesi è stata pazientemente in attesa! Mia cara, questo è per te :)
Per l'ultimo capitolo stavo pensando a una scena un poco più spinta, ci sono lettori a cui darebbe fastidio?

 

 

Certe abitudini si perdono difficilmente. Sono così ancorate nel nostro comportamento che si manifestano come reazioni istintive e naturali. Come quando, tornando a casa nella residenza invernale dei Souen, Ruka trattiene inconsciamente il fiato di fronte a sua madre, aspettando un richiamo che arriverà immancabilmente, perché l’altezzosa signora non tollera nessuna imperfezione… e la perfezione non è sempre raggiungibile.

Eppure Ruka sa, coscientemente, di non aver sbagliato nulla questa volta. Non è responsabile dell’abbandono della Night Class compiuto dal nobile Kaname. Ha combattuto fedelmente, fiera e priva di incertezze. Non è stata che una pedina nel gran gioco di potere intrapreso dai vertici della società vampirica e umana.

Tuttavia, non può fare a meno di chinare il capo e trattenere il respiro, come il colpevole aspetta il suo castigo.

Certi gesti sono immediati, impossibili da frenare. Come lo scatto che il suo corpo compie, nonostante la sua mente le comandi di mantenere un’apparenza calma, e la preoccupazione che le attanaglia il cuore, quando Hanabusa le annuncia che il loro capo è scomparso nel nulla, e che l’organizzazione degli hunter lo ha dichiarato pericoloso. Ma si costringe ad inspirare profondamente. Quando riapre gli occhi chiede con diplomazia ulteriori informazioni a proposito, e chiude l’argomento con un leggero sorriso, perché il nobile Kaname sa difendersi da solo, perché preoccuparsi per una persona che non la considera che una consigliera non è di nessuna utilità, perché sapere quando Akatsuki verrà a trovarla è un quesito che le sta più a cuore ora.

Sì, continua a preoccuparsi e a reagire come ai vecchi tempi, ma ha anche imparato a cambiare alcune vecchie abitudini.

Certe paure sono difficili da superare. E’ per questo che, quando Akatsuki le bacia il collo, aspettando il suo consenso per questo primo morso, Ruka è presa dal panico. Tesa come la corda di un violino, non si accorge delle lacrime che le rigano il viso. Di fronte a quegli occhi di brace, teme di rivivere il passato. Benché razionalmente sappia che ciò non accadrà, ha paura che Akatsuki non voglia più di lei, che la rifiuti dopo aver assaggiato il suo sangue. Perché questa volta neanche il suo orgoglio la salverà dall’avere il cuore infranto.

Lui sembra indovinare i suoi pensieri. Bacia ogni lacrima che sgorga, abbraccia il fragile corpo della sua amata, e le propone di morderlo, lei.

Ruka arrossisce, balbetta, evita il suo sguardo. Ma quando si decide a guardarlo negli occhi, capisce la profondità del suo intento. Akatsuki non le sta proponendo il proprio collo per rassicurarla. Non vuole morderla per scoprire il gusto del suo sangue. Non le volgerà la schiena come fece Kaname.

La sta implorando di compiere il rito che la legherà a lui per tutta l’esistenza. Il morso reciproco degli amanti.

Ed è giusto che sia lui a morderla per primo. Anche se la paura le attanaglia lo stomaco. Anche se teme il dolore. Anche se vorrebbe urlare che non è degna di lui, che è stata già presa una volta, che non può offrirgli che un collo impuro.

Tira di lato le ciocche sparse con una mano, attira a sé Akatsuki con l’altra, e si dona a lui senza indugio, sussurrando con amore il suo nome, litania che si trasforma in gemito di piacere quando il vampiro, infine, la morde.

 

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