What If?

di V a l y
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cosa sarebbe successo dopo il primo incontro fra Zoro e Nami se quest'ultima avesse deciso di ringraziarlo per averle salvato la vita? ***
Capitolo 2: *** E se Zoro, dopo il combattimento contro Maji, fosse ritornato sul carrello delle montagne russe? ***



Capitolo 1
*** Cosa sarebbe successo dopo il primo incontro fra Zoro e Nami se quest'ultima avesse deciso di ringraziarlo per averle salvato la vita? ***


Cosa sarebbe successo dopo il primo incontro fra Zoro e Nami se quest'ultima avesse deciso di ringraziarlo per averle salvato la vita? Ambientata sull'isola di Orange, nella casa del sindaco, dopo che Zoro si addormenta per le ferite subìte da parte di Bagy e mentre Nami si assenta da Rufy assieme al sindaco.





Nami inciampò su una pila di libri posati sul pavimento ligneo. Si aggrappò per non cadere alla prima cosa che le si trovava sottomano, un lenzuolo bagnato appeso a un filo assieme ad altri panni. Qualcosa che, insomma, di per certo non assicurava il miglior sostegno della Terra...
Ci fu un frastuono madornale di svariati oggetti che ruzzolarono sul pavimento e il povero corpo della ladra che si trovò immancabilmente a seguirli; questa, col sedere per terra, maledisse l'intero mondo urlando qualcosa che aveva a che fare con un maiale e il mestiere delle accompagnatrici, ma né lo strillo né il tonfo precedente destarono lo spadaccino dal suo sonno pesante. Lentamente e silenzioso, muoveva ritmicamente il torace, respiri pesanti e cadenzati. Abbandonato scomodamente sul letto, aveva trovato un degno giaciglio sul quale riassettare le proprie forze. Bastava una dormita per farlo riprendere dalle ferite, così le disse Cappello di Paglia.
“Fosse così semplice per tutti...” commentò Nami ad alta voce, dapprima spiritosa, poi cupa e triste.
Odiava ripensare a certe cose, ma era quasi inevitabile visto quanto il fato era stato sorprendentemente ironico con lei. Tutto era successo neanche un'ora prima: il ragazzo dai capelli verdi si era buttato a capofitto salvandola dalla ciurma di Bagy e sacrificando quasi se stesso per il suo capitano. Lei aveva già veduto un sacrificio simile, anni fa, tra le piante di mandarino del suo giardino selvaggio; lo ricordava ancora, quel corpo a lei tanto caro cadere a terra vicino ai suoi piedi, scosso da uno spasmo, uno soltanto, dopo che il proiettile aveva preso la donna in fronte.
Nami fu pervasa da un brivido.
Si sistemò su uno sgabello avvicinandosi al letto su cui riposava silenzioso come una tomba lo spadaccino che l'aveva aiutata.
“Non ha senso che un cacciatore di taglie salvi la vita a un pirata,” enunciò austeramente e un po' sarcasticamente la rossa, con un tono di voce colloquiale che sembrava quasi esigere una risposta. Ci fu solo un respiro contratto.
La ragazza sospirò.
“Ehi, Rolonoa,” lo chiamò. Di nuovo un respiro, stavolta più fievole di quello precedente.
“Non è che anziché riposarti stai per morire, vero?” scherzò Nami, ridendo per quel che poté.
Non era divertente.
Ma così facendo aveva l'illusione di riuscire a sopportare meglio la situazione.
Era la sua regola di vita più importante, ma a discapito della cosa aveva deciso di salvare un pirata anziché ridere della sua morte assieme a Bagy il Clown: Monkey D. Rufy, che per lei non era nessuno.

Si era silenziosamente defilata da Bagy, seguendo i due pirati pazzi che l'avevano incautamente provocato, e aveva visto lo spadaccino accasciarsi sulla strada con un grosso tonfo, il fiato ansimante, i polmoni massicci come rocce, le mani tremanti, il sangue che continuava incessante a sgorgare. Gli occhi di Rufy erano visibilmente preoccupati dietro le sbarre della piccola prigione.
“Capitano...” lo chiamò Zoro sommessamente e sofferente, poi fece un verso rauco di dolore. “Trovami... un letto...”
Dopodiché, il cacciatore di taglie chiuse gli occhi.


“Trovami un letto. Non è un granché come qualcosa da dire prima di morire...” lo prese in giro Nami. “Di solito si dicono altre cose, che so, ti voglio bene, non ti dimenticherò, non dimenticarmi...”
Sperava ancora di ridere dopo questa sua ennesima considerazione ironica, ma a sua stessa insaputa cominciò a piangere.
Impugnò con ambedue le mani il lenzuolo su cui giaceva immobile ma ancora vivo il corpo di Rolonoa Zoro, serrandolo con violenza, e lasciò fuoriuscire lacrime e lamenti senza interessarsi di niente, perché effettivamente niente era di fronte a lei a parte un ferito addormentato che non l'avrebbe mai potuta sentire, né avrebbe mai udito quel nome sofferente che le usciva dalle labbra con un tremolio, che ripeteva a ogni respiro.
Bellmer, Bellmer, Bellmer.
La Bellmer che ricordava scegliere assieme a lei i mandarini migliori da dover raccogliere, che le insegnava a rubare e fregare, che le preparava il caffè anche se era solo una bambina, che le moriva davanti agli occhi senza gridare né spaventarsi, con un sorriso sul viso.
Il sacrificio, per Nami, non aveva mai avuto finali lieti, ma poi conobbe cappello di paglia e quel pazzo del suo socio sconsiderato. Moribondo, degente, ma ancora vivo.
Nami si asciugò infantilmente le lacrime strusciandosi gli occhi con il braccio, e con voce rotta, soffocata e sincera sussurrò una parola che a Bellmer non poteva più dire.
“Grazie...”
Il sindaco la chiamò e lei, dopo essersi specchiata sul vetro infranto della finestra, sistemata il viso e appianata i capelli, lo raggiunse.

Passarono alcuni giorni.
Nami studiava l'orizzonte davanti a sé. Il mare era sereno e le due bagnarole su cui si era imbarcata con la nuova ciurma dondolavano dolcemente a ogni piccola onda che passava sotto i loro scafi. Rufy giocava col cappello di paglia – lo stesso cappello che Nami aveva spassionatamente consigliato di non toccare fin quando non avesse trovato uno spago migliore con cui cucire il brutto graffio che aveva subìto – e il suo compagno, Rolonoa Zoro, addentava un pezzo di pane raffermo con la stessa squisitezza affamata di un uomo che mangia del caviale. La ladra sospirò divertita mantenendosi le guance con le mani, i gomiti poggiati sul parapetto.
“Zoro, fai più casino mentre mangi che mentre russi!” scherzò Rufy, il quale fece sorridere la sua navigatrice. Solo al primo momento.
La ragazza, divenuta paonazza, si rivolse al suo neo capitano.
“Zoro russa?!” fu la spontanea domanda.
“Più forte di una mandria di bufali impazziti!” annunciò tutto solenne Rufy.
Nami si voltò verso lo spadaccino, che le sorrise di sbieco.
“Tu, quella volta, non hai russato...” fu la semplice constatazione della navigatrice, detta con una calma poco adatta al suo cipiglio e ai suoi pugni serrati e tremolanti di rabbia di quel momento.
“In quale occasione, precisamente?” chiese seraficamente l'altro. “Per caso era un giorno in cui fingevo di dormire per non starti a sentire?”
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
“Brutto idiota, stupido, bifolco, spione e screanzato di uno spadaccino da un soldo bucato!” strillò la piratessa, lanciandogli patate, ananas, noci, banane, pezzi di legno, bussole mal funzionanti e qualunque altro utensile che aveva a portata di mano. Nel mentre Zoro cercava più che poteva di schivare gli attacchi malefici della rossa, e Rufy, come di norma e senza sapere perché, rideva a crepapelle, mantenendosi lo stomaco.
Non ci fu altro oggetto da tirare, così fu Nami stessa a scagliarsi contro Rolonoa, balzando dalla barcarola su cui si trovava a quella di lui.
“Ti manderò all'altro mondo, stavolta per davvero!” urlava tra un pugno e l'altro, e il ragazzo, bloccandole i polsi, mormorò sorridendo:
“Non c'è di che.”







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Ok. In realtà questa One-shot è vecchia di un anno, ma ho voluto pubblicarla perché voglio assolutamente continuare questa raccolta. Adoro lo ZoNami, è una mia vecchia passione, non potrei mai dimenticarla...
Spero che questa What If? (non del tutto What If? ora che ci ragiono, ma tant'è xD) vi sia piaciuta!

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Capitolo 2
*** E se Zoro, dopo il combattimento contro Maji, fosse ritornato sul carrello delle montagne russe? ***


E se Zoro, dopo il combattimento contro Maji, fosse ritornato sul carrello delle montagne russe?
Scena ripresa dal settimo film, ambientata sull'isola di Mecha.





Il carro cigolava lento sulle vecchie rotaie. Il percorso era oramai diventato dritto e livellato, le curve erano scomparse assieme alle discese e con quella velocità si sarebbe potuti comodamente scendere da un momento all'altro. Ma Nami non muoveva un muscolo, rimaneva immobile, inginocchiata e accovacciata in punto di morte. In senso lato, ovvio. Letteralmente parlando, in quella ciurma era impossibile morire, almeno per quel che riguardava lei. Era diventata abbastanza forte, in più non le mancavano mai i salvataggi gratuiti da parte di tutta la ciurma, Sanji in primis, il quale dopo aver compiuto l'eroico atto sperava sempre che la rossa madamigella gli ricambiasse la lodevole azione con qualche squisito, meritato regalo. E a quale regalo mi riferisco suppongo che lo hanno capito tutti.
Seguitavano Zoro, Rufy e Nico Robin. Persino Usop, anche se non certo per sua volontà, si era ritrovato a salvarla più volte.
Insomma, se a Nami succedeva di sentirsi morta, la cosa la riguardava soltanto interiormente. Era siffatti quello lo stato d'animo che l'accompagnava sui binari in quel momento, un misto di preoccupazione, paura e amarezza. Ma non era tutto, perché in seconda posizione venivano i pensieri, e quelli erano per lo più istinti omicidi votati ad un'unica persona.
“Quello stupido di un Rolonoa Zoro...” per l'appunto.
Mormorava il suo nome con una punta d'isterismo che a vederla, con quel volto rattrappito e due grossi solchi agli angoli della bocca semiaperta, Rufy avrebbe ingenuamente creduto che stesse sorridendo. Quella era semplicemente l'espressione conosciutissima di chi sta per perdere la pazienza. Nami ne sapeva qualcosa. Un po' più di qualcosa.
Zoro l'aveva abbandonata, sola, sperduta, per il solo gusto di duellare con un nemico – era quest'insano sadismo che lui aveva per le battaglie che la irritava più d'ogni altra cosa – augurandole di cavarsela in qualche modo (testuali parole, Nami le aveva registrate ben bene nella mente).
La povera ragazza era così profondamente assorta nei suoi pensieri che svenne quasi dallo spavento all'arrivo di una nuova persona, che occupò subito il posto d'avanti del carrello.
Si parlava del diavolo...
“Zoro!” urlò lei inviperita, mantenendosi il cuore, tanto per appurare che funzionasse ancora. Lui la guardò col solito sguardo che le posava ogni volta che gli strillava contro, che comprendeva austerità mischiata a menefreghismo mischiato a sua volta a rimbecillimento.
“Che c'è?” chiese dunque lui confuso.
“Che c'è?!” ripeté la navigatrice con una punta di eloquente ironia. Ironia che Zoro non afferrò. La guardò di nuovo con un'espressione sconcertata.
“Mi hai abbandonata! Poteva succedere qualcosa!” gli spiegò quindi Nami, ma la perplessità dello spadaccino non si dissolse certo per questo.
“Ma sei ancora viva, no?” obiettò con normalità il Rolonoa. La cartografa, per non dover urlare, affondò il viso sul morbido cuscino rosso di velluto dietro di sé, emettendo solamente un rauco verso animalesco e sommesso, attutito dal tessuto.
Zoro continuava a guardarla ancora più confuso. Insomma, il problema dov'era? Erano vivi e vegeti, sani, forti, pimpanti (soprattutto Nami, a quanto vedeva) e senza neppure un graffio. La navigatrice colse subito l'occhiata interrogativa che le lanciò lo spadaccino, e volle spiegargli la questione.
“Perché non mi hai parlato delle tue intenzioni? Avrei potuto seguirti e darti una mano se mi avessi avvertito!” gli disse sempre col solito tono esplicativo e un po' adirato dopo aver cacciato fuori la testolina rossa dal nascondiglio di velluto.
Nami che desiderava combattere? Al pensiero lo spadaccino non riuscì neppure a trattenere le risate da quant'era intrisa d'assurdità quell'affermazione. E difatti rise. E di gusto, anche.
“Che hai da ridere?!” sbottò la ragazza, muovendo col corpo la carrozza che oramai, se non fosse stato per il suo agitarsi costante, sarebbe stata del tutto ferma. Il compagno la guardò come a far intendere che la risposta era ovvia, ma forse, solo per un malsano divertimento personale, le volle illustrare la causa di tutto il suo spasso a parole:
“Tu che vuoi combattere?! Tu, che alla prima occasione scappi sempre il più lontano possibile dalle battaglie?! Non è nel tuo stile! E comunque mi saresti stata d'intralcio!”
Pessima mossa. Si trovò le mani di Nami attorno al collo. Quando il volto del ragazzo divenne paonazzo e un po' violaceo, la rossa pensò bene che forse era arrivato il momento di lasciare la presa. Era solo una tortura la sua, dopotutto, non un vero e proprio tentato omicidio. Ad ogni modo, Zoro preferiva spesso la seconda eventualità quando si trattava di Nami, la morte avrebbe potuto lenire una volta per tutte i traumi fisici che gli causava sempre. Si tastò il collo escoriato, e a denti stretti sussurrò uno “strega pazza e psicopatica” più qualche affermazione indirizzata a Nostro Signore che io non dirò.
“Me ne vado,” enunciò sinteticamente la navigatrice scavalcando lo schienale del carrello.
“Ehi,” la chiamò seccamente Zoro, seguendola, “avevi fifa di stare tutta sola e ora che sono tornato te ne vai?!”
“Non hai capito niente, come al solito,” lo riprese Nami un po' accigliata.
Oh, bene. Lei era in pericolo, lui la salvava, tornava da lei e come da prassi lo trattava ancora più male di prima. Va' un po' a capire cosa passa nella testa delle donne. Anche se qui il problema non erano le donne, quelle in confronto a Nami erano mansuete come scoiattoli. Era lei il problema, solo lei.
Ora che ci pensava, non lo aveva neppure ringraziato! Quella maledetta, maligna, spietata, sfruttatrice, meschina... Ecco. Ora era lui quello arrabbiato.
“Scusami tanto se ti ho salvato il sedere per l'ennesima volta, al prossimo nemico aspetterò che tu venga fatta a fettine!” urlò inferocito alla ragazza.
“Non era del mio sedere che mi preoccupavo!” contrariò Nami dopo essersi fermata e girata. “Pensi che io sia così opportunista?”
Lo spadaccino si bloccò per ponderare una giusta risposta, anche se questa gli veniva fuori quasi da sola. “Be'... sennò non saresti Nami...” affermò, con ovvietà.
La ragazza sospirò e si portò una mano sulla fronte per massaggiarsela. “Una volta lo ero, è vero, ma per necessità. Ora è diverso...”
Gli diede le spalle, di nuovo, ma non si mosse di un passo. Si mise a braccia conserte, come a riflettere su qualcosa da dire, cercando le giuste parole.
“Ogni volta che ti vedo combattere sono sempre più sicura che non ti accadrà niente, ma d'altro canto, data la gravità di alcune ferite che ti hanno inferto alcuni nemici, ho spesso paura che possa succederti qualcosa di brutto...”
Zoro spalancò gli occhi, meravigliato. “Eri preoccupata per me?”
L'orgoglio di Nami, quello stupido orgoglio che le vietava di esprimere parole affettuose per lo spadaccino, riaffiorò nuovamente e la fece voltare verso di lui con un'espressione saccente stampata sul viso.
“Ti ho solo detto di abbassare un po' la cresta e di fare meno il presuntuoso, non arrivare a conclusioni inesistenti,” controbatté argutamente.
“Era prevedibile... in perfetto stile Nami-ladruncola-senza-cuore,” rifletté sarcasticamente Zoro, guardandola torvamente.
“L'hai detto tu stesso, non sarei Nami, altrimenti,” esclamò la navigatrice sorridendo vittoriosa.
Zoro continuò a fissarla in cagnesco, restando al gioco, fingendo di crederle. Si era contrariata troppe volte per rendere la faccenda veritiera – prima gli aveva assicurato di non essere opportunista e ora deteneva il contrario – e la conosceva bene, ormai, meglio di quel che lei pensava. A volte era calcolatrice, altre avara e altre ancora, Zoro lo sapeva, un po' bugiarda. Come in quel momento.
Così lo spadaccino sorrise, ma lo fece in modo velato, impercettibile, solo dopo che la compagna si era girata, al fine di non farsi scorgere. Perché l'orgoglio che aveva lei, sfortunatamente, lo possedeva pure lui.
“Ti detesto, Nami,” le riferì, anche se non in modo del tutto convincente. Una bugia tra le bugie, tanto, non faceva differenza.








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Secondo capitolo. :D Nel caso in cui non abbiate mai visto questo film di One Piece, provvedete subito! E' molto carino e lo trovate facilmente su Veoh, e le tette di Nami e Robin ballano sempre.
Nelle fanfiction a seguire ci saranno anche le scene più romantiche, pazientate solo un po', ve lo prometto! *_*
@Lucy94: è vero, di spunti ZoNa, nel manga, ce ne sono molti! *_*
Sono felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto, spero anche questo. <3 L'idea, è vero, è meravigliosa, è stata una pensata di Rolo e Shainareth!
Grazie del commento! :3
@Shadow Eyes: della serie: -no, chiudi tu la chiamata!-, -No, tu ciccinopuccino!-, -Ma, ammmore, io non potrei mai farti un torto simile!-...
Scusami, ma questa dovevo citarla! x°DDDDD
Esistono davvero fic ZoNa con questi dialoghi?! xD
Comunque, Wow, grazie dei complimenti! <333 *è impazzita e balla la para para* Capisco perfettamente ciò che intendi, è un po' brutto quando trovi, in generale, dei personaggi fuori dai loro caratteri originali (anche se per fortuna, nel mio caso, non sono ancora incappata nel tuo esempio di fyccy ZoNami x°D), quindi cerco sempre di mantenere i miei il più IC possibile. E se è come dici te, allora non posso essere che contenta e soddisfatta. *_* Grazie della bellissima recensione <3
@Tifal'ammoremio: *O* TU! *O*
*balla di nuovo la para para felice*
Ricordo che ne avevi scritta una anche tu, la commentai sul forum, era molto bella. <3
Anch'io era un po' che non giravo da queste parti... xD Però ci siamo lo stesso risentite! *_*
Grazie della recensione! :*

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