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II - Ci si può innamorare in
un secondo?
“Se
le vostre mani sono la mia guida
non
ho paura di essere cieca
anche
per tutta la vita...”
Non oso
fissarvi troppo, né tantomeno parlarvi.
Vedo la
sala in fermento, ma non vedo voi, ve ne siete andato? Siete
fidanzato?
Dovreste
esserlo, avete più o meno la mia età, ed io sono zitella solo
per la ribellione che porto con me, l’anticonformismo.
La
tendenza all’amore universale forse.
Vi ved
nuovamente e sento il mio cuore battere.
E mi
chiedo: ci si può innamorare in un secondo?
Siete
bello più del sole.
Come
potrò proseguire la mia vita sapendo che non vorrei essere mai
fra le braccia di alcuno se non voi?
Questa
serata sarà la migliore della mia vita perché per la prima
volta qualcuno mi ha incatenata: io donna libera ed idealista.
Ma sarà
anche la peggiore... perché mi avete rubato tutto ciò che ho e
non potrò fare che sentirne la mancanza.
Mi siedo
di lato, seminascosta da tutti, sconvolta, sconvolta da questa
nuova emozione che mi avete inconsapevolmente provocata.
Fra mille
titoli nobiliari, io non ne posseggo nemmeno uno... non so
perché ho accettato di venire quando il governatore delle terre
di mio padre mi ha invitata a questo ballo... forse per non
dispiacergli...
È un
brav’uomo quello, il Signor Crossford, con un cuore grande,
molto più grande del titolo che ha...
Le mie
unghie non sono curate, io solitamente lavoro nei campi.
Nelle
vostre vene scorre sangue blu, si vede da come vi atteggiate, a
come vestite...
Mi sembra
di avervi già incontrato... ma non ricordo dove...
Forse è
impossibile.
Ma, ora
noto... nemmeno voi ballate.
Forse non
siete fidanzato.
No, non
dovrei nemmeno pensare a voi.
Vi perdo
di vista e mi convinco che è meglio così, almeno lo strazio del
mio cuore sarà meno forte.
Qualcuno
mi tocca la spalla come per chiamarmi: strano qui non conosco
nessuno.
Annie non
è potuta venire ma il signor Crossfort ha insistito perché
venissi lo stesso qui.
Mi volto
e vorrei cortesemente chiedere “Sì?”
Ma non
posso farlo. Ne ho perso la facoltà.
Siete voi.
E io sono muta.
“Signorina...?”
dite
Riesco ad
articolare il mio nome, il mio cognome rivelerebbe in modo
imprudente le mie origini, e sono certa che nessuno qui
approverebbe.
Nemmeno
voi probabilmente.
“Marie”
Annuite.
Avete due stupendi occhi castano scuro.
I vostri
capelli dello stesso colore stanno naturalmente ordinati al loro
posto.
“Posso
chiedervi di concedermi questo ballo?”
Trattengo
il respiro.
Voi mi
state guardando solamente: sorridendo.
“Ma
certo... Signore” rispondo... e mi accorgo che non conosco
il vostro nome.
Mi
porgete la mano, una mano calda.
E io
spero voi non notiate le screpolature del freddo sulle mie.
E in un
ballo dolce... e nella confusione dei miei pensieri seguo solo il
suono per sapere come muovermi e non mi curo di nient’altro.
Ballo con
gli occhi chiusi.
Se le
vostre mani sono la mia guida non ho paura di essere cieca anche
per tutta la vita.
La musica
finisce: apro gli occhi e vi sorrido.
Sciolgo
le mie mani dalle vostre così calde e nobili... vedo che intorno
a noi si è formato un cerchio di persone che ci guardano.
“Ballate
divinamente, Marie”
Vi faccio
un goffo inchino e ringrazio balbettando.
Devo
assolutamente uscire dal centro dell’attenzione.
Non avrei
mai dovuto ballare con voi.
Devo
uscire, chiamare il cocchiere del signor Crossford e farmi
accompagnare a casa.
Vedo che
voi mi cercate con lo sguardo, ma non posso, non posso proprio
farmi trovare: esco dalla villa e mi avvio all’esterno, dove
subito il cocchiere mi riconosce e si avvicina.
“Tornate
già a casa Signorina?” mi chiede affabile.
Annuisco:
“Festa meravigliosa, ma sono un poco stanca” mento.
Entro
nella carrozza , è tutto buio lì dentro e quasi mi rilasso...
il rumore ritmico degli zoccoli dei cavalli sul sentiero sterrato...il
vento...
Un
ricordo appare vivido nella mia mente: siete voi... ma... portate
un altro abito...no... stavo ricordando meglio...
Non posso
più trattenerle le calde lacrime, che scendono sulle mie gote
ruvide...
Voi siete
il figlio del re...
Ed io ho
ballato con voi...
Come ho
potuto accettare...e non ricordare...
Vostro
padre odia i poveri e se potesse troverebbe un modo di
cancellarli dal suo regno.
Se voi...
mi doveste rivedere, spero non mi riconosciate... o non ne
facciate parola con vostro padre, vene prego.
Vent’anni
sono troppo pochi per accettare di vivere il resto della vita in
una cella, morire, o essere esposta al pubblico ludibrio.
Siamo
arrivati. Ringrazio gentilmente Il cocchiere augurandogli buon
ritorno.
Mi
asciugo le lacrime ed entro in casa cercando di non fare rumore...
anche se mamma avrebbe voluto restare sveglia ad attendermi, sono
sicura che è crollata...normale, dopo una giornata di lavoro.
Nella mia
stanza solo silenzio.
Pessima,
pessima idea questa serata.
Ripongo
gli abiti da sera al loro posto.
Infilo la
vestaglia e infilandomi nel letto mi copro fin sopra la testa con
le coperte di lana.
L’unica
cosa in grado di scaldare in questa casa di campagna.
Voi mi
avete derubata, penso mentre perdo coscienza e il sonno mi
trascina, voi mi avete derubata del mio cuore.
*fine*
Angolo della
scrittrice:
Scusate se l’altra volta vi sono
sembrata un po’ patetica nel chiedere sostegno, ma il fatto
è che mi sentivo un po’ depressa...
Ho postato appena ho potuto.
Grazie per le 27 visite ricevute.
Grazie a GinevraLovesArmand
che ha messo la storia fra le seguite.
Grazie a Synie
che ha messo la storia fra le preferite (ci si sostenta fra
scrittrici eh... grazie davvero...).
GinevraLovesArmand:
grazie per la fiducia accordatami... *_* Spero di non avere
deluso le tue aspettative.
ThePirateSDaughter:
grazie per aver letto e recensito anche questa storia, i tuoi
commenti sono sempre ben accetti...=)
Fabiola
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