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“McLaggen è in infermeria, perciò tu
Rose farai la ronda con...
...Scorpius
Malfoy.”
Merda.
I ~ God Save the Rose
Rose
Weasley era un bravo Prefetto. Svolgeva i suoi compiti con diligenza, non
alzava protesta per i suoi insensati turni di ronda e, cosa principale,
sopportava la logorroica parlantina di Rufus McLaggen con invidiabile
stoicismo. In sedici anni di onorata carriera scolastica non aveva mai fatto
niente per cui meritasse una simile punizione,
neppure quando a Pozioni aveva fatto ruzzolare il calderone a terra,
imbrattando banco e abiti di una sostanza indefinita. Ma miseriaccia, lei
odiava Pozioni!
Era
una studentessa brillante in quasi tutte le materie, eppure bastava metterle
davanti un pentolone per farla cadere in depressione. Poteva anche aver
ereditato l’intelligenza di sua madre, ma rimaneva per metà figlia di Ron
Weasley e pertanto doveva aver preso da lui ben più di una fame insaziabile a
tavola. Ecco, l’essere negata in Pozioni era una di quelle cose che aveva
ereditato dal ramo paterno dei suoi geni.
Il
problema, comunque, era un altro e lei, armata del suo più spietato sangue
freddo, era decisissima a porre fine a quella ridicola pagliacciata.
Lei
non avrebbe fatto la ronda con quel pallone gonfiato di Scorpius Hyperion
Malfoy, né ora, né mai. Il caro Caposcuola avrebbe fatto bene a convincersene e
a capacitarsene, fino a che era in tempo, se non voleva una brutta sorpresa.
Avrebbe preferito pattugliare corridoio per corridoio da sola fino a mattina
inoltrata, se ce ne fosse stato bisogno, piuttosto che mettersi in coppia con
quella specie di omuncolo ossigenato.
Arrivò
alla Torre di Corvonero marciando, i piedi che sbattevano tanto sul pavimento
duro da risuonare lungo le alte pareti che costeggiavano la sua avanzata. Ma
Rose non vi diede troppo peso, lo shock per la notizia era ancora troppo vivido
e la determinazione sul suo viso era un punto di forza inossidabile. Il suo
unico rammarico era quello di non essere riuscita a stoppare tutta quella
disdicevole faccenda prima, durante la riunione tra Prefetti, quando il
gentilissimo Caposcuola aveva avuto l’ardire di annunciare la sua fine, armato
di un inopportuno e fastidioso sorriso allegro stampato in faccia. Però il
tempo di riprendersi dal logico sconvolgimento post-notizia, che già il
Corvonero era scivolato via, risucchiato dalla calca di studenti di turno e
accompagnato da quell’insana aria soddisfatta.
Non
che di solito non fosse un tipo spensierato, ovvio. Eppure Rose era certa di
non avergli mai visto un’espressione come quella, a metà tra il compiaciuto e
il divertito, e la cosa, proprio perché non ne sapeva la causa scatenante, la
irritava parecchio. Più che irritarla, in quel momento la offendeva quasi.
Che
fosse così giulivo per la fenomenale idea avuta a sue spese?!
Rose
non voleva e non poteva crederci.
Insomma,
era lui, il ragazzo dal sorriso
cordiale e dalla risposta pronta, quello gentile e affidabile, ma che in un
modo del tutto inspiegabile sua cugina Roxanne trovava particolarmente
detestabile. Lo stesso per cui aveva preso una sbandata stratosferica al suo
primo anno, senza avere la benché minima intenzione di farglielo sapere. Colui
che riusciva ad essere spiritoso e che aveva il buongusto di sopportare con
incredibile nonchalance le trovate assurde di James e di Fred, portandoli alla
ragione quando l’idea si rivelava più folle del previsto.
Per
questo ed un’altra serie di motivi, Rose era assolutamente certa che doveva essere successo qualcosa.
Qualcosa di grave, a giudicare dai sintomi. Magari qualcuno gli aveva tirato
contro un Confundus, o peggio ancora si era divertito a rubargli i capelli e
bevendo la Pozione Polisucco aveva preso il suo posto, lasciando il vero lui a
marcire sul fondo di uno squallido baule tra calzini spaiati e abiti consunti.
Scosse
la testa, con risoluzione.
-Basta pensarci!-
Si disse, animata da un nuovo vigore. -Affronta
il toro per le corna, Rosie! Prendi Merlino per la barba e metti fine a questo
scempio.-
Era
un buon piano. Sarebbe andata da lui, gli avrebbe mostrato uno sguardo
intransigente e lo avrebbe...supplicato di cambiarle compagno per la ronda. Era
un ottimo piano.
-Un attimo...-
Sbatté più volte le palpebre la Grifondoro. C’era un problema di fondo, si
ritrovò a constatare giunta dinanzi ad una porta senza maniglia, senza alcuna
serratura da far scattare con un incantesimo.
“Ciao
Rose!” La salutò distrattamente sua cugina minore Lucy, diretta verso l’entrata
alla Torre di Corvonero.
“Lucy
aspetta!” Scattò in avanti Rose, con una tale violenza che per poco non si
spiccicò contro il fondo del pavimento.
Poco
importava, comunque: aveva appena trovato la soluzione al più imminente dei
suoi problemi.
“Sì?”
“Ehi
Lucy, non è che potresti farmi un favore?”
“Certo!”
Annuì subito l’altra, che non disdegnava mai l’opportunità di rendersi utile.
“Dovresti
chiamarmi una persona.”
Neanche
cinque minuti dopo la porta che dava alla Sala Comune di Corvonero si aprì
dall’interno, rivelando l’oggetto delle sue invettive. Occhi sgranati, aria
sorpresa e quel fastidioso sorrisetto di vittoria a delineargli le labbra,
tanto insolito quanto funesto. Lucy doveva averlo beccato sul salotto in piena
pennichella, a giudicare dal cipiglio disastrato con cui si era presentato, con
i capelli paglierini sparati in tutte le direzioni, degni di fare concorrenza
alla zazzera di James o alla chioma indomabile di Al.
“Che
succede? Lucy mi ha detto che mi cercavi.”
Sembrava
spaesato.
Rose
in risposta assottigliò le palpebre e piazzò le mani sui fianchi. “Io la ronda
con quello non la faccio.” Decretò,
sperando di risultare abbastanza convincente da non costringerla a sistemare le
cose tramite una Maledizione Imperius.
“Con
chi?”
Lui
era talmente intontito dal sonno da non riuscire a seguirla, nonostante gli
sforzi, e la cosa riuscì in qualche modo a innervosirla ancora più di prima.
“Con
Malfoy.” Sibilò tra i denti, masticando e sputando quel nome come se le
bruciasse sulla lingua.
Ed
in effetti era così, perché tra tutte le persone fastidiose che poteva
conoscere, Scorpius aveva la straordinaria capacità di superare tutti nella top
ten e di piazzarsi in pole position con incredibile sfacciataggine. A volta
sembrava quasi temesse che qualcuno lo disarcionasse dal posto d’onore e, in
quei giorni, era ancora più insopportabile del solito. Si era così affezionato
alla medaglia d’oro, che non riusciva a viverne senza e doveva per forza
disturbarle le giornate pur di tenersela bene stretta a sé.
“Oh.”
“Oh? È tutto quello che hai da dire? Oh?”
Ripeté scandalizzata Rose, ormai prossima ad una crisi di nervi.
Possibile
che non riuscisse ad afferrare la gravità della situazione? Era un Corvonero,
perbacco! Sarebbe dovuto arrivarci da solo, lei non avrebbe neppure dovuto
chiederglielo, figurarsi a spiegargli i motivi di un simile rifiuto!
“A
dire il vero...” Scrollò le spalle il ragazzo, con rischiosa trascuratezza.
“...non capisco dove sia il problema.”
Sgranò
gli occhi, esterrefatta. Lui non capiva?
Stava scherzando, vero?? Okay, aveva capito. Dov’era James? Bello scherzo,
c’era cascata in pieno, yu-hu,
bravi loro...adesso potevano benissimo finirla con quella messinscena e
rivelarsi. Coraggio, dov’erano gli altri? James? Al? Hugo?
“Rose?
Rose mi senti? Ehi...?”
Una
mano le sventolò dinanzi gli occhi, come una visione, cancellando in un colpo di
spugna ogni altro pensiero per riapprovare alla dura realtà. Si guardò attorno,
furtiva, e con un magone allo stomaco si accorse che no, non c’era traccia né
di James, né di Al, né di suo fratello Hugo, né di nessun altro eccetto loro
due. Il che poteva voler dire solo una cosa: non era una scherzo. Ma se non era uno scherzo, allora...
“Non
farai sul serio!” Quasi gli si avventò contro Rose, imbufalita adesso.
“Fare
cosa?” Di nuovo, il Corvonero non riusciva a dirigere i propri neuroni nella
pista giusta a seguirla.
“Farmi
questo, Lorcan! Io e Malfoy, la
ronda, stasera! È...ridicolo!”
“Rose.”
Sospirò in risposta il ragazzo, passandosi una mano nei capelli folti e
scompigliandoli selvaggiamente.
Lorcan
Scamander era sempre stato un ragazzo paziente (almeno fino a che non perdeva
la calma), dal buon carattere (eccetto quella manica di volte in cui perdeva la
testa) e dall’intelligenza attiva (salvo i minuti appena dopo un risveglio,
dove il torpore inibiva talmente il suo raziocinio da avere meno cervello di un
troll di montagna), tuttavia c’erano delle piccole, minuscole cose che,
nonostante gli sforzi, non sapeva digerire.
Il
venire svegliato di soprassalto da un sogno fantastico che includeva una certa
Grifondoro dai modi sgarbati per dover fare fronte ai dilemmi esistenziali di
una donna in piena crisi ormonale, di sicuro rientrava tra quelle tre o quattro
sciocchezze.
“Senti,
McLaggen è in infermeria e...” Sbadigliò sonoramente. “...e i Tassorosso hanno
già fatto il turno di ieri, mentre i Corvonero hanno quello di...” Altro
sbadiglio. “...di domani. Che altro potevo fare? E poi Malfoy non è così
male...” Ci pensò su per qualche istante. “...in fondo.”
Quanto
in fondo dovesse andare a scavare, ecco, era quello il problema.
“Ma-”
“Tanto
è solo per una sera.”
“Beh-”
“E
poi non è definitivo. Dovete fare solo una stupida ronda, no?”
“Sì,
però-”
“Perciò
è tutto apposto, giusto?”
“Io-”
“Bene,
allora, tutto risolto! Fammi sapere come va!”
“Aspetta!”
Troppo
tardi. Lorcan era scivolato via attraverso la porta senza maniglie, sussurrando
di fretta la risposta all’indovinello di turno e scomparendo dentro la Sala
Comune di Corvonero come se stare lì un altro minuto avesse potuto ucciderlo.
Il tutto, chiaramente, senza darle il tempo necessario per formulare una frase
di senso compiuto. Non le aveva dato neanche lo spazio di una parola, aveva
stroncato sul nascere ogni sua obiezione e l’aveva fatto – doveva riconoscerlo
– con la giuste dose di logicità.
Tuttavia
nessuno di questi pensieri riusciva a distoglierla dal problema fondamentale.
Ronda.
Lei. Con Malfoy.
Che
poteva esserci di peggio?
“Weasley,
avevo capito dovessimo fare il turno insieme, non ciondolare in giro per il
castello!”
Lui, ovviamente.
Si
girò, sbuffando come un mantice e lanciando sguardi di fuoco a chiunque le
capitasse a tiro, animato o inanimato che fosse.
“Per
tua informazione, non stavo ciondolando in giro per il castello, ma stavo
discutendo di alcune, ehm, questioni
con Lorcan.” Sciorinò, attenta a scegliere le parole che più si avvicinavano ad
esprimere al meglio le sue intenzioni.
“Questioni
che mi riguardano?” Alzò un sopracciglio Scorpius, assumendo un’aria vagamente
incuriosita.
Cielo,
ma come accidenti faceva ad essere sempre così dannatamente attraente?! Non che
lei nutrisse particolari propensioni verso il ragazzo, certo che no, tuttavia
era abbastanza matura da ammettere quando un ragazzo poteva essere reputato
obiettivamente affascinante e, che lo volesse o meno, lui rientrava nella
categoria. Non sarebbe potuto essere diversamente, d’altro canto, non con
quell’aura selvatica che accompagnava ogni suo gesto e s’irradiava dal fondo di
due profondi occhi grigi.
Non
che lei fosse il tipo da notare certe sottigliezze quale il colore degli occhi,
soprattutto se riguardavano un emerito beota quale il suo attuale
interlocutore, ciò nondimeno l’avercelo dinanzi faceva sì che lo sguardo vi
cadesse inavvertitamente sopra, ecco. Non era colpa sua. Non lo stava fissando
per sua iniziativa, ma solo per educazione, sia ben chiaro.
“Suppongo
che neppure un incontro ravvicinato con uno Schiopodo Sparacoda riuscirebbe a
sgonfiare il tuo smisurato ego, Malfoy.” Decretò piuttosto che rispondere alla
sua domanda, dottrinale e saccente quanto bastava per inimicarselo.
O
forse no.
Scorpius,
difatti, al contrario delle sue aspettative non appariva turbato, né offeso,
quanto piuttosto colpito dalle sue parole.
“Così
va a finire che mi monto la testa, Weasley.” La avvisò, ghignando
selvaggiamente. “E comunque questo significa sì.”
“Ma
di che parli?” Lo guardò diffidente Rose, che ben conosceva le sue toccate di
testa.
“Sì,
le questioni di cui dovevi parlarne con Scamander riguardano me.” Specificò in
uno scintillio di trionfo lui.
Per
tutta risposta, lei fece una smorfia, inorridita. “Nei tuoi sogni, Malfoy!”
Sibilò oltraggiata, ma ormai il viso era virato in un rosso talmente acceso che
sarebbe stato stupido credere di avergliela data a bere perciò pur di mettere
fine a quell’infinito momento d’imbarazzo, Rose preferì passargli di fianco e
superarlo.
“Dove
stai andando adesso?”
Non
aveva fatto nemmeno mezzo metro che già se lo ritrovò alle costole.
“Dove
credi che stia andando?” Alzò gli occhi al cielo Rose, teatrale. “La parola ronda, ti ricorda qualcosa?”
Scorpius
sghignazzò. “Certo, che dobbiamo farla insieme.”
La
vide impallidire mortalmente e, magnanimo, decise di darle subito il colpo di
grazia.
“Io
e te...”
Respirare.
Doveva solo respirare. Non era difficile.
Oh
Dio, perché non c’era mai un Dissennatore quando ce n’era bisogno?
{Il titolo del capitolo è
un adattamento di God Save the Queen,
inno nazionale britannico}
Disclaimer
I personaggi sono
proprietà di Rowling, che li ha inventanti, e non sono da me utilizzati a scopo
di lucro.
Alcuni personaggi di
contorno che non avete trovato nei suoi libri e il banner di cui sopra, sono
invece di mia invenzione e, dunque, mi appartengono.
L’idea di questa
fanfiction è nata vedendo il film 2009 Nick
& Norah: Tutto accadde in una notte. In realtà la mia storia non c’entra
niente con la trama del film di per sé che prende altre vie e altre storie, ma
vi si ispira per la sola idea di ambientare tutto in un’unica notte. Il
riadattare titoli già noti per farli diventare i titoli dei miei capitoli, me l’ha
invece suggerito il telefilm Gossip Girl,
anche se nessuno degli arrangiamenti da me utilizzati sono stati ancora usati
dal telefilm in questione.
Sotto ogni capitolo
troverete il film/libro/telefilm/altro da cui ho preso lo spunto per il titolo.
A/N
Per chi segue il mio
blog, già sapeva dell’arrivo di questa mia mini-long.
Ad ogni modo si tratta di
9 capitoli più un extra che provvederò a postare nel più breve tempo possibile,
impegni permettendo.
Non so che altro
aggiungere, se non...me lo lasciate un commentino? *-*
“Andiamo
Weasley, rallenta il passo, stiamo facendo una ronda, mica la maratona di New
York!”
Per
tutta risposta Rose sbuffò scocciata, senza tuttavia modificare la propria
andatura nonostante fossero già a quota tre richieste del genere. Lo sapeva che
era una cosa stupida e che la serata non sarebbe finita prima se lei avesse
camminato più velocemente possibile, ciò nonostante non poteva farci niente,
era una cosa che andava oltre la sua volontà. Aveva questa specie di sensazione
per cui, se avesse rallentato, avrebbe dato adito ai reclami del ragazzo più
egocentrico della terra e pertanto, pur di non incorrere in un simile rischio,
era ben disposta a mettersi a correre, qualora si fosse reso necessario.
“Ti
rendi conto che se andiamo appena un po’ più veloce, possiamo fare concorrenza
ad un unicorno?”
“Questo
è il mio passo, Malfoy. Vattene se non ti piace.” Ribatté piccata lei,
assumendo un’aria da professoressina pedante, come
non mancava mai di farle notare suo cugino James.
“Merlino,
quanto sei suscettibile, Weasley!” Alzò gli occhi al cielo di controparte
Scorpius, un ghigno divertito arricciava ancora le sue labbra perfette e non
scomparve neppure dietro la nuova espressione maliziosa che si premurò di
assumere. “Ci credo che non riesci a trovare nessuno...”
La
buttò lì, quasi per caso, come se avesse appena fatto un’innocua osservazione
sul tempo o qualcosa del genere.
Rose
si accese all’instante, virando in una così intensa tonalità di rosso da
combaciare con le fiamme della propria casata. Era così imbufalita che la sua
mente geniale non riuscì a cogliere l’unica cosa d’importante in quel momento,
ben nascosta (ma non invisibile) nel fondo grigio delle iridi del ragazzo.
Qualcosa che, a ben vedere, poteva anche tradursi quale luccichio di cognizione
di causa e che non sarebbe stato difficile descrivere come una studiata
provocazione.
“Questo
lo dici tu, Malfoy!” Sbottò difatti, fermandosi di scatto e girandosi per la prima
volta verso di lui per gettargli dardeggianti occhiate di fuoco.
“Vuoi
farmi credere che c’è qualcuno?”
Lui
sembrava piuttosto sorpreso e – dannazione!
– avrebbe dovuto essere intimorito, non sorpreso!
“Non
voglio farti credere proprio niente!”
“Perciò
c’è o no?”
“No!
Cioè, sì! Sì, sì, certo che sì! E poi che accidentaccio te ne importa a te?” Lo
scrutò torva, ormai viola per l’acceso scoppio di rabbia.
Al
contrario, Scorpius era la perfetta riproduzione dell’immagine della calma
piatta, con neanche un capello biondissimo scoperto fuori posto. L’unico
barlume di emozione era dato dalla smorfia in cui si era arricciata la bocca,
all’insù, rivelando un buonumore che la infastidiva non poco. Che diavolo aveva
da sorridere, poi?! L’imbecille se la stava godendo un mondo e – Santo Godric!
– lei non riusciva a capirne il motivo. L’oggetto della questione, invece,
risultava essere terribilmente ovvio: lei.
“Niente.”
Scrollò le spalle con invidiabile nonchalance Scorpius. “Assolutamente niente,
Weasley. Non farti strane idee.” Sogghignò, studiandola con la coda dell’occhio
e facendo particolare attenzione, senza essere visto, ad ogni minima reazione
che si affacciava sul viso di lei.
Ma
Rose sapeva essere davvero imprevedibile e, al contrario di ogni sua aspettativa,
sembrò non notare neppure la cadenza sibillina impressa nella voce del ragazzo,
per cui, anziché ribattere con una delle sue risposte taglienti, sorvolò oltre
e si preparò a perlustrare un angusto corridoio laterale, dove normalmente ci
si nascondeva un bel gruzzoletto di persone.
-Nulla da fare.-
Sbuffò contrariata, cominciava ad averne abbastanza. Possibile che tra tanti
studenti di Hogwarts, rimanevano in piedi soltanto lei e Scorpius Malfoy?! Le
sarebbe bastato un piccolo diversivo, qualcuno su cui sfogare la propria rabbia
repressa, qualcuno con l’unica sfortuna di farsi beccare al posto sbagliato nel
momento sbagliato...accidenti, non chiedeva poi questa gran cosa tutto sommato!
Non
che temesse di stare da sola con quel bellimbusto platinato, era solo che non
sopportava il suo continuo sghignazzare, ecco. Né trovava tollerabile quel suo
credersi tanto superiore giusto per quella discreta bellezza esteriore o per
qualche apprezzabile azione durante una partita di Quidditch. Soltanto per
quello e, per la cronaca, non c’entrava niente il modo in cui il suo cuore
aveva preso a fare strane capriole e lo stomaco a contrarsi su se stesso, tanto
meno l’inopportuna sensazione di calore e di eccitazione che il trovarsi da
sola con lui sembrava suscitarle. Si trattava di sciocchezze, tutto qui. Di banali, insulse, stupide, innocue,
insignificanti sciocchezze dovute più ad un certo astio che non ad altro.
Perché non c’era nient’altro...no?
“Allora?”
Volle sapere Scorpius, non appena lei fece ritorno dal cunicolo, le braccia
conserte e la fronte aggrottata. “Nessun Grifondoro da sistemare?”
Rose
gli lanciò un’occhiataccia. “Poteva esserci chiunque. Un Tassorosso, ad
esempio, o...”
“O
un Grifondoro.”
“...o
un Corvonero, o...”
“Un
Grifondoro.” Insistette lui, sagace.
“...o
un Serpeverde.” Lo ignorò bellamente lei, non senza aver prima mostrato il
proprio disappunto con sguardi al vetriolo che di certo non migliorò dinanzi al
sopracciglio inarcato riservatole di rimando da Scorpius. “Anzi, sai che ti
dico? Sarebbe stato sicuramente un
Serpeverde. Avete una certa propensione a cacciarvi nei guai, voi. Cos’è? La
routine quotidiana non è abbastanza eccitante? Avete bisogno di altre, ehm, distrazioni?”
“Credimi.”
Sogghignò spudoratamente il biondo. “Di distrazioni,
come le chiami tu, ne abbiamo anche a sufficienza noi. È di voi poveri Grifondoro che mi preoccupo...”
“Beh,
fai male a preoccuparti per noi.” Lo redarguì subito Rose, le mani strette a
pugni e lo sguardo impertinente.
“Davvero?”
Scorpius non sembrava del tutto convinto, come diede ben a vedere la sua
incredibile faccia da schiaffi. “Perché mi era parso di capire che non ci fosse
nessuno...”
“Sì
che c’è!” Si difese prontamente la ragazza, ormai violacea per il livello di
frustrazione e di irritamento che quel bizzarro discorso le stava procurando.
“Ah
sì? E chi sarebbe?” La fissò scettico Scorpius, con l’aria di chi la sa lunga
in merito.
Rose
strinse così forte i pugni che le nocche le impallidirono mortalmente e le
unghie si conficcarono con forza nella carne morbida. Santo cielo quanto lo detestava! Come accidenti faceva suo
cugino a sopportarlo e, addirittura, ad essergli amico? Meritava un premio, sul
serio, per la pazienza ostentata. Una statua d’oro sarebbe stata l’ideale.
“Nessuno
che ti riguardi!”
“Che
è un modo per dire che non c’è.”
“Sì
invece!”
“Allora
dimmi chi è.”
“Non
vedo perché dovrei farlo!”
“Perché
non dovresti?”
“Perché
non sono fatti tuoi!”
“Avevo
ragione. Non c’è nessuno.” Sentenziò con un lungo sospiro di cospirazione
Scorpius, le braccia incrociate all’altezza del petto e gli occhi fermi sul
viso infiammato della Grifondoro già da diverso tempo, pieni di un certo insano
diletto.
“Ti
ho detto di sì! Oh, ma perché non puoi essere come le persone normali?”
“Perché
cosa sono, secondo te? Un centauro?”
“No,
uno stronzo!”
Per
un istante, la frase rimase sospesa sopra le loro teste come un velo
invisibile, prima di sprofondare a terra con la forza e l’intensità di un
macigno. Scorpius sgranò gli occhi, appena, quasi impercettibilmente, il che
era comunque già tanto per uno come lui, e Rose dovette mordersi la lingua per
non ritrattare. Inspiegabilmente, qualcosa dentro di lei avrebbe voluto
ingoiarsi tutto e non aver mai detto niente, eppure la parte raziocinante le
diceva che non avrebbe dovuto importarle se anche si fosse offeso, perché
dopotutto aveva esposto a parole soltanto la verità...no?
Ma
poi, anziché, offendersi, lui fece una cosa del tutto inaspettata quale poteva
esserlo lo scoppiare a ridere.
Ebbene
sì, dinanzi ai suoi occhi, Scorpius Hyperion Malfoy si stava letteralmente
sganasciando dalle risate, quasi non avesse udito mai in vita sua una
barzelletta più comica di quella.
Al
che potevano esserci solo due giustificazioni per spiegare una simile,
inconcepibile reazione: era impazzito o...era impazzito, punto. Revocò. Una giustificazione.
“Parola
mia, Weasley: sei uno spasso!” Decretò nei brevi rifiati concessi dallo
scroscio di risate, mentre ormai si manteneva lo stomaco per il troppo ridere.
Doveva
offendersi? Rose non ne era del tutto sicura, era ancora sconvolta dal suo
comportamento, ma nel dubbio decise che poteva benissimo esserlo. Perciò,
sferzando l’aria con la punta del naso, gli diede le spalle e, impettita, si
apprestò a mettere quanta più distanza tra lei e quell’avanzo di galera.
Aveva
appena superato un’anonima porta disposta alla sua sinistra, quando percepì un
rumore sinistro che la fece scattare all’istante e recuperare, di fretta, la
bacchetta.
“Che
succede?”
Sobbalzò
nell’udire una voce tanto vicina quando profonda accompagnata da un dispettoso
solleticamento lungo l’orecchio, che capì doveva essere il respiro caldo di
qualcuno, e il suo cuore le balzò fino alla gola quando si accorse di chi fosse
quel qualcuno. Era Scorpius. Quando si era avvicinato?!
“N-Non
lo so.” Balbettò, più impacciata di quanto avrebbe creduto.
Ingoiò
e si sforzò di ritrovare una dose sufficiente di autocontrollo per gestire la
situazione. Era colpa del rumore improvviso, per questo si sentiva agitata.
L’incredibile vicinanza del Serpeverde non poteva in alcun modo essere imputata
alle cause del suo stato attuale, ovvio.
“Controlliamo,
allora.” Propose subito Scorpius, che intanto aveva sfoderato a sua volta la
bacchetta, prima di mollare un calcio alla porta e farla aprire in un tonfo
secco.
Rose
si guardò attorno, spaventata dall’idea di poter essere scoperti, ma si diede
della stupida seduta stante quando si accorse che infondo non stavano facendo
proprio nulla di male e si concentrò sulla stanza. L’interno era poco
illuminato, schiarito solo dai fiochi riverberi lunari che penetravano
attraverso la finestra sulla parete, cosicché fu difficile ad un primo acchito
stabilire l’origine del rumore. Ci mise un po’ ad abituarsi al cambiamento, ma
una volta che i suoi occhi si furono abituati all’oscurità si accorse che
ovunque spostasse lo sguardo poteva scorgere indistinti mucchi di cianfrusaglie
dall’aria anche parecchio vecchiotta, talvolta.
“È
l’ufficio di Gazza.” Stabilì ad alta voce, prima ancora di accorgersene.
“Già.”
Annuì solo Scorpius, al suo fianco, risvegliando – senza saperlo – emozioni che
lei per un istante aveva creduto domate. “Stammi dietro, Weasley.” Aggiunse
poi, scansandola con un braccio e attirandola, come detto, dietro di sé.
Rose,
come ovvio, non ci stette. “Non ho bisogno della balia.” Lo rimproverò,
sfuggendo alla sua presa per piazzarsi proprio davanti a lui.
Mai
a dirsi che un Grifondoro si faceva proteggere da un Serpeverde! Erano o non
erano la Casa dei coraggiosi? Bene.
Prese
un profondo respiro, cancellò ogni pensiero e, veloce, si infilò nella stanza.
“Lumos!”
Dalla
punta della bacchetta si accese una piccola luce, sufficiente comunque a
sfamare la sua sete di curiosità e a rivelare molto più di quanto non
riuscissero a fare i lievi bagliori lunari.
“Expelliar- Rose?”
“James?!”
E
poi, insieme...
“Che
diavolo ci fai tu qui? Te l’ho chiesto prima io! No, io!”
“Facciamo
che ve lo siete chieste entrambe e chiudiamola qua.” Propose pratico Scorpius,
intrufolatosi a sua volta nella stanza, mentre riponeva la bacchetta nella
tasca del pantalone ormai certo di non averne bisogno.
“E
lui che c’entra?” Volle sapere subito James, gli occhi che mandavano ora
scintille di fuoco all’indirizzo del Serpeverde ora sguardi di pura perplessità
nel girarsi verso la cugina.
Rose
sospirò. Avrebbe dovuto immaginare che c’entrava James, perché lui c’entrava sempre quando si trattava di ficcarsi
nei pasticci. Quello che non riusciva minimamente a spiegarsi era il motivo per
cui aveva dovuto beccarlo proprio nell’ufficio del vecchissimo custode, con le
mani nel sacco a saccheggiare la cassettiera stracolma riposta nell’angolo per
cercare chissà quale cimelio in particolare.
“Stiamo
facendo la ronda.” Rispose, la voce modulata su una tonalità particolarmente
isterica. “È una lunga storia.” Si vide costretta ad inserire poi, in un
sospiro, notando l’aria confusa che ancora impregnava il viso del cugino.
“Rose,
se ti piace questo damerino, giuro che lo dico allo zio Ron!” La avvisò,
severo.
Non
che nutrisse specifici risentimenti verso il giovane Malfoy, semplicemente non
gli andava poi molto giù come persona, tutto qui. Era una specie di lotta per
stabilire chi fosse il più degno portatore della corona di Hogwarts che andava
avanti da quasi sei anni ormai e che aveva richiesto più sforzi del necessario,
doveva ammetterlo. Tanto più che quel gran genio di suo fratello, finito
miracolosamente proprio tra i Serpeverde, si rifiutava di dargli qualche dritta
su quello che aveva nominato quale migliore amico, impedendogli così di
raggiungere molto prima del dovuto l’agognata vittoria.
“No!
No che non mi piace!” Si affrettò a scuotere la testa Rose, con una tale
veemenza che James poteva giurare di vedergliela staccare da un momento
all’altro.
“Allora
perché state insieme?”
“È
solo una stupida ronda, Merlino! Prenditela con Lorcan, l’idea è stata sua.”
“Sicuro
che non ti piace?”
“Non
dire assurdità!”
“Figuratevi,
fate pure come se non ci fossi, eh.” S’intromise a quel punto Scorpius, la
fronte corrugata e la bocca appena piegata in una smorfia d’insofferenza.
Ricordandosi
solo in quel momento della sua presenza, come da copione, Rose avvampò seduta
stante. –Porca paletta, che figura!-
Si maledisse, rimproverandosi poi solo per aver pensato di doversene importare.
Non aveva detto nulla di sbagliato, dopotutto. Lui non le piaceva...giusto?
-Giusto. Giustissimo. Anzi, ovvio!-
“Si
può sapere perché sei qui?” Cambiò quindi argomento Rose, quasi avventandosi
sul cugino, che, per istinto, fece un passo indietro.
“Cercavo
una cosa.” Borbottò, ben conoscendo quanto pericolosa potesse essere la ragazza
quando si arrabbiava.
E,
in quel momento, era sicuramente arrabbiata.
“Cosa?”
Lo aggredì con fervore lei, di nuovo.
“Una
cosa, te l’ho...ehm, te l’ho detto!” Si difese subito James, guardandosi
attorno con aria disperata, salvo poi illuminarsi alla vista di qualcosa in
particolare. “Ah, ha! Lo sapevo che quel vecchio pazzo l’aveva messa qui!
Trovata!” Declamò, afferrando una pergamena da un cumulo di ciarpame
straripante da un cassetto.
“Cercavi
un pezzo di carta bianco?” Alzò un sopracciglio Scorpius, vagamente
incuriosito, nonostante da tempo immemore avesse capito che i Potter sapevano
essere davvero strambi alle volte.
“No,
chiaramente. Cercavo la Map-” Si morse la lingua e
alzò gli occhi al cielo, rendendosi conto di essere stato ad un passo dal
rivelare uno dei suoi più importanti segreti e, rapido, si apprestò a dirottare
la conversazione. “Per la barba di Merlino, spegni quell’affare, Rose!”
“Eh?”
Rose seguì lo sguardo del cugino e un leggero rossore le imporporò le guance
quando si accorse di avere ancora la bacchetta accesa. “Oh. Nox.”
“Chi
va là? Chi c’è?”
James
guardò Scorpius, eloquente.
Scorpius
annuì, d’accordo.
“Via
di qui!” E, al suono terrificato della voce di James, lui e il Serpeverde
afferrarono Rose per ambo le mani e partirono come forsennati per scappare
all’arrivo funesto di Gazza, il più vecchio, arcigno ed intrattabile custode
che Hogwarts avesse mai avuto la sfortuna di avere.
{Il titolo del capitolo è
un adattamento di The Case of the Missing
Will, racconto di Agatha Christie}
A/N
In questo secondo
capitolo ecco fare la sua comparsa il nostro amato James. E come poteva
presentarsi, se non invischiato in qualche pasticcio? ^.- Ah, povera Rosie, e
pensare che siamo solo all’inizio...!
Velocemente (mi sento a
pezzi, ieri ho passato la giornata a sbattermi a destra e a sinistra senza
fermarmi un attimo, e oggi mi fa male la gola la testa le orecchie bla, bla,
bla), passo a ringraziare le splendide persone cha hanno recensito lo scorso
capitolo. Perciò un grazie di cuore và a Queen_of_sharingan_91
(il tuo commento mi ha fatto commuovere, davvero. Sono felicissima ovviamente
che la storia ti sia piaciuta tanto e spero non ti deluderà andando avanti.
Sono contenta anche che ti siano piaciuti tutti gli accorgimenti che ho fatto,
ad esempio il banner mi ha impazzita ma mi sembrava che così si poteva avere
un’idea abbastanza buona dei personaggi come li vedevo io. Perciò alla fine ne
è valsa la pena. Che bello, qualcuno che condivide i miei stessi
personaggi/attori! *-* Sì, l’ispirazione mi ha presa a fiumi con questa
fanfiction, l’hai detto!), GrEEn (sono molto contenta che l’idea ti sia piaciuta. Io
personalmente adoro le storie che si svolgono in un’unica
ambientazione/scenario/momento. Per di più a quanto pare abbiamo la stessa
concezione di Rose e Scorpius, no? ^-^ Mi fa un piacere immenso saperlo!), B_Green (grazie mille per le tue
splendide parole, sul serio, non so che dire! ^//^ Ovviamente sono felicissima
che la storia ti sia piaciuta e spero davvero che apprezzerai anche questo
secondo capitolo. Ah, ti assicuro che in nove capitoli ne succederanno di tutti
i colori! Tutto ai danni della povera Rose, chiaramente! U.U ), TittiGranger (se posso dirti la mia, le
Scorpius/Rose sono una bella valvola di sfogo a livello creativo. Io li trovo
perfetti e –qui qualcuno mi prenderà per pazza- anche molto comici insieme. Se un giorno ne
scriverai una, verrò sicuramente a leggerla! ^.- Mi piace la coppia e mi piace
come i diversi autori la rapportano. Beh, che mi dici di questo capitolo? Piaciuto?),
Aurora_Cullen (devo ringraziarti due
volte –forse persino di più- e cioè sia per la recensione stupenda, sia per il
commento al blog. Ma che rompere‼ Figurati, sono contenta di sapere che
le mie storie ti piacciano. Contentissima! *-* Per quanto riguarda Estetica...arriverà presto, non
preoccuparti! E venerdì è dietro l’angolo, perciò...! ^.- Ma adesso dimmi: che
te ne pare di questo secondo capitolo?), Sae
(tex, il primo l’avevi letto, ma il secondo? Ti piace? *-* Devi assolutamente
scrivere anche tu delle altre splendide fanfiction Scorpius/Rose come quelle
che hai scritto -breve interruzione: correte
a leggere le storie di Sae, gente, che sono stupende! *-*- e devi
pubblicare anche quella sulla scommessa mi raccomando! Io aspetto, aspetto qui,
va bene? Va bene! ^.-), _EpicLoVe_ (l’idea quando ho iniziato la stesura di
questa fanfiction, era proprio quella di una storia soft e ironica al punto
giusto. Perciò sono raggiante nel sapere che ti piace il mio stile! Vuol dire
che sono riuscita nell’intento e questo non è affatto poco. Non sapevo
che esistesse anche un libro, ma seguirò il tuo graditissimo consiglio e andrò
a comprarlo! Ah, io adoro Michael Cera‼) e mAd wOrLd (felicissima di ritrovarti anche qui! Che mi dici? Che te
ne pare fino ad ora? Grazie mille davvero per la recensione e perché continui a
seguirmi, in qualsiasi storia mi butti. Grazie, grazie infinite!).
Vi
chiedo perdono se non riesco a prolungarmi oltre, ma mi sento davvero uno
straccio, però ci tenevo ad aggiornare oggi e perciò... La prossima volta
comunque sarò più prolissa nel rispondervi, ve lo prometto! Al terzo capitolo,
allora.
“C’è...mancato...poco...”
Farfugliò James tra gli ansimi, con la schiena ricurva e le mani poggiate sulle
gambe nel disperato tentativo di riprendere fiato dopo la sfrenata corsa a cui
si erano sottoposti per evitare un incontro troppo ravvicinato con l’anziano
custode Gazza.
“Molto...poco...”
Concordò a sua volta Scorpius, anche lui col fiatone ma con una postura
impeccabile nonostante l’affaticamento.
Accanto
al ragazzo, una Rose Weasley dall’aria visibilmente provata tentava con
eccessivi sforzi di regolarizzare il ritmo cardiaco, oltre che il respiro, cose
entrambe molto difficili per una non molto dedita allo sport come lei. Le
faceva male la milza, avvertiva disarmanti dolori lungo il petto ed era
abbastanza certa che le sarebbe venuto in infarto se quei due matti si fossero
fermati appena qualche metro più in là. Ma perché non si era data malata?!
“Comunque...”
Si sentì in dovere di aggiungere James poco dopo, quando aveva già quasi
recuperato del tutto il controllo del proprio fisico. “...bello scatto,
Malfoy.”
“Sì,
neanche tu sei tanto male, Potter.” Aggiunse a sua volta Scorpius, con le
labbra incurvate innegabilmente all’insù.
Per
un istante, si ritrovò a considerare Rose, piegata in due per la fatica a cui
l’avevano sottoposta, sembravano persino due persone normali.
“Ma
non farti illusioni. La Coppa di Quidditch la vinciamo noi lo stesso!”
Per
un istante, appunto.
“Tutto
da vedere.” Gli rispose con il solito aplomb Scorpius, di rimando.
“Non
ci credi?” James, come ovvio, non si lasciò scappare la possibilità di una
bella disputa sulla rivalità tra le rispettive squadre.
“La
verità?”
Okay,
era troppo. Prima che quel botta e risposta potesse tramutarsi in un
terrificante duello magico con tanto di inchino d’entrata e bacchette alla
mano, Rose intuì che era il caso di intervenire. Perciò prese un profondo
respiro e si preparò a sfoderare il miglior tono autoritario del suo
repertorio.
“Basta...voi...due...”
O
quasi.
Ma
siccome sia James che Scorpius si erano degnati di azzittirsi per gettarle
occhiate stupite, decise che poteva andare bene ugualmente pure così.
“Non
è certo...il momento per...mettersi a discutere...di queste scemenze!” Aggiunse
poi, appena un po’ più soddisfatta della sicurezza impressa nella sua voce,
segno che il fiatone per lo sforzo precedente stava man mano dissolvendosi.
“Okay.”
Approvò stranamente subito James, salvo poi inarcare con una dose preoccupante
di malizia il sopracciglio destro. “Vogliamo allora parlare del perché la tua
mano è ancora unita a quella di Malfoy, Rosie?”
Accorgendosi
solo in quel momento della veridicità della cosa, non senza aver prima gettato
un rapido sguardo all’intreccio di mani, Rose si affrettò a ritirare la proprio
con una tale velocità da far pensare si fosse appena scottata con dell’acqua
calda. Il viso era andato in fiamme e il cuore era un battito sordo che le
riempiva le orecchie, feroce. Come se non bastasse, era anche abbastanza certa
che lui la stesse fissando e, checché
volesse negarlo, doveva per forza di cose ammettere di sentirsi a disagio,
considerata la matassa di emozioni salita su all’improvviso.
“Tu
non dovresti essere a nanna per la partita di domani?” Aggiunse poi James,
subito dopo, rivolto al Serpeverde e riferendosi al match contro Tassorosso del
giorno dopo.
“Non
ti starai preoccupando per me?” Scorpius sembrava sorpreso “Tranquillo, la
Coppa la vinciamo noi lo stesso.”
“Certo,
come no...! E poi tu non mi hai risposto Rosie! Allora?”
“N-Non...”
Scosse il capo, non sapendo di preciso che dire, scacciando con quel gesto la
traccia più fresca d’imbarazzo. “E poi mi spiegate perché siamo dovuti scappare
così?”
“Rosie,
ma dove hai la testa?” Alzò gli occhi al cielo il cugino, teatrale, mentre con
una mano andava ad arruffare i già ingestibili capelli scuri ormai del tutto
dimentico dei dilemmi precedenti. “Stava arrivando Gazza!”
“E
allora?” Si raddrizzò totalmente lei, ritrovando la stoica diligenza da
Prefetto Perfetto.
“Stavamo
rovistando nel suo ripostiglio.”
“Veramente
eri tu che rovistavi nel suo
ripostiglio.” Lo corresse prontamente Rose, rigida.
“Minuzie.”
Sminuì con nonchalance James, avvezzo a quel genere di cose.
“Non
saremmo dovuti scappare lo stesso così!” Insistette la cugina, che quando
voleva sapeva essere davvero poco transigente sulle cose.
“Rosie,
ti rendi conto che se quel vecchiaccio ci beccava, come minimo costringeva la
McGranitt a spedirci tutti ai lavori forzati?!”
“Ma
io non stavo facendo nulla di male!”
“Sì,
vallo a spiegare a quel matto!” Alzò gli occhi al cielo James, in risposta,
immaginandosi alla perfezione la scena che gli si sarebbe presentata nel caso
ai suoi occhi.
“Potter
ha ragione.” Approvò a sorpresa Scorpius, attirando all’istante gli sguardi dei
due cugini interamente su di sé senza che la cosa potesse scuoterlo in alcun
modo. “Ci sarebbero voluti secoli per fargli capire che stavamo facendo la
ronda.”
Di
rimando, Rose si concesse un lungo momento di tacita meditazione, con gli occhi
ben incollati nelle iridi grigio perla del Serpeverde alla ricerca di un che di
impreciso, prima di sbottonarsi in un ampio sospiro. Sistemò la bacchetta,
tenuta fino ad ora stretta nella mano, nella tasca della divisa rosso-oro e si
riassettò la gonna. Quindi passò ai capelli, che sapeva essere in condizioni
disastrate, tuttavia lasciò perdere appena poco dopo nell’accorgersi che i suoi
tentativi non riuscivano a riportarli ad un aspetto neanche lentamente decente.
“D’accordo.
Ma adesso tu...” Ed indicò James.
“...devi ritornartene di filato nella Torre di Grifondoro. Intesi?”
“Okay,
mammina!” Le rivolse il saluto militare il moro, più ironico di quanto Rose era
disposta ad apprezzare per quella sera.
“Ti
accompagno.” Decise quindi, così, su due piedi.
Non
si fidava affatto di James e, conoscendolo, era molto più probabile che si
sarebbe andato a cacciare in qualche altro guaio piuttosto che ritirarsi nei
dormitori di Grifondoro, la Casa in cui il Cappello Parlante lo aveva assegnato
quasi sette anni prima. Voleva essere sicura di lasciarlo in un posto dove
avrebbe almeno potuto limitare i danni e, come se non bastasse, avrebbe fatto
una magra figura se avessero scoperto che James bighellonava impunito per i
corridoi di Hogwarts mentre sua cugina aveva il turno di ronda. Avrebbe
compromesso la sua integrità.
“Sai
Rosie, credo di sapermela cavare a ritrovare la Torre di Grifondoro, grazie.”
La sbeffeggiò sardonico il ragazzo in questione, divertito dal modo in cui lei
riusciva a prendersi a cuore tutte le faccende, anche le più banali.
“Su
questo non ho dubbi, ma temo quello che potresti combinare prima di arrivarci.”
Spiegò pratica come sempre Rose, per nulla turbata dall’espressione malandrina
del cugino.
“Okay.”
Si arrese all’istante James, alzando le mani come a voler dire sei tu il capo! prima di imprigionarle
la testa nel braccio e arruffarle dispettoso tutti i capelli. “Che bello, la
mia cuginetta preferita mi accompagna a dormire!”
“Smettila
subito James!” Tentò di divincolarsi, invano, Rose, capace di arrabbiarsi a
morte quando si trattava della sua chioma selvaggia.
Doveva
faticare la mattina per dargli una sistemata e alla fine non ne era mai
abbastanza soddisfatta, se poi ci si aggiungeva anche quella testa quadra di
suo cugino con le sue assurde maniere e quella sua odiosa abitudine di
scompigliarli alla prima buona occasione, il risultato non poteva che essere
catastrofico!
“Smettila
o ti crucio!” Lo avvertì, minacciosa, avvilendosi
però appena l’attimo dopo quando si accorse che l’unico effetto ottenuto era
stato quello di far sghignazzare il cugino. “James!”
“Umpf,
e va bene Rosie, hai vinto.” La lasciò finalmente libera il diciassettenne, non
senza uno sbuffo scocciato.
“Ti
odio quando fai così, davvero!” Lo fulminò con lo sguardo lei, in risposta, mentre
tentava di sistemare in qualche modo il groviglio informe sulla sua testa.
Perché
non aveva ereditato i capelli di suo padre? Rossi e lisci, non ci sarebbe stato
giorno in cui non fossero andati bene. Ma lei no, ovviamente, aveva dovuto
prendere quelli della madre, indisciplinati e arricciati, mentre a suo fratello
Hugo tutte le fortune.
“E
tu che hai da ridere?” Saettò su Scorpius subito dopo, sentendolo sogghignare
apertamente al suo fianco.
Neanche
lui, però, parve turbarsi particolarmente per la sua occhiata di fuoco e, con
estrema nonchalance, scrollò le spalle in un gesto di studiata indifferenza.
Possibile che nessuno la prendesse sul serio lì?! Cos’era, lo zimbello della
situazione?
“Nulla,
Weasley.” Alzò le mani, in un gesto che sarebbe dovuto essere di resa ma che, a
lei che aveva il fumo agli occhi, risultò piuttosto una presa per i fondelli.
“Bene.
Perfetto!” Dichiarò, isterica, mentre
si avviava a grandi falcate verso la fine del corridoio. “Allora? Ti sbrighi?”
Si girò ad incitare solo poco più avanti, resasi conto dell’assenza del cugino,
il quale, con un sospiro, pensò bene di fare quanto detto per una volta.
Le
si affiancò e, con un sorriso birichino, alzò il pollice destro nella sua
direzione, dichiarandole così il proprio okay a proseguire. Rose alzò gli occhi
al cielo e, con uno sbuffo inviperito, riprese la marcia verso la Torre di
Grifondoro. Era così arrabbiata per la storia dei capelli e della corsa
sfrenata a cui l’avevano costretta, che quasi non si accorse dell’ombra
scivolata con agilità all’altro suo fianco, almeno fino a quando non la sentì
parlare.
“Vedo
che abbiamo ripreso a percorrere la maratona.”
Sussultò,
colta del tutto impreparata all’udire il suono di quella voce.
Doveva
ammettere di non aver prestato molto peso alle sorti di Scorpius, ma di sicuro
in nessuna delle ipotesi che avrebbe potuto congetturare c’era presente la voce
per cui lui si sarebbe unito a loro in quella camminata. Eppure, invece... Lui
era lì, alla sua destra, con il passo silenzioso e sicuro di sempre a scortare
lei e James fino alla Torre di Grifondoro.
Era
una novità curiosa da accettare, a dire il vero. Certo, sapeva che Scorpius si
divertiva un mondo a stuzzicarla, ma non aveva mai pensato che arrivasse al
punto di preferire accompagnarla piuttosto che andarsi a sfogare su qualche
povero malcapitato di turno. Da quando avevano iniziato il giro di ronda, era
sempre stata della convinzione che lui lo facesse per obbligo e, dunque, non
vedesse l’ora di poter evadere alla prima occasione buona. Ma se quando
l’occasione capitava, lui non la prendeva...! Era strano...era molto strano.
“Non
sei obbligato a venire.” Disse, e si accorse solo dopo averlo fatto della nota
fin troppo gentile infiltratasi nella sua voce.
Si
morse la lingua quando notò che, come ovvio, anche Scorpius se ne era reso
conto e per questo aveva corrugato la fronte in un’espressione di mero stupore.
“Lo
so, ma voglio venire lo stesso.” Rispose comunque poco dopo lui, abbassando la
testa e rivelando un sorriso disarmante.
Non
un ghigno, di quelli che era avvezzo a fare. Era proprio un sorriso. La cosa, per una ragione del
tutto incomprensibile, le sciolse il cuore e le fece ritornare ad un tratto il
buonumore creduto perduto, almeno per quella sera.
“O-Okay.”
Balbettò, impacciata e piuttosto indecisa sulle parole migliori da utilizzare.
“Forse
il serpentello è convinto che due Grifondoro non siano
abbastanza svegli da ritrovare la strada.” S’insinuò senza essere stato
invitato James, che non rischiava mai di perdere l’occasione quando si trattava
di battibeccare con un Serpeverde, specie se di cognome rispondeva a quello di
Malfoy.
Per
un automatismo involontario, il braccio di Rose partì nella direzione del
cugino mollandogli una gomitata dritto in mezzo alle costole. Figuriamoci, ci
mancava solo che iniziassero a litigare di nuovo! Stava andando tutto bene fino
a quel momento, perché James non poteva cucirsi la bocca una volta tanto?!
“Ahia!
Ma che ti prende, Rosie?”
“Sta
zitto, James.” Lo ammonì in un sibilo inflessibile, se non si fosse trattato di
James Sirius Potter.
“Perché?
Che ho detto di male?”
Come
volevasi dimostrare...
“E
poi anche Al è di Serpeverde.” Si ritenne in dovere di sottolineare Rose senza
alcuna coerenza lampante, ricevendo all’istante un’occhiata colpita da parte di
Scorpius.
Arrossì
e distolse lo sguardo, puntandolo piuttosto sul cugino. Sapeva già cosa il
biondo si stava chiedendo, non aveva bisogno di leggerglielo in faccia per
capire che era rimasto impressionato da quella che, ad occhio e croce, aveva
tutta l’aria di essere una forma di difesa per la Casa verde-argento. Meglio,
una difesa per lui.
“Già,
già, non mi ci far pensare...!” Stava nel frattempo dicendo James, roteando gli
occhi con aria afflitta.
“Non
sembra ti dispiaccia così tanto quando tenti di strappargli informazioni sul
Quidditch!”
Il
moro sembrò sconvolto dalla neanche tanto velata accusa. “Ma se sto pensando di
diseredarlo!”
“Solo
perché non vuole dirti niente.” Lo corresse Rose, saputa, mentre accanto a lei
Scorpius mostrava un ghigno sardonico, all’apparenza molto interessato dal
nuovo principale argomento di conversazione.
“Oh,
eccoti qui finalmente!”
Prima
ancora che James potesse anche solo pensare di aprire bocca per risponderle
degnamente, una voce senza ombra di dubbio femminile si intromise tra loro,
bloccandoli a pochi metri dal ritratto della Signora Grassa.
Rose
voltò lo sguardo dal cugino alla ragazza che aveva appena parlato e, con suo
enorme stupore, si accorse che dietro di lei ve ne erano appostate altre due,
tutte con le braccia conserte e il viso immusonito a preannunciare funesti
presagi futuri. La seconda cosa che la colpì, fu il colore delle loro divise.
Blu e bronzo per la prima ad aver parlato, giallo e nero per la seconda e verde
e argento per la terza. Il che significava che avevano a che fare
rispettivamente con una Corvonero, una Tassorosso e una Serpeverde. Perciò,
ricapitolando, poteva facilmente intuire che la situazione non era delle
migliori. Affatto.
“Tu
sei un bugiardo, Potter!” Dichiarò di punto in bianco la Corvonero, la più
vicina a loro tre, prima di piazzare una poderosa cinquina sulla guancia sinistra
del ragazzo.
Ciaff!
Rose
strizzò gli occhi per istinto e alla sua destra sentì Scorpius trattenere un
sospiro.
“Ahi.”
Mormorò, neanche lo schiaffo lo avessero dato a lui.
“Un
maledetto doppiogiochista!” Ne convenne subito dopo la Serpeverde – che Rose
riconobbe come Emily Puddington, del suo stesso anno
– intanto che accorciava la distanza da lei a James con poche grandi falcate.
Ciaff!
Arrivò
così anche la seconda pizza, sempre sulla stoica guancia sinistra di James, il
quale, di nuovo, non emise verbo né fiato.
Ancora,
Rose chiuse gli occhi, rabbrividendo al rumore secco prodotto dallo schiaffo.
“Questa
è stata dolorosa.” Le sussurrò all’improvviso la voce di Scorpius nel suo
orecchio, facendola sussultare per la sorpresa.
Miseriaccia,
era così vicino che poteva sentire il suo fiato bruciare come fuoco vivo sulla
pelle del viso e la punta del suo naso cozzarle con gentilezza la guancia.
“Un
bastardo!” Tagliò corto la Tassorosso, facendo sgranare gli occhi dei presenti
per la sorpresa (ma i Tassorosso non erano quasi sempre garbati con le
parole?!), disegnando a sua volta l’impronta della mano sul viso ormai bordeaux
di James.
Ciaff!
Si
fermò sulla sua guancia anche l’ultimo ceffone, andando ad unirsi e ad
accompagnare i due che lo avevano anticipato, incurante del livido che con ogni
probabilità, almeno a giudicare dalla preoccupante sfumatura violacea apparsa
sulla parte lesa, gli avrebbero lasciato.
Rose
era senza parole e con occhi sgranati scrutava ora il cugino, perfettamente
immobile con il volto piegato verso destra e gli occhi ostinatamente chiusi,
ora le tre ragazze, senza riuscire a capacitarsi di quanto appena veduto. Di
sicuro se non si fosse trovata quale muta spettatrice e glielo avessero
piuttosto riferito, non avrebbe creduto ad una sola parola, checché se ne
dicesse dell’affidabilità della fonte. Una Corvonero, una Tassorosso e una
Serpeverde che schiaffeggiavano James Sirius Potter davanti all’entrata della
Sala Comune di Grifondoro? E qualcuno sperava addirittura che ci credesse?!
Andiamo!
Eppure...
Eppure,
che ci credesse o meno, le cose stavano esattamente
a quel modo e lei aveva davvero
assistito a tutta la scena. Lei e Scorpius Malfoy, ancora fermo alla sua destra
con una controllata espressione di stupore nel viso mentre fissava con
imperturbabile ostinazione il quadro capitatogli, senza alcun preavviso,
dinanzi.
Poi,
tanto improvvisamente quanto lo erano stati i loro gesti inconsulti, le tre
ragazze alzarono il capo e, con una fierezza sconvolgente, sfilarono via, non
mancando di assestare tre poderose spallate, a turno, nel passare di fianco al
povero James, il quale si limitò ad incassare i colpi con un invidiabile
stoicismo. Solo dopo un tempo indefinibile, durante il quale sia Rose che
Scorpius erano ancora troppo inebetiti per provare a dire o fare qualsiasi
cosa, si decise a prendere le redini della situazione. Con un unico fluido
movimento, drizzò la testa e scrollò le spalle, ritrovando in un batter di
ciglia persino il sorriso malandrino di sempre.
“Beh,
il mio giro finisce qui.” Esordì, quasi non avesse appena ricevuto tre schiaffi
in pieno viso e tre altrettanto dolorose spallate. “Buonanotte, ragazzi!” E
così dicendo, non ritenendo opportuno dare la benché minima spiegazione, James
Potter si ritirò nelle sue stanze, lasciando due più che confusi Rose Weasley e
Scorpius Malfoy a fissare il ritratto della Signora Grassa, la quale, con
ottimi risultati peraltro, tentava di riaddormentarsi dopo la breve
interruzione.
{Il titolo del capitolo è
un adattamento di The Big Lebowski,
film del 1998}
A/N
Come promesso nel blog,
il terzo capitolo di questa mini-long è online. A conti fatti, James ha avuto
la sua bella parte nella serata di Rose e vi assicuro che nel prossimo gli
sconvolgimenti non mancheranno. Ma parlando di questo...che ve ne pare?
Per quanto riguarda i
ringraziamenti, stavolta voglio fare le cose come si deve. Innanzitutto un
grazia di cuore va a tutte le persone che hanno speso minuti del loro tempo a
recensire questa storia. Ovviamente sapere che la fatica fatta viene
apprezzata, è un sinonimo di felicità per noi scrittori, me inclusa. Ma un
grazie và anche a chi ha inserito la storia tra i preferiti, chi tra i seguiti
e chi ha anche solo letto o sfogliato queste pagine. Grazie! *-* Scendendo nel dettaglio...
·Queen_of_sharingan_91: mi fa sempre
immensamente piacere trovare le tue recensioni. Tanto più che nei tuoi giudizi
riesci ad essere molto assennata, il che riesce a farmi inquadrare per bene ciò
che io scrivo visto da fuori. Chiaramente hai colto al volo la vena ironica che
mi sono dilettata ad inserire nella storia, perché appunto volevo creare
qualcosa di divertente e molto più soft rispetto ai miei soliti standard. E se
pensi che Scorpius è già così irritante...oh, beh, mi costa ammettere che non è
ancora niente rispetto a ciò che succederà! Io adoro Scorpius e con Rose riesco a fargli creare dei siparietti
insospettabili. Nel prossimo capitolo ne vedrai delle belle, poco ma sicuro, e
Scorpius ti sembrerà ancora più “Serpeverdoso” di quanto lo sia già da ora! ^.-
Eh sì, anche su James mi trovi d’accordo. James è una sagoma vivente, riesci a
tirargli fuori le idee più strampalate, solo che addosso a lui sembrano quasi
geniali! O.o Assurdo, no? Anche se, come hai visto, anche lui ha i suoi momenti
no, per così dire. Spero che il
capitolo ti sia piaciuto come gli altri e che questa storia continuerà ad
appassionarti! ^-^
·TittiGranger: beh, come posso iniziare
se non ringraziandoti delle splendide parole che mi hai lasciato? Sul serio, il
tuo commento mi ha davvero toccata, soprattutto perché avevo paura che i
siparietti tra Rose e Scorpius potessero apparire banali talvolta. Loro sono
così: quando mi prende la mano riesco a scrivere pure un capitolo intero solo a
farli battibeccare (non lo dico per dire, c’è davvero un capitolo così!). E
volevo ringraziarti anche per la tua opinione sui personaggi: sono felice che
la mia versione della nuova generazione sia di tuo gradimento e, avendo avuto a
che fare con qualche tua storia, sono sicurissima che anche tu saprai gestirli
al meglio. Perciò io aspetto che magari un giorno ti colga l’ispirazione e
inizi a scrivere di questa fantastica coppia, che a mio avviso può essere
interpretata in mille chiavi di lettura senza risultare mai scontata.
·_EpicLoVe_: bene, con mia somma soddisfazione il secondo capitolo ti è
piaciuto. Adesso che mi dici del terzo? Ho reso abbastanza giustizia a James
S.? Sono contenta che il mio stile ti piaccia, io ci lavoro giorno e notte
nella stesura di ogni singola fanfiction, cercando sempre di perfezionarmi. Eh sì,
a volte tendo ad essere perfezionista. Ma il punto è che mi fa piacere sapere
di non veder vanificare i miei sforzi e che c’è qualcuno che addirittura li
apprezza. *-* Ah no, io di amore folle non ne parlo mai, specie con due
caratteri antitetici quali Scorpius e Rose. Il loro è sempre un amore sopra le
righe e stai sicura che neanche stavolta avranno vita facile. Devono sudare per stare insieme, questo è il
mio motto! ^.- Sono davvero, davvero contenta che la mia fanfiction ti stia
prendendo tanto, mi fa un piacere immenso. Sì, Michael Cera ha quei capelli...
*-* E quella faccia da cane bastonato! XD Il tutto condito da ottime
potenzialità quale attore, perciò non poteva non piacermi. Ad ogni modo, spero che questo capitolo sappia
rispondere alle tue aspettative e, così, pure i prossimi. Grazie ancora!
·Sae: tex, ci ritroviamo anche
qui. Prima di risponderti, mi inginocchio ad implorarti di pubblicare altre R-S! Il mondo ha bisogno della tua
scrittura, R-S hanno bisogno delle tue trovate fantastiche e io ho bisogno di te‼ Perciò tex, sappi che sono
qui, che rimango qui e che aspetto, paziente. U.U Per risponderti, invece,
ammetto che quello “stronzo” urlato mi è venuto fuori da solo, è stato Rose a
chiederlo, te lo giuro! ^-^ E James è James più Sirius, perciò che ti potevi
aspettare da uno come lui se non un qualche macello di proporzioni epiche?! XD
Ma siamo solo all’inizio, tex. James non è che la punta dell’iceberg! XD Beh,
sai com’è: James è uno che ci tiene a proteggere la virtù delle sue cugine! E poi
ho sempre pensato che con Rose avesse un rapporto molto più stretto che con le
altre, visto che i loro genitori sono anche migliori amici. Ma alla fine è di
buon cuore, anche se una ne pensa e cento ne fa! Adesso però cerca di
riprenderti, tex, così scrivi, pubblichi e mi fai contenta! ^.- Mi raccomando,
ci conto!
·B_Green: oh, la povera Rose non
sa neanche minimamente cosa le aspetta‼ XD Certo è che avendo due cugini
come James e Albus e un fratello come Hugo, c’è poco di cui stare tranquilla. Se
poi ci si aggiunge anche Scorpius, il quadro è completo! A momenti la faccio
diventare pazza nella storia, ma vabbè, la colpa è di Lorcan, mica mia! ^.-
Dunque, dunque, dunque... Che mi dici di questo capitolo? Scriverlo mi ha
divertita tantissimo, devo ammetterlo. L’ultima scena era una specie di chiodo
fisso per me: dovevo scriverla! Spero
solo sia venuta bene come l’avevo immaginata... Mi dispiace solo non aver
potuto aggiornare prima, ma ti prometto che il prossimo capitolo non tarderà ad
arrivare. Magari lo posto mercoledì stesso, o anche prima, chissà! ^-^
·Aurora_Cullen:grazie. Davvero. Recensisci tutte le mie storie, ogni volta con
rinnovato vigore... Cosa posso dirti per farti capire quanto mi faccia piacere
questa tua attenzione?! *-* Venendo alla storia, hai proprio ragione: la nuova
generazione è un connubio perfetto della precedente e dell’era dei Malandrini. Tanto
più che James sembra la reincarnazione di quanto detto e io, ovviamente, non
posso fare a meno di sfruttare questa cosa a mio vantaggio, nelle fanfiction! Di
sicuro la notte riserverà ancora tantissime sorprese, specie per Rose. Anzi, mi
sbilancerò nel dirti che la notte è ancora giovane a questo punto! XD Scorpius
fa morire anche me, perché si riesce ad inserirlo al momento opportuno con una
facilità disarmante! Mi fa piacere che l’idea dei titoli modificati ti piaccia.
Come dicevo nel primo capitolo, l’idea viene direttamente da Gossip Girl, ma non i titoli, che sono
invece il frutto del mio smanettare con Wikipedia e con i film/libri/telefilm
più disparati! Se ti và, fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo, mi farebbe
tanto, tantissimo piacere!
Bene gente, adesso è il
caso che io vada prima che mi metto a scrivere un altro papiro di
ringraziamenti dovuti e sentiti! Come ho già sottolineato in qualche risposta,
vedrò di postare il prossimo capitolo tra martedì sera e mercoledì pomeriggio. Vediamo
cosa riesco a fare!
Rose
non aveva idea del perché tre ragazze dall’aria così posata, appartenenti
ognuna ad una Casa diversa, ce l’avessero tanto con suo cugino James, anche se
poteva intuire da che parte della bilancia pendesse la responsabilità dell’accaduto,
ma decise che no, non erano affari suoi comunque
e pertanto avrebbe fatto meglio a non immischiarsi. Se conosceva abbastanza il
ragazzo – e lo conosceva abbastanza – c’era da scommetterci che l’avrebbe
trascinata con sé in qualche pasticcio e, in quel momento, era l’ultima cosa a
cui ambiva. Anche perché non di rado i folli piani di James finivano per
concludersi con un’amara punizione che, il più delle volte, avrebbe comportato
anche spiacevoli riavvicinamenti con qualche animale pericoloso o pianta
urticante.
“Dove
stai andando adesso?”
Non
si era neppure accorta di essersi mossa, almeno fino a quando non udì la voce
strascicata di Scorpius farglielo notare. Ecco, uno dei principali problemi con
lui, era proprio quel suo modo di parlare sempre così mellifluo e sfibrato... A
volte aveva la sensazione che, se le rivolgeva la parola, era per farle un
piacere e, come risaputo, Rose odiava
ricevere piaceri. Non c’era un motivo particolare, preferiva solo di più farne
che averne, perlomeno così non correva il rischio di sentirsi in dovere verso
qualcuno. Era una specie di meccanismo di difesa il suo, pronto ad azionarsi al
primo campanello d’allarme.
“Mi
sembra ovvio, Malfoy. Finisco la ronda.” Dichiarò dunque, molto più saccente di
quanto avrebbe voluto.
Si
sentiva irritata e stanca neanche avesse percorso davvero la maratona di New
York senza mai fermarsi. Aveva bisogno di una dormita. Di una lunga, riposante,
appagante dormita e il mondo avrebbe riacquistato il suo colorito roseo. E, già
che c’era, poteva approfittare del bagno dei Prefetti e concedersi un’oretta
buona di ristorazione anche lì, prima di infilare pigiama e coperte per
abbandonarsi alle rassicuranti braccia di Morfeo.
A
volo decise che, non appena fosse finito quello schifo di turno – e mancava
poco meno di un’ora a quel punto -, sarebbe corsa di filato nel bagno e poi da
lì una via a nanna.
“Credevo
dovessimo proseguire da questa parte.”
Si
paralizzò sul posto. Poi, con estrema e disarmante lentezza (per chiunque
eccetto che per lui, chiaramente), girò appena la testa nella sua direzione,
imbattendosi così nel suo sorrisino sardonico (Dio, che voglia di levarglielo
dalla faccia a forza di schiaffi!) e nel pollice alzato ad indicare
l’imboccatura di corridoio che sbucava alla sua destra. Morgana ladra, come diavolo faceva a finire che ogni sacrosanta
volta avesse sempre ragione lui?!
“Infatti.”
Tagliò corto, soffiando la parola tra i denti come un gatto e facendo immediato
retrofronte.
Gli
passò di fianco e, pur senza sfiorarlo, avvertì l’irrefrenabile desiderio di baciar-
-Ammazzarlo. Volevi dire ammazzarlo,
Rose. Vero?- Si corresse subito, mentre il suo stupido
cuore accelerava il battito un po’ troppo violentemente per i suoi gusti.
Merlino, perché non poteva avere il controllo del cuore almeno qualche volta?
Come in quel momento, ad esempio, solo per spiegargli che – dannazione! – non c’era assolutamente
nulla di cui agitarsi a quel modo, rischiando persino di provocarle un infarto
se non si fosse calmato.
Miseriaccia,
era solo Malfoy!
Era
solo Scorpius, il ragazzo più arrogante mai annoverato sugli annali di
Hogwarts!
Che
cavolo di motivo c’era per battere tanto forte?!
-Nessuno. Nessuno. Nessuno!-
Si ripeté tra sé e sé, con un tale impeto e una tale veemenza che, neanche a
dirlo, le orecchie si infiammarono di un raccapricciante bordeaux. Giustamente
non aveva potuto ereditare gli splendidi capelli di suo padre, ma arrossire in
zona orecchie...beh, quello sì, aveva potuto prenderlo!
“Comunque
avevo ragione io.” La avvisò la voce terribilmente vicino di Scorpius, di nuovo
al suo fianco e al suo passo.
Rose
sobbalzò. Ma come accidenti faceva ad essere così silenzioso quando camminava?
Se non le fosse venuto un infarto prima della fine della ronda, sarebbe potuta
morire di paura.
“Cioè?”
“Si
trattava di un Grifondoro, no?” Alzò un sopracciglio lui, cosa che provocò una
deliziosa increspatura della fronte, con l’aria di chi la sa lunga.
“Sarebbe
potuto essere benissimo un
Serpeverde.”
“Ma
era un Grifondoro.”
“Era
James!”
“Ed
è un Grifondoro.”
“Okay.”
Desistette probabilmente per la prima volta nella sua vita Rose. “Era un
Grifondoro, contento adesso?”
Di
rimando Scorpius ci pensò su a lungo, prima di annuire con un’espressione
criptica.
“Sì,
in effetti.”
Rose
dovette seriamente stringere i pugni e i denti oltre che migrare quanto più
possibile lontano da lui per non lanciargli contro una maledizione qualsiasi,
la prima che le fosse venuta in mente, non aveva importanza quale fosse, basta
che gli procurasse quanto più dolore possibile. Era insopportabile. Davvero.
Non lo diceva solo per dirlo o per una forma di odio atavico, lo pensava
davvero. Era assurdo e, cosa ancora più sorprendente, era che, per un assurdo
caso del destino, riusciva ad avere la meglio in ogni discorso. Sempre.
Insopportabile,
sul serio.
“D’accordo
Weasley.” Sospirò ad un tratto alle sue spalle Scorpius. “Qual è il tuo
problema?”
Rose
si girò di scatto, a rischio anche di rimetterci l’osso del collo, totalmente
basita. “Qual è...cosa?!”
“Il
tuo problema.”
“Il
mio problema?”
A quel
punto dubitava potesse essere più esterrefatta di quanto già non fosse.
“Sì,
Weasley.” Sospirò pesantemente Scorpius in risposta, neanche l’avessero appena
costretto a ripetere per la decima volta la stessa lezione ad un bambino
alquanto lento di comprendonio. “È tutta la sera che fingi di non vedermi
neanche. Adesso voglio sapere qual è il tuo problema.” Insistette pacato, l’aplomb
compassato che aveva da sempre contraddistinto la vetusta dinastia dei Malfoy.
“Io
non ho nessun problema!” Lo mise al corrente Rose, isterica, il viso contratto
in un’espressione di rabbia crescente.
“Ma
davvero?” Come prevedibile e come lasciò bene ad intendere lo spigolo destro
della bocca inarcato all’insù, lui non parve crederci affatto.
“Davvero!”
Assicurò con maggiore intensità lei, salvo poi mordersi il labbro inferiore e
ritrattare. “A parte tu, ovviamente.”
Nell’attimo
stesso in cui lo disse, sentì di aver sorpassato la sottile linea del non
ritorno e, con una vena di nervosismo in più, si accorse anche di pentirsene.
Il che, come la sua brillante mente si affrettò traditrice a ricordarle, voleva
dire che ci teneva alla faccenda molto più di quanto lasciasse intendere
persino a se stessa. E, di sicuro, persino molto più di quanto fosse disposta
ad accettare, almeno per il momento.
“Io?”
Scorpius, d’altro canto, sembrava esserne sinceramente e spiacevolmente
colpito. “Perciò sarei io il tuo
problema?”
In
tutta la sua vita Rose era abbastanza certa di non averlo mai visto così
arrabbiato come in quel momento, con gli occhi grigi che mandavano lampi di
fuoco e il viso spruzzato da una tenue colorazione rossastra, in netta
opposizione con la carnagione pallida con cui si era sempre contraddistinto.
Deglutì,
ma non riuscì a risparmiarsi, all’improvviso incapace di tirarsi indietro.
“Oh,
ti prego, non fingere di non saperlo! Sono anni che non fai altro che prenderti
gioco di me, o dei miei stupidi capelli, o delle mie odiosissime lentiggini, o
del mio maledettissimo modo di vestire e...e miseriaccia, se non mi deridi per
questo, è per qualcos’altro! Che noiosa
la Weasley, e che buffa la Weasley,
o anche che imbranata la Weasley! La
Weasley, la Weasley e la Weasley! Sempre la Weasley! E come dimenticare quando
mi chiami so-tutto-io?!”
“Perché
alzi sempre, sempre la mano!”
“Perché so la risposta!” Aveva urlato,
ne era sicurissima, tuttavia non se ne curò.
Ad
un tratto le pareti erano divenute sfuocate, le mattonelle di pietra
inconsistenti e c’era grigio. Solo grigio. Sarebbe stato maledettamente facile
affogare e perdersi in tutto quel grigio, eppure il pensiero non le faceva
paura, non la terrorizzava come avrebbe potuto pensare. E lo sapeva – altroché
se lo sapeva – che quel grigio, era il suo
grigio.
“Lo
vedi?” Si sforzò di continuare con maggiore calma ma sentendosi quasi nevrotica,
nonostante il cuore che martellava nel petto e lo stomaco aggrovigliato. “Non
riusciamo ad andare d’accordo. Anzi, non siamo mai andati d’accordo e
probabilmente non ci riusciremo mai.”
“Già.”
Stranamente Scorpius parve almeno su una cosa concorde con lei. “Hai ragione
Weasley. Probabilmente non andremo mai d’accordo.” Abbassò il capo, perso in
chissà quali pensieri, mentre il viso si arricchiva di un’ombra dal retrogusto
amaro.
“Sì.”
Annuì per un meccanismo involontario Rose, stordita dalla sua sorprendente
reazione.
Era
ovvio che avesse ragione...ma allora perché sembrava così sbagliato detto da
lui? E perché lui sembrava tanto provato? Che gli – trattenne il fiato al
pensiero, trovandolo stranamente confortante e sì, piacevole anche – dispiacesse?
Si
diede della stupida da sola. Doveva smetterla con quelle stupidaggini, era
praticamente impossibile che lui potesse provare qualcosa al di là della
semplice curiosità per lei. Magari, ed era un gigantesco magari, poteva aver sviluppato
addirittura una specie di affezione nei suoi riguardi per tutto il tempo che
erano costretti a trascorrere insieme, tuttavia da qui a dire che fosse dispiaciuto
per qualcosa di comprovato...oh, dovevano passarne di Ippogrifi!
“Mai
in tutta la vita.” Rincarò la dose, più per rispondere alle sue mute
conclusioni che non per altro.
“Mai
e poi mai.” Asserì a sua volta Scorpius, mentre avanzava nel contempo nella sua
direzione, scivolando un piede dietro l’altro, lo sguardo imperscrutabile
cristallizzato negli occhi marroni di lei.
“Nemmeno
in un’altra vita.”
Il
cuore le batteva forte, fortissimo. Così forte che si aspettava di sentirne
l’eco rimbombare per i corridoio da un momento all’altro. Così forte da
riempirle le orecchie e la mente, da non riuscire a sentire più nient’altro e
più lui s’avvicinava, più i battiti aumentano d’intensità. Sarebbe morta di
tachicardia, se avesse mosso anche solo un muscolo. Ma perché poi lui era così
dannatamente vicino? Perché non distoglieva lo sguardo e non allontanava da sé
quegli incantatori occhi grigio perla? Perché la fissava come se volesse
leggerle dentro, nel profondo e forse persino più giù?
“Nemmeno
in altre cento vite.” Sussurrò, così
vicino da stordirla con il suo selvatico profumo di menta.
E
poi successe tutto in un istante, troppo in fretta perché Rose riuscisse a
capirci davvero qualcosa.
La
sua mano che le si adagiava sul fianco, sicura. Il sorriso sghembo che si
apriva sulle sue labbra. Le iridi ghiaccio che la attiravano a sé lentamente,
ma inevitabilmente. Il suo alito fresco sul proprio viso. I loro nasi, sempre
più vicini. L’altra sua mano che le premeva la nuca e le sue labbra... Le sue
dannate, calde, sensuali labbra sulle sue, fameliche e insaziabili in quel
gioco praticato da un unico giocatore, desideroso solo di continuare
l’avanscoperta della bocca di lei...
-Mi sta baciando. Scorpius Malfoy. Mi
sta baciando.- Rose non fu sicura del momento esatto in
cui ritrovò una buona lucidità da stemperare la nube di stupore che l’aveva
avvolta, eppure il pensiero di quanto stesse in effetti accadendo bastò a
riportarla brutalmente alla realtà. Non era una stupida allucinazione, lui la
stava davvero baciando come se volesse assorbire tutto il suo essere in quel
gesto.
Ma
c’era qualcosa di errato in tutto quello, si ritrovò a considerare mentre
fissava quel viso perfetto – la bocca di lui ancora avida della propria -.
-Oh santa Morgana! Malfoy mi sta
baciando‼-
D’istinto
puntellò le mani sul suo petto atletico e, con una forza che non pensava di
possedere, lo spinse via di malagrazia.
Scorpius
barcollò all’indietro, spaesato e disorientato dal cambiamento improvviso, e fu
solo per un miracolo se anziché cadere rovinosamente a terra, finì solo per lo
scontrarsi contro il muro di pietra alle sue spalle. La fissò, con la bocca
ancora rossa per la violenta passione di poco prima e gli occhi sgranati dallo
sbalordimento. Era evidente che non riuscisse a capire dove avesse sbagliato
stavolta ma la cosa, piuttosto che snervarla, la fece infuriare ancora di più.
“Ti
sei fottuto anche quei due neuroni che ti rimanevano, Malfoy?” Gli abbaiò
contro inferocita, avvicinandosi quel tanto che bastava per puntellargli il
petto con un dito, in un inquietante accanimento. “Azzardati di nuovo a fare
una cosa del genere e giuro sulla barba di Merlino che ti faccio ingoiare lo
sterco di un drago!”
A
quel punto non è che Rose si aspettasse davvero di spaventarlo, eppure di
sicuro non aveva preventivato che potesse invece scoppiare a ridere di
buongusto a quel modo, come fece in effetti. Doveva divertirsi davvero un mondo
quella specie di pallone gonfiato, visto come era diventato rosso per lo sforzo.
Il che le fece dubitare sulla propria autorità per qualche istante, prima di
impuntarsi in una sdegnosa indignazione.
Quel
coso aveva pure osato baciarla? Beh,
ovvio il perché, a quel punto. Per farsi una bella risata poi, no? Aveva fatto
benissimo a respingerlo, anzi, avrebbe dovuto lanciarsi davvero qualche
fattura. Se la meritava, quel bastardo viziato figlio di papà!
Piena
di risentimento, Rose fece per girare i tacchi e piantarlo in asso con la sua
stupida risata, ma una furia bionda le saltellò di fianco prima che potesse
muovere un solo muscolo, per poi precipitarsi con enfasi sul fisico atletico
del Serpeverde.
“Scorpius,
ti ho cercato dappertutto!” Esordì la nuova venuta, già stretta attorno al
braccio del ragazzo, mentre sbatteva con trasporto le ciglia lunghissime. “Devi
venire immediatamente con me.”
Rose
la conosceva e non solo perché era così schifosamente bella che era impossibile
non notarla. Capelli color miele, molto più scuri di quelli biondissimi delle
sue cugine Victoire e Dominique, simili ad un’infinita distesa di spighe di
grano abbacinate dai primi raggi del sole all’alba. Occhi grandi, da cerbiatta,
blu quanto il mare più cupo su di un viso dai tratti spigolosi, messi in
risalto dall’abbondante uso di trucco. Fisico avvenente, ma non da maggiorata.
Si poteva dire che avesse le forme giuste al posto giusto, neanche se le fosse
disegnate personalmente addosso. Persino il nome, dal suono quasi musicale,
sembrava fatto apposta per lei: Alfea Pavel.
“Con
te?” Placatesi le risate di scherno di qualche secondo prima, Scorpius appariva
davvero colpito da quell’improvviso richiesta, adesso.
“Sì!”
Assicurò lei mordace. “Devo proprio farti vedere una cosa.”
Con
un netto schiocco di lingua, a quelle parole, Rose si premurò di ricordare la
propria presenza ai due Serpeverde, troppo intenti a confabulare tra loro per
accorgersi che ci fosse anche lei, a quanto pareva. Ma lei non voleva essere di
disturbo a nessuno e, cosa principale, non aveva bisogno di tanti inutili giri
di parole per capire quando o dove non era richiesta. E ora, lì, non era la ben accetta come evidente
dagli sguardi carichi di sottintesi che la biondina stava rivolgendo al
bastardo.
“Bene,
è ovvio che qui non serva la mia presenza. Perciò io vado.” Sentenziò,
impettita, sfoderando quanto più poté la spilla sul petto e sforzandosi di
risultare disinteressata al punto giusto, nonostante il magone strettosi
proprio all’altezza dello stomaco.
Accorgendosi
solo allora della sua presenza, Scorpius e Alfea si
girarono a gettarle occhiate dal retrogusto opposto. Perplesse il primo,
seccate la seconda. Era ovvio che lei non la volesse tra i piedi, meno ovvio
era il motivo per cui Rose si sentisse ad un tratto tanto infastidita da ciò.
Dopotutto che le importava? Non aveva nulla da reclamare, a ben pensarci. Solo
perché lui le aveva strappato con l’inganno un bacio, non significava che
volesse stare con lei. E andava assolutamente bene così, andava benissimo, era
perfetto, okay?
“Aspetta,
vengo con te.” L’affermazione di Scorpius la bloccò dal suo intento di voltarsi
e andarsene quanto più velocemente possibile, inchiodandola sul posto con la
forza invisibile del suo sguardo.
“Ma-”
Tentò di protestare a quel punto Alfea, visibilmente
contrariata.
“Di
qualunque cosa si tratta, puoi mostrarla ad entrambe.”
Rose
sgranò gli occhi, del tutto scioccata dalle parole e dall’espressione
tremendamente seria apparsa sul viso di Scorpius per avere una qualche specie
di reazione. Non che comunque ebbe il tempo di dire o fare alcunché. Con la sua
solita calma degna di premio nobel, Alfea si era già
ricomposta assumendo un’aria molto più professionale di quanto ne sarebbe
servito.
“D’accordo,
come vuoi Scorpius. Ma non voglio saperne niente dopo.” E così dicendo,
percuotendo l’aria con la lunga chioma di miele, si avviò verso un punto
imprecisato del castello, sicura che gli altri due la stessero seguendo.
Cosa
che, in effetti, così fu nonostante una leggera avversione da parte di Rose di
accondiscendere a quell’assurda richiesta senza saperne niente in merito. Ma
era un Prefetto prima di tutto ed era pertanto suo dovere preoccuparsi che le
cose filassero liscio, specie durante il proprio turno di ronda. Perciò, per
quando l’idea non la entusiasmasse affatto, finse di non notare lo sguardo
insistente di Scorpius su di sé, ricacciò indietro ogni tipo di emozione
possibile e marciò dietro ad Alfea, l’aria di una
generalessa pronta alla guerra.
{Il titolo del capitolo è
un adattamento di Something to Talk About,
film del 1995 con Julia Roberts}
A/N
Chiedo venia se non ho
aggiornato questa storia prima, come promesso, e sono costretta a chiederne
ancora se sarò spicciola, stavolta, ma devo davvero scappare. Prima di tutto
questo, però, ci tenevo a precisare una cosa, che Queen_of_sharingan_91 mi ha fatto gentilmente notare. Dunque, per
quanto riguarda il capitolo precedente, no,
non mi sono ispirata a “La maledizione della Prima Luna” per scriverlo. A dire
il vero non conoscevo neppure il film ma, appena ho letto la recensione, sono
andata subito a controllare. A parte che il film mi è piaciuto tantissimo e che
Jhonny Depp è un qualcosa *-*, alla fine ho trovato la scena dove due donzelle
gli tiravano questi ceffoni e ci sono rimasta nel riscontrare effettivamente
parecchie analogie con la mia storia. Quello che posso dire, è che la mia è
stata buona fede, visto che non conoscevo il film in questione. Tanto più che
nel caso in cui ne avrei tratto ispirazione, così come ho scritto per le altre
cose nei Disclaimer al primo capitolo, non avrei avuto alcun problema a
chiarirlo e a citare i dovuti credits.
Perciò non posso ripetere
che davvero non lo sapevo, che quanto avete letto era il semplice frutto della
mia fantasia e che in vita mia non mi sarei mai aspettata di scrivere qualcosa
di così vicino ad un film!! O.o
Spero di aver chiarito la
faccenda, comunque in caso sarei disposta anche a modificare la scena. Non so,
ditemi anche voi.
Ringrazio velocemente Queen_of_sharingan_91 (grazie per
l’informazione, davvero, e per avermi fatto scoprire così il film!), lolly puwerpull girl, TittiGranger, _EpicLoVe_, B_Green,
Aurora_Cullen e infine ma non ultima
la mia onnipresente (per fortuna!) best Sae.
Scusatemi ancora se non mi soffermo nel specifico, ma tutte voi mi avete
scaldato il cuore con le vostre recensioni e spero vivamente continuiate a
seguire ancora questa storia. Prometto che il prossimo vedrò sul serio
di postarlo prestissimo. ^.-
Alfea
dirigeva la corteo con la stessa severità di un comandante con i suoi soldati, il
mento alto e lo sguardo fiero di una generalessa. Ad ogni movimento, la gonna
sbatacchiava armoniosa sulle gambe slanciate, rivelando leggiadra la perfetta
consistenza delle cosce senza mai eccedere nel volgare, e i capelli si
divertivano a disegnare improbabili intrecci di linee e di forme stravaganti.
Ma anche così Rose, che le camminava imbronciata al seguito, non poteva evitare
di sentirsi dannatamente sciatta in confronto.
Sapeva
di avere molto più cervello di lei, eppure per una volta il pensiero non
riusciva a confortarla come avrebbe voluto.
Di
solito non si soffermava a commentare la bellezza delle altre ragazze,
interessata più all’acume che all’aspetto esteriore, e di certo non si metteva
a confrontarsi con tali archetipi di fascino. Sapeva di non essere
esteticamente nulla di sfolgorante, di non avere la perfezione delle forme di
Dominique o la sinuosità di quella di Victoire. Persino Lily, più piccola di
due anni, sembrava possedere quella dose di charme che distingueva le ragazze
belle dalle ragazze normali.
Ecco,
Rose era una ragazza normale. Non
indossava abiti succinti durante le gite a Hogsmeade, non passava un’ora al
giorno davanti allo specchio per coprirsi il viso con abbondanti dosi di trucco
e non si preoccupava di risultare sempre impeccabile come invece facevano molte
altre ragazze. Non aveva un fisico flessuoso da modella, perché nonostante
mangiasse la bellezza di cinque sei volte al giorno il suo metabolismo le
impediva di mettere su chilo, facendola dunque sembrare un chiodo dalle forme
ancora maledettamente acerbe. Non aveva capelli da schianto, tant’è che a
malapena riusciva a gestirli la mattina, senza contare le volte – come in quel
caso – in cui ci si metteva quello stupido di James ad arruffarglieli ancora di
più. Non aveva meravigliosi occhi di un azzurro splendente in grado di far
innamorare di sé le persone al primo sguardo, ma due semplicissime e
banalissime iridi di un marrone normale, con sfumature normali e un taglio
altrettanto normale. Non aveva niente di particolarmente rivelante da mostrare,
se non quella dose di astuzia ereditata da sua madre, ma questa era tutta
un’altra faccenda.
Il
punto era che lei, Rose Weasley, non avrebbe mai potuto gareggiare, in una
sfida di bellezza, con una come Alfea Pavel. Il che le era andato sempre bene,
insomma, non le era mai importato più di tanto concorrere in un concorso del
genere con la Serpeverde. Aveva altre qualità, lo sapeva, che di sicuro
superavano di gran lunga il mero aspetto fisico. Eppure in quel momento,
notando il modo in cui lui fissava la
figura perfetta di Alfea, non poteva fare a meno di preoccuparsi, per una
volta, di quello che poteva essere se posta di fianco alla bionda.
Doveva
sembrare insulsa come si sentiva ad uno sguardo esterno, era normale che
Scorpius guardasse l’altra e non lei...
Scacciò
quei pensieri con uno scatto isterico del capo, dandosi della stupida e
rimproverandosi per quelle sciocchezze. Che accidenti le importava, dopotutto?
Lui non era affar suo, per fortuna!
“Dove
stiamo andando?”
Sobbalzò
quando la voce melliflua e profonda di Scorpius sfaldò il silenzio sceso su di
loro come una cappa invisibile, accorgendosi solo in quel momento di essere
arrivati dinanzi alla porta d’ingresso del castello.
Davanti
a loro, Alfea non dava segno di volersi arrestare. “Lo vedrete tra poco.”
Stabilì solo, prima di agguantare la maniglia e tirare con forza.
Di
nuovo, inspiegabilmente, Rose si ritrovò a sussultare. “Non possiamo uscire
fuori!” Strepitò, guardandosi attorno con aria sperduta nell’evidente timore di
essere beccati.
“Non
venire, allora.” Fu la pronta e tagliente risposta che la Pavel le rivolse, con
un’occhiata eloquente e altezzosa da sopra la spalla che la fece fremere dalla
stizza.
Stava
per risponderle per le rime anche a costo di mettersi a duellare con lei, se
non fosse stato per il tempestivo intervento di Scorpius e della sua presa
sicura sulla propria spalla.
“Facciamo
subito.” La rassicurò, così comprensivo che Rose, poco abituata, proprio non
riuscì a sostenere oltre quello sguardo e, con un gesto brusco, si sottrasse
dalla sua stretta.
“Allora?
Cosa c’è da vedere?” Domandò quindi, innervosita dalla piega che stava
prendendo la serata.
Per
come la vedeva lei, prima scoprivano la cosa che Alfea voleva mostrare loro,
prima se la toglievano dai piedi, prima finivano la ronda e prima si concludeva
quello schifo di giornata che stava mettendo tanto duramente alla prova il suo
delicato equilibrio interiore.
Di
rimando Alfea la scrutò per un lungo istante, prima di fare una smorfia di
disappunto e distoglierle lo sguardo di dosso. “Da questa parte.”
La
temperatura esterna era notevolmente più bassa rispetto a quella che impregnava
il castello e il cielo era come al solito ricoperto da un’abbondante strato
oscuro di nuvole dall’aria minacciosa, sul punto di scoppiare in uno scroscio
intenso di tipica pioggia inglese. Mettendo piede sulla morbida erbetta del
prato, Rose avvertì il vento colpirla in pieno viso come una frusta dolorosa,
costringendola a socchiudere gli occhi arrossati dal repentino cambiamento di
clima. Ci mancava solo che le venisse un malanno e si ritrovasse a condividere
l’infermeria con McLaggen – si ritrovò a commentare
particolarmente inacidita, mentre impettita tallonava la Serpeverde – per
concludere in bellezza.
“Hai
freddo?” Di nuovo Scorpius con il suo assurdo buonismo.
Che
stava succedendo al mondo quella sera?! Era forse impazzito e non se ne era
accorta? O una manica di alieni aveva preso il posto della maggior parte degli
studenti di Hogwarts, tra cui chiaramente Malfoy e suo cugino James,
sostituendosi a loro per attuare un piano di conquista globale?
“No.”
Rispose tuttavia con rinnovata insofferenza nel ritrovare tutti i motivi per
cui sentirsi frustata e indignata. “Sto benissimo, grazie. Non ho bisogno del tuo aiuto.” Asserì, nonostante i brividi
a rivelare l’esatto contrario.
Era
stata aspra, sgarbata e anche un filino maleducata, ne era al corrente,
tuttavia il miscuglio di sentimenti che covava nel petto le impediva di porsi
in altri modi. Per una strana, ignota e dissacrante ragione, la sua mente
continuava a riproporle l’immagine di lui che fissava, con tacita eccitazione,
le movenze leggiadre di Alfea e, per quanto si sforzasse di scacciare quegli
stupidi pensieri, non poteva fare a meno di sentirsi depressa. Il fatto che poi
l’avesse persino baciata, inoltre, non contribuiva di certo a risollevarle
l’umore, al contrario era un modo per ricordarle quanto sciocca fosse stata a
permettergli di usarla a quel modo solo per il gusto di farsi una sana risata
di scherno.
“Bene.” Sputò tra i denti Scorpius,
contrariato.
Rose
sapeva di averlo fatto arrabbiare ma, sebbene in cuor suo si sentisse
tremendamente in colpa, reagì al fuoco con altro fuoco, come aveva sempre e
solo saputo fare.
“Bene!”
Ripeté difatti, in un’escalation di enfasi e rabbia.
“Perfetto!”
Sentenziò in definitiva lui, per poi allungare il passo e affiancarsi ad Alfea,
lasciandola volutamente indietro con il viso il fiamme e il cuore a pezzi.
Come
se non fossero bastati il risentimento e la depressione accumulati, ci si
aggiunge ad ingarbugliare ancora di più le cose anche un vago senso di
malessere. Vederli camminare l’uno accanto all’altra, così tremendamente belli
e biondissimi, le procurava uno strano bruciore al livello dello stomaco che le
impediva di ignorare la questione come avrebbe voluto. Era come ricevere una
pugnalata in pieno petto e avere la risata di malevole divertimento
dell’aggressore a portata d’orecchi, pronta a rimembrarle il perché innamorarsi
di uno come Scorpius Hyperion Malfoy non fosse mai auspicabile.
Non
che lei fosse sul serio innamorata di
uno così, comunque! Non ci pensava proprio a perdere il lume della ragione per
nessuno, specie per quella specie di idiota patentato con un metro di giudizio
direttamente proporzionale al suo status di adolescente in piena crisi
ormonale. Uno che non sapeva distinguere un Lepricano
da uno gnomo da giardino, ma esperto peggio di uno specialista nel riconoscere
la taglia di seno di una donna.
Ecco,
era a quel tipo di ragazzi che Rose aveva giurato ostilità eterna e non aveva
intenzione di rimangiarsi la parola solo perché un Malfoy qualunque iniziava ad
un tratto a comportarsi in maniera quasi civile.
Tutto
il suo sfibrante sproloqui interiore, ad ogni modo, scemò come sabbia al vento
nello scorgere, al limitare della Foresta Proibita, tre ragazzi di Serpeverde
dall’aria familiare, che riconobbe all’istante. Augustus Higgs, stesso anno di
James, Bradley Zabini e Jason McFarrell, del sesto. Rose li conosceva bene
perché, oltre ad essere – specie gli ultimi due – compagni di casa di suo
cugino Albus, erano in qualche modo persino suoi amici e, nonostante le
continue divergenze sui rispettivi punti di vista, doveva ammettere che non
erano poi così male. Ma in quel momento, con tutta la dose di frustrazione
saggiata, non riusciva proprio a sentirsi ben disposta verso di loro. Anzi,
verso nessuno.
“Che
diavolo ci fate voi qui, eh?” Berciò dunque al loro indirizzo, superando con un
movimento fluido Scorpius e Alfea per piazzarsi dinanzi ai tre. “Dovreste essere
nei vostri dormitori!”
Bradley,
il più sfrontato del gruppetto, non ci mise poi molto a superare lo shock e a
farsi avanti, con il sorriso sibillino di sempre stampato su un viso dalle
fattezze marcate.
“Grazie
tante per avercelo fatto notare, Weasley.” Celiò, non senza aver lanciato
un’occhiata d’ammonimento ad Alfea, che di rimando si limitò a scrollare le
spalle e a sbuffare, come per dire non
prendertela con me adesso, non c’entro niente con lei. “Avete sentito
ragazzi? Dobbiamo andare a nanna!” Aggiunse poi, rivolto agli altri ragazzi,
che ridacchiarono fastidiosi.
Rose
strinse i pugni e affilò lo sguardo, il malumore accentuato da quell’evidente
presa per i fondelli. Avrebbe voluto sentirsi arrabbiata e basta, ma non poteva
negare la delusione apertasi come una voragine nel suo petto nel riscontrare il
sorriso sghembo apparso sul viso di Scorpius. Stava ridendo di lei...
“Abbassa
la coda da pavone, Zabini, non siamo al circo!” Lo rimbeccò, aspra peggio di un
limone acerbo.
“Se
vuoi ti ci porto...” Fu la pronta risposta di Bradley, il tono modulato su una
tonalità molto più lasciva di quanto lei era disposta a tollerare.
“Se
vuoi ti porto dalla preside.”
Zabini
la fissò a lungo, poi sbuffò. “Ho capito. Facciamo un’altra volta, okay?”
Propose, ammiccante e sfacciato quanto lo era stato il padre ai suoi tempi.
“E
comunque non avete risposto alla mia domanda.” Ritornò subito alla carica Rose,
sforzandosi di disinteressarsi ad Alfea che, dietro di lei, aveva approfittato
della situazione per avvinghiarsi ad un imperturbabile Scorpius. “Che ci fate
qui fuori a quest’ora?”
“Ehm,
prendevamo aria?” Azzardò Jason, salvo ricevere uno sguardo di monito da
Bradley.
“Abbiamo
un problema.” Lo corresse quindi, consapevole di non poter nascondere le loro
reali intenzioni ancora a lungo.
“Che
genere di problema? Beh, a parte uno evidente...”
“Molto
spiritosa. Ad ogni modo, il fatto è che il nostro caro Jason ha avuto la
brillante idea di aprire la gabbia di Henri e-”
“Henri?
Henri chi?”
“Oh
vi prego!” S’intromise alle sue spalle Scorpius, molto più recettivo e
perspicace di lei a quanto pareva. “Non ditemi che l’avete fatto sul serio alla
fine!”
Sembrava
scocciato, nonostante un accenno di sorriso a delineargli le labbra perfette.
Labbra che, qualche istante prima, aveva avuto il piacere di saggiar- No! non doveva pensarci. Non doveva
affatto pensarci, aveva alti problemi in quel momento per buttarvi dentro anche
altre stupidaggini come lo pseudo bacio che lui le aveva dato.
“Quasi fatto, se non fosse stato per
l’intoppo con Jason.”
“Ehi,
non l’ho fatto mica apposta!”
Scorpius
non sentì neppure la debole protesta di McFarrell, l’attenzione tutta rivolta a
Bradley che, calmo, si limitava a confermare o a smentire a seconda dei casi.
“Avete
rapito Henri?”
“Già.”
“E
adesso dov’è?”
“Te
l’ho detto, Jason ha aperto la gabbia.”
“Quindi...?”
Accanto
a lui, Alfea sbuffò. “L’hanno perso.” Rispose quindi, al posto dei tre
responsabili, che dovettero limitarsi ad annuire. “Lì dentro.” Aggiunse poi,
accennando con un dito alla selva minacciosa che li costeggiava.
“Oh.” Fu tutto ciò che riuscì a dire
Scorpius, all’improvviso fornito di una nuova consapevolezza.
L’unica
che non sembrava aver afferrato appieno la questione, a quel punto, era solo
Rose, la quale aveva assistito spaesato a tutta la conversazione senza cavarci
un ragno dal buco. Rapito? Perso? E che c’entrava la Foresta Proibita? Ma,
soprattutto, chi accidenti era questo Henri adesso?!
“Qualcuno
vuole essere tanto gentile da farmi capire qualcosa? Grazie.” Sibilò dunque,
tra i denti, snervata quel tanto che sarebbe bastato per radere a suolo
l’intera boscaglia alla sua destra, mentre con orrore si accorgeva che il suo
sguardo era di nuovo caduto sulle dita di Alfea sulla spalla scolpita di
Scorpius.
Fu
proprio quest’ultimo, con un sospiro desolato, ad accollarsi gli oneri del
caso. “Henri è il rospo di Marcus Smith.”
“Marcus
Smith di Tassorosso? Il Prefetto?”
“Esatto.”
Confermò Scorpius, serissimo.
Uno
spiraglio di luce stava man mano diradando la nebbia nella mente di Rose e,
faticosamente, si andava formando la realtà dei fatti. Una volta che il quadro
fu abbastanza completo da riuscire a scorgerlo nella sua interezza, spalancò la
bocca e sgranò gli occhi, incredula. Incredulità che tuttavia trovò breve
risposta, subito soppiantata da una malcelata collera.
“Avete
rapito il rospo di Smith!”
Non
era una domanda, ma un’accusa della quale, comunque, nessuno dei tre
responsabili parve preoccuparsene più di tanto.
“Benarrivata...!”
Fu il commento sarcastico che ne ricevette piuttosto da Alfea, che ancora non
le aveva perdonato la sua inopportuna presenza.
Rose
non le badò, la fronte aggrottata nello sforzo di racimolare quante più
informazioni a disposizione. “Meglio, voi avete smarrito il rospo di Smith!”
“Beh,
smarrito...” Alzò gli occhi al cielo Augustus Higgs, parlando per la prima
volta. “Sappiamo dov’è, in effetti. È che non sappiamo il punto preciso dove
trovarlo.”
La
Grifondoro lo incenerì con un’occhiata al vetriolo. “Si può sapere che volevate
farci con il rospo di Marcus Smith?” Chiese piuttosto, spicciola.
“Volevamo
solo impartirgli una lezione!” Si difese subito Jason, giudicandosi una
gomitata da Augustus e uno sguardi severo da Bradley.
“Lezione?
Che lezione? Allora?” Insistette Rose, sempre più esasperata dall’intera
faccenda. “Scorpius.” Mugugnò poi,
intuendo che se voleva ricevere risposte doveva provare con altri sistemi.
Sentendosi
chiamare in ballo, Scorpius roteò gli occhi al cielo ed assunse un cipiglio
particolarmente spossato. “Smith è un idiota.” Sentenziò, come se quell’unica
informazione fosse bastata a spiegare l’intera faccenda.
“Si
crede chissà chi solo perché è un Prefetto.” Sbuffò al suo seguito Bradley,
molto meno restio ad esporre i fatti ora che il suo amico aveva gettato la
prima pietra.
“L’avremmo
fatto penare per un po’, poi glielo avremmo ridato.” Annuì anche Augustus,
riferendosi distintamente ad Henri il rospo.
“Ma
questo gran genio se l’è fatto scappare prima.” Tagliò corto Alfea, in qualche
modo rimasta impigliata dentro la questione, indicando con il capo il giovane
McFarrell, che non poté fare a meno di arrossire imbarazzato.
Alla
sommaria spiegazione, Rose si concesse un lungo istante per riflettere. Per
quanto le dolesse ammetterlo, non poteva negare che Marcus Smith non fosse un
idiota. Era sempre stato palesemente egocentrico e narcisista, ma da quando era
divenuto Prefetto era addirittura peggiorato, sfoderando una pomposa arroganza
che più di una volta l’aveva indotta, suo malgrado, ad intervenire dalla calca
di studenti pronti a schiantarlo.
Alla
fine, comunque, sotto cinque paia di occhi dall’espressione più o meno
apprensiva, rilassò le spalle e liberò una nuvola di fiato in uno sbuffo
sfinito.
“Perciò
vi basta recuperare Henri per ritornare dentro?”
“Sì,
esatto.” Confermò subito Bradley.
“Nelle
vostre stanze senza fare storie?”
“Nemmeno
una parola.”
Rose
sospirò, per l’ennesima volta. “Okay, d’accordo. Facciamo così. Voi ritornate
dentro adesso e io mi preoccuperò di
recuperare Henri.”
Tutti
e cinque i presenti, alle sue parole, non si premurarono di mostrarsi quanto
meno allibiti. Poteva sentire lo sguardo di Scorpius sulla sua schiena,
penetrante peggio di cento lame, ma il saperlo ancora stretto ad Alfea era più
che sufficiente ad impedirle di rimangiarsi parola per parola. Aveva la netta sensazione
che la Pavel stesse aspettando proprio la sua smentita e per niente al mondo
voleva darle ragione, anche se il prezzo consisteva nell’affrontare i segreti
nascosti nella Foresta Proibita.
“Lo
recuperi...tu?” Alla fine fu, come
prevedibile, Bradley il primo a riscuotersi e a parlare, alzando un
sopracciglio con aria eloquente e arricciando le labbra con impertinenza.
Rose
strinse i pugni, oltraggiata. “Sì, io. Perché, c’è qualche problema?”
“Nessun
problema, ci mancherebbe! È solo che non credevo fosse posto per donne,
quello.”
“Tu
pensa a ritornare nella tua stanza, Zabini. A me ci penso benissimo da sola.”
“Oh,
non ne dubito...!” Ridacchiò apertamente il ragazzo, riscuotendo per la seconda
volta le risate dei presenti ad eccezione di Rose che, invece, se ne rimase
impassibile a scrutarlo.
Beh,
impassibile fuori. Dentro era un fuoco vivo di collera e indignazione.
Pensavano che non poteva farcela? Che avesse paura di entrare nella Foresta? Bene, se era quello che volevano...
“Ehi,
Weasley, aspetta!” La richiamò la voce di Bradley non appena lei si mosse verso
la tetra boscaglia.
“Dai,
stavamo scherzando!” Si aggiunse anche Augustus, tra le risate.
“Non
vorrà entrare davvero!” Alfea sembrava a dir poco scandalizzata, il che,
anziché farla desistere, la convinse a muoversi ancor più velocemente verso
l’entroterra boschivo.
“È
pericoloso!” Jason aveva ormai perso tutto il suo sorriso nello scorgere la
schiena della Grifondoro scomparire tra gli alberi.
“Rose!”
L’ultima voce che sentì prima di immergersi completamente all’interno della
Foresta Proibita, fu quella di Scorpius, preoccupata e allarmata in un modo
che, per un istante, le fece rimpiangere la sua decisione e rimbalzare il cuore
fin nelle orecchie.
{Il titolo del capitolo è
un adattamento di Who Framed Roger Rabbit, film del 1988}
A/N
Aggiornamento lampo! Con
questo capitolo siamo a metà dell’opera e, se fin qui vi sembra che ne siano
successe di cotte e di crude, vi assicuro che non è ancora niente rispetto a
ciò che succederà nei prossimi capitoli. Detto questo, passiamo ai
ringraziamenti, più che dovuti.
·lolly puwerpuff girl: grazie per il sostegno e
scusa se devo ancora venire a recensire la vostra storia, la sto seguendo
davvero, solo che devo trovare il tempo per mettermi e stendere una buona
recensione. Lo farò al più presto, garantito! ^-^ Ah, guarda, Alfea è un tipo
piuttosto altezzoso, è normale non piaccia. A me tutti i personaggi OC tendono
a piacere, forse perché ci metto sempre del mio meglio per dargli un certo
spessore realistico. Spero ti piaccia questo capitolo e che continuerai a farmi
sapere, se vuoi! ^.-
·katia37: ti piace? *-* Sono
contentissima! E anche molto imbarazzata per tutti questi complimenti, davvero. Io ci metto tutta me stessa
nelle storie che scrivo, mi ci impegno perché sono fatta così, mi piace fare le
cose per bene e ovviamente non posso che saltare sulla sedia dalla gioia quando
vedo che i miei sforzi sono arrivati da qualche parte. Perciò grazie di cuore
per i tuoi complimenti, sul serio! Per quanto riguarda i battibecchi tra Rose e
Scorpius...beh, sembrerà strano, ma non sono neanche iniziati! XD E James...
Che dire di lui? James è sempre James. U.U Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi
anche di questo capitolo, se ti va! ^-^
·_EpicLoVe_: l’aspettavi? ^//^ Eh sì, il
bacio è una cosa che Scorpius farebbe, sì. U.U Sai, credo che durante una ronda
sia normale incontrare altri studenti, a parte i Weasley/Potter che sono più
numerosi di uno sciame d’api. Per questo l’idea di inserire altri personaggi e
poi l’idea di cui sopra ce l’avevo in mente da un sacco di tempo! Uno come
Bradley mi serviva proprio. XD E anche una come Alfea, lo ammetto. Mi fa
enormemente piacere sapere che il mio stile ti piace e coinvolge sempre, è un
qualcosa di appagante visto quanto ci ho messo a “trovarlo”, per così dire. E grazie
anche per il supporto morale sul capitolo tre, grazie di cuore!
·mAd wOrLd: grazie!! Felice che
questa storia ti piaccia e con essa anche lo scorso capitolo. Eh, la scena del
bacio mi ha divertita un mondo scriverla! Ma con Rose e Scorpius è sempre così,
d’altro canto. Grazie ancora per i complimenti, mi fai arrossire! ^//^
·Aurora_Cullen: ci ritroviamo sempre,
eh? Con mia immensa gioia, tra l’altro!
^-^ Beh, per quanto riguarda Alfea, adesso che mi ci fai pensare può ricordare
molto Regina della serie di Estetica,
almeno nella prima parte della saga. Regina comunque ha le sue ragioni, come
avrai avuto modo di vedere con A
Hogsmeade, Alfea invece è molto più superficiale e decisamente più
altezzosa. D’altra parte, con la sua bellezza crede di poterselo ampiamente
permettere! XD Anche a te piacciono i baci dopo un litigio? Io ultimamente sono
ossessionata da questa cosa! E poi Rose e Scorpius ispirano proprio alle
litigate e ai post-litigi con tanto di bacio mozzafiato. Non sei d’accordo? XP
·Queen_of_sharingan_91: oh dai, le tue recensioni
mi lasciano sempre a bocca aperta! Ma per la gioia, sia ben chiaro!! Ovviamente
non posso che ringraziarti delle tue parole, non so se le merito tutte, ma mi
fa un piacere enorme riceverle, tanto più da una fanwriter in gamba come te. Perciò,
davvero, grazie. Alfea, come dicevo,
è un tipo che sta sulle sue, bellissima e per questo ancor più convinta che il
mondo non aspetti altro che un suo gesto. Ma ogni personaggio ha un suo perché e
mi è dispiaciuto solo non poter approfondire anche su di lei. Certo, Alfea non
ha tutto questo spessore, al contrario di Rose, che invece si fa sempre mille e
uno problemi. Tanto più che la Rose generalessa di cui parli, era un’idea che
mi ha sempre affascinata e aspettavo solo il momento più opportuno per
inserirlo! XD Che mi dici, in questo capitolo si è capito di che pasta è fatta
Rose Weasley?! Sì, davvero, il film mi è piaciuto tanto. Ma mi sa che c’è anche
un seguito o no? Grazie per la dritta! ^.-
Come sempre, grazie anche
a tutti gli altri (lettori, che hanno inserito la storia tra preferiti o i
seguiti).
Ultimamente mi sto
dedicando a una fanfiction a due mani con la bravissima HeRmIoNe LuNa, sempre a sfondo Scorpius/Rose naturalmente. Mi farebbe
estremamente piacere se andaste a buttarvi un occhio, per farci sapere com’è,
ecco. A me piace tantissimo scriverla e mi sto divertendo un mondo, per questo
vorrei davvero tantissimo sapere il vostro parere a riguardo. Vi assicuro che
neanche lì mancano le sorprese, nossignore! XD Vi lascio il link, comunque →It’s a child’s
play
Beh, detto questo non mi
resta che salutarvi fino al prossimo aggiornamento. Non so quando posterò il
capitolo sei, di preciso, ma prometto di non farvi attendere molto! ^.-
Man
mano che la boscaglia si infittiva e la luce diveniva sempre più soffusa, Rose
doveva ammettere che la sua non era stata una buona idea, affatto. Il sentiero, già piccolo di per sé, rischiava addirittura
di scomparire procedendo verso l’entroterra e come se non fosse bastato ogni
due per tre rischiava di ruzzolare a terra per colpa delle spesse radici dei
grandi alberi che fuoriuscivano dalla terra. Senza contare che, ciò che aveva
addotto a mera paranoia, era divenuta realtà nel momento in cui aveva colpito
una fronda particolarmente bassa, segnale chiarificatore che sì, la flora
iniziava a farsi sempre più stretta e pressante.
In
quell’intricato aggroviglio di rami e spine, la speranza di ritrovare il povero
rospo Henri incolume si riduceva drasticamente a numeri di molto contigui allo
zero ma non sarebbe stata Rose Weasley se non avesse tentato lo stesso. Sua
madre una volta le aveva raccontato che, durante il suo primissimo viaggio
sull’Hogwarts Express, l’attuale professor Paciock aveva sperduto il proprio
rospo Oscar e lei aveva setacciato l’intero treno pur di ritrovare la bestiola
indifesa. Che poi quella fosse stata anche l’occasione per farle conoscere il
suo futuro marito e il suo migliore amico, era tutto un altro paio di maniche.
Il
problema era che quando s’intestardiva era peggio di sua madre e a quel punto
niente o nessuno le avrebbe impedito di portare a termine un compito, se preso
in custodia. Suo cugino Fred, figlio dello zio George e figlioccio di suo
padre, le ripeteva continuamente di essere un più transigente per certe
questione abbastanza futili a dire il vero, ma Rose non gli dava mai troppo
retta e anzi il più delle volte lo sgridava di farsi i fatti suoi. Freddie non
se la prendeva naturalmente. Lui non se la prendeva mai, specie con lei, la
cugina femmina con la quale aveva passato più tempo di tutte grazie alle trovate
improbabili di suo padre per seguire i Cannoni di Chudley.
Fatto
stava che, dopo dieci minuti buoni di infruttuosa ricerca, con la divisa
stropicciata e i capelli imbottiti di foglie, Rose dovette per forza di cose
dar ragione a suo cugino e, in un impeto di generosa concessione, si appuntò di
sfruttare di più il suo consiglio in futuro.
La
luce intanto si faceva sempre meno densa, tanto che era difficile riuscire a
distinguere con chiarezza le cose, ma aveva la netta sensazione che ricorrere
all’incantesimo d’illuminazione non sarebbe stata una buona idea in quelle
circostante. Chissà a quale santo avrebbe dovuto votarsi per quell’assenza
ambigua di fauna, non voleva di certo rischiare di mandare all’aria la buona
sorte solo per un brandello di luce in più! Perciò lasciò la bacchetta a
riposare nella tasca e assottigliò le palpebre, decisa a ritrovare quel dannato
rospo e ad uscire da lì il prima possibile.
“Henri?
Piccolo Henri? Dove diavolo ti sei cacciato, eh?” Sussurrò a mezza voce, mentre
levava via di forza i suoi capelli da un tralcio particolarmente dispettoso e
il cielo esplodeva in un boato sinistro.
Doveva
essere un disastro arrivata a quel punto. Si sentiva le gambe tagliate in più
punti, le mani le bruciavano da impazzire e in più di un’occasione aveva udito
il suono inconfondibile della stoffa che si strappa. Pur avendo sempre saputo
dei pericoli celati dentro la Foresta Proibita, Rose non aveva mai mai immaginato
che, entrando, si avrebbe avuti a che fare con una vegetazione tanto ostile e
impenetrabile. Non osava neanche fantasticare sul tipo di animali che, di
conseguenza, avrebbero potuto abitarla, sicurissima che la cosa non le sarebbe
piaciuta per niente. Tanto più che suo padre non le aveva raccontato di un
incontro ravvicinato con un’acromantula proprio lì,
tra quelle fronde?
Rabbrividì
al pensiero e, per ripicca, decise di concentrarsi solo sulla missione. Doveva
ritrovare Henri. Doveva ritrovarlo al più
presto.
Era
così intenta a non-pensare che non si accorse neppure di essere finita in una
specie di radura se non quando si ritrovò a fissare un dorso irsuto, con il
centro solcato da profonde squame lunghe quanto una mano e due cosce allenate
che davano l’idea di poter fare salti straordinari qual’ora l’avessero voluto.
Il grosso animale, più alto almeno del doppio di lei, le dava le spalle, dando
segno di non aver recepito la sua presenza, del tutto preso dall’oggetto che
reggeva tra le zampe per pensare ad altro. Muoveva la schiena a scatti regolari
in avanti, palesando così il gesto di chinarsi, ma fu solo quando sentì lo
stridere dei suoi denti che capì che stava mangiando.
Ingoiò
amaro e per un istante le parve che il respiro le si fosse bloccato in gola.
Quella bestia identificata stava mangiando e solo lui poteva sapere che genere
di cose mangiava. Rose non voleva
neanche pensare che poteva trattarsi di essere umani...
Ma
doveva mantenere la calma e trovare rapidamente un piano se ci teneva ad uscire
da quella situazione indenne. –Ragione
Rose. Avanti, non è difficile. Sta calma e ragiona.- Si ripeté tra sé e sé,
timorosa persino di respirare per non farsi sentire da lui. Il piano migliore
sarebbe stato quello di fare retromarcia e scappare da quella radura, ma se
avesse beccato un rametto? Un singolo rumore e... No! Non doveva pensarci, non
adesso almeno! Rischiava seriamente di deconcentrarsi e allora-
“Uh!”
La
bestia si girò di scatto, tra le zampe un osso sanguinolento, ma si
disinteressò quasi subito nell’accorgersi che il posto era vuoto, se non fosse
stata per la sua ingombrante presenza.
Quello
che non poteva sapere era che, pochi metri più in là, un’oltremodo impaurita
Rose stava rischiando l’infarto nel sentirsi trascinare via da due braccia
robuste. Una mano le sigillava la bocca, impedendole così ogni altro rumore, e
l’altra le si era stretta come una morsa attorno alla vita, al punto tale da
sollevarla di peso da terra neanche si fosse trattata di una bimbetta. Era così
terrorizzata che poteva sentire il battito cardiaco aumentare a dismisura
d’intensità, riempiendole le orecchie con il suo ritmo folle e minacciandola di
cedere da un momento all’altro se non avesse fatto qualcosa per regolarizzarlo.
Che
situazione – si ritrovò a considerare in uno sprazzo pazzo di lucidità – veniva
strappata di peso da una situazione potenzialmente mortale per esserne
trascinata in un’altra altrettanto pericolosa dal suo stesso salvatore. Che
aveva fatto di male per meritarsi una simile morte? Pregò con il cuore affinché
i suoi genitori non soffrissero troppo per la prematura dipartita della figlia
maggiore e sperò di cuore che Hugo non si cacciasse in guai seri senza la sua
supervisione, mentre si sentiva trascinare sempre più lontano tra gli alberi
inferociti.
“Promettimi
che non urlerai se ti lascio andare.” Le intimò una voce alle sue spalle, che
Rose, ancora troppo spaventata, non riuscì a riconoscere.
Annuì
con la testa e si sforzò di non piangere, da coraggiosa Grifondoro qual’era.
“Bene.”
Pochi secondi dopo, la stretta attorno alla sua vita era scomparsa e le sue
labbra erano libere di muoversi come meglio credevano.
Rose
roteò su un fianco, afferrò la bacchetta e, con uno scintillio di audacia negli
occhi, la puntò sul suo sequestratore. “Stupeficium!”
Dalla
bacchetta si levò un fascio di luce rossa che si precipitò a schiantare il suo
presunto aggressore ma che, vuoi per la prontezza di riflessi di quest’ultimo
vuoi per la sua mano maledettamente malferma, finì solo per riversarsi su un
albero lì vicino, causando un tonfo secco che si disperse per tutta la Foresta
Proibita.
“Sei
impazzita Weasley?” Tuonò la stessa voce di prima che lei, stavolta, non poté
non riconoscere, per quanto distorta da un crescendo di collera. “Io rischio la
mia pelle per venire a salvare la tua e tu tenti di schiantarmi?!”
In
tutta la sua selvatica bellezza, Scorpius Malfoy la guardava con espressione
sdegnata quasi volesse incenerirla lì su due piedi se solo ciò non fosse andato
contro il suo codice cavalleresco. Aveva i capelli arruffati e l’aria
incavolata, con i lineamenti del viso induriti dall’indignazione e le mani
strette a pugni lungo i fianchi. Come lei, anche il ragazzo aveva la divisa
tutta sgualcita e la camicia fuori dai pantaloni, in un disordine non voluto ma
che addosso a lui riusciva a dargli un aspetto ancor più attraente del solito.
Avvampò
selvaggiamente e assunse presto un colore molto simile a quello di uno
Schiopodo Sparacoda nel rendersi conto della natura dei suoi stessi pensieri.
Aveva appena rischiato la vita e cosa si metteva a pensare? Al fascino di
Malfoy?!
“Credevo
fossi un aggressore!” Si difese prontamente la Weasley, con molta più veemenza
per via del peso dell’imbarazzo.
“Beh,
credevi male!”
“Grazie
tante, adesso lo so!”
“Bene!”
“Bene‼”
Si
guardarono in cagnesco a lungo dopo lo sfogo momentaneo che li aveva portati ad
innervosirsi e ad alzare le voci più del necessario, prima che,
sorprendentemente, Scorpius decidesse che rivolgere le proprie attenzioni sul
posto in cui si trovavano avesse maggiori vantaggi che arrovellarsi le meningi
nell’inutile tentavo di averla vinta con lei.
“Dove
siamo di preciso?”
Rose
si guardò attorno, sforzandosi di darsi una calmata. “Non lo so.” Sospirò alla
fine, afflitta, rendendosi conto di non avere la più pallida idea di dove si
trovassero.
Sopra
le loro teste, a chilometri e chilometri di lontananza, la fitta coperta di
nuvole sembrava sul punto di aprirsi in uno scroscio incontenibile di pioggia,
come ben anticipavano i biechi gorgoglii che di quanto in quanto si levavano
nell’aria rarefatta.
“Fantastico...”
Sbuffò scocciato Scorpius, andando ad intaccare, senza volerlo, i già provati
nervi della Grifondoro.
“Beh,
potevi anche startene al castello se non volevi perderti!”
All’isterica
affermazione, lui si voltò a guardarla a metà tra il seccato e lo stupito.
“Scusa tanto se ho pensato di venire a darti una mano.”
“Nessuno
te l’ha chiesto! Avrei potuto cavarmela benissimo da me!”
“Oh
certo, come no! Te la stavi cavando perfettamente
con quel bestione, vero? E dimmi un po’, come pensavi di batterlo? A forza di
guardarlo?”
Era
troppo. “Ma perché non te ne ritorni dai tuoi amichetti? Scommetto che Alfea
gradirebbe la tua presenza!”
“Molto
più di te di sicuro!”
“Perfetto,
tornatene da lei! Avrete di sicuro molte cose
da fare insieme!”
“Più
di quanto immagini!”
Crack.
Era stato il suo cuore, quello. Lui glielo aveva appena fatto a pezzi...
“Beh,
buon per te!” Urlò dopo una manciata di secondi di silenzio, il tempo
necessario affinché la freccia scoccata dal ragazzo potesse distruggere il suo
povero cuore.
“Infatti!”
Concordò di rimando Scorpius, salvo poi portarsi una mano alla fronte e
scuotere con decisione la testa. “No, accidenti... Senti, non voglio litigare
con te.”
“Pensavo
lo stessimo già facendo.” Anche il tono di Rose era sceso su tonalità meno
aspre e isteriche.
“Solo
perché tu hai tirato in ballo Alfea.”
Decretò lui, dandosi di nuovo dello stupido per riaver acceso la miccia.
E
difatti... “Fantastico, difenditela pure adesso!” Se fosse stata abbastanza
lucida da ponderarvi anche solo un minuto sulla questione, Rose avrebbe detto
di esserne gelosa ma, ovviamente, una cosa del genere era del tutto impossibile
oltre che assurda.
“Vedi?
Continui a comportarti così!”
“Così
come?”
“Come
se fossi gelosa!”
“Che
scemenza, io non...io non...” Boccheggiò un paio di volte Rose, insicura su
cosa dire di preciso, troppo presa dal litigio per accorgersi di non aver più
paura di niente, nonostante gli urli non mancassero di certo.
Possibile
che fosse realmente gelosa? Di Alfea?
–No, non di Alfea.- Le suggerì una
vocina dispettosa nella sua testa. –Di
Scorpius.-
“Tu
no, cosa Weasley?” Lui intanto la fissava con cipiglio scocciato e l’aria di
chi ha capito molte più cose di quanto non desse a che vedere, mentre paziente
aspettava che pure lei arrivasse alle sue stesse conclusioni.
Rose
s’irrigidì. “Non me ne frega un tubo di quello che fai con quell’oca di Alfea,
se proprio vuoi saperlo! Trovo solo, ecco, sconveniente che ti metti a baciare
altre ragazze quando ti piace chiaramente lei.” Le parole erano venute fuori da
sole senza che lei potesse impedirlo, molto più nevrotiche di quanto avrebbe
voluto, ma perlomeno non stavano urlando più.
“Ah.”
Quel
tipo iniziava seriamente a starle sui nervi.
“Che
vorrebbe significare?” Sbottò, irritata.
“Cosa?”
Scorpius, al contrario, era il ritratto della calma.
“Quell’ah!”
“Niente.”
“Malfoy!”
Al
tre lo avrebbe schiantato, era deciso. Uno, due e- Perché accidenti si stava
avvicinando? E che aveva da sorridere tanto spudoratamente? Non si rendeva
conto che quel sorriso era un attentato al suo cuore? Al diavolo, ma perché il
suo stupido cuore doveva per forza fare tanto casino?!
“Che
stai f-facendo?”
“Non
mi piace.” Notificò piuttosto Scorpius, ignorando la sua domanda, ormai ad un
palmo da lei. “Non mi è mai piaciuta Alfea.”
Il
suo tono, poteva giurarlo, era cambiato notevolmente fino ad improntarsi di una
venatura sensuale, così carica di passione che Rose, pur non volendo, si
ritrovò a rabbrividire e a paralizzarsi dinanzi all’intensità con cui quegli
occhi la studiavano. Una parte di sé, intanto, aveva preso a ballare la samba
alla notizia che Scorpius Malfoy non fosse incline a cedere al fascino
indecente di Alfea Pavel. L’altra parte, quella razionale e tendenzialmente
disfattista, insisteva a chiederle il motivo di tanto clamore. Non aveva detto
che non era affatto interessata a quel cavernicolo ossigenato? E adesso si
metteva a festeggiare perché lui le dichiarava di non avere interesse per
un’altra ragazza, così vicino che avrebbe potuto provocarle un arresto cardiaco
da un momento all’altro?
La
mano di lui si posò sulla sua guancia e Rose si sorprese del calore in grado di
emanare, nonostante all’apparenza sembrasse sempre così freddo.
“Sei
bellissima, Weasley.” Ridacchiò ad un tratto Scorpius, sempre più vicino,
pugnalandola al petto con quelle poche parole.
Sbatté
le palpebre e gli rivolse un’occhiata di odio puro che sortì l’effetto di
bloccarlo da qualsiasi intenzione avesse avuto in mente di fare.
“Stammi
lontana Malfoy, o giuro che inizio a dare di matto!” Lo avvertì, con il viso in
fiamme per l’escalation d’irritazione. “Se pensi che mi faccia prendere in giro
da te, ti sbagli di grosso, razza d’idiota platinato!”
Come
prevedibile, le sue minacce ebbero l’effetto desiderato. Due secondi dopo, con
un broncio degno di nota, Scorpius le distava non meno di due metri di
lontananza, le mani nelle tasche e l’aria assolutamente scocciata.
“Sei
assurda, ti ho solo fatto un complimento!” Protestò, indispettito.
“Come
se ti credessi! E non osare baciarmi mai più o giuro che ti ammazzo!”
“Chi
ti ha detto che l’avrei fatto?” Scorpius sembrava seriamente arrabbiato adesso,
tanto che Rose ne ebbe persino paura per un istante, se solo non fosse stata
tanto ostinata nel difendere quel briciolo di dignità rimastale dopo
quell’assurda serata.
Un
nuovo rombo sinistro, intanto, si era propagato nel cielo, segno evidente che
l’acquazzone sarebbe arrivato da un momento all’altro.
“Meglio
così, allora!”
“Infatti!”
Nonostante
sapesse che urlare a quel modo poteva essere potenzialmente pericoloso in un
luogo tanto minaccioso quale la Foresta Proibita, Rose non riusciva ad
impedirsi di farlo. Sapeva essere davvero caparbia quando ci si metteva e,
piuttosto che dargliela vinta, era disposta a fare calte farse. O a cambiare
completamente discorso, come in quel caso.
“E
poi scusa, chi ti ha detto di venire a cercarmi, eh? Perché sei venuto?”
Incalzò, vivida per tutta la rabbia che stava provando.
“Perché
ero preoccupato per te, dannazione!”
Qualsiasi
frase pungente stesse per dire, andò morendo nella sua gola all’inaspettata
dichiarazione di lui. Rose lo fissò, sconcertata e confusa oltre ogni dire, ma
Scorpius aveva girato la testa dall’altro lato, rosso in viso come in poche
rare occasioni si era mostrato, e ciò le impediva di cercare la verità in quei
suoi occhi grigissimi. Il cuore aveva mancato qualche battito e il respiro le
si era mozzato nel petto di nuovo, però non per la paura come prima. Si sentiva
colpita. E turbata, anche, perché non riusciva a darsi una risposta a tutto
quello che stava accadendo in un’unica serata. L’idea che lui potesse essere preoccupato
per lei era tanto assurda che persino ripetersela senza interruzione non
riusciva a conferirle quel sapore di concreto che meritava.
“E-Eri...”
Udì la sua voce diffondersi insicura nella foresta solo dopo parecchi secondi
di disarmante silenzio, più roca e bassa di come la ricordava. “...eri
preoccupato per me?”
Aveva
sentito male. Doveva aver sentito male. Era altamente impossibile che lui...
Scorpius
fece uno schiocco con la lingua, sotto al palato, e di nuovo ritornò a posare
le sue iridi perlacee in quelle caffè di lei. “Capisco che tu possa trovarlo intollerabile,
ma che ti piaccia o meno è la verità, Weasley. Ero preoccupato per te,
d’accordo? E a quanto pare facevo bene ad esserlo, visto la tua smania di
misurarti con un animale come quello.”
“Io
non smaniavo a misurarmi con-” Scosse il capo, decidendo lì per lì di lasciar
perdere.
“E
sai una cosa?” Ad ogni modo Scorpius non le diede il tempo per dire altro,
perché, senza smetterla di fissarla, si era già riguadagnato le redini della
conversazione. “Non capisco perché accidenti io continui a preoccuparmi per te,
quando è evidente che la mia presenza ti infastidisce.”
“Non
è vero!” Si affrettò a smentire Rose, sconvolta, nonostante non fosse riuscita
a convincere neppure se stessa con la sua blanda protesta.
“Ah
no? Weasley, ho dovuto pregarti per
fare la ronda insieme!”
Beh,
pregarla, adesso...
“Tu
sei davvero la ragazza più insopportabile che io conosca. Sei saccente che
neanche te ne accorgi e quando ti intestardisci per qualcosa, è praticamente
impossibile farti cambiare idea. E Merlino mi mozzi la lingua se non sei
irritante peggio di un vermicolo!”
L’aveva
sul serio paragonata ad
un...vermicolo? Rose s’incollerì seduta stante. Come si permetteva quel
damerino da due soldi di darle del vermicolo?!
“Sei
un bastardo arrogante figlio di papà!” Lo additò, inviperita.
“E
tu una noiosa so-tutto-io!”
Croak! Si divagò il
bubbolio dei tuoni nell’aria, sempre più cupi e roboanti.
“Allora
vattene se sono noiosa!”
I
tuoni rimbombavano, con veemenza.
“Non
posso!”
“Perché
no?”
“Perché mi piaci, cazzo!”
Pata-Trac!
Una
pioggia fitta e ghiacciata cadde giù dal cielo, feroce e incontenibile, mentre
le parole di Scorpius rimanevano in sospeso nell’aria, prima di riempire ogni
singolo spazio vuoto.
Sbagliava,
o l’impeccabile Malfoy aveva appena detto cazzo?!
{Il titolo del capitolo è
un adattamento di What I LikeAboutYou, telefilm con la
Kelly di Beverly Hills 90210}
A/N
Un capitolo interamente
dedicato ai battibecchi tra Scorpius e Rose, come avete potuto vedere. E, per
chiunque se l’è chiesto, alla fine sì, Scorpius l’ha seguita nella foresta.
Ovviamente. U.U Per quanto riguarda il motivo per cui Rose si sia infilata
nella foresta, senza attendere all’indomani, è davvero molto semplice: Rose è
un concentrato tra l’intelligenza di Hermione e l’istintività di Ron. Per
questo motivo, pur di non tirarsi indietro, si è infilata tra la boscaglia
infoltita con stoico coraggio. E poi non dimentichiamoci che è una Grifondoro!
^.-
Rapidamente passo a
ringraziare le persone che, con il loro commento, mi danno la carica per andare
avanti.
·ElseW: grazie mille per i
complimenti, sono contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto e spero
che ti piaccia anche questo. Beh, a dirti la verità, anche io credo avrei
reagito allo stesso modo di Rose. Anzi, senza il credo. L’avrei proprio fatto! XD
·Aurora_Cullen: beh, ma sai che non ne ho
la più pallida idea? Cioè, l’idea di una toccata e fuga nella Foresta Proibita
c’è sempre stata, soprattutto la parte in cui lui segue lei. Trovare il motivo
per cui Rose avrebbe dovuto infilarsi in una selva così minacciosa...oh beh,
quella sì che è stata un’impresa! ^.- Come dicevo sopra, Rose è una testarda e
anche un’istintiva, per questo si è tuffata a capofitto nella foresta. Per quanto
riguarda Alfea, purtroppo per lei mi sa che non troverà tanto spazio nella mia
fanfiction. Diciamo che “non ha saputo guadagnarselo” ecco. Pensa, anche Regina
doveva essere una fugace apparizione, mentre invece adesso...! Per The photograph...vedrò di aggiornare
presto, promesso!
·lolly puwerpuff girl: finalmente sono riuscita
a recensire la storia, anche perché mi sarebbe dispiaciuto non farlo visto che
il capitolo mi aveva davvero colpita. Ad ogni modo, venendo a noi, mi fa un
piacere enorme sapere che il capitolo precedente ti sia piaciuto. Augustus,
Bradley e Jason sono tre matti, lo ammetto, ma mi piacevano e volevo inserirli
nella storia. Spero ti piaccia anche questo capitolo, come vedi di Alfea non c’è
più traccia (o quasi) e di Scorpius...l’ha seguita, no? XP
·katia37: wow, grazie per i
complimenti, davvero. ^//^ Sono entusiasta che le mie idee ti siano piaciute e
mi piacerebbe sapere se continuano ancora a piacerti. Per quanto riguarda i
motivi per cui Rose è entrata nella foresta, devo farti i miei complimenti, perché
ci hai preso in pieno. Rose è una testarda nata, tale e quale a suo padre in
questo, sì. Per sua fortuna c’è Scorpius accanto a lei, pronto a salvarla! XD
Ed assomiglia al padre anche con la sua insicurezza cronica, che le impedisce
di guardare più in là del suo naso e accorgersi di quello che sta succedendo...
Beh, grazie ancora per la recensione, Rita, mi ha fatto tanto piacere leggerla!
^-^
·TittiGranger: guarda, non preoccuparti
se ti è scappato un capitolo. Io sono una rimbambita in questo senso, perciò ti
comprendo benissimo. Beh, comunque posso dirti che l’audacia di Scorpius ha un
suo perché, come verrà sciorinato per bene nei prossimi capitoli. Anche se
credo che in parte si sia già capito qualcosa! Alfea a me piaceva, ma alla fine
non ho potuto darle troppo spazio e comunque non è così profonda come Regina,
per questo alla fine il suo ruolo è stato piuttosto limitato. Spero ti piaccia
anche questo capitolo e spero, altrettanto vivamente, che aggiornerai presto la
tua di storia! Muoio dalla curiosità,
adesso!
·Queen_of_sharingan_91: eh sì, Rose ha una
scorza bella dura! XD Mi fa sempre piacere ricevere una tua recensione, perché riesci
a trasmettermi cosa pensi realmente di quanto letto e, pertanto, non posso fare
a meno di essere felice nel sapere che la mia descrizione di Rose e della storia
in generale ti abbia colpito tanto. Anche io mi ritrovo in molti aspetti del
temperamento di Rose e poi io sono una che ci tiene a legarsi quanto più
possibile con il campo del verosimile, perciò sono doppiamente soddisfatta di
scoprire che ci sono riuscita. Come suggeriva il titolo, questa notte è ancora
dannatamente lunga e Rose dovrà affrontarne di cose prima di andare a
coricarsi! Per rispondere alla faccenda Scorpius...oh dai, come avrei potuto
non fargliela seguire?! ^.- Tanto più, come scoprirai più avanti...no, aspetta,
mi sa che sto parlando troppo! Mi cucio la bocca! :-X A proposito, ne
approfitto per dirti che sto aspettando un’altra tua bella Scorpius/Rose, mia
cara. E anche per ringraziarti: ho visto tutti e tre i film di Pirati dei
Caraibi...stupendi! *-*
Un grosso grazie và, come
al solito, anche a tutti gli altri che, pur non dicendomi espressamente cosa
pensano di questa mia storia, continuano a seguirla, facendomi lo stesso
felice! ^-^
La
pioggia scendeva giù in grandi gocce compatte che, a contatto con il suolo, si
aprivano in larghe chiazze incolori, più fredde di un iceberg e certamente più
penetranti del ghiaccio nell’infilarsi sotto gli indumenti e insinuarsi così
nelle ossa. Ciò nonostante nell’aria permeavano, indelebili, le parole gridate
con ferocia da Scorpius, come in una grande bolla di sapone sul punto di
esplodere. E fu con uno scoppio che, alla fine, si ruppe, riversando il peso
della sua confessione con la forza massiccia di un Troll di montagna.
Rose
Weasley, zuppa da capo a piedi e con la divisa lacerata in più punti, fissava
il suo interlocutore con la bocca spalancata e gli occhi sgranati, del tutto
incapace di assimilare la notizia e ancor meno di metabolizzarla, ma con
l’unico pensiero concreto di aver appena sentito fuoriuscire dalla sua bocca
una parolaccia. E lui non diceva mai volgarità. Mai, neanche per sbaglio, mai. Era assolutamente inconcepibile una
cosa del genere, faticava persino ad accettarla come probabilità, figurarsi
quale dato di fatto. Per questo, forse, si ritrovò a scavare in quegli occhi
grigi come mai aveva fatto in vita sua e, altrettanto, a dover arretrate
dinanzi alla patina di veridicità contro cui dovette scontrarsi.
“Cosa?” Il suo era stato un sussurro più
che altro, appena percettibile nel fragore causato dal temporale in atto, ma
era troppo scioccata per tentare di nuovo.
Scorpius,
il ragazzo che si era imposta di detestare dal primo anno, il bastardo che si
divertiva a prenderla in giro, il viveur per eccellenza, le aveva appena detto,
anzi urlato che lei gli piaceva. Lei. A lui.
Pensare di utilizzare anche solo un decibel in più, a quel punto, era
vaneggiare. Il semplice fatto di essere riuscita ad articolare parola, in
effetti, era da lodare.
Dal
canto suo il ragazzo, seccato oltre ogni dire, reagì con uno sbuffo esasperato.
“Adesso
lo sai, perciò...” Alzò gli occhi al cielo, neanche le avesse appena fatto un
favore a dirglielo. “Hai intenzione di rimanertene lì a bocca aperta come un
baccalà ancora a lungo, Weasley?”
Come
accidenti facesse a risultare tanto irritante e strafottente anche dopo averle
detto che gli piaceva, era un mistero, fatto stava che Rose dovette ricorrere a
tutto il proprio autocontrollo per non avventarsi su di lui e prenderlo a
pugni.
“Beh,
scusa tanto se sono quantomeno sorpresa!” Si difese prontamente, incapace di
trovare una risposta più consona alla sconcertante rivelazione.
“Non
potresti essere sorpresa fuori di qui?” Contrattaccò di rimando Scorpius,
scocciato, indicando con un gesto eloquente il luogo poco tranquillizzante in
cui si trovavano.
“Tu
allora? Potevi aspettare un altro momento per dirmelo!”
“La
prossima volta ti porterò sopra la Torre di astronomia e mi inginocchierò per
dirtelo, va bene?”
“Benissimo!”
“Perfetto!”
Rose
sbuffò. Non poteva credere che stessero litigando sul serio anche per quello. O
meglio, dopo quello. In quei
romantici libri Babbani di cui sua cugina Lily andava pazza, non si leggeva
sempre che quando il ragazzo professava i suoi sentimenti alla fanciulla di
turno, questa non esitava neanche per un secondo a buttarsi tra le sue braccia
e a giurare amore eterno? E lei invece che faceva? Si metteva a litigare con
lui. Assurdo...
“Usciamo
di qui. Non mi piace questo posto.” Proferì ad un tratto Scorpius e, una volta
tanto, lei si ritrovò a concordare.
In
un silenzio surreale, Rose lo tallonò tra gli anfratti della Foresta, facendo
un enorme sforzo per evitare i rami più bassi e per cercare di non farsi
prendere di sorpresa dalle radici più sporgenti, giacché il suo pensiero era
costantemente rivolto a lui. Di quando in quando, saettava con lo sguardo sulla
schiena possente di Scorpius, sulle spalle scolpite, sulla testa di un
pallidissimo oro colato... Ed era strano, era come vederlo per la prima volta e
sorprendersi dinanzi a questo o quel particolare che prima non si era mai
sforzata di notare.
La
pioggia, intanto, continuava ad infilarsi nei suoi vestiti sporchi di fango e
fogliame, facendola rabbrividire senza sosta, mentre con ferocia le frustava il
viso, instancabile. Il borbottio dei tuoni non sembrava essersi attutito
neppure di poco e, gorgogliante, si faceva sentire prepotente sopra di loro.
Ciclicamente, una serie di lampi dall’aria preoccupante rischiaravano il cielo
stesso, una coperta indistinta di nuvole e nero, come tanti flash delle
macchine fotografiche.
Ma
Rose era troppo impegnata ad accorgersi dei mille sorprendenti particolari del
ragazzo che le camminava davanti per fare caso allo straordinario fenomeno
temporalesco che la natura aveva riserbato per loro quella sera, né i suoi
stessi panni bagnati parevano occuparle più di qualche sporadico pensiero,
nonostante sapesse che avrebbe potuto beccarsi un invidiabile malanno con tutta
quell’acqua.
Era
così presa dalla sua silenziosa contemplazione da non notare neppure il dosso
provocato da una radice particolarmente in rilievo e ciò la porto, come
inevitabile, a impicciarsi nei suoi tentacoli con i piedi prima ancora di
rendersene del tutto conto. Due secondi dopo, Rose si ritrovò riversa di lungo
sul suolo umidiccio, con il viso a stretto contatto con la fanghiglia creatasi
e un dolore lancinante al ginocchio destro a ricordarle con insistenza quanto
stupida fosse stata a non fare attenzione a dove metteva i piedi.
“Weasley!”
Scorpius, dal canto suo, constatò subito che qualcosa non andava e, girandosi,
fu facile appurare la veridicità dei suoi timori.
In
men che non si dica le fu di fianco e, afferratola
con saldezza per i fianchi, la issò quasi fosse fatta di aria.
“Che
accidenti combini?” Le domandò, in un marcato rimprovero che aveva l’unico
compito di celare la malcelata apprensione così palese dai suoi gesti. “Ti sei
fatta male?”
“Al...al
ginocchio.” Riuscì a farfugliare appena lei, ad un tratto come paralizzata
dalla sensazione di calore che il tocco delle mani di lui sui suoi fianchi
riusciva a provocarle.
Erano
fuoco vivo, bruciavano sulla sua pelle nonostante i vestiti a proteggerla.
Eppure, era sicura, Scorpius non era mai stato tanto caldo. La sua presa
gentile ma decisa...da quando era così rassicurante?! Non ne aveva idea e il
peggio era che non poteva averne, non con lui a così stretta vicinanza. Il che
era maledettamente illogico, dopotutto! Insomma solo perché le aveva detto che
gli piaceva, non significava che avrebbe dovuto cambiare anche il suo parere su
di lui, no? Non avrebbe dovuto significare niente e basta, per lei, non dopo le
mille volte in cui aveva giurato e stragiurato di detestarlo...
“Fammi
dare un’occhiata.” Nel frattempo Scorpius l’aveva costretta a sedersi sulla
stessa radici contro cui era inciampata e, chinatosi di fronte, iniziò a
studiare con la premura di un dottore professionista il lungo taglio che
solcava il suo ginocchio.
Le
prese la gamba tra le mani, ne analizzò con attenzione lo stato e poi andò
sfiorare con un dito la lesione, così gentile da essere quasi evanescente se
non fosse stato per l’incendio che quel semplice gesto era stato in grado di
generare solo sfiorandola. E Rose continuava a fissarlo, in trance, come se ad
un tratto non potesse più vivere senza guardare quel viso. Non distolse lo
sguardo neppure quando lui si concesse un secondo per gettarle un’occhiata a
metà tra il perplesso e l’imbarazzato (imbarazzato?! Scorpius Malfoy? Ah,
bene!), in un comprensibilissimo stato di confusione totale dovuto al sentire i
suoi occhi tanto profondamente e tanto a lungo addosso.
Poi,
semplicemente, lo disse.
Scorpius
aveva appena richiuso il taglio con un incantesimo che la sua testa del tutto
deconcentrata non aveva avuto premura di sentire, quando la sua bocca si mosse
da sola.
“Mi
piaci anche tu.”
Prendere
consapevolezza di quanto ammesso fu, stranamente, molto più semplice del
previsto. Con il più intramontabile tuffo al cuore, era bastato che lui
piantasse i suoi incredibili occhi grigi in quelli di lei per capire che era
vero. Che era vero vero
e che era sempre stato lì, fermo in sospeso da qualche parte tra il cuore e i
polmoni in attesa di poter venire alla luce senza essere scacciato brutalmente
dal suo raziocinio nichilista.
Certo
faceva un certo effetto sapere di averlo detto a voce alta, davanti a lui per
giunta, ma a quel punto era inutile e impossibile tornare indietro, tanto più non
ci teneva per nulla a farlo perché dubitava di poter ritrovare un giorno
l’ardire per ridire una simile cosa. Per quanto veritiero potesse essere, Rose
sapeva che la sua bocca aveva parlato soggiogata dal momento, dopotutto era
sempre stata tremendamente riservata e disfattista per quelle cose. Ecco, come
amava ripeterle Dominique, lei era il genere di persona per cui sarebbe stata
meglio disposta ad un processo dinanzi al Wizengamot per un reato che non le
apparteneva piuttosto che accettare e addirittura esprimere i suoi sentimenti.
Lei era sempre quella che ammetteva i suoi sentimenti dopo aver avuto la
certezza che fossero scemati e, dunque, non potessero più farle male.
Rivelarsi
così, sotto una pioggia fittissima senza averne fatto i conti neppure con se
stessa, era un po’ come andare ad un’interrogazione sapendo di essere
impreparata.
Non
era da lei, insomma.
Eppure
non se ne pentì, neanche quando si ritrovò a sostenere lo sguardo decisamente
costernato di Scorpius, nemmeno quando lui corrugò la fronte in un moto di
scetticismo, quasi si a chiedersi se avesse sentito o meno ciò che pensava di
aver sentito.
“Prego?”
Alla fine fu il ragazzo a lacerare quell’infinito minuto di silenzio con la sua
marcata incredulità, così intima da disegnargli lunghe rughe d’espressione
all’angolo degli occhi.
Per
tutta risposta Rose sbuffò, spazientita. “Hai sentito benissimo, Malfoy, non
farmelo ripetere!” Lo minacciò quasi, più rossa dei capelli di suo fratello e
molto più a disagio di che si fosse trovata dinanzi a quella famosa
interrogazione senza aver aperto libro.
“Mi
perdonerai se sono un attimo interdetto!” Fu la scocciata risposta di Scorpius.
E come al solito – si ritrovò a pensare lei,
esasperata e anche un tantino depressa – non potevano fare a meno di litigare!
“D’accordo,
fa come ti pare!”
“Stupendo!”
Quasi urlò il biondo, prima di prendere un lungo respiro, scrollarsi di dosso
tutta la tensione e sfociare in un bellissimo quanto incomprensibile sorriso.
“Quindi ti piaccio...”
Se
prima il suo tono si era regolato su una frequenza quasi nervosa (quasi, perché era un Malfoy, il che
significava contegno, aplomb, classe, eleganza, eccetera ecceteraeccetera), adesso era smodatamente e maledettamente
lascivo. Lei arrossì ancora di più, come inevitabile, ma non per questo demorse
la presa. Il suo sguardo, nonostante il cuore battesse a tremila e le farfalle
ballassero la salsa nello stomaco, era quello stoico di sempre.
“Non
farti strane illusioni, adesso! Giusto un pochino.” Volle precisare, dandosi
subito dopo della bugiarda.
Così
come fece anche lui. “Certo, Weasley. Mettendo da parte la parte quantitativa
del nostro rapporto...”
Wow.
Perché era così eccitante sentirgli dire quella parola? Rapporto...era sicura non fosse mai stata tanto bella...
“...pensi
che se io ti baciassi adesso, incorrerei nel rischio di mangiare lo sterco di
un drago?” Pareva terribilmente serio, ma Rose non riusciva a non ridere
mentre, audace, gli gettava con facilità le braccia attorno al collo.
“Ma
sta zitto!”
“Dico
davvero!” Si difese fintamente immusonito Scorpius, se non fosse stato per il
sorriso sghembo che lo scopriva in pieno. “Se non erro, nella lista c’è anche
la possibilità di morire all’istante se mi azzardo a baciarti di nuovo.”
Lei
rise ancora più forte a quella sua riflessione, la pioggia che era ormai solo
un vago ricordo, e alla fine riuscì a contagiarlo a sua volta, facendogli
abbandonare il sagace sarcasmo per farlo cadere in quel mondo fatto di risate e
divertimento.
“Baciami,
stupido!” Lo intimò ebbra di una nuova traboccante felicità, sicura che il suo
cuore sarebbe scoppiato da un momento all’altro tanta era la gioia che stava
provando, intanto che rafforzava la presa attorno al suo collo e lo fissava con
una disarmante intensità in quegli occhi che non erano stati mai tanto grigi.
E
Scorpius non se lo fece ripetere due volte, comunque. Scivolò con una mano sul
fianco di lei e con l’altra si aggrappò alla nuca castana, facendo leva su di
questa per costringerla ad avvicinarsi e a riunire dunque le loro labbra in un
altro bacio. Un bacio totalmente diverso dal precedente, perché sapeva di consapevolezza,
di desiderio, di intenzionalità. Era
un po’ come riunire due mondi in un unico gesto, due vite vissute su binari
separati, ma sempre dannatamente collegati. Eccola, la verità: potevano fingere
di detestarsi, di trovarsi insopportabili (e un po’ era anche vero), di non
potersi vedere...ma alla fine Scorpius non c’era senza Rose. Scorpius non era niente senza Rose. Allo stesso modo Rose
non aveva senso, non significava nulla
senza Scorpius.
“Dai,
andiamo dentro.”
Reticente,
Rose gli strinse la mano che lui le porgeva e, facendosi per una volta tanto
guidare completamente da lui, lasciò a Scorpius il compito di condurli al
castello, lontano da tutta quella pioggia e dai lampi che venivano giù con
maggiore violenza. Non si accorse neppure del momento in cui superarono la
Foresta Proibita, perché il semplice contatto delle loro mani riusciva ad
impegnarle la mente molto più di qualsiasi tema, ma fu con una leggera
palpitazione che si rese conto che si sentiva sicura da molto più tempo
rispetto a quando avessero superato la boscaglia magica. Sapeva che era merito
della vicinanza di Scorpius, tuttavia ritrovarsi con prepotenza dinanzi alla
verità fu lo stesso fonte di stupore per lei.
Di
Alfea, Bradley, Augustus e
Jason non c’era più traccia e, forse per la prima volta in vita sua, sentiva
che non gliene importava un fico secco se anche non fossero tornati nei loro
dormitori. Probabilmente era tutta la serata ad essere strana, non solo lei.
Magari era merito di tutta quella rabbia, della rassegnazione, dello
sbigottimento, della depressione e perché no anche della paura, ma era stata
una ronda pazzesca e adesso sentiva che niente avrebbe potuto più sconvolgerla
tanto.
-Niente.-
Si ripeté, mentre Scorpius si fermava solo un istante per baciarla ancora, e
ancora, prima di riprendere la camminata lungo il parco di Hogwarts, diretto al
castello. Quando raggiunsero la porta, erano bagnati fradici dalla testa ai
piedi, eppure sentivano che non potevano esserne più felici. Con il selfcontrol
che tanto lo contraddistingueva, lui pronunciò un incantesimo non verbale e, in
un attimo, erano entrambe completamente asciutti. Rose sapeva anche che
quell’incantesimo non avrebbe giovato ai suoi indomiti capelli, eppure Scorpius
non pareva farci caso e, tutto sommato, per una volta decise che avrebbe potuto
anche lasciar correre.
“Spostiamoci
da qui.” Mormorò piuttosto, indicando il maestoso portone d’ingresso alle sue
spalle.
Scorpius
annuì e di nuovo la sua mano si ritrovò a stringere con naturalezza quella di
lei, mentre si inoltravano silenziosi tra gli androni deserti di Hogwarts.
All’incirca ogni dieci passi, comunque, lui si fermava di botto e la spingeva
contro il muro, con dolcezza, dove le loro labbra potevano ritrovarsi di nuovo.
E Rose non poteva fare a meno di ridere, felice come una bambina alla sua prima
cotta, mentre sentiva il buon sapore di lui invaderle la bocca, il palato, i
sensi, in un gioco che nessuno dei due sembrava intenzionato a fermare.
Mentre
passavano dinanzi ai bagni delle ragazze, tuttavia, le balenò il pensiero di
fermarsi a darsi una rinfrescata – mera scusa per celare il fatto che
necessitasse di quel paio di minuti di tempo da sola per riordinare le idee e
regolarizzare il battito cardiaco – e così fece.
“Devo
andare in bagno.” Buttò lì, quando Scorpius le gettò un’occhiata perplessa,
mentre le sue labbra si arricciavano da sole in un sorriso raggiante.
“Non
metterci tanto.” Mormorò in risposta il ragazzo, lasciandole la mano non prima
di averle lasciato un altro lunghissimo e appassionato bacio.
Rose
annuì e, con il cuore in gola per le troppe emozioni, si intrufolò nel bagno,
richiudendosi distrattamente la porta alle sue spalle, troppo intenta a
canalizzare il cumulo di novità per accorgersi della mancata chiusura della
serratura. Si sentiva in fibrillazione, febbricitante come se avesse avuto la
febbre a quaranta e non volesse saperne di scendere per nessun motivo al mondo.
Il che era assolutamente inconcepibile se si pensava che la causa di tanto
scalpore, era anche la stessa persona con la quale da più di sei anni si era
giurata eterna inimicizia. Ma la verità era sempre stata un’altra, camuffata
dietro a sguardi di rancore e frecciatine taglienti per non doverla affrontare
e rischiare così di scottarsi.
Adesso,
tuttavia, si rendeva conto che in fin dei conti sua cugina Dominique aveva
sempre avuto ragione quando, con cipiglio pensieroso, si voltava a chiederle se
per caso dietro tanta insofferenza non si nascondesse una cotta di proporzioni
mastodontiche.
E
sì, dannazione. Sì! Lei, Rose
Weasley, era non solo cotta, era stracotta di lui, Scorpius Malfoy, il ragazzo
più bello, impertinente e scaltro che avesse mai conosciuto.
Acqua.
Decise che aveva bisogno di acqua per domare quella quantità industriale di
rivelazioni. Anche la ragazza più eclettica del mondo avrebbe trovato qualche
difficoltà a digerire in così poco tempo una mole di informazioni del genere.
Insomma, non solo a uno come Scorpius piaceva lei, cosa di per sé già
abbastanza destabilizzante, ma scoprire che anche lei covava simili sentimenti
per lui...
“Acqua.”
Si ripeté tra sé e sé, attribuendogli all’istante il ruolo di mantra personale.
Si
sciacquò abbondantemente la faccia con una dose massiccia di acqua del
rubinetto, prima di alzare il viso e inorridire dinanzi al riflesso che lo
specchiò le rimandò. Occhi lucidi, viso in fiamme e disastrosa zazzera marrone.
Non era certo l’immagine migliore di sé che avrebbe potuto mai vedere. Perciò,
per quanto la voglia di stringere la mano di Scorpius e baciarlo la allettasse
peggio di un cono gelato in piena estate, comprese che uscire da lì in quelle
condizioni era a dir poco da escludere e, armata di santa pazienza, si preparò
pertanto a darsi quantomeno una riassettata generale.
Aveva
appena stretto i capelli sulla nuca in uno stretto chignon mantenuto solo dalle
sue mani quando le parve di sentire una voce fuori dal bagno. Poi, quello che
le parve quale il mero frutto della propria immaginazione, si trasformò in
realtà nell’appurare che quella che stava udendo era la voce di Scorpius.
Incuriosita lasciò perdere i capelli, che le si riversarono sulle spalle in una
cascata ondulata, e si avvicinò alla porta con la seria intenzione di uscire,
ma sul punto di farlo venne interrotta da una seconda voce che, con stupore, si
accorse appartenere a suo cugino Albus.
“Perché
invece di perdere tempo con queste sottigliezze, non inizi a dirmi com’è
andata? Dopotutto me lo devi!” Stava dicendo, con il tono allegro che tanto lo
contraddistingueva.
Per
chissà quale ragione, Rose si sentì bloccare sulla porta. C’era qualcosa che
non la convinceva di tutte quelle parole... Che significava che glielo doveva?!
“Bene.”
Gli rispose telegrafico Scorpius, ma anche da lì lei poté giurare che stava
sorridendo.
“Bene
quanto? Vi siete messi insieme? Avanti, non farti pregare! È mia cugina e ho
dovuto fare i salti mortali per organizzare tutto quanto, stasera! Come minimo
devi dirmi cos’è successo!” Si lamentò Albus, sinceramente interessato, mentre
senza saperlo sua cugina rimaneva gelata dietro la porta. “Devi raccontarmi
tutto! Anzi no, non soffermarti sui particolari. È sempre mia cugina infondo!
Dimmi solo questo: il piano ha funzionato?”
“Shh!
Non urlare, idiota!”
Piano...
Era tutto il frutto di un piano... Soltanto uno stupido piano...
Di
scatto spalancò la porta, marciò fuori e si fermò dinanzi a Scorpius.
“R-Rose!”
La chiamò spiazzato Albus, che evidentemente non si era aspettato di
ritrovarsela davanti, mentre il suo migliore amico la fissava inquieto.
Ciaff!
“Sei
uno stronzo, non voglio vederti mai più!”
“Rose,
aspetta!” Ma lei era già scivolata via, lasciandosi dietro solo la scia
invisibile delle sue lacrime amare.
{Il titolo del capitolo è
un adattamento di John TuckerMustDie,
film del 2006 con BrittanySnow}
A/N
Settimo capitolo,
iniziato in modo dolce e finito...beh, decisamente meno dolce.
Devo dire che ho riso
come una matta quando ho letto dalle vostre recensioni che siete rimasti
colpiti dal fatto che Rose anziché soffermarsi sulla dichiarazione di Scorpius,
si stupisce della sua parolaccia. XD Che dire, era il mio intento! No, a parte,
è che io Rose la vedo proprio e ce la
vedevo ad appuntare simile scemenze piuttosto che scontrarsi contro la realtà.
Detto questo, passo
rapidamente a ringraziare le magnifiche otto persone che, con la loro
recensione, hanno dato il loro prezioso contributo in una giornata già
particolarmente ottimista.
·TittiGranger: per un momento Scorpius
(ed io implicitamente) è stato tentato di lasciare Rose nella Foresta! ^.- Beh,
comunque non avrebbe avuto del tutto torto, a mio parere. Rose sa essere
davvero intrattabile quando ci si mette! XD Ma per fortuna lui è un Malfoy, un
patito della cavalleria, perciò non avrebbe mai potuto. U.U Okay, lo ammetto,
le motivazioni al di là dei suoi gesti sono ben altre! ^//^ Mi ha fatto un
piacere immenso sapere che hai percepito la venatura ironica di Rose che, nel
capitolo scorso più degli altri, mi sono divertita ad inserire. E ti avviso:
non ho problemi a prendermi tutta la COLPA per averti convertita allo
Slytherin’s Rose! Tanto più che sto aspettando il prossimo capitolo della tua
storia con trepidazione. U.U
·katia37: figurati, macché
presuntuosa! E quando verrà fuori il motivo principale dietro a tutta questa
storia...diciamo solo che avrei modo di appurare che tutti i suoi gesti, le sue
occhiate, le sue parole non sono gettate a caso. Comunque, come hai potuto
vedere, Rose è un tipo difficile da gestire e la sua insicurezza cronica certo
non aiuta. Ma vabbè, chi altro poteva volere Scorpius se non una ragazza così
speciale quale Rose?! Per quanto riguarda la sorte di Henri...no, non me lo
sono dimenticata! ^.-
·lolly puwerpuff girl: grazie mille per i
complimenti! ^-^ Beh, come dicevo, Rose è piuttosto insicura di se stessa, per
questo non riesce a credere che lui le abbia confessato di piacerle. Tanto più
che Scorpius non ha mai detto una parolaccia! XD Più che altro, come sviscerato
in questo capitolo, lei non crede poi così tanto alle sue parole, perché
appunto tende a non credere molto in se stessa. Per il povero Henri...ti dirò,
la sua sorte si saprà, non preoccuparti. La pioggia credo ci stava. Insomma,
quella si Scorpius è stata la rivelazione del secolo!! Comunque che mi dici di
questo capitolo? Soddisfatta di Rose adesso?
·musicmylife: innanzitutto grazie
infinite per i complimenti, sono contenta tu abbia iniziato a leggere la storia
e ancora di più che ti sia piaciuta. *-* Il capitolo scorso è stato un botta e
risposta continuo, questo è più agrodolce, in un certo senso. Mi piacerebbe
sapere cosa ne pensi, comunque, ne sarei davvero contenta! ^-^
·ElseW: non te lo chiederò,
tranquilla! ^.- Ma sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, perché a
me ha divertito tantissimo scriverlo. Continuavano a venirmi in mente possibili
battibecchi tra Scorpius e Rose (il che è anche abbastanza facile, visto che
riescono a litigare su tutto!) e non
riuscivo più a fermarmi! Quello che è venuto fuori, è stato un intero capitolo
fatto di bisticci continui, con tanto di scoppio di fuochi finale. Spero solo
che il continuo, e cioè questo capitolo, ti piaccia altrettanto, o quanto meno
che non sia stato troppo inferiore al precedente. Mi farebbe un immenso piacere
saperlo, se ti va!
·Aurora_Cullen: hai detto bene, una
persona normale, ma Rose è tutto,
meno che questo. XP No, davvero, è che lei proprio non riesce a capacitarsi se
viene fuori che qualcuno le viene dietro, figuriamoci se quel qualcuno è niente
di meno che il latin lover per eccellenza, Scorpius Malfoy! E poi, diciamocelo,
sarebbe stato da lei soffermarsi sulla parolaccia, piuttosto che sul contenuto!
XD Ah, non sapevo neanche di essere riuscita a creare questo effetto cliffhanger
al finire di ogni capitolo, io mi sono limitata a seguire il mio istinto e
questo è quello che ne è venuto fuori. Ma sono contenta di sapere che ti sta
piacendo! E aspetto il tuo aggiornamento, sappilo.
·_EpicLoVe_: non preoccuparti, davvero, sono contenta piuttosto che la
storia continua a piacerti. ^-^ Anzi, grazie infinite per la marea di
complimenti che mi rivolgi ogni volta, con mia somma gioia e nonostante il
rossore. Non so se li merito tutti, ma ti ringrazio lo stesso per le bellissime
parole. ^//^ Ah, hai proprio ragione: Scorpius e Rose sono due testardi. Due cocciuti!
Ma il bello di scrivere su di loro è proprio questo, d’altra parte, no? ^.-
·Tatan:che dici, il bacio come si deve c’è stato? Vabbè, c’è stata
anche la litigata, e lo schiaffo, e Rose che gli urla di non volerlo vedere mai
più... Ma sorvolando su questi piccoli dettagli,
direi che il bacio c’è stato, no? Più di uno, in effetti. Spero siano stati all’altezza!
Purtroppo (o forse no) con questa coppia niente và mai dato per scontato ed io
li adoro proprio per questo. *-* Grazie per la recensione e per i complimenti,
mi hanno fatto un immenso piacere! *-* Spero continuerai a seguire questa
storia, giunta ormai agli sgoccioli.
·Queen_of_sharingan_91:cicredi?
Stavo
per aggiornare quando ho visto la tua recensione e, ovviamente, ho fatto un
passo indietro! Perciò eccomi qui a ringraziarti, sentitamente, per le
splendide parole che hai speso sulla mia storia. Sono entusiasta che ti piaccia
questa mini-long, per quanto possano essere “mini” dieci capitoli di storia, e
ancor di più che ci troviamo così tanto sulla visione di questa grandiosa nuova
generazione. Non ho parole per dirti quanto mi faccia piacere sapere che lo
scorso capitolo, in primis, ti sia piaciuto. Come ormai ho puntualizzato fino
allo sfinimento, io ce li vedo troppo questi due a battibeccare anche
per cose stupidi, e inutili, e a urlarsi di piacersi nel bel mezzo dell’ennesimo
litigio, mandando a quel paese ogni brandello di autocontrollo. Ma d’altra
parte io Scorpius l’ho sempre visto così, con Rose. Per me lei è l’unica in
grado di sbottonarlo dall’aria compassata di sempre per rivelare parti di lui
che ha sempre tenuto nascoste. La pioggia era l’elemento immancabile ad una
dichiarazione così burrascosa, perciò alla fine è stata più che altro la
tastiera ad esigerla! ^.- Davvero, non so come farti sapere che ti stimo
tantissimo anche io (ti stimavo già da Naruto, con Scorpius e Rose poi...!) e
che perciò i tuoi complimenti non possono che farmi felice. E sono contenta di
sapere che stai lavorando alla prossima one-shot, io sarò qui buona e paziente
ad attenderla, poco ma sicuro!
Se mi riesce, vedrò di
postare il prossimo capitolo tra domani e dopodomani, così da non farvi
attendere troppo. Speriamo di trovare il tempo! Ho una piccola anticipazione
per voi: aspettatevi Hugo! ^.-
La
milza le mandava fitte lancinante a ricordarle che non era adatta né allenata
per una simile corsa sfrenata, eppure Rose non poteva e non voleva fermarsi.
Non era sicura che lui la stesse davvero seguendo, ma qualcosa le diceva di non
rischiare a fermarsi e pertanto continuava a correre, così veloce che sarebbe
potuta svenire da un momento all’altro per lo sforzo eccessivo. Non aveva
importanza, le sembrava che niente più ne avesse ad un tratto.
Aveva
solo voglia di rintanarsi nella Torre dei Grifondoro, laddove nessun Serpeverde
– Scorpius – sarebbe potuto entrare e
di lasciarsi tutta quell’assurda notte alle spalle, di addormentarsi magari e
illudersi che non fosse mai esistita. Pareva come se ad un tratto le avessero
risucchiato via tutta la felicità dal corpo, lasciandola inerme e vuota a
fingere che fosse tutto come prima. Ma come poteva essere come prima, dopo aver
provato un simile livello di felicità?
-Basta Rose! Basta con queste
scemenze! È stato tutto un piano, era tutto programmato dall’inizio... Il
bacio, la sua presenza...non era vero. Era una bugia. Era solo una bugia,
adesso lo sai. Era solo una bugia, rassegnati Rose...-
Eppure...
Eppure
era stato tutto così reale, per un istante... E simili emozioni non possono
essere progettate, no? Forse sì, forse era solo un modo per...per cosa, poi?
Oh, che importava tanto? Ormai era tutto finito, tutto.
-Si ritorna alla vita reale, Rosie.-
Si disse, mentre si fermava col fiatone dinanzi al quadro della Signora Grassa,
pronta a fornirle la parola segreta.
“Stai
bene, cara?” Le domandò la donna nel ritratto non appena la vide, sorpresa di
scorgere tutta una marea di sentimenti contrastanti in un viso pulito.
“Certo.”
Si sforzò di sorriderle Rose, consapevole di essere riuscita solo a mostrare un
ghigno di sofferenza. “Va tutto benissimo. Mi faccia entrare, la prego.”
“D’accordo.”
Acconsentì dopo un lungo minuto di riflessione la Signora Grassa. “Ma prima ti
dispiacerebbe dirmi la parola d’ordine?”
“Guazzabuglio.”
Recitò lei impeccabile, facendo una smorfia nell’udire la sua stessa voce.
-Sì, un vero guazzabuglio.-
Si ritrovò a pensare, con una punta d’amarezza che tentò invano di scacciare
entrando a grandi falcate nel buco oltre il ritratto. La Sala Comune era
pressoché deserta al suo ingresso e una calma surreale impregnava l’aria,
facendo apparire ogni oggetto, dai grandi arazzi appesi alle pareti al
magnifico tappeto disteso sul pavimento, come se fosse stato chiuso nel suo
torpore.
Anche
Rose, mettendo piede in quel mondo di pace così contrastante rispetto al caos
esterno e del suo cuore ferito, sentì come una forza tranquillizzante
investirla e portarsi via il rancore che una parte remota di sé sapeva di aver
provato fino a qualche secondo prima.
Lentamente,
con ingiustificata cautela, avanzò nella sala circolare come se i suoi piedi
scivolassero sul tappeto anziché calpestarlo, sentendosi più silenziosa di
quanto non lo fosse mai stata in tutta la sua vita, inclusi i momenti in cui in
Biblioteca rimaneva talmente presa dal libro di turno da dimenticare persino di
respirare. Il battito era ancora accelerato e le faceva male il petto, ma il
fiato andava man mano regolarizzandosi e tanto bastava a farla illudere di
poter superare con facilità la cosa.
Dopotutto
– si disse in un impeto di coraggio – era una Grifondoro ed una Weasley prima
di tutto, sorvolare su una serata del genere sarebbe stato un gioco da ragazzi.
D’accordo, aveva ammesso che lui le piacesse e l’aveva persino baciato, magari
ci sarebbe stata anche un po’ male, ma che Merlino la privasse di ogni potere
se non l’avesse dimenticato al più presto! Era solo un ragazzo, anzi no,
meglio, era solo Malfoy, il che
voleva dire che non c’avrebbe messo poi più di tanto a farsi odiare da lei e si
sa che quando odi una persona è più facile fingere che non sia mai passata dal
tuo cuore e a quel punto...
Umpf...
A
chi voleva darla a bere? Era ovvio, lampante persino, che lui le piacesse. Che
le piacesse molto più di un po’. Che le piacesse decisamente molto di più per
poter fingere di detestarlo ancora, non dopo la pazza serata che avevano
trascorso insieme.
“Accidenti!”
Grugnì prima ancora di rendersene conto, fugando il silenzio irreale della
stanza in un batter di ciglia, mentre si batteva una mano sulla fronte e
socchiudeva gli occhi sfinita.
“Rose!”
Saltò su all’improvviso qualcuno, alla sua destra, tanto inaspettatamente da
farla sobbalzare e strillare per lo spavento.
Una
testa ramata era spuntata da oltre il divano vermiglio e muoveva a ritmi
irregolari, quasi fosse impazzita, prima di girarsi del tutto verso di lei e
rivelare così due sonnacchiosi occhi di un azzurro terso su di un volto
dall’espressione giocosa.
“Hugo?”
Rose era basita. “Sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo!” Lo sgridò
poi, risentita, ritrovando per un attimo un barlume dell’antico orgoglio.
“Tu
allora?” Si difese prontamente il fratello, ancora mezzo intontito dai postumi
del sonno. “Ti sei messa a urlare!”
“Non
stavo urlando. E poi pensavo non ci fosse nessuno! Piuttosto, mi spieghi che
cavolo ci fai ancora alzato?”
“Beh,
tecnicamente non starei proprio alzato...” Iniziò Hugo, salvo lasciar correre
all’occhiata in tralice che ne ricevette di rimando. “Comunque, volevo sapere com’è andata.”
Rose
adesso era semplicemente incredula. Ma che avevano i maschi quella sera? Prima
Albus con lui, adesso Hugo...
Un
momento.
“C’entri
anche tu con questa storia?” Lo guardò torva, studiandolo da capo a piedi alla
ricerca di informazioni.
Sentendosi
sotto esame, Hugo non poté fare a meno di avvampare seduta stante ma, con il suo
solito modo di fare pressoché disinvolto, sciolse presto la tensione con una
scrollata di spalle e facendo roteare gli occhi con esasperazione.
“Mi
hanno incastrato.” Si ritrovò ad ammettere, più divertito di quanto Rose era
disposta a tollerare, almeno per quella sera.
“Che
significa incastrato?” Volle sapere
difatti, scettica, incrociano le braccia sotto al petto con aria severa.
Il
fratello arrossì ancora di più. “Niente...”
“Oh
no. No. No, no!” Esplose all’improvviso Rose, pallida come un cencio e con gli
occhi fuori dalle orbite.
Hugo
si guardò attorno, allarmato. “Che c’è? Che succede?”
“Hugo!”
Tuonò però la sorella, facendolo sussultare per la paura. “Non dirmi che è vero
quello che penso!”
“Come
faccio a saperlo? Mica sono nella tua testa!”
Allora
perché era arrossito colpevole?
“Dimmi
che non è per quello che credo, ti prego. Dimmi che la scopa che curiosamente
hai ricevuto in regalo stamattina da un ammiratore segreto è davvero solo il
regalo di un ammiratore segreto e basta.
Dimmi che Malfoy non c’entra niente con te e con la scopa. Dimmelo, Hugo!”
“Ehm...Malfoy
non c’entra niente con me e con la scopa?” Azzardò, abbassando il capo e
scrutandola di sottecchi, ad un tratto non più tanto sicuro di aver fatto la
scelta giusta a decidere di rimanere lì ad aspettarla anziché imitare James e
gli altri e andare a dormire nel suo letto.
Rose
lo guardò male, pestò i piedi a terra e sbuffò irritata, prima di
circumnavigare il divano e lasciarsi andare con la grazia di un elefante su di
esso. Che altro doveva ancora scoprire che non aveva saputo? Che McLaggen era malato per finta?
Il
pensiero la colpì.
“Hugo.”
Lo chiamò piano, girando la testa dalla sua parte con gesti artificiosi, quasi
robotici.
“S-Sì?” Il quattordicenne ormai stava sudando sette camicie,
tanto che iniziava a capire sul serio quando suo padre gli diceva che le donne
erano tutte matte psicolabili.
“Per
caso ne sai qualcosa della strana malattia di McLaggen?”
Conoscendo
sua sorella – e la conosceva – Hugo sapeva che era meglio starle lontano quando
sfoderava quell’espressione, come in quel momento. O, nel caso in cui si fosse
rimasti sprovvisti di vie di fughe come in quel caso, la cosa più saggia da
fare sarebbe stata assecondarla. Il che, a quel punto, voleva dire solo una
cosa: confessare.
“Ehm...beh,
io...cioè, non è che...e poi lui...”
Confessare,
balbettare, adesso...che differenza poteva mai fare?!
“Santo
Godric, ma qualcuno di voi mi ha detto la verità
stasera?” Non era una domanda, era più uno sfogo che Hugo, paonazzo e piccolo piccolo, non era sicuro di voler caldeggiare.
Rose
sembrava veramente imbufalita adesso e la cosa non gli piaceva per niente.
Albus aveva detto che ne avrebbero tratto tutti benefici da quella serata! Beh,
a lui non pareva affatto di avere benefici in quel momento.
“Dovrei
dirlo alla mamma.” Lo minacciò con improvvisa risolutezza lei, persa nel fluire
dei propri pensieri per accorgersi del cipiglio allarmato apparso sul viso del
fratello.
“No!”
Urlò, guadagnandosi un’occhiata si sufficienza per questo. “Voglio dire, non è
come pensi. Cioè, hai frainteso tutto, Rose. Sul serio!”
Sembrava
disperato.
Era disperato.
“Frainteso?
Vuoi dirmi che non è vero che tu hai dato chissà quale diavoleria a RufusMcLaggen per ricevere in
cambio una scopa ultimo modello?” Rose, dal canto suo, era visibilmente
scettica, oltre che un filino oltraggiata.
Chi
altro aveva giocato alle sue spalle? Gazza? La McGranitt in persona?
“No,
anzi sì!” Hugo si mordicchiò un labbro, nervoso, e con un ampio respiro
s’impose di calmarsi. “È vero, ho dato una Pasticca Vomitosa
a McLaggen e, ehm, diciamo che mi sono dimenticato di
dargli l’antidoto. Ma l’ho fatto per una buona causa!” Si affrettò ad
aggiungere, avvertendo lo sguardo di rimprovero di Rose su di sé.
“Certo,
la scopa ultimo modello!”
“No.
Vabbè, anche.” Ritrattò, colpevole.
“Ma Rose, pensi davvero che l’avrei fatto se non avessi saputo che ti piaceva?”
Sbuffò a quel punto, vagamente scocciato.
Nell’accordo
con Albus e Scorpius non era prevista quella specie di confessione gratuita.
Avrebbero dovuto pagargliela e anche molto cara. Magari un bel kit per
occuparsi della sua nuovissima scheggia formato ramazza...
Di
rimando, Rose era piuttosto sbalordita. “Cosa?”
Aveva
sentito bene? Il suo ingenuo fratellino, quello che si divertiva come una peste
a fomentare le brillanti idee dei suoi due cugini maggiori Fred e James, quello
insensibile e con il tatto di un rinoceronte impazzito...quell’Hugo aveva
seriamente detto ciò che credeva? O aveva le traveggole ed era tutto il frutto
di un sogno assurdo?
“Malfoy,
intendo.” Boccheggiò viola il ragazzino, più imbarazzato e impicciato che mai.
“Mica sono stupido! Ti ho vista come lo guardi!”
“E
come lo guarderei, sentiamo?”
“Come
una che...oh, al diavolo! Come una cotta e stracotta, va bene?” Hugo adesso era
arrabbiato, perché non gli piaceva fare quel genere di discorsi tanto più con
la sorella maggiore di cui voleva in tutti i modi ignorare la parte di vita
sentimentale.
Insomma
era un ragazzo, certe cose gli sarebbero dovute essere escluse a priori. Già il
fatto che Rose avesse una vita sentimentale era indecente, se poi doveva farle
pure da cupido per costringerla ad aprire gli occhi con quella specie di
ossigenato di un Malfoy...le cose iniziavano a scappargli davvero dalle mani!
Ma almeno avrebbe dovuto preoccuparsi di un solo babbeo, con un volto ed
un’identità precisa nel caso in cui avrebbe dovuto spaccargli la faccia. Era
già molto meglio che dover scovare tra le varie possibilità di bastardi, con
cui sua sorella sarebbe potuta stare, nel caso in cui questo avessero avuto la
malsana idea di ferirla.
Andava
bene farsi i fatti suoi, ma era pur sempre sua sorella quella e aveva un onore
che andava conservato. Chi meglio di un fratello per questo?! Senza contare che
suo padre glielo aveva chiesto esplicitamente di controllarla al suo primo
anno, perciò, a quanto pareva, non aveva scampo.
“Cotta?!”
Rose intanto continuava a ripetere le sue parole con l’aria di chi non ha
ancora afferrato appieno il senso della frase. “Ma questa è...è una scemenza!”
Sbottò poi, alla fine, più per orgoglio che non per altro.
Ormai
lo sapeva anche lei che Hugo aveva ragione, tuttavia ammetterlo dopo aver
scoperto che per baciarla il ragazzo per cui aveva preso una cotta aveva
architettato un tale sordido piano...era tutto un altro paio di maniche,
perbacco!
“Sì,
certo, e a me piace tanto scrivere lunghi temi per Pozioni.” Sbuffò seccato
Hugo, roteando gli occhi con l’aria di chi la sapeva lunga.
Rose
arrossì, ma non aggiunse altro. Pure volendo contestare, non si sentiva in
grado di farlo in quel momento. La delusione era ancora troppo vivida per
interessarsi di certe sottigliezze, tanto più che escludeva la possibilità di
fingere che nulla fosse successo a quel punto, visto che non riusciva a gestire
neanche uno stupido batticuore.
“Perciò...”
Riattaccò poco dopo bottone il rosso, con la curiosità che predominava su
qualsiasi altra emozione. “...tu e Malfoy...”
“Non
parlarmi di lui!” Fu la secca risposta che ne ricevette in merito e, almeno a
giudicare dallo sguardo omicida impressole sul viso, Hugo ne dedusse che forse
per il momento sarebbe stato meglio accantonare il discorso.
“Stasera
ho battuto Lily a scacchi.”
“Sai
che novità...!”
“Ma
stasera è stato diverso!” Insistette il ragazzino, mentre la sorella sbuffava
scocciata. “Sembrava davvero che stessi perdendo però sul più bello mi sono
ricordato di avere ancora una torre in B-”
“E
comunque a me non interessa un tubo di lui!” Sbottò all’improvviso Rose,
interrompendolo nel clou della sua spiegazione con fin troppa veemenza per essere
una disinteressata alla faccenda. “È solo un pallone gonfiato! Anzi sai che ti
dico? Già ho dimenticato tutto. Cancellato, rimosso, chi s’è visto s’è visto!
Vedi? Se mi piaceva davvero, dovrei
starci male e invece sto sorridendo, no? Perciò sì, magari potrei, e sottolineo
il potrei, trovarlo vagamente piacente, ma mi è già passato tutto. Beh, quel
poco, pochissimo, minuscolo, insignificante granello che c’era da dimenticare
s’intende.”
Nel
dirlo tuttavia la sua voce si era incrinata in più punti e qualcosa si era
asserragliata attorno al suo stomaco, impedendole ogni movimento.
Davvero
bastava così poco per dimenticarsi di lui e di quanto erano stati bene insieme
per un momento?
-Ha giocato con me, con i miei
sentimenti! Non dovrei sentirmi così. Dovrei odiarlo, odiarlo a morte,
dovrei...dovrei sul serio...-
Eppure,
perché non ci riusciva? A parte la delusione e la disillusione, perché non
sentiva di provare più niente? Perché non riusciva a detestarlo come meritava?
“Uhm...”
Rose
si girò di scatto verso il fratello, gettandogli occhiate in cagnesco. Stava
forse ridendo? Stava forse ridendo di lei?
“Smettila
di ridere o ti faccio male!” Lo fulminò, inalberandosi all’istante per quella
così palese mancanza di tatto.
Insomma,
aveva pure aderito al piano perciò, per come la vedeva lei, era già un miracolo
che continuasse a parlargli e lo doveva solo agli innegabili vincoli di sangue
che li univano. In una situazione del genere c’era poco da fare lo spiritoso,
ma se si metteva finanche a ridere allora voleva proprio farla imbestialire sul
serio quella sera! Sì che il loro rapporto era sempre stato basato su
un’affettuosa irriverenza reciproca, tuttavia da lì a riderle in faccia mentre
si crucciava dei propri insormontabili problemi di cuore era troppo persino per
un irrefrenabile Malandrino come lui!
“Hugo!”
Chiocciò con una vocetta stridula quando si accorse
che il fratello non aveva fatto il benché minimo sforzo per contenere le
risate.
“È
che...sei...così...buffa!” E giù di nuovo a sganasciarsi dalle risate, tra le
lacrime agli occhi e l’aria indignata della sorella.
Stava
giusto per alzarsi e andarsene a dormire, scandalizzata da una tale
manifestazione di mancanza di rispetto, quando si accorse della parola con cui
l’aveva appena definita. Buffa. Hugo aveva detto che era buffa. Scorpius diceva sempre che era buffa...
Un secondo...Scorpius?! Oh andava bene! Lui ideava un piano per umiliarla e lei
lo chiamava per nome?!
“Miseriaccia!”
Sbuffò tra sé e sé, mentre Hugo tentava con ogni mezzo di ridarsi un tono.
“Senti,
Rose.” Esordì ad un tratto, gli occhi ancora lucidi per le troppe risate e un
sorriso divertito impresso sulle labbra. “Ammettiamo pure che io abbia
sbagliato a lasciarmi incastrare in questa faccenda, anche se la scopa meritava
davvero tutti i miei sforzi visto quant’è veloce e maneggevole e-”
“Hugo!”
“Okay,
okay, vado avanti. Dicevo, ammettiamo per assurdo che io abbia sbagliato.”
Continuò imperterrito il ragazzino, incurante dell’occhiata perplessa della
sorella al suo per assurdo. “E
diciamo anche che Malfoy avrebbe potuto benissimo evitare di mettere in piedi
una simile messinscena, ma tu pensi sul
serio che lui mi pagasse una scopa nuova e rischiasse di venire estromesso
da scuola per i prossimi dieci anni per aver intossicato uno studente, se non gli
fossi piaciuta così tanto? Andiamo, è Malfoy! Da quello che ne so io, non ha
bisogno di tutti questi giri per avere una ragazza! Detto questo, siccome sono
un maschio e sono pure tuo fratello, direi che il discorso può anche
concludersi qui prima che inizi a degenerare.”
Era
vero.
Cioè,
era ovvio che era vero, tuttavia...
Non
aveva mai pensato alla questione sotto quella prospettiva, ma doveva ammettere
che Hugo aveva ragione una volta tanto. Lo Scorpius Malfoy che conosceva lei
non si metteva ad architettare un piano del genere con il suo migliore amico –
che tra l’altro avrebbe dovuto pagargliela molto, molto cara comunque – solo per baciarla e farsi magari qualche
risata. Insomma, il semplice fatto che avesse chiesto l’aiuto di Hugo e avesse
per giunta ceduto al suo ricatto spudorato, lasciava da che pensarci!
“Hugo!”
Sentendosi
chiamare il quattordicenne, ad un passo da imboccare il dormitorio maschile, si
fermò e ritornò in breve sui suoi passi.
“Che
altro c’è adesso?” Si affacciò nella sua visuale. “Vuoi ancora sgridarmi per la
storia della scopa? Guarda che ho capito la lezione, non serve che me la
ripassi. Non accetterò mai più di entrare a far parte dei loschi piani di Al,
né di qualsiasi altro Serpeverde, e giuro che-”
“Posso
abbracciarti?” L’aveva detto tutto d’un fiato, come se ci fosse stato realmente
qualcosa di male in quello, mordendosi il labbro subito dopo piena di fiducia e
timore.
La
mascella di Hugo a quella proposta sfiorò quasi il pavimento, tanto era lo
stupore. Da quant’era che non si abbracciavano? Da quando lui era all’asilo
forse?
Stava
proprio per dirle di no quando si accorse dello scintillio di speranza
illuminare gli occhi della sorella. Sbuffò, contrariato.
“E
va bene, vieni qui.” Acconsentì dunque, quasi le avesse appena fatto un enorme
favore, allargando le braccia in un gesto quasi grottesco.
Rose
comunque non se lo fece ripetere due volte e, nonostante il rossore a
delimitare le guance del fratello, lo stritolò come non faceva da secoli.
“Grazie,
Hugh.” Mormorò piano, poco prima di lasciarlo andare, sorridendo dinanzi
all’espressione sconvolta che gli vide in viso.
Per
quanto le riguardava – si disse mentre si dirigeva con sicurezza nella sua
camera – suo fratello aveva avuto la sua punizione dopotutto!
{Il titolo del capitolo è
un adattamento di In the Land of Women,
film del 2007 con Adam Brody e Meg Ryan}
A/N
Come promesso, in arrivo
per voi l’ottavo capitolo di questa storia. Avrei voluto rispondervi ad uno ad
uno, come sempre, e ringraziarvi per la costanza con cui continuate,
instancabili, a seguirmi *-* , ma purtroppo ho davvero poco tempo a mia
disposizione, tanto più che non ci sono stata tutto il giorno, perciò sono
costretta ad essere quanto più concisa possibile. Dunque ringrazio sentitamente
e di cuore ElseW, katia37, musicmylife, lolly puwerpuff
girl, Aurora_Cullen, _EpicLoVe_,
TittiGranger, Queen_of_sharingan_91 e la mia super best Sae per le stupende parole che mi avete rivolto. ^//^
Prima di scappare, volevo
fare solo una piccola precisazione: mi rendo conto che Rose potrebbe aver
reagito in maniera forse un po’ troppo “eccessiva”, ma per come la vedo io, lei
è la classica tipa super insicura, il che significa che deve prima mettere la
mano sul fuoco e bruciarsi per decidere che sì,
quello è fuoco. Per questo motivo,
quando sente Scorpius e Al parlare di un piano, si fa prendere dall’insicurezza
e spara come una matta, senza lasciargli il tempo di spiegarsi. Ma questa è la
mia personale rivisitazione, ovvio.
Beh, adesso devo proprio
lasciarvi, gente e scusate se mi accommiato con queste quattro righe, vedrò di
farmi perdonare al prossimo e ultimo capitolo. O quasi. Non dimentichiamoci del
capitolo bonus!
“Avrei
dovuto immaginarlo.” Sentenziò Rose quella mattina quando, uscendo fuori dalla
Sala Comune, si ritrovò dinanzi suo cugino Albus che invocava pietà con gli
occhi più verdi che avesse mai incontrato in vita sua.
Nonostante
l’arrabbiatura le fosse passata già dalla sera prima, miracolosamente per
merito di suo fratello Hugo, era intenzionata a non fargliela passare tanto
liscia e tanto subito lo stesso. Che dietro ci fosse stata o meno una valida
spiegazione, non precludeva il fatto che comunque l’avevano raggirata e,
pertanto, Albus meritava la giusta dose di penitenza e lei era più che propensa
a dargliela. Per quanto riguardava quel tinto di un Malfoy, invece, la faccenda
diveniva molto più complessa e spinosa da gestire.
“E
cosa avresti fatto? Saresti rimasta in camera per il resto dell’anno?” Stava
nel frattempo dicendo Albus, un sopracciglio inarcato in segno di sfida.
Ecco,
non riusciva proprio a farne a meno: era in difetto e continuava a mostrarsi
sfrontato! Lo faceva impazzire quando si comportava a quel modo. Sì, ma di piacere, perché era semplicemente
adorabile quando si atteggiava a gran sbruffone solo per prendersi gioco dei
veri e numerosi gran pavoni.
“Sì,
era un’idea.” Concesse Rose con uno sguardo altezzoso, prima di superarlo
impettita come se non l’avesse visto neppure.
“Rosie,
eddai!” La pregò subito Al, seguendola, che non si
era minimamente accorto del sorrisino apparso sulle labbra della cugina.
I
ragazzi sapevano essere davvero molto ingenui alle volte, si ritrovò a
considerare mentre marciava verso la Sala Grande. Beh, almeno i maschi di casa
Weasley e Potter, perlomeno. Possibile che non avesse ancora capito che era
rientrato nelle sue grazie?!
“Non
vorrai lasciarmi giocare sapendo che tu sei arrabbiata con me!” Si lamentò il
moro, accennando alla partita che si sarebbe disputata quel dì tra Serpeverde e
Tassorosso.
Rose
fece una smorfia, mentre dentro se la rideva di gusto. Se quel tonto non aveva
ancora capito di essere stato perdonato, non era suo intento rivelarglielo. Non
subito comunque, prima doveva prendersi una piccola rivincita personale.
“Se
tu non avessi architettato alle mie spalle, adesso staresti con la coscienza
pulita, Albus Severus.”
“Oh
no.” Inorridì all’istante il ragazzo, bloccandosi a metà del corridoio con
espressione traumatizzata. “Ti prego tutto,
ma questo no. Rosie, davvero! Picchiami, cruciami,
schiantami...quello che vuoi! Ma il mio nome per intero mai!”
Rose
sghignazzò.
E
la Pluffa andava a...Grifondoro, che
rischiava di stendere duramente la dignità dei Serpeverde a quel punto.
“Rosie,
sul serio.” Albus la acciuffò per un polso, bloccandola, ad un tratto
tremendamente serio. “Non volevo offenderti e non era neanche per prenderti in
giro. Lo sai, non potrei mai fare una cosa del genere, specie alla mia cugina
preferita. Volevo solo...”
“Aiutare
un amico?” Concluse lei per lui.
“Già.”
Sembrava
sinceramente dispiaciuto per l’andamento della serata precedente e continuava a
fissarsi con insistenza le scarpe, atterrito. Rose sospirò. Sapeva che avrebbe
dovuto tenerlo sulle spine ancora per un po’, ma era il suo migliore amico
oltre che cugino e non ce la faceva a stare litigata con lui.
“Sei
una palla al piede, Al.” Lo ammonì e da quelle parole il ragazzo capì di essere
stato perdonato.
“Oh,
ma sentitela la secchiona!” Si aprì in un ampio sorriso.
“Bada
a come parli, Potter! Potrei sempre ripensarci.” Lo avvisò Rose, altezzosa.
“No,
no, piuttosto mi cucio la bocca!” E mimò il gesto di cucirsela per davvero,
facendola ridacchiare.
“Sei
fortunato.” Dichiarò ad un tratto, quando le risate furono abbastanza domate da
permetterle di parlare.
“Perché
sono bello e intelligente?”
Rose
alzò gli occhi al cielo. “No, stupido. Sei fortunato perché purtroppo ti voglio bene e non riesco a
stare litigata con te troppo a lungo, anche se dovrei.”
“Sì.”
Concordò Al a sua volta, dopo un’attenta analisi. “Mi sa che hai ragione.”
“Scemo!”
Lo spintonò appena la cugina, prima di riprendere la marcia verso la Sala
Grande.
Lui
sorrise, sollevato, e la raggiunse in poche falcate. Rose aveva reagito bene,
giusto? Perciò forse poteva anche...
“No,
non lo perdonerò.”
“Cosa?
Se non ho detto niente!” Albus era basito.
“Ma
so quello che stavi pensando e la risposta è che non lo perdonerò.” Ripeté
risoluta Rose, senza neppure fermarsi a guardarlo, decisa solo a raggiungere la
Sala Grande e porre inizio a quella nuova giornata.
“Ma...perché?
Insomma, hai perdonato me, e con
questo non voglio dire che hai sbagliato sia chiaro! Perché con lui dovrebbe
essere diverso?”
“Perché
non è mio cugino, innanzitutto.”
-E perché mi ha distrutto il cuore.-
Avrebbe voluto aggiungere, però finì per tenere il pensiero solo per sé.
Bruciava ancora sapere che molto probabilmente lui non era così innamorato di
lei come lei lo era di lui, soprattutto perché l’aveva portata a scoperchiare
tutti i suoi sentimenti prima di disilluderla. Si sentiva usata e tradita, ma
più di tutto si sentiva stupida e vuota.
Non avrebbe dovuto permettergli di entrarle tanto dentro, infilandosi nel suo
petto e nella sua testa per mettere su radici irremovibili, eppure sapeva anche
che non era già troppo tardi, che il danno era fatto e che doveva solo sperare
che un giorno le passasse, per quanto la vedesse dura e inverosimile al
momento.
“Dagli
almeno la possibilità di spiegarsi!” Stava nel frattempo dicendo Albus,
accalorato. “Te lo giuro Rose, se ha fatto quello che ha fatto è perché aveva
le sue buone ragioni.”
“E
non puoi dirmele tu?”
“No.
Dai... Fallo per me, Rosie. Lascialo solo spiegarsi e poi potrai decidere di
non vederlo mai più, se lo vorrai.”
Maledizione,
Albus sapeva essere terribilmente convincente quando voleva!
Sbuffò.
“E va bene. Se capiterà l’occasione,
lo lascerò parlare prima di affatturarlo, d’accordo?”
“Mi
sembra un valido compromesso.” Capitolò Albus, sorridendo stranamente
sibillino. “Perciò se ti dico che c’è un tipo biondo a pochi metri da noi con
il bisogno urgente di parlarti, tu...”
Rose
si fermò di scatto a quelle parole, alzò la testa e sgranò gli occhi. Davanti a
lei, poggiato con le spalle contro il muro a braccia conserte, se ne stava
Scorpius Hyperion Malfoy e la sua incredibile faccia tosta. Non poteva
crederci, c’era cascata di nuovo!
“Mi
hai incastrata!” Si lamentò, mandando
occhiate di fuoco all’indirizzo del cugino, il quale tuttavia non fece una
piaga.
“Me
l’hai promesso.” Si limitò piuttosto a ricordarle, mordace.
Non
aveva rischiato certo il linciaggio per vederli separati ancora più di prima!
Rose
grugnì, si morsicò un labbro e roteò gli occhi al cielo. “Giuro, sei una palla
al piede, Albus!” E così dicendo si avvicinò al biondo e, senza una parola, si
infilò nell’aula alla sua destra, segno che doveva raggiungerla lì nel più
breve tempo possibile se aveva qualcosa da dirle.
Sentì
la porta richiudersi con calma alle sue spalle e, voltandosi, avvampò seduta
stante di fronte all’espressione ostinatamente noncurante del Serpeverde.
“Allora?
Ti conviene spiegarti nel giro di pochi istanti se hai qualcosa da dirmi!” Lo
aggredì quasi, furente per quella sua finta indifferenza.
Ad
un tratto si sentiva tremendamente delusa. Ma d’altro canto, che si era
aspettata? Di vederlo soffrire come stava soffrendo lei? Era Scorpius Malfoy,
quello. Chissà perché ultimamente tendeva spesso a dimenticarlo...
“Sei
assurda Weasley. Riesci sempre a saltare alle conclusioni più sbagliate e non
sei neanche disposta ad ascoltare.” Sbuffò contrariato lui, la voce melliflua
di sempre e il tono di chi ti sta facendo un favore immane a parlarti.
Rose
assottigliò le palpebre, imbufalita. “Perciò adesso sarebbe colpa mia? Mi
sembra che io sia qui per ascoltarti adesso! Ma forse non hai nulla da dirmi, a
parte offendermi, perciò...”
Fece
per andarsene, salvo venire bloccata dalla presa del ragazzo attorno al suo
polso. Per un istinto involontario si voltò per riversargli addosso tutto il
proprio sdegno per quel gesto inappropriato, ma le parole le morirono in gola
nello scontrarsi con i suoi assurdi occhi grigi. Scorpius la fissava con una
tale profondità che Rose poteva quasi sentirlo dentro di sé e il cuore non poté
fare a meno di battere più forte per questo, nonostante lei gli ordinasse di
smetterla.
“Hai
frainteso ogni cosa.” Esordì all’improvviso lui, senza sciogliere la presa dal
suo polso, né quella sui suoi occhi.
Oh,
fantastico! Perché continuavano a ripeterglielo? Che c’era da fraintendere poi,
visto che era tutto così palese?!
“Perciò
cosa? Non hai chiesto aiuto ad Albus e a mio fratello per sbeffeggiarti di me?”
Lo guardò in cagnesco lei, per nulla propensa a perdonarlo.
Scorpius
sospirò, paziente, il che gli stava richiedendo un enorme sforzo tra l’altro.
“Non intendevo questo. È vero, ho chiesto aiuto ad Al e successivamente anche a
tuo fratello. Ma non per quello che pensi. Sapevo che non sarei mai riuscito a
convincerti da solo, per questo mi sono rivolto a loro.”
“A
convincermi di cosa? Che sei un bastardo approfittatore? Bene, adesso lo so,
grazie tante!” Sbottò irritata Rose, svincolando il suo polso dalla stretta in
malo modo e seriamente intenzionata ad andarsene a quel punto.
-Beh, che volevi? Una dichiarazione a
cielo aperto? Sei proprio una stupida!- Si disse tra sé e sé,
accorgendosi in un moto di stizza di avere gli occhi ricolmi di lacrime. Ci
mancava solo che scoppiasse a piangere davanti a lui e poi l’umiliazione era al
completo!
“Ma
perché devi essere sempre così impossibile!” Dal canto suo Scorpius adesso
sembrava davvero irritato. “Se mi facessi parlare...”
“Per
farti dire cosa? Merlino, hai organizzato tutto!
Ti sei preso gioco di me, mi hai mandato nella Foresta Proibita e-”
“Ti
sbagli, io non c’entro niente con questa storia.” La corresse stanco lui. “Non
ne sapevo niente dello scherzo di Bradley e gli altri. Perlomeno non che
l’avrebbero fatto davvero!”
“Perciò
questo ti rende meno colpevole di prima?” Lo scrutò scettica Rose.
“Lo
vedi? Devi sempre mettermi parole in bocca che non sono mie!” Si lagnò Scorpius
a quel punto, seriamente sfibrato da quella conversazione.
“D’accordo,
Malfoy, allora dimmi perché l’hai fatto, sentiamo! Sono proprio curiosa di
saperlo adesso.” S’impuntò a quel punto lei, incrociando le braccia sotto al
petto e alzando un sopracciglio con aria interrogativa.
Al
voleva che lo ascoltasse? Bene. Ma
gli conveniva sputare fuori il rospo subito, se voleva convincerla a rimanere
un secondo di più.
“Io...”
Scorpius sospirò pesantemente. “Ecco, io...” E di nuovo si ritrovò a bocca
asciutta, con le parole che non volevano proprio saperne di uscire e il fiato
corto per lo sforzo di combattere contro la sua stessa natura.
Rose
annuì. “Bene.” Biascicò solo, prima di girare i tacchi ed andarsene,
ringraziando il cielo che lui non l’avesse seguita visto come aveva iniziato a
piangere appena fuori dall’aula.
Ma
Rose era pur sempre Rose e un’invertibile testarda, perciò così come apparvero,
con la manica della maglia dai colori rosso e oro scacciò via quelle stille di
sale. Non avrebbe pianto per un ragazzo – si disse in un moto di stizza –
soprattutto se rispondeva al nome di Scorpius Malfoy. Perciò via le lacrime,
petto in fuori e-
“Rosie
carissima!” Suo cugino James quasi non la fece inciampare su se stessa per la
foga con cui la stritolò nel suo abbraccio. “Quale gioia rivederti, luce dei
miei occhi!”
“Sei
incorreggibile.” Sospirò di rimando lei, ritrovandosi però a sorridere
lievemente nonostante la disfatta saggiata. “Come va con la guancia?” Domandò
poi, ricordandosi dei tre ceffoni che il ragazzo aveva ricevuto la sera prima.
“Perfettamente!”
Gli occhi gli brillarono. “Sta a vedere.” Aggiunse quindi, sciogliendo la
stretta attorno alle sue spalle per raggiungere, appena poco più in là, le tre
ragazze protagoniste del simpatico siparietto recitato a suon di sberle.
Rose,
ferma sul posto, vide il cugino assumere un’espressione terribilmente
mortificata, prima di prodigarsi in un inchino rispettoso.
“Sono
enormemente dispiaciuto per quello che è successo, ragazze, ma lasciatemi dire
che avete equivocato le mie buone intenzioni.” Lo sentì dire, con due occhioni
da cane bastonato irresistibili.
“Vuoi
farci credere che non sei uscito con ognuna di noi tre contemporaneamente?” Domandò la Corvonero, brillante come al
solito, con le braccia conserte e un broncio invidiabile.
Le
altre due, al suo fianco, annuirono concordi alla sua obiezione ma James non
parve intimorito, né meno sicuro di prima.
“Certo
che no! Lo ammetto, è vero, sono uscito con tutte e tre voi
contemporaneamente.”
Rose
era senza parole. Ma che stava facendo? Voleva prenderle sul serio? Non gli
erano bastati gli schiaffi della sera precedente? Ne voleva degli altri?!
“Tuttavia
se l’ho fatto è perché, prima di prendermi un impegno sincero con una di voi,
volevo essere sicuro di essere abbastanza adeguato per trattarvi come
meritate.”
“E
quindi?”
Era
una sua impressione, o la Corvonero si era addolcita?
“E
quindi sono giunto alla conclusione di non poter scegliere tra voi tre.” James,
a quella confessione spudorata, si beccò tre paia di sguardi di fuoco che
ignorò bellamente. “Siete tutte troppo perfette
e io non me la sento proprio di fare preferenze.”
A
quel punto Rose era piuttosto certa che le tre si sarebbero prolungate in
un’altra cascata di schiaffi sul viso impertinente del cugino e, pertanto, la
mascella rischiò di staccarsi per toccare terra quando invece le scorse
scambiarsi occhiati partecipi prima di stringersi a James. Tutte e tre, due da un lato e la Serpeverde dall’altro. Tutte e tre
che lo fissavano con una dolcezza disarmante, in netto contrasto con gli
sguardi omicidi di poco prima, pendendo letteralmente dalle sue labbra.
“Scusaci
per averti schiaffeggiato.” Celiò la Tassorosso, rossa per la vergogna adesso.
“Non
fa niente, posso capirvi.” Le concesse di rimando James, quasi stesse facendo
uno sforzo eccessivo per perdonarle.
Rose
era semplicemente esterrefatta e la situazione non migliorò neppure quando il
cugino, approfittando di un momento di distrazione delle tre ragazze, si voltò
per rivolgerle un occhiolino significativo. Possibile che in quella scuola
fossero tutti matti? Per mille folletti della Cornovaglia, ma dov’era finita la
giustizia a questo mondo?!
Continuò
a chiederselo anche mentre faceva colazione, stretta tra il corpo flessuoso di
Lily e quello da modella di Dominique, evitando nel frattempo con ogni mezzo di
incrociare due pozze grigi che non avevano perso un solo istante senza
fissarla. E di certo tali pensieri non l’abbandonarono neppure quando, con le
cugini, si avviò verso il campo da Quidditch per veder disputare il match tra Serpeverde
e Tassorosso. Tanto più che James aveva avuto la balzana idea di sedersi a
qualche sediolino di distanza da loro, cosicché poteva benissimo sentire le
risatine stridule che le tre nuove conquiste facevano ad ogni sua battuta,
anche a quelle meno spiritose.
“Speriamo
che questo schifo di partita finisca presto.” Protestò Roxanne poco più in là,
particolarmente scocciata quella mattina, mentre Lysander, Cacciatore dei
Tassorosso e fratello gemello di Lorcan Scamander, faceva il suo trionfale
ingresso assieme al resto della sua squadra.
“Nervosetta?”
Alzò un sopracciglio Molly, incuriosita, ricevendo in risposta solo uno sbuffo
e nulla più. “A proposito, avete saputo? Pare che Marcus Smith avesse perso il
suo rospo...”
Rose
voleva morire. Poteva morire? Perché non c’era nessuno disposto ad ucciderla,
umpf?
“...ma
stamattina gliel’hanno ridato.”
“Chi?”
“Scorpius
Malfoy. Pare l’abbia trovato che vagava da solo fuori il cortile.”
Rose
a quel punto avrebbe voluto sotterrarsi (per Morgana, si era infilata nella
Foresta Proibita quando quello stupido rospo se ne stava tranquillo giù nel
cortile?!), o anche solo chiederle se ne fosse assolutamente certa, ma le
parole le morirono in gola assieme al fiato perché proprio in quel momento un
certo Serpeverde aveva deciso di farsi vedere per il campo, causando come al
solito un’ondata di fischi e cori di ammirazione da parte delle sue
numerosissime fan. Anche Albus, che lo tallonava, aveva la sua bella parte di
ammiratrici, comunque. Qualcuno invocò a gran voce il suo nome, facendo
ridacchiare i presenti e borbottare James.
“Che
sbruffoncello...!” Si lamentò, abbastanza credibile
se non fosse stato per il sorrisino inorgoglito apertosi sulle sue labbra.
Non
molto tempo dopo, la partita era nel pieno dello spettacolo, con i Tassorosso
incredibilmente più avanti dei Serpeverde a spadroneggiare. Anche da lì,
tuttavia, Rose poteva vedere che c’era qualcosa che non andava nella squadra
verde-argento. I ragazzi continuavano ad urlarsi l’un l’altro e Albus, che
stava facendo i salti mortali per allontanare i Bolidi dai suoi compagni, non
smetteva di prendersela con il suo migliore amico. A quel punto, per quanto si
fosse giurata di fingere che non esistesse, Rose si vide costretta a cercare il
ragazzo tra le fila di Serpeverde e il cuore per poco non le rimbalzò nel petto
quando si accorse che Scorpius Malfoy se ne stava tranquillamente seduto sulla
sua scopa a qualche metro di distanza da lei senza smettere di fissarla, del
tutto incurante del match in corso.
“Che
cavolo stai facendo?” Tuonò, avvicinandosi alla balaustra prima ancora di
rendersene conto.
Mille
domande le vorticavano la mente, eppure erano solo le più stupide a prevalere.
Da quanto era lì? Come aveva fatto a non vederlo prima?
“Ho
deciso una cosa.” La informò in risposta Scorpius, selvaggiamente calmo
nonostante i richiami sempre più indiavolati di Al alle sue spalle. “Non mi
muoverò da qui se prima non mi starai a sentire.”
Rose
era allibita. “Ti sei rincoglionito del tutto Malfoy? Se non te ne fossi
accorto c’è una partita dietro di te!”
Ma
lui per tutta risposta scrollò le spalle, con noncuranza, e assunse un cipiglio
come a dire sarà, ma non me ne frega
niente comunque. A quel punto c’era una sola cosa da pensare: era
impazzito. Senza contare che la maggior parte degli studenti li stavano
fissando incuriositi e almeno la metà, soprattutto i Serpeverde, la scrutavano
come se avessero voluto incenerirla seduta stante. Sicuramente dovevano aver
pensato che era tutta colpa sua se quello stupido aveva deciso di rimandare a
data da destinarsi la cattura del Boccino d’Oro. Oh, Morgana, l’avrebbero
trucidata...!
“Okay,
avanti, parla! Ti ascolto!” Capitolò infine, disperata, nell’estremo tentativo
di convincere quel capriccioso sedicenne a ritornare ai suoi doveri.
“Scorpius,
porta il tuo sedere qui all’istante se non vuoi morire giovane!” Stava nel
frattempo dicendo Albus poco lontano, sempre più imbufalito con lui, facendo
avvampare di vergogna la cugina piuttosto che il diretto interessato delle sue
scomuniche.
“Ho
convinto Al ad aiutarmi, ho corrotto tuo fratello e ho costretto Lorcan
Scamander a farmi fare la ronda con te.” Ammise inaspettatamente Scorpius,
quasi che non esistessero altri che loro due in quel momento. “Ma non si è mai
trattato di un gioco, Weasley. Neanche adesso.”
Il
cuore le batteva così forte da scoppiarle e le orecchie le fischiavano, eppure
sapeva che c’era ancora qualcosa che doveva sapere. “Se non è per questo,
allora perché...?”
“Non
l’hai ancora capito?” La canzonò alzando gli occhi al cielo lui. “Perché malauguratamente si dà il caso che io mi
sia innamorato di te, Rose Weasley. E giuro che non mi muoverò da qui fino a
quando non accetterai di uscire con me.”
Rose
era come paralizzata. Era abbastanza certa, dai sospiri emozionati uditi, che
mezza scuola aveva sentito la dichiarazione che Scorpius non si era premurato
di fare a bassa voce e non poté non sentirsi stranamente inorgoglita per
questo. Il ragazzo più bello che le dichiarava amore davanti a tutti...beh, chi
non lo sarebbe stato?
“Scorpius‼” L’urlo quasi isterico
di Albus, comunque, scansò via ogni traccia di romanticismo, riportandola
bruscamente alla realtà e alla partita che, poco più in là, vedeva i Serpeverde
sotto di svariati punti contro i Tassorosso.
“Scorpius,
la partita! Devi andare!” Strillò quasi, rendendosi conto di ciò che stava
succedendo e, soprattutto, delle invettive che parecchi le stavano rivolgendo
contro.
“Non
mi hai sentito? Non mi muovo fino a che non accetterai di uscire con me.”
Ripeté con una tranquillità disarmante Scorpius, mentre il Boccino si fermava
per qualche secondo sulla sua testa, così vicino che sarebbe bastato alzare la
mano per acciuffarlo.
Trattenne
il fiato e, per la prima volta in vita sua, si ritrovò a sperare che lo
prendesse. Chiaramente lui non riusciva a percepire il rischio enorme in cui
stava incorrendo continuando di quel passo. Certo che no, si ritrovò a
rispondersi appena poco dopo quando il Boccino si librò libero nell’aria,
saettando via dalla portata del ragazzo senza che questo avesse fatto nulla o
ne mostrasse l’intenzione per acciuffarlo.
Rose
stava iniziando ad andare in iperventilazione. Sentiva le incitazioni di Lily e
di Molly che le dicevano di darsi una mossa, i richiami dei Serpeverde che le
ordinavano di baciarlo prima che fosse troppo tardi e la pressione per la
partita che si stava disputando in campo. Era indecisa, insomma, le aveva
appena detto di essersi innamorato di lei! E lei? Che voleva lei?
“Per
Salazar, vuoi sbrigarti a dire di sì o dobbiamo morire di vecchiaia, Rosie?”
Come al solito fu Albus il più saggio della situazione e anche l’unico in grado
di scuoterla in un momento come quello.
Prima
ancora di rendersene conto, un sorriso le si era allargato sul viso e gli occhi
luccicavano tanto si sentiva felice, come se l’ondata di gioia avesse appena
deciso di investirla.
“Sì...”
“Come?”
“Sì.”
“Parla
più forte!” Le mimò il gesto di non sentire Scorpius, ma sotto sotto se la stava godendo un mondo a vederla più rossa di
un pomodoro maturo.
“Sì, ho detto di sì miseriaccia!” Fu
sufficiente perché subito il Serpeverde, non senza averle rivolto un sorriso
talmente raggiante da far innamorare più di qualche cuore, si girò verso il
campo e finalmente iniziò a giocare come si doveva.
In
piedi come un baccalà, intanto, Rose continuava a fissare il vuoto con l’aria
ebete, il viso in fiamme e il cuore a mille. Era successo davvero? Aveva
accettato di uscire con Scorpius e lui le aveva detto di essersi innamorato di
lei?!
“Che
palle, adesso mi toccherà uscire con quell’idiota di Lorcan!”
“Roxanne‼”
“Beh?”
“Accidenti
Rosie, ma non potevi aspettare che vincevano i Tassorosso prima di dirglielo?”
Fu invece la domanda di uno scocciato James e, riscuotendo, Rose si accorse che
rapido Scorpius aveva appena acciuffato il Boccino, aggiudicandosi così la
vittoria e facendo perdere i soldi di una qualche scommessa al cugino.
Ciò
nonostante, Rose sorrise. In fin dei conti, non aveva di che lamentarsi. Il
sole era alto, la notte era passata e stava insieme a Scorpius Malfoy...che
altro poteva volere di più?
The
End
“Sul serio Malfoy, c’era bisogno di
mettere in piedi tutta questa sceneggiata per chiedermi di uscire con te?
Faccio così paura?”
“Molto più di quanto immagini,
Weasley...”
Stupido.
{Il titolo del capitolo è
un adattamento di The DayAfter Tomorrow, film del 2004 con Dennis Quaid}
A/N
Ed ecco finalmente
l’ultimo capitolo di questa mini-long. L’unico non ambientato nella fatidica
notte di Rose, doveva rappresentare una sorta di “risveglio” post-nottataccia e
ristabilire l’equilibrio delle cose...beh, più
o meno. Come avrete notato, questo capitolo ha segnato anche il ritorno di
James, con le sue idee strampalate, ovvio! XD Devo dire che scriverlo mi è
piaciuto tantissimo, specie la parte Scorpius/Rose della dichiarazione. ^-^
Bando alle ciance,
passiamo ai ringraziamenti più che dovuti.
·ElseW: eh già, per me Hugo si
ostinerà all’infinito a voler eludere la parte di vita sentimentale della
sorella, come è giusto che sia d’altro canto. Ma non dimentichiamoci che è un
ragazzo, con una sorella, un padre quale Ron Weasley e un mentore quale
James...l’onore prima di tutto! XD
Grazie mille per i tuoi complimenti, ad ogni modo, sono contenta che il
capitolo scorso ti sia piaciuto e spero di cuore che ti piaccia altrettanto
anche questo! ^-^
·katia37: oh dai, non deprimerti!
Ti ho già detto che ci sarà un capitolo bonus?! XP In ogni caso, mi fa piacere
sapere che la scena tra fratelli ti sia piaciuta e la parte
dell’abbraccio...non ho saputo resistere, dovevo
inserirla! Hai ragione, però, scriverlo non è stato molto facile, tanto più che
noi in famiglia siamo solo sorelle, perciò non ho l’esperienza personale di un
rapporto con un fratello. Ma adoro Hugo e non potevo non inserirlo, tanto più
che ce lo vedevo troppo combattuto tra l’ignorare la vita sentimentale della
sorella ed entrarci a forza per impedire che venisse ferita! ^.- Rose...beh,
lei è la solita impulsiva, sì. Ma si è fatta perdonare, no?
·_EpicLoVe_: sono contenta che il “mio” Hugo ti piaccia. Io lo immagino come
una sorta di Malandrino, ma con la possessività di Ron ai suoi tempi con Ginny.
E poi Hugo è troppo adorabile, è il fratellino che vorrei avere, lo amo! *-*
Eh, Rose è una testona, sempre lì a saltare alle conclusioni sbagliate solo per
non affrontare la verità, come hai detto tu. Una che preferisce mandare a monte
tutto, piuttosto che accettare di avere una cotta ricambiata per il ragazzo che si è da sempre sforzata di odiare...
Ma a noi piace proprio per questo, giusto? ^.- Mi farebbe piacere sapere cosa
ne pensi anche di questo (ultimo) capitolo, se ti va!
·musicmylife: raggiante che il dialogo
tra Rose e Hugo ti sia piaciuto! Ti dirò, all’inizio ero terrorizzata perché non
sapevo bene cosa scrivere, ma alla fine le parole sono venute fuori da sole,
forse perché ho bene impressi sia Rose che Hugo, o almeno per come li immagino
io. Comunque sì, questo è l’ultimo...eccetto per un capitolo bonus! ^-^ Spero
ti piaccia!
·TittiGranger: mi sono accorta di
essere rimasta indietro con i capitoli della tua storia... Una settimana senza
internet si è fatta troppo sentire! Comunque
non preoccuparti, recupererò! ^.- Venendo al capitolo, sono contenta che lo
scorso ti sia piaciuto. Eh sì, i maschietti c’entrano molto più di quanto si
poteva intuire all’inizio! XD Perché, come dici tu: mai fidarsi degli uomini! Anche
se sono belli, biondi e sexy da paura! *-* Se vuoi saperne di più sul piano dei
ragazzi...capitolo bonus! XP
·Sae: tex mia! *-* Sono troppo
contenta che ti piacciano Rose, Scorpius, Hugo e la storia! Troppo, troppo,
troppo contenta! Sei la mia best, lo sai, no? Beh, Rose è come me, in parte. Due
istintive e insicure croniche, ma ad avercelo uno come Scorpius tra le mani...!
Ah, per fortuna che ci sono loro, i
maschi di casa, i nostri diabolici James, Al, Hugo e combriccola a sistemare il
tutto! XD Ti lovvo anche io tex, tanto tanto! Spdl!
·Aurora_Cullen: oddio, Hugo è un
ricattatore nato, sì! XD Della serie: cosa non si farebbe per una scopa ultimo
modello...! Ebbene sì, questo è l’ultimo capitolo, con tanto di dichiarazione
finale, come hai potuto ben vedere. Perché per i nostri Scorpius e Rose, niente
è mai facile! ^.- A tal proposito, sappi che attendo ancora il seguito della
tua storia. Dicevi di aver avuto dei problemi con la trama...beh, spero di
cuore che tu li risolva presto, perché non vedo l’ora di sapere cosa succederà
alla nostra amata New Generation e a Scorpius e a Rose in particolare,
ovviamente!
Come ho già detto più
volte, questo è davvero l’ultimo
capitolo della storia. Ma, perché c’è un ma, ho buttato giù un ulteriore
capitolo, che non è il seguito di questo, anzi piuttosto rappresenta l’inizio di tutto. Il famoso capitolo
bonus, per così dire! Vedrò di postarlo il prima possibile, tranquilli. Vi darò
una piccola anticipazione: Scorpius, Al e
la nascita dei giochi! XD
Dormitorio di Serpeverde,
un giorno prima della ronda.
Scorpius
era infuriato.
Era
molto, molto infuriato.
Era
così infuriato che avrebbe potuto buttare giù un intero muro con la sola forza
dei suoi cazzotti.
Ma
farlo avrebbe significato sporcarsi i vestiti e dopotutto Scorpius non era così infuriato, perciò anziché dedicarsi
ad un’insana attività fisica, optò per un ragionevole andirivieni nella sua
stanza. Doveva solo calmarsi – si disse in uno sprazzo di lucidità – e poi
avrebbe potuto architettare la sua degna vendetta ai danni di
quell’invertebrato con la puzza sotto al naso e la parlantina facile sennonché
pure terribilmente pedante. Meglio ancora doveva calmarsi, elaborare un piano
ed attuarlo a strettissimo giro di modo da scacciare via tutto il malumore che
il semplice incontrare quella sottospecie di piattola gracchiante gli aveva
messo addosso.
“Per
la barba di Merlino, vuoi smetterla di fare avanti e indietro, Scorpius?”
Sbottò ad un tratto la voce del suo migliore amico dal letto giù in fondo, sul
quale si era buttato con molta poca grazia. “Mi sta venendo il mal di testa.”
“Non
guardarmi allora!” Berciò inacidito il biondo, le braccia conserte e il mento
poggiato su una mano con aria truce.
“Magari...!
Ma purtroppo occupi tutta la mia visuale.” Ribatté prontamente l’altro, puntellandosi
sui gomiti per scrutarlo con i suoi sarcastici occhi smeraldini. “Allora, qual
è il problema?”
“Chi
ti dice che ci sia?”
“Ehm...il
fatto che continui a camminare in tondo da quasi un’ora?” Alzò un sopracciglio
Albus, l’aria di chi ne sapeva molto di più di quanto non dicesse. “Vediamo,
c’entra per caso McLaggen e una certa Grifondoro di nostra conoscenza col tuo
malumore?”
Alla
domanda Scorpius si bloccò a metà passo, al centro preciso della stanza, e con
gli occhi grigi andò per un attimo a cercare quelli verdi dell’amico. Poi, così
come era arrivata, la sensazione di stupore scivolò via, estromessa da una
nuova ondata d’indignazione.
“Quell’Avvincino...”
Borbottò, di nuovo imbufalito, mentre riprendeva la sua folle camminata per
tutto il perimetro della stanza. “Ma comunque ti sbagli di grosso. Rose Weasley
non c’entra niente con il mio malumore. Né lei né quell’altro mezzo Troll del
suo ragazzo.”
Al
per tutta risposta sogghignò, sbarazzino. “E chi ha parlato di Rose?!” Domandò,
con l’espressione più ingenua e allo stesso tempo impertinente del suo
repertorio.
Accortosi
del fallo in cui si era cacciato da solo, Scorpius mandò tra sé e sé invettive
non troppo ortodosse verso i folletti della Cornovaglia e la barba bianca di
mago Merlino. –Ecco, vedi?- Avrebbe
voluto obiettare se solo avesse avuto la tal Grifondoro tra le mani. –Mi sto rincitrullendo per colpa tua e dei
tuoi pessimi, inammissibili gusti.-
“A
parte il fatto che McLaggen non è e non sarà mai il ragazzo di Rosie.” Stava nel frattempo dicendo il
secondogenito di casa Potter, messosi seduto compostamente sul letto per poter
osservare il suo migliore amico in viso. “Penso seriamente che devi fare qualcosa
per questa storia.”
“Tipo
incantare McLaggen?” Propose subito Scorpius, particolarmente malefico.
“Sì.
Cioè no.” Albus prese un profondo respiro e si sforzò di rimanere concentrato.
“Intendevo con Rosie. Dovresti parlarle. Tanto l’hanno capito pure i muri che
ti piace, eccetto lei, ma mia cugina non fa testo in questo campo.”
Parlarle...
Scorpius fece una smorfia di disappunto a quella parola. Sì, come no, e magari
farsi ridere in faccia da lei! Perché si dava il caso che era altamente
improbabile, se non addirittura impossibile, che Rose Weasley credesse ad una
cosa tanto surreale da sconvolgere lui per primo. No, aveva altri piani e a tal
proposito...
“Io
credo che dovremo pensare a McLaggen prima.” Sentenziò, con uno sguardo che non
prometteva nulla di buono a conoscerlo.
“Vuoi
minacciare McLaggen?” Albus, difatti, chissà perché iniziava a nutrire tetre
visioni in merito alla questione.
“Sarebbe
un’idea, ma no. Pensavo più a qualcosa per togliermelo dalle scatole.” Lo
corresse Scorpius, pensieroso, che chiaramente stava decidendo le pedine
migliori da utilizzare e le modalità per muoverle al fine di raggiungere il suo
obiettivo.
“E
cioè? Vuoi affatturarlo?” Al sembrava davvero molto scettico in merito ma,
senza saperlo, la sua obiezione era riuscita a far venire un’idea al compagno
di Casa.
“Tuo
cugino possiede sempre quella scorta di Merendine Marinare, vero?” Gli occhi
grigi di Scorpius scintillarono di malvagità per un istante e Al, che di solito
era abbastanza sfrontato da non preoccuparsi di niente, stavolta se ne vide
bene dal sottovalutarlo.
“Chi,
Hugo? E che vuoi farci?”
L’altro
ghignò. “Soltanto pensare a McLaggen.”
And I wanna build Build it high for you
But the cost like other costs I can't afford you
But I always take the wrong way
This is why this love can't stay
And I wanna change, change the way we always have
And to make different plans and try not to make desire
But I always choose another way
This is why this love can't stay
Corridoi di Hogwarts, un
giorno prima della ronda.
“Continuo
a pensare che sia un’idea assolutamente folle.” Non poté fare a meno di
ripetere, forse per la ventesima volta, Albus mentre lui e il suo migliore
amico, nascosti sotto al Mantello dell’Invisibilità, si dirigevano verso la
Torre di Grifondoro. “Non puoi parlarle e basta?”
Per
tutta risposta Scorpius alzò gli occhi al cielo con aria scocciata. “E tu pensi
davvero che mi crederebbe?”
L’altro
non dovette pensarci poi molto per sapere quale fosse la naturale risposta.
Sospirò.
“Siete assurdi. Tutti e due.” Precisò, sfibrato. “Perciò qual è il piano?
Mettiamo fuori gioco McLaggen e poi...?”
“Te
l’ho già detto.” Sbuffò contrariato Scorpius, che odiava doversi ripetere due
volte. “Prima ci sbarazziamo di McLaggen, poi provvederemo a Scamander.”
Albus
a quel punto sembrava sinceramente confuso. “Fammi capire bene, che intendi per
provvedere a Scamander? Vuoi mettere
fuori gioco Lysander per la partita di domani? E che c’entra questo con Rosie,
poi?”
“Ma
quanto sei stupido?” Non era una domanda, solo una constatazione amichevole. “La
partita non c’entra niente. Domani vinciamo con o senza Lysander Scamander.”
“Per
forza, con un Battitore come me!” Pompò il torace Albus, dimentico di essere
nascosto sotto un mantello che a stento riusciva a contenerli entrambe.
“Certo,
come no...!” Roteò gli occhi solamente Scorpius, dando così voce ai propri
dubbi in merito.
“Però
questo non spiega che c’entra Lysander con Rosie.” Puntualizzò allora il moro,
sempre più confuso.
Okay
stregare McLaggen. Sì pure al rivolgersi a Hugo per questo. Ma che c’entrava
Lysander? Non gli risultava che andasse dietro a sua cugina Rosie, anzi, non
gli pareva fosse interessato a nessuna delle sue cugine e basta. Beh, magari
c’era un certo feeling con Dominique, visto il modo con cui continuava a sbirciarla
di nascosto, credendo di non essere visto e-
No,
stava degenerando. –Concentrato Al!
Rimani concentrato!- Si ammonì.
Dunque,
ricapitolando, se Lysander non era interessato a Rosie, si poteva escludere la
gelosia a suo sfavore. Ma se si escludeva la vendetta passionale... Perché
cavolo dovevano avercela con lui, allora?!
“Infatti
non c’entra.” Statuì in quel frangente Scorpius, attirando le sue complete
attenzioni.
“Ah,
bene. Volevo dire...! Ma allora...”
“Al,
stavo parlando dell’altro Scamander.”
Sbuffò esasperato il biondo, che a quel punto della sua vita iniziava
seriamente a chiedersi chi cavolo gliel’avesse fatto fare di diventare amico
con quell’ingenuo di un Potter.
Poi
però, scansando un paio di ragazzine che giusto quella mattina gli avevano fatto
andare di traverso la colazione con tutti quei baci mandati per aria, le quali
non parevano aver affatto notato la sua presenza, si ricordò del Mantello e con
questo anche del perché fosse ancora suo amico.
Beh,
no. In verità era una bugia. Per quanto snervante ed esasperante potesse
risultare, delle volte, Albus Severus Potter poteva considerarsi davvero un
ottimo amico. Era sardonico quanto bastava a cancellare la noia, brillante più
di quanto lui stesso si impegnasse a mostrare e aveva anche il singolare dono
di saper capire le cose senza che queste gli venissero dette, il che,
considerando il carattere estremamente riservato del suo migliore amico, era
una gran qualità per lui.
“Lorcan?”
“Esatto.”
Confermò Scorpius serissimo.
“Che
dobbiamo farci con Lorcan?” Domandò incuriosito Al, salvo capirlo da solo
appena l’attimo dopo. “Per le mutande di Merlino, ma dove le vai a pescare
certe idee?”
Sarebbe
dovuto essere un rimprovero il suo, eppure per una strana ragione non poteva
fare a meno di sorridere, concitato. Oh, se non era diabolico quel dannato
Malfoy! Se lo sentiva: sarebbero andati d’accordo per sempre!
“Finalmente...!”
Alzò gli occhi al cielo di rimando l’altro, con un sorrisetto che voleva
significare molto un ci sei arrivato, era
ora.
“D’accordo, Scorpius. Facciamolo!”
Little by little
You gonna hear me cry (Hear me cry)
Why
But I wanna smell, smell the way you do
And to wear those clothes, the clothes your friends do
But I always choose another way
This is why this love can't stay
Serre, un giorno prima
della ronda.
“Voi
volete che io faccia cosa?” Dire che
Hugo Weasley era allibito, incredulo e scettico, sarebbe stato minimizzare.
Hugo
era esterrefatto, il che, per uno come lui che non si lasciava sorprendere mai
da niente, equivaleva ad una bella conquista.
Dinanzi
a lui suo cugino Albus mostrava l’espressione più sicura e convincente di cui
era dotato, all’apparenza estremamente consapevole di quanto stava facendo per
sospettare una qualche forma di Maledizione Imperius ai suoi danni.
“Tu
hai la scorta di Merendine Marinare che ti ha lasciato Freddie, giusto?” Chiese
instancabile, mentre accanto a lui Scorpius scrutava il Grifondoro con un tale
accanimento da far pensare che volesse ipnotizzarlo e farlo collaborare con la
sola forza del suo sguardo.
“Sssì.”
Abbassò lentamente la testa Hugo, esitante come se a fargli la domanda fosse
stata la McGranitt in persona.
“E
sei anche compagno di Casa di Rufus McLaggen, no?”
“Da
che ne sappia...” Annuì ancora il rosso, che non ci stava capendo davvero più
niente.
Aveva
appena finito una lezione di Erbologia, quando si era sentito trascinare da una
forza invisibile ed essere catapultato nella serra più vicina, per ritrovarsi
Al davanti senza il minimo preavviso, celato fino a qualche secondo prima dal
Mantello dell’Invisibilità e accompagnato da un decisissimo Malfoy. Dopodiché,
neppure lasciata a presagire dal minimo cenno, si era sbottonato nella
complicata spiegazione di un piano dove lui, nel suo sbigottimento, era
riuscito a recepire solo sporadiche parole. McLaggen, Merendine Marinare e
qualcos’altro di indefinito, che non aveva avuto la prontezza di afferrare lì
per lì.
“Quello
che ti stiamo chiedendo, è di far ingoiare del tutto casualmente una delle tue Merendine a McLaggen per poter avere la
serata libera domani.”
“Ehm,
libera da cosa?” Chiese con maggiore insistenza Hugo, saettando come una
pallina da pingpong ora sul cugino ora su Malfoy, come inebetito.
“Dalla
ronda!” Chiocciò rapido Albus, un sorrisetto furbesco ad illuminargli il viso.
“In
altre parole, io dovrei stregare Brufulus per-”
“Aspetta...come
l’hai chiamato?” Il moro sgranò gli occhi, subito imitato da un più rigido
Scorpius.
“Brufulus.”
Ripeté con una scrollata di spalle Hugo. “Perché?”
“Questa
è buona!” Scoppiò a ridere in risposta Al, sinceramente divertito. “Hai sentito
Scorpius? Brufulus!” E giù a ridere
di nuovo, mentre il suo amico si limitava a discreti sghignazzi.
“E
scusa, tu come lo chiameresti un tipo del genere? È irritante peggio di
svegliarsi la mattina e scoprire di avere un brufolo sul naso!”
“Questa
è bella.” Se l’appunto divertito Scorpius, ricordandosi di mostrare molta più
deferenza verso quel Grifone di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua
vita.
Conosceva
poco il ragazzo e già gli era sembrato un tipo sveglio, ma adesso ne aveva
addirittura la certezza. Sarebbero potuti andare veramente d’accordo, loro due,
il che era un bene considerati i suoi piani per il futuro, no?
“Comunque.”
Tagliò corto lo stesso Hugo poco dopo, vagamente innervosito dall’orario che
torreggiava sulla sua testa.
Dopo
l’ultima rimpatriata a casa, Rose aveva preso il vizio di controllargli lo
stato dei compiti tutte le sere, prima di andare a dormire, di modo da avere
un’idea generale su quanto lunga dovesse essere la strigliata stavolta.
Ovviamente era stata la mamma a dirle di farlo e, altrettanto chiaramente, sua
sorella non si era fatta pregare poi molto per assolvere ai suoi doveri con la
rigidità di un caporale in piena guerriglia. Il risultato di tale diabolico
accordo era stato uno solo, ad ogni modo: giocare sulla sua povera pazienza e
sui suoi stremati nervi con la brutalità di un serial killer.
“Mi
spiegate perché volete liberarvi di Brufulus? Che avete in mente?” S’infervorò,
entusiasta alla prospettiva di poter unirsi alla combriccola se ce ne fosse
stato bisogno.
D’altro
canto non era certo una novità che dove c’erano i guai, c’era anche Hugo
Weasley.
Alla
domanda, stranamente, Al anziché rispondergli si limitò a fissare con intensità
il suo amico Serpeverde, quasi volesse passargli una serie di informazioni
direttamente con lo sguardo. Cosa che, alla fine, sembrò avvenire giacché, con
uno sbuffo seccato, fu Scorpius a parlare per entrambe.
“Mi
serve il suo turno di ronda.” Borbottò, telegrafico come sempre.
Hugo
aggrottò la fronte. “Vuoi lavorare in più?” Era chiaro che non riusciva proprio
a comprendere il motivo di una simile iniziativa, ma di nuovo dovette rimanere
spiazzato dall’inaspettata reazione dell’altro.
Scorpius,
difatti, contravvenendo al suo carattere arrossì lievemente sulle guance,
andando perciò ad assumere un incarnato appena più colorito di quello pallido e
latteo che aveva di solito. Quindi farfugliò qualcosa di assolutamente
incomprensibile, che neppure se avesse avuto le Orecchie Oblunghe Hugo avrebbe
potuto udire, tanto era stata massa la tonalità di voce utilizzata. A salvare
la situazione, comunque, ci pensò grazie al cielo Al, rinsavito dal suo stato
di estasi totale dinanzi all’imbarazzo dell’amico.
“Andiamo
Hugo, ti sembra il tipo che si spacchi la schiena di fatica?” Roteò gli occhi,
guadagnandosi all’istante uno sguardo di fuoco da parte dell’interessato.
“E
allora perché?” Hugo, comunque, sembrava capirci sempre meno di tutta quella
storia.
“Chi fa la ronda con Brufulus?” Lo incitò
dunque Al, che aveva trovato il soprannome troppo divertente per non usufruirne
a sua volta alla prima buona occasione.
“Beh,
di solito lui e Rose, se non è cambiato niente.” Sgranò gli occhi. “Per i
calzini puzzolenti di Salazar!”
“Ehi,
attento alle tue ingiurie, ragazzo!” Lo apostrofò fintamente offeso il cugino,
salvo poi scoppiare a ridere di gusto nel constatare l’espressione basita di
Hugo e quella ostinatamente indifferente che Scorpius si sforzava di sfoggiare.
“Allora, ci aiuterai?” Domandò quindi di nuovo alla carica, dopo aver atteso
solo il tempo necessario per fargli assimilare la notizia.
Alla
richiesta, dimentico di tutto il sommo stupore provato, Hugo si rianimò seduta
stante e nel fondo dei suoi occhi azzurri scintillò brillante una luce
malandrina.
“Dipende.
Che ci guadagno io?” Volle difatti
sapere, stoicamente serio anche dinanzi all’aria stupita che i due Serpeverde
gli rivolsero in cambio.
“Come?”
Fu Scorpius il primo a parlare, il tono strascicato di sempre ma un
sopracciglio ben alzato a sottolineare la propria incredulità circa le parole
appena udite.
“Ipotizziamo
che io vi aiuti, che lo faccia insomma. Voglio sapere che ci guadagno.” Spiegò
conciso il Grifondoro, perfettamente a proprio agio nonostante il sostanziale
ricatto appena formulato.
Al
era atterrito. “Lo sapevo che tutto quel tempo passato con mio fratello non
poteva farti bene!” Esclamò in un tono stridulo, inorridito al pensiero di
chissà quali sparate era stato in grado di partorire quel gran genio di James
per convincere Hugo a comportarsi allo stesso modo.
“Beh,
non si fa niente per niente, giusto?” Non era una domanda, era una semplice
constatazione.
A
quel punto Albus stava già per mettersi in marcia alla ricerca del fratello per
fargli una bella ramanzina quando, stupendo tutti per l’ennesima volta,
sopraggiunse la voce calma di Scorpius, il quale – ne dedusse il moro in un
misto di scetticismo e invidia – non doveva aver afferrato appieno la gravità
della situazione per essere così tranquillo.
“Okay.
Cosa vuoi in cambio?”
Hugo,
che era il primo a non credere alle sue orecchie, dovette sforzarsi non poco
per ritrovare la concentrazione necessaria per portare avanti la trattativa.
“La
nuova Firebolt.”
“Eh?”
Albus era interdetto, ma Hugo non dava segni di cedimento sulla sua proposta.
Prendere o lasciare,
sembravano voler dire i suoi occhi e il guizzo di vittoria impresso in essi.
-Che razza di truffatore!-
Si ritrovò a pensare invece Scorpius, nonostante una punta d’orgoglio malcelata
nelle iridi grigie. Quel ragazzino gli piaceva di minuto in minuto, avrebbero
potuto fare grandi cose insieme se rivolte verso un comune rivale.
“D’accordo.”
Acconsentì dopo un lungo istante di silenzio Scorpius. “Avrai la tua scopa.”
Ribadì, sorridendo compiaciuto.
“Affare
fatto, allora.” Per quanto fosse evidente lo stupor di Hugo, che proprio non si
era aspettato di vedersi accettare la propria richiesta, si mostrò molto
professionale nell’allungargli una mano, ultimo atto a concludere l’insolita
collaborazione.
Accanto
a loro, Albus era semplicemente sconcertato. Beh, forse poteva pure sforzarsi
di capire Hugo e la sua indole opportunista quando ci voleva, ma Scorpius?!
Doveva essersi del tutto rincitrullito per accondiscendere ad una cosa del
genere, perché l’amore non poteva ridurre le persone in quello stato...giusto?
“Dopotutto
non sei così male, Malfoy.”
“Già,
neanche tu per essere un Grifondoro, Weasley.”
Little by little
You gonna hear me cry (Hear me cry)
Why
And I know that it started somewhere
And I really like it now, Yes I really like it now
Like it now
I got a plan
A plan to get us out of here
If we only can use your money we can defiantly get get out of here
But I always screw it up some way
This is why this love can't stay
Entrata alla Sala Comune
di Corvonero, qualche ora prima della ronda.
“Non
pensate di fregarmi tanto facilmente, so perfettamente che siete stati voi a
stregare McLaggen.”
Lorcan
Scamander mostrava un cipiglio piuttosto severo quel giorno a due seccati Albus
Potter e Scorpius Malfoy che, armati di una gran bella faccia tosta, avevano
osato rivolgersi a lui con quei toni fintamente noncuranti per proporgli un aiuto del tutto disinteressato con il
turno di ronda di quella sera. Turno di ronda dove, con un tempismo che aveva
dell’incredibile, Rufus McLaggen si era visto costretto a declinare per un
improvviso attacco di vomito inarrestabile, tanto simile alla reazione
post-Merendina Marinara.
“Noi?!”
Albus intanto era scoppiato in una risatina isterica che sarebbe dovuta essere
convincente ad indurlo a credergli sulla loro innocenza in merito, ma che
piuttosto contribuì a fomentare ogni sospetto. “Ma dai! Ti sembriamo forse i
tipi da fare una cosa del genere?”
“Sinceramente?”
“Non
hai le prove per accusarci!”
“Per
favore Al, conosco Freddie da una vita e a memoria il catalogo del suo negozio.
Pensi che io non sappia in cosa consista una Pasticca Vomitosa?”
Colpito
e affondato.
“Vabbè,
comunque il punto è un altro.” Tagliò corto il moro, che già aveva annusato
l’aria di disdetta se avesse continuato di quel passo. “Casualità o meno,
McLaggen è in infermeria, no? Perciò a conti fatti sei rimasto senza un
Prefetto per la ronda di stasera.”
“Il
che non dovrebbe interessarti.”
“Sì,
ma-”
“Qual
è il tuo prezzo?” La domanda inopportuna di Scorpius, buttata lì di punto in
bianco, riuscì ad azzittire Albus e ad attrarre, per la prima volta dall’inizio
del discorso, le attenzioni vive di Lorcan.
“Scorpius,
sei impazzito?” Gli sussurrò subito all’orecchio il suo migliore amico, che
stava iniziando a sudare sette camice per la riuscita di quel folle piano. “Se
non te ne fossi accorto, lui è il Caposcuola! Il Caposcuola!”
“Respira
Al, stai andando in iperventilazione.” Lo mise in guardia il biondo, pacato
neanche avesse appena bevuto una pozione rilassante.
“Io...sì.
Respiro. Respiro.”
“Allora?”
Insistette quindi di nuovo Scorpius, che non aveva certo tutto quel tempo da
perdere con Scamander.
Tanto
più che la ronda ci sarebbe stata proprio quella sera e, dunque, doveva pure
sbrigarsi se voleva che il suo piano andasse in porto. C’aveva già rimesso un
bel po’ di galeoni il giorno prima dietro a quel calcolatore di Hugo Weasley,
non aveva proprio voglia adesso di veder vanificare le sue finanze per nessun
motivo. Neanche per il Caposcuola.
“Un
appuntamento.” Anziché schiaffeggiarlo come aveva pensato Al, comunque, Lorcan
si dimostrò piuttosto pratico nell’esternare il suo costo.
“Un
appuntamento?” Si riprese in un nano secondo il secondogenito di casa Potter.
“Davvero, non offenderti Lorcan, ma non sei affatto il mio tipo. Cioè, se un
giorno cambio idea sei il primo a cui lo faccio sapere, eh, però per adesso-”
“Grazie
mille per l’interessamento, ma neanche tu sei il mio tipo. Né lui.” Si affrettò
ad aggiungere il Corvonero, intercettando l’occhiata partecipe che Albus aveva
rivolto a Scorpius.
“Voglio
un appuntamento con Roxanne.” Sciorinò dunque Lorcan, rapido e conciso come
sempre, le sue qualità migliori.
“Roxanne?
Parliamo della stessa Roxanne? Mia cugina
Roxanne?”
“Quella
Roxanne.” Confermò tranquillo l’altro, mentre Scorpius scrutava la scena
soprapensiero.
“Lorcan,
tu ti rendi conto che mia cugina non dirà mai di sì, vero? Ti odia.” A quel punto Albus sembrava sul
punto di una nuova crisi di nervi, che andò ad aumentare in modo sproporzionato
all’uscita del ragazzo.
“È
quello che si ostina a ripetere. Ma d’altro canto...” E accennò con il capo al
giovane rampollo dei Malfoy. “...le vie del destino sono infinite.”
“Io...tu...pensavo
che neanche tu la sopportassi!” Al non voleva proprio capire quel giorno.
“Mera
apparenza.” Si limitò tuttavia a scrollare le spalle Lorcan, con un sorrisetto
sibillino che ben si adattava al suo viso furbesco.
“Fantastico...c’è
qualcos’altro che non so?”
“Perciò.”
Intervenne a quel punto Scorpius, riscuotendosi dai propri pensieri per mettere
fine alla trattativa. “Se ti procuro un appuntamento con Roxanne Weasley tu
farai in modo che fortuitamente io
prenda il posto di McLaggen per la ronda?”
“Esatto.”
Malfoy
ci pensò su solo un attimo, sotto lo sguardo sempre più confuso di Albus, prima
di annuire.
“Intesi, allora.”
Little by little
You gonna hear me cry (Hear me cry)
Why
And I know that it started somewhere
And I really like it now, Yes I really like it now
Like it now
And we know it started yet, it started right there
And you were very loud yes you were very loud
But I really like that, very loud, like that yeah you were very loud
Entrata alla Sala Comune
di Corvonero, la ronda.
Convincere
Roxanne ad uscire con Lorcan si era rivelato molto più difficile del previsto
ma alla fine, dinanzi alla prospettiva di poter essere d’aiuto alla nascita di
una nuova coppia (perché sì, checché ne desse a vedere, era una romantica anche
lei quando voleva, anche se come puntualizzato più di una volta lo faceva solo per il bene di Rose). Unica
postilla, quella di saltare l’appuntamento con quell’idiota di un Corvonero
qualora il piano non avesse funzionato. Scorpius non se l’era sentito di
negarle questo diritto e, pertanto, avevano concluso l’accordo.
Tracciando
il bilancio dei costi apportati dal suo piano e tirando poi una linea netta,
era chiaro che fino a quel momento le cose non stavano andando a suo vantaggio.
Aveva
sborsato un botto di galeoni per comprare l’ultimo modello di Firebolt in
circolazione a quello stronzetto di un Grifondoro.
Aveva
ceduto ai ricatti di un Corvonero, mettendosi a fare da cupido tra lui e una
rossa piuttosto ostinata.
Aveva
sfibrato tutto quello che c’era da sfibrare nel tentativo di convincere Albus a
rimanersene in camera sua per quella sera, visto che dove c’era lui,
succedevano sempre le peggio catastrofi e anche i migliori piani andavano a
farsi benedire.
Adesso,
o la Weasley si decideva ad ascoltarlo una buona volta, o si vedeva costretto
ad utilizzare le maniere forti per costringerla a capire che no, non era pazzo e che sì, si era giocato anche l’ultimo
neurone per essere caduto tanto in basso da orchestrare un simile piano solo
perché si era malauguratamente innamorato di lei.
Come
accidenti fosse potuto accadere, non ne aveva la benché minima idea.
Insomma,
Rose Weasley c’era sempre stata nella sua vita da che ricordava e, con lei, le
liti furiose in cui si accanivano. Ma come dal trovarla insopportabile fosse
passato al reputarla carina e poi brillante, intelligente e tremendamente
sensuale...oh, a quello non sapeva proprio dare una risposta. Fatto stava che
un giorno si era alzato e si era accorto che la cugina sbadata di Al non era
poi tanto male, infondo, e che lui era cascato nella trappola dell’amore
proprio come un babbeo.
Comunque
al momento quello che importava era di farle capire che era davvero innamorato
di lei senza doversi veder rivolgere un sorriso di scherno poi. Cosa molto più
a semplice a dirsi che a farsi, tra l’altro. Chi non conosceva la totale
tendenza della ragazza a sminuirsi e a rifiutare categoricamente qualsiasi
forma di complimento, per non parlare poi della sua reazione scettica dinanzi a
qualsivoglia dichiarazione d’amore?
Figurarsi
se a fargliela era niente di meno che lui, Scorpius Malfoy, la sua nemesi per
eccellenza!
Ecco
perché era stato necessario adottare un piano efficace. Un piano che gli
permettesse di poter stare con lei da solo il tempo necessario a farle capire
una volta per tutte che lei era degna del suo cuore. Era molto, molto più che
degna.
D’altro
canto Scorpius aveva capito sin dal loro primo incontro che Rose Weasley era
una ragazza completamente diversa dalle altre, che era singolare, speciale. Probabilmente se ne era
innamorato proprio per questo. Oltre al modo in cui riusciva a trovare sempre
una risposta pronta per tutto, per come si spostava i capelli dalla fronte
quando le ricadevano ribelli, o anche per come arrossiva impietosamente, vuoi
per l’imbarazzo vuoi per la collera.
In
effetti era anche troppo collerica.
Era
abbastanza sicuro che se l’avesse fermata dicendole di trovarla irresistibile,
lei l’avrebbe affatturato, per questo si era sempre guardato bene dal farlo.
E
poi era un Malfoy, perbacco, non si prodigava a simili parate esplicite quando
poteva ricorrere a mezzucci loschi e non proprio corretti...
-Ma dove si è andata a cacciare?!-
Stava iniziando ad innervosirsi sul serio. Erano già dieci minuti buoni che la
cercava invano, se non la trovava nel giro di poco avrebbe dovuto rispondere
anche per quello!
Poi
gli venne l’idea.
Conoscendola,
Rose non doveva essersi arresa tanto facilmente all’idea di fare la ronda con
lui – fece una smorfia di disappunto al pensiero – e quindi doveva essere
ritornata alla carica con Lorcan per questo.
Sì,
decise che ripartire la ricerca dalla Torre di Corvonero era un buon punto di
partenza.
E
difatti...
Rose
se ne stava inebetita a fissare la porta senza serratura che dava alla Sala
Comune blu e bronzo, i capelli arruffati e le braccia scese lungo i fianchi.
Se
non era da togliere il fiato...!
“Weasley,
avevo capito dovessimo fare il turno insieme, non ciondolare in giro per il
castello!” Non poté tuttavia resistere, sorridendo poi compiaciuto nel vederla
voltarsi accompagnata da scintille di fuoco e sbuffi sonori.
“Per
tua informazione, non stavo ciondolando in giro per il castello, ma stavo
discutendo di alcune, ehm, questioni
con Lorcan.” Lo bacchettò di rimando lei, attenta ad ogni singola parola
utilizzata, rossa quel tanto che bastava per fargli desiderare di baciarla seduta
stante.
“Questioni
che mi riguardano?” Domandò Scorpius, inarcando un sopracciglio e assumendo
un’aria vagamente incuriosita.
La
vide sbiancare, quindi boccheggiare e infine divenire pericolosamente
inflessibile.
“Suppongo
che neppure un incontro ravvicinato con uno Schiopodo Sparacoda riuscirebbe a
sgonfiare il tuo smisurato ego, Malfoy.”
Merlino,
amava quella donna!
{Il titolo del capitolo è
un adattamento di Along Came Polly,
film con Jennifer Aniston e Ben Stiller}
{La canzone è Very Loud, dei Shout Out Louds, colonna sonora del film Nick & Norah: Tutto accadde in una notte}
A/N
Infine l’ultimo. Ultimo ultimo, per davvero stavolta. Il titolo
è un elogio ad Al, l’ultimo maschietto coinvolto nei folli piani di conquista
di Scorpius miranti al cuore di Rose.
Un po’ mi dispiace
lasciar andare questa fanfiction, mi sono divertita un mondo a scriverla e
ancora di più a giocare sulla pazienza di Rose! XD Ma personalmente non avrei
saputo trovarle altre finale se non quello che le ho dato, perciò ho dovuto
dirle addio alla fine. Non senza essermi concessa prima quest’ultima
dissertazione pre-storia, per così dire, dove appunto viene alla luce la
nascita del piano di Scorpius. Come avete avuto modo di notare, niente era
lasciato al caso, i gesti di Scorpius avevano un suo perché, così come il
sorriso sibillino di Lorcan e la scopa nuova di Hugo!
L’ultimo pezzettino
riprende parte del dialogo del primo capitolo, perché mi piaceva l’idea di
ribaltarlo dalla visuale di Scorpius.
Un’altra cosa ancora, la
canzone. Io la trovo semplicemente perfetta per questa storia in particolare e
per Scorpius e Rose in particolare. Leggendo le parole, mi sono sembrate la
giusta dichiarazione di lui che, pur sforzandosi di “costruire” per lei, alla
fine riesce a prendere solo la strada sbagliata. Perché basterebbe dirglielo e
basta, ma d’altra parte lei non è una qualsiasi, lei è Rose, il che significa che bisogna portarle la prova di tutto per
convincerla a crederti. O almeno questa è la mia personalissima visione dei
fatti.
Ritornando a noi, volevo
ringraziare tutte le fantastiche persone che hanno seguito instancabili questa
storia. Mi sto riferendo, ovviamente, a voi: Queen_of_sharinga_91, GrEEn,
B_Green, TittiGranger, Aurora_Cullen,
Sae (tex, mia tex), _EpicLoVe_,
mAd wOrLd, lolly puwerpuff girl, katia37,
ElseW, musicmylife, Tatan, maricuccia e _crazygirl. E grazie anche a chi l’ha semplicemente letta, chi l’ha
inserita tra i preferiti, chi tra i seguiti e chi eventualmente mi lascerà una
recensione, in futuro, giusto per farmi sapere se anche quest’ultimo capitolo
bonus è stato di vostro gradimento o meno.
Quando l’ho iniziata a
scrivere, avevo in mente una storia di massimo cinque, sei capitoli. E invece
ne sono venuti fuori ben nove più uno!
Incredibile... A mia discolpa posso dire che è stato troppo divertente
torturate e provare la calma di Rose! XP E poi tra Scorpius, Al, James e
Hugo...come potevo resistere?! ^.-
Detto questo levo le
tende fino alla prossima, gente, e mi raccomando: fatemi sapere cosa ne pensate
anche di quest’ultimissimo capitolo!