Cercami in un sogno...

di Beeble
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Parla Amore ***
Capitolo 2: *** II - Ci si può innamorare in un secondo? ***
Capitolo 3: *** III - Può l’oceano avere dimora in un paio d’occhi? ***
Capitolo 4: *** IV - Ore 7.00 ***
Capitolo 5: *** V - Ricerca ***
Capitolo 6: *** VI - Spiraglio di luce ***
Capitolo 7: *** VII - Ore 8.00: Corte Reale ***
Capitolo 8: *** VIII - Volti e catene ***
Capitolo 9: *** IX - Tocco d'artista ***
Capitolo 10: *** X - Gocce di dubbi ***
Capitolo 11: *** XI - Scelte ***
Capitolo 12: *** XII – Incosciente ***
Capitolo 13: *** XIII - Scoperte ***



Capitolo 1
*** I - Parla Amore ***


Cercami in un sogno…

 

Cercami in un sogno…

 

 

I - Parla Amore

 

“Cercami in un sogno perché non potrei essere altrove,

o almeno così credo…”

 

 

Due giovani.

 

Due segreti.

 

L’irruzione dell’Amore.

 

 

L’Amore non ha forma, se non la mia,

l’Amore non ha voce, se non la vostra,

l’Amore non conosce rimedio né medicina

se non il Tempo.

L’amore è uno spirito libero

che vaga nel mondo,

scorrendo attraverso tutti

e rinnovandosi attraverso Dio.

Innamorarsi invece è come sognare.

Come la Luce che incontra il Buio,

e la Luna che si fonde al Sole.

È l’irruzione in una sfera di cui avevate,

- avevate -

il controllo.

Ed ora che sono giunto

Mi ascolterete,

sottostarete alle mie leggi,

perché non c’è umano che possa

- e voglia -

sfuggirmi.

E implorerete la mia pietà urlando:

“Se la mia tortura è una carezza,

torturami, mio Sole;

se la mia morte è il calore delle tue braccia

uccidimi, presto!

Se la mia punizione è tenerti per mano,

ti darò sempre un motivo per riceverla.

Ed infine se la mia colpa sarà un tuo bacio:

io sarò

eternamente

colpevole di amarti.”

E ora vi lascio a chi narrerà

delle mie imprese, non la più ardua,

ma di certo una delle più vere,

sofferte e, perché no,

magica...

 

- Introduzione redatta da ‘Amore’ -

 

 

Angolo della scrittrice:

Se vi ispira scrivetemelo, vi prego…

Anche solo un piccolo ‘prosegui’ … ho bisogno del vostro sostegno lettori!! …

Ho già pronti i prossimi due capitoli scritti ancora a mano…

Grazie già in anticipo…

 

Fabiola

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Capitolo 2
*** II - Ci si può innamorare in un secondo? ***


Pagina normale senza titolo

 

II - Ci si può innamorare in un secondo?

 

 

“Se le vostre mani sono la mia guida

non ho paura di essere cieca

anche per tutta la vita...”

 

 

 

Non oso fissarvi troppo, né tantomeno parlarvi.

Vedo la sala in fermento, ma non vedo voi, ve ne siete andato? Siete fidanzato?

Dovreste esserlo, avete più o meno la mia età, ed io sono zitella solo per la ribellione che porto con me, l’anticonformismo.

La tendenza all’amore universale forse.

Vi ved nuovamente e sento il mio cuore battere.

E mi chiedo: ci si può innamorare in un secondo?

Siete bello più del sole.

Come potrò proseguire la mia vita sapendo che non vorrei essere mai fra le braccia di alcuno se non voi?

Questa serata sarà la migliore della mia vita perché per la prima volta qualcuno mi ha incatenata: io donna libera ed idealista.

Ma sarà anche la peggiore... perché mi avete rubato tutto ciò che ho e non potrò fare che sentirne la mancanza.

Mi siedo di lato, seminascosta da tutti, sconvolta, sconvolta da questa nuova emozione che mi avete inconsapevolmente provocata.

Fra mille titoli nobiliari, io non ne posseggo nemmeno uno... non so perché ho accettato di venire quando il governatore delle terre di mio padre mi ha invitata a questo ballo... forse per non dispiacergli...

È un brav’uomo quello, il Signor Crossford, con un cuore grande, molto più grande del titolo che ha...

Le mie unghie non sono curate, io solitamente lavoro nei campi.

Nelle vostre vene scorre sangue blu, si vede da come vi atteggiate, a come vestite...

Mi sembra di avervi già incontrato... ma non ricordo dove...

Forse è impossibile.

Ma, ora noto... nemmeno voi ballate.

Forse non siete fidanzato.

No, non dovrei nemmeno pensare a voi.

Vi perdo di vista e mi convinco che è meglio così, almeno lo strazio del mio cuore sarà meno forte.

Qualcuno mi tocca la spalla come per chiamarmi: strano qui non conosco nessuno.

Annie non è potuta venire ma il signor Crossfort ha insistito perché venissi lo stesso qui.

Mi volto e vorrei cortesemente chiedere “Sì?”

Ma non posso farlo. Ne ho perso la facoltà.

Siete voi. E io sono muta.

“Signorina...?” dite

Riesco ad articolare il mio nome, il mio cognome rivelerebbe in modo imprudente le mie origini, e sono certa che nessuno qui approverebbe.

Nemmeno voi probabilmente.

“Marie”

Annuite. Avete due stupendi occhi castano scuro.

I vostri capelli dello stesso colore stanno naturalmente ordinati al loro posto.

“Posso chiedervi di concedermi questo ballo?”

Trattengo il respiro.

Voi mi state guardando solamente: sorridendo.

“Ma certo... Signore” rispondo... e mi accorgo che non conosco il vostro nome.

Mi porgete la mano, una mano calda.

E io spero voi non notiate le screpolature del freddo sulle mie.

E in un ballo dolce... e nella confusione dei miei pensieri seguo solo il suono per sapere come muovermi e non mi curo di nient’altro.

Ballo con gli occhi chiusi.

Se le vostre mani sono la mia guida non ho paura di essere cieca anche per tutta la vita.

La musica finisce: apro gli occhi e vi sorrido.

Sciolgo le mie mani dalle vostre così calde e nobili... vedo che intorno a noi si è formato un cerchio di persone che ci guardano.

“Ballate divinamente, Marie”

Vi faccio un goffo inchino e ringrazio balbettando.

Devo assolutamente uscire dal centro dell’attenzione.

Non avrei mai dovuto ballare con voi.

Devo uscire, chiamare il cocchiere del signor Crossford e farmi accompagnare a casa.

Vedo che voi mi cercate con lo sguardo, ma non posso, non posso proprio farmi trovare: esco dalla villa e mi avvio all’esterno, dove subito il cocchiere mi riconosce e si avvicina.

“Tornate già a casa Signorina?” mi chiede affabile.

Annuisco: “Festa meravigliosa, ma sono un poco stanca” mento.

Entro nella carrozza , è tutto buio lì dentro e quasi mi rilasso... il rumore ritmico degli zoccoli dei cavalli sul sentiero sterrato...il vento...

Un ricordo appare vivido nella mia mente: siete voi... ma... portate un altro abito...no... stavo ricordando meglio...

Non posso più trattenerle le calde lacrime, che scendono sulle mie gote ruvide...

Voi siete il figlio del re...

Ed io ho ballato con voi...

Come ho potuto accettare...e non ricordare...

Vostro padre odia i poveri e se potesse troverebbe un modo di cancellarli dal suo regno.

Se voi... mi doveste rivedere, spero non mi riconosciate... o non ne facciate parola con vostro padre, vene prego.

Vent’anni sono troppo pochi per accettare di vivere il resto della vita in una cella, morire, o essere esposta al pubblico ludibrio.

Siamo arrivati. Ringrazio gentilmente Il cocchiere augurandogli buon ritorno.

Mi asciugo le lacrime ed entro in casa cercando di non fare rumore... anche se mamma avrebbe voluto restare sveglia ad attendermi, sono sicura che è crollata...normale, dopo una giornata di lavoro.

Nella mia stanza solo silenzio.

Pessima, pessima idea questa serata.

Ripongo gli abiti da sera al loro posto.

Infilo la vestaglia e infilandomi nel letto mi copro fin sopra la testa con le coperte di lana.

L’unica cosa in grado di scaldare in questa casa di campagna.

Voi mi avete derubata, penso mentre perdo coscienza e il sonno mi trascina, voi mi avete derubata del mio cuore.

 

*fine*

 

 

Angolo della scrittrice:

Scusate se l’altra volta vi sono sembrata un po’ patetica nel chiedere sostegno, ma il fatto è che mi sentivo un po’ depressa...

Ho postato appena ho potuto.

Grazie per le 27 visite ricevute.

Grazie a GinevraLovesArmand che ha messo la storia fra le seguite.

Grazie a Synie che ha messo la storia fra le preferite (ci si sostenta fra scrittrici eh... grazie davvero...).

GinevraLovesArmand: grazie per la fiducia accordatami... *_*  Spero di non avere deluso le tue aspettative.

ThePirateSDaughter: grazie per aver letto e recensito anche questa storia, i tuoi commenti sono sempre ben accetti...=)

Fabiola

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Capitolo 3
*** III - Può l’oceano avere dimora in un paio d’occhi? ***


 (Quando trovate l’asterisco * se vi va ascoltate questa musica al pianoforte http://www.youtube.com/watch?v=so6ExplQlaY&feature=related  è quella che mi sono immaginata per quella scena)

 

III - Può l’oceano avere dimora in un paio d’occhi?

 

“Voltatevi ancora, per favore…

i vostri occhi blu…

 devo rivederli.”

 

Sono stufo di andare a feste dove la ente mi fa grandi inchini e le donne di alto rango fanno a gara per ballare con me .

Ma non provo nulla per nessuna.

Stasera sto andando ad un ballo di paese, mio padre, il re, naturalmente non lo sa.

Ho detto che sarei andato in un salotto di nobili a discutere della crescita dei prezzi dei cavalli di razza.

La carrozza si ferma, c’è un po’ di vento.

Qui dovrei essere al sicuro, nessuno che mi riconosce, in fondo non ho mai fatto delle vere uscite pubbliche.

Scendo dalla carrozza: Bernard il cocchiere mi strizza l’occhio.

È sempre stato come il mio fratello maggiore, oltre ad essere il mio cocchiere, maggiordomo e consigliere.

Ma soprattutto è un amico speciale: l’unico confidente del mio più grande segreto.

Sono vestito elegantemente, ma non troppo, non vorrei che facessero troppi inchini o mi guardassero troppo.

Per una sera vorrei essere libero di ballare con chi mi pare… o anche di non ballare.

Di parlare con tutti o con nessuno.

Senza formalismi e futili discorsi di circostanza.

Entro: un uomo all’uscio mi rivolge un saluto ed io ricambio gentilmente.

Cammino per le varie sale: prima quella dove tutti dialogano, la seconda dove è allestito un piccolo buffet.

E poi la sala che preferisco: quella da ballo.

Molti già ballano così decido di aspettare il prossimo ballo… anzi ballerò solo se vedrò una donna … ‘adatta’.

Finisce il ballo ed anche il successivo, ma ancora niente.

Inizia una delicata musica al pianoforte: chi suona è una donna piuttosto abbondante.

È stupenda l’ondata di emozioni che la composizione di tali note provoca in me *.

Devo trovare una donna per danzare.

Alzo lo sguardo speranzoso di vederne una.

Ma no, io non voglio una donna, io voglio la mia donna per questa serata.

 

Vedo i vostri occhi sfuggirmi appena li vedo.

Sento qualcosa di caldo invadermi dentro, i polmoni, il cuore, lo stomaco.

Voltatevi ancora, per favore… i vostri occhi blu… devo rivederli.

Senza pensieri, mente svuotata, mi avvicino a voi e sfioro appena la vostra spalla per chiamavi.

Mi sembra che la seta del vostro vestito lasci una bruciatura sulle mie dita.

Ora lo so dal vostro sguardo: non vi aspettavate nessun invito stasera.

“Signorina...?”

 Marie” rispondete dopo qualche secondo.

Annuisco e sento che non scorderò mai il vostro nome.

Mi guardate seguendo ogni particolare del mio volto.

“Posso chiedervi di concedermi questo ballo?” chiedo sorridendovi.

 “Ma certo... Signore”

E nel mio cuore c’è esultanza, ma non solo… è qualcosa di sconosciuto… un sentimento a cui non so dare un nome, un sentimento a cui forse, ho paura di dare un nome…

E quando afferrate le mie mani mi sembra di percepire le vostre emozioni: stupore, incertezza, paura.

E si fa spazio in me una domanda: esiste, nel mondo, un’anima che ci completa come fanno la luna ed il sole, il cielo e il mare…

Le vostre mani non sono le più lisce che io abbia mai toccato, ma voi stringete le mie senza certezza ma con fiducia.

E io vi conduco senza timori nel ballo.

Chiudete gli occhi: volete davvero che il mio cuore smetta di battere e sia vostro prigioniero per sempre?

Siete stupenda: dal più piccolo capello fuori posto, alla punta delle vostre scarpe nuove.

Che siete nobile l’ho capito, Marie.

Sento che iniziate a non seguire solo me, ma anche la musica, la musica che viene da dentro e ballate divinamente…

Ve lo dirò dopo.

Mi accorgo che balliamo in modo così originale eppure allo stesso modo aggraziato ed in perfetta sincronia che tutti guardano solo noi.

Il suono del piano pian piano si affievolisce.

Sciogliete l’intreccio delle vostre mani con le mie.

Fate un inchino e vi allontanate frettolosamente.

 

Dove andate.

Ho bisogno di voi.

Di sentire ancora la vostra voce, di imprimerla nel cuore…

…il vostro volto lo conosco già a memoria…

Con lo sguardo passo in rassegna tutta la sala che inizia di nuovo a ballare.

Siete fuggita.

Sarò costretto ad inseguirvi…

Riesco ad uscire appena in tempo per vedere che salite sulla vostra carrozza.

Oh, Dio, che devo fare.

Fisso in alto, il cielo… c’è la luna…

 

È il momento di fare ciò che finora è stato solo divertimento e segreto assoluto.

 

Cerco un luogo buio, nei pressi dell’edificio.

Lo trovo.

Mi sfilo la giacca e la camicia e con cura le piego e le poso in terra… speriamo che non piova.

Poi ne avrò di nuovo bisogno…

Fa un po’ freddo, ma c’è di peggio.

 

Chiudo gli occhi e apro le braccia.

Sento la ormai familiare sensazione di formicolio sulla parte alta della schiena.

Mi rannicchio su me stesso per prendere forza.

 

Scatto su e mi libro nell’aria.

 

Le ali nere come la pece alla ricerca della dolce catena che ha imprigionato tutto me stesso.

Anche quello che non vorrei essere, ma senza dubbio sono.

 

 

 

*fine*

 

 

Angolo dell’autrice:

 

Io non credo nel colpo di fulmine, e non so bene se credo che nel mondo una persona perfetta per ognuno di noi, o comunque se non perfetta, con cui ci completeremmo a vicenda…

Comunque in questa storia mi piace credere che sia successo qualcosa di simile fra lui (che vi svelo chiamarsi Sebastian) e Marie.

E ora la risposta alle recensioni:

Grazie a GinevraLovesArmand per il sostegno e la positività che mi hai dato…

So che non dice molto, ma introduce al mistero…

 

Alla prossima,

Fabiola

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Capitolo 4
*** IV - Ore 7.00 ***


IV - Ore 7.00

 

“...il giorno in cui scoprii che non eravate

come vostro padre...”

 

 

Mi alzo cercando di radunare tutte le mie forze per iniziare questa nuova dura giornata di lavoro.

Sono le sette di mattina e io sto già preparando quello che mia madre metterà sul fuoco per il pranzo dato che lei e mio padre sono già al lavoro nei campi da un paio di ore.

Io invece parto fra poco per essere alle otto e mezza a casa del signor Crossford...il sabato e la domenica lavoro come sostituta domestica, solo che la domenica inizio alle nove così ho il tempo di prendere parte alla Messa.

Dovrò ricordarmi anche di ringraziarlo per la festa di ieri sera... e anche ringraziare -ancora- Annie (la figlia del Signor Crossford, nonché mia migliore amica)  delle scarpe nuove che mi ha regalato per il mio diciottesimo compleanno.

Indosso il mio fedele cappello dalla larga tesa e mi incammino a piedi verso la casa del signor Crossford che dista circa un'ora dalla mia.

E intanto che cammino penso a voi.

Sì, posso concedermi una sosta.

Cerco di razionalizzare: voi siete il figlio del re di Francia, dunque cosa ci facevate ad una piccola festa di paese?

E soprattutto prima di essere ufficialmente entrato in società?

E ancora, senza uno stuolo di seguito e servi reali?

Cerco una risposta ma non la trovo.

E continuo a pensare...

Riaffiora chiaro nella mia mente il ricordo del giorno in cui vi vedei la prima volta.

Il giorno in cui scoprii che non eravate come vostro padre.

 

“...Camminavo per il mercato di Parigi...compravo alcune sementi in cambio di frutta e verdura che avevo portato con me grazie a Grom, il nostro asino, in un piccolo carro dai nostri campi.

Sentii le trombe suonare.

Era solo la vostra passeggiata giornaliera.

Camminavate come un re e vi atteggiavate come tale.

Una donna grido 'Al ladro! Al ladro!'. Tutto il mercato fu subito in subbuglio.

I furti (di viveri più che di denaro) non erano eventi rari né troppo straordinari, ma il fatto che il figlio del re fosse lì ne faceva un evento degno di attenzione.

Voi faceste un cenno con la mano alle vostre guardie che velocemente individuarono, inseguirono e bloccarono il ladro.

E lo portarono da voi.

Era spaventatissima mentre una guardia la teneva stretta per un polso.

Era una ragazzina di dodici anni che più che vestiti portava addosso degli stracci.

Aveva in mano un paio di mele.

Il re avrebbe ordinato senza nemmeno guardarla di rinchiuderla in prigione.

Nel vostro sguardo invece c'era un velo di dolcezza.

Vi abbassate piegando le ginocchia e la guardate negli occhi.

Non riuscii a sentire cosa le diceste.

La bambina corse alla bancarella della donna che aveva gridato e le restituì le sue due mele.

Poi si voltò verso di voi vi fece un breve inchino e si allontanò correndo...”

 

Non c'era mai stato così tanto silenzio come mentre attraversaste il mercato quel giorno.

E non si era mai parlato tanto nemmeno del re come dopo che voi ve ne andaste quel giorno.

 

É bello sapere che voi siete diverso da vostro padre.

Perché anche io in fondo mi sento diversa... anzi lo sono... da tutti.

Annie lo sa... lei mi ha salvata dalla pazzia ascoltandomi e aiutandomi quando la prima volta...

 

Oh, sono arrivata...

 

Tiro la cordicella per far suonare il campanello, mi apre una giovane donna della servitù che saluto.

C'è tutta la casa (o meglio villa) da portare all'ordine, preparare la tavola e anche da mangiare per il pranzo e la cena.

Mi dirigo verso lo scantinato dove c'è tutto il necessario: scopa, stracci e secchio.

Lì in un angolo ripongo anche il mio copri-spalle e il cappello.

Mi tiro su le maniche ed inizio di buona lena quell'intensa giornata di lavoro.

 

Angolo dell’autrice:

 

Grazie per le due recensioni ricevute... a cui rispondo molto volentieri

Grazie a GinevraLovesArmand che non manca mai! Mi spiace non aver potuto proseguire con Sebastian ma i capitoli sono alternati uno per ciascuno, spero comunque che questo capitolo non ti abbia annoiato =)

 

Grazie a Hibernia per la recensione super-caricante, per i complimenti... ma soprattutto per la tua amicizia di cui  non saprò mai ringraziarti abbastanza.

 

Scrivete pure impressioni positive e negative e consigli,

a presto (spero),

Fabiola

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Capitolo 5
*** V - Ricerca ***


V - Ricerca

 

“...non mi interessa da che famiglia provenite

né quanti soldi possedete,

ho visto qualcosa nei vostri occhi,

ho sentito qualcosa sulla vostra pelle...

e non vi lascerò scappare via di nuovo, statene certa...”

 

 

Con grazia plano sul lato di casa vostra (o almeno credo e spero che sia questa) che mi sembra più buio.

Anche se a dire il vero, qui tutto è piuttosto buio... ma non mi preoccupo, io ci vedo benissimo an­che così.

Inspiro e sento le ali ripiegarsi e poggiarsi leggere lungo la mia schiena e poi giù fino al ginocchio.

Non credo che sia il caso di rischiare che qualcuno le veda, ma nemmeno di farle sparire del tutto.

Ma non mi distraggo un momento di più con i miei pensieri: vi guardo scendere dalla carrozza ed entrare in casa.

Così, persa la possibilità di vedervi davvero di nuovo per questa sera, mi rassegno e mi guardo in­torno.

É una casa di campagna, circondata da campi e vari frutteti.

Marie.

Mi chiedo: “Cosa ci faccio qui?”

Guardo la luna... è ancora alta nel cielo, meglio.

C'è anche abbastanza vento ma sul mio torso nudo l'aria scorre senza provocarmi alcun brivido.

Il figlio del re, cosa ci fa con due ali, davanti alla casa di una contadina?

Scaccio questi pensieri, non mi interessa da che famiglia provenite né quanti soldi possedete, ho vi­sto qualcosa nei vostri occhi, ho sentito qualcosa sulla vostra pelle... e non vi lascerò scappare via di nuovo, statene certa.

 

Vi rivolgo un inchino per salutarvi anche se non mi potete vedere.

Poi prendo lo slancio e volando alto cerco il castello che vedo e punto.

Prima passo a prendere i vestiti però.

 

***

 

“Ho detto a suo padre che era a letto” mi informa Bernard appena atterro sulla terrazza della mia stanza.

“Grazie”dico un po' ansante; l'ultima parte del viaggio è stata piuttosto dura poiché dovevo volare controvento.

“Aveva semplicemente voglia di farsi un giro?” chiede

“Smettila di darmi del voi Bern! Quante volte te lo devo dire?” rido.

“Capiscimi... faccio fatica...” mi sorride.

Gli batto una mano sulla spalla.

“In un certo senso sì, avevo una preda che valeva la pena almeno inseguire”

 

[ehi...dico a voi che leggete... non fatevi strane idee e me non piace mangiare le fanciulle né succhiargli il sangue chiaro?!?!”]

“Una preda di che tipo?” si incuriosisce.

Mi accorgo di avere ancora le ali fuori, anche se ripiegate, e i vestiti in mano... così mi sforzo e ritiro completamente le ali e mi infilo la camicia... può bastare per apparire più normale.

“Una donna” rispondo.

Ora sento che fuori fa abbastanza freddo così faccio cenno a Bern che entriamo nella mia stanza.

Vedo la curiosità e forse anche un po' la voglia di prendermi in giro nei suoi occhi.

Bern mi porge la mano per prendere la giacca da sera che ho ancora fra le mani.

Gli lancio uno sguardo falsamente severo e poso la giacca con cura sull'appendiabiti da camera.

“Allora?” mi incita a raccontare.

Mi siedo su una poltrona facendo cenno a lui di accomodarsi sull'altra.

Almeno mio padre di notte non piazza sentinelle ovunque.

Una volta per un

“L'ho vista e ho ballato con lei...lei...ha qualcosa di speciale” non potrei spiegare.

“E le sei svolazzato dietro?” chiede scherzando Bern.

Annuisco “Senza farmi vedere, ovvio...” chiarisco.

“Allora... chi è?” mi chiede, credo aspettandosi di conoscerla.

Marie” rispondo mentre i vostri occhi, i vostri occhi blu irrompono dentro di me.

Oh, no, il figlio del re...queste parole mi giungono come se le aveste dette voi, d'improvviso, incredibile.

Eppure voi non l'avete detto, voi non lo sapete, ne sono certo... forse sono solo le mie paure che mi portano a pensare a tutto ciò...

Il mio cuore inizia ad accelerare: non mi sono mai sentito così in ansia.

Sebastian” mi richiama alla realtà il mio amico.

“Scusa” dico fingendo di essere stato solo sovrappensiero, cosa che spero,anche.

“Buona fortuna...” mi dice.

Non capisco... “Per cosa...?” chiedo stupito.

“Per via di tuo padre, datosi che la tua lei non ha origini nobili” ridacchia lui.

“Come...” inizio io...

“Non sono ancora cieco” sorride.

“Sei davvero un mago” gli dico...ovvio che il mio migliore amico mi sappia leggere in volto quello che mi succede...

Ora ride davvero “parla l'angelo della notte?” mi chiede.

Gli arriva un pugno sulla spalla e ci mettiamo a ridere entrambi.

Poi ci salutiamo, sapendo che domani mattina sarà di nuovo lo stesso teatro: lui mi darà del 'lei' ed io non lo tratterò troppo bene.

Non so mai come scusarmi con lui di questo, ma lui dice che non ha importanza, che è una cosa da niente e sa che lo faccio perché devo.

Mi stendo sul letto, sopra il morbido piumino in seta rossa dalla Cina, e mi accorgo di star pensando  di nuovo a voi.

Com'è possibile? L'idea di non potervi più rivedere mi assale e come prima anche l'ansia ritorna.

Troppi pensieri, troppi dubbi, troppi avvenimenti per un giorno solo… domani sarà ugualmente una giornata impegnativa…

Meglio che ora io riposi..

 

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Capitolo 6
*** VI - Spiraglio di luce ***


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VI – Spiraglio di luce

 

“..nulla,

 nulla a parte il principe...”

 

Passo il piano superiore della tenuta dei Crossford con panno bagnato e scopa.

Apro con attenzione tutte le porte che danno sul corridoio per pulirle.

Dentro ovviamente non posso portare il cappello.

Porta dello sgabuzzino. Rimetto sui ripiani alcune cose che sono state riposte per terra.

Guardaroba. Spolverare spolverare ripiani e ante degli armadi, gli specchi e poi il pavimeno.

Camera dei coniugi Crossford. Rifaccio il letto e spolvero mobili, comodini e appendiabiti, poi pulisco per terra.

Tutto nella penombra.

Camera di Annie, entro sicura.

Un raggio di sole mi colpisce gli occhi.

“Maledizione!” impreco.

Solita sensazione di mente svuotata e poi la prima visione.

 

...due ali nere si stagliano nella notte, due ali molto grandi, appena illuminate dalla luna…molto belle...

 

Bianco, cambia la scena.

 

...un ambiente esterno, soleggiato... un uomo parla fra sé e sé...riesco a metterlo a fuoco ed il cuore mi balza nel petto...parla piano, sottovoce... “Devo trovare il modo di rivederla...”...

 

Tutto vuoto, un bianco quasi accecante...

 

...qualcuno urla... ed è straziante…urla indistinte…

Poi una voce maschile: “Lasciatela! Non potete padre! Lasciatela andare!”

 

Se lo sentiva, queste grida l’avrebbero perseguitata per un bel pezzo.

 

E riprendo conoscenza a terra, in un bagno di sudore.

Maledizione, maledizione!

Ogni volta così.

Il signor Crossford mi caccerà.

“Scusa... scusa… me ne sono proprio scordata…” mi sussurra una voce femminile all’orecchio.

“Non scusarti…” sussurro.

Poi realizzo tutto e il mio volto esprime i mille dubbi che mi assillano e la confusione che riempie i miei pensieri.

“Qualcosa di brutto?” bisbiglia Annie.

Annuisco.

Mi viene da rimettere ma non credo che sia il caso…

Annie comprende un po’ la situazione e chiude la porta della sua camera aiutandomi ad alzarmi e sedere sul suo letto.

Ora siamo al sicuro.

Guardo la mia amica con uno sguardo un po’ vacuo.

Nella penombra io ci vedo benissimo.

“Ho visto due ali nere nella notte… molto grandi…” inizio

Se la faccenda non mi sembrasse così seria riderei della faccia stupita con la bocca spalancata di Annie.

“Poi un uomo…” panico completo… non posso dire alla mia amica che ho ballato con il figlio del re… non posso… anzi, io non ballo mai con nessuno di solito… decido che eviterò di dirlo… “…un uomo diceva ad un altro che doveva rivedere qualcuno…”

La sua faccia esprimeva sconcerto, come la mia.

Questa volta davvero nulla, nulla a parte il principe.

Sì, nulla a parte il principe.

“Poi sentivo qualcuno urlare, urlare… che lasciassero andare qualcuno…”

Chiudo gli occhi.

Sono stanca, davvero molto stanca.

Finisco i lavori e me ne torno a casa…

“Ehi… hai qualche idea su cosa tutto ciò possa significare?” mi domanda Annie riscuotendomi dai miei pensieri…

“No” non mento… e scuoto il capo riflessiva… “No…”

Odio queste visioni e odio il sole in questo momento.

Chiederò al signor Crossford di lavorare la sera.

Dico ad Annie che devo finire di lavorare ed esco dalla sua stanza… e riprendo da dove avevo lasciato il lavoro.

 

Grazie a Synie per il suo commento ‘sprint’!!

Spero che continui a seguirmi….

 

Grazie alle 10 persone che hanno letto il precedente capitolo

 

Grazie ancora a Synie che ha la mia storia fra le preferite e Aya_Black e GinevraLovesArmand che ce l’hanno fra le seguite.

 

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Capitolo 7
*** VII - Ore 8.00: Corte Reale ***


VII – Ore 8.00: Corte Reale

 

“…Se non basterà ancora vi troverò.

Statene certa …”

 

Stamattina equitazione e poi pittura.

Per lo meno avrò qualcosa a cui pensare: voi.

Non è che sono ossessionato... o forse sì... un po'...

D'un tratto mi viene l'ispirazione per scrivere una poesia...

Metto la mano in tasca e, scostando l'orlo della giacca che arriva a mezza coscia prendo il mio taccuino.

Lo sfoglio fino a giungere alla prima pagina vuota; una ventata fresca mi giunge sul viso... sorrido.

Passano i miei schizzi col carboncino, del mio cavallo, di Bernard, di un tramonto...

Qualche poesia con parecchie cancellature.

Pagina vuota.

Mi appoggio alla staccionata.

E tutto ciò che ho dentro come la corrente di un fiume scivola nella mia mano, sulle mie dita, fino alla punta del carboncino che lascia delicatamente una sua parte su quella fine grana bianca.

 

Solco le stelle per raggiungervi

e vi penso mentre cavalco,

vi penso mentre dipingo

e vi penso mentre scrivo

questa poesia...

ed esce il sole.

La pazzia è la più dolce

malattia:

che mi porti via

se amare è follia.

E ora vi penso

e se non basterà,

di nuovo vi inseguirò.

 Se non basterà ancora

vi troverò.

Statene certa.

 

Mi accorgo che ho bisogno di prendere aria, nei polmoni; ho trattenuto il respiro fino ad ora...

Rintasco taccuino e carboncino.

Guardo l'orologio agganciato alla mia cintura.

Sono ancora in perfetto orario per la lezione di equitazione. Meglio così.

Entro nella stalla e saluto l'insegnante con un inchino formale, lui ricambia.

Eccolo lì, il mio cavallo nero come la notte, nero come la pece, nero come le mie ali...

Salgo in sella senza indugio, vado a cavallo da quando avevo sei anni e ormai io e Jean François siamo cresciuti insieme praticamente.

Ormai Karl, l'insegnante mi da solo qualche piccola dritta.

Parto al trotto perché Jean si abitui, poi partiamo al galoppo per la campagna... è una sensazione unica e i miei capelli, non troppo lunghi stanno tutti indietro...

Quasi come volare, è strano ma, penso se a voi piace cavalcare e se a voi piacerebbe volare...

Che pensieri assurdi...

Sento di essere sempre diviso in due nel mio intimo: una parte è il re che c'è in me, potente, costrittore, violento, senza pietà.

L'altra parte odia questa prima e viceversa.

La seconda è la persona che c'è in me, sensibile, umile se necessario, indulgente e che cerca di non ricorrere alla violenza.

La seconda parte di me entra in contrasto anche con mio padre: “...come può essere un buon re indulgente?” mi sgrida sempre...

Non è un cattivo uomo ma i suoi padri gli hanno insegnato ad essere così come lui è e lui lo insegna a me.

Io non voglio essere un re come lui e se dovessi diventare come lui non vorrei diventare re.

 

***

 

Sono accaldato, nella mia stanza, ho avvisato Louis che non sarei andato a proseguire il mio dipinto e mi sono ritirato nella mia stanza.

Avevo bisogno di darmi una ripulita e non so… mi sento stanco… spero di non essermi preso nulla volendo ieri sera… almeno di solito non  mi ammalo anche se fuori fa freddo…

La servitù mi sta preparando il bagno caldo che ho chiesto così mi preparo.

 

***

 

Mi ritrovo a specchiarmi con i capelli bagnati ed un asciugamano avvolto in vita… è quasi mezzogiorno… ma non ho fame…

Mi osservo: muscoli nella norma, il mio petto non è ricoperto completamente di peluria come quello di molti uomini, o almeno non ancora… visto che ho solo vent’anni…

I miei occhi e miei capelli sono quasi dello stesso colore: castano scuro.

Solo guardandoli da vicino riesco a vederne delle venature di un verde molto cupo.

 

***

 

A pranzo non ho mangiato molto perché mi premeva molto raggiungere Louis

Ho bisogno di rivedervi.

Ed ho trovato il modo.

 

Louis, devo dipingere una donna…” entro nella stanza annunciandogli ciò.

“Volete una modella dunque?” mi chiede guardandomi un po’ stupito.

“No, Louis… ce l’ho in mente la donna che voglio disegnare…”

“Non ditemi che volete regalare un dipinto a madame Susanne…?”

“No!” rispondo con un po’ di stizza. Quella donna è odiosa.

Poi cerco di rimediare… “No, cioè non è lei che ho in mente…”

Cerco una soluzione… “È una donna che ho visto in sogno…”

Louis annuisce affascinato.

“Finalmente vedo la passione per l’arte nei vostri occhi, esprimetela pure…” mi sorride.

Perfetto.

Il titolo del quadro mi balza alla mente come se l’avessi sempre saputo…

Come se da sempre avessi dovuto disegnarlo.

 

Cercami in un sogno, perché non potrei essere altrove… o almeno così credo.

 

______________________

Grazie a Synie che mi segue…. grazie mille per i compliments  ^-^

Grazie a GinevraLovesArmand, figurati, anche a me succede di non avere tempo, grazie per la recensione, i complimenti e la carica!!

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Capitolo 8
*** VIII - Volti e catene ***


VIII – Volti e catene

 

“...Cerco la donna che grida straziata qualcosa,

sembra una preghiera…una supplica...

Viene trascinata via, e d’un tratto si volta...”

 

 

E mentre cammino verso casa ripenso a voi e di tanto in tanto il mio sguardo si fissa sulla lanterna che tengo in mano o sul sentiero che conosco a memoria per tornare a casa.

D’improvviso, decido di farlo ora, di provare a vedere meglio, più rallentate le mie visioni…

So che non è facile, e dispendioso di non poche energie e non è privo di rischi...

Forse può essere doloroso...

L'ho fatto solo un'altra volta... ma sento che ora è giusto che io lo faccia.

Mi concentro, so di poter riuscire ad osservarle bene anche senza estraniarmi completamente dal mondo reale…

Perfetto…prima visione… riesco ancora a vedere il sentiero sassoso... le ali nere… riesco a vedere che sono di un uomo… perché è a petto nudo...

So bene com’è il petto di un uomo per un semplice triste fatto: nella piazza grande, non di rado vi sono delle fustigazioni o esposizioni al pubblico ludibrio per atti contro la legge di ogni tipo...

Ricordo particolarmente la fustigazione di Hans, mio cugino, aveva solo tredici anni e porta i segni ancora adesso dice...

Mi distacco da questo doloroso ricordo… riesco a vedere dei riflessi bluastri-violetti sulle piume e cercando di guardare intorno al soggetto della visione vedo la luna piena… come stanotte...

Probabilmente il ricordo apparteneva alla notte precedente… niente, nessun altro dettaglio qui… mi convinco a saltare la seconda visione…

Qualcosa, una forza invisibile mi attrae però in modo indescrivibile verso la terza visione... così non trattengo per nemmeno un istante la seconda…

Perfetto… questa volta distinguo bene le urla “No, padre, no!! Non potete farlo” gridava un uomo che non riuscivo a mettere a fuoco… Mi guardo intorno… tutta pietra, come dei sotterranei, penso.

Cerco la donna che grida straziata qualcosa, sembra una preghiera…una supplica...

Viene trascinata via, e d’un tratto si volta…

Si volta per guardare l'uomo del quale non riesco ad identificare il volto.

Ma in effetti non è necessario vedere il suo volto per capire chi è.

Basta guardare lo stemma sul suo mantello.

Il volto di lei... il volto di lei lo riconosco invece...

È tutto sembra terribilmente assurdo, assurdamente insensato, insensatamente reale.

Mi sembra come se i miei polmoni si stessero rifiutando di assorbire ancora ossigeno...

Il mio cuore batte a mille.

Non c'è margine di errore nella mia visione.

Margine di cambiamento sì, spero.

Ma margine di errore no.

 

 

Spossata sento le gambe cedermi.

La mia lanterna si spegne cadendo a terra.

Ma quando sono solo caduta in ginocchio sento una mano sulla mia bocca.

Mossa decisamente azzeccata: mi impedisce di urlare per lo spavento.

I miei pensieri sembrano congelarsi, e non di certo

Sento una linea gelida sulla mia gola e realizzo che probabilmente è un coltello.

E davvero ora vorrei urlare per troppi motivi.

Ma sono troppo coinvolta e sconvolta da ciò che ho appena scoperto.

Ho scoperto chi è la donna della mia visione.

E nonostante ciò non conosco il modo per salvarla.

Soprattutto ora.

“Brava ragazzina” mi dice una voce maschile piuttosto rude dietro di me “almeno non urli…”.

Poi sento, un altro uomo probabilmente, stringermi i polsi senza ritegno, gemo... mi fanno male…

Ho i polsi legati da delle catene.

Qualcuno ride.

Poi vengo caricata di peso su qualcosa che credo essere un carro.

Intatti poco dopo partiamo, sento il rumore degli zoccoli sul selciato e poche luci...

Inutile cercare di capire chi siano i miei rapitori o dove mi stanno portando.

Potrebbero essere banditi, come funzionari del re che controllano chi vaga per le campagne, come filo-cristiani che vorranno accusarmi di stregoneria...

Cerco di concentrarmi sulla mia visione, di nuovo, alla ricerca di non so nemmeno quale dettaglio.

Ma la stanchezza della giornata sommata a quella delle visioni sopraggiunge.

La mia parte conscia si allontana, il dolore ai polsi e alle spalle sembra attutirsi e cado in un sonno agitato, con dei sogni in cui regna il caos e la paura...

 

______________________

Grazie a Synie che è una mia assidua lettrice: niente abdicazioni, niente titoli o parentele acquisite… ma forse da questo capitolo capirete delle cose… forse intuirete… beh.. non ve lo posso dire…. =) Grazie per le recensioni che mi spronano all’ispirazione… =)

 

Grazie a GinevraLovesArmand, grazie mille per i complimenti che sono sempre troppi… mi fai emozionare… So che questo capitolo non è proprio ottimo, ma fra esami e poco tempo non ho potuto fare di meglio… attendo la vostra opinione e le vostre ipotesi…. =)

 

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Capitolo 9
*** IX - Tocco d'artista ***


 

IX - Tocco d'artista

 

“...se tanta felicità mi provoca il vostro incantesimo,

non posso di certo darvi della strega,

semmai posso pensare che siate una fata...”

 

 

Louis non può fare altro che fissare la mia mano che si muove davanti alla tela.

A scatti repentini, con lunghe pennellate, poi di nuovo brevi...cerco il colore adatto...talvolta chiedo consiglio a Louis, ma non stacco gli occhi dalla tela.

Forse lo stato in cui mi trovo può essere definito come un'estasi ispiratrice, anche perché in realtà non esistono parole per descrivere il mio stato d'animo, la mia bramosia di portare sulla tela il vo­stro volto, assicurandomi e sperando con tutto il cuore di non errare, di non dimenticare alcun particolare, di non cedere alla tentazione di rendervi simile ad un ritratto qualsiasi.

Perché una donna qualsiasi non siete.

Lady Susanne è una donna qualsiasi.

Voi siete speciale o almeno siete una strega.

Ma tale parola comunque non si addice a voi.

Se tanta felicità mi provoca il vostro incantesimo, non posso di certo darvi della strega, semmai posso pensare che siate una fata.

Sorrido vedendo Louis che mi fissa con particolare attenzione.

D'un tratto distoglie lo sguardo e guarda l'orologio.

Sì, devono essere le ventuno suonate da qualche minuto in effetti.

Ho già avvertito che stasera cenerò più tardi.

Mi spiace far stare sveglia la servitù, ma per prima cosa è essenziale che io concluda questo quadro e secondo, se ceno da solo potrò far accomodare e mangiare come si deve con Bern, e parlare in santa pace.

 

Vi guardo e siete lì, immobile, perfetta, assolutamente bella.

Sorridete.

Ma nonostante tutto qualcosa non mi convince.

Mi tornano alla mente le parole che Louis era solito ripetermi quando dichiaravo di aver finito un dipinto.

“Il tocco dell'artista signorino! Il tocco dell'artista Sebastian!”

Ed io non avevo mai capito cosa intendevo e avevo lasciato tutti i miei dipinti, a suo dire, incompleti.

Ma ora riesco a percepire quasi sulla pelle cosa manca.

D'istinto prendo il pennello intinto nell'acqua per lavarsi.

Faccio scivolare la perla d'acqua che il pennello tratteneva, sul dipinto.

 

Louis osserva e vedo che si commuove, una lacrima scende sul suo volto.

“Credo di avervi insegnato davvero tutto quello che potevo” asserisce.

Lo dice col cuore, lo so.

 

Mi alzo e vi fisso solo per un secondo.

Luois mi precede alla porta aprendola

“Grazie di tutto” gli dico “Buonanotte”.

“Buonanotte Signore” ricambia.

La porta si chiude alle mie spalle... lasciando due volti, ognuno con una lacrima che riga una gota.

 

aabb

 

Arrivo a tavola, e appena mi siedo sento la stanchezza giungere pesante sulle mie spalle...

Subito tre donne con i piatti arrivano.

Sorrido loro e sottovoce chiedo: “Avete già mangiato?”

Fanno cenno di no con la testa.

“Bene” sospiro “...mangiate tutto quello che era per me fino a che siete sazie, io non ho fame...” dico. Fanno per replicare ma le blocco dicendo loro ce non serve che dicano nulla.

Si allontanano così dopo avermi fatto un inchino.

La porta della sala da pranzo si apre e per un secondo ho paura che mio padre abbia ascoltato tutto e inizi a fare a me la predica e metta in cella le tre fanciulle.

Ma grazie a Dio è mia madre... e sorride.

“Madre” dico alzandomi.

Sebastian” saluta lei.

Non so che dirle... attendo che faccia lei la prima  mossa...

“Figliolo... - inizia - non posso rimproverarti per ciò che io stessa facevo alla tua età e faccio tuttora quando tuo padre non c'è...”

Tossisco perché mi è andata di traverso la saliva dallo stupore.

Mia madre sorride di nuovo, con lo sguardo materno, molto materno.

 

“Voi sapevate...?”

Annuisce “Io lo so da molto tempo, sì” poi si guarda intorno...

“E Bernard dov'è...?” chiede.

Rido piano.

Mi avvicino alla porta della cucina e busso tre volte, aspetto qualche secondo e poi altre due.

Bernard esce... ma appena vede mia madre si inginocchia per renderle gli omaggi.

Mia madre gli tende una mano...”Alzatevi Bernard... oramai so che voi e mio figlio siete molto amici, dunque smettiamola con tutte queste formalità, sediamo insieme a questo tavolo e parliamo finalmente di cose serie.

Io mi siedo a capotavola, mamma alla mia destra e Bern a sinistra.

“Ora parlerò senza mezzi termini, perché so che potete capirmi: sia perché siete intelligenti, sia perché siete molto diversi da come dovreste essere: entrambi”.

Io e Bern ascoltiamo attenti.

“Tuo padre - si rivolge  me - sta facendo folli spese ed intanto il popolo francese muore di fame”

Annuisco, questo era chiaro, e come se non fosse sufficiente una malattia stava contagiando molte persone.

“Non intendo spodestarlo, né chiedo di farlo a te, ma è necessario che lui capisca… Anche lui come ogni uomo ha dei segreti che riguardano lui, me e la famiglia reale…ma non è il momento di parlarne ora. Posso solo dirvi che uno di questi segreti potrebbe essere in grado di smuoverlo o per lo meno indebolirlo nelle sue convinzioni…

Io gli ricorderò quel che devo ricordargli anche se a lui non piace che tiri fuori vecchi ricordi…ma il resto del lavoro toccherà a voi, cogliendo il momento propizio per parlargli dei problemi del popolo di cui lui dovrebbe interessarsi…”

Poi riflette un attimo e decreta rivolta a Bernard: “Il tuo compito sarà come sempre quello di sostenere Sebastian nelle scelte difficili come hai sempre fatto…sono certa che potresti essere un ottimo consigliere per un re” dice sorridendolo e guardandolo con sguardo materno.

Poi riprende: “Non voglio che facciate vendere Versailles a Luigi, ma se dovete fare un lavoro ben fatto dovete andarci vicini…”

Era più un ordine…

“Buonanotte” ci augura mia madre mentre si alza col suo portamento elegante e si allontana mentre io ricambio augurandole dei sonni sereni.

 

Ringraziamenti

 

Grazie a Giulia 91 che ha letto in poco tempo la mia storia dall’inizio, recensendo ogni capitolo ed essendo fin troppo generosa!!

Grazie per la preoccupazione per il blocco dello scrittore, ma sono quasi certa che le storie stiano più ferme per la mancanza di tempo che per un blocco dell’ispirazione…

Spero che anche questo capitolo vi piaccia.

 

Grazie a Synie che continua a seguirmi assiduamente…Mi fa piacere non essere prevedibile altrimenti vorrebbe dire che vi annoio… =)

A parte gli scherzi ci vorrà il prossimo capitolo per capire chi è la ragazza della sua visione…

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Capitolo 10
*** X - Gocce di dubbi ***


 

 

 

Angolo della scrittrice:

Care lettrici,

spero di non far torto a nessuno, ma voglio dedicare questo capitolo alla mia migliore amica e lettrice di questa storia: Mou (Hibernia).

Sono molto orgogliosa di questo capitolo... e spero che piaccia anche a voi... è più lungo del solito e ho cercato di spiegare in modo più particolareggiato le ambientazioni...

Voglio spiegare alle lettrici più attente al mio lessico che in questo capitolo Marie passa dal parlare del principe in terza persona es. lui mi riconoscesse alla quinta persona, rivolgendosi a lui es. voi mi riconosceste... lo faccio, perchè immagino che lei cominci a rivolgersi a lui, in sua presenza....

Comunque aspetto commenti anche su questo...se vi piace o no....

 

Ringraziamenti ai commentatori in EFP:

 

Grazie a Hibernia: il personaggio nuovo di questa storia si chiama con un nome che ti piace tanto.

Grazie per tutte le volte che non riesco a rialzarmi e tu mi aiuti.

Grazie per tutte le volte che sono ferita, incapace di tutto, confusa... e tu sei lì vicina a me.

Grazie per tutte le volte che pensandola diversamente mi fai riflettere e comunque mi sei molto più vicina di molti che la pensano come me.

Grazie a GinevraLovesArmand, grazie mille per la recensione e per i complimenti...

le tue recensioni mi fanno sempre piacere...

Grazie a Giulia 91 per la recensione e ed i complimenti.. fammi sapere anche cosa ne pensi di questo...

 

Ringraziamenti ai sostenitori non in EFP:

 

Grazie a Debra per aver cercato questo capitolo quando io ancora non l'avevo scritto... grazie per il sostegno...

Grazie a Erica, a cui auguro pronta guarigione, che so legge volentieri la mia storia...

Grazie a MaryAnn che legge e crede in questa storia...

Grazie a Arianna, mia sorella che legge la mia storia sul suo mp3 di nascosto a scuola... e che ha azzardato delle buone ipotesi... giuste o sbagliate lo vedrai qui...

Grazie a Iris che ha accettato di leggere questa storia e di cui non so ancora il parere... =)

 

 

X – Gocce di dubbi

 

“...nella nostra povertà

e nella nostra dignità

nonostante tutto...”

 

 

Vengo svegliata di soprassalto da due possenti braccia che mi afferrano e mi trascinano giù dal carro, sul terreno, senza lasciarmi nemmeno il tempo di stare in piedi da sola...

L'unico vestito da lavoro rovinato e sono senza cappello...      

Ho paura, la paura mi rende le gambe molli... ora comunque non mi servono...

Vengo spinta a terra con forza e cadendo batto il gomito e tutto il mio corpo cade a terra senza che nulla rallenti o attutisca il colpo, solo con il braccio sotto di me...

Mi accascio a terra restando in uno stato di confusione fra il conscio e l'inconscio.

Ci sono solo altre voci ribelli, qualcuno che mi trascina altrove, ma non ho nemmeno la forza per oppormi.

 

°°° °°° °°° °°° °°° °°° °°° °°° °°°

 

Mi sveglia una mano sulla fronte.

Apro gli occhi e vedo una ragazza che avrà più o meno la mia età che si china verso di me.

Mi accorgo di essere stesa a terra fra la terra e la paglia... ho ancora i polsi legati con le catene...e sento un dolore al braccio farsi strada mano a mano che la mia coscienza ritorna...

Da un'unica piccola finestra su un muro filtra poca luce, ma dev'essere comunque già giorno.

Il resto della cella è fatta da muri umidi e non rifiniti...solo pietre, come le case di campagna...come casa mia... Una porta in legno probabilmente chiusa a chiave ci separa dalla libertà...

“Come stai?” mi chiede timidamente l'altra ragazza.

“Bene...” mi guardo intorno  “...credo...credo di avere un braccio rotto...” dico cercando di atirarmi almeno su a sedere...

Dato che ho ancora  polsi ammanettati dietro la schiena, rotolo dal lato del braccio sano... e punto il gomito per alzarmi.

Nonostante la ragazza che mi ha svegliata mi stia aiutando sento un dolore atroce all'altro braccio... tanto che trattengo un gemito, ma non riesco proprio ad evitare le lacrime che mi salgono agli occhi...

La ragazza mi sostiene... “Come ti chiami” le chiedo con la voce che riesco a tirare fuori stringendo i denti.

“Rebecca” risponde lei.

“Bene...sai dove siamo?” chiedo.

Scuote il capo “Era troppo scuro, era notte fonda quando ci hanno portati qui”

“Hanno catturato molte persone?” chiedo ancora.

Non so che senso abbia per me sapere tutto ciò, se comunque ci troviamo tutti nella stessa situazione... forse semplicemente accertarmi e rendermi consapevole che tutto ciò che sta accadendo è vero e non frutto di una mia visione...

“Sì...abbastanza...” risponde paziente.

“Provo a vedere cosa è successo al tuo braccio...” e posa le mani fredde sul mio braccio “cercherò di non farti male ma non ti garantisco che non te ne farò...almeno poi sapremo se è rotto...”

Preme un po' sia più in alto che sotto il gomito e io devo stringere i denti per non dire nulla.

“Scusa...immagino di averti fatto male...hai il braccio rotto...” constata.

“Grazie...” le sorrido... un po' ironica per lo scherzo che la sorte mi ha preparato...

La ferita è ancora fatta da troppo poco tempo per dire se guarirò al meglio e così gli avvenimenti che mi stanno accadendo sono solo all'inizio per comprendere cosa ha in serbo per me il destino...

A questo penso mentre Rebecca strappa una fascia della sua sottogonna per poi fasciarmi abbastanza strettamente il braccio in modo che il braccio si possa riformare in modo meno doloroso e perché in futuro io possa ancora utilizzarlo.

La ringrazio con un sorriso... è il massimo che riesco a fare con le forze che ho...

 

“Stamattina il re viene a fare compere di schiavi!” la voce roca di un uomo proviene da fuori la porta... L'uomo apre la nostra porta...è sulla cinquantina d'anni, barba abbastanza lunga e poco curata e capelli dalle spalle castani...

Porta una spada al cinto.

Il mio cuore prende di nuovo a battere acceleratamente ed evidentemente sul mio volto si dipinge una maschera di paura...

L'uomo afferra me tirandomi in piedi... non oppongo resistenze...

Arriva anche un altro uomo che vedo, prende Rebecca...

Vedo che conducono anche altri, giovani perlopiù, all'esterno...

Piove e credo di aver capito dove siamo... ai margini del mercato...

Ci legano tutti ad un'unica corda e ci conducono, tirandola, nel bel mezzo del mercato...

Tengo la testa alta...

Mi hanno tolto la libertà, ma non la dignità...

Poi ripenso alle parole dell'uomo... prego che sia solo davvero il re... e non il principe...

Vedo altri ricchi girarci intorno, osservandoci lì, nella nostra povertà e nella nostra dignità nonostante tutto.

Ma oggi viene il re e quindi lui ha il privilegio di scegliere la merce, perché da merce ci trattano, per primo...

Tutti i nobili hanno due servitori che tengono loro un piccolo baldacchino sopra la testa perché la pioggia non li colpisca.

 

Sta arrivando il re e tutta la folla si allontana da noi... lasciando posto alle due persone che stanno arrivando...un grande baldacchino sopra di loro, colore dell'oro...

Il mio animo è lacerato dall'incertezza, dalla paura...

C'è il principe, ora lo vedo chiaramente... da un lato vorrei che non riconoscesse, che non ricordi quella sera...

Dall'altro l'unica cosa che irrazionalmente, senza alcuna logica e senza alcun senso desidero è che mi ricordi, mi riconosca... e l'unica spiegazione ragionata che riesco a produrre è che spero che lui mi liberi...

Sono di fronte a noi...anzi...siete di fronte a noi... voi e vostro padre...

Vi guardo per un secondo e poi sento da dietro un uomo spingermi urlando “Inginocchiatevi di fronte al vostro re!!”

Sento il dolore alle ginocchia che battono sul terreno di terriccio e sassi ormai ridotto a fanghiglia dalla pioggia torrenziale...tengo la testa bassa... i cappelli fradici...il vento freddo che mi fa rabbrividire...il braccio che pulsa...

“Benvenuto principe Sebastian...” dice uno dei nostri carcerieri.

“Mio figlio sceglierà per primo...” è la voce del re.

Io fisso solo il terreno.

“Voglio quella donna padre” è un ordine “prima la farò curare e poi entrerà a far parte della mia servitù...” il vostro tono è duro... non lo riconosco quasi...

“E sia” sospira vostro padre  “Slegatela... e poiché dovrò spendere per le sue cure ve la pagherò solo 50 franchi...”

Alzo lo sguardo per vedere a chi si riferiscono...

E lo scopro...perchè l'uomo che mi ha catturata prende me e mi slega dagli altri.

Dio, no...non può essere...

E così il mio valore è di 50 franchi...la rabbia mi rende più lucida, meno arrendevole...

Mi arrabbio e mi dimeno “Lasciatemi andare...lasciatemi” gli intimo.

L'uomo ride solamente.

Ma voi siete serio...chissà come vedere l'intera faccenda...

Non è possibile che mi abbiate riconosciuto...

Il mio sguardo si posa su di voi mentre mi dimeno e ho la conferma...non sapete chi io sia...

E sono un po' delusa... un poì sollevata...

Lagatela al carro, farà tutta la strada a piedi... seguendoci...” decide il re...

“Non ne sarebbe in grado” ribattete pungente...

Io intanto smetto di muovermi... è comunque inutile...

“Non farmi vergognare di te...esegui gli ordini...”

Vi vedo tirare fuori un pugnale...volete lottare contro vostro padre...?...

Poi venite verso di me... e nella mia mente tutto si fa nebbioso, confuso... sento le gambe tremare...

“Non aver paura ...” dite a bassa voce...col pugnale tagliate la corda che mi tiene legati i polsi

“Salite a cavallo” mi dite... mi volete far scappare...?

Non potrei mai farcela nemmeno a salire a cavallo con un braccio rotto....

Lui mi aiuta a salire e salite subito dietro di me...

Prendete le redini e dite: “Ci vediamo al castello padre...”

Partiamo al galoppo... io seduta con entrambe le gambe da un lato davanti e lui dietro me...

Dopo un po' parlate... me ne stupisco... “Perdonatemi... non posso lasciarvi scappare... ma vi assicuro che il palazzo reale è il posto migliore che poteva capitarvi...”

“Confido in voi, vostra altezza” riesco a dire... la pioggia cade ancora pesante...

Annuite solamente, serio.

Giunti al castello mi aiutate a scendere, ma tremo... la stanchezza e il freddo mi hanno provata...

Vi togliete la vostra giacca frradicia e la mettete sopra le mie spalle sostenendomi mentre mi conducete in qualche luogo...

“Come vi chiamate?”

Marie” rispondo senza farci caso.. tremo ancora e sento molto freddo...

Mi fermate ed io sono costretta a voltarmi...

Mi fissate negli occhi... vedo i vostri occhi perplessi...

Ma non riesco più a pensare...sono troppo stanca...

E come il sonno mi prende l'incoscenza e sento solo che non cado a terra a peso morto...

 

*** Fine del capitolo***

 

Alla prossima

 

Beeble

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Capitolo 11
*** XI - Scelte ***


Angolo dell'autrice:

Cari lettori, scusate il tempo trascorso dall'ultima volta, ma sapete, l'ispirazione è come il vento che arriva quando vuole... E oggi è primavera e c'è un bel venticello, un bel sole ed una buona ispirazione...

Ho voluto inserire anche il punto di vista di un altro personaggio in questo capitolo...la sua parte si inserisce quasi senza preavviso sappiatemi dire se può andare.. altrimenti lo specifico...

Non siamo ad un punto clou, ma nel prossimo capitolo di Sebastian ci dovrebbero essere dei colpi di scena... riguardanti anche Marie...ed ho già detto troppo... =)

Spero che questo capitolo vi piaccia...

Ci vediamo alla fine del capitolo...

 

 

XI – Scelte

 

“...Non dovrei pensare a tutto ciò chinato,

quasi inginocchiato al vostro fianco.

Ma lo faccio, penso ancora a voi.

Anche questa è una scelta...”

 

Sostengo la giovane stremata dopo averla aiutata a scendere da cavallo.

Trema per il freddo, allora mi sfilo svelto la giacca e gliela poso sulle spalle...

E cammino, sempre sostenendola, verso la stanza del medico di corte...

“Come vi chiamate?” chiedo distratto.

Mi sembra semplicemente giusto chiedervelo.

Marie” rispondete con un filo di voce.

Nome molto comune qui in Francia.

La ragazza appare davvero indifesa eppure lo sento, tiene alta la sua dignità.

Dev'essere una ragazza molto forte nonostante credo abbia circa la mia età.

Sento che sostengo sempre io il suo peso così mi fermo perché si riprenda un po'.

Lei si ferma, alza il viso, e i suoi occhi sui miei.

E io fisso i suoi occhi...

É insensato , dovrei chiederle se riesce a proseguire, se sta meglio... invece resto incatenato dalle sue iridi.

L'oceano immenso mi ha incatenato, quello dei vostri occhi... come di onde che si infrangono sugli scogli...

Tutto si ricompone nella mia mente come un vaso rotto di cui i cocci ritornano d'improvviso a formare l'intero vaso.

Voi siete Marie... la stessa Marie del ballo... la stessa che assorbe da giorni ogni mio pensiero...

Ho temuto di non rivedervi più... ed ora, poiché non posso dirvi tutto ciò che sto pensando semplicemente sorrido.

Vedo i vostri occhi socchiudersi e per qualche assurdo ed inspiegabile motivo decido di stringervi a me... so che potreste reagire male ma lo faccio ugualmente...

E vi salva da una caduta a peso morto a terra...

Cerco di non concentrarmi sul battito del mio cuore, accelerato per la nostra vicinanza e riesco a prendervi in braccio per portarvi nella stanza del medico a cui mancano ancora una decina di metri.

È arredata in maniera quasi spartana...

Tre materassi riempiti con del fieno stanno a terra, con qualche coperta di lana sopra.

“Vostra Altezza...” inizia il medico.

“Questa ragazza ha bisogno al più presto di cure... fate del vostro meglio...” poi aggiungo “avrete un supplemento sulla vostra paga se tornerà in salute”.

Egli si avvicina al letto dove vi sto deponendo...

Posa una mano sulla vostra fronte... e poi fissa me...

“Dovrà recuperare temperatura” dice afferrando un paio di coperte e stendendole con cura sopra voi “...e se mi posso permettere anche voi dovreste”

Annuisco “Ora raggiungo il mio alloggio e mi cambierò...”

 

Ma non posso smettere di guardarvi, non subito...e mi chiedo come ho fatto non riconoscervi...

Così bella nel vostro vestito sgualcito, così bella col vostro volto sporco, nel vostro braccio ferito...

Così ferita nell'orgoglio tuttavia piena della vostra dignità.

Perfetta.

Non dovrei pensare a tutto ciò chinato, quasi inginocchiato al vostro fianco.

Ma lo faccio, penso ancora a voi.

Anche questa è una scelta.

Pensando nuovamente che potreste essere una fata per creare tutto ciò in me...

 

“Se si risveglia o ci sono sviluppi mandatemi a chiamare...” dico al medico.

Mi alzo ed esco dalla stanza dalla porta che dà all'interno del palazzo.

La cosa peggiore è che siete mia prigioniera.

Non servitrice della Francia come direbbe mio padre.

Siete mia prigioniera e ciò mi disgusta

 

Giunto alla mia stanza non trovo Bern...

Parlerò con lui più tardi...

Per ora mi cambierò gli abiti e cercherò di capire quale attrattiva mi spinge verso di voi...

Quale forza sconosciuta...come una calamita, come se voi foste sempre stata nella mia vita...

Come se ora che vi conosco stesse cambiando il modo in cui vanno le cose...

Scrollo la testa sperando di allontanare anche questi pensieri per qualche secondo...

 

Bussano alla porta...

“Avanti”

Entra un servitore “Vostro padre vi aspetta nella stanza dei ricevimenti al più presto...”

Annuisco “Grazie”

L'uomo si allontana con un inchino chiudendo la porta dietro .

Sospiro.... io ho preso una decisione ed ora non posso negarne le conseguenze.

Così mi avvio nel luogo indicato pronto alla paternale del re, o forse di mio padre.

 

Raggiungo la stanza dopo aver ricevuto parecchi inchini nel breve percorso e aver risposto con dei deboli ringraziamenti.

Entro e faccio un breve inchino a mio padre.

“Mi avete fatto chiamare padre”

Annuisce.

Non è un buon segno che non inizi ancora a parlare.

“Perchè l'avete fatto?”

“Quella ragazza avrà si e no la mia età, e con un braccio ferito, nello stato in cui era e con questo tempo non sarebbe mai giunta a castello a piedi... ha perso i sensi quando siamo arrivati...”

mi giustifico.

“Non dovevi scegliere una serva debole...”

“Qui starà meglio che dagli altri nobili...” ribatto

“Non siamo una casa di accoglienza della servitù più debole”

“Lo so..”annuisco abbassando lo sguardo....

 

 

Vorrei introdurre un nuovo punto di vista che non è quello di Sebastian... bensì di suo padre...

si potranno capire alcune cose...

 

Un flashback vivido come mai appare nella mia mente...

 

“Per me è stato progettato un matrimonio combinato con la principessa d'Austria...un ottimo affare per i miei...” la mia voce si incrina... non dovevo dirlo... l'ho ferita...

Sorrido amaro... passandole un dito sulla gota...

Poi vedo come una piccola perla scendere...

No, non potrei mai sopportarlo...

Ma lei è forte.

Mi blocca la mano prima che io possa anche solo pensare di asciugarle la lacrima.

“Vattene”

“Ascoltami...” la imploro

Mi fissa ed il suo sguardo è duro...

“Hai 2 minuti” fissa il fiume che scorre veloce nel suo letto, lì, vicino a noi.

Sembra stia sempre guardando l'infinito...

I capelli biondi, un poco mossi, danzano disordinati al suono del vento...

“Quel giorno che ti ho parlato al mercato non pensavo nemmeno lontanamente a tutto ciò che sarebbe accaduto dopo... mi hai trascinato nei meandri più profondi di quello che chiamiamo amore e so che non potrò ne vorrò mai provare nulla di simile per altra donna... Claire...”

Mi inginocchio e lei ancora non mi guarda...

“Vuoi sposarmi... Claire... al resto penseranno i miei genitori... si penserà che tu sia figlia di un lontano imperatore con cui la Francia tiene dei rapporti commerciali...”

E quella donna così forte che mai aveva ceduto, mai cambiava idea.

Cedeva una volta sola, cedeva sul fatto di essere completamente sé stessa di fronte al mondo intero...

Cedeva per l'uomo che amava.

Sì volta con le gote rigate di molte lacrime.

“Sì, Luigi, sì... ti voglio sposare” dice inginocchiandosi vicino a me e stringendo le mie mani.

Passare l'eternità con lui era la cosa che desiderava di più con tutta sé stessa... e d'altronde era quello che desiderava anche lui con tutto il suo cuore.

Aveva dovuto parlare per ore con i suoi genitori e raccontare tutto dall'inizio, ma infine tutto era andato a posto... Il matrimonio aveva bene o male anche la loro approvazione se non benedizione...

 

“Il saper prendere decisioni difficili è una buona qualità per un futuro re... ma non osare contraddirmi nuovamente di fronte a tutte quelle persone... chiaro?” dico a Sebastian cercando di riprendermi da quel ricordo e dagli altri mille che sanno ridivenendo vividi nella mia mente...

“Chiaro” annuisce.

Si vede che è stupito, ma ugualmente di inchina e si allontana.

Pazzo, pazzo furioso, mi dico per l'ennesima volta.

Ero certo di aver fatto la scelta giusta quella volta... a ora, che stavo facendo della mia vita...?

 

 

Ringraziamenti:

GinevraLovesArmand

Grazie per esserti ricordata di me e della mia storia…

Spero che questo capitolo possa essere una bella sorpresa al ritorno dall’Inghilterra…

miseichan

I ringraziamenti sono graditissimi sapendo soprattutto cosa scrive l’autrice-commentatrice in questione…

Quindi grazie molte…. e non vedo l’ora di sapere cosa pensi del prossimo capitolo

Hibernia

Per la fine di Rebecca, non temere… non ci vorrà molto tempo prima di rivederla…

è vero…. il principe l’ha scelta…ma cosa l’ha spinto a questo?

Se lo chiede anche lui….

(Grazie per aver commentato, so che per te è uno sforzo…x te… un abbraccio!)

Giulia 91

Sì, i nostri due beniamini si sono incontrati e già separati..

E ora…?

Grazie infinite per i complimenti, che mi tirano proprio su il morale

Sei una lettrice molto attenta… quindi non vedo l’ora di sapere che ne pensi anche di questo capitolo… =)

 

A presto, spero…

 

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Capitolo 12
*** XII – Incosciente ***


Cari lettori metto una piccola noticina qui...

ho appena scoperto un concorso per personaggi di storie originali di cui trovate i link qui sopra i capitoli... [( Vota questa storia per il concorso di EFP, 'Storia coi migliori personaggi originali/inventati' (entro il 30/04)].

Ho letto il regolamento e visto che esortare i propri lettori è lecito lo faccio... non si sa mai....

Ringrazio fin d’ora chi vorrà votare i miei personaggi perché crede che valga la pena e che abbiano qualcosa di particolare...!!

 

Angolino dell'autrice

Angolino dell'autrice

Con l'augurio di una Buona Pasqua a tutti coloro che leggono questa storia, l'hanno commentata, l'hanno messa fra le preferite o fra le seguite, vi lascio un luuuungo capitolo molto intenso a mio parere....

Per coloro che temevano di divenire diabetici (ringrazio ‘Silverwood’ per la terminologia) in questo capitolo cambieranno i toni...

Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate...

P.S. Ho apportato una minuscola nota nel capitolo precedente per rendere chiaro a tutti chi è l’autore dell’ultimo pensiero...

 

 

XII – Incosciente

 

“...E sento un brivido attraversarmi la pelle...

fino all'anima...

Sento qualcosa dentro di me infrangersi...

andare in mille pezzi...

Qualcosa che sussulta ritmicamente...

e sento una lacrima sfuggirmi dagli occhi

e posarsi sulla neve....”

 

 

Nevica, nevica è meraviglioso!

C'è neve tutt'intorno a me e...

Sembra il paradiso questo stato di incoscienza...

Sento una sensazione di calore, come un abbraccio...

Non mi duole niente...

E intorno a me solo distese bianche... distese nevose...eccetto per un piccolo lago ghiacciato a qualche passo da me...

É il tempo che ho sempre preferito in assoluto nonostante soffrissi tanto il freddo e quella meraviglia candida rischiasse sempre di rovinare il lavoro di un'intera stagione se non di tutta la vita.

Poter viaggiare, raggiungere quelle terre su al nord di cui alcuni viandanti parlavano, era il mio sogno segreto.

Ed ora ero davvero in uno di quei posti...

Il mio cuore scalpitava.

Fisso il cielo di tutti i colori, albeggiante.

Il sole sta nascendo ed è tutto assolutamente... beh, da togliere il fiato...

I fiocchi di neve raggiungono il mio volto e mi sento felice come non mai...

Mano a mano che passano i minuti mi accorgo anche che intorno regna un silenzio che va oltre quello di una silenziosa notte di campagna.

È il suono della neve.

Il suono del sole.

Inizio a camminare sulla neve scalza senza sentire freddo, senza meta...

La mia estasi non sfuma...

Vedo spuntare il sole appena sopra una grande montagna...

Decido di sedermi e godermi tutto ciò...

I miei pensieri, quasi liberi, iniziano a farsi strada nel mio inconscio...

I primi che giungono sono pensieri di sogni...

Rivedo la lista scritta un giorno con Annie.

-        Viaggiare fino a raggiungere i paesi nordici

-        Riuscire a volare

-        Trovare il grande amore

-        Avere una casa tutta mia e poter lavorare delle terre tutte mie

-        Avere (naturalmente) una famiglia

 

Cerco di ricordare gli ultimi eventi che poco a poco tornano a galla...

Ricordo il rapimento...il risveglio nella cella...

Mi sforzo ancora...

Voi... il mercato... la pioggia... il freddo... la vostra voce... la vostra giacca...

Il mio cuore inizia a battere più rumorosamente...

Ripensando a tutto vedo come l'ironia della sorte o il progetto di Dio mi avesse condotto nel luogo dove la probabilità di realizzare tutto ciò era praticamente inesistente...

 

Poi sento un'idea iniziare a insinuarsi fra i miei pensieri...

Che strana cosa che io vi conosca ad una festa, io balli con voi e pochi giorni dopo io sia al vostro servizio....

Meno strana sarebbe se io vi avessi conosciuto ad una festa, io avessi ballato con voi e voi immaginando che io vi abbia riconosciuto date ordine di seguirmi e portarmi a castello...

Mai così chiaro ho sentito in me quell'emozione che chiamiamo rabbia...

Avete incaricato quegli uomini di catturarmi senza nemmeno pensare a cosa avrebbero potuto farmi?

 

Sento un ultimo ricordo cadermi addosso: le vostre braccia attorno a me... un abbraccio...

E sento un brivido attraversarmi la pelle... fino all'anima...

Sento qualcosa dentro di me infrangersi...andare in mille pezzi...

Qualcosa che sussulta ritmicamente... e sento una lacrima sfuggirmi dagli occhi e posarsi sulla neve.

“Come state?”

Mi volto di soprassalto.

Un uomo mi sta guardando...

 

“Me lo chiedete?” rispondo acida ancora un po' sconquassata dal cambiamento di ambiente.

Siamo in una stanza arredata spartanamente.

Mi guardate perplesso.

Falso.

“Dovrei ringraziarvi per avermi salvato da mani peggiori e non per avermi tolto la libertà immagino...” proseguo ardita.

Inizio a sentire il braccio un po' indolenzito.

É fasciato e tenuto dritto con una stecca di legno.

Mi sento impotente lì stesa su un letto di paglia con un braccio rotto, ancor più di quanto non lo sarei anche in condizioni normali.

“Potreste, sì” sbottate.

Si vede che cercate di trattenere le emozioni, anche se la cosa non vi riesce bene.

“Perdonatemi se quella sera ero al ballo e vi ho concesso di ballare con me...”

“Parlate piano...”. É forse un avvertimento il vostro?

“È questo il motivo per cui sono qui vero?” chiedo ironica.

Non so da quale parte di me stia uscendo questo coraggio.

Se voleste potreste mettermi alla forca anche subito.

Probabilmente ho la speranza che non lo facciate.

“Non capisco” mi guardate sospettoso.

La rabbia mi sale alla testa e sento il sangue pulsarmi sulle tempie.

Mi alzo in piedi per darmi un po' di dignità.

“Vi avevo riconosciuto a quella festa a cui di certo non avevate il permesso di partecipare così mi avete fatto seguire e catturare per evitare qualsiasi malinteso...”

Mi guardate con tanto d'occhi, poi scuotete il capo.

“Questo non è vero” rispondete.

Apparite calmo, sicuro di voi!

“Pensavo foste diverso da vostro padre, ma mi sbagliavo” ...probabilmente per ciò che stavo dicendo quel pomeriggio avrei potuto essere impiccata almeno un paio di volte.

“Lo sono” scandisce arrossendo di indignazione.

“Allora liberatemi” replico.

“Non posso”

“Risposta scontata”.

 

“Fuori da ogni porta...” dite indicando le tre uscite “...ci sono almeno due guardie senza contare che al cancello di ingresso ce ne sono una decina. Probabilmente se vi volessi morta o ai lavori forzati il modo migliore sarebbe quello di dirvi di uscire da una porta di queste correndo...” sembrate serio ora... anche se non avete ancora ammesso le vostre colpe.

Cerco freneticamente qualcosa, qualsiasi cosa.... “Datemi una possibilità: combattiamo di spada... e giurerete sul vostro onore che se vincerò mi farete uscire da qui...”

Avevo sentito parlare in paese e a casa di Annie che nessun uomo per bene non avrebbe mantenuto una parola data sul suo onore...

“Oltre al fatto che avete un braccio rotto, non sapete combattere di spada...” ridete.

Ridete di me!

“Lo dite voi” ribatto con tono sicuro.

Sospirate.

“Allora?” insisto.

“Restate qui e continuate la vostra 'malattia'... verrò a tirarvi fuori appena avrò organizzato un buon piano...”

Uscite dalla stanza senza dire altro...

Bugie, tutte bugie... e voi siete un bugiardo.

 

Farò a modo mio dunque.

 

Il terrore, l'ansia, il cuore martellante rallenta anche i miei ragionamenti.

Penso... penso...

L'incendio è una scusa perfetta.

Ma come renderlo credibile.

C'è della paglia nei materassi ma come procurare il fuoco, qui non ci sono pietre come quelle che usiamo a casa...

Magari chiamare le guardie per un qualsiasi motivo e poi nascondermi dietro la porta...

No...

Chiedere di uscire perché stavo male sarebbe stato da pazzi.

Il dottore forse tiene qualche strumento tagliente...

Piano apro le porte di legno dell'armadietto.

Fasciature.

Stecche di legno.

Liquidi di vari colori e consistenze.

Erbe.

L'ortica in polvere.

Aprirò la porta e ne lancerò una manciata sul viso delle guardie.

Spero faccia lo stesso effetto delle foglie della pianta.

E se non lo farà sarà comunque polvere negli occhi.

 

Il mio cuore batte forte.

Scelgo la porta che da sull'esterno, ci sono di certo più possibilità di fuggire.

Afferro forte il pomello in ottone.

Freddo.

Nel pugno serrato tengo la polvere.

Tutta quella che sono riuscita a mettere.

Tutto sembra rallentare e allo stesso tempo andare più veloce.

Fulminea apro la porta e appena le due guardie si affacciano getto loro la polvere addosso.

Scatto verso la cancellata.

Ma è solo un pensiero non giungo all'azione.

Sono a terra.

Grido.

Un lungo grido di dolore.

Il peso di un uomo è sopra il mio.

Ho la faccia a terra, la guancia premuta sul terriccio ancora bagnato.

Il dolore al braccio è lancinante, quasi insopportabile.

Eppure non riesco a curarmi di nulla se non di una pistola che vedo appena premuta sulla mia tempia.

Chiudo gli occhi mentre le lacrime di dolore scendono traditrici sulle mie gote.

Traditrici come voi.

Le guardie fuori dalla porta erano tre evidentemente.

“Non muoverti” mi intima l'uomo “...non intendo ucciderti”.

Riesco a trarre un respiro quasi normale per il sollievo.

Già la vita ora come ora è una gran cosa.

Mi stringe delle manette sui polsi mentre le lacrime per il dolore scendono copiose

Devo essere uno spettacolo pietoso.

“Alzati” dice.

Ha ancora la pistola in mano.

Sono convinta che le armi da fuoco siano sleali.

La spada permette molta più onestà lealtà nei combattimenti.

Mi conduce per il palazzo.

Prego solo Dio che non siate voi, 'principe Sebastian', penso con disprezzo.

Non reggerei ancora l'umiliazione.

Sì, anche io, la forte Marie ora ha paura di crollare.

Giungiamo davanti ad una porta sorvegliata da 5 uomini...

La guardia che mi ha bloccata parla sottovoce nell'orecchio di un'altra.

Quest'altra entra nella stanza.

Intravedo una persona.

Ora non so se è necessario che io inizi a piangere anche per la mia sorte.

In quella stanza quasi sicuramente c'è Sua Altezza Reale.

Abbasso lo sguardo.

La guardia esce e da una breve risposta alla guardia che mi trattiene.

Vengo condotta giù per delle scale di pietra...

Non posso non parlare “Sarà così orribile la morte che mi aspetta?”

La guardia sta in silenzio.

Il terrore allo stato puro mi blocca quasi le gambe che sembrano divenire liquide...

La mente fatica a pensare il respiro ha perso qualsiasi ritmo...

Vedo d'un tratto voi uscire da un corridoio laterale sinistro.

Sebastian!” grido.

Non so perché lo faccio ma è istintivo.

Accanto a voi c'è un uomo che mi sembra di aver già visto.

Sebastian! Vi prego non posso morire ora!!” riprovo supplicando.

 

Poi finalmente dite qualcosa.

Anzi lo gridate: “No, padre, no!! Non potete farlo”.

Vedo il re a cui vi siete rivolto dall'altra parte del corridoio, a destra.

Lo fissa con uno sguardo di rimprovero.

Uno sguardo autoritario.

“Salvatemi!” grido di nuovo mentre la guardia ormai mi sta trascinando verso una cella ed io piango senza ritegno, singhiozzo.

Il suo sguardo cerca di evitarmi.

Ora capisco tutto.

Ricordo la visione.

Ma di chi era il punto di vista della visione... così centrale rispetto ai due opposti dove si erano fermati il principe ed il re.

Volto un attimo il capo.

Rebecca.

Anche lei in questo inferno.

 

La disperazione è troppa.

Mi accascio nella cella dove quell'uomo mi ha spinta, con la mente svuotata.

 

 

 

Ringraziamenti:

 

Ringrazio Taylor Swift per la sua meravigliosa musica che è in grado di ispirarmi all'infinito.

Ringrazio James Blunt che con le sue melodie particolari sa suscitare dei sentimenti unici.

Ringrazio Ludovico Einaudi per essere un pianista fantastico che compone emozioni.

 

Ai lettori di EFP

Grazie a Hibernia... l’attrattiva che lo spinge verso di lei non è solamente ‘amore’ o comunque attrattiva di un uomo verso una donna, ma molto di più, che di certo ha a che fare con quel mondo ‘magico’ che li coinvolge entrambi.

Grazie a Giulia91... grazie mille per i tuoi complimenti...

Come vedi anche ora c’è uno sbocco cruciale, ma non temere troppo...

Grazie per i consigli, infine ho deciso, come scritto sopra, di aggiungere una nota per introdurre quella ‘parentesi’ del padre...

Grazie a Syam Twins... che felice sono stata trovando anche la tua recensione...

Intendevo ringraziarti personalmente contattandoti, poi non sono riuscita, quindi GRAZIE MILLE!!

Complimenti per aver letto tutto in una sera... =)

 

Ai lettori non in EFP

Grazie a Laura che con così tanto entusiasmo mi ha detto che scrivo come una scrittrice... vera!!

Grazie per l'infusione di coraggio.

Grazie a Giada che ha da poco iniziato a leggere questa storia.

Grazie a Iris che silenziosamente legge.

Grazie a Debra che mi minaccia dopo ogni capitolo di impedirmi di andare all'Università per finire questa storia...

Grazie a Erika che legge questa storia che a quanto pare nel suo caso funziona da tachipirina...

Grazie a Annamaria che legge e mi fa troppi complimenti.

 

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Capitolo 13
*** XIII - Scoperte ***


Cari giovani lettrici e lettori,

eccomi dopo tanta attesa con un nuovo capitolo che parla di cose un po' scontate e un po' no.

So che magari Sebastian vi sembrerà un po' “tanduo” (duro di comprendonio) ma io in questa parte me lo immagino un po' ingenuo, fatica a capire certe cose... anche un po' confuso...

Io non sono proprio tanto soddisfatta quindi non vedo l'ora di leggere cosa ne pensate quando torno.

Dal 24 sarò via una settimana in un viaggio umanitario fra Croazia, Romania, Ungheria.

Spero che riesca a fare un po' di chiaro nella nebbia che vedo ora...

Un saluto a tutti,


Fabiola




XIII - Scoperte


Chiudo la porta dietro di me.

Marie è decisa, è forte.

Le ho promesso di tornare con un piano per farla fuggire.

Al diavolo mio padre e la mia reputazione.

Cerco Bernard mentre percorro il palazzo.

Devo fare chiarezza e l'unico in grado di aiutarmi è lui.

Entro nella mia stanza e quasi faccio un colpo, Bern è in piedi che mi aspetta.

Ecco dove si era 'nascosto'!

“Mi manda vostra... tua madre” mi saluta con un cenno della testa Bern.

“Perchè mai?” chiedo incuriosito.

“Immaginava che stamattina non fosse andata proprio bene” si spiega lui.

“Già” sospiro.

Davvero mia madre mi conosce più di quanto lei stessa non creda.

Mi siedo sul letto e dopo un profondo respiro inizio a raccontare l'accaduto della mattinata.

Bern si mette comodo sulla poltrona.

Racconto tutto, proprio tutto.

Rimane con un'espressione stuporosa per un po' dopo che gli ho spiegato che questa Marie è la stessa Marie del ballo.

Infine spiego a Bern l'ultimo scambio di battute avuto con la ragazza.

“Potrebbe sembrare una strana coincidenza, devi ammetterlo” sorride lui.

La sua è solo una riflessione a voce alta, ma tutto si fa meno torbido nella mia mente “Bern...” inizio la frase “...se tu non i credessi al fatto che tutto ciò che è accaduto è una coincidenza... e io ti avessi lasciato solo in una stanza con la promessa di tornare con un piano per farti fuggire, tu... cosa faresti?”

“Tenterei di scappare da solo” risponde limpido e sincero il mio amico.

Lo fisso ed ho un brutto presentimento.

Il presentimento che Marie abbia pensato la stessa identica cosa.

Balzo in piedi e prendo la porta mentre Bern pronto mi segue, subito però veniamo fermati da due guardie che si parano davanti a noi.

Fisso i due uomini interrogativo.

“Mio signore siete desiderato da vostro padre nelle sotterranee...” mi riferisce uno dei due.

Non mi preoccupo di rispondere e corro verso i sotterranei, seguito naturalmente da Bern.

Corro veloce perché non voglio pensare a cosa possa essere successo.

Imbocco le scale di pietra che raggiungono lateralmente l'ingresso alle segrete.

Vi vedo e mi blocco.

Mi vedete.

E gridate il mio nome.

Un grido limpido, carico di paura, di terrore.

Lo sento attraversarmi la pelle, trapassare le mie membra, trafiggermi il cuore.

“Sebastian! Vi prego non posso morire ora!!” supplicate ancora.

Sento il cuore perdere qualche battito, stillare qualche lacrima.


Non posso più trattenermi sento le vostre emozioni investirmi, come un'onda troppo forte, troppo grande, troppo violenta... “No, padre, no!! Non potete farlo” grido.

Mio padre mi fissa con sguardo di rimprovero.

Uno sguardo autoritario.

“Salvatemi!” gridate di nuovo mentre la guardia ormai vi sta letteralmente trascinando.

Piangete e non riesco a guardarvi.

Piangete, singhiozzate.

E aprite prepotente la ferita dentro me.

La ferita che sta fra il bene ed il male, fra il giusto e l'ingiusto.

La ferita che non so sanare, la ferita la cui consapevolezza mi fa più male della sua stessa presenza.

Vi evito con lo sguardo nonostante io sappia che mi state fissando.

Mi state fissando speranzosa.

Come potete avere la speranza negli occhi? Una luce, mentre vi stanno chiudendo in una cella e pensate di essere condannata a morte?

Voi Marie non potete essere come donna qualsiasi.

Ma questo l'avevo già capito.

Ed io provo qualcosa di forte per voi.

Qualcosa di così potente...

Qualcosa che probabilmente potrei chiamare, un po' di timore ammetto, innamoramento...

Probabilmente non dovrei pensare a ciò in questo momento ma non posso che rimanere quasi pietrificato da questo meraviglioso pensiero.

Vi accasciate in quella cella e mi riportate con brutalità alla realtà.


Raggiungo mio padre a passo deciso “Dobbiamo parlare ora”

Mio padre annuisce e mi fa cenno di seguirlo.

Faccio un cenno a Bern che ci saremmo visti più tardi.

Mio padre entra in una delle sue stanze e ordina alle guardie di rimanere fuori.

“Vedi che hai già imparato qualcosa dalla lezione di stamattina”

Poi continua “Che mi dovevi dire...?”

“Perchè quella donna è in cella se avevo dato ordine che restasse dal medico fino a quando non si fosse rimessa?” chiedo.

“A quanto mi hanno riferito ha tentato la fuga dal suo comodo alloggio...” dice con una punta di ironia.

“Per questo meriterebbe la morte?” chiedo.

“No, lei stessa lo crede e tu non le potrai far visita per un paio di giorni, il tempo perché si spaventi a sufficienza e ricordi chi comanda in questo posto”

Avevo immaginato che questa era la stupenda idea di mio padre.

“Ha bisogno di cure” sibilo

“Ho già speso abbastanza per curarla credo...” replica.

“Non vi interessa nulla delle persone? Vi interessa solo dei vostri maledetti soldi?” ormai non controllo più quello che dico.

“Non rivolgerti a me con questo tono Sebastian”

Sento un fastidio alla schiena ma non ci faccio caso.

“Ordinerò al medico che vada a fasciarle nuovamente il braccio” dico sicuro.

Mio padre mi fissa e non dice nulla.

Strano.

“Come vuoi, ma per due giorni non ti voglio vicino a quella cella, poi andrai a liberare quella sovversiva e la terrai ben stretta al tuo servizio...”

Abbasso il capo in cenno di assenso.

Avevo vinto. Avevo ottenuto quello che volevo stavolta.

“Ah, se dovesse fuggire ti riterrei responsabile”

Sento la rabbia montarmi dentro e sento di nuovo un fastidioso formicolio alla schiena.

E capisco.

Esco veloce dalla stanza correndo verso la mia stanza cercando di calmarmi.

Funziona.

Le ali nere spuntano quando mi lascio andare appena chiusa la posta dietro di me.

“Oh mio Dio...sei impazzito!”esclama Bernard che entra dalla porta interna che collega le mie varie stanze.

E anche quelle personali di mia madre a dire il vero.

Anche l'esterno del castello.

E i sotterranei.

Tutti passaggi segreti questi ultimi, naturalmente.


“La situazione mi è sfuggita di mano... mio padre mi ha fatto arrabbiare...e non so come sia successo... ad il sole è ancora all'orizzonte...”

Bern non sa che dire, eravamo riusciti ad identificare una sola regola per questa strana cosa che mi accadeva, in dieci anni... ed era il fatto che potevo aprire le ali solo dopo il crepuscolo e ora, tutto ciò veniva infranto.


Respiro a fondo, cerco di svuotare la mia mente dall'odio, dal rancore, dal senso di impotenza e perfino da quei nuovi sentimenti che porto dentro...

Poi mi concentro e finalmente ritraggo le ali.


“Sebastian...hai sempre avuto a cuore tutti, nessuno escluso, ma questa ragazza ha un effetto particolare su di te...” Bern mi guarda come se cercasse conferma a qualche sua idea...

Sospiro e ammetto; Se non ne parlo con il mio miglior amico con chi potrei parlarne?


“Io, credo,... penso di essermene innamorato...”

Lui mi guarda e sorride “L'avevo intuito...e sappi che, anche se anche vedo tutto ciò come... quasi utopistico, sarò pronto ad aiutarti”.

Gli batto una mano sulla spalla.

“Sappi che anch'io ci sono per qualsiasi cosa...” sorrido.

Poi mi cambio la camicia strappando interamente quella rotta, la getterò via...

Bern intanto è uscito salutandomi.

Io ora devo raggiungere il medico.



Ringraziamenti


Grazie a GinevraLovesArmand: Mi hai emozionato con i tuoi commenti...

A proposito di James Brunt... =) Anche a me piace moltissimo...

Anche a me Sebastian piace, ma ti dico in gran segreto che nei prossimi capitoli lo vedremo anche in altre....sfaccettature... e ho già detto troppo.... =)


Grazie a Giulia 91: Io amo letteralmente la neve e per quello credo che mi venga così spontaneo e bene descriverla... Marie avrebbe potuto attendere ma non l'ha fatto perché ha la libertà nell'anima... cioè io la vedo così... quindi lei non può vivere in prigionia, tanto più la accecava la rabbia per Sebastian.... Come faccio a ringraziarti per i mille complimenti che mi fai sempre!? =)

Come vedi non ci sarà gran bisogno di salvarla, o forse sì.... =)


Grazie a Mou – Hibernia: perché se ora scrivo così (bene spero!) è merito per il 50% anche suo!


Grazie a Annamaria, Erica, Giada, Iris, Jennifer, Debra e Laura che pazientano a leggere... =)





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