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Non vi preoccupate per le altre storie. Questa
sostanzialmente è già scritta quindi posso dedicare lo stesso tempo di prima
alle altre senza togliere tempo. Spero che vi piaccia questa ideuccia.
Fatemi sapere mi raccomando! Un bacione vale
BELLA:
Passeggio per
la città tranquillamente. Godendomi questi piccoli istanti di pace che nella mia
vita ormai non trovano più spazio.
L’inverno è
ormai arrivato. Il vento invernale mi colpisce come una doccia gelata. Mi copro
fino al naso con la sciarpa bianca ed alcune ciocche scappate dal chignon si
posando delicatamente sulla mia fronte. Con un gesto deciso le rimetto al loro
posto.
Il mio passo
è deciso. Vado dritto al mio obbiettivo. Come nel lavoro. Sono la
migliore.
Non bisogna
lasciarsi ingannare dal mio aspetto angelico poiché è solo un’illusione che mi
ha regalato madre natura. Anche per questo motivo sono la migliore.
L’insospettabile ragazza della porta accanto fa il lavoro più crudele che possa
esistere.
Chi
sospetterebbe mai di una ragazza come me? Provengo da una famiglia agiata e non
ho mai fatto cazzate in vita mia. Mai preso sbandate.
Di me si dice
che quando mi incontri, i miei occhi scuri sono l’ultima cosa che vedi.
Hanno
ragione. O almeno per quanto riguarda i miei “obbiettivi”.
Non lascio
scampo. Non ho mai sbagliato e mai sbaglierò.
Mi chiamo
Bella Swan ed ho 20 anni.
Professione:
Killer.
Non è che la
mia aspirazione da piccola sia stata quella di intraprendere questo mestiere ma
le mie innate capacità mi hanno portato su questa strada.
Mio padre,
Charlie Swan, è un ricco imprenditore di Forks che ha portato la famiglia a
New York dopo l'ingente somma di denaro raccimolata e per quanto gli riguarda io
sono ancora la sua bambina che si annoia come un tempo alle sue cene di lavoro
stando seduta sul divano ad ascoltare i discorsi “dei grandi”. Ora gli ascolto
solo per un altro motivo.
Molte delle
persone che ho visto da piccola gli ho uccisi proprio io con le mie mani. Appena
riconoscevano pensavano che fosse solo uno scherzo ma purtroppo per loro non lo
era. Io lavoro per un organizzazione segreta. Evidentemente avevano pestato i
piedi a qualcuno di sbagliato, a me non era dato sapere.
A dire di mio
padre molti erano anche ottimi politici ma io non posso permettermi di fallire.
Neanche una volta.
Non sono
l’unica che lavora per loro sul territorio. Ci
mancherebbe...
Siamo
in 4 che lavoriamo per lo stesso uomo. Il mio uomo: Mike Newton. Uno dei tanti
subalterni del Capo, Aro Volturi ma in questo caso si tratta proprio di suo
figlio. Sarebbe il figlio unico, una specie di sbaglio fatto con
un'umana.
Sta di fatto che attraverso Mike riceviamo
le informazioni sulle missioni.
Se pensate
che ci vado a letto…avete ragione. Ma per me è solo lavoro. Il poveretto invece
spera nell’amore. È per questo che mi da tutte le missione che
voglio.
D’altronde
devo pur lavorare. Non mi interessa il modo…
Come avevo
detto non sono sola. Altre tre persone lavorano insieme a me ma solo nelle
missioni più lunghe e importanti.
Per
comunicare usiamo dei nomi in codice. Il mio è Fawn.
Sono
bravissima ad uccidere.
Mai lasciata
una prova.
Mai beccata
dalla polizia.
Mai un
sospetto su di me.
Una
cosa che ho dimenticato; i miei colleghi sono dei vampiri. Si nutrono se è
possibile solo delle loro vittime.
Ci guadagnano
in termini di soldi e di sangue.
Connubio
perfetto.
Jasper è
un’altro ragazzo che lavora con me come me. Nella vita di tutti i giorni è un
ricercatore ma quando si tratta di organizzare le missioni diventa il migliore.
Freddo e
calcolatore. L'ideale per la nostra squadra.
Il suo nome
in codice è: Assasin.
Jasper è il
cervello del gruppo. È in grado di progettare un contrattacco in meno di un
minuto. In alcune missioni anche lui interviene di persona ed è
spietato.
Una macchina
per uccidere.
Una sua
missione è leggendaria. È riuscito a rubare dei progetti ritenuti inaccessibili
direttamente dal Pentagono.
È un genio,
il suo quoziente intellettivo è drasticamente sopra la media.
La sua arma
preferita è il veleno che lui stesso ignetta, oltre ad avere il potere di
controllare gli animi delle persone riesce anche a produrre un diverso tipo di
veleno da ignettare alle sue vittime. Se gli altri mordendo le persone possono
far subire una trasformazioni, lui da semplicemente la morta. Non può
trasformare nessuno. Il suo veleno sparisce nel giro di pochi minuti ed è
impossibile che i medici lo trovino nei corpi delle vittime.
Io invece
preferisco lo scontro diretto. Corpo a corpo.
Mi sono
allenata con i migliori insegnanti.
Crudele e
spietata è Rosalie. Nome in codice: Fire.
Lei sì che è
una killer professionista. Sembra nata apposta per farlo e forse tutta la rabbia
repressa che ha soffocato per anni l'hanno aiutata a diventare quello che è
adesso.
Le è del
tutto naturale, come se non avesse fatto altro da quando è venuta al mondo, o da
quando si è trasformata.
È capace di
utilizzare qualsiasi tipo di arma. È versatile, elegante e sofisticata. La cosa
che più mi è piaciuta in lei è che tiene sempre i suoi fedeli coltellini sulla
coscia sinistra o negli stivali; come se ne avesse bisogno con l'affilatezza dei
suoi denti.
L’ho
osservata parecchie volte in azione. Ed ogni volta era precisa ed
efficace.
È una ragazza
molto bella, forse la più bella che abbia mai visto.
La prima cosa
che mi ha colpito di lei, oltre la sua bellezza, sono stati i suoi occhi.
Neri come la
pece.
Neri come
l’anima che li contiene. Perennemente neri, perennemente incazzata o
affamata.
Il suo
miglior lavoro è stato quello di far passare come suicidio, l’assassinio del
Primo Ministro Olandese. Un lavoro impeccabile, non c'è
dubbio.
È stata
reclutata direttamente da Aro.
Strano ma
vero è una senatrice. Con l'appoggio dell'organizzazione è arrivata in fretta in
alto.
La più
"giovane" senatrice che ci sia mai stata. Come avevo già spiegato
lavoro sia con Rosalie che con Alice.
Alice. Nome
in codice: Celebrity.
Una bellezza
pura.
La prima
volta che l'ho vista ho subito pensato che fosse un folletto. È molto minuta ma
nello stesso tempo altamente letale.
Di lei si
dice che se posa gli occhi su di te è soltanto per ucciderti. Peccato che molti
non l’abbiano capito prima. Alice...per chi non lo sapesse ancora…è
irraggiungibile.
Certo. Per
tutti tranne che per Jasper.
La sua arma
preferita è la collana che porta sempre al collo. Nell’evenienza si trasforma in
un laccio d’oro permettendole di uccidere la sua vittima soffocandolo. Dicono
che però tutti muoiono di una morte piacevole. Non ho voluto indagare
oltre.
L’ultimo ma
non per questo meno importante.
Emmet. Nome
in codice: The Rock.
Peccato che
abbia deciso di frequentare l'Università. Non ho ancora capito cosa ci trovino i
vampiri nel seguire queste usanze umane. Io non andrei mai a scuola ma Emmet ha
una specie di scommessa con Alec su quante università riesce a frequentare nella
sua non-esistenza. Valli a capire questi vampiri, si divertono con
poco.
Molte tra le
spedizioni più eccitanti se le è perse per questa stupida scommessa e le
rimpiange una per una quando ci sente rivangare il passato. Ovviamente noi lo
facciamo apposta per stuzzicarlo.
Naturalmente
non tutti i suoi ottimi voti sono frutto del lavoro come studente. Jasper
controlla mensilmente i suoi voti per dargli una ritoccatina.
Il capo vuole
il meglio per noi. E di certo non permette che una suo protetto esca con un voto
basso. Anche per quanto riguarda le abitazioni. Emmet infatti vive in un
bellissimo grattacelo all’ultimo piano. Ci sono stata solo una volta e di certo
un ragazzo universitario può solo sognarsi di vivere in mezzo a quel
lusso.
Un’altra sua
capacità è quella di sfasciare qualsiasi cosa ma con classe.
La sua
specialità però riguarda il campo automobilistico. Non è che faccia un grande
lavoro sul campo in azione a meno che non sia strettamente necessaria la sua
forza bruta.
È
anche l’ideatore anche della collana che indossa Alice con la
collaborazione di Jasper.
Mi fermo
davanti al bar dove sono solita a prendere un caffè nei momenti
liberi.
Leggo la
targa. “Volturi”. Bar con una entrata secondaria di una nostra base a
NY.
È una delle
tante sparse per la città. Una specie di punto di raccolta.
Entro nel
bar. Non c’è molta gente a quest’ora.
Mi dirigo
verso il bancone sedendomi su uno sgabello.
-Bella! Che
bello vederti! È da tanto che non ti vedo!-mi dice accogliendomi
Caius.
-Ciao. Sono
stata lontana da casa…-gli rispondo facendogli l'occhiolino.
Caius è il
fratello del capo ma in un certo senso non vuole avere niente a che fare con la
vita malavitosa di suo fratello.
-Un altro dei
tuoi viaggi?-mi dice prendendomi in giro.
Sorrido al
solo pensiero di vedere Caius in certe mie situazioni.
-Ma cosa ci
fai qui a quest’ora?-dice notando che non sono andata dietro verso la porta
abilmente nascosta dalla visuale di un cliente.
-Volevo
passare a dare dei documenti ma penso che è meglio darglieli prima a Mike…e poi
ho un lavoro in questa zona.-gli rispondo semplicemente bevendo l’ultima goccia
del mio caffè.
-Sempre
lavoro…non è meglio prendersi un po’ di ferie, Bells?-mi chiede prendendo le
ultime tazzine da un tavolino infondo al locale.
-Magari un
giorno…adesso vado. -gli dico mettendo i soldi con una cospicua mancia sul
bancone.
-Spero di
rivederti presto!-mi dice Caius mentre apro la porta ed esco.
Mi avvolgo
nuovamente nella sciarpa. Ascolto il rumore della città di
notte.
Guardo la
Luna ormai alta nel cielo.
-Stanotte si
lavora…-sussurro continuando a guardare il cielo stellato.
Sento dei
passi dietro di me. Dal rumore so perfettamente di chi si tratta. Era anche ora
che arrivasse. Entro dove mi hanno detto che lo avrei incontrato. È un locale a
luci rosse.
Il traditore
è pure un porco. Mi renderà il lavoro molto più facile.
Impressa
nella mia mente c’è il suo volto. Non avevo sbagliato...l’ho trovato viscido
appena l’ho visto in foto.
Scendo la
scalinata senza scompormi. Entro nella sala dove alcune ragazze semi nude stanno
già dando spettacolo. Scruto la stanza per riuscire ad individuare il mio
obbiettivo.
Lo vedo
seduto mentre si gode uno spogliarello. Mi avvicino da dietro.
Quando
finalmente sono vicina mi slaccio la giacca e mi siedo accanto a lui. Poso la
giacca sul divanetto ed incrocio le gambe.
Il porco ha
subito notato la mia presenza. Sono riuscito a distrarlo dalla
ragazza.
Slaccio
alcuni bottoni della mia camicetta un po’ troppo trasparente e poso una mano
sulla sua gamba.
Mi avvicino e
lo invito a seguirmi fuori in un vicolo.
Il porco non
se lo fa ripetere due volte. Raccatta le sue cose e con impazienza mi conduce
verso l’uscita. Sono quasi divertita dalla scena.
Appena
arriviamo al vicolo il porco mi mette le mani addosso. Lo lascio fare. Le sue
grasse mani palpano ogni centimetro del mio corpo. Con riluttanza lo lascio
fare.
Poi si blocca
improvvisamente. Vedo i suoi occhi spalancati e sorpresi. Un filo è intorno al
suo collo. Invano cerca di liberarsi.
-Questo è da
parte di Mike, lurido bastardo. -gli sussurro all’orecchio.
Dopo alcuni
secondi muore.
Mi ricompongo
abbassando la gonna e allacciandomi nuovamente il giubbotto.
-Perfetta
come al solito. -commenta Alice attaccandosi subito dopo al collo per succhiare
il sangue.
-Grazie. È il
mio lavoro.-gli rispondo guardando i suoi occhi rossi luccicare nella poca luce
del vicolo. All'inizio sentivo un po' di nausea per il sangue, ora è diventato
normale.
Se ho mai
pensato di farmi trasformare?
sì.
Nonostante
tutto non ho mai trovato il coraggio necessario per intraprendere quel
passo.
Mike è
l'unico a non essere un vampiro e diciamo che è stato tipo un errore di Aro, il
capo, con un'umana con cui aveva scopato. Alla fine però si è rivelato essere
utile, può stare in mezzo alla gente comune senza avere la tentazione continua
di squarciare gole.
È un utile
rappresentate per l'organizzazione ma niente di più.
Aro lo
sfrutta, io lo sfrutta. Tutti lo sfruttano.
-Allora alla
prossima. -mi dice scomparendo nell’oscurità da dove era
uscita.
Esco dal
vicolo. Una macchina nera è sul ciglio della strada.
La guardo per
alcuni secondi. Poi due uomini, Felix e Alec escono e si dirigono verso il
vicolo da dove sono uscita. Mike sarà contento.
Mi avvio
verso casa. Prendo l’ascensore e aspetto che arrivi il mio piano. Come Emmet e
gli altri anche io vivo in un grattacielo all’ultimo piano. Vista da mozzare il
fiato.
Apro la porta
e come al solito tutto è perfettamente in ordine.
Mi hanno
mandato la donna delle pulizie.
Vado verso il
bagno e faccio scorrere l’acqua. Ci vuole un bel bagno caldo per rilassarmi e
togliermi di dosso quelle luride mani.
Mentre la
vasca si riempe vado in cucina e prendo un bel bicchiere di vino rosso.
Lo porto in
bagno e me lo gusto rilassandomi nelle calde acque della
vasca.
Domani sarà
un altro giorno.
Allora? Che ne dite? Vi piace
come ho organizzato i protagonisti? siete un pò curiosi per il prossimo
capitolo? Spero proprio di sì. Ricordatevi di lasciarmi un commentino che
mi fate contenta! Un bacione vale
Ciao! Come al solito non ho parole per ringraziarvi tutti enormemente per
il sostegno che mi state dimostrando per questa nuova storia. E' un pò
particolare e per questo i vostri incoraggiamenti mi aiutano a portarla avanti!
Sono contenta che vi piaccia e che vi abbia
incuriosito.
Vi ringrazio ancora per il
supporto tramite i commenti, facebook, messaggi privati e msn.
Grazie mille di
cuore...XD
Apro gli
occhi. Rimango in silenzio ad osservare le pareti bianche della stanza. Benchè
ci siano le tende tirate dei flebili raggi entrano prepotentemente nella
camera.
Mi volto e
fisso la sveglia.
Segna le
8:25.
Tra 5 minuti
suonerà.
Chiudo un
attimo gli occhi per cercare di ricordare cosa ho sognato ma tutto è inutile.
Sono sicura di aver fatto un incubo e ne sono la conferma le coperte che sono
tutte stropicciate e in disordine.
La sveglia
suona. Per un meccanismo elettronico le tende della mia camera da letto si
aprono contemporaneamente al suono che provoca.
La luce del
Sole stavolta invade la stanza. Il bianco dei muri riflette ancora di più i
raggi.
Spengo la
sveglia in malo modo. Bechè sono già sveglia il rumore mi da sempre
fastidio.
Sbadigliando
scendo dal letto posando i piedi cautamente sul pavimento che è gelato. Il
contatto con la superficie mi provoca un brivido che sale lungo la schiena.
Prendo la
vestaglia che avevo lasciato sul divanetto ai piedi del letto e infilo le
ciabatte.
L’odore del
caffè mi porta in cucina. È programmata per farmelo trovare bello caldo ogni
volta che mi sveglio. Un’altra cosa per cui dovrei ringraziare
Jasper.
Prendo una
tazza dalla credenza e ne verso un po’ assaporandone già il
gusto.
Sorseggio due
o tre volte prima di sentire un rumore che viene dal salotto. E' un
trillo.
So
perfettamente a cosa corrisponde quel segnale.
Mi siedo
placidamente sul divano di fronte alla televisione e attendo. Quando il suono si
interrompe la televisione si accende automaticamente.
Mentre
aspetto sorseggio un altro po’ di caffè rimasto ancora nella
tazza.
Quando anche
l’ultima goccia di caffè è finita sullo schermo appare una donna. Il mio
contatto. Gianna, lei è un'umana come me.
«Buongiorno
Fawn. L’organizzazione ti rinnova i complimenti per l’ottimo lavoro da te svolto
ieri sera con la collaborazione di Celebrity.» dice la donna mentre io rimango
impassibile alle adulazioni che mi vengono fatte.
«E’ stato un
gioco da ragazzi. Fin troppo semplice per i miei gusti. Voglio qualcosa di più
interessante la prossima volta. » gli rispondo freddamente guardando fuori il
panorama che mi viene offerto dal grattacielo.
«Infatti il
capo ha già un lavoro per te.»dice la donna incominciando a far scorrere sul mio
televisore delle foto di persone. Alcune di esse sono i prossimi obbiettivi. Non
sono tutti per me. Verranno divisi in base alle nostre abilità e alle nostre
conoscenze.
Il televisore
si sofferma sul volto di una ragazza.
Gianna
incomincia a parlare.
«Stephanie
Meyer. Ricercatrice per l’esperimento 2568KZ. Attuale locazione: Polonia,
Mielec. Coordinate: 50°17'N 21°25'E. E’ tenuta nella base militare locale. Sotto
stretta sorveglianza. Fawn…ci serve. Le sue conoscenze in campo militare sono
fondamentali. Sta lavorando ad un progetto segreto per conto del governo.» mi spiega Gianna interrompendo le
immagine del luogo che venivano trasmesse sulla televisione.
«A quando la
partenza?»gli chiedo.
Il campanello
suona. Guardo il televisore, Gianna sta sorridendo. Guardo dallo spioncino è un
fattorino. Apro la porta.
«Buongiorno
signorina. Ho una consegna per lei» mi dice il fattorino porgendomi una busta
bella gonfia. La tasto mentre torno in salotto.
«Che
efficienza. »apro la busta tirando fuori un biglietto e un mare di carte con le
informazioni che mi servono.
«Se accetti
partirai oggi pomeriggio alle quattro. L’aereo sarà pronto per quell’ora. Non
sarai sola. È troppo importante questo obbiettivo.» mi spiega.
«Chi ci
sarà?»le chiedo sfogliando i fogli che mi sono stati appena
consegnati.
«Oltre a te
verrà in missione: Celebrity e Fire. The Rock è già sul posto per degli
accertamenti. »commenta Gianna abbassando lo sguardo probabilmente su delle
carte che ha lei in mano.
«Accetto.
»rispondo immediatamente. Più siamo più il pesce da pescare è grosso. Poi è
esaltante lavorare con dei vampiri, si fanno meno scrupoli degli
umani.
«Lo
sapevamo.»commenta la donna sorridendo «Mike ti vuole vedere prima della
partenza. A pranzo possibilmente.»
Tiro un lungo
respiro di rassegnazione.
«Ci sarò.
»rispondo guardando per l’ultima volta la donna che interrompe la
comunicazione.
La
televisione riprende a trasmettere i soliti programmi. Guardo le prime notizie
sul telegiornale.
Stamattina
è stato trovato morto nel suo appartamento l’onorevole Lowel Cartwell.
Rappresentante nella camera dei Consiglieri. Le forze dell'ordine hanno
rilasciato una dichiarazione nella quale viene teorizzata l'ipotesi che sia
stato ucciso nella propria casa. Putroppo per gli agenti non ci sono segni di
infrazioni.
L’onorevole stava vagliando una importante proposta alla camera per
quanto riguarda le armi tecnologicamente avanzate immesse nel mercato. Gli
aggiornamenti tra un’ora esatta.
Spengo la
televisione con un ghigno dipinto sul volto.
Almeno adesso
so perché l’ho ucciso.
Mi guardo
allo specchio della camera da letto. Oggi ho deciso che faccio un pò di
palestra. Devo essere sempre in perfetta forma per sostenere le
missioni.
Indosso la
tuta da ginnastica ed entro nella sala macchine dell’appartamento, gentilmente
concessa da Mike alle sue "ragazze umane". La cosa che mi piace di più è che non
devo neanche uscire fuori di casa per allenarmi.
Comincio a
correre. Quando ero una ragazzina sarei morta piuttosto che fare qualsiasi sport
ma la mia mente come il mio corpo è cambiato.
Io sono
cambiata.
Dopo
un’oretta di allenamento mi vado a fare una bella doccia per distendere i
muscoli.
Ho studiato
alla perfezione quella che è la tattica proposta da Jasper.
Non c’è
margine d’errore.
Esco dalla
doccia. Mi avvolgo in un caldo asciugamano. I capelli cadono in modo disordinato
sulle mie spalle.
Mi viene in
mente l’acconciatura che portavo quando frequentavo le medie e il liceo, o per
meglio dire l'assenza di acconciatura. Credo che il parrucchiere mi abbia visto
pochissime volte e indossavo sempre il solito banale cerchietto per tirare i
capelli indietro.
Ho visto
alcune foto l’altro giorno e devo ringraziare il cielo di aver intrapreso questo
lavoro. Sono più curata nell'aspetto e mi prendo maggiore cura del mio
corpo.
Corpo sano in
mente sana.
Gli ho
tagliati un po’ cercando di tenerli comunque sempre lunghi. Ora però preferisco
tenerli sciolti oppure raccolti in un morbido chignon. Devo ammettere che cambio
spesso acconciatura. Tutte quelle che mi sono persa quando ero
ragazza.
Gli asciugo
velocemente con il phon per poi tirarli su con un grosso
mollettone.
Guardo
l’orologio distrattamente. Undici.
Prendo una
gonna nera ed una maglietta verde pastello con uno scollo un po’ azzardato e mi
infilo le scarpe nere con il tacco.
Prendo la
giacca ed esco fuori dall’appartamento.
Ho lasciato
la valigia già pronta sull’entrata così quando gli scagnozzi di Mike verranno a
prendermi le cose la troveranno già dietro la porta di casa.
Prendo
l’ascensore. Mi appoggio alla parete della cabina mentre aspetto che arrivi al
pianoterra.
«Buona
giornata signorina Swan. »mi saluta il portiere del
grattacielo.
«Buona
giornata anche a te!» gli rispondo rivolgendogli uno dei miei sorrisi migliori.
Il mio sorriso da brava ragazza.
Fuori trovo
già la mia macchina pronta dal posteggiatore. Una Ferrari F430 nera. È un
regalino dopo la mia prima missione importante. L’avevo già detto che ci
trattano bene?
Per fortuna
poi hanno smesso di regalarmi macchine costose se no adesso potrei una
concessionaria.
Salgo in
macchina appoggiando la borsa sul sedile del passeggero.
Metto in moto
la macchina e mi dirigo verso “l’ufficio” di Mike. Anche quello è solo una
copertura. È circa a venti minuti di macchina da me. Ne approfitto per ripassare
lo schema proposto per la missione.
Lancio le
chiavi della macchina al posteggiatore del grattacielo dove dirige
l’organizzazione Mike. Quell’imbranato per poco non le lascia cadere. Certe
persone sono così incompetenti.
Prendo
l’ascensore.
Dal decimo
piano in poi è tutto riservato all’organizzazione.
Premo il
pulsante 25 e guardo scorrere i piani evidenziati.
Il
venticinquesimo è anche l’ultimo piano. L’intero piano è dedicato a Mike.
Arrivati al
decimo piano l’ascensore si blocca. Una voce metallica mi da il suo
benvenuto.
«Impossibile
proseguire oltre, la preghiamo di scendere al nono piano.
Guardo la
telecamera posta all’interno della cabina con sguardo truce.
«Mike mi sta
aspettando. Sono Fawn. »gli dico pazientemente incorciando le
braccia.
Ogni volta è
sempre la stessa storia.
I controlli
qui sono ai massimi livelli ma non è che non mi hanno mai
visto!
Quando
finalmente le porte si aprono varco la soglia trovandomi davanti la segretaria
di Mike, il suo nome è Angela.
Lei non sa il
mio vero nome, le uniche persone qui dentro che mi conoscono veramente sono
naturalmente il capo, Mike e le altre persone con cui sono solita a
lavorare.
Gli altri,
come Angela, in realtà mi conoscono soltanto con il nome di
Fawn.
I nomi dei
più importanti non vengono mai rivelati.
«Ti stava
aspettando. »mi dice Angela prendendo la mia giacca.
«Grazie. Ora
ci penso io a lui. Fai pure una pausa. »le dico facendole
l’occhiolino.
Chi vuol
capire...capisca.
«Come vuoi
Fawn. »mi risponde riponendo la mia giacca nell’armadio in legno d’acero e
dirigendosi verso una porta del piano.
Entro nella
stanza. La voce di Mike proviene da dietro una grosso poltrona nera. Dal tono
sta litigando. Mi avvicino senza provocare il ben che minimo rumore. Anche se so
già che sa che sono nella stanza.
Giro la
poltrona lentamente, Mike mi sorride rimanendo costantemente con il telefono
appoggiato all’orecchio.
Alzo
leggermente la gonna per avere più libertà e lascio intravedere le autoreggenti.
Mi siedo a
cavalcioni su Mike con le gambe parallele ai miei fianchi.
Con un
sorrisino incomincio a lasciargli una scia di baci infuocati sul collo,
mordicchiandogli anche talvolta il lobo. Vedo che socchiude gli occhi. Tra un
bacio e un altro vedo la sua erezione già più che visibile nei pantaloni neri
dal taglio classico che indossa.
Continuando
ad ascoltare cosa dice la persona dall’altra parte del telefono mi accarezza la
schiena sostando sul mio gluteo per avvicinarmi meglio verso la sua
virilità.
«Fai come ti
dico io!»urla d’un tratto Mike agganciando con rabbia il
telefono.
«Scusa
baby…ma quello mi stava rovinando il nostro appuntamento. »mi dice
accarezzandomi la guancia.
Mike mi
solleva tenendomi per i fianchi facendo aderire la mia schiena contro la
scrivania.
I nostri baci
diventano sempre più infuocati. Con estrema facilità mi toglie la maglia e il
reggiseno cominciando a baciarmi i seni.
Un gemito
involontariamente esce fuori dalle mie labbra. Con le dita affondo di più nei
suoi folti capelli biondi. Non posso più aspettare e neanche lui dalla sua
palese erezione.
Gli slaccio
la cintura e gli abbasso i pantaloni. Le mie mutandine scendono lungo le mie
gambe.
Sollevo i
fianchi ed inarco la schiena per approfondire ancora di più quell’incontro tra i
nostri corpi. Scivola dentro di me in modo lento ma deciso finché le spinte non
si intensificano ed entrambi raggiungiamo il piacere.
Sta ancora
per alcuni minuti adagiato sopra di me.
Quando
finalmente si toglie mi rimetto a posto sussurrandogli un grazie con voce roca
all’orecchio.
Mike sorride
scuotendo la testa.
Mi siedo
davanti alla sua scrivania aspettando che mi dica qualcosa. Il solito argomento
che affronta quando abbiamo finito di fare sesso.
«Sei
incredibile….anche se devo ammettere che se tutte le donne fossero come te il
mondo sarebbe migliore.»mi dice mentre si riallaccia i
pantaloni.
«Cosa c’è? Lo
dovresti sapere ormai…»gli rispondo rivolgendogli un sorrisetto
beffardo.
«Sì. Ma
pensavo che forse magari un giorno avresti smesso di ringraziami…»dice Mike
accendendosi una sigaretta.
Già. Ogni
volta gli dico grazie. Ho messo subito le cose in chiaro. Certo non gli ho detto
mica che lo uso per avere le missioni migliori ma ho chiarito che questi nostri
incontri erano solo un modo per scaricare la tensione.
È per questo
che ogni volta gli dico grazie. Perché mi ha fatto solo scaricare un po’ di
tensione. L’accordo è che quando smetterò di dirglielo vorrà dire che provo
qualcosa per lui. E non lo considero più come un semplice compagno di
scopate.
Mi porge una
sigaretta.
«Lo sai che
non fumo. »gli rispondo – un giorno quelle sigarette ti
uccideranno.
«Prima o poi
tutti dobbiamo morire. »mi risponde aspirando la sigaretta.
«Allora oggi
pomeriggio parti per la Polonia, giusto?»dice chiedendomi
conferma.
«Partenza
alle quattro dall’aeroporto. »lo informo.
«Mi
raccomando. Lavoro pulito. Non voglio né testimoni né possibili collegamenti con
noi. »mi dice tornando al suo ruolo di capo.
«Non fatele
del male. La voglio viva.»
«Non ti
preoccupare. Jasper ha preparato un ottimo piano. È tutto pronto. Manca solo il
nostro intervento. Venendo in macchina mi ha chiamato The Rock. È riuscito a
localizzarla all’interno dell’edificio. Prevediamo di concludere la missione
entro domani notte. »gli spiego guardandolo negli occhi con il mio sguardo
deciso.
«Bene. Ti va
di mangiare qualcosa?»mi chiede sorridendo e spegnendo la sigaretta nel
portacenere.
«Dipende
dove. »gli rispondo con un sorrisetto.
Mike mi
guarda ridendo.
«Dai…alzati…ti porto al McDonald. »mi dice alzandosi dalla sua
poltrona.
Ok. Non linciatemi...lo so
che fa schifo la parte con Mike anche perchè io odio Mike. Bleach! abbiate
pazienza per un pò....Edward è qui da qualche parte. Arriverà ve lo
prometto...perchè senza Edward...che storia sarebbe?? ihihihih
Mi raccomando commentate
commentate commentate!
Piaciuto il prossimo
obbiettivo?!? la nostra Meyer. hihih piccolo omaggio a questa grande
scrittrice.
e un'altra cosa....chi mi sa
dire perchè ho scelto quel nome in codice per Bella? Ogni nome in codice ha il
suo perchè! hihi spero che lo abbiate notato. In caso contrario dateci
un'occhiata!
Sotto la doccia cerco di
rilassare i muscoli troppo rigidi per non aver fatto niente.
Esattamente.
Quella che doveva essere
la mia missione. La MIA squadra.
Si è rivelato essere un
doppio lavoro per di più commissionata dalla stessa organizzazione.
Ci eravamo introdotti
abbastanza facilmente nella base ma quando Jane, un'altra killer che però lavora
direttamente per Aro, è arrivata abbiamo dovuto lasciare il campo libero a lei e
agli altri.
Esco dalla doccia ancora
tesa, forse più di prima.
Mike è un
peso.
Lo è diventato da un po'
di tempo a questa parte. Crede veramente che i miei sentimenti possano cambiare
nei suoi confronti? Povero illuso.
Non mi innamorerò
mai.
Bussano alla
porta.
Sono tornata a NY da
esattamente tredici ore. Incazzata nera ma tornata.
Mi verso un bicchiere di
vino rosso prima di andare ad aprire la porta, so già chi è e aspettare di certo
non gli farà male.
Mike mi guarda come un
cane bastonato appena apro la porta. Non lo saluto nemmeno e me ne ritorno in
cucina dove c'è il mio bel bicchiere che mi aspetta.
Lo ignoro completamente
ma sento comunque il suo passo seguirmi per l'appartamento.
Proprio come un
cane.
«Mi dispiace per quello
che è successo. Sono stato informato solo all'ultimo momento che anche Jane
sarebbe stata coinvolta nella tua missione. Aro voleva solo che fosse la sua
equipe ad interrogare la Meyer prima di chiunque altro.» cerca di scusarsi ma
non mi interessano le sue patetiche scuse.
Odio quando succedono
queste cose.
Io sarei dovuta entrare
in prima squadra ma è impossibile per un'umana entrarci visto che solo i
migliori in tutti i settori lavorano direttamente per Aro.
A me tocca lavorare per
questo bambino.
Si avvicina lentamente
baciandomi il collo ma io lo ignoro continuando a bere il mio vino
rosso.
Fa scivolare una mano
sotto la mia camicetta ed inizia a salire verso la coppa del reggiseno.
Porco.
Mi sta rovinando
un'altra serata dedicata al relax.
Mando giù l'ultima
golata e mi divincolo per poi andare verso il salotto. Mi siedo sul divano con
calma studiata e accendo la televisione mentre aspetto che il ragazzino arrapato
che è in lui si faccia vivo per farmi ottenere quello che in realtà
voglio.
Come avevo previsto non
tarda ad arrivare. Mette le mani nella giacca e mi guarda.
«Cosa vuoi? Te lo
darò...» mormora sconsolato.
Gli angoli delle mie
labbra si piegano in un sorriso. Stupidi uomini.
Ogni volta che voglio
qualcosa è questo il mezzo, l'unica merce trattabile per qualcuno che ha già
tutto. Il sesso. Semplice sesso.
Questo fa capire come
quanto certi uomini siano deboli.
Lo osservo inclinando
leggermente la testa.
«Tutto?»
Annuisce
sospirando.
«Tutto tutto tutto ma
proprio tutto?» dico come una bambina.
«Tutto quello che vuoi.»
dice iniziando a sorridere visto che sta iniziando a capire che questa notte non
se ne tornerà a casa a mani vuote.
«Missione 3-9Z. So che è
da mesi che Jasper sta progettando l'operazione. Voglio essere io a svolgerla.»
dico scandendo bene ogni singola parola per fare in modo che capisca bene che
non sto scherzando e non ho sbagliato numero di missione.
«Come fai a sapere di
questa missione?» mi chiede sorpreso.
«Non sono solo un
killer. Mi sembra anche di aver fatto lavori anche come spia, no? Non ti ricordi
più?» gli chiedo prendendolo in giro.
Rimane in silenzio.
Immobile. Sta fissando il vuoto.
Riflette sulla
possibilità di darmi questa missione. Per i miei gusti ci sta mettendo troppo
tempo per decidere. Mi alzo lentamente dal divano e mi avvicino a lui
ancheggiando.
Una mia mano gli stringe
i capelli per attrarlo alle mie labbra, l'altra preme sul cavallo dei suoi
pantaloni. Lo sento sorridere sulle mie labbra.
«Allora?» gli chiedo con
voce roca bisbigliando un "non posso più aspettare..." all'orecchio.
«E' tua.» risponde
immediatamente.
Lo facciamo li. In
salotto.
Come al solito ho
ottenuto quello che volevo.
Come al solito era solo
questione di sesso.
Mi guardo all'ultima
volta allo specchio ritoccando l'acconciatura.
«Ancora un minuto.»
La voce di Rosalie mi fa
sussultare. «Arrivo.» rispondo interrompendo la comunicazione attraverso il
minuscolo dispositivo simile ad un auricolare.
Mai un momento di
privacy in questo momento. Sbuffo sonoramente e chiudo la pochette.
Esco dalla camera
dell'albergo felice come non mai.
Questa missione sarà il
passo decisivo per farmi notare da Aro come non mai.
Il target è importante e
so perfettamente che è una prova sia per me che per la squadra.
Siamo a Parigi da due
giorni ormai. L'organizzazione ci ha inviato qui prima per conoscere meglio il
luogo e per fare alcuni sopraluoghi tattici per attuare il piano di
Assasin.
La mia squadra è qui al
completo.
Persino Emmet è arrivato
lasciando per alcuni giorni l'Università.
Mike ci ha fornito di
qualsiasi cosa. Tre macchine e cinque moto, oltre ad ogni tipo di gadget
elettronico realizzato da Jasper. Insomma, di tutto e di più.
Fino ad oggi
l'obbiettivo si è fatto attendere. Stiamo aspettando perfino la foto per poterlo
riconoscere. Quando si farà vivo in questa città ci verranno inviate le immagini
in modo tale da non avere una dispersione di notizie. Non si è mai troppo sicuri
in queste faccende.
Scendo nel bar
dell'hotel e mi siedo sullo sgabello accavallando le gambe attirando non pochi
sguardi. Un uomo è seduto sull'angolo del bancone. Ben vestito, sulla trentina.
Un'altra donna gli siede accanto compilando diverse carte.
Mi lancia una breve
occhiata per poi tornare a sorseggiare il suo drink.
A poca distanza un'altro
uomo. Dalla sua faccia si può immaginare che non deve aver avuto una bella
giornata. Ordina un martini secco e lo ingurgita come se fosse acqua.
Il cameriere si avvicina
dandomi la possibilità di ordinare a mia volta. Prendo un bicchiere di prosecco
e mentre il cameriere inizia a servirmi sento che il mio cellulare sta vibrando
nella borsa.
Rispondo ed
immediatamente la voce di Jasper mi garantisce che la linea è pulita.
«CIAO TESORO!» la voce
stridente di mia mamma mi fa spaventare.
Mi aspettavo tutti
tranne lei.
«Mamma? Perchè mi hai
telefonato?» sibilo irritata. È da un paio di mesi che non la sento ed
ovviamente le viene in mente adesso di telefonarmi.
«Ho provato a chiamare
al tuo ufficio ma mi hanno detto che non c'eri e mi hanno collegato con te in
questo momento.» mi spiega con la voce di una bambina colta sul
fatto.
«Quante volte ti ho
detto che devi usare questo metodo solo se si tratta di una questione di vita o
di morte?» la rimprovero. Le avrò spiegato mille volte che non deve chiamarmi
quando sono al lavoro.
«Tesoro ma questa è una
faccenda urgente! Mi hanno detto che sei a Parigi! Indovina un pò? ANCHE NOI!»
Non ci posso
credere.
Dio mi odia e su questo
non ci sono più dubbi.
«Domani sera abbiamo un
gala in onore di non so chi...e sai che tuo padre ci tiene. È una festa
importante. Devi venire. Non ammetto repliche.» dice assumendo il ruolo che poco
le addice di madre autorevole.
«Io sto lavorando. Non
sto mica giocando.» le rispondo. Non può permettersi di dirmi cosa devo fare o
non fare. Non sono più una bambina, è ora di finirla con questo
atteggiamento.
Non ne posso più del
loro mondo perbenista.
«Oh ma il tuo capo ha
detto che puoi prenderti pure una serata libera per stare con la
famiglia.»
in un attimo il mio
cuore smette di battere. Maledetto.
«Cosa hai fatto?» urlo
inviperita, «Hai parlato con il mio capo?» gli chiedo scandalizzata.
«Sì, aspetta....come si
chiama? Mike, giusto? Che bravo ragazzo. Mi è piaciuto dal primo momento che ho
sentito la sua voce.»
Ok. Mia mamma si è
drogata.
Oppure sta semplicemente
facendo la parte della mamma preoccupata per la figlia che non trova un ragazzo
con cui presentarsi alle feste in famiglia o da esporre come trofeo ai rami più
lontani della famiglia.
«No.» rispondo
secca.
«Tuo padre è un uomo
molto ricco adesso e ti vuole insieme a lui domani sera. Non gli importa se hai
voglia o meno e sinceramente neanche a me. Noi restiamo una famiglia davanti
agli occhi di tutti quindi tu come parte di essa dovrai essere sempre
disponibile. Ci vediamo domani sera alle otto. Puntuale.»
Detto questo riaggancia
il telefono. Stronza.
«Bel tipetto tua madre.»
sghignazza Jasper scollegando definitivamente la chiamata.
Non è vero che tutte le
mamme sono belle e buone. La mia è solo bella ma su quello se ne può discutere
visto tutte le plastiche che ha fatto per competere con le segretarie di mio
padre.
Ha 45 anni ma sembra
ancora una trentenne.
Per lei io sono sempre
stata una specie di trofeo da mostrare alle altre mamme. La brava bambina con le
mani sempre pulite, sempre chinata sui libri di scuola. Ero l'unica bambina che
prendeva lezioni di piano e dilettava gli ospiti del padre con alcune
melodie.
Non uscivo mai a giocare
con gli altri bambini.
Non andavo nemmeno a
scuola. Mio padre faceva venire un insegnante privato in casa per avere la
migliore istruzione visto che doveva dedicarsi solamente a me.
Io, ero l'unica bambina
che in realtà non era una bambina. Ero una macchina. Un mini adulto.
Il mio odio verso di
loro è cresciuto in tutti questi anni.
Un giorno, sotto le urla
di mia mamma, iniziai a prendere lezioni di autodifesa perchè secondo lei ero
troppo bella per non sapere come difendermi in caso di aggressione.
Dopo circa due anni fui
avvicinata da un uomo. Quell'uomo si rivelò essere Aro.
Mi offrì un lavoro che
mi avrebbe permesso di essere totalmente indipendente dalla mia
famiglia.
Non avrei avuto più
bisogno dei loro soldi.
Mi spiegò cosa dovevo
fare e iniziò a farmi allenare con alcuni maestri. Ancora non sapevo della loro
vera natura.
Dopo un anno fui pronta
per la mia prima missione. Naturalmente ero sotto custodia di un'altra persona.
Era Jane e all'epoca faceva parte della seconda squadra.
La missione ebbe
successo, si trattava però di semplice routine. Documenti da
sottrarre.
Quando fui introdotta
nella seconda squadra mi spiegarono il motivo della loro bellezza e forza. Erano
tutti vampiri. Chissà perchè non me ne preoccupai affatto.
Mi andava bene anche
così.
Conobbi quindi Jasper,
Rosalie e Alice. Alla mia seconda missione entrarono in gioco altre due persone:
Mike ed Emmet.
Ero entrata in una nuova
cerchia di persone. Distanti dal mondo perfetto immaginato dai miei genitori.
Tutto quello che ho fatto credo che sia stato solo un modo per ribellarmi a quel
mondo in cui ero stata segregata per tutta la mia infanzia.
Ora è diventato tutto un
gioco, un modo per passare il tempo.
Anche andare a letto con
Mike mi tornò utile. Incominciai a capire quale effetto provocavo sugli uomini.
Questa finta innocenza era una manna per una persona che voleva trarre il meglio
da tutto.
La sfrutto. Ogni singolo
giorno, ogni singolo minuto.
Un uomo si avvicina
interrompendo i miei pensieri.
«Mi sembra che hai
bisogno di bere qualcosa stasera...» alzo gli occhi specchiandomi in due pozzi
dorati. Vampiro.
È dotato di una bellezza
struggente. Forse è il più bel vampiro che abbia mai visto in vita
mai.
«Ma funziona veramente
con le altre ragazze questa frase?» gli chiedo mentre sfodera un sorriso sghembo
che mi lascia imbambolata.
«Lo sappiamo tutti e due
che stai cercando soltanto un pò di sangue...quindi perchè non provi con
qualcun'altra che non conosca già il tuo piccolo segreto?» mormoro per non farmi
sentire dagli altri presenti nel bar.
Mi guarda sorpreso ma
tutto dura solo un attimo.
«Chi ti ha detto che
sono in cerca di sangue?» mi chiede inarcando leggermente un
sopracciglio.
«Voi o cercato sangue o
sesso....oppure entrambi.»
Ridacchia.
«Complimenti. Ne sai di
cose per essere un'umana.»
Gongolo
soddisfatta.
«Quindi visto che da me
non cerchi sangue perchè non provi a dirmi la verità?» mormoro indugiando lo
stretto necessario sulla parola sangue. Lui mi osserva aspettando la mia
prossima mossa.
«Perchè non mi dici...»
mormoro avvicinandomi al suo orecchio mentre lui si china verso di me, «Ho una
voglia matta di scoparti...» termino con voce roca.
Mi scosto da lui e
scendo dallo sgabello con la chiara intenzione di lasciare il piano
bar.
«Sei incredibile...»
mormora Alice tagliandomi la strada e proseguendo oltre il salone.
Sorrido.
Mi volto leggermente e
vedo che il tipo è rimasto imbambolato sullo sgabello con gli occhi fissi ancora
su di me.
Ed
eccomi qui con il terzo capitolo di questa storia. Allora che ne dite? Beh, l ho
leggermente modificata rispetto a quella originale. Qui appare questo misterioso
uomo del bar. Chi sarà mai?
Vabbè domanda scema. Tanto lo sapete già-
Comunque ho voluto inserire la parte sull'infanzia di Bella per dare un
certo spessore al personaggio visto che non è il solito che appare qui in EFP.
Ci doveva essere una motivazione, più o meno grave per arrivare a fare questo
lavoro. Comunque anche nei prossimi ci saranno brevi squarci del passato in modo
da capire meglio la situazione attuale.
Il
prossimo capitolo sarà più corposo ve lo prometto.
Grazie mille per tutti i commenti che avete lasciato. Ho notato anche
come già molte persone hanno messo questa storia tra le preferite e/o seguite.
Sono veramente felice perchè significa che questa nuova storia vi piace e vi
intriga. ^_^
Grazie anche a tutte le persone che mi sostengono su Facebook, msn o con
email private.
Vi
ricordo i miei contatti così per qualsiasi cosa potete
contattarmi:
Facebook: Valentina Purelove – qui inserisco le anticipazioni per
i capitoli successivi
MSN: purelove89@hotmail.it – x chiedermi qualsiasi
cosa o anche solo per fare una semplice chiaccherata, boh fate
voi...XD
Siete voi i miei idoli! ^_^
Bacioni e non scordate di
commentare!
PS:
Vi
lascio un video spassosissimo intitolato "Delirio di madre e figlia davanti al
computer".
Io e
mia mamma abbiamo scovato questo programma e senza che noi lo sapessimo ci ha
registrate. Questo è il risultato di un pomeriggio di cazzeggio insieme.
^_^
«Mammina sarà
orgogliosa di te» ridacchia Rosalie mentre finisco di prepararmi.
Non le rispondo
neanche; per me è una vera tortura doverli rivedere. Per non parlare del fatto
che mi da il voltastomaco rientrare nel loro mondo.
Da quello stesso
mondo da cui ero fuggita.
Indosso un
semplice vestito verde, abbastanza lungo per gala come questi. Prendo il
cappotto proprio nel momento in cui il telefono squilla. Rosalie risponde per
poi riagganciare quasi subito.
«La limousine è
qui.» mi avverte ed insieme usciamo dalla stanza.
«Buona fortuna.»
mi dice prima che le porte dell'ascensore si chiudano. Mi limito a sorridere
anche se so che è molto forzato.
Ce ne vorrà
veramente molta di fortuna per superare tutto questo per uscirne
indenne.
Dopo una ventina
di minuti la limousine si ferma davanti all'albergo dove si tiene il Gala.
Scendo svogliatamente continuando a maledire ogni singola persona che si trova
in quella sala. Entro e noto che è già gremita di gente. Dei miei nessuna
traccia.
Forse iniziamo
bene la serata, penso ridendo dentro di me.
Mi guardo un
attimo in torno alla ricerca del rinfresco. Ho bisogno di bere, non ci vorrà
molto prima che i miei mi trovino ed inizino a bombardarmi di chiacchere o
lamentele.
Il barista mi
versa una coppa di champagne cercando in tutti i modi di impressionarmi con vari
ammiccamenti. Oddio dove sono finita!
«Sto
incominciando a pensare che mi stai pedinando»
Mi volto ed
eccolo. Ancora quel vampiro di ieri sera. Dopo un attimo di smarrimento dovuto
al suo smagliante sorriso recupero subito il mio bel caratterino per
rispondergli a tono.
«Cosa ci fai
qui?» gli chiedo cercando di dimostrare una finta indignazione.
«Potrei farti la
stessa domanda, sai?» risponde cercando il mio sguardo.
«Spero che i
miei consigli abbiano fruttato qualcosa...» mormoro sorseggiando lo champagne.
«A dir la verità non ho avuto ancora modo di metterli in pratica» mi risponde
con il suo solito sorriso sghembo.
Per un pò cala
il silenzio fatto solo di sguardi. Le mie labbra sono appoggiate al bordo del
bicchiere per evitare di prolungare questa conversazione
imbarazzante.
«Sai, forse
abbiamo iniziato con il piede sbagliato.» mormora avvicinandosi spostando una
mia ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Lo guardo
sorridendogli con uno di quei sorrisi che uso quando sono in questo tipo di
ambiente. Quelli che mia mamma mi obbligava a fare davanti allo specchio più
volte al giorno.
«Mi sembra che
hai bisogno di bere qualcosa stasera» mormoro rivangando la conversazione della
sera precedente.
«Ma funziona
veramente questa frase con i ragazzi?» mi chiede, sembra che voglia stare al
gioco. Mi imbambolo nuovamente guardando i suoi occhi così dorati.
«Lo sappiamo
tutti e due che stai cercando solo un pò di sangue...quindi perchè non provi con
qualcun'altro?» si trattiene dal ridere mentre pronuncia questa
frase.
«Io non sono in
cerca di sangue...» gli rispondo e capisco solo ora di essermi messa con le
spalle al muro con questa risposta.
«Quindi visto
che non stai cercando sangue perchè non provi a dirmi la verità?» ribatte
immediatamente. Touchè, esattamente come avevo previsto.
Rimango in
silenzio elaborando qualche risposta che mi tiri fuori da questa situazione ma
non riesco, i suoi occhi annientano ogni mia barriera.
«Perchè non mi
dice...» e si avvicina esattamente come avevo fatto io ieri sera «Ho una voglia
matti di scoparti...»
La sua voce è
terribilmente sexy e per un attimo mi perdo sentendo il suo profumo.
Questa volta
però nessuno dei due si allontana.
«Bella!
Finalmente sei arrivata!»
La voce stridula
di mia madre mi risveglia dal mio attimo di trance. Mi volto roteando gli occhi
per lo sconforto che inizia a crearsi dentro di me.
«Ciao
mamma»
«Oh. Vedo che
hai conosciuto già mia figlia.» dice mia mamma rivolgendosi al vampiro con cui
stavo "parlando".
«Sì. Ho subito
pensato che fosse tua figlia Renè.» le risponde sfoderando uno di quei sorrisi
da infarto.
Come fa mia
mamma a conoscere un vampiro? La cosa non mi piace per niente.
Non è solo
perchè ne conosce uno ma perchè si fa chiamare con il suo nome di battesimo, non
succede mai. Lei è la signora Swan. Punto.
Mi volto verso
di lui stupita e mi ricambia lo sguardo facendomi addirittura l'occhiolino.
Adesso ci capisco meno di prima. Li guardo parlare insieme e mi ritrovo
spaesata. Sono stata lontano troppo tempo da questo mondo che mi sono persa
qualcosa?
«Scusatemi ma
adesso devo assentarmi un attimo dalla vostra gradevole compagnia.» si allontana
da noi con passo sicuro e azzarderei...felino?
«Mamma? Come fai
a conoscerlo?» le chiedo spaesata.
«Bella! Che
razza di domande fai?»
Perchè non
riesce mai a darmi una risposta questa donna?
«Tuo padre ha
un'altissima considerazione di lui. Diciamo pure che lo adora.» mi risponde ma
solo in parte. Che cosa vuol dire che mio padre lo adora?
Un uomo sul
palco inizia a parlare ed immediatamente cala il silenzio. Le luci si spengono e
le uniche rimaste vengono rivolte verso di lui.
«Grazie a tutti
per essere venuti qui per la raccolta fondi dell'ospedale. Siamo lieti di avervi
qui stasera e adesso date un caldo benvenuto ad Edward Cullen.»
L'uomo lascia il
palco e quando vedo la figura di Edward Cullen raggiungere il microfono per poco
non mi strozzo con lo champagne. Immediatamente mia mamma inizia a darmi delle
gomitate per farmi smettere di respirare così rumorosamente.
Io odio queste
cose. Odio non avere il controllo.
È possibile che
devo fare queste figure?
Dov'è finito il
mio autocontrollo? Dove è finita la donna sicura di se stessa?
Che cosa mi è
successo? Sembra che un treno mi sia passato sopra.
Sono arrivata
solo da mezz'ora e già voglio scappare. Questo è veramente un record. Tiro un
lungo sospiro e cerco di riprendere il controllo di me stessa mentre guardo di
sottecchi l'uomo che si è rivelato essere Edward Cullen.
È il nuovo fiore
all'occhiello di mio padre; motivo in più per odiarlo con tutta me
stessa.
«Che rapporto
c'è tra voi due?» mi chiede sussurrando mia mamma.
«Puramente
sesso...» le rispondo. Subito si volta verso di me scandalizzata e riesco a
trattenere a stento le risate.
«Tu e il tuo
solito umorismo.» sibilia stizzita.
«Dov'è papà
piuttosto? A sbattersi una delle sue nuove modelle barra segretarie come al
solito?» le chiedo cercando di farla stare zitta definitivamente.
Infatti non mi
risponde. Si limita a fissare il palco.
Il discorso, di
cui non ho seguito nemmeno una parola, termina e mio padre arriva nel giro di
due minuti con al fianco la sua segretaria. Sembra contento, se sbattersi la
segretaria gli fa questo effetto dovrebbe farlo più spesso.
Ci sediamo al
tavolo e iniziano ad arrivare i primi piatti.
Siamo solo in
sei al tavolo. Sorrido all'idea che potevamo essere anche di più se solo io non
gli avessi uccisi. La conversazione tratta esclusivamente di politica in materia
economica.
Prima che si
arrivi al dolce l'orchestra inizia a suonare. Tango. Bellissimo, così sensuale,
così pieno di energia.
Io adoro ballare
il tango.
«Oh Edward!
Stavamo giusto parlando del nuovo piano economico che ha apportato Carlisle
all'ospedale per permettere a tutti una adeguata assistenza medica»
Guardo mio padre
con gli occhi fuori dalle orbite perchè questo vuol dire che si trova proprio
dietro di me. Mi volto e lo vedo. Proprio lui.
«In realtà ero
venuto a chiedere a vostra figlia se voleva danzare.» dice lanciandomi una breve
occhiata. «Ma certo!» risponde estasiato mio padre.
«In realtà io
non so ballare.» mormoro guardando malissimo Charlie.
«Bella! Con
tutte le lezioni che ti ho fatto prendere!» urla mia mamma dandomi perfino un
calcio sotto il tavolo obbligandomi ad alzarmi.
Edward mi
conduce verso la pista da ballo e con riluttanza mi faccio guidare da
lui.
«Sono il tuo
salvatore...»
«Tzè, e per
cosa?» gli chiedo scettica.
«Mi sembrava che
ti stavi annoiando.» mi risponde cercando i miei occhi che non fatica a
trovare.
«Quindi dovrei
ringraziarti?»
«Certo.»
risponde immediatamente sorridendomi.
«Allora
mettiamola così. Se tu non avessi organizzato questa raccolta fondi, io non
avrei avuto bisogno di essere "salvata".» mormoro stizzita da questa sua
continua arroganza.
«Quindi se i
conti tornano, me lo dovevi questo salvataggio.»
«Beh, se la
metti così.»
I nostri occhi
si intrecciano e nessuno abbassa lo sguardo o lo distoglie.
«Sta di fatto
che i tuoi avevano ragione.» ammette sospirando. Lo guardo confusa e questo gli
permette di continuare, «Non sai proprio ballare» termina sospirando.
«Ah! Non saprei
ballare?»
La prendo come
una sfida. Sul suo volto si dipinge il suo solito sorriso sghembo.
Non sa quello
che ha innescato. Incomincio a seguire ogni suo passo con passione e tecnica.
Purtroppo capisco benissimo che ci intendiamo al volo.
Quando la musica
finisce tutti battono le mani.
«Forse è meglio
che torni dai miei.» mormoro incamminandomi verso il tavolo.
Verso l'una mi
defilo accompagnata anche da molte coppie che ritornano a casa o negli alberghi.
Finalmente anche questa serata si è conclusa.
Non ho più visto
Edward e forse è meglio così. Adesso per almeno due anni non ne voglio sapere
più niente di queste feste. Dovrò fare un discorsetto a Mike.
Per colpa della
sua adorazione nei miei confronti mi ha messo in una situazione
scomoda.
È un
incapace.
Mi incammino
verso l'ascensore e le porte si stanno per chiudere ma improvvisamente mi
ritrovo davanti Edward che blocca con una mano le porte. Entra e mi
sorride.
Siamo solo noi
due.
Premo il
pulsante del pianoterra e attendo trepidante il piano.
«Bella serata!»
commenta guardandomi.
«Già» mi limito
a rispondergli senza distogliere lo sguardo dal display che fa il conto alla
rovescia dei piani che mancano. Le porte si aprono e io mi fiondo letteralmente
alla reception alla ricerca di un taxi.
«Non ti
preoccupare. La mia macchina è già qui. Possiamo andare insieme visto che stiamo
nello stesso albergo.» vorrei tanto dirgli di no ma i miei piedi doloranti
chiedono pietà.
«Ok.»
Scendiamo la
scalinata dell'albergo ed Edward apre la portiera di una volvo
argentata.
«Non avrei mai
pensato di rivederti.» ammette una volta entrato anche lui in
macchina.
«Neanche io.»
gli rispondo sinceramente guardando fuori dal finestrino mentre il paesaggio
scorre sotto il mio sguardo.
«Però non avrei
mai scommesso che tu eri la figlia degli Swan.»
«Perchè?» gli
chiedo stizzita. Cosa vorrebbe insinuare?
«Dai,
ammettiamolo. Sei completamente diversa da tua madre e di certo si vede la tua
repulsione per quete feste mentre per tua madre sono l'ossigeno.» mi
spiega.
«Su questo hai
ragione.» ammetto pensando a come si comporta mia mamma.
Mi piace
sentirmi dire che non sono come lei.
Quando arriviamo
all'hotel, la hall è vuota. Non c'è nessuno a parte la ragazza della reception
che si vede che sta sbavando lontano un miglio su Edward.
«Camera 2711.»
dico e la ragazza mi prende immediatamente il mio mazzo di chiavi.
«Camera 3000»
mormora Edward ammiccando. Per evitare di vomitargli sulle scarpe cerco di
andare il più in fretta possibile verso l'ascensore sperando che arrivi prima di
lui ma in men che non si dica è già vicino a me che aspetta il suo
arrivo.
Le porte si
aprono e mi fiondo al suo interno schicciando il mio piano e lui il
suo.
«Vuoi salire da
me?» mormora vicino al mio orecchio.
«Ti devo proprio
far scuola caro signor Cullen.» dico scuotendo la testa. «Per te
Edward...»
mormora.
«Allora mi
vuoi?» chiedo anche se la domanda è retorica. Mi osserva aspettando la mia
prossima mossa.
«Sbattimi contro
il muro e baciami...per lo meno inizia così...»
Appena finisco
di parlare mi è addosso. Fa esattamente quello che gli ho detto. Il suo sapore
zuccherino mi lascia totalmente senza fiato. All'inizio sono un pò stupita ma
dopo poco mi lascio trascinare in quelle piacevoli sensazioni.
Mi piace come
bacia. Le mie labbra si modellano perfettamente alle sue. Continuiamo a baciarci
finchè le porte dell'ascensore si aprono sul mio piano.
Lo spingo
lontano e scappo dalla sua presa. Faccio una leggera corsetta lasciandoli lì,
nell'ascensore con tutti i capelli scompigliati.
È l'ultima
immagine che vedo di lui. Mi piacerà ricordarlo così; con gli occhi neri e i
pantaloni gonfi di desiderio.
Chiudo la porta
della camera facendo scattare la serratura. Mi sfioro le labbra e sento ancora
il suo sapore.
La serata non è
poi andata così male.
Vado a
sistemarmi in bagno e con un batuffolo di cotone mi tolgo tutto il trucco e
faccio scivolare il vestito facendolo cadere ai piedi.
Entro nella
doccia e faccio una doccia veloce mentre penso alla serata e a tutte le volte
che ho perso il controllo.
Esco e mi
avvolgo nel grande accappatoio dato in dotazione dall'hotel. Mi asciugo e prendo
la mia crema all'aloe. Quando ho finito di massaggiare con quella crema tutto il
corpo mi infilo nel letto aspettando la mattina.
Quarto capitolo e
un sonno che non mi fa connettere abbastanza il cervello per parlarvi. Vi
ringrazio per tutti i commenti che mi lasciate. Sono veramente in estasi.
Questa Bella come avete visto è un pò particolare, è per queto che ho messo OOC.
L'ho totalmente riplasmata ma vedo che continua a piacervi quindi sono contenta.
Mi raccomando lasciatemi un commentino! UN BACIONE VALE
Mi sveglio
con la convinzione che c’è qualcosa che non va. Estraggo lentamente dal cuscino
vicino la mia pistola e con un balzo mi siedo a letto puntando la pistola in
tutte le direzioni.
Niente. Non
c’è nessuno.
Sul tavolino
del salottino è pronta la colazione. È stato questo a mettermi in allarme
evidentemente.
Che sciocca.
Sarà per l’alcool della serata precedente che mi ha intorpidito i
sensi.
Mi alzo dal
letto dirigendomi verso il tavolino barcollando leggermente. La colazione è
ancora bella calda quindi è da poco che è qui.
Vicino al
vaso con un rosa c’è un cellulare. Non è il mio.
All’improvviso suona. Il numero non compare e questo mi insospettisce
molto. Titubante rispondo.
-Ti avevo
detto che non ti saresti liberata tanto in fretta di me?
Appena
riconosco la voce sorrido tranquillizzandomi. Incredibile.
-E lei sa
signor Cullen che non bisognerebbe mai disturbare il sonno di una
ragazza?
-Ancora con
questo signor Cullen…mi chiamo Edward… – mi dice ridendo.
Mamma mia.
Non ho mai conosciuto un uomo più ostinato di lui.
-Ok. Allora
Edward…che cos’è questa storia? Mi hai già rubato un bacio cosa vuoi ancora…-gli
chiedo prendendolo in giro.
-Non mi
sembra che era un bacio rubato…comunque se fosse per me ti rapirei anche oggi
stesso ma visto che le leggi giocano a mio sfavore devo proprio farmi in quattro
anche solo per parlarti. -mi spiega.
-Apprezzo il
gesto ma io sono qui per lavoro. Non per diletto. -dico cercando di dissuaderlo
a continuare. Non ho tempo da perdere con un vampiro arrapato.
-La vita non
è soltanto lavoro…
La mia in un
certo senso lo è. Di solito per me vita privata e lavoro coincidono
sempre.
Bussano alla
porta. Probabilmente è Emmet.
-Ora ti devo
lasciare, hanno bussato alla porta. -così dicendo interrompo la chiamata senza
nemmeno aspettare una sua risposta.
Vado ad
aprire la porta ancora in vestaglia.
-Stavi
parlando con qualcuno?-chiede Emmet entrando nella
stanza.
-Al telefono.
Uno che non accetta un rifiuto evidentemente. -gli spiego chiudendo la
porta.
-Non mi dire
che è il tipo di cui mi ha detto Alice!-mi dice spalancando gli
occhi.
-Già.
Insistente il ragazzo, vero?-gli dico conducendolo verso il
salottino.
-Beh dire…io
mi sarei già stufato!-commenta mentre analizza il cibo e le bevande nel mio
vassoio.
Intanto io
tiro le tende per far entrare la luce. Che bella giornata. quando mi volto
sorrido vedendo la sua pelle brillare come tanti piccoli
diamantini.
-L’obbiettivo
si è fatto vivo?-gli chiedo guardando fuori il panorama.
-Nessuna
notizia dall’agenzia. Ma penso che entro domani avremo tutti i dati. -mi dice
raggiungendomi alla finestra.
-Alice mi ha
chiesto di riferirti che se vuoi puoi prenderti tutta la giornata da spendere
come più ti piace. Almeno recuperi le forze e la concentrazione per la missione.
-barbotta incrociando le braccia, per loro questo tempo vuol dire essere
segregati nell'albergo.
-Lo farò,
grazie. -gli rispondo accompagnandolo alla porta.
Appena
finisco la colazione prendo dalla valigia il mio costume. Ci vorrebbe una bella
nuotatina per distendere i muscoli.
Entro nella
piscina al coperto. Bellissima. Le parete sono dipinte con dei paesaggi agresti
e il clima è accogliente. Appoggio l’asciugamano su una panchina lì vicino e mi
precipito in acqua.
Bracciata
dopo bracciata mi sento come parte integrante dell’acqua. Quasi come se fosse
lei a muovermi. I suoni sono ovattati e la piscina è quasi deserta a parte
qualche bambino che si esercita nei tuffi.
Ogni tanto
sbircio Jasper che è seduto sulla panchina con il suo computer. Mi controlla
visto che sono abbastanza vulnerabile adesso che sono in piscina e non mi rendo
conto di quello che mi circonda a parte gli altri bagnanti.
All’improvviso sento accanto a me un altro nuotatore. Nuota veloce. Cerco
di guardarlo ma abbiamo tempi diversi. Arrivo in fondo dandomi una bella spinta.
Non molla. Regge bene il confronto. Terminiamo la vasca quasi nello stesso
istante e ci fermiamo entrambi.
-Non è
possibile. –commento appena lo riconosco.
-Cosa c’è?
Adesso non si può neanche venire a nuotare?-mi chiede con la faccia da finto
scandalizzato.
Ispiro.
Intanto con
la coda dell’occhio vedo che Jasper si è alzato dalla sua posizione con una posa
d'attacco. Gli faccio cenno con la mano per rassicurarlo che va tutto
bene.
-Sei
incredibile. -commento scuotendo la testa.
-Questo vuol
dire che stasera uscirai con me?-mi chiede con un sorrisetto.
Io mi
avvicino e a bassa voce gli dico…
-Ma non lo
sai che sono pericolosa?
-Vedrò di
correre il rischio…-commenta fissando le mie labbra.
-Non ti
conviene…ma puoi comunque rischiare…-gli dico capendo le sue
intenzioni.
Appena cerca
di baciarmi nuovamente mi tuffo nuotando più veloce che posso. Sento che anche
lui sta nuotando.
Arriviamo al
fondo che io non ne posso più dal ridere per la situazione che si è
creata.
Non ho mai
conosciuto nessuno testardo come lui.
Appena arrivo
al termine della vasca vedo un uomo ben vestito davanti alla mia corsia. Quando
anche Edward arriva sbuffa.
-Lo sa che
l’abbiamo cercata per tutto l’hotel?-sibila l'uomo che non ha niente da
invidiare ad Emmet come stazza.
Un'altro
vampiro come lui.
-Sono solo
venuto a nuotare un po’. Non ho bisogno che mi segui ovunque Felix.-gli
risponde.
L’uomo mi
lancia una breve ma intensa occhiata.
- Se sono qui
con te evidentemente c'è gente che non la pensa come te quindi muoviti...-
ruggisce Felix.
Facendo leva
sulle braccia esco dall’acqua e mi dirigo a prendere l’asciugamano posato vicino
a Jasper. Ci scambiamo uno sguardo eloquente.
-A stasera
allora!-mi urla dalla vasca.
Mi volto
lentamente sorridendogli.
-Si
vedrà…-gli rispondo.
Non avere una
missione mi fa male. Mi fa molto male. Cosa sto facendo?
Sto flirtando
con un uomo senza un secondo fine?
Devo avere la
febbre. Oppure è soltanto la mancanza delle attenzioni che mi da
Mike.
¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤
Mi preparo
come al solito per la cena. Oggi mi sono proprio rilassata. Ho caricato tutte le
armi attualmente in mio possesso. Mi sono allenata. Ho studiato la piantina
dell’hotel.
Sono
completamente tranquilla.
Domani
arriveranno gli ordini e da quel momento partirà l’operazione. Sono proprio
curiosa di vedere chi è che ha messo i bastoni tra le ruote all’organizzazione.
Dev’essere proprio un pirla.
Suonano alla
porta. Dev’essere Alice che mi dice cosa mangiare.
Apro la porta
e mi viene un mezzo infarto quando mi ritrovo al suo posto
Edward.
-Vedo che non
accetti un no come risposta. -mormoro appoggiandomi alla
porta.
-Tendenzialmente tendo a non farlo quando una cosa mi interessa
veramente. -mi risponde.
-Vogliamo
andare?-mi chiede.
-Dove?-gli
chiedo roteando gli occhi.
-Beh…questa è
una sorpresa ma è meglio che ti vesti più comoda. -mi
risponde.
Lo guardo.
Indossa una semplice camicia con dei jeans ma ovviamente sta divinamente, come
potrebbe essere il contrario?
Gli chiudo la
porta in faccia tranquillamente. Dalla valigia prendo una minigonna di jeans e
una maglietta sbracciata dorata con scollo pronunciato a V. Che me ne frega.
Magari non avrò nemmeno l’occasione di indossarla in questa
missione.
Apro la
porta. Appena mi vede sorride.
-Pensavo che
non avresti più aperto la porta. -commenta.
-Ohi!
Pretendi pure! Forza vediamo dove mi porti…-gli dico superandolo per chiamare
l’ascensore.
I'm so sorry!!! Ho avuto un
casino con i recuperi ore di economia all'uni che non sono riuscita nemmeno ad
avvicinarmi al computer e poi...poi c'era da andare a vedere New Moon!!! ke
bello!! Cmq ora vado che devo studiare (purtroppo). Mi raccomando lasciatemi
tanti commentini! un bacione vale
TODAY IS MY BIRTHDAY!!!!
YUPPI!! FINALMENTE SONO VENTI! ERA ORA!!! HIHIHIHIH NON POTEVO MANCARE
PROPRIO IL GIORNO DEL MIO COMPLEX! QUINDI PRIMA DI ANDARE A FESTEGGIARE ALLA
GRANDE HO DECISO DI DEDICARE UN PO' DI TEMPO PER AGGIORNARE LA STORIA!! SPERO
CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA!
ATTENZIONE: CAPITOLO ALTAMENTE
ROSSO.....(IO VI HO AVVISATI) XD
BACIONI VALE
Saliamo su una
volvo parcheggiata fuori dal nostro albergo. Strano che siamo soli. Mi aspettavo
di essere almeno seguita a vista da quel vampiro, Felix. Invece niente.
Ci fermiamo in un parcheggio e scendiamo
dalla macchina quasi contemporaneamente, leggo sul suo volto il dissapunto, per
caso voleva venirmi ad aprire la portiera?
In
lontananza sento dei rumori di motori. Con sguardo interrogativo lo guardo ma
ottengo solo un sorriso sghembo che per poco non mi manda in iperventilazione.
Mi prende per mano conducendomi sempre più
vicino fino a quando entriamo nel edificio principale e finalmente capisco
che genere di serata è. Ci sono un sacco di ragazzi che si stanno divertendo sui
go-kart.
-Spero che sai guidare…-mi
dice pagando un ragazzo prenotando una corsa.
-Ti stupirò…-gli rispondo
sfidandolo.
Il ragazzo ci da i caschi. Il
mio go-kart è nero con delle fiamme sui lati. Sarebbe piaciuto molto a
Rosalie.
Siamo entrambi sulla linea di
partenza. Il ragazzo ci da il via. Edward parte mentre io rimango ferma sulla
linea di partenza. Almeno un po’ di vantaggio glielo devo dare,no?
Quando appuro che
è abbastanza schiaccio al massimo l’acceleratore. In pochi secondi lo raggiungo.
Lo supero regalandogli una delle mie occhiate alla bella e dannata. Mi è alle calcagna ma riesco a tenerlo bene a bada.
Dopotutto quanti depistamenti ho fatto fino adesso? Avrò imparato
qualcosa?
Arrivo al traguardo decelero
per farlo passare. L’ego di un uomo è già abbastanza incrinato. Non sminuiamolo
oltre.
Passa senza difficoltà anche
se credo che se ne sia accorto della mia simulazione.
-Bene. Adesso mi lasci anche
vincere?-mi chiede togliendosi il casco.
I suoi capelli scompigliati
mi fanno tornare in mente la sera precedente sull’ascensore. Un improvvisa
voglia di saltargli addosso mi pervade. Sto uscendo di matto.
-Dai…andiamo a bere qualcosa
che ho sete!-gli dico andando verso la macchina senza terminare il contatto
visivo.
¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤
Siamo da circa tre ore al
bar. Ormai ho perso il conto di quanto ho bevuto. Ho i sensi un po’ annebbiati e
la cosa che più mi preoccupa è che siamo arrivati a quel punto della sbronza in
cui si tende a raccontare un po’ troppo di sé stessi. Cosa che per me non è
molto conveniente.
Cerco in tutti i modi di
sviare gli argomenti più personali incentrando le attenzioni su di
lui.
Ormai su più di lui di tutte
le persone che ho conosciuto in questi ultimi anni.
Sembra così innocente. Così
vero. Da quanto non conosco gente “normale”?
Mi perdo nelle sue parole. Mi
perdo sulle sue labbra.
Evidentemente se ne è accorto
perché ha smesso di parlare e adesso è pericolosamente vicino a me. I nostri
nasi si sfiorano e delicatamente posa le sue labbra sulle mie quasi fossi di
cristallo. Quel contatto così dolce mi fa perdere la testa.
Ho perso la testa. Ho perso
la testa per uno sconosciuto. Grave errore.
Entriamo in ascensore
continuando a baciarci. Arriviamo fino alla sua stanza e neanche so come
talmente sono coinvolta. La prima volta nella mia vita che mi sento così strana
con un altro uomo. Perché sono felice? Perché sono veramente felice quando sono
con lui?
Io non lo conosco. Non so chi
sia. L’ho incontrato qui. Non conosco il suo passato.
Non conosco niente di lui
solo quello che lui mi ha raccontato. E allora perché mi sembra di conoscerlo da
una vita?
Perché sentivo il bisogno di
vederlo? Di sentirlo?
Finiamo a letto. I nostri
baci diventano più profondi. Più intensi. Sono ancora io?
Il mio cuore batte
all’impazzata. Come se da un momento all’altro dovesse scoppiare.
Sono così confusa.
La testa mi gira. Colpa
dell’alcool. Lo sposto. Forse troppo bruscamente ma non posso. Non riesco. Non è
da me capitolare così.
Prendo la mia borsetta e cado
inesorabilmente a terra. Colpa dei tacchi misti all’alcool. Sembra quasi che un
macigno mi stia sulla testa.
Poi mi sento
sollevare da terra. Sento immediatamente il freddo causato dal suo corpo gelido
da vampiro. Socchiudo gli occhi e capisco che gli sono in braccio. Si siede sul letto ancora con me in braccio. Sembra che
mi stia cullando. Toglie alcune ciocche di capelli che erano finite sopra il mio
volto e mi da un bacio sulla guancia.
La sua dolcezza mi uccide
letteralmente. Le sue carezze sembrano fuoco sul mio corpo. Non sono abituata.
Mi dimeno finché non cessano.
Io non voglio. Non voglio
stare qui. Voglio andarmene. Cerco di dimenarmi poi sento le coperte su di
me.
-Non ti preoccupare…puoi
dormire qui stanotte…non potrei mai farti del male, stai tranquilla-mi sussurra
all’orecchio.
Con queste parole le mie
palpebre si fanno pesanti. Chiudo gli occhi definitivamente. Mi addormento
così…cullata dalla voce di Edward.
¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤
Mi sveglio e
capisco immediatamente di non essere nella mia stanza.Adesso mi ricordo tutto.
Mi alzo di scatto e sento lo scrosciare dell'acqua venire dalla camera vicino.
Scendo dal letto facendo il meno rumore
possibile ed esco fuori dalla stanza come se fossi una
ladra.
Prendo l’ascensore e appena
le porte si aprono mi trovo davanti Alice.
-Ti stavo aspettando. -mi
dice seria.
Noto che nella mano sinistra
tiene una busta.
-E’ arrivato l’obbiettivo?-le
chiedo tornando in me stessa. Tornando ad essere la killer spietata che
sono.
Alice si limita ad annuire e
mi lascia in mano la busta. Esce fuori dall’ascensore lasciandomi
sola.
Premo il pulsante del mio
piano mentre apro la busta. Il mio futuro è qui dentro. In questi
fogli.
Estraggo la foto guardandola
più volte. Rimango bloccata per alcuni secondi poi inevitabilmente cade come una
piuma sul pavimento con la parte voltata verso il retro.
Le mie mani
tremano. Cerco di bloccarle stringendole al petto. Forse sto ancora sognando.
Guardo ancora in fretta i fogli. Dando una
occhiata veloce ma tutto combacia. Nome. Cognome. Non può essere vero.
Il destino non può essere così crudele. Né
con me né con…Il cuore mi batte in gola.
Ricevo il contatto con le altre. Il
telefono squilla. Dieci minuti precisi da quando ho appreso l'obbiettivo.
Sono loro. Sono pronte per
attuare un piano.
Estraggo dalla
borsa il mio auricolare. Stranamente una lacrima scene lungo la mia guancia
sinistra. Un’unica e solitaria lacrima. Non mi è mai successo. Sono spaventata
da questa debolezza. Inserisco l’auricolare
nell’orecchio e dopo pochi secondi, il tempo di intercettare il segnale, avviene
il contatto con la mia squadra.
-Assassin. A te il compito
di distrarre l'obbiettivo mentre Fawn, tu ti dovrai
introdurre nella sua camera per rubare alcuni documenti.-
Le parole
di Fire esplodono come un vulcano
nella mia testa. Frettolosamente mi asciugo
la lacrima. Riprendendo nuovamente il controllo.
-Ricevuto- rispondo senza far
trasparire dalla mia voce nessuna emozione.
È quello che ho sempre
voluto. È quello per cui mi batto da anni. È la mia occasione e non me la
lascerò scappare. Non ora. Non a questo punto.
Libero la mia
mente.
-Ti dovremo uccidere...-
mormoro a me stessa.
Le porte del mio piano si aprono ma io non scendo.
Schiaccio nuovamente il pulsante del piano di Edward.
Passo deciso. Nessun
pensiero. Nessun rimorso poi sarà solo lavoro. Andrà così.
Busso alla
porta. Edward mi viene ad aprire dopo pochi secondi. Ha indosso solo
l’asciugamano evidentemente era sotto la doccia. Lo sguardo un po’ confuso e
perplesso. Lo bacio chiudendo la porta
dietro alle mie spalle. Lo spingo verso la camera da letto buttandolo sul
letto.
Non importa quello che è
successo. Non importa cosa ho provato. Non importa più nulla.
Importa solo la missione.
Nulla più.
Il suo profumo è
amplificato dall'acqua e mi fa vacillare. Una sua mano mi accarezza dolcemente
il collo facendomi piegare la testa. Prendo
la sua mano e incomincio a leccare un suo dito molto lentamente. È sotto di me ma rimane immobile. Mi vuole ma non mi
tocca. Mi guarda ma non guarda il mio corpo. Mi guarda negli occhi. Quegli occhi sono una pugnalata nello stomaco.
Gli bacio il collo per
terminare quel contatto. Le sue mani si muovono delicatamente lungo la mia
schiena. La mia mente è incapace di trovare pace. Non sono
abituata.
Non sono abituata a questo…questo amore che mi regala.
Non sono abituata a tutta questa dolcezza. Nessuno lo aveva mai fatto prima. Il
suo tocco mi fa male. Come una ferita che nessuno può vedere ma che solo io
posso sentire. Ed è la ferita più profonda e dolorosa che ho mai provato in
tutta la mia vita. Delicatamente mi sdraia sul letto invertendo le
posizioni. Sono spiazzata. I suoi occhi sembrano carichi d’amore e non di puro
piacere. Quello sguardo che ho visto sempre in tutti gli altri uomini con cui
sono stata. Mi
accarezza i capezzoli come nessuno aveva mai fatto. Gli vorrei strappare di
dosso l’asciugamano ma la sua mano mi blocca. Intreccia le mani nelle mie mentre
mi bacia. Mi apre le mani e disegna su di esse, le bacia. Io volevo solo
farla finita con lui ma sembra quasi che non voglia, che abbia capito la mia
urgenza di prendermi tutto da lui e poi andarmene. Catapulto ancora le parti.
Tornando sopra di lui. Mi chino verso di lui, verso il suo membro. Trattiene a
fatica i gemiti mentre faccio scivolare la lingua sulla sua dolce
pelle.
Guardo i suoi occhi socchiudersi ad ogni mio
movimento. Mi alzo in ginocchio e lo faccio entrare dentro di me.
Passa una mano in mezzo ai miei seni e poi mi attrae verso di lui.
Prima leggere
spinte poi diventano sempre più veloci, più intense. La mia mente vacilla ogni volta
sempre di più. Entrambi raggiungiamo il piacere. I suoi capelli scompigliati e la sua
bocca dischiusa mi provocano un brivido che divampa dal basso ventre per
espandersi su tutto il corpo.
Bacio per l'ultima volta quelle labbra. Stremata cado
sul fianco.
-Devo andare...-
Mi alzo velocemente raccogliendo i vestiti e
mettendomeli alla ben meglio. Quando esco mi assicuro che non mi segua ma
purtroppo mi ritrovo nuovamente Alice sull'ascensore.
ED ECCOMI QUI! Pensavate che mi ero dimenticata di
questa storia??? dite la verità! Lo so sono mancata da molto ma adesso sto
cercando di recuperare. Mi dovete proprio scusare ma tra le vacanze di Natale e
il romanzo che sto scrivendo non ho avuto molto tempo per mettermi dietro le
storie come di solito riesco a fare; ma non vi preoccupate. Non vi abbandonerò.
Giurin giuretto. Ora vi lascio al capitolo (sempre BellaPOV) senza
tergiversare oltre. Bacioni
E’ giusto quello che sto facendo? Non ho mai saputo per cosa stavo
uccidendo. Forse le mie certezze non sono poi così profonde come ho sempre
pensato. Il mio cuore viene
diviso. Diviso proprio adesso. Prendo nuovamente i fogli. Che cosa ha fatto per meritarsi la morte? Ma
a cosa sto pensando? Non me ne dovrebbe importare niente! Non importa quello che
ha fatto o quello che non ha fatto. È un obbiettivo e come tale deve essere
eliminato. Il pensiero mi provoca una morsa al cuore.
Sono una sciocca. Una stupida
ragazzina. Una stupida. Me ne
pentirò. Lo so già.
Apre la porta piano accigliato mentre come una furia entro nuovamente
nella sua stanza. -Devi uscire da qui.
Scappa. Non so dove ma non farti più vedere. Non dare notizia di te a nessuno.
Va in un paesino sconosciuto e stacci per un po’ finché le acque non si calmano.
-gli dico mentre gli prendo le valige e incomincio a buttarci dentro i suoi
vestiti. -Ehi. Di cosa stai
parlando? Mi sembra che stai un po’ esagerando se è per quello che è successo
tra noi!-mi risponde guardandomi allibito. -Non si tratta di noi. Devi scappare. Non sei al sicuro.
-Mi sembra di avere una scorta ben addestrata che
pensa a me. -mi risponde avvicinandosi. -Ah sì? E dove sono adesso?-gli chiedo urlando leggermente. Sto veramente
perdendo la ragione. -Cosa c’entra. Sono
con te adesso, non li voglio tra i piedi. -mi risponde cercando un contatto che
gli nego. -Appunto per questo!
Non ti è mai passato per la testa che io possa
ucciderti? Ride. Questo non fa
altro che agitarmi maggiormente. Estraggo dai pantaloni la pistola. Ora non ride più. Mi guarda allibito.
Se non vuole capire glielo faccio capire io. -Sai che non mi puoi fare
male con quella, vero?- domanda cercando di abbassarla lentamente. -Ma ti
potrebbe rallentare con un alta percentuale di un veleno che noi stessi abbiamo
creato per voi.- gli spiego. Dopo alcuni secondi di
silenzio scuote la testa afflitto. Non sembra prenderla abbastanza seriamente
quanto vorrei che facesse. -Devi scappare. -dico
scandendo bene le parole mentre abbasso l’arma. -Perché fai questo?-mi chiede serio, i suoi occhi adesso si specchiano
nei miei mentre iniziano a scurirsi. -Non sono cose che ti devono interessare. -gli rispondo brevemente mentre
continuo a buttare i suoi vestiti in modo sparso nella valigia. La sua mano mi
blocca improvvisamente obbligandomi a guardarlo. -Io non scappo. -mi dice perentorio. -Non capisci. Se rimani qui ti uccideranno. -gli dico cercando di farlo
ragionare. -Che vengano pure. -mi
dice deciso. -Vedi che non
capisci!!?? Sono io il tuo killer!-gli urlo contro.
Spalanca gli occhi alle mie ultime
parole. Abbasso lo sguardo
automaticamente fissando il pavimento. -Uccidimi. -dice improvvisamente allontanandosi da me mentre spalanca le
braccia. -Cosa?-gli dico
allibita. -Preferisco morire per
mano tua…-mi risponde brevemente come se la cosa non lo toccasse minimamente.
-Non posso ucciderti!-urlo quasi sull orlo delle
lacrime. -Perché?-chiede con
una scrollata di spalle. Non gli rispondo
chiudo la prima valigia e le porto verso la porta. Lui mi segue da dietro. Mi
volta deciso facendo aderire la mia schiena contro la porta.
-Dimmi perché!- urla a pochi centimetri dal mio
volto ruggendo. Nei miei occhi si
formano improvvisamente lacrime. Rimango spiazzata da questa mia reazione
emotiva. Il respiro viene meno. Tutte le mie convinzioni vengono meno. -Perché…non sono capace di odiarti. -gli rispondo guardando la parete
vicina. Evidentemente rimane spiazzato dalla mia risposta visto che sento la sua
presa venire meno. Dal suo sguardo si
aspettava tutt’altra risposta. -Scappa. Non dire a nessuno dove vai. C’è una macchina posteggiata qua
sotto. Prendi queste chiavi. Cambia macchina ogni giorno. Nel baule ci sono dei
soldi che ti potrebbero servire. -gli spiego brevemente dandogli le chiavi di
una macchina di emergenza che il mio team ha lasciato per nostra sicurezza.
Mi volto cercando di aprire la porta ma vengo bloccata nuovamente da
lui. -Devi solo capire cosa
vuoi. Certe volte per fare la cosa giusta bisogna essere egoisti. Se pensi che
gli ideali per cui ti stai battendo siano giusti devi scappare. Perché con te
moriranno anche loro. Ti prego scappa. Se non vuoi farlo per te stesso fallo
almeno per me. - mormoro. Approfittando di un
attimo di smarrimento apro la porta scappando da lui. Scappando da
me.
¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤
Rosalie mi
schiaffeggia e non ci va affatto leggera. Sento la guancia bruciare e
probabilmente è un rivolo di sangue quello che sento sul mio labbro.
-Sei una stupida!-mi urla contro. -Adesso chissà dove è
andato!- si lamenta Jasper cercando sul computer portatile le probabili strade
che ha intrapreso. Nella stanza entra Emmet. -Hai
controllato?-chiede Alice seria. -Sì. È sparito. -
risponde l'orso buttandosi sul divano della camera di
Alice. Mi avvicino alla finestra guardando fuori il paesaggio. Allora è
scappato. Mi sento improvvisamente sollevata dal pensiero che abbia ascoltato i
miei consigli. -E adesso cosa devo raccontargli a Mike?-mi
chiede severa Alice. Alzo le spalle. -Date a me tutta la
colpa. -rispondo fissando l'orizzonte. -Ci mancherebbe che
venissimo incolpate anche noi!- sibila Rosalie. -Era la missione più
importante. Quella che tutti... Quella che tu stavi aspettando da una vita.
-commenta Alice guardandomi. -Cos’è cambiato da prima?- chiede Emmet restando
però immobile come una statua, tipico della natura
vampiresca. -Forse…forse non è giusto quello che stiamo
facendo. -rispondo provocando diverse emozioni negli
altri. Minuti di silenzio intercorrono senza che nessuna
parli. -Possiamo cambiare le cose. -dico voltandomi verso di loro.
Mi guardano perplessi. -Se solo voi mi aiutaste vi potreste ritrovare in
prima squadra e addirittura venire a capo dell’organizzazione. -spiego
decisa. -Ti hanno drogata…-commenta Jasper venendo più
vicina per controllarmi le pupille. -Non sono drogata. Se
voi mi aiutate sarete presto in prima squadra e tu Alice diventerai il capo.
-suggerisco guardando tutte negli occhi per infondere
fiducia. -Tu sei pazza. -commenta Rosalie incrociando le
braccia al petto. -Tra pazzia e ambizione c’è una sottile linea di
demarcazione…-le rispondo inventando di sana pianta la citazione.
-E cosa vorresti in cambio? Cosa otterresti da tutto questo?- chiede
Alice. Sono riuscita ad attirare la sua attenzione anche se non è convinta visto
che per me potrebbe benissimo venire a capo di tutta questa
alleanza. -Voglio andarmene. Lo sappiamo bene che se fai
parte dell’organizzazione non puoi andartene. L’unico modo è morire. Io voglio
l’immunità. Anche per Edward e la mia famiglia. -dico
decisa. Cala il silenzio. -Sarà un
suicidio…-commenta Alice. -Le dai pure retta?-urla Rosalie incredula da
come si stanno mettendo le cose. -Non ci pensi. Se sono
fuori io, sarai tu la punta di diamante della squadra. Non ti conviene che io
esca fuori da tutto questo?-le chiedo rivolgendomi alla bionda. So quando
ambisce a prendere il mio posto all'interno del team. Minuti di silenzio.
Stanno tutti pensando alla proposta. È allettante ma pericolosa. Dovremo essere
perfetti, non commettere errori. -Hai già in mente
qualcosa?-mi chiede Jasper rompendo il silenzio. -Dovremo sbarazzarci
prima di tutto della prima squadra. Non possiamo essere scoperte. Sarebbe la
nostra fine e solo loro possono e riescono a controllarci al minimo sospetto di
un nostro tradimento. È per questo motivo che sono state organizzate due squadre
strategiche. -spiega Alice intravedendo nel futuro i miei piani. -Meglio
essere terribilmente realistici...non sarà facile.- aggiunge e ho quasi
l'impressione che stia ancora vagando nel futuro. -E’ impossibile. Come
facciamo? Se succede qualcosa a loro sospetterebbero pensare che ci sono delle
spie all’interno dell’organizzazione e alzerebbero la guardia.- commenta Emmet
sbuffando sonoramente. -Ma se fossero allontanate…-suggerisco lasciando
in sospeso la frase. -Potrebbero venire allontanate solo nel momento
in cui fallissero più missioni ritenute importanti, ma come facciamo a
saperle?-chiede Rosalie. -Alice...Tu hai accesso all’ufficio del capo.
Puoi introdurti nel computer principale e carpire ogni possibile informazione.
Dobbiamo solo dare la pista giusta alla polizia al momento giusto. Falliranno e
saranno allontanate, così noi, accederemo alla prima squadra portandoci più
vicine al capo. -spiego mentre la mia testa da inizio al suo contorto
piano. -Dovremo essere molto caute. Se ci scoprono ci uccidono. -dice Jasper
sistemandosi i capelli. -Pensateci. Prima squadra. Tu Rosalie diventerai
la leader e tu Alice prenderai il posto a capo dell’organizzazione. Avrete
tutto. -dico cercando di convincerle, loro due sono la chiave per ottenere
l'approvazione sia di Emmet che di Jasper. -E tu vorresti solo
uscirne?-mi chiede Alice squadrandomi. -Sì, come ho già detto
non mi dovrete più cercare. Né me né Edward né la mia famiglia. Mi
dimenticherete. Come se non fossi mai esistita. -spiego cercando di essere più
chiara possibile. Altri minuti di silenzio. -Allora?-dico ad alta
voce cercando di scuotere quel torpore in cui si sono
rifugiati. Devo avere una risposta adesso.
-Ci sto.
-dice Alice decisa. Si posiziona vicino a me guardando gli
altri. -E’ tutta la vita che aspettiamo un opportunità dal genere. Bisogna solo
coglierla. -commenta Alice cercando di convincerli. -C’è un problema. Non
possiamo tornare indietro adesso senza aver finito la missione.- ci rammenta
Rosalie. -Il nostro contatto a Parigi. -dice Alice
fissando il pavimento. La guardiamo accigliate. Cosa c’entra? Jasper
inizia ad annuire. -Lui. Sarà lui Edward. Porteremo una foto di lui
morto. -spiega. -C’è solo un piccolo problema. Loro sanno com’è
fatto Edward. Non ci cascherebbero. -ricorda Rosalie che cerca di mantenere la
calma. -Io posso aiutarvi. Con la collaborazione di Emmet ho inventato una
maschera che riproduce le fattezze di un uomo. Basta immettere i parametri nel
computer del volto di Edward. -spiega Jasper cercando di essere il più semplice
possibile. -E come facciamo? Non abbiamo più la sua foto.
-commenta Rosalie. Effettivamente bruciamo tutti i documenti quando iniziamo una
missione. -Nella mia retina. -dico pensando ad una
soluzione. -Giusto! È rimasta impressa. Potremmo trarla da
lì-commenta Jasper iniziando ad avvicinarsi a me.
-Allora siete
con noi?-chiede Alice rivolgendosi nuovamente a tutti i componeneti della
squadra. Si guardano tra di loro per pochi secondi.
-Sì. -rispondono in coro. Sono convinti. Non tornerò indietro. E' una
strada a senso unico adesso, non si torna più
indietro.
Quindi...quindi...quindi....Come pensate che se la caveranno?? Io la vedo
grigia. Molto grigia. Che fine ha fatto il nostro carissimo Edward però?
qualche idea? Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia
incuriositi visto che entreremo nel prossimo capitolo nel vivo della
storia. Aspetto tanti commenti carini e coccolosi...carini e
coccolosi...(Ok...nn guardo più Madagascar. MA ADORO QUEI PINGUINI!! mi capite
vero?? XD)
Ora vi
lascio un pò di cose. Vi ho messo una lista di storie che ho scritto. Magari
qualcuna l'avete già letto, altre magari no. Se avete voglia andate a darci
un'occhiata. Per chi seguisse "The real me", ho visto che molti non hanno
visto che ho aggiornato! Poi non dite che non vi avevo avvisato! E...NEWS
del momento: Visto che molti non hanno facebook o magari semplicemente non mi
vogliono aggiungere per motivi vostri, vabbè non so. Comunque per andare
incontro anche a chi vuole leggere le anticipazioni dei capitoli delle storie
non avendo facebook, ieri ho creato un blog così facciamo tutti felici. XD E'
stato inaugurato ieri e conteneva già l'anticipazione per questo capitolo. Piano
piano vedrete che lo travolgo di cose che vi faranno tanto contenti...=) Almeno
spero.
Yuuuu! Ma ciaoooo! Come va? Sono veramente
contenta che la storia vi piace. Non so quali altre mie storie seguite
ma se ne avete voglia e tempo dopo, andate sul mio blog dove tengo un piccolo
sondaggio. Se vi piace questa storia potete votarla li oppure se preferite le
altre votatele...dio non so proprio incitare! ihihi Vi lascio al
capitolo!
BACIONI
Quello che
farò supererà ogni mia più grande ambizione. La mia uscita sarà trionfante.
Cadranno. Uno ad uno. Ne rimarrà solo il ricordo. Ed io me ne
andrò. Sola. Trionfante. Ricca. Non mi serve altro. Ma perché
ho mandato tutto all’aria? Perché proprio adesso? La morsa alla pancia mi fa
riflettere. Un solo nome rimbomba nella mia testa adesso.
Edward.Rimango seduta a fissare il bicchiere di vino
rosso. Rosso come il sangue di cui ci siamo macchiate in tutti questi
anni. La mia coscienza adesso si è risvegliata. Edward ha risvegliato
qualcosa dentro di me. Qualcosa che credevo fosse sepolto da ormai una
vita. Che cosa è successo? Come ho fatto a diventare così? Così crudele…così
spietata. Solo ora mi rendo conto che ho mandato a monte la
mia vita per un uomo. un uomo che nemmeno rivedrò. Cosa pensavo? Cosa pensavo in
quel momento? Perché ho provato quei sentimenti nei suoi confronti? Era solo un
altro obbiettivo come tanti altri. -Fawn? Sei
pronta? La voce di Alice attraverso l’auricolare mi distoglie da
questi inutili pensieri. È inefficace rivangare il passato. Quello che è fatto,
è fatto. Non si può tornare indietro. E di certo non c’è
nessuno. Nemmeno dio in persona che mi perdonerà. Ormai l’ho accettato da tempo.
-Al tuo segnale. -rispondo. Incomincio ad incamminarmi
per il parco. Il contatto di Parigi arriverà tra pochi minuti. Sarà lui la
nostra “nuova” vittima. Se vogliono Edward, noi gli daremo il “nostro”
Edward. -Contatto tra 3 secondi. Alla tua destra. -mi spiega
Alice ed inevitabilmente mi volto e vedo di fronte a me il nostro contatto
francese. -Ho bisogno di un contatto all’interno del
Louvre. -gli dico bisbigliando tirando fuori una mazzetta di soldi che afferra
prontamente. -Vieni con me. -mi risponde avviandosi verso una
stradina laterale. Perfetto. Proprio secondo il piano. Povero
sciocco. Non sa che sta ponendo fine alla sua vita. Mentre ci avviamo
infilo i guanti neri. Se fosse meno preoccupato a soddisfare la mia richiesta si
accorgerebbe che lo sto per uccidere. Non ha proprio spirito
di sopravvivenza. Guardo il tetto della casa vicino a noi. Lì,
silenziosa, sta camminando come una pantera Rosalie, aspettando il mio
silenzioso segnale. Munita di coltellini e lame rotanti è pronta ad entrare in
azione come sempre. È una mia degna sostituta. Devo proprio
ammetterlo. -Al Louvre hai detto?-mi chiede l’uomo mentre
incomincia a trafficare con il cellulare. Siamo in un vicolo
abbastanza discreto da permettermi di agire. -Beh. A dir la verità
avrei cambiato obbiettivo. -gli dico sorridendogli per
rassicurarlo. -Ah sì? E quale sarebbe?-mi chiede
smanioso. -Tu!-rispondo semplicemente. A quel punto due coltellini
gli bloccano le maniche del giubbotto al
muro. Terrorizzato prova ad urlare ma gli tappo la bocca con la
mano. Cerca di liberarsi ma i coltelli sono troppo ben impiantati nel muro per
lasciargli una via di fuga. Sembra facile liberarsi ma non lo è, sopratutto
quando sono stati lanciati con la forza massima che un vampiro può usare.
Emmet arriva poco dopo dando un calcio ben assestato nello stomaco
dell’informatore tenendo le mani nelle tasche quasi annoiato. E’ subito seguito
da Jasper che tra le mani tiene la nuova identità del nostro contatto: Edward
Cullen. Una semplice maschera con impresso il suo volto.
Alice osserva tutto dall’alto. È molto difficile che intervenga in una missione
del genere deve essere proprio supplicata dal capo per abbassarsi a fare simili
lavoretti e nemmeno in questo caso dove giochiamo il tutto e per tutto si
abbassa a svolgere queste mansioni. Jasper fa aderire al
volto dell’uomo la maschera e per alcuni secondi ho l’impressione di avere di
fronte Edward. Non posso vederlo morire. Non riesco. Lo lascio alle cure di
Jasper che non è molto paziente con chi sta per passare a miglior vita.
Il suo obbiettivo ideale è uno che sta buono buono ad aspettare di essere
ucciso. Introvabile ma lui non perde le speranze. Appena ci assicuriamo
che la somiglianza è reale gli altri si preparano ad ucciderlo. Io mi
volto. Non voglio vedere. La somiglianza è tale che la mia mente potrebbe cedere
all’inganno. Mi chiedo se lo rincontrerò mai Edward. Insomma
chi vorrebbe vedersi con un killer che per di più aveva il progetto di
ucciderti? Ma allora per chi sto facendo tutto questo?
Perché l’ho lasciato vivere? A che scopo… Ogni giorno penso a lui.
Penso a dove si sia rifugiato. Se è abbastanza al sicuro. Mille domande
affollano la mia mente sono giunta persino alla conclusione di essermi
innamorata di lui. Ma io non sono mai stata innamorata e non so se queste
sensazioni, queste emozioni, questi sentimenti sono riconducibili all’amore.
La
mia mente è diventata troppo razionale per permettermi di capire un sentimento
così grande come l’amore e il sacrificio per un'altra persona.
Sento un urlo sommesso poi, il silenzio. Il flash della
macchina fotografica e poi mi giro facendo attenzione a non guardare per
terra. -Qui facciamo noi. Vai a preparare tutto per la
partenza. - sussurra Alice toccandomi una
spalla.
Siamo tornate
da pochi giorni a casa. Mi sembra quasi che quello che ho fatto e che sto per
fare sia solo una proiezione onirica. Ho pressoché paura a
parlare con gli per scoprire che mi sono immaginata tutto.
Stiamo aspettando. Aspettando il momento giusto per
agire. La prima azione è quella di compromettere varie
operazioni della prima squadra. Bisogna indurre il capo ad allontanarle dalla
città. A noi ci hanno sempre minacciato di mandarci in Siberia. Chissà se lo
fanno veramente. Non ci metterei senz’altro la mano sul fuoco.
Arrivo a casa dopo un primo meeting formale con Mike.
Alice invece è andata dal capo per farlo “divertire” e appena avrà l’occasione
carpirà dal suo personal computer le informazioni che ci servono per far fuori
il primo gruppo. Faccio scattare la serratura. Appena appoggio la mia
mano sulla maniglia sento che c’è qualcosa che non và. Qualcosa di strano.
Dentro casa. Entro nell’appartamento facendo finta di niente. Quando
arrivo in salotto però sento qualcuno dietro di me. Mi volto di scatto
scaravento a terra il malcapitato mettendomi sopra di lui con il gomito ben
impiantato nel suo collo. Sono spiazzata appena riconosco chi è. Un po’
incredula più che altro. -Che ci fai qui? Come hai fatto a scoprire dove
abito?-gli dico lanciandogli una carrellata di domande. -Voglio stare con te…-
risponde semplicemente fissandomi con i suoi grandi occhi
dorati. -Non puoi…- esclamo di getto senza far
intravedere l’effetto delle sue parole che hanno provocato su di me. Rimango in
silenzio. Non aggiungo altro. -Dimmi perché!- dice
alzando leggermente il tono della voce. Silenzio. Altro
silenzio tra noi due. Lo guardo negli occhi ma la mia mente sta viaggiando
lontano. Non è qui. Non è in questa situazione. Non devo spiegare perché non può
starmi accanto. Non sono tenuta a farlo. -Dimmi perché non ti
posso stare accanto! È da quando ti ho conosciuta che continui a scappare da me.
Perché non posso stare con te? Non me ne andrò finché non me lo dirai. -dice
insistendo. Edward è di fronte a me immobile come una
statua. -Ma quanto sei sciocco? Io sono il tuo killer e
tu torni da me? Lo capisci che c’è un incongruenza? O non ti era arrivato bene
il messaggio che ti stavo per uccidere?-gli chiedo. Chi è che va a cercare il
proprio killer? Un pazzo solo un pazzo. -Perché non mi hai
ucciso? Hai avuto più di una possibilità.- Non so nemmeno cosa
rispondergli. Perché non l’ho ucciso? Non me lo sono mai chiesta. Perché ho
tentennato fino a lasciarlo vivo? -Non lo so. -gli
rispondo sinceramente senza però far trasparire alcuna
emozione. Dai suoi occhi ho capito che ha ricevuto una
delusione. Forse non era quello che voleva sentirsi dire. -Vieni con me.-
sussurra. Cerca di alzarsi ma mantengo la mia posizione
lasciandolo sdraiato sul pavimento. Mi guarda negli occhi
e mi sfiora le labbra con le sue. -Perché sei tornato?-
gli chiedo scostandomi da quel momento di tenerezza. -Perché volevo
portarti via…- mi risponde. Mi mordo un labbro. Non potremmo mai vivere
finché Mike e suo padre saranno vivi. -Non posso venire. Ho
fatto una promessa. -rispondo pensando al piano che dobbiamo attuare io e le
altre. -Che importa…- -Importa…perché è quella promessa che ti ha
permesso di vivere. -gli rispondo decisa. I suoi occhi cambiano
espressione. Mi alzo lasciando quella stretta. Vado verso
l’entrata e apro la borsetta tirando fuori la foto del mio contatto di Parigi
morto per lasciare vivo lui. -Tieni…-gli dico porgendogli la
foto. Mi guarda sorpreso. Continua a guardare me e poi la foto. Quasi come se
non ci credesse. In fondo è uguale quella maschera alla sua
fisionomia. -Per lasciarti vivo…-gli dico cercando un
contatto visivo che però non trovo. Ho quasi paura che
adesso pensi che sia un mostro. Cosa che mi ferisce
particolarmente. -Allora…hai capito che te ne devi andare? Devi
scappare. Senza lasciare notizie di te. -gli spiego. -Tu cosa farai?-
chiede stavolta guardandomi negli occhi. -Devo terminare un
lavoro. - rispondo secca. Edward si avvicina. -Immagino che
non posso dire niente per smuoverti da questa posizione. - dice guardando la
porta dietro la mia schiena. Rimango in silenzio. Mordendomi il labbro. I miei occhi
vagano per la stanza finché non tornano ad incontrarsi con i suoi occhi.
Mi avvicino baciandolo ma lui non risponde. Mi scosta dolcemente. Ricevo
una pugnalata al cuore. I miei occhi sembrano implorare un perché. Sono confusa.
Sono arrabbiata. -Immagino che sia per quello che ho fatto…- dico
arrabbiata. Come se avesse torto lui. Lo supero per aprirgli
la porta ma mi blocca prendendomi per il polso. Alzo istintivamente lo
sguardo. -Non è per quello che hai fatto. Non voglio
illudermi che potresti amarmi quando sappiamo benissimo entrambi che non mi ami
e amerai mai. Credo che per te non esista che qualcuno possa provare questi
sentimenti per te. Quando siamo stati insieme io facevo l’amore mentre tu facevi
solo del sesso. Insignificante per te. Quindi perché mi devo illudere? Questi
tuoi gesti mi fanno solo star male. - spiega lasciandomi
interdetta. Ogni cosa che ha detto è come se una raffica di
proiettili avessero trapassato da parte a parte il mio corpo. Alcune lacrime
vorrebbero uscire dai miei occhi ma il mio povero cuore ormai troppo indurito le
ricaccia dentro. Lo fisso. Lo fisso ma non lo vedo. Non c’è
nessuno davanti a me. È tornata fuori la mia solita freddezza. Mi posa
la foto sul mobiletto d’entrata sotto un vaso di rose rosse. Rose che prima non
c’erano. Devono essere un regalo di Mike. Senza dire più una
parola esce fuori. Chiudo la porta e scivolo lentamente su di essa.
Torno in salotto ma appena passo davanti allo specchio non posso fare a
meno di lanciare una fugace occhiata che si trasforma in un lungo confronto con
me stessa. Il mio sguardo è serio ma continuo a piangere,
silenziosamente, come se la mia anima fosse divisa in metà. Una parte di me
sta piangendo mentre l’altra è normale. Fredda. Fin troppo insensibile a
quello che è appena successo. È questa parte che ha visto
Edward in me? Accendo lo stereo. Mentre ero in Europa ho comprato un
cd di un gruppo. Una canzone in particolare mi ha
colpito.
“Il tuo mondo Sta andando a puttane Oramai
Puoi reagire ma forse Non è ciò che vuoi Preferisci esser vittima
Non guarirai Non mollare E' un consiglio O ti ridurrai Fumo
e cenere”
Queste sono
le parole che mi hanno colpita maggiormente. Che risuonano continuamente nella
mia testa. Quelle che non riesco a cancellare. Quelle che rispecchiano così
tanto la mia vita adesso. Vado in bagno a tirare via il rimmel che si è
sciolto a causa delle lacrime. Il campanello suona. Corro verso la porta. È lui.
È tornato. È con questa speranza che apro la porta ma davanti a me c’è solo
Mike. Un improvviso terrore. Se lo ha visto? Lo scruto. Sembra normale. Eppure
non è passato tanto tempo da quando Mamoru se ne è andato. Deve averlo
incrociato per forza. Oppure non se ne è accorto. In fondo lo crede
morto. -Ciao amore.- mi dice sorridendomi. -Mettiti qualcosa di
carino che stasera ti porto fuori a festeggiare. -mi dice entrando
prepotentemente nell’appartamento. Accenno un sorriso e
vado a farmi una doccia. Il mio cuore sta sanguinando
ma devo tenere duro. Devo tenere duro. Altre settimane e poi sarà
tutto finito. Basta. Devo solo resistere.
Ed eccoci qui! Allora? che ne dite? emozionato? spero di sì. La delusione alla fine è palpabile visto che ci ritroviamo
Mike...tutte noi saremmo rimaste deluse da una simile visione dopo aver visto
Edward. Ed ora passo ai ringraziamenti. Ringrazio immensamente tutte le
persone che mi leggono e mi "sopportano". XD Siete
fantastici e adoro leggere i vostri commenti ed entrare così per un
attimo nella vostra testa quando vi mettete a fare
supposizioni!
Ringraziamenti cap
7:
piccolinainnamora: Ciao!
Sono contentissima che la storia ti piace così tanto! Ovviamente ^_^ non posso
ancora dirti perchè lo vogliono uccidere sennò non c'è gusto, no? Cmq bisogna
ricordarsi che dopotutto l'Alleanza è un'organizzazione criminale, senza limiti
nè contrasti decisivi...però basta poco per far sentirli minacciati. Spero che
il capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere. Un bacione vale
Ed4e: Sfuaooooooo!! ^_^ Lo
so, è da molto che non aggiornavo. Sorry ma sono stata molto presa. Adesso sto
cercando di recuperare e farmi perdonare. Come hai visto Eddy è tornato anche
se per poco, dopotutto non aveva tutti i torti visto come si è
comportata. Piaciuto il capitolo? il prossimo sarà un continuom di questo
capitolo quindi riavremo Mike....e le cose, a volte, non vanno sempre come si
vorrebbe. ihihih Me perfida. Lo so. Un bacione vale
Rebussiii: Ciao! ^.^ La
schiaffeggiata è stata un pò forte ma qui si parla di lavoro. Non c'è molto
sentimentalismo tra di loro. Rosalie ha visto il tutto come una perdita di tempo
e rischio inutile per tutto il team quindi è normale che abbia reagito in un
modo così brutale. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Un
bacione
Pattz: =) Ciao! Avevi
ragione, Edward non è scappato. Si è messo solo sulle sue tracce con un buon
risultato a quanto pare. Bella sarà pure un genio del crimine ma a volte le
emozioni ti sconvolgono così tanto che compi delle azioni di cui poi devi
rendere conto e magari così avventate che puoi mettere a repentaglio tutto
quello che hai ideato...ti ho messo la pulce nell'orecchio per il prossimo
capitolo?? ihih Un bacione vale
Ringrazio ancora tutte le persone che
leggono la storia, l'hanno messa tra i preferiti, tra le seguite e ovviamente lo
rinnovo anche per chi lascia un commento ai capitoli. Vi lascio alcuni miei
contatti rinnovando l'invito a seguirmi sul blog o su facebook per anticipazioni
e tante cosine in più per rendere ancora più ricche di particolari le storie
come immagini o musiche.
Ed eccomi qui. Non ci saranno
salti temporali...come è finito il precendente capitolo, inizierà
questo. Spero vi piaccia. Finale shock. Siete avvisati. Prossimo
capitolo a breve! Mi raccomando ricordatevi di scrivere tanti
commentini! Bacioni Purelove
-Che
cos’hai?- chiede Mike osservando il mio sguardo vacuo. -Niente. Sono un po’
stanca. -dico buttando la prima scusa che mi viene in mente.
-Se non ti va di andare possiamo anche rimanere qua. -dice sedendosi
placidamente sul divano. -Non ti preoccupare…vado in bagno a prepararmi ed
andiamo.-gli rispondo. -Mi sembri strana oggi…-commenta. Ma che cazzo
vuole? Pensi agli affari suoi. -E’ successo qualcosa
a Parigi che vorresti dirmi?- chiede. Quella domanda mi fa gelare il sangue
nelle vene. Che sappia qualcosa? Che abbia mandato qualcuno a spiarmi? Che
sappia tutto di Edward? Prendo il controllo di me. Mi volto lentamente. E lo
guardo con il mio sguardo impenetrabile. Freddo. -Niente. E’
andato tutto liscio…-rispondo freddamente. Riprendendo la parte di me
più insensibile. Più fredda. Quella che odia tanto Edward.
Sono in bagno
ormai da un pezzo. Mi guardo allo specchio. Sono tornata come prima.
La mia freddezza è tornata per darmi coraggio. Per farmi superare anche
questa notte. Devo essere come al solito. La vecchia Bella.
Quella che non ha ancora conosciuto quell’uomo che le ha cambiato la vita
inaspettatamente. Quello stesso uomo che per la prima volta l’ha fatta sentire
una merda per il lavoro che faceva mentre prima andava
fiera. Lo stesso uomo per cui sto mandando tutto a
rotoli. Il telefona squilla. -Rispondo io?-urla
Mike dal salotto. -No. C’è la segreteria!-gli rispondo seccata. È
casa mia casomai rispondo io. Dopo pochi secondi sento il bip della segreteria
che entra in funzione. E’ una serie di numeri che vengono dettati con sicurezza.
Appena comprendo quello che sta capitando mi catapulto fuori dal bagno
avvicinandomi alla segreteria. Mike rimane un po’ perplesso
dal mio comportamento ma ancora di più dallo strano messaggio che sta
ascoltando. Quando la voce smette di parlare riavvolgo il nastro per ascoltare
la sequenza dei numeri. Prendo un pezzo di carta e incomincio a
trascriverli.
il messaggio
termina ed io comincio a decifrarlo mentalmente. Appena finisco il mio
sangue raggela. Cerco di non dare a vedere la mia sorpresa. Gli sorrido come
sempre e mi incammino verso il bagno. -Cos’era?-mi chiede
squadrandomi. -Niente…lavoro…-gli rispondo continuando a
sorridergli. Ritorno in bagno chiudendo la porta dietro la mia
schiena. Respiro profondamente. Si entra in
azione. Il messaggio era da parte di Jasper…e queste parole sono
la decifrazione della sequenza numerica che ha dettato. Un avvertimento. Un
salvataggio.
Apro l’anta
del bagno e messo in bella vista c’è una piccola fialetta contenente un liquido
che assomiglia molto all’acqua. Lo metto all’interno del reggiseno mentre
cerco il mio self control. Mi riprendo un attimo ed
esco fuori dal bagno. Vestita solo dalla biancheria intima e dalla vestaglia.
Quando vado in cucina prendo due bicchieri versando il contenuto della
fialetta dentro uno di quelli per poi mascherare il liquido con del vino
rosso. -Non dovevamo andare fuori?
La voce di
Mike mi fa sussultare leggermente. Quasi impercettibilmente.
Mi volto con molta calma. Guardandolo
languidamente. -E’ da tanto che non stiamo più insieme…vuoi
veramente uscire?-gli dico avvicinandomi a lui. Intanto gli porgo il
bicchiere avvelenato, lasciando quello normale sul
tavolo. -A cosa questo brindisi?-mi chiede guardandomi
negli occhi. -Alla missione svolta…-gli
rispondo. Mike mi guarda sorridendo poi con mia sfortuna mi
supera prendendo il bicchiere appoggiato al tavolo. Quello destinato a me. Ho
quasi il timore che l’abbia fatto apposta. Che sappia qualcosa. Perché non ha
preso il bicchiere che gli stavo dando? Perché quelle
domande? Perché quel sorrisetto beffardo sulle sue
labbra? Non posso bere… -Allora alla tua…-mi
dice alzando la coppa. Mi limito a sorridere. Lo vedo sorseggiare la
coppa poi si ferma a guardarmi. -Perché non bevi anche
tu?-mi chiede con il suo solito tono molto calmo. Mi faccio forza
e bevo. Adesso sono sicura che sa qualcosa. Sento la mia mente che
vacilla. Ma non voglio dargliela vinta. Anche se sono sicura che se questo
specie di veleno l’ha preparato Jasper sono nella
merda.Respiro profondamente. Magari bevendo una piccola
dose l’effetto è minimo. Mike sorride evidentemente compiaciuto. La testa
incomincia a girarmi. Mi accompagna verso il salotto ma nel percorso vacillo, se
non fosse per la stretta di Mike sarei caduta a terra. Mi siedo finalmente
sul divano. Mike è davanti a me con le mani in tasca. La mia vista
incomincia ad offuscarsi e incomincio a sentire degli spasmi su tutto il corpo
che cerco di trattenere stringendo forte i denti. Continuo a deglutire
per cercare di diluire la sostanza ma tutto è inutile. Anzi, è peggio di
prima. -Non me lo sarei mai aspettato da te. Da tutte ma non da te. -mi dice
sorridendo. Estrae dai pantaloni la pistola. Cerco di
prendere il controllo sul mio corpo, quanto basta per neutralizzarlo ma non
riesco. Le forze mi mancano e vedo doppio. I miei occhi
supplicano di chiudersi e faccio violenza su me stessa per evitare che questo
accada. -Come puoi credere…-dico sussurrando.
-Credere cosa?-mi chiede incazzato. Respiro profondamente
e cerco la forza fisica per guardarlo in faccia. -Credere che io
mi possa innamorare di un lurido viscido verme come te!-dico con tutte le mie
energie che mi sono rimaste in corpo. Se devo morire voglio almeno morire
togliendomi un peso dallo stomaco. Mike mi colpisce sulla
guancia con il calcio della pistola. Il dolore è allucinante ma ho sopportato di
peggio e con tutto il veleno che circola nel mio corpo diciamo che il colpo è
niente paragonato a tutto il resto. Mike prepara il colpo
per farmi fuori definitivamente. Forse avrei dovuto
accettare la proposta di Edward. Forse dovevo fuggire insieme a
lui. Chiudo gli occhi. Per non vedere. Ripenso ad Edward. Voglio morire
rivedendo il suo volto. Non chiedo altro. I miei sensi perdono
del tutto la loro efficacia. Ora i rumori provengono lontani.
Improvvisamente sento un colpo e uno sparo. È questa la morte?
Cos’è cambiato? Socchiudo gli occhi e vedo
Mike disteso a terra in un lago di sangue. Non ho il tempo di mettere
bene a fuoco quello che è successo perché i miei occhi si chiudono. Stavolta
definitivamente.
Ok. Chi è arrivato? Chi ha
ucciso Mike? ihihihi al prossimo capitolo....baci