Il Giardino dei Mandorli

di Salice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il giorno della Promessa ***
Capitolo 2: *** Il Nostro Giardino ***
Capitolo 3: *** Pioggia di Petali ***
Capitolo 4: *** La Missione ***
Capitolo 5: *** Pioggia di Sangue ***



Capitolo 1
*** Il giorno della Promessa ***


1Il_giorno_della_promessa.html

Itachi ha ucciso i suoi amici, ha ucciso i suoi superiori… Ha ucciso la sua amata […] L’uomo che versando lacrime di sangue e soffocando ogni sentimento sterminò i propri consanguinei per il bene del villaggio…

Tobi Alias Madara Uchiha - Naruto 43 cap 401 - L’illusione



Il Giardino dei Mandorli




Il giorno della promessa


Al tramonto del giorno del suo fidanzamento ufficiale, Itachi Uchiha era finalmente riuscito ad allontanarsi dai festeggiamenti. Dopo ore ed ore durante le quali era stato costretto a rimanere immobile al fianco del padre, era riuscito a sfruttare un attimo di confusione per creare una sua copia e usarla con la tecnica della sostituzione. Si era appostato per qualche minuto sul tetto per essere sicuro che nessuno si fosse accorto dello scambio, dopodichè si era allontanato. Nessuno aveva fatto particolarmente caso al bambino che si aggirava da solo a tarda sera; in un villaggio Ninja accadevano anche cose più strane.
Aveva raggiunto il piccolo bosco ai margini del villaggio e si era seduto con la schiena appoggiata ad un albero, ad ascoltare lo stormire delle fronde nel vento.
Non si curava dei petali che gli si fermavano addosso, ma respirava a pieni polmoni il profumo dei fiori di mandorlo. Era in quella posizione da diversi minuti, quando udì una risatina alle sue spalle. Si voltò di scatto, infuriato per essersi fatto cogliere di sorpresa. Verso di lui stava avanzando Hanayuki*, la sua promessa sposa.
Era una bambina graziosa, unica figlia del braccio destro di suo padre. Aveva lucidi capelli neri e un visetto dall’espressione furba, che nascondeva prontamente abbassando gli occhi e fingendosi timida. Tutto sommato a Itachi non dispiaceva quella bambina, anche se spesso lo aveva seguito durante i suoi allenamenti, infastidendolo con domande assurde del tipo : “Qual è il tuo fiore preferito?”, oppure “Che cosa ti piace mangiare?”.
Era simpatica e allegra, e a lui piaceva guardarla mentre si spingeva fino al punto più alto sull’altalena dell’Accademia; in un certo senso le invidiava quella spensieratezza infantile a cui lui aveva dovuto già rinunciare. La bambina interruppe i suoi pensieri sedendosi accanto a lui e sorridendogli.
- Sembri un pupazzo di neve, Fratellone!** –
Lui si alzò, irritato, scuotendosi la casacca e scrollando via i petali.
- Non devi chiamarmi più così, Hanayuki, ora siamo fidanzati, quindi tutti si aspettano che tu mi chiami Itachi. –
- Ma ti ho sempre chiamato Fratellone, non sarà così semplice! – Si lagnò la bambina, seguendolo con lo sguardo.
- Non è così difficile, io mi sono già abituato! – Il ragazzino seguitava a parlare in maniera seccata e la bambina sbuffò.
- Lo so, lo so! Tu sei il Ninja perfetto! Mio padre non fa che ripetermi quanto sei bravo e come sono fortunata a essere la tua promessa sposa! – Parlava in tono esasperato, scuotendo il capo. – A sette anni sei stato promosso all’Accademia, a otto possedevi già lo Sharingan, l’abilità innata più potente del villaggio della foglia… Ora ne hai dieci e sei già un Chunin. Io invece ho otto anni e non sono neanche Genin! – La bambina sospirò, ostentando un’espressione sconsolata.
Itachi si sedette di nuovo accanto a lei, rimanendo pensieroso per qualche istante.
- Essere in Accademia è bello. Sei spensierato e non devi occuparti che dei compiti e degli allenamenti. – Le disse in tono serio, guardando verso il cielo stellato che si intravedeva a sprazzi tra i fiori e le foglie.
- Essere Chunin invece è complicato. Tutti si aspettano che dica loro cosa fare, e se sbagli, fallisci la missione, o peggio i tuoi amici muoiono… -
La bambina lo osservò interdetta per qualche minuto, mentre il ragazzino fissava con espressione persa verso l’alto.
- Quindi ti va bene avere una moglie meno brava di te? Non dovrai dirmi cosa fare! – Promise speranzosa, osservandolo. Lentamente lui abbassò lo sguardo e rise.
- Nessuno ti dice cosa fare, Hanayuki, altrimenti non saresti qui! -
- Nemmeno tu dovresti essere qui! Hai usato una copia vero? -
- Come hai fatto ad accorgertene? Se mio padre mi scopre saranno guai! -
- Lo zio Fugaku non se ne accorgerà! Stava bevendo con mio padre quando me ne sono andata! -
- E come hai fatto? Tu non sei ancora così brava nella tecnica della moltiplicazione. -
Hanayuki lo guardò con un’espressione furba in volto.
- Ho detto che ero stanca e avevo mal di testa, e ho chiesto di essere accompagnata a casa. Poi sono uscita dalla finestra. -
- E ti hanno creduto? Tu? Stanca e con il mal di testa? – Le sussurrò incredulo Itachi.
- Sai, quando sei appena una bambina, per giunta neanche tanto intelligente, tutti ti sottovalutano! – Rise la ragazzina, strizzandogli l’occhio.
- Tu sei tutto fuorché poco intelligente. E’ solo che ti piace farlo credere agli altri! -
Lei sbuffò e ridacchiò, dopodichè rimasero in silenzio per diversi minuti. Il vento soffiava piano, riempiendo l’aria del profumo dolce dei fiori. Dopo un po’, la mano di Hanayuki si avvicinò a quella di Itachi, stringendone appena le dita. Lui non si allontanò, ma nemmeno rispose alla stretta.
- Non hai risposto alla mia domanda, sai? – Gli disse dolcemente la bambina, accostandosi un po’ a lui.
Il ragazzino si voltò a guardarla, perplesso, così lei proseguì. - Non mi hai detto se ti vado bene. -
- Siamo promessi, Hana, che domanda è? – Sbuffò. Eccola alla carica con un’altra delle sue domande assurde.
- Questo lo so da me, Ninja genio! – Brontolò la bambina, liberandogli la mano, raccogliendo le ginocchia al petto e abbracciandole. – volevo solo sapere se io ti piaccio. Sai io… - Si interruppe, titubando. Itachi la fissò, socchiudendo appena gli occhi scuri.
- Tu? – La incoraggiò, parlando a bassa voce. Lei si voltò verso il bosco, per nascondere l’improvviso rossore che le aveva avvolto le guance.
- Io sono sempre stata innamorata di te, Itachi. E vorrei che tu mi amassi. – La bambina si ritrovò a trattenere il fiato quando Itachi si alzò da dove era seduto, muovendo qualche passo in avanti e dandole la schiena. Rimasero in silenzio per qualche istante, e proprio mentre lei stava per alzarsi e scappare via, la voce del bambino catturò la sua attenzione.
- Io… Non so niente dell’Amore. Sono solo un Ninja. So che sono un bravo Ninja, ma non c’è nessuno che mi abbia mai spiegato come funzionino queste cose. Mi hanno detto che ti avrei sposata e a me andava bene. Tu mi piaci, Hanayuki. Penso che avere una moglie allegra come te sarebbe una bella cosa. Ma non posso dire di Amarti davvero, capisci? – Il ragazzino pareva molto serio, nel pronunciare queste parole, e Hanayuki inspirò a fondo diverse volte prima di provare a parlare. Avrebbe voluto che la sua voce risuonasse calma e sicura, adulta quanto quella di lui, ma si accorse di avere un magone in gola, e prima di potersene accorgere, le lacrime le stavano già scorrendo lungo le guance.
Itachi si voltò verso di lei, e le si accucciò davanti, sorridendole appena e sfiorandole con le dita il volto umido.
- Perciò ti chiedo di aspettarmi, Hanayuki, e quando saprò cos’è l’Amore, te lo dirò. Ti va bene questo? -
La domanda era posta in tono gentile, leggermente condiscendente, ma Hanayuki tirò forte su con il naso e annuì, singhiozzando ancora. Lui raddrizzò le gambe, rimanendo chinato verso di lei e le porse la mano.
- E ora è bene che le bambine che non sono ancora Genin vadano a dormire. Ti accompagno a casa, Hanayuki. – Tra le lacrime, la bambina gli sorrise e strinse la mano che lui le porgeva, rialzandosi da terra.
- Si. -






*Hanayuki è un nome combinato da me. Ho preso il termine Hana (fiore) e Yuki ( Neve, o felicità. A seconda del Kanji, ma in questo caso neve) L’idea era quello di avere un nome che significasse “Neve di fiori”. In realtà non so se il significato sia esattamente questo, ma vi prego di perdonare questa mia libertà “poetica” e considerarlo tale. Qualora trovaste qualche strafalcione, non esitate a correggermi!




**Il termine corretto sarebbe stato niisan, termine utilizzato per rivolgersi ai fratelli maggiori, ma anche a ragazzi più grandi con cui si è in grande intimità e come forma di cortesia. Ho immaginato che il padre di Itachi e quello di Hanayuki si conoscessero molto bene, e che i bambini fossero stati cresciuti insieme quasi come parenti. Laddove una traduzione è stata possibile, ho preferito lasciare i termini così come sarebbero stati se la lingua fosse la nostra. Forse l’insieme perde un po’ di gusto esotico, ma credo che ne guadagni in scorrevolezza e comprensione.

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Breve Spazio per l'autrice: Tutto è iniziato quando ho letto quella frase di Tobi, o meglio, Madara Uchiha. Amata? Itachi ha avuto un'amata? Ma benchè di Shisui, suo migliore amico si parli, questa fantomatica donna non appare mai nei ricordi di Sasuke, e purtroppo pare che Itachi non potrà più raccontarci molto. Ho immaginato che visto che l'aveva uccisa, doveva per forza essere all'interno delle faccende di clan, altrimenti la avrebbe risparmiata... Ed ecco come è nata Hanayuki. La sua presenza mi ha ossessionata per giorni interi, fino a che non ho partorito questa storia. Mi auguro che vi piaccia!

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Capitolo 2
*** Il Nostro Giardino ***


2Il_nostro_giardino.html





Il Nostro giardino


I due ragazzini camminavano a passo spedito per le vie del villaggio della foglia, incuranti della calura pomeridiana. Uno dei due indossava l’uniforme AMBU e sul capo portava, sollevata, una maschera. L’altro era di poco più alto, indossava abiti da Ninja e sembrava più grande. Entrambi sorridevano e scherzavano lungo il tragitto, quando una voce li fece voltare simultaneamente.
- Itachi! Itachi! – Gridava la voce femminile, ansante, che apparteneva ad Hanayuki. La ragazzina stava correndo per la strada, con indosso uno yukata colorato e ai piedi aveva i geta*. I due ragazzi, dai volti molto simili, si fermarono ad aspettarla.
- Hanayuki, sei molto carina quest’oggi. – La ragazzina arrossì alle parole del giovane più alto, abbassando timidamente gli occhi.
- Grazie, Shisui. -
Itachi sbuffò, accennando una gomitata al cugino, che schivò e sorrise ampiamente, socchiudendo gli occhi. Hanayuki non perse tempo e, appena ripreso fiato, tempestò di domande Itachi.
- Ma allora è vero che sei entrato negli AMBU! -
- Si, sono entrato negli AMBU. -
- E da quando? -
- Oggi. -
- E che cosa farai? -
- Non lo so. -
- Avrai delle missioni pericolose? -
Il ragazzo sospirò, mentre Shisui cercava malamente di mimetizzare una risata con dei colpi di tosse.
- Probabilmente. – Furono le laconiche risposte alle domande della sua fidanzata, mentre ostentava un’espressione vacua. Shisui seguitava a sorridere davanti a quella scena, dopodiché indicò un pacco avvolto in un fazzoletto che la ragazzina aveva in mano.
- E quello? Cos’è? – Le domandò, con espressione maliziosa. Hanayuki nascose prima il pacchetto dietro la schiena, poi, con aria colpevole lo sventolò leggermente.
- Ho preparato due Bento** appena ho saputo… Volevo festeggiare con Itachi. – Mormorò lei, abbassando gli occhi e sfregando nervosamente i piedi sul selciato.
- E’ stato un pensiero molto carino, piccola Hana… - Shisui, chinato su di lei sorrideva, quando gli arrivò diritta tra le costole una gomitata di Itachi.
- Shisui, piantala. Hanayuki non è certo una fanciulla che va vezzeggiata tutti i momenti. – Disse in tono serio il ragazzino, sollevando lo sguardo sul cugino. Erano molto simili, ma, mentre sul volto di Shisui pareva sempre di scorgere un sorriso pronto a fuggire, il cugino più giovane manteneva un’espressione seria e neutra.
- Ma davvero? Forse non conosci bene le donne, Itachi-Kun*** - Gli rispose, raddrizzandosi e mettendo le mani sui fianchi, ignorando l’occhiataccia di Itachi e lo sguardo stupito di Hanayuki.
- Fino a prova contraria sono io quello fidanzato, Shisui. – Itachi aveva parlato con un tono di voce tranquillo, ma tradiva una leggera nota di nervosismo. La voce di Shisui, invece pareva la serenità fatta suono.
- Questo perché io sono in grado di badare a me stesso, Itachi. Al contrario di te. Lo zio ha fatto bene a sceglierti una ragazza allegra come Hanayuki. La cosa straordinaria è che lei sembra interessata a te. -
Lo sguardo di Itachi si fece confuso, mentre Hanayuki arrossiva e con un gesto di scuse si allontanava di qualche metro, dirigendosi verso una bancarella di frutta.
- Cosa intendi…? – Domandò al cugino più grande, e questi gli indicò la ragazza a pochi metri da loro, chinandosi a sussurrargli qualcosa all’orecchio.
- Svegliati Itachi. Si è messa lo yukata della festa solo per te, ti ha preparato il pranzo… Secondo te cosa significa? – Lo sguardo del ragazzino si sgranò di comprensione, ma riprese il controllo un istante dopo.
- Smettila di prendermi in giro! – Nel bel mezzo di quella discussione, furono interrotti dalla voce argentina di Hanayuki, che si stava avvicinando di nuovo.
- Itachi? Tuo padre ha detto che possiamo cenare insieme… Ma se hai da fare con Shisui… - Pareva molto delusa, anche se era evidente che stava cercando di mostrarsi adulta.
- Non preoccuparti, Fiorellino. Ci stavamo salutando! – Le rispose allegramente Shisui, spingendo il cugino verso la sua fidanzata. – Con lui ci rivedremo domani. -
Lei sorrise, afferrando la mano di Itachi.
- Vieni, ho già in mente dove portarti! – Il ragazzino dal canto suo, scoccò un’ultima occhiataccia al cugino, dopodiché si affrettò a seguire la sua promessa sposa.



Le confezioni del bento giacevano abbandonate su una grossa pietra piatta, mentre l’aria calda della sera muoveva delicatamente le fronde degli alberi. I due ragazzini sedevano su un ramo basso di un mandorlo, uno accanto all’altra. I geta di Hanayuki giacevano nell’erba, assieme ai sandali di Itachi. Lei muoveva avanti e indietro i piedi, dondolando le gambe. Lui era fermo, ma sorrideva, osservandola alla luce del tramonto.
- Era tanto che non stavamo soli! Sei sempre impegnato con le missioni! – Gli disse allegra lei, guardando avanti a sé.
- Lo so, ma da quando sono diventato Jonin devo sempre guidare della gente, proteggere delle persone… Le mie missioni sono più lunghe. – Sospirò il ragazzino, guardando ora distante, verso l’alto.
- Già… Sarà sempre così… anche dopo, vero? – Domandò Hanayuki, voltandosi a fissarlo con i suoi occhi scuri.
- Dopo il matrimonio, dici? – Le chiese lui, soppesando con cautela ogni singola parola. Lei annuì, rimanendo in silenzio, fino a che lui sospirò, riprendendo a parlare.
- Non lo so proprio, non sono mai stato sposato io. Ma può anche darsi che io entri nella polizia della foglia, e allora tornerei a casa tutte le sere. -
- Oh, e io ti preparerei il bagno e poi la cena. E manderei i nostri bambini a salutarti, prima di portarli a dormire. – Gli disse, sicura, con gli occhi che brillavano nel crepuscolo incombente.
- Ah, come corri, parliamo già di bambini? – Trasalì lui, leggermente stupito.
- Beh, cosa pensi che si aspetti il clan, da noi? E poi vorrei davvero occuparmi di un piccolo Itachi. – Ammise lei, con aria sognante. Lui scosse appena il capo.
- Mpf, e una piccola Hanayuki no? Sarebbe la gioia di suo padre, scommetto, o forse la sua disperazione, chissà? – La canzonò lui. La ragazzina, per nulla turbata, annuì.
- Un maschio e una femmina, sarebbe perfetto, non pensi? -
- Ah… Mh, si penso di si – Mormorò lui, abbassando lo sguardo, con una lieve sfumatura di imbarazzo nella voce.
- Il maschio potremmo chiamarlo Takeshi. “Guerriero” è un bel nome, no? – Domandò lei. Itachi serrò la mascella, stringendo con le mani il ramo su cui erano seduti fino a farsi divenire le nocche bianche.
- Non mi piace. – disse soltanto, in tono piatto. Il buio era ormai calato e Hanayuki non riuscì a scorgere l’espressione del suo promesso sposo, ma ne colse comunque il movimento, zittendosi per qualche secondo. Intorno a loro iniziarono a brillare le prime lucciole della stagione, rendendo magica e quasi irreale l’atmosfera.
- Hai ragione, stona con il cognome. – asserì la ragazzina, proseguendo svelta: - Quale nome gli daresti, allora? – Per la seconda volta in pochi minuti, Itachi si trovò in silenzio prima di rispondere.
- Mh… Yasu**** è un bel nome. – Sussurrò, con voce arrochita, nel tentativo di simulare un tono scocciato a cui Hanayuki non credette neanche per un istante. Tuttavia lei sorrise, battendo appena le mani.
- Si, è davvero un bel nome. – Gli rispose in tono dolce, e il ragazzino si voltò a guardarla, sorridendole appena, ma trattenne il fiato all’improvviso, sgranando gli occhi.
- Che c’è? – Domandò lei. – Se è uno scherzo, Itachi… - Lui le posò delicatamente l’indice sulle labbra, interrompendola.
- Hai una lucciola tra i capelli Hana! Sembra un gioiello. –
- Davvero? Chissà che bella! – Sussurrò lei in rimando, estasiata. – E’ perché sono un fiore! – Esclamò ancora. Rimasero così in silenzio per qualche istante ancora, dopodiché Itachi mosse lo sguardo, parlando a bassa voce.
- Se n’è andata… - Aveva un velo di tristezza nella voce, e Hanayuki si sentì in dovere di consolarlo.
- Ma è stato bello! – Gli disse, convinta. Il ragazzino acconsentì.
- E’ stato bello, anche se breve. – Detto questo saltò giù dal ramo, voltandosi poi verso di lei e allungando le braccia.
- Salta giù Hana, ti prendo io non preoccuparti! – Le disse, sicuro, e dovette spostarsi molto in fretta per non essere colpito dal fermacapelli di legno che lei gli aveva scagliato contro.
- Sarò anche meno brava di te, ma riesco a saltare giù da un albero da sola! – Detto questo, si rimboccò l’orlo del kimono nella cintura, e con un agile balzo toccò terra.
- Hanayuki! Non dovresti fare queste cose. – Lui le squadrò le gambe, con aria di disapprovazione. Per tutta risposta lei fece spallucce.
- Ma se ci conosciamo da quando eravamo bambini!! -
- Adesso è diverso, fidati. – Furono le parole severe di Itachi, mentre si voltava a raccogliere le scatole della cena, dandole le spalle. Hanayuki sospirò, alzando gli occhi al cielo, e, mentre si risistemava con cura l’abito lo sentì chiaramente borbottare “Bambini!” in tono esasperato.
- Ascolta Itachi, questo posto mi piace… Perché non torniamo qui, ogni tanto? – Lo supplicò, aiutando a raccogliere quel che rimaneva e osservandolo da vicino. Lui sospirò.
- Sei una bambina viziata. -
- Ma sono anche carina! – Lo blandì lei, strusciando la guancia contro la spalla del ragazzino, che si sforzò di nascondere un sorriso senza riuscirci.
- Carina e viziata. – Hanayuki si staccò da lui ed improvvisò un balletto tra le lucciole.
- Che bello! Allora è deciso, questo sarà il nostro giardino! E sarà un nostro segreto! – Batté le mani con aria felice, mentre Itachi infilava la maschera da AMBU sul capo, bofonchiando ancora:
- Viziata. – La ragazzina ignorò del tutto le parole del suo promesso sposo, ed afferrando i contenitori del cibo ormai vuoti lo prese sottobraccio, incamminandosi.
- Non abbiamo ancora deciso come chiamare la femmina, Itachi! – Da sotto la maschera lui sospirò, mentre la sua fidanzata proseguiva imperterrita.
- Io ho una buona idea, la chiameremo Hotaru*****! -
Inaspettatamente, anziché brontolare o sospirare, Itachi parlò a bassa voce.
- E’ un bel nome. -




*I Geta sono dei sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito. Sono un tipo di calzatura con una suola in legno rialzata da due tasselli, tenuta sul piede con una stringa che divide l'alluce dalle altre dita del piede. Vengono indossate con gli abiti tradizionali giapponesi, come gli yukata e meno frequentemente con i kimono, ma durante l'estate (in Giappone) vengono portate anche con abiti occidentali.(wikipedia)

**Il "bento" è un pasto da asporto, tradizionalmente composto da riso bianco, pesce o carne e verdure in salamoia o cotte. I contenitori possono essere di materiali e forme varie, dal legno laccato tradizionale al polistirolo usa e getta.(wikipedia)

*** uno dei suffissi più diffusi, utilizzato tra ragazzi e amici per indicare una certa forma di rispetto, o da un adulto verso una persona molto più giovane come segno di confidenza. Può essere rivolto da un ragazzo anche alle ragazze ma questo caso è più raro. È utilizzato anche in ambito lavorativo.(wikipedia)

****Yasu in questo senso inteso come “pace”

***** Hotaru significa “Lucciola”


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Breve spazio per l'autrice: Non potevo esimermi dall'inserire Shisui, visto che si parla di Itachi e questi ci viene raffigurato come il suo migliore amico. Piccola nota: Itachi è entrato nell'AMBU ma non è ancora capitano. Ho volutamente omesso un qualsiasi cenno all'età, perchè non vi sono informazioni ufficiali a riguardo, Itachi avrebbe potuto avere undici, dodici anni, così come già tredici compiuti. Immaginatevi Itachi così come lo preferite.


Ringrazio Elos per il suo commento, e si, questo Itachi per ora è più "leggero" di quello che abbiamo conosciuto nel fumetto. Per quanto affaticato e costretto a sopportare il peso del suo genio e delle missioni, è ancora un pò "bambino"

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Capitolo 3
*** Pioggia di Petali ***


2Pioggia_di_petali.html

Pioggia di Petali

Il sole era appena sorto oltre la collina, ed illuminava le cime dei mandorli in fiore, facendoli sembrare una distesa innevata. Un giovane avanzava silenzioso tra gli alberi, interamente vestito di nero, salvo il corpetto bianco dell’AMBU che proteggeva il torace. Appesa alla cintura portava una maschera, e legata sulla schiena aveva una corta katana*. Quando raggiunse una piccola radura tra gli alberi fioriti, si fermò a lungo, osservando una ragazza dai lunghi capelli neri appoggiata con la schiena ad un albero. Aveva il volto candido rivolto verso il sole e sorrideva appena, ad occhi chiusi, come se fosse a conoscenza di qualche divertente segreto.
Il ragazzo avanzò di un passo al sole, e per la prima volta da quando era uscito dal villaggio, fece rumore schiacciando un rametto.
- Hana… - Soffiò appena il nome della ragazza, che si voltò a sorridergli, raggiante, facendosi schermo dal sole con la mano.
- Itachi! Ti aspettavo – Lui abbozzò un sorriso di rimando.
- E io ti guardavo, da un po’! -
- Ah! Lo hai fatto ancora! Non riesco mai ad accorgermi della tua presenza, quando arrivi! – Sbuffò lei, attorcigliandosi una ciocca di capelli sull’indice, e facendogli cenno di seguirla. Lui le andò dietro in silenzio, mentre i primi raggi filtravano tra i rami riscaldando l’aria. La ragazza indossava una tenuta da chunin, e portava il coprifronte della foglia legato al collo. Lo condusse di nuovo tra gli alberi, e si appoggiò al tronco di un albero particolarmente alto e vecchio. Itachi la seguiva passo passo, e posò entrambe le mani sul tronco, all’altezza delle spalle della ragazza, fissandola.
- Itachi… - Lei lo guardava senza nessun imbarazzo, ma una leggera ombra di preoccupazione le attraversò il volto.
- Si, Hanayuki? – Lui le rispose calmo e misurato, con un sorriso appena accennato a fior di labbra.
- E’ molto tempo che ti vedo strano, Itachi. E non vieni neanche alle riunioni del clan. -
Lui si scostò bruscamente, e si allontanò di qualche metro, dandole le spalle. Per i primi istanti non le rispose, ma un leggero tremito delle mani sfuggiva al suo controllo.
- Lo so, Hanayuki, ma sono stato davvero molto, molto impegnato. – Fu la risposta controllata del ragazzo, che tuttavia continuava a rimanere voltato di schiena.
- Itachi… E’ per Shisui, vero? – Hanayuki gli si avvicinò, sfiorandogli il gomito con le dita e proseguendo:
- Io ti credo, so che non lo avresti mai ucciso tu. E mi dispiace per quello che ti ha detto mio padre l’altro giorno… - Le parole le morirono in gola quando Itachi si allontanò di un passo, lasciandola con la mano a mezz’aria.
- Perché lo fai? – Le chiese, improvvisamente duro. Lei batté le palpebre un paio di volte prima di rispondere.
- Che cosa? –
Il ragazzo si voltò, guardandola seriamente. Lei lo fissò, con il sole negli occhi.
- Perché partecipi alle riunioni di Clan, e ascolti tutto quello che quei vecchi pazzi hanno da dire? – Parlava lentamente, come se gli costasse molta fatica mantenere il controllo, e lo sguardo del giovane saettava a destra e a sinistra, sulle fronde degli alberi che avevano iniziato a stormire in una brezza fresca, riversando su di loro i petali profumati, dando quasi l’impressione che nevicasse.
- Come perché? E’ il mio… Il nostro Clan! La nostra famiglia, la cosa più importante! – Sbottò la ragazza, apparentemente inorridita.
- La famiglia dici? – Improvvisamente le sembrò minaccioso, al punto da farla indietreggiare. Lui le afferrò un polso tirandola a sé, e lei, nonostante fosse una combattente, non accennò neanche a reagire. Rimase a fissare dritto negli occhi neri il ragazzo che aveva di fronte, con il fiato mozzo. Un istante dopo Itachi le strinse la vita con le braccia, sorridendole con quella sua espressione sofferente che lei aveva imparato ad amare.
- Hai ragione, la famiglia è importante. E’ per questo che non vengo alle riunioni di Clan. Devo stare un po’ con mio fratello. – Hanayuki gli cinse il collo, facendo una smorfia.
- Ma come? Quando non sei in missione sei sempre con Sasuke! Mi tocca alzarmi all’alba per poterti incontrare. Possibile che il mio rivale in amore debba essere il fratellino del mio promesso sposo? – Brontolò lei, sciogliendosi dall’abbraccio e allontanandosi leggera, ridendo dopo un istante. Itachi rimase immobile, lasciando ricadere le braccia e sorridendo ancora, gli occhi stanchi.
- Chi lo sa? Forse è proprio così. E’ il mio caro fratellino e quando saremo sposati sarà anche il tuo. -
- Beh, credo proprio che tu abbia il complesso del fratello, Itachi… -
Il vento si fece più forte, scuotendo i rami carichi di fiori e trasformando la pioggia bianca in un turbine di petali. Hanayuki si scostò i capelli dal volto con la mano, ma, mentre cercava di sistemarli dietro l’orecchio, Itachi le prese il volto tra le mani, baciandola sulle labbra appena schiuse. Lei lo abbracciò di nuovo, stringendosi a lui, ma dopo pochi istanti, come sempre, il tocco gentile del giovane la respinse, allontanandola.
- Tu mi rifiuti sempre, Itachi! – Non c’era più traccia del sorriso di pochi istanti prima sul volto della ragazza. Pareva sul punto di infuriarsi mentre si mordicchiava nervosamente il labbro inferiore. L’espressione piena di senso di colpa con cui lui la stava guardando non faceva che peggiorare le cose, ai suoi occhi.
- Io ti Rispetto. – Le disse, in un sospiro triste, afferrandola per le spalle. Lei si divincolò con uno strattone, consapevole di ferirlo, ed in un certo qual modo soddisfatta di farlo.
- Sarò tua moglie… Siamo promessi! Eppure nemmeno mi sfiori. – Improvvisamente una lacrima luccicante le scese lungo la guancia e Itachi la fissò attonito.
- Fai presto ad essere un Ninja straordinario, tu! Non provi emozioni, non pensi mai a quello che succede alle riunioni di Clan, quando tutti guardano il tuo posto vuoto e poi me! – Singhiozzò la ragazza, coprendosi il volto con le mani. Pianse così per diversi minuti, e quando si decise finalmente a scostare le mani dal viso, con gli occhi arrossati e il naso lucido, non vide nessuno davanti a sé. Rimase impietrita dallo stupore. Itachi era insondabile per tutto il clan, e, negli ultimi tempi lo era anche per suo padre, ma con lei era sempre stato gentile, fin da quando erano bambini. Era impossibile ricordare tutte le volte in cui lei lo aveva inseguito negli allenamenti, finendo solo con l’intralciarlo e farsi aiutare da lui, interrompendolo. E ora l’aveva lasciata da sola! Stava quasi per voltarsi quando due braccia forti, bardate con i paracolpi metallici della squadra AMBU le cinsero le spalle da dietro. Tra le dita della mano destra, proprio davanti al suo naso, c’era un piccolo fiorellino di Mandorlo. La bocca di Itachi era accanto al suo orecchio, e il suo respiro caldo le faceva battere il cuore.
- Un Fiore per un fiore. Non piangere Hana, mi sembra di impazzire. – Le sussurrò con voce bassa e roca e lei annuì, tirando su con il naso e voltandosi verso di lui.
- Perdonami Itachi. Tuo padre ti ha destinato una moglie pretenziosa, che si lamenta senza alcun rispetto. – Gli disse, abbassando lo sguardo dopo aver preso delicatamente tra le dita il fiore che le stava porgendo. Lui sorrise, dolce, e afferrandole delicatamente il mento tra le dita, la costrinse ad alzare il volto per guardarlo.
- Mio padre mi ha destinato una moglie che mi piace, Hanayuki. – Per la prima volta dopo molti anni, la ragazza vide sul volto del suo promesso sposo un sorriso dolce e sincero, privo dell’ombra e dell’angoscia che lo attanagliava da quando era divenuto capo della squadra speciale.
- Ti piace solo, Itachi Uchiha? Non la ami? – Gli domandò, spostando lo sguardo attorno a loro, improvvisamente intimidita dalla frase che aveva appena pronunciato. Lui le lasciò andare il mento ed indietreggiò di un passo. Lei si fece coraggio, tornando a fissarlo. Gli angoli delle labbra del ragazzo erano rivolti all’insù, come se stesse trattenendo una risata.
- Adesso devo andare in missione, Hana, magari un giorno il tuo promesso sposo verrà alle riunioni del clan, e… Chissà. Forse un giorno riuscirà anche a dirti che ti ama. Ci penserà, te lo prometto. – Detto questo, fece un balzo e sparì dalla radura, lasciandola sola sotto una pioggia incessante di petali.




* In realtà a quanto ho letto in giro la spada della squadra AMBU si chiama shinobigatana. Altro non è che una katana più corta per avere maggiore manovrabilità. Per rendere quindi immediata la visualizzazione dell’equipaggiamento di Itachi ho preferito lasciare “corta Katana” visto che pensavo potesse essere più presente nell’immaginario collettivo



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Breve spazio per l'autrice: Eccoci qua, qui si parla della morte di Shisui. Nel mio piccolo mondo (che poi è l'Elosaliceverso) Itachi non ha affatto ucciso Shisui, ma è stato Madara a farlo. Qui ho volutamente lasciato la questione in sospeso, perchè la storia possa essere letta in ogni chiave possibile. Shisui è morto (purtroppo!) Ma se è stato Itachi, Madara o un'altro dello stesso clan ad ucciderlo... Questo dovete deciderlo voi.


Ringrazio Elos : Eh! Lo so! La storia è quel che è, purtroppo ci si può far poco! Si quel "Yasu" e anche "Hotaru" sono un riflesso di quello che ha detto Madara di Itachi. "Itachi era un pacifista" e la sua scelta, a parer mio, è stata sofferta ma dettata dalla sua necessità di stabilità e pace, per quanto assurdo possa sembrare. D'altra parte, diventare assassini a tredici anni non credo contribuisca a formare personalità del tutto equilibrate!
Ringrazio anche CissYMalfoY: Fa piacere di non essere l'unica pazza ad aver rimuginato su quelle tre paroline, che hanno illuminato un aspetto della vita di Itachi mai svelato prima. Un vero perccato è pensare che Masashi Kishimoto difficilmente ci dirà di più su questa fantomatica ragazza!

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Capitolo 4
*** La Missione ***


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La Missione


Itachi
si muoveva veloce sui tetti del villaggio della foglia, saltando da una casa all’altra senza difficoltà. Sul volto indossava la sua maschera ed era possibile distinguerlo solo dalla corporatura apparentemente esile e dalla lunga coda di capelli neri. Era passato da poco mezzogiorno e la sua squadra era riuscita a completare la missione in tempi di molto inferiori a quelli richiesti, e stavano tornando a riposarsi. Itachi, in quanto capitano, aveva concesso loro mezza giornata di riposo, per far si che le successive missioni mantenessero alto il livello di concentrazione. D’altro canto lui, anche se era sempre molto attento a non darlo a vedere, si sentiva stanco. La conversazione avuta con Hanayuki lo aveva spossato, più nell’animo che nel corpo, e tutto il suo essere ne risentiva.
Strinse i pugni. Doveva arrivare almeno fino a casa, e avrebbe potuto riposarsi e pensare perlomeno fino al rientro di Sasuke dall’Accademia. Stava già svoltando verso la zona dove risiedeva il suo clan, quando venne raggiunto in salto da un membro di un’altra squadra speciale. Da dietro la maschera spuntavano degli spettinati capelli biondi alle spalle e Itachi la riconobbe. Era una ragazzina molto promettente, entrata a far parte degli AMBU solo poche settimane prima. Si fermò sulla cima di un albero e si voltò verso di lei. La ragazza saltò su una tettoia vicina e gli fece un cenno con il capo.
- Itachi-dono*! Porto un messaggio dall’Hokage! – Ansimò la ragazza, in tono concitato. Da dietro la maschera Itachi sorrise. Probabilmente lo aveva rincorso per un bel pezzo prima di riuscire a raggiungerlo.
- Ti ascolto. -
La ragazza riprese fiato e tornò a parlare.
- Il Nobile Hokage desidera incontrarti il prima possibile. Deve parlare con te di una faccenda delicata. – Disse con tono di ammirazione. Chiaramente pensava che fosse un grande onore conferire direttamente con l’Hokage per questioni del genere. Itachi invece ebbe un fremito. Le “Faccende delicate” riguardavano troppo da vicino la sua famiglia e il suo malcontento verso il villaggio della foglia, e non erano certo argomento di cui lui volesse parlare. La congedò bruscamente con un gesto.
- Vado subito, grazie, Saki. – Attese che la ragazza si allontanasse, prima di saltare a terra e dirigersi verso l’ufficio dell’ Hokage. Camminò per vie secondarie e poco frequentate, perché anche se non aveva fretta di raggiungere Sarutobi e parlare del suo clan, era suo dovere andare. Gli bastavano suo padre e Hanayuki a dargli il tormento. Tuttavia non desiderava incontrare gente, quindi si mosse furtivo fino al suo ingresso nel palazzo. Aveva appena messo piede oltre la porta, e si stagliava ancora nella piena luce del primo pomeriggio, quando una voce penetrante lo raggiunse dal fondo buio della stanza.
- Finalmente sei arrivato… Itachi. Come capitano della squadra speciale ti credevo più veloce. -
- Non volevo destare domande mentre venivo qui, Nobile Danzo. – Le parole erano educate, ma il tono del giovane sottintendeva un certo disprezzo per la persona con cui stava parlando.
- Preoccupati invece di obbedire agli ordini. Non devi occuparti di pensare. – Fu la risposta secca dell’anziano in ombra, che avanzò di un passo, mostrando il braccio e l’occhio, entrambi coperti da bende.
- Comunque sono qui per affidarti una missione. La “Tua” missione. – Proseguì, con una malcelata espressione di soddisfazione dipinta in volto. Itachi, nonostante tutto il suo autocontrollo, trattenne bruscamente il fiato.
- Così presto? Il Terzo Hogake… - Cominciò il ragazzo, ma Danzo lo interruppe.
- Le mie spie mi hanno avvisato che la tua famiglia si sta muovendo. E probabilmente, dopo la riunione di stasera daranno il via al massacro. Il Terzo Hokage è un sognatore. Sperava di poter parlare pacificamente con la tua famiglia ma anche tu sai come sono fatti… Un lupo non si può certo tenere al guinzaglio per sempre accanto alla propria fattoria… - Le parole aspre del consigliere si insinuarono nei pensieri di Itachi, che chiuse gli occhi per diversi secondi, inspirando profondamente.
- Quando? – Disse solo, riaprendo finalmente le palpebre e mostrando l’iride rossa segnata dallo Sharingan.
- Stanotte, non c’è tempo da perdere. Non devi lasciare in vita nessuno. – Danzo si ritrasse in fretta nell’ombra da cui era apparso, lasciando il ragazzo immobile, da solo.



- Come hai potuto dare l’ordine? Da qui a stanotte le cose potevano cambiare! – Fu l’urlo dell’Hokage, mentre sbatteva il pugno sulla sua scrivania, davanti a Danzo. Homura e Koharu, gli altri consiglieri, sedevano in silenzio alle spalle di Sarutobi.
- La missione richiede tempo per essere pianificata, anche per un Ninja dotato come Itachi. Le mie spie, inoltre, mi hanno confermato che gli Uchiha ormai stanno per muoversi. Non possiamo rischiare una guerra civile nel villaggio a causa del tuo cuore tenero, Hiruzen! – Le parole di Danzo erano dure, e lasciarono ammutolito per qualche istante il terzo Hokage. In quell’attimo di silenzio, Homura si alzò e avanzò di un passo.
- Non possiamo mantenere l’ordine se non riusciamo a contare su quelli che dovrebbero essere i nostri più fedeli sottoposti, Hiruzen. – La donna anziana alle loro spalle annuì a sua volta.
- Homura ha ragione, gli Uchiha sono dotati e pericolosi, in questo momento. La tragedia che abbiamo solo sfiorato grazie al sacrificio del quarto Hokage si ripercuoterebbe su di noi con molta più violenza, se fossero gli Uchiha a tentare di scalare il potere, lo sai anche tu. -
Il Terzo Hokage non rispose a quelle parole, ma si risedette pesantemente, lasciando lo sguardo fisso sulle carte che ingombravano la sua scrivania. Tutte questioni della massima importanza, tutte missioni, o documenti riguardanti i Ninja che aveva giurato di portare alla prosperità e al benessere.
- Lasciatemi solo. – Disse stancamente. I suoi tre consiglieri uscirono silenziosamente dalla porta, richiudendosela alle spalle.



Hanayuki si tolse con un sospiro i suoi abiti impolverati da Ninja, e li ripose con zelo in un cestino, pronti per essere lavati. Indossò una comoda veste da camera e prese a spazzolare i lunghi capelli neri con cura meticolosa, preparandosi a fare il bagno, quando un ticchettio contro la finestra della sua stanza attirò la sua attenzione. Spalancò il vetro e si affacciò, accecata per un istante dalla luce del tardo pomeriggio. Sulla tettoia davanti a lei non c’era nessuno e per la strada la gente camminava come se non avesse visto nulla di insolito. Stava per richiudere la finestra, ma un foglietto ripiegato sul davanzale colpì il suo sguardo.


Vediamoci al tramonto nel Nostro giardino
.



Sotto alla scritta era raffigurata, in un veloce scarabocchio, una donnola**. Hanayuki sorrise, portando alle labbra il fogliettino ed inspirando profondamente. Un istante dopo attraversò tutta la casa di corsa, quasi volando verso il bagno per fare il prima possibile.







*Il suffisso –dono è un titolo onorifico giapponese, è considerata una versione "superiore" al -san (ma non corrisponde al –sama) molto formale e utilizzato quando si ha un rispetto davvero elevato verso una persona. (wikipedia) Ho utilizzato questo termine, perché mi pare proprio che non ne esista un corrispettivo italiano, al contrario di –san che può essere sostituito da “signore” “signora” che non era adatto a questa situazione. Inoltre a quel che ne so io, utilizzare il suffisso –dono pone automaticamente chi parla uno scalino sotto al proprio interlocutore, riconoscendolo come proprio “superiore”. Poche righe sotto ho invece ritenuto corretto sostituire Hokage-sama con “il nobile hokage” così come viene descritto sia nel fumetto italiano che nella versione animata.


**Itachi significa Donnola.



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Breve spazio per l'autrice: Ecco, questo capitolo è stato una sofferenza. Ovviamente nell'Elosaliceverso, è sempre tutta colpa di Danzo, e Danzo deve morire! (Ogni tanto è anche colpa di Madara, dipende un pò dall'umore >.<°) Odio Danzo, e il mio odio è stato trasmesso in questo capitolo!


Come al solito, grazie a Elos del prezioso commento ^_^

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Capitolo 5
*** Pioggia di Sangue ***


5Pioggia_di_sangue.html

Pioggia di Sangue.


La sfera rossa del sole aveva appena sfiorato le sagome delle colline, quando la ragazza fece il suo ingresso nella radura. A fare contrasto con i sobri abiti da chunin, i capelli erano accuratamente acconciati e trattenuti in alto sul capo con un pettine di legno. Lo stesso pettine che aveva tirato addosso a Itachi, tanto tempo prima. Si guardò intorno e sorrise.
- Itachi! Vieni fuori! Non ho tempo di stare qui, questa sera ho la riunione! – Esclamò la ragazza, allegra.
Per tutta risposta udì un tonfo alle sue spalle e si voltò, trovandosi a fronteggiare il suo promesso sposo, con ancora indosso gli abiti da AMBU.
- Hana… - Le sussurrò soltanto, avvicinandosi ed allungando entrambe le braccia verso di lei. La ragazza rispose al gesto automaticamente, avvicinandosi e stringendo tra le mani le dita fredde di lui.
- Allora? Cosa dovevi dirmi di così urgente da non poter aspettare domani mattina? – Gli domandò, con un velo di malizia nello sguardo. Lui la osservò da capo a piedi, stringendola poi a sé, lasciandola stupita, mentre le bisbigliava all’orecchio.
- Tante cose Hanayuki… Tante cose, sei disposta ad ascoltarmi, qui e ora? – La voce del giovane era così accorata che la ragazza ci mise qualche secondo ad afferrarne le parole. Lo abbracciò a sua volta, strettamente, e annuì.
- Certo, ti ascolto. – Lui si sciolse dalla stretta, ma non le lasciò le mani, guardandola dritto negli occhi.
- Ti ricordi quella promessa che ti ho fatto la sera del nostro fidanzamento? – Le domandò, con voce rotta. Hanayuki aggrottò le sopracciglia, assumendo un’espressione vagamente sconcertata.
- Certo che me la ricordo ma… - Lui le mise l’indice sulle labbra.
Non le lasciò il tempo di dire altro, la strinse a sé e posò le labbra appena socchiuse su quelle di lei.
La ragazza dapprima sbarrò gli occhi, poi si abbandonò con trasporto al bacio, abbracciandolo, mentre lui la spingeva contro il tronco di un albero, facendo scivolare le mani sulla sua vita, sotto il giubbotto da chunin e poi ancora sotto la maglietta a collo alto nera, su per la schiena. Lei raggiunse con il suo tocco la nuca del ragazzo, affondando le dita tra i capelli scuri legati nella stretta coda. Itachi si appoggiò con il torace a quello di lei, mentre le mani scivolavano leggere sulla pelle di Hanayuki, lasciandole la sensazione di una scia rovente. Le labbra del ragazzo si spostarono sulla pelle del viso, seguendo la linea dello zigomo fino all’orecchio, fermandosi poi ad addentarle con fervore il lobo, scendendo poi lungo il collo, insinuandosi sotto il colletto dell’uniforme scura e mordendola quasi con foga.
Hanayuki boccheggiò, stringendolo a sé. Sfiorando con le dita fresche il collo del ragazzo, scivolò sotto la maglia nera e sotto il corpetto dell’armatura, per quanto possibile, artigliandogli la schiena con le unghie. Itachi tornò ad accarezzarle le braccia con le mani, e tenendola poi per le spalle si separò da lei ansimando.
- Hanayuki, ti avevo promesso che… Io… Ti amo. – Aveva lo sguardo affranto, e le parole erano rotte di commozione. La ragazza lo guardò stupita, mentre gli occhi si facevano lucidi.
- Ho tanto aspettato questo momento… - Gli sussurrò, portando una mano davanti al volto, mentre la prima lacrima iniziava a scorrerle lungo la guancia. – Credevo che non sarebbe mai arrivato… Mi dicevo che mi sarei accontentata di essere per te una buona moglie ma… - Lui la scosse leggermente.
- Shhh… Hanayuki, questa sera andrò alla riunione di clan. – Le disse, contrito. Il volto di lei, nonostante le lacrime, si illuminò.
- Davvero? E’… Oh Itachi! – Bisbigliò, tornando a singhiozzare. Inaspettatamente, anche il ragazzo ebbe un singulto, mentre le passava il braccio sinistro attorno alla vita, e si spingeva il destro in alto dietro il collo e le spalle, stringendo la mano sull’elsa della sua arma.
- Perdonami… Perdonami Hanayuki, perdonami… - Biascicò il giovane, sollevando il braccio con la spada nella luce ancora rossastra del tramonto, piantandole poi con forza l'arma nel petto, provocandole uno spasmo ed un moto di stupore in volto.
- Ti Amo… Non potevo… Ucciderti tra gli altri, come un animale… - Singhiozzò, stringendola verso di sé, incurante del sangue che fuoriusciva, mentre lei tossiva il liquido rossastro, portando le mani indebolite verso la lama, senza riuscire neppure a stringerla. Dolcemente lui si chinò, appoggiandola con estrema delicatezza al tronco dell’albero. Lentamente lo sguardo della ragazza si andava velando, ma sollevò ugualmente la mano insanguinata, sfiorando il volto del giovane ed imbrattandolo con tre scie vermiglie.
- I… Tachi… - Sospirò un’ultima volta, lasciando ricadere la testa di lato e chiudendo gli occhi, come se dormisse. Itachi chiuse gli occhi per un istante, stringendo il cadavere, e quando li riaprì una calda lacrima di sangue andò a confondersi con le strisce lasciate dalle dita di Hanayuki. I segni dello Sharingan erano cambiati, simili ad una girandola, ed una fiamma nera avvolse in fretta il corpo della ragazza.


Alcune ore dopo, Itachi camminava dalla sua stanza verso la porta di casa, quando la voce del padre lo fece fermare. Il giovane si immobilizzò per un istante, dopodiché girò lentamente su sé stesso, lanciando uno sguardo vuoto al padre.
- Si, padre? -
Fugaku Uchiha scrutò suo figlio con espressione perplessa.
- Stai davvero andando alla riunione di clan? – Gli chiese, in tono dubbioso, infilando le braccia nelle maniche rispettivamente opposte del kimono. - Tua madre ed io aspetteremo il ritorno di Sasuke e poi verremo alla riunione. -
- Si. – Fu la dura risposta del figlio, che riprese a voltarsi.
- Fermo Itachi! Come mai adesso decidi di presenziare? Da quando sei entrato negli AMBU… -
La voce secca del ragazzo lo interruppe.
- Lo faccio… Per Hanayuki. – Dopo un istante di silenzio, il padre assunse un’espressione di comprensione e annuì, pensieroso.
- Capisco, a proposito di Hanayuki, sai dove potrebbe essere? Ho sentito che suo padre la cercava, pochi minuti fa. – Itachi si strinse nelle spalle, guardando il pavimento.
- Non sono il suo custode… - Disse in tono piatto, dopodiché tornò a voltarsi, dando definitivamente le spalle al padre e imboccando la porta della stanza. Si fermò solo un istante sulla porta, sussurrando il resto della frase.
- … Sono il suo Assassino. -




Fine





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Breve spazio per l'autrice: Ecco terminata questa breve storia! Spero che vi sia piaciuta e che l'abbiate trovata verosimile e compatibile con quanto Masashi Kishimoto ci ha raccontato fin'ora di questo personaggio! Ringrazio : Anima , Ciuly , kiki4everhere , mangaka94 , mikotochan , Nia che hanno messo questa storia tra le seguite!
E CissYMalfoY , sad lady in twilight , smivanetto Per aver messo questa storia tra i preferiti! Infine grazie a Elos per il sostegno e le recensioni *_*

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